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MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

UNA PRESENZA<br />

INTERIORE


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 2 –<br />

Impressum<br />

Credito fotografico: Suzi Pilet 1, 11, 17, 19, 21; Fondazione <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong> 5, 6,<br />

9, 13, 23<br />

Traduzione dei testi originali francesi: Martino Dotta<br />

Ringraziamenti: Fondazione <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong> (Ginevra), Associazione <strong>Maurice</strong><br />

<strong>Zundel</strong>-Francia (Parigi) e Associazione <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>-Svizzera (Neuchâtel)<br />

Chiuso in Redazione: 1.5.2006<br />

Stampa: Tipografia Stazione SA, Locarno<br />

© per le traduzioni by FMZ (Ginevra) e MESSAGGERO (Lugano)<br />

Indirizzi:<br />

AMZ-Svizzera<br />

Association <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong><br />

8, rue du Crêt-Taconnet<br />

CH-2000 Neuchâtel<br />

Tel.+Fax 0041+32/724.60.20<br />

E-mail: amz@mauricezundel.ch<br />

Internet: www.mauricezundel.ch<br />

MESSAGGERO<br />

Rivista bimestrale<br />

Convento dei Cappuccini<br />

Salita dei Frati 4<br />

CH-6900 Lugano<br />

Tel. 0041+91/922.60.32<br />

Fax 0041+91/922.60.37<br />

E-mail: messaggero@cappuccini.ch<br />

Internet: www.cappuccini.ch


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

L’essere umano al centro della fede<br />

di Martino Dotta<br />

«Se non abbiamo una certa fede in noi stessi, la vita sarebbe<br />

impossibile». Questa frase non contiene la quintessenza di un raffinato<br />

consiglio dato da uno psicologo, da un educatore o da un formatore<br />

d’adulti. Riassume invece il pensiero e la vita di una delle<br />

personalità più interessanti del panorama spirituale cristiano del<br />

XX secolo: <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>, di cui si è celebrato nel 2005 il trentesimo<br />

anniversario della morte. Uomo di fede e cultura, come pochi<br />

altri suoi contemporanei, <strong>Zundel</strong> ha saputo conciliare l’attenzione<br />

per la realtà della persona umana nel suo complesso con l’interesse<br />

per la cultura e per la scienza ed il discorso teologico. Il suo itinerario<br />

personale ha dello straordinario; i suoi scritti e la sua biografia<br />

incontrano un crescente apprezzamento, soprattutto nel mondo<br />

francofono.<br />

<strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong> è nato a Neuchâtel il 21 gennaio 1897 da Friedrich<br />

Wilhelm <strong>Zundel</strong> (originario del Canton Argovia) e dalla friburghese<br />

Fanny Léonie Gauthier. È il secondo di quattro figli. La<br />

famiglia è cattolica fervente, mentre la nonna materna è protestante,<br />

fatto che esercita un notevole influsso sull’identità spirituale di<br />

<strong>Zundel</strong>. La cittadina è però a maggioranza evangelico-riformata e<br />

conosce da tempo ricchi fermenti religiosi ed intellettuali. Il giovane<br />

<strong>Maurice</strong> frequenta a Neuchâtel le scuole dell’obbligo, dove ha<br />

come compagni di studio persone dal futuro radioso, tra cui: il<br />

grande pedagogista Jean Piaget, i matematici Gustave Juvet e Rol-<br />

– 3 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 4 –<br />

lin, gli architetti <strong>Maurice</strong> Béguin ed Edmond Calame, il professore<br />

