20.06.2017 Views

Il mondo attraverso il genio

Argomento interdisciplinare 2016/17

Argomento interdisciplinare 2016/17

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

2016 / 17. / Argomento Interdisciplinare.<br />

ILMONDO<br />

ATTRAVERSO<br />

ILGENIO.


INDICE.<br />

Premessa 1<br />

Homo Sapiens<br />

<strong>Il</strong> cervello umano<br />

Immanuel Kant<br />

Gestalt<br />

Goethe<br />

QI<br />

Bibliografia<br />

2<br />

4<br />

8<br />

10<br />

12<br />

14<br />

17


PREMESSA.<br />

La visione del <strong>mondo</strong> è un tema molto discusso e studiato<br />

da secoli. Come ha fatto Leopardi a vedere l’Infinito <strong>attraverso</strong><br />

una siepe o cosa intendeva Kant con le sue forme a<br />

priori più di duecento anni fa? Come è riuscito Goethe ad<br />

applicare alle sue ricerche una nuova percezione “pura”?<br />

In seguito alle scoperte della dottoressa Anna Antinori si<br />

può affermare che le persone con un’intelligenza superiore,<br />

come gli intellettuali citati in precedenza, recepiscono<br />

più informazioni dall’ambiente rispetto al normale.<br />

1


HOMO SAPIENS.<br />

La comparsa dell’homo sapiens risale<br />

a circa 195 000 anni fa. Una specie umana<br />

dotata di un cervello molto sv<strong>il</strong>uppato e<br />

strutturato, con notevoli doti di neuroplasticità,<br />

capace di linguaggio,introspezione,<br />

pensiero creativo e astratto.<br />

E’ proprio grazie a questo organo<br />

che noi oggi crediamo di essere persone<br />

razionali e ragionevoli, ci piace pensare che<br />

le nostre decisioni siano <strong>il</strong> frutto di attente<br />

ponderazioni, ma in realtà le nostre scelte<br />

sono ampiamente inconsce. La maggior parte<br />

delle nostre azioni ha origine in maniera<br />

del tutto inconsapevole: reagiamo ad attivatori<br />

automatici che si basano sulle nostre<br />

emozioni ed esperienze che operano anche<br />

sui fattori meccanici del nostro organismo.<br />

2


Cosa ci tiene in vita?<br />

In che modo?<br />

Avete mai rischiato la vita?<br />

Cosa vi ha salvati?<br />

Sono tutte domande a cui fino a pochi anni<br />

fa non si poteva rispondere, ma grazie alle<br />

nuove tecnologie di scansione cerebrale i<br />

neuroscienziati sono in grado di confermare<br />

tante teorie del passato.<br />

3


IL CERVELLO UMANO.<br />

Generalmente pensiamo al nostro cervello come una singola grande componente amorfa,<br />

quando in realtà vi sono parti distinte del cervello, ciascuna con le proprie funzioni.<br />

CERVELLO ANTICO.<br />

<strong>Il</strong> nome deriva dall’idea cronologica del suo sv<strong>il</strong>uppo nel corso della storia. Si preoccupa<br />

della nostra sopravvivenza, presta una costante attenzione all’ambiente che ci circonda,<br />

sovrintende le funzioni digestive, i movimenti e la respirazione. Questa parte del nostro<br />

cervello è alla costante ricerca di segnali ambientali: ha <strong>il</strong> compito di indicare <strong>il</strong> pericolo,<br />

assicurare <strong>il</strong> sostentamento alimentare e la riproduzione. Nel campo della grafica<br />

pubblicitaria bisogna tener conto di questi desideri “primari” quando si vuole catturare<br />

l’attenzione dell’utenza.<br />

CERVELLO INTERMEDIO.<br />

Qui vengono elaborate ed immagazzinate le emozioni. Questa parte del cervello ci fa<br />

