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N° 67 giugno 2009 - Giornale di Brescia

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ESTRUSIONE - PRESSOCOLATA - FONDERIA - LAMINAZIONE - FINITURE - LAVORAZIONI MECCANICHE - SALDATURA - RICICLO<br />

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14-17 Aprile 2010<br />

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BRESCIA<br />

ICERCHE<br />

R<br />

Rivista trimestrale e<strong>di</strong>ta a cura<br />

del consorzio Inn.Tec. Srl<br />

con sede in <strong>Brescia</strong>, Piazza Paolo VI, 16<br />

p.iva e c.f. 030<strong>67</strong>310171<br />

Direzione amministrativa e redazione<br />

via Branze, 45 - <strong>Brescia</strong><br />

www.inntec.it<br />

e-mail info@inntec.it<br />

Direttore responsabile<br />

Romano Miglietti<br />

Direttore e<strong>di</strong>toriale<br />

Romano Miglietti<br />

Comitato <strong>di</strong> redazione<br />

Alberto Albertini<br />

Max Bontempi<br />

Angelo Borgese<br />

Maurizio Covri<br />

Alessandro Marini<br />

Silvio Zucchi<br />

Coor<strong>di</strong>namento redazione<br />

Federica Zaccaria<br />

Stampa<br />

Arti Grafiche Apollonio<br />

<strong>Brescia</strong><br />

Prezzi Italia<br />

fascicolo Euro 4,00<br />

abbonamento annuo Euro 12,00<br />

Prezzi Estero<br />

fascicolo Euro 6,00<br />

abbonamento annuo Euro 18,00<br />

spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale,<br />

70% filiale <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

SOMMARIO<br />

4<br />

5<br />

7<br />

11<br />

14<br />

18<br />

21<br />

24<br />

26<br />

32<br />

35<br />

39<br />

44<br />

48<br />

Momenti Inn.Tec.<br />

Romano Miglietti<br />

E<strong>di</strong>toriale<br />

Alberto Albertini<br />

Borgy Corner<br />

Angelo Borgese<br />

<strong>Brescia</strong>-Milano: 52 minuti<br />

Alessandro Marini<br />

ASM, strumento <strong>di</strong> sviluppo<br />

Silvano Danesi<br />

• Gli anni del teleriscaldamento:<br />

intuito e innovazione<br />

a servizio del territorio<br />

• Renzo Capra,<br />

una vita per l’energia<br />

Federica Zaccaria<br />

Oltre l’Entropia:<br />

quando l’energia <strong>di</strong>venta forma<br />

Stefano Rabolli Pansera<br />

Recupero energetico e biogas:<br />

Progeco, ovvero il valore<br />

della filiera per l’efficienza<br />

delle rinnovabili<br />

Fabio Pelizzari<br />

Au<strong>di</strong>t energetico: il primo passo<br />

verso l’efficienza energetica<br />

Vittorio Bellicini, Simone Zanoni,<br />

Lucio Zavanella<br />

La terza generazione<br />

del fotovoltaico<br />

Angelo Borgese<br />

La pollina: da costo aziendale<br />

a risorsa economica<br />

Maria Chiesa e Giovanna Gagliotti<br />

Idrogeno, “fuel cell”<br />

e utilizzi in ambito automotive<br />

Lorenzo Sbaraini<br />

Fonti rinnovabili:<br />

incentivi al futuro<br />

Marco Tabla<strong>di</strong>ni<br />

ASAP SMF: il prodotto<br />

come servizio “vitamina”<br />

delle nuove sfide competitive<br />

Associati sostenitori<br />

<strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> Ricerche<br />

bieffe<br />

MERAS<br />

VALENTI<br />

Soci sostenitori


4 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

BRESCIA<br />

ICERCHE<br />

R<br />

Gentile lettore,<br />

Momenti Inn.Tec.<br />

prosegue in questo numero la pubblicazione <strong>di</strong> contributi che hanno nel tema<br />

‘Energia’ l’elemento <strong>di</strong> comune interesse, sia pur con angolazioni e approcci molto<br />

<strong>di</strong>versi.<br />

E’ superfluo sottolineare la valenza strategica <strong>di</strong> questa tematica e degli impatti<br />

che sempre più prepotentemente continua ad avere sulla nostra vita. Impatti che<br />

potrebbero costituire lo spunto per dare corpo alle iniziative <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione e <strong>di</strong>ffusione<br />

dell’innovazione e della ricerca sul territorio che oggi rappresentano la<br />

mission del Consorzio INN.TEC., in linea con gli obiettivi della sua compagine sociale<br />

formata da più <strong>di</strong> 130 imprese che rappresentano la Comunità bresciana degli<br />

Innovatori.<br />

La strutturazione <strong>di</strong> queste iniziative <strong>di</strong> promozione dell’innovazione - che vedono<br />

poi nel CSMT il soggetto deputato a coagulare anche gli interessi degli attori istituzionali<br />

sensibili allo sviluppo tecnologico della nostra provincia - è certamente<br />

un’operazione impegnativa, perché richiede un investimento in termini <strong>di</strong> sostegno<br />

e in termini <strong>di</strong> apporto <strong>di</strong> idee; ma è l’unica che attribuisce valore e senso <strong>di</strong><br />

appartenenza ai nostri Consorziati.<br />

Su questo filone <strong>di</strong> maggior sensibilizzazione relativamente a tematiche che potranno<br />

offrire opportunità competitive per le nostre imprese, si articola lo sviluppo<br />

futuro delle attività <strong>di</strong> INN.TEC., assegnando a <strong>Brescia</strong> Ricerche l’importante<br />

ruolo <strong>di</strong> strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione tecnico-scientifica dell’innovazione.<br />

Romano Miglietti


EDITORIALE 5<br />

E<strong>di</strong>toriale<br />

<strong>di</strong> Alberto Albertini<br />

Leggo i titoli dell’agenda <strong>di</strong> un convegno in America: “Environment,<br />

Safety, Energy, Cost Saving”, cioè “Ambiente, Sicurezza,<br />

Energia, Riduzione dei costi”. Poi però basta visitare le loro<br />

aziende manifatturiere e si scopre una notevole incuria, i macchinari<br />

sono obsoleti e inadeguati. Le conseguenze <strong>di</strong> questo anomalo<br />

“State of the industry” (altro titolo ricorrente per capire l’effettivo<br />

stato <strong>di</strong> crisi più che del settore), sono gli sprechi economici ed<br />

energetici, nonché il pericolo per gli operatori.<br />

“Energia” è una parola magica che ricorre sulla bocca <strong>di</strong> tutti: pare ad<strong>di</strong>rittura<br />

terapeutica quando si crede che basti nominarla per risolvere<br />

tutti i problemi. Rimbalza ovunque, in<strong>di</strong>fferentemente dalla<br />

geografia e dal settore, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che sia seguita<br />

da misure concrete. In Italia è spesso declinata in inglese per renderla<br />

più incisiva. Non vorrei sostituirmi all’impertinente, ma spero<br />

non si verifichi anche da noi la stessa situazione contrad<strong>di</strong>ttoria<br />

americana: molta conversazione, ma minima azione. Mi ha stupito<br />

leggere che in Italia c’è stata un’accelerazione improvvisa nell’impiego<br />

delle energie alternative. Ad esempio nel fotovoltaico siamo<br />

secon<strong>di</strong> solo alla Spagna. Come al solito ci adeguiamo per ultimi alle<br />

norme europee, siamo restii ad accogliere una nuova regola o una<br />

tecnologia innovativa, ma poi per fortuna acceleriamo come nessun<br />

altro sa fare, recuperando in breve tempo le <strong>di</strong>fferenze e i ritar<strong>di</strong>. Lo<br />

facciamo spesso senza un aiuto governativo, senza un vero incentivo,<br />

appesantiti dalla burocrazia. Quando mi trovo in Germania - forse<br />

la nazione con il maggiore sviluppo nelle tecnologie collegate alla<br />

produzione o al risparmio <strong>di</strong> energia - mi rendo conto della nostra<br />

reale arretratezza. Ma non parlo solo <strong>di</strong> tecnologia. Parlo anche <strong>di</strong><br />

come quel Paese ha saputo mutare le abitu<strong>di</strong>ni, i meto<strong>di</strong> costruttivi,<br />

l’organizzazione generale, affinché tutto e tutti si muovano e lavorino<br />

con un medesimo obiettivo. Serve dunque anche un cambio culturale,<br />

soprattutto nel nostro Paese dove la parola energia per ora è<br />

molto impiegata negli spot delle tariffe, o come sinonimo <strong>di</strong> vitalità,<br />

il sintomo <strong>di</strong> una giovinezza eterna che inseguono tutti a qualsiasi<br />

età. Si parla ancora poco <strong>di</strong> attenzione alla natura, <strong>di</strong> tutela del territorio.<br />

Non c’è un’analisi complessiva, una strategia più ampia, un<br />

“padre <strong>di</strong> famiglia” che risolva i contrasti e stabilisca alcune regole,<br />

anche se non potranno sod<strong>di</strong>sfare tutti. Prevale l’euforia e il delirio<br />

del fare, del produrre e del costruire. “Stiamo costruendo il futuro” è<br />

il motto contemporaneo più <strong>di</strong>ffuso. Sì, ma quale? Non a caso la parola<br />

“cultura” viene dal verbo latino “colere”, coltivare. Nel film Matrix<br />

gli umani sono fonte <strong>di</strong> energia elettrica per le macchine, ogni corpo<br />

è una piccola pila mantenuta in vita artificialmente per dare energia<br />

alle macchine che hanno preso il controllo <strong>di</strong> un mondo apocalittico,<br />

perennemente oscurato e inquinato. Oggi la Terra è Terra <strong>di</strong> nessuno,<br />


6 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

Ho letto che energia è sinonimo <strong>di</strong> libertà e che la liberalizzazione dell'energia mi avrebbe<br />

concesso una maggiore libertà <strong>di</strong> scelta, ma non sono riuscito a scegliere liberamente un<br />

nuovo fornitore che mi mettesse in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> risparmiare sul costo dell'energia;<br />

l'economia del Paese è ancora poco competitiva, perché il costo dell'energia è<br />

quattro/cinque volte superiore a quello <strong>di</strong> altre nazioni europee ed anche <strong>di</strong>eci/venti volte<br />

più alto <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> altri "competitor", ma il Governo ha detto che sta provvedendo e, con<br />

l'avvento del nucleare, dal 2014 potremo cominciare a risparmiare.<br />

Nel frattempo, visto che il prezzo <strong>di</strong> un barile <strong>di</strong> petrolio è meno della metà <strong>di</strong> quanto<br />

fosse l'anno scorso, portiamo pazienza e teniamo duro; siamo davvero fortunati a vivere<br />

in Italia ed i nostri partner in questo settore ci daranno sicuramente una mano.<br />

L' Enel ci <strong>di</strong>ce che sostiene i campionati mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> nuoto ed il concerto allo Sta<strong>di</strong>o Olimpico<br />

<strong>di</strong> Tiziano Ferro ed ho saputo che riesce finalmente a ricavare energia elettrica<br />

dall'idrogeno; d'altro canto l'Eni, che non è da meno in tema <strong>di</strong> sponsorizzazioni <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

eventi come la mostra <strong>di</strong> Tiziano e del Tintoretto a Venezia, ci fa sapere che il suo<br />

amministratore sta firmando importanti accor<strong>di</strong> che permettono al nostro sistema Paese <strong>di</strong><br />

avere scorte <strong>di</strong> gas e metano per molti anni. E<strong>di</strong>son, intanto, prepara una tessera<br />

personalizzata con la quale possiamo comperare gasolio, energia elettrica, metano e tante<br />

altre belle cose con uno sconto del 20% e prezzi bloccati per i prossimi ventiquattro mesi.<br />

Quasi quasi penso che essere amico <strong>di</strong> queste gran<strong>di</strong> aziende ci farà risparmiare anche<br />

sui costi del pieno <strong>di</strong> benzina e sulla ricarica del telefonino; poi mi accorgo che, sebbene il<br />

momento economico non sia tra i più rosei, le performance in borsa <strong>di</strong> Enel, Eni ed E<strong>di</strong>son<br />

hanno degli aumenti che vanno dal +8,44% nell'ultimo mese al +65,89% dell'ultimo<br />

semestre. Nel frattempo, la nostre bollette sono un onere sempre più insostenibile….<br />

Che faccio? Glielo <strong>di</strong>co ad Enel, Eni ed E<strong>di</strong>son che non mi sento né libero né tutelato?<br />

L’Impertinente<br />

è la grande pila dalla quale succhiare energia senza sosta, incuranti<br />

degli effetti nel breve e soprattutto nel lungo termine. Consiglio una<br />

lettura terapeutica a tutti gli operatori del settore energia: “Giar<strong>di</strong>ni”<br />

<strong>di</strong> Robert Pogue Harrison (Fazi E<strong>di</strong>tore). Una lezione filosofica<br />

perché “nessuna rivoluzione potrà accelerare i tempi della germinazione<br />

o far fiorire il lillà prima <strong>di</strong> maggio”: alla fine il giar<strong>di</strong>niere è<br />

un saggio che dà più <strong>di</strong> quanto prenda (la medesima lezione dovrebbe<br />

valere in amicizia, nel matrimonio, nell’educazione…), che si sottomette<br />

alle leggi della natura, come raccomandavano gli antichi<br />

Greci abitanti del Cosmo. Non pecca <strong>di</strong> hybris, non <strong>di</strong>strugge il giar<strong>di</strong>no<br />

terreno e mortale che abita, perché così facendo <strong>di</strong>struggerebbe<br />

anche se stesso.


BORGY CORNER 7<br />

Borgy Corner<br />

<strong>di</strong> Angelo Borgese<br />

Micro e nanoclusters<br />

29 novembre 1991 la prestigiosa rivista scientifica internazionale<br />

“Science” titolava un suo importante fascicolo: “Engineering a small<br />

“Il<br />

world”, riferendosi al settore delle nanoscienze e delle nanotecnologie.<br />

Molto prima, nel 1959, il grande fisico e Premio Nobel Richard Feynmann, riferendosi<br />

alle potenzialità della materia a <strong>di</strong>mensioni nanometriche, affermava:<br />

“There is plenty of room at the bottom”, che tradotto in modo non letterale<br />

vuol <strong>di</strong>re: “C’è un sacco <strong>di</strong> spazio là sotto”.<br />

Con questa frase Feymann intendeva affermare, “mettere l’accento sulle<br />

enormi potenzialità associate all’evoluzione verso sistemi e <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

sempre più piccole”.<br />

In quegli anni si era solo agli inizi degli stu<strong>di</strong> e delle applicazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi<br />

con <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne del “micron” ( 10-6 m) , nasceva la “microelettronica”,<br />

mentre ora è in atto il “salto” successivo <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> applicazioni verso<br />

il “nanometro” ( 10-9 m).<br />

Oggi i termini “micro e nanoclusters” sono generalmente utilizzati per descrivere<br />

aggregati <strong>di</strong> atomi che sono considerati troppo gran<strong>di</strong> per essere<br />

definiti delle “molecole”, ma troppo piccoli per essere assimilati a porzioni<br />

<strong>di</strong> cristalli; infatti, questi aggregati (“clusters”) non hanno la struttura tipica<br />

della materia allo stato massivo (“bulk”), con <strong>di</strong>mensioni cioè dalla<br />

decina <strong>di</strong> micron in su.<br />

In effetti, si cominciò ad occuparsi <strong>di</strong> particelle con <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne delle<br />

decine <strong>di</strong> nanometri piuttosto presto, attorno al 1860, periodo in cui nasceva<br />

la chimica dei colloi<strong>di</strong>; tuttavia, come abbiamo detto, solo recentemente è<br />

stato possibile compiere stu<strong>di</strong> e ricerche su sistemi <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>mensioni.<br />

Il risultato <strong>di</strong> ciò è stata la scoperta <strong>di</strong> proprietà particolari che non sono riscontrabili<br />

né in aggregati molecolari né in strutture ben più estese come<br />

quelle in bulk.<br />

Proprio per questo tali aggregati si sono imposti all’attenzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong>scipline quali la fisica, l’ingegneria, la chimica, la biologia e altre ancora.<br />

Parte della motivazione che conduce a stu<strong>di</strong>are il “cluster” è l’esigenza <strong>di</strong><br />

comprendere come le proprietà fisiche evolvono passando da un atomo ad<br />

una molecola ad un cluster ed, infine, alla materia allo stato massivo.<br />

Oggi si possono evidenziare due tipi <strong>di</strong> effetti legati alle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> questi<br />

aggregati: effetti intrinseci, <strong>di</strong>pendenti da specifici cambiamenti delle<br />

proprietà legate alla <strong>di</strong>mensione dell’aggregato e alla sua geometria ed effetti<br />

estrinseci, che riguardano le proprietà <strong>di</strong> superficie dovute al non più<br />

trascurabile rapporto superficie/volume.<br />

sintesi e caratterizzazione <strong>di</strong> cluster e nanostrutture con processi<br />

assistiti da plasma<br />

La sintesi <strong>di</strong> materiali e <strong>di</strong>spositivi basati su strutture nanometriche rappresenta<br />

un obiettivo strategico <strong>di</strong> primario interesse per la scienza e la tecnologia<br />

dei materiali. Se da un lato la realizzazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

nanoscopiche costituisce la naturale e necessaria evoluzione nel campo<br />

della microelettronica, della sensoristica e della registrazione magnetica,<br />

dall’altro la creazione <strong>di</strong> nuovi materiali a partire da precursori su scala<br />


8 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

nanometrica sta aprendo nuove prospettive per applicazioni industriali,<br />

biome<strong>di</strong>che ed ambientali.<br />

Di particolare interesse per la microelettronica, l’ottica e la micromeccanica è<br />

quella classe <strong>di</strong> oggetti denominata cluster, costituita da aggregati atomici<br />

con un numero <strong>di</strong> componenti che va da qualche decina <strong>di</strong> atomi fino a qualche<br />

migliaio. Oggetti <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>mensioni presentano proprietà fisico-chimiche<br />

del tutto peculiari dovute alla coesistenza <strong>di</strong> effetti classici e quantistici.<br />

Un elenco delle applicazioni e degli sviluppi insiti nei nanomateriali richiederebbe<br />

uno spazio molto ampio; in questa sede ci limiteremo ad elencare alcuni<br />

degli esempi più significativi.<br />

Proprietà elettroniche<br />

Gli effetti <strong>di</strong> confinamento degli elettroni <strong>di</strong> valenza conferiscono ai nano aggregati<br />

inusuali caratteristiche ottiche lineari e non lineari che li rendono<br />

can<strong>di</strong>dati ideali per lo sviluppo <strong>di</strong> componenti opto elettronici, emettitori <strong>di</strong><br />

luce, materiali fotosensibili non-lineari, interruttori ottici, fibre ottiche.<br />

Proprietà magnetiche<br />

Sistemi metallici con granulometria iperfine esibiscono una elevatissima magnetoresistenza;<br />

ciò li rende interessanti per l’industria della registrazione<br />

magnetica.<br />

Catalisi<br />

Nano particelle <strong>di</strong> semiconduttori, metalli ed ossi<strong>di</strong> possono essere utilizzati<br />

per la realizzazione <strong>di</strong> catalizzatori, ceramiche e materiali compositi.<br />

Nano aggregati <strong>di</strong> carbonio<br />

Vastissimo interesse hanno suscitato i cluster <strong>di</strong> carbonio basati su strutture<br />

chiuse tri<strong>di</strong>mensionali in<strong>di</strong>cati come fullereni (il capostipite <strong>di</strong> questa classe<br />

<strong>di</strong> aggregati è l’ormai famoso C60). Essi costituiscono una forma allotropica<br />

del carbonio <strong>di</strong>versa da grafite e <strong>di</strong>amante con proprietà elettroniche e strutturali<br />

che li rendono particolarmente interessanti per una vastissima gamma<br />

<strong>di</strong> applicazioni. I fullereni sono i prototipi <strong>di</strong> una classe <strong>di</strong> nano strutture basate<br />

su singoli fogli grafitici dette “nano tubi” o “tubuleni”. Tali strutture sono<br />

l’equivalente su scala nanoscopica delle fibre <strong>di</strong> carbonio. Tra le applicazioni<br />

citeremo solo l’uso dei fullereni per la fabbricazione <strong>di</strong> batterie a stato solido<br />

e superconduttori ad alta temperatura, e dei nano tubi come elementi per la<br />

realizzazione <strong>di</strong> conduttori uni <strong>di</strong>mensionali, punte per microscopi a effetto<br />

tunnel, nano antenne.<br />

Un altro elemento <strong>di</strong> interesse è l’uso dei fullereni come precursori <strong>di</strong> nuovi<br />

materiali a base <strong>di</strong> carbonio e <strong>di</strong> film “<strong>di</strong>amond-like”. Recentemente è stato<br />

inoltre <strong>di</strong>mostrato come fullereni possano essere usati per la carburizzazione<br />

<strong>di</strong> nano strutture e la creazione <strong>di</strong> micro componenti <strong>di</strong> Carburo <strong>di</strong> Silicio<br />

(SiC) integrati su chip preesistenti.<br />

Le tematiche <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong>pendono dal fatto che i meccanismi responsabili<br />

della formazione <strong>di</strong> nano aggregati sono tuttora poco compresi. Ciò rappresenta<br />

una severa limitazione allo sviluppo <strong>di</strong> tecnologie e materiali basati su<br />

tali sistemi. La maggior parte delle tecniche usate per la produzione <strong>di</strong> cluster<br />

fa ricorso alla produzione <strong>di</strong> un plasma dai materiali <strong>di</strong> cui si vogliono produrre<br />

gli aggregati; la termalizzazione e la condensazione delle particelle viene<br />

poi indotta con <strong>di</strong>versi sistemi (espansione a<strong>di</strong>abatica, mescolamento con<br />

un gas <strong>di</strong> buffer, etc.). Diventa quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> primaria importanza essere in grado<br />

<strong>di</strong> controllare le con<strong>di</strong>zioni del plasma <strong>di</strong> partenza, caratterizzarne le con<strong>di</strong>-<br />


BORGY CORNER 9<br />

zioni e mettere in relazione tali con<strong>di</strong>zioni con i prodotti finali. Le tecniche<br />

più utilizzate per la produzione <strong>di</strong> plasmi precursori <strong>di</strong> cluster sono la vaporizzazione<br />

laser, in cui il materiale <strong>di</strong> interesse viene irraggiato con impulsi<br />

laser <strong>di</strong> alta potenza, o la creazione <strong>di</strong> un arco tra due elettro<strong>di</strong> del materiale<br />

<strong>di</strong> cui si vogliono produrre gli aggregati. Nelle moderne tecnologie <strong>di</strong> fabbricazione<br />

<strong>di</strong> film inorganici sottili e nano strutture, l’attivazione delle molecole,<br />

oltre che per via termica, può anche essere effettuata me<strong>di</strong>ante plasmi debolmente<br />

ionizzati; tale proce<strong>di</strong>mento prende il nome <strong>di</strong> deposizione chimica in<br />

fase <strong>di</strong> vapore assistita dal plasma (PACVD). Usualmente la scarica viene<br />

prodotta utilizzando linee <strong>di</strong> trasmissione a ra<strong>di</strong>ofrequenza o microonde terminate<br />

con opportuni sistemi <strong>di</strong> antenne. La PACVD costituisce una metodologia<br />

per la produzione <strong>di</strong> un elevato numero <strong>di</strong> materiali, quali il nitruro e<br />

l’ossido <strong>di</strong> silicio, che vengono usati come indurenti o isolanti. Tali materiali<br />

possono essere prodotti sia come film sottili che come aggregati.<br />

Materiali a base <strong>di</strong> carbonio <strong>di</strong> grande interesse industriale possono essere<br />

sintetizzati a partire da un plasma <strong>di</strong> tipo “glow <strong>di</strong>charge” attraverso la frammentazione<br />

<strong>di</strong> idrocarburi a basso peso molecolare come il metano e l’acetilene.<br />

Anche la produzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>meri C2 dalla frammentazione <strong>di</strong> C50 con la<br />

formazione <strong>di</strong> film <strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti può essere condotta e controllata in un plasma<br />

<strong>di</strong> Ar/H2/C60.<br />

Processi metallurgici<br />

Nel campo dei materiali metallici sono stati prodotti materiali finalizzati ad usi<br />

precisi e specifici che per le loro caratteristiche (ad es. <strong>di</strong> resistenza meccanica<br />

ad elevata temperatura, <strong>di</strong> resistenza alla corrosione, del loro comportamento<br />

funzionale in determinati campi<br />

ben definiti) hanno raggiunto<br />

prestazioni <strong>di</strong> tutto rispetto. Peraltro,<br />

molto spesso si verifica il<br />

fatto che ad un alto valore tecnologico<br />

del bulk dei materiali<br />

non corrisponda un analogo favorevole<br />

comportamento rispetto<br />

all’interfaccia con l’esterno,<br />

come ad esempio:<br />

• la resistenza meccanica dei<br />

materiali per applicazioni ad<br />

elevata temperatura non può<br />

essere sfruttata appieno a mo-<br />

tivo della scarsa compatibilità<br />

con le con<strong>di</strong>zioni esterne;<br />

Nanocluster <strong>di</strong> oro<br />

• alcune applicazioni biome<strong>di</strong>che non possono essere fatte in quanto il contenuto<br />

<strong>di</strong> certi elementi presenti nei materiali non è tollerabile per particolari<br />

tipi <strong>di</strong> protesi;<br />

• la resistenza meccanica <strong>di</strong> molti materiali, necessaria per applicazioni in<br />

ambiente fortemente aggressivo, non permette il loro impiego a causa del<br />

comportamento chimico nei confronti dell’ambiente circostante.<br />

Anche in questo caso va evidenziato il nuovissimo campo delle nanoparticelle<br />

e delle nanofasi prodotte con tecnologia al plasma; materiali prodotti da queste<br />

basi avrebbero uno sviluppo incre<strong>di</strong>bile se fosse possibile una loro produzione<br />

economicamente valida. Di seguito alcuni esempi esplicativi.<br />

- Realizzazione <strong>di</strong> “coating” antiusura<br />

Le possibili applicazioni spaziano dai componenti meccanici alle protesi biome<strong>di</strong>cali.<br />


10 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

La deposizione <strong>di</strong> strati ad elevata durezza, e in alcuni casi con basso attrito, è<br />

ideale per particolari applicazioni in cui l’usura <strong>di</strong> parti meccaniche è critica.<br />

- Realizzazione <strong>di</strong> coating compatibili con l’ambiente esterno<br />

Deposizioni <strong>di</strong> materiali refrattari su metalli possono far crescere la vita dei<br />

componenti metallici a valori impensabili per i componenti in se stessi. Alcuni<br />

tipi <strong>di</strong> rivestimenti conferiscono al materiale la proprietà <strong>di</strong> renderlo compatibile<br />

con determinati ambienti. A titolo <strong>di</strong> esempio: certe protesi in leghe<br />

NiTi a memoria <strong>di</strong> forma non possono essere applicate in quanto il contenuto<br />

<strong>di</strong> nichel viene giu<strong>di</strong>cato pericoloso per la salute; un rivestimento opportunamente<br />

stu<strong>di</strong>ato potrebbe ovviare a tale inconveniente.<br />

- Realizzazione <strong>di</strong> componenti meccanici<br />

Il plasma può essere impiegato per la produzione <strong>di</strong> nanoparticelle de<strong>di</strong>cate<br />

alla produzione industriale <strong>di</strong> strutture meccaniche me<strong>di</strong>ante il semplice processo<br />

<strong>di</strong> formatura <strong>di</strong> polveri nanometriche senza dover ricorrere al doppio<br />

processo <strong>di</strong> sinterizzazione e coniatura. Anche nel caso <strong>di</strong> materiali ceramici<br />

o refrattari la loro sintesi, condotta in plasmi termici, è una tecnologia emergente<br />

per la produzione <strong>di</strong> polveri ultra fini e ultra pure per i processi <strong>di</strong> sinterizzazione<br />

in assenza <strong>di</strong> pressione. In particolare, le tecniche <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>di</strong> polveri fini e <strong>di</strong> sinterizzazione senza pressione <strong>di</strong> ceramiche iperpure potranno<br />

generare rilevanti progressi nella produzione dei nuovi materiali superconduttori<br />

ad alta temperatura.<br />

Le necessità più urgenti risiedono nello sviluppo, nell’analisi, negli apparati<br />

<strong>di</strong>agnostici e nella progettazione <strong>di</strong> un semplice reattore adatto per la sintesi<br />

<strong>di</strong> polveri fini refrattarie <strong>di</strong> carburi, nitruri e ossi<strong>di</strong> metallici. La novità dei<br />

meto<strong>di</strong>, in parecchi casi, non ha ancora permesso <strong>di</strong> conoscere i limiti <strong>di</strong> tali<br />

tecnologie, ma si può affermare che ci si aspetta una nuova classe <strong>di</strong> materiali<br />

con caratteristiche eccezionali, impossibili da produrre attualmente.<br />

Materiali organici<br />

Il plasma offre anche nuove opportunità per la sintesi <strong>di</strong> materiali impossibili<br />

da produrre in reattori chimici convenzionali e che possono, invece, essere<br />

sintetizzati in un unico passaggio e deposti già nella forma <strong>di</strong> utilizzo finale,<br />

eliminando in tal modo <strong>di</strong>versi passaggi successivi <strong>di</strong> trattamento.<br />

Un esempio <strong>di</strong> quanto esposto è rappresentato dalla polimerizzazione in ambiente<br />

<strong>di</strong> plasma. Infatti, in particolari con<strong>di</strong>zioni, molecole monomeriche introdotte<br />

in un plasma possono polimerizzare con la produzione <strong>di</strong> polimeri<br />

che hanno caratteristiche non producibili nei convenzionali processi <strong>di</strong> polimerizzazione.<br />

Tale tipo <strong>di</strong> polimerizzazione può produrre sostanze in forma <strong>di</strong><br />

film sottili molto utili in applicazioni quali il coating <strong>di</strong> altri materiali, la costruzione<br />

<strong>di</strong> multistrati per i nastri da registrazione, etc. Nell’area biome<strong>di</strong>ca<br />

tale tecnica permetterà un ulteriore progresso nella ricopertura, con polimeri<br />

biocompatibili, <strong>di</strong> protesi, <strong>di</strong> parti impiantabili, <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostiche me<strong>di</strong>cali.<br />

Le <strong>di</strong>agnostiche per tali tipi <strong>di</strong> plasma consistono nella spettroscopia <strong>di</strong> emissione,<br />

nell’anemometria laser-Doppler, nella spettroscopia <strong>di</strong> fluorescenza indotta<br />

da laser e nella fotografia ad alta velocità. Le polveri refrattarie possono<br />

essere analizzate usando microscopia elettronica, <strong>di</strong>ffrazione a raggi X, BET e<br />

spettroscopia Auger.<br />

Dovrebbe essere inoltre sviluppata una modellistica per l’arco plasma, per il<br />

plasma-jet così come per i reattori a plasma a ra<strong>di</strong>ofrequenza; un’altra parte<br />

<strong>di</strong> modelli andrebbe sviluppata relativamente all’iniezione <strong>di</strong> particelle, al loro<br />

moto, riscaldamento, fusione e alle loro evaporazione nel plasma tenendo<br />

conto delle possibili reazioni chimiche, del brusco raffreddamento (quenching)<br />

e della formazione <strong>di</strong> prodotti finali”.


