La simbologia degli animali - I.C. “G. Galilei” Tradate
La simbologia degli animali - I.C. “G. Galilei” Tradate
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Il serpente è un animale che ha diversi significati.<br />
LA SIMBOLOGIA DEGLI ANIMALI<br />
a cura <strong>degli</strong> alunni di 3 C<br />
IL SERPENTE<br />
Nella Bibbia è rappresentato come il demonio tentatore. In molte culture<br />
simboleggia il mondo <strong>degli</strong> Inferi e il regno dei morti per la sua abitudine di<br />
rintanarsi in luoghi nascosti o in buche e anche per la caratteristica di<br />
rinnovarsi cambiando pelle. In tutto il mondo diventa così simbolo della vita<br />
e della morte, del chiaro e dello<br />
scuro. Il serpente è anche noto<br />
come medico e indovino.<br />
Esculapio, il dio greco della medicina, è rappresentato con il caduceo,<br />
cioè un bastone con due serpenti<br />
attorcigliati. Il termine farmaco deriva dal<br />
greco “pharmakon”, che significa sia medicina sia veleno. I due serpenti, secondo<br />
alcune versioni, rappresenterebbero questa duplice natura del farmaco.<br />
E’ da molto tempo che vogliamo fare un viaggio in un paese esotico… India?<br />
Brasile? Africa?<br />
No, niente affatto! Vogliamo andare in Australia: nella savana, tra gli alberi di<br />
eucalipto e di acacia.<br />
SILVESTRO<br />
Ma… sssstt… silenzio… sentiamo un sibilo.. Scappiamo, ma scorgiamo un serpente. Lo soprannominiamo<br />
Silvestro.<br />
Silvestro è sinuoso, spaventoso, selvaggio e soprattutto silenzioso. Sopravvive strisciando sul suolo scottante della<br />
savana.<br />
Sostituisce, spelandosi su un sasso, il suo splendido e straordinario strato superficiale di pelle. Stritola, serrando<br />
tra le sue spire, saporiti sorcetti e poi s’ addormenta sognandoli.
L’AQUILA<br />
L’aquila è la regina di tutti gli uccelli, avendo il dominio assoluto dell’aria ed è<br />
l’equivalente celeste del leone. Ha la<br />
capacità di volare fino ad altezze<br />
impensabili per l’uomo. E’ considerata<br />
un uccello solare ed è denominata<br />
anche “uccello di fuoco”, per la sua<br />
abilità nello sfidare il sole guardandolo senza bruciarsi e assorbendo la<br />
forza dai suoi raggi.<br />
Questa volta vogliamo fare un viaggio in un paese di montagna per respirare l’aria pura e tersa, quindi andremo<br />
sulle Ande.<br />
Amadigia<br />
Aiuto! Un’ aquila attraversa l’aria avvicinandosi alle nostre acconciature. L’aquila Amadigia avvista, accanto ad un<br />
arbusto, un airone, appellato Arturo, che s’abbevera ad un acquitrino abitato da anfibi. Amadigia è attenta ad<br />
ogni aspetto, avventurosa, agile, arzilla, autoritaria, audace, affamata, ma anche ansiosa nell’afferrare i suoi<br />
alimenti. Abita sulle Ande ad alte altitudini assieme all’aria fresca e, alla fine, Amadigia s’addormenta<br />
accompagnata dall’armonia <strong>degli</strong> altri <strong>animali</strong>.<br />
Roberta Di Vincenzo, Chiara Valerio, Elena Zuccoli Classe 3^C
Il GATTO<br />
Il gatto è considerato da tutti un animale da compagnia; tutti siamo abituati a immaginarlo<br />
mentre dorme sul divano o che mangia, sdraiato davanti<br />
alla sua ciotola. In realtà il gatto è un animale molto<br />
misterioso, protagonista dei<br />
racconti di molti popoli.<br />
Alcune leggende gli attribuiscono<br />
sette vite. In alcune tradizioni, il<br />
gatto, in particolare quello nero,<br />
può avere caratteristiche negative ed è nemico della divinità della luce.<br />
Gli Egizi l’hanno associato alla luna e alla notte.<br />
Il gatto nero rappresenta<br />
l'oscurità e la morte e nel Medioevo era il simbolo<br />
del diavolo. Questo animale rappresenta anche<br />
