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Tristano Riccardiano, Il magico filtro d'amore - Aula Digitale

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1<br />

<strong>Il</strong> romanzo<br />

cavalleresco<br />

francese<br />

e le orIgInI<br />

della<br />

narratIva<br />

ItalIana<br />

centrI<br />

dI dIffusIone<br />

e pubblIco:<br />

cortI e cIttà<br />

In area<br />

toscana<br />

nuovI romanzI<br />

cavallereschI<br />

sI IspIrano<br />

aI modellI<br />

francesI<br />

<strong>Il</strong> TrisTano<br />

riccardiano<br />

trIstano<br />

amante e<br />

cavalIere<br />

Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong><br />

<strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong><br />

Nella serie dei peccatori lussuriosi indicati da Virgilio a Dante nel V canto dell’Inferno<br />

(Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride), <strong>Tristano</strong> è il solo rappresentante<br />

del romanzo “moderno”, delle «Arturi regis ambages pulcerrimae» (‘bellissime fantasie<br />

arturiane’) ricordate nel De vulgari eloquentia. Per Dante e i suoi lettori, il solo nome<br />

di <strong>Tristano</strong> basta a evocare l’amore “folle”, adultero e distruttivo, che, proprio nei romanzi<br />

del ciclo arturiano, lega il destino del famoso cavaliere a quello della regina Isotta.<br />

All’epoca, nella nostra penisola, le prose su <strong>Tristano</strong>, Lancillotto e i cavalieri della Tavola<br />

Rotonda avevano un successo notevole, sia in francese sia in italiano. Sono storie che giocano<br />

un ruolo importante nella fondazione della narrativa romanzesca italiana, accanto a<br />

volgarizzamenti di argomento pseudo-storico, come ad esempio I Fatti dei Romani.<br />

La ricezione della materia cavalleresca di origine transalpina segue diverse direttrici<br />

geografiche e tocca diversi tipi di pubblico. Nel Nord Italia, i romanzi d’oltralpe sono<br />

apprezzati nelle corti dei Gonzaga (Mantova), degli Estensi (Ferrara), dei Visconti<br />

(Milano). Nel meridione, sono noti agli aristocratici della Napoli angioina, educati<br />

al gusto letterario francese. In questi ambienti, i romanzi cavallereschi sono letti nella<br />

lingua originale e in manoscritti di ottima fattura, corredati da miniature. In Toscana,<br />

questa narrativa di matrice cortese desta invece l’interesse di lettori appartenenti alle<br />

classi “nuove”. In questo periodo, specie a Firenze, i più ricchi esponenti della borghesia<br />

mercantile amano «assumere un tono di vita nobiliare a imitazione di quello degli<br />

aristocratici» (Franco Cardini). Le storie cavalleresche mettono in scena personaggi e<br />

ideali che possono incontrare anche il favore di questi lettori.<br />

Proprio in area toscana, i romanzi circolano, oltre che nella lingua originale anche in<br />

traduzioni italiane. Alcuni autori si cimentano nella scrittura di veri e propri rifacimenti,<br />

non privi di sviluppi originali e più vicini al gusto del nuovo pubblico: il <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong>,<br />

il <strong>Tristano</strong> Panciatichiano (così chiamati dai nomi dei manoscritti che ci hanno<br />

tramandato questi testi), la Tavola Ritonda. Qui, più che altrove, il romanzo cavalleresco<br />

francese non è solo un genere d’importazione, ma una moda culturale di dimensione<br />

europea, grazie alla diffusione e al prestigio della lingua d’oïl.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong>, così intitolato perché il codice in cui si conserva è un manoscritto<br />

della Biblioteca Riccardiana di Firenze, è il più antico rifacimento italiano, anonimo<br />

e databile alla fine del Duecento, del Tristan (che originariamente è in prosa francese).<br />

Non è chiaro dove il testo sia stato scritto, e neppure si hanno certezze sul pubblico al<br />

quale è destinato. È tuttavia verosimile che il libro sia rivolto a un ambiente mercantile<br />

toscano. Sicura, per finire, è la sua circolazione in area pisano-lucchese e fiorentina.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong> narra la storia di Tristan a partire dalla sua nascita, soffermandosi<br />

su una serie di avventure che lo videro protagonista nel deserto di Nerlantes. L’eroe<br />

non rappresenta soltanto il perfetto amante, ma anche il cavaliere in cerca di imprese<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, <strong>Il</strong> senso e le forme


