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Kit didattico Occhio al Duomo a. s. 2012-2013 - Portale docenti IRC

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ALLA SCOPERTA DEL DUOMO DI REGGIO EMILIA


L’équipe tecnico-scientifica:<br />

Pierpaolo Bertocchi, Anna Corridori, Graziella Beatrice, Vittorio Cenini, Francesca Favilli,<br />

mons. Tiziano Ghirelli, Giulia Marchetti, Fabio Miari, Fernando Miele, Chiara Panciroli, Mauro Severi<br />

Coordinamento:<br />

Paola Panciroli<br />

Progetto grafico e illustrazioni:<br />

Gloria Rosselli, Studio S<strong>al</strong>si Comunicazione<br />

Stampato nel novembre <strong>2012</strong>


Questo progetto, nato d<strong>al</strong>la collaborazione tra gli Uffici scuola e beni cultur<strong>al</strong>i della Diocesi<br />

di Reggio Emilia e Guast<strong>al</strong>la, è dedicato agli insegnanti della scuola primaria con<br />

l’obiettivo di far conoscere il <strong>Duomo</strong> di Reggio Emilia, un ‘opera importante del patrimonio<br />

artistico del territorio reggiano. Si tratta di un progetto di profilo interdisciplinare e cultur<strong>al</strong>e,<br />

a cui possono partecipare tutti gli <strong>al</strong>unni sia coloro che si avv<strong>al</strong>gono dell’insegnamento<br />

della religione cattolica, sia quelli non avv<strong>al</strong>entisi.<br />

Obiettivo del percorso<br />

Educare <strong>al</strong>la conoscenza e <strong>al</strong>l’uso consapevole del patrimonio cultur<strong>al</strong>e loc<strong>al</strong>e, mediante<br />

la lettura del territorio e dei suoi segni, resa possibile dagli strumenti delle discipline interessate.<br />

Metodologia didattica<br />

La consulenza metodologica e didattica sarà garantita da un gruppo di lavoro composto<br />

da diversi e qu<strong>al</strong>ificati esperti dei due Uffici promotori, della Fabbrica del <strong>Duomo</strong> di Reggio<br />

e della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Modena-Reggio. Alcuni<br />

tirocinanti della suddetta Facoltà potranno seguire nei laboratori l’attività del docente coi<br />

bambini.<br />

Dopo una prima breve parte teorica, si attuerà un’ampia parte operativa in classe, che<br />

ciascun docente potrà re<strong>al</strong>izzare attraverso unità didattiche progettate con esperti di materia.<br />

Successivamente avranno luogo la visita <strong>al</strong> <strong>Duomo</strong> e l’attività di laboratorio.<br />

La formazione dei <strong>docenti</strong> partecipanti avrà inizio con due incontri pomeridiani (periodo<br />

novembre-dicembre) condotti da Mons. Ghirelli, responsabile dei beni cultur<strong>al</strong>i della<br />

diocesi di Reggio Emilia e Guast<strong>al</strong>la e d<strong>al</strong>l’arch. Severi, che guideranno gli insegnanti in<br />

<strong>Duomo</strong> e nella cripta appena restaurata attraverso una visita ricca di informazioni e di<br />

suggerimenti didattici.<br />

Seguirà un incontro tenuto d<strong>al</strong>la prof.ssa Chiara Panciroli, docente di didattica dell’arte<br />

dell’Università di Bologna, Facoltà di Scienze della Formazione. In quell’occasione verranno<br />

forniti ai <strong>docenti</strong> strumenti metodologici per insegnare ai bambini l’arte. Nello stesso<br />

pomeriggio verrà consegnato ed illustrato a ciascun partecipante un elegante kit <strong>didattico</strong><br />

costituito da n.9 schede sia di approfondimento per l’insegnante che direttamente<br />

utilizzabili in classe per lavorare coi bambini. Si tratta di tracce di intervento con <strong>al</strong>cune<br />

attività strutturate e <strong>al</strong>tre più libere adattabili <strong>al</strong> singolo gruppo classe.<br />

Ciascun insegnante proseguirà quindi il lavoro nella propria classe (periodo gennaiomarzo),<br />

seguendo e person<strong>al</strong>izzando le schede del kit <strong>didattico</strong>. I bambini potranno così<br />

acquisire metodologie e linguaggi specifici relativi <strong>al</strong>l’an<strong>al</strong>isi dello spazio/luogo/chiesa<br />

sotto diversi aspetti: archeologico, liturgico, pittorico, di restauro.<br />

3


Il lavoro in classe prevederà 10 ore nell’arco di due mesi circa, prima della visita <strong>al</strong> <strong>Duomo</strong><br />

e <strong>al</strong> laboratorio che si re<strong>al</strong>izzeranno in una mattinata nel periodo da marzo ad<br />

aprile. Gli elaborati verranno esposti in una mostra pubblica aperta <strong>al</strong>la cittadinanza.<br />

Per informazioni sul progetto contattare:<br />

l’Ufficio scuola della Diocesci - Tel. 0522/406887 - Fax 0522/406881<br />

pastor<strong>al</strong>escolastica@email.it - www.port<strong>al</strong>eirc.it<br />

Istruzioni per l’uso:<br />

Nelle diverse schede ad uso dei bambini comparirà il logo degli ambiti disciplinari<br />

coinvolti nell’attività della scheda.<br />

Il kit <strong>didattico</strong> è consultabile anche nel sito internet www.port<strong>al</strong>eirc.it in cui si trovano<br />

anche: approfondimenti sui contenuti delle schede; fotog<strong>al</strong>lery delle attività svolte nella<br />

precedente edizione del progetto; foto degli elaborati dei bambini esposti nella mostre<br />

delle precedenti edizioni; rassegna stampa.<br />

Geografia<br />

It<strong>al</strong>iano<br />

Storia<br />

Religione Cattolica<br />

La tasca<br />

In fondo <strong>al</strong> kit sono inseriti <strong>al</strong>cuni materi<strong>al</strong>i utilizzabili coi bambini<br />

Arte e Immagine<br />

Tecnologia


*<br />

vedi:<br />

video sul sito della<br />

Fabbrica del <strong>Duomo</strong><br />

www.fabbricaduomo.re.it<br />

“La cattedr<strong>al</strong>e propone degli ornamenti<br />

che non vengono scelti per piacere,<br />

ma per presentare <strong>al</strong>la vista del popolo<br />

una teologia della Chiesa”<br />

Georges Duby<br />

INTRODUZIONE<br />

Con il termine “cattedr<strong>al</strong>e” si intende indicare la chiesa<br />

princip<strong>al</strong>e di una diocesi, la sede del vescovo e della sua<br />

“cattedra”, ossia di quella sedia troniforme che ne simboleggia<br />

e identifica l’autorità del magistero e la guida<br />

pastor<strong>al</strong>e.<br />

Questa particolare chiesa è anche detta “duomo”, parola<br />

che deriva da domus episcop<strong>al</strong>is (casa del vescovo), espressione<br />

che in origine indicava tutta la zona residenzi<strong>al</strong>e del<br />

vescovo e dei canonici e che a partire d<strong>al</strong> tardo Medioevo<br />

passò a identificare il solo edificio ecclesiastico.<br />

La chiesa cattedr<strong>al</strong>e in una Diocesi è quindi il cuore della vita ecclesi<strong>al</strong>e e pastor<strong>al</strong>e; è<br />

la chiesa del Vescovo ove egli esercita in maniera speci<strong>al</strong>e il suo ministero di maestro e<br />

pastore e sacerdote della Chiesa loc<strong>al</strong>e affidata <strong>al</strong>la sua guida.<br />

Essa è anche segno della dimora di Dio in mezzo <strong>al</strong> suo popolo; è luogo dove si raduna in<br />

assemblea la Comunità dei figli di Dio, che, pellegrina sulla terra, cammina <strong>al</strong>la sequela<br />

del suo Signore Gesù Cristo ed è immagine di quella Chiesa spiritu<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la cui edificazione<br />

e sviluppo i battezzati sono chiamati d<strong>al</strong>la loro professione cristiana.<br />

È per t<strong>al</strong>i ragioni che il popolo di Dio si riunisce in cattedr<strong>al</strong>e per le grandi celebrazioni<br />

annu<strong>al</strong>i: le solennità pasqu<strong>al</strong>i e del Nat<strong>al</strong>e, la Messa crism<strong>al</strong>e del Giovedì Santo, possibilmente<br />

per le ordinazioni sacre. La cattedr<strong>al</strong>e è anche segno della Chiesa orante come<br />

mette in evidenza la celebrazione della liturgia delle Ore e il servizio cor<strong>al</strong>e officiato d<strong>al</strong><br />

capitolo dei canonici. È abitu<strong>al</strong>mente nella cattedr<strong>al</strong>e che vengono sepolti i vescovi e si<br />

conservano le memorie e le tradizioni storiche della Chiesa loc<strong>al</strong>e.<br />

Per questo ogni Diocesi ha sempre cercato di curare, conservare ed abbellire sotto il profilo<br />

artistico e liturgico la sua cattedr<strong>al</strong>e.<br />

A seguito anche dei danni causati <strong>al</strong>l’edificio d<strong>al</strong>le scosse telluriche del 1996 e del 2000,<br />

grazie <strong>al</strong>la virtuosa sinergia tra gli Organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività cultur<strong>al</strong>i,<br />

gli Enti loc<strong>al</strong>i, gli organismi diocesani, il Comitato per il restauro della cattedr<strong>al</strong>e, v<strong>al</strong>enti<br />

tecnici e imprese di provata esperienza, si è avviato un radic<strong>al</strong>e restauro scientifico.<br />

