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CINEMA E CIBO


CIBO AGLI ALBORI DEL CINEMA<br />

• Il 28 dicembre 1895, nella prima proiezione<br />

pubblica della storia, i fratelli Lumière <strong>in</strong>serirono<br />

anche il rullo “Le dejeuner de bébé”, scena di<br />

vita familiare dove un pic<strong>col</strong>o Lumière veniva<br />

imboccato dagli amorevoli genitori.<br />

• Pochi anni dopo, nella “Sorcellerie cul<strong>in</strong>aire” del<br />

1904 Meliès mostra uno chef che sta<br />

preparando piatti prelibati che attirano un<br />

mendicante che viene scacciato <strong>in</strong> malo modo.


• L'occhio di molti c<strong>in</strong>easti ha saputo<br />

cogliere gli aspetti della cuc<strong>in</strong>a che<br />

si possono chiamare senza riserva, riserva<br />

metaforici, sociali e "spirituali“.<br />

• Il cibo come metafora sociale si<br />

manifesta, prima del c<strong>in</strong>ema, <strong>in</strong> due<br />

splendide <strong>in</strong>cisioni su rame di<br />

Alexander Wieb Bruegel, artista<br />

olandese del XVI sec.<br />

• Si tratta delle notissime "La cuc<strong>in</strong>a<br />

magra" e "La cuc<strong>in</strong>a grassa".


• Insieme con altre opere dello<br />

stesso autore, , ad esempio p il<br />

disegno sulla "Gola" della serie dei<br />

vizi capitali capitali, lasciano trasparire la<br />

capacità di Bruegel di utilizzare il<br />

cibo come metafora cosmica per<br />

descrivere la dimensione orale ed<br />

ontologica dell'uomo.


[Fischler 1992]<br />

• Cuc<strong>in</strong>are è processo alchemico, magico, <strong>in</strong> cui<br />

occorre esorcizzare la potenziale peri<strong>col</strong>osità del<br />

cibo: il cibo è qualcosa <strong>in</strong>fatti che si <strong>in</strong>troduce,<br />

attraverso la bocca, , nel nostro corpo. p<br />

• E’ un corpo estraneo, potenzialmente<br />

peri<strong>col</strong>oso peri<strong>col</strong>oso, contam<strong>in</strong>ante: così egli spiega le<br />

costruzioni simboliche attorno al cibo, i suoi miti<br />

e riti<br />

iti


IL PASTO NUDO<br />

“L’istante, raggelato, <strong>in</strong> cui si vede quello<br />

che c’è sulla forchetta”.


IL PASTO NUDO (1991)<br />

• Riflessioni sul noi e sulla<br />

alimentazione attraverso lo<br />

specchio hi deformante d f t della d ll ddroga,<br />

gli stati alterati di coscienza.<br />

• L’uomo divora l’uomo e divora se<br />

se stesso <strong>in</strong> un rito auto e<br />

cannibalico sconvolgente.<br />

• Il cibo crea metamorfosi <strong>in</strong>teriori<br />

oltre che esteriori.


WILLIAM BURROUGHS DAVID CRONENBERG<br />

• Il cibo è metafora del femm<strong>in</strong>ile<br />

m<strong>in</strong>accioso.


FAME E INEDIA<br />

• Il cibo come metafora del piacere di vivere, vivere della ricerca (o del rifiuto) della<br />

gratificazione.<br />

• MARIE ANTOINETTE<br />

• Regia Sofia Coppola<br />

• Sceneggiatura Sofia Coppola<br />

• Interpreti Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Asia Argento, Rip Torn,<br />

Marianne Faithfull, Steve Coogan, Danny Huston, Aurore Clément<br />

• Durata 123 m<strong>in</strong>.<br />

Montaggio Sarah Flack<br />

• Musiche Jean-Philippe Rameau<br />

• Scenografia Véronique Melery<br />

• Fotografia Lance Acord<br />

• Paese, Anno Giappone, Francia, Usa 2006<br />

• Produzione Columbia Pictures / American Zoetrope<br />

• Distribuzione Sony


• Vicenda <strong>in</strong>tima di una adolescente<br />

abbandonata e impeccabilmente<br />

p<br />

abbigliata, costantemente soggetta a<br />

convenzioni convenzioni, che trovala sua libertà (o la<br />

sua prigione) nel cibo.


IL CIBO COME NON-NUTRIMENTO<br />

NON NUTRIMENTO<br />

• La cena di Trimalcione: divorare cibo (e<br />

sesso), senza alcuna vera gratificazione.


