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Ada Becchi∗, Igor Jogan∗∗, Stefano Foramiti - stratema..

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INDAGINE ESPLORATIVA SU 10 ESPERIENZE<br />

MATURE DI GIS COMUNALI<br />

<strong>Ada</strong> <strong>Becchi∗</strong>, <strong>Igor</strong> <strong>Jogan∗∗</strong>, <strong>Stefano</strong> <strong>Foramiti</strong>*<br />

Abstract<br />

L’anno passato è stata condotta dal DAEST in collaborazione con l’AIPA<br />

(Autorità per l’informatica nella pubblica amministrazione) un’indagine a<br />

carattere esplorativo presso dieci Gis comunali con lo scopo di aggiornare un<br />

quadro di conoscenze che si era oramai fermato ai primi anni ’90. L’ipotesi<br />

principale era quella di verificare in che modo si stesse modificando la tradizionale<br />

struttura organizzativa dei Gis comunali sotto lo stimolo degli sviluppi<br />

tecnologici nel settore della comunicazione dei dati a distanza e per merito<br />

di un’evidente esigenza delle unità di utenza interne alle amministrazioni<br />

locali che reclamano un livello più alto di condivisione e di scambio dei dati<br />

sia nell’ambito della stessa amministrazione che con i soggetti esterni.<br />

L’indagine è stata condotta su un campione di comuni che sono stati giudicati,<br />

grazie ad un’esplorazione preventiva, come le esperienze più avanzate di<br />

automazione a livello locale. Nel contributo che segue si intende esporre il<br />

metodo di ricerca, i riferimenti e i precedenti più importanti, nonché i primi<br />

risultati dell’analisi che, soprattutto per alcuni dei casi analizzati, fanno emergere<br />

orientamenti nuovi nei processi di realizzazione dei Gis, che considerano<br />

questi strumenti come “nodi tecnologici” di una strategia innovativa complessiva.<br />

1. Introduzione<br />

Nella prima metà dell’anno passato è stata portata a termine dal Dipartimento<br />

di Analisi Economica del Territorio (DAEST) per incarico dell’Autorità per<br />

l’Informatica della Pubblica Amministrazione (AIPA) un’indagine relativa ai<br />

1


2<br />

Gis comunali. L’indagine ha avuto lo scopo di esplorare il vasto mondo delle<br />

applicazioni informatiche in materia territoriale nei comuni italiani al fine di<br />

fornire, all’organo committente, elementi conoscitivi utili allo svolgimento<br />

dei propri compiti istituzionali di coordinamento e di indirizzo. Questa ricerca<br />

non è l’unica attività svolta nello scorso anno dal gruppo di lavoro<br />

AIPA/DAEST. A questa va aggiunta l’organizzazione del primo convegno<br />

nazionale interamente dedicato al tema delle infrastrutture dei dati territoriali,<br />

svoltosi a Venezia alla fine di settembre, nel quale si sono affrontate le problematiche<br />

tipiche della fase di avvio dell’infrastruttura dati territoriali nella<br />

rete unitaria della pubblica amministrazione.<br />

I due argomenti non sono evidentemente disgiunti. Si può affermare al<br />

contrario che per molti aspetti si completano perché, in ambedue i casi, è più<br />

che evidente il riferimento ad un ruolo strategico di guida del settore dei dati<br />

e delle informazioni territoriali in formato digitale che l’amministrazione<br />

dello stato deve assumersi anche al fine di riparare ai guasti di un certo deterioramento,<br />

verificatosi in epoca recente, nei servizi offerti dagli uffici cartografici<br />

ufficiali. L’avvento delle tecniche e delle scritture digitali ha rappresentato<br />

in molti settori dell’amministrazione pubblica una novità di grande<br />

rilievo. Si sa che in alcuni di essi, come nel caso del settore cartografico e territoriale,<br />

l’amministrazione centrale non ha saputo reagire con sufficiente<br />

prontezza, contribuendo così a creare, in una situazione già di per se soggetta<br />

a eccessive sollecitazioni (tecnologiche, organizzative, di mercato), ambiti<br />

in cui è necessario intervenire con urgenza.<br />

Il convegno sulle infrastrutture dei dati territoriali ha fornito un primo<br />

elenco di questioni relative al campo della fornitura e dello scambio dei dati<br />

(Becchi, Jogan, Talamo, 1999). L’indagine sui Gis comunali ha invece fornito<br />

i primi elementi utili per una politica di supporto alle amministrazioni locali<br />

che va al di la della questione dei dati per entrare in merito al modo in cui<br />

si producono i servizi nel comparto dell’ente locale.<br />

Nelle pagine che seguono si intendono esporre sinteticamente le problematiche<br />

attinenti allo svolgimento di questa indagine e i risultati ottenuti.<br />

2. I precedenti<br />

Negli anni recenti siamo stati testimoni, soprattutto in occasione di conferenze<br />

e convegni, di numerosi interventi relativi allo stato di avanzamento della<br />

diffusione dei Gis a livello comunale. Per lo più si tratta di materiale poco<br />

sistematico, disperso in varie fonti, prodotto da autori con ottiche limitate sia<br />

in senso geografico che settoriale, ovvero di una documentazione molto eterogenea<br />

e difficilmente accessibile per poter essere utilizzata ai fini di una<br />

conoscenza sistematica del settore. A fronte di questa situazione, ovvero di<br />

una conoscenza specialistica appropriata anche se “dispersa” sull’argomento,<br />

si ha la sensazione che poche siano state le occasioni vere per una riflessione<br />

più approfondita. Normalmente esiste un certo consenso da parte degli esper-


ti Gis sulle problematiche che attanagliano l’ente locale, ciò che sembra mancare<br />

è soprattutto un dimensionamento dei fenomeni analizzati, un chiaro<br />

decalogo dei problemi e una loro contestualizzazione.<br />

Di questa evidente carenza di documentazione soffre pure uno dei contributi<br />

più brillanti e acuti prodotti negli ultimi anni sull’attuazione dei Gis nella<br />

amministrazione locale (DeCarolis, 1993) in cui viene abbozzato un primo<br />

bilancio sull’esperienza italiana. Come si potrà vedere anche in seguito, questo<br />

contributo è significativo soprattutto perché definisce una griglia interpretativa<br />

entro la quale verrà di fatto collocata l’osservazione di questo fenomeno<br />

nei successivi anni ‘90. Trattasi di una griglia che presenta molte affinità<br />

con esperienze analoghe condotte all’estero e che ha come tema di sfondo il<br />

“parziale insuccesso” dei Gis negli enti locali e la ricerca dei motivi che hanno<br />

contributo a determinare questa situazione. DeCarolis non basa le sue argomentazioni<br />

su l’evidenza di una qualche indagine di tipo statistico, ma unicamente<br />

sulla comprensione dei fenomeni attraverso l’esperienza diretta, scoraggiando<br />

così ogni ulteriore sviluppo che potrebbe esser svolto a partire dalle<br />

sue osservazioni. Un ulteriore elemento che rende l’analisi alquanto sfuocata<br />