di letteratura medievale André Burger, l’ingegnere Marcel Etienne,<br />

il paleontologo Manfred Reichel ed il pastore protestante Robert<br />

Cand. Con essi coltiva la passione per le scienze naturali, accanto a<br />

quelle per la fisica, la geologia, la letteratura e l’arte in genere. Sono<br />

predilezioni che l’accompagnato per tutta la vita. Queste frequentazioni<br />

giovanili denotano in <strong>Maurice</strong> una precoce sensibilità<br />

per il confronto serrato sul piano culturale, interconfessionale e pure<br />

interreligioso.<br />

A quindici anni si trasferisce a Friburgo, al famoso Collège St-<br />

Michel ed in seguito, per due anni, frequenta il ginnasio dell’Abbazia<br />

di Einsiedeln. Vi scopre il gusto per il silenzio e per la solennità<br />

della liturgia. Resta profondamente legato al monastero svittese,<br />

diventando oblato benedettino. Torna quindi a Friburgo come alunno<br />

del Seminario Maggiore diocesano, dove studia non senza fatica<br />

filosofia e teologia, materie allora ingessate nel sistema tomista<br />

e neoscolastico, che sembra mummificare il discorso spirituale,<br />

l’antropologia e la medesima riflessione su Dio. Per <strong>Zundel</strong> si tratta<br />

di un autentico dramma interiore che riesce a superare, sul piano<br />

personale, immergendosi nella lettura di opere che maggiormente<br />

riescono a nutrire la sua curiosità intellettuale: filosofia (più tardi<br />

ha rapporti personali ed epistolari con i noti studiosi francesi Henri<br />

Louis Bergson e Jacques Maritain), storia, letteratura (interessante<br />

è l’intenso scambio epistolare con lo scrittore agnostico Albert Camus,<br />

che cita spesso nelle sue opere), psicologia e psicanalisi (discipline<br />

sospette non solo allora in certi ambiti ecclesiastici).<br />

Il 20 luglio 1919, nemmeno a ventitre anni, è ordinato presbite-


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

ro ed inizia una proficua e vasta<br />

attività pastorale. Come giovane<br />

vicario in una parrocchia popolare<br />

di Ginevra compie i primi passi<br />

verso un’originalissima pedagogia<br />

che articola teologia, spiritualità e<br />

cura della persona umana nel suo<br />

insieme (si occupa di ragazzi disadattati,<br />

di disoccupati ed operai).<br />

Ciò gli procura però anche una<br />

denuncia da parte di alcuni confratelli.<br />

Di conseguenza, nel 1925, il<br />

suo vescovo lo manda a Roma a<br />

«ripetere la teologia», ma nel 1927<br />

lui vi consegue un dottorato in filosofia.<br />

Da allora fino alla morte,<br />

avvenuta a Losanna il 10 agosto<br />

1975, svolge un’esistenza itinerante,<br />

spesso da esiliato, tra Europa e Medioriente. Soggiorna ripetutamente<br />

in Francia, Inghilterra, Italia, Egitto, Palestina e Libano. A<br />

Parigi, tra il 1927 ed il 1929, conosce mons. Giovanni Battista<br />

Montini, nunzio apostolico e futuro Papa, con il quale resta in contatto<br />

per il resto dei suoi giorni. Nel 1972, a sorpresa, Paolo VI<br />

l’invita a predicare gli esercizi spirituali quaresimali in Vaticano.<br />

<strong>Zundel</strong> pubblica le venti meditazioni dettate alla Curia romana nel<br />

volume di grande successo Quale uomo e quale Dio (tradotto<br />

anche in italiano). Inoltre, fatto più unico che raro in un documento<br />

pontificio, Papa Montini cita <strong>Zundel</strong> nell’enciclica sociale<br />

Populorum progressio (1967).<br />

– 5 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 6 –<br />

<strong>Maurice</strong> torna in<br />

forma più o meno stabile<br />

in Svizzera nel<br />

1946, come vicario a<br />

Losanna-Ouchy, nella<br />

parrocchia Sacré-Cœur.<br />

Da qui prosegue il suo<br />

indefesso servizio pastorale<br />

come predicatore,<br />

confessore, direttore<br />

spirituale ed autore di<br />

libri ed articoli. È un<br />

punto di riferimento<br />

per centinaia di persone,<br />

poveri compresi<br />

che accoglie sempre<br />

con affabilità, dando<br />

loro tutto il denaro che riceve. Vive nella più assoluta modestia.<br />

Muore quindi a settantotto anni, dopo un attacco celebrale che lo<br />

costringe all’inattività per gli ultimi mesi di vita.<br />

Giudicato sovente troppo in avanti sui tempi, soprattutto a causa<br />

del suo impegno sociale e del suo sforzo di far dialogare teologia,<br />

spiritualità, scienze umane ed esatte, <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong> ha saputo<br />