percepire la realtà.<br />

CERVELLO RECENTE.<br />

L’elaborazione del linguaggio, la sua produzione, leggere, suonare, ascoltare, pensare e<br />

pianificare sono dovute al cervello recente. State leggendo in questo momento proprio<br />

grazie ad esso.<br />

4


Cervello antico<br />

Cervello intermedio<br />

Cervello recente


5


La maggioranza dell’elaborazione<br />

svolta dal cervello antico ed intermedio è al<br />

di fuori della consapevolezza conscia, mentre<br />

la parte di elaborazione cerebrale conscia<br />

avviene nel cervello recente.<br />

La corteccia prefrontale si occupa<br />

del ragionamento e del pensiero razionale,<br />

ma ciò che ci rende veramente esseri senzienti<br />

è l’interazione fra le tre parti del nostro<br />

cervello. Ciò significa che le singole aree<br />

si influenzano a vicenda. Per esempio, le<br />

emozioni possono alterare la digestione così<br />

come la mente.<br />

Nel 1988 Pawel Lewicki dell’università<br />

di Tulsa ha condotto un esperimento secondo<br />

<strong>il</strong> quale la mente inconscia non solo è<br />

molto più veloce, bensì è strutturalmente più<br />

sofisticata, risultando così più efficiente ad<br />

elaborare relazioni multidimensionali ed interattive<br />

fra variab<strong>il</strong>i. Questi meccanismi di<br />

acquisizione di informazioni inconsci sono un<br />

modo importante per sv<strong>il</strong>uppare conoscenze<br />

procedurali indispensab<strong>il</strong>i per importanti<br />

aspetti del funzionamento cognitivo, come la<br />

codifica e l’interpretazione degli stimoli e le<br />

reazioni emotive che provocano.<br />

Spesso ci ritroviamo a non sapere<br />

perché facciamo determinate cose, ma siamo<br />

rapidi a costruirci delle spiegazioni a cui<br />

credere, anche se non vere. Gli psicologi<br />

chiamano questo fenomeno “falsi ricordi”.<br />

Come già spiegato le menti inconsce sono<br />

molto più intelligenti ma, visto che non ne abbiamo<br />

<strong>il</strong> controllo, ci piace pensare che sia <strong>il</strong><br />

cervello recente l’artefice di tutto.<br />

Diamo per scontato l’inconscio senza<br />

capire quanto questo faccia per noi, infatti<br />

non riusciremmo a resistere cinque minuti<br />

senza <strong>il</strong> suo lavoro. I neuroscienziati stimano<br />

che i nostri cinque sensi ricevano circa 11<br />

m<strong>il</strong>ioni di informazioni al secondo, e soltanto<br />

40 di queste vengono elaborate consciamente.<br />

Nel 2000 gli psicologi Sheena Iyengar<br />

e Mark Lepper confermarono una teoria secondo<br />

la quale dinnanzi ad un ventaglio troppo<br />

vasto di scelte non siamo capaci di decidere.<br />

L’ab<strong>il</strong>ità del nostro cervello recente di gestire<br />

le opzioni è quindi limitata.<br />

“Ne quid nimis” Publius Terentius Afer - 171 a.C<br />

6


“ I processi cognitivi automatici sono come<br />

degli automi interni che ci aiutano a navigare<br />

in un ambiente complesso e sfaccettato,<br />

sezionando in parti più fac<strong>il</strong>mente digerib<strong>il</strong>i.<br />