l'agilità e il senso di indipendenza, inoltre insegna a<br />
osservare quietamente le situazioni, prima di<br />
prendere una decisione<br />
Il gatto Leopoldo<br />
Leopoldo era un gatto elegante, tutto nero e, al buio, i suoi occhi erano gialli, luminosi e tondi come la luna piena.<br />
Di giorno era un gatto normale, abituato a stare in casa e a farsi coccolare dalla sua padrona, un’anziana donna<br />
sugli ottant’anni. <strong>La</strong> notte, Leopoldo vagabondava per le strade della città e portava via con sé le anime delle<br />
persone che il destino aveva scelto. Un giorno, la sua padrona si sentì male: il gatto le era molto affezionato e non<br />
voleva perderla. <strong>La</strong> stessa notte si ritrovò davanti a casa sua e una voce inquietante dentro di lui gli ripeteva il<br />
nome della sua padrona. Era il destino, che gli diceva:- Teresa, Teresa, … -<br />
Era come un sospiro, che lo spingeva a compiere il suo dovere. Sapeva che un giorno l’avrebbe dovuto fare, ma lui<br />
pensava che non sarebbe mai arrivato. Adesso, però, era lì e doveva consegnare alla notte la persona che gli era<br />
stata più cara nella sua settima e ultima vita. Scrutava l’oscurità, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno. In<br />
realtà stava pensando a come sfuggire al suo destino insieme alla sua padrona. Ad un certo punto vide due lucine<br />
gialle in fondo alla via: erano i fanali di una macchina che si avvicinava ad alta velocità. A Leopoldo, tuttavia,
sembrava che non arrivasse mai: capì che questa era la sua sorte e si buttò in mezzo alla strada. Questa era la sua<br />
ultima vita.<br />
<strong>La</strong> mattina dopo, Teresa si svegliò e capì subito che qualcosa era cambiato. Si affacciò alla finestra e vide il suo<br />
gatto privo di vita. Non pianse, forse aveva capito tutto, forse l’aveva sempre saputo che, il suo, era un gatto<br />
speciale.<br />
LA TARTARUGA<br />
<strong>La</strong> Tartaruga dona stabilità e aiuta a rimanere coi piedi per terra. Fornisce<br />
protezione e insegna a rallentare il ritmo. Essa lascia agire il calore del Sole<br />
sulle sue uova e indica così come sia importante lasciare maturare in silenzio le<br />
idee, prima di esprimerle.<br />
<strong>La</strong> Tartaruga è anche simbolo della prudenza.<br />
A passo lento, senza fretta<br />
torna a casa la Tartaruga<br />
e tra le foglie di lattuga<br />
scorge il vento, nella propria casetta.<br />
-Su, amica, un po’ di ebbrezza!<br />
E’ impressionante la tua lentezza!<br />
Se tu avessi un appuntamento<br />
faresti tardi con questo passo lento.<br />
-A te che importa, grande Vento,<br />
del mio tardo camminare,<br />
che sia veloce o un poco lento<br />
l’importante è arrivare!<br />
Il vento indignato provoca una tempesta<br />
e la tartaruga ripara nel guscio la sua testa.<br />
<strong>La</strong> Tartaruga,<br />
finito l’uragano,<br />
con le foglie di lattuga<br />
ricostruisce la casetta piano piano.<br />
In uno dei giorni seguenti,<br />
una leggera folata<br />
porta oltre i battenti<br />
della sua casa un barattolo di marmellata<br />
LA TARTARUGA<br />
.<br />
Sopra vi è scritto:<br />
“Cara Tartaruga,<br />
per farmi perdonare,<br />
marmellata alla lattuga<br />
ti ho voluto regalare!”<br />
Ella, avendo nelle idee molta chiarezza,<br />
pensa con saggezza,<br />
e conoscendo il vento monello,<br />
non cade nel tranello.<br />
Con furbizia ed eleganza<br />
rende al Vento la malvagia pietanza<br />
sotto forma di succosa arancia.<br />
Egli un forte grido lancia:<br />
la marmellata<br />
è avvelenata<br />
e il frutto succoso<br />
è un inganno pericoloso;<br />
gli viene un forte mal di pancia<br />
e si crea una burrasca che arriva fino in Francia.
