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Congress Report SIO 2023

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<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI,<br />

CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

<strong>Report</strong> del 109° <strong>Congress</strong>o Nazionale<br />

della Società Italiana di Otorinolaringoiatria<br />

e chirurgia Cervico - Facciale<br />

editoria | comunicazione


AUTORI<br />

Andrea Albera<br />

Dipartimento di Scienze<br />

Chirurgiche, Università<br />

degli Studi di Torino<br />

Roberta Anzivino<br />

Specialista in Otorinolaringoiatria<br />

e Chirurgia Cervico-facciale,<br />

UOC Otorinolaringoiatria Dipartimento<br />

Neurosensoriale, Ospedale Di Venere<br />

ASL BARI, Bari<br />

Marco Bonali<br />

dirigente Medico U.O.C.<br />

Otorinolaringoiatria<br />

e Chirurgia Cervico-Facciale<br />

Ospedale Policlinico<br />

di Modena<br />

Davide Brotto<br />

UOC Otorinolaringoiatria,<br />

Dipartimento di Neuroscienze,<br />

Università degli Studi<br />

di Padova<br />

Paola Di Mauro<br />

Ricercatore Universitario<br />

di Audiologia-Dipartimento<br />

di scienze mediche,<br />

chirurgiche e tecnologie<br />

avanzate, Università<br />

degli studi di Catania<br />

Marco Marcato<br />

Docente in Tecniche Audioprotesiche<br />

presso le Università di Padova<br />

e Torino; Membro del Comitato<br />

Scientifico dell’Associazione<br />

Tecnico Scientifica ANAP<br />

Eleonora Trecca<br />

Dirigente medico<br />

Otorinolaringoiatra, IRCCS<br />

Ospedale Casa Sollievo della<br />

Sofferenza, Dottoranda di Ricerca<br />

in Medicina Traslazionale,<br />

Università degli Studi di Foggia<br />

Editore<br />

Clorofilla Srl – editoria scientifica<br />

Direttore editoriale<br />

Massimo Barberi<br />

Art director<br />

Stefania Maffoni<br />

Content & Communication<br />

Specialist<br />

Elisabetta Miato<br />

Direzione e redazione<br />

Clorofilla Srl - editoria scientifica<br />

Via Podgora 12/A, 20122, Milano<br />

Tel 02 39523784<br />

www.clorofillaweb.it<br />

Iscrizione al ROC n. 25358<br />

Copyright © <strong>2023</strong><br />

Questa pubblicazione e<br />

protetta da copyright.<br />

Tutti i diritti sono riservati.<br />

Sono vietate la riproduzione<br />

e l’archiviazione in qualsiasi<br />

forma e qualsiasi mezzo<br />

elettronico, compresa<br />

la fotocopiatura, senza<br />

autorizzazione scritta<br />

dell’Editore.<br />

Nota dell’Editore: La realizzazione<br />

di questa pubblicazione e stata<br />

effettuata con la massima<br />

accuratezza.<br />

Cio nonostante, l’Editore non è<br />

responsabile per errori, omissioni<br />

e/o inesattezze e per qualunque<br />

conseguenza derivata dalle<br />

informazioni ivi contenute.<br />

Pubblicazione fuori commercio<br />

riservata agli operatori sanitari.<br />

Con il supporto<br />

incondizionato del


SOMMARIO<br />

1. Attualità e nuove frontiere pag. 3<br />

1.1. Clinical consensus statements: cosa sono, perché sono “ 3<br />

importanti per l’otorinolaringoiatria e come realizzarle.<br />

1.2. Women in Surgery: ritratto della “next generation” e presentazione “ 4<br />

del progetto MentORLship<br />

1.3. Il training chirurgico su modello animale ed artificiale “ 5<br />

1.4. Ascolto, ipoacusia e sordità alla scuola secondaria e all’università “ 6<br />

2. Rinologia e chirurgia del basicranio pag. 8<br />

2.1. CRSwNP e terapia avanzata: Hot topics nella nuova era “ 8<br />

di trattamento con farmaci biologici<br />

2.2. Discinesie ciliari: nuovi approcci di studio del movimento ciliare “ 9<br />

con l’utilizzo di software basati sull’intelligenza artificiale.<br />

3. Otologia e neurotologia pag.10<br />

3.1. Risultati del Consensus Statement: "Indicazioni cliniche “ 10<br />

alle protesi uditive impiantabili”<br />

3.2. Otologia ed ipoacusia: tra otorinolaringoiatra, audiometrista “ 13<br />

ed audioprotesista<br />

3.3. I trattamenti farmacologici Transtimpanici “ 14<br />

3.4. Chirurgia della staffa: “tecniche a confronto” “ 16<br />

3.5. Impianti cocleari in casi complessi: management ragionato “ 19<br />

e tecniche a confronto<br />

3.6. VPPB: varianti cliniche, attualità e controversie “ 21<br />

3.7. Update nel colesteatoma ricorrente “ 22<br />

3.8. La sfida terapeutica del piccolo neurinoma “ 24


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

4. Testa-collo pag.27<br />

4.1. Management delle paralisi del facciale “ 27<br />

4.2. Tumori estremamente rari del distretto cervicocefalico: “ 29<br />

gestione multidisciplinare<br />

4.3. Il trattamento della disfonia spasmodica: tecnica open vs “ 32<br />

fibrolaringoscopica<br />

5. ORL Pediatrica pag.34<br />

5.1. Single Side Deafness (SSD) in età pediatrica: diagnosi “ 34<br />

e strategie riabilitative a confronto<br />

6. Laringologia e foniatria pag.37<br />

6.1. Nuove acquisizioni con NBI in OR “ 37<br />

Conclusione “ 38


CONGRESSO NAZIONALE<br />

<strong>SIO</strong>ECHCF <strong>2023</strong><br />

Il report completo<br />

della relazione ufficiale<br />

del congresso<br />

Il motto "Unire le generazioni, condividere le conoscenze" racchiude perfettamente lo spirito<br />

che ha pervaso il 109° <strong>Congress</strong>o Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria<br />

e Chirurgia Cervico-Facciale (<strong>SIO</strong>eChCF), svoltosi a Milano dal 24 al 27 maggio<br />

<strong>2023</strong> presso il Centro <strong>Congress</strong>i Allianz MiCo sotto la presidenza di Domenico Cuda.<br />

L’evento è stato fortemente orientato all’innovazione, ai giovani, alla medicina traslazionale<br />

e di precisione, all’ottimizzazione dei percorsi di diagnosi e cura, coprendo<br />

tutte le subspecialità dell’otorinolaringoiatria con diversi format che hanno dato spazio<br />

alla formazione, alla ricerca clinica e di base, oltre che alla ricerca del consenso su<br />

temi controversi e alle nuove tecnologie.<br />

Tra le novità di quest'anno c’è stato il “silent company space”, uno spazio in area espositiva<br />

allestito con impianto “silent meeting” dedicato ad aziende, associazioni e professionisti<br />

che ha lavorato incessantemente per due giorni e i "momenti <strong>SIO</strong>" per approfondimenti<br />

di interesse e un coworking a disposizione di tutti i partecipanti.<br />

Alcuni numeri di questo grande evento:<br />

• sono state presenti in media 2090 persone con picchi ancora più alti nelle prime<br />

due giornate,<br />

• le sessioni ufficiali sono state 190 tra simposi e tavole rotonde e 78 corsi precongressuali.<br />

• i contributi, tra cui comunicazioni e video 3d e 4k, sono stati invece circa 650<br />

• grande interesse anche per i poster cartacei, invece di quelli digitali, che sono<br />

stati ben 95.<br />

La Relazione Ufficiale dal titolo “Diagnosi e trattamento delle recidive non neoplastiche<br />

in otorinolaringoiatria” è stata curata da Marco Benazzo ed è consultabile in formato<br />

open access sulla rivista ufficiale della <strong>SIO</strong>, Acta Otorhinolaryngologica Italica, al link


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

https://www.actaitalica.it/article/view/2601. La Tavola Rotonda Istituzionale, curata da<br />

Maria Gabriella Rugiu e Angelo Camaioni, ha avuto, invece, come tema “Il nuovo ruolo<br />

dell’otorinolaringoiatra nella gestione del nodulo tiroideo”.<br />

In occasione della cerimonia inaugurale, inoltre, il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha tenuto<br />

una splendida lezione magistrale dal titolo “I sensi nell’arte” su come gli artisti<br />

interpretano con la loro sensibilità gli aspetti della sensorialità che i clinici curano nella<br />

loro pratica quotidiana.<br />

Durante la cena sociale, inoltre, è avvenuto il consueto passaggio di consegne tra l’attuale<br />

presidente <strong>SIO</strong> Giovanni Danesi e Piero Nicolai che guiderà la società nel prossimo<br />

anno. Giovanni Danesi ha presentato in anteprima nazionale il 110 ° <strong>Congress</strong>o<br />

Nazionale <strong>SIO</strong>, che si svolgerà a Bergamo dal 22 al 25 maggio 2024. Corsi d’istruzione,<br />

team match e nuove forme di dibattito e approfondimento arricchiranno il programma<br />

scientifico. L’evento sarà occasione di condivisione e amicizia e perseguirà<br />

nel proposito di arricchire la considerazione che la società ha dell’otorinolaringoiatria<br />

come specialità medica e chirurgica volta alla diagnosi e trattamento di numerose e<br />

sfidanti patologie.