è la carente definizione del campo di indagine (“Gis nella pubblica amministrazione”<br />

quando risulta chiaro che il riferimento principale è il Gis comunale).<br />

Infine manca in questo contributo una precisa definizione del concetto<br />

di “successo” e delle modalità di percezione analitica del problema: sotto questo<br />

aspetto ci si limita a riportare il “clima di sfiducia” che si sarebbe creato<br />

attorno ai Gis attorno alla metà degli anni ’80, fenomeno chiaramente percetibile<br />

in alcuni “momenti congressuali” importanti di quel periodo.<br />

Pur presentando questa analisi non pochi lati oscuri sotto il profilo della<br />

costruzione di un percorso analitico, essa produrrà alcune linee interpretative<br />

fondamentali nella lettura dei processi di automazione dell’informazione territoriale<br />

nei comuni italiani. Queste linee interpretative riguardano l’individuazione<br />

delle forze sia positive che negative che agiscono su questi processi.<br />

Tra le forze positive vengono individuate: la stabilità della composizione<br />

politica dell’amministrazione, la presenza di una chiara leadership tecnica, la<br />

compartecipazione allo sviluppo del progetto dei vari settori dell’amministrazione,<br />

la chiarezza attorno alla collocazione del Gis all’interno della struttura<br />

amministrativa. La combinazione di questi fattori riesce a spiegare come mai<br />

i Gis “attecchiscano e crescano in alcuni luoghi e non in altri apparentemente<br />

simili.” Tra le forze negative vengono invece indicate: la complessità delle<br />

fasi inerenti all’implementazione, l’indeterminatezza per quanto riguarda gli<br />

aspetti del ritorno economico dell’operazione (costi/benefici), l’impatto sulle<br />

strutture tecniche della fase di allestimento del data base cartografico che è<br />

indubbiamente quella più onerosa dell’intero processo di implementazione. A<br />

queste considerazioni di ordine tecnico vanno aggiunte due osservazioni di<br />

carattere più generale: la prima riguarda la debolezza costituzionale dell’ente<br />

locale sotto il profilo organizzativo che si riflette sulle sue capacità di specificare<br />

gli obiettivi e assolvere i compiti e gli obblighi da questi derivanti, la<br />

3


4<br />

seconda è invece rappresentata dalla scarsa propensione dei decisori pubblici<br />

all’uso dell’informazione tecnica nelle pratiche decisionali.<br />

Negli anni che seguiranno verranno aggiunti ulteriori elementi a questo<br />

schema interpretativo di base attraverso indagini che rivelano un’impostazione<br />

settoriale o parziale. E’ mancata un’analisi approfondita e allo stesso tempo<br />

estesa. Dai numerosi contributi offerti da Craglia (Craglia 1994, Craglia 1996,<br />

Ciancarella et al., 1996) che come si ricorderà parte, per quanto riguarda i Gis<br />

comunali, da un’analisi molto approfondita limitata però a due esperienze<br />

(Padova e Modena), emergono soprattutto due tipi di valutazioni che ci aiutano<br />

a comprendere meglio le specificità del caso italiano: il basso profilo dei<br />

progetti e il loro forte aggancio alla tematica urbanistica più che gestionale.<br />

Per basso profilo l’autore indica soprattutto l’assoluta mancanza in queste realizzazioni<br />

di “una visione globale ed una strategia sull’uso dell’informazione,<br />

e sul ruolo dei Gis, nella connessione tra preparazione del piano urbanistico,<br />

sua gestione e monitoraggio, ed altre attività del Comune”. L’altra “anomalia”,<br />

strettamente legata al fatto che manca in queste realizzazioni un’analisi<br />

dei fabbisogni informativi delle procedure amministrative a cui affiancare<br />

questa tecnologia, è invece costituita dal ruolo primario che gli uffici urbanistici<br />

assumono spesso nell’avvio di questi progetti. Ciò rende di per sé l’impatto<br />

con le struttura amministrative più faticoso data la relativa complessità<br />

delle applicazioni in urbanistica rispetto alle applicazioni di tipo gestionale ed<br />

inoltre presenta elementi di conflittualità con una cultura urbanistica che non<br />

ha mai visto con grande favore “l’invasione” delle tecniche digitali.<br />

Alcune osservazioni prodotte da Cragia vengono infine confermate dalla<br />

ricerca condotta nello stesso periodo (inizio degli anni ’90) dalla gruppo<br />

AM/FM-GIS sui Gis nelle aree metropolitane (Jogan , Schiavoni, 1993) esteso<br />

a tutti i soggetti istituzionali dotati di Gis (comuni, ma anche aziende tecnologiche)<br />

compresi nelle 9 aree metropolitane definite per legge. Da questa<br />

ricerca che è l’unica ad avvalersi di un questionario predefinito di tipo strutturato<br />

(Jogan, Marchese, Schiavoni, 1992) emergerà: il basso livello di integrazione<br />

dei sistemi sia a livello d’area (unica eccezione la città di Torino) che<br />

in senso verticale tra i soggetti istituzionali (particolarmente carenti gli scambi<br />

con provincia e regione), il basso grado di maturità dei progetti implementati<br />

a cui faceva riscontro un’alta natalità dei Gis nelle aree e nei settori a carattere<br />

“periferico”, infine, la mancanza di una precisa collocazione (riconoscimento<br />

formale) di carattere istituzionale dei Gis indagati che poteva esser letta<br />

dalla deficienze di nomenclatura dei sistemi informativi e degli uffici a qui<br />

questi facevano riferimento. Anche da questa analisi emerge il modello<br />

dell’”automazione strisciante” ovvero di “basso profilo”, risultato dell’interazione<br />

tra i livelli dirigenziali e quelli politici, più che di una presa di posizione<br />

relativa al problema della modernizzazione delle strutture amministrative.<br />

All’inizio degli anni ’90 emergono i tratti fondamentali dei processi di<br />

automazione dell’informazione territoriale nei comuni italiani. Da queste analisi<br />

che potremmo definire estremamente omogenee sotto il profilo dei modelli<br />

interpretativi sottostanti (quelli propri del management istituzionale), è pos-


sibile derivare alcune indicazioni ulteriori:<br />

– Il dato fondamentale è l’omologazione ad un modello interpretativo<br />

imperante a scala internazionale che e ben rappresentato, a livello generale<br />

ovvero per quanto riguarda la natura dei processi di innovazione tecnologica<br />

nell’ente locale, dai risultati delle due indagini “Irvine” condotte<br />

negli Stati Uniti tra gli anni ’70 e ’80 (cfr.Cragia, 1996), a livello più<br />

specifico ovvero limitatamente al campo di applicazioni del Gis, dalle<br />

analisi empiriche condotte a cavallo degli anni ’80 e ’90 nel Regno Unito<br />

dal gruppo di Sheffield (Campbell, Masser, 1991) che godranno, per<br />

merito della loro chiarezza ed incisività, di una grande popolarità e diffusione.<br />

– L’applicazione di questo modello interpretativo è avvenuta al caso italiano<br />

soprattutto attraverso la constatazione, per altro implicita nelle valutazione<br />

e nelle analisi, di quanto la situazione reale si distanziasse da un’ipotesi<br />

di applicazione ottimale dei Gis in ambito amministrativo. La<br />

valutazione del loro insuccesso viene espressa più in termini negativi, di<br />

assenza di alcuni requisiti di tipo manageriale (tipico il caso dell’assenza<br />

di una strategia informativa e gestinale denunciata da più parti) che in termini<br />

positivi, come ad esempio potrebbero esser il perseguire da parte<br />

dell’ente locale di strategie di “facciata” nel campo della modernizzazione<br />

rispetto alle quali la situazione rilevata potrebbe essere giudicata del<br />

tutto coerente. L’applicazione ottimale dei Gis viene comunemente considerata<br />

quella che coinvolge l’insieme delle attività di gestione dell’ente<br />

comunale, non solo la pianificazione urbanistica (Marescotti, 1993,<br />

Bagini e Marescotti, 1995, Cragia, 1996).<br />

– In questa situazione risulta evidente che i concetti di successo o insuccesso<br />

dei Gis richiederebbero molta più attenzione. In un caso si è visto<br />

che viene riportata nulla più di una opinione diffusa tra gli operatori del<br />

settore. E’ anche da precisare che in contesti in cui a questo aspetto è stata<br />

data maggiore attenzioine, si è fatto ricorso al metodo della autovalutazione<br />

dei responsabili dei progetti fornita sia come risposta diretta all’indagine<br />