IL COCCODRILLO<br />
Il coccodrillo è simbolo di finzione e tradimento. Finzione perchè finge di<br />
essere morto in modo da far avvicinare le prede; tradimento perché una<br />
volta sbranate le sue vittime secerne lacrime dovute, non al pentimento, ma<br />
al fatto che per eliminare i sali, accumulati col cibo, non riesce a sudare ed è<br />
quindi costretto a versare abbondanti lacrime.<br />
IL COCCODRILLO<br />
Un tempo il Coccodrillo si credeva l’animale più forte della Terra e sosteneva che non avrebbe mai ceduto al<br />
pianto. Ogni giorno uccideva almeno un animale di ogni specie, anche solo per divertirsi. Per questo tutti erano<br />
terrorizzati e, quando lo vedevano, si rifugiavano nelle loro tane. In quei giorni gli <strong>animali</strong>, stanchi del suo<br />
comportamento, chiesero aiuto a Gea e Diana, le dee della Terra e della caccia. Preoccupate, esse scesero sulla<br />
terra e parlarono al Coccodrillo che disse: -Come potete pensare che io, il Coccodrillo, l’animale più nobile della<br />
Terra, che non si inginocchia mai davanti al pianto, possa cedere alle richieste di insulsi <strong>animali</strong> e di dee incapaci<br />
come voi?-<br />
Le dee risposero indignate: -Pensi veramente di riuscire a resistere ai sentimenti? Stipuliamo allora un patto. Se<br />
ancora una volta oserai far del male a un animale, ti puniremo, facendo sì che sentirai delle schegge di ghiaccio<br />
colpire il tuo cuore. Se piangerai gli <strong>animali</strong> avranno la meglio su di te e tu non ti considererai più il migliore sulla<br />
Terra. Ciò accadrà ogni volta che tu ucciderai un animale.<br />
Il Coccodrillo accettò, sicuro di sé.<br />
Il giorno dopo, come se nulla fosse successo, attaccò una zebra e usò le sue interiora come divertimento. Subito,<br />
come previsto dalle dee, una fitta lo colpì al cuore e i suoi occhi si lasciarono scappare una lacrima. Tutti gli<br />
<strong>animali</strong>, improvvisamente, accerchiarono il Coccodrillo e le due dee scesero dal Monte Olimpo.<br />
– Hai visto?- dissero. – Ora, come avevamo stabilito, tutte le volte che farai del male a un animale, verrai punito.<br />
E così, ancora oggi, i coccodrilli, prima di attaccare un animale, fingono di dormire o di essere morti, sperando di<br />
non essere visti dalle dee, in modo da sfuggire alla maledizione. Dopo aver mangiato, però, una lacrima scende<br />
sempre dai loro occhi.<br />
Si spiega, così, perchè i coccodrilli “piangono” dopo aver mangiato una preda.<br />
Donzelli Giulia, Ferrazzano Elisa, <strong>La</strong>ndoni Benedetta 3^C
IL RICCIO<br />
Nelle antiche civiltà, a causa della forma arrotondata e delle spine di protezione, il riccio è stato considerato una<br />
personificazione della dea babilonese Ishtar. E’ un animale pacifico ed amichevole, non attacca mai, gli bastano i<br />
suoi aculei per difendersi. Il riccio è anche un simbolo di autodifesa, perché in caso di pericolo si racchiude in una<br />
sfera pungente.<br />
Ci sono molti miti e racconti tramandati oralmente sul riccio. Secondo uno di questi, il riccio immagazzina il cibo<br />
nelle spine. Un'altra leggenda narra che il riccio passa sotto le piante di mele e sceglie le migliori, poi le infilza e se<br />
le porta via. In realtà può essere accaduto che mentre un riccio era intento a mangiare una mela gliene sia caduta<br />
una sulle spine, rimanendovi infilzata.<br />
LO STRUZZO<br />
In Egitto la penna dello struzzo era simbolo di giustizia e di equità, dal momento che le penne di struzzo sarebbero<br />
tutte della stessa lunghezza.<br />
<strong>La</strong> stessa dea Maat, dea della giustizia e della verità, quando presiedeva alla pesatura delle anime, aveva sulla<br />
testa una penna di struzzo, la quale serviva anche da giusto peso nella bilancia del giudizio.<br />
<strong>La</strong> dea come la piuma di struzzo rappresenta l'ordine universale fondato sulla giustizia.