[Lupton [ p 1999]. ]<br />

• L’alimentazione fa parte delle pratiche<br />

fondamentali del sé.<br />

• Il cibo è anche strumentale nel<br />

sottol<strong>in</strong>eare le differenze, differenze tra gruppi, gruppi<br />

culture, strati sociali, e serve a<br />

rafforzare ff l’identità à di gruppo, a<br />

separare p e dist<strong>in</strong>guere g il "noi" dagli g<br />

"altri"


IDENTITA’ IDENTITA CULTURALE<br />

• Il cibo è anche un meccanismo rivelatore<br />

dell’identità etnica, culturale, sociale.<br />

• Si pensi a film come: “Qualcuno Qualcuno sta<br />

uccidendo i più grandi cuochi d’Europa”<br />

(1978), “Una domenica <strong>in</strong> campagna”<br />

(1995), ( ), “L’appartamento” pp ( (1960), ),<br />

“Tampopo” (1986), “Banchetto di nozze”<br />

(1993) (1993).


CIBO E FAMIGLIA<br />

• Si potrebbe sottol<strong>in</strong>eare il legame tra cibo e identità<br />

familiare, dove c’è la famiglia “normale” con i suoi rituali<br />

allora avremo film come “Big Big Night” Night (1996) (1996), “Fanny Fanny e<br />

Alexander” (1981), “I morti” (1987), “Il gattopardo”<br />

(1963), ( ), “Avalon” (1990), ( ), “Dicembre” (1990), ( ), “A casa per p<br />

le vacanze” (1995) e “anormale”, e allora avremo film<br />

come “Quei bravi ragazzi” (1990), “C’era una volta <strong>in</strong><br />

AAmerica” i ” (1984) (1984), e, ovviamente, i i tre episodi i di ddella ll saga<br />

del il Padr<strong>in</strong>o.


LA SAGA DEL PADRINO<br />

• In parti<strong>col</strong>are <strong>in</strong> questa trilogia il cibo compare<br />

ripetutamente, a volte come “contorno” alla violenza dei<br />

mafiosi fi i (“L (“Lascia i la l pistola i t l e prendi di i cannoli” li” ord<strong>in</strong>a di al l<br />

giovane “picciotto” il grasso Clemenza, vecchio amico di<br />

Don Vito Vito, dopo che ha ucciso il traditore Paulie) Paulie), come<br />

strumento diretto di morte (sempre i cannoli, questa volta<br />

avvelenati nel terzo episodio), episodio) <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e come vei<strong>col</strong>o della<br />

memoria di un’età dell’<strong>in</strong>nocenza (nel f<strong>in</strong>ale del secondo<br />

episodio, quando Michael, nuovo padr<strong>in</strong>o ricorda l’arrivo l arrivo<br />

a casa del padre festeggiato da una grande cassata).


CIBO E POTERE<br />

• SSi può ò associare il cibo al potere, per cui avremmo per esempio<br />

film come “A cena con il diavolo” (1992) tutto concentrato sulla<br />

cena del 6 luglio g 1815 tra Fouchè e Talleyrand, y , cena<br />

raff<strong>in</strong>atissima (sia dal punto di vista gastronomico che da<br />

quello politico) che term<strong>in</strong>a con la battuta di Talleyrand sul<br />

ffatto tt che h <strong>in</strong> i Francia F i i regimi i i passano, la l cuc<strong>in</strong>a i resta; t<br />

• Oppure film come “Il Dottor Zivago” (1966) di David Lean <strong>in</strong> cui<br />

viene rimarcata di cont<strong>in</strong>uo la distanza tra gli abbondanti cibi<br />

(francesi) dei ricchi e la miseria dei poveri.<br />

• O “Lunga vita alla signora” (1987) di Ermanno Olmi dove, al<br />

contrario, il potere della misteriosa “Signora” consiste nel far<br />

mangiare gli <strong>in</strong>vitati e nell’osservarli senza toccare cibo.