(Campbell, 1994) e sia come insieme di risposte incrociate a<br />

domande mirate a questo fine (Budic, 1994). Anche in questi casi andrebbe<br />

fatto uno sforzo maggiore per capire il contesto tecnico e culturale che<br />

definisce i parametri della valutazione.<br />

Se da un lato i precedenti analitici sul tema delle applicazioni Gis a livello<br />

comunale forniscono alcune chiavi interpretative d’altra parte ci lasciano in<br />

eredità una serie di problemi di carattere metodologico di non facile soluzione<br />

che riguardano in primo luogo la definizione dell’oggetto stesso dell’indagine<br />

(il Gis) e, a seguire, il modo in cui queste devono essere svolte. Uno dei<br />

limiti maggiori di queste analisi era proprio quello di considerare il Gis come<br />

uno strumento a supporto delle pratiche di pianificazione, dal quale si anda-<br />

5


6<br />

vano diramando relazioni verso altri settori della pubblica amministrazione:<br />

relazioni che devono rientrare in un disegno coerente con questa funzione primaria<br />

del Gis. Già nello studio di Jogan e Schiavoni si incomincia ad intravedere<br />

una struttura distributiva del Gis per funzioni molto più policentrica<br />

che nelle analisi precedenti in cui l’accento era posto su una struttura gerarchica<br />

informativa conformata alle esigenze della pianificazione più che sul<br />

concetto di scambio di informazioni.<br />

Questi elementi, assieme ad altri che verranno precisati in seguito, costituiranno<br />

una prima base di riflessione nel definire gli obiettivi e i contenuti<br />

dell’indagine AIPA/DAEST.<br />

3. La maturità delle esperienze come criterio di indagine<br />

Non è un fatto marginale, anche ai fini di questa indagine, che gli anni recenti<br />

abbiano rappresentato una svolta significativa nel modo in cui venivano<br />

normalmente concepiti i Gis. Già all’inizio del decennio verrà messo in risalto<br />

come la tradizionale monolicità nelle definizioni tradizionali del<br />

Geographic Information System (sistema di raccolta, archiviazione, analisi e<br />

trattamento di dati georeferenziati….) si stesse lentamente dissolvendo per<br />

ricomporsi lungo due direttrici: la prima di carattere più concettuale e disciplinare<br />

in cui veniva posto l’accento sul carattere strumentale del Gis nel produrre<br />

rappresentazioni congrue con le attese dell’utente, la seconda di profilo<br />

prevalentemente gestionale in cui l’accento e posto sul carattere strutturale,<br />

istituzionale e quindi organizzativo dei Gis come entità composta da risorse<br />

sia tecniche che umane. La prima direttrice nasce e si sviluppa, come si ricorderà,<br />

in seguito al dibattito sviluppatosi al livello internazionale sulla necessità<br />

di istituire una nuova disciplina (geographic information science) che raccogliesse<br />

l’insieme dei saperi pratici e teorici utili se non necessari nella<br />

costruzione dei Gis (Goodchild, 1992). La seconda, che ci appare del tutto<br />

coerente con la prima, scaturisce da un’esigenza ancor più concreta quella di<br />

introdurre, nella panoramica delle nuove professioni legate al digitale, la figura<br />

del Gis manager, cioè di colui che più di altri è in grado di gestire i problemi<br />

di implementazione a cui si è fatto in parte riferimento nel paragrafo<br />

precedente (Huxhold and Levinsohn, 1995).<br />

Ai nostri fini il manifestarsi di questi approcci non è tanto importante in<br />

sé quanto per il fatto che con essi viene messa profondamente in discussione<br />

l’accezione tradizionale del Gis, quello dovuto all’ingegneria dei sistemi<br />

informativi, che identificava questo concetto con una sua applicazione.<br />

Nell’ottica disciplinare l’applicazione non è altro che un momento particolare<br />

di cristalizzazione della disciplina, inoltre nella rappresentazione del territorio,<br />

le applicazioni possono essere molteplici e in continuo adattamento alle<br />

domande dell’utente. Nell’ottica gestionale l’attenzione viene posta innanzitutto<br />

sul ruolo strategico delle applicazioni nell’organizzazione, sugli obietti-


vi dell’innovazione tecnologica come componente principale dell’innovazione<br />

organizzativa e di quella istituzionale e quindi sulle strategie del management<br />

in rapporto alle “strategie informative” perseguite dal soggetto istituzionale<br />

(Hendrinks, 1998). Un aspetto particolare assume l’ottica gestionale<br />

quando si tratta dell’impresa. Le innumerevoli iniziative nel campo del Gis &<br />

business hanno da tempo messo in luce come questi strumenti possano assumere<br />

nell’ambito dell’organizzazione dell’impresa il ruolo di interfacce organizzative<br />

dei flussi informativi aziendali, soprattutto nei casi in cui questi<br />

sono afflitti da problemi di complessità organizzativa (AA.VV., 1994, Strand,<br />

1995)<br />

La scelta di analizzare le esperienze mature dei Gis comunali è derivata,<br />

oltre che dall’analisi dei contenuti prodotti dalle osservazioni svolte in periodo<br />

precedente, dalla sensazione che qualcosa di importante fosse cambiato in<br />

questo periodo nel modo di rapportarsi nei confronti dell’oggetto dell’analisi<br />

da parte degli esperti del settore. Quindi svolgere le indagini limitatamente<br />

alle esperienze mature dei Gis comunali poteva essere giustificato a partire:<br />

– dalla considerazione che il quadro prodotto dagli studi precedenti, maggiormente<br />

indirizzati a capire i motivi dell’insuccesso delle applicazioni<br />

Gis, fosse, pur in presenza di alcuni rilevanti manchevolezze di carattere<br />

metodologico, sufficiente a fornire un supporto conoscitivo sullo stato di<br />

attuazione dei sistemi informativi e sugli impedimenti che ne frenano<br />

l’applicazione, la diffusione e lo sviluppo;<br />

– che la nuova concezione del Gis come “nodo informativo strategico”<br />

delle organizzazioni istituzionali sarebbe con maggiore probabilità emersa<br />

dall’analisi delle situazioni più mature che nei Gis avviati da poco<br />

tempo e che questo fatto avrebbe consentito di raccoglire informazioni su<br />

tendenze che erano sfuggite alle analisi precedenti.<br />

La scelta di concentrare l’attenzione sulle esperienze mature di Gis ha<br />

indubbiamente sortito esiti positivi. Gli elementi più interessanti emersi nel<br />

corso della ricerca non sarebbero stati scoperti se l’indagine fosse stata indirizzata<br />

a ricostruire lo stato generale dell’automazione dell’informazione territoriale<br />

nei comuni italiani, e quindi ad analizzare le disfunzioni dei Gis sotto<br />

il profilo più quantitativo che qualitativo. Questi elementi hanno di fatto confermato<br />

che è in atto un lento processo di revisione degli approcci più tradizionali,<br />

visibile solo da alcune delle situazioni esaminate, anche se nella maggior<br />

parte dei casi si verificano i problemi tipici di un’adozione molto cauta<br />

di queste tecnologie, che è la causa principale del loro relativo malfunzionamento.<br />