BRESCIA-MILANO: 52 MINUTI 11<br />

<strong>Brescia</strong>-Milano:<br />

52 minuti<br />

<strong>di</strong> Alessandro Marini<br />

Ho lavorato tutta la vita nei servizi, ma ho sempre amato il truciolo.<br />

Un’affermazione un pò sibillina, <strong>di</strong>te voi? Me ne rendo conto e voglio<br />

spiegarmi…<br />

Da ingegnere meccanico quale sono provo nostalgia per il progetto e la costruzione<br />

<strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> fisico. Una nostalgia dovuta al mio DNA bresciano,<br />

basata sul “fare” e sul “costruire” qualcosa che si possa guardare, toccare,<br />

annusare; un’attitu<strong>di</strong>ne ra<strong>di</strong>cata, che fa parte del nostro patrimonio<br />

genetico.<br />

Da qui nasce la voglia <strong>di</strong> fare impresa della gente bresciana, che in questo<br />

momento <strong>di</strong> riflessione sull’economia mon<strong>di</strong>ale rappresenta il punto <strong>di</strong> appoggio<br />

del nostro sviluppo territoriale. Come ha scritto <strong>di</strong> recente Marco<br />

Fortis*, l’Italia, nonostante sia bistrattata in tutte le classifiche economiche,<br />

è sempre al secondo posto in Europa per tutto quanto riguarda l’economia<br />

reale, quella dell’agricoltura e dell’impresa. Quella cioè che produce veramente<br />

la ricchezza <strong>di</strong> un Paese, creandola dalle materie prime e con il lavoro<br />

e non solo trasformandola da una natura all’altra. Ed ecco che automaticamente<br />

torniamo al concetto che ha fatto da tema al precedente numero della<br />

rivista e che in questa seconda puntata verrà ulteriormente approfon<strong>di</strong>to: il<br />

legame fra lavoro ed energia. Abbiamo presentato casi aziendali importanti,<br />

all’avanguar<strong>di</strong>a, sintomatici dell’alleanza tra energia e impresa sul territorio<br />

bresciano. Ma parlando <strong>di</strong> energia e territorio locale ci è sembrato doveroso<br />

rendere in qualche modo omaggio ad ASM, un’impresa che ha occupato un<br />

ruolo importante nella crescita della nostra economia territoriale e <strong>di</strong> cui ripercorriamo<br />

la storia, raccontando al contempo anche la storia degli uomini<br />

che attraverso geniali intuizioni, tenacia e soprattutto lavoro durissimo,<br />

hanno contribuito a costruirla: Alfredo Giarratana, Bruno Boni, Gianfranco<br />

Rossi e soprattutto Renzo Capra.<br />

Un innovatore pro<strong>di</strong>gioso, quest’ultimo, che ha saputo trasformare le idee<br />

visionarie <strong>di</strong> Gianfranco Rossi in realtà, prendendo il coraggio a due mani e<br />

portando avanti una sfida meravigliosa a costo <strong>di</strong> scavare per decenni nella<br />

città, affrontando il malumore dei citta<strong>di</strong>ni, pur <strong>di</strong> realizzarla. Ha poi consolidato<br />

il successo in un’impresa che ha creato ricchezza vera nella città, sublimando<br />

quell’associazione con l’impresa energivora dei materiali che è la<br />

più <strong>di</strong>ffusa sul nostro territorio.<br />

Nel momento in cui <strong>Brescia</strong> perde la sua figlia più bella dandola in sposa ad<br />

un principe straniero è importante mettere un punto fermo sulla storia <strong>di</strong><br />

ASM e soprattutto su quella <strong>di</strong> questi ultimi formidabili 30 anni. Gli errori<br />

che ci sono stati – e che probabilmente hanno creato le basi per lo spostamento<br />

dei centri decisionali nel capoluogo lombardo – sono anche figli <strong>di</strong><br />

un modo <strong>di</strong> operare risoluto che ha permesso la creazione del valore e che<br />

ha fatto <strong>di</strong> ASM l’impresa che tutto il mondo ci ha invi<strong>di</strong>ato.<br />

Valore oggi in mano, <strong>di</strong> fatto, ai cugini milanesi. Poco male. Perché nella sfida<br />

globale dei territori la partita la giochiamo nella stessa squadra.<br />


12 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

<strong>Brescia</strong>-Milano:<br />

52 minuti<br />

Tuttavia un po’ duole non poter più contare tra le “nostre” un modello eccellente<br />

d’impresa vissuto come servizio al territorio. Il passaggio “ad maiora”<br />

della nostra ASM lascia sicuramente uno spazio, <strong>di</strong>rei un buco, un vuoto<br />

nell’alleanza per lo sviluppo economico sul territorio, che dovrà essere colmato<br />

da chi saprà raccogliere le istanze delle imprese e capire a fondo i loro<br />

bisogni.<br />

Noi come <strong>Brescia</strong> Ricerche cercheremo <strong>di</strong> fare la nostra parte: dal prossimo<br />

numero avremo una nuova rubrica fissa de<strong>di</strong>cata ad energia e territorio che<br />

ci permetterà <strong>di</strong> continuare il <strong>di</strong>alogo iniziato con questi due numeri speciali<br />

per <strong>di</strong>vulgare e <strong>di</strong>ffondere temi scientifici, tecnologici ed economici inerenti<br />

il mondo dell’energia, per creare una finestra su un settore in tumultuosa<br />

evoluzione.<br />

Chiudo segnalando un altro “figlio” della nostra <strong>Brescia</strong> che sta lanciando<br />

un’iniziativa <strong>di</strong> ampio respiro su scala internazionale. Stefano Rabolli Pansera,<br />

giovane architetto bresciano ormai <strong>di</strong> casa a Londra, docente presso la<br />

prestigiosa scuola della Architectural Association, si è trovato a ragionare<br />

sul tema della forma e dell’energia: secondo lui gli architetti hanno per troppo<br />

tempo lasciato agli ingegneri il dominio della tematica energetica nell’ambito<br />

delle costruzioni e delle opere civili. Il risultato è che il tema energetico<br />

gestito dagli ingegneri ha dato origine a realizzazione estremamente<br />

funzionali, ma sicuramente non belle.<br />

Muovendo da questi pensieri Rabolli Pansera ha ideato un progetto affascinante<br />

che, con il patrocinio della Architectural Association e della Biennale<br />

<strong>di</strong> Venezia, vuole riannodare i fili tra forma ed energia, nella ricerca <strong>di</strong> un<br />

nuovo para<strong>di</strong>gma tra energia, arte e architettura.<br />

Nell’articolo all’interno della rivista abbiamo voluto dare spazio a questo<br />

nuovo modo <strong>di</strong> vedere il tema energetico, che sviluppa una innovativa interazione<br />

tra scienza, forma e funzione.<br />

Terremo d’occhio questo esercizio e daremo ancora spazio all’architetto Rabolli<br />

Pansera nei prossimi numeri, per i futuri aggiornamenti del caso. Anche per<br />

non <strong>di</strong>menticare che non c’è limite agli orizzonti che si vogliono scoprire. <br />

* (Sole 24 ore, 11 <strong>giugno</strong> <strong>2009</strong>)


L’UNIONE FA LA FORZA<br />

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14 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

La storia dell’Azienda Servizi Municipalizzati <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, attualmente<br />

confluita in A2A, è intimamente connessa a quella<br />

della capacità progettuale e realizzativa delle classi <strong>di</strong>rigenti<br />

locali, che oggi appare, a <strong>di</strong>re il vero, appannata. Capacità progettuale<br />

e realizzativa delle quali l’ASM è stata, spesso, elemento<br />

<strong>di</strong> eccellenza. Ci sono, in particolare, due perio<strong>di</strong> nei<br />

quali questa attitu<strong>di</strong>ne si è esplicata: la fine dell’Ottocento e<br />

quella della ricostruzione e poi del boom economico successivo<br />

alla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Si tratta <strong>di</strong> due momenti storici<br />

nei quali gli uomini che hanno governato <strong>Brescia</strong> hanno<br />

espresso la capacità <strong>di</strong> accettare le sfide del futuro.<br />

L’era del liberale e massone Zanardelli:<br />

nasce l’ASM<br />

Il primo riferimento è agli anni del primo periodo unitario,<br />

quando a <strong>Brescia</strong> governava Giuseppe Zanardelli. Nel primo<br />

decennio unitario il Comune fu retto dai liberali moderati e<br />

successivamente, dal 1870 e per circa 25 anni, dagli zanardelliani,<br />

che seppero governare alleandosi con garibal<strong>di</strong>ni e ra<strong>di</strong>cali.<br />

In quegli anni <strong>Brescia</strong> si allargò, inglobando Mompiano,<br />

San Bartolomeo, Sant’Alessandro, San Nazaro. Venne approvato<br />

un nuovo piano regolatore per l’esterno della città, che<br />

<strong>di</strong>ede luogo a una ridefinizione del territorio. In quegli anni si<br />

assistette ad un grande sforzo per l’istruzione: nel 1888, a soli<br />

11 anni dall’introduzione della scuola elementare obbligatoria<br />

e gratuita per tre anni, in città e in provincia erano attive 1.183<br />

scuole con 48 mila allievi, pari all’85% dei fanciulli in età dell’obbligo.<br />

<strong>Brescia</strong> passava dall’essere una realtà agricola all’industria.<br />

Nell’ultimo ventennio del secolo l’industria bresciana<br />

decollò e qui si vede la capacità progettuale e <strong>di</strong> governo delle<br />

classi <strong>di</strong>rigenti, accompagnata da gran<strong>di</strong> opere infrastrutturali.<br />

Siamo negli anni in cui si elettrifica la città e si costruiscono le<br />

tramvie tra <strong>Brescia</strong>, Orzinuovi, Gargnano, Tavernole, Idro. Nel<br />

1883 viene costruita la linea ferroviaria <strong>Brescia</strong>-Parma e nel<br />

frattempo, con il completamento del tratto tra Rovato e Treviglio,<br />

<strong>Brescia</strong> viene collegata a Milano senza passare per Bergamo.<br />

Nel 1885 parte la linea ferroviaria <strong>Brescia</strong>-Iseo, costruita<br />

in soli due anni e poi, subito dopo, viene realizzata la Iseo-Ro-<br />

ASM,<br />

strumento <strong>di</strong> sviluppo<br />

Silvano Danesi<br />

vato. In provincia, in pochi anni, si contano 179 chilometri <strong>di</strong><br />

ferrovia in attività. Nel 1890 l’industria bresciana conta 23 mila<br />

occupati. Nel 1907, sul finire dell’era zanardelliana (Giuseppe<br />

Zanardelli muore nel 1903), <strong>Brescia</strong> sceglie, con referendum<br />

popolari, <strong>di</strong> municipalizzare le tramvie e l’energia elettrica.<br />

Nel 1908 nasce l’Azienda Servizi Municipalizzati.<br />

L’era Boni: l’ASM accompagna<br />

ricostruzione e crescita<br />

Veniamo al secondo dei perio<strong>di</strong> citati: il dopoguerra. E’<br />

qui che nasce la <strong>Brescia</strong> del ferro e dell’acciaio. La tra<strong>di</strong>zione<br />

della meccanica ha ra<strong>di</strong>ci più antiche, come quella<br />

del tessile.<br />

Alla fine del conflitto bellico <strong>Brescia</strong> dovette fare i conti con<br />

una <strong>di</strong>struzione consistente del suo patrimonio abitativo. Nel<br />

solo capoluogo mancavano all’appello 600 fabbricati, mentre<br />

1.500 erano gravemente danneggiati e 4 mila erano intaccati<br />

in forma lieve dai bombardamenti. Le famiglie che chiedevano<br />

assistenza erano 7 mila, per un totale <strong>di</strong> 28 mila persone. A<br />

questo quadro desolante deve aggiungersi quello della <strong>di</strong>soccupazione,<br />

che nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra crebbe in modo<br />

esponenziale. I <strong>di</strong>soccupati risultavano 35.100 nel 1945, dei<br />

quali ben 30 mila dell’industria; nel 1946 erano saliti a 36.189,<br />

nel 1947 a 41.345 e nel 1948 raggiungevano la cifra <strong>di</strong> 63.009.<br />

La <strong>di</strong>soccupazione raggiunse la sua punta massima nel 1949,<br />

quando i senza lavoro iscritti all’ufficio <strong>di</strong> collocamento raggiunsero<br />

quota 71.489 unità. Gran parte dei <strong>di</strong>soccupati dell’industria<br />

veniva dal settore metalmeccanico, che sentiva i<br />

contraccolpi della fine della guerra, dopo aver subito un’espansione<br />

forzata dal 1938 in avanti. Un dato dà il senso <strong>di</strong><br />

quanto grande fosse stato il boom dovuto agli eventi bellici: il<br />

numero degli addetti delle do<strong>di</strong>ci maggiori aziende per la lavorazione<br />

delle armi era passato, dal 1938 al 1945, da 8.258 a<br />

28.350 unità, mentre gli addetti complessivi all’industria erano<br />

arrivati nel 1945 a 130 mila. La riduzione degli occupati fu<br />

altrettanto consistente del rapido aumento degli stessi, con la<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> circa 40-50 mila posti <strong>di</strong> lavoro. Si poneva, allora,<br />

un immenso problema <strong>di</strong> riconversione. Gli anni Cinquanta<br />


ASM, STRUMENTO DI SVILUPPO 15<br />

furono, pertanto, un decennio volto alla ricostruzione e un periodo<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> trasformazioni. Nell’e<strong>di</strong>lizia prevalse la ricostruzione,<br />

nelle aziende la riconversione e l’ammodernamento,<br />

nelle campagne una razionalizzazione che indusse migliaia <strong>di</strong><br />

braccianti ad inurbarsi e a <strong>di</strong>ventare, da villici e conta<strong>di</strong>ni, citta<strong>di</strong>ni<br />

e operai. Nel corso del decennio la città e la provincia<br />

mutarono profondamente. Nell’imme<strong>di</strong>ata periferia citta<strong>di</strong>na,<br />

per accogliere i molti immigrati dalla campagna, sorsero i<br />

quartieri nuovi, che si chiamarono Lamarmora, Primo Maggio.<br />

Padre Marcolini e<strong>di</strong>ficò i suoi “villaggi”. A S. Bartolomeo<br />

sorsero le case per i profughi dalmati. La rete filoviaria si estese,<br />

collegando i nuovi agglomerati urbani. La città sanò le sue<br />

ferite e aprì il <strong>di</strong>battito sul nuovo piano regolatore. Questo il<br />

quadro. Qui c’è Bruno Boni. Qui c’è una stagione politica singolare.<br />

Lo sviluppo del secondo dopoguerra fu, come nel periodo<br />

zanardelliano, accompagnato da gran<strong>di</strong> intuizioni, progettazioni,<br />

realizzazioni e tra queste, in primo luogo, la creazione,<br />

si può <strong>di</strong>re la rifondazione, dell’ASM, per dare l’energia<br />

sufficiente alle piccole e me<strong>di</strong>e aziende che avevano ripreso a<br />

marciare e alla città che si espandeva. L’Azienda decise <strong>di</strong> costruire,<br />

alla fine del 1957, la centrale elettrica <strong>di</strong> Cassano d’Adda,<br />

ma a pensare un’azienda autoproduttrice furono Bruno<br />

Boni, Libero Dordoni e l’ingegner Giovanni Rosani, <strong>di</strong>rettore<br />

generale dal 1951. L’iniziativa non fu <strong>di</strong> facile avvio, in considerazione<br />

della presenza della Società Elettrica <strong>Brescia</strong>na, che<br />

gestiva gran parte delle utenze sul territorio e con la quale i<br />

rapporti erano da qualche tempo tesi. Nel 1950 le utenze risultavano<br />

essere aumentate, rispetto a cinque anni prima, del<br />

78% e i rapporti tra le due società furono regolamentati, dal<br />

1946 al 1951, da convenzioni provvisorie. Nel 1955, dopo anni<br />

<strong>di</strong> braccio <strong>di</strong> ferro sui carichi <strong>di</strong> fornitura, la SEB aveva chiamato<br />

in giu<strong>di</strong>zio l’ASM, chiedendo il risarcimento dei danni<br />

subiti a causa dell’eccesso <strong>di</strong> prelievi. La comunità bresciana, e<br />

in particolare la Municipalizzata, non poterono più eludere il<br />

problema <strong>di</strong> garantire alla città ed al suo sviluppo l’autosufficienza<br />

e nel 1957 si cominciò a <strong>di</strong>scutere con l’AEM, l’Azienda<br />

Elettrica Milanese, la costruzione <strong>di</strong> Cassano D’Adda. Va notato<br />

in proposito, senza entrare nei particolari della lunga<br />

vertenza con la SEB, che quando si costruì nel 1961 la centrale<br />

<strong>di</strong> Cassano D’Adda, in Italia si stava <strong>di</strong>scutendo <strong>di</strong> nazionalizzazione,<br />

secondo un’impostazione che il 6 <strong>di</strong>cembre del<br />

1962 portò all’istituzione dell’ENEL. <strong>Brescia</strong>, con la sua strategia<br />

<strong>di</strong> alleanze, remava controcorrente, ma l’impostazione <strong>di</strong><br />

Boni, Dordoni e Rosani si mostrò alla lunga vincente. Progettualità,<br />

dunque, ma anche coraggio <strong>di</strong> essere una voce fuori<br />

dal coro.<br />

La capacità <strong>di</strong> non essere autarchici<br />

e <strong>di</strong> attrarre intelligenze<br />

Bruno Boni, che spesso la cronaca ha <strong>di</strong>pinto come uomo della<br />

brescianità, sindaco autarchico, governatore delle Gallie, alieno<br />

ai richiami della Capitale, mostrò, al contrario, la sua capacità<br />

<strong>di</strong> grande apertura chiedendo a Libero Dordoni, presidente della<br />

Municipalizzata, <strong>di</strong> trovare sul mercato delle competenze un<br />

uomo capace <strong>di</strong> fare dell’azienda lo strumento adatto allo sviluppo<br />

della città e della provincia. Dordoni trovò Gianfranco<br />

Rossi, che arrivò a <strong>Brescia</strong> nel <strong>giugno</strong> del 1960, in un quadro<br />

economico e sociale in rapida evoluzione. La fase della ricostruzione<br />

era finita. I bollettini della Camera <strong>di</strong> Commercio scrivevano<br />

<strong>di</strong> un afflusso abbondante e regolare delle materie prime e<br />

semilavorate e <strong>di</strong> normale <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> forze energetiche a<br />

prezzi generalmente invariati, nonché <strong>di</strong> un vivace ritmo lavorativo<br />

delle aziende trasformatrici e in particolare nell’e<strong>di</strong>lizia.<br />

<strong>Brescia</strong> aveva dovuto affrontare problemi <strong>di</strong> riconversione industriale<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori <strong>di</strong> ogni altra zona simile, ma<br />

lo sviluppo industriale bresciano si era <strong>di</strong>mostrato assai vivace.<br />

Il processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell’industria nella Bassa <strong>Brescia</strong>na,<br />

zona fino ad allora prevalentemente agricola, fu notevole, con<br />

l’effetto, non secondario, <strong>di</strong> un riequilibrio del territorio e <strong>di</strong> un<br />

freno all’esodo della manodopera che, per le sue proporzioni<br />

(10 mila persone in 10 anni) stava mettendo a rischio l’assetto<br />

<strong>di</strong> intere aree della provincia. Bruno Boni, in un intervento sul<br />

<strong>Giornale</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> datato 21 aprile 1963, <strong>di</strong>pingeva l’andamento<br />

economico della provincia, come un “meraviglioso sforzo<br />

produttivo”. Il quadro che veniva presentato era dunque <strong>di</strong><br />

grande <strong>di</strong>namicità, ma aveva mo<strong>di</strong>ficato ra<strong>di</strong>calmente gli assetti<br />

socio-economici della realtà provinciale ed aveva causato<br />

sconvolgimenti <strong>di</strong> grande portata nella vita <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> persone.<br />

Per dare una risposta all’inurbamento <strong>di</strong> una massa consistente<br />

<strong>di</strong> lavoratori, l’attività e<strong>di</strong>lizia assunse caratteri <strong>di</strong> particolare<br />

<strong>di</strong>namicità. Dal 1956 all’agosto del 1960 privati, cooperative<br />

ed enti pubblici costruirono in città complessivamente<br />

44.482 vani utili <strong>di</strong> abitazione. Un contributo essenziale al raggiungimento<br />

<strong>di</strong> uno standard abitativo che desse sod<strong>di</strong>sfazione<br />

alla fame <strong>di</strong> case indotta dai danni della guerra, dallo sviluppo<br />

economico e dallo spostamento <strong>di</strong> masse ingenti <strong>di</strong> lavoratori<br />

dalle campagne verso i centri urbani, lo <strong>di</strong>ede l’iniziativa <strong>di</strong> padre<br />

Ottorino Marcolini, che con la sua cooperativa “La Famiglia”,<br />

nata nel 1954, in pochi anni costruì villaggi attorno alla<br />

città e in alcuni centri della provincia. Se l’e<strong>di</strong>lizia rappresenta<br />

negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta uno dei settori<br />

più <strong>di</strong>namici, non <strong>di</strong> meno si può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> gran parte dei comparti<br />

dell’economia provinciale. La gamma delle produzioni offerte<br />

era ampia. Si andava dalle industrie estrattive (minerali <strong>di</strong><br />

ferro, fluorina, marmo) alle industrie alimentari (casearia, molitoria,<br />

enologica). Uno dei comparti storici era rappresentato<br />

dalle industrie tessili (filati <strong>di</strong> lana, <strong>di</strong> cotone e <strong>di</strong> seta, tessuti <strong>di</strong><br />

lana e <strong>di</strong> cotone, calze, coperte, feltri per cartiere). Le cartiere<br />

nel 1957 producevano 640 mila quintali <strong>di</strong> carta e cartone. Una<br />

presenza considerevole facevano registrare anche l’industria<br />

della trasformazione dei minerali non metallici (cemento, calce,<br />

laterizi) e l’industria elettrica, che nel 1957 produsse 1.123 milioni<br />

<strong>di</strong> Kwh. La colonna portante dell’industria locale era rappresentata<br />

dall’industria metallurgica e meccanica. Un dato<br />

tuttavia, ben più degli altri, dà l’idea della profon<strong>di</strong>ssima trasformazione<br />

avvenuta in quegli anni: tra il 1951 e il 1961 il red<strong>di</strong>to<br />

pro capite ebbe un incremento del 91%.<br />

Lo sviluppo affiancato dalle gran<strong>di</strong> opere<br />

Anche in questo caso, come alla fine dell’Ottocento, lo sviluppo<br />

fu accompagnato da gran<strong>di</strong> opere. I collegamenti <strong>di</strong>ventarono<br />

più efficienti. Venne raddoppiata l’autostrada <strong>Brescia</strong>-<br />


16 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

Bergamo, entrò in funzione la Serenissima, che collegò la realtà<br />

bresciana con il Veneto, e fu finanziata dall’Anas la tangenziale<br />

a sud della città. In un quadro <strong>di</strong> grande espansione produttiva<br />

e <strong>di</strong> travolgente <strong>di</strong>namismo sociale, alla compagine<br />

amministrativa che guidava la città si pose il problema <strong>di</strong> adeguare<br />

gli strumenti a <strong>di</strong>sposizione. I Servizi Municipalizzati<br />

erano un’azienda artigianale, a misura della città anteguerra:<br />

un’azienda sempre gestita al meglio, cresciuta <strong>di</strong> pari passo<br />

con le esigenze, con uno staff manageriale familiare. I rapporti<br />

con la città erano <strong>di</strong> vicinato. Le filovie che avevano soppiantato<br />

i vecchi tram non avevano ancora da fare i conti con il boom<br />

dell’automobile, sopravvenuto in parallelo allo sviluppo economico.<br />

Il gas aveva già rubato terreno alle forme tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong><br />

riscaldamento, ma i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione erano antiquati.<br />

Dopo la guerra il gasometro era stato ricostruito e rimodernato<br />

e dal 1952 il consiglio comunale aveva deciso la metanizzazione<br />

della città: <strong>Brescia</strong> fu tra le prime, insieme a Cremona,<br />

Piacenza e Lo<strong>di</strong>, ad utilizzarlo. Il metano mise in pensione il<br />

gas, ma l’espansione della città, la costruzione dei villaggi<br />

Marcolini, l’inurbamento <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> operai provenienti dalle<br />

campagne avevano costretto i Servizi Municipalizzati ad<br />

estendere la rete. La metanizzazione, in ogni caso, aveva marciato<br />

a ritmi serrati, pulendo i cieli della città. La centrale <strong>di</strong><br />

