Villa Manfredini: La Storia
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INTRODUZIONE<br />
<strong>Villa</strong> <strong>Manfredini</strong>: <strong>La</strong> <strong>Storia</strong><br />
<strong>La</strong> villa Canal-<strong>Manfredini</strong>-Giora a Campoverardo è il nucleo del complesso architettonico che comprendeva<br />
in origine anche la chiesetta in aderenza e la barchessa. <strong>La</strong> presente relazione vuole documentare le<br />
origini e le trasformazioni subite nel corso dei secoli dall’intero complesso, fino al restauro che ha posto<br />
fine a decenni di degrado e di abbandono.<br />
Le fonti documentarie alla base della resente relazione sono l’Archivio di Stato di Venezia, il Consorzio di<br />
Bonifica Bacchiglione-Brenta (ex Sesta Presa), la Biblioteca del Museo Correr, il Comune e la Biblioteca<br />
di Camponogara e archivi storici privati.<br />
ORIGINE E TRASFORMAZIONI<br />
Le prime notizie del complesso edilizio risalgono al 1537 quando IERONIMO DA CA’ PAIAPIETRA fa<br />
costruire un “edificio massiccio a pianta quadrata, soffitti a travature dipinte, cortivo e brolo per uso” 1 .<br />
Detto impianto è ancora facilmente riconoscibile.<br />
Successivamente l’edificio e i terreni vicini diventano di proprietà della nobile famiglia CANAL. Nel<br />
1594 ZUANNE CANAL alla propria morte lascia in eredità al figlio ANTONIO la casa dominicale di<br />
Campo Verardo insieme con le altre “proprietà, terreni e case da massari” 2 .<br />
1 Archivio privato Giantin, Camponogara<br />
2 A.S.V., Notarile, Testamenti, Atti Notaio Acerbi<br />
3 A.S.V., Notarile, Testamenti, Atti Notaio Acerbi<br />
4 A.S.V., X Savi alle Decime, Catastico Padovana Bassa, Redecima del 1661<br />
5 A.S.V., X Savi alle Decime, Catastico Padovana Bassa, Redecima del 1661<br />
6 Consorzio di Bonifica Bacchiglione Brenta, Mappe benedettine, Comune di Camponogara, n.7, 1675)<br />
pagina 1<br />
Nel 1635 ANTONIO CANAL fa aggiungere l’ala ad ovest verso Fossò a tutta facciata, più due piccole ali<br />
ad est dalla parte opposta. Di queste due, quella sulla strada comprende al piano terra la chiesetta, l’altra<br />
volge a sud verso i campi; vuota invece è la parte centrale con quattro finestroni per dare luce al vano sca-<br />
le. I soffitti con le travi dipinte vengono coperti con stucchi a motivi floreali e scene mitologiche. Alla<br />
morte di ANTONIO CANAL la proprietà passa indivisa al secondogenito FRANCESCO MARIA. Nel<br />
testamento ANTONIO CANAL menziona la casa dominicale di Campo Verardo che ha ereditato dal padre<br />
ZUANNE: “a sue spese Antonio ha ingrandito la proprietà di Campo Verardo con acquisti di fabbriche,<br />
di muraglie ...” 3 . Le preesistenze cinquecentesche subiscono quindi una radicale trasformazione che co-<br />
stituisce il nucleo fondamentale dell’odierno complesso edilizio.<br />
Nel 1661 i Catastici della Padovana Bassa evidenziano i beni CANAL a Camponogara e Campo Verardo;<br />
in particolare FRANCESCO MARIA, oltre a “campi, casete e cason” possiede a Campo Verardo “una<br />
casa dominicale con horto e brolo de campi sei in circa in detto loco, la quale serve per uso del detto No-<br />
bil Homo ... 4 ”. FRANCESCO MARIA muore senza eredi diretti. Le sue proprietà passano al fratello<br />
GIACOMO, proprietario a Camponogara di vari campi e di una “casa dominical con brollo de campi 2 in<br />
circa ... 5 ”.<br />
Dalle mappe benedettine del 1675 tratte dall’archivio del Consorzio Sesta Presa risulta chiaramente la<br />
proprietà di GIACOMO CANAL a Campo Verardo, di seguito riportata, relativa al complesso oggetto del-<br />
la relazione 6 . In particolare compare la “casa dominicale” (attuale villa <strong>Manfredini</strong>-Giora) mentre non vi<br />
è traccia di alcun edificio nell’attuale sedime della barchessa. Questo è evidente dalla sovrapposizione del