ALTRO ANCORA ANCORA…<br />

• E le associazioni potrebbero cont<strong>in</strong>uare, parlando per<br />

esempio di cibo e povertà, cibo e fame, cibo e nevrosi,<br />

cibo e “dietologia” (si pensi a “Sette chili <strong>in</strong> sette giorni”<br />

di d Verdone e do e e aalla a co commedia ed a “dietetica” d etet ca “Che C e fame!”), a e ),<br />

cibo, malattia e psicopatologia (pensiamo ai film sul<br />

cannibalismo cannibalismo, ultimamente più numerosi – basti pensare<br />

alla serie ispirati ai romanzi di Thomas Harris sul terribile<br />

personaggio i ddell’analista ll’ li t pazzo HHannibal ib l LLecter). t )


ALTRI MOTIVI DI RIFLESSIONE<br />

• "Cho<strong>col</strong>at" (cibo come espressione dei<br />

sentimenti); );<br />

•"Ricette d'amore" (cibo e rapporti familiari);<br />

• "P "Pomodori d i verdi di ffritti itti alla ll ffermata t ddel l t treno" "<br />

(Cibo e cambiamento);<br />

• "Le fate ignoranti" (Cibo e sentimenti)


LA FAME DI TOTO’ TOTO<br />

• Parlare di Totò e del suo rapporto <strong>col</strong> cibo vuol<br />

dire abbracciare quasi tutta la sua produzione:<br />

dico produzione perchè la recitazione di Totò è<br />

una cont<strong>in</strong>ua creazione, anche quando avrebbe<br />

dovuto seguire sceneggiature, testi e copioni<br />

scritti da altri.<br />

• Troppo facile ricordare solo l'avidità, la fame<br />

atavica (che a Napoli def<strong>in</strong>iamo "arretrata"),<br />

endemica e perenne, di chi è capace di digerire<br />

anche le corde del contrabbasso...


I film più significativi<br />

• La ffame<br />

è la protagonista di uno<br />

dei suoi film più belli, Miseria e<br />

nobiltà, , ma ci sono anche altri<br />

passaggi esilaranti, come quello di<br />

Fifa e arena, <strong>in</strong> cui il commesso di<br />

ffarmacia i Ni Ni<strong>col</strong><strong>in</strong>o li CCapece<br />

improvvisa un sandwich tagliando a<br />

metà una spugna p g come se f<strong>in</strong>isse<br />

pane, spalmandoci su del<br />

dentifricio e del sapone da barba<br />

ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e cospargendolo di talco<br />

come se fosse sale o pepe.


Fame di cibo e di sesso<br />

• SSi<br />

potrebbe ricordare che il rapporto<br />

che Totò nei suoi film ha - o meglio,<br />

vorrebbe avere <strong>col</strong> cibo è assai simile<br />

a quello che ha o verrebbe avere con<br />

l'altro sesso.<br />

• È fame, <strong>in</strong>fatti, anche quella che, di<br />

fronte alla donna che, come si sa, è<br />

mobile, lo fa sentire un mobiliere o<br />

che gli fa proporre ad Isa Barzizza ne<br />

Le sei mogli di Barbablù di partire per<br />

un viaggio i i di nozze al l PPolo l NNord d ...<br />

perché lì la notte dura sei mesi.


Fame <strong>in</strong>soddisfatta<br />

M l i di i è d ti t<br />

• Ma la sua <strong>in</strong>gordigia è dest<strong>in</strong>ata a non<br />

essere soddisfatta, nell'uno e nell'altro<br />

caso, perché, non appena Totò si<br />

approssima alla preda e sta per farla sua,<br />

accade qualcosa o arriva qualcuno ad<br />

<strong>in</strong>terromperlo.


CURIOSITA’<br />

CURIOSITA<br />

• Può sembrare strano ma di tanti film<br />

girati (97) nell'arco di un trentennio,<br />

nessuno contiene nel titolo un<br />

riferimento alla fame o al cibo.<br />

• Infatti anche Sua eccellenza si fermò<br />

a mangiare, si <strong>in</strong>titolava <strong>in</strong> effetti Il<br />

dott. Tanzarella, medico personale del<br />

ffondatore d t dell’impero.<br />

d ll’i<br />

• Vale la pena notare che, anche se<br />

gran parte del film ruota attorno ad un<br />

pranzo e ad un servizio di posate<br />

d'oro che Totò cerca di rubare,<br />

riuscendoci alla f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> modo<br />

rocambolesco, , esso non offre spunti p<br />

di parti<strong>col</strong>are rilievo a proposito del<br />

rapporto fra Totò e il cibo.