abbinare in maniera geniale ricerca dell’identità umana e contemplazione<br />

del mistero divino. L’audacia del suo pensiero mistico<br />

continua a suscitare ammirazione ed interesse; il suo spesso etico<br />

ne fa un autentico maestro di spiritualità ed umanità!∆


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

Dio, l’Amore nascosto in noi<br />

«[…] La nostra felicità oggi è di avere il presentimento che<br />

bisogna cambiare dio! Bisogna dare a Dio non il volto del faraone,<br />

di maestro che tira le fila della storia, bensì bisogna ritrovare – o<br />

piuttosto riscoprire – Dio come un Amore che è nascosto dentro di<br />

noi, come un Amore fragile, un Amore disarmato – come qualunque<br />

amore!<br />

L’Amore forse impone se stesso? L’Amore può essere costrittivo?<br />

L’Amore può forse minacciare? L’Amore può punire? Non!<br />

L’Amore non può che offrirsi, l’Amore non può che aspettare, e se<br />

l’Amore fallisce e ciò malgrado continua ad essere l’Amore, non<br />

può che morire per colui che rifiuta di amare.<br />

Per finire, per disigillare la pietra del cuore, per aprire la spaventosa<br />

prigione in cui siamo tutti rinchiusi, esiste un’unica chiave<br />

ed è quella dell’Amore: e Gesù, senza illusione, Gesù sa di essere<br />

il grano che deve morire, Gesù capisce che è giunta l’ora del<br />

supremo combattimento. In effetti, Gesù a partire da questo<br />

momento, si offre nella pienezza della sua Passione; si offre a partire<br />

da questo momento alla catastrofe; ed a partire da questo<br />

momento ci rivela il vero Volto di Dio: un Dio che ci è affidato, un<br />

Dio che aspetta ognuno di noi nel più intimo di noi stessi, un Dio<br />

che può morire perché è l’Amore, e tutti i nostri rifiuti di amore<br />

non possono che crocifiggerlo […]».<br />

Da: Predica della Domenica delle Palme – Il Cairo, 11 aprile 1965<br />

– 7 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 8 –<br />

L’uomo chiamato a diventare ‘Uomo’<br />

«[…] Lo schiavo, in genere, prende coscienza della sua dignità<br />

quando è vittima di indegnità. È nell’indegnità del trattamento che<br />

subisce che prende coscienza della sua dignità; ma non sa quello<br />

che essa è.<br />

E quando è solo, a supporre che abbia vinto, non sa più cosa<br />

fare della sua dignità, non sa più dove collocarla, è incapace di<br />

definirla; l’ha potuta percepire, provarla contro l’altro, ma riconsegnato<br />

a se stesso, nella sua solitudine, è incapace di darle un fondamento.<br />

A questo punto è certo che il problema nel suo insieme<br />

che noi siamo sta nel fatto che non nasciamo come ‘uomo’, è che<br />

la nostra dignità è un appello, una vocazione, una possibilità meravigliosa,<br />

un’esigenza – se volete – immensa, imprescrittibile, ma<br />

non un dato che abbiamo trovato nella culla.<br />

L’uomo deve farsi ‘Uomo’, e se volete una formula molto semplice<br />

e brevissima, la trovate nelle parole di Flaubert: “Perché<br />

voler essere qualcosa, quando si può essere qualcuno?”.<br />

Siamo anzitutto qualcosa: non avete scelto di nascere, non avete<br />

scelto di nascere in questo secolo, non avete scelto di nascere da<br />

tali o talaltri genitori, non avete scelto la vostra eredità, non avete<br />

scelto il vostro ambiente di vita, non avete scelto la vostra lingua,<br />

non avete scelto la vostra religione; non avete scelto nulla ed<br />

improvvisamente prendete coscienza di esistere e quando dite – o<br />

quando un bambino ha abbastanza intelligenza per dire: “esisto” –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