la stessa mappa con la mappa del catasto austriaco del 1846. Si deve quindi datare l’origine della barches-<br />
sa in un’età successiva a quella della mappa benedettina del 1675.<br />
Nel 1711 GEROLAMO CANAL, procuratore di San Marco, eredita i beni dello zio GIACOMO CANAL<br />
fu ANTONIO 7 .<br />
Nel 1740, nel catastico della Padovana Bassa, non sono segnalate le case per uso. I beni dei CANAL a<br />
Campo Verardo e Camponogara risultano abbastanza consistenti. ZACCARIA CANAL fu GEROLAMO<br />
dispone di una novantina di campi catasticati in corrispondenza del toponimo “Camponogara”, mentre le<br />
altre proprietà CANAL di Campo Verardo superano i 160 campi 8 .<br />
Con testamento datato 15.06.1760 in favore dei figli NICOLO’ e ANTONIO, GIACOMO CANAL fu<br />
ZACCARIA lascia i beni immobili di Campo Verardo ad ANTONIO 9 .<br />
Nel 1810 la “casa da villeggiatura” dei CANAL appartiene a GIROLAMO fu ANTONIO, pronipote di<br />
ZACCARIA. L’accorpamento dei beni CANAL desunti dal Sommarione di Camponogara, relativi a<br />
Campo Verardo, comprende inoltre terreni arativi, broli, orti e “case da massari” 10 .<br />
Nel 1811 il Marchese FEDERICO MANFREDINI acquista tutta la proprietà CANAL di Campoverardo,<br />
Camponogara, Fossò e Vigonovo fino<br />
alle porte di Padova.<br />
A Campoverardo il Marchese pone la<br />
sua residenza. Poichè il MANFREDI-<br />
NI, negli anni della sua permanenza,<br />
7 Venezia, Biblioteca del Museo Correr, MSS. PD)<br />
8 A.S.V., X Savi alle Decime, Catastico Padovana Bassa, Redecima del 1740<br />
9 A.S.V., Notarile, Testamenti<br />
10 A.S.V., Catasto Napoleonico, Sommarione di Camponogara, 35<br />
11 Archivio privato Zampieri, Vigonovo, “Historia” novembre 1968<br />
pagina 2<br />
esercitò una notevole influenza nella zona di Campoverardo, che si ripercosse nella sontuosità e magnifi-<br />
cenza della villa all’epoca, vale la pena tracciarne una rapida biografia.<br />
FEDERICO MANFREDINI 11 fu un importante uomo politico, poeta e mecenate, e tanta parte ebbe nelle<br />
vicende storiche dell’Italia, in particolare della Toscana, benchè sia una figura ancora relegata alla storia<br />
locale. Nacque a Rovigo il 24.08.1742 da una ricca famiglia di antiche tradizioni nobiliari. Intraprese la<br />
carriera militare, e per la sua preparazione erudita venne inviato all’Accademia Imperiale di Firenze da<br />
dove uscì con il grado di ufficiale. L’ambiente fiorentino lo mise in contatto con esponenti importanti del-<br />
l’ambiente politico toscano e quindi austriaco; infatti divenne aiutante del precettore dei figli del Granduca<br />
Leopoldo di Toscana, fratello dell’Imperatore Giuseppe II d’Austria. Ebbe in questo periodo il grado di<br />
colonnello e il titolo di Consigliere di Stato. Si distinse tra le file dell’esercito austriaco ed ottenne il grado<br />
di generale. Quando Leopoldo I prese possesso del trono imperiale alla morte del fratello, MANFREDINI<br />
si trasferì a Vienna con il titolo di Magnate d’Ungheria. Di nuovo a Firenze, consigliere del Granduca<br />
Ferdinando III, ebbe contatti anche con Napoleone Bonaparte. Tornato nel 1801 a Vienna con l’Imperatore<br />
Francesco I, del quale era stato precettore, divenne Feldmaresciallo luogotenente delle armate austriache.<br />
A Campoverardo il MANFREDINI arrivò dopo un incidente capitatogli in Germania. Qui in realtà MAN-<br />
FREDINI iniziò una nuova vita. Si occupò dei campi e di quella che divenne la sua gente, dove tentò di<br />
diffondere l’istruzione, ma soprattutto divenne un appassionato raccoglitore di opere e di oggetti d’arte,<br />
mecenate e amico di pittori anche di grande rilievo. Morì il 2 settembre 1829. Fu sepolto per suo desiderio<br />
con la spada dall’elsa d’oro e con il bastone da Maresciallo, pure d’oro, probabilmente nel sagrato della<br />
chiesa di Campoverardo. Dispose che i suoi beni fossero devoluti ad opere di beneficenza.