2<br />

una lIbera<br />

rIscrIttura<br />

della fonte<br />

francese<br />

Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong><br />

gloriose. Manca la parte finale della narrazione. <strong>Il</strong> tema centrale dell’opera è la conquista<br />

dell’identità da parte di <strong>Tristano</strong>.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong> rielabora con grande libertà la sua fonte. L’anonimo scrittore italiano<br />

riscrive l’intreccio in modo originale, elimina episodi e avventure di eroi secondari,<br />

valorizza i personaggi femminili. <strong>Il</strong> rilievo attribuito all’elemento femminile si collega<br />

a un certo gusto per il patetico e il sentimentale. Nella lunga descrizione della reazione<br />

di Isotta dalle Bianche Mani abbandonata da <strong>Tristano</strong>, si percepisce l’influenza delle<br />

Heroides (Eroidi) di Ovidio.<br />

<strong>Il</strong> <strong>magico</strong> <strong>filtro</strong> d’amore<br />

<strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong> ■ par. LVII<br />

<strong>Il</strong> romanzo di <strong>Tristano</strong>,<br />

a cura di A. Scolari,<br />

Edizioni Costa & Nolan,<br />

Genova 1990.<br />

L’episodio presentato narra il momento in cui <strong>Tristano</strong> e Isotta bevono per errore il <strong>filtro</strong> d’amore.<br />

<strong>Il</strong> <strong>filtro</strong> è presente in tutti i testi che tramandano la leggenda e, per questo, lo si considera un<br />

dispositivo narrativo invariante. Nel <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong> la bevanda magica è preparata, come<br />

vuole la tradizione, dalla madre di Isotta; tuttavia, diversamente dal Tristan francese, qui il padre<br />

della fanciulla vorrebbe darla in sposa non a Marco ma a <strong>Tristano</strong>, come in una premonizione degli<br />

sviluppi futuri della vicenda.<br />

<strong>Tristano</strong> è inviato da re Marco a chiedere a nome suo la mano di Isotta, figlia del re d’Irlanda. Dopo<br />

svariati duelli in cui fa mostra del suo valore, l’eroe ottiene l’assenso del re e può salpare con<br />

Isotta alla volta della corte di Marco. La madre della sposa ha preparato un <strong>filtro</strong> d’amore destinato<br />

alla figlia e al suo futuro marito. Nel corso della navigazione, accade qualcosa di imprevisto…<br />

5<br />

1. A·ttanto: ‘intanto’.<br />

2. la reina: ‘la regina madre di Isotta’; è<br />

il soggetto della frase.<br />

3. Governale e Braguina: Governale è<br />

lo scudiero di <strong>Tristano</strong>, Braguina (Brangania)<br />

la damigella di Isotta; le oscil-<br />

A·ttanto 1 sì chiama la reina 2 Governale e Braguina 3 , perché vede che quegli sono<br />

due riponitori 4 dell’oro e de l’argento e de le gioie. E dice loro: «Tenete questi<br />

due fiaschi 5 d’argento, ke 6 sono pieni di beveraggio d’amore, e guardategli 7 bene.<br />

E quand’e’ si coricherae 8 lo ree Marco con madonna Isaotta la prima sera, e voi<br />

sì darete loro bere 9 e quello che rimarrae sì gittate via». Ed eglino disserono 10 ke<br />

bene lo faranno.<br />

A·ttanto si parte <strong>Tristano</strong> ed ànno buono tempo. E istando uno giorno, e’ giucavano<br />

a scacchi e·nnoe pensava l’uno dell’altro ke·ttutto onore 11 , e·ggiae i·lloro<br />

cuore non si pensava f‹o›llia neuna di·ffolle amore 12 . E avendo giucato insieme<br />

lazioni dei loro nomi (es. Governale,<br />

Covernale; Braguina, Bragguina) sono<br />

normali nel testo.<br />

4. riponitori: ‘custodi’.<br />

5. fiaschi: ‘caraffe’, francesismo, da flasche.<br />

6. ke: ‘che’; k-, per l’occlusiva velare<br />

sorda davanti a tutte le vocali è una<br />

grafia (odierna ch-, c-) frequente nei più<br />

antichi documenti volgari, cfr. più avanti<br />

«kaldo», «koppa», «kagnuola».<br />

7. guardategli: ‘custoditeli’<br />

8. si coricherae: ‘si coricherà’.<br />

9. darete loro bere: costruzione latineggiante<br />

dove l’infinito «bere» è retto<br />

da «darete», sta per ‘darete loro da<br />

bere’.<br />

10. disserono: ‘dissero’.<br />

11. e·nnoe … onore: ‘nessuno dei due<br />

pensava all’altro in modo sconveniente’.<br />

12. di . ffolle amore: il “folle amore”<br />

è l’amore adultero, «folle» in quanto<br />

contrario alle regole sociali.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, <strong>Il</strong> senso e le forme


