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Numero Uno - Web Italia Onlus

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EDITORIALE<br />

Detto tra noi.<br />

UNA VOLTA CERA L’FBI.<br />

OGGI BASTA FB.<br />

Innanzi tutto un doveroso ringraziamento a tutti i soci:<br />

siamo felici di come avete accolto il numero zero di<br />

<strong>Web</strong><strong>Italia</strong> e di tutte le proposte di collaborazione che<br />

sono arrivate in redazione. Volevamo che la rivista fosse<br />

pienamente condivisa, ed è stato recepito il nostro<br />

desiderio di realizzare uno strumento che parlasse di<br />

ognuno di voi, in primo luogo per promuoversi e per<br />

promuovere le proprie attività ma anche per conoscerci<br />

e conoscervi meglio, per socializzare, per avviare spazi<br />

di confronto su tematiche di interesse comune, per<br />

arrivare anche a rapporti di collaborazione e sinergie<br />

professionali tra soci, che è uno degli obiettivi strategici<br />

della nostra associazione.<br />

Da oggi per incontrarci, per iniziare a parlarne, ci trovate<br />

anche in altri luoghi che il web ci mette a disposizione,<br />

come Facebook. Potevamo mancare? Oggi non sei<br />

nessuno se non sei su FB con tanto di foto segnaletica,<br />

nome e cognome veri, numero di cellulare, patente,<br />

libretto sanitario e via dicendo. Su FB ci sono proprio<br />

tutti, compresi i politici (anche perchè, parliamoci chiaro,<br />

aprire una bacheca su FB è talmente semplice che può<br />

farlo anche un politico, no? ;-)<br />

Io lo confesso, l’ho preferito subito a MySpace e ad<br />

altri social per questa sua aura nostalgica del poter<br />

ritrovare gli antichi compagni di scuola, una cosa che di<br />

per sè mi fa pensare che non sia un posto frequentato<br />

solo da quelli che sono appena usciti dalle elementari.<br />

Con le community come Facebook è accaduta una<br />

ADELE MARRA<br />

LA TROVI COSÌ adelemarra@assowebitalia.it<br />

WEBITALIA DUEMILAOTTO<br />

UNO<br />

nuova, piccola (o grande?) rivoluzione del web, dopo<br />

quella dei blog. L’avvento dei blog all’inizio del nuovo<br />

millennio segnò il confine tra un uso professionale del<br />

web e l’ingresso di chi di accattiemmelle non c’aveva<br />

mai capito un’emerita... acca. Con buona pace degli<br />

informatici il web diventò una vera piazza virtuale<br />

fatta di gente che aveva un posto dove, con quattro<br />

mosse, poteva finalmente esprimere il proprio pensiero.<br />

E fu subito fuffa. E critiche da parte dei media (quelli<br />

tradizionali). Il gioco dei rimandi e dei riferimenti ad altri<br />

blog in ogni post ha dato vita a una comunità enorme (la<br />

blogosfera) capace di avere, nel tempo, un peso sempre<br />

maggiore sia nel processo decisionale (rappresentando<br />

l’opinione pubblica) sia in termini di presenza attiva nel<br />

web (da qui la nascita del viral marketing etc).<br />

Con i social networks stiamo assistendo all’ingresso nel<br />

web “attivo” di una massa di non addetti ai lavori che, fino<br />

ad ora, utilizzavano al massimo l’e-mail. Siamo di fronte<br />

ad un nuovo fenomeno, dove non conta tanto quello che<br />

si ha da dire, quanto a chi “di persona” puoi arrivare a<br />

dirlo. Il risultato è l’ennesima forma di cazzeggio in rete,<br />

fatto di album fotografici, creazione di gruppi improbabili,<br />

chat (la più antica forma di socializzazione offerta dalla<br />

rete), giochi giochini e giochetti, stati d’animo raccontati<br />

al mondo etc... e come mai prima d’ora, il bisogno di<br />

apparire si gioca sul nome e cognome, e il mondo dei<br />

facebookiani si divide almeno in due categorie: quelli<br />

che richiedono e accettano chiunque perchè “guarda<br />

che lista lunga di amici che ho”, e quelli che “ma non<br />

mi pare che ci conosciamo”. E poi c’è il business, in<br />

Facebook e, soprattutto, nel proliferare di community di<br />

professionisti di vario genere... la mia opinione è che si<br />

tratti di spazi dove tutti entrano perchè hanno qualcosa<br />

da vendere (se stessi, le proprie idee e progetti) e pochi<br />

sono quelli che entrano per comprare (investire, che<br />

poi è la stessa cosa). E questo perchè i secondi quasi<br />

sempre, sono occupati altrove. Almeno per ora. E allora<br />

chi vince in questa partita? Chi ci guadagna? Intanto chi<br />

si avvantaggia dell’enorme traffico generato in questi<br />

mondi dove sempre di più si comunica, si gioca, si<br />

perde tempo e, alla fin fine, si vive.<br />

Am<br />

Che ne pensi? scrivimi@assowebitalia.it<br />

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EDITORIALE<br />

Detto tra noi

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