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<strong>Storia</strong> e <strong>Futuro</strong><br />

Rivista di storia e storiografia<br />

Simona Urso<br />

Margherita Sarfatti.<br />

Dal mito <strong>del</strong> Dux al mito americano<br />

Venezia, Mars<strong>il</strong>io, 2003<br />

_____________________________________<br />

Recensione di Roberto Paris<strong>in</strong>i<br />

<strong>Storia</strong> e <strong>Futuro</strong> N° 4 – apr<strong>il</strong>e 2004 – www.storiaefuturo.com


Simona Urso<br />

Margherita Sarfatti.<br />

Dal mito <strong>del</strong> Dux al mito americano<br />

Venezia, Mars<strong>il</strong>io, 2003<br />

Il volume percorre la biografia <strong>in</strong>tellettuale di Margherita Sarfatti facendone <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o<br />

per costruire alcune ipotesi sulla genesi <strong>del</strong>l’ideologia fascista, e per def<strong>in</strong>ire <strong>il</strong> quadro di<br />

quei ceti <strong>in</strong>tellettuali che offrirono <strong>il</strong> loro sostegno al primo fascismo. Questa mondana e<br />

salottiera figura, nota per la sua relazione con affettiva con Mussol<strong>in</strong>i, viene qui presentata<br />

come personaggio vivace e <strong>in</strong>quieto, profondamente partecipe <strong>del</strong> dibattito politico e <strong>in</strong>tellettuale<br />

che attraversò l’Italia giolittiana. Partita dal socialismo positivistico di stampo ottocentesco<br />

che aveva <strong>in</strong>contrato nella M<strong>il</strong>ano di <strong>in</strong>izio secolo, Sarfatti assorbe nuove suggestioni<br />

culturali dalle frequentazioni <strong>del</strong> modernismo, degli ambienti futuristi e degli <strong>in</strong>tellettuali<br />

de “La Voce”, per poi fonderle <strong>in</strong> un atteggiamento che confluisce gradualmente<br />

verso quell’ideologia italianista per cui si dist<strong>in</strong>gue, secondo Em<strong>il</strong>io Gent<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> gruppo vociano.<br />

La posizione <strong>in</strong>terventista di fronte al divampare <strong>del</strong>la Grande Guerra ne sancisce <strong>in</strong><br />

qualche modo <strong>il</strong> pas<strong>saggio</strong> def<strong>in</strong>itivo dal riformismo turatiano, percepito come vuoto e ormai<br />

<strong>in</strong>erte, all’approdo – attraverso <strong>il</strong> culto dei caduti – alle sponde mitologiche <strong>del</strong>l’Italia<br />

nuova da costruire a guerra conclusa.<br />

Da tempo vic<strong>in</strong>a a Mussol<strong>in</strong>i, Sarfatti fu <strong>in</strong> primo piano nella costruzione di un fascismo<br />

che proprio di quel mito voleva nutrirsi. Ambiziosa, c<strong>in</strong>ica e <strong>in</strong>tuitiva, si accorse<br />

precocemente che ciò che si andava costruendo era ancora un palcoscenico vuoto, che andava<br />

riempito di codici identitari, di rituali e, soprattutto, di una cultura (non solo politica)<br />

propria. Contribuì perciò a fondare “Gerarchia”, la rivista teorica <strong>del</strong> fascismo, chiamando<br />

a raccolta una generazione di <strong>in</strong>tellettuali di percorso sim<strong>il</strong>e al suo, e che doveva ora elaborare<br />

la matrice genetica <strong>del</strong>lo stato nuovo. Con “Novecento” tentò la costruzione di un l<strong>in</strong>guaggio<br />

artistico orig<strong>in</strong>ale, radicato tuttavia nel solco <strong>del</strong>la tradizione classica, e divenne<br />

figura centrale nel mondo <strong>del</strong>l’arte, <strong>in</strong> Italia e all’estero.<br />