TOTO’ TOTO EALTRI E ALTRI<br />

• In uno dei suo primi film, Due cuori fra le belve, del 1943, sembra quasi di<br />

vedere Chapl<strong>in</strong> nel Totò, passeggero clandest<strong>in</strong>o su una nave diretta <strong>in</strong><br />

Africa Africa, che si traveste da <strong>cuoco</strong> e suona una s<strong>in</strong>fonia tra i fornelli usando<br />

come strumenti mestoli, pentole e stoviglie.<br />

• In Totò e Marcell<strong>in</strong>o prova p ad improvvisare p una cena a partire p da quattro q<br />

vasetti di mostarda appena rubati, riuscendo alla f<strong>in</strong>e a sottrarre al<br />

nipot<strong>in</strong>o alcune patate che questi stava utilizzando per risolvere uno dei<br />

tipici problemi di matematica che danno alle elementari a proposito di<br />

ortolani e mamme che vanno a fare la spesa.<br />

• In Totò e Pepp<strong>in</strong>o divisi a Berl<strong>in</strong>o lo vediamo alle prese con un pranzo<br />

s<strong>in</strong>tetico al quale dice però di preferire uno sfilat<strong>in</strong>o con salame e<br />

formaggio. gg


UUccellacci ll i e uccell<strong>in</strong>i lli i (1965)<br />

• Totò e N<strong>in</strong>etto rappresentano gli italiani <strong>in</strong>nocenti che<br />

sono <strong>in</strong>torno a noi, che non sono co<strong>in</strong>volti nella storia,<br />

che h stanno t acquisendo i d il primo i jjota t di coscienza. i<br />

• Essi prima as<strong>col</strong>tano e poi divorano il corso, metafora<br />

ddel l marxismo, i ddella ll conoscenza che h si i ffa coscienza. i<br />

• La melanconia dell’autore (cibo <strong>in</strong>telletuale da divorare<br />

come estrema risorsa) ) si esprime nella f frase “Io “ non<br />

piango sulla f<strong>in</strong>e delle mie idee, perché verrà di sicuro<br />

qualcun l altro lt a prendere d i<strong>in</strong> mano lla mia i bbandiera di e<br />

portarla avanti! È su me stesso che piango...".


La terra vista dalla luna (1966)<br />

• Nell'ottobre 1966 D<strong>in</strong>o De Laurentis propone a Pasol<strong>in</strong>i di<br />

partecipare con un episodio a un film che sta producendo, Le<br />

streghe: gli altri episodi sono affidati ai registi Luch<strong>in</strong>o<br />

Visconti, Francesco Rosi, Vittorio De Sica e Mauro Bologn<strong>in</strong>i.<br />

• Pasol<strong>in</strong>i, per questa occasione, riprende una storia già scritta e<br />

non ancora realizzata, Il buro e la bura.<br />

• Nel film sono narrate le avventure donchisciottesche di un<br />

padre e un figlio che, dopo aver pianto la morte della mogliemadre<br />

Crisantema, deceduta per avere <strong>in</strong>gerito funghi<br />

avvelenati, partono alla ricerca di una Donna ideale, che possa<br />

diventare l'anima femm<strong>in</strong>ile della loro baracca, sperduta <strong>in</strong> una<br />

radura piena di altre catapecchie<br />

catapecchie.


Le virtù Femm<strong>in</strong>ili<br />

• Id I due <strong>in</strong>contrano i t dapprima d i una vedova d isterica i t i che h li<br />

prende a ombrellate, poi una prostituta; a un certo punto<br />

pare che, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, dopo tanto girovagare, abbiano trovato<br />

la donna perfetta, ma si accorgono che si tratta solo di<br />

un manich<strong>in</strong>o.<br />

• Disperati Disperati, padre e figlio cont<strong>in</strong>uano un viaggio senza più<br />

alcun senso, f<strong>in</strong>ché <strong>in</strong>contrano una donna bellissima<br />

(Silvana Mangano) che non risponde ad alcuna<br />

ddomanda, d quasi i fosse f sordomuta. d t<br />

• Alla f<strong>in</strong>e, Totò le rivolge una richiesta di matrimonio alla<br />

quale q Assunt<strong>in</strong>a acconsente.<br />

Tornati tutti nella baracca, <strong>in</strong> breve, grazie alle "virtù<br />

femm<strong>in</strong>ili" (erotiche e cul<strong>in</strong>arie) della donna, tutto si<br />

trasforma e <strong>in</strong> breve la baracca appare come una<br />

ord<strong>in</strong>ata e graziosa casetta.


