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Confronti sul campo

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Prova <strong>sul</strong> <strong>campo</strong> Quattro reflex d’alta classe<br />

Minolta Dynax 9.<br />

Ogni costruttore ha in catalogo una gamma<br />

di fotocamere che rispondono alle esigenze<br />

vuoi del professionista, vuoi dell’amatore.<br />

In cima a ogni sistema stanno le<br />

cosiddette ammiraglie. Si tratta di fotocamere<br />

costruite sia per soddisfare le esigenze<br />

più specialistiche, sia per dimostrare le<br />

proprie capacità. Non è un caso che, subito<br />

dopo l’ammiraglia venga un modello dalle<br />

prestazioni leggermente inferiori. Inferiori<br />

solamente nel numero, non nei ri<strong>sul</strong>tati<br />

che possono raggiungere. Si tratta di<br />

quei modelli che hanno maggiore successo.<br />

Esempio sono la Nikon F 100 e la EOS<br />

3, molto più diffuse, tra amatori e professionisti,<br />

delle rispettive ammiraglie Nikon<br />

F5 e EOS 1V. Il motivo principale del loro<br />

successo è il buon rapporto prezzo/prestazioni.<br />

Seguendo il filo conduttore del rapporto<br />

prezzo prestazioni abbiamo voluto<br />

mettere a confronto le fotocamere più sofisticate<br />

dei vari produttori.<br />

Quattro sono le reflex autofocus più diffuse,<br />

che troviamo senza difficoltà in tutti i<br />

negozi di fotografia: Canon, Minolta, Nikon<br />

e Pentax. Nei loro cataloghi abbiamo scelto<br />

i modelli: Canon EOS 3, Nikon F100,<br />

Canon, Nikon, Minolta, Pentax, quattro<br />

nomi storici della fotografia con le loro<br />

fotocamere di alto livello. Il parere dei<br />

fotografi che usano i rispettivi sistemi.<br />

Nikon F 100.<br />

Minolta Dynax 9 e Pentax MZ-S e li abbiamo<br />

confrontati in una prova <strong>sul</strong> <strong>campo</strong>.<br />

A confronto <strong>sul</strong> <strong>campo</strong><br />

Le prove strumentali o le prove in condizioni<br />

particolari mettono in luce i limiti dell’apparecchio.<br />

Ma le foto, nella maggior<br />

parte dei casi, non vengono scattate in condizioni<br />

limite. Accanto ai ri<strong>sul</strong>tati di quelle<br />

che potremmo chiamare “prove sotto<br />

stress” al fotografo interessano le prestazioni<br />

in condizioni normali. Vediamole, a<br />

partire dalla ergonomia e dalla facilità con<br />

cui tali macchine si impugnano e vengono<br />

regolate.<br />

La più ergonomica, per chi ha mani di grandezza<br />

media, è senz’altro Minolta Dynax<br />

9. La sua impugnatura, con un pronunciato<br />

alloggiamento per le dita, rende la fotocamera<br />

veramente un prolungamento della<br />

mano. Seguono Nikon F3, Canon EOS<br />

3 e Pentax MZ-S. Circa l’ergonomia di quest’ultima<br />

bisogna fare un discorso a parte.<br />

La casa giapponese ha sempre voluto privilegiare<br />

le ridotte dimensioni. Tutte le fotocamere<br />

del suo catalogo, anche al tempo<br />

delle meccaniche, facevano della piccolez-<br />

za un punto d’onore. I vantaggi di questa<br />

scelta sono un minore peso del corpo macchina,<br />

una sua maggiore compattezza, anche<br />

una più facile manovrabilità per quanti<br />

hanno mani di dimensioni medio-piccole.<br />

Strada differente quella imboccata da<br />

Canon, la cui fotocamere, e anche la EOS<br />

3, si distinguono per maggiori dimensioni.<br />

E veniamo all’accessibilità dei comandi e<br />

alla facilità con cui si azionano. Tutte hanno<br />

adottato un sistema di ghiera multifunzioni,<br />

da azionare con la fotocamera all’occhio.<br />

Canon, Minolta, Nikon ne hanno<br />

due, Pentax una sola. All’atto pratico tutte<br />

e quattro consentono una buona manovrabilità.<br />

Secondo il nostro parere, Canon e<br />

Nikon sono in leggero vantaggio <strong>sul</strong>le altre:<br />

la disposizione delle ghiere e del pulsante<br />

di scatto consentono di usare tre dita<br />

contemporaneamente: pollice e medio per<br />

azionare le ghiere, indice per premere il pulsante<br />

di scatto nella Nikon, pollice e indice<br />

per azionare le ghiere e medio per il pulsante<br />

di scatto nella Canon. Nella Minolta,<br />

paradossalmente per la grande efficienza<br />

della impugnatura, si possono usare solamente<br />

pollice e indice. Ciò obbliga a usa-


Pentax MZ S.<br />

re l’indice per azionare o la ghiera o il pulsante<br />

di scatto.<br />

Altra caratteristica importante è l’autofocus:<br />

non solo per quanto riguarda il <strong>campo</strong><br />

di lettura, ma anche il sistema di messa a<br />

fuoco. Il sistema totale di Canon EOS 3 è<br />

quello che dà ri<strong>sul</strong>tati migliori, anche per<br />

gli obiettivi dotati, ognuno, di motore a ultrasuoni.<br />

Ne deriva la messa a fuoco più rapida<br />

di tutte e la più silenziosa. Inoltre si<br />

possono anche selezionare individualmente<br />

undici punti di messa a fuoco: il numero<br />

più alto tra le quattro fotocamere. L’indicazione<br />

del punto selezionato è riportata<br />

da led rossi <strong>sul</strong> vetrino di messa a fuoco. Il<br />

sistema dei led rossi, corrispondenti al punto<br />

di messa a fuoco selezionato, è adottato<br />

anche da Minolta e Nikon. Nella Dynax 9<br />

si possono selezionare tre punti, lungo una<br />

linea orizzontale, nella Nikon F 100 i punti<br />

sono cinque, e offrono maggiori possibilità.<br />

Per Pentax niente led rossi nel mirino,<br />

ma un semplice cursore, alla base del mirino,<br />

che informa quale del sei punti di messa<br />

a fuoco è stato selezionato. Un sistema<br />

meno immediato rispetto agli altri tre. Tutte<br />

e quattro gli apparecchi offrono la possibilità<br />

di impostare un determinato punto<br />

di messa a fuoco. Tra fotocamera e fotocamera<br />

esistono differenze di copertura e di<br />

numero di sensori attivabili. Ma c’è anche<br />

un altro parametro importante: la facilità,<br />

o meno, con cui si possono impostare i sensori.<br />

In tutte e quattro le fotocamere, una<br />

volta “fatta la mano” i sistemi si azionano<br />

agevolmente. A favore di Canon, forse, un<br />

leggero vantaggio.<br />

E veniamo a due altri punti importanti: le<br />

indicazioni del display LCD <strong>sul</strong>la parte superiore<br />

della fotocamera e quelle che si vedono<br />

nel mirino. Minolta e Pentax hanno i<br />

display LCD più piccoli, ciò comporta anche<br />

un minor numero di informazioni visibili.<br />

Canon e Nikon hanno i display più<br />

completi, con un maggior numero d’informazioni.<br />

Ma le informazioni più importanti<br />

sono quelle che si vedono nel mirino, quelle<br />

cioè che si possono controllare senza<br />

staccare la macchina dall’occhio. Nikon ha<br />

scelto di raggrupparle tutte in basso, alla<br />

base. Canon, Minolta e Pentax hanno riservato<br />

alla scala delle sovra/sottoesposizioni,<br />

o se si vuole all’indicatore dell’esposizione<br />

manuale, il lato verticale destro.<br />

Nell’uso pratico la soluzione Nikon è migliore,<br />

perché offre tutto in un colpo d’occhio<br />

solo. Anche se le quattro fotocamere<br />

sono autofocus, la possibilità di regolare<br />

diottricamente l’oculare è utile. A molti fotografi<br />