7


8<br />

4. Il campione indagato e i temi trattati<br />

Nella fase preliminare dell’indagine era necessario definire il campione dei<br />

soggetti da intervistare, i contenuti e le modalità d’indagine. Rispetto a quest’ultimo<br />

aspetto, tra le varie opzioni possibili: inchiesta telefonica, intervista<br />

diretta ai responsabili del Gis locale con questionario strutturato, oppure con<br />

questionario semistrutturato, si è preferita quest’ultima modalità. I motivi di<br />

questa scelta sono in parte legati al giudizio sugli esiti di alcune ricerche condotte<br />

tramite inchiesta telefonica (Budic, 1994 e Campbell, 1994) da cui appare<br />

evidente il peso assunto dall’autovalutazione degli intervistati soprattutto<br />

nel definire il grado di sviluppo (ma anche completezza, successo, interasione<br />

con altri uffici, supporto alle scelte…) dei singoli sistemi. In parte agli<br />

aspetti di carattere pratico (i tempi ristretti disponibili) ed alla dimensione<br />

contenuta del campione (dieci casi).<br />

La dimensione del campione deriva da una stima del tutto approssimativa<br />

sul numero dei Gis comunali maturi presenti sul territorio nazionale compiuta<br />

dal gruppo di lavoro in base anche alle valutazioni espresse in analisi<br />

precedenti (Ciancarella et al., 1996). La scelta dei singoli casi è stata invece<br />

effettuata, con l’aiuto di una breve indagine telefonica, ad un gruppo di 14<br />

esperti Gis distribuiti su tutto il territorio nazionale, allo scopo di favorire la<br />

massima rappresentatività geografica del campione.<br />

La lista dei 10 comuni appartenenti al campione di indagine è la seguente<br />

(tra parentesi la data di avvio dei progetti Gis): Torino (1980), Padova<br />

(1981), Genova (1985), Carpi (1987), Bergamo (1987), Trento (1987), Rimini<br />

(1990), Bolzano (1991), Firenze (1992), Catania (1994). E’ da precisare che<br />

le valutazioni degli esperti sono state a volte discordi sulla maturità di alcune<br />

esperienze, per cui in certi casi si è dovuto ricorrere al parere degli stessi<br />

responsabili dei Gis oggetto di tali valutazioni. E’ anche da mettere in rilievo<br />

che, soprattutto a causa della ridotta dimensione del campione, i comuni analizzati<br />

appartengono tutti ad una categoria medio alta, prevalentemente situati<br />

nelle aree settentrionali del paese. Mancano quindi del tutto le amministrazioni<br />

di piccole dimensioni che pure alcune analisi precedenti avevano segnalato.<br />

La scheda di indagine è stata compilata anche con l’aiuto di alcuni test<br />

svolti presso il Gis di Padova. Le domande sono state raccolte in quattro<br />

sezioni: nascita e sviluppo del Gis, produzione informativa corrente, livello di<br />

interscambio dati con terzi, autovalutazione e giudizio sulle politiche di settore<br />

e su eventuali esigenze dell’ente locale. L’intervista veniva svolta in base<br />

al questionario di indagine. Normalmente la persona da intervistare (responsabile<br />

del Gis) emergeva dall’indagine al panel di esperti. Le risposte venivano<br />

registrate durante l’intervista, in seguito deregistrate, infine il testo finale<br />

veniva rispedito all’intervistato per un controllo finale.<br />

——————————————————————————————<br />

TRACCIA DELLA SCHEDA DI INDAGINE


Nascita e sviluppo del Gis<br />

Modalità di avvio, Forma organizzativa, Rapporti con consulenti esterni,<br />

Inserimento del progetto nelle politiche a scala sovracomunale, Strategia<br />

prescelta per la formazione della cartografia di base, Codifica dei DB,<br />

Livello di realizzazione attuale dei DB - copertura territorio, codifica dei<br />

dati<br />

Produzione informativa<br />

Informazioni sulle elaborazioni più frequenti negli ultimi sei mesi,<br />

Divulgazione dell’informazione tra gli uffici interni, Obiettivi a medio<br />

termine e progetti di sviluppo del sistema<br />

Scambio dati con terzi<br />

Forme di condivisione dati con altri soggetti, Rapporti con terzi quali,<br />

Forme di pubblicità dei dati e dei risultati, Scambio di informazione con<br />

l’utente in rete, Scambio dati: bisogni / proposte / progetti.<br />

Valutazione del progetto<br />

Autovalutazione della propria situazione, Cosa vi aspettate dall’ AIP?,<br />

Contesto di autodeterminazione del GIS<br />

——————————————————————————————<br />

Le domande relative al tema della nascita e sviluppo del Gis comunale<br />

erano innanzitutto indirizzate a sondare quali erano state le forze promotrici<br />

di queste iniziative a livello comunale e quali scelte sia tecniche che politiche<br />

venivano portate avanti dai responsabili locali del Gis. Queste scelte riguardano<br />

i seguenti settori: la formazione della data base topografico e dell’ambiente<br />

di lavoro (software e hardware), la definizione delle codifiche di base<br />

e la loro estensione e applicazione nei settori dell’amministrazione comunale,<br />

le iniziative di condivisione dei costi di avviamento e di primo allestimento<br />

dei data base, l’aggancio alle politiche regionali, nazionali e/o comunitarie, la<br />

forme organizzative interne comprese le collaborazioni esterne (università,<br />

consulenti, servizi privati…). Un’importanza particolare è stata attribuita alla<br />

descrizione analitica dei fabbisogni dell’informazione spaziale presenti nei<br />

singoli comparti dell’amministrazione comunale e dei tipi di codifica necessaria<br />

per ciascuna categoria di utenza (toponomastica e anagrafe, urbanistica,<br />

edilizia privata, tributi, traffico e strade, ambiente, demanio, verde pubblico,<br />

protezione civile e ordine pubblico, servizi utili). Inoltre l’intervista riportava,<br />

per ogni settore amministrativo analizzato, il livello di attuazione dei data<br />

base, ovvero il grado di condivisione del Gis comunale da parte dei singoli<br />

settori dell’amministrazione.<br />

Le storie osservate sono notevolmente diverse tra loro sotto tutti i profili<br />

considerati. Le variabili che hanno portato all’introduzione dei Gis e che<br />

insieme spiegano le differenze citate, coincidono soprattutto con i caratteri del<br />

gruppo che ha promosso l’iniziativa, e con le motivazioni utilizzate per giustificarne<br />

la realizzazione. Normalmente l’introduzione del Gis risponde,<br />

infatti, all’iniziativa di tecnici - per lo più impegnati nella pianificazione urba-<br />