deve aggiungere subito: “non ne<br />

posso nulla, [se esisto] non ne posso<br />

nulla!”. Deve conquistare se<br />

stesso, se deve essere una persona,<br />

se deve esprimere una personalità<br />

o conquistarla, se deve provare la<br />

sua dignità, se deve giustificare<br />

una tale inviolabilità – questo misterioso<br />

dentro di sé a cui proibisce<br />

l’accesso agli altri. Deve superare,<br />

deve trasformare radicalmente il<br />

suo io prefabbricato, o il suo essere<br />

prefabbricato; deve diventare l’origine<br />

e la sorgente ed il creatore di<br />

se stesso; se volete – per prendere<br />

una parola del Vangelo –, deve<br />

“nascere di nuovo”. È una seconda<br />

nascita che è la nascita della persona,<br />

della sua dignità, della sua inviolabilità,<br />

della sua immortalità; una seconda nascita senza la quale<br />

non si può essere ‘uomo’. È necessario che capiate ciò, poiché è<br />

un dato capitale. La totalità della miseria del mondo sta nel fatto<br />

che l’uomo non esiste!<br />

[…] Non esiste ‘l’uomo’ – all’inizio –, poiché dev’essere fatto<br />

tale. Può farsi da sé? Questa è la domanda. In ogni modo, vediamo<br />

che rivendica il diritto di farsi, vediamo che non sopporta d’essere<br />

schiavo, vediamo che rifiuta d’essere un puro strumento nelle mani<br />

degli altri, vediamo che in opposizione agli altri vuol essere la sor-<br />

– 9 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 10 –<br />

gente e l’origine della sua azione, ed abbiamo infine visto – negli<br />

esempi che ho già citato del colonnello tedesco, di padre Kolbe,<br />

d’Helga o della piccola Prue –, abbiamo visto che in certi momenti<br />

‘l’uomo’ appare in maniera incontestabile e si scopre con sorpresa<br />

quest’Himalaya: “Ah! Ecco l’Uomo!”.<br />

[…] Non si può parlare di Dio che a partire da questo dato.<br />

L’uomo che non si rende conto di essere un problema, l’uomo che<br />

non si rende conto che il suo “Io” – che ha sempre sulle labbra – è<br />

un catenaccio, è una prigione, non è uomo. Questo “Io” – che ha<br />

sempre sulle labbra – è semplicemente il peso di tutti i suoi prefabbricati,<br />