Nel novembre 2008 la cattedr<strong>al</strong>e è nuovamente restituita <strong>al</strong>la città in occasione della<br />

memoria liturgica della sua dedicazione, mentre si opera per il restauro della cripta, dove<br />

d<strong>al</strong> X secolo riposano i corpi dei santi compatroni Crisante e Daria, e per la re<strong>al</strong>izzazione<br />

dei nuovi poli celebrativi. Quest’ultimo significativo intervento, <strong>al</strong>la luce delle indicazioni<br />

magisteri<strong>al</strong>i scaturite d<strong>al</strong>la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, prevede soprattutto la<br />

re<strong>al</strong>izzazione della cattedra episcop<strong>al</strong>e, segno del magistero di padre e pastore proprio<br />

del vescovo; dell’ambone, trono su cui la Sacra Scrittura è posta per annunciare a tutta<br />

l’assemblea la divina Parola che s<strong>al</strong>va; dell’<strong>al</strong>tare, segno di Cristo, pietra angolare su cui<br />

si edifica la Chiesa, ara del sacrificio pasqu<strong>al</strong>e che si rinnova nel memori<strong>al</strong>e della celebrazione<br />

eucaristica.<br />

5


La cattedr<strong>al</strong>e di Reggio Emilia tra storia e memoria<br />

Le fonti mediev<strong>al</strong>i menzionano la chiesa episcop<strong>al</strong>e reggiana solo negli ultimi secoli del<br />

primo millennio. Essa tuttavia doveva già esistere a metà del V secolo; nel 451 infatti il<br />

vescovo di Reggio Favenzio interviene a Milano in una assemblea sinod<strong>al</strong>e.<br />

Gli scavi archeologici recentemente effettuati nella cattedr<strong>al</strong>e reggiana hanno comunque<br />

appurato che l’attu<strong>al</strong>e fabbrica occupa parte di un’area che in antico costituiva la zona<br />

absid<strong>al</strong>e di un edificio cultu<strong>al</strong>e ris<strong>al</strong>ente <strong>al</strong>meno <strong>al</strong> VI - VII secolo.<br />

Di questa chiesa, che si estendeva tra la prima campata del duomo odierno e sotto la<br />

piazza antistante ad ovest, è stata riportata <strong>al</strong>la luce l’abside, oggetto di un significativo<br />

intervento di “riuso” forse a seguito delle incursioni ungare che causano anche la morte<br />

del vescovo Azzo. Infatti, grazie <strong>al</strong>la concessione dell’imperatore Ludovico III <strong>al</strong> vescovo<br />

Pietro di fortificare la cattedr<strong>al</strong>e e i contigui p<strong>al</strong>azzi episcop<strong>al</strong>e e canonic<strong>al</strong>e, la cattedr<strong>al</strong>e<br />

viene probabilmente riedificata nella posizione attu<strong>al</strong>e a partire d<strong>al</strong> X sec., con dimensioni<br />

in pratica non molto diverse da quelle odierne.<br />

Il secondo millennio vede la cattedr<strong>al</strong>e reggiana oggetto di periodici interventi di “ammodernamento”.<br />

Di queste fasi ci restano pregevoli testimonianze artistiche, qu<strong>al</strong>i il mosaico<br />

paviment<strong>al</strong>e del qu<strong>al</strong>e resta un lacerto visibile (una gran porzione, strappata a fine ‘800, è<br />

esposta nei Civici Musei); il grandioso affresco bizantineggiante con Cristo in mandorla e<br />

angeli e santi (visibile presso il Museo Diocesano) che ornava la facciata mediev<strong>al</strong>e della<br />

chiesa fino <strong>al</strong> 1959 – 1960, quando ragioni conservative ne consigliarono il distacco; i resti<br />

dell’ambone dei primi del XIII secolo (i leoni stilofori a sostegno di colonne rinasciment<strong>al</strong>i<br />

sono collocati ai lati dell’ingresso in chiesa d<strong>al</strong> Broletto a sud) con la lastra antelamica<br />

della Majestas Domini parzi<strong>al</strong>mente dipinta (Museo Diocesano); le colonne e i capitelli<br />

romanici oltre ai resti dei matronei che l’ultimo restauro ha riscoperto <strong>al</strong>l’interno delle<br />

strutture moderne delle navate.<br />

La chiesa raggiunge la sua configurazione<br />

planimetrica definitiva <strong>al</strong>l’inizio<br />

del ‘500 quando per volere del vescovo<br />

Bonfrancesco Arlotti vengono costruite<br />

le nuove absidi. È questa la prima<br />

fase di una serie di interventi di riordino<br />

che interessano la chiesa nei due secoli<br />

successivi. L’aspetto interno della<br />

cattedr<strong>al</strong>e <strong>al</strong>l’epoca si presenta con<br />

una architettura estremamente disomogenea:<br />

le antiche strutture romaniche<br />

- <strong>al</strong>l’epoca giudicate rozze - convivono<br />

con le volte a crociera costruite<br />

nel ‘400, mentre il transetto e le absidi<br />

sono espressione di un gusto rinasciment<strong>al</strong>e<br />

teso <strong>al</strong> recupero form<strong>al</strong>e degli<br />

stilemi classici.<br />

Fra gli interventi volti a riaggiornare<br />

l’aspetto della chiesa un posto fondament<strong>al</strong>e<br />

è occupato d<strong>al</strong>la facciata marmorea iniziata nel 1544 <strong>al</strong>lo scopo di “rivestire” il<br />

prospetto mediev<strong>al</strong>e e che rimane ancora oggi incompiuta.<br />

L’interno viene invece riformato <strong>al</strong>la fine del ‘500, su progetto del senese Cosimo Pugliani<br />

che ingloba l’antica struttura romanica <strong>al</strong>l’interno di pilastri di ordine dorico. Contestu<strong>al</strong>mente<br />

è razion<strong>al</strong>izzata la sequenza delle cappelle che nel corso degli ultimissimi secoli<br />

Prospero Sogari,<br />

detto il Clemente<br />

Monumento funebre <strong>al</strong> Vescovo<br />

Rangone, particolare.


da sinistra:<br />

Luigi Anguissola,<br />

Madonna con Bambino e<br />

Santi Girolamo e Caterina<br />

Prospero Sogari,<br />

detto il Clemente<br />

Gesù risorto<br />

si erano addossate <strong>al</strong>le fiancate nord e sud delle navatelle per volontà di famiglie notabili<br />

come di corporazioni cittadine. Nel 1623 sul transetto è inn<strong>al</strong>zata la cupola re<strong>al</strong>izzata del<br />

sacerdote reggiano Paolo Messori; nel 1778, su progetto dell’architetto Giuseppe Barlaam<br />

Vergnani, le crociere quattrocentesche sono sostituite da un sistema di volte a botte, dipinte<br />

a finti lacunari policromi su disegno dell’ingegnere Pio Casoli nella seconda metà<br />

del XIX secolo. Anche l’interno della cupola - già affrescata su progetto dello scenografo<br />

reggiano Francesco Fontanesi nel 1779 - è contestu<strong>al</strong>mente ridipinta con angeli recanti gli<br />

strumenti della passione da Fermo Forti e aiuti (1885).<br />

Al di sopra delle volte e pertanto difficilmente visibili sono ampie tracce di affreschi e decori<br />

di età mediev<strong>al</strong>e. Tra essi si evidenzia la crociera affrescata con scene della Genesi<br />

sulla prima campata della navatella nord.<br />

Diversi gli artisti che operano in Età Moderna per i diversi adeguamenti liturgici, per la<br />

re<strong>al</strong>izzazione di preziose suppellettili di culto, per l’apparato iconografico, per i monumenti<br />

funerari di vescovi e person<strong>al</strong>ità illustri della città. Di particolare v<strong>al</strong>ore gli apporti<br />

di Bartolomeo Spani, Prospero Sogari detto Clemente, P<strong>al</strong>ma il Giovane, Giuseppe Cesari<br />

detto “Cav<strong>al</strong>ier d’Arpino”, Domenico Cresti detto “Passignano”, Cristoforo Ronc<strong>al</strong>li “Pomarancio”,<br />

Annib<strong>al</strong>e Carracci, il Guercino, Gian Lorenzo Bernini, Carlo Bononi, Orazio T<strong>al</strong>ami,<br />

oltre a quelle di numerosi artisti della scuola emiliana e bolognese. Parte di queste opere<br />

è andata perduta anche a causa di requisizioni da parte degli Estensi o del Governo<br />

Napoleonico.<br />

La cripta<br />

È presumibilmente con l’arrivo a Reggio delle reliquie dei martiri romani Crisante e Daria,<br />

donate <strong>al</strong> vescovo Adelardo da re Berengario II nel 946, che si rende necessaria la re<strong>al</strong>izzazione<br />

di una prima cripta, che si sviluppa su un’area già occupata da una domus di<br />

epoca imperi<strong>al</strong>e di particolare importanza, come provano i pregevoli mosaici paviment<strong>al</strong>i<br />

(III – V secc.) messi in luce dagli scavi archeologici.<br />

Ampliata e modificata nel tempo, la cripta si apriva <strong>al</strong>la navata della chiesa attraverso<br />

sc<strong>al</strong>e che consentivano ai fedeli di accedere <strong>al</strong> sepolcro dei martiri, eletti compatroni della<br />

7


città. Di t<strong>al</strong>i accessi antichi sono stati ritrovati ampi resti affrescati tra i secc. XIII – XV. Oggi<br />

la cripta si presenta come un ambiente parzi<strong>al</strong>mente ipogeo suddiviso in tre “cappelle”<br />

precedute da uno spazio articolato in nove navatelle. Nella cappella centr<strong>al</strong>e trova posto<br />

un bell’<strong>al</strong>tare seicentesco in marmi policromi che racchiude l’urna con i corpi dei santi<br />

Crisante e Daria e il coro in legno intagliato opera di Ludovico e Nicolò della Tarsia (1510 - 1512).<br />

La cappella a sud, es<strong>al</strong>tata d<strong>al</strong>la vivace decorazione liberty del pittore Anselmo Govi, è<br />

dedicata ai Caduti della Prima Guerra Mondi<strong>al</strong>e. Tombe e memorie di <strong>al</strong>cuni vescovi reggiani<br />

trovano posto anche in cripta.<br />

La facciata della cattedr<strong>al</strong>e<br />

L’antica facciata a capanna re<strong>al</strong>izzata presumibilmente nel corso del XIII secolo viene<br />

ben presto ad impreziosirsi di una serie di elementi tanto lapidei come ad affresco quasi<br />

am<strong>al</strong>gamando in unità le arti dell’architettura, della scultura e della pittura. Di particolare<br />

v<strong>al</strong>enza era l’articolato ciclo figurativo, re<strong>al</strong>izzato da pittori fortemente influenzati dagli<br />

stilemi bizantini, raffigurante una teoria di santi e sante poste <strong>al</strong> di sotto della serie di<br />

archetti ciechi e sovrastati d<strong>al</strong> Pantocratore in mandorla con angeli (1270 – 1280).<br />

