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ADLER Mag_IT

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Sagoma contorta, pelle ruvida, braccia bitorzolute. Una<br />

descrizione che non rende giustizia al fascino che emana.<br />

Per la Bibbia è regale, per il Corano sacro. Ammirato<br />

da Omero e dipinto da Van Gogh ne “La passeggiata al chiaro<br />

di luna”, l’ulivo è un albero che incanta. Guardando il mare<br />

di foglie argentate in un assolato mattino di ottobre, Giuseppe<br />

Basta riflette ad alta voce: “questa preziosa pianta ha qualcosa<br />

di rassicurante”. Probabilmente lo pensava anche lo stesso Van<br />

Gogh, sebbene le piante nella Tenuta Sanoner siano molto più<br />

imponenti di quelle che ha raffigurato nel suo quadro.<br />

Perché l’olio per il Mastro Oleario è<br />

più che un condimento. Lo usa persino<br />

per combattere il mal di testa<br />

Giuseppe Basta dirige la produzione di vino e olio nell’azienda<br />

agricola Tenuta Sanoner degli <strong>ADLER</strong> Resorts. Con la sua<br />

maglietta bianca e gli inconfondibili capelli ricci, passeggia fra<br />

i campi raccogliendo ogni tanto un frutto, osservandone la<br />

consistenza, testandone il succo. “Abbiamo avuto un’estate calda<br />

e asciutta”, dice “non avremo un grande raccolto. La qualità<br />

però, promette bene”. Nel 2009 lui e i suoi collaboratori hanno<br />

piantato i primi 400 ulivi nella Tenuta Sanoner dove oggi<br />

se ne contano circa 2000. Ogni esemplare produce fino a 25<br />

chili di olive che vengono raccolte al momento giusto, quando<br />

mutano di colore dal vede al viola. Con l’ausilio di strumenti<br />

che assomigliano a grandi pettini, i frutti vengono prelevati a<br />

mano dai rami. Giuseppe li depone in speciali cassette forate,<br />

elimina con un soffio di aria compressa le ultime foglie e le<br />

dispone in una stanza fresca da cui poco dopo partiranno per<br />

il frantoio.<br />

Considerato pregiato come il latte d’asina al tempo di Cesare<br />

e Cleopatra, l’olio d’oliva nei secoli è stato utilizzato per curare<br />

malattie della pelle, emicranie e dolori gastrointestinali. Prima<br />

che diventasse un prodotto alimentare dovette passare ancora<br />

molto tempo. La quasi totalità della produzione mondiale di<br />

olio d’oliva proviene dai Paesi del bacino del Mediterraneo, un<br />

immenso territorio su cui si contano circa 300 specie diverse<br />

di ulivi. “Dove crescono bene le olive, anche il vino è buono”,<br />

commenta Giuseppe, “Val d’Orcia e Toscana sono un habitat<br />

eccezionale”. Ciò grazie alla particolare composizione del terreno,<br />

fatto di argilla, sabbia e trachite, una roccia vulcanica<br />

ricca di minerali. Nella Tenuta Sanoner a Bagno Vignoni e nel<br />

vicino terreno dell’azeinda agricola Poggio Grande dell’amico<br />

produttore Luca Zamperini, si coltivano, seguendo i principi<br />

dell’agricoltura biodinamica, sei specie locali: Coreggiolo, Moraiolo,<br />

Maurino, Pendolino, Leccino e Frantoio.<br />

Adagiata su una collina alle spalle dell’hotel <strong>ADLER</strong><br />

Thermae, la Tenuta Sanoner offre una vista spettacolare. Lo<br />

sguardo spazia sui dolci rilievi della Val d’Orcia, sui boschi<br />

di San Giovanni d’Asso, su uliveti, campi di grano e poderi.<br />

Si scorgono persino le curve della strada che porta le olive al<br />

frantoio di Montisi: un viaggio di soli venti minuti che attraversa<br />

ponticelli su pittoreschi corsi d’acqua, svolta due volte a<br />

destra, una a sinistra e finalmente arriva nel cuore di un borgo<br />

toscano che sembra uscito da un dipinto medievale. Sulla porta<br />

dell’antico frantoio, trovano ad accoglierle il sorriso aperto<br />

e la chioma argentata di Carlo Antonio Bindi. Insieme alla<br />

sua famiglia lavora le olive della Tenuta Sanoner: qui vengono<br />

lavate e private di ogni residuo di rami e foglie, poi tritate in<br />

grandi spirali d’acciaio. La pasta ottenuta viene messa in una<br />

centrifuga dove acqua e olio si separano dalle parti solide. Infine,<br />

racconta Bindi, “l’olio viene filtrato e imbottigliato”.<br />

Carlo Antonio Bindi è Mastro Oleario. Un riconoscimento<br />

ottenuto da adulto e dopo una formazione specifica che gli<br />

ha consentito di elevare notevolmente gli standard produttivi<br />

imparati da suo padre, che già produceva olio. Bindi si serve<br />

di telecamere termografiche per controllare la stagionatura dei<br />

frutti e gli è già capitato di rifiutare olive che non avevano adeguati<br />

standard qualitativi. Ricerca della miglior tecnologia e rigore<br />

sono due degli elementi che distinguono Basta e Bindi da<br />

altri produttori commerciali. Circa il 90% dell’olio che si trova<br />

in commercio viene definito “extra vergine”, in base a una denominazione<br />

che l’Unione Europea attribuisce a oli estratti<br />

a una temperatura inferiore ai 27°C, cioè spremuti a freddo.<br />

Tuttavia, secondo studi, il 95% di questi risulterebbe di qualità<br />

inferiore a quella dichiarata: sarebbero misti a oli raffinati o<br />

rivelerebbero addirittura tracce di oli minerali e pesticidi.<br />

“Le persone non hanno più rispetto per l’oliva”, commenta<br />

Carlo Antonio Bindi. A lui invece questo frutto e la sua lavorazione<br />

stanno particolarmente a cuore. Dopo la raccolta<br />

a mano procede immediatamente alla spremitura a freddo in<br />

giornata, in modo da conservare tutte le proprietà organolettiche<br />

e tutti i componenti dell’oliva. Perché l’olio, per il Mastro<br />

Oleario, è molto più di un condimento: lo usa persino per<br />

combattere il mal di testa al posto delle medicine. Ma solo se si<br />

tratta di quello prodotto da lui, naturalmente!<br />

Giuseppe Basta

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