IL CANE<br />
Il cane da sempre è considerato simbolo di fedeltà e vigilanza.<br />
Nel Medioevo, su molte lapidi, il cane era raffigurato come simbolo di fedeltà coniugale.<br />
In alcune sculture simboleggiava una fede incrollabile, ma anche ira sfrenata.<br />
Ai cani si attribuiva la capacità di vedere gli spiriti, perciò proteggevano i padroni dai pericoli invisibili.<br />
In alcune culture primitive, l'amico a quattro zampe era ritenuto portatore di beni e felicità, in altre, invece, come<br />
nella tradizione islamica, è considerato impuro.<br />
Nell'antica Cina, infine, il cane rappresenta l'undicesimo segno dello zodiaco.<br />
IL MISTERIOSO CASO DI EPERVYL<br />
Era un giorno d’autunno, il sole splendeva. Due ricci grandi e tre piccini si avviarono verso un campo di meli. Lì di<br />
solito accumulavano le mele cadute dagli alberi e, rotolandosi su di esse, le infilzavano con i loro aghi. Appena<br />
arrivati al campo, non trovarono altro che escavatrici pronte a rimuovere la distesa di alberi, per costruire<br />
abitazioni. <strong>La</strong> povera famiglia di ricci, ormai affranta se ne ritornò a casa. A questo punto, chiesero aiuto a Ugo lo<br />
struzzo, avvocato di Epervyl, che rappresentava la giustizia e l’equità cittadina. Ugo, inoltre, suggerì alla famiglia di<br />
consultare il commissario Rex, cane poliziotto dell’intera contea che, ligio al suo dovere, non rifiutò l’incarico.<br />
L’indomani la famiglia, accompagnata dal poliziotto e dall’avvocato, si recò presso il terreno per discutere e<br />
verificare l’ idoneità del permesso dell’impresa edile Blam, rilasciato dal giudice Flint. Scrutarono attentamente le<br />
carte e tutto sembrava in regola. Rex, però, sentiva che non quadravano i conti. Lo struzzo, sfogliando le carte,<br />
vide un assegno di un milione di slam (moneta di Epervyl) con allegato un biglietto che dichiarava:>.<br />
Ugo riconobbe subito la calligrafia del giudice, essendo stato un suo compagno di scuola. Il commissario interrogò<br />
il proprietario dell’impresa edile che, dopo molti tentativi, confessò il reato di corruzione. Il padrone dell’azienda<br />
venne subito arrestato e con lui il suo spietato complice, il giudice Flint. <strong>La</strong> famiglia di ricci poté ritornare<br />
tranquillamente a cibarsi delle prelibate mele.<br />
Colombo Giulia, Rebecca Triggiani, Lorenza Uccheddu, classe 3^ D.