A metà ‘500 i canonici deliberano la re<strong>al</strong>izzazione di una nuova facciata <strong>al</strong>la cui progettazione<br />

mettono mano diversi artisti (tra i qu<strong>al</strong>i Giulio Romano e Lelio Orsi) fino a quando<br />

nel 1570 assume la direzione del cantiere il veronese Bernardino Brugnoli subentrando<br />

<strong>al</strong> Clemente dopo una lunga fase di st<strong>al</strong>lo conseguente anche l’abbandono del cantiere<br />

Notturno con proiezione<br />

virtu<strong>al</strong>e sul timpano del<br />

<strong>Duomo</strong> dell’affresco origirario<br />

del Crtisto Pantocrator


da parte di quest’ultimo per divergenze con i canonici del duomo. Il Brugnoli trova ormai<br />

re<strong>al</strong>izzato il primo livello della facciata con il port<strong>al</strong>e centr<strong>al</strong>e sormontato d<strong>al</strong>le possenti<br />

statue del Clemente raffiguranti Adamo ed Eva (rivisitazione delle michelangiolesche statue<br />

del Crepuscolo e dell’Aurora) e propone il completamento del prospetto sulla base di<br />

un suo disegno. Nel 1583, a seguito della morte del Brugnoli, i canonici commissionano<br />

<strong>al</strong> Clemente la re<strong>al</strong>izzazione di un modello ligneo che fissasse definitivamente le linee<br />

della facciata da re<strong>al</strong>izzarsi (Museo Dicoesano). La intermittente prosecuzione dei lavori<br />

si interrompe definitivamente <strong>al</strong>la fine del XVI secolo, lasciando la facciata rinasciment<strong>al</strong>e<br />

incompleta come <strong>al</strong> presente.<br />

Nelle nicchie trovano par<strong>al</strong>lelamente posto le statue di marmo di S. Venerio e S. Gioconda,<br />

tradizion<strong>al</strong>mente la prima discepola di S. Prospero, opere della bottega del Clemente;<br />

<strong>al</strong> maestro sono da ascriversi invece le statue dei compatroni, Crisante e Daria.<br />

In <strong>al</strong>to si eleva il tiburio ottagon<strong>al</strong>e, oggi cella campanaria, ma un tempo pensato qu<strong>al</strong>e<br />

sorta di cupola sull’endonartece della chiesa (gli antichi affreschi che lo decoravano internamente<br />

sono conservati nel Museo Diocesano). Originariamente più slanciato, nel corso<br />

degli ultimi secoli è stato ridimensionato per ragioni statiche.<br />

Sul fronte ovest è collocata la grande immagine in rame dorato della Madonna con Bambino<br />

opera di Bartolomeo Spani (1522 -23) re<strong>al</strong>izzata per lascito testamentario dei coniugi<br />

Fiordibelli le cui figure affiancano l’immagine sacra.<br />

L’interno<br />

L’edificio orientato liturgicamente presenta una pianta cruciforme segnata d<strong>al</strong>la navata<br />

maggiore d<strong>al</strong> transetto e d<strong>al</strong> coro; una sequenza di pilastri di ordine dorico dividono la<br />

navata centr<strong>al</strong>e d<strong>al</strong>le navate later<strong>al</strong>i sulle qu<strong>al</strong>i si affacciano 5 cappelle per parte. A metà<br />

della navata centr<strong>al</strong>e sul lato nord è il pulpito re<strong>al</strong>izzato nel 1790 su disegno di Francesco<br />

Fontanesi con il riuso di quattro formelle con gli Evangelisti opera dello Spani (1508-1509).<br />

Presso gli ingressi sono, a nord, il monumento funerario di Cherubino Sforzani, con la<br />

grande clessidra che <strong>al</strong>lude <strong>al</strong> mestiere del defunto, celebre orologiaio, opera del Clemente<br />

(1583 –84 ca); a sud, il monumento di Orazio M<strong>al</strong>aguzzi, re<strong>al</strong>izzato su disegno del<br />

Clemente dai suoi collaboratori.<br />

S<strong>al</strong>endo le rampe di sc<strong>al</strong>e poste <strong>al</strong> termine delle navate later<strong>al</strong>i si accede in transetto dove<br />

sono i grandi quadri del reggiano Orazio T<strong>al</strong>ami raffiguranti la Cacciata di Eliodoro d<strong>al</strong> tempio<br />

di Gerus<strong>al</strong>emmme (1686) e Gesù che scaccia i mercanti d<strong>al</strong> tempio (1682) e quattro statue<br />

in marmo raffiguranti S. Prospero, S. Massimo, S. Sebastiano e S. Caterina d’Alessandria<br />

opere del Clemente e della sua bottega già destinate ad ornamento della facciata.<br />

Sul transetto si eleva la cupola del canonico Messori; nei quattro pennacchi i rilievi in<br />

stucco degli Evangelisti sono opera di Antonio Traeri (+ 1730). In fondo <strong>al</strong>l’abside è la tela<br />

con l’Assunzione della Vergine, titolo mariano del qu<strong>al</strong>e la cattedr<strong>al</strong>e fa memoria, opera<br />

di Federico Zuccari (+ 1609) - già nella chiesa domenicana di Correggio - inserita nell’ancona<br />

lignea (1595) un tempo contenente il dipinto della Madonna con Bambino e i santi<br />

Luca e Caterina d’Alessandria di Annib<strong>al</strong>e Carracci, quadro che requisito dagli Este venne<br />

in epoca napoleonica trasferito definitivamente <strong>al</strong> Louvre.<br />

Il bel coro ligneo intagliato e intarsiato della scuola di Giovanni da Baiso (sec. XV) con<br />

interventi parzi<strong>al</strong>i di Nicola Sampolo e Giacomo Melara (1505), accoglieva un tempo i<br />

numerosi canonici e mansionari per la preghiera liturgica per la qu<strong>al</strong>e erano utilizzati<br />

preziosi codici miniati (parte dei qu<strong>al</strong>i oggi presso la Biblioteca Comun<strong>al</strong>e) collocati sul<br />

bad<strong>al</strong>one la cui cimasa presenta le immagini lignee della Madonna con Bambino e dei<br />

coniugi Fiordibelli benefattori della cattedr<strong>al</strong>e nel XV secolo.<br />

L’organo di Eugenio Bonazzi (1889 –1890) è racchiuso nelle eleganti cantorie disegnate a<br />

metà Settecento d<strong>al</strong>l’arch. Cattani, particolarmente attivo in duomo in quel periodo.<br />

9


La cappella del Tesoro<br />

Il progetto della cappella destinata ad accogliere le reliquie dei santi (vero “tesoro” della<br />

cattedr<strong>al</strong>e) si deve a Giovan Battista Cattani detto il Cav<strong>al</strong>lari (1746). Si tratta di un raffinato<br />

ambiente a pianta centr<strong>al</strong>e con sull’<strong>al</strong>tare maggiore l’immagine dell’Assunzione della<br />

Vergine (1746 ca) di Francesco Vellani. Later<strong>al</strong>mente, in nicchie incorniciate da stucchi,<br />

sono conservati pregevoli reliquiari. Sulla porta d’ingresso e nella volta le tele con la Trinità<br />

e Angeli musicanti di Carlo Bensa (+ 1785).<br />

Cappella del Sacramento<br />

Sul transetto nord si apre la cappella del Santissimo Sacramento, <strong>al</strong> presente nella sua<br />

veste settecentesca, nella qu<strong>al</strong>e troneggia uno splendido tempietto marmoreo a pianta<br />

centr<strong>al</strong>e, re<strong>al</strong>izzato a partire d<strong>al</strong> 1577 d<strong>al</strong> Clemente e dai suoi <strong>al</strong>lievi su disegno dell’Orsi<br />

per contenere il Pane Eucaristico; l’opera è promossa in un momento in cui la riforma<br />

protestante negava la verità della transustanziazione. Al vertice è la bellissima statua<br />

bronzea di Gesù risorto, mentre più in basso gli Evangelisti testimoniano con i loro scritti<br />

che Cristo si è veramente donato per la s<strong>al</strong>vezza dell’uomo. Sulla porta del tabernacolo,<br />

come sulle <strong>al</strong>tre finte porte bronzee poste sulle facce later<strong>al</strong>i del monumento, sono episodi<br />

dell’antico e del nuovo Testamento con riferimenti eucaristici.<br />

Nella cappella trovano posto anche le tombe del vescovo Arlotti (+ 1508), dovuta a Bartolomeo<br />

Spani e del vescovo Ficarelli (+ 1825) di Pietro Fontana di Carrara, mentre nell’abside<br />

sono lacerti di affreschi assegnabili a Giovanni Giarola, stretto collaboratore del<br />

Correggio.<br />

Nelle nicchie <strong>al</strong>le pareti si elevano le statue in stucco eseguite come evangelisti da Paolo<br />

Emilio Besenzi per l’oratorio dei Crocesignati e successivamente trasformate in Patriarchi,<br />

quando vennero trasferite in cattedr<strong>al</strong>e quasi un secolo dopo, d<strong>al</strong>la maestria del cappuccino<br />

Fra Stefano da Carpi.<br />

La cappella Fiordibelli<br />

Re<strong>al</strong>izzata a partire d<strong>al</strong> 1624, la cappella era destinata ad accogliere i resti mort<strong>al</strong>i dei<br />

coniugi Fiordibelli, generosi benefattori della fabbrica del duomo. Gli stucchi della volta<br />

sono stati eseguiti da Nicola Sampolo e d<strong>al</strong> giovane Paolo Emilio Besenzi, mentre la p<strong>al</strong>a<br />

d’<strong>al</strong>tare con la Madonna Assunta e i santi Pietro apostolo e Girolamo è di Giovan Francesco<br />

Barbieri detto il Guercino (1625-1626).<br />

Il completamento della decorazione della cappella si colloca agli inizi degli ani ’30 del<br />

Seicento, con la consegna di <strong>al</strong>tri due dipinti di Guercino, destinati <strong>al</strong>le pareti later<strong>al</strong>i:<br />

la Visitazione (ora nel Musée des Beaux-Arts di Rouen) e il Martirio dei santi Giovanni e<br />