1 Attualità e nuove frontiere<br />

1.1. CLINICAL CONSENSUS<br />

STATEMENTS: COSA SONO,<br />

PERCHÉ SONO IMPORTANTI<br />

PER L’OTORINOLARINGOIATRIA<br />

E COME REALIZZARLE<br />

Alberto Maria Saibene, Antonino Maniaci<br />

ben regolati in termini metodologici, con<br />

la possibilità di convogliare le evidenze<br />

scientifiche esistenti attraverso il filtro<br />

dell’expertise di gruppi selezionati di clinici<br />

e ricercatori in un a serie di statement<br />

che possono fungere da guida per<br />

la pratica clinica quotidiana.<br />

Tutti conosciamo gli strumenti offerti da<br />

linee guida e position papers. Solo per citare<br />

l’esempio più calzante nel settore<br />

della rinologia, l’EPOS, il Position Paper<br />

Europeo sulle Rinosinusiti, edizione dopo<br />

edizione è diventato una realtà ben presente<br />

nella pratica clinica quotidiana.<br />

Tuttavia, ci sono argomenti di interesse<br />

comune per l’attività di qualsiasi otorinolaringoiatra,<br />

non solo appartenente a<br />

centri di riferimento di secondo e terzo<br />

livello, che non sono oggetto di specifiche<br />

linee guida o position papers. Benché<br />

si tratti spesso di patologie comuni,<br />

la qualità delle evidenze scientifiche che<br />

guidano la normale pratica clinica in tale<br />

campo è scarsa in termini qualitativi o<br />

quantitativi o addirittura del tutto assente.<br />

È proprio in questi campi che i clinical<br />

consensus statement diventano uno<br />

strumento di grandissimo valore, perché<br />

Strumento di utilizzo sempre più frequente,<br />

i clinical consensus statements<br />

rappresentano un ottimo aggregatore per<br />

realtà multidisciplinari e/o multicentriche,<br />

tanto più se sotto l’egida di una società<br />

scientifica che funge da primo aggregatore<br />

e selezionatore dei partecipanti ai<br />

consensus. Questo corso precongressuale<br />

ha avuto lo scopo di descrivere il ruolo<br />

dei clinical consensus statement nell’attuale<br />

pratica clinica otorinolaringoiatrica,<br />

di fornire una breve overview dei più recenti<br />

prodotti scientifici realizzati con<br />

questo schema, ma soprattutto di fornire<br />

delle precise indicazioni su come definire<br />

argomenti, gruppi di lavoro e procedere<br />

con l’analisi ed evoluzione degli statement<br />

per tutti coloro che vogliano cimentarsi<br />

con questo tipo di proposte scientifiche.<br />

I relatori appartenenti al gruppo<br />

Yo-IFOS (giovani otorinolaringoiatri under


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

45 dell’IFOS) hanno recentemente pubblicato<br />

un consensus sul management<br />

del fungus ball dei seni paranasali sulla<br />

rivista IFAR (International Forum of Allergy<br />

and Rhinology) presentata in un altro<br />

simposio congressuale.<br />

1.2. WOMEN IN SURGERY:<br />

RITRATTO DELLA<br />

“NEXT GENERATION”<br />

E PRESENTAZIONE DEL<br />

PROGETTO MENTORLSHIP<br />

Coordinatore: Eleonora Trecca<br />

Relatori: Giuditta Mannelli,<br />

Daniela Lucidi, Maria Silvia Lazio,<br />

Giorgia Carlotta Pipolo<br />

Il simposio è stato patrocinato dalla società<br />

“Women In Surgery Italia”, dedicata<br />

a incoraggiare e sostenere le donne che<br />

intraprendono la carriera chirurgica. Sono<br />

state illustrate le attività svolte negli ultimi<br />

anni dalla società e descritti i risultati<br />

di una survey condotta a fine 2022 su<br />

una popolazione di chirurghe e chirurghi<br />

ORL italiani. La survey dal titolo “L’Otorinolaringoiatria<br />

di oggi e la next generation”<br />

è nata con l’obiettivo di indagare il<br />

grado di soddisfazione e di analizzare<br />

quelli che sono i punti di forza e le criticità<br />

della nostra professione (es. disparità<br />

di genere, differenze di formazione, molestie<br />

e microaggressioni) e di come questi<br />

si ripercuotano sulla vita sociale e familiare.<br />

Il questionario è stato diffuso<br />

sotto l’egida della Società Italiana di Otorinolaringoiatria<br />

e Chirurgia Cervico Facciale<br />

(<strong>SIO</strong>eChCF) e sarà possibile e gradito<br />

rispondere alla survey ancora per un<br />

mese al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeAk29hpzsH<br />

ERMm41Ktq_E2VZQL8Emel8LhWNkmR<br />

Cbs6dUY3A/viewform?usp=sf_link.<br />

La testimonianza, in forma anonima, di<br />

tutti gli specialisti e specializzandi, donne<br />

e uomini, in otorinolaringoiatria, è quindi<br />

necessaria per immaginare e descrivere la<br />

nostra “Next Generation”. La survey ha ottenuto<br />

ad oggi 291 risposte, da parte di<br />

uomini per il 47.1% e donne per il 52.9%<br />

con un’età media di 38 anni. Tra i risultati<br />

preliminari della survey è emersa una minore<br />

presenza delle donne a ricoprire posizioni<br />

accademiche e ruoli apicali (es. direttore<br />

di U.O.C.). L’attività maggiormente<br />

svolta in specializzazione è stata quella<br />

ambulatoriale per il 65.6% delle donne e<br />

quella chirurgica per il 46% degli uomini.<br />

Le donne appaiono, inoltre, coinvolte per<br />

il 37% in interventi di alta chirurgia, mentre<br />

gli uomini per il 45.3%. Tali risultati<br />

offrono spunti di riflessione sui temi delle<br />

competenze chirurgiche, expertise, casistica<br />

operatoria e formazione specialistica.<br />

Inoltre, sono stati descritti gli scenari internazionali<br />

riguardo alla parità di genere


e ai programmi di leadership per promuovere<br />

le carriere apicali. Infine, è stato illustrato<br />

in anteprima un programma di tutoraggio<br />

per le donne chirurgo al principio di<br />

carriera, ovvero “MentORLship”. Il progetto<br />

prevede l’abbinamento tra dieci specializzandi/specializzande<br />

con strutturate senior<br />

e avrà durata di un anno e un incontro al<br />

mese in presenza o da remoto. Questo progetto<br />

di mentoring si propone di stimolare<br />

nei partecipanti il rispetto dell’equilibrio<br />

vita-lavoro, di concentrarsi sulla qualità<br />

della formazione e la ricerca dell’eccellenza,<br />

di promuovere la crescita personale,<br />

l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità<br />

oltre che la partecipazione a progetti<br />

di ricerca nazionali ed internazionali.<br />

1.3. IL TRAINING CHIRURGICO<br />

SU MODELLO ANIMALE<br />

E ARTIFICIALE<br />

ridurre il più possibile le eventuali complicanze<br />

su vivente.<br />

Durante il simposio è stato sottolineato dal<br />

Prof. Mattioli e dai panelist come un training<br />

standardizzato e sistematizzato “step<br />

by step” rappresenti la migliore strategia<br />

per implementare le capacità e le skills<br />

manuali di un neofita. A partire da questo<br />

concetto, sono state presentate dai relatori<br />

diverse opzioni di training su modello animale<br />

ed artificiale.<br />

Il Prof. Francesco Mattioli ha esposto il<br />

modello di training su laringe di pecora,<br />

mostrando le interessanti analogie anatomiche<br />

di tale preparato animale con<br />

l’umano, e presentando sia tecniche di<br />

chirurgia open (quali tracheotomie, laringectomie<br />

modulari e chirurgia tracheale ricostruttiva),<br />

sia approcci laser microscopici<br />

tramite l’utilizzo di un “larynx box” per<br />

la sospensione dello specimen animale.<br />

Coordinatore: Francesco Mattioli<br />

Relatori: Marco Bonali, Pietro Canzi,<br />

Giorgio Peretti<br />

Il focus di questo simposio è stato l’elaborazione<br />

e lo sviluppo di metodiche di training<br />

in chirurgia otorino. Ad oggi, dati i<br />

costi elevati e la difficoltà di reperire specimen<br />

umani, vi è sempre più la necessità<br />

di trovare soluzioni alternative per la formazione<br />

dei giovani chirurghi, anche per<br />

Ha quindi preso la parola il prof. Giorgio<br />

Peretti, che ha mostrato tecniche di training<br />

in chirurgia laser laringea su cadavere<br />

umano, confrontandole poi con un modello<br />

artificiale in gomma, dalle ottime caratteristiche<br />

di replicabilità e fruibilità per i<br />

giovani chirurghi. Ha inoltre sottolineato<br />

l’importanza di procedere per step nell’apprendimento<br />

delle tecniche laringee laser,<br />

partendo da procedure più semplici come<br />

le cordectomie meno estese, fino ad arri-


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

vare alla chirurgia laringea parziale laser.<br />

Grazie alla modularità ed alla progressiva<br />

difficoltà degli approcci del modello, si è<br />

dimostrato come si possono acquisire<br />

skills sempre più complesse in maniera<br />

graduale e sicura.<br />

Il dott. Marco Bonali ha invece presentato<br />

la sua esperienza di creazione di un modello<br />

ovino per il training in chirurgia endoscopica<br />

otologica, mostrando similarità e differenze<br />

anatomo-radiologiche con il preparato<br />

umano, modalità di preparazione del pezzo<br />

per la dissezione e descrivendo le possibilità<br />

chirurgiche connesse a tale modello. Infatti,<br />

il modello ovino in chirurgia endoscopica<br />

dell’orecchio, consente di effettuare<br />

pressoché tutte le procedure di chirurgia di<br />

orecchio medio ed interno, e di far acquisire<br />

ai discenti una manualità indispensabile ad<br />

affrontare poi corsi su specimen umani e<br />

successivamente la chirurgia sul vivente.<br />

Infine, il Prof. Pietro Canzi ha mostrato le<br />

ottime potenzialità del modello artificiale sintetico<br />

per il training in chirurgia microscopica<br />

dell’orecchio medio. Con l’avanzare della tecnologia<br />

ingegneristica è stato possibile creare<br />

modelli di osso temporale sempre più accurati<br />

e con consistenza simile all’osso<br />

umano, oltre a riprodurre le strutture nobili<br />

da preservare durante la dissezione, quali il<br />

nervo facciale o i canali semicircolari.<br />

Tali modelli, frutto di tentativi progressivi,<br />

hanno raggiunto ottimi livelli di qualità e di<br />

fruibilità per i discenti. Attualmente sono<br />

ancora in corso progetti di sviluppo e di implementazione<br />

dei modelli sintetici, con la<br />

possibilità futura di associare anche la creazione<br />

sintetica di tessuti molli che possano<br />

essere associati al modello per renderlo ancora<br />

più similare ai preparati umani.<br />

Concludendo, la sessione ha messo in evidenza<br />

l’importanza della formazione chirurgica<br />

dei giovani otorini, mostrando<br />

molte delle potenzialità offerte da modelli<br />

sintetici ed animali in tal senso. Questi<br />

modelli rappresentano ottime integrazioni,<br />

complementari alla dissezione su specimen<br />

umani per giungere ad affrontare la<br />

chirurgia su vivente nel modo più sicuro<br />

ed efficace possibile.<br />

1.4. ASCOLTO, IPOACUSIA<br />

E SORDITÀ ALLA SCUOLA<br />

SECONDARIA E ALL’UNIVERSITÀ<br />

Coordinatore: Eva Orzan<br />

Relatori: Giampietro Ricci, Giuseppe<br />

Chiarella, Davide Bottari, Gilberto Canteri<br />

Non esiste attualmente nella scuola italiana<br />

pubblica una sensibilità verso la qualità di<br />

ascolto, in particolar modo nelle aule, siano<br />

esse della scuola dell’obbligo sia in Università.<br />

Se mancassero le lampadine in classe


ci si preoccuperebbe immediatamente di sostituirle;<br />

altrettanto non si fa se la produzione<br />

e la ricezione della voce è carente e provoca<br />

sforzi da parte di insegnanti e discenti.<br />

L’ascolto occupa il 45% della giornata dello<br />

studente ed è accertato che esistono molti<br />

fattori e aspetti dell’ascolto che possiamo<br />

controllare, a partire dall’integrità dell’apparato<br />

uditivo, passando a elementi fisici<br />

come l’intensità e la qualità del segnale, la<br />

presenza di rumore e riverbero. I dati e le<br />

considerazioni presentate nel Simposio <strong>SIO</strong><br />

sono soprattutto il frutto del progetto ministeriale<br />

ABACO (Abbattimento delle BArriere<br />

Comunicative - la tecnologia e i servizi<br />

per l’inclusione, l’istruzione, l’accessibilità,<br />

comunicazione e l’informazione linguistica<br />

per le persone con ipoacusia e sordità), promosso<br />

dal Friuli Venezia Giulia e finanziato<br />

dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri,<br />

promosso dall’Ospedale Burlo Garofalo di<br />

Trieste, l’Ente Sordi del Friuli Venezia Giulia,<br />

l’Università degli Studi di Perugia e la<br />

FIADDA della stessa città. Nell’ambito di<br />

questo progetto è stato proposto un questionario<br />

diretto a studenti e insegnanti dell’Università<br />

e di quattro scuole secondarie<br />

di secondo grado. Sono emerse difficoltà di<br />

ascolto da parte degli insegnanti, specie<br />

delle scuole secondarie, mentre gli studenti<br />

hanno segnalato criticità dovute alla posizione<br />

in aula per l’Università e al rumore<br />

nelle scuole secondarie.<br />

A conferma di questi dati, valutando<br />

anche altre regioni come la Calabria, il<br />

problema si conferma, soprattutto a livello<br />

universitario: gli studenti hanno difficoltà<br />

nel rumore, indipendentemente<br />

dall’esistenza o meno di un pregresso deficit<br />

uditivo. Chi ne è colpito non ama divulgare<br />

il proprio stato e, soprattutto,<br />

l’Organizzazione scolastica non è sensibile<br />

al tema “acustica ambientale”, a<br />

meno che non interessi una persona già<br />

riconosciuta con ipoacusia. Allo stesso<br />

modo, nella regione Umbria, attraverso<br />

altri studi condotti sotto l’egida INAIL e<br />

con i Dipartimenti di Ingegneria delle<br />

Università di Perugia, Firenze e Roma, gli<br />

effetti della bassa qualità acustica degli<br />

ambienti scolastici provoca sforzo vocale<br />

anche nella fase di produzione del messaggio<br />

verbale, a carico sia del docente<br />

sia dello studente.<br />

A fronte di queste criticità, sempre attraverso<br />

il questionario di ABACO, si è chiesto<br />

a entrambe le categorie coinvolte di<br />

suggerire strategie di miglioramento della<br />

didattica per ovviare ai problemi segnalati:<br />

molti hanno risposo non l’adozione dei<br />

mezzi che utilizzino sensi vicarianti, come<br />

la vista, e la labiolettura come mezzo per<br />

compensare lo scarso rapporto segnale/rumore.<br />

L’ultimo relatore, neuroscienziato,<br />

ha trattato in profondità questo tema<br />

molto affascinante.


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

2 Rinologia e chirurgia del basicranio<br />

2.1. CRSWNP E TERAPIA<br />

AVANZATA: HOT TOPICS<br />

NELLA NUOVA ERA DI<br />

TRATTAMENTO CON FARMACI<br />

BIOLOGICI<br />

Coordinatore: Giorgia Carlotta Pipolo<br />

Relatori: Daniela Lucidi, Paolo Farneti,<br />

Eugenio De Corso<br />

Il simposio ha passato in rassegna gli “hot<br />

topics” in tema di poliposi nasale in un<br />

presente in cui i farmaci biologici sono divenuti<br />

in poco tempo una realtà consolidata;<br />

la scelta tra biologico e chirurgia,<br />

quale biologico prescrivere e gli effetti collaterali<br />

sono stati solo alcuni dei quesiti<br />

dibattuti e ai quali si è cercato di rispondere<br />

durante la sessione.<br />

Secondo l’EPOS 2020 (European Position<br />

Paper on Rhinosinusitis and Nasal Polyps)<br />

i recenti studi di grandi dimensioni con gli<br />

anticorpi monoclonali diretti contro gli endotipi<br />

di tipo 2 non hanno trovato biomarker<br />

affidabili per predire la risposta al trattamento.<br />

Per il momento la stima migliore<br />

dell’endotipo e della reazione al trattamento<br />

è data dalla combinazione del fenotipo<br />

(per esempio CRSwNP, N-ERD),<br />

dalla risposta al trattamento (corticosteroidi<br />

sistemici) ed eventualmente anche<br />

da biomarker come eosinofili, periostina e<br />

IgE nel sangue o nei tessuti. Trovare biomarker<br />

affidabili che definiscano l’infiammazione<br />

di tipo 2 e prevedano la risposta<br />

ai farmaci è una delle sfide principali<br />

nella gestione della rinosinusite cronica<br />

negli adulti.<br />

Rispetto allo scorso anno, lo scenario si è<br />

ampliato e disponiamo, oltre che del Dupilumab,<br />

anche dell’Omalizumab e del<br />

Mepolizumab, per il trattamento degli<br />

adulti con rinosinusite cronica grave con<br />

polipi nasali per i quali la terapia con corticosteroidi<br />

sistemici e/o la chirurgia non<br />

forniscono un controllo adeguato della malattia,<br />

in aggiunta alla terapia di background<br />

con corticosteroidi intranasali. La<br />

gravità della malattia è valutata tramite<br />

uno score NPS ≥ 5 (nasal polyp score) oppure<br />

un punteggio SNOT-22 ≥ 50 e consente<br />

la rimborsabilità in Italia. I farmaci<br />

biologici hanno dimostrato un buon profilo<br />

di sicurezza e tollerabilità con un notevole<br />

impatto sulla qualità della vita, in quanto<br />

in grado di ridurre non solo l’ostruzione na-


sale e le dimensioni dei polipi, ma anche<br />

altri parametri come quello dell’olfatto.<br />

Date le numerose armi ormai a nostra disposizione<br />

oltre alla chirurgia, centrale<br />

resta nell’ottica della medicina di precisione<br />

lo studio accurato del paziente e<br />

la collaborazione multidisciplinare con<br />

altri specialisti come lo pneumologo e l’allergologo.<br />

rapporto di 4:1. Il benessere della cellula<br />

ciliata è dato dalla presenza della stria<br />

ipercromatica sovranucleare e della cellula<br />

mucipara dalla presenza del meccanismo<br />

di “felcizzazione”, al di sopra dello strato<br />

sol e gel, che si attiva ogniqualvolta un patogeno<br />

cerca di penetrare nella mucosa<br />

nasale, ostruendo il passaggio proprio<br />

come se immaginariamente si dovesse attraversare<br />

una foresta di felci.<br />

2.2. DISCINESIE CILIARI:<br />

NUOVI APPROCCI DI STUDIO<br />

DEL MOVIMENTO CILIARE<br />

CON L’UTILIZZO DI SOFTWARE<br />

BASATI SULL’INTELLIGENZA<br />

ARTIFICIALE<br />

La cellula ciliata rappresenta il citotipo più<br />

rappresentato, circa l’80% di tutte le cellule<br />

della mucosa nasale. In condizioni fisiologiche,<br />

è composta da circa 150-200<br />

ciglia, il suo movimento è ritmico e la frequenza<br />

di battito ciliare è di circa 16 Hz.<br />

Coordinatore: Michele Cassano<br />

Panel: Matteo Gelardi, Valeria Fiore, Giovanni<br />

Dimauro<br />

Tutti siamo a conoscenza di come funziona<br />

la clearence muco-ciliare e di come sia<br />

importante mantenere in salute la mucosa<br />

nasale. Tutte le alterazioni del movimento<br />

ciliare, “discinesie primarie” ovvero Sindrome<br />

di Kartagener e le “discinesie secondarie”,<br />

portano a rinopatie classificate<br />

secondo le linee guida ARIA. Le componenti<br />

cellulari principali dell’epitelio pseudostratificato<br />

ciliato della mucosa nasale<br />

oltre alle basali e alle striate, sono le cellule<br />

ciliate e la cellula mucipara con un<br />

Cosa succede quando le cellule ciliate<br />

non battono tutte alla stessa frequenza e<br />

non sono ritmiche? Si parlerà in questo<br />

caso di discinesie. Nel percorso diagnostico,<br />

di grande aiuto è la citologia nasale<br />

che permette di studiare la cellularità nasale<br />

ed è una metodica diagnostica molto<br />

utile nell’individuazione di patologia rinosinusale<br />

e, di conseguenza, nella scelta<br />

della terapia più idonea.<br />

Qual è il limite della citologia nasale? La<br />

citologia nasale fornisce fondamentalmente<br />

un’analisi di tipo qualitativo del benessere<br />

della cellula ciliare, non ci da un calcolo<br />

della frequenza del battito ciliare che


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invece darebbe un supporto aggiuntivo<br />