il peso di tutti i determinismi, di tutte le servitù interiori<br />

che subisce, le quali sono le peggiori. Sono legato, sono rinchiuso<br />

nella prigione più ferma, se sono schiavo dei miei pregiudizi, della<br />

mia passione, della mia cupidigia, della mia ambizione, del mio<br />

orgoglio, della mia avarizia.<br />

[…] Il vero problema è la nostra liberazione: possiamo liberarci<br />

da questo io prefabbricato? Possiamo passare da un io possessivo –<br />

che è una prigione – ad un io oblativo, offerto – che è uno spazio<br />

illimitato? Possiamo diventare un bene comune, un bene universale,<br />

al punto che l’umanità intera abbia interesse a difenderla? È su<br />

ciò che poggiano i diritti. I diritti dell’uomo presuppongono che<br />

chiunque porti in se stesso il bene comune, che sia il bene comune,<br />

che sia un bene universale. Poiché la sua solitudine è una sorgente<br />

inesauribile di luce ed amore […]».<br />

Da: Quale uomo e quale Dio?<br />

Catechesi tenuta a Sainte-Clothilde, a Ginevra nel 1973


– 11 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 12 –<br />

La parabola della vetrata<br />

«Una vetrata nella notte è un muro opaco,<br />

scura quanto la pietra<br />

nella quale è incastonata.<br />

È necessaria la luce<br />

per far cantare la sinfonia dei colori<br />

i cui nessi ne costituiscono la musica.<br />

È invano che si descriverebbero i suoi colori,<br />

è invano che si descriverebbe il sole che li fa vivere.<br />

Non si conosce l’incantesimo della vetrata<br />

che nell’esporla alla luce che la rivela<br />

mentre traspare attraverso il mosaico dei suoi vetri.<br />

La nostra natura è la vetrata sepolta nella notte.<br />

La nostra personalità è il giorno che l’illumina<br />

e che accende in essa una fiamma di luce.<br />

Tuttavia questo giorno non ha la sua sorgente in noi.<br />

Proviene dal Sole,<br />

dal Sole vivo che è la Verità in persona.<br />

È questo Sole vivo che gli uomini cercano<br />

nelle loro tenebre.


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

Non parliamo loro del Sole,<br />

non servirà loro a nulla<br />

Comunichiamo ad essi la sua Presenza<br />

cancellando in noi tutto quanto non proviene da Lui.<br />

Se il suo giorno si alza in loro,<br />

sapranno che Lui è<br />

e che essi sono<br />

nel canto della loro vetrata.<br />

La vita nasce dalla Vita.<br />

Se sgorga in noi<br />

dalla sua sorgente divina manifestata in modo limpido,<br />

chi mai rifiuterà di abbeverarsi da questa sorgente<br />

dopo averla riconosciuta<br />

come la Vita della propria vita?<br />

– 13 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 14 –<br />

Dio, la prima vittima del male<br />

«[…] Come mai può esplodere la gioia nel cuore della tribulazione?<br />

E come possiamo noi, oggi – in questo mondo lacerato,<br />

mentre ascoltiamo le grida delle sommosse, mentre prendiamo<br />

parte a tutti gli orrori della gurra e della tortura –, come possiamo<br />

abbandonarci ad una tale gioia che è, ce lo dice l’Apostolo [cf<br />

Filippesi 4,4], l’omaggio più essenziale della nostra fede in risposta<br />

alla tenerezza di Dio?<br />

Per capire come può esplodere la gioia nel cuore della prova,<br />

basta ricordare la straordinaria serenità di una donna che – pur<br />

essendo paralizzata da trentanove anni ed era chieca da trent’anni –<br />

viveva senza mormorare, senza lagnarsi, perché aveva conosciuto<br />

l’amore più grande! Poiché era stata sposata, proprio nello stato in<br />

cui si trovava, dal fidanzato che aveva conosciuto prima – ben<br />

prima – della malattia, e che non si tirò indietro quando fu colpita<br />

da un attacco di poliomelite; la sposò infine quando era ormai<br />

diventata cieca!<br />

[…] Che significa il segno della Croce se non che Dio muore<br />

d’amore, anche per quanti rifiutano di amarlo? […] Significa che<br />

in fondo ad ogni realtà, dietro ogni catastrofe, c’è l’Amore e –<br />

ancor più – nel male Dio sta male.<br />

[…] Com’è possibile ciò? Ma questo è possibile! Ciò appare<br />

immediatamente possibile, non appena ci si ricorda dell’amore<br />

delle madri. Una madre umana è capace di simili identificazioni.