evita l’uso di occhiali. Minolta,<br />

Nikon e Pentax hanno efficienti sistemi di<br />

regolazione diottrica. Canon non ce l’ha.<br />

Assieme alla Nikon F 100, la Canon EOS<br />

3 non ha nemmeno il flash incorporato, come<br />

la Minolta Dynax 9 e la Pentax MZ-S.<br />

Peccato: anche se fa meno “professionale”,<br />

il piccolo flash, per di più TTL e in grado<br />

di fornire un buon fill-in, è utile in molte<br />

occasioni. Certo: il professionista o l’amatore<br />

di classe non dovrebbe mai andarsene<br />

in giro senza flash ma, siamo sinceri:<br />

quanti, specialmente fotoamatori, lo fanno?<br />

Un colpo di flash risolve spesso molte<br />

situazioni. Quelle appena elencate sono<br />

le funzioni basilari di una fotocamera, quelle<br />

con cui ogni fotografo si confronta nel<br />

Canon EOS 3.<br />

suo lavoro o nel suo hobby. Esistono, poi,<br />

funzioni particolari - ad esempio il riavvolgimento<br />

automatico o meno della pellicola<br />

terminata, piuttosto che l’avanzamento<br />

automatico del film al primo fotogramma<br />

utile - che in alcune si possono variare,<br />

a seconda delle preferenze di ciascuno.<br />

Minolta e Nikon offrono una ventina<br />

di personalizzazioni ciascuna. Tuttavia crediamo<br />

che la personalizzazione delle funzioni<br />

aggiunga poco a chi ce l’ha, e tolga<br />

altrettanto poco a chi non l’ha. Siamo giunti<br />

alle conclusioni. Rispondere quale sia la<br />

migliore non è sempre facile. Hanno calcolato<br />

che difficilmente si usa più del 50%<br />

delle potenzialità di una fotocamera di questa<br />

classe. Sta a ciascuno, considerando anche<br />

il rapporto prezzo prestazioni, decidere<br />

quale apparecchio fa più al caso suo. Da<br />

parte nostra possiamo solamente dire che,<br />

considerando la globalità delle prestazioni<br />

e delle possibilità del sistema di obiettivi e<br />

accessori di ciascun apparecchio, al primo<br />

posto troviamo, affiancate, Nikon e Canon.<br />

Forse, per quanto riguarda la scelta di accessori,<br />

il sistema Nikon è in vantaggio.<br />

Piacevole sorpresa è stata la Minolta Dynax<br />

9: corpo macchina robusto, probabilmente<br />

il più robusto, un buon autofocus<br />

che, alle brevi distanze, gode anche di un<br />

illuminatore IR per le riprese in luce scarsa.<br />

Infine: Pentax MZ-S: un buon apparecchio,<br />

come abbiamo avuto modo di scrivere,<br />

con un ottimo rapporto prezzo/prestazioni.<br />

Tuttavia, messa a confronto con<br />

la completezza di sistemi come quelli offerti<br />

da Canon e Nikon, non può che star<br />

loro un passo indietro.


Minolta Dynax 9<br />

Minolta, nel nostro Paese, è una marca che<br />

storicamente non ha mai avuto, da parte dei<br />

fotografi, la diffusione e i riconoscimenti<br />

che merita. Il suo modello più sofisticato,<br />

Dynax 9, lo dimostra ancora una volta. Già<br />

il design e le dimensioni danno l’impressione<br />

di un prodotto studiato per fornire ri<strong>sul</strong>tati<br />

di classe. L’elenco delle caratteristiche,<br />

poi, mette in luce anche delle esclusive,<br />

come il brevissimo tempo di scatto,<br />

appena di 1/12000 di secondo; la performance<br />

porta con sé un altro innegabile vantaggio:<br />

il tempo di sincroflash è di appena<br />

1/300 di secondo. Per arrivare a tanto le<br />

tendine dell’otturatore sono state realizzate<br />

con una speciale resina epossidica, rinforzate<br />

con fibre di carbonio, in modo da ot-<br />

Retro della Minolta Dynax 9.<br />

tenere leggerezza e robustezza.<br />

È dotata del sistema eye start: basta portarla<br />

all’occhio per accendere i circuiti di<br />

alimentazione. La messa a fuoco automatica<br />

si vale di un CCD a croce in tre punti,<br />

e ogni punto è selezionabile singolarmente,<br />

oltre che contemporaneamente agli altri<br />

due. Il punto selezionato è visualizzato<br />

con un riquadro che si accende di rosso sia<br />

nel vetrino di messa a fuoco, che alla base<br />

del mirino. La lettura della luce, invece, si<br />

basa <strong>sul</strong> collaudato sistema Minolta a nido<br />

d’ape a 14 segmenti.<br />

Il corpo macchina, che gode di un buon design<br />

e di una ergonomia altrettanto buona,<br />

presenta una robustezza a tutta prova. Il guscio<br />

è in acciaio inox, la struttura è in pres-<br />

sofusione di alluminio e zinco, la superficie<br />

è rivestita di una speciale resina anti UV<br />

e anti graffio, mentre le possibili vie d’ingresso<br />

per polvere e umidità ri<strong>sul</strong>tano ben<br />

protette, anche se non si tratta di una vera<br />

e propria tropicalizzazione.<br />

Per quanto riguarda i comandi, saltano subito<br />

all’occhio le due tradizionali ghiere presenti<br />

<strong>sul</strong> tettuccio. Quella a sinistra per la<br />

sovra/sottoesposizione intenzionale, quella<br />

a destra, multifunzione, per impostare i<br />

modi di funzionamento e la cadenza di ripresa.<br />

Il resto dei comandi è sparso <strong>sul</strong>la superficie<br />

del corpo macchina. Sulla sinistra, a partire<br />

dal basso, abbiamo il selettore delle modalità<br />

AF, e il selettore per passare dalla<br />

messa a fuoco automatica a quella manuale,<br />

e viceversa, il pulsante di sblocco dell’obiettivo,<br />

mentre <strong>sul</strong> lato stretto troviamo<br />

la presa per il cavetto del flash.<br />

Delle due ghiere abbiamo già parlato, quindi<br />

passiamo al lato destro dove, a partire dal<br />

basso, quasi sotto l’obiettivo, troviamo il<br />

pulsante per il controllo della profondità di<br />

<strong>campo</strong>. In cima all’impugnatura c’è la ghiera<br />

multifunzione anteriore e il pulsante di<br />

scatto; <strong>sul</strong> tettuccio, di fianco alla ghiera, il<br />

display LCD.<br />

Passando al retro, a partire da sinistra abbiamo<br />

l’interruttore generale, la levetta della<br />

palpebra che chiude l’oculare del mirino,<br />

per impedire infiltrazioni di luce. Sulla<br />

destra, di fianco all’oculare, la ghiera per la<br />

sua regolazione diottrica, il selettore per i<br />

modi di misurazione esposimetrica e, coassiale,<br />

il pulsante per il blocco dell’esposizione<br />

automatica; l’interruttore per illuminare<br />

il display, la ghiera multifunzioni posteriore.<br />

Scendendo, in buona posizione per venire<br />

azionato dal pollice, c’è il pulsante per attivare<br />

l’autofocus, senza premere il pulsante<br />

di scatto. Infine, proprio alla base, l’interruttore<br />

per attivare l’eye start e il selettore<br />

per impostare le modalità flash come occhi<br />

rossi, sincro <strong>sul</strong>la seconda tendina, sincronizzazione<br />

a distanza senza fili con i flash<br />

dedicati Minolta.<br />

La grossa ghiera alla sinistra del pentaprisma<br />

serve per la sotto/sovraesposizione<br />

intenzionale


Il display LCD, posto all’estrema destra del tettuccio, è di<br />

ridotte dimensioni. Alla sua sinistra la ben dimensionata<br />

ghiera per la selezione dei modi, coassiale il selettore del<br />

bracketing e dello scatto singolo o in sequenza.<br />

L’interruttore generale è <strong>sul</strong> retro, ben visibile, alla sinistra<br />