Essi […] possono così liberare da molti<br />

carichi le nostre assai limitate capacità consapevoli.<br />

“<br />

Ran R. Hassin (Hassin, 2005)<br />

7


IMMANUEL KANT.<br />

<strong>Il</strong> f<strong>il</strong>osofo tedesco Immanuel Kant, nato nel 1724<br />

a Konigsberg, volle tracciare i confini oltre i quali <strong>il</strong> nostro<br />

intelletto non può più affermare nulla. Questa sua indagine<br />

prende <strong>il</strong> nome di “Critica”, ossia un atteggiamento<br />

<strong>attraverso</strong> <strong>il</strong> quale si cerca di comprendere quali sono<br />

i limiti e le possib<strong>il</strong>ità legati a un determinato problema<br />

della conoscenza.<br />

Nella Critica della ragion pura (1781) Kant cerca<br />

di capire se la scienza potesse essere considerata universale<br />

e necessaria e se fosse stato possib<strong>il</strong>e definire<br />

tale anche la metafisica. Nella sua ricerca identifica “le<br />

forme a priori”, cioè modi di funzione della ragione che<br />

non dipendono dall’esperienza e che appartengono a<br />

tutti gli uomini. Queste forme vanno intese come dei veri<br />

e propri contenitori vuoti che riempiamo con l’esperienza.<br />

Dunque per Kant l’unico modo per conoscere <strong>il</strong> <strong>mondo</strong><br />

è <strong>attraverso</strong> queste forme, che determinano <strong>il</strong> modo in<br />

cui lo vediamo e lo percepiamo. La sua ricerca è, secondo<br />

lui, una Rivoluzione Copernicana, in quanto sposta <strong>il</strong><br />

fulcro della conoscenza nel soggetto che conosce e non<br />

più nell’oggetto conosciuto.<br />

8


Nella seconda parte del suo libro, Kant studia le<br />

forme pure dell’intelletto, cioè le categorie o i concetti puri.<br />

L’intelletto è quella facoltà che ci permette di formulare giudizi<br />

sui dati che ci vengono forniti dalla Sensib<strong>il</strong>ità. I giudizi<br />

sono formati da un soggetto e un predicato che a loro<br />

volta sono uniti da dei concetti puri, i quali si dividono in<br />

categorie. Queste sono <strong>il</strong> modo in cui <strong>il</strong> nostro intelletto organizza<br />

l’esperienza ed è per questo che Kant può essere<br />

considerato un precursore delle scienze sulla percezione.<br />

Le sue ricerche hanno spinto psicologi e scienziati verso<br />

lo studio della mente umana e <strong>il</strong> modo in cui percepisce <strong>il</strong><br />

<strong>mondo</strong>. Anche la Gestalt si riallaccia alla riflessione di Kant<br />

e alla concezione dei processi di conoscenza, dalla quale<br />

ricava un pensiero sui contenuti dell’esperienza.<br />

9


GESTALT.<br />

La Gestalt nasce da una riflessione f<strong>il</strong>osofica<br />

che si oppone allo strutturalismo vigente a Berlino nel<br />

XX secolo. Per i gestaltisti la totalità del percepito è caratterizzata<br />

non solo dalla somma delle singole attivazioni<br />

sensoriali, ma da relazioni fra le parti che permettono<br />

di comprendere la forma nella sua totalità. Come diceva<br />

Kant, la capacità di percepire <strong>il</strong> tutto è una dote innata<br />

in ognuno di noi e questo ci consente di dare senso ad<br />

ogni percetto. Vuol dire che da ogni esperienza percettiva<br />

si ottiene un’immagine totale a cui la mente attribuisce<br />

un significato, derivante da singoli dettagli che fungono<br />

da sfondo delle figura. Per percezione s’intende quel<br />

processo grazie al quale riconosciamo, organizziamo e<br />

attribuiamo significato alle sensazioni derivanti dagli stimoli<br />

ambientali. <strong>Il</strong> modo in cui percepiamo, secondo gli<br />

psicologi della Gestalt, è molto sim<strong>il</strong>e alle categorie di<br />

Kant, cioè <strong>il</strong> cervello lega solo elementi in stretta relazione<br />

tra loro e ciò è paragonab<strong>il</strong>e alle categorie Kantiane.<br />

Questo processo è stato descritto per la prima volta da<br />

Wertheimer, uno dei capisaldi della Gestalt. Di seguito<br />

alcuni dei principi di percezione.<br />

10


VICINANZA<br />

Gli elementi vengono uniti in forme con tanta maggior coesione quanto maggiore<br />