Cassano D’Adda era ormai una decisione presa, così come<br />

l’autoproduzione. Ora si trattava <strong>di</strong> prendere una società che<br />

aveva fatto il suo dovere e <strong>di</strong> metterla al passo dei tempi: un<br />

passo <strong>di</strong> corsa, a tratti un galoppo.<br />

Gianfranco Rossi, un manager per la città<br />

La vecchia impostazione artigianale non bastava più. Bruno<br />

Boni e Libero Dordoni giunsero pertanto alla decisione <strong>di</strong><br />

andare a cercare, come si <strong>di</strong>rebbe oggi “sul mercato”, un ma-<br />

nager che avesse esperienza, cultura, apertura al nuovo, visione<br />

internazionale; ovvero, doti capaci <strong>di</strong> immettere nuova<br />

linfa nell’azienda comunale. Gianfranco Rossi, nato a Bologna<br />

il 15 <strong>giugno</strong> 1916, laureato in ingegneria, libero docente<br />

<strong>di</strong> costruzioni idrauliche all’Università <strong>di</strong> Bologna, funzionario<br />

al Comune <strong>di</strong> Bologna dal 1947 al 1949 e <strong>di</strong>rigente tecnico<br />

dell’Azienda municipalizzata del gas e dell’acqua <strong>di</strong> Bologna<br />

dal 1948 al 1959, aveva tutte le caratteristiche per rivestire il<br />

ruolo che i due amministratori bresciani gli volevano assegnare.<br />

In più, e non è poco, Rossi era un uomo dalla spiccata<br />

intelligenza, dotato <strong>di</strong> una cultura eclettica, pignolo al punto<br />

giusto e, soprattutto, capace <strong>di</strong> senso della misura. Cocciuto<br />

nel perseguire gli obiettivi, preciso fino allo sfinimento nel<br />

cercare le soluzioni migliori, aveva la capacità <strong>di</strong> mettere in<br />

campo tutte le forze necessarie per vincere, ma non per stravincere<br />

o per farsi indebolire in estenuanti guerre <strong>di</strong> posizione.<br />

Al suo arrivo chi lo ebbe al fianco si rese subito conto che<br />

era uomo puntiglioso nel <strong>di</strong>fendere le sue posizioni, ma anche<br />

capace <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azioni, incline a ricercare sempre un punto<br />

<strong>di</strong> accordo. Con i sindacati conduceva lunghe ed estenuanti<br />

trattative, facendo le ore piccole a cui era abituato, essendo<br />

un animale notturno. Alla fine, però, prevaleva sempre l’intesa.<br />

Così fu anche per i contenziosi che l’azienda aveva<br />

aperti con altre società e con il fisco. In poco tempo Rossi riportò<br />

tutto in or<strong>di</strong>ne, eliminando le croste del passato e lucidando<br />

la macchina aziendale. Nell’azienda immise uno stile<br />

nuovo, trasformando lo staff <strong>di</strong>rigente, “procedurizzando” le<br />

operazioni, mutando l’approccio con i problemi e con la città<br />

da artigianale e familiare, in manageriale ed aziendale. In<br />

pochi anni anche l’operatività cambiò decisamente marcia.<br />

Nel 1961 era entrata in funzione la centrale termoelettrica <strong>di</strong><br />

Cassano D’Adda e nel 1962 venne inaugurata una nuova sottostazione<br />

a Est, in via Lucio Fiorentini, che completava l’anello<br />

intorno alla città per la fornitura <strong>di</strong> energia elettrica. La<br />


ASM, STRUMENTO DI SVILUPPO 17<br />

città andava, nel frattempo, illuminandosi “a giorno”, con<br />

nuovi meto<strong>di</strong> che rendevano più sicura la percorrenza notturna.<br />

Nel 1962, per evitare <strong>di</strong> essere soggetti alle multe che<br />

l’ENI imponeva alle aziende <strong>di</strong>stributrici del gas quando superavano<br />

i quantitativi concordati, Rossi fece realizzare un<br />

impianto <strong>di</strong> aria propanata, che consentiva, come si <strong>di</strong>ce in<br />

gergo, <strong>di</strong> “tagliare le punte”, ossia <strong>di</strong> inserire gas in rete in<br />

aggiunta al metano quando i consumi erano eccessivi rispetto<br />

alle normali forniture. Per la città e per i Servizi Municipalizzati<br />

questo impianto significò maggiore autonomia, un<br />

accresciuto potere contrattuale e un indubbio risparmio.<br />

Sempre nel 1962, sulla via maestra tracciata dall’alleanza con<br />

l’AEM, <strong>Brescia</strong> registrò l’accoglimento dei suoi progetti in<br />

campo energetico con l’autorizzazione, firmata dal ministro<br />

Colombo, a costruire in collaborazione con Verona e Vicenza<br />

(poi ritiratasi) una nuova centrale elettrica a Salionze. La<br />

nuova pelle dell’azienda, ormai definita in termini manageriali,<br />

acquistò visibilità anche fisica con l’inaugurazione, il 7<br />

aprile 1963, della nuova sede dei reparti tecnici ed operativi.<br />

Nello stesso anno vennero sperimentati nuovi tubi in plastica<br />

per la rete del metano e si <strong>di</strong>ede inizio ai lavori <strong>di</strong> costruzione,<br />

in via San Donino, a nord della città, <strong>di</strong> un nuovo deposito<br />

per le filovie e i bus. Il vecchio deposito <strong>di</strong> via Donegani<br />

era ormai insufficiente e si apprestava ad andare in pensione,<br />

come molti dei suoi ospiti. In poco tempo, infatti, i<br />

vecchi filobus vennero soppiantati. Il deposito <strong>di</strong> via San Donino<br />

venne completato in un anno e solo tre anni dopo, nel<br />

19<strong>67</strong>, l’ultimo filobus in servizio, dopo trentacinque anni <strong>di</strong><br />

attività filoviaria, si avviava all’ultimo viaggio. Dal 1960 al<br />

1964 la rete del gas acquisì 11 mila nuove utenze e nello stesso<br />

periodo vennero posati 80 chilometri <strong>di</strong> nuove tubature.<br />

Gli acquedotti servirono, nello stesso periodo, 3 mila utenti<br />

in più, con la posa <strong>di</strong> 65 chilometri <strong>di</strong> rete. Le autofilovie<br />

avevano raggiunto 20 linee, con 87 vetture in servizio giornaliero.<br />

L’opera <strong>di</strong> Rossi appariva ormai come uno sforzo costante<br />

<strong>di</strong> innovazione e <strong>di</strong> adeguamento, che dava i suoi frutti<br />

in modo visibile. L’Azienda gestiva il servizio dell’acqua,<br />

quello del gas, quello dell’energia elettrica e i trasporti. Nel<br />

1966 entrò in funzione la nuova centrale <strong>di</strong> Salionze, che sarebbe<br />

stata inaugurata ufficialmente nel luglio del 1968 dal<br />

ministro Giulio Andreotti, che ne aveva appoggiato la costruzione,<br />

in sintonia con le linee d’azione <strong>di</strong> Boni, <strong>di</strong> Dordoni e<br />

<strong>di</strong> Rossi. L’elettrodotto Salionze-<strong>Brescia</strong> fu messo sotto tensione<br />

a 130 mila volt nel 1966. L’Azienda, nel frattempo, si<br />

era andata informatizzando e la sua acclarata strutturazione<br />

manageriale venne premiata per la migliore relazione al bilancio.<br />

Una nuova filosofia organizzativa<br />

per i servizi pubblici<br />

Rossi rappresentò un’immissione benefica <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong>rigenziale,<br />

tecnica, progettuale.<br />

In quegli anni c’era anche la voglia <strong>di</strong> guardare lontano, <strong>di</strong> capire<br />

il nuovo che maturava altrove. Rossi, negli anni della sua<br />

permanenza a <strong>Brescia</strong>, non aveva mai smesso <strong>di</strong> progettare, <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are, <strong>di</strong> avviare nuove idee sui binari della sperimentazio-<br />

ne. Uomo <strong>di</strong> ampie vedute, dalle frequentazioni internazionali<br />

intense, il <strong>di</strong>rettore dell’Azienda aveva messo nel cassetto una<br />

notevole quantità <strong>di</strong> progetti, ma soprattutto aveva elaborato<br />

l’idea <strong>di</strong> fondo, il filo conduttore sul quale si sarebbe mossa l’azienda<br />

negli anni a venire. Meglio <strong>di</strong> lui stesso nessuno può<br />

rendere l’idea <strong>di</strong> questa impostazione <strong>di</strong> fondo. A Mosca, dove<br />

tenne la relazione alla VII Conferenza mon<strong>di</strong>ale dell’energia<br />

nell’agosto 1968, Rossi <strong>di</strong>sse: “Necessita concepire in forma<br />

decisamente <strong>di</strong>versa la strutturazione tecnico-funzionale dei<br />

servizi pubblici, facendo largo impiego dei moderni concetti <strong>di</strong><br />

produttività, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione ottimale, d’organizzazione orizzontale,<br />

che hanno recentemente dato, e stanno dando, tanti<br />

copiosi frutti nel mondo dell’industria moderna. Soprattutto<br />

l’organizzazione orizzontale rappresenta un elemento nuovo<br />

nel settore dei pubblici servizi e costituisce una grande promessa<br />

per il contenimento dei costi. La produzione, il trasporto<br />

e la <strong>di</strong>stribuzione dell’energia elettrica, del gas combustibile<br />

e dell’acqua potabile, la raccolta e l’incenerimento dei rifiuti<br />

soli<strong>di</strong> urbani, la <strong>di</strong>stribuzione del calore in interi quartieri citta<strong>di</strong>ni<br />

per uso riscaldamento civile o a zone industriali, se esaminati<br />

nelle <strong>di</strong>verse fasi operative, presentano funzioni tra loro<br />

simili o complementari che consentono, in un esercizio congiunto,<br />

la possibilità <strong>di</strong> elevare notevolmente i ren<strong>di</strong>menti<br />

energetici, <strong>di</strong> sfruttare più razionalmente gli eventuali sottoprodotti,<br />

<strong>di</strong> elevare l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> utilizzazione della mano d’opera,<br />

sempre più costosa per l’evolversi del progresso sociale, e <strong>di</strong><br />

eliminare infine i doppioni con i conseguenti sprechi <strong>di</strong> mano<br />

d’opera, <strong>di</strong> mezzi tecnici e <strong>di</strong> denaro. Il principio dell’organizzazione<br />

orizzontale, in rapporto alla natura delle funzioni e dei<br />

momenti operativi effettivamente necessari sull’intiero quadro<br />

dell’attività aziendale, e non ripartitamente per i <strong>di</strong>versi settori<br />

interessati, trova una proficua applicazione negli impianti a<br />

scopo multiplo per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica, gas, acqua<br />

e calore, quivi inclusi i processi per l’incenerimento dei rifiuti<br />

sol<strong>di</strong> urbani”. L’ASM, che deve le sue fortune anche ad un<br />

altro amministratore eccellente come Cesare Trebeschi e a un<br />

tecnico “d’importazione” altrettanto buono come Renzo Capra,<br />

ha una storia continua <strong>di</strong> iniezioni <strong>di</strong> know-how esterno, unito<br />

a virtù locali.<br />

La capacità <strong>di</strong> fare sistema<br />

Abbiamo preso in considerazione due esperienze, quella della<br />

fine dell’Ottocento e quella del dopoguerra. Due mon<strong>di</strong> tra loro<br />

<strong>di</strong>versi, ma accomunati da una classe <strong>di</strong>rigente capace e da<br />

uomini che hanno saputo dare a <strong>Brescia</strong> il meglio <strong>di</strong> sé. C’è un<br />

ulteriore elemento <strong>di</strong> riflessione sul quale vale la pena soffermarsi:<br />

la capacità <strong>di</strong> fare sistema anche dal punto <strong>di</strong> vista sociale.<br />

Nell’un caso e nell’altro la politica seppe assumersi l’onere<br />

della <strong>di</strong>alettica sociale. Nella stagione <strong>di</strong> Zanardelli nacquero,<br />

numerose, le società <strong>di</strong> mutuo soccorso, promosse dai socialisti,<br />

successivamente dai cattolici, ma anche, ed è significativo,<br />

dagli stessi zanardelliani. Nella stagione <strong>di</strong> Boni la Loggia<br />

fu il centro della me<strong>di</strong>azione politica dei conflitti sociali: prima<br />

quelli esplosi nelle campagne, poi quelli relativi al mondo produttivo<br />

industriale. La classe <strong>di</strong>rigente, insomma, seppe accompagnare<br />

lo sviluppo anche me<strong>di</strong>andone i conflitti.


18 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

Fino alla fine degli anni ’60 ASM ha rincorso lo sviluppo<br />

della città e della provincia. L’opera del Prof.<br />

Rossi ha permesso <strong>di</strong> mettere l’Azienda al passo con la<br />

città e soprattutto ha posto le basi per il salto in avanti<br />

che l’ha portata a <strong>di</strong>ventare il valore principale della<br />

città. Teleriscaldamento e termoutilizzatore sono state<br />

intuizioni immaginate in quegli anni, ma che hanno<br />

richiesto trent’anni per essere completamente realizzate.<br />

A partire dagli anni ‘60 si assiste poi a una forte riorganizzazione<br />

dei servizi pubblici bresciani, caratterizzata in<br />

particolare da una decisa - e decisiva - spinta alla scelta<br />

energetica. L’avvio della centrale termoelettrica <strong>di</strong> Salionze<br />

garantisce una maggiore in<strong>di</strong>pendenza energetica del<br />

territorio e la municipalizzazione della nettezza urbana<br />

nel 1964 genera l’occasione per ripensare in modo innovativo,<br />

e per l’epoca assolutamente visionario, i servizi del<br />

territorio.<br />

Nel 1964 si affaccia sul palcoscenico della municipalizzata<br />

un attore che <strong>di</strong>venterà protagonista in<strong>di</strong>scusso della storia<br />

<strong>di</strong> ASM fino ai giorni nostri, forte <strong>di</strong> un’esperienza <strong>di</strong><br />

produzione, ma anche <strong>di</strong> commercializzazione dell’elettricità<br />

ed esperto <strong>di</strong> centrali termoelettriche. Si tratta <strong>di</strong><br />

Renzo Capra, chiamato alla <strong>di</strong>visione energia della municipalizzata<br />

dal <strong>di</strong>rettore generale <strong>di</strong> allora, Gianfranco<br />

Rossi, proprio per supportare al meglio l’avviamento della<br />

centrale <strong>di</strong> Salionze: le basi del teleriscaldamento prima e<br />

del termoutilizzatore poi sono state gettate. Chissà se il<br />

prof. Rossi aveva già visto nell’ingegnere piacentino, formatosi<br />

all’ENI <strong>di</strong> Enrico Mattei, l’uomo fondamentale per<br />

realizzare le sue idee e garantire la crescita e lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> ASM...<br />

Abbiamo ripercorso la storia <strong>di</strong> quest’avventura proprio<br />

con l’aiuto dell’ing. Capra, raccogliendo i suoi ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

quegli anni formidabili.<br />

Gli anni<br />

del teleriscaldamento:<br />

intuito e innovazione<br />

a servizio del territorio<br />

Federica Zaccaria<br />

Parola d’or<strong>di</strong>ne: in<strong>di</strong>pendenza efficiente<br />

del territorio<br />

Come abbiamo ricordato, in seguito alla municipalizzazione<br />

della nettezza urbana nel ‘64, nasce l’opportunità <strong>di</strong><br />

produrre elettricità autonomamente utilizzando i rifiuti.<br />

E’ proprio sul tema dell’autosufficienza che insiste Rossi<br />

in un suo <strong>di</strong>scorso in occasione del congresso mon<strong>di</strong>ale<br />

sull’energia <strong>di</strong> Mosca, alla fine degli anni ‘60: la visione è<br />

quella <strong>di</strong> rendere un territorio autosufficiente dal punto <strong>di</strong><br />

vista energetico realizzando una filiera <strong>di</strong> servizi che, concatenandosi<br />

fra loro, avrebbero garantito in<strong>di</strong>pendenza<br />

energetica ed efficienza operativa per la città generando<br />

capitale sociale e valore per il territorio.<br />

L’esempio era dato dai Paesi nor<strong>di</strong>ci, dove impianti per<br />

ottenere acqua calda esistevano già (un esempio su tutti,<br />

la prima centrale a elettricità-vapore costruita a Berlino e<br />

risalente ad<strong>di</strong>rittura alla fine del 1800).<br />

Il termoutilizzatore era già un’idea, ma all’epoca si scontrava<br />

con significativi vincoli tecnici che ne impe<strong>di</strong>vano <strong>di</strong><br />

fatto la realizzazione: l’inquinamento prodotto dalla combustione<br />

dei rifiuti e soprattutto la garanzia <strong>di</strong> stabilità dei<br />

carichi nell’utilizzo del calore che negli impianti <strong>di</strong> teleriscaldamento<br />

varia in modo sostanziale tra estate e inverno.<br />

Questi ostacoli non hanno tuttavia smorzato la volontà<br />

degli uomini <strong>di</strong> ASM, che hanno sfruttato ogni occasione<br />

per perseguire il loro obiettivo.<br />

La prima <strong>di</strong> queste occasioni viene fornita dalla costruzione<br />

della nuova area urbana <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> Due. Gli ideatori <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

Due ed i tecnici <strong>di</strong> ASM iniziano a pensare alla concreta<br />

realizzazione <strong>di</strong> un progetto pilota, comprendente un unico<br />

impianto per il riscaldamento dell’intera zona. Il progetto<br />

prende avvio nel 1972 con una caldaia provvisoria che servì<br />

da “canovaccio” su cui ingegneri, tecnici e maestranze poterono<br />

farsi le ossa. Un anno dopo, nel ‘73, si alza il tiro pene-<br />


GLI ANNI DEL TELERISCALDAMENTO: INTUITO E INNOVAZIONE A SERVIZIO DEL TERRITORIO 19<br />

trando nel cuore della città attraverso la ferrovia e arrivando<br />

in Piazza Vittoria nel 1975; <strong>Brescia</strong> Due aveva cessato il<br />

suo sviluppo, si passava alla conquista del centro storico.<br />

La rivoluzione del calore<br />

Teleriscaldamento, ovvero portare il calore negli e<strong>di</strong>fici citta<strong>di</strong>ni<br />

attraverso una rete <strong>di</strong> tubi all’interno dei quali far<br />

scorrere acqua calda. Una pratica, come accennato, già nota<br />

e applicata in <strong>di</strong>versi Paesi del nord, ma mai utilizzata<br />

prima in una nazione dal clima temperato come la nostra.<br />

Non a caso, è proprio una società svedese - la Energie<br />

Konsult - a coa<strong>di</strong>uvare i tecnici <strong>di</strong> ASM, permettendo <strong>di</strong><br />

superare i vincoli iniziali che causarono ritar<strong>di</strong> nella realizzazione<br />

del teleriscaldamento.<br />

Siamo dunque arrivati al 1975, periodo in cui a guidare la città<br />

c’è il sindaco Bruno Boni (l’anno successivo arriverà Cesa-<br />

Renzo Capra, una vita per l’energia<br />

re Trebeschi, altro sindaco “amico” <strong>di</strong> ASM), mentre il cuore<br />

progettuale, realizzativo e gestionale è sempre Renzo Capra,<br />

<strong>di</strong>rigente dei servizi energetici fino al 1979, anno in cui <strong>di</strong>verrà<br />

<strong>di</strong>rettore generale dell’azienda (dal 1995 al 2007 ne sarà<br />

poi presidente). Da una parte la lungimiranza <strong>di</strong> una classe<br />

politica che riconosce alla municipalizzata autonomia impren<strong>di</strong>toriale<br />

e che farà <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> la “città più teleriscaldata<br />

d’Italia”; dall’altra un tecnico rigoroso, capace <strong>di</strong> destreggiarsi<br />

abilmente (si <strong>di</strong>rebbe, con talento squisitamente politico) e<br />

per svariati anni fra cambi <strong>di</strong> presidenza aziendale e <strong>di</strong> governo<br />

citta<strong>di</strong>no. Nel 1976 parte la seconda <strong>di</strong>rettrice Lamarmora-via<br />

Cremona, con l’attivazione della prima linea <strong>di</strong> cogenerazione<br />

(carbone-metano-olio combustibile) della Centrale<br />

<strong>di</strong> Lamarmora: si inizia a produrre energia e calore e a<br />

far leva sulle opportunità <strong>di</strong> uno sfruttamento efficiente delle<br />

fonti energetiche fossili. Da qui in avanti la strada è in <strong>di</strong>scesa:<br />

nel 1978 si realizza il secondo gruppo <strong>di</strong> cogenerazione <strong>di</strong><br />

Lamarmora, cui segue nel 1986-1987 il terzo, una centrale<br />

Quando Renzo Capra parla della sua storia professionale gli si incen<strong>di</strong>a lo<br />

sguardo, quasi che l’energia e il calore - temi <strong>di</strong> cui si è occupato per tutta una<br />

vita - si sprigionassero attraverso i suoi occhi. E’ la prima cosa che ci colpisce<br />

durante la chiacchierata che ci ha concesso ospiti della sua bella casa, nel caldo<br />

<strong>di</strong> una giornata estiva, sorseggiando una bibita fresca.<br />

L’ing. Capra è uomo solido, concreto, abituato al comando ma al contempo capace<br />

<strong>di</strong> rivivere con sincera partecipazione il passato <strong>di</strong> una città che ha visto<br />

personalità straor<strong>di</strong>narie e gran<strong>di</strong> traguar<strong>di</strong>. Dalle colline piacentine ai vertici<br />

<strong>di</strong> ASM, Capra ha caratterizzato un periodo d’oro per la nostra città, anni in<br />

cui si lavorava per dare a <strong>Brescia</strong> un’in<strong>di</strong>pendenza energetica che avrebbe portato<br />

alla nascita <strong>di</strong> quello che adesso ci sembra normalità, ma che per gli anni<br />

’70 era una vera rivoluzione: il teleriscaldamento. Una svolta che permise ad<br />

ASM <strong>di</strong> iniziare a marciare a un’andatura <strong>di</strong>fferente, più spe<strong>di</strong>ta rispetto alle<br />

altre municipalizzate italiane.<br />

Renzo Capra fu artefice <strong>di</strong> tutto questo, mettendo a <strong>di</strong>sposizione della municipalizzata<br />

l’esperienza accumulata nel Gruppo ENI, a stretto contatto con un altro<br />

“manager <strong>di</strong> razza”, quell’Enrico Mattei che, con lungimiranza e grande coraggio<br />

impren<strong>di</strong>toriale, ci svincolò dalla <strong>di</strong>pendenza petrolifera delle compagnie americane, dando il via al “miracolo economico”<br />

che contribuì a fare dell’Italia il Paese moderno e industrializzato che ora conosciamo.<br />

E, così come Mattei, anche Capra abbracciò fin da subito la convinzione che un’azienda pubblica possa e debba essere<br />

un’impresa forte, capace <strong>di</strong> rivaleggiare con il privato in quanto a efficienza e qualità dei servizi. Capra, dunque,<br />

dopo gli anni in ENI (prima a Ravenna e poi a Gela), approda a <strong>Brescia</strong> nel 1965, assunto dall’ASM come <strong>di</strong>rigente<br />

dei servizi energetici. Da allora l’intero percorso della municipalizzata citta<strong>di</strong>na si intreccia a quello personale<br />

<strong>di</strong> Renzo Capra, in un or<strong>di</strong>to fatto <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> fatturato e <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, <strong>di</strong> intrecci economici e strategie politiche,<br />

<strong>di</strong> obiettivi ambiziosi ed esiti invi<strong>di</strong>abili.<br />

L’ing. Capra ha sicuramente dato molto alla nostra città e anche ora che non si trova più sotto agli impietosi riflettori<br />

della politica e dei mass me<strong>di</strong>a, se si vuole conoscere la gloriosa storia <strong>di</strong> ASM è a lui che bisogna rivolgersi.<br />

Magari ospiti della sua bella casa, nel caldo <strong>di</strong> una giornata estiva, sorseggiando una bibita fresca.<br />

f.z.<br />


20 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

policombustibile a carbone che consente flessibilità <strong>di</strong> utilizzo<br />

del combustibile fossile con una potenza <strong>di</strong> 75 MWe (Mega<br />

Watt elettrico) e 160 MWt (Mega Watt termico).<br />

Nel frattempo viene dato avvio, nel 1983, ad un nuovo<br />

progetto sperimentale <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia con recupero<br />

totale del calore. La “Centrale Diesel Nord”, che è<br />

stata attiva fino alla 2004, utilizzava due motori <strong>di</strong>esel navale<br />

per la produzione <strong>di</strong> energia ed era struttura in modo<br />

da recuperare tutto il calore derivante dalle fasi della<br />

combustione. Furono messe a punto tecnologie <strong>di</strong> scambio<br />

sia per l’acqua <strong>di</strong> raffreddamento che per gli olii lubrificanti<br />

per i quali fu necessario adottare scambiatori innovativi<br />

per garantire il corretto funzionamento. Anche il calore<br />

dei fumi <strong>di</strong> scarico veniva sfruttato per lo scambio<br />

termico, arricchito da una fase <strong>di</strong> post-combustione posta<br />

tra lo scarico dei motori e gli scambiatori.<br />

Energia dai rifiuti<br />

Con il teleriscaldamento ASM è <strong>di</strong>ventata leader in Italia<br />

nella produzione <strong>di</strong> servizi energetici per la città. L’elevatissima<br />

efficienza con cui è in grado <strong>di</strong> utilizzare le fonti<br />

combustibili fossili garantiscono significativi guadagni all’azienda<br />

che li ribalta verso gli azionisti e in particolare<br />

sul Comune <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, che li può reinvestire sulla città.<br />

L’esperienza fatta viene messa a <strong>di</strong>sposizione anche <strong>di</strong> altre<br />

città per l’attivazione <strong>di</strong> analoghi impianti.<br />

Nel frattempo le tecnologie evolvono e renderebbero possibile<br />

il passo successivo per la realizzazione della visione:<br />

produrre energia utilizzando i rifiuti.<br />

Il primo ostacolo, quello dell’inquinamento generato dalla<br />

combustione dei rifiuti, può essere aggirato con l’adozione<br />

dei filtri a maniche, un sistema <strong>di</strong> depurazione dei fumi con<br />

elevate efficienze <strong>di</strong> captazione delle polveri. Resta il problema<br />

della stabilità dei carichi. Un impianto come un inceneritore<br />

<strong>di</strong> rifiuti garantisce efficienza e soprattutto pulizia ambientale<br />

solo se lavora ad un regime ottimale costante. La<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> utilizzo del calore tra estate e inverno da parte<br />

delle utenze domestiche non permette questo equilibrio.<br />

La soluzione all’equazione viene trovata ricercando nella<br />

città gran<strong>di</strong> utilizzatori <strong>di</strong> vapore e <strong>di</strong> calore. Queste utenze<br />

collegate alla rete del teleriscaldamento garantiscono<br />

una grande capacità <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> energia termica anche<br />

nei mesi estivi. Con un corretto <strong>di</strong>mensionamento del<br />

nuovo impianto sarà possibile utilizzare la vecchia centrale<br />

policombustibile solo nel corso dell’inverno per coprire<br />

la richiesta <strong>di</strong> calore per il riscaldamento. Il sogno dell’energia<br />

dei rifiuti può finalmente <strong>di</strong>ventare realtà.<br />

Varato alla fine degli anni ‘80, il progetto del Termoutilizzatore<br />

si avvale <strong>di</strong> una ulteriore innovazione progettuale:<br />

la turbina a spillamento (in cui l’utenza termica è servita<br />

da uno spillamento <strong>di</strong> vapore dalla turbina, che viene fatto<br />

condensare in un apposito scambiatore) al posto <strong>di</strong><br />

quella a contropressione (la turbina vede una pressione<br />

più elevata allo scarico rispetto al caso <strong>di</strong> produzione isolata<br />

<strong>di</strong> energia elettrica), sistema utilizzato nei gruppi policombustibile.<br />

L’idea del termoutilizzatore si concretizza<br />

nel 1998: da allora la ciminiera dell’inceneritore svetta alla<br />

periferia Sud della città, caratterizzando lo skyline citta<strong>di</strong>no<br />

con la sua inconfon<strong>di</strong>bile torre colore del cielo.