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

Una madre umana può soffrire nel proprio figlio, più di suo figlio e<br />

per il figlio suo. Una madre in perfetta forma può vivere la malattia,<br />

può vivere l’agonia del suo figlio in maniera più dolorosa del<br />

figlio medesimo, a motivo dell’identificazione dell’amore di cui il<br />

suo amore è capace!<br />

Come volete che l’amore di Dio sia meno materno dell’amore<br />

di una madre? Qualsiasi amore di madre – compreso l’amore della<br />

santa Vergine – non è altro che una goccia nell’oceano della tenerezza<br />

materna di Dio. Per ciò nessun essere è colpito senza che<br />

Dio lo sia in lui, prima di lui, più di lui e per lui!<br />

Se il male ha una simile dimensione, esiste una ferita divina<br />

sulla quale dobbiamo chinarci; è una ferita divina che bisogna guarire;<br />

è una ferita divina che non smette di sollecitare la nostra<br />

generosità! Vedete: il cristianesimo nel suo insieme, l’intera<br />

Rivelazione, sin dalla Genesi, è un grido d’innocenza di Dio: Dio<br />

non vuole il male, Dio ne è la prima vittima!<br />

E se esiste il male è nella misura in cui il suo amore non è<br />

accolto; è nella misura in cui il suo amore non è riconosciuto ed è<br />

rifiutato. Per contro, il mondo – nella sua armonia e bellezza – non<br />

può formarsi che nel dialogo d’amore nel quale Dio si scambia con<br />

noi e noi con lui. Quando non c’è più amore, non c’è più creazione.<br />

O perlomeno la creazione non riesce e diventa un fallimento,<br />

come è sempre il caso quando l’esistenza, come in un nucleo familiare,<br />

si costruisce sull’amore: non appena il dialogo s’interrompe,<br />

quando l’amore si affievolisce, la casa crolla […]».<br />

Da: Predica della terza domenica d’Avvento – Losanna 1959<br />

– 15 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 16 –<br />

Riunire l’umanità attorno all’altare<br />

«[…] Riuniamo questa sera, attorno alla tavola del Signore,<br />

l’intera umanità che lui chiama, totalizzando nella nostra offerta<br />

ogni male, ogni catastrofe, ogni malattia, ogni agonia, ogni difficoltà,<br />

ogni solitudine, ogni violenza ed ogni follia, affinché chiunque<br />

sia toccato, rianimato, trasfigurato dalla presenza del nostro<br />

amato Signore, e perché anche noi, convertiti infine in maniera autentica<br />

alla sua presenza, facciamo il vuoto in noi per portare agli<br />

altri lo spazio infinito e meraviglioso in cui Dio si rivela ed è<br />

respirato.<br />

[…] Vivere la Messa significa vivere nell’umanità intera, è vivere<br />

nel cuore di Gesù Cristo, significa formare il corpo mistico<br />

del Signore, nel quale non c’è più spazio né tempo. Vivere la Messa<br />

significa diventare un silenzio immenso, illimitato, in cui sono<br />

seppelliti tutti i rumori: si è all’ascolto del cuore del Signore che<br />

vuole battere nel nostro cuore e per mezzo di esso, e che vuole comunicarsi<br />