del pentaprisma. A fianco dell’oculare vediamo<br />

la leva della palpebra che chiude l’oculare stesso, per<br />

impedire che luci parassite influenzino la lettura esposimetrica<br />

durante le pose su treppiede. Speculare, <strong>sul</strong>la<br />

destra, la ghiera per la correzione diottrica. Sotto l’oculare,<br />

le fessure del sensore di prossimità, che attiva<br />

la fotocamera semplicemente avvicinandola all’occhio.<br />

Sul lato sinistro, in basso, il cursore per la selezione<br />

della messa a fuoco manuale o automatica e, vicino,<br />

il selettore per le modalità di autofocus, singolo o continuo.<br />

Sul retro dell’apparecchio, <strong>sul</strong>la destra, il selettore<br />

per i modi di lettura esposimetrica, coassiale il blocco<br />

della lettura esposimetrica AEL; <strong>sul</strong>la destra la<br />

ghiera multifunzione e, più sotto, <strong>sul</strong>la sinistra, il<br />

pulsante che attiva l’autofocus, senza azionare l’otturatore.<br />

Sul lato sinistro, in alto, il contatto sincroflash.<br />

Sul retro, in basso, l’interruttore per attivare lo eye<br />

start e, a fianco, un secondo cursore, per impostare i<br />

modi del flash e l’accensione dei flash a distanza, senza<br />

collegamento via cavo.


INTERVIST<br />

INTERVISTA<br />

AL<br />

PROFESSIONISTA<br />

PROFESSIONIST<br />

Amazzonia equadoregna. Tribù Jivaros.<br />

La sua specialità sono le foto di viaggio; la<br />

sua origine, il Cile, la fa esperta del Sud<br />

America. Lavora prevalentemente con le riviste<br />

e le agenzie di viaggio degli Stati Uniti.<br />

Ha iniziato per caso e per necessità. Impegnata<br />

con il governo Allende, la sua famiglia<br />

dovette fuggire la dittatura di Pinochet.<br />

I suoi primi soldi li guadagnò con una<br />

Nikon di seconda mano, fotografando gli<br />

alberghi per un tour operator messicano.<br />

Ultimamente, da Nikon, è passata a Minolta.<br />

“Una reflex – dice - che non ha nulla da<br />

invidiare a Nikon o Canon. Almeno per le<br />

mie necessità.” Non sono necessità minori.<br />

I climi in cui fotografa mettono a dura<br />

prova l’attrezzatura. Dalla foresta dell’Amazzonia,<br />

alle vette delle Ande, il continente<br />

sudamericano offre tutte le difficoltà<br />

che una reflex possa, non tanto desiderare,<br />

quanto temere.<br />

Oggi Cecilia fotografa per i cataloghi dei<br />

tour operator. Per gli stessi accompagna anche<br />

gruppi di turisti. “Questo mi dà i mez-<br />

Cecilia Cantuarias<br />

zi per dedicarmi alla fotografia che mi piace<br />

di più: quella che mi porta in contatto<br />

con genti, situazioni ancora non toccate dal<br />

turismo. Il Sud America offre molte situazioni<br />

interessanti e poco conosciute.”<br />

Cecilia viaggia con due corpi macchina:<br />

Dynax 7 e Dynax 9; tre zoom: 20-35mm,<br />

100-300mm e 28-70mm; il macro da<br />

100mm. Flash dedicato e treppiedi completano<br />

l’attrezzatura.<br />

Dopo aver usato, per anni, pellicole invertibili,<br />

oggi usa solamente il negativo a colori.<br />

“Una pellicola molto robusta, che sopporta<br />

meglio i climi in cui lavoro. Scatto,<br />

faccio fare le scansioni e do al cliente il CD.<br />

È un metodo di lavoro usato da molti professionisti<br />

– aggiunge - che unisce i vantaggi<br />

della fotografia tradizionale a quelli<br />

della fotografia digitale.”<br />

E la scelta di Minolta? “Dovevo cambiare<br />

le mie due Nikon F90. Dopo un po’ di anni<br />

di strapazzi non ne potevano più. Un collega,<br />

sapendo che stavo per cambiare at-<br />

MINOLTA DYNAX 9<br />

Ecuador, india al mercato di Ambato: camminando<br />

fila la lana.<br />

trezzatura, mi ha consigliato Minolta. E<br />

adesso non la cambierei per nulla al mondo.<br />

Ne apprezzo in modo particolare la robustezza.<br />

La Dynax 9 è tropicalizzata e anche<br />

se mi trovo sotto un acquazzone improvviso,<br />

cosa che ai tropici capita spesso,<br />

non debbo preoccuparmi. Ma non sono gli<br />

acquazzoni che debbono preoccupare di più.<br />

È l’umidità, spesso del 100%, che trovi nella<br />

foresta, in riva al mare a danneggiare una<br />

fotocamera, se non è tropicalizzata; se non<br />

è costruita con materiali robusti. “<br />

E gli obiettivi? “Robusti e di buona qualità.<br />

Non trovo differenza tra le foto che, a volte,<br />

scatto nello stesso momento e allo stesso<br />

soggetto assieme a questo o quel collega,<br />

che usano reflex Nikon o Canon. Quando<br />

vedo le foto stampate in una rivista o in<br />

un depliant turistico sfido chiunque a trovare<br />

una differenza. E poi - conclude - io<br />

sono innamorata della fotografia, del fotografare,<br />

non delle linee per millimetro di un<br />

obiettivo”.


