Dannazione di Chuck Palahniuk, Edizioni Mondadori A cura di ...
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<strong>Dannazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Chuck</strong> <strong>Palahniuk</strong>,<br />
E<strong>di</strong>zioni <strong>Mondadori</strong><br />
A <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Giulio Mereu<br />
Mi sente, Satana? Sono io, Ma<strong>di</strong>son. Sono appena arrivata qui,<br />
all'inferno, però non è colpa mia, se non forse perché sono morta per<br />
un'overdose <strong>di</strong> marijuana. Forse all'inferno ci sono finita perché sono<br />
grassa, ma proprio grassa come una scrofa. Se si può andare<br />
all'inferno per il peccato <strong>di</strong> scarsa autostima, allora sono qui per<br />
quello. Vorrei tanto poterle <strong>di</strong>re una balla, e che sono pelle e ossa e<br />
con i capelli bion<strong>di</strong> e due tette così. Però mi creda: se sono grassa, ho<br />
le mie buone ragioni.<br />
Innanzitutto mi presento.<br />
Come rievocare la sensazione esatta che dà l'essere morti...<br />
Ebbene sì, conosco la parola rievocare. Sono morta, non ritardata.<br />
Fidatevi, essere morti è molto più facile che morire. Se sei<br />
una che in vita riesce a guardare un sacco <strong>di</strong> televisione, allora<br />
essere morta sarà una passeggiata. Anzi, <strong>di</strong>rei che guardare la tele e<br />
stare su Internet sono un ottimo allenamento...<br />
per la morte.<br />
Il modo più preciso in cui posso descrivere la morte è paragonarla<br />
a quando mia madre accende il computer portatile ed entra nel<br />
sistema <strong>di</strong> sorveglianza della nostra casa <strong>di</strong> Mazatlàn o <strong>di</strong> Banff.<br />
“Guarda” <strong>di</strong>ceva, girando lo schermo per farmi vedere, “sta<br />
nevicando.” Nel lieve bagliore del computer si vedeva l'interno della<br />
nostra casa <strong>di</strong> Milano, con la neve che cadeva fuori dalle gran<strong>di</strong><br />
finestre del salotto, e da così lontano, tenendo premuti i tasti Control<br />
(Ctrl), Alt e W, mia madre apriva le tende. Premendo i tasti Ctrl e D<br />
abbassava le luci a <strong>di</strong>stanza, e ce ne stavamo lì, sedute una accanto<br />
all'altra su un treno, su una limousine o su un jet privato preso in<br />
affitto, a guardare sullo schermo del computer il bel panorama<br />
invernale che si scorgeva dalle finestre della casa vuota. Con i tasti
Ctrl e F mia madre accendeva il fuoco nel camino a gas, e dai controlli<br />
au<strong>di</strong>o del sistema <strong>di</strong> sorveglianza ci arrivava il crepitio delle fiamme.<br />
Poi, sempre via tastiera, mia madre entrava nel sistema della nostra<br />
casa <strong>di</strong> Città del Capo. Poi si collegava con la nostra casa <strong>di</strong><br />
Brentwood. Poteva essere simultaneamente dappertutto e da nessuna<br />
parte, a contemplare tramonti e piante in qualsiasi luogo tranne<br />
quello in cui si trovava. Nella migliore delle ipotesi una sentinella.<br />
Nella peggiore una guardona.<br />
Mia madre è capace <strong>di</strong> passare mezza giornata sul computer<br />
portatile a guardare stanze vuote piene dei nostri mobili. A regolare i<br />
termometri in remoto. Ad abbassare le luci e scegliere il giusto livello<br />
<strong>di</strong> musica soft da far risuonare in ogni stanza. “Così i topi<br />
d'appartamento rimangono nel dubbio” mi <strong>di</strong>ceva. Passava da una<br />
telecamera all'altra, osservando la domestica somala che ci puliva la<br />
casa <strong>di</strong> Parigi. Curva sul monitor, sospirava e <strong>di</strong>ceva: “A Londra mi è<br />
sbocciato un crochi”.<br />
Da <strong>di</strong>etro la pagina <strong>di</strong> finanza del “Times”, mio padre <strong>di</strong>ceva: “Al<br />
singolare si <strong>di</strong>ce croco”.<br />
A quel punto magari mia madre ridacchiava, e premendo i tasti<br />
Ctrl e L da tre continenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza rinchiudeva la domestica in una<br />
stanza perché le piastrelle non le parevano lucidate a dovere. Per lei<br />
quello era un passatempo fico, troppo <strong>di</strong>vertente. Intervenire su un<br />
ambiente senza essere fisicamente presenti. Consumo in absentia.<br />
Come quando hai composto una canzone <strong>di</strong> successo decenni prima<br />
continua a occupare la mente <strong>di</strong> un'operaia cinese sfruttata che non<br />