OLTRE L’ENTROPIA, QUANDO L’ENERGIA DIVENTA FORMA 21<br />

È inusuale il fatto che un architetto riven<strong>di</strong>chi un ruolo<br />

centrale nel <strong>di</strong>battito sull’energia: questa, infatti, sembra<br />

essere una prerogativa esclusiva <strong>di</strong> scienziati e ingegneri.<br />

Tuttavia, l’energia è l’elemento fondamentale nella trasformazione<br />

dello spazio sia dal punto <strong>di</strong> vista statico che<br />

da quello compositivo.<br />

Il laboratorio <strong>di</strong> Ricerca “Oltre l’Entropia, quando l’Energia<br />

<strong>di</strong>venta Forma” è un programma biennale commissionato<br />

dall’Architectural Association, School of Architecture <strong>di</strong><br />

Londra per lo sviluppo del tema dell’energia.<br />

Il laboratorio è proposto da un gruppo trasversale <strong>di</strong> do-<br />

Fig. 1<br />

Oltre l’Entropia,<br />

quando l’energia<br />

<strong>di</strong>venta forma<br />

Stefano Rabolli Pansera<br />

Architectural Association Laboratorio <strong>di</strong> Ricerca<br />

centi e ricercatori ed io ho il piacere e l’onore <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>narlo.<br />

Il programma è stato presentato ufficialmente a Venezia il 6<br />

<strong>giugno</strong> scorso in occasione dell’inaugurazione della Biennale<br />

<strong>di</strong> Arti Visive e costituisce uno dei progetti più ambiziosi<br />

commissionati dall’AA: infatti, si svilupperà sia a Londra<br />

che a Venezia e costituisce il prototipo <strong>di</strong> un nuovo tipo <strong>di</strong><br />

iniziativa culturale e accademica che coor<strong>di</strong>na <strong>di</strong>battiti, mostre<br />

ed iniziative in <strong>di</strong>verse località simultaneamente.<br />

Sebbene sia sviluppato all’interno dell’AA, il laboratorio<br />

si prefigge l’obiettivo <strong>di</strong> creare una collaborazione con<br />


22 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

Fig. 2<br />

altre università e istituzioni culturali europee e <strong>di</strong> dare<br />

la massima visibilità internazionale ad una <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

ricerca che non sembra essere stata adeguatamente affrontata.<br />

Il tema deriva dall’urgenza con cui il concetto <strong>di</strong> Energia è<br />

stato <strong>di</strong>scusso recentemente in summit politici, in seminari<br />

<strong>di</strong> economia e in una serie innumerevole <strong>di</strong> ricerche scientifiche,<br />

ma raramente nei <strong>di</strong>battiti culturali e nella sperimentazione<br />

artistica.<br />

Soprattutto nell’ambito architettonico, quello energetico è<br />

stato spesso considerato un problema tecnico da affrontarsi<br />

con strumenti puramente scientifici o come un tema<br />

che si inserisce nell’ambito della cosiddetta “Architettura<br />

Verde” e pertanto riconducibile alla retorica dello “Sviluppo<br />

Sostenibile”.<br />

La <strong>di</strong>sciplina dell’architettura deve riappropriarsi del tema<br />

energetico e può contribuire a formulare una nuova base<br />

per la <strong>di</strong>scussione e per lo sviluppo <strong>di</strong> idee su questo tema<br />

cruciale.<br />

Questa ricerca offre l’opportunità <strong>di</strong> considerare l’energia<br />

come fattore culturale: invece <strong>di</strong> soffermarsi sulle implicazioni<br />

e sulle conseguenze che l’energia può avere sugli e<strong>di</strong>fici,<br />

l’ambizione è quella <strong>di</strong> ripensare il concetto stesso <strong>di</strong><br />

energia al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> applicazione pratica convenzionale.<br />

È insita nella natura umana la necessità <strong>di</strong> dare forma e significato<br />

alla realtà circostante attraverso azioni e progetti:<br />

consumando energia, ci opponiamo continuamente all’entropia<br />

(il livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne sempre crescente nell’Universo)<br />

con la creazione <strong>di</strong> forme sempre nuove, momenti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

isolati nel tempo e nello spazio.<br />

Come rivela il titolo stesso, l’Entropia e la Forma sono le fasi<br />

<strong>di</strong>alettiche entro le quali si sviluppa l’esperienza <strong>di</strong> questo<br />

laboratorio.<br />

Il rapporto con l’energia è cruciale anche per l’architettura:<br />

è necessario pensare alla forma non come ad una entità circoscritta,<br />

misurabile e compiuta ma come ad un momento<br />

ultimo <strong>di</strong> un sistema complesso <strong>di</strong> forze che rimangono visibili<br />

nell’evidenza stessa della forma.<br />

Il tentativo, <strong>di</strong>ffuso nella pratica architettonica contemporanea,<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolvere la soli<strong>di</strong>tà della materia con la trasparenza,<br />

con un fascio <strong>di</strong> luce ed, in generale, con una materialità<br />

“debole” è in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> una nuova sensibilità che mette in<br />

<strong>di</strong>scussione le forme convenzionali del rapporto fra soli<strong>di</strong>tà,<br />

massa ed energia: la composizione formale è come un momentaneo<br />

assestarsi <strong>di</strong> forze alrimenti invisibili.<br />

Gli e<strong>di</strong>fici stessi possono essere considerati come “energia<br />

potenziale bloccata nel tempo”, forze che sono conservate e<br />

latenti, e che possono rilasciare la propria energia potenziale<br />

in ogni momento, come descritto da Aldo Rossi all’inizio<br />

<strong>di</strong> “Autobiografia Scientifica”. Ecco <strong>di</strong> seguito il passo:<br />

“Max Planck era colpito dal fatto che il lavoro spesso non<br />

va perduto, rimane immagazzinato, per molti anni, mai<br />

<strong>di</strong>minuito, latente nel blocco <strong>di</strong> pietra, finché un giorno<br />

puó capitare che il blocco si stacchi e cada sulla testa <strong>di</strong> un<br />

passante uccidendolo.(...) In realtà in ogni artista o tecnico<br />

il principio della continuazione dell’energia si mescola con<br />

la ricerca della felicità e della morte. Anche in architettura<br />

questa ricerca è legata con il materiale e con l’energia.”<br />

Il laboratorio “Oltre l’Entropia, quando l’Energia <strong>di</strong>venta<br />

Forma” prende vita dalla collaborazione fra scienziati, architetti<br />

ed artisti per la costruzione <strong>di</strong> otto installazioni. Dopo<br />

avere definito otto forme <strong>di</strong> energia (nucleare, meccanica,<br />

potenziale, gravitazionale, termica, elettrica, sonora e<br />

magnetica) e otto gruppi <strong>di</strong> ricerca (ognuno dei quali formato<br />

da un architetto, un artista e uno scienziato), il lavoro<br />

è sviluppato in tre fasi:<br />

– interviste, presentazioni e articoli, fase che terminerà con<br />

una visita al Cern a Ginevra nel marzo 2010 in cui, per la<br />

prima volta, tutti i membri dei gruppi si incontreranno;<br />

Fig. 3<br />


OLTRE L’ENTROPIA, QUANDO L’ENERGIA DIVENTA FORMA 23<br />

Fig. 4<br />

– <strong>di</strong>battiti e corrispondenze, che culmineranno con un simposio<br />

all’Architectural Association a Londra nel settembre<br />

2010;<br />

– la costruzione <strong>di</strong> otto installazioni a Venezia, che verranno<br />

presentate alla Biennale delle arti Visive e in un simposio<br />

internazionale nel <strong>giugno</strong> 2011.<br />

Una sperimentazione lunga un trentennio<br />

Alcuni esperimenti, sviluppati in passato, in<strong>di</strong>cano delle<br />

possibili linee <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong> sinergia fra queste <strong>di</strong>scipline<br />

e mostrano gli esiti possibili delle installazioni. Ve<strong>di</strong>amoli<br />

<strong>di</strong> seguito.<br />

The Lightning Field (1977) <strong>di</strong> Walter De Maria (Fig. 1)<br />

Questa installazione è costituita da quattrocento aste <strong>di</strong><br />

acciaio inossidabile lucido, installate in una griglia del<br />

lato <strong>di</strong> un miglio. Queste aste, dello spessore <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci<br />

centimetri e dell’altezza <strong>di</strong> sei metri e mezzo, sono <strong>di</strong>stanziate<br />

<strong>di</strong> sessantacinque metri le une dalle altre ed<br />

hanno punte acuminate. Durante le tempeste questo<br />

campo attira i fulmini.<br />

Chizhevsky Lesson (2007) <strong>di</strong> Micol Assael (Fig. 2)<br />

L’installazione è un prototipo <strong>di</strong> un generatore <strong>di</strong> energia in<br />

cui cavi e pannelli <strong>di</strong> rame sono sospesi nello spazio sopra i<br />

visitatori. Con questa <strong>di</strong>stribuzione, l’intera stanza è trasformata<br />

dal momento che le particelle sono caricate e <strong>di</strong>-<br />

ventano anioni creando deboli tensioni elettrosatiche nello<br />

spazio.<br />

Senza Titolo (1997-2001) <strong>di</strong> Massimo Bartolini (Fig. 3)<br />

L’artista ha collaborato con il fisico Leone Fronzoni per la<br />

creazione <strong>di</strong> questa opera che ricrea il solitone (un’onda solitaria<br />

che non <strong>di</strong>ssipa la propria energia ma la mantiene<br />

costante in<strong>di</strong>pendentemente dalla <strong>di</strong>stanza): un’onda perenne<br />

prodotta da pulsazioni calibrate e sintonizzate.<br />

Digestable Gulf Stream (2008) <strong>di</strong> Philippe Rahm (Fig. 4)<br />

Due piani orizzontali <strong>di</strong> metallo su <strong>di</strong>verse altezze. Il piano<br />

più basso è riscaldato ad una temperatura <strong>di</strong> 28 °C, mentre<br />

quello più basso è ad una temperatura <strong>di</strong> 12 °C. Come una<br />

corrente del Golfo in miniatura, la loro posizione crea un<br />

movimento <strong>di</strong> aria che usa la convezione per stimolare un<br />

flusso termico costante.<br />

L’aspetto affascinante <strong>di</strong> queste opere consiste nel fatto che<br />

la <strong>di</strong>stinzione fra arte e scienza si perde nella forza <strong>di</strong> un<br />

nuovo prodotto, che è una sorta <strong>di</strong> prototipo scientifico e<br />

artistico. Nello stesso modo, il successo <strong>di</strong> “Oltre l’Entropia,<br />

quando l’Energia <strong>di</strong>venta Forma” non <strong>di</strong>pende solo dall’originalità<br />

dei risultati formali ma dalla forza e dalla luci<strong>di</strong>tà<br />

con cui gli architetti (insieme ad artisti e scienziati) possono<br />

produrre nuovi orizzonti <strong>di</strong> senso e, forse, nuove “energie”.<br />

Per ulteriori informazioni e per partecipare agli eventi,<br />

contattare:<br />

stefano@rabollipansera.com


24 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

La <strong>di</strong>gestione anaerobica è un processo biologico per<br />

mezzo del quale, in assenza <strong>di</strong> ossigeno, la sostanza organica<br />

presente viene trasformata principalmente in<br />

metano e anidride carbonica; questo gas è convenzionalmente<br />

denominato “gas biologico”, o più semplicemente<br />

“biogas”.<br />

La percentuale <strong>di</strong> metano nel biogas varia a seconda del<br />

tipo <strong>di</strong> sostanza organica <strong>di</strong>gerita e delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

processo, ed è generalmente compresa tra un minimo<br />

del 40% fino a circa il 70%.<br />

Le tecnologie <strong>di</strong> recupero energetico del biogas me<strong>di</strong>ante<br />

cogenerazione sono state inizialmente sviluppate nel<br />

settore delle <strong>di</strong>scariche controllate <strong>di</strong> rifiuti urbani, ambito<br />

in cui negli anni passati sono state accumulate numerose<br />

ed importanti esperienze soprattutto in impianti<br />

<strong>di</strong> taglia me<strong>di</strong>o-grande.<br />

Nella situazione attuale <strong>di</strong> continua ricerca <strong>di</strong> nuove fonti<br />

energetiche, il progresso tecnologico sta aprendo nuove<br />

prospettive nel settore della produzione <strong>di</strong> energia elettrica<br />

e termica da fonti rinnovabili, rendendo possibile l’ingresso<br />

nel mercato dei produttori anche a realtà che in<br />

precedenza avrebbero avuto limitate opportunità; un ulteriore<br />

e fondamentale fattore <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> tale settore sono<br />

le politiche <strong>di</strong> incentivazione economica che riconoscono<br />

un valore economico superiore rispetto all’energia prodotta<br />

con fonti non rinnovabili.<br />

Gli sviluppi più recenti della produzione e del recupero<br />

energetico <strong>di</strong> biogas sono sicuramente quelli che riguardano<br />

la <strong>di</strong>gestione anaerobica <strong>di</strong> reflui urbani, zootecnici,<br />

<strong>di</strong> scarti dell’industria alimentare, <strong>di</strong> biomasse in generale.<br />

Il biogas viene utilizzato per alimentare cogeneratori per<br />

la produzione combinata <strong>di</strong> energia termica, energia frigorifera<br />

ed energia elettrica. Sono in fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o alcune<br />

Recupero energetico<br />

e biogas: Progeco,<br />

ovvero il valore della<br />

filiera per l’efficienza<br />

delle rinnovabili<br />

Fabio Pelizzari<br />

applicazioni che rendono possibile e sicura l’immissione<br />

<strong>di</strong> biogas nelle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del gas metano.<br />

Un’esperienza modello<br />

Le aziende nate e cresciute in questo settore sono molte e<br />

nel bresciano il caso <strong>di</strong> Progeco si può definire emblematico.<br />

Nata nel 2000 come “spin-off” <strong>di</strong> Conveco - società<br />

del Gruppo Boldarino fortemente specializzata nella realizzazione<br />

<strong>di</strong> impianti per la captazione, l’estrazione e la<br />

combustione del biogas da <strong>di</strong>scarica - l’azienda ha mosso<br />

i primi passi nel settore delle applicazioni a <strong>di</strong>gestori<br />

anaerobici progettando e costruendo apparecchiature<br />

che, pur nella loro semplicità, rispettavano sia lo stato<br />

dell’arte sia le richieste del mercato.<br />

L’evoluzione del mercato e la continua richiesta <strong>di</strong> nuove<br />

apparecchiature finalizzate all’ottimizzazione e al miglioramento<br />

del ciclo <strong>di</strong> gestione del biogas hanno portato<br />

Progeco a porsi come obiettivo l’acquisizione <strong>di</strong> una posizione<br />

leader in una nicchia <strong>di</strong> mercato ove la specializzazione<br />

e la capacità <strong>di</strong> affrontare problematiche operative<br />

strettamente legate alle singole installazioni e all’esperienza<br />

acquisita, più che a stu<strong>di</strong> teorici <strong>di</strong> valore generale,<br />

giocano un ruolo vincente.<br />

Dai primi filtri a ghiaia e dalle prime torce <strong>di</strong> combustione<br />

biogas <strong>di</strong> tipo “open flare” si è passati successivamente alla<br />

realizzazione <strong>di</strong> speciali <strong>di</strong>spositivi per la raccolta e lo<br />

scarico <strong>di</strong> schiume e condense, a filtri a candele ceramiche,<br />

a torce caratterizzate da migliori prestazioni in termini<br />

<strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> combustione e <strong>di</strong> riduzione <strong>di</strong> emissioni.<br />

Un ulteriore e più recente sviluppo si è avuto nel settore<br />

del trattamento “spinto” del biogas generato in impianti<br />


RECUPERO ENERGETICO E BIOGAS: PROGECO, OVVERO IL VALORE DELLA FILIERA PER L’EFFICIENZA DELLE RINNOVABILI 25<br />

a biomasse <strong>di</strong> grossa taglia appositamente realizzati per<br />

la produzione <strong>di</strong> energia.<br />

“Il problema che affligge in modo significativo tutte le applicazioni<br />

- spiega il <strong>di</strong>rettore generale <strong>di</strong> Progeco, l’ing.<br />

Amedeo Gorlani - è la corrosione, che ha effetti devastanti<br />

sui motori alimentati a biogas. Valvole, cilindri, pistoni,<br />

collettori, tutte le parti a contatto con il biogas richiedono<br />

infatti una manutenzione estremamente accurata. In assenza<br />

<strong>di</strong> un adeguato pre-trattamento del biogas, nella<br />

grande maggioranza dei casi è necessario sostenere elevati<br />

extra-costi <strong>di</strong> manutenzione dopo poche migliaia <strong>di</strong> ore <strong>di</strong><br />

esercizio, proprio a causa del rapido deterioramento dei<br />

motori. Questi interventi comportano inoltre frequenti e<br />

prolungate situazioni <strong>di</strong> fermo-impianto, con conseguenti<br />

ripercussioni sulla red<strong>di</strong>tività dell’investimento. I maggiori<br />

costi <strong>di</strong> gestione e l’accorciamento della vita utile dell’impianto<br />

giustificano ampiamente la scelta <strong>di</strong> effettuare<br />

anche un investimento iniziale de<strong>di</strong>cato ad una sezione<br />

impiantistica finalizzata al trattamento del biogas prima<br />

dell’alimentazione ai gruppi <strong>di</strong> recupero energetico”.<br />

Progeco ha quin<strong>di</strong> puntato sullo sviluppo <strong>di</strong> tecnologie<br />

per il trattamento del biogas per rispondere ad esigenze<br />

che, pur essendo in linea <strong>di</strong> principio abbastanza generali<br />

per quanto riguarda la problematica da risolvere, sono in<br />

realtà contrad<strong>di</strong>stinte dalla necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un’adeguata<br />

soluzione per ogni applicazione.<br />

“Mentre una volta - prosegue Gorlani - il mercato chiedeva<br />

essenzialmente la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> componenti standard,<br />

oggi ci troviamo in una situazione <strong>di</strong>ametralmente<br />

opposta: ogni sistema <strong>di</strong> pre-trattamento biogas deve essere<br />

valutato e <strong>di</strong>mensionato in funzione della portata e<br />

delle caratteristiche specifiche del biogas <strong>di</strong>sponibile. La<br />

figura del semplice fornitore è <strong>di</strong> fatto superata, poiché la<br />

realizzazione ottimale <strong>di</strong> un impianto non può prescindere<br />

dal valore aggiunto dato da un approccio ingegneristico<br />

al problema, oltre che dalla competenza, dall’esperienza e<br />

dalla specializzazione. Progeco sta concentrando i propri<br />

sforzi nella progettazione e realizzazione <strong>di</strong> sistemi per il<br />

trattamento <strong>di</strong> biogas composti da più moduli, ognuno dei<br />

quali svolge un particolare compito all’interno della catena<br />

che consentirà <strong>di</strong> portare un biogas adeguatamente pulito<br />

all’alimentazione dei gruppi <strong>di</strong> cogenerazione. Oltre a<br />

componenti ed apparecchiature che oggi possiamo definire<br />

come tra<strong>di</strong>zionali, l’azienda si è specializzata nella realizzazione<br />

<strong>di</strong> sistemi per la rimozione <strong>di</strong> condense e <strong>di</strong><br />

deumi<strong>di</strong>ficazione biogas ed è particolarmente attiva nel<br />

settore delle torri <strong>di</strong> lavaggio gas (o “scrubber”) per l’abbattimento<br />

dell’idrogeno solforato, così come nelle sezioni<br />

finali <strong>di</strong> filtrazione con particolari carboni attivi, che per<br />

così <strong>di</strong>re completano l’opera <strong>di</strong> quanto fatto a monte <strong>di</strong> essi.<br />

Il tutto ovviamente abbinato a sistemi <strong>di</strong> analisi in continuo<br />

della qualità del biogas, per avere sempre sotto controllo<br />

l’efficienza e l’efficacia del processo. La produzione<br />

<strong>di</strong> biogas oggi non può prescindere dall’ottenimento <strong>di</strong> un<br />

gas finale con caratteristiche adeguate per lo scopo per il<br />

quale è stato generato”.<br />

La configurazione <strong>di</strong> un impianto completo è costituita<br />

da una serie <strong>di</strong> sezioni impiantistiche ognuna delle quali<br />

preposta allo svolgimento <strong>di</strong> un compito specifico. A una<br />

prima sezione <strong>di</strong> filtrazione grossolana ne segue una <strong>di</strong><br />

filtrazione fine, entrambe con lo scopo <strong>di</strong> trattenere le<br />

impurità più macroscopiche presenti nel biogas; successivamente,<br />

il biogas viene inviato in uno scrubber, ovvero<br />

una unità <strong>di</strong> lavaggio in controcorrente dove, utilizzando<br />

appositi prodotti chimici adeguatamente dosati e <strong>di</strong>luiti<br />

in acqua, si ottiene la rimozione della maggior parte dell’idrogeno<br />

solforato presente, oltre che <strong>di</strong> altri contaminanti.<br />

Il biogas viene quin<strong>di</strong> raffreddato ad una temperatura<br />

<strong>di</strong> circa 2-4 °C per rimuovere quanta più umi<strong>di</strong>tà<br />

possibile, che sottoforma <strong>di</strong> condensato viene raccolta e<br />

scaricata da uno speciale filtro a ciclone. A questo punto<br />

il biogas, adeguatamente depurato e <strong>di</strong>sidratato, è pronto<br />

per l’alimentazione ai cogeneratori. Nei casi in cui si voglia<br />

procedere ad una depurazione più spinta, a valle <strong>di</strong><br />

quanto precedentemente descritto è installata una batteria<br />

<strong>di</strong> filtri a carboni attivi con specifiche caratteristiche,<br />

a seconda dei contaminanti da abbattere.<br />

Alcune applicazioni <strong>di</strong> successo sono state recentemente<br />

messe in esercizio nel settore dell’industria alimentare ed<br />

in particolare in <strong>di</strong>stillerie, dove è <strong>di</strong> notevole interesse la<br />

possibilità <strong>di</strong> produrre energia elettrica con il biogas generato<br />

nei <strong>di</strong>gestori anaerobici che fanno parte dell’impianto<br />

<strong>di</strong> trattamento acque.<br />

Nei casi specifici, un notevole sforzo si è reso necessario<br />

per ottenere risultati sod<strong>di</strong>sfacenti anche in presenza <strong>di</strong><br />

sostanze che, in determinate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> concentrazione<br />

e temperatura, potevano dar luogo a un effetto <strong>di</strong> inibizione<br />

al completamento del processo <strong>di</strong> rimozione dell’idrogeno<br />

solforato. Le soluzioni impiantistiche e <strong>di</strong> processo<br />

sviluppate sono in ampia misura trasferibili ad analoghi<br />

casi, ferma restando la necessità <strong>di</strong> una personalizzazione<br />

mirata alle specificità <strong>di</strong> ogni singola installazione.<br />

A fronte dell’esistenza <strong>di</strong> molti tipi <strong>di</strong> biogas, ognuno con<br />

le proprie caratteristiche, l’obiettivo finale <strong>di</strong> trattamento<br />

può essere raggiunto solo percorrendo strade <strong>di</strong>fferenti la<br />

cui scelta molto spesso è effettuata non esclusivamente a<br />

tavolino, ma anche e soprattutto in base ad esperienze<br />

acquisite.