Nikon F 100<br />

Nel catalogo della casa la Nikon F100 è al<br />

secondo posto, dopo l’ammiraglia F5. Nei<br />

dati di vendita la F100 è abbondantemente<br />

davanti alla F5 e, tra i suoi acquirenti,<br />

gran parte sono professionisti, nella cui<br />

borsa non troviamo l’ammiraglia F5. Insomma:<br />

la seconda in classifica è sorella<br />

minore dell’ammiraglia solamente perché<br />

le mancano alcune funzioni particolari, che<br />

interessano solamente settori molto specifici<br />

della fotografia.<br />

A differenza della F5, il suo pentaprisma<br />

è fisso, i vetrini di messa a fuoco sono due<br />

solamente, e se vogliamo raggiungere la<br />

cadenza di scatto di 5 fotogrammi al secondo,<br />

dobbiamo usare l’alimentatore Multi<br />

Power High Speed. Ma non bastano queste<br />

piccole mancanze a declassarla e, abbiamo<br />

visto, il mercato la sta premiando.<br />

Nikon F 100.<br />

Visto da sopra il lato destro presenta un ampio<br />

display a cristalli liquidi e, davanti, il pulsante<br />

che attiva la ghiera multifunzione per<br />

la selezione dei modi, il pulsante per la selezione<br />

della sovra/sottoesposizione intenzionale,<br />

il pulsante di scatto e, coassiale, l’interruttore<br />

generale e quello per illuminare il<br />

display.<br />

Professionista e amatore esperto trovano<br />

tutto nella F100. Il sensore per la messa a<br />

fuoco automatica è il Multicam 1300, il sistema<br />

di lettura esposimetrica è il Matrix<br />

con lettura su dieci settori.<br />

Buona la robustezza dell’insieme: il frontale<br />

e le calotte sono in lega di magnesio,<br />

metallo che alla leggerezza unisce un’alta<br />

resistenza. L’intero corpo macchina è ricoperto<br />

da uno strato di gomma contro gli<br />

urti.<br />

Anche Nikon ha optato per i pulsanti multifunzione,<br />

integrati da un certo numero di<br />

ghiere. La loro quantità è grande e tra pulsanti,<br />

ghiere, contatti, ne troviamo, sparsi<br />

per tutto il corpo macchina, ben 27, contro<br />

i 20 della EOS 3, i 18 della Pentax MZ-<br />

S e i 20 della Minolta Dynax 9. Ciò non<br />

significa che l’apparecchio abbia più fun-<br />

zioni degli altri. Semplicemente il costruttore<br />

ha previsto meno tasti e comandi multi<br />

funzione. Ciò ha portato ad un aumento<br />

dei comandi, ma anche a una semplificazione<br />

delle operazioni. Non è necessario<br />

ricordarsi delle funzioni attivate da questo<br />

o quel pulsante, o dalla loro combinazione.<br />

Basta ricordare, cosa più semplice, che<br />

quel tal pulsante è dedicato alla tale operazione.<br />

Sul davanti, lato sinistro impugnando la fotocamera,<br />

partendo dal basso troviamo il<br />

selettore dei modi di scatto in autofocus, il<br />

pulsante di sblocco dell’obiettivo, la presa<br />

per il telecomando elettrico e la presa per<br />

il flash esterno. Sulla calotta, alla sinistra<br />

del pentaprisma, tre pulsanti e una ghiera,<br />

rispettivamente per attivare il bracketing e<br />

il riavvolgimento della pellicola; per impostare<br />

le modalità di funzionamento del<br />

flash; per impostare manualmente la sensibilità<br />

della pellicola e la ghiera per selezionare<br />

la cadenza di scatto. Sulla destra<br />

dell’apparecchio abbiamo, a fianco dell’obiettivo,<br />

il pulsante per il controllo della<br />

profondità di <strong>campo</strong>. Risalendo, troviamo,<br />

quasi alla sommità dell’impugnatura, la<br />

ghiera multifunzione anteriore, sopra l’interruttore<br />

di alimentazione generale, coassiale<br />

al pulsante di scatto. Più indietro il<br />

pulsante per la selezione dei modi e il pulsante<br />

per la sotto/sovraesposizione intenzionale.<br />

Segue il display LCD e, proprio<br />

<strong>sul</strong>la parete laterale del pentaprisma il selettore<br />

della lettura esposimetrica.<br />

Passando al retro, <strong>sul</strong>la sinistra due pulsanti:<br />

uno per impostare i funzionamenti<br />

personalizzati, l’altro per il blocco. Viene,<br />

poi, il mirino e, a fianco, una piccola ghiera<br />

per la regolazione diottrica dell’oculare.<br />

Immediatamente sotto, i pulsanti per il


Sul retro, a sinistra, il pulsante per impostare il funzionamento<br />

personalizzato.<br />

Il selettore dei modi di lettura esposimetrica è <strong>sul</strong>la<br />

destra del pentaprisma.<br />

Sulla sinistra del pentaprisma<br />

i pulsanti per<br />

impostare il funzionamento<br />

del flash, la selezione<br />

manuale della<br />

sensibilità, il bracketing<br />

e il secondo pulsante<br />

per il riavvolgimento.<br />

Coassiale la<br />

ghiera per impostare i<br />

modi di avanzamento<br />

motorizzato della pellicola,<br />

le doppie esposizioni<br />

e l’autoscatto.<br />

Quello che sembra un ampio pulsante, <strong>sul</strong> retro, è un<br />

selettore basculante con il quale si può attivare uno<br />

dei cinque sensori dell’autofocus. Sopra, <strong>sul</strong>la destra,<br />

la ghiera posteriore multifunzioni e, al suo fianco, il<br />

pulsante per il blocco dell’autofocus e dell’esposizione<br />

Con la scritta AF-ON, il pulsante per azionare l’autofocus<br />

indipendentemente dal pulsante di scatto.<br />

Davanti, a sinistra dell’obiettivo, a partire dall’alto:<br />

presa sincroflash, presa per il telecomando, pulsante<br />

di sblocco dell’obiettivo, selettore delle modalità autofocus.<br />

blocco dell’esposizione e dell’autofocus.<br />

Non manca un terzo pulsante, premendolo<br />

si effettua la messa a fuoco automatica,<br />

senza correre il rischio di scattare inavvertitamente<br />

una foto, come talora accade<br />

quando si preme a metà corsa il pulsante<br />

di scatto. È un pulsante molto comodo, che<br />

hanno tutte le reflex della nostra prova, a<br />

eccezione di Canon. A fianco di questo pulsante,<br />

in Nikon, troviamo la ghiera multifunzione<br />

posteriore. Nel dorso, infine, c’è<br />

il cosiddetto joystick, il selettore basculante<br />

che permette di scegliere uno dei cinque<br />

punti di messa a fuoco. L’interruttore<br />

è dotato di blocco. Al suo fianco una ghiera<br />

consente di bloccare la lettura esclusivamente<br />

<strong>sul</strong> sensore centrale.


INTERVIST<br />

INTERVISTA<br />

AL<br />

PROFESSIONISTA<br />

PROFESSIONIST<br />

Appassionato da sempre, tanto che non ricorda<br />

la sua prima macchina fotografica, si<br />

dedica da anni a documentare le tradizioni<br />

e il folklore della sua zona: le valli del Piemonte<br />

Occidentale. Alcune sue foto figurano<br />

in depliant turistici, ma le più belle nessuno<br />

le ha mai viste. Il sogno di Bolley è<br />

un libro, una testimonianza fotografica di<br />

tradizioni che domani, e molte già oggi, non<br />

sono più. “Mi dedicherò al libro quando<br />

sarò in pensione - e aggiunge con soddisfazione<br />

- non manca molto”. Tutti sono<br />

contenti quando vanno in pensione, lui è felice<br />

perché potrà realizzare il suo sogno. E<br />

le immagini del sogno riposano ordinate nei<br />

loro plasticoni, suddivise per avvenimento<br />

e data.<br />

“Da anni seguo le medesime manifestazioni<br />

- dice - e di ognuna ho la storia fotografica<br />

negli anni.” In quelle immagini<br />

sono documentati i cambiamenti, anche<br />

impercettibili, avvenuti nel corso<br />

degli anni. A volte ritrovi le stesse persone,<br />

un po’ invecchiate. Come nel carnevale<br />

occitano della valle Varaita. Lo<br />

chiamano Bahìo e si svolge una volta<br />

ogni cinque anni. Vi può partecipare solamente<br />

la gente del capoluogo della val-<br />

le, Sampeyre, e di alcune sue frazioni.<br />

Bolley ha tutte le Bahìo degli ultimi<br />

trent’anni.<br />

Anche quest’anno non è mancato con le sue<br />

due Nikon. Può addirittura montare, sugli<br />

ultimissimi corpi macchina, quell’obiettivo<br />

con quella tale resa che gli ultimi non<br />

hanno e che ha già trent’anni. Con questo<br />

non si creda che Bolley sia un noioso lodatore<br />

del tempo passato. Apprezza e usa la<br />

modernità. I suoi corpi macchina sono Nikon<br />

F100 e, da quando hanno inventato i flash<br />

con il Fill-In, ne è diventato entusiastico assertore.<br />

“E della F100 apprezzo in modo particolare<br />

il sistema esposimetrico e il modo con<br />

cui legge l’esposizione e dosa la luce del<br />

flash mischiandola con quella del giorno”.<br />

Anche in pieno sole Bolley non abbandona<br />

il suo SB 28, <strong>sul</strong> quale ha montato un<br />

piccolo bank diffusore Apollo. “Mi serve<br />

per ammorbidire la luce del flash e renderla<br />

più simile a quella del giorno. Per il resto<br />

lascio fare agli automatismi, che funzionano<br />

benissimo.”<br />

Della F100, scelta perché gli dà le stesse<br />

prestazioni della ammiraglia F5, ma costa<br />

meno, apprezza la velocità con cui può at-<br />

NIKON F 100<br />

Carlo Bolley<br />

Carnevale occitano. Due esempi del modo di fotografare di Bolley: grandangolare e flash di riempimento, anche<br />