<strong>La</strong> coccinella<br />
<strong>La</strong> coccinella nell’ antichità era associata ad una dea della bellezza e della fortuna. Le sue elitre rosse sono segnate<br />
da diversi puntini.<br />
Se una coccinella si posa su una mano, assicura fortuna per un numero di mesi pari a quello dei suoi puntini e<br />
predice che a breve si riceveranno dei soldi. <strong>La</strong> fortuna è maggiore se l’insetto si posa sulla mano per un totale di<br />
tempo pari a ventidue secondi.<br />
Il cigno<br />
Il cigno era ammirato dai Celti per la sua forza e il suo coraggio che lo portano a difendere la prole anche contro<br />
avversari più grandi e potenti di lui. È un uccello monogamo e fedele per tutta la vita alla compagna scelta. Il suo<br />
collo ha la forma del serpente sacro, simbolo di saggezza, e sibila come un serpente quando è minacciato. Il cigno<br />
rappresenta la comunicazione fra gli elementi, infatti è legato all' acqua (dove nuota), all' aria (dove vola) e alla<br />
terra (dove si posa), ma simboleggia soprattutto il fuoco (del sole) da cui trae la sua forza.<br />
L’oca<br />
L’oca anticamente era un uccello solare molto venerato che intermediava tra le persone e il mondo superiore.<br />
Essa è anche associata alla vita, alla creazione e alla rinascita. Nel IV secolo a.C., lo schiamazzare delle oche<br />
segnalò ai Romani l’imminente attacco dei Galli, che così poté essere respinto. Le oche perciò furono considerate<br />
le salvatrici di Roma.<br />
Dopo questo avvenimento, l'oca divenne il simbolo della vigilanza, dell’attenzione, della sensibilità e della cautela.
TOMMASINO & LA COCCINELLA MAGICA<br />
Un giorno uno stormo di oche volava sopra uno stagno. L’ oca Ermenegilda decise di scendere e durante<br />
l’atterraggio cadde sbadatamente per terra. Le sue piume erano tutte arruffate, mentre si apprestava a sistemarle<br />
si imbatté in Tommasino, un piccolo cigno. L’oca si stupì vedendo che il piccolo aveva il becco nero e gli chiese:<br />
“Come mai il tuo becco, che dovrebbe essere giallo, é di un colore così spento e triste?”<br />
Tommasino rispose con aria incerta: “Non lo so , sarò solo un po’ sfortunato”.<br />
Da quel giorno, osservando con più attenzione, Tommasino si rese conto che tutti i cigni della sua età, che<br />
vivevano nello stagno, avevano il becco di color giallo.<br />
L’idea di essere diverso lo rattristò molto.<br />
Una notte, mentre dormiva, gli si posò sul becco una coccinella magica, di nome Esterina. Sulle sue elitre aveva<br />
un solo punto bianco, segno di una fortuna che sarebbe durata per sempre.<br />
Il cigno venne circondato da un’ aura magica. <strong>La</strong> mattina seguente Tommasino si svegliò più felice del solito.<br />
Specchiandosi nello stagno vide che il suo becco era diventato giallo come il sole a mezzogiorno. Da quel<br />
momento Tommasino ritrovò la felicità e divenne uno splendido cigno amato da tutti i suoi simili.<br />
L’unica che non si accorse di nessun cambiamento, fu l’oca Ermenegilda che, indaffarata a parlare freneticamente<br />
con le sue amiche, notò solo che il becco di Tommasino era leggermente sporco di terra.<br />
<strong>La</strong> colomba<br />
Carraro Luca, Marazzato Jacopo & Vuolo Luca classe 3^C<br />
Nell'Antico Testamento è presente una ricca <strong>simbologia</strong> riguardante la colomba. Nella Genesi, ad esempio, è una<br />
colomba a portare a Noè il rametto d'ulivo, mostrandogli così la fine del Diluvio Universale e l'inizio di una nuova<br />
era di pace tra Dio e gli uomini. L'immagine, quindi, della colomba con un ramo d'ulivo in bocca evoca la pace.<br />
In genere, inoltre, la colomba, animale dalla natura dolce e mite, è un simbolo di mitezza, innocenza e purezza.