26 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

Dall’avvento della rivoluzione industriale si assiste ad un<br />

costante aumento ed alla <strong>di</strong>fferenziazione dei bisogni da<br />

sod<strong>di</strong>sfare, il che ha dato luogo a <strong>di</strong>verse necessità <strong>di</strong> consumo<br />

con un crescente utilizzo <strong>di</strong> energia nelle sue varie<br />

forme. Negli ultimi decenni, però, l’umanità si è resa progressivamente<br />

consapevole <strong>di</strong> quanto sia in<strong>di</strong>spensabile<br />

contenere i consumi. La prima definizione in or<strong>di</strong>ne temporale<br />

<strong>di</strong> sviluppo sostenibile è stata quella contenuta nel<br />

cosiddetto “rapporto Brundtland” (dal nome della presidente<br />

della Commissione, la norvegese Gro Harlem<br />

Brundtland) del 1987 e poi ripresa dalla Conferenza mon<strong>di</strong>ale<br />

sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU (World Commission<br />

on Environment and Development, WCED): “lo<br />

sviluppo sostenibile è uno sviluppo che sod<strong>di</strong>sfa i bisogni<br />

del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni<br />

future <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i propri”. Tale definizione<br />

poco si <strong>di</strong>scosta dall’antico motto secondo il quale “non<br />

ere<strong>di</strong>tiamo il mondo dai nostri padri, ma lo pren<strong>di</strong>amo in<br />

prestito dai nostri figli”, tuttavia il consistente progresso<br />

tecnologico e scientifico ha imposto - ed impone - un’adeguata<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> energia senza la quale esso stesso si<br />

arresterebbe, con conseguenze impreve<strong>di</strong>bili per l’intera<br />

umanità. Infatti, l’impatto delle attività antropiche sul nostro<br />

pianeta è ben rappresentato dalla cosiddetta Identità<br />

<strong>di</strong> Kaya 1 , che scompone nelle <strong>di</strong>verse componenti i contributi<br />

alle emissioni con la formula sotto riportata:<br />

Figura 1: identità <strong>di</strong> Kaya<br />

Au<strong>di</strong>t energetico:<br />

il primo passo verso<br />

l’efficienza energetica<br />

Vittorio Bellicini, Simone Zanoni, Lucio Zavanella<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria Meccanica e Industriale Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

Pur alla luce del recente <strong>di</strong>battito sull’efficacia dell’in<strong>di</strong>catore<br />

economico rappresentato dal PIL (Prodotto Interno Lordo),<br />

è in<strong>di</strong>scutibilmente con<strong>di</strong>visibile il fondamento logico<br />

dell’equazione proposta: le emissioni antropiche sono date<br />

dal prodotto <strong>di</strong> quattro fattori (la popolazione, il PIL pro capite,<br />

l’emissioni per unità <strong>di</strong> energia prodotta ed il consumo<br />

energetico per unità <strong>di</strong> PIL). Nella figura 2 è riportato l’andamento<br />

delle <strong>di</strong>verse componenti dell’identità <strong>di</strong> Kaya dal<br />

1990 (riferimento = 100) a livello mon<strong>di</strong>ale.<br />

Come si può evincere, le emissioni antropiche sono in decisa<br />

crescita, il che causa un’insostenibilità dell’attuale organizzazione,<br />

che mette in deciso dubbio il futuro. Si ritiene<br />

sia quin<strong>di</strong> necessario, e non procrastinabile, intervenire<br />

sulle <strong>di</strong>verse componenti dell’identità in modo da poter garantire<br />

il futuro ed un’equilibrata prospettiva <strong>di</strong> crescita.<br />

Dal momento che è eticamente scorretto pensare <strong>di</strong> ridurre<br />

le emissioni antropiche attraverso il controllo delle nascite<br />

e che in ogni nazione è auspicabile l’aumento della<br />

ricchezza pro capite, risulta evidente che i primi due termini<br />

dell’equazione sono in qualche modo esclusi dalle leve<br />

utilizzabili ai fini delle riduzioni delle emissioni. Gli unici<br />

interventi possibili sono quin<strong>di</strong> quelli pianificabili sulle ultime<br />

due componenti della formula dell’identità: in particolare,<br />

per intervenire sulla penultima componente è necessario<br />

ricorrere a centrali <strong>di</strong> produzione più efficienti o<br />

aumentare il ricorso alla produzione <strong>di</strong> energia da fonti<br />

1 Yoichi Kaya (1993) Environment, Energy, and Economy: strategies for sustainability<br />


AUDIT ENERGETICO: IL PRIMO PASSO VERSO L’EFFICIENZA ENERGETICA 27<br />

Figura 2: andamento delle componenti dell’identità <strong>di</strong> Kaya (fonte: stu<strong>di</strong> economici ed energetici eNi)<br />

Figura 3: consumi totali <strong>di</strong> energia ed energia elettrica in italia<br />

(fonte: elaborazione dati del Bilancio energetico Nazionale)<br />

energetiche rinnovabili. Per intervenire<br />

sull’ultima componente dell’identità <strong>di</strong><br />

Kaya è necessario aumentare l’efficienza<br />

energetica nei processi <strong>di</strong> creazione del<br />

red<strong>di</strong>to (in primis i processi produttivi).<br />

La razionalizzazione dei consumi costituisce<br />

quin<strong>di</strong> non solo una potenziale e<br />

formidabile fonte <strong>di</strong> riduzione dei costi,<br />

ma anche un obbligo morale, un impegno<br />

etico verso il quale bisognerebbe<br />

profondere ogni sforzo possibile. Il risparmio<br />

energetico è quin<strong>di</strong> una ‘pratica’<br />

necessaria ed imprescin<strong>di</strong>bile, dal<br />

momento che la richiesta <strong>di</strong> energia nel<br />

nostro Paese e nel mondo sta aumentando<br />

in modo pressoché costante: ad<br />

esempio, il consumo <strong>di</strong> energia totale e<br />

<strong>di</strong> energia elettrica in Italia sono aumentati<br />

rispettivamente del 5% e del<br />

13% negli ultimi 8 anni (fonte: elaborazione<br />

dati del Bilancio Energetico Nazionale).<br />

Il Piano 20-20-20<br />

Da segnalare in tale ambito il cosiddetto<br />

piano 20-20-20 che, dopo <strong>di</strong>versi<br />

mesi <strong>di</strong> lavoro legislativo, il Parlamento<br />

ha approvato a <strong>di</strong>cembre 2008. Tale<br />

pacchetto ‘clima-energia’ intende definire<br />

le modalità per il conseguimento<br />

dei target che l’UE si è fissata per il<br />

2020: ridurre del 20% le emissioni <strong>di</strong><br />

gas a effetto serra, portare al 20% il ri-<br />


28 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

sparmio energetico ed aumentare al 20% la produzione <strong>di</strong><br />

energia primaria da fonti rinnovabili. Da un punto <strong>di</strong> vista<br />

strettamente economico si tratta <strong>di</strong> un risparmio - al 2020<br />

e per l’intera UE - <strong>di</strong> circa 100 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro l’anno. La<br />

Direttiva 2006/32/CE, relativa alla promozione dell’uso<br />

efficiente dell’energia negli impieghi finali, ha stabilito per<br />

gli Stati membri un obiettivo nazionale in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> risparmio<br />

energetico per il 2016 del 9%, da conseguire tramite<br />

servizi energetici ed altre misure <strong>di</strong> miglioramento<br />

dell’efficienza energetica. A questo scopo ogni Stato si è<br />

dotato <strong>di</strong> un Piano Nazionale <strong>di</strong> Azione per l’Efficienza<br />

Energetica.<br />

Nel Piano d’Azione presentato dall’Italia sono illustrati gli<br />

interventi proposti per raggiungere il target che, nel nostro<br />

caso, è stato fissato ad un livello ad<strong>di</strong>rittura superiore (9,6%<br />

<strong>di</strong> risparmio energetico nel 2016) a quello stabilito dalla<br />

Commissione. Vale la pena osservare come anche il nostro<br />

Piano Nazionale per l’efficienza energetica si attenda il<br />

maggior contributo dal settore civile. Dei 126 TWh che rappresentano<br />

il risparmio energetico annuo atteso per il 2016,<br />

57 TWh (pari a circa il 45% del totale) riguardano il settore<br />

residenziale, mentre altri 25 TWh (20%) attengono al terziario,<br />

21 TWh (17%) al settore industriale e 23 TWh (18%)<br />

al settore dei trasporti. La necessità <strong>di</strong> rispondere adeguatamente<br />

alla sfida degli ultimi anni deve innescare una crescente<br />

e ra<strong>di</strong>cata attenzione per il tema dell’efficienza energetica<br />

dei processi e dei sistemi. Infatti, l’efficienza energetica:<br />

• stabilizza o <strong>di</strong>minuisce la <strong>di</strong>pendenza dall’estero;<br />

• contribuisce alla riduzione dell’inquinamento;<br />

• consente <strong>di</strong> evitare la costruzione <strong>di</strong> nuove centrali e reti<br />

<strong>di</strong> trasporto e <strong>di</strong>stribuzione;<br />

• contribuisce alla creazione <strong>di</strong> nuovi posti <strong>di</strong> lavoro e<br />

nuove attività, coinvolgendo le aziende italiane che operano<br />

nel settore;<br />

• fa risparmiare denaro;<br />

• consente <strong>di</strong> ottenere benefici in termini <strong>di</strong> immagine;<br />

• promuove uno sfruttamento sostenibile delle risorse ed il<br />

ra<strong>di</strong>carsi della cultura positiva associata a tale approccio.<br />

Efficienza energetica<br />

In un contesto mon<strong>di</strong>ale sempre più esigente sotto il profilo<br />

dei consumi energetici (energivoro), è <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza non solo trovare i mo<strong>di</strong> più efficienti <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>di</strong> energia, ma anche <strong>di</strong> consumare il meno possibile,<br />

il tutto in un’ottica eco-sostenibile. Le logiche <strong>di</strong> risparmio<br />

energetico vanno oggi <strong>di</strong> pari passo con le ricerche<br />

<strong>di</strong> innovazioni per incrementare l’efficienza <strong>di</strong> produzione<br />

energetica. Ad oggi la razionalizzazione dei consumi<br />

rappresenta un’opportunità concreta <strong>di</strong> riduzione dei costi,<br />

che permette alle aziende <strong>di</strong> raggiungere un vantaggio<br />

competitivo e continuativo. Inoltre, il concetto <strong>di</strong> risparmio<br />

<strong>di</strong> risorse va <strong>di</strong> pari passo con quello <strong>di</strong> sostenibilità e<br />

quando si parla <strong>di</strong> risparmio <strong>di</strong> energia inevitabilmente si<br />

fa riferimento all’impatto ambientale. Ricorrendo nuovamente<br />

ad una formula <strong>di</strong> sintesi, è possibile esprimere il<br />

concetto <strong>di</strong> efficienza energetica scomponendo il costo<br />

dell’energia nelle due componenti principali:<br />

Costo energia (€/anno) = consumi (MWh/anno) * costo<br />

unitario (€/MWh)<br />

Per ridurre l’impatto economico del costo energetico si ha<br />

la possibilità <strong>di</strong> agire su due fattori:<br />

• ottimizzazione dei consumi (‘efficienza energetica operativa’);<br />

• riduzione dei costi unitari (‘efficienza energetica amministrativa’).<br />

Le leve <strong>di</strong> azione possono essere <strong>di</strong>verse: per ridurre i<br />

consumi si possono ottimizzare apparecchiature, sistemi e<br />

processi; per ridurre i costi unitari si effettueranno analisi<br />

dei profili <strong>di</strong> consumo (analisi temporale <strong>di</strong> carichi) per<br />

l’ottimizzazione dei contratti <strong>di</strong> fornitura.<br />

L’au<strong>di</strong>t energetico<br />

Prima <strong>di</strong> iniziare a pensare a come ridurre i costi dell’energia<br />

bisogna iniziare a capire dove, quando, perchè e<br />

quanta energia si usa. È questo che ci permette <strong>di</strong> gettare<br />

le basi del miglioramento.<br />

DOVE - I principali centri <strong>di</strong> consumo <strong>di</strong> energia sono i<br />

motori, il riscaldamento, i con<strong>di</strong>zionatori, i sistemi <strong>di</strong> illuminazione:<br />

un semplice sistema <strong>di</strong> mappatura energetica<br />

ci può supportare nell’identificazione dei costi dell’energia<br />

<strong>di</strong> ogni singola utenza.<br />

QUANDO - Un grafico che mostra il consumo energetico<br />

aiuta a capire quali sono i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> picco e quali no,<br />

quin<strong>di</strong> dove il consumo si concentra maggiormente.<br />

PERCHÈ - Idealmente l’energia consumata serve a produrre<br />

prodotti buoni, quin<strong>di</strong> una misura interessante da<br />

verificare è la quantità <strong>di</strong> energia necessaria per processare<br />

solo prodotti buoni (SEC= specific energy consumption).<br />

L’importanza dell’au<strong>di</strong>t energetico<br />

Un’azione efficace volta a ridurre in modo sensibile il consumo<br />

energetico non è realizzabile senza aver preventivamente<br />

in<strong>di</strong>viduato i fattori <strong>di</strong> spreco, al fine <strong>di</strong> controllarli<br />

in futuro. Lo strumento principale per conoscere e quin<strong>di</strong><br />

intervenire efficacemente sulla situazione energetica è<br />


AUDIT ENERGETICO: IL PRIMO PASSO VERSO L’EFFICIENZA ENERGETICA 29<br />

l’Au<strong>di</strong>t Energetico (AE): si tratta <strong>di</strong> un’analisi approfon<strong>di</strong>ta<br />

della situazione esistente attraverso una raccolta dati<br />

tramite check list e sopralluoghi. Per implementare au<strong>di</strong>t<br />

energetici che apportino una concreta e rilevante razionalizzazione<br />

dei consumi energetici delle imprese è necessario<br />

un continuo aggiornamento sulle ‘best available technologies’<br />

(BAT) 2 <strong>di</strong>sponibili sul mercato per le <strong>di</strong>verse<br />

aree <strong>di</strong> intervento. Il monitoraggio coinvolge tutti i consumi<br />

energetici (elettricità, metano, acqua, riscaldamento,<br />

con<strong>di</strong>zionamento) sia come quantità globale, sia come andamento<br />

nel tempo (giornaliero, settimanale, stagionale,<br />

annuale). Sono sottoposte a verifica anche tutte le apparecchiature<br />

che consumano energia (le macchine produttive,<br />

i sistemi <strong>di</strong> riscaldamento e con<strong>di</strong>zionamento, l’illuminazione,<br />

etc.) e si valutano le prestazioni ‘termiche’ dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

per in<strong>di</strong>viduare eventuali ponti termici e superfici<br />

<strong>di</strong>sperdenti. Vale la pena sottolineare il ruolo strategico<br />

ricoperto, nell’analisi della dotazione dell’unità produttiva,<br />

dallo stu<strong>di</strong>o delle dotazioni <strong>di</strong> impianto ‘trasversali’ rispetto<br />

alle varie funzioni produttive, altrimenti noti come<br />

servizi <strong>di</strong> impianto. Una volta raccolti i dati <strong>di</strong> consumo, i<br />

costi energetici ed i dati sulle utenze elettriche, termiche,<br />

frigorifere, acqua (potenza, fabbisogno/consumo orario,<br />

fattore <strong>di</strong> utilizzo, ore <strong>di</strong> lavoro) si procede alla ricostruzione<br />

dei modelli energetici. Da tali modelli sarà possibile<br />

ricavare la ripartizione delle potenze e dei consumi per tipo<br />

<strong>di</strong> utilizzo (illuminazione, con<strong>di</strong>zionamento, freddo per<br />

processo e per con<strong>di</strong>zionamento, aria compressa, altri servizi,<br />

aree <strong>di</strong> processo, etc.), per centro <strong>di</strong> costo, per cabina<br />

elettrica e per reparto, per fascia oraria e stagionale. La situazione<br />

energetica così inquadrata viene analizzata e criticamente<br />

confrontata con parametri me<strong>di</strong> <strong>di</strong> consumo<br />

per in<strong>di</strong>viduare eventuali interventi migliorativi per la riduzione<br />

dei consumi e dei costi. Per ciascuna potenziale<br />

area <strong>di</strong> intervento vengono definiti degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> performance<br />

che permettono <strong>di</strong> confrontare la situazione esistente<br />

con le migliori alternative presenti sul mercato e<br />

con altre realtà <strong>di</strong> riferimento. Successivamente viene effettuata<br />

la valutazione tecnico-finanziaria degli interventi<br />

migliorativi in<strong>di</strong>viduati con dettaglio dei risparmi conseguibili<br />

e dei tempi <strong>di</strong> ritorno degli investimenti.<br />

L’AE, quin<strong>di</strong>, costituisce la fase preliminare che precede<br />

l’avvio <strong>di</strong> un qualsiasi progetto <strong>di</strong> Efficienza Energetica: in<br />

base ad esso è possibile stabilire in anticipo se un intervento<br />

possa risultare fattibile e conveniente, sia dal punto vista<br />

tecnico che economico. Vale la pena sottolineare il fatto che<br />

il confronto con le tecnologie <strong>di</strong>sponibili richiede un continuo<br />

aggiornamento, sia sotto il profilo tecnico che econo-<br />

mico, ed una osservazione dei processi produttivi mirata<br />

anche ad identificare possibili sinergie tra fasi produttive<br />

e/o reparti, nonché le opportunità connesse con la valorizzazione<br />

dei cosiddetti ‘cascami energetici’. Anche in assenza<br />

<strong>di</strong> sprechi energetici dovuti ad un utilizzo irrazionale dell’energia<br />

e degli impianti, con l’AE si valutano quali eventuali<br />

consumi possono essere migliorati. I beneficiari a cui è de<strong>di</strong>cata<br />

questa metodologia sono essenzialmente aziende<br />

manifatturiere e società <strong>di</strong> servizi, ma lo strumento dell’Au<strong>di</strong>t<br />

Energetico può essere applicato anche in ambito civile. I<br />

principali passi dello schema <strong>di</strong> au<strong>di</strong>ting energetico proposto<br />

possono essere riassunti nei seguenti 5 passi:<br />

1. Una prima definizione del bilancio energetico aziendale<br />

2. Una corretta allocazione dei costi energetici e responsabilizzazione<br />

dei singoli centri <strong>di</strong> consumo<br />

3. Verifica dell’efficienza <strong>di</strong> apparecchiature, sistemi e<br />

processi in relazione alle BAT<br />

4. In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> sprechi e <strong>di</strong> possibili aree <strong>di</strong> miglioramento<br />

5. Proposta <strong>di</strong> interventi correttivi e determinazione delle<br />

priorità tra gli stessi<br />

Approccio Life Cycle Cost<br />

L’approccio seguito nelle valutazioni della convenienza tecnico-economica<br />

<strong>di</strong> esecuzione <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> ‘energy saving’<br />

avviene me<strong>di</strong>ante un approccio cosiddetto ‘Life Cycle<br />

Cost’. Si considerano non solo le componenti <strong>di</strong> costo legate<br />

all’investimento nell’apparecchio/macchinario, ma anche<br />

le componenti che si manifestano lungo tutto il periodo<br />

<strong>di</strong> utilizzo dello stesso, quali: costi <strong>di</strong> manutenzione e<br />

costi dell’energia assorbita. Nella maggior parte dei casi<br />

capita infatti che i costi <strong>di</strong> investimento siano nettamente<br />

inferiori rispetto a quelli <strong>di</strong> esercizio. Per illustrare efficacemente<br />

questo concetto basta considerare che il costo totale<br />

(acquisto, manutenzione e consumi) legato al ciclo <strong>di</strong><br />

vita <strong>di</strong> un motore elettrico (tipicamente superiore a 10 anni),<br />

è composto per il 98% dal costo dei consumi <strong>di</strong> energia<br />

elettrica, mentre solo il 2% è dato dal costo iniziale (acquisto<br />

ed installazione) e dalla manutenzione. L’impiego <strong>di</strong><br />

motori moderni ad alto ren<strong>di</strong>mento - od un loro più efficiente<br />

utilizzo - consente <strong>di</strong> ottenere in tempi brevi rilevanti<br />

benefici economici, grazie ai risparmi sulle bollette energetiche.<br />

È evidente che, alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni,<br />

è necessario prestare particolare attenzione al ren<strong>di</strong>mento<br />

del motore piuttosto che concentrarsi prevalentemente<br />

2 Con il termine BAT = “Best Available Technologies” si fa riferimento alla più efficiente ed avanzata tecnologia, industrialmente <strong>di</strong>sponibile ed applicabile in con<strong>di</strong>zioni<br />

tecnicamente valide, in grado <strong>di</strong> garantire un elevato livello <strong>di</strong> protezione dell’ambiente nel suo complesso. L’UE è attiva nella preparazione <strong>di</strong> documenti che descrivono<br />

lo stato dell’arte nei vari settori industriali e i relativi standard ambientali collegati alle migliori tecniche <strong>di</strong>sponibili BAT (Best Available Technologies) con la pubblicazione<br />

<strong>di</strong> documenti <strong>di</strong> riferimento BREF (Best Reference).<br />


30 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

Figura 4: aree <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento relativo alla potenza delle 3 classi <strong>di</strong><br />

motori elettrici<br />

sull’incidenza dei costi d’acquisto o <strong>di</strong> sostituzione del parco<br />

esistente. In Europa esiste un accordo volontario (CE-<br />

MEP) tra i più importanti produttori <strong>di</strong> motori in base al<br />

quale è stata definita una classificazione in tre <strong>di</strong>verse classi<br />

<strong>di</strong> efficienza: EFF1, EFF2, EFF3. I motori EFF1 sono<br />

quelli a più alto ren<strong>di</strong>mento e rappresentano, insieme ai<br />

convertitori <strong>di</strong> frequenza, un’importante soluzione per ridurre<br />

considerevolmente i consumi <strong>di</strong> energia rispetto alle<br />

soluzioni tra<strong>di</strong>zionali (considerando l’elevato impatto,<br />

maggiore del 75%, dei consumi dei motori elettrici sui consumi<br />

complessivi <strong>di</strong> energia nel settore industriale).<br />

Figura 5: ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un motore al variare del fattore <strong>di</strong> carico<br />

Altro aspetto da ricordare, sempre nell’ambito dei motori<br />

elettrici, è la relazione tra il fattore <strong>di</strong> carico (rapporto<br />

tra potenza assorbita e potenza nominale) ed il<br />

ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un motore elettrico. Come si evince anche<br />

dalla figura sotto riportata, la massima efficienza <strong>di</strong><br />

un motore si ha per potenze superiori all’80% <strong>di</strong> quella<br />

nominale; questo significa che motori sovra<strong>di</strong>mensionati<br />

comportano notevoli per<strong>di</strong>te a causa <strong>di</strong> ridotti valori<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento.<br />

La struttura<br />

Lo schema <strong>di</strong> au<strong>di</strong>ting proposto consiste in una struttura<br />

<strong>di</strong>namica, così come illustrato nella figura 6. L’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> inefficienze e la lista dei potenziali interventi<br />

<strong>di</strong> ‘energy saving’ sono basate sui dati contenuti in un<br />

database (DB1) che è il frutto della fusione <strong>di</strong> tre database:<br />

• il database delle BAT (DB2);<br />

• il database con i dati <strong>di</strong> consumo e <strong>di</strong> efficienza specifica<br />

relativi ai <strong>di</strong>versi settori industriali (DB3);<br />

• il database con i risultati dei precedenti au<strong>di</strong>ts (DB4).<br />

Figura 6: struttura <strong>di</strong>namica dell’au<strong>di</strong>t energetico<br />

Gli interventi<br />

Il confronto tra le tecnologie attualmente in uso dalla<br />

realtà oggetto dell’au<strong>di</strong>t energetico e le migliori <strong>di</strong>sponibili<br />

sul mercato consente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le maggiori inefficienze<br />

per ciascuna delle aree <strong>di</strong> analisi. Successivamente<br />

la valutazione <strong>di</strong> tali inefficienze in relazione alle BAT<br />

consente <strong>di</strong> definire delle proposte <strong>di</strong> intervento la cui<br />

priorità <strong>di</strong>pende da due fattori:<br />


AUDIT ENERGETICO: IL PRIMO PASSO VERSO L’EFFICIENZA ENERGETICA 31<br />

• rilevanza dei consumi della specifica area <strong>di</strong> analisi rispetto<br />

ai consumi complessivi;<br />

• gap tra la tecnologia in uso e la migliore <strong>di</strong>sponibile sul<br />

mercato.<br />

Nella maggior parte dei casi, in ambito industriale, i risparmi<br />

più significativi si possono ottenere intervenendo<br />

sui sistemi motori, utilizzando apparecchi più efficienti o<br />

attraverso una regolazione più razionale che prevede l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> inverter in sostituzione <strong>di</strong> sistemi tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong><br />

tipo <strong>di</strong>ssipativo. In alcuni settori industriali che richiedono<br />

un apporto continuativo e rilevante <strong>di</strong> energia termica<br />

e/o frigorifera una soluzione che consente un elevato risparmio<br />

<strong>di</strong> energia primaria, oltre che una riduzione dei<br />

costi energetici, è rappresentata dalla cogenerazione/trigenerazione<br />

ad alto ren<strong>di</strong>mento. La produzione combinata<br />

<strong>di</strong> energia elettrica e calore/freddo autoconsumati in<br />

loco risultano sia energeticamente che economicamente<br />

convenienti rispetto alle forme <strong>di</strong> approvvigionamento<br />

tra<strong>di</strong>zionali e <strong>di</strong>sgiunte; inoltre, una <strong>di</strong>ffusione su larga<br />

scala <strong>di</strong> questa soluzione, che potrebbe trovare spazio anche<br />

in ambito civile, consentirebbe <strong>di</strong> abbattere i carichi<br />

sulle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione con conseguente riduzione delle<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> rete. Altri interventi interessanti per il settore<br />

industriale riguardano il recupero dei cascami termici che<br />

altrimenti andrebbero <strong>di</strong>ssipati (recupero calore dai fumi,<br />

dal raffreddamento dei forni, dei compressori, etc.), l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> trasformatori efficienti, la gestione dei picchi <strong>di</strong><br />

consumo ed il rifasamento dei carichi.<br />

Un possibile intervento può riguardare anche l’impianto<br />

<strong>di</strong> illuminazione con l’applicazione <strong>di</strong> apparecchi più efficienti,<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> gestione delle<br />

lampade (sensori <strong>di</strong> presenza, temporizzatori, etc.) ed un<br />

maggior sfruttamento della luce naturale.<br />

Conclusioni<br />

Ottimizzare il consumo <strong>di</strong> energia non significa necessariamente<br />

una <strong>di</strong>minuzione degli utilizzi, che si tradurrebbe<br />

in un abbassamento dell’attuale tenore <strong>di</strong> vita, ma una<br />

razionalizzazione degli stessi per evitare gli sprechi. Senza<br />

contare che una maggiore produzione energetica comporta,<br />

inoltre, un inevitabile incremento delle emissioni inquinanti,<br />

che aggravano una situazione ambientale già<br />

adesso molto critica. L’efficienza energetica è un ottimo<br />

sistema per contenere e ridurre i rischi del modello <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Il risparmio energetico è la prima e imme<strong>di</strong>ata fonte<br />

<strong>di</strong> energia, accessibile a tutte le imprese, <strong>di</strong> qualsiasi<br />

settore, con tempi <strong>di</strong> recupero dell’investimento inferiori<br />

a qualunque tecnologia energetica. L’efficienza energetica<br />

è importante non solo nei processi produttivi, ma anche<br />

nell’erogazione dei servizi (come, ad esempio, l’illuminazione<br />

o il riscaldamento). Aumentare l’efficienza energetica<br />

nei servizi significa, a parità <strong>di</strong> servizi offerti, consumare<br />

meno energia. Come illustrato nel presente articolo,<br />

l’au<strong>di</strong>t energetico è uno strumento in<strong>di</strong>spensabile ed è il<br />

primo passo verso l’efficienza energetica.<br />

Ringraziamenti<br />

Questo lavoro è anche il frutto della collaborazione con<br />

Fedabo srl, la Provincia <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, la Camera <strong>di</strong> Commercio<br />

<strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, con i quali il Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria<br />

Meccanica e Industriale dell’Università <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> e il<br />

CSMT hanno attivato <strong>di</strong>versi progetti <strong>di</strong> ricerca per lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> au<strong>di</strong>t energetici basati su modelli <strong>di</strong>namici<br />

per la mappatura dei consumi energetici e l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

degli interventi <strong>di</strong> efficienza energetica più vali<strong>di</strong> nei<br />

<strong>di</strong>versi settori produttivi della Provincia <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>.