nella diagnosi differenziale tra le diverse<br />

tipologie di discinesie. Ed ecco qui che<br />

l’intelligenza artificiale trova il suo posto. Ad<br />

occhio nudo, con l’ausilio del microscopio<br />

a contrasto di fase, non è possibile individuare<br />

la frequenza del battito ciliare, ma<br />

tramite un sistema automatizzato denominato<br />

“dEEPCILIa” i ricercatori del Dipartimento<br />

di informatica dell’Università di Bari,<br />

sono riusciti a creare una piattaforma online<br />

attraverso il caricamento di video di citologia<br />

nasale e l’utilizzo della Machine Learning,<br />

che è in grado di effettuare un’analisi<br />

sulla cellularità e sulla frequenza di battito<br />

ciliare, aiutando così il medico nella diagnosi<br />

di discinesie in tempo reale.<br />

3 Otologia e neurotologia<br />

3.1. RISULTATI DEL CONSENSUS<br />

STATEMENT: «INDICAZIONI<br />

CLINICHE ALLE PROTESI<br />

UDITIVE IMPIANTABILI”<br />

Coordinatore: Luca Bruschini<br />

Panel: Andrea Canale, Pietro Canzi,<br />

Edoardo Covelli, Andrea Laborai<br />

La prima giornata ufficiale del <strong>Congress</strong>o<br />

<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>, giovedì 25 maggio, si è aperta<br />

con un interessante “MOMENTO <strong>SIO</strong>”,<br />

coordinato dal Dott. Bruschini e dedicato<br />

interamente al tema delle protesi uditive<br />

impiantabili, argomento molto vasto e<br />

lungamente dibattuto. Come evidenziato<br />

dal primo panelist, il Dott. Canzi, rilevanti<br />

evidenze scientifiche in letteratura dimostrano<br />

che i devices a conduzione ossea<br />

(BCDs) rappresentano una valida opzione<br />

per la patologia cronica dell’orecchio<br />

medio dopo il fallimento di altri trattamenti<br />

chirurgici e favoriscono un miglioramento<br />

delle performance audiologiche<br />

e della qualità della vita senza provocare<br />

un peggioramento della patologia stessa.<br />

Nell’otite media cronica l’utilizzo di AMEI<br />

(impianti attivi dell’orecchio medio) è raccomandata<br />

in caso di stabilità della patologia<br />

della cassa, ma i risultati a lungo<br />

termine sono a discrezione del giudizio<br />

clinico e la letteratura recente non definisce<br />

chiaramente il lasso di tempo<br />

medio per ottenere successi. L’uso dei<br />

BCDs nell’otosclerosi è ritenuta la terza


opzione dopo la chirurgia della staffa e<br />

l’utilizzo di protesi acustiche per via<br />

aerea, poiché rappresentano una soluzione<br />

sicura, pur garantendo un beneficio<br />

uditivo limitato se confrontate con le<br />

altre opzioni. È stato inoltre approvato<br />

dal panel l’utilizzo degli impianti attivi<br />

dell’orecchio medio per il trattamento<br />

dell’ipoacusia mista severa/profonda<br />

nell’otosclerosi. Tuttavia, sono necessari<br />

ulteriori consensi probabilmente a causa<br />

delle difficoltà relative alle tecniche chirurgiche<br />

e alla selezione dei pazienti.<br />

Il dott. Canale ha successivamente preso<br />

in esame nel dettaglio i risultati del Consensus<br />

Statement, riguardanti le indicazioni<br />

cliniche alle protesi uditive impiantabili<br />

nei casi di ipoacusia asimmetrica.<br />

In merito alle Single-Sided- Deafness<br />

(SSD), se è vero che gli impianti a conduzione<br />

ossea riducono l’“head shadow effect”<br />

quando il segnale arriva dall’orecchio<br />

peggiore, esiste un 36.4% di pazienti<br />

riabilitati con sistemi a conduzione ossea<br />

che rientra nella categoria dei non users.<br />

Inoltre, dalla letteratura emerge che la<br />

comprensione del parlato sembra avere risultati<br />

migliori con i sistemi di protesizzazione<br />

contralateral routing of signal- CROS<br />

(Fogel et al, 2020). Pertanto, nelle SSD<br />

gli impianti a conduzione ossea rappresentano<br />

la seconda opzione di trattamento<br />

dopo sistemi BI-CROS o impianto cocleare<br />

(Statement 8), in particolare i sistemi<br />

percutanei che ottimizzano la conduzione<br />

del suono e minimizzano l’incisione retroauricolare<br />

in vista di un successivo impianto<br />

cocleare (Statement 9).<br />

In presenza di ipoacusia asimmetrica<br />

(AHL) e nei casi in cui non venga posta<br />

l’indicazione ad effettuare l’impianto cocleare,<br />

la riabilitazione uditiva con protesi<br />

acustica convenzionale rimane l’opzione<br />

migliore (Statement 10). Se la<br />

strategia riabilitativa selezionata prevede<br />

impianti a conduzione ossea, sono da<br />

preferirsi i sistemi percutanei per le ragioni<br />

sopracitate (Statement 11). Nel<br />

caso di ipoacusia asimmetrica di entità<br />

severa da un lato e moderato-severa controlateralmente<br />

senza beneficio dalla protesi<br />

acustica convenzionale, la scelta più<br />

auspicabile sarebbe una stimolazione bimodale<br />

mediante impianto cocleare dal<br />

lato peggiore e impianto dell’orecchio<br />

medio o a conduzione ossea nell’orecchio<br />

migliore (Statement 12).<br />

Nei bambini con ipoacusia trasmissiva/mista<br />

monolaterale il consenso all’utilizzo dei sistemi<br />

a conduzione ossea (Statement 13)<br />

è ancora debole, mentre è condiviso il ricorso<br />

agli impianti dell’orecchio medio<br />

(Statement 14), perché il pathway neurologico<br />

dell’udito binaurale senza la riabilitazione<br />

dell’orecchio peggiore non può svi-


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

lupparsi, compromettendo la localizzazione<br />

del suono e l’ascolto nel rumore. Negli adulti<br />

con ipoacusia trasmissiva/mista monolaterale<br />

i devices a conduzione ossea non permettono<br />

di ripristinare l’udito binaurale per<br />

motivi di attenuazione inter-aurale, per cui<br />

il Consensus Statement consiglia il loro utilizzo<br />

dopo un periodo di prova (Statement<br />

15). Al contrario, gli impianti dell’orecchio<br />

medio permettono di mantenere i binaural<br />

cues, stimolando selettivamente l’orecchio<br />

affetto (Statement 16).<br />

In caso di ipoacusie trasmissive o miste bilaterale<br />

simmetriche è sempre indicato sia<br />

nei bambini che negli adulti l’utilizzo di<br />

impianti dell’orecchio medio o sistemi a<br />

conduzione ossea con fitting binaurale<br />

(Statement 17, 18).<br />

Nelle ipoacusie neurosensoriali progressive,<br />

i dispositivi impiantabili sono indicati<br />

nei pazienti con ipoacusia neurosensoriale<br />

progressiva, stabilizzata da alcuni anni<br />

(Statement 19) e possono rappresentare<br />

una soluzione temporanea prima di un<br />

impianto cocleare. La deprivazione uditiva<br />

può influenzare negativamente la riabilitazione<br />

dei binaural cues, ma non rappresenta<br />

una controindicazione assoluta ai<br />

dispositivi impiantabili (Statement 20).<br />

Il Dott. Laborai ha successivamente commentato<br />

gli Statement successivi che riguardano<br />

il setting chirurgico e le criticità<br />

anestesiologiche relative agli impianti<br />

dell’orecchio medio e a conduzione<br />

ossea. In particolare, l’età non è fattore<br />

limitante l’utilizzo di dispositivi impiantabili<br />

(Statement 21), ma alcune controindicazioni<br />

sono relative al tipo di anestesia<br />

e alle varianti anatomiche del<br />

paziente (ad esempio, lo spessore della<br />

teca cranica). Se nella popolazione pediatrica<br />

è consigliabile in ogni caso l’anestesia<br />

generale, per gli adulti la procedura<br />

chirurgica per i dispositivi impiantabili<br />

percutanei può essere condotta mediante<br />

anestesia locale, con particolare attenzione<br />

e precisione durante la fresatura ed il<br />

posizionamento della fixture in titanio<br />

all’interno dell’osso temporale per garantire<br />

una salda osteointegrazione. Il Consensus<br />

panel suggerisce inoltre l’utilizzo<br />

dell’anestesia locale con sedazione per il<br />

posizionamento di impianti transcutanei<br />

e l’anestesia generale per gli impianti<br />

dell’orecchio medio negli adulti (Statement<br />

22, 24, 26).<br />

Gli Statement 23, 25 e 27 chiariscono che<br />

tutte le procedure chirurgiche, rispettivamente<br />

per gli impianti a conduzione ossea<br />

percutanei, transcutanei e per gli impianti<br />

dell’orecchio medio devono essere eseguite<br />

in sala operatoria, nel rispetto delle norme<br />

di sicurezza e sterilità. Nel caso di concomitante<br />

necessità di ricostruzione del padiglione<br />

auricolare (malformazioni del-


l’orecchio esterno, microtia, atresia auris)<br />

il device deve essere impiantato più postero-superiormente<br />

rispetto alla norma, per<br />

non danneggiare il flap cutaneo e non inficiare<br />

la successiva ricostruzione del padiglione<br />

o posizionamento dell’epitesi (Statement<br />

28). Infine, un ultimo commento<br />

riguarda i pazienti con patologia congenita<br />

dell’orecchio esterno, che spesso presentano<br />

malformazioni dell’orecchio medio,<br />

come fissità parziale o totale assenza della<br />

catena ossiculare, risultanti in un’ipoacusia<br />

trasmissiva da lieve a medio-grave. In questi<br />

casi, seppur consentito l’utilizzo di dispositivi<br />

impiantabili, il panel raccomanda<br />

la chirurgia dell’orecchio medio con procedure<br />

ricostruttive della catena ossiculare e<br />

l’utilizzo di una protesi acustica convenzionale<br />

in caso di mancato recupero uditivo<br />

funzionale (Statement 29).<br />

3.2. OTOLOGIA ED IPOACUSIA:<br />

TRA OTORINOLARINGOIATRA,<br />

AUDIOMETRISTA<br />

E AUDIOPROTESISTA<br />

Lucia Oriella Piccioni, Federica Beltrando,<br />

Marco Marcato<br />

Il corso precongressuale prende le mosse<br />

dal recente World Hearing <strong>Report</strong> dell’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità (OMS)<br />

che presenta due aspetti chiave: il primo<br />

è la gravità del tema ipoacusia a livello<br />

mondiale, con stime future di oltre 2,5 miliardi<br />

di persone, 1 su 4, affette da una<br />

qualsiasi forma di deficit uditivo; la seconda<br />

che sull’argomento c’è ancora tanta<br />

disinformazione, anche in parte della classe<br />

medico-specialistica, che continua a<br />

ignorare l’importanza dell’intervento precoce<br />

in fase diagnostica e terapeutico-riabilitativa.<br />

Una delle possibili soluzioni proposte<br />

dai relatori è il cambio di prospettiva rispetto<br />

al tema: considerare l’ipoacusia non<br />

un handicap, ma una malattia, per questo<br />

trattabile nei propri caratteri distintivi organici<br />

e funzionali da un team clinico multidisciplinare<br />

che metta in comune e a<br />

consulto le proprie conclusioni cliniche.<br />

Di tutte le figure coinvolte nel processo, in<br />

questo corso relativo al trattamento dell’ipoacusia<br />

nell’adulto, ne sono state scelte<br />

tre: il medico specialista otorinolaringoiatra,<br />

il tecnico audiometrista e il tecnico audioprotesista.<br />

Indipendentemente dalla contiguità<br />

e dalla prossimità fisica spesso comune<br />

per medico e audiometrista, ma non<br />

per l’audioprotesista che opera in strutture<br />

esterne al reparto o all’ambulatorio medico-specialistico,<br />

queste tre figure hanno in<br />

comune la decisione da prendere nei confronti<br />

dell’unico paziente in ambito diagnostico,<br />

terapeutico e riabilitativo. Il<br />

corso si divide idealmente in due momenti:<br />

nel primo le tre figure sanitarie illustrano


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le proprie caratteristiche distintive, i profili<br />