Il lupo<br />
Il lupo è generalmente simbolo di forza e di crudeltà, a causa della sua aggressività verso l’uomo.<br />
In realtà studi scientifici hanno dimostrato che il lupo attacca l’uomo in casi estremamente sporadici solo se<br />
affamato o ferito. <strong>La</strong> fama piuttosto negativa che lo riguarda è da imputare al fatto che può provocare danni<br />
all’allevamento del bestiame.<br />
L’aggressività del lupo risponde alla sua natura di predatore intento istintivamente a sfamare sé e la sua prole.<br />
Un tempo il lupo era assai diffuso in tutta l’Europa, attualmente abita solo in alcune regioni, in certe zone dei<br />
Monti Pirenei e della Francia Meridionale, nelle foreste dei territori dell’Est e nei Balcani.<br />
In Italia, invece, è presente lungo la dorsale appenninica centrale.<br />
<strong>La</strong> figura del corvo è contraddittoria.<br />
Il corvo<br />
In Cina viene associato alla morte e quindi è un animale lugubre e funesto, in Giappone è simbolo dell'armonia<br />
familiare e messaggero divino.<br />
In India è chiamato "il messaggero della morte" mentre in Grecia è una creatura positiva, consacrata ad Apollo.<br />
Nella mitologia germanica i corvi erano i compagni di Odino che veniva spesso raffigurato con Hugin (lo spirito) e<br />
Munnin (la memoria) appollaiati sul suo seggio.<br />
Per gli Indiani d'America il corvo è associato al mistero e alla magia. Il nero non ha un significato negativo, anzi è<br />
il colore dell'inizio e rappresenta ciò che non si conosce ancora.
C’era una volta, in una bella città, un corvo che si divertiva tutti i giorni, andando in giro a maledire tutti, con<br />
presagi di morte. Una volta si imbatté in un lupo; i due si fissarono in cagnesco e il corvo con il suo solito<br />
sorrisetto, come d’abitudine, maledisse anche lui. <strong>La</strong> maledizione<br />
consisteva nel far morire tutte le prede del lupo, così sarebbe morto di<br />
fame.<br />
Come previsto, tutte le prede del bosco morirono all’istante. Il lupo si<br />
ritrovò così a digiuno, ma disse tra sé e sé: – Non importa! Posso<br />
resistere dei giorni a digiuno! –<br />
Il lupo si rintanò per passare il tempo, ormai non aveva nulla da fare.<br />
Passarono molti giorni e cominciò ad avere fame, quindi, decise di<br />
catturare quel maledetto corvo e di mangiarselo.<br />
Escogitò una trappola per il corvo, quella stessa notte si mise a ululare<br />
alla luna per attirare a sé il volatile.<br />
Il corvo sentì subito l’ululato e andò a vedere chi disturbava il suo sonno.<br />
Il lupo, allora, fece cadere la rete, sistemata sull’albero, apposta per catturare il corvo che rimase bloccato senza<br />
speranza.<br />
Era ormai l’alba e il suo pranzo era quasi pronto, quando ad un tratto una colomba dalle piume bianche e<br />
splendenti passò di lì e si fermò ad aiutare il corvo. Senza farsi sentire e vedere lo liberò, ma subito arrivò il lupo<br />
che chiese con tono ruggente: – Che fai? Non merita questo! –<br />
<strong>La</strong> colomba rispose: – Merita la vita e la pace, come tutti noi! –<br />
– Sono d’accordo, ma mi ha quasi fatto morire di fame con quelle sue maledizioni! – ribatté il lupo.<br />
Scoppiò una tremenda litigata tra il corvo e il lupo.<br />
A quel punto la colomba urlò – Basta, finitela! Facciamo un patto: tu corvo non maledirai più nessuno, e tu lupo<br />
non ucciderai più, se non per fame. –<br />
I tre se ne andarono soddisfatti. Prima di dividersi ognuno per la sua strada, il lupo chiese scusa al corvo, la<br />
colomba riportò in vita tutti gli <strong>animali</strong> uccisi per via della maledizione e il corvo accettò le scuse, ricambiò e prese<br />
le sue penne da terra per tornare a casa e riattaccarsele.<br />
Basso Christian, Calabrese Emanuele e Thomas Medici, classe 3 ^ C
<strong>La</strong> scimmia è simbolo di vanità.<br />
<strong>La</strong> scimmia<br />
Un' antica leggenda africana narra che un tempo le scimmie si vantavano con<br />
gli altri <strong>animali</strong> di poter parlare e di essere simili all'uomo. Il loro creatore<br />
così decise di punirle, togliendole la parola.<br />
Il delfino<br />
Il delfino è simbolo di bellezza, bontà e intelligenza, inoltre essendo un animale<br />
marino ricorda all’uomo che ha ricevuto la salvezza attraverso l’acqua del<br />
battesimo.