quando la luce del giorno sarebbe sufficiente per una buona esposizione. Sia nel caso della foto al tramonto,<br />

che in quella dei due figuranti, l’esposizione è sempre avvenuta in completo automatismo.<br />

tivare il sensore di messa a fuoco senza togliere<br />

l’occhio dal mirino. Trova molto utile<br />

anche l’integrazione tra il sistema di messa<br />

a fuoco e la lettura esposimetrica, che<br />

privilegia il punto di messa a fuoco.<br />

La sua modalità preferita è la priorità dei<br />

diaframmi. “Imposto sempre un diaframma<br />

aperto, in modo da avere il tempo di<br />

esposizione più breve possibile, quando fotografo<br />

senza flash di Fill-In. Più il tempo<br />

è breve, meno sono i rischi di avere il micromosso.<br />

E nelle riprese a mano libera lo<br />

hai già con il tempo di 1/125. Quando uso<br />

il flash, invece, imposto spesso la sincronizzazione<br />

sui tempi lunghi. Voglio sempre<br />

avere, almeno un po’ di luce ambiente.”<br />

Molti fotografi della vecchia guardia tendono<br />

a snobbare gli automatismi, Bolley ne<br />

è un assertore entusiasta. “Fotografo sempre<br />

in automatismo: sistema Matrix, priorità<br />

dei diaframmi, e autofocus su uno dei<br />

cinque punti di lettura selezionabili - conferma<br />

- e non sbaglio mai una foto. Almeno<br />

da un punto di vista tecnico.”<br />

Oltre ai corpi macchina F100 e al flash SB<br />

28, nella sua borsa troviamo due zoom e un<br />

macro: 20-40mm e 80-200mm le focali degli<br />

zoom, 90mm quella del macro.


Pentax MZ-S<br />

Compattezza, che ha sempre caratterizzato<br />

le reflex Pentax, e design inconsueto:<br />

queste le caratteristiche che saltano immediatamente<br />

agli occhi nella Pentax MZ-<br />

S. La calotta, in modo particolare, si differenzia<br />

nettamente da tutte le altre. Niente<br />

linee curve, ma rette; niente superfici a<br />

piombo, ma inclinate, che s’incastrano le<br />

La MZ-S si caratterizza<br />

per le superfici<br />

inclinate.<br />

une nelle altre. Il ri<strong>sul</strong>tato è un aspetto indubbiamente<br />

differente dal solito e più grintoso.<br />

Ma l’aspetto, per quanto accattivante, non<br />

basta a fare una buona reflex. La resistenza<br />

agli urti accidentali e la durata nel tempo,<br />

anche se sottoposta a un uso rude, sono<br />

qualità indispensabili. Il corpo della MZ<br />

S è metallico, rivestito da una robusta vernice<br />

nera antiscivolo, e da generosi strati<br />

di gomma semidura, specialmente nei punti<br />

che vengono in contatto con le mani che<br />

la impugnano. I comandi sono ben evidenti<br />

e azionabili mediante ghiere e pulsanti, che,<br />

in alcuni casi, offrono soluzioni un po’ diverse<br />

da quelle cui siamo stati abituati. Non<br />

precipitiamo ed esaminiamo nel dettaglio<br />

pulsanti, ghiere e compagnia.<br />

Alla sinistra dell’obiettivo, un cursore permette<br />

di selezionare i modi di messa a fuoco:<br />

manuale, AF continua e AF a scatto singolo.<br />

Sopra viene il pulsante dei modi di<br />

funzionamento del flash; sopra ancora, la<br />

presa per il telecomando elettrico. Sul tettuccio,<br />

inclinato, troviamo due ghiere di<br />

grandi dimensioni, l’una a destra e l’altra<br />

a sinistra del pentaprisma. La ghiera di sinistra,<br />

oltre a permettere la sovra/sottoesposizione<br />

intenzionale consente di personalizzare<br />

alcuni modi di funzionamento:<br />

diciotto per l’esattezza. All’interno di quella<br />

di destra è alloggiato il display LCD, che<br />

indica le funzioni dell’apparecchio. La ghiera<br />

che gli sta attorno serve a impostare i vari<br />

modi di funzionamento. Sulla destra di<br />

questa ghiera due selettori permettono, quello<br />

inferiore, d’impostare i tre classici modi<br />

di lettura esposimetrica: a settori, preferenza<br />

al centro e spot; quello superiore di<br />

mettere in funzione l’autoscatto, la ripresa<br />

a scatto singolo, a scatto continuo e la ripresa<br />

senza avanzamento del fotogramma,<br />

per realizzare sovrimpressioni. Scendendo,<br />

<strong>sul</strong> davanti a destra dell’obiettivo, incontriamo<br />

un pulsantino verde, che abilita<br />

la ghiera a impostare le priorità dell’esposizione.<br />

Segue il pulsante di scatto e, coassiale,<br />

il cursore per accendere/spegnere l’alimentazione<br />

della fotocamera e anche per<br />

controllare la profondità di <strong>campo</strong>. Scendendo,<br />

a fianco dell’obiettivo troviamo un<br />

altro cursore: serve a bloccare la lettura dell’autofocus,<br />

e abilita la ghiera multifunzioni,<br />

quella coassiale al display LCD, a<br />

selezionare uno dei sei sensori AF. Quello<br />

selezionato, purtroppo, non appare nello<br />

schermo di messa a fuoco, ma solamente<br />

Assieme alla Dynax 9, solo la Pentax<br />

offre un piccolo flash incorporato.


Coassiale al pulsante di scatto il selettore per l’accensione<br />

e spegnimento della fotocamera, e il controllo<br />

della profondità di <strong>campo</strong>.<br />

Anche Pentax ha, <strong>sul</strong> retro, il pulsante per attivare<br />

l’autofocus, senza premere a metà corsa il pulsante<br />

di scatto. Sopra, l’interruttore che blocca il modo<br />

di funzionamento scelto, impedendo che cambi<br />

per un movimento accidentale della ghiera multifunzione.<br />

La presa per il<br />

telecomando è<br />

situata <strong>sul</strong> davanti,<br />

a sinistra,<br />

sotto la scritta<br />

MZ-S.<br />

Pentax MZ-S monta, di serie, il dorso datario. Attenzione:<br />

bisogna disattivarlo, quando non si desidera<br />

avere <strong>sul</strong> fotogramma l’indicazione di giorno, mese,<br />

anno.<br />

In posizione ben evidente la presa del sincro flash, <strong>sul</strong><br />

lato sinistro.<br />

in un piccolo display, alla base del mirino.<br />

Scendendo ancora troviamo il pulsante di<br />

sblocco degli obiettivi. Sul dorso, subito<br />

sotto la ghiera multifunzioni, un cursore<br />

serve a bloccare le impostazioni fatte con<br />

la ghiera, in modo da evitare spostamenti<br />

accidentali. Sulla sua destra il pulsante di<br />

blocco della lettura esposimetrica e il pulsante<br />

per illuminare il display. Scendendo<br />

ancora, ecco il pulsante che consente di<br />

mettere a fuoco automaticamente senza<br />

premere a metà corsa il pulsante di scatto<br />

e, <strong>sul</strong>la sinistra, il display del datario e relativi<br />

pulsanti. Particolarità, rispetto alle<br />

altre reflex, il dorso data fornito di serie.<br />

Notevole il fatto che impressiona la pellicola<br />

non <strong>sul</strong>la superficie del fotogramma<br />

ma tra una perforazione e l’altra.