professionali, gli atti riservati, i protocolli<br />

impiegati per la selezione della tecnologia<br />

audioprotesica più idonea alle esigenze del<br />

paziente, gli eventuali sbocchi formativi e<br />

lavorativi della professione. Nella seconda<br />

i tre protagonisti mettono invece a fattore<br />

comune le competenze individuali per affrontare<br />

concretamente le richieste dei pazienti,<br />

riproducendo in aula modelli operativi<br />

e comportamentali di buone pratiche<br />

sanitarie. Si entra nel merito di alcuni casi<br />

clinici paradigmatici, dove, ad esempio,<br />

l’ORL non deve fermarsi alla richiesta all’audiometrista<br />

di un semplice accertamento<br />

audiometrico, ma valutare maggiori<br />

aspetti funzionali del sistema timpano-ossiculare,<br />

piuttosto che, in direzione opposta<br />

e sulla scorta di un paziente inviato<br />

dall’ORL per una rimediazione acustica<br />

dell’ipoacusia, l’audioprotesista debba<br />

sentire la necessità di chiedere approfondimenti<br />

al medico circa la sua storia clinica<br />

e l’esito della chirurgia pregressa.<br />

3.3. I TRATTAMENTI<br />

FARMACOLOGICI<br />

TRANSTIMPANICI<br />

Coordinatore: Stefano Berrettini<br />

Panel: Nicola Quaranta, Anna Rita<br />

Fetoni, Giuseppe Chiarella,<br />

Francesco Lazzerini<br />

Il tempo di permanenza del farmaco<br />

iniettato transtimpanicamente dipende<br />

da alcuni fattori strutturali dell’orecchio<br />

medio:<br />

- la posizione della tuba uditiva: affinché<br />

il farmaco non venga eliminato deglutendo,<br />

il paziente deve assumere posizioni<br />

precise per un tempo adeguato;<br />

- l’anatomia della mastoide: la sua maggiore<br />

o minore pneumatizzazione e lo<br />

stato della mucosa possono diminuire la<br />

disponibilità del farmaco a passare verso<br />

l’orecchio interno. Infatti, condizioni patologiche<br />

potrebbero determinare infiammazione<br />

e vasodilatazione che influenzano<br />

la quantità di farmaco assorbito;<br />

- la presenza di versamento potrebbe diminuire<br />

la disponibilità del farmaco;<br />

- l’iniziale metabolizzazione, poiché anche<br />

nell’orecchio medio potrebbe già iniziare<br />

una metabolizzazione del farmaco che è<br />

altamente interindividuale.<br />

La cinetica dell’orecchio interno è ancora<br />

più complessa, in quanto bisogna considerare<br />

alcune barriere naturali come<br />

l’epitelio della finestra rotonda e quello<br />

della finestra ovale che sono i siti principali<br />

di passaggio del farmaco. La presenza<br />

o meno di giunzioni strette, di membrane<br />

lipidiche e proteine di trasporto<br />

(canali ionici, canali dell’acqua, pompe<br />

e trasportatori) possono influenzarne il<br />

passaggio attivo.


I farmaci entrano in perilinfa indipendentemente,<br />

attraverso la membrana finestra<br />

rotonda sulla scala timpanica e dalla finestra<br />

ovale sulla scala vestibolare e sul vestibolo.<br />

La loro efficacia è condizionata<br />

da: gradienti di concentrazione, peso molecolare,<br />

cariche elettriche, spessore delle<br />

membrane e differenza di concentrazione<br />

del farmaco tra la base e l’apice della coclea.<br />

Il passaggio attraverso le membrane<br />

detto permeabilità passiva, dipende dalla<br />

liposolubilità e dalle proprietà polari della<br />

molecola utilizzata. Le molecole liposolubili<br />

piccole e non polari tendono a passare<br />

più facilmente rispetto a molecole idrofile<br />

più grandi e polari. Tra il corticosteroide e<br />

la gentamicina sembra che alcuni corticosteriodi<br />

entrino più facilmente rispetto ad<br />

altri, come il Desametasone e Metilprednisolone.<br />

La gentamicina invece, passa<br />

più difficilmente rispetto a tutti steroidi.<br />

Inoltre, sono preferiti i corticosteriodi per<br />

la loro azione immunosoppressiva e antinfiammatoria<br />

all’interno della coclea.<br />

I risultati clinici quindi sono condizionati<br />

dalla situazione anatomica e/o patologica<br />

dell’orecchio e attualmente in letteratura<br />

ci sono poche precisazioni su quale sia il<br />

farmaco migliore, poiché i dati sono<br />

estremamente eterogenei e i risultati<br />

sono condizionati anche dall’esposizione<br />

del farmaco che potrebbe essere limitata<br />

e di breve durata.<br />

Principalmente i trattamenti farmacologici<br />

transtimpanici vengono utilizzati nell’ipoacusia<br />

improvvisa. Essa ha un’incidenza<br />

di 5-27:100.000 e viene definita<br />

come una rapida (< 72h) riduzione della<br />

soglia uditiva neurosensoriale > 30dB su<br />

almeno tre frequenze consecutive. Dal<br />

32 al 65 % essa va incontro a risoluzione<br />

spontanea. Le metodiche di applicazione<br />

della terapia transtimpanica possono prevedere<br />

l’utilizzo di diversi tipi di molecole,<br />

diversi tempi di somministrazione (es.<br />

quotidiane; a giorni alterni); diverso numero<br />

di iniezioni e di cicli.<br />

Qual è il futuro della terapia intratimpanica<br />

e quali sono i target della terapia? Il problema<br />

è quello delle caratteristiche delle<br />

molecole, della possibilità di entrare dentro<br />

sistemi molto diversi tra loro, come la<br />

membrana intratimpanica o la membrana<br />

della finestra rotonda, proprio perché a<br />

volte la membrana della finestra rotonda<br />

appare poco accessibile e il farmaco rimane<br />

in sede per poco tempo, ed è per<br />

questo che la ricerca sperimentale sta<br />

provando ad utilizzare dei carriers che<br />

portano dentro il sistema della finestra<br />

rotonda i farmaci.<br />

Alcuni di questi carriers sono le nanoparticelle<br />

e gli idrogel. Le nanoparticelle utilizzate<br />

sono principalmente quelle ferromagnetiche<br />

con l’obiettivo di dirigerle


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con la risonanza magnetica e tecniche<br />