<strong>La</strong> scimmia e il delfino<br />
Tanto tempo fa, su un'isoletta sperduta nell’oceano, vivevano un pappagallo, un<br />
elefante, una giraffa e una zebra. <strong>La</strong> piccola isola era ricca di colori vivaci, il<br />
sole era sempre alto nel cielo limpido e l’allegria regnava tra gli <strong>animali</strong>.<br />
<strong>La</strong> felicità durava da tanti anni e sarebbe durata ancora per molto, se non fosse<br />
comparsa una scimmietta a sconvolgere quell’armonia. Da quel momento tutto<br />
cambiò: il colore dei fiori diventò spento, il cielo si coprì di nuvoloni grigi e<br />
l’infelicità si diffuse su tutti e su tutto. <strong>La</strong> scimmia si faceva chiamare “Akuby”,<br />
che significava “il potere è mio”. Appena arrivata, infatti, cominciò a imporre le<br />
regole più assurde. All’inizio della giornata, per esempio, tutti dovevano saltare<br />
da un albero all’altro, aggrappandosi al ramo con la coda, senza cadere. Tutti gli<br />
abitanti ebbero molti problemi. Il pappagallo non ci riusciva data la sua coda<br />
pennuta, l’elefante a causa del suo peso, la giraffa per colpa del suo lungo collo<br />
che toccava sempre terra e la zebra perché non voleva rovinarsi le sue<br />
impeccabili strisce.<br />
Akuby era diventato il re dell’isola e si faceva ubbidire da tutti, addirittura dal<br />
leone, che di solito si imponeva sugli altri <strong>animali</strong>.<br />
<strong>La</strong> scimmia, inoltre, era solita vantarsi di saper sbucciare le banane grazie<br />
all’agilità delle sue mani, al contrario di qualunque altro animale. Passava le sue<br />
giornate a mostrare le sue doti; così, una buccia di qua e una di là, aveva<br />
sommerso l’isola di giallo.
Un giorno si mise a ballare su un albero per attirare l’attenzione dei suoi<br />
sudditi; sfortunatamente scivolò giù dalla pianta finendo in acqua perché le<br />
bucce erano seminate dappertutto, perfino sui rami <strong>degli</strong> alberi.<br />
Nell’ oceano intorno all’isola viveva un delfino di nome Salvatore, detto Salvy<br />
perché anche al minimo pericolo era sempre pronto ad aiutare il prossimo. Un<br />
giorno, ad esempio, aiutò un cucciolo di pinguino che si era smarrito ed era<br />
finito nelle grinfie di un' orca. Salvy attirò l’orca a sè, nascondendosi poi in una<br />
caverna poco lontana, per far prendere tempo al piccolo amico. Questo è uno dei<br />
tanti atti di gentilezza del nostro delfino. Salvy e il suo branco stavano<br />
passando di lì mentre Akuby scivolava in acqua. Avendola vista, lui fece notare<br />
ai suoi compagni la scimmia in mare. Nessuno però si mosse per paura del<br />
terribile squalo che abitava in quella zona; anche gli altri abitanti dell’isola non<br />
volevano salvare Akuby, stanchi dei suoi capricci e credevano si vivesse meglio<br />
senza di lui. Salvy però si precipitò istintivamente a salvarlo nonostante la sua<br />
paura per gli squali.<br />
<strong>La</strong> scimmia venne riportata a riva e imparò la lezione: vantarsi non portava a<br />
niente se non a grandi pasticci e pericoli. Salvy capì invece che non bisogna<br />
lasciarsi influenzare dal giudizio <strong>degli</strong> altri, ma agire secondo le proprie idee,<br />
perché ognuno può compiere gesti positivi e dare un grande aiuto agli altri.
Alberti Silvia, Bottacin Linda, Tassi Irene, classe 3^C.