INTERVIST<br />

INTERVISTA<br />

AL<br />

PROFESSIONISTA<br />

PROFESSIONIST<br />

Ho conosciuto Michele Mazzetti una decina<br />

d’anni fa, aveva poco più di cinquant’anni e<br />

fotografava fiori. Tra tutti preferiva le orchidee.<br />

Aveva un archivio cospicuo, con migliaia<br />

di fotogrammi, raccolti durante il corso<br />

degli anni, delle specie più comuni e di<br />

quelle più rare. L’altro suo segno distintivo<br />

era l’attrezzatura usata: rigorosamente Pentax.<br />

Non sono molti i fotografi che la usano. “Trovo<br />

che il rapporto prezzo prestazioni sia il<br />

migliore – afferma - Poi la leggerezza dell’attrezzatura,<br />

sia obiettivi che corpi macchina.<br />

Mi sta tutto in una borsa, compreso il<br />

flash.”<br />

Non fotografa solamente nelle serre e durante<br />

le mostre ma anche i fiori spontanei<br />

della campagna. Pochi sanno che le orchidee<br />

non crescono solamente nei Paesi tropicali.<br />

Decine sono le specie che possiamo trovare<br />

e fotografare nelle nostre regioni. “Se,<br />

poi, - continua Mazzetti - riusciamo a farlo<br />

con un’attrezzatura leggera, di qualità, ancora<br />

meglio”.<br />

La sua prima macchina fotografica è stata<br />

una Polaroid, l’affascinava l’immediatezza<br />

del ri<strong>sul</strong>tato e non sapeva nulla di fotografia.<br />

Un giorno chiese al commesso del negozio<br />

dove comperava le pellicole Polaroid un duplicatore<br />

di focale per la sua instant. Fu allora<br />

che scoperse le reflex. Il commesso fu<br />

il suo mentore nel mondo della fotografia,<br />

assieme ai manuali, che Mazzetti divorava<br />

curioso di imparare e sapere. Gli inizi furono<br />

quelli di tutti i fotoamatori: paesaggi, ritratti,<br />

fiori. E i fiori divennero presto il suo<br />

interesse quasi esclusivo. Interesse facilitato<br />

dall’abitare in Liguria, a due passi dalle<br />

più belle coltivazioni di fiori. Così, anno dopo<br />

anno, scatto dopo scatto, divenne l’esperto<br />

della fotografia di fiori richiesto da vivaisti<br />

e collezionisti, specie quelli di orchidee, capaci<br />

di telefonare ad ore impossibili per avvertirlo<br />

che quella particolare piantina che,<br />

per anni, non aveva mai cacciato fuori un fiore,<br />

s’era decisa e splendeva in tutta la sua bellezza.<br />

A un simile richiamo Mazzetti è sempre<br />

accorso.<br />

Il suo archivio conta migliaia di foto, praticamente<br />

tutte inedite. Le foto, per Mazzetti,<br />

sono figli, e lasciarle andare in giro per il<br />

mondo da sole sarebbe pericoloso per loro.<br />

La prima volta che l’incontrai non avevo an-<br />

Michele Mazzetti<br />

Le orchidee sono un soggetto che fornisce sempre nuovi spunti al fotografo.<br />

Specialmente se vengono riprese a distanza ravvicinata. Il flash TTL e il cavalletto<br />

sono, in questo caso, complementi indispensabili.<br />

cora finito di guardare le foto nei plasticoni<br />

che già me le chiedeva indietro.<br />

La prima reflex di Mazzetti fu una Pentax<br />

MX. Poi altre reflex, ma tutte rigorosamente<br />

Pentax. Una preferenza particolare per il<br />

modello LX, il top della gamma precedente<br />

all’attuale Pentax MZ-S.<br />

Tra gli obiettivi più usati, preferito il macro<br />

assieme all’indispensabile flash. Fotografare<br />

a luce ambiente è possibile solamente<br />

in pochi casi. Quasi mai quando fotografi<br />

all’aperto. Un minimo colpo di vento,<br />

diventerà, ingrandito come il soggetto<br />

che fotografi, una folata di bora.<br />

Quando, poi, si lavora nella penombra di<br />

PENTAX MZ S<br />

una serra, nemmeno a pensare di usare la<br />

luce ambiente. Anche volendo non si potrebbe<br />

fare a meno del flash. Due sono i<br />

modelli usati: uno normale, l’altro anulare,<br />

entrambi automatici TTL.<br />

Quando non si debbono avere ombre, l’anulare<br />

è d’obbligo.<br />

Ad esempio quando si riprende l’interno di<br />

una corolla. Negli altri casi il flash normale<br />

consente di modulare meglio la luce. Due<br />

flash TTL Pentax, l’obiettivo macro da<br />

90mm, lo zoom 80-200mm, un cavalletto,<br />

pellicole invertibili Fuji. Mazzetti non ha<br />

mai usato altro.


Canon EOS 3<br />

Il sistema Canon è tra i più completi, in grado<br />

di soddisfare ogni richiesta sia di obiettivi<br />

sia di accessori. In modo particolare il<br />

costruttore ha guardato alle esigenze dei<br />

fotografi di sport e di quanti si trovano a<br />

fotografare avvenimenti che si svolgono<br />

con rapidità. La risposta del sistema autofocus,<br />

grazie ai motori ultrasonici incorporati<br />

in ogni obiettivo, è velocissima. Ciò<br />

è un vantaggio non solo per il fotografo di<br />

sport, ma anche per il reporter d’attualità e<br />

per il fotografo naturalista, che ha bisogno<br />

non solo di teleobiettivi potenti, ma anche<br />

di una messa a fuoco automatica senza tempi<br />

morti troppo lunghi. Anche la superficie<br />

dell’area dell’autofocus è importante, per<br />

questo tipo di fotografi, più che per altri:<br />

per consentire loro di operare velocemente<br />

deve essere la più ampia possibile. La<br />

EOS 3 ha un’area di lettura autofocus che<br />

copre ben il 23% del <strong>campo</strong> inquadrato.<br />

Ciò, oltre a renderla utilissima nelle riprese<br />

in cui il soggetto è composto in modo<br />

decentrato, ne fa un apparecchio adattissimo<br />

alla fotografia d’azione, grazie anche<br />

al sistema cosiddetto AIM che integra autofocus<br />

e lettura esposimetrica.<br />

Altra caratteristica dell’apparecchio che favorisce<br />

la fotografia d’azione è il cosiddetto<br />

eye control. Si fissa, nel mirino, il<br />

Sul retro dell’apparecchio spicca l’ampia ghiera selettrice, dotata di blocco.<br />