Durante la sua permanenza a Campoverardo l’intero complesso visse un momento di estremo splendore:<br />
ridisegnò le facciate della villa secondo il gusto tardo barocco settecentesco e destinò la barchessa a stalla,<br />
introducendo le lunette lungo tutto il piano terra. <strong>La</strong> maestosità del complesso si può desumere anche dal-<br />
le mappe del catasto austriaco, dal quale risultano chiaramente la villa con chiesetta ad est, il brolo e la<br />
barchessa ad ovest 12 .<br />
Dal catasto austroitaliano del 1846 13 risulta che il complesso appartiene al nobile GIUSEPPE MAN-<br />
FREDINI, il quale lo eredita dallo zio marchese FEDERICO MANFREDINI. Nel 1873 la proprietà viene<br />
venduta ai fratello CARLO e FEDERICO MENEGAZZO di Camponogara 14 . Inizia in questo periodo la<br />
decadenza della villa ed in generale dell’intero complesso. I MENEGAZZO sono amici di ETTORE TI-<br />
TO, pittore veneziano di fama, che possiede una villa a Mira sulla Riviera del Brenta. Questi inizia a spo-<br />
gliare la villa, asportandone lo scalone, la facciata della chiesetta con portale rinascimentale in pietra<br />
d’Istria, statue e i cancelli del brolo che diventano quelli della sua villa di Mira.<br />
A riprova del generale degrado, nel 1907 viene eseguita una parziale demolizione, probabilmente dell’ala<br />
Est della villa, che comporta una documentata diminuzione della rendita catastale 15 .<br />
Nei primi anni del ‘900 la villa e la barchessa, con campi e annessi, diventano proprietà della famiglia<br />
GIANTIN 16 . Data la situazione di particolare decadenza della villa i GIANTIN assumono come loro sta-<br />
bile residenza l’adiacente villa Sargenti, che il Marchese FEDERICO MANFREDINI aveva fatto edificare<br />
per il suo attendente. Continua la spoliazione della villa: vengono prelevati gli stipiti di quattro porte del<br />
piano primo e dell’ingresso dello scalone, e portati in una casa colonica a Bagnoli sempre di proprietà<br />
GIANTIN.<br />
<strong>La</strong> villa era talmente degradata da venire dichiarata “da abbattere” nell’atto di compravendita. <strong>La</strong> soprav-<br />
venuta prima guerra mondiale ne impedisce la demolizione.<br />
12 A.S.V., Mappa Catasto Austriaco, Mappa 35 (Camponogara), foglio IV<br />
13 A.S.V., Catasto Austro-Italiano, Catastico 124, Comune di Camponogara, Censimento ottobre 1845 n. 35483<br />
14 A.S.V., Catasto Austro-Italiano, Sommarione di Camponogara, 35<br />
15 A.S.V., Catasto Austro-Italiano, Catastico 124, Comune di Camponogara, modifiche 31.08.1907 n. 13809<br />
16 Archivio privato Giantin, Camponogara<br />
pagina 3<br />
Nel periodo della Grande Guerra il nostro territorio viene dichiarato zona di guerra, con il fronte sul Pia-<br />
ve, e la villa e la barchessa in questione diventano ospedale militare di retrovia.<br />
Alla fine del conflitto tutto il complesso presenta notevoli danni al vasto giardino, alla cinta muraria, con<br />
la parziale demolizione della chiesetta gentilizia e soprattutto della parte situata a mezzogiorno della bar-<br />
chessa, probabilmente a seguito di un incendio.<br />
Negli anni ‘20 villa <strong>Manfredini</strong> viene concessa in affitto ad uso di trattoria e locanda; in questi anni viene<br />
anche realizzato con materiale di recupero l’edificio addossato a nord-est della barchessa, all’interno del<br />
quale si trova il panificio del paese. Viene ricostruita con materiale di recupero dal crollo anche la porzio-<br />
ne a sud della barchessa per ospitare alcune famiglie indigenti. Vengono anche costruiti i due piccoli fab-<br />
bricati lungo Via Crociata a Nord-Est della <strong>Villa</strong>.<br />
Negli anni ‘30 la barchessa viene ceduta dai GIANTIN alla famiglia BOLDRIN, che la utilizza come de-<br />
posito di granaglie e di saggina per la produzione di scope. <strong>La</strong> struttura subisce ulteriori trasformazioni<br />
per rendere l’edificio atto al nuovo gravoso utilizzo.<br />
Durante la seconda guerra mondiale villa e barchessa <strong>Manfredini</strong> vengono abitate da numerose famiglie di<br />
sfollati che si aggiungono alle altre famiglie residenti, e nel secondo dopoguerra la barchessa viene adibita<br />
a casa di affitto per famiglie meno abbienti; in questo periodo la barchessa subisce notevoli trasformazioni<br />
interne per consentire l’adattamento abitativo di nove nuclei familiari.<br />
Oggi l’intero complesso è stato recuperato dalla GIORA srl, mediante un intervento di restauro filologico<br />
durato diversi anni, che ha restituito a <strong>Villa</strong> <strong>Manfredini</strong> quanto il tempo e l’incuria avevano tolto.