è la loro vicinanza.<br />

SOMIGLIANZA<br />

Gli elementi vengono uniti con tanta maggior coesione quanto maggiore è la<br />

loro somiglianza (per colore, forma, dimensione…)<br />

DESTINO COMUNE<br />

Gli elementi con movimento uguale tra loro e differente da altri elementi vengono<br />

raggruppati.<br />

CONTINUITÀ DI DIREZIONE<br />

Sovrapponendo due elementi, le loro linee vengono unite secondo continuità<br />

di direzione.<br />

CHIUSURA<br />

Alcuni elementi non collegati tra loro possono essere interpretati come una<br />

unica figura.<br />

PREGNANZA<br />

Più un elemento è semplice e stab<strong>il</strong>e, più appare “d’impatto”.<br />

FIGURA-SFONDO<br />

È <strong>il</strong> classico schema su cui si basano le <strong>il</strong>lusioni ottiche. Una figura viene<br />

subito intesa come tale grazie ai suoi contorni, mentre tutto <strong>il</strong> resto è sfondo.<br />

11


GOETHE.<br />

Johann Wolfgang von Goethe, autore tedesco, considerato dalla scrittrice inglese<br />

George Eliot come “uno dei più grandi letterati tedeschi e l’ultimo uomo universale<br />

a camminare sulla terra“, nasce Francoforte nel 1749 e dimostra da subito cenni<br />

di genialità. Ad oggi si stima che <strong>il</strong> suo quoziente intellettivo fosse 210, un risultato<br />

straordinario considerando che la media attuale sia 100 e che Einstein raggiunse la<br />

soglia dei 160. Goethe ebbe quindi una percezione diversa del <strong>mondo</strong>, se non superiore.<br />

<strong>Il</strong> suo approccio di indagine non fu mai legato al tentativo di scoprire cose nuove,<br />

bensì al tentativo di applicare su quelle già conosciute un nuovo metodo di osservazione.<br />

L’indagine tramite conoscenza deduttiva o razionale non era sufficiente, sentiva<br />

l’esigenza di contrapporre un’indagine di osservazione più elevata, la cosiddetta<br />

percezione pura. <strong>Il</strong> suo metodo si basa sull’esperienza pura: <strong>il</strong> non lasciare mai penetrare<br />

nell’indagine alcun ingrediente soggettivo. Per <strong>il</strong> poeta era importante prendere<br />

coscienza di cosa ci forniscono i sensi e di cosa ci fornisce l’atto di pensare. Ecco<br />

che qui l’intelletto soggettivo diventa r<strong>il</strong>evante nella percezione secondo Goethe. Ciò<br />

sta a conferma della teoria secondo la quale un individuo con un quoziente intellettivo<br />

superiore percepisce <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> in maniera più complessa.<br />

Lo psicologo e f<strong>il</strong>osofo Paolo Bozzi descrive Goethe come «molto gestaltista<br />

sia nelle ricerche sperimentali sui colori sia nelle sue speculazioni f<strong>il</strong>osofiche;<br />

meno sistematico di Kant, ovviamente, ma pieno di estrosa fantasia da ricercatore<br />

empirico». Goethe parlava di un «delicato empirismo» che caratterizzava <strong>il</strong> suo atteggiamento<br />

di osservatore della natura <strong>attraverso</strong> un’accurata attenzione e un’originale<br />

interpretazione di tipo morfologico ai dati osservativi.<br />

Goethe non fu solo uno scrittore, ma anche uno scienziato che rivoluzionò<br />

la teoria dei colori. Contrapponendosi alla teoria di Newton, Goethe sosteneva che<br />

non è la luce a scaturire dai colori, bensì <strong>il</strong> contrario; i colori non sono «primari», ma<br />

consistono in un offuscamento della luce, o nell’interazione di questa con l’oscurità.<br />

