Diego Martelli il mecenate e padrone di casa - Mare Calettatoscana
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<strong>Diego</strong> <strong>Martelli</strong> <strong>il</strong> <strong>mecenate</strong> e <strong>padrone</strong> <strong>di</strong> <strong>casa</strong><br />
(Firenze 1838/1896)<br />
Biografia<br />
Nasce a Firenze nel 1838. Critico d'arte, figlio dell'ing.Carlo. Gli scritti <strong>di</strong> <strong>Martelli</strong> sull'arte furono fra<br />
i primi in Italia a sottolineare l'importanza dell'impressionismo e dell'esperienza italiana dei Macchiaioli<br />
ai quali fu sempre legato da profonda amicizia e <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>venne <strong>il</strong> consigliere ed <strong>il</strong> teorico artistico oltre<br />
ad ospitarli a lungo nella sua tenuta <strong>di</strong> Castiglioncello. Con Adriano Cecioni e Telemaco Signorini fondò a<br />
Firenze nel 1867 <strong>il</strong> "Gazzettino delle arti del <strong>di</strong>segno"e nel 1873 <strong>il</strong> "Giornale artistico"<br />
Nel 1861 <strong>Diego</strong> <strong>Martelli</strong>, appena ventiduenne, ere<strong>di</strong>ta un ampio territorio intorno a Castiglioncello e vi<br />
giunge insieme all'amico Beppe Abbati. La località è selvaggia e affascinante. Resta incantato e decide<br />
<strong>di</strong> prendere <strong>di</strong>mora nella <strong>casa</strong> posta sopra la collina davanti alla fascia <strong>di</strong> pineta sulla scogliera; una<br />
costruzione a due piani composta da tre appartamenti con parco stalle ed orto.<br />
<strong>Martelli</strong> invita gli amici artisti del "Caffè Michelangelo" <strong>di</strong> Firenze. Fra libagioni e chiassate, scherzi e<br />
ribotte, avventurose passeggiate notturne, ozi al sole, <strong>di</strong>scussioni artistiche, ricerche e sbornie solenni,<br />
lascia tavolette, tele e cartoni <strong>di</strong> alto prestigio e valore pittorico. Un <strong>mecenate</strong> che sprona entusiasta i<br />
migliori esponenti della pittura del tempo della toscana e non. Nasce la"La scuola <strong>di</strong> Castiglioncello" che<br />
ebbe i suoi inizi nella seconda metà dell'Ottocento fino alla morte <strong>di</strong> <strong>Diego</strong> <strong>Martelli</strong> avvenuta nel 1896.<br />
A Castiglioncello arrivarono e soggiornarono i famosi pittori del gruppo dei Macchiaioli: Giuseppe Abbati<br />
e Raffaello Sernesi fecero qui le prime esperienze negli anni 1862-63. A loro si aggiunsero poi nel<br />
1864-65 Odoardo Borrani e via via tutti gli altri: Vincenzo Cabianca, Giovanni Bol<strong>di</strong>ni, S<strong>il</strong>vestro Lega,<br />
Telemaco Signorini, oltre a Giovanni Fattori, <strong>il</strong> più famoso dei Macchiaioli, che dopo <strong>il</strong> 1867 sv<strong>il</strong>uppò a<br />
perio<strong>di</strong> alterni la sua attività tra Firenze, Castiglioncello e Livorno.<br />
Renato Fucini scrisse <strong>di</strong> G. Fattori: "erano belle le sue pitture, ma <strong>il</strong> suo cuore d'uomo, d'artista e
d'amico era anche più bello. L'ingenuità, la freschezza e la bontà <strong>di</strong> questo suo cuore era anche nei suoi<br />
<strong>di</strong>pinti. ... ed è vissuto ed è morto povero, perché al solito, o punto o male compreso finché è stato<br />
vivo." "Scuola dei Macchiaioli". In questo "laboratorio d'arte" si creano opere che fanno storia.<br />
Il 13 <strong>di</strong>cembre 1867 segna l'inizio <strong>di</strong> una trage<strong>di</strong>a: Giuseppe Abbati viene morso dal suo cane; muore <strong>di</strong><br />
idrofobia a Firenze soccorso inut<strong>il</strong>mente da <strong>Martelli</strong> e dalla moglie. Lascia un gran vuoto e l'allegra<br />
brigata comincia a sfaldarsi, è l'anno 1868. <strong>Diego</strong> <strong>Martelli</strong> sprofonda nella depressione. Cerca <strong>di</strong><br />
viaggiare ed anche <strong>di</strong> scrivere i suoi articoli e le sue recensioni, ma trova solo serenità nella sua v<strong>il</strong>la al<br />
mare.<br />
Si <strong>di</strong>batte tra progetti incompiuti, fra debiti e pro<strong>di</strong>galità, fra ansia <strong>di</strong> vita e crisi esistenziali.<br />
L'attività politica, intrapresa controvoglia, pur nella costante fedeltà al credo socialista con matrice<br />
anarchica, non presenta successi. Tenta <strong>di</strong> mettere or<strong>di</strong>ne nelle sue finanze, cambia amministratori ed<br />
ottiene mutui. Nel 1872 e 1874 ottiene dal Demanio i beni ed i caseggiati intorno alla Torre Me<strong>di</strong>cea<br />
cinquecentesca ed altre tenute fino ad essere <strong>padrone</strong> <strong>di</strong> ben 1099 ettari!<br />
Non riesce comunque a salvarsi dai debiti ed avvia trattative per la ven<strong>di</strong>ta senza ottenere risultati. Poi<br />
raggiunge rapidamente un accordo con Fausto Lazzaro Patrone <strong>il</strong> 5 Gennaio 1889. A 50 anni vende al<br />
barone tutto per una valore <strong>di</strong> 314.264 lire, una proprietà valutata ben 520.000 lire.<br />
Nel 1896 muore nella sua rustica v<strong>il</strong>la nel punto più alto del promontorio <strong>di</strong> Castiglioncello; intanto<br />
accanto a questa inizia la costruzione del grande castello del barone (l'attuale Castello Pasquini).