9


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nistica, ma con percezioni diverse delle interazioni tra questa e le altre politiche<br />

settoriali dotate di proiezioni territoriali significative. Solo in pochi casi,<br />

l’introduzione del Gis è spiegata da sollecitazioni esterne (ad es. della regione<br />

o della regione e del catasto), ed in questi casi talvolta il comune non riesce<br />

ad esprimere un gruppo dotato di sufficienti capacità per impostare l’operazione<br />

con valenze strategiche di qualche peso.<br />

Un secondo aspetto riguarda la collocazione del Gis nella struttura amministrativa<br />

e le sue relazioni con l’insieme degli uffici che ne sono almeno<br />

potenzialmente fornitori e soprattutto utenti. Nella gran parte dei casi esaminati,<br />

il gruppo che gestisce il sistema, è scarsamente coordinato con il resto<br />

dell’amministrazione, che in alcuni casi dispone di altri sistemi informativi<br />

non comunicanti con il Gis comunale. Le uniche eccezioni sotto questo punto<br />

di vista coincidono con Torino, Genova e in prospettiva Bolzano. La presenza<br />

e lo sviluppo del Gis sono in larga parte spiegati dall’autorevolezza di coloro<br />

che lo gestiscono ed in particolare del responsabile. Ma il cambiamento<br />

organizzativo che si renderebbe necessario per sfruttarne esaurientemente le<br />

potenzialità, è generalmente frenato da numerosi ostacoli, burocratici e presumibilmente<br />

anche politici.<br />

Le caratteristiche tecniche dei sistemi esaminati (hardware, software, data<br />

base cartografico, sistemi di codifica) sono notevolmente differenziate. In<br />

genere, non emerge con chiarezza cosa ha guidato la scelta della tecnologia<br />

utilizzata. I rapporti con i fornitori sono comunque, quasi sempre, resi difficili<br />

dalla mancanza nell’ambito dell’amministrazione di competenze adeguate<br />

(ad esempio per definire e gestire i capitolati) e dalla scarsa disponibilità dei<br />

fornitori a entrare nel merito dei problemi di costruzione del Gis cooperando<br />

all’individuazione di scelte adeguate. Differenziate sono anche le stesse scelte<br />

concernenti la cartografia di base, che varia da 1/500 (Bolzano) a 1/5000<br />

(Carpi). Sotto questo profilo è tuttavia rilevante il rapporto con i livelli<br />

sovraordinati di governo (stato e regione) che spesso sono percepiti più come<br />

un problema da superare, che come un supporto alla definizione di scelte<br />

appropriate (oltre che alla condivisione dei costi). Un problema particolare,<br />

ma di valenza rilevante, è quello dell’impostazione delle rilevazioni censuarie<br />

e dell’unità di base per esse definita (sezioni di censimento).<br />

Da segnalare ancora, come si vedrà meglio in seguito, la diversità delle<br />

forme organizzative presenti nei vari sistemi e una sostanziale carenza di trasparenza<br />

per quanto riguarda i livelli di attuazione (codifiche settoriali, copertura<br />

territoriale e tematismi grafici) riscontrata un po’ ovunque. In relazione<br />

al primo aspetto si sono incontrate varie forme organizzative (Gis ospitati<br />

nell’ambito dei CED comunali con rapporti saltuari con l’utenza comunale<br />

potenziale, Gis ospitati negli uffici tecnici con attribuzioni prevalentemente<br />

settoriali. Gis organizzati in forma moderna con un unità direzionale centrale<br />

e applicazioni distribuite negli uffici di utenza). Difficile, o addirittura assente,<br />

è anche la compartecipazione di soggetti gestori di servizi di scala più<br />

ampia rispetto al comune. Analoghe considerazioni valgono perciò anche per


la costruzione di Gis di scala sovracomunale. Per quanto invece riguarda lo<br />

stato di attuazione dei sistemi è da notare in tutti i casi la scarsissima (spesso<br />

nulla) documentazione disponibile prodotta dagli uffici e l’oggettiva difficoltà<br />

a reperire informazioni che riguardano le specifiche tecniche dei sistemi.<br />

Una situazione molto simile a questa riguarda i risultati ottenuti con il<br />

secondo gruppo di domande relative alla produzione dell’informazione. E’<br />

evidente che questo tipo di domanda era tesa a sondare l’efficienza dei sistemi<br />

in termini di concreta produzione di servizi informativi. Si ricorderà che<br />

molti studi avevano sino ad ora indicato che l’attività preponderante svolta<br />

nell’ambito dei Gis comunali fosse rivolta più all’autocostruzione (allestimento<br />

cartografico, codifiche, unione data base amministrativi, aggiornamento<br />

e correzione...) che a soddisfare la domanda informativa proveniente dagli<br />

utenti esterni.<br />

Dove è stato possibile ottenere informazioni a riguardo, ovvero dove non<br />

esiste (come ad esempio a Torino) la separazione delle funzioni di direzione<br />

del sistema da quelle di sviluppo delle applicazioni, sono emersi prevalentemente<br />

due strategie di produzione di tali servizi. Da un lato le informazioni di<br />

carattere urbanistico necessarie agli uffici tecnici in fase di formazione dei<br />

piani urbanistici o in fase di pubblicizzazione in formato digitale della documentazione<br />

tecnica allegata al piano. In alcuni casi (pochi ancora) queste<br />

informazioni vengono fornite alle istituzioni sovraordinate che comunque<br />

esercitano un certo ruolo nella definizione delle modalità di erogazione di<br />

questo servizio (scadenze, formati grafici, formati informatici). In altri casi i<br />

riferimento principale è alla domanda proveniente dagli studi di progettazione<br />

urbanistica nei confronti dei quali i comuni sonno particolarmente sensibili<br />

per motivi legati all’esigenza di rendere più fluido lo scambio di informazione<br />

con questi ultimi.<br />

Dall’altro le informazioni fornite riguardano gli utenti esterni, che possono<br />

essere classificati come una componente non strutturata della domanda di<br />

informazione locale, ma che costituiscono un’importante “cassa di risonanza”<br />

del Gis comunale. Questi utenti coincidono normalmente con vari operatori<br />

sia pubblici (forze dell’ordine, vigili del fuoco, aziende sanitarie…) che privati<br />

(associazioni, imprese…) la cui domanda normalmente riguarda restituzioni<br />

cartografiche a varia scala, normalmente prive di specifiche analitiche<br />

di qualche rilievo. Trattasi quindi di una domanda particolare, per molti aspetti<br />

imprevedibile, che si presenta però come altamente remunerativa sul piano<br />

dell’immagine. Sono da notare infine gli scarsi apporti che la maggior parte<br />

dei Gis rilevati offrono ancora all’adempimento di alcuni compiti istituzionali<br />

specifici anche se minori (ad esempio: catasto stradale, segnaletica…) nei<br />

confronti dei quali l’indagine ha rivelato colpevoli ritardi nei confronti degli<br />

uffici comunali.<br />

Nella terza parte della scheda di indagine troviamo le domande inerenti<br />

lo scambio dei dati con terzi, dove per terzi si intendono sia enti della<br />

Pubblica Amministrazione, (aziende speciali o municipalizzate, forze dell’or-<br />

11


12<br />

dine, vigili del fuoco, protezione civile, musei, biblioteche, altri comuni, provincie…)<br />

che gli operatori legati strettamente ad essa (associazioni culturali e<br />

di categoria, studi professionali, imprese), e quindi coinvolti nella gestione.<br />

L’obiettivo di questo gruppo di domande era soprattutto teso a rilevare le condizioni<br />

in cui normalmente avviene lo scambio dei dati, e quanto queste condizioni<br />

si avvicinassero ad un potenziale mercato dell’informazione.<br />

Tutti i Comuni indagati hanno rapporti con gli enti esterni operanti nella<br />

loro realtà territoriale, anche se difficile risulta ancora il dialogo con alcuni<br />

enti, normalmente lontani dal contesto procedurale comunale. Soprattutto<br />

nelle grandi città sorprende il mancato rapporti con la Camera di Commercio<br />

o con la Soprintendenza ai beni Artistici ed Ambientali (Torino, Firenze).<br />

Questo non tanto per una certa riservatezza ma perché non si vedono ancora<br />

i vantaggi che una possibile integrazione dei dati può offrire allo sviluppo<br />

delle procedure amministrative e di nuovi servizi. I rapporti più frequenti che<br />

i GIS comunali instaurano, avvengono preferibilmente con le aziende municipalizzate<br />

e con gli altri Comuni confinanti. In questa graduatoria virtuale<br />

segue la protezione civile, quasi sempre dotata di un proprio sistema informativo<br />

e, sotto aspetti diversi, il catasto. L’esigenza di comunicare, nell’ambito<br />

dei GIS, riguarda principalmente il tema delle procedure, poiché, per<br />

quanto riguarda lo scambio di dati georeferenziati tra Comuni, l’interesse è<br />

solo tra i Comuni limitrofi che condividono i medesimi progetti territoriali.<br />

