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Angeli e morti.pdf - Libera Conoscenza

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Per la cura di questa reciproca intesa c’è un imprescindibilepunto di partenza: dobbiamo renderci conto chetutto quello che pensiamo e diciamo sugli <strong>Angeli</strong> e suiMorti non può essere che antropomorfico. Noi siamouomini e non possiamo mai scavalcare l’umano: dobbiamofare gli <strong>Angeli</strong> a nostra immagine e somiglianza, se vogliamotrovare ciò che è, appunto, comune. E va bene così,se esiste davvero una continuità evolutiva in tutto l’universo.Gli antichi chiamavano questo criterio conoscitivo “analogia”.Ora, una caratteristica fondamentale dell’essere umanoè quella di vivere come in due mondi: uno è quello esterno– gli altri uomini, i regni della natura, tutto ciò checade sotto la percezione fisico-sensoriale –, e l’altro è ilmondo interiore fatto di pensieri, sentimenti, atti dellavolontà che possono venir comunicati o anche celati. Saràcosì anche per gli <strong>Angeli</strong>? L’indagine spirituale pervieneall’affermazione che tutti gli esseri della terza gerarchia –<strong>Angeli</strong>, Arcangeli e Principati – hanno anch’essi esperienzadi un mondo interiore, quale vissuto della loro anima, edi un mondo che sentono a loro esterno, che è come sefosse fuori di loro.Interessante è però la differenza tra la qualità dei duemondi: per noi il mondo esterno, essendo spazialmentefuori rispetto al nostro essere, ci appare come oggettivo; ilmondo interno ci sembra invece soggettivo, e ognuno puòtenere per sé ciò che pensa o sente. Noi abbiamo la possibilitàdi mentire, per esempio, o di non far trasparire quelloche viviamo dentro.L’Angelo ha tutt’altra esperienza di sé: egli percepisceun mondo esterno solo quando manifesta la sua interioritàoperando. Percepire l’uomo, per esempio, per l’Angelo significapercepire il suo stesso agire dentro l’essere umano.Il mondo esterno è perciò per lui la sua interiorità in quantoriversata, attuata all’esterno. L’Angelo non può dunquementire, perché se percepisse qualcosa di diverso da ciò cheinteriormente vive, subirebbe un oscuramento di coscienza,cadrebbe in una specie di svenimento. Egli vive nella veracitàperché può percepire soltanto quell’interiorità che luistesso rivolge genuinamente verso l’esterno.Non meno interessante è la vita interiore degli <strong>Angeli</strong>:essa non ha nulla di “angelico” in senso proprio, ma è fattadi tutte le ispirazioni di pensiero, di sentimento e di volontàche vi riversano dentro le gerarchie superiori: le Potestà, leVirtù, le Dominazioni, i Troni, i Cherubini e i Serafini. Unintero mondo di ideali, di mete evolutive che riguardanoanche l’umanità, piove giù nell’interiorità degli <strong>Angeli</strong>come una grazia divina, e gli <strong>Angeli</strong> accolgono dentro di séqueste rivelazioni in modo fedelissimo.Per comprendere una simile diversità tra la vita interioreed esteriore dell’uomo e dell’Angelo, occorre renderevivente il nostro pensare, così da riuscire a invertire irapporti. Se non abbiamo la minima idea che l’Angelo percepisceall’esterno la manifestazione oggettiva del proprioessere, e che il suo mondo interiore non conosce egoismoe soggettività, non possiamo nemmeno iniziare quel camminodi conoscenza grazie al quale il nostro Angelo custodesi sentirà sempre più in sintonia con noi. Conoscendolo2425

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