elettromagnetiche attraverso la coclea,<br />

dove ve ne sarà più bisogno. Il limite di<br />

queste nanoparticelle è quello della loro<br />

eliminazione in quanto il loro accumulo<br />

è ototossico. Gli idrogel sembrano invece<br />

da questo punto di vista più interessanti.<br />

Quello maggiormente sperimentato su<br />

cavie, è un idrogel in forma liquida, quindi<br />

più accessibile e che gelifica a 37 °C,<br />

consentendo di avere nell’orecchio interno<br />

una persistenza per un tempo maggiore.<br />

Dal punto di vista sperimentale in uno<br />

studio preclinico, è stato introdotto il Pioglitazone<br />

attraverso l’idrogel, riscontrando<br />

un discreto guadagno uditivo e agendo<br />

su dei meccanismi ossido-riduttivi. Tuttavia,<br />

quando in via sperimentale i risultati<br />

non sono eccellenti, probabilmente<br />

in studi clinici di fase III i risultati saranno<br />

ancora più scadenti ed è per questo<br />

che ancora molto si dovrà fare per trovare<br />

una molecola più adatta da utilizzare con<br />

questo tipo di carrier.<br />

Attualmente, sono in corso diversi studi<br />

sulla terapia genica e circa 25 molecole<br />

sono in fase di sperimentazione. Uno di<br />

questi studi genici in fase III è sull’Otoferlina,<br />

una proteina responsabile di una delle<br />

neuropatie uditive più comuni. Infine,<br />

l’ipotesi traslazionale futura è quella di utilizzare<br />

una BDNF ricombinata umana, conosciuta<br />

quale molecola neuroprotettiva<br />

per la quale esistono i recettori specifici<br />

nell’orecchio interno. È ancora in fase di<br />

sperimentazione, ma i risultati preliminari<br />

sembrano essere più significativi per quanto<br />

riguarda il recupero uditivo, rispetto alle<br />

altre molecole sinora utilizzate.<br />

3.4. CHIRURGIA DELLA STAFFA:<br />

TECNICHE A CONFRONTO<br />

Coordinatore: Arturo Mario Poletti<br />

Relatori: Giovanni Colombo, Daniele<br />

Bernardeschi, Daniele Marchioni,<br />

Matteo Di Bari<br />

Il 26 maggio si è svolto un interessante<br />

Simposio coordinato dal Dott. Poletti sulla<br />

chirurgia della staffa: “tecniche a confronto”.<br />

Per l’otorinolaringoiatra interessato<br />

all’otochirurgia, la chirurgia dell’otosclerosi<br />

rappresenta sicuramente un punto di<br />

arrivo professionale assai qualificato e<br />

particolarmente gratificante.<br />

È necessario non dimenticare che noi<br />

otorinolaringoiatri sottoponiamo all’intervento<br />

un paziente “sostanzialmente sano<br />

che lamenta solo un modesto deficit uditivo<br />

trasmissivo”: qualsiasi procedura<br />

eseguita sulla staffa presenta tuttavia caratteristiche<br />

di grande delicatezza e rischi<br />

potenziali mai trascurabili, in particolar<br />

modo in termini di ulteriore<br />

aggravamento neurosensoriale della fun-


zione uditiva. La maggior parte degli insuccessi<br />

sono spesso legati a difetti di<br />

tecnica (evidentemente non tutti eliminabili)<br />

ed è in quest’ottica che si è deciso<br />

di evidenziare, nel corso delle presentazioni,<br />

i risultati ottenuti nella stapedoplastica<br />

utilizzando laser di diverso tipo e attraverso<br />

l’introduzione dell’endoscopia.<br />

Il termine LASER e un acronimo per Light<br />

Amplification by Stimulated Emission of<br />

Radiation (amplificazione della luce mediante<br />

emissione stimolata di radiazioni).<br />

Esso permette di ottenere raggi di luce<br />

(fasci di fotoni) che, a differenza della<br />

luce ordinaria, ha 3 caratteristiche peculiari:<br />

e monocromatica, perché tutti i fotoni<br />

che la compongono hanno la stessa<br />

lunghezza d’onda; e coerente, perché le<br />

onde sono tutte in fase nello stesso istante;<br />

e collimata, perché tutti i fotoni<br />

hanno la stessa direzione. Per queste caratteristiche,<br />

un fascio di luce laser e in<br />

grado di concentrare nel punto di impatto<br />

una considerevole quantità di energia. Il<br />

laser ideale in otologia dovrebbe avere:<br />

- un buon assorbimento nel punto di impatto,<br />

con scarsa o nulla riflessione, dispersione<br />

e trasmissione dell’energia residuale,<br />

- un effetto termico con bassa dispersione<br />

di calore,<br />

- un effetto acustico basso o nullo<br />

- una buona maneggevolezza.<br />

Tutti questi aspetti si modificano in relazione<br />

alla lunghezza d’onda del laser ed<br />

ognuno dei laser attualmente in commercio<br />

presenta sia vantaggi che svantaggi<br />

in questi termini.<br />

Il Dott. Colombo, direttore della SC Otorinolaringoiatria<br />

dell’Ospedale Nuovo di Legnano,<br />

ha esposto la sua tecnica di stapedotomia<br />

mediante utilizzo di laser a diodi.<br />

Questo è un laser a infrarossi, a bassa lunghezza<br />

d’onda, condotto da fibra ottica<br />

per contatto, può essere usato sia ad onda<br />

continua che pulsato. Per le sue caratteristiche,<br />

il laser a diodi non viene assorbito<br />

dall’acqua e dunque dalla perilinfa, sebbene<br />

sia innegabile un riscaldamento<br />

della perilinfa attraverso la platina. Ne è<br />

consigliato l’uso previa “bruciatura”<br />

(burn-in) della punta della fibra, ha una<br />

buona capacità di taglio dell’osso e uno<br />

scarso assorbimento da parte dei tessuti<br />

molli, con conseguente ridotto shock acustico.<br />

La tecnica del Dott. Colombo prevede<br />

l’utilizzo del diodo in singoli spot di 60<br />

ms sia per la crurotomia posteriore sia per<br />

la platinotomia, da 40 W ciascuno, in<br />

modo da svolgere una chirurgia “one<br />

shot”. I risultati ottenuti sono molto<br />

buoni, con la chiusura dell’air-bone gap<br />

(ABG < 15 dB) in oltre l’80% dei pazienti.<br />

Un’altra tecnica di stapedotomia laser è<br />

stata invece proposta dal Dott. Bernardeschi,<br />

responsabile dell’otochirurgia pres-


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

so l’Hôpital Pitié-Salpêtrière di Parigi,<br />

mediante utilizzo di laser KTP (Potassio-<br />

Titanil-Fosfato). Questo è un laser nella<br />

luce del visibile, trasmesso sempre da<br />

fibre ottiche, che tende leggermente a<br />

scaldare le strutture circostanti e per<br />

questo motivo viene utilizzato a bassa intensità<br />

(singoli spot da 1.5 W). Il Dott.<br />

Bernardeschi ci ha ricordato come l’utilizzo<br />

del laser aiuti l’otochirurgo ad eseguire,<br />

in una “chirurgia del dettaglio”,<br />

gesti molto più delicati sulla platina e<br />

sulla sovrastruttura, permettendo a volte<br />

anche la vaporizzazione della crus anteriore<br />

grazie alla punta molto fine della<br />

fibra ottica. Ci è stato inoltre consigliato<br />

di eseguire un foro platinare dal diametro<br />

0.2 mm maggiore rispetto al diametro<br />

della protesi che si vuole utilizzare. Infine,<br />

è stato dimostrato come le protesi in<br />

titanio, ma soprattutto protesi dal diametro<br />

maggiore (ad es. 0.6 mm rispetto a<br />

0.4 mm), sembrino fornire risultati uditivi<br />

migliori, soprattutto sulle basse frequenze.<br />

L’ultima presentazione del Simposio è<br />

stata infine svolta dal Prof. Marchioni, direttore<br />

dell’Otorinolaringoiatria dell’Azienda<br />

Ospedaliero – Universitaria<br />

di Modena, riguardo all’utilizzo della tecnica<br />

endoscopica nella stapedotomia. La<br />

chirurgia endoscopica dell’orecchio (Endoscopic<br />

Ear Surgery E.E.S.) è una tecnica<br />

operatoria mininvasiva che, attraverso<br />

l’utilizzo di ottiche rigide a 0°, 30° e<br />

45°, ha come obiettivo un minore traumatismo<br />

dei tessuti della regione oto-mastoidea<br />

attraverso una maggiore selettività<br />

chirurgica alla zona interessata dalla<br />

patologia da trattare.<br />

Il Prof. Marchioni ha sottolineato come<br />

l’impiego di ottiche e strumenti angolati<br />

nella chirurgia della staffa consenta la visualizzazione<br />

e l’esplorazione di angoli<br />

nascosti del campo operatorio, ma soprattutto,<br />

la gestione di eventuali malformazioni<br />

stapediali (ad es. deiscenza del<br />

canale di Falloppio con prolasso del n.<br />

facciale a copertura parziale della platina,<br />

arteria stapediale di grosso calibro,<br />

anomalia delle crure). Al contrario, alcuni<br />

svantaggi dell’endoscopia sono l’esecuzione<br />

di tutta la proceduta “ad una mano”,<br />

una maggiore learning curve e infine un<br />

più complicato posizionamento della protesi,<br />

che richiede due diversi passaggi:<br />

prima si appoggia la protesi nel foro platinare<br />

con l’aspiratore, poi si procede all’inserimento<br />

manuale dell’anello sul<br />

braccio lungo dell’incudine.<br />

Importante sottolineare come l’85%<br />

delle stapedotomie riportate dai relatori,<br />

vengono regolarmente eseguite in anestesia<br />

generale e con una successiva notte di<br />

ricovero, a differenza di altre scuole dove


la procedura chirurgica viene eseguita interamente<br />

in anestesia locale. In conclusione,<br />

durante il Simposio è stato ricordato<br />

come i risultati uditivi ottenibili<br />

mediante l’utilizzo del laser o dell’endoscopia<br />

non siano certamente molto migliori<br />

rispetto alle tecniche tradizionali:<br />

tuttavia, queste nuove tecnologie permettono<br />

di ridurre drasticamente le complicanze<br />

intraoperatorie e dunque gli insuccessi<br />

chirurgici.<br />

3.5. IMPIANTI COCLEARI<br />

IN CASI COMPLESSI:<br />

MANAGEMENT RAGIONATO<br />

E TECNICHE A CONFRONTO<br />

Coordinatore: Daniele Marchioni<br />

Relatori: Marco Bonali, Davide Soloperto,<br />

Francesco Maccarrone<br />

Il Simposio è stato introdotto da una<br />

overview del Prof. Daniele Marchioni, riguardante<br />

la chirurgia degli impianti cocleari,<br />

ovvero la tecnica chirurgica in casi<br />

standard, i prerequisiti per affrontare<br />

questo tipo di chirurgia e la modifica dell’approccio<br />

in casi complessi, come le<br />

malformazioni dell’orecchio interno e<br />

l’ossificazione cocleare. Durante la presentazione,<br />

si è posto l’accento sull’importanza<br />

della radiologia, sottoforma di<br />

TC e RMN delle rocche petrose, per meglio<br />

comprendere come affrontare chirurgicamente<br />

i singoli casi, ma anche dell’importanza<br />

della conoscenza anatomica<br />

dell’area della finestra rotonda cocleare<br />

tramite l’approccio endoscopico. Infatti,<br />

l’accurata analisi delle strutture presenti<br />

nella regione della finestra rotonda consente<br />

di non commettere errori sia nella<br />

fase di preparazione della cocleostomia,<br />

sia nella fase di inserimento vero e proprio<br />

del multielettrodo in scala timpanica<br />

cocleare. A tal proposito, è stato presentato<br />

un elenco delle varianti anatomiche<br />

presenti in tale regione, quali la differente<br />

procidenza del tegmen della nicchia<br />

della finestra rotonda, la possibile pneumatizzazione<br />

del canalicolo subcocleare,<br />

le anomalie di percorso del nervo facciale,<br />

in relazione alle possibili difficoltà<br />

chirurgiche conseguenti ed al rischio di<br />

complicanze chirurgiche relative.<br />

I casi clinici presentati sono poi stati discussi<br />

dai relatori, analizzando la fase<br />

diagnostica, la fase di trattamento chirurgico<br />

e la gestione delle complicanze<br />

quali il Gusher o il management di strutture<br />

nobili quali il nervo facciale. I primi<br />

due casi consistevano in pazienti con<br />

otosclerosi più o meno avanzata, che interessava<br />

la prima parte del giro basale<br />

cocleare o il giro basale in toto. In entrambi<br />

i casi si è discussa la possibilità<br />

di effettuare un approccio endoscopico


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

assistito, consistente in una prima fase<br />

transcanalare con elevazione di lembo<br />

timpano-meatale e successiva fresatura<br />

del giro basale cocleare sotto magnificazione<br />

endoscopica per superare l’area di<br />

ossificazione e una seconda fase microscopica<br />

con mastoidectomia e timpanotomia<br />

posteriore per l’inserimento dell’elettrodo<br />

in scala timpanica. In<br />

alternativa, si è discussa la possibilità di<br />

effettuare, in particolare in caso di ossificazione<br />

avanzata, un petrosectomia<br />

subtotale con obliterazione della cavità e<br />

chiusura del condotto uditivo esterno a<br />

cul di sacco. Il terzo caso trattava di una<br />

revisione chirurgica dopo timpanoplastica<br />

per colesteatoma, con approccio di<br />

petrosectomia subtotale ed impianto cocleare.<br />

In tale situazione, si è posto l’accento<br />

sulle difficoltà tecniche nella chirurgia<br />

di revisione per colesteatoma<br />

associata ad impianto cocleare, della necessità<br />

di effettuare una petrosectomia<br />

subtotale completa con rimozione di<br />

tutta la cellularità mastoidea, compresa<br />

quella retro-facciale, per garantire quanto<br />

più possibile la radicalità di exeresi della<br />

patologia colesteatomatosa prima del posizionamento<br />

dell’impianto cocleare, ed<br />

infine della scelta del migliore multielettrodo<br />

da inserire in questi casi.<br />

Altro caso interessante riguardava una paziente<br />

con sindrome di Charge, che presentava<br />

un decorso anomalo del nervo<br />

facciale. Tale nervo, infatti, ricopriva completamente<br />

la regione della finestra rotonda,<br />

impedendo un normale accesso chirurgico<br />

tramite timpanotomia posteriore<br />

classica. In questo caso si è sottolineato<br />

come la scelta di una tecnica combinata<br />

endo-microscopica abbia consentito<br />

prima di eseguire una cocleostomia promontoriale<br />

transcanalare con approccio<br />

endoscopico, e poi di effettuare un approccio<br />

classico microscopico retroauricolare,<br />

con la variante dell’assenza di<br />

creazione di una timpanotomia posteriore,<br />

sostituita dall’inserimento dell’elettrodo<br />

in scala timpanica per via sovrameatale,<br />

ovvero attraverso l’antro timpanico.<br />

Negli ultimi due casi si è infine discusso<br />

sull’utilità dell’elettrococleografia nei casi<br />

di pazienti con risposte alterate ai test<br />

delle otoemissioni e dell’ABR, e con ipoplasia<br />

dei nervi acustici. Si è quindi aggiunta<br />

alle tecniche possibili di riabilitazione<br />

uditiva, l’alternativa dell’impianto<br />

al tronco, per pazienti che non abbiano<br />

presenza anatomica-radiologica dei nervi<br />

cocleari e abbiano risposte non soddisfacenti<br />

ai test elettrococleografici.<br />

In conclusione, i concetti espressi come<br />

fondamentali nella chirurgia degli impianti<br />

cocleari, cono stati: la conoscenza<br />

anatomica dell’osso temporale, l’impor-


tanza dell’endoscopia per la comprensione<br />

dell’anatomia dell’orecchio medio e<br />

per orientarsi in casi di dubbio anatomico<br />

in senso malformativo ed infine la possibilità<br />

di avvalersi della petrosectomia<br />

subtotale o di tecniche alternative microendoscopiche<br />

combinate nei casi più<br />

complessi.<br />

3.6. VPPB: VARIANTI CLINICHE,<br />

ATTUALITÀ E CONTROVERSIE<br />

Coordinatore: Giacinto Asprella-Libonati<br />

Panel: Augusto Pietro Casani, Salvatore<br />

Martellucci, Andrea Castellucci,<br />

Pasquale Malara<br />

Principalmente in questa tavola rotonda<br />

si è discusso della classificazione delle<br />

VPPB e della diagnosi differenziale tra<br />

vertigini periferiche e centrali, utilizzando<br />

un approccio diagnostico innovativo.<br />

Il primum movens per un buon esame<br />

otoneurologico e per lo studio del nistagmo<br />

è la conoscenza delle leggi di Ewald,<br />

che forniscono informazioni sui rapporti<br />

tra i canali semicircolari e i muscoli oculomotori<br />

estrinseci. Sappiamo infatti<br />

che, quando i detriti otoconiali si allontanano<br />

dall’ampolla al canale semicircolare<br />

posteriore, si avrà un nistagmo sul<br />

piano verticale (1 a legge di Ewald) e la<br />

componente torsionale (verso destra o sinistra)<br />

ci indicherà quale lato è affetto;<br />

allo stesso modo quando riscontriamo un<br />

nistagmo downbeat stiamo inibendo il<br />

canale semicircolare posteriore di un<br />

lato oppure eccitando quello anteriore<br />

dell’altro lato.<br />

Sapendo questo e considerando le forme<br />

più comuni di VPPB, si può immaginare<br />

una strategia diagnostica che possa andare<br />

oltre l’approccio tradizionale. Tradizionalmente<br />

infatti, andiamo a studiare le<br />

tre coppie di canali semicircolari attraverso<br />

le manovre diagnostiche rapide di posizionamento<br />

(manovra di Dix-Hallpike;<br />

manovra di Pagnini/Mc-Clure), ma accade<br />

che il paziente in queste posizioni può<br />

avere una sintomatologia neurovegetativa<br />

particolarmente intensa, oppure si spaventa,<br />

o ancora non si riesce a mobilizzarlo,<br />

inficiando così la diagnosi. Per questi<br />

motivi, è stata introdotta una strategia<br />

definita del “minimo stimolo”, che permette<br />

col minor numero di manovre possibili<br />

e col paziente mantenuto in posizione seduta,<br />

di individuare il lato e il tipo di vertigine,<br />

muovendo la testa in relazione<br />

all’asse gravitazionale e valutando la direzione<br />

e le componenti del nistagmo. Si<br />

sfruttano quindi i piani dello spazio e con<br />

un approccio nistagmo-guidato, si osserva<br />

il nistagmo in tre posizioni:<br />

- in posizione neutra;<br />

- protocollo up-right;<br />

- seated to supine test.