Quindi le esigenze informative a livello di dato rimangono molto circoscritte<br />

alla realtà locale. Da notare la volontà che, i più grandi comuni (Torino,<br />

Genova, Bergamo, Firenze) hanno per lo sviluppo di un sistema di area metropolitana.<br />

Seppure è ancora difficile per gli stessi responsabili degli uffici tecncici<br />

quantificare i benefici della crescente strutturazione dell’informazione territoriale,<br />

almeno, per quanto riguarda la produzione cartografica di base, si è<br />

capito il vantaggio economico che la comparsa del GIS ha indotto, sia per il<br />

comune che per gli enti interessati. La produzione di una base informativa<br />

comune ha però attualmente un impulso dovuto più alla razionalizzazione<br />

delle prassi procedurali, fino ad ora inesistenti o profondamente burocratizzate,<br />

che ad un determinato beneficio economico. L’informazione quindi non è<br />

ancora considerata come un “bene di mercato” da parte dell’amministrazione<br />

locale pur essendosi da tempo formata, nell’ambito del mondo professionale,<br />

una considerevole sorgente di domanda di dati digitali.<br />

Il Catasto è attualmente la principale fonte di dati georeferenziati che ogni<br />

Comune desidera recuperare. Ormai da anni i Comuni hanno stipulato convenzioni<br />

con il Mistero delle Finanze per aiutare il Catasto nell’opera di<br />

aggiornamento e di acquisizione dei dati. Le mappe catastali, si dichiara nella<br />

maggior parte dei casi, non saranno mai perfettamente integrate alle basi dati<br />

comunali. Parecchi sforzi si stanno compiendo, da parte dei Comuni, per la<br />

realizzazione di un legame informativo sufficiente tra l’archivio catastale e il<br />

GIS comunale.


Un altro degli aspetti di importanza strategica rilevati dall’indagine<br />

riguarda la comunicazione tramite rete telematica. Internet è certamente la<br />

rete di comunicazione telematica a cui i responsabili dei GIS guardano con<br />

maggiore interesse. Più che per il numero di utenti attualmente collegati,<br />

viene presa in considerazione per la sua riconosciuta potenzialità.<br />

L’interattività e la frequenza dell’aggiornamento delle informazioni sono le<br />

doti principali sottolineate alla rete Internet. L’informatizzazione del lavoro,<br />

in generale, sviluppa la domanda di dati. Spesso sono i professionisti ad alimentare<br />

la domanda di informazioni e di informatizzazione delle procedure<br />

burocratiche, auspicando l’interattività con i sistemi comunali, saltando così<br />

inutili passaggi procedurali. Di non poco conto sono gli aspetti legati alla<br />

sicurezza delle informazioni. Sembra però che gli ordini professionali costituiscano<br />

una garanzia per i comuni e quindi, in base alla stipula di particolari<br />

intese con questi, si è in grado di superare parte di tali ostacoli.<br />

L’informazione verso il cittadino appare tra gli argomenti prioritari per<br />

tutti i GIS. Internet è certamente un impulso a questo proposito. Interessanti<br />

sono i servizi offerti nel sito Internet del Comune di Torino, che riguardano:<br />

la consultazione della cartografia della città di Torino, l’Anagrafe dei Beni<br />

Immobili della Città di Torino, il Piano del Traffico e la presentazione della<br />

gestione informatica del Piano Regolatore. Degno di nota anche il servizio<br />

offerto in Internet nel sito del Comune di Bolzano, che consente il prelievo<br />

delle Norme di attuazione del PRG comunale di Bolzano e i file della Carta<br />

Tecnica Provinciale alla scala 1:5000 riguardanti l’area del comune.<br />

La produzione di CD-ROM o di altri tipi di memorie di massa, piacevolmente<br />

accettata dall’utenza, dimostra più che altro l’efficienza dell’amministrazione<br />

che una diversità di approccio al GIS. Oramai consolidata è la politica<br />

di diffusione del CD-ROM del PRG, attuata ora solo dal comune di<br />

Torino, e a cui seguiranno Genova e Padova. Il motivo principale della scarsa<br />

diffusione di questo tipo di supporto è da attribuire al fatto che risulta essere<br />

alquanto laborioso aggiornare i dati diffusi attraverso le memorie di massa.<br />

Non a caso i CD-ROM prodotti sino ad ora si limitano alla divulgazione del<br />

PRG (e delle sue norme) o della cartografia comunale di base.<br />

Infine l’ultimo gruppo di domande ha riguardato il problema della valutazione<br />

dell’esperienza realizzata e il possibile ruolo dell’AIPA.<br />

In prospettiva il GIS è visto, oltre il limite delle attuali applicazioni, come<br />

uno strumento che integra le informazioni di carattere settoriale e che alimenta<br />

un nuovo processo organizzativo interno all’ente. Il ruolo principale<br />

che i Gis dovrebbero assumere è soprattutto quello gestionale, che cercherà di<br />

convertire e migliorare le normali procedure amministrative sulla base di una<br />

razionalizzazione, integrazione ed apertura dei flussi informativi georeferenziati,<br />

con obiettivi o di riduzione dei costi o di miglioramento dei servizi erogati<br />

dall’amministrazione comunale.<br />

Nelle realtà più articolate, quelle che rischiano di rimanere vittime di una<br />

fossilizzazione di fronte a un sistema informativo giudicato sufficientemente<br />

13


14<br />

efficiente, si cercano ora ulteriori nuovi impulsi e motivazioni. Questo soprattutto<br />

per incentivare l’interesse dell’amministrazione di fronte a carenze,<br />

organizzative o di ammodernamento delle attrezzature, ormai croniche rispetto<br />

ai sistemi più giovani. Sembra che la soluzione a tali problemi risieda nel<br />

rendere evidente il rapporto tra l’attività del Gis e i benefici arrecati da tale<br />

attività. Creare quindi un feed-back positivo tra il Gis e le effettive realizzazioni<br />

sul territorio condotte per mezzo di questo strumento, attualmente non<br />

ancora quantificate. Tra i nuovi incentivi ci sono i ruoli fiscale e i servizi.<br />

Pochi sono i casi di Gis in cui emerge un ruolo fiscale, e tra questi solo il<br />

Comune di Padova e il Comune di Rimini. Questo perché un ruolo fiscale<br />

trova, come “collo di bottiglia” alla sua realizzazione, le difficoltà di costruzione<br />

di una banca dati georeferenziati catastale, affidabile e allineata agli<br />

archivi comunali (desiderio di quasi tutti i Gis intervistati). Ruolo non meno<br />

semplice per un Gis, ma di minor interesse per la scarsa domanda da parte dell’utente,<br />