all’universo intiero.<br />

Oh, che piaccia al cielo che le riforme liturgiche di cui tanto si<br />

parla portino infine al silenzio di noi stessi! In fin dei conti, tutto è<br />

qui. Essere il cristiano che ha ascoltato la lezione del Signore, che<br />

riempie le cattedrali e le cappelle, e le anime ed i cuori, in modo<br />

silenzioso. Ascoltare la lezione del Signore che contrappone a qualunque<br />

rumore il suo meraviglioso silenzio. Ci chiama alla magnifica<br />

liberazione che ci fa scoprire la “musica silenziosa” […]».<br />

Da: Prediche tenute a Losanna nel 1956


– 17 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 18 –<br />

Il cristianesimo, fonte della vera gioia<br />

«[…] La vita cristiana è una vita qui [sulla terra], ora! Ciò significa<br />

che l’aldilà di cui tanto si parla è un essere-dentro – un essere-dentro!<br />

Questo aldilà è un al-di-là di noi stessi, un al-di-là dei<br />

nostri limiti; è un al-di-là delle nostre passioni disordinate; ma è<br />

pure un essere-dentro, uno spazio immenso di luce che si apre dentro<br />

noi e nel quale la nostra libertà respira nel dialogo di vita con il<br />

Dio Vivente.<br />

Ecco perché si può definire il cristianesimo come un realismo<br />

mistico. Il cristianesimo non ci chiede di abbandonare la terra per<br />

osservare un cielo immaginario, ma di diventare noi stessi il Cielo,<br />

di diventare il Regno di Dio, di trasfigurare la nostra vita lasciando<br />

trasparire in noi tutta la Luce e tutta la Gioia di Dio.<br />

Si vede talvolta, nelle immagini delle canonizzazioni, dei santi<br />

o delle sante con gli occhi rivoltati, girati verso il cielo di nuvole.<br />

E si ha talmente l’impressione che tutto ciò è artificiale! Che questo<br />

non è il Vangelo! Il Vangelo del falegname di Nazareth è un<br />

Vangelo che si è radicato nel suolo! È un Vangelo che sconfina<br />

nella vita, che ci domanda di viverla integralmente; e scavando<br />

così in profondità nella ricchezza del mondo che ne facciamo sgorgare<br />

qualunque sorgente di gioia e bellezza.<br />

Il distacco cristiano, in realtà, è un attaccamento infinito a tutte<br />

le realtà infinite. Vuol dire che non s’attacca egoisticamente alle<br />

cose, bensì le vede nella luce dell’amore, che ne fa un immenso


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

dono e che realizza così la pienezza<br />

della libertà, poiché non<br />

esiste altra libertà che quella per<br />

cui la nostra vita intera diventa<br />

dono.<br />

Non si tratta quindi di<br />

abbandonare il campo. Non si<br />

tratta di allontanarci dalla vita,<br />

bensì di entrarci [per davvero]!<br />

Al medesimo tempo, il pericolo<br />

grave che corriamo non è<br />

quello che potrà succedere dopo<br />

la nostra morte. Il pericolo<br />

grave è quanto succede prima<br />

della morte – prima della<br />

morte! Poiché è prima di morire<br />

che rischiamo di essere morti,<br />

se rifiutiamo per l’appunto di<br />

fare della nostra vita una creazione continua di grazia e di bellezza.<br />

[…] Non si tratta pertanto d’imparare a morire, ma piuttosto<br />

d’imparare a vincere la morte e di diventare una sorgente zampillante<br />

di vita eterna nel cuore di ciascuna nostra giornata.<br />

[…] Essere cristiano non significa condurre nel mondo una<br />

figura tetra; non significa spargere attorno a sé i propri malumori;<br />

non significa disciogliere la gioia degli altri; non significa spegnere<br />

– 19 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 20 –<br />

la loro speranza; non significa propagare nuove catastrofi. Essere<br />

cristiano è far sbocciare tutti i fiori nella certezza che l’amore avrà<br />

l’ultima parola.<br />

In questo modo affermeremo il regno della grazia: nell’essere<br />

noi medesimi graziosi; nel coltivare una pazienza inalterabile; nel<br />

cercare di ascoltare gli altri fintantoché hanno bisogno di essere<br />

ascoltati, perché si sentano capiti, stimati, amati, perché scoprano il<br />

prezzo della Vita ed il tesoro nascosto nel fondo del loro cuore,<br />

cioè il Dio Vivente.<br />

[…] È necessario vedere che Dio è per davvero la Vita della<br />

nostra vita, che è il grande segreto dell’Amore che portiamo nel<br />

centro della nostra intimità, che è la respirazione della nostra libertà,<br />

che c’incorona veramente con la sua Grazia.<br />

È necessario che la nostra gioventù stia di fronte a noi, è necessario<br />

che trionfiamo sulla morte, è necessario che siamo – per<br />

chiunque – l’accoglienza fraterna di un’amicizia senza confini.<br />

Sì, è questo il realismo mistico del Vangelo. Si tratta per davvero<br />

di trasformare la terra in Cielo, il tempo in Eternità, il mondo<br />

visibile nel sacramento diafano del mondo invisibile.<br />

Allora, veramente la vita raggiunge tutte le sue dimensioni, e la<br />

si può amare in maniera spassionata, perché in essa e per mezzo<br />

suo portiamo Dio [in noi] e comunichiamo la sua Gioia, cantando<br />

come conviene quando si ama: […] “Chi ama canta”».<br />

Da: Predica tenuta a Losanna l’8 ottobre 1959


– 21 –


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

– 22 –<br />

Per conoscere <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong><br />

Opere di <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong> tradotte in italiano:<br />