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

Per la descrizione dettagliata del protocollo<br />

si rimanda al seguende articolo:<br />

Asprella Libonati G, Martellucci S, Castellucci<br />

A, Malara P. Minimum Stimulus<br />

Strategy: A step-by-step diagnostic approach<br />

to BPPV. J Neurol Sci. 2022;<br />

434:120158.<br />

3.7. UPDATE NEL COLESTEATOMA<br />

RICORRENTE<br />

Coordinatore: Giampaolo Restivo<br />

Panel: Antonio Caruso, Nicola Quaranta,<br />

Tommaso Sorrentino, Giuseppe Panetti,<br />

Remo Palladino<br />

La tavola rotonda ha affrontato le insidie<br />

diagnostiche e i percorsi di follow up e<br />

trattamento del colesteatoma ricorrente.<br />

I relatori si sono confrontati sulle metodiche<br />

di imaging nella ricerca di recidiva<br />

di patologia colesteatomatosa, sulla terapia<br />

chirurgica, e sulla qualità della vita,<br />

tema da non sottovalutare in pazienti<br />

plurioperati.<br />

Come sottolineato dal dott. Giuseppe Panetti,<br />

analizzando tassi di recidivismo e<br />

fattori di rischio in letteratura, non sono<br />

in realtà emerse differenze biologiche significative<br />

tra colesteatomi pediatrici e<br />

dell’adulto. Inoltre, nonostante i numerosi<br />

tentativi, non si è ancora raggiunta<br />

la creazione di una classificazione univoca<br />

con fattori prognostici universali sul<br />

colesteatoma. Lo stesso Dott. Panetti ha<br />

successivamente sottolineato l’importanza<br />

di utilizzare l’endoscopia come approccio<br />

esclusivo o in combinazione alla tradizionale<br />

microscopia, per ottenere una<br />

maggiore radicalità nei casi di revisione<br />

di timpanoplastica.<br />

Altro elemento preso in considerazione è<br />

stato quello dell’utilizzo di strumenti chirurgici<br />

con funzione simultanea di dissettori<br />

e aspiratori durante gli approcci endoscopici,<br />

per facilitare le manovre<br />

chirurgiche e ottenere risultati più accurati<br />

e radicali. Inoltre, si è discusso non solo<br />

della rimozione della patologia colesteatomatosa<br />

in sé, ma anche della necessità di<br />

ripristinare le vie di ventilazione dell’orecchio<br />

medio (di cui l’istmo timpanico rappresenta<br />

la principale) e di creare vie di<br />

ventilazione accessorie (come, ad esempio,<br />

tramite l’apertura del tensor fold) per<br />

ridurre il tasso di retrazione della membrana<br />

timpanica e quindi anche la possibile<br />

comparsa di colesteatoma ricorrente.<br />

Per quanto riguarda il follow up di pazienti<br />

sottoposti a primo intervento di<br />

timpanoplastica per colesteatoma, il<br />

dott. Panetti ha specificato che generalmente<br />

effettua un secondo tempo chirurgico<br />

pianificato in caso di aree a rischio


di residuo colesteatomatoso (es. nelle<br />

zone poco accessibili della cassa timpanica)<br />

nella chirurgia primitiva, con la<br />

possibilità di associare durante il secondo<br />

tempo anche la ricostruzione della catena<br />

ossiculare.<br />

A proposito dell’imaging da effettuare nel<br />

follow up per la ricerca di ricorrenza di colesteatoma,<br />

si è sottolineata l’importanza<br />

della risonanza magnetica nucleare con sequenze<br />

in diffusione per distinguere la presenza<br />

di materiale epidermico rispetto a<br />

semplice flogosi in base alla restrizione alla<br />

diffusività dell’acqua dei diversi tessuti. Infine,<br />

la relazione del dott. Panetti si è conclusa<br />

con alcuni concetti di “powered surgery”<br />

durante la chirurgia di revisione,<br />

come la dissezione idroassistita, con l’utilizzo<br />

del lavaggio in cassa timpanica per visualizzare<br />

eventuali residui epidermici al<br />

termine della procedura, e la possibilità di<br />

usare strumenti a risonanza quantica molecolare<br />

per eseguire la dissezione di epidermide<br />

da strutture nobili come la catena<br />

ossiculare, senza rischiare di danneggiarle.<br />

La parola è poi passata al dott. Remo Palladino,<br />

che ha parlato di ricorrenza colesteatomatosa<br />

nelle timpanoplastiche, mettendo a<br />

confronto TPL chiuse (CWU), aperte (CWD)<br />

e aperte obliterate (CWD obliterate). Da<br />

un’analisi di casistica è emerso che il 26%<br />

delle revisioni sono state eseguite dopo TPL<br />

aperte obliterate. Nel 62% dei casi la ricorrenza<br />

era nel meso-ipotimpano e non in cavità<br />

di mastoide.<br />

Si è parlato poi della tecnica di obliterazione<br />

nelle timpanoplastiche aperte, ed è<br />

stata proposta l’obliterazione con lembo<br />

fibro-periosteo peduncolato superiormente.<br />

Il dott. Palladino ha evidenziato i vantaggi<br />

della tecnica obliterativa, ovvero la<br />

rimozione più sicura e radicale, garantita<br />

da una buona visione del campo chirurgico<br />

e la possibilità di ricostruzione della regione<br />

mastoidea, con un migliore impatto<br />

sulla qualità di vita dei pazienti.<br />

Infine, è stata presentata una revisione sistematica<br />

su 2379 pazienti e 12 articoli<br />

finali, riguardo la tecnica CWD obliterata<br />

a confronto con le altre tecniche di timpanoplastica<br />

nel trattamento del colesteatoma.<br />

Da tale articolo è emerso come la tecnica<br />

aperta obliterativa abbia tassi di<br />

recidiva inferiori alla tecnica chiusa, e paragonabili<br />

alla tecnica aperta classica, con<br />

il vantaggio di un migliore controllo a lungo<br />

termine dell’otorrea. Nonostante il più alto<br />

tasso di recidiva riportato per colesteatoma<br />

dopo tecnica obliterativa sia stato del 19<br />

%, e le complicanze più frequentemente<br />

riportate siano state le tasche di retrazione<br />

e l’otorrea transitoria, non è stato comunque<br />

possibile standardizzare una procedura<br />

ideale tra le tre prese in considerazione


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

a causa della frammentazione della letteratura<br />

su tale argomento.<br />

Il Prof. Nicola Quaranta ha quindi messo<br />

l’accento sulla qualità della vita nei pazienti<br />

sottoposti a chirurgia di revisione<br />

per colesteatoma ricorrente. Nella sua<br />

casistica di TPL CWD obliterate con<br />

pasta d’osso rivestita da muscolo, con<br />

protezione in particolare del labirinto posteriore,<br />

ha riportato come sia proprio<br />

l’obliterazione a garantire una riduzione<br />

dell’otorrea cronica e migliorare la qualità<br />

della vita dei pazienti. Ha inoltre specificato<br />

come non siano state rilevate<br />

nella sua casistica differenze dal punto<br />

di vista uditivo, tra CWD primitiva e CWD<br />

obliterata di revisione.<br />

In conclusione, nell’esperienza del Prof.<br />

Quaranta, la revisione di timpanoplastica<br />

nel caso di colesteatoma ricorrente, viene<br />

effettuata ogniqualvolta possibile tramite<br />

TPL CWD obliterata.<br />

Gli ultimi due relatori, il dott. Sorrentino<br />

e il dott. Caruso, hanno invece presentato<br />

casi clinici per esemplificare e chiarificare<br />

i concetti sopra esposti dagli altri<br />

panelists, ed in particolare l’importanza<br />

dell’imaging come follow up radiologico, in<br />

particolare nelle timpanoplastiche di revisione<br />

CWD obliterate. Si è posta l’attenzione<br />

su questa importante metodica diagnostica,<br />

con buone percentuali di<br />

sensibilità e specificità, chiarendo però<br />

l’importanza della collaborazione con un<br />

radiologo dedicato, e l’attenzione alla<br />

possibilità di falsi positivi e negativi della<br />

metodica, sempre quindi da correlare<br />

anche alla clinica del paziente.<br />

3.8. LA SFIDA TERAPEUTICA<br />

DEL PICCOLO NEURINOMA<br />

Coordinatore: Mario Sanna<br />

Panel: Antonio Mazzoni, Gianluca Piras,<br />

Elisabetta Zanoletti<br />

All’inizio del 20esimo Cushing e Dandy<br />

sono stati i pionieri della chirurgia del neurinoma<br />

dell’acustico. Il 40% delle persone<br />

moriva per questo intervento. La paralisi<br />

del facciale sembrava inevitabile. Quix propose<br />

la via translabirintica, che fu stroncata<br />

da Cushing e Dandy. House fu colui che rivoluzionò<br />

il trattamento del neurinoma<br />

dell’acustico. Nel 1962 reintrodusse la<br />

chirurgia translabirintica grazie al microscopio<br />

che venne portato negli stati uniti e<br />

introdusse la fresa.<br />

Nel 1964, venne pubblicato il primo libro<br />

descrivendo la via translabirintica. Nel<br />

1974 Mazzoni iniziò ad operare i neurinomi<br />

a Bergamo e l’anno dopo Sanna a Piacenza.<br />

Di conseguenza vennero nuove strategie:<br />

wait and scan, radioterapia e la<br />

chirurgia con vari tipi di approccio. Il trat-


tamento dipende da 3 fattori: età, funzione<br />

uditiva e decisione del paziente.<br />

Retrosigmoidea combinata con la retrolabirintica<br />

è la tecnica di scelta per il Gruppo<br />

Otologico. La fossa cranica media è stata<br />

abbandonata per la morbilità del facciale.<br />

La translabirintica ha grossi svantaggi in<br />

termini di gestione di spazio per accesso al<br />

neurinoma e la sua rimozione. Inoltre, la<br />

via translabirintica e il posizionamento di<br />

impianto cocleare dopo la stessa, per tumori<br />

molto selezionati di meno di 1 cm<br />

nell’APC, deve essere la terapia di scelta.<br />

Negli ultimi 30 anni l’atteggiamento è<br />

cambiato molto, soprattutto in termini<br />

diagnostici, ma anche in termini di gestione<br />

globale del paziente. Tanti neurinomi<br />

non crescono, quindi la tecnica di<br />

wait and scan è molto importante. La radioterapia<br />

e la chirurgia hanno prezzi da<br />

pagare. Per i neurinomi piccoli si usa la<br />

classificazione di Tokyo, quindi intrameatali<br />

o di 1 cm dentro l’APC. Per questi<br />

neurinomi ci sono varie scelte.<br />

Cosa va valutato? L’età del paziente, la<br />

motivazione e l’udito. Indicativamente a<br />

Piacenza nei pazienti


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

della HPS. L’impianto può essere indicato<br />

nel neurinoma vestibolare quando sia<br />

ha un PTA>30 db, SDS


che i tumori


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

Base Cranica dell’ospedale Papa Giovanni<br />

XXIII di Bergamo, riportando l’esperienza<br />

del proprio centro con le anastomosi<br />

ipoglosso-facciali (XII-VII crossover<br />

anastomosis). La procedura classica consiste<br />

nell’anastomosi diretta, termino-terminale,<br />

del moncone prossimale dell’ipoglosso<br />

con il tronco del facciale. La<br />

metodica, nonostante dia buoni risultati<br />

in una percentuale elevata di pazienti<br />

(grado 3 di House-Brackmann nel 60-<br />

70% dei casi), necessita di circa 6 mesi<br />

per ottenere un buon recupero e comporta<br />

purtroppo alcuni inconvenienti, fra i<br />

quali ricordiamo:<br />

- La paralisi di un’emilingua che, specie<br />

se associata al deficit di altri nervi cranici<br />

(IX, X), può comportare difficolta di fonazione,<br />

di masticazione e di deglutizione.<br />

- L’eccessiva re-innervazione del volto che<br />

si manifesta sotto forma di ipertono e<br />

spasmi facciali (20%), di sincinesie e di<br />

movimenti di massa (80%), causata dal<br />

numero ridondante di assoni provenienti<br />

dal nervo “donatore”.<br />

- Il sacrificio inutile di un altro nervo cranico<br />

nel caso di insuccesso della anastomosi<br />

(30% circa)<br />

Per ovviare a questi inconvenienti e necessario<br />

che il nervo ipoglosso non venga<br />

sezionato completamente, ma solo per<br />

una parte limitata della sua circonferenza<br />

(non più di un terzo).<br />

Successivamente sono state descritte dal<br />

Dott. Fernandez, responsabile dell’ambulatorio<br />

patologia nervo facciale e basicranio<br />

dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna,<br />

le tecniche chirurgiche che vengono proposte<br />

presso il loro centro, eccellenza in<br />

Italia sull’argomento. Secondo il Dott. Fernandez,<br />

sicuramente da considerare nei<br />

deficit inveterati o in associazione con<br />

altre tecniche è l’anastomosi facio-facciale<br />

(facial nerve cross-face anastomosis): essa<br />

consiste nell’anastomizzare, mediante<br />

l’interposizione di innesti (non più di 2, di<br />

solito con n. surale), alcune branche periferiche<br />

del nervo facciale del lato sano del<br />

volto con altre branche distali del nervo<br />

facciale del lato paralizzato. È considerata<br />

una procedura tecnicamente molto impegnativa<br />

e onerosa per i pazienti (lunga cicatrice<br />

verticale sulla gamba, incisioni cutanee<br />

su entrambi i lati del volto a livello<br />

naso-labiale o preauricolocervicale, tunnellizzazione<br />

degli innesti a livello del labbro<br />

superiore) e non va dimenticato il rischio<br />

potenziale di danneggiare il nervo<br />

controlaterale sano. Ciononostante, quando<br />

l’anastomosi facio-facciale ha successo,<br />

consente movimenti volontari simmetrici<br />

soprattutto a livello dell’area<br />

medio-facciale.<br />

Un’ulteriore tecnica chirurgica proposta è<br />

invece la rianimazione dinamica della paralisi<br />

facciale con lembi muscolari per ripri-


stinare la funzione motoria volontaria delle<br />

aree del volto affette da paralisi insorta da<br />

più di 18 mesi. Dopo tale tempistica, infatti,<br />

l’unita neuromuscolare viene colpita<br />

da neurofibrosi e miofibrosi, che impediscono<br />

il successo di una reinnervazione<br />

chirurgica. Tra i lembi peduncolati liberi<br />

trasposti per rianimare il terzo inferiore del<br />

volto è di sicuro rilievo l’utilizzo del muscolo<br />

massetere (a volte in sinergia con muscolo<br />

temporale), allestito sezionando le<br />

inserzioni inferiori dalla mandibola e sezionandolo<br />

in due capi che vengono suturati<br />

alla commisura orale. Questo tipo di<br />

rianimazione dinamica ha evidenziato risultati<br />

superiori alla rianimazione statica,<br />

già dopo soli 3 mesi di riabilitazione e logopedia<br />

per lo sviluppo di processi di apprendimento<br />

che consentano di controllare<br />

la mimica del volto muovendo volontariamente<br />

muscoli adibiti ad altre funzioni.<br />

Infine, la Dott.ssa Calò, ricercatrice presso<br />

l’Università Cattolica del Sacro Cuore di<br />

Roma, ha esposto i vantaggi nell’utilizzo<br />

della terapia medica attraverso chemodenervazione<br />

con tossina botulinica nel trattamento<br />

riabilitativo delle paralisi del nervo<br />

facciale. In particolare, il botulino dovrebbe<br />

essere preso in considerazione nelle<br />

ipercinesie controlaterali alla paralisi flaccida,<br />

negli spasmi e nella sindrome postparalitica,<br />

soprattutto in regione perioculare<br />

e intorno al cavo orale.<br />

4.2. TUMORI ESTREMAMENTE<br />

RARI DEL DISTRETTO<br />

CERVICOCEFALICO:<br />

GESTIONE MULTIDISCIPLINARE<br />

Coordinatore: Piero Nicolai<br />

Panel: Marco Ferrari, Angelo Paolo Dei<br />

Tos, Roberto Maroldi, Paolo Bossi<br />

Più o meno tutti i tumori del distretto<br />

testa e collo sono rari, a maggior ragione<br />

alcuni sono più rari degli altri. La multidisciplinarietà<br />

è essenziale non solo per i<br />

tumori, ma in generale per le malattie<br />

rare perché necessitano di un expertise<br />

estremamente specifica. Verranno riportati<br />

dai relatori 3 casi di tumori rari, a titolo<br />

di esempio di come potrebbero essere<br />

gestite queste patologie.<br />

Caso 1: uomo trentenne, fumatore, con<br />

massa in crescita del pavimento orale.<br />

Giunge all’osservazione avendo già eseguito<br />

RM che evidenzia una lesione del<br />

pavimento orale ed a livello profondo<br />

della lingua, nel referto si propone come<br />

diagnosi un teratoma. Il Prof. Maroldi<br />

suggerisce che il teratoma è un’opzione,<br />

vista l’età del paziente, i segnali variabili<br />

nelle varie sequenze e la posizione della<br />

massa. Forse, la valutazione con sequenze<br />

in diffusione avrebbe aiutato ulteriormente<br />

nella diagnosi differenziale e sarebbe<br />

stato necessario evidenziare il


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coinvolgimento di almeno un linfonodo,<br />