è quello della fornitura dei servizi amministrativi telematici. Ruolo<br />

che attraverso Internet sembra trovare, in prospettiva, il suo maggiore impulso<br />

per le sue potenzialità più che sul suo impatto sull’utenza effettiva.<br />

In questo contesto da notare che la mancanza di una “cultura GIS” tra i<br />

vari uffici che compongono l’amministrazione comunale è uno dei motivi<br />

principali di disagio emersi nell’autovalutazione. E’ invece sempre presente la<br />

coscienza della grande potenzialità di sviluppo del proprio sistema.<br />

Infine per quanto concerne il giudizio espresso sul ruolo che l’AIPA<br />

dovrà svolgere in futuro si ricorda che i comuni si aspettano un attività di<br />

coordinamento e di indirizzo. Non si auspicano direttive o imposizioni, considerate<br />

improponibili a realtà così diversificate come quelle comunali.<br />

L’attività di indirizzo dovrebbe applicarsi principalmente: alla definizione di<br />

standard tecnici (cartografie, codifiche dei dati, strumenti di trattamento<br />

hardware e software), alla regolamentazione degli scambi, alle modalità di<br />

aggiornamento e di validazione dei dati (indicare riferimenti per l’apertura di<br />

un “mercato” dell’informazione con tariffari e regole precise sulla distribuzione<br />

e la privacy), alla promozione delle esperienze mature di GIS comunali<br />

in modo da aiutare i comuni ad intraprendere i giusti indirizzi.<br />

Unanime infine l’esigenza di costituire un osservatorio dei Gis comunali.<br />

La conoscenza sistematica di quanto avviene in questo settore non è necessaria<br />

solo a chi, come gli organi dello Stato, si assume compiti di coordinamento<br />

e di governo, ma è ancor più importante per la miriade di situazioni locali<br />

che chiedono di essere assecondat nelle loro scelte di autogoverno dei sistemi<br />

con un apporto continuo dello Stato che possa indirizzare le strategie locali di<br />

sviluppo dei sistemi, sostenere le scelte tecniche migliorando l’interattività<br />

(scambio di informazioni e pareri) tra i singoli nodi e promuovere processi di<br />

emulazione che possono nascere dalla “disseminazione” delle esperienze più<br />

significative (rete europea e università).


5. I risultati in sintesi<br />

Tentando una restituzione più sintetica della ricerca svolta, l’indagine ha<br />

messo in luce un’endemica tendenza al sottoutilizzo di questa particolare tecnologia<br />

(basi dati spaziali). Vanno infatti riconosciute due tipologie estreme di<br />

Gis che formano l’intervallo di “scala ordinale” entro il quale collocare tutte<br />

le esperienze analizzate. All’estremo inferiore collochiamo i Gis di tipo gerarchico,<br />

monocentrico, basati sull’accentramento delle funzioni che rispondono<br />

prioritariamente alle esigenze di un progetto guida (spesso il piano regolatore<br />

urbanistico) e solo in seconda battuta alle richieste provenienti da altri settori.<br />

Queste esperienze oggi relativamente più diffuse, talvolta continuano a svilupparsi<br />

per “addizione” di nuovi compiti che intervengono nel tempo. Esse<br />

si distinguono per la mancanza di una visione globale e per un basso livello<br />

di impiego nei settori diversi da quello trainante. Sono quindi poco visibili dai<br />

settori sia tecnici che amministrativi, all’interno dei quali si possono formare<br />

altri nuclei tecnologici, anche del tutto indipendenti da quello principale.<br />

L’applicazione delle tecnologie alle problematiche tecnico-amministrative<br />

assume in questi casi carattere di discontinuità. Non è condiviso il modo in<br />

cui vengono organizzati i dati, assegnati i codici di base (stradari, indirizzari,<br />

toponomastica) ; non esistono protocolli relativi al rapporto tra produttori e<br />

utenti dell’informazione, procedure per l’aggiornamento; manca quindi una<br />

concezione dell’informazione come patrimonio collettivo che deve essere<br />

conservato e manutenuto collegialmente. E’ anche del tutto occasionale il rapporto<br />

con i soggetti esterni, soprattutto con le aziende di erogazione dei servizi<br />

(che sono, con i Comuni, i grandi consumatori di dati georeferenziati).<br />

All’altro estremo collochiamo invece le esperienze, in parte anche più<br />

recenti, che non sono legate ad un unico progetto trainante dal quale ottengono<br />

legittimazione, ma sono nate dalla specifica volontà di attuare un progetto<br />

innovativo strategico che pervada l’amministrazione comunale nel suo insieme.<br />

In questi casi esistono forme di partecipazione anche da parte di altri soggetti<br />

(aziende di servizio) agli oneri economici di allestimento dei sistemi che,<br />

soprattutto nella fase di avvio, appaiono particolarmente elevati (acquisizione<br />

della cartografia di base, formazione personale, contratti con le case fornitrici).<br />

Inoltre questi sistemi non hanno più la “forma” di costruzioni tecnologiche<br />

come quelli precedenti, ma assumono il carattere di un insieme di atti<br />

amministrativi volti a garantire un servizio informativo di base (i dati cartografici)<br />

ai singoli settori di impiego, dai quali poi traggono elementi che vengono<br />

rimessi in circolo sia al fine dell’aggiornamento che della precisazione<br />

o estensione del dato iniziale. L’attività degli utenti e quindi i caratteri delle<br />

loro applicazioni settoriali, sono per lo più sconosciuti al centro del sistema<br />

salvo che per quelle informazioni che ritornano alla base con periodicità e<br />

devono essere redistribuite anche agli altri. Questo modello organizzativo<br />

mette in moto una serie di circuiti virtuosi che, se mantenuti tali, portano ad<br />

un’elevata efficienza del sistema e alla minimizzazione dei rischi presenti nel<br />

15


16<br />

primo modello. La condizione fondamentale è che vi sia una forte convergenza<br />

dei singoli attori e una sostanziale fiducia in merito alla applicazione di<br />

questi sistemi.<br />

Viste le notevoli differenze tra i due modelli, e la molto maggiore diffusione<br />

del primo, sarebbe certamente opportuno trovare spiegazioni convincenti<br />

capire come si sono potute realizzare situazioni così differenziate, e perché<br />

in determinati contesti (più statici) sia prevalsa una concezione più ingegneristica,<br />

mentre in altri (più evoluti) si sia affermata una visione più gestionale<br />

e strategica. Allo stato, infatti, pochi si rendono conto di queste diversità<br />

e nessuno riesce a prevedere gli sviluppi futuri, anche se sembra ragionevole<br />

pensare che il modello gestionale possa avere maggior fortuna anche perché<br />

assicura una migliore distribuzione sia dei costi che dei benefici.<br />

Nel valutare le esperienze a livello comunale il problema fondamentale<br />

che emerge, riguarda così l’integrazione dei Gis nel processo complessivo di<br />

automazione delle procedure dell’ente locale. Individuare soluzioni adeguate<br />

non è tuttavia semplice anche tenuto conto dei recenti provvedimenti governativi<br />

in materia di riorganizzazione dei poteri locali. Per farlo si rende inoltre<br />

necessario un processo collettivo di chiarimento sui problemi di carattere<br />

pratico che attendono, se non una soluzione univoca, per lo meno qualche<br />

indicazione di metodo. Tali problemi si riferiscono a:<br />

– L’efficienza organizzativa dei Gis. Per ora vi sono elementi su alcuni<br />

modelli organizzativi considerati efficienti (casi limitati ad alcune realtà<br />

di carattere metropolitano). Il problema dell’efficienza andrebbe invece<br />

esteso (per tipologie) alla totalità dei comuni, dai più piccoli ai più grandi,<br />

e il concetto di efficienza andrebbe precisato.<br />

– Le scelte inerenti la cartografia di base e le successive codifiche: oltre<br />

alle differenze nella cartografia di base, si tratta di superare le disomogeneità<br />

notate nelle successive codifiche (organizzazione per oggetti cartografici)<br />

che dovrebbero essere tali da consentire una forte interazione tra<br />

gli utenti del data base, interni e esterni al comune. Vi è poi il problema<br />

della “validazione” delle trasformazioni introdotte dagli utenti che costituiscono<br />