conoscerai mai. Anche quello è potere, ma una specie <strong>di</strong> potere inutile,<br />
impotente.<br />
Sullo schermo del computer, una domestica piazzava un vaso pieno<br />
<strong>di</strong> peonie appena recise su un davanzale della nostra casa <strong>di</strong> Dubai, e<br />
intanto mia madre spiava tutto via satellite, abbassando l'aria<br />
con<strong>di</strong>zionata sempre più fredda, picchiettando il <strong>di</strong>to su un tasto via<br />
connessione wireless, raffreddando quella casa, quell'unica stanza, un<br />
gelo da cella frigorifera, da pista da sci, spendendo un patrimonio in<br />
freon ed elettricità, nel tentativo <strong>di</strong> far sopravvivere un giorno in più<br />
<strong>di</strong>eci dollari <strong>di</strong> fiorellini rosa già spacciati.<br />
Ecco com'è essere morti. Ebbene sì, conosco l'espressione in<br />
absentia. Sono una tre<strong>di</strong>cenne , non una stupida, ed essendo morta,<br />
santo cielo se mi è chiaro il concetto <strong>di</strong> absentia.<br />
Essere morti è la quintessenza del concetto “viaggiare leggeri”.<br />
Essere morti-morti vuol <strong>di</strong>re non stop, ventiquattro ore su<br />
ventiquattro e sette giorni su sette, trecentosessantacinque giorni<br />
l'anno... per sempre.<br />
Come ci si sente quando ti pompano via tutto il sangue, credetemi,<br />
non vi va saperlo. Probabilmente non dovrei nemmeno <strong>di</strong>rvi che sono<br />
morta, perché adesso si<strong>cura</strong>mente vi sentirete molto superiori.<br />
Perfino gli altri grassi si sentono superiori alla gente morta. Ciò
nonostante, eccola qua: la mia Orrenda Confessione. Ammetto tutto,<br />
vuoto il sacco. Esco allo scoperto. Sono morta . Non rinfacciatemelo.<br />
E' vero, tutti quanti sembriamo un po' misteriosi e assur<strong>di</strong>, al<br />
nostro prossimo, ma nessuno risulta più estraneo <strong>di</strong> un morto.<br />
A uno sconosciuto possiamo perdonare la scelta <strong>di</strong> essere cattolico<br />
praticante o <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi ad atti omosessuali, ma non <strong>di</strong> sottomettersi<br />
alla morte. Detestiamo i rinnegati. Morire, più ancora dell'alcolismo o<br />
della <strong>di</strong>pendenza da eroina, sembra il peggiore dei vizi, e in un mondo<br />
dove ti accusano <strong>di</strong> essere pigra se non ti depili le gambe essere<br />
morti sembra la più grave delle mancanze.<br />
E' come se uno avesse deciso <strong>di</strong> scansare la vita, come se<br />
semplicemente non avesse fatto uno sforzo serio <strong>di</strong> realizzare il<br />
proprio potenziale. Disfattista che non sei altro! Essere grassi e pure<br />
morti, lasciatemelo <strong>di</strong>re, è una doppia male<strong>di</strong>zione.<br />
Non è giusto, no, ma anche se vi faccio pena è probabile che al<br />
tempo stesso vi sentiate un sacco compiaciuti perché voi invece siete<br />
vivi, e magari in questo momento state masticando un bel boccone <strong>di</strong><br />
qualche povero animale che ha avuto la sfortuna <strong>di</strong> nascere più in<br />
basso <strong>di</strong> voi nella catena alimentare. E' non sto <strong>di</strong>cendo queste cose<br />
per suscitare la vostra compassione. Ho tre<strong>di</strong>ci anni, sono femmina e<br />
morta. Mi chiamo Ma<strong>di</strong>son, e l'ultima cosa <strong>di</strong> cui ho bisogno è la<br />
vostra stupida, altezzosa pietà. Non è giusto, no, ma è così che<br />
ragiona la gente. Ogni volta che conosciamo qualcuno, nella testa una<br />
vocetta insi<strong>di</strong>osa ci <strong>di</strong>ce: “OK, io porterò anche gli occhiali, o sarò un<br />
po' larga <strong>di</strong> fianchi, o femmina, ma perlomeno non sono gay o nera o<br />
ebrea”.<br />
E il senso è: sarò pure me stessa, ma perlomeno ho il buonsenso <strong>di</strong><br />
non essere TE. Per quello ci penso due volte, prime <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che sono<br />
morta, perché tutti quanti si sentono superiori ai morti, perfino i<br />
messicani e quelli con l'AIDS. E' come quando alle me<strong>di</strong>e l'insegnante<br />
<strong>di</strong> storia spiega Alessandro Magno,e tu nella tua testa continui a<br />
pensare: “Ma se Alessandro era così valoroso e intelligente e così,<br />
appunto, Magno... allora perché è morto?”.<br />
Ebbene sì, conosco la parola insi<strong>di</strong>osa.<br />
La morte è un Errore Enorme che nessuno <strong>di</strong> noi progetta mai <strong>di</strong><br />