che sposta la diagnosi verso una neoplasia<br />

maligna. Come si può confermare<br />

l’ipotesi radiologica? Almeno una corebiopsy<br />

sarebbe stata utile in fasi anche<br />

più precoci, sia sulla massa che sul linfonodo.<br />

La gestione ha portato al sospetto<br />

di tumore maligno, è stata eseguita<br />

PET-RM, che ha rivelato 3 linfonodi captanti<br />

e un nodulo di 8 mm nel polmone<br />

destro. Per la valutazione del polmone la<br />

letteratura ci dice che la PET-TC è più<br />

sensibile, anche se con la PET-RM era<br />

già evidente la lesione. La biopsia eseguita<br />

ha rivelato successivamente la presenza<br />

di un adenocarcinoma di tipo intestinale.<br />

Si è quindi eseguito l’intervento<br />

chirurgico e la TC torace durante il ricovero<br />

per lo stesso intervento.<br />

L’intervento eseguito è stato una glossectomia<br />

atipica parziale con ricostruzione<br />

con lembo ALT. La scelta chirurgica è stata<br />

influenzata dalla giovane età del paziente,<br />

per garantire un esito funzionale migliore<br />

rispetto alla seconda opzione, ovvero alla<br />

glossectomia totale. La causa patogenetica<br />

di questa massa neoplastica potrebbe essere<br />

una ghiandola salivare minore che degenera<br />

oppure un tessuto ectopico intestinale,<br />

questo è importante per prevedere la<br />

risposta alla terapia, specie quella medica.<br />

La TC polmonare segnalava 3 noduli bilateralmente.<br />

L’uso della NGS potrebbe essere<br />

utile, perché in base al profilo si potrebbe<br />

pensare ad una terapia sistemica<br />

con chemioterapia, e solo in una seconda<br />

istanza eventualmente la radioterapia<br />

avrebbe avuto un ruolo di aumento delle<br />

probabilità di controllo locale. La scelta<br />

come protocollo di chemioterapia nel caso<br />

specifico è stata una combinazione di cisplatino<br />

e 5-fluorouracile. Dopo 2 mesi,<br />

viene eseguita TC che non segnala recidive<br />

e l’esito post-chirurgico è buono. In un<br />

caso del genere, dopo 5 cicli di chemioterapia<br />

si può pensare alla radioterapia sulle<br />

lesioni che non rispondevano, forse sarebbe<br />

stato indicato un prolungamento con 5-<br />

FU orale per alcuni cicli. La terapia è stata<br />

sospesa per tossicità, e quindi a qualche<br />

mese di distanza si è evidenziata una progressione<br />

di malattia a livello linfonodale,<br />

polmonare e mediastinico. L’analisi molecolare<br />

NGS non consente una terapia biologica<br />

specifica e quindi si continua con<br />

chemioterapia con carboplatino e paclitaxel<br />

per 6 cicli. La malattia è scarsamente<br />

controllata con metastasi polmonari e cerebrali.<br />

Una riflessione oncologia rispetto<br />

al caso è che forse anche farmaci anti-<br />

EGFR potrebbero aver un senso in questo<br />

tipo di patologia neoplastica. La scelta chirurgica<br />

sembra stata adeguata anche se la<br />

progressione di malattia è stata evidente.<br />

Come conclusioni finali si può dire che il<br />

pattern dello sviluppo della malattia non


sembra propendere per una ghiandola<br />

ectopica; quindi forse l’ipotesi di tessuto<br />

intestinale ectopico potrebbe essere la<br />

più plausibile. La letteratura segnala 8<br />

casi di questo tipo già descritti, con un<br />

trattamento eterogeneo e con una prognosi<br />

non gravissima, ma si segnala una<br />

neoplasia aggressiva.<br />

Caso 2: paziente donna, sessantenne,<br />

con storia psichiatrica, fumatrice. Da<br />

circa 3 mesi ha una lesione indolente al<br />

baselingua con sanguinamento sporadico,<br />

senza perdita di peso o disfagia. La<br />

biopsia della regione depone per un carcinoma<br />

scarsamente differenziato a cellule<br />

di Merkel, con crescita sottomucosa<br />

non tipica dei carcinomi squamosi. La<br />

PET-RM rivela linfoadenopatie a destra,<br />

sospette per localizzazioni linfonodali.<br />

Per una lesione del genere si programma<br />

una chirurgia con ampio margine da effettuarsi<br />

per via transorale, eventualmente<br />

anche con chirurgia robotica. L’asportazione<br />

deve essere ampia, senza<br />

necessità di particolari ricostruzioni. Va<br />

fatto uno svuotamento selettivo dei livelli<br />

linfonodali II, III, IV e V, ci si può domandare<br />

se trattare il collo controlaterale,<br />

anche se questa lesione è molto lateralizzata.<br />

Nel caso specifico si esegue una<br />

chirurgia transorale senza ricostruzione.<br />

L’ematoma post-chirurgico viene gestito<br />

con revisione chirurgica. Nel frattempo,<br />

si conferma la diagnosi istologica di carcinoma<br />

scarsamente differenziato a cellule<br />

di Merkel con displasia severa e moderata<br />

al margine di resezione, che è<br />

stato esteso. Non erano presenti metastasi<br />

linfonodali. Si decide di fare radioterapia<br />

adiuvante, perché, pur trattandosi<br />

di un tumore piccolo, l’istotipo è ritenuto<br />

molto aggressivo in altre sedi. Dopo 8 sedute<br />

la paziente si ritira dal trattamento<br />

radioterapico. Ritorna dopo 4 mesi presentando<br />

linfoadenopatie controlaterali.<br />

Forse l’immunoterapia in un caso del genere<br />

sarebbe stata utile perché nei Merkel<br />

sembra dia buone risposte, specie<br />

dopo la chirurgia, da eseguire il più rapidamente<br />

possibile. Dopo 3 cicli di chemioterapia<br />

neoadiuvante la situazione è<br />

stabile. Si esegue chirurgia con riscontro<br />

di altri 2 linfonodi positivi dall’altro lato,<br />

con estensione extranodale. Viene quindi<br />

prescritta una radioterapia adiuvante, cui<br />

la paziente si sottopone. In letteratura<br />

vengono riportati 26 casi, con prognosi<br />

pessima: il 55% dei pazienti recidiva, soprattutto<br />

a distanza. La sopravvivenza<br />

globale a 2 anni è del 60%.<br />

Caso 3: maschio cinquantenne, diabetico,<br />

presso un’altra sede ha eseguito la resezione<br />

di un carcinoma squamocellulare<br />

della parotide, eseguendo poi radioterapia<br />

adiuvante. Arriva all’osservazione con dolore<br />

parotideo, trisma e deficit del facciale di


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grado II. Fa RM in cui si vede una massa<br />

con confini mal definibili, con rapporto di<br />

adiacenza con la base cranica ed encasement<br />

dell’asse carotideo. Diagnosi dubbia,<br />

quindi, lascia delle perplessità: queste<br />

masse è più facile siano metastasi di tumori<br />

cutanei. Eseguita FNAC e poi PET-TC che<br />

non evidenza localizzazioni regionali o a distanza.<br />

Si esegue trucut ecoguidato e si osserva<br />

che la massa è un carcinoma scarsamente<br />

differenziato, NUT positivo; quindi,<br />

potrebbe essere un carcinoma NUT a sede<br />

parotidea, l’analisi NGS conferma l’ipotesi<br />

tramite rilievo di fusione genica. La sede è<br />

rarissima. Le analoghe lesioni a localizzazione<br />

nasosinusale e mediastinica hanno<br />

un andamento altamente aggressivo. Per<br />

l’estensione locale elevata e la prognosi, si<br />

decide di non fare un trattamento locale,<br />

ma si fa una chemioterapia sistemica con<br />

platino, ifosfamide e tassano. Dopo 2 mesi,<br />

la malattia è stabile. Il trattamento con particelle<br />

è controindicato per rischio di tossicità<br />

severa. Il paziente torna dopo qualche<br />

mese, con PET-TC, con malattia inaspettatamente<br />

invariata, come dimostrato anche<br />

da RM. È un anno che la malattia è stabile.<br />

Viene fatta resezione con margini negativi<br />

e ricostruzione complessa, seguita da re-irradiazione<br />

adiuvante con protoni. Per il rischio<br />

di disfagia viene eseguita una gastrostomia.<br />

Per ora sta bene e si alimenta senza<br />

calo poderale o inalazione. Si conserva il G-<br />

tube per sicurezza. In letteratura vengono<br />

riportati 10 casi, con andamento più o<br />

meno simile al caso presentato. La sopravvivenza<br />

globale è molto bassa.<br />

4.3. IL TRATTAMENTO DELLA<br />

DISFONIA SPASMODICA:<br />

TECNICA OPEN VS<br />

FIBROLARINGOSCOPICA<br />

Coordinatore: Rosario Marchese Ragona<br />

Relatori: Francesco Mattioli e Marco<br />

Stacchini<br />

La disfonia spasmodica è una patologia con<br />

distonia focale, attività-specifica, con interruzioni<br />

vocali incontrollate e spasmi involontari.<br />

La prevalenza è 3.5/1000, maggiore<br />

nel sesso femminile, con tipologia abduttora,<br />

adduttoria e mista. Quello che accade è<br />

che si ha contrazione del muscolo vocale o<br />

del cricoaritenoideo laterale con chiusura<br />

completa dello spazio glottico e cessazione<br />

del flusso aereo.<br />

Il paziente può anche avere voce strozzata<br />

o affaticata, specie durante lo stress e al telefono<br />

maggiormente. La tossina botulinica<br />

può essere usata perchè fa un blocco specifico<br />

e ripetibile della giunzione neuromuscolare.<br />

Le controindicazioni sono la ipersensibilità<br />

alla tossina, la gravidanza,<br />

l’allattamento, il trattamento con aminoglicosidici<br />

e la disfagia pregressa. Si può fare


la somministrazione per via percutanea, si<br />

usa l’ago che va localizzato in sede transtiroidea<br />

laterale, o attraverso la membrana<br />

cricotiroidea. L’elettromiografo (EMG) è importante<br />

per gestire la procedura. La prassi<br />

in USA è di eseguire la procedura in ambulatorio,<br />

la via è attraverso la membrana cricotiroidea<br />

sotto guida EMG, in posizione seduta.<br />

La posizione supina favorisce la<br />

marcatura della cartilagine cricotiroidea. La<br />

posizione seduta è più naturale e diretta.<br />

Si fa un’anestesia locale, la dose ideale di<br />

solito è 2.5 UI totali, quindi 1.25 per corda<br />

vocale. Alcuni la aumentano, altri la riducono<br />

nel tempo. Non c’è resistenza del<br />

corpo tuttavia a questo trattamento. L’EMG<br />

è utile per fare la verifica, sia visiva che acustica<br />

della somministrazione. Il paziente<br />

non percepisce la somministrazione di tossina<br />

botulinica. Nella prima fase si ha marcata<br />

debolezza muscolare, poi plateau, poi<br />

ripresa muscolare. Quindi come complicanza<br />

si può avere voce soffiata, disfagia, tosse,<br />

e mancato miglioramento della sintomatologia<br />

(anche con EMG).<br />

Alcuni suggeriscono una somministrazione<br />

monolaterale della tossina per ridurre gli effetti<br />

collaterali, anche se l’iniezione bilaterale<br />

è migliore.<br />

La somministrazione per via endoscopica<br />

invece prevede l’uso dell’endoscopio per<br />

la somministrazione. FEPS (fibernedoscopic-phnosurgery)<br />

si può fare in ambulatorio,<br />

con paziente seduto. Si possono usare<br />

corticosteroidi e botox. Va tenuto un rapporto<br />

botox/dysport 1:3, mentre botox/xeomin<br />

1:1. Non si usa EMG. Si usa l’ago più<br />

piccolo per le fibre endoscopiche sia per<br />

anestesia locale che per la somministrazione<br />

del farmaco. Si fa anestesia sia nelle<br />

fosse nasali che della laringe e nella regione<br />

del nervo laringeo superiore. Generalmente<br />

si fa iniezione monolaterale. In<br />

una prima fase si può avere una voce soffiata,<br />

con una corda ipomobile. Dopo<br />

qualche settimana la qualità della voce<br />

migliora molto. Ogni tecnica determina recidive,<br />

quindi va ripetuto il trattamento,<br />

di solito si fa nella corda controlaterale<br />

una seconda procedura. Le alternative<br />

sono chirurgiche e piuttosto invasive, la<br />

mioneuroectomia del muscolo tiroaritenoideo<br />

e la tiroplastica di tipo 2 con bridge<br />

di titanio. Entrambe le tecniche non sono<br />

completamente risolutive, perchè nel 40-<br />

50% dei casi hanno recidive.<br />

Nei cantanti di solito conviene usare una<br />

dose ridotta della metà, iniziando da una<br />

corda e poi dall’altra, dalla terza iniezione<br />

può essere bilaterale e a dose piena.<br />

Il dosaggio di solito è per una diluizione<br />

di 1 unità per 2 cc. L’uso nella falsa<br />

corda sembra una nuova frontiera non<br />

ancora però utilizzata nelle esperienze riportate.