Alla destra del pentaprisma<br />

l’ampio display LCD<br />

e, davanti il pulsante di<br />

scatto e la ghiera multifunzione;<br />

il pulsante per<br />

la sovra/sottoesposizione<br />

intenzionale e il tasto per<br />

illuminare il display. Dietro,<br />

<strong>sul</strong>la sinistra, la piccola<br />

scacchiera indica il<br />

pulsante che abilita la<br />

ghiera multifunzioni a selezionare<br />

uno dei sensori<br />

di messa a fuoco.<br />

punto che si desidera a fuoco, e il dispositivo<br />

fa in modo da attivare l’autofocus proprio<br />

in quel punto. Naturalmente il punto<br />

deve cadere in quell’area del 23% della inquadratura<br />

coperta dai sensori AF. Il sistema,<br />

basato su di un sensore che rileva il movimento<br />

degli occhi, funziona sia che si impugni<br />

la macchina fotografica per foto verticali,<br />

che per foto orizzontali.<br />

Con i flash Speedlite del catalogo Canon e<br />

con i Metz dotati di zoccolo SCA abbiamo<br />

anche una l’integrazione tra autofocus e lettura<br />

TTL. La zona di messa a fuoco è quella<br />

che pilota la luce del flash, in modo da<br />

essere non solo perfettamente nitida, ma anche<br />

perfettamente illuminata. Il sincro flash<br />

è su 1/200 di secondo, caratteristica importante<br />

per quanti, come i fotografi di cronaca,<br />

si trovano a fotografare assieme ad<br />

altri colleghi, e tutti usano il flash. Più il<br />

tempo di sincronizzazione è breve, meno<br />

probabilità ci sono che il flash del collega<br />

scatti proprio assieme al nostro, causando<br />

una foto abbondantemente sovraesposta.<br />

Per offrire la massima sicurezza di funzionamento,<br />

anche nelle condizioni più dure,<br />

nella EOS 3 le possibili vie d’ingresso di<br />

polvere e umidità sono protette da O-ring<br />

o sigillate con gomme al silicone. Robustissimo<br />

anche l’otturatore. È del tipo a magneti<br />

rotanti, che offrono un basso consumo<br />

d’energia e una risposta velocissima. Il<br />

costruttore lo garantisce per 100.000 scatti,<br />

cioè 2777 rullini da trentasei pose. Una<br />

fotocamera non è fatta solamente di componenti<br />

interni, per quanto sofisticati possano<br />

essere.<br />

Anche l’ergonomia, cioè la facilità con cui<br />

la si impugna e si azionano i comandi, è<br />

molto importante. L’aspetto della EOS 3 è,<br />

come ci si aspetta da una fotocamera di classe,<br />

rassicurante per struttura e peso, e fa perdonare<br />

l’abbondante uso di materiali sintetici<br />

per la carrozzeria.<br />

Fedele alla filosofia Canon, che ha sempre<br />

privilegiato i pulsati alle ghiere, anche in<br />

questo apparecchio le varie funzioni sono<br />

comandate da un discreto numero di pulsanti,<br />

distribuiti prevalentemente <strong>sul</strong> coperchio,<br />

a fianco del pentaprisma. Sulla sinistra<br />

i pulsanti multifunzione per esposizione,<br />

motore, bracketing, sensibilità della<br />

pellicola. Sono tre e, premuti in coppia o<br />

singolarmente consentono, ruotando la ghiera<br />

multifunzione presente sopra il pulsante<br />

di scatto, di impostare la funzione che interessa.<br />

La procedura è pratica, e permette<br />

anche di attivare le varie funzioni mentre si<br />

traguarda con l’occhio al mirino della fotocamera.<br />

Tutte le funzioni compaiono nel<br />

display alla destra del pentaprisma, mentre


Sul retro, a sinistra in basso, l’interruttore generale. C’è<br />

anche la posizione per selezionare il bip che indica il<br />

“pronti allo scatto”. Afianco il tasto per il riavvolgimento,<br />

a qualsiasi fotogramma della pellicola si sia arrivati.<br />

Proprio <strong>sul</strong> pentaprisma,<br />

alla destra, il selettore<br />

dello eye-control.<br />

Sulla sinistra del pentaprisma<br />

i pulsanti multifunzione,<br />

da premere due a due: le<br />

indicazioni sono molto chiare,<br />

non ci si può sbagliare.<br />

non tutte compaiono nel mirino.<br />

Sempre <strong>sul</strong>la destra del pentaprisma,<br />

e <strong>sul</strong> davanti, in posizione<br />

facilmente accessibile, il pulsante di<br />

scatto e la ghiera multifunzioni. Sul lato<br />

posteriore, invece, troviamo due pulsantini,<br />

da azionare col pollice. Premendo quello<br />

più vicino al pentaprisma e ruotando la<br />

ghiera multifunzione, possiamo cambiare<br />

la coppia tempo/diaframma impostata, sen-<br />

za variare i parametri di esposizione. Premendo<br />

quello a fianco, e sempre ruotando<br />

la ghiera, selezioniamo i sensori della messa<br />

a fuoco. Interessante, e unica, la possibilità<br />

di selezionare sia un particolare sensore,<br />

sia tutta l’area da loro delimitata. Anche<br />

<strong>sul</strong> retro abbiamo alcuni comandi: il<br />

Sulla sinistra, di lato, la presa per il telecomando e<br />

quella del sincroflash.<br />

Nel display LCD della<br />

EOS 3 vengono indicate<br />

tutte le funzioni attive.<br />

Ampio e ben dimensionata<br />

è di facile lettura.<br />

selettore che attiva l’alimentazione<br />

e il bip che avverte dell’avvenuta<br />

messa a fuoco, il pulsantino<br />

per il riavvolgimento della pellicola,<br />

anche quando non è terminata, e<br />

un’ampia ghiera. Si aziona, col pollice, tenendo<br />

la fotocamera ad altezza d’occhio e<br />

serve a sotto/sovraesporre intenzionalmente<br />

quando si usa uno dei programmi automatici<br />

di cui è dotata la fotocamera.