MANGIARE-UCCIDERE<br />

MANGIARE UCCIDERE<br />

Cibo e Omicidio: digressione su A. Hitchchok


Andrea Monda: Cibo, c<strong>in</strong>ema e<br />

omicidio, Ed. Rai, Roma, 2005<br />

• TTutti tti hanno h ancora <strong>in</strong> i<br />

mente l’<strong>in</strong>confondibile<br />

sagoma g di Alfred<br />

Hitchcock, accompagnata<br />

dall’immancabile<br />

motivetto motivetto, magari di<br />

profilo, a sottol<strong>in</strong>earne le<br />

rotondità del volto e del<br />

corpo.<br />

• Non dava l’idea di essere<br />

un regista, regista semmai un<br />

<strong>cuoco</strong>, un grande chef.<br />

Ma c’è molta differenza?


• Il c<strong>in</strong>ema è un fetta di torta, non una fetta<br />

di vita


Truffaut F.: F : Il C<strong>in</strong>ema secondo Hitchcock<br />

• Il regista come lo chef, sta <strong>in</strong> un mondo a parte,<br />

essi vivono e lavorano distanti dal resto degli<br />

uom<strong>in</strong>i per offrire loro qualcosa che divertirà,<br />

allieterà, ,p proprio p qquegli g uom<strong>in</strong>i che conducono la<br />

propria vita non sapendo (ma sperando) che ci<br />

sia qualcuno che gli sta preparando un<br />

“giocattolo”, qualcosa “da gustare”, con gli occhi<br />

o con le papille gustative gustative.


Morand<strong>in</strong>i M.: M : Storia Universale del C<strong>in</strong>ema<br />

• Il cibo è, <strong>in</strong>oltre, prima ancora di essere<br />

mangiato, uno spetta<strong>col</strong>o per gli occhi: alcuni<br />

studi hanno rilevato che la vista <strong>in</strong>cida sul gusto<br />

per più del 50%.<br />

• Viceversa il c<strong>in</strong>ema può diventare per chi lo fa,<br />

come per chi lo vede, una passione sfrenata,<br />

divoratrice come nel caso del regista tedesco<br />

Werner Herzog che arrivò ad affermare di amare<br />

tanto il c<strong>in</strong>ema da leccare la celluloide, da voler<br />

mangiare la pelli<strong>col</strong>a.


“ il c<strong>in</strong>ema è la vita senza le parti noiose” noiose .<br />

• Nel c<strong>in</strong>ema ci sono soltanto due tipi di<br />

cibi: i dolci e gli altri alimenti alimenti.<br />

• La dist<strong>in</strong>zione non deve essere presa p<br />

alla lettera; ci possono essere cambi<br />

di campo, fluttuazioni tra i dolci e il<br />

resto della gastronomia<br />

gastronomia.


• Entrambi i tipi di cibo, quello dolce, cioè quello della fantasia, e<br />

quello di prosaico della realtà entrano nel gioco<br />

c<strong>in</strong>ematografico i t fi ma con di diverse motivazioni, ti i i diverse di<br />

“angolazioni” e diversi esiti narrativi.<br />

• Nel primo caso caso, quello dei “dolci” dolci , abbiamo una visione del<br />

c<strong>in</strong>ema che “tradisce” la vita, il c<strong>in</strong>ema che si rivela una “fetta<br />

di torta” .<br />

• Nel secondo avremo il c<strong>in</strong>ema che vuole rimanere fedele alla<br />

vita ed allora il cibo diventa il dato forse più aderente alla<br />

“cruda” cruda realtà quotidiana dell dell’esistenza esistenza umana umana.


• E’ chiaro che Hitchcock, con quelle premesse<br />

teoriche, non poteva non prediligere che i dolci e le<br />

torte (senza peraltro tirarle <strong>in</strong> faccia a nessuno).<br />

• Nel sadico gioco che egli conduce con lo sventurato<br />

spettatore il cibo è associato con il grande tema che<br />

dom<strong>in</strong>a <strong>in</strong> tutti i suoi film: l’omicidio.


ALCUNI ESEMPI<br />

• In “Nodo alla gola” (1948) si pranza sul baule dentro cui è<br />

nascosto la vittima dell’omicidio.<br />

• In “Il sospetto” (1941) una scrittrice <strong>in</strong>glese di gialli e il medico del<br />

villaggio, ill i a ttavola, l parlano l ddei i di diversi i modi di di uccidere id una<br />

persona mentre Cary Grant sta tagliando un pollo.<br />

• Hitchcock alterna sapientemente le <strong>in</strong>quadrature, alimentando il<br />

sospetto che Grant stia meditando di uccidere la moglie.