fare. Ecco perché il pane <strong>di</strong> crusca e colonscopie. Ecco perché si<br />
prendono le vitamine e si fanno i pap test. No , voi no, voi non<br />
morirete mai, per questo adesso vi sentite tanto superiori a me. Bé,<br />
prego, fate pure. Continuate a spalmarvi creme solari e a palparvi in<br />
cerca <strong>di</strong> noduli. Non sarò certo io a rovinarvi la Grande Sorpresa.<br />
La verità è che quando sarete morti, nemmeno i senzatetto e i<br />
ritardati vorranno essere nei vostri panni. Non so se mi spiego: a quel<br />
punto i vermi possono mangiarvi. E' tipo la violazione assoluta dei<br />
vostri <strong>di</strong>ritti civili. Morire dovrebbe essere vietato dalla legge, eppure<br />
mica ve<strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Amnesty organizzare campagne contro la morte.<br />
Mica ve<strong>di</strong> le rockstar riunirsi e pubblicare canzoni i cui proventi
verranno destinati alla lotta contro i vermi che si mangeranno la MIA<br />
faccia.<br />
Mia madre vi <strong>di</strong>rebbe che io la faccio sempre tanto facile. Mia<br />
madre <strong>di</strong>rebbe: “Ma<strong>di</strong>son, piantala <strong>di</strong> fare la saputella”. Direbbe: Sei<br />
morta. Ve<strong>di</strong> <strong>di</strong> darti una calmata”.<br />
Per mio padre, il fatto che sia morta dev'essere stato un enorme<br />
sollievo. Almeno ora non deve più preoccuparsi che lo metta in<br />
imbarazzo rimanendo incinta. Papà <strong>di</strong>ceva sempre: “Ma<strong>di</strong>son,<br />
qualunque uomo ti si pigli si ritroverà tra le mani una bella gatta da<br />
pelare...”. Se solo sapesse.<br />
Quand'è morto il mio pesce rosso, Mister Sco<strong>di</strong>nzolo, l'abbiamo<br />
buttato nel gabinetto. Quand'è morta la gattina Tigrotta ho provato a<br />
fare la stessa cosa, e per sturare il water abbiamo dovuto chiamare<br />
l'idraulico. Che casino. Povera Tigrotta. Quando sono morta io... non<br />
scenderò nei dettagli, ma <strong>di</strong>ciamo soltanto che quel Pervertito de<br />
Pervertitis delle pompe funebri mi ha vista nuda e mi ha pompato via<br />
tutto il sangue e Dio solo sa in quali deviati mo<strong>di</strong> si è svagato con il<br />
mio virginale corpo <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>cenne. Sarò anche una che la fa facile, ma<br />
la morte è la beffa più grande del mondo. Dopo tutte le permanenti e<br />
le lezioni <strong>di</strong> danza per cui mia madre ha sborsato sol<strong>di</strong>, ecco che mi<br />
ritrovo a farmi fare un pigiamino <strong>di</strong> saliva da un becchino depravato<br />
con la panza.<br />
Io ve lo <strong>di</strong>co: quando muori, devi più o meno rinunciare a qualsiasi<br />
paletto o pretesa sui tuoi spazi personali. Ma sia chiara una cosa: io<br />
non sono morta perché ero troppo pigra per vivere. Non sono morta<br />
perché volevo punire la mia famiglia. E per quanto io possa parlar<br />
male dei miei genitori, non fatevi l'idea che li detesti. E' vero, per un<br />
po' sono rimasta a guardare mia madre che, curva sul computer<br />
portatile, premendo i tasti Ctrl, Alt e L chiudeva a chiave la porta<br />
della mia camera da letto <strong>di</strong> Roma, <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Atene, <strong>di</strong> tutte le mie<br />
camere sparse per il mondo. E' poi, sempre usando la tastiera,<br />
chiudeva tutte le tende, abbassava l'aria con<strong>di</strong>zionata e attivava il<br />
filtro elettrostatico dell'aria perché sulle mie bambole e sui miei vestiti<br />
e sui miei peluche non si posasse neppure un granello <strong>di</strong> polvere. E'<br />
semplicemente logico che a me i genitori manchino più <strong>di</strong> quanto io<br />
manchi a loro, specie se si pensa che mi hanno voluto bene solo per<br />
tre<strong>di</strong>ci anni, mentre io gli ho voluto bene per tutta la vita. Scusate<br />
tanto se non mi sono fermata più a lungo, ma non mi andava <strong>di</strong><br />
essere morta e stare lì a guardare, raffreddando stanze, facendo<br />
sfarfallare le luci e aprendo e richiudendo le tende. Non mi andava <strong>di</strong><br />
essere una semplice guardona.<br />
Non è giusto, no, ma se la terra ci sembra un inferno è soltanto<br />
perché siamo convinti che debba essere un para<strong>di</strong>so. La Terra è la<br />
Terra. I morti sono morti. Ma presto lo scoprirete da voi. E agitarsi<br />
non serve a niente.