INTERVIST<br />

INTERVISTA<br />

AL<br />

PROFESSIONISTA<br />

PROFESSIONIST<br />

Il mondo delle gare e dei cavalli western non ha segreti per Paolo<br />

Tripodi. Negli anni è diventato un richiesto specialista del settore.<br />

foto Tripodi<br />

Paolo Tripodi è un ex metalmeccanico che,<br />

quando la sua fabbrica ha chiuso, s’è inventato<br />

un nuovo lavoro: il fotografo. Oggi<br />

sono passati più di dieci anni e Paolo è tra i<br />

migliori fotografi di cavalli. Una specializzazione<br />

che, da sola, non gli darebbe da vivere<br />

ma che, messa assieme agli altri lavori<br />

di fotografo di provincia, gli consente di<br />

tirare avanti come tutti. La fotografia era<br />

sempre piaciuta a Paolo, fin da ragazzo. Non<br />

è stata casuale la sua scelta, dopo la chiusura<br />

della fabbrica. I suoi inizi sono stati quelli<br />

di tutti: le foto alla fidanzata, i paesaggi,<br />

il ritratto mandato al concorso. Poi, quando<br />

si è trattato di fare di necessità virtù, il fatto<br />

che il fratello lavorasse in un maneggio è<br />

stato determinante. Perché non specializzarsi<br />

nella foto di cavalli? Così passo passo Paolo<br />

si è fatto un nome nell’ambiente. Fino a<br />

essere il fotografo ufficiale dell’associazione<br />

che raggruppa gli allevatori italiani di Appaloosa,<br />

quei cavalli a pois, che la leggenda<br />

vuole fossero usati dagli indiani. Non è un<br />

traguardo da poco, visto che tra gli associati<br />

figura il mitico Oliviero Toscani, quello<br />

stesso Toscani che gridò un sonoro “asini!”<br />

a un gruppo di studenti di fotografia che gli<br />

rispondevano di voler diventare fotografi di<br />

moda.<br />

“Io sono uno che vola basso - confida Pao-<br />

lo - uno che è convinto di potere e dovere<br />

sempre imparare.” L’ affermazione è da vero<br />

professionista.<br />

L’attrezzatura di Paolo è Canon. “Come per<br />

la maggior parte dei fotografi che si dedicano<br />

allo sport - puntualizza e continua - con<br />

la EOS 3 non faccio solamente le foto ai cavalli,<br />

ma tutto il resto del lavoro. Anche i<br />

matrimoni. Lo trovo un corpo macchina molto<br />

versatile, che ti permette di fare di tutto.<br />

E che può contare su un catalogo di prim’ordine.<br />

I flash dedicati, per esempio, sono di<br />

alto livello.” Per fotografare i cavalli Tripodi<br />

usa spesso il flash. Le gare di cavalli western,<br />

quelle che fotografa con frequenza, si<br />

svolgono in arene coperte e non illuminate<br />

per le riprese fotografiche. Il flash è indispensabile<br />

per bloccare il movimento nei<br />

momenti più significativi: ad esempio durante<br />

lo sliding stop, una delle figure più importanti<br />

della gara del reining.<br />

Oltre ai corpi macchina Canon EOS, e al flash<br />

Speedlite, la borsa di Tripodi contiene due<br />

zoom: 28-80mm e 80-210 mm. Con queste<br />

due ottiche è in grado di fare tutto. Non è di<br />

quei fotografi che, se non hanno l’intero catalogo,<br />

dicono di non riuscire a fotografare.<br />

È un professionista che non si lascia intimidire<br />

dall’attrezzatura e che fa rendere al cento<br />

per cento quella che ha. Fotografi come<br />

CANON EOS 3<br />

Paolo Tripodi<br />

lui sono una costante fonte di insegnamenti,<br />

anche se è difficile tirarglieli fuori.<br />

“Vola basso” quando gli chiedi trucchi e segreti<br />

del suo mestiere. Per lui tutto sembra<br />

semplice. Tanto che non vale la pena dire<br />

come si fa. Solamente nel fluire della conversazione<br />

scopri come fa ad ottenere i suoi<br />

ri<strong>sul</strong>tati. Ad esempio impari che i cavalli vanno<br />

fotografati come le automobili: di tre quanti<br />

e con il tele. Come le automobili sono stretti<br />

e lunghi. Un’altra prospettiva e un’altra<br />

ottica ne falserebbero le proporzioni.<br />

E le pellicole? Cinquanta per cento diapositive,<br />

cinquanta stampe a colori, comunque<br />

sempre rullini Kodak. Le diapositive servono<br />

per le condizioni di luce più semplici, in<br />

esterni per lo più o in luce naturale. Il negativo<br />

a colori serve per le arene male illuminate<br />

e con fonti di luce a differenti temperature<br />

di colore. “Con il negativo a colori<br />

riesci a venire a capo di situazioni d’illuminazione<br />

più complesse. La sua latitudine di<br />

posa è maggiore, rispetto a quella dell’invertibile,<br />

così che riesci a ottenere con più<br />

facilità una immagine tecnicamente corretta;<br />

e poi – aggiunge - se qualcuno ti chiede<br />

una stampa dalla foto che hai fatto al suo cavallo,<br />

con il negativo tutto è più facile”. Anche<br />

da queste piccole cose si vede il professionista.


Prova a confronto<br />

CONTROLUCE<br />

Minolta Dynax 9<br />

Nikon F 100<br />

Pentax MZ S.<br />

Canon EOS 3<br />

Abbiamo voluto mettere a confronto le<br />

quattro reflex in una prova pratica sia del<br />

sistema di esposizione, sia di quello autofocus.<br />

I soggetti, lo confessiamo, erano<br />

un po’ “cattivi”, al limite delle possibilità.<br />

Ma è proprio in questa zona di confine che,<br />

se ce ne sono, si possono trovare le eventuali<br />

differenze.<br />

Impostato, su tutte, il modo di esposizione<br />

a priorità dei diaframmi e la lettura esposimetrica<br />

su tutto il <strong>campo</strong>, con un valore<br />

di diaframma di f/5.6, abbiamo fotografato<br />

i medesimi soggetti, scelti tra quelli che<br />

potevano ingannare i sistemi della macchina.<br />

Tra i soggetti più semplici: una siepe<br />

ripresa in controluce e un paesaggio di<br />

fiume, sempre in controluce.<br />

Dalla loro riuscita, più o meno buona, si<br />

può giudicare l’efficienza del sistema esposimetrico.<br />

Per giudicare la validità dell’autofocus<br />

sono stati scelti due soggetti<br />

altrettanto difficili: il pilone, con arco, di<br />

quello che una volta era un ponte sospeso,<br />

e una ripresa con una cancellata in primo<br />

piano.<br />

Infine, alcune riprese notturne, per verificare<br />

l’effettivo funzionamento dei sistemi<br />

che fanno interagire i dati dell’autofocus<br />

con quelli della lettura esposimetrica. In<br />

questo caso abbiamo avuto l’accortezza di<br />

far sempre coincidere la zona più illuminata<br />

della inquadratura con quella della<br />

lettura dell’autofocus.<br />

I ri<strong>sul</strong>tati sono in queste pagine e non ri-<br />

AUTO<br />

chiedono molti commenti. Iniziamo dai<br />

soggetti relativamente più semplici: siepe<br />

e paesaggio in controluce. Le immagini<br />

che preferiamo sono quelle della Nikon F<br />

100, seguite da quelle della Canon EOS 3,<br />

della Minolta Dynax 9 e della Pentax MS-<br />

S. Occorre premettere che dietro al software<br />

della macchina c’è una precisa logica e<br />

il fotografo che usa quella macchina deve<br />

conoscerla. Inoltre dovrà tenere presente<br />

il tipo di pellicola usata, dato che con le<br />

diapositive si tende a sottoesporre leggermente<br />

per dare più saturazione ai colori.<br />

E veniamo all’autofocus, usato in condizioni<br />

critiche. I sensori dei vari sistemi si<br />

estendono per una certa lunghezza e quindi<br />

coprono una certa superficie al centro


FOCUS NOTTURNI<br />

del fotogramma: più ampia è la superficie,<br />

migliore sarà il ri<strong>sul</strong>tato con oggetti<br />

difficili. Uno di questi è la ripresa attraverso<br />

le sbarre di una cancellata, posta a<br />

una certa distanza dal soggetto. In questo<br />

caso tutte e quattro le fotocamere hanno<br />

dato un buon ri<strong>sul</strong>tato, mettendo a fuoco<br />

quanto stava dietro la cancellata e non la<br />

cancellata stessa. Buoni ri<strong>sul</strong>tati anche nell’altro<br />

soggetto, scelto per saggiare l’ampiezza<br />

della zona di lettura dell’autofocus:<br />

i due piloni ad arco del ponte. Se niente<br />

c’è da eccepire <strong>sul</strong>la messa a fuoco, vale<br />

la pena puntualizzare <strong>sul</strong>l’esposizione. In<br />

entrambi i soggetti un’ampia zona della<br />

inquadratura era volutamente occupata dal<br />

cielo, cioè ri<strong>sul</strong>tava più chiara del resto.<br />

La conferma del buon funzionamento del<br />

sistema Matrix è venuta anche da questi<br />

soggetti. Seguono Dynax 9, e a pari merito<br />

EOS 3 e Pentax MZ-S.<br />

Infine la prova più difficile, i due notturni:<br />

ripresa a tutto <strong>campo</strong> del castello e una<br />

parte della torre dello stesso castello. Nel<br />

primo caso il ri<strong>sul</strong>tato migliore è quello<br />

offerto da EOS 3. I sensori hanno letto<br />

un’area ampia e hanno impostato un tempo<br />

che ha tenuto conto della illuminazione<br />

generale della scena sacrificando, con<br />

una leggera sovraesposizione, le parti più<br />

illuminate. Sovraesposizione tuttavia più<br />

che accettabile, visto che ha permesso la<br />

leggibilità di ampie zone della inquadratura.<br />

Primo posto anche per quanto riguarda<br />

la ripresa della torre del castello, con la luna,<br />

coperta da nubi, in cielo. Al secondo<br />

posto, dopo EOS 3, segue Dynax 9, Nikon<br />

F 100 e Pentax MS-Z.<br />

Che conclusioni trarre dalla prova eseguita,<br />

lo ripetiamo, in condizioni che solo eccezionalmente<br />

si presentano nella normale<br />

pratica fotografica? Malgrado i sistemi<br />

esposimetrici e autofocus adottati siano in<br />

alcuni casi anche molto diversi, i ri<strong>sul</strong>tati<br />

non si discostano tanto quanto il divario<br />

tecnologico farebbe immaginare. Non abbiamo<br />

riscontrato ri<strong>sul</strong>tati nettamente inferiori<br />

di un apparecchio, rispetto a un altro.<br />

Edo Prando

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