IL COLTELLO<br />

• Il <strong>col</strong>tello fa la parte del leone anche <strong>in</strong> almeno altre tre<br />

sequenze tratte da “Blackmail”, “Sabotaggio” e “Il sipario<br />

strappato”.<br />

• Nella prima svolge g una funzione di “memoria”<br />

dell’omicidio che si è già realizzato, mentre nella<br />

seconda e nella terza lo vediamo “<strong>in</strong> azione” (e ( nella<br />

terza sarà accompagnato da quasi tutti gli utensili di<br />

cuc<strong>in</strong>a, , compreso p lo sportello p di un forno). )


Rondol<strong>in</strong>o G G.: : Storia del C<strong>in</strong>ema<br />

• Il film hitchcockiano più ricco di metafore cul<strong>in</strong>arie è il<br />

penultimo del grande regista: “Frenzy” (1972).<br />

• Una premessa è obbligatoria: il regista amava mangiare<br />

e si reputava un gastronomo competente; nelle <strong>in</strong>terviste<br />

dichiarava di avere molte riserve sui giudizi formulati<br />

ddalla ll celebre l b GGuida id Mi Michel<strong>in</strong> h li e i <strong>in</strong> “F “Frenzy” ” si i di diverte t a<br />

scherzare sulla cuc<strong>in</strong>a <strong>in</strong>glese e su quella francese.


Truffaut Francois, Il c<strong>in</strong>ema secondo Hitchcock ( Nuova<br />

Pratiche Editrice Editrice, 1997)<br />

• LLa moglie li di OOxford, f d il poliziotto li i i<strong>in</strong>glese l protagonista i ddel l fil film,<br />

frequenta i corsi della Scuola francese dì alta gastronomia e passa il<br />

suo tempo a sperimentare ricette francesi, per poi prop<strong>in</strong>arle al<br />

marito, il quale vorrebbe solo cibi tipicamente <strong>in</strong>glesi.<br />

• I dialoghi mettono alla berl<strong>in</strong>a il conservatorismo gastronomico degli<br />

<strong>in</strong>glesi <strong>in</strong>glesi, che solo alla f<strong>in</strong>e degli anni sessanta si aprono alle cuc<strong>in</strong>e<br />

straniere, soprattutto grazie ai ristoranti italiani e orientali che si<br />

diffondono a Londra e nelle altre città britanniche.


Belye Claude, Alfred Hitchcock et la tradition grasse (<strong>in</strong> “Vertigo” n.5, 1990)<br />

• Il regista si prende gioco<br />

della cuc<strong>in</strong>a francese, delle<br />

sue porzioni m<strong>in</strong>ime e<br />

dell’abitud<strong>in</strong>e ad attribuire<br />

pompose denom<strong>in</strong>azioni a<br />

piatti preparati con<br />

<strong>in</strong>gredienti poveri.


Bragaglia C C.: : Sequenze di gola gola. C<strong>in</strong>ema e cibo cibo, 2001<br />

• Esiste un <strong>in</strong>terazione diretta tra l’atto di mangiare<br />

e quello di uccidere.<br />

• TTutte tt l le iimmag<strong>in</strong>i i i relative l ti ai i pasti ti sono<br />

<strong>in</strong>tercalate da dialoghi o <strong>in</strong>quadrature dei delitti<br />

commessi dal serial killer killer, il quale alla f<strong>in</strong>e sarà<br />

<strong>in</strong>castrato proprio dalla polvere di patate che ha<br />

imbrattato i suoi abiti.


CIBO E SESSO


Monda A.: Cibo, c<strong>in</strong>ema, sesso e...,<br />

Rai Libri, Roma, 2000<br />

• In due film Hitchcock allude al pasto <strong>in</strong> campagna, al picnic<br />

(e al b<strong>in</strong>omio cibo-sesso).<br />

• Si tratta di “Rebecca” (1940) e “Caccia al ladro” (1955).<br />

• In quello stesso anno il regista Joshua Logan realizza il<br />

suo più famoso film, “Picnic”, con William Holden e Kim<br />

Novak: il cibo viene associato, direttamente e<br />

<strong>in</strong>equivocabilmente, al sesso.