32 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

La conversione fotovoltaica della ra<strong>di</strong>azione solare è una<br />

recente acquisizione tra le tecniche <strong>di</strong> produzione dell’energia<br />

elettrica.<br />

Le celle fotovoltaiche sono un’attraente soluzione nel<br />

complesso mondo delle ‘energie rinnovabili’ e il loro sviluppo<br />

ha inizio negli anni ‘50 con la realizzazione dei primi<br />

<strong>di</strong>spositivi pensati per applicazioni spaziali <strong>di</strong> tipo satellitare.<br />

Da quegli anni molta strada si è fatta ed oggi il momento<br />

della commercializzazione, pur nella sua turbolenza indotta<br />

dalle varie politiche <strong>di</strong> sostegno, è una realtà che<br />

tende sempre più ad affermarsi.<br />

Nonostante ciò la produzione fotovoltaica (FV) <strong>di</strong> energia<br />

solare non è ancora economicamente comparabile con<br />

quella tra<strong>di</strong>zionale.<br />

La ragione più significativa degli alti costi dei moduli fotovoltaici<br />

attualmente prodotti è costituita dal costo del materiale:<br />

i wafer <strong>di</strong> silicio puro <strong>di</strong> grado solare impiegato<br />

per la realizzazione delle celle fotovoltaiche mono (mc-Si)<br />

e policristalline (pc-Si), che costituiscono più del 90% del<br />

mercato.<br />

Queste celle, dette <strong>di</strong> ‘prima generazione’, possiedono<br />

un’alta qualità elettronica (elevata lunghezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

dei portatori <strong>di</strong> carica), una rilevante stabilità e relativamente<br />

alta efficienza (in un range dal 14 al 20%, a secondo<br />

dello stato cristallino del Si impiegato).<br />

Ma l’alto costo del silicio ultra puro impiegato, unito alla<br />

rilevante quantità <strong>di</strong> materiale (i wafer hanno spessori<br />

compresi tra i 200 e i 300 micron), fa sì che il costo del<br />

modulo finale sia ancora alto. Per questa ragione gli sforzi<br />

della ricerca sono fortemente orientati alla <strong>di</strong>minuzione<br />

dei costi <strong>di</strong> produzione del materiale e alla riduzione degli<br />

spessori.<br />

Si <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> ‘seconda generazione’, oggi in avanzata fase<br />

<strong>di</strong> sviluppo, quei moduli fatti con ‘film sottili’ <strong>di</strong> materiali<br />

semiconduttori microcristallini (es. il silicio amorfo idro-<br />

La terza generazione<br />

del fotovoltaico<br />

Angelo Borgese<br />

CSMT - Comitato <strong>di</strong> In<strong>di</strong>rizzo<br />

genato, il <strong>di</strong>seleniuro <strong>di</strong> in<strong>di</strong>o e rame, il telloruro <strong>di</strong> cadmio),<br />

che si ottengono per deposizione su substrati <strong>di</strong>versi<br />

(vetro, metallo, plastica, ecc.) con superfici ampie dell’or<strong>di</strong>ne<br />

del metro quadrato.<br />

Per questi materiali si sono messi in essere processi industriali<br />

che permettono la realizzazione <strong>di</strong> moduli ‘in continuo’<br />

ad elevato grado <strong>di</strong> automazione, con una forte <strong>di</strong>minuzione<br />

dei costi <strong>di</strong> produzione (dovuto anche al fatto che<br />

la quantità <strong>di</strong> materiale fotovoltaico a film sottile risulta<br />

pressoché trascurabile).<br />

L’efficienza dei moduli è un poco più bassa <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong><br />

prima generazione e si aggira tra il 13 e il 15% in submoduli<br />

<strong>di</strong> piccola <strong>di</strong>mensione superficiale, mentre per quelli<br />

più ampi attualmente in produzione si ottengono efficienze<br />

intorno al 10%.<br />

La ‘terza generazione’ è quella del futuro - in realtà non<br />

troppo lontano - e si riferisce a tecnologie basate su concetti<br />

assolutamente innovativi, che pur avendo avuto con-<br />


LA TERZA GENERAZIONE DEL FOTOVOLTAICO 33<br />

ferma sperimentale non hanno ancora abbandonato il livello<br />

della ricerca applicata per passare a quello dello sviluppo<br />

industriale.<br />

E’ possibile pensare alla realizzazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi fotovoltaici<br />

in grado <strong>di</strong> sfruttare una più elevata percentuale<br />

dello spettro solare, che attualmente sfugge alla conversione<br />

fotovoltaica; spingendosi verso il rosso e l’infrarosso si<br />

possono ottenere efficienze anche doppie <strong>di</strong> quelle attuali.<br />

Alla descrizione <strong>di</strong> queste possibilità de<strong>di</strong>chiamo il resto<br />

del presente articolo.<br />

Dispositivi ‘beam splitting’<br />

Attraverso un opportuno sistema ottico la ra<strong>di</strong>azione solare<br />

può essere scomposta nelle sue componenti colorate,<br />

come quando un raggio <strong>di</strong> sole passa attraverso un prisma<br />

<strong>di</strong> vetro; è così possibile inviare queste componenti su celle<br />

fotovoltaiche che esibiscono il massimo della loro efficienza<br />

proprio per quel colore.<br />

Un <strong>di</strong>spositivo ottico così concepito, detto <strong>di</strong> ‘beam splitting’<br />

consentirebbe <strong>di</strong> sfruttare quasi tutto lo spettro solare<br />

ai fini della conversione fotovoltaica, raggiungendo efficienze<br />

complessive teoriche superiori al 60%.<br />

Un sistema costituito da celle al germanio per la componente<br />

rossa, al silicio per quella giallo-verde e all’arseniuro<br />

<strong>di</strong> gallio per quella blu-violetta permetterebbe <strong>di</strong> ottenere<br />

efficienze superiori al 30%.<br />

I <strong>di</strong>spositivi attualmente allo stu<strong>di</strong>o si basano su sistemi ottici<br />

a concentrazione della ra<strong>di</strong>azione solare e hanno <strong>di</strong>mo-<br />

strato sperimentalmente la vali<strong>di</strong>tà del concetto, anche se la<br />

realizzazione pratica risulta molto complessa e costosa.<br />

Celle a giunzioni multiple<br />

Una evoluzione del concetto <strong>di</strong> ‘beam splitting’, anche se<br />

tecnologicamente più complesso, consiste nella realizzazione<br />

<strong>di</strong> un unico <strong>di</strong>spositivo costituito da celle a giunzioni<br />

multiple e sovrapposte costituite da materiali semiconduttori<br />

<strong>di</strong>versi, che rispondono alla conversione fotovoltaica<br />

<strong>di</strong> parti <strong>di</strong>verse dello spettro solare e risultano trasparenti<br />

per il resto della ra<strong>di</strong>azione.<br />

In questo caso, ciascuna giunzione assorbe e converte solo<br />

una parte della ra<strong>di</strong>azione e permette al resto <strong>di</strong> passare<br />

ed essere convertito dalla giunzione successiva.<br />

La struttura del <strong>di</strong>spositivo è realizzata in modo che gli<br />

elettroni fotogenerati alimentino adeguatamente il circuito<br />

esterno, generando una potenza totale somma dei contributi<br />

<strong>di</strong> ogni singola conversione fotovoltaica.<br />

In teoria l’efficienza <strong>di</strong> conversione potrebbe superare anche<br />

l’80%.<br />

In pratica, sono state realizzate celle a tre giunzioni superando<br />

rilevanti problemi tecnologici e ottenendo efficienze del<br />

39% con fosfuro <strong>di</strong> gallio e in<strong>di</strong>o, arseniuro <strong>di</strong> gallio e germanio<br />

con concentrazioni della luce solare pari a 236 volte.<br />

L’alto costo dovuto alla complessità della tecnologia rende<br />

oggi dubbia la competitività <strong>di</strong> questi sistemi <strong>di</strong> conversione,<br />

anche se i risultati già conseguiti incoraggiano a<br />

continuare gli sforzi della ricerca.<br />

I super reticoli<br />

La ricerca volta allo sfruttamento della maggior parte dello<br />

spettro solare percorre cammini sempre più evoluti e<br />

l’idea delle multigiunzioni ha portato recentemente a su-<br />


34 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

perare la limitatezza del numero <strong>di</strong> semiconduttori naturali<br />

utilizzabili per la realizzazione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi.<br />

Qualche tempo fa, nel campo della fisica dello stato solido,<br />

si affermò l’idea che era possibile realizzare materiali<br />

semiconduttori completamente nuovi come sovrapposizione<br />

<strong>di</strong> stati estremamente sottili (da uno a <strong>di</strong>eci nanometri)<br />

<strong>di</strong> semiconduttori naturali; questi impacchettamenti<br />

alternati <strong>di</strong> film nanometrici presero il nome <strong>di</strong> ‘super<br />

reticoli’.<br />

L’idea si deve all’inventore del ‘<strong>di</strong>odo tunnel’ e premio<br />

Nobel per la fisica nel 1973, Leo Esaki, che nel 1970 la<br />

propose quasi come una curiosità scientifica.<br />

Questi nuovi sistemi semiconduttori costituiti da numerosissimi<br />

strati alternativamente “p” e “n”, fino ad ottenere<br />

spessori anche <strong>di</strong> qualche micron, costituiscono <strong>di</strong> fatto<br />

un nuovo semiconduttore cristallino, non esistente in natura,<br />

avente caratteristiche fisiche completamente nuove e<br />

<strong>di</strong>pendenti dallo spessore dei singoli strati sottili che lo<br />

costituiscono.<br />

Modulando opportunamente tale parametro durante la<br />

fase <strong>di</strong> deposizione degli strati, si possono realizzare nuovi<br />

materiali semiconduttori con ‘banda <strong>di</strong> energia proibita’<br />

<strong>di</strong> ampiezza variabile a seconda delle esigenze.<br />

Una tecnologia o, meglio, una nanotecnologia a causa delle<br />

<strong>di</strong>mensioni nanometriche dello spessore dei singoli<br />

strati, atta a realizzare nuovi semiconduttori chiamata<br />

‘band engineering’, attraverso la quale si possono ottenere<br />

caratteristiche ottimali per le esigenze della conversione<br />

fotovoltaica dell’intero spettro solare.<br />

Purtuttavia, l’idea dei super reticoli non sembra, per il<br />

momento, avere una grande valenza pratica e una vera e<br />

propria cella fotovoltaica “multicolore” non è ancora stata<br />

realizzata. L’idea dei super reticoli è andata così progressivamente<br />

perdendo <strong>di</strong> interesse negli anni ‘90 a favore <strong>di</strong><br />

nuovi approcci sempre però basati sulle nanotecnologie<br />

dei materiali.<br />

I nanocristalli<br />

Questi nuovi orientamenti, oggi, promettono e permettono<br />

la realizzazione, con tecnologie più semplici, <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi<br />

fotovoltaici atti ad un migliore sfruttamento dello<br />

spettro solare, basati sulle proprietà dei cosiddetti ‘nanocristalli<br />

quantistici’.<br />

Senza entrare in particolari eccessivamente specialistici, si<br />

tratta <strong>di</strong> sistemi nanoaggregati cristallini <strong>di</strong> materiale semiconduttore<br />

con simmetria sferica costituiti da un numero<br />

<strong>di</strong> atomi compreso tra 10 e 100, in modo tale che il<br />

suo <strong>di</strong>ametro raggiunga una misura dell’or<strong>di</strong>ne del nanometro<br />

( 10 -9 m).<br />

Questo sistema microscopico, o meglio nanoscopico,<br />

mantiene le caratteristiche a ‘bande <strong>di</strong> livelli’ proprie del<br />

materiale semiconduttore che lo costituisce, con la <strong>di</strong>fferenza<br />

che i livelli, all’interno delle bande, sono spaziati in<br />

energia in modo <strong>di</strong>pendente dagli atomi presenti nell’aggregato<br />

e quin<strong>di</strong> dalle sue <strong>di</strong>mensioni.<br />

Minore è il numero degli atomi e più separati sono i livelli<br />

energetici e quin<strong>di</strong> le bande del sistema, che viene anche<br />

chiamato ‘quantum dot’.<br />

Modulando le <strong>di</strong>mensioni dei ‘quantum dots’ si possono<br />

realizzare <strong>di</strong>versi valori della banda <strong>di</strong> ‘energia proibita’<br />

E g , esistente tra la ‘banda <strong>di</strong> valenza’ e la ‘banda <strong>di</strong> conduzione’<br />

del nanocristallo semiconduttore, conferendo così<br />

allo stesso proprietà optoelettroniche <strong>di</strong>verse e quin<strong>di</strong><br />

possibilità fotoelettroniche ottimali alle varie frequenze<br />

dello spettro solare.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> strati multipli <strong>di</strong> nanocristalli con <strong>di</strong>mensioni<br />

<strong>di</strong>verse, all’interno <strong>di</strong> una giunzione fotovoltaica,<br />

può aumentare la quantità <strong>di</strong> spettro solare utile per la<br />

conversione e quin<strong>di</strong> l’efficienza del <strong>di</strong>spositivo.<br />

Attualmente sono allo stu<strong>di</strong>o ‘quantun dots’ <strong>di</strong> materiali<br />

semiconduttori come l’arseniuro <strong>di</strong> in<strong>di</strong>o, l’arseniuro <strong>di</strong><br />

gallio, il silicio, il seleniuro <strong>di</strong> piombo, il seleniuro <strong>di</strong> cadmio<br />

ed altri, molto importanti per le applicazioni fotovoltaiche<br />

in essere.


LA POLLINA: DA COSTO AZIENDALE A RISORSA ECONOMICA 35<br />

Prima <strong>di</strong> poter comprendere i motivi per cui recentemente<br />

si è cominciato a parlare <strong>di</strong> utilizzo della pollina a fini<br />

energetici è necessario innanzitutto conoscere cosa si intende<br />

quando si parla <strong>di</strong> ‘pollina’. Si tratta <strong>di</strong> un residuo<br />

organico costituito da escrementi del pollame e lettiera a<br />

base vegetale proveniente da allevamenti avicoli. L’idea <strong>di</strong><br />

utilizzare la pollina come combustibile – che, se paragonata<br />

ad altri combustibili come le biomasse, ha un potere calorifico<br />

decisamente inferiore (pari a circa 8 MJ/kg) – scaturisce<br />

dalla problematica connessa al suo smaltimento. In<br />

particolare, fino alla fine del 2007 gli avicoltori avevano tre<br />

possibilità per lo smaltimento delle deiezioni avicole:<br />

- il ritiro da parte <strong>di</strong> <strong>di</strong>tte specializzate secondo il Regolamento<br />

CE N. 1774/2002 del Parlamento Europeo e del<br />

Consiglio del 3 ottobre 2002, recante norme sanitarie relative<br />

ai sottoprodotti <strong>di</strong> origine animale non destinati al<br />

consumo umano. Questa soluzione, però, implicava oneri<br />

economici non in<strong>di</strong>fferenti per gli avicoltori;<br />

- lo smaltimento in campo come concime tenendo in considerazione<br />

l’adeguamento alla Direttiva 91/<strong>67</strong>6/CEE<br />

(“Direttiva Nitrati”), che limita in modo drastico lo spargimento<br />

<strong>di</strong> reflui zootecnici sui campi;<br />

- il recupero energetico (DM 5/2/98) legato però a con<strong>di</strong>zioni<br />

e vincoli estremamente rigi<strong>di</strong> e non adottabili dal<br />

singolo allevatore, prevedendo la combustione solo in impianti<br />

de<strong>di</strong>cati al recupero energetico <strong>di</strong> rifiuti <strong>di</strong> potenza<br />

nominale non inferiore a 6 MW termici.<br />

Rispetto alle prime due soluzioni la terza comportava<br />

maggiori costi e un iter legislativo estremamente lungo,<br />

spiegato nel D.lgs. n. 152 del 03/04/2006 (Testo unico<br />

ambientale – VAS,VIA,IPPC). Inoltre, prevedeva vincoli<br />

normativi più restrittivi, in particolar modo per l’incenerimento<br />

secondo il D.M. 5/2/98 e il D.lgs. n. 133 dell’11<br />

maggio 2005. A ciò bisogna aggiungere la maggiore complessità<br />

gestionale in termini <strong>di</strong> registri carico e scarico rifiuti,<br />

norme per il trasporto e l’igiene secondo la <strong>di</strong>rettiva<br />

La pollina:<br />

da costo aziendale<br />

a risorsa economica<br />

Maria Chiesa e Giovanna Gagliotti<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore - CRASL<br />

(Centro <strong>di</strong> Ricerche per l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile della Lombar<strong>di</strong>a)<br />

CE 1774 che stabilisce in particolare rigide norme sanitarie<br />

per la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio, la manipolazione,<br />

la trasformazione, l’uso e l’eliminazione dei sottoprodotti<br />

<strong>di</strong> origine animale. Di conseguenza, fino all’inizio<br />

del 2008 il canale quasi obbligato <strong>di</strong> smaltimento della<br />

pollina per gli avicoltori in Italia era il conferimento a <strong>di</strong>tte<br />

specializzate le quali provvedevano allo smaltimento in<br />

<strong>di</strong>scarica oppure alla conversione quale ammendante. La<br />

nuova normativa dal 2008 (art. 185, comma 2 Decreto<br />

correttivo n.4/2008 del Dlgs 52/06) considera ora la pollina<br />

non più come rifiuto speciale, ma come sottoprodotto<br />

aziendale utilizzabile quin<strong>di</strong> come combustibile anche in<br />

allevamento dell’azienda avicola “De Poli” sita a Montirone (Bs),<br />

dove si è effettuata la sperimentazione<br />


36 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

impianti <strong>di</strong> piccola taglia (inferiore ai 6 MW termici), offrendo<br />

nuove opportunità per gli avicoltori. A questo proposito,<br />

è interessante sottolineare come in Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

il mutamento della normativa sia stata supportato<br />

anche dai risultati <strong>di</strong> alcuni progetti <strong>di</strong> ricerca applicata<br />

cofinanziati negli ultimi anni dalla Direzione Generale<br />

Agricoltura. In particolare, nel corso del 2006 l’Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore, tramite il Centro <strong>di</strong> Ricerca per<br />

l’Ambiente e lo Sviluppo sostenibile della Lombar<strong>di</strong>a<br />

(CRASL), ha condotto il Progetto REPE (Analisi ambientale,<br />

energetica e gestionale per il REcupero della Pollina<br />

a scopo Energetico), in collaborazione con lo Stu<strong>di</strong>o tecnico<br />

Green Energy s.r.l. e l’azienda Giemme <strong>di</strong> Mola. Obiettivo<br />

del progetto è stata la verifica sperimentale della fattibilità<br />

dell’utilizzo della pollina a fini energetici da un<br />

punto <strong>di</strong> vista energetico, ambientale ed economico allo<br />

scopo <strong>di</strong> affrontare la problematica legata ai problemi attuali<br />

<strong>di</strong> smaltimento della pollina.<br />

Risultati dell’analisi energetica<br />

e ambientale<br />

Il progetto ha previsto test sperimentali <strong>di</strong> utilizzo della<br />

pollina come combustibile su due impianti <strong>di</strong> piccola taglia:<br />

una caldaia da 600 kW termici e un gassificatore da<br />

270 kW termici (quest’ultimo a monte <strong>di</strong> un motore elettrico<br />

<strong>di</strong> potenza nominale pari a 60 kW elettrici). Da un<br />

punto <strong>di</strong> vista ambientale, si è provveduto ad effettuare<br />

l’analisi chimica sia della pollina che delle ceneri prodotte,<br />

unitamente all’analisi delle emissioni in atmosfera a valle<br />

della caldaia e del motore elettrico a valle del gassificatore.<br />

Come è noto, le emissioni atmosferiche <strong>di</strong> un impianto<br />

<strong>di</strong> combustione o <strong>di</strong> un gassificatore, unitamente alla<br />

composizione delle ceneri prodotte dai due impianti, sono<br />

legate alla composizione chimica del combustibile primario.<br />

E’ stata quin<strong>di</strong> dapprima effettuata l’analisi chimica <strong>di</strong><br />

un campione <strong>di</strong> lettiera (composta da pollina all’80% e segatura<br />

al 20%) per quanto riguarda la speciazione dei metalli<br />

presenti. I risultati dell’analisi chimica della pollina<br />

sono strettamente collegati alla composizione del mangime<br />

somministrato ai polli durante la loro crescita. Dalle<br />

analisi chimiche svolte è risultato un valore <strong>di</strong> Cloro elevato,<br />

riscontrato anche nella composizione chimica delle<br />

ceneri, giustificato sia dalla presenza <strong>di</strong> segatura nel combustibile<br />

che dalle usuali pratiche avicole per la <strong>di</strong>sinfezione<br />

della superficie a<strong>di</strong>bita ai polli. Inoltre, si è riscontrato<br />

un valore elevato <strong>di</strong> rame (superiore al valore limite <strong>di</strong> 35<br />

mg/kg), che è legato alla composizione chimica <strong>di</strong> particolari<br />

integratori alimentari somministrati ai polli durante<br />

la loro crescita. Per quanto riguarda le emissioni atmosferiche,<br />

si sono considerati i valori limite contenuti nell’Al-<br />

legato 2 - Sub-allegato 1 del D.M. 05/02/1998 (in particolare,<br />

sono stati considerati i punti 11 e 14 rispettivamente<br />

per la gassificazione e la combustione). Dai test sperimentali<br />

i parametri maggiormente critici che sono stati riscontrati<br />

sia per la gassificazione che per la combustione della<br />

pollina sono il monossido <strong>di</strong> carbonio (CO) e le polveri totali<br />

sospese (PTS). I valori <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> questi parametri<br />

hanno raggiunto in entrambi i casi i valori limite. Per<br />

quanto riguarda gli altri inquinanti monitorati, si sono rilevate<br />

delle criticità per quanto riguarda le prove <strong>di</strong> emissione<br />

in caldaia per parametri contenenti il Cloro (espressi<br />

come Acido Cloridrico, HCl), il Carbonio Organico Totale<br />

(COT) e alcuni metalli pesanti (in particolare il rame -<br />

Cu). Premesso che, per entrambi gli impianti utilizzati, le<br />

misure <strong>di</strong> emissione sono state effettuate senza alcun sistema<br />

<strong>di</strong> abbattimento fumi, sarebbe possibile ridurre le<br />

criticità riscontrate con alcuni accorgimenti tecnici. In<br />

particolare, per il monossido <strong>di</strong> carbonio (CO) i valori elevati<br />

<strong>di</strong> emissione sono da attribuire ad una combustione<br />

non ottimizzata (che potrebbe essere migliorata mo<strong>di</strong>ficando<br />

la geometria del bruciatore della caldaia ed inserendo<br />

una griglia mobile al posto della griglia fissa utilizzata<br />

nel nostro caso stu<strong>di</strong>o, unitamente ad un ricircolo<br />

parziale dei fumi in camera <strong>di</strong> combustione). Per quanto<br />

riguarda le polveri, l’applicazione <strong>di</strong> filtri a maniche per<br />

entrambi gli impianti potrebbe costituire un valido sistema<br />

<strong>di</strong> abbattimento al fine del raggiungimento <strong>di</strong> valori <strong>di</strong><br />

emissione ben al <strong>di</strong> sotto del valore limite giornaliero (pari<br />

a 10 mg/Nm 3 ). Le concentrazioni <strong>di</strong> composti a base <strong>di</strong><br />

Cl (espressi come HCl) e metalli pesanti (tra cui in particolar<br />

modo il Rame - Cu), potrebbero essere ridotti cambiando<br />

da una parte le pratiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione degli allevamenti<br />

da parte degli allevatori che fanno attualmente<br />

largo uso <strong>di</strong> prodotti clorurati e, dall’altra, stu<strong>di</strong>ando integratori<br />

alimentari per polli con un contenuto rameico possibilmente<br />

inferiore al livello attuale. È stato interessante<br />

verificare che le emissioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ossine e furani<br />

(PCDD/PCDF), che rappresentano a livello <strong>di</strong> sensibilità<br />

pubblica potenziali parametri critici a livello europeo, non<br />

sono risultate critiche per quanto riguarda la combustione,<br />

grazie all’elevata temperatura all’interno della camera<br />

<strong>di</strong> combustione (attorno ai 900 °C). Nel caso della gassificazione,<br />

invece, il valore limite <strong>di</strong> 0,1 ng/Nm 3 per le emissioni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ossine è stato raggiunto; una riduzione delle<br />

emissioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ossine potrebbe tuttavia essere ottenuta<br />

agendo sull’abbattimento delle polveri stesse (tramite l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> filtri a maniche). Per quanto riguarda le emissioni<br />

<strong>di</strong> metalli pesanti (presenti in gran parte nel particolato)<br />

potrebbero essere ridotte inserendo a valle della camera<br />

<strong>di</strong> combustione e del reattore <strong>di</strong> gassificazione dei filtri<br />

a base <strong>di</strong> carbone attivo. Sulla base <strong>di</strong> tutte le analisi <strong>di</strong> tipo<br />

ambientale condotte all’interno del progetto sono<br />


LA POLLINA: DA COSTO AZIENDALE A RISORSA ECONOMICA 37<br />

quin<strong>di</strong> state valutate le possibili mo<strong>di</strong>fiche da apportare<br />

agli impianti dal punto <strong>di</strong> vista tecnico, al fine <strong>di</strong> migliorare<br />

i processi <strong>di</strong> combustione e <strong>di</strong> gassificazione e ridurre le<br />

emissioni. In particolare, per quanto riguarda l’utilizzo <strong>di</strong><br />

pollina in caldaia, una volta ottimizzata la geometria del<br />

combustore - come accennato in precedenza - sarebbe auspicabile<br />

utilizzare una griglia mobile inclinata impiegata<br />

attualmente in caldaie già in commercio, che bruciano<br />

biomassa legnosa con un elevato tenore <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà. In<br />

particolare, nel caso specifico (combustione <strong>di</strong> lettiera)<br />

potrebbe essere utilizzato un bruciatore a griglia mobile<br />

inclinata in ghisa al cromo caratterizzata da un funzionamento<br />

orizzontale alternativo a mezzo <strong>di</strong> spintore meccanico<br />

per l’avanzamento controllato del combustibile sulla<br />

griglia. Per quanto riguarda la gassificazione della pollina,<br />

l’inserimento <strong>di</strong> una marmitta catalitica e sonda lambda<br />

garantirebbe il ricircolo dei fumi nel gassificatore con una<br />

riduzione in parallelo degli inquinanti emessi. Al fine <strong>di</strong><br />

migliorare le prestazioni energetiche del sistema per la<br />

produzione <strong>di</strong> energia elettrica sarebbe invece auspicabile<br />

l’impiego <strong>di</strong> una turbina in sostituzione del motore a combustione<br />

interna. Questa variante presuppone un aumento<br />

<strong>di</strong> densità energetica del gasogeno, ovvero del gas composito<br />

prodotto a valle del processo <strong>di</strong> gassificazione. Una<br />

possibile soluzione potrebbe essere data dall’inserimento<br />

<strong>di</strong> un compressore e <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> stoccaggio del gas a<br />

monte della turbina.<br />

Risultati dell’analisi economica<br />

Per quanto riguarda l’analisi costi-benefici dell’utilizzo<br />

della pollina a fini energetici si sono valutati <strong>di</strong>versi fattori.<br />

In particolare, sono stati considerati gli eventuali ricavi<br />

economici per gli avicoltori, considerando il mancato costo<br />

<strong>di</strong> smaltimento della pollina, il mancato acquisto del<br />

combustibile per il riscaldamento degli allevamenti (attualmente<br />

dato dal gasolio) e il surplus <strong>di</strong> energia termica<br />

e/o elettrica (prodotto dall’impianto <strong>di</strong> combustione o<br />

gassificazione sottraendo i consumi interni aziendali) che<br />

si potrebbe avere grazie all’utilizzo <strong>di</strong> pollina a fini energetici<br />

e tenendo conto <strong>di</strong> incentivi come il conto energia, i<br />

certificati ver<strong>di</strong> e la tariffa agricola secondo la legge finanziaria<br />

2008. Allo stato attuale gli avicoltori godono dell’acquisto<br />

<strong>di</strong> combustibile detassato agricolo (in particolare<br />

gasolio) a prezzo agevolato pari a 0,7 €/litro. In alternativa,<br />

negli allevamenti viene talvolta utilizzato anche il<br />

gas naturale (al costo <strong>di</strong> 0,5 €/m 3 ). Per quanto concerne<br />

l’energia elettrica, l’impiego <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> ventilazione (utilizzati<br />

solo nei mesi estivi) penalizza il contratto degli avicoltori<br />

che scontano un fisso elevato <strong>di</strong> allacciamento alla<br />

rete. Dalle analisi effettuate a campione la tariffa me<strong>di</strong>a<br />

stoccaggio <strong>di</strong> pollina in un’azienda avicola<br />

pagata è <strong>di</strong> 0,18 €/kWh con una potenza <strong>di</strong> allacciamento<br />

pari a 40 kW. L’impiego <strong>di</strong> energia sia termica che elettrica<br />

è influenzato dal periodo del ciclo <strong>di</strong> allevamento dei<br />

pulcini. Per un allevamento <strong>di</strong> superficie pari a 7.500 m 2 è<br />

ipotizzabile un costo <strong>di</strong> combustibile per il riscaldamento<br />

tra i 30.000 e i 50.000 €/anno. Dal punto <strong>di</strong> vista dell’energia<br />

elettrica, i consumi, per lo più imputabili al periodo<br />

estivo, sono pari a circa 50.000 kWh/anno. La nuova<br />

Direttiva Nitrati ha <strong>di</strong>mezzato la possibilità <strong>di</strong> span<strong>di</strong>mento<br />

in campo della pollina (portando il carico massimo <strong>di</strong><br />

azoto span<strong>di</strong>bile in campo al valore <strong>di</strong> 170 kg per ettaro <strong>di</strong><br />

terreno): <strong>di</strong> conseguenza, considerando lo smaltimento in<br />

<strong>di</strong>scarica o il conferimento, si ipotizza un costo <strong>di</strong> 0,1€/kg.<br />

Ipotizzando il costo <strong>di</strong> una caldaia a pollina uguale a quello<br />

<strong>di</strong> una caldaia a griglia mobile biomassa legnosa (sistema<br />

a biomassa più costoso sul mercato), un allevamento<br />

<strong>di</strong> 7.500 m 2 necessiterebbe <strong>di</strong> una caldaia <strong>di</strong> potenza nominale<br />

pari a 500 kW. L’investimento previsto per la sola<br />

centrale termica è identificabile in € 150.000; non sono<br />

stati considerati costi aggiuntivi in quanto il materiale è<br />

stoccabile in un silos abitualmente presente nelle aziende<br />

avicole. Ipotizzando un potere calorifico inferiore della<br />

pollina <strong>di</strong> 2,5 kWh/kg ed una necessità energetica <strong>di</strong><br />

715.000 kWh, si eviterebbe lo smaltimento <strong>di</strong> 285 tonnellate<br />

<strong>di</strong> pollina con un ulteriore risparmio <strong>di</strong> 28.500 €/anno.<br />

Nel caso <strong>di</strong> autoproduzione <strong>di</strong> energia elettrica, si è<br />

considerato lo stesso sistema <strong>di</strong> riferimento utilizzato nel<br />

progetto <strong>di</strong> ricerca. Data la complessità del sistema legislativo<br />

applicabile alla produzione energetica (con particolare<br />

riferimento a quella basata su fonti <strong>di</strong> energia rinnovabile),<br />

si sono analizzati i seguenti casi stu<strong>di</strong>o.<br />

- Autoconsumo dell’energia elettrica prodotta, in<strong>di</strong>pendenza<br />

energetica dal punto <strong>di</strong> vista termico anche nei mo-<br />


38 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

Gassificatore<br />

menti <strong>di</strong> picco, cessione dell’energia elettrica secondo le<br />

tariffe dell’AEEG, riscossione dei certificati ver<strong>di</strong> per un<br />

periodo <strong>di</strong> 15 anni.<br />

- Autoconsumo dell’energia elettrica prodotta, in<strong>di</strong>pendenza<br />

energetica dal punto <strong>di</strong> vista termico anche nei momenti<br />

<strong>di</strong> picco, cessione dell’energia elettrica secondo le<br />

tariffe dell’AAEG, riscossione dei certificati ver<strong>di</strong> per un<br />

periodo <strong>di</strong> 15 anni, mancato costo per lo smaltimento della<br />

pollina.<br />

- Applicazione del conto energia per biomasse alla produzione<br />

<strong>di</strong> energia elettrica, in<strong>di</strong>pendenza energetica dal<br />

punto <strong>di</strong> vista termico anche nei momenti <strong>di</strong> picco.<br />

- Applicazione del conto energia per biomasse alla produzione<br />

<strong>di</strong> energia elettrica, in<strong>di</strong>pendenza energetica dal<br />

punto <strong>di</strong> vista termico anche nei momenti <strong>di</strong> picco, mancato<br />

costo per lo smaltimento della pollina.<br />

In tutti i casi analizzati è emerso che la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

combustibile a costo zero garantirebbe la sostenibilità<br />

dell’investimento anche senza usufruire dei certificati<br />

ver<strong>di</strong> per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica da fonti rinnovabili<br />

(rientro economico in 10 anni circa); considerando<br />

anche i certificati ver<strong>di</strong> o il conto energia per biomasse<br />

(promosso dalla finanziaria 2008), il tempo <strong>di</strong> ritorno<br />

dell’investimento si ridurrebbe ulteriormente a<br />

circa 4 anni.<br />

Sviluppi futuri<br />

A seguito dei risultati incoraggianti della ricerca esposti<br />

più sopra e del recepimento da parte dell’Italia della Direttiva<br />

91/<strong>67</strong>6/CEE, nota come “Direttiva Nitrati”, il<br />

CRASL sta continuando a lavorare su questo tema collaborando<br />

con le autorità locali e regionali e con gli operatori<br />

industriali del settore (produttori <strong>di</strong> impianti per la<br />

gestione <strong>di</strong> reflui zootecnici e aziende avicole).<br />

E’ infine <strong>di</strong> fondamentale importanza sottolineare la necessità<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e confronto <strong>di</strong>retto con gli allevatori<br />

stessi per affrontare le problematiche derivanti dalle attuali<br />

pratiche utilizzate all’interno delle aziende avicole,<br />

sia in termini <strong>di</strong> gestione degli allevamenti stessi che in<br />

termini <strong>di</strong> gestione dei reflui prodotti, per razionalizzare<br />

l’uso <strong>di</strong> pollina (che contiene composti azotati) in agricoltura<br />

quale ammendante e prevenire quin<strong>di</strong> l’accumulo <strong>di</strong><br />

sostanze azotate nei terreni; il tutto rispettando nel contempo<br />

il vincolo della Direttiva Nitrati dato dallo span<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> un carico massimo <strong>di</strong> 170 kg <strong>di</strong> azoto per ettaro<br />

<strong>di</strong> terreno relativamente alle Zone vulnerabili da Nitrati <strong>di</strong><br />

origine Agricola (ZNA), la cui <strong>di</strong>stribuzione a livello nazionale<br />

porta la Provincia <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> a risultare particolarmente<br />

critica.