aggiornamento dei dati di base.<br />

– Il valore economico dei dati territoriali (costi-benefici), di norma non<br />

preso in esame con conseguenze negative ovvie per una corretta impostazione<br />

della questione concernente il livello di efficienza dei processi<br />

nei quali i dati sono utilizzati. Un primo passo in questa direzione potrebbe<br />

essere compiuto valutando i benefici di una corretta integrazione dei<br />

Gis nei processi di automazione delle procedure comunali.<br />

– Infine un’ultima area critica è quella delle politiche per la quale è difficile<br />

definire allo stato un quadro completo. La scarsa cooperazione (spesso<br />

unilaterale) tra regione e comuni per la produzione di dati, è un fattore<br />

limitante. I comuni si propongono - giustamente - come primo gradino<br />

di un sistema di flussi informativi che va dal basso verso l’alto attraverso<br />

processi di generalizzazione della scala, ma questo modello gerar-


chico, che pure dovrebbe prevalere in futuro, oggi incontra molte le resistenze<br />

alla sua realizzazione (anche per il ruolo del catasto).<br />

Le possibilità di ulteriore approfondimento sono dunque sostanzialmente<br />

connesse alle questioni emerse con riferimento: (a) alle contraddizioni che<br />

derivano dai diversi ruoli dei differenti livelli di governo, (b) agli ostacoli<br />

frapposti dalle regole amministrative in atto alla produzione, alla circolazione<br />

e financo all’utilizzo dei dati. Le stesse questioni acquistano significati più<br />

precisi se collocate nell’ambito delle linee di riforma della pubblica amministrazione<br />

definite dai recenti provvedimenti di governo (e in particolare dalle<br />

leggi Bassanini).<br />

La disponibilità di un’informazione riferita al territorio (georeferenziata)<br />

è, in particolare, rilevante allo stato (tenuto sempre conto degli indirizzi di<br />

riforma) per i comuni. Non sono solo le esigenze derivanti dalla gestione e<br />

pianificazione degli usi della risorsa territorio a sottolineare quest’aspetto, o<br />

le esigenze di una più efficiente impostazione della gestione dei servizi ai cittadini,<br />

ma anche i nuovi compiti derivanti dall’ampliamento dei poteri impositivi<br />

attribuiti ai comuni, che generalmente fanno riferimento alla dotazione<br />

immobiliare.<br />

Le basi informative che sono il supporto essenziale di queste politiche,<br />

hanno un notevole livello di complessità perché in esse devono essere messi<br />

in relazione i dati che descrivono le modalità d’uso del territorio, i dati che<br />

descrivono gli utilizzatori (e/o i proprietari se diversi dai primi), le caratteristiche<br />

geofisiche dell’ambiente (suoli, acqua, aria, ecc.) importanti per la tutela<br />

dai rischi oltre che per la gestione di alcuni servizi, ed infine le relazioni<br />

reciproche in quanto capaci di definire aspetti rilevanti per le politiche (la<br />

mobilità, la produzione di rifiuti, ecc.).<br />

Anche per altri livelli di governo le informazioni appena citate sono rilevanti,<br />

ma non con il grado di dettaglio che è invece indispensabile per la corretta<br />

impostazione delle politiche locali. Inoltre le esigenze che si pongono ai<br />

livelli superiori (dal catasto rurale o urbano alla protezione civile, alla pianificazione<br />

di scala regionale), possono essere - in ragione dei tipi di performances<br />

prevalenti - attualmente affrontate senza disporre di un sistema informativo<br />

polivalente come quello che meglio risponde ai bisogni degli enti<br />

locali. L’idea, per altro largamente condivisa, che lo sforzo dei comuni in questa<br />

direzione debba essere assecondato e supportato anche finanziariamente,<br />

non sembra trovare oggi sufficiente sostegno, anche se è del tutto ragionevole<br />

assumere che le stesse politiche di scala provinciale, regionale e statale, non<br />

potrebbero che giovarsi di Gis comunali e intercomunali dalla cui aggregazione<br />

anch’esse trarrebbero i presupposti di una assai maggiore efficacia.<br />

17


18<br />

6. Conclusioni<br />

Considerati i risultati di questo lavoro appare ragionevole affermare che questa<br />

ricerca ha prodotto sì elementi in relazione agli obiettivi pratici di un lavoro<br />

finalizzato ad estrarre dall’analisi delle esperienze indicazioni di politica di<br />

intervento, ma anche alcuni orientamenti relativi agli aspetti più problematici<br />

di approccio al tema e di impostazione del lavoro. Dei risultati pratici si è cercato<br />

di riferire nei vari capitoli di questa nota, sugli aspetti metodologici converrà<br />

soffermarsi brevemente per qualche considerazione finale.<br />

L’indagine ha messo in luce come, da un lato, i Gis applicati alle realtà<br />

comunali rischiano nella gran parte dei casi di svilupparsi come “reti senza<br />

intelletto”, dove l’informazione fluisce per inerzia e priva di un reale controllo,<br />

proprio perché l’organizzazione del lavoro all’interno del comune non<br />

modifica la propria filosofia, e dall’altro, come sia possibile “imbrigliare le<br />

reti informative” in modelli di funzionamento cooperativo che hanno per fondamento<br />

la definizione di strategie informative e gestionali. Questo fatto<br />

porta a dover rivedere uno dei capisaldi delle analisi empiriche sul settore,<br />

ovvero il concetto di “successo” come forza motrice della ricerca e fine ultimo<br />

delle aspirazioni del ricercatore. Questa ricerca ha messo in luce una tale<br />

estensione del campo di indagine (cioè l’intera amministrazione locale nelle<br />

sue aspirazioni di innovazione) rispetto alla quale una valutazione a esito<br />

binario (successo/insuccesso), riferita ad un concezione di Gis di tipo applicativo,<br />

appare a dir poco contratta e inespressiva.<br />

Sotto questo profilo lascia perplessi pure la nozione di maturità dell’esperienza.<br />

Da molte analisi emerge l’opportunità di assumere come oggetto<br />

prioritario di analisi le esperienze meno recenti di avvio dei progetti, e anche<br />

in questo caso questa scelta ha dato i suoi frutti. Sembra però improprio definire<br />

le esperienze analizzate come esperienze mature in parte perché i processi<br />

di applicazione delle tecnologie sono in continuo divenire senza che sia<br />

possibile intravedere un orizzonte di stabilità, in parte perché la stessa tecnologia<br />

dei Gis non può essere considerata come una “tecnologia matura”.<br />

Posto in questi termini, il problema dell’osservazione della diffusione dei<br />

Gis nell’ammini-strazione locale dovrà essere collocato in futuro nell’ambito<br />

di una più attenta valutazione di impatto e opportunità che questo tipo di tecnostruttura<br />

produce e genera sui e nei livelli di efficienza organizzativa. In<br />

pratica si tratterà di mettere in relazione le innovazioni nelle forme organizzative<br />

per leggerle in sovrapposizione alla qualità dei sevizi prodotti e degli<br />

obiettivi raggiunti. Ma per fare questo bisognerà attendere che si consolidino<br />

ulteriormente le aspettative di quegli operatori locali che premono per porre<br />

la questione della rappresentazione spaziale al centro delle strategie di innovazione.<br />

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Jogan I., U. Schiavoni, 1993, “I sistemi informativi nelle aree metropolitane”,<br />

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Marescotti L., 1993, “I Gis, l’informatica e la pubblica amministrazione”, in<br />

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∗ Dipartimento di analisi economica sociale del territorio, IUAV, Venezia<br />

∗∗ Dipartimento di Urbanistica, IUAV, Venezia

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