UN PO’ PO DI STORIA<br />

• NNon è certo lla prima i volta, l basti b i<br />

pensare ad un regista come Lubitsch<br />

e ad un film come Angelo (1937)<br />

dove il mangiare ed il parlare sul cibo<br />

sono simboli, evidenti allusioni<br />

sessuali.<br />

• La comb<strong>in</strong>e cibo-sesso è un b<strong>in</strong>omio<br />

quasi <strong>in</strong>ossidabile e lo ritroviamo <strong>in</strong><br />

molte pelli<strong>col</strong>e, pelli<strong>col</strong>e specialmente negli<br />

ultimi decenni quando cioè il c<strong>in</strong>ema<br />

diventa sempre più esplicito nel<br />

raccontare t vicende i d imperniate i i t sulla ll<br />

sessualità umana.


• Tre film <strong>in</strong> questo q senso sono forse<br />

più eloquenti degli altri (ed<br />

eloquentemente q<br />

rivelano di<br />

muoversi sul versante del c<strong>in</strong>ema<br />

come “fetta di torta”): ) “La grande g<br />

abbuffata” (1973), “Come l’acqua<br />

per il cioc<strong>col</strong>ato” (1992), ( ) “Cho<strong>col</strong>at”<br />

(2000).


FERRERI FERRERI-BUNUEL BUNUEL<br />

• Se i protagonisti del film di Ferreri non fanno altro che<br />

mangiare, dando sfogo ai loro appetiti primordiali, al<br />

contrario avviene per i personaggi de “Il Il fasc<strong>in</strong>o discreto<br />

della borghesia” girato da Luis Bunuel solo l’anno prima,<br />

del 1972 e ribattezzato dalla critica Rebecca Pauly “sei sei<br />

personaggi <strong>in</strong> cerca di cibo”.


Crist<strong>in</strong>a Bragaglia, Sequenze di gola. C<strong>in</strong>ema e cibo (Cadmo, 2002)<br />

• Gli altri due film (Cho<strong>col</strong>at, Come l’Acqua<br />

per il cioc<strong>col</strong>ato) sull’accoppiata sull accoppiata cibo e<br />

sesso sono anch’essi due commedie, dal<br />

ttono fiabesco, fi b magico i e, almeno l nel l primo i<br />

caso, a lieto f<strong>in</strong>e assicurato.<br />

• Tutti e due hanno anche <strong>in</strong> comune il fatto<br />

di celebrare l b lla potenza t ddel l cioc<strong>col</strong>ato, i l t lla<br />

sua energia vitale, sensuale.


Giorgioni Livio, Pontiggia Federico, Ronconi Marco, La<br />

grande abbuffata. abbuffata Percorsi c<strong>in</strong>ematografici fra trame e<br />

ricette (Effatà editrice, 2002)<br />

• Un caso a parte è quello rappresentato dal film di Ang Lee<br />

“Mangiare, bere, uomo, donna” (1994).<br />

• Qui ci muoviamo all’<strong>in</strong>terno del c<strong>in</strong>ema fedele alla realtà, <strong>in</strong> cui alle<br />

d<strong>in</strong>amiche familiari che sono al centro della storia raccontata dal<br />

regista i t taiwanese, t i è associato i t il ritratto it tt di una società i tà ricca i i<strong>in</strong> preda d<br />

ad una evoluzione sconvolgente tra americanizzazione violenta e<br />

conservazione della “c<strong>in</strong>esità” c<strong>in</strong>esità .


• Il cibo è solo apparentemente associato<br />

al sesso per diventare <strong>in</strong>vece metafora<br />

esistenziale.<br />

• Il titolo del film è allora spiegato dal<br />

protagonista, t i t il vecchio hi capofamiglia f i li e<br />

grande <strong>cuoco</strong> Chu con questa battuta:<br />

“Mangiare, bere, uomo, donna. Cibo e<br />

sesso, caro mio! Desideri fondamentali<br />

dell’uomo. Non se ne può fare a meno.<br />

Ma è tutto qui? Questa me la chiami<br />

vita?”.<br />

• L’<strong>in</strong>terrogativo di Chu apre lo sguardo<br />

sull’ultimo sull ultimo tema quello del rapporto tra<br />

cibo e religione nel c<strong>in</strong>ema, forse il tema<br />

più ricco e complesso.


L lt di fil ll ti l ib i i<br />

• La scelta di film <strong>col</strong>legati al cibo <strong>in</strong> cui una<br />

connatazione “ cristiana” sia fortemente<br />

presente è quanto mai ardua.


