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Breve storia della Fanteria italiana

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L a grande guerra non doveva purtroppo<br />

chiudere il ciclo dei coflflitti ai quali i<br />

Fanti d'Italia erano chiamati a partecipare.<br />

Nel 1940 la guerra infuriò nuovamente in<br />

Italia e fuori d'Italia. I Fanti, armati ancora<br />

del vetusto fucile 91, di scarse mitragliatrici,<br />

di rari mortai e di qualche superato<br />

esemplare di cannone controcarro, affrontarono<br />

le agguerrite Fanterie nemiche solo<br />

con la loro determinazione. Se nell'impari<br />

duello dovettero necessariamente piegare<br />

la fronte, ciò avvenne al cospetto di un<br />

nemico che non esitò mai a riconoscere<br />

che solo la sfortuna e la inadeguatezza dei<br />

mezzi furono le cause del mancato successo.<br />

All'inizio delle ostilità, le unità <strong>della</strong><br />

<strong>Fanteria</strong> si trovarono in piena crisi di trasformazione<br />

per effetto del nuovo ordinamento<br />

ed in più difettavano i mezzi definiti<br />

dagli organici preventivamente stabiliti.<br />

D'altronde l'industria degli armamenti,<br />

avendo ottenuto i crediti di finanziamento<br />

all'inizio de11939. stava ancora ammoderdire<br />

.<strong>della</strong> tecnica degli armamenti.<br />

Purtroppo, difficoltà di ordine finanziario ed<br />

i forti limiti produttivi dell'industria impedirono<br />

che da. es.se derivino modelli più<br />

potenti e più efficaci. t'evoluzione delle<br />

armi <strong>della</strong> <strong>Fanteria</strong> si arresta, quindi, proprio<br />

quando massimo ne era il bisogno e<br />

notevole lo sviluppo presso gli altri eserciti.<br />

Più gravi furono le deficenze nel settore<br />

<strong>della</strong> produzione di carri armati. Purtroppo<br />

l'industria nazionale non solo non fu in<br />

grado di assicurare l'assorbimento delle<br />

richieste o di proporre dei prototipi di<br />

migliori prestazioni, ma neppure riuscì a<br />

produrre carri armati su modello straniero.<br />

Mentre iJ processo di rinnovamento dei<br />

mezzi e delle armi <strong>della</strong> <strong>Fanteria</strong> procedette<br />

faticosamente fra le molteplici difficoltà di<br />

natura economica e di produttività industriale,<br />

la <strong>Fanteria</strong> sostenne l'alto tasso diusura<br />

derivante dalla campagne d'Etiopia e<br />

di Spagna. Il notevole dispendio di materiali<br />

in queste due campagne non tradusse in realizzazioni<br />

concrete le esperienze tratte dai<br />

due conflitti, e vanificò in parte gli sforzi di<br />

potenziamento deHe unità <strong>della</strong> <strong>Fanteria</strong>.<br />

Si cercò di dare anche il massimo impulso<br />

alla motorizzazione ed alla meccanizzazione<br />

<strong>della</strong> <strong>Fanteria</strong>, nel quadro <strong>della</strong> «ultradinamicità»<br />

che si intende imporre alla condotta<br />

delle operazioni. Oltre alle normali<br />

Divisioni di <strong>Fanteria</strong> e alle Divisioni Celeri,<br />

vengono create Divisioni Motorizzate,<br />

Autotrasportabili e Corazzate. Nella stessa<br />

prospettiva, viene costituita l'Armata motocorazzata<br />

del Po.<br />

Al 10 giugno 1940 la <strong>Fanteria</strong> <strong>italiana</strong> si<br />

prepara ad affrontare il secondo conflitto<br />

mondiale ordinata su:<br />

-106 reggimenti di fanteria divisionale;<br />

-6 reggimenti di fanteria carrista;<br />

-4 reggimenti di fanteria motorizzata;<br />

-I reggimento di guardia alla frontiera,<br />

inquadrati in 45 Divisioni di fanteria, 12<br />

Divisioni autotrasportabili, 2 Divisioni<br />

motorizzate, 3 Divisioni celeri e 3 Divisioni<br />

corazzate.<br />

LA<br />

GUERRA<br />

SECONDA<br />

MONDIALE

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