In ambito f<strong>il</strong>osofico anche Immanuel Kant aveva evidenziato l’esigenza di indagare le<br />

condizioni della conoscenza prima dell’oggetto conosciuto.<br />

12


Allo stesso modo Goethe intendeva valorizzare l’importanza del modo in cui i<br />

fenomeni ottici si presentano ai nostri sensi, respingendo l’approccio di chi presume<br />

di valutarli in maniera oggettiva tramite strumenti in grado di misurarli “quantitativamente”,<br />

quali <strong>il</strong> prisma newtoniano. Egli, sottolineando <strong>il</strong> ruolo della coscienza del<br />

soggetto nel penetrare l’essenza della realtà, non mira a definire dei fatti, riconducendoli<br />

alla legge limitata di causa-effetto, ma ad aprirsi a nuovi e più complessi punti di<br />

vista. Goethe sosteneva, evidenziando proprio alcuni dei punti non coperti dalla teoria<br />

di Newton, che una visione così meccanicistica della realtà non era sufficiente, e che<br />

bisognava cercarne una spiegazione nella fisiologia, nella psicologia, e nella spiritualità<br />

stessa dell’animo dell’osservatore.<br />

Qualità della luce Newton 1704 Goethe 1810<br />

Omogeneità<br />

La luce bianca è composta di parti<br />

colorate e quindi eterogenea.<br />

La luce è l’entità più semplice, più indivisa e<br />

quindi la più omogenea.<br />

Oscurità L’oscurità è assenza di luce. L’oscurità esiste come polarità, e interagisce<br />

con la luce.<br />

Prisma<br />

Analisi<br />

Sintesi<br />

Cerchio<br />

cromatico<br />

<strong>Il</strong> prisma è irr<strong>il</strong>evante nella genesi<br />

del colore.<br />

La luce bianca può essere decomposta<br />

in sette colori puri.<br />

La luce bianca può essere decomposta<br />

e di nuovo ricombinata.<br />

Asimmetrico, di 7 colori<br />

<strong>Il</strong> prisma gioca un ruolo come mezzo torbido<br />

nell’insorgere del colore.<br />

Ci sono solo due colori puri, giallo e blu. Gli<br />

altri consistono in gradazioni di questi.<br />

I colori combinati assieme non danno <strong>il</strong> bianco<br />

ma sfumature di grigio.<br />

Simmetrico, di 6 colori<br />

<strong>Il</strong> quoziente intellettivo superiore di Goethe ha probab<strong>il</strong>mente una relazione con la sua<br />

creatività e <strong>il</strong> suo innovativo metodo d’indagine.<br />

Cos’è <strong>il</strong> quoziente intellettivo e come lo si misura?<br />

13


QUOZIENTE INTELLETTIVO.<br />

“Valutazione del tipo e della qualità di intelligenza, in soggetti in età evolutiva e<br />

adulti, ottenuta mediante la somministrazione di test. I test di intelligenza sono<br />

strumenti volti a determinare l’intelligenza posseduta da una persona come sua<br />

caratteristica oggettiva e a misurarla quantitativamente.”<br />

Dizionario Treccani<br />

Questi test sono però per lo più basati sul riconoscimento di “pattern”, cioè<br />

di schemi ripetitivi e sulla velocità / fac<strong>il</strong>ità di apprendimento di nuove informazioni.<br />