• Per motivi di brevità ne segnaliamo<br />

soltanto due: “La La ricotta ricotta” (1963) di Pier<br />

Paolo Pasol<strong>in</strong>i e “Il pranzo di Babette”<br />

(1987) di Gabriel Axel.


LA RICOTTA (1963)<br />

• Nel film viene raccontata l’ultimo pasto di un sottoproletario, Stracci,<br />

pasto a base di ricotta e cont<strong>in</strong>uamente r<strong>in</strong>viato f<strong>in</strong>o alla convulsa<br />

consumazione f<strong>in</strong>ale che porterà poi alla morte, <strong>in</strong> croce, di Stracci.<br />

• Questo breve e <strong>in</strong>tenso racconto (“La ricotta” fa parte del film a episodi<br />

RoGoPaG) rappresenta una delle vette del percorso c<strong>in</strong>ematografico di<br />

Pasol<strong>in</strong>i e suona un po’ p come “antipasto” p del capolavoro p che il regista g<br />

friulano girerà l’anno successivo: “Il Vangelo secondo Matteo”.


Il Pranzo di Babette (1987)<br />

• UUn altro lt “ “vangelo” l ” è quello ll realizzato li t dda GGabriel b i l AAxel l con il suo “Il<br />

pranzo di Babette”, premiato con l’Oscar come miglior film straniero<br />

nel 1987.<br />

• TTratto tt dal d l racconto t omonimo i di KKaren Bli Blixen, il fil film è concentrato, t t<br />

per quasi tutta la sua durata, sul pranzo luculliano che Babette,<br />

domestica delle due sorelle Filippa e Mart<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>tende preparare per<br />

ricordare i d lla morte t ddel l padre d ddelle ll sue padrone, d anziano i ddecano<br />

e<br />

fondatore della comunità luterana di uno sperduto paese dello<br />

Jutland che fa da scenario all’<strong>in</strong>tera vicenda.


Livio Giorg<strong>in</strong>i: La simbologia religiosa del cibo nel<br />

c<strong>in</strong>ema d’autore, Cadmo, Roma, 2001.<br />

• Babette è perfetta figura di Cristo: il suo<br />

servizio, gratuito, nascosto, silenzioso e<br />

umile la rendono una delle immag<strong>in</strong>i<br />

cristologiche g più p efficaci della<br />

c<strong>in</strong>ematografia degli ultimi anni.<br />

• Come Maria, Maria anche Babette può esclamare il<br />

suo Magnificat: “Ha <strong>in</strong>nalzato gli umili, ha<br />

ri<strong>col</strong>mato i l t di delizie d li i gli li affamati”.<br />

ff ti”


“Nel regno di Dio la presenza del massimo non schiaccia il m<strong>in</strong>us<strong>col</strong>o”<br />

J.R.R.Tolkien<br />

• Al tempo stesso quel pranzo, così succulento, raff<strong>in</strong>ato<br />

quanto concreto, concreto percepibile anche dallo spettatore<br />

attraverso tutti i c<strong>in</strong>que sensi, è anche allusione, r<strong>in</strong>vio<br />

ad una realtà “altra”, ad un mistero più grande che, però<br />

non annulla la realtà più pic<strong>col</strong>a pic<strong>col</strong>a.


CONCLUSIONI (CIRCOLARI)<br />

• Anche cibo è specchio della realtà quotidiana come per i<br />

fratelli Lumiere ed anche occasione di spetta<strong>col</strong>o come<br />

per MMelies. li<br />

• Forse proprio questo film assottiglia il conf<strong>in</strong>e tra le due<br />

di dimensioni. i i<br />

• Da un certo punto di vista la storia di Babette è quanto di<br />

più realistico, quasi prosaico, possa esistere: nessun<br />

“effetto speciale”, nessun volo p<strong>in</strong>darico della fantasia “fa<br />

capol<strong>in</strong>o” li ” ddurante t llo svolgersi l i ddella ll ttrama.


COMCLUSIONI<br />

• Serve il coraggio di andare oltre l'ovvio,<br />

il convenzionale, convenzionale oltre ll'apparente apparente<br />

logicità g dei percorsi p razionali e<br />

accettare di immergersi nell'oceano<br />

delle proprie emozioni profonde e<br />

autentiche<br />

autentiche.


“Tutta nel c<strong>in</strong>ema ho r<strong>in</strong>chiuso la vita e<br />

tutte le metafore le ho scovate nei film” film<br />

Nuovo C<strong>in</strong>ema Paradiso

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