IDROGENO, FUEL CELL E UTILIZZI IN AMBITO AUTOMOTIVE 39<br />

Oggigiorno si parla molto spesso <strong>di</strong> idrogeno e <strong>di</strong> un suo<br />

possibile utilizzo futuro come combustibile sostitutivo del<br />

petrolio. Il che in linea teorica è possibile, anche se non<br />

mancano problematiche che rendono l’idrogeno ancora<br />

poco sfruttabile. L’articolo qui proposto parla della storia<br />

<strong>di</strong> questo elemento e in particolare <strong>di</strong> come può essere<br />

sfruttato nel campo dell’automotive me<strong>di</strong>ante l’utilizzo<br />

delle celle a combustibile.<br />

Caratteristiche e breve storia dell’idrogeno<br />

L’idrogeno è il più <strong>di</strong>ffuso tra tutti gli elementi presenti<br />

sul pianeta, ma esso è quasi sempre legato ad altri elementi.<br />

La sua molecola (H2 ) è formata da due atomi <strong>di</strong><br />

idrogeno. Non si deve cadere nell’errore <strong>di</strong> considerare l’idrogeno<br />

una fonte energetica. In realtà si ottiene da altre<br />

fonti me<strong>di</strong>ante particolari processi, quin<strong>di</strong> la sua funzione<br />

è propriamente quella <strong>di</strong> un vettore energetico. L’idrogeno<br />

avrebbe una funzione fondamentale come volano energetico.<br />

L’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili potrebbe<br />

essere facilmente conservata nell’idrogeno in forma<br />

<strong>di</strong> energia chimica quando non serve, per poi essere<br />

consumata in un momento <strong>di</strong> necessità.<br />

Questo gas, attraverso la cella a combustibile, può, infatti,<br />

restituire energia in forma elettrica ove e quando essa è<br />

necessaria perché può essere trasportato. Impiegare l’idrogeno<br />

come combustibile sarebbe importantissimo sia<br />

per la sua enorme <strong>di</strong>sponibilità (lo si può ottenere dall’acqua),<br />

sia considerando le esigenze ambientali. La sua caratteristica<br />

più evidente, in relazione all’ambiente, consiste<br />

nel fatto che la sua composizione chimica non contiene<br />

nessun atomo <strong>di</strong> carbonio. Con l’idrogeno, l’umanità,<br />

per la prima volta nella sua storia, potrebbe impiegare un<br />

combustibile in grado <strong>di</strong> fornire energia senza rilasciare<br />

né l’ossido <strong>di</strong> carbonio né l’anidride carbonica. L’idrogeno<br />

Idrogeno, “fuel cell”<br />

e utilizzi in ambito<br />

automotive<br />

Lorenzo Sbaraini<br />

<strong>di</strong>vide con l’ossigeno ed il silicio la classifica degli elementi<br />

più <strong>di</strong>ffusi sul nostro pianeta ed è contenuto nell’acqua<br />

in tutte le forme organiche. Costituisce il 75% della biosfera<br />

terrestre, ma sul nostro pianeta non è <strong>di</strong>ffuso allo stato<br />

puro perché la forza gravitazionale non trattiene le sue<br />

molecole che sono molto leggere. L’idrogeno si può reperire<br />

isolato solo nelle zone vulcaniche, in alcuni siti petroliferi,<br />

anche se piccole quantità, e ad un’altezza <strong>di</strong> 100 km.<br />

Altrimenti è sempre combinato con l’ossigeno nell’acqua<br />

oppure lo si trova legato con il carbonio e con altri elementi.<br />

Anche il 10% del peso del corpo umano è rappresentato<br />

da questo elemento. L’idrogeno, rispetto a tutti gli<br />

altri combustibili, ha il più alto contenuto energetico, in<br />

relazione alla massa. Per produrre energia ottenibile da 1<br />

kg <strong>di</strong> idrogeno occorrono 2.8 kg <strong>di</strong> benzina oppure 2.1 kg<br />

<strong>di</strong> gas naturale. I primi impieghi significativi della cella a<br />

combustibile a idrogeno apparvero nei programmi spaziali<br />

della NASA. Da allora esse furono chiamate prevalentemente<br />

con la denominazione inglese ‘fuel cells’. America e<br />

Russia hanno impiegato costantemente l’idrogeno per alimentare<br />

le cella combustibile a bordo delle prime navicelle<br />

fino allo Space Shuttle. L’attenzione verso l’idrogeno<br />

come possibile fonte <strong>di</strong> energia per i veicoli terrestri e per<br />

i sistemi <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> elettricità, risale solo agli inizi<br />

degli anni ’70, nel periodo successivo alla prima crisi petrolifera.<br />

Molti scienziati e governi, intimoriti dall’improvvisa<br />

impennata dei prezzi del petrolio, presero in considerazione<br />

l’idrogeno come combustibile per i veicoli, e per le<br />

centrali elettriche <strong>di</strong> piccola taglia furono avviati molti<br />

programmi <strong>di</strong> ricerca per valutare i vantaggi potenziali<br />

dell’utilizzo del gas in campo energetico. Furono altresì<br />

evidenziati i principali problemi tecnici connessi con il<br />

suo impiego: la produzione, lo stoccaggio ed il trasporto.<br />

Durante il ventennio 1975-1995 successivo alla prima crisi<br />

petrolifera, furono sviluppati numerosi sistemi e nuove<br />

tecnologie per ottenere l’energia elettrica anche da fonti<br />


40 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

rinnovabili. Aumentava <strong>di</strong> nuovo l’interesse verso l’idrogeno<br />

perché nascevano nuove possibilità <strong>di</strong> realizzare l’elettrolisi<br />

a costi più bassi, mentre si <strong>di</strong>ffondevano le motivazioni<br />

per utilizzarlo nei sistemi <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia<br />

come combustibile alternativo ai derivati del petrolio. Negli<br />

stessi anni gli scienziati pubblicavano i primi rapporti<br />

precisi e molto preoccupati sulle conseguenze dell’effetto<br />

serra. Quin<strong>di</strong>, se inizialmente l’obiettivo che aveva spinto<br />

il ricercatore ad esplorare la possibilità <strong>di</strong> impiego dell’<br />

idrogeno era stato soprattutto quello <strong>di</strong> limitare la <strong>di</strong>pendenza<br />

dal petrolio, negli anni ’90 si aggiungeva anche la<br />

necessità <strong>di</strong> sperimentare soluzioni in grado <strong>di</strong> eliminare<br />

le emissioni <strong>di</strong> gas serra. Con l’inizio dell’ultima decade<br />

del ventesimo secolo, iniziative finalizzate alla <strong>di</strong>ffusione<br />

dell’impiego dell’idrogeno si sono moltiplicate ovunque<br />

nel mondo. La tematica dell’ambiente ha toccato fortemente<br />

anche l’ambito sociale e le comunità hanno attivato<br />

ogni genere <strong>di</strong> iniziativa in tema <strong>di</strong> energie e <strong>di</strong> ambiente.<br />

Si sono formati consorzi ed attività <strong>di</strong> promozione che<br />

hanno proposto modelli energetici basati sulla produzione<br />

<strong>di</strong> elettricità da fonti rinnovabili e sull’idrogeno ottenuto<br />

da elettrolisi. L’obiettivo è ormai quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere l’utilizzo<br />

dell’idrogeno verso il più grande numero <strong>di</strong> utenti<br />

possibile, in modo da raggiungere un’economia <strong>di</strong> scala<br />

tale da rendere vantaggioso la fabbricazione intensiva dei<br />

sistemi a ‘‘fuel cell’’. L’obiettivo è quello <strong>di</strong> produrre idrogeno<br />

in modo sempre meno <strong>di</strong>pendente dai combustibili<br />

fossili tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Quando si parla <strong>di</strong> veicoli ad idrogeno c’è sempre qualcuno<br />

pronto a sostenere che l’idea è un’utopia, che l’idrogeno<br />

non potrà mai essere effettivamente <strong>di</strong>sponibile in modo<br />

capillare sul territorio. Qualcun altro aggiunge che, in ogni<br />

caso, esso sarebbe ricavato da fonti fossili e da processi <strong>di</strong><br />

schema del processo<br />

<strong>di</strong> steam reforming<br />

produzione simili a quelli che sono impiegati per ottenere<br />

il gasolio e la benzina dal petrolio. Quin<strong>di</strong> basati sullo<br />

spreco irreversibile <strong>di</strong> risorse con una collaterale produzione<br />

<strong>di</strong> inquinanti. Per quanto riguarda la produzione sono<br />

<strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong>verse tecnologie e naturalmente andrebbero<br />

privilegiate quelle che permettono <strong>di</strong> ottenerlo nel rispetto<br />

<strong>di</strong> due vincoli fondamentali: la compatibilità ambientale ed<br />

un costo <strong>di</strong> produzione accettabile. È contrad<strong>di</strong>ttorio voler<br />

ricorrere all’idrogeno quale combustibile pulito ed economicamente<br />

vantaggioso, producendolo me<strong>di</strong>ante processi<br />

che emettono gas nocivi oppure che sprecano più energia<br />

<strong>di</strong> quella che si desidera utilizzare. Il metodo ideale per la<br />

sua produzione sarebbe ricavarlo dall’acqua, che può essere<br />

scomposta nei suoi due costituenti (idrogeno e ossigeno)<br />

tramite l’elettrolisi. Se però l’energia elettrica necessaria<br />

per questo processo viene prodotta in modo tra<strong>di</strong>zionale,<br />

si ricade nella contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> dover mettere in conto<br />

un certo costo economico e ambientale per ricavare l’idrogeno<br />

perché si continuerebbero a consumare combustibili<br />

fossili. Il processo <strong>di</strong> elettrolisi veramente pulito ed economicamente<br />

vantaggioso deve invece poter impiegare corrente<br />

elettrica ottenuta da fonti rinnovabili e oggi questo è<br />

già possibile. Negli ultimi anni, si sta <strong>di</strong>ffondendo ovunque<br />

un numero <strong>di</strong> iniziative per sviluppare sistemi per ottenere<br />

energia elettrica da fonti rinnovabili. Sono allo stu<strong>di</strong>o anche<br />

nuove metodologie che sfruttano le caratteristiche <strong>di</strong><br />

materiali speciali che possono abbattere in parte l’anidride<br />

carbonica chimicamente durante i processi <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>di</strong> idrogeno da fonti fossili. Questi accorgimenti permettono<br />

già oggi <strong>di</strong> avere l’idrogeno attraverso processi quasi<br />

puliti, in attesa che prevalga l’elettrolisi che sfrutta l’elettricità<br />

prodotta da fonti rinnovabili (che è il metodo totalmente<br />

privo <strong>di</strong> emissioni).<br />


IDROGENO, FUEL CELL E UTILIZZI IN AMBITO AUTOMOTIVE 41<br />

Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione:<br />

lo steam reforming e l’elettrolisi<br />

Il 50% circa dell’idrogeno prodotto nel mondo si ottiene<br />

con lo steam reforming del metano. Il processo è <strong>di</strong>ffuso<br />

ovunque e si basa sulla sua reazione con il vapore acqueo.<br />

Come punto <strong>di</strong> partenza si utilizza il metano contenuto<br />

nel gas naturale. Si potrebbe partire anche dagli idrocarburi<br />

pesanti ottenuti dal cracking del petrolio, ma il prodotto<br />

finale deve essere idrogeno puro con un costo accettabile<br />

e ottenerlo attraverso questa strada sarebbe antieconomico,<br />

perché la spesa energetica necessaria sarebbe<br />

troppo elevata. Lo steam reforming consiste nella reazione<br />

chimica del metano col vapore d’acqua alla temperatura<br />

<strong>di</strong> circa 800 °C e alla pressione <strong>di</strong> 2.5 Mpa in presenza<br />

<strong>di</strong> opportuni catalizzatori, <strong>di</strong> solito a base <strong>di</strong> nichel. Il valore<br />

<strong>di</strong> pressione e <strong>di</strong> temperatura a cui avviene il processo<br />

implicano una certa spesa energetica <strong>di</strong> compressione e<br />

<strong>di</strong> calore. Un primo step <strong>di</strong> reazioni chimiche <strong>di</strong>vide le<br />

molecole <strong>di</strong> metano in idrogeno e in ossido <strong>di</strong> carbonio<br />

(CO). Nel secondo step la miscela contenente CO viene<br />

fatta reagire con altro vapore acqueo alla temperatura <strong>di</strong><br />

circa 400 °C. In tale fase si ottiene anidride carbonica<br />

(CO 2 ) ed ancora idrogeno. Questa seconda reazione si definisce<br />

‘shift’. Il ren<strong>di</strong>mento globale del processo <strong>di</strong> steam<br />

reforming è <strong>di</strong> circa il 65-70%, ma alcuni impianti raggiungono<br />

il 75-85%. Per il ren<strong>di</strong>mento si intende il rapporto<br />

fra il contenuto energetico dell’idrogeno che viene<br />

reso <strong>di</strong>sponibile all’uscita dal processo e quello del metano<br />

<strong>di</strong> partenza, al quale va sommata l’energia spesa per<br />

tenere attivo il ciclo ai valori <strong>di</strong> pressione e temperature<br />

in<strong>di</strong>cati. Gli impianti più moderni sono dotati <strong>di</strong> sistemi<br />

<strong>di</strong> recupero dell’energia contenuta nei gas <strong>di</strong> scarto e dal<br />

vapore; quest’ultimo viene reso <strong>di</strong>sponibile alla pressione<br />

<strong>di</strong> 46 bar e può essere utilizzato per produrre elettricità,<br />

mentre i gas, che contengono un’aliquota <strong>di</strong> circa 50-60%<br />

<strong>di</strong> combustibile, vengono depurati dall’anidride carbonica<br />

e sono riutilizzati per alimentare il processo. L’anidride<br />

carbonica emersa durante questa ulteriore trasformazione<br />

è pari a circa il 40-50% del totale dei gas <strong>di</strong> scarto e viene<br />

eliminata. L’inevitabile produzione collaterale <strong>di</strong> anidride<br />

carbonica costituisce il fattore critico dello steam reforming.<br />

La compatibilità ambientale <strong>di</strong> questo processo oggi<br />

è altamente controllata: la CO 2 prodotta, come già accennato,<br />

viene isolata o abbattuta in loco; la ricerca applicata<br />

più recente è riuscita a renderlo estremamente efficiente e<br />

pulito. Una versione innovativa dello steam reforming,<br />

denominata SER (Sorbion Enhanced Reforming) produce<br />

l’idrogeno a temperatura più bassa. Il SER è abbinato ad<br />

un sistema <strong>di</strong> rimozione selettivo dell’anidride carbonica,<br />

che evita il costo dei sistemi <strong>di</strong> purificazione. Si stanno in<strong>di</strong>viduando<br />

nuovi materiali per l’assorbimento della CO 2<br />

prodotta dal SER per facilitare il suo ‘sequestro’. Dal punto<br />

<strong>di</strong> vista dei consumi questi impianti sono sempre dotati<br />

<strong>di</strong> sottosistemi per il recupero del calore, in modo che il<br />

ren<strong>di</strong>mento energetico globale del sistema sia il massimo<br />

possibile. I costi per produrre l’idrogeno per mezzo dello<br />

steam reforming non sono minori <strong>di</strong> quelli degli altri sistemi<br />

<strong>di</strong> produzione del gas, compresa la già citata elettrolisi.<br />

In questi ultimi anni lo steam reforming ha avuto un<br />

notevole incremento <strong>di</strong> efficienza, grazie all’impiego <strong>di</strong><br />

nuove tecnologie e <strong>di</strong> nuovi materiali. Tale processo per la<br />

produzione <strong>di</strong> idrogeno può anche essere localizzato sul<br />

luogo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del gas (vicino alla stazione <strong>di</strong> rifornimento<br />

per i veicoli a idrogeno e agli impianti <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>di</strong> energia elettrica ad uso residenziale).<br />

Il processo <strong>di</strong> steam reforming appena descritto si basa<br />

sul metano o sui derivati dal petrolio le cui molecole contengono,<br />

però, oltre all’idrogeno anche carbonio. Quin<strong>di</strong><br />

esiste sempre la necessità <strong>di</strong> eliminare il CO e la CO 2 che<br />

vengono prodotti. L’elettrolisi della molecola dell’acqua è<br />

invece il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>retto e pulito per ottenere l’idrogeno.<br />

Però questa tecnologia contribuisce solo per il 5%<br />

alla produzione mon<strong>di</strong>ale. In sintesi il processo avviene<br />

come segue. Nell’acqua sono immersi due elettro<strong>di</strong>, uno<br />

positivo e uno negativo. Il flusso <strong>di</strong> elettroni, che coincide<br />

con l’elettricità fornita al sistema, entra nella cella dall’elettrodo<br />

negativo attraverso una soluzione acquosa che, in<br />

questo caso, svolge la funzione <strong>di</strong> elettrolita. Sotto l’azione<br />

del campo elettrico generato dagli elettro<strong>di</strong>, l’idrogeno e<br />

l’ossigeno della molecola dell’acqua si separano chimicamente,<br />

<strong>di</strong>ventando ioni e prendendo due <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse.<br />

Le due zone della cella in cui avviene il processo sono<br />

<strong>di</strong>vise da un <strong>di</strong>aframma microporoso che può essere attraversato<br />

solo da ioni. L’idrogeno si accumula quin<strong>di</strong> dalla<br />

parte del catodo e l’ossigeno da quella dell’anodo. L’acqua<br />

consumata durante il processo <strong>di</strong> elettrolisi deve essere<br />

integrata <strong>di</strong> continuo. L’elettrolisi richiede energia perché<br />

la <strong>di</strong>visione della molecola dell’acqua avviene a spese della<br />

corrente elettrica che viene utilizzata nel processo. Il gas<br />

esce alla pressione <strong>di</strong> 6 bar ed è già puro al 99.95%. Normalmente<br />

la corrente elettrica impiegata per il funzionamento<br />

degli elettrolizzatori è quella della rete, prodotta in<br />

prevalenza dalle centrali termoelettriche e quin<strong>di</strong> ottenute<br />

da combustibili fossili. Ma se, come previsto, la <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>di</strong> nuovi sistemi stazionari e veicolari ad idrogeno provocherà<br />

un forte aumento della domanda del gas, si potrà<br />

attivare una sua produzione parallela me<strong>di</strong>ante elettrolisi<br />

alimentata dalla corrente prodotta dalle centrali idroelettriche,<br />

nei momenti <strong>di</strong> minore richiesta <strong>di</strong> rete. La ricerca<br />

applicata è impegnata ad ottimizzare l’elettrolisi in modo<br />

da migliorarne il ren<strong>di</strong>mento e contenere la spesa energetica<br />

per sostenerlo. Una possibilità è quella <strong>di</strong> far avvenire<br />

il processo a temperature più elevate (900-1.000 °C), per-<br />


42 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

ché in tali con<strong>di</strong>zioni la reazione elettrolitica è facilitata e<br />

accelerata. Con l’accorgimento della temperatura elevata<br />

il ren<strong>di</strong>mento del processo elettrolitico può aumentare<br />

anche del 30% rispetto a quello dell’elettrolisi standard.<br />

Questo si può ottenere anche senza spesa aggiuntiva <strong>di</strong><br />

energia, per esempio utilizzando il vapore prodotto in eccesso,<br />

a circa 900 °C, da altri processi industriali e che<br />

normalmente viene <strong>di</strong>sperso. Altre ricerche molto recenti<br />

sono tese ad ottimizzare i materiali che costituiscono i due<br />

elettro<strong>di</strong>, in modo da facilitare i flussi <strong>di</strong> corrente al loro<br />

interno e ridurre le per<strong>di</strong>te elettriche.<br />

Dall’idrogeno all’energia elettrica prodotta<br />

dalle “fuel-cell”<br />

Una volta che si ha a <strong>di</strong>sposizione l’idrogeno, questo deve<br />

essere usato nelle celle a combustibile per produrre l’energia<br />

elettrica necessaria a far funzionare un veicolo. Tutte<br />

le celle hanno la medesima struttura <strong>di</strong> base; ovvero sono<br />

costituite da due elettro<strong>di</strong> (un anodo e un catodo) tra i<br />

quali viene interposto un elettrolita che serve per far avvenire<br />

le reazioni elettrochimiche che consentono <strong>di</strong> ottenere<br />

una corrente elettrica partendo dall’idrogeno.<br />

Per offrire una visione <strong>di</strong>namica del funzionamento della<br />

‘‘fuel cell’’ possiamo far riferimento alla seguente figura.<br />

Dal momento in cui la cella 8 (in particolare l’anodo) comincia<br />

ad essere investita dall’idrogeno, si attiva una produzione<br />

progressiva <strong>di</strong> ioni ed elettroni dovuta alla reazio-<br />

ne che si ha nella zona <strong>di</strong> contatto fra l’anodo e l’elettrolita.<br />

La reazione chimica è la seguente:<br />

2H2 ⇒ 4H + + 4e –<br />

Gli elettroni prodotti possono muoversi liberamente, a<br />

partire dalla zona in cui è avvenuta la reazione, solo attraverso<br />

la struttura dell’elettrodo perché solo esso è costituito<br />

da materiale conduttivo. In nessun caso possono attraversare<br />

l’elettrolita. Allo stesso tempo c’è invece una<br />

massiccia migrazione attraverso l’elettrolita dei soli ioni<br />

H + <strong>di</strong>retti all’altro elettrodo (catodo) ove avverrà la reazione<br />

<strong>di</strong> riduzione dell’ossigeno fornito alla cella. Fra i due<br />

ambienti <strong>di</strong> reazione c’è quin<strong>di</strong> un flusso <strong>di</strong> elettroni, e la<br />

circolazione degli elettroni prodotti dalla cella a combustibile<br />

coincide con una corrente elettrica. Un circuito elettrico<br />

provvederà a cedere la potenza prodotta dalla cella<br />

ad un motore elettrico (oppure ad un altro utilizzatore). Il<br />

circuito elettrico esterno necessario per fornire corrente<br />

all’utilizzatore è connesso con l’anodo e si richiude sul catodo.<br />

Presso il catodo avviene la seconda importante reazione<br />

che caratterizza il funzionamento globale della ‘‘fuel<br />

cell’’. Gli elettroni che hanno percorso il circuito elettrico<br />

esterno e ceduto potenza all’utilizzatore, incontrano al catodo<br />

gli ioni H + che hanno attraversato <strong>di</strong>rettamente l’elettrolita,<br />

oltre ad una certa quantità <strong>di</strong> ossigeno che deve<br />

essere assicurato me<strong>di</strong>ante l’alimentazione dall’esterno.<br />

La reazione chimica al catodo è la seguente:<br />

O2 + 4H + + 4e – ⇒ 2H2 O<br />

e produce acqua (calda e <strong>di</strong>stillata).<br />

schema <strong>di</strong> funzionamento<br />

<strong>di</strong> una “fuel-cell”<br />


IDROGENO, FUEL CELL E UTILIZZI IN AMBITO AUTOMOTIVE 43<br />

Quin<strong>di</strong> in ingresso alla cella si hanno idrogeno e ossigeno,<br />

e si ottengono come prodotti finali una corrente elettrica e<br />

acqua.<br />

Le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> veicoli<br />

I veicoli ad idrogeno sono mossi dall’elettricità prodotta<br />

dalle ‘‘fuel cell’’, ma <strong>di</strong> norma la loro architettura <strong>di</strong> trazione<br />