Paolo (oggi <strong>al</strong> Musée des Augustin a Toulouse).<br />

Cappella Rangone<br />

La cappella si presenta oggi nella facies sette-ottocentesca con una pianta ottagon<strong>al</strong>e,<br />

invece dell’originario aspetto cinquecentesco caratterizzato oltre che da una diversa planimetria,<br />

anche da stucchi e da dipinti ad olio su muro dovuti a Paolo Piazza.<br />

Sull’<strong>al</strong>tare, contornato da una ancona marmorea, è il raffinato affresco di anonimo del<br />

XV secolo raffigurante la Madonna del Parto passibile di profonde letture iconologiche.<br />

L’immagine era un tempo su uno dei pilastri della navata e venne traslata con parte della<br />

parete di supporto agli inizi del 1600 per trovare posto nella cappella dove era il monumento<br />

funerario del vescovo Ugo Rangone, capolavoro del Clemente e una delle poche<br />

opere reggiane ad essere ricordata d<strong>al</strong> Vasari.<br />

Al di sotto dell’<strong>al</strong>tare è l’urna d’argento con il corpo mummificato della beata Giovanna


da sinistra:<br />

Cappella Toschi<br />

Cappella Brami<br />

Orazio T<strong>al</strong>ami,<br />

Cacciata di Eliodoro d<strong>al</strong> tempio<br />

Scopelli (+ 1491), tra le prime ad inaugurare l’esperienza monastica femminile carmelitana.<br />

Sulla parete di sinistra è il dipinto attribuito a Sebastiano Vercellesi raffigurante la<br />

riesumazione del corpo incorrotto della beata Scopelli, proveniente d<strong>al</strong>l’antico monastero<br />

delle carmelitane. Nelle nicchie, sui lati corti dell’ottagono, sono le immagini in stucco raffiguranti<br />

le donne dell’antico Testamento che prefigurano Maria qu<strong>al</strong>e mediatrice di s<strong>al</strong>vezza:<br />

Giaele, Debora, Ester e Giuditta, opera del bolognese Petronio Tadolini (+ 1813).<br />

Cappella Canossa<br />

Già dedicata <strong>al</strong>la Madonna di Loreto, la cappella della famiglia Canossa è oggi intitolata a<br />

S. Lucia la cui immagine in legno policromo della metà del ‘600 è opera di Francesco Bignotti.<br />

Alle pareti oltre il monumento funebre del vescovo Castelvetri (+ 1785) è l’affresco della<br />

Madonna della rondinella di ignoto del XV secolo. Sulla volta un affresco del XVIII secolo.<br />

Cappella Ruggeri Brami<br />

La bella ancona marmorea contiene la tela con la Pietà (1607)di Jacopo Negretti detto<br />

P<strong>al</strong>ma il Giovane; nella volta sono i dipinti su tela raffiguranti gli Apostoli copia di opere<br />

re<strong>al</strong>izzate d<strong>al</strong> pistoiese Lazzaro B<strong>al</strong>di nel P<strong>al</strong>azzo Comun<strong>al</strong>e di Spoleto. Alle pareti i monumenti<br />

funerari di Bonifacio Ruggeri Canossa e Camilla Ruggeri Brami.<br />

Cappella M<strong>al</strong>aguzzi<br />

L’imponente ancona marmorea è frutto di recenti acquisizioni antiquarie effettuate per<br />

dare degna collocazione <strong>al</strong>l’immagine della Madonna con Bambino (1948) <strong>al</strong> termine<br />

della solenne peregrinatio post bellica voluta d<strong>al</strong> vescovo Beniamino Socche le cui spoglie<br />

riposano sotto il pavimento della cappella.<br />

Di particolare pregio sono il sepolcro marmoreo di V<strong>al</strong>erio M<strong>al</strong>aguzzi (1510 – 1515) opera<br />

dello Spani, <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e è da ascriversi il sarcofago di Guido Manfredi, mentre il monumento<br />

soprastante di Giovan Battista M<strong>al</strong>aguzzi (1581) si deve ad una bottega reggiana.<br />

Cappella Toschi<br />

Voluta d<strong>al</strong> card. Domenico Toschi e progettata d<strong>al</strong>l’arch. romano Girolamo Rin<strong>al</strong>di vede,<br />

nello scintillio di marmi policromi intarsiati, dipinti di artisti operanti a Roma: la Visitazione<br />

(1604) sull’<strong>al</strong>tare maggiore, di Giuseppe Cesari detto il Cav<strong>al</strong>ier d’Arpino; di Domenico<br />

Cresti detto il Passignano sono l’Annunciazione a Maria (1606), la Fuga in Egitto (1606) e<br />

l’Assunzione della Vergine (1606); mentre la Natività della Vergine (1605) è di Cristoforo<br />

Ronc<strong>al</strong>li detto il Pomarancio e l’Adorazione dei pastori (1606) è di Pietro Sorri.<br />

11


Cappella Fossa<br />

Sull’<strong>al</strong>tare, inquadrato da una elegante ancora dai pregevoli marmi, è un bel Crocifisso ligneo<br />

di scuola francese (1660 –1670 ca), dono del vescovo Marliani che qui ha la sua tomba<br />

insieme <strong>al</strong> vescovo Ottavio Picenardi.<br />

Cappella di S. Sebastiano o del Consorzio Presbiter<strong>al</strong>e<br />

Sull’<strong>al</strong>tare con p<strong>al</strong>iotto in scagliola di Giuseppe Guidelli (1742) è la tela raffigurante S. Sebastiano<br />

(1623) del ferrarese Carlo Bononi. Nella volta dipinti su muro con figure di angeli<br />

(fine XIX sec.).<br />

Cappella Estense<br />

L’ancora in marmo portoro (1639) opera del carrarese Attilio P<strong>al</strong>mieri incorniciava il celebre<br />

Crocifisso di Guido Reni (oggi nella G<strong>al</strong>leria Estense di Modena) quando questi era nell’oratorio<br />

reggiano delle Cinque Piaghe. Al suo interno è collocato il dipinto del T<strong>al</strong>ami raffigurante<br />

S. Michele (copia del celebre S. Michele del Reni).<br />

Sulle pareti trovano posto i monumenti funerari del vescovo Francesco M. d’Este (+ 1821) e<br />

di Federico d’Este (+ 1820).<br />

Cappella C<strong>al</strong>cagni<br />

Di particolare interesse è la tavola di Luigi Anguissola con la Madonna con Bambino e<br />

i santi Girolamo e Caterina (1520 ca). Tra i monumenti funebri da segn<strong>al</strong>are quello del<br />

vescovo Pietro Raffaelli (+ 1866).<br />

Cappella della Madonna della s<strong>al</strong>ute o dei notai<br />

Sull’<strong>al</strong>tare marmoreo re<strong>al</strong>izzato d<strong>al</strong>la scultrice correggese Carmela Adani (1931) è il rilievo<br />

in pietra c<strong>al</strong>carea raffigurante la Madonna con Bambino e Bove Tacoli (seconda metà del<br />

XIII secolo).<br />

A parete il monumento funebre del Clemente (qui collocato nel 1779) e quello di Girolamo<br />

Fontanelli (+ 1639) di Francesco Pacchioni.<br />

Particolare della<br />

navata maggiore


Particolare<br />

La cripta<br />

Il nuovo ingresso della cripta, voluto per agevolare chi ha difficoltà di deambulazione,<br />

propone una serie di interventi del maestro Graziano Pompili.<br />

Nella cappella absidata nord, in cui riposano <strong>al</strong>cuni vescovi reggiani e dove ne viene<br />

ricordata la sequenza della successione apostolica, sono state collocate due opere<br />

marmoree di Bartolomeo Spani, il grande scultore reggiano del cinquecento, opere che<br />

raffigurano i Santi patroni della città, Crisante Daria. La grazia e l’eleganza dei manufatti<br />

ci rimanda <strong>al</strong>la loro vicenda e soprattutto <strong>al</strong>la fecondità dell’amore che, nella visione cristiana,<br />

è fisica e spiritu<strong>al</strong>e insieme. I vescovi dunque, qu<strong>al</strong>i nostre guide, sono richiamati<br />

emblematicamente ad essere custodi di relazioni fra uomini che, nel nome di Cristo, si<br />

sono amati e si amano.<br />

Nella cappella absidata sud, ha trovato collocazione il pannello in argento e bronzo che<br />

lo scomparso scultore Armando Giuffredi aveva re<strong>al</strong>izzato negli anni 70: una Madonna<br />

con Bambino che ci riporta <strong>al</strong> tema dell’incarnazione, fonte della nostra s<strong>al</strong>vezza. Per<br />

questo l’opera è impreziosita da gemme, a significare la v<strong>al</strong>enza feconda e fruttifera<br />

dell’incarnazione stessa.<br />

Questa stessa cappella, tutt’oggi dedicata ai caduti, fu arricchita negli anni ‘20 del secolo<br />

scorso d<strong>al</strong> maestro Anselmo Govi per ricordare i defunti della Grande Guerra ed è rimasta<br />

intatta, ammonimento sui momenti più tragici del secolo scorso, quando il buio della mente e<br />

del cuore degli uomini ha condotto negli abissi del m<strong>al</strong>e.<br />

Lo spazio absid<strong>al</strong>e centr<strong>al</strong>e è arricchito d<strong>al</strong>le luminescenze delle vetrate con inserti in foglia<br />

d’oro opera, come le vetrate absid<strong>al</strong>i later<strong>al</strong>i, della vetreria artistica Poli di Verona.<br />

L’oro delle vetrate è stato scelto per indicare la preziosità del luogo, infatti qui è collocato<br />

l’<strong>al</strong>tare-monumento seicentesco contenente l’urna marmorea che racchiudeva e che<br />

racchiuderà nuovamente a breve i corpi santi di Crisante e Daria, deposti in una ulteriore<br />

preziosa urna in crist<strong>al</strong>lo, dono della predetta nota vetreria Poli. Dei giorni nostri, in<br />

sospensione sopra l’<strong>al</strong>tare, è infine il capocielo-ciborio di Giovanni Menada, ove l’artista<br />

concittadino ha inteso rendere la forza del “vento” dello Spirito di Dio che tutto pervade,<br />

scompagina, trasforma, feconda e genera. Segni potenti coi linguaggi dell’arte contemporanea<br />

e richiamo <strong>al</strong>la necessità del di<strong>al</strong>ogo che deve continuare anche oggi tra arte e fede.<br />