Ad esempio poniamo i più famosi giocatori di scacchi, come Magnus Carlsen, che<br />

riescono a memorizzare una quantità spropositata di schemi di gioco e hanno una<br />

grandissima ab<strong>il</strong>ità nel riconoscerli durante una partita, a conferma dei loro quozienti<br />

intellettivi altissimi. Dunque <strong>il</strong> QI è collegato in una certa parte direttamente alla nostra<br />

percezione di ciò che ci circonda, vale a dire che una persona con un quoziente<br />

intellettivo alto riesce a riconoscere più pattern di una persona normale.<br />

Questa teoria trova riscontro nella ricerca della dottoressa Anna Antinori<br />

dell’Università di Melbourne. La ricercatrice, in seguito ad un esperimento di rivalità<br />

binoculare su 123 studenti, ha scoperto come le persone con una creatività maggiore<br />

possano effettivamente vedere più degli altri. <strong>Il</strong> cervello di chi vanta questa caratteristica<br />

sarebbe capace di “far passare” una frazione più ampia di informazioni visive<br />

rispetto al normale. La creatività non è proporzionale al quoziente intellettivo, però ne<br />

è influenzata in quanto consiste nell’associare esperienze o informazioni passate per<br />

produrne delle nuove. È qui che <strong>il</strong> QI gioca un ruolo fondamentale, in quanto determina<br />

la capacità e la fac<strong>il</strong>ità di disporre di queste informazioni ed esperienze per elaborarne<br />

delle altre. Nel libro Handbook of Creativity, <strong>il</strong> professore di psicologia Robert<br />

J. Sternberg dell’Università di Yale ci ricorda che la creatività è la più alta forma di<br />

intelligenza, in quanto va oltre <strong>il</strong> ricordo della conoscenza e si estende nella creazione<br />

di questa.<br />

14


In seguito alle teorie esposte fino ad ora e ragionando per s<strong>il</strong>logismi, le persone<br />

con quozienti intellettivi alti hanno effettivamente una superiore percezione del<br />

<strong>mondo</strong> rispetto alla media. Possiamo immaginare le forme a priori di Kant come universali<br />

e necessarie a tutti, ma i cosiddetti geni le superano. Goethe afferma con<br />

um<strong>il</strong>tà di voler vedere le cose con una prospettiva diversa, ma poi con arroganza si<br />

dichiara superiore ai suoi contemporanei per questo nuovo metodo d’indagine. Secondo<br />

le ricerche della dottoressa Anna Antinori, le persone creative, coloro che sono<br />

dotati di intelligenza superiore a parere del professor Sternberg, vedono <strong>il</strong> <strong>mondo</strong><br />

<strong>attraverso</strong> una finestra più grande ricevendo così più informazioni visive.<br />

La ricerca di “pattern”, o schemi, è innata nell’uomo: esso cerca continuamente<br />

di aggregarsi a schemi di cui abbia già avuto esperienza. Un esempio pratico<br />

sta proprio nell’uomo in quanto animale sociale, spinto ad agire secondo la massa,<br />

ad adeguarsi a quello che fanno gli altri perché è uno schema sicuro, un’esperienza<br />

vissuta dai propri sim<strong>il</strong>i che fac<strong>il</strong>ita la scelta.<br />

15


16


BIBLIOGRAFIA.<br />

1781<br />

1944<br />

1967<br />

1981<br />

1990<br />

1995<br />

1996<br />

2004<br />

2015<br />

2015<br />

IMMANUEL KANT - Critica alla ragion pura<br />

RUDOLF STEINER - Le opere scientifiche di Goethe<br />

GOTTFRIED BENN - Doppia vita<br />

GIULIO CARLO ARGAN - La teoria dei colori<br />

PIETRO SIMONDO - <strong>Il</strong> colore dei colori<br />

UGO AMALDI - Dal pendolo al quark<br />

ADRIAN FRUTIGER - Segni & simboli. Disegno, progetto e significato<br />

ROBERT J. STERNBERG, TODD I. LUBART - Handbook of Creativity<br />

SUSAN M. WEISCHENK - Neuro Web Design<br />

ANNA ANTINORI, OLIVIA L. CARTER, LUKE D. SMILLIE - Seeing it<br />

both ways: Openness to experience and binocular rivalry suppression<br />

17


Zahariea Catalin.


Zahariea Catalin.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!