è ibrida, il che significa che a bordo può essere<br />

presente anche un certo numero <strong>di</strong> batterie. La potenza<br />

viene gestita da un controllo elettronico interfacciato ad<br />

un motore elettrico che trasforma la corrente in energia<br />

meccanica che muove le ruote. Il guidatore dosa la velocità<br />

del veicolo interagendo con il sistema <strong>di</strong> controllo<br />

me<strong>di</strong>ante il pedale dell’acceleratore come nelle automobili<br />

normali. In base alla tipologia <strong>di</strong> vettura (city-car,<br />

berlina, ecc.) il grado <strong>di</strong> ibri<strong>di</strong>zzazione cambia anche in<br />

modo significativo.<br />

Il traffico urbano non permette grande velocità <strong>di</strong> punta.<br />

In tal caso è sufficiente garantire al veicolo una buona<br />

autonomia giornaliera e la possibilità <strong>di</strong> far fronte ai<br />

transitori <strong>di</strong> funzionamento (accelerazioni, decelerazioni,<br />

frenate) che in città sono molto frequenti. Una citycar<br />

mossa esclusivamente dalle batterie classiche ha<br />

un’autonomia <strong>di</strong> circa 50-70 km, molto modesta rispetto<br />

ai 120-140 km e oltre raggiungibile dalla stessa vettura<br />

mossa da un sistema a idrogeno a ‘‘fuel cell’’. I valori potenzialmente<br />

raggiungibili <strong>di</strong>pendono dalle caratteristiche<br />

del mezzo e dalle scelte tecniche del costruttore. Nel<br />

caso <strong>di</strong> un’utilitaria si può adottare un’architettura ibrida<br />

costituita da un piccolo insieme <strong>di</strong> batterie speciali a<br />

basso ingombro coa<strong>di</strong>uvate da uno stack <strong>di</strong> ‘‘fuel cell’’<br />

(centinaia <strong>di</strong> “fuel-cell” collegate tra <strong>di</strong> loro) <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

contenute e da un super condensatore. Quest’architettura<br />

<strong>di</strong> trazione, ibrida ‘‘fuel cell’’/batteria, garantisce<br />

una buona autonomia, spazio sufficiente a bordo<br />

vettura e ottimi spunti <strong>di</strong> accelerazione. In questa configurazione,<br />

l’intero sistema è <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione contenuta e<br />

il suo ruolo si riduce a quello <strong>di</strong> sorgente <strong>di</strong> potenza ausiliaria.<br />

Quando la potenza elettrica fornita dalle ‘‘fuel<br />

cell’’ è <strong>di</strong> poco prevalente rispetto a quella fornita dalle<br />

batterie, la configurazione ibrida ‘‘fuel cell’’/batteria si<br />

definisce “load traveller”.<br />

L’energia elettrica delle batterie viene utilizzata quando<br />

sono necessarie buone coppie <strong>di</strong> spunto come nei transi-<br />

tori <strong>di</strong> avviamento del veicolo, nella fase <strong>di</strong> accelerazione<br />

oppure in salita. Per avere un ingombro generale più contenuto,<br />

si cerca <strong>di</strong> adottare batterie molto compatte ad alta<br />

energia specifica (litio-ioni, nichel-idruri metallici, nichel-cloruro<br />

<strong>di</strong> so<strong>di</strong>o, batterie polimeriche, ecc.). Spesso si<br />

fa in modo che le ‘‘fuel cell’’ vengano interfacciate con le<br />

batterie per assicurarne la ricarica. In tali casi saranno le<br />

batterie a fornire in prevalenza la corrente per la trazione.<br />

In linea generale, nei veicoli a idrogeno, si cerca <strong>di</strong> evitare<br />

il collegamento <strong>di</strong>retto tra le ‘‘fuel cell’’ e il controllo del<br />

motore elettrico. Le celle a combustibile rendono al meglio<br />

quando funzionano in con<strong>di</strong>zioni stazionarie, cioè<br />

senza brusche variazioni <strong>di</strong> regime. Interporre le batterie<br />

fra le ‘‘fuel cell’’ e il controllo del motore elettrico permette<br />

<strong>di</strong> allungare la vita dello stack.<br />

In un’altra tipologia <strong>di</strong> configurazione ibrida chiamata<br />

‘range extender’, le ‘‘fuel cell’’ forniscono un’aliquota minore<br />

della potenza elettrica complessiva <strong>di</strong> bordo, mentre<br />

la maggior parte della potenza utilizzata dal motore elettrico<br />

è fornita dalle batterie.<br />

La definizione “range extender” è tipicamente adottata nel<br />

caso in cui i contributi energetici da parte dello stack siano<br />

minori del 25%. In questa configurazione le ‘‘fuel cell’’<br />

hanno soprattutto la funzione <strong>di</strong> caricare le batterie per<br />

garantire maggiori percorrenze al veicolo. Questo, per<br />

esempio, è il caso <strong>di</strong> veicoli elettrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni più<br />

gran<strong>di</strong> concepiti originariamente a batterie e che, grazie<br />

alle celle a combustibile, possono aumentare il numero <strong>di</strong><br />

chilometri percorribili oppure, a parità <strong>di</strong> autonomia, possono<br />

avere un ingombro del pacco batterie più ridotto.<br />

Infine, per l’impiego del veicolo fuori città, ove la velocità<br />

me<strong>di</strong>a è più elevata, è preferibile una configurazione<br />

‘‘fuel cell’’ <strong>di</strong>retta, detta anche “full power”. In questo caso<br />

sono le ‘‘fuel cell’’ che provvedono a fornire tutta (o<br />

quasi tutta) la potenza elettrica al veicolo. Un funzionamento<br />

extraurbano basato in prevalenza sulle batterie<br />

tenderebbe a scaricarle troppo in fretta, quin<strong>di</strong> è meglio<br />

che siano le ‘‘fuel cell’’ a sod<strong>di</strong>sfare in modo continuativo la<br />

richiesta <strong>di</strong> potenza. Il pacco-batteria è presente ugualmente<br />

a bordo, ma la sua <strong>di</strong>mensione è volutamente contenuta.<br />

Comunque anche l’architettura “full power” può prevedere<br />

un certo grado <strong>di</strong> ibri<strong>di</strong>zzazione: il motore elettrico<br />

può ricevere energia elettrica in parte dalle ‘‘fuel cell’’ e<br />

in parte dalle batterie. Sarà il sistema <strong>di</strong> controllo a gestire<br />

al meglio l’energia elettrica <strong>di</strong>sponibile a bordo, in relazione<br />

alle caratteristiche del veicolo e alla sua con<strong>di</strong>zione<br />

operativa.


44 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

La promozione delle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica<br />

sono fra i temi chiave su cui si fonda la politica europea<br />

per contrastare l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti<br />

climatici e l’esaurimento delle materie prime. E<br />

parte fondamentale <strong>di</strong> questa politica è la previsione <strong>di</strong><br />

aiuti pubblici specifici per le energie rinnovabili. Il sostegno,<br />

in campo europeo e nazionale,va dalla realizzazione<br />

<strong>di</strong> nuovi impianti alimentati da fonti energetiche alternative,<br />

all’introduzione <strong>di</strong> tecnologie eco innovative in campo<br />

industriale, nonché alla produzione <strong>di</strong> energia pulita.<br />

La situazione in Europa<br />

A livello comunitario il sistema <strong>di</strong> aiuti in campo energetico<br />

fa riferimento a due <strong>di</strong>stinti programmi, “Energia Intelligente<br />

per l’Europa” ed “Ecoinnovazione”.<br />

Nel primo caso ad essere incentivata è l’attività <strong>di</strong> ricerca a<br />

carattere internazionale nel campo dell’efficienza energetica<br />

e dell’uso <strong>di</strong> fonti <strong>di</strong> energia nuove e rinnovabili, mentre<br />

nel secondo caso il sostegno è <strong>di</strong>retto a progetti pilota che<br />

contribuiscano a ridurre l’impatto ambientale e ad ottimizzare<br />

l’uso delle risorse, in particolare attraverso attività <strong>di</strong>mostrative<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseminazione <strong>di</strong> buone pratiche.<br />

L’invito a presentare proposte è aperto a tutti e prevede<br />

per i progetti selezionati l’erogazione <strong>di</strong> un contributo a<br />

fondo perduto a parziale copertura dei costi progettuali,<br />

in misura variabile dal 50% al 75%.<br />

I ban<strong>di</strong> vengono pubblicati dalla Commissione Europea<br />

con cadenza annuale, l’uscita dei prossimi inviti è attesa<br />

per la primavera del 2010.<br />

In Italia<br />

A livello nazionale è stato recentemente attivato, con una<br />

dotazione <strong>di</strong> 600 milioni <strong>di</strong> euro, il Fondo Rotativo per<br />

l’attuazione del Protocollo <strong>di</strong> Kyoto, istituito dalla Legge<br />

Fonti rinnovabili,<br />

incentivi al futuro<br />

Marco Tabla<strong>di</strong>ni<br />

Gruppo Impresa<br />

Finanziaria per il 2007 e rivolto a imprese, enti <strong>di</strong> ricerca,<br />

ESCO, persone fisiche e giuri<strong>di</strong>che e soggetti pubblici che<br />

intendono investire nel settore.<br />

Ad essere finanziata è l’installazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> microgenerazione<br />

ad alto ren<strong>di</strong>mento elettrico e termico e <strong>di</strong><br />

impianti <strong>di</strong> piccola taglia per l’utilizzazione delle fonti rinnovabili<br />

per la generazione <strong>di</strong> elettricità o calore, nonché<br />

la sostituzione <strong>di</strong> motori elettrici con motori ad alta efficienza,<br />

il risparmio energetico, l’eliminazione delle emissioni<br />

<strong>di</strong> protossido <strong>di</strong> azoto dai processi industriali ed in<br />

agricoltura, nonché le attività <strong>di</strong> ricerca.<br />

Sono generalmente ammessi all’incentivo i costi relativi<br />

alla progettazione <strong>di</strong> sistema (compresa l’eventuale realizzazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi energetica e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fattibilità) nel limite<br />

dell’8% del totale generale, alle apparecchiature e alla<br />

fornitura <strong>di</strong> materiali e componenti; alle infrastrutture<br />

e opere e<strong>di</strong>li, all’allacciamento alla rete o al montaggio; ai<br />

costi <strong>di</strong> installazione, compresi l’avviamento e il collaudo.<br />

Il fondo prevede la concessione <strong>di</strong> un finanziamento agevolato<br />

a un tasso fisso, <strong>di</strong> durata compresa tra i tre e i sei<br />

anni, nella misura massima del 90% delle spese ammesse<br />

per i soggetti pubblici e del 70% per le imprese, le persone<br />

fisiche e giuri<strong>di</strong>che.<br />

E’ invece riservata agli Istituti Superiori <strong>di</strong> Ricerca, alle<br />

Università e ai loro Consorzi l’opportunità <strong>di</strong> finanziare le<br />

attività <strong>di</strong> ricerca per lo sviluppo <strong>di</strong> tecnologie innovative<br />

per la produzione <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili, per la<br />

produzione, la separazione e l’accumulo <strong>di</strong> idrogeno, per lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> materiali, componenti e configurazioni innovative<br />

<strong>di</strong> celle a combustibile. In questo caso il sostegno pubblico<br />

può raggiungere fino al 50% del progetto presentato.<br />

Per la presentazione delle domande si deve ora attendere<br />

la pubblicazione della circolare applicativa.<br />

La produzione <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili, è invece<br />

agevolata tramite incentivi <strong>di</strong> tipo “quota system”, quali i<br />

certificati ver<strong>di</strong> e i titoli <strong>di</strong> efficienza energetica, e <strong>di</strong> tipo<br />

“feed in tariff”, quali il conto energia e la tariffa omnicomprensiva.<br />


FONTI RINNOVABILI, INCENTIVI AL FUTURO 45<br />

Il sistema quota system presuppone l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un<br />

soggetto tenuto all’immissione in rete <strong>di</strong> un determinato<br />

quantitativo <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili. Tale obbligo può<br />

essere rispettato me<strong>di</strong>ante la produzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> energia<br />

pulita o attraverso l’acquisto da soggetti terzi <strong>di</strong> certificati<br />

corrispondenti alla quota <strong>di</strong> energia rinnovabile imposta.<br />

Così avviene per i certificati ver<strong>di</strong>. Il prezzo <strong>di</strong> scambio è pari<br />

alla <strong>di</strong>fferenza tra un valore fisso (180 euro per MWh) ed il<br />

valore annuo del prezzo <strong>di</strong> cessione dell’energia elettrica definito<br />

annualmente dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il<br />

Gas. Per il <strong>2009</strong> il prezzo è <strong>di</strong> 88,66 €/MWh ma, nell’ipotesi<br />

che il produttore decida <strong>di</strong> non immettere sul mercato i propri<br />

certificati ma <strong>di</strong> chiederne il ritiro al soggetto Gestore del<br />

Servizio Elettrico, il GSE, il valore degli stessi sarà ancorato<br />

al valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dell’anno precedente.<br />

A partire dal 2008 il GSE emette certificati in numero pari<br />

al risultato dei MWh prodotti moltiplicati per il corrispondente<br />

coefficiente variabile per ciascuna fonte fra un<br />

minimo <strong>di</strong> 0,8 e un massimo <strong>di</strong> 1,8 (1 per gli impianti e<br />

per le centrali ibride entrati in esercizio prima del 31 <strong>di</strong>cembre<br />

2007, per gli impianti <strong>di</strong> cogenerazione e per impianti<br />

con rifiuti non biodegradabili).<br />

I Titoli <strong>di</strong> Efficienza Energetica, anche detti certificati<br />

bianchi, sono emessi a favore dei soggetti che realizzano<br />

progetti <strong>di</strong> risparmio energetico sulla base <strong>di</strong> una certificazione<br />

effettuata dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il<br />

Gas, quali i <strong>di</strong>stributori <strong>di</strong> energia elettrica e gas naturale<br />

(o società da esse controllate) e le ESCO. Gli interventi <strong>di</strong><br />

risparmio possono essere sia a monte del processo produttivo<br />

sia presso l’utente finale, ad esempio favorendo la<br />

sostituzione <strong>di</strong> elettrodomestici e caldaie in favore <strong>di</strong> apparecchi<br />

a più alta efficienza.<br />

Le operazioni <strong>di</strong> scambio dei certificati bianchi, svolte attraverso<br />

contratti bilaterali o tramite il mercato gestito<br />

dal Gestore del Mercato Elettrico, permettono ai <strong>di</strong>stributori<br />

<strong>di</strong> energia che hanno ottenuto risparmi inferiori al loro<br />

obiettivo annuo e che, quin<strong>di</strong>, non sono in grado <strong>di</strong> ottemperare<br />

agli obblighi <strong>di</strong> legge imposti, <strong>di</strong> adempiere ai<br />

loro impegni. Viceversa i produttori che raggiungono risparmi<br />

eccedenti hanno la possibilità <strong>di</strong> realizzare profitti<br />

vendendo i propri titoli.<br />

Il conseguimento dei Titoli <strong>di</strong> Efficienza Energetica varia in<br />

funzione della tipologia <strong>di</strong> progetto sottoscritto, quin<strong>di</strong>, del<br />

risparmio ottenuto. Le soglie per l’ottenimento del certificato<br />

vanno da un minimo <strong>di</strong> 25 ad un massimo <strong>di</strong> 200 tep annui<br />

(tonnellata equivalente <strong>di</strong> petrolio risparmiata). Un singolo<br />

certificato bianco equivale a un risparmio <strong>di</strong> 1 tep.<br />

Nel sistema “feed in tariff” viene invece incentivata <strong>di</strong>rettamente<br />

l’energia prodotta, che è ritirata ad un valore superiore<br />

a quello <strong>di</strong> mercato poiché comprensivo della quota<br />

<strong>di</strong> incentivo.<br />

Il “conto energia”, gestito dal GRTN, il Gestore del Sistema<br />

Elettrico Nazionale, premia, con tariffe incentivanti e<br />

per un periodo <strong>di</strong> venti anni, l’energia prodotta dagli impianti<br />

fotovoltaici, energia che può essere auto consuma-<br />

ta, anche con il sistema dello scambio sul posto, oppure<br />

venduta al mercato.<br />

In particolare, per gli impianti entrati in esercizio a partire<br />

dal 1 gennaio <strong>2009</strong>, é prevista la corresponsione <strong>di</strong> tariffe<br />

comprese tra 0,353 e 0,480 €/kWh in funzione della<br />

classe <strong>di</strong> potenza degli impianti e del livello <strong>di</strong> integrazione<br />

architettonica.<br />

E’ previsto un incremento del 5% delle tariffe per le scuole<br />

o le strutture sanitarie pubbliche, gli enti locali con popolazione<br />

minore a 5 mila abitanti, gli e<strong>di</strong>fici, i fabbricati e le<br />

strutture <strong>di</strong> destinazione agricola in sostituzione <strong>di</strong> coperture<br />

in eternit o contenenti amianto, gli impianti superiori<br />

a 3kW non integrati il cui soggetto responsabile autoconsumi<br />

almeno il 70% dell’energia prodotta.<br />

In alternativa ai certificati ver<strong>di</strong>, la Legge Finanziaria<br />

2008 ha introdotto il sistema della tariffa omnicomprensiva<br />

per l’energia prodotta da fonti rinnovabili. L’incentivo<br />

varia in funzione della fonte rinnovabile <strong>di</strong> origine, ed è<br />

riconosciuto agli impianti <strong>di</strong> potenza nominale me<strong>di</strong>a annua<br />

non superiore ad 1 MW (o non superiore a 0,2 MW<br />

per gli impianti eolici) entrati in esercizio dopo il 31 <strong>di</strong>cembre<br />

2007. La tariffa varia da un minimo <strong>di</strong> 18 ed un<br />

massimo <strong>di</strong> 30 €cent/Kwh.<br />

Cosa accade in Lombar<strong>di</strong>a<br />

In Lombar<strong>di</strong>a il sostegno alle fonti rinnovabili passa invece<br />

dal Programma Operativo Regionale (POR) e dal nuovo<br />

Piano <strong>di</strong> Sviluppo Rurale (PSR), i programmi cofinanziati<br />

dall’Unione Europea che saranno attivi fino al 2013.<br />

Il riferimento è alle misure dell’Asse 2 del POR che finanziano,<br />

con uno stanziamento <strong>di</strong> 50 milioni <strong>di</strong> euro, la realizzazione<br />

<strong>di</strong> progetti volti alla riduzione dei consumi<br />

energetici, all’incremento della produzione da fonti rinnovabili<br />

e allo sviluppo della cogenarazione. Se si guarda all’entità<br />

delle risorse stanziate sul POR per i temi del risparmio<br />

energetico e dello sviluppo delle fonti rinnovabili,<br />

la Lombar<strong>di</strong>a si colloca nel contesto nazionale fra le prime<br />

<strong>di</strong>eci Regioni. Prime in graduatoria la Campania, con 300<br />

milioni <strong>di</strong> euro <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> stanziati, seguono Piemonte e Calabria.<br />

Tale classifica non tiene conto però dell’entità delle<br />

quote <strong>di</strong> contribuzione comunitaria in rapporto allo stanziamento<br />

complessivo che è quasi doppio per le regioni<br />

del Mezzogiorno.<br />

L’obiettivo è incentivare, da un lato interventi innovativi,<br />

anche a valenza <strong>di</strong>mostrativa, mirati a ridurre i consumi e<br />

implementare la certificazione energetica, e, dall’altro, la<br />

realizzazione o l’estensione delle reti <strong>di</strong> teleriscaldamento,<br />

la produzione da impianti mini-idroelettrici e da fonti<br />

geotermiche nonché sistemi a pompa <strong>di</strong> calore.<br />

Fra le prime misure attivate vi è la linea 2.1.2.2, pubblicata<br />

nell’aprile dello scorso anno, che ha messo a <strong>di</strong>sposizione<br />

degli enti locali ben 10 milioni <strong>di</strong> euro per il miglioramento<br />

dell’efficienza energetica degli impianti <strong>di</strong> illumi-<br />


46 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

nazione pubblica. Le domande sono ancora in corso <strong>di</strong> valutazione,<br />

mentre sono già state pubblicate le graduatorie<br />

del bando per le reti <strong>di</strong> teleriscaldamento con il quale sono<br />

stati assegnati ad enti locali, imprese, società pubbliche<br />

e private, fon<strong>di</strong> per 19,5 milioni <strong>di</strong> euro con il finanziamento<br />

del POR.<br />

E’ invece aperto fino al 22 ottobre. il bando del POR che<br />

sostiene la ricerca nel settore dell’efficienza energetica con<br />

un contributo a fondo perduto fino all’80% dei costi sostenuti<br />

dalle piccole e me<strong>di</strong>e imprese.<br />

I progetti devono riguardare la messa a punto <strong>di</strong> nuovi<br />

prodotti, processi o servizi e ricadere in una dei seguenti<br />

ambiti: e<strong>di</strong>lizia (materiali, prodotti, processi con caratteristiche<br />

innovative), processi industriali, macchine e motori<br />

elettrici ad alta efficienza energetica, tecnologie avanzate<br />

per l’illuminazione.<br />

Possono ad esempio essere finanziate le spese relative al<br />

personale (ricercatori, tecnici e altro personale ausiliario),<br />

ai costi degli strumenti e delle attrezzature impiegati nel<br />

progetto; ai costi della ricerca contrattuale, dei brevetti,<br />

delle consulenze e delle competenze tecniche; alle spese<br />

generali (fino al 10% del costo complessivo del personale),<br />

ed altri costi <strong>di</strong> esercizio, incluso il costo dei materiali,<br />

delle forniture e <strong>di</strong> prodotti analoghi.<br />

A <strong>di</strong>sposizione sull’intero territorio regionale vi sono 15<br />

milioni <strong>di</strong> euro.<br />

Opportunità aperte anche per gli enti pubblici. Il riferimento<br />

in questo caso è al bando per la realizzazione <strong>di</strong><br />

Strumenti Settore <br />

FONDO ROTATIVO<br />

KYOTO<br />

NUOVO CONTO<br />

ENERGIA<br />

TARIFFA FISSA<br />

OMNICOMPRENSIVA<br />

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Imprese,<br />

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ESCO, persone<br />

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Persone<br />

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impianti solari termici destinati alla produzione <strong>di</strong> acqua<br />

ed aria calda, aventi una producibilità uguale o superiore<br />

a 10.000 KWh/anno e dotati <strong>di</strong> contatore <strong>di</strong> calore. Il contributo<br />

è pari al 50% dei costi ammissibili fino ad un massimo<br />

<strong>di</strong> 50 mila euro (60 mila euro se l’impianto è <strong>di</strong>mensionato<br />

anche per la climatizzazione estiva). Le domande<br />

saranno esaminate ed ammesse al contributo seguendo<br />

l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> arrivo al protocollo e sino all’esaurimento delle<br />

risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />

Si attende invece ancora per la pubblicazione dei ban<strong>di</strong><br />

delle linee 2.1.1.2 per la produzione <strong>di</strong> energia da impianti<br />

mini-idroelettrici, da fonti geotermiche e attraverso sistemi<br />

a pompa <strong>di</strong> calore, e della 2.1.2.1 per il risparmio e la<br />

certificazione energetica.<br />

Il sostegno regionale si concretizza nella concessione <strong>di</strong><br />

un contributo a fondo perduto, e/o <strong>di</strong> un finanziamento a<br />

tasso agevolato, a parziale copertura dei costi <strong>di</strong> ciascun<br />

progetto.<br />

Da ultimo il Piano <strong>di</strong> Sviluppo Rurale, rivolto al sistema<br />

agricolo e agroindustriale, è <strong>di</strong>retto ad incentivare il settore<br />

delle agro energie, delle biomasse nonché la produzione<br />

<strong>di</strong> energia rinnovabile. In particolare la misura 311 prevede<br />

un contributo a fondo perduto per la realizzazione <strong>di</strong><br />

impianti (fino ad 1 Mw) alimentati da fonti alternative,<br />

nonché l’acquisto <strong>di</strong> attrezzature, servizi e macchine funzionali<br />

alla gestione degli impianti stessi.<br />

Per chi investe in rinnovabili le occasioni <strong>di</strong> certo non<br />

mancano!<br />

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FONTI RINNOVABILI, INCENTIVI AL FUTURO 47<br />

Strumenti Settore <br />

CERTIFICATI VERDI<br />

TITOLI DI EFFICIENZA<br />

ENERGETICA<br />

POR FESR<br />

2007-2013<br />

POR FESR<br />

Misura 1.1.1.1 Azione A<br />

Bando solare termico -<br />

pubblico<br />

PSR Misura 311 Energia<br />

ECOINNOVAZIONE<br />

EIE<br />

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PMI <br />

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Imprese<br />

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Persone<br />

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Persone


48 <strong>Brescia</strong> ricerche <strong>67</strong>/09<br />

ASAP Service Management Forum (ASAP SMF) accende i riflettori<br />

sul prodotto come servizio, cui de<strong>di</strong>ca il prossimo<br />

convegno intersettoriale, previsto a <strong>Brescia</strong> il 5 e 6 novembre<br />

prossimi. Il tema sta assumendo nuova attualità alla luce<br />

delle contingenze dei mercati: sempre più imprese vorrebbero<br />

ripensare il proprio modello <strong>di</strong> business, non solo per<br />

mantenere margini e quote <strong>di</strong> mercato, ma anche per rispondere<br />

in modo proattivo ad un consumatore che sta cambiando.<br />

Gli acquirenti oggi chiedono non solo una risposta ad un<br />

bisogno emergente, ma esperienze d’uso gratificanti per tutto<br />

il ciclo <strong>di</strong> vita del prodotto.<br />

Il prodotto come servizio impone una nuova strategia: occorre<br />

cambiare la cultura organizzativa e gestionale, con una più<br />

stretta collaborazione fra marketing, operazioni, ricerca e sviluppo,<br />

per affrontare le sfide competitive e cogliere in anticipo<br />

l’orientamento dei clienti. Il convegno indagherà proprio questo<br />

scenario in <strong>di</strong>venire, con due sessioni tecniche, una tavola<br />

rotonda animata dagli amministratori delegati e dagli esponenti<br />

<strong>di</strong> vertice <strong>di</strong> alcune aziende leader, italiane e straniere,<br />

ed il key note speech del professor Andy Neely della Cranfield<br />

School of Management (Regno Unito). I contenuti ed i messaggi<br />

saranno messi a punto, poche settimane prima dell’evento,<br />

dagli stessi top manager industriali che interverranno alla<br />

Un’immagine della scorsa e<strong>di</strong>zione del convegno<br />

ASAP SMF: il prodotto<br />

come servizio<br />

“vitamina” delle nuove<br />

sfide competitive<br />

tavola rotonda, con il supporto dei ricercatori <strong>di</strong> ASAP SMF.<br />

Hanno già aderito importanti realtà industriali, quali: Berloni<br />

Group, Brembo, CMS Industries, Epta Refrigeration, Fiat<br />

Group, Fi<strong>di</strong>a, Franke, GE Oil & Gas, Me<strong>di</strong>amarket, Miele, Océ,<br />

SIAD Macchine Impianti e Volvo.<br />

ASAP Service Management Forum è una community per la<br />

ricerca, la formazione ed il trasferimento <strong>di</strong> soluzioni applicate<br />

alle attività <strong>di</strong> servizio dopo ven<strong>di</strong>ta, cui aderiscono oltre<br />

50 aziende, appartenenti ai settori automotive, apparecchio<br />

domestico e professionale, elettronica <strong>di</strong> consumo, termotecnica,<br />

sistemi <strong>di</strong>gitali e machinery. Nasce nel 2003 dalla collaborazione<br />

<strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> ricerca delle Università <strong>di</strong> Bergamo,<br />

<strong>Brescia</strong> e Firenze, dell’Università Bocconi e del Politecnico <strong>di</strong><br />

Milano, che operano in progetti <strong>di</strong> innovazione gestionale e<br />

tecnologica anche a livello internazionale. ASAP SMF promuove<br />

la cultura organizzativa dei servizi dopo ven<strong>di</strong>ta con<br />

eventi <strong>di</strong> formazione, workshop e convegni, stimolando il<br />

networking professionale e realizzando pubblicazioni tematiche,<br />

tecnico-scientifiche e <strong>di</strong>vulgative. La community ha al<br />

proprio attivo decine <strong>di</strong> workshop e cinque convegni annuali<br />

intersettoriali, cui hanno contribuito relatori aziendali ed accademici<br />

<strong>di</strong> altissimo profilo.<br />

Per approfon<strong>di</strong>menti è <strong>di</strong>sponibile il sito www.asapsmf.org


minori<br />

costi<br />

maggiori<br />

performance<br />

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maggiore<br />

produttività

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