Sono state fatte nella cripta importanti scoperte sia per la storia civile che religiosa: i<br />

mosaici romani del IV secolo d.C. d<strong>al</strong>l’inestimabile v<strong>al</strong>ore, le fondazioni delle primitive<br />

absidi della Cattedr<strong>al</strong>e, la lettura delle stratificazioni di crescita della città, le sepolture dei<br />

venerabili pastori della Diocesi.<br />

Lo smontaggio dei pavimenti in cemento re<strong>al</strong>izzati negli anni venti dello scorso secolo ha<br />

permesso di ristudiare gli accessi eliminando le ingombranti sc<strong>al</strong>e ad angolo e inserendo<br />

negli spazi origin<strong>al</strong>i nuove sc<strong>al</strong>e.<br />

13


Tutte le colonne e i capitelli sono stati restaurati come le <strong>al</strong>tre emergenze architettoniche<br />

e gli arredi. Il coro ligneo cinquecentesco è stato smontato e restaurato.<br />

Sono stati posati nuovi pavimenti in marmo e terrazzo <strong>al</strong>la veneziana, adottando la cromia<br />

e la tipologia dei gradini in marmo dell’<strong>al</strong>tare seicentesco.<br />

Tutte le murature sono state liberate dagli intonaci e stuccature in cemento, nelle volte<br />

sono stati recuperati gli intonaci antichi e parte della finitura pittorica.<br />

Il restauro gener<strong>al</strong>e ha restituito dopo tre anni <strong>al</strong>lo spazio intimo ma vasto della Cripta – la<br />

cui estensione corrisponde a quasi metà della superficie della chiesa superiore – v<strong>al</strong>ori<br />

architettonici prima illeggibili, qu<strong>al</strong>i luminosità e armoniosità che si aggiungono <strong>al</strong>la “affettuosità”<br />

della chiesa superiore.<br />

La Cripta sarà quindi destinata a diventare il “cuore pulsante” della vita religiosa della<br />

Diocesi, luogo di preghiera e di testimonianza nei millenni della fede cristiana: sarà essa<br />

infatti ad ospitare la celebrazione dell’Eucarestia infrasettiman<strong>al</strong>e e l’Adorazione continua.<br />

Le statue di<br />

Crisante e Daria.<br />

Sec. XVI<br />

Particolare della cripta<br />

La volta della Cappella<br />

dei Caduti della Prima<br />

Guerra Mondi<strong>al</strong>e<br />

(Anselmo Govi)


UNITà DIDATTICA 1<br />

METTI IL DUOMO<br />

AL POSTO GIUSTO<br />

ad uso dei bambini<br />

A chi si rivolge<br />

Quarte e quinte scuola primaria<br />

Discipline interessate<br />

Abilità/requisiti<br />

- Ascolto<br />

- Interpretazione<br />

- Elaborazione<br />

Azioni/attività<br />

- Ascolto insegnante<br />

- Studio della piantina<br />

- Collocazione dei vari monumenti <strong>al</strong> posto giusto della<br />

piantina in riferimento anche <strong>al</strong> luogo in cui il bambino<br />

abita e vive<br />

- Disegno di un monumento importante del proprio<br />

Comune<br />

Durata<br />

- 2 ore circa<br />

Obiettivi<br />

- Far esercitare i bambini <strong>al</strong>la lettura del territorio nello<br />

spazio della città e della provincia<br />

- Saper leggere una pianta geografica<br />

Internet<br />

- I.A.T. - Informazione e Accoglienza Turistica<br />

- www.istoreco.re.it<br />

- www.emiliaromagnaturismo.it<br />

Il <strong>Duomo</strong> ha un ruolo fondament<strong>al</strong>e nel contesto storico,<br />

artistico e cultur<strong>al</strong>e della città di Reggio Emilia.<br />

La chiesa Cattedr<strong>al</strong>e dedicata <strong>al</strong>l’Assunta è il cuore della<br />

vita ecclesi<strong>al</strong>e e pastor<strong>al</strong>e della città, ma anche centro di<br />

iniziative cultur<strong>al</strong>i con una sua specifica voce nella vita<br />

della comunità civile. D<strong>al</strong> campanile in cui è situata la<br />

Statua dorata della Madonna col Bambino la vista è bellissima.<br />

Si possono vedere chiese, teatri, musei, nuove<br />

opere artistiche della nostra piccola grande città d’arte.<br />

Una delle cose che ci s<strong>al</strong>ta subito <strong>al</strong>l’occhio è la via Emilia<br />

dell’epoca Romana. Sotto una copertura trasparente si<br />

intravedono grandi blocchi di pietra a circa due metri di<br />

profondità, praticamente intatti.<br />

Nel centro troviamo gli edifici più antichi, ris<strong>al</strong>enti <strong>al</strong>l’epoca<br />

mediev<strong>al</strong>e. Una delle chiese più scenografiche è San<br />

Prospero (997) sull’omonima piazza. Fu fondata per conservare<br />

le reliquie del patrono della città. Accanto possiamo<br />

scorgere la Torre Campanaria. Nella limitrofa Piazza<br />

Prampolini (detta anche Piazza Grande) possiamo trovare<br />

oltre <strong>al</strong>la Cattedr<strong>al</strong>e romanica, il Battistero, il P<strong>al</strong>azzo<br />

del Monte, la Fontana del Crostolo ed infine il P<strong>al</strong>azzo<br />

Municip<strong>al</strong>e. Reggio Emilia si pregia del titolo “Città del Tricolore”<br />

perchè qui è nata la bandiera it<strong>al</strong>iana, nel 1797 durante<br />

la Repubblica Cispadana. All’interno del P<strong>al</strong>azzo comun<strong>al</strong>e<br />

troviamo il Museo del Tricolore, la cui visita è obbligata<br />

per ogni turista che visita per la prima volta la nostra città.<br />

A cinque minuti da Piazza Prampolini è situato il Teatro<br />

Municip<strong>al</strong>e (1857): stile neoclassico, colonne, statue ed atmosfera<br />

risorgiment<strong>al</strong>e. Più antico il Teatro Ariosto. Poco<br />

distanti i Musei Civici che contengono una grande raccolta<br />

natur<strong>al</strong>istica, oltre a collezioni d’arte e di archeologia. Da<br />

qui si arriva <strong>al</strong>la chiesa più affascinante di Reggio: la ricca e<br />

barocca Basilica della Ghiara e poi <strong>al</strong> P<strong>al</strong>azzo Duc<strong>al</strong>e, sede<br />

della Provincia e della Prefettura.<br />

D<strong>al</strong> campanile, aguzzando la vista, lo sguardo arriva a vedere<br />

anche <strong>al</strong>tri edifici, chiese e monumenti della provincia.<br />

15


UNITà DIDATTICA 2<br />

IL DUOMO DI REGGIO E<br />

LA CATTEDRA DEL VESCOVO<br />

ad uso dei bambini<br />

A chi si rivolge<br />

Quarte e quinte scuola primaria<br />

Discipline interessate<br />

Abilità/requisiti<br />

- Ascolto<br />

- Interpretazione<br />

- Elaborazione<br />

Azioni/attività<br />

- Ascolto insegnante<br />

- Ritaglio delle foto<br />

- Attribuzione della foto <strong>al</strong>le attività specificate<br />

- Confronto<br />

Durata<br />

- 1 ore circa<br />

Obiettivi<br />

- Far comprendere agli studenti che il <strong>Duomo</strong> è una Chiesa<br />

comunità di persone<br />

- Saper mettere in relazione lo spazio del <strong>Duomo</strong> <strong>al</strong>lo<br />

spazio di vita di ogni studente bambino<br />

- Conoscere il significato delle figure che “abitano” il<br />

<strong>Duomo</strong>: vescovo, sacerdote, laico, religioso e diacono<br />

Il <strong>Duomo</strong> è una grande chiesa, chiamata Cattedr<strong>al</strong>e e<br />

dedicata <strong>al</strong>la Madonna Assunta. E’ la chiesa più importante<br />

della diocesi, così chiamata perché ospita la cattedra,<br />

una sedia particolare simbolo del ruolo di guida<br />

proprio del vescovo, successore degli Apostoli di Gesù.<br />

I bambini collegano norm<strong>al</strong>mente la parola chiesa con<br />

l’edificio. Vi è un <strong>al</strong>tro modo di intendere la chiesa, quello<br />

di comunità. La chiesa è nello specifico quella comunità<br />

formata da coloro che riconoscono in Gesù il figlio di<br />

Dio e che sono stati battezzati. Nel nostro Paese esistono<br />

molte chiese perché la storia it<strong>al</strong>iana ha radici cristiane.<br />

La chiesa quindi, non è solo luogo religioso ma anche un<br />

simbolo cultur<strong>al</strong>e. Il <strong>Duomo</strong> esprime la fede degli uomini<br />

che hanno costruito questo edificio per dire che Dio è<br />

grande e la fede di ogni persona che vi entra. Cosa si<br />

fa in <strong>Duomo</strong>? Qu<strong>al</strong>i riti si celebrano? Facciamo insieme<br />

questa attività cercando di scoprire chi sono e che cosa<br />

fanno <strong>al</strong>l’interno della chiesa <strong>al</strong>cuni fedeli “particolari”.<br />