3<br />

Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong><br />

10<br />

15<br />

20<br />

25<br />

13. ierano … giuoco: ‘stavano giocando<br />

la terza partita a scacchi’.<br />

14. iera: ‘era’; forma dittongata (come<br />

«ierano», che precede), tipica del fiorentino<br />

duecentesco.<br />

15. E’ mi … sete: ‘sento grande sete’.<br />

16. non … kosie: ‘non ricordandone il<br />

contenuto’.<br />

17. impercioe … sete: ‘poiché aveva<br />

una gran sete’.<br />

18. iscoloe: ‘fece cadere le ultime gocce’.<br />

19. lecoe: ‘leccò’.<br />

ANALISI DEL TESTO<br />

due giuochi, ed ierano sopra lo terzo giuoco 13 ed iera 14 grande kaldo, e <strong>Tristano</strong><br />

disse a·Governale: «E’ mi fae grande sete 15 ».<br />

Allora andoe Governale e Bragguina per dare bere e presero li fiaschi del beveraggio<br />

amoroso, non conoscendogli che·ffosserono kosie 16 . Allora lavoe Governale<br />

una coppa e Braguina mesceo ko la coppa e Covernale diede bere imprima a messer<br />

<strong>Tristano</strong>, e <strong>Tristano</strong> la beve bene piena la coppa, impercioe ke gli facea bene sete 17 ,<br />

e·ll’altra koppa sì empieo e diedela a madonna Isotta. Ed ella iscoloe 18 la koppa in<br />

terra, ed allora sì la lecoe 19 una kagnuola 20 per la grande sete c’avea. E incontanente<br />

ke·ll’ebe 21 leccata la cagnuola [†…†] 22 .<br />

Adesso 23 kambioe <strong>Tristano</strong> lo suo coraggio 24 e non fue più in quello senno<br />

k’egli iera da prima 25 . E madonna Isotta sì fece lo somigliante 26 , e cominciano<br />

a·ppensare ed a guardare l’uno l’altro. Anzi ke compiesserono quello giuoco 27 , sì<br />

si levarono e andarosine ambodue di sotto inn-una kamera e quivi incominciano<br />

quello gioco insieme ke infino a·lloro vita 28 lo giucarono volontieri. Or si n’adiede<br />

29 Governale e Braguina ke aviano dato lo beveraggio amoroso a messer <strong>Tristano</strong><br />

e a madonna Isaotta, ed allora sì si tenerono molto incolpati 30 .<br />

<strong>Il</strong> <strong>filtro</strong> <strong>magico</strong><br />

Nel brano del <strong>Tristano</strong> <strong>Riccardiano</strong> l’innamoramento<br />

di <strong>Tristano</strong> e Isotta è dovuto soltanto al<br />

<strong>filtro</strong> <strong>magico</strong>. L’autore sottolinea che, prima di<br />

berlo, i due giovani non hanno mai concepito<br />

pensieri amorosi l’uno verso l’altro, cosa che sarebbe<br />

stata riprovevole data la loro situazione. <strong>Il</strong><br />

cambiamento del sentimento è repentino e inevitabile.<br />

20. kagnuola: ‘cagnetta’.<br />

21. E incontanente ke·ll’ebe: ‘e non<br />

appena l’ebbe’.<br />

22. [†…†]: le cruces (croci) poste qui<br />

dall’editore stanno a significare che<br />

nella tradizione del testo questo passaggio<br />

è irrimediabilmente perduto<br />

poiché illeggibile o incomprensibile o<br />

compromesso da interventi chiaramente<br />

successivi alla composizione.<br />

23. Adesso: gallicismo semantico: ‘subito’.<br />

24. kambioe … coraggio: ‘<strong>Tristano</strong><br />

cambia i suoi sentimenti (il suo cuore)<br />

verso Isotta’.<br />

25. e non fue … prima: ‘non fu più nella<br />

precedente disposizione d’animo’.<br />

26. sì fece lo somigliante: ‘fece lo stesso’.<br />

27. Anzi ke … giuoco: ‘prima ancora di<br />

finire la partita’.<br />

28. infino a·lloro vita: ‘per tutta la loro<br />

vita’.<br />

29. si n’adiede: ‘se ne accorse’.<br />

30. si tenerono molto incolpati: ‘provarono<br />

un gran senso di colpa’.<br />

La partita a scacchi<br />

Nel momento in cui bevono il <strong>filtro</strong>, <strong>Tristano</strong> e Isotta<br />

stanno giocando una partita a scacchi. La metafora<br />

del gioco allude all’atto sessuale. <strong>Il</strong> topos della partita<br />

a scacchi amorosa è già presente nei trovatori<br />

provenzali. L’anonimo ricorre a questa immagine<br />

per sottolineare che il gioco amoroso è fatto di regole<br />

e rituali. Non è casuale che siano Governale e<br />

Braguina a offrire agli amanti inconsapevoli il <strong>filtro</strong>.<br />

In alcune versioni del Tristan in prosa, i due sono a<br />

loro volta innamorati e finiscono per sposarsi.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, <strong>Il</strong> senso e le forme

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