L’exploit politico-culturale <strong>del</strong>la Sarfatti sarà comunque la biografia Dux, pubblicata<br />

nel 1925 e tradotta <strong>in</strong> diverse l<strong>in</strong>gue; <strong>in</strong> essa viene costruito <strong>il</strong> mito <strong>del</strong> duce att<strong>in</strong>gendo a<br />

piene mani al culto <strong>del</strong>la romanità, <strong>in</strong> ossequio all’idea di classicità moderna che <strong>il</strong> fascismo<br />

rappresentava.<br />

Un momento, quello <strong>del</strong>la diffusione di Dux che rappresenta <strong>il</strong> culm<strong>in</strong>e<br />

<strong>del</strong>l’<strong>in</strong>fluenza <strong>del</strong>la Sarfatti, ma anche l’<strong>in</strong>izio <strong>del</strong> suo decl<strong>in</strong>o. Lo stato totalitario costruito<br />

a partire dal 1926 aveva bisogno di <strong>in</strong>tellettuali funzionari e non di sperimentatori, benché<br />

<strong>in</strong>tesi a promuovere una s<strong>in</strong>tesi artistica legittimata dal regime. L’<strong>in</strong>tellettuale ebrea fu <strong>in</strong>oltre<br />

sempre avversata dalle componenti rassiste <strong>del</strong> fascismo, a com<strong>in</strong>ciare dall’ala guidata<br />

da Far<strong>in</strong>acci, e negli anni Trenta, mentre calava sensib<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> suo ascendente su<br />

Mussol<strong>in</strong>i, l’Italia si avvic<strong>in</strong>ava sempre più alla Germania hitleriana e antisemita. Il fascismo<br />

<strong>in</strong>seguito da Margherita Sarfatti com<strong>in</strong>ciava a divergere da quello reale, ma lei non<br />

smise però <strong>in</strong> fondo di essere fascista. Spostò semplicemente l’oggetto <strong>del</strong>la sua ricerca,<br />

sulla scia drammatica dei numerosi ebrei <strong>in</strong> fuga dal vecchio cont<strong>in</strong>ente: la “terra promessa”,<br />

così, non fu più la nuova Roma, s<strong>in</strong>tesi <strong>del</strong>la civ<strong>il</strong>tà classica e <strong>del</strong>la modernità fascista,<br />

ma divennero gli Stati Uniti, <strong>del</strong> New Deal, di Roosevelt e <strong>del</strong> mito americano. L’America<br />

<strong>Storia</strong> e <strong>Futuro</strong> N° 4 – apr<strong>il</strong>e 2004 – www.storiaefuturo.com


Margherita Sarfatti. Dal mito <strong>del</strong> Dux al mito americano<br />

vista come nuova possib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la civ<strong>il</strong>tà europea e bianca (<strong>in</strong> cui gli ebrei fossero <strong>in</strong>seriti,<br />

ma non i neri), l’America <strong>del</strong> melt<strong>in</strong>g pot ma anche <strong>del</strong> segregazionismo.<br />

Quante furono le culture politiche <strong>del</strong> fascismo? Quali di queste persero la loro battaglia<br />

e perché? Quali e quanti furono i coetanei e i correligionari, di Margherita Sarfatti<br />

che, formatisi nelle riviste antigiolittiane, credettero di trovare nella guerra e nel fascismo<br />

l’occasione per diventare nuova classe dirigente <strong>del</strong> Paese? Quanti di loro si accorsero,<br />

come Sarfatti, di non avere alcuno spazio reale? La storia <strong>del</strong>l’Italia tra le due guerre è anche<br />

la loro storia, e questo libro è un primo, pregevole tassello per raccontarla.<br />

Roberto Paris<strong>in</strong>i<br />

<strong>Storia</strong> e <strong>Futuro</strong> N° 4 – apr<strong>il</strong>e 2004 – www.storiaefuturo.com 2

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