17


FOTOCOPIA LA SChEDA, RITAGLIA OGNI FOTOGRAFIA DELLA<br />

PAGINA PRECEDENTE E INCOLLALA NEI RIqUADRI.<br />

CERCA DI SCOPRIRE LA LORO IDENTITà.<br />

IL VESCOVO<br />

La parola Vescovo viene d<strong>al</strong>la<br />

lingua greca e signifca “ispettore,<br />

colui che controlla”. Ai<br />

vescovi, infatti, sono affidati<br />

la cura, il controllo, il coordinamento<br />

delle comunità parrocchi<strong>al</strong>i<br />

presenti nella diocesi<br />

(la Chiesa loc<strong>al</strong>e).<br />

Fra i tanti Vescovi, quello della<br />

città di Roma ha un ruolo particolare:<br />

è il Papa (parola che significa appunto “Padre”),<br />

il Pontrefice. È lui che rappresenta l’unità di tutti i<br />

cristiani cattolici del mondo intero; è il “pastore”,<br />

la guida, il vicario di Cristo, che continua il compito<br />

che <strong>al</strong>l’inizio Gesù affidò a Pietro.<br />

I SACERDOTI<br />

D<strong>al</strong> greco Presbiteros = colui<br />

che è più anziano e saggio. I<br />

sacerdoti sono i collaboratori<br />

del Vescovo. Lo aiutano nella<br />

cura della comunità cristiana:<br />

celebrano la Messa, amministrano<br />

i sacramenti, spiegano<br />

il Vangelo...<br />

I DIACONI<br />

D<strong>al</strong> greco Diaconos = colui<br />

che serve. I diaconi sono<br />

stati scelti dagli Apostoli di<br />

Gesù per l’assistenza <strong>al</strong> numero<br />

sempre crescente dei<br />

cristiani delle prime comunità.<br />

Oggi continuano questo<br />

compito di collaborazione<br />

con i sacerdoti.<br />

I RELIGIOSI<br />

Nella Chiesa ci sono poi i religiosi:<br />

frati, suore, monaci e monache<br />

che vivono secondo una regola di<br />

vita caratterizzata d<strong>al</strong>l’obbedienza<br />

e d<strong>al</strong>la castità. Vivono insieme nei<br />

conventi, ma s’impegnano nella<br />

società pre <strong>al</strong>lievare le sofferenze<br />

degli anziani e degli amm<strong>al</strong>ati, si<br />

dedicano <strong>al</strong>l’educazione dei bambini<br />

e dei giovani.<br />

I LAICI<br />

La parola laico significa “popolo”. I<br />

laici sono tutti i cristiani battezzati<br />

che seguono l’insegnamento di<br />

Gesù in ogni momento della loro<br />

vita: uomini, donne, giovani, anziani,<br />

bambini... Sono operai, impiegati,<br />

maestri, commercianti, medici,<br />

pensionati... Essi collaborano con i<br />

sacerdoti prestando servizio nelle<br />

comunità di cui fanno parte.


UNITà DIDATTICA 3<br />

I RESTAURI<br />

DELLA CATTEDRALE<br />

ad uso delle insegnanti<br />

www.fabbricaduomo.re.it<br />

Metodi di lavoro<br />

Arch. Severi, responsabile del progetto di<br />

restauro<br />

Restaurare un edificio con le dimensioni e la complessità<br />

della Cattedr<strong>al</strong>e di Reggio Emilia significa coinvolgere<br />

una molteplice quantità di aspetti che vanno <strong>al</strong> di là del<br />

norm<strong>al</strong>e recupero di un bene cultur<strong>al</strong>e nelle sue v<strong>al</strong>enze<br />

primarie legate <strong>al</strong>la conservazione, fruibilità e corretta<br />

lettura dell’opera d’arte. Molti fattori si incrociano, portando<br />

nel vivo del progetto le tematiche legate <strong>al</strong>lo studio<br />

delle stratificazioni storiche, siano esse legate <strong>al</strong>la storia<br />

dell’arte, delle tecniche o della liturgia; <strong>al</strong>l’utilizzo quotidiano<br />

dell’edificio, con implicazioni che vanno d<strong>al</strong>la messa<br />

in sicurezza antisismica ad una corretta ed aggiornata<br />

dotazione impiantistica, ma soprattutto <strong>al</strong> ripensamento<br />

di tutti questi elementi in funzione della liturgia, della sua<br />

evoluzione e quindi della trasformazione architettonica<br />

subita d<strong>al</strong>l’edificio.<br />

A questo va aggiunta la dimensione legata <strong>al</strong>la città, non<br />

solo per l’importanza artistica del sito e del monumento<br />

che vede coinvolti direttamente gli Enti di tutela, ma anche<br />

per l’innegabile ruolo che la Cattedr<strong>al</strong>e ricopre come<br />

“chiesa matrice”.<br />

Tutta la filosofia che guida l’intervento di restauro e conservazione,<br />

messa a punto con le Soprintendenze e con<br />

l’Ufficio diocesano Beni Cultur<strong>al</strong>i, ha lo scopo di tutelare il<br />

monumento, risultato di secolari interventi di trasformazione,<br />

v<strong>al</strong>orizzandone la ricchezza documentaria senza<br />

privilegiare nessun particolare momento storico. La condizione<br />

favorevole, determinata d<strong>al</strong> protrarsi per un più di<br />

un millennio del medesimo uso, offre per la Cattedr<strong>al</strong>e,<br />

come per <strong>al</strong>tri edifici religiosi, la possibilità di rispettare<br />

spazi e quindi architetture senza le problematiche del<br />

restauro e riuso dei monumenti che hanno perso la funzione<br />

origin<strong>al</strong>e.<br />

Scavi e rinvenimenti archeologici<br />

Il primo archeologo ad effettuare scavi sistematici nella<br />

cattedr<strong>al</strong>e di Reggio Emilia fu, nel 1878, il sacerdote reggiano<br />

don Gaetano Chierici. L’area indagata d<strong>al</strong> Chierici,<br />

vero e proprio pioniere dell’archeologia it<strong>al</strong>iana, è quella<br />

occupata d<strong>al</strong>la navata centr<strong>al</strong>e. Proprio in questa parte<br />

della chiesa il Chierici ha rinvenuto un vasto ciclo di<br />

mosaici, databili approssimativamente <strong>al</strong>l’XI secolo, oggi<br />

custoditi nei musei Civici, insieme ad <strong>al</strong>tri dello stesso periodo<br />

provenienti da diverse chiese reggiane.<br />

Di questi mosaici oggi rimane solo una parte, <strong>al</strong>cuni infatti<br />

sono andati perduti durante le approssimative operazioni<br />

di distacco e rimontaggio; c’era dunque qu<strong>al</strong>che<br />

speranza di ritrovarne <strong>al</strong>cune parti <strong>al</strong> di sotto della pavimentazione<br />

in marmo re<strong>al</strong>izzata subito dopo gli scavi.<br />

Rimuovendo il pavimento e il sottofondo in ghiaia re<strong>al</strong>izzati<br />

dopo l’intervento del Chierici, si è ritrovato il piano di<br />

utilizzo della Cattedr<strong>al</strong>e e il sedime di distacco dei mosaici.<br />

Ne rimaneva ancora in situ un ampio lacerto, oggi<br />

visibile grazie ad una pavimentazione in vetro, fra il IV<br />

e il V pilastro del lato nord della navata. Si tratta di una<br />

porzione con disegno geometrico a cerchi concentrici,<br />

re<strong>al</strong>izzata parte a mosaico parte in cotto e parte in opus<br />

sectile con l’inserimento di marmi di probabile provenienza<br />

romana.<br />

Tra i vari ritrovamenti nella navata centr<strong>al</strong>e particolare<br />

rilievo assumono un pozzo con camicia di mattoni in laterizio<br />

e una buca utilizzata per la cottura della c<strong>al</strong>ce (<strong>al</strong>l’interno<br />

della chiesa stessa), testimonianze straordinarie<br />

che ci proiettano <strong>al</strong>l’interno della vita del cantiere medioev<strong>al</strong>e<br />

della cattedr<strong>al</strong>e. Alla base della sc<strong>al</strong>inata che<br />

dà accesso <strong>al</strong> presbiterio, sui due lati della navata centr<strong>al</strong>e,<br />

sono inoltre emersi i due ingressi <strong>al</strong>la cripta, databili<br />

approssimativamente <strong>al</strong> sec. XII, rimasti probabilmente<br />

aperti fino ai primi anni del Cinquecento. Questi accessi,<br />

estremamente lacunosi d<strong>al</strong>la parte della navata, si sono<br />

19


ivelati perfettamente conservati, per la parte, da poco scavata,<br />

nella cripta, dove sono emersi interessanti lacerti di<br />

decorazioni a fresco e buona parte dei gradini e pavimenti<br />

origin<strong>al</strong>i degli accessi. Le maggiori novità per quanto concerne<br />

la storia dell’edificio provengono tuttavia d<strong>al</strong>la parte<br />

della navata più vicina <strong>al</strong>l’odierna facciata della chiesa,<br />

dove gli scavi hanno dato risultati del tutto inaspettati.<br />

Durante i primi scavi condotti nella navata minore sud si<br />

era constatato, come già testimoniato d<strong>al</strong> Chierici, che<br />

l’originaria facciata della chiesa si trovava, fin <strong>al</strong>l’incirca<br />

<strong>al</strong> XII-XIII secolo, arretrata di una campata rispetto <strong>al</strong>l’attu<strong>al</strong>e.<br />

Nel corso di questi scavi, gli archeologi, diretti d<strong>al</strong>la<br />

Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, hanno<br />

rinvenuto una porzione di muratura circolare, a cui si<br />

trovavano addossate tre tombe databili <strong>al</strong> IX-X secolo,<br />

che ha messo in dubbio quanto fino ad ora ritenuto sulla<br />

base degli scavi del Chierici. Il proseguimento degli scavi<br />

nella navata centr<strong>al</strong>e ha infatti restituito le poderose<br />

murature di una struttura circolare, corrispondente <strong>al</strong>le<br />

prime due campate della navata, <strong>al</strong>l’interno della qu<strong>al</strong>e<br />

sono state rinvenute numerose sepolture an<strong>al</strong>oghe <strong>al</strong>le precedenti.<br />

Si tratta in pratica di una sorta di edificio circolare<br />

che andava a incastrarsi nella facciata formando una specie<br />

di controabside, secondo i modelli delle coeve chiese di<br />

area germanica del X secolo. La struttura, di cui fino ad ora<br />

nessuno supponeva l’esistenza, si sviluppava probabilmente<br />

a più livelli (forse vi era un affaccio a quota più <strong>al</strong>ta nella<br />

navata centr<strong>al</strong>e) come sembrano suggerire le due sc<strong>al</strong>e a<br />

chiocciola rinvenute <strong>al</strong>l’interno dello spessore delle murature.<br />

Ulteriori approfondimenti sulle murature perimetr<strong>al</strong>i<br />

hanno dimostrato che l’edificio circolare è il risultato dell’accostamento<br />

di due semicerchi, uno dei qu<strong>al</strong>i, quello interno,<br />

più sottile, costituisce l’abside di una chiesa anora più antica<br />

che si sviluppava sulla piazza e che ha certamente origini<br />

p<strong>al</strong>eocristiane (VI-VII secolo).<br />

La struttura archeologica è attu<strong>al</strong>mente ispezionabile<br />

tramite una botola posta nella navata che consente agli<br />

studiosi di accedere a questa importante testimonianza.<br />

L’operazione ha inoltre permesso di indagare e consolidare<br />

le fondazioni della prima coppia di pilastri della navata<br />

(sui qu<strong>al</strong>i insiste la mole dell’attu<strong>al</strong>e torre ottagon<strong>al</strong>e),<br />

mantenendo l’omogeneità della lettura complessiva<br />

dell’edificio attu<strong>al</strong>e e preservando l’integrità di quello che<br />

è il più antico edificio cristiano della diocesi.