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5 ORL Pediatrica<br />

5.1. SINGLE SIDE DEAFNESS<br />

(SSD) IN ETÀ PEDIATRICA:<br />

DIAGNOSI E STRATEGIE<br />

RIABILITATIVE A CONFRONTO<br />

Coordinatore: Mariapaola Guidi<br />

Relatori: Alessandra Murri,<br />

Alfonso Maria Varricchio, Eva Orzan,<br />

Claudia Cassandro<br />

Il Simposio coordinato nella giornata di<br />

giovedì 25 Maggio dalla Dott.ssa Guidi,<br />

ha confermato la sempre crescente attenzione<br />

all’ipoacusia monolaterale in età<br />

pediatrica, per le implicazioni evolutive<br />

ad essa associate.<br />

La Dott.ssa Orzan ha messo in evidenza<br />

come lo screening neonatale universale<br />

abbia consentito una precocità diagnostica<br />

di disturbi uditivi monolaterali, che<br />

nelle scorse decadi potevano rimanere<br />

misconosciuti fino all’età scolare. Tuttavia,<br />

persiste una quota sostanziale di<br />

missing diagnostici relativi alle ipoacusie<br />

monolaterali (UHL) e alle Single-Sided-<br />

Deafness (SSD), a causa della possibilità<br />

di falsi negativi allo screening neonatale,<br />

dell’alto tasso di drop-out dopo il risultato<br />

REFER monolaterale o alla vasta<br />

gamma di ipoacusie progressive o ad<br />

esordio tardivo, sia congenite che acquisite,<br />

la cui prevalenza aumenta con l’età<br />

(anche 100 volte maggiore in età scolare)<br />

e la cui tendenza a divenire bilaterali è<br />

stimata all’11.9% .Le conseguenze di un<br />

non ottimale udito “funzionale” nelle<br />

ipoacusie monolaterali rendono l’impegno<br />

e il costo sanitario, educativo e<br />

psico-sociale equivalente a quello richiesto<br />

per le ipoacusie bilaterali. L’indicazione<br />

condivisa per poter intercettare, valutare<br />

e dunque poter riabilitare le<br />

UHL/SSD precocemente è quella di affiancare<br />

ai programmi di screening audiologico<br />

neonatale un efficace programma<br />

di sorveglianza audiologica, che<br />

preveda un attento counseling con i genitori<br />

del piccolo paziente per educarli<br />

all’osservazione delle tappe di sviluppo<br />

uditivo-comunicativo, l’analisi dei possibili<br />

fattori di rischio e l’esecuzione approfondita<br />

di una batteria completa di test<br />

diagnostici (TEOAEs, DPOAEs, timpanogramma,<br />

riflessi cocleo-stapediali, potenziali<br />

evocati uditivi tronco-encefalici per<br />

soglia, audiometria comportamentale)<br />

correttamente eseguiti (utilizzo di ma-


scheramento e rispetto delle normative),<br />

accanto all’osservazione clinica del piccolo<br />

paziente.<br />

La dott.ssa Cassandro ha successivamente<br />

trattato l’eziologia delle SSD, per<br />

quanto in letteratura sia difficile trovare<br />

dati univoci al riguardo, a causa dell’overlapping<br />

con casistiche di ipoacusia<br />

monolaterale. Nella quasi totalità dei casi<br />

la diagnosi si ottiene mediante una valutazione<br />

radiologica (RMN encefalo+ CUI<br />

per lo studio della sostanza bianca, delle<br />

displasie corticali e del nervo cocleare e<br />

High Resolution TC per l’anatomia cocleo-vestibolare,<br />

le dimensioni del CUI e<br />

le calcificazioni cerebrali), uno studio<br />

multidisciplinare infettivologico dell’infezione<br />

congenita da CMV ed una visita genetica.<br />

Nella SSD pediatrica e stato riportato<br />

da più autori un alto tasso<br />

(variabile tra il 25 e il 40%) di deficit del<br />

nervo cocleare (CND), definito come displasia<br />

o ipoplasia/aplasia, diagnosticato<br />

alla risonanza magnetica e/o HRTC. Tra<br />

le cause più comuni sono inoltre da annoverare<br />

alterazioni della sostanza bianca<br />

CMV-correlate (circa 20% dei casi) e<br />

anomalie cocleo-vestibolari (circa 15%<br />

dei casi) come la presenza di acquedotto<br />

vestibolare largo (EVA), partizione incompleta<br />

di tipo 1 o 2, common cavity. È ben<br />

noto che dal 2019 esista il riconoscimento<br />

dell’FDA per l’utilizzo dell’impianto<br />

cocleare nei bambini con SSD di età<br />

superiore a 5 anni, dopo accurata diagnosi,<br />

che ne stabilisca l’efficienza della<br />

strategia riabilitativa. A tal proposito, la<br />

diagnosi di CND e fondamentale in quanto<br />

i pazienti con questa condizione hanno<br />

risultati relativamente scarsi dell’impianto<br />

cocleare. Dalla revisione della letteratura<br />

emerge che il 66% dei pazienti con<br />

SSD che abbiano ricevuto una corretta<br />

diagnosi siano invece eligibili ad intervento<br />

chirurgico di impianto cocleare.<br />

La dott.ssa Murri ha poi analizzato gli<br />

aspetti percettivi, cognitivi e qualitativi<br />

sui quali la perdita uditiva monolaterale<br />

può avere importante impatto. È ormai risaputo<br />

che i bambini con UHL non solo<br />

necessitano di un Signal/Noise Ratio significativamente<br />

più elevato per ottenere<br />

la stessa qualità di comprensione di un<br />

normoudente, ma possono maturare delle<br />

problematiche anche da un punto di vista<br />

evolutivo/educativo, a causa dello sforzo<br />

mentale e dell’affaticamento nell’attenzione<br />

verso un argomento interessante<br />

oltre alla perdita dell’opportunità di un<br />

ascolto incidentale altrettanto formativo.<br />

La riabilitazione acustica presenta pertanto<br />

innumerevoli vantaggi: migliore comprensione<br />

del messaggio verbale sia in<br />

ambienti rumorosi che silenziosi, capacità<br />

di localizzazione del suono, aumento<br />

del volume percepito (somma binaurale),


<strong>SIO</strong> <strong>2023</strong>: UNIRE LE GENERAZIONI, CONDIVIDERE LE CONOSCENZE<br />

incremento nella facilità di ascolto. È<br />

inoltre ben noto dalla letteratura che la<br />

monolateralità dell’input uditivo può influenzare<br />

globalmente lo sviluppo delle<br />

reti neurali deputate alle funzioni cognitive<br />

di ordine superiore (memoria, apprendimento,<br />

attenzione), instaurando<br />

meccanismi di preferenza aurale e bloccando<br />

le interconnessioni tra aree associative,<br />

con effetti certamente negativi<br />

sull’elaborazione del linguaggio. Tramite<br />

tecniche di imaging cerebrale come la risonanza<br />

magnetica a tensore di diffusione<br />

(DTI), che e studiano l’integrità della<br />

sostanza bianca, le funzioni cognitive dei<br />

bambini con UHL sono risultate significativamente<br />

peggiori rispetto ai normoudenti.<br />

La dott.ssa Murri ha inoltre spiegato<br />

che esiste una differenza legata al<br />

lato ipoacusico: sapendo che l’emisfero<br />

destro (orecchio sinistro) è maggiormente<br />

specializzato nel processing delle componenti<br />

spettrali e del messaggio musicale<br />

e quello sinistro (orecchio destro)<br />

nel processing delle componenti temporali<br />

e del messaggio verbale, è possibile<br />

che i pazienti con ipoacusia monolaterale<br />

destra possano essere svantaggiati nella<br />

comprensione soprattutto nel rumore,<br />

con una maggiore probabilità di andare<br />

incontro a problemi di apprendimento e<br />

fallimento nell’attività scolare. Al contrario,<br />

i pazienti con ipoacusia monolaterale<br />

sinistra sviluppano minori competenze in<br />

ambito non verbale, in particolare nella<br />

memoria visiva, nell’immaginazione spaziale<br />

e nella coordinazione visuo-motoria.<br />

Infine, il Dott. Varricchio ha trattato le indicazioni<br />

alla chirurgia nella SSD, in particolar<br />

modo la differenza tra impianto cocleare<br />

e protesi impiantabili. In entrambi<br />

i casi la riabilitazione assicura alcuni outcome,<br />

come il ripristino delle binaural<br />

cues, l’acquisizione di un udito spaziale<br />

e la possibilità di localizzazione del<br />

suono. Quanto alle funzioni cognitive superiori,<br />

è stato dimostrato che nei pazienti<br />

con SSD non trattati si riscontrano span<br />

di memoria a breve termine più bassi di<br />

quelli riscontrati nei pazienti trattati, carenti<br />

prestazioni nei compiti che coinvolgono<br />

la working memory e peggioramento<br />

delle prestazioni in ambiente rumoroso.<br />

Riguardo al timing del trattamento in relazione<br />

alla diagnosi, il dott. Varricchio ha<br />

ribadito che la riabilitazione acustica con<br />

impianto cocleare nelle SSD porta a performance<br />

audiologiche migliori in maniera<br />

direttamente proporzionale alla precocità<br />

di intervento chirurgico con una più<br />

rapida accettazione del device. Quale che<br />

sia la strategia riabilitativa utilizzata, da<br />

adattare e personalizzare sulla base del<br />

singolo paziente, rimane imprescindibile<br />

l’approccio multidisciplinare e la collaborazione<br />

con il logopedista ed in neuropsichiatra<br />

infantile.


6 ORL Pediatrica<br />

6.1. NUOVE ACQUISIZIONI CON<br />

NARROW BAND IMAGING IN ORL<br />

Coordinatore: Michele Barbara<br />

Panel: Francesco Cariti, Salvatore Dadduzio,<br />

Alessandro Monda<br />

A concludere la mattinata del 25 maggio<br />

l’interessante Tavola Rotonda tenuta dall’equipe<br />

dell’Ospedale Mons.Dimiccoli di<br />

Barletta coordinata dal Direttore della UOC<br />

di Otorinolaringoiatria Dott. Barbara, incentrata<br />

sulle potenzialità diagnostiche dell’endoscopia<br />

con tecnologia N.B.I. (Narrow<br />

Band Imaging), una metodica di illuminazione<br />

endoscopica che permette di evidenziare<br />

i patterns capillari e le reti vascolari<br />

nella sottomucosa, tramite filtri di isolamento<br />

di determinate lunghezze d’onda<br />

dello spettro visivo (luce verde e luce blu<br />

assorbite dalle diverse concentrazioni di<br />

emoglobina nelle diverse aree di tessuto),<br />

con conseguente migliore visualizzazione<br />

delle lesioni e delle neoreti vascolari conseguenti<br />

a flogosi o neoangiogenesi.<br />

Il Dott. Cariti, supportato da una ricca iconografia,<br />

ha messo in evidenza i campi di<br />

utilità della metodica NBI nella patologia<br />

oncologica ORL, in particolare nella ricerca<br />

delle recidive di neoplasia (in diagnosi differenziale<br />

con il granuloma laringeo postoperatorio),<br />

nello studio di patologie ricorrenti<br />

(es.papillomatosi), nella diagnosi di T<br />

occulti con adenopatie latero-cervicali o<br />

nella determinazione intraoperatoria dei<br />

margini di resezione. La metodica presenta<br />

una sensibilità dell’88,5% e una specificità<br />

del 95,6% in ambito oncologico e permette<br />

di riconoscere lesioni displastiche in fase<br />

iniziale, non visibili alla luce bianca, grazie<br />

a un forte enhancement delle strutture vascolari<br />

rispetto al contorno, tanto che nel<br />

2011 il gruppo di Ni e nel 2016 la European<br />

Laryngeal Society (ELS) hanno introdotto<br />

classificazioni NBI per le lesioni della<br />

laringe, costituite da tipi diversi di pattern<br />

vascolari caratteristici per lesioni benigne<br />

o precancerose e maligne. Il dott. Cariti ha<br />

infine presentato l’utilizzo della NBI nello<br />

screening del tumore del rinofaringe, ulteriore<br />

distretto in cui questa tecnologia ha<br />

dimostrato ampio potere diagnostico (finanche<br />

superiore rispetto agli studi radiologici<br />

di imaging) e ha concluso incitando ad un<br />

approccio endoscopico alla patologia oncologica<br />

ORL definito “multistep endoscopy”<br />

che permette la stadiazione clinico-endo-


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scopica dell’85% delle neoplasie mediante<br />

laringoscopia diretta, endoscopia, stroboscopia<br />

e videoendoscopia NBI.<br />

Il Dott. Monda ha presentato le potenzialità<br />

della tecnologia NBI nell’ambito del reflusso<br />

laringo-faringeo (RFL), patologia con una<br />

prevalenza stimata del 10% nei pazienti afferenti<br />

alla valutazione specialistica ORL.<br />

Tale metodica si affianca al Reflux Symptom<br />

Index (RSI), questionario autosomministrabile<br />

sui sintomi da RFL, e al Reflux Finding<br />

Score (RFS) basato su reperti endoscopici<br />

tipici (ipertrofia della commissura posteriore,<br />

ispessimento del muco endolaringeo, flogosi<br />

interaritenoidea) e ne supera i limiti,<br />

analizzando anche aspetti extralaringei della<br />

patologia da reflusso laringo-faringeo (aspetto<br />

ad “acciottolato romano” della mucosa<br />

della parete del faringe, edema post-cricoideo,<br />

ipertrofia della tonsilla linguale con infiammazione<br />

delle cripte e iperemia dei pilastri<br />

palatini) ed evidenziando una tipica<br />

iperplasia vascolare con spot vascolari verdi,<br />

come già descritto in letteratura da due<br />

studi di un gruppo di ricerca italiano (2020)<br />

su popolazione pediatrica e non e da un lavoro<br />

di un gruppo di ricerca cinese (2019).<br />

Infine, il Dott. Dadduzio ha esaminato le<br />

nuove acquisizioni NBI nella valutazione delle<br />

disfagie, che possono essere associate a<br />

complicanze polmonari con prolungamento<br />

dell’ospedalizzazione e la cui diagnostica in<br />

ambito ORL si affida all’ Imprescindibile<br />

ruolo della valutazione endoscopica con<br />

FEES. Dall’analisi della letteratura scientifica<br />

emerge che, per quanto l’utilizzo di NBI<br />

rimanga controverso nella pratica clinica per<br />

la valutazione delle disfagie, questa tecnologia<br />

potrebbe migliorare il riconoscimento di<br />

penetrazione e aspirazione del bolo rispettivamente<br />

dal 40% al 73% e dal 13% al<br />

24%, migliorare l’affidabilità del risultato<br />

della FEES ed essere utile in alcuni e particolari<br />

casi selezionati. Per l’esecuzione dell’esame<br />

vengono utilizzati coloranti alimentari<br />

che creano un elevato contrasto con la<br />

luce NBI, come il Verde Menta, la cui componente<br />

gialla ha uno spettro di assorbimento<br />

a 289 e 412 nm (ed NBI a 415 nm), che<br />

rende il bolo colorato di un rosso brillante.<br />

Questo permette di semplificare la valutazione<br />

di una disfagia, riducendo i tempi di esecuzione<br />

della FEES e quindi migliorando il<br />

comfort del paziente durante l’esame.<br />

CONCLU<strong>SIO</strong>NE<br />

Arrivati alla conclusione di questo report,<br />

ricco di novità e buoni propositi per il futuro,<br />

abbiamo voluto porre l’accento su quello<br />

che sinora si è fatto e su quello che in potenza<br />

si vuol fare e si farà, capendo pienamente<br />

la volontà di tutta la comunità scientifica<br />

di portare sempre più in alto i risultati<br />

ottenuti in campo scientifico, traslazionale<br />

e chirurgico al fine di «unire le generazioni<br />

e condividere le conoscenze».


Con il supporto incondizionato del

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