• Il volto di Dio nel quotidiano, Edizioni Messaggero, Padova<br />

1989, CHF 10,00 (Euro 6,00)<br />

• Stupore e povertà, Edizioni Messaggero, Padova 1991, CHF<br />

10,00 (Euro 6,00)<br />

• Quale uomo e quale Dio. Esercizi spirituali predicati a Paolo<br />

VI e alla Curia romana, Edizioni Messaggero, Padova 1994, CHF<br />

22,00 (Euro 13,00)<br />

• L’uomo sorpassa l’uomo. Passione dell’uomo, passione di<br />

Dio. Testi dell’esposizione, AMZ-Svizzera, Neuchâtel 2002, CHF<br />

5,00 (Euro 3,00)<br />

• Dio, il grande malinteso, Edizioni Istituto San Gaetano,<br />

Vincenza 2002, CHF 8,00 (Euro 5,00)<br />

• L’uomo, il grande malinteso, Edizioni Istituto San Gaetano,<br />

Vincenza 2003, CHF 8,00 (Euro 5,00)<br />

• Vita, morte, risurrezione, Edizioni Istituto San Gaetano,<br />

Vincenza 2003, CHF 24,00 (Euro 15,00)<br />

• Maria tenerezza di Dio, Edizioni San Paolo, Cinisello<br />

Balsamo 2006, CHF 13,00 (Euro 8,00)<br />

Registrazioni originali in francese:<br />

• La parole comme une Présence. Huit homélies enregistrées,<br />

AMZ e FMZ, Parigi-Ginevra 2005 (2 CD)<br />

Nota: Queste opere possono essere ordinate al nostro indirizzo (Lugano).


MAURICE ZUNDEL – UN PENSIERO LIBERANTE<br />

Opere su <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong> in francese:<br />

• Marc Donzé (ed.), Regards croisés sur <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>. Actes<br />

du Colloque à l’occasion du centenaire de la naissance de<br />

<strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>, Editions Saint-Augustin/Editions du Cerf, Saint-<br />

<strong>Maurice</strong>/Parigi 1997<br />

• Marc Donzé, La pauvreté comme don de soi. Essais sur<br />

<strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>, Editions Saint-Augustin/Editions du Cerf, Saint-<br />

<strong>Maurice</strong>/Parigi 1997<br />

• Marc Donzé, La pensée théologique de <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>.<br />

Pauvreté et libération, Editions Saint-Augustin/Editions du Cerf,<br />

Saint-<strong>Maurice</strong>/Parigi 1998<br />

• Gilbert Vincent, La liberté d’un chrétien: <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>,<br />

Editions Saint-Augustin/Editions du Cerf, Saint-<strong>Maurice</strong>/Parigi<br />

1999<br />

• François Rouiller, Le scandale du mal et de la souffrance chez<br />

<strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>, Editions Saint-Augustin, Saint-<strong>Maurice</strong> 2002<br />

• René Habachi, Panorama de la pensée de <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong>,<br />

Editions Anne Sigier, Québec 2003<br />

• Bernard de Boissière/France-Marie Chauvelot, <strong>Maurice</strong><br />

<strong>Zundel</strong>. Biographie, Presses de la Renaissance, Parigi 2004<br />

Nota: gli estratti dai testi di <strong>Maurice</strong> <strong>Zundel</strong> pubblicati nel presente fascicolo sono<br />

presi in prevalenza dalla pubblicazione commemorativa curata dalle AMZ di<br />

Belgio, Canada, Francia e Svizzera e dalla FMZ: La présence intérieure. <strong>Maurice</strong><br />

<strong>Zundel</strong>: une pensée libératrice (2005).<br />

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