UNITà DIDATTICA 4<br />

LA CATTEDRALE<br />

E LA LINEA DEL TEMPO<br />

ad uso dei bambini<br />

A chi si rivolge<br />

Quarte e quinte scuola primaria<br />

Discipline interessate<br />

Abilità/requisiti<br />

- Ascolto<br />

- Interpretazione<br />

- Elaborazione<br />

Azioni/attività<br />

- Ascolto insegnante<br />

- Fotocopia della pagina<br />

- I bambini colorano la piantina del <strong>Duomo</strong> seguendo la<br />

legenda e la linea immaginaria del tempo<br />

- Confronto<br />

Durata<br />

- 2 ore circa<br />

Obiettivi<br />

- Far comprendere agli studenti i princip<strong>al</strong>i cambiamenti<br />

del <strong>Duomo</strong> nel tempo<br />

- Far capire agli studenti che il restauro è “un’officina”<br />

attenta a riportare a nuova vita l’opera d’arte<br />

Il <strong>Duomo</strong> è un luogo che ha continuamente “cambiato pelle”,<br />

come ben si comprende sin d<strong>al</strong>la facciata, testimonianza di<br />

una comunità che nella Cattedr<strong>al</strong>e voleva immedesimarsi,<br />

offrire un’immagine di sé. Il <strong>Duomo</strong> è tornato a splendere<br />

dopo un grande intervento di restuaro in questi ultimi anni:<br />

un’officina in cui si è ri-creato.<br />

Infatti non si è trattato solo di<br />

pulire e riportare tutto ad un<br />

ordine “originario”, ma di dare<br />

nuova vita ad un edificio p<strong>al</strong>pitante<br />

e in cui si sono succedute<br />

innumerevoli stesure; per<br />

sintetizzare possiamo parlare<br />

di un edificio d’epoca francolongobarda,<br />

di uno d’epoca<br />

romanica, di interventi rinasciment<strong>al</strong>i<br />

e di rifacimenti secenteschi.<br />

Tutti questi momenti<br />

ora possono essere letti.<br />

sec. VI-VII<br />

sec. IX-X<br />

sec. XIII<br />

inizio sec. XVI<br />

metà sec. XVI<br />

21


SCAVO ROTONDA, VI-VII secolo<br />

L’antica cattedr<strong>al</strong>e occupava la piazza<br />

antistante. È la cattedr<strong>al</strong>e di età<br />

longobarda.<br />

ABSIDI, inizio sec. XVI<br />

Alla fine del 1400, il Vescovo Bonfrancesco<br />

Arlotti decide di ampliare il <strong>Duomo</strong> e ricostruisce<br />

le abdisi.<br />

CAPITELLI ROMANICI, X-XI secolo<br />

A seguito dell’invasione degli Ungari che<br />

uccisero anche il Vescovo, la chiesa è<br />

ricostruita arretrandola così da ampliare la<br />

piazza antistante. La cattedr<strong>al</strong>e è in stile<br />

romanico e con un ricco pavimento in mosaico.<br />

FACCIATA, sec. XIII e metà sec. XVI<br />

La facciata romanica del XIII sec. viene<br />

rivestita in marmo nel XVI sec. ma resta<br />

incompiuta. Successivamente s’interverrà<br />

sull’interno. Le colonne saranno inglobate<br />

in pilastri quadrangolari.<br />

RESTAURO DUOMO, 2000<br />

RESTAURO CRIPTA, 2006<br />

RESTAURO ABSIDI, <strong>2012</strong>


UNITà DIDATTICA 5<br />

LO STILE<br />

DELLE ChIESE<br />

ad uso dei bambini<br />

A chi si rivolge<br />

Quarte e quinte scuola primaria<br />

Discipline interessate<br />

Abilità/requisiti<br />

- Ascolto<br />

- Interpretazione<br />

- Elaborazione<br />

Azioni/attività<br />

- Breve introduzione dell’insegnante che mostra ai<br />

bambini la scheda riposta nella tasca con immagini di<br />

chiese costruite in tempi diversi.<br />

- Spiegazione del significato delle diverse forme di chiese.<br />

- Lavoro dei bambini che completano la scheda.<br />

- Confronto<br />

Durata<br />

- 2 ore circa<br />

Obiettivi<br />

- Saper individuare come le chiese si sono evolute nel<br />

tempo, e come la fede è stata interpretata dai vari<br />

artisti nei vari stili architettonici.<br />

- Far acquisire una corretta terminologia dei segni e<br />

simboli liturgici presenti in ogni chiesa.<br />

Nel corso dei secoli lo stile delle chiese ha subito notevoli<br />

mutamenti, ma nonostante le differenze esteriori, la loro<br />

funzione è la stessa: accogliere i fedeli.<br />

Nel glossario si possono leggere informazioni su: chiesa<br />

romanica, gotica, rinasciment<strong>al</strong>e, barocca, moderna.<br />

L’adeguamento liturgico della cattedr<strong>al</strong>e<br />

Mons. Ghirelli, responsabile Ufficio beni cultur<strong>al</strong>i<br />

della Diocesi<br />

Si tratta di mantenere vivo questo edificio e di non ridurlo<br />

a museo, bel s<strong>al</strong>otto di casa da mostrare ad eventu<strong>al</strong>i<br />

ospiti per lo stupore d’un momento. Questo è il luogo<br />

vivo della preghiera della comunità cristiana di Reggio;<br />

dunque si vorrebbe adeguarlo, secondo l’insegnamento<br />

dei nostri pastori, <strong>al</strong>la liturgia del Concilio Vaticano II, per<br />

una preghiera che torni ad essere comunitaria e dove<br />

l’assemblea ritrovi la sua centr<strong>al</strong>ità.<br />

Il gruppo di lavoro (progettista, teologi, liturgisti, storici<br />

dell’arte e dell’architettura) è partito d<strong>al</strong>la necessità di<br />

sperimentare, consapevole che intervenire in uno spazio<br />

tanto carico di “storie” esige rispetto e, in particolare, disponibilità<br />

ad una verifica sul campo delle idee.<br />

Tra gli obiettivi dell’intervento vi è quello, prioritario, di<br />

dare un assetto “significante” <strong>al</strong>le emergenze liturgiche<br />

secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II; non tanto<br />

per un generico bisogno di ordine, ma per rispondere<br />

a fondament<strong>al</strong>i istanze dei Padri conciliari.<br />

Riteniamo infatti che la nostra attenzione <strong>al</strong>le Chiese<br />

debba essere diretta, in primo luogo, a ciò che dentro<br />

ad esse si “fa” e si è “fatto”, cioè <strong>al</strong>la Liturgia, “culmine”<br />

dell’azione della Chiesa.<br />

E una buona celebrazione liturgica è lo scopo del ragionare<br />

di spazi, di cose, di movimenti, di parole; e di uomini<br />

che vogliono parlare tra loro e con Dio. L’essere monumenti<br />

d’arte, per una Chiesa, viene dopo; meglio ancora<br />

se avviene insieme <strong>al</strong>la dinamica liturgica.<br />

23


RITAGLIA E INCOLLA SUL TUO qUADERNO I DISEGNI DELLE DIVERSE<br />

ChIESE. SCRIVI ACCANTO A CIASCUNO DI ESSI LE CARATTERISTIChE<br />

DELLO STILE ARChITETTONICO CORRISPONDENTE.


UNITà DIDATTICA 6<br />

OGNI STORIA UN PERSONAGGIO,<br />

OGNI PERSONAGGIO UNA STORIA<br />

ad uso dei bambini<br />

A chi si rivolge<br />

Quarte e quinte scuola primaria<br />

Discipline interessate<br />

Azioni/attività<br />

- Lettura o ascolto della storia di San Girolamo e di Crisante<br />

e Daria<br />

- Illustrazione del dipinto in grande dimensione<br />

- Spiegazione del dipinto della Madonna dell’Assunta del<br />

- Guercino (p<strong>al</strong>a d’<strong>al</strong>tare della Cappella Fiordibelli)<br />

e dei simboli presenti<br />

- Ascolto dei commenti dei bambini<br />

- I bambini completano la scheda<br />

Durata<br />

- 2 ore circa<br />

Obiettivi<br />

- Saper individuare gli elementi più significativi delle vite<br />

dei Santi tramite il racconto di storie e di leggende<br />

- Saper ricostruire attraverso simboli e significati<br />

il linguaggio legato <strong>al</strong>l’iconografia artistica<br />

In questa Unità lavoriamo coi bambini su un’opera importante<br />

della Cattedr<strong>al</strong>e che ritroviamo in grande formato<br />

nella tasca del kit.<br />

Dati:<br />

Madonna assunta e i santi Pietro apostolo e Girolamo<br />

1625-1626<br />

Collocazione: Cappella Fiordibelli<br />

Autore: Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino<br />

(Cento 1591 - Bologna 1666)<br />

Restauro: Avio Melloni, Reggio Emilia (2007-2008)<br />

Guercino non aveva ancora consegnato <strong>al</strong>la basilica della<br />

Ghiara di Reggio Emilia la grande p<strong>al</strong>a commissionata<br />

d<strong>al</strong>la Comunità, raffigurante il Crocifisso con la Madonna,<br />

la Madd<strong>al</strong>ena, san Giovanni evangelista e san Prospero,<br />

patrono di Reggio, quando ricevette, sull’onda della soddisfazione<br />

per quel dipinto in corso d’esecuzione, l’incarico<br />

della p<strong>al</strong>a qui an<strong>al</strong>izzata, destinata a ornare l’<strong>al</strong>tare<br />

della cappella Fiordibelli nella Cattedr<strong>al</strong>e.<br />

Il soggetto affidatogli accosta singolarmente l’immagine<br />

della Madonna assunta, cui la cattedr<strong>al</strong>e è dedicata, <strong>al</strong>le<br />

figure di san Pietro benedicente, titolare della cappella,<br />

seduto in cattedra con il triregno poggiato a terra, e di<br />

san Girolamo (nella tasca: storia del santo) ispirato nell’atto<br />

di scrivere i testi sacri, il dottore della Chiesa <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e<br />

era dedicata la seconda cappella della cattedr<strong>al</strong>e, poi<br />

ceduta <strong>al</strong> Collegio dei Notai per il culto del loro protettore<br />

san Luca.<br />

Guercino aveva <strong>al</strong>lora raggiunto la piena maturità artistica.<br />

Il soggiorno a Roma tra il 1621 e il 1623, negli anni di<br />

pontificato del bolognese Gregorio XV Ludovisi, lo aveva<br />

consacrato, grazie <strong>al</strong>la grandiosa p<strong>al</strong>a del Martirio di<br />

santa Petronilla per la basilica di San Pietro e agli affreschi<br />

del Casino Ludovisi, tra i princip<strong>al</strong>i artisti del tempo,<br />

in grado di insidiare il primato s<strong>al</strong>damente tenuto da Guido<br />

Reni, sia a Roma che a Bologna.<br />

25


TITOLO<br />

AUTORE<br />

MI PIACE PERChè<br />

OSSERVA ATTENTAMENTE IL DIPINTO DEL GUERCINO: GUARDALO DA DIVERSI PUNTI DI<br />

VISTA E POI AVVICINATI PER SCOPRIRE I DETTAGLI. ORA SIEDITI E, SENZA GUARDARE IL<br />

DIPINTO, DISEGNA NELLO SPAZIO PREDISPOSTO L’IMMAGINE ChE TI è RIMASTA IN MENTE.


UNITà DIDATTICA 7<br />

LA CRIPTA:<br />

NEL “CUORE” DELLA CATTEDRALE<br />

IN DIALOGO CON LA CITTà<br />

ad uso dei bambini<br />

A chi si rivolge<br />

Terze, quarte e quinte della scuola primaria<br />

Discipline interessate<br />

Abilità<br />

Ascolto, interpretazione, rielaborazione<br />

Azioni/attività<br />

- Introduzione dell’insegnante<br />

- Discussione in cerchio con i bambini<br />

- Spiegazione<br />

- Interpretazione e rielaborazione attraverso il disegno<br />

Durata<br />

- 2 ore<br />

Obiettivi<br />

- Far capire agli <strong>al</strong>unni il significato della relazione tra il<br />

<strong>Duomo</strong> e la comunità/città<br />

- Far conoscere gli elementi simbolici/religiosi e artistici<br />

della cripta<br />

- Avvicinare gli <strong>al</strong>unni <strong>al</strong>la comprensione dell’opera d’arte<br />

contemporanea<br />

Prima parte<br />

L’insegnante in cerchio fa parlare i bambini stimolando<br />

la discussione con queste domande:<br />

Nella vostra casa c’è un luogo che preferisci? Qu<strong>al</strong> é la<br />

stanza a cui sei più affezionato? Perché? Cosa c’è di così<br />

particolare e bello?<br />

I bambini raccontano.<br />

L’insegnate spiega poi brevemente il significato religioso<br />

della cripta seguendo questa traccia:<br />

La Cattedr<strong>al</strong>e viene da una casa….sotto il pavimento<br />

della cripta ci sono ancora i segni della casa di una famiglia<br />

romana dove probabilmente si riunivano le prime<br />

comunità cristiane. Ora, come una casa, la Cattedr<strong>al</strong>e<br />

ha bisogno di un luogo di intimità e di interiorità. La cripta<br />

é innanzitutto questo luogo, non solo come edificio<br />

ma come vita di una comunità.<br />

Il progetto è quello di portare nella cripta la Cattedr<strong>al</strong>e<br />

della preghiera con la celebrazione eucaristica quotidiana<br />

e l’adorazione.<br />

Questo vuol dire ritornare <strong>al</strong>le radici della vita di una comunità.<br />

27


La cripta come luogo delle radici e della preghiera, ma pure<br />

della memoria di una Chiesa che è anzitutto fatta di testimoni.<br />

Il passetto, luogo da cui si accede fisicamente <strong>al</strong>la cripta,<br />

invita a fare memoria dei propri cari defunti e ne suggerisce<br />

il ricordo <strong>al</strong>la comunità.<br />

Qui troviamo l’opera di G. Pompili (si veda la foto) una scultura<br />

che rappresenta la Cattedr<strong>al</strong>e e delle casette che esprimono<br />

l’idea della città. Tutto sotto un cielo stellato.<br />

Entrambe camminano sotto lo sguardo di Dio.<br />

La Cattedr<strong>al</strong>e nella scultura di Pompili non è completa: due<br />

lati sono ancora grezzi. La non completezza della chiesa<br />

dice che sono le persone che la “completano” : è la comunità<br />

“pellegrina sotto lo sguardo vigile di Dio” (così nella terza<br />

preghiera eucaristica in cui l’assemblea prega per l’effusione<br />

dello Spirito sulla Chiesa).<br />

Seconda parte<br />

A questo punto su un foglio su cui è stata fotocopiata l’immagine<br />

qui tracciata i bambini completano la loro opera e<br />

provano a tracciare un “collegamento” tra il disegno della<br />

Cattedr<strong>al</strong>e e quello della loro città/paese per farli di<strong>al</strong>ogare<br />

sotto “lo sguardo di Dio”.<br />

Il collegamento-di<strong>al</strong>ogo può essere rappresentato secondo<br />

la fantasia dei bambini da linee disegnate, parole, colori,<br />

materi<strong>al</strong>i vari, ecc.


UNITà DIDATTICA 8<br />

SEGNI E SIMBOLI<br />

IN CATTEDRALE<br />

ad uso dei bambini<br />

A chi si rivolge<br />

Quarte e quinte scuole primarie<br />

Discipline interessate<br />

Abilità<br />

Ascolto, Interpretazione, Elaborazione<br />

Azioni/attività<br />

Durata 2 ore di lezione<br />

1° lezione<br />

- Breve introduzione dell’insegnante di <strong>al</strong>cuni segni ritu<strong>al</strong>i:<br />

pane, vino, acqua, olio, s<strong>al</strong>e, incenso per comprendere<br />

come nel processo di simbolizzazione l’<strong>al</strong>terità faccia<br />

acquisire nuovi significati.<br />

- L’insegnante chiede ai bambini di scrivere o disegnare un<br />

rito o un simbolo a loro familiare (tempo disponibile 10’).<br />

- Al termine raccoglie i foglietti e li attacca <strong>al</strong>la lavagna.<br />

- Si passa ad esaminare con breve discussione qu<strong>al</strong>i riti/<br />

simboli i ragazzi hanno indicato. L’insegnante spiega il significato<br />

di rito nella liturgia cristiana che vuole rivolgersi<br />

con un atto pubblico, in forma mediata, <strong>al</strong> trascendente<br />

perché l’uomo attraverso questa specifica esperienza si<br />

s<strong>al</strong>vi. In una sequenza ritu<strong>al</strong>e abbiamo linguaggi verb<strong>al</strong>i<br />

(proclamazioni, testi scritti) e non verb<strong>al</strong>i (gesti, oggetti,<br />

vesti...) giungendo ad avere linguaggi non verb<strong>al</strong>i che acquistano<br />

senso solo se uniti a linguaggi verb<strong>al</strong>i. Un <strong>al</strong>tro<br />

elemento linguistico che la liturgia es<strong>al</strong>ta nel suo processo<br />

di comunicazione é il simbolo che vuole tenere insieme,<br />

essere luogo di originaria convergenza di ciò che può<br />

sembrare opposto. E se nel rito, attraverso il simbolo, il<br />

corpo e, in particolare i sensi vengono indirizzati comunitariamente<br />

e person<strong>al</strong>mente a cogliere l’<strong>al</strong>terità divina,<br />

a sua volta quest’ultimo orizzonte di senso fa sì che ogni<br />

gesto, ogni oggetto, ogni linguaggio diventi simbolico nel<br />

tentativo di tenere unite immanenza e trascendenza nella<br />

loro complessità.<br />

- Illustra con il supporto di slides diversi esempi nella storia<br />

dell’arte di cattedre, amboni, <strong>al</strong>tari.<br />

Nel sito www.port<strong>al</strong>eirc.it é presente un power point con<br />

foto di interni di chiese.<br />

- Compito da svolgere anche insieme a piccoli gruppi:<br />

“Ricercare e, se possibile, fotografare segni simbolici<br />

<strong>al</strong>l’interno del patrimonio religioso del territorio dei<br />

bambini”.<br />

2° lezione<br />

All’inizio della lezione i bambini comunicano le scoperte<br />

effettuate sul territorio, attaccando ad un cartellone le<br />

foto stampate a scuola con una breve didasc<strong>al</strong>ia. Dopo<br />

la visita in Cattedr<strong>al</strong>e i bambini completeranno il cartellone<br />

con foto e un breve commento sull’esperienza vissuta.<br />

Obiettivi<br />

L’<strong>al</strong>unno riconosce i poli liturgici e ne individua tracce in<br />

Cattedr<strong>al</strong>e e nelle chiese presenti nel territorio di sua conoscenza.<br />

L’<strong>al</strong>unno comprende il significato princip<strong>al</strong>e di ambone,<br />

cattedra, <strong>al</strong>tare, cero pasqu<strong>al</strong>e e <strong>al</strong>tri simboli e ne individua<br />

i significati di fede.<br />

29


Approfondimento per gli insegnanti<br />

L’<strong>al</strong>tare<br />

L’etimologia della parola <strong>al</strong>tare è da cercare nel verbo<br />

latino <strong>al</strong>ere (<strong>al</strong>tus) = nutrire e nel sostantivo ara, a sua<br />

volta derivante d<strong>al</strong> verbo arere = bruciare. L’<strong>al</strong>tare è perciò<br />

a un tempo il luogo del fuoco e del nutrimento, dove il<br />

fuoco consuma la vittima che Dio mangia (aspirandone il<br />

profumo) e che in <strong>al</strong>cuni casi (sacrifici di comunione) anche<br />

l’uomo mangia per entrare in comunione con Colui<br />

che ha gradito la vittima offerta.<br />

Ne deriva che in tutte le espressioni religiose antiche l’<strong>al</strong>tare<br />

era per lo più in pietra, per resistere <strong>al</strong> fuoco.<br />

Nel culto cristiano questa idea del fuoco che scende d<strong>al</strong> cielo<br />

è riletta in chiave trinitaria: è lo Spirito Santo che discende<br />

d<strong>al</strong> cielo ad ‘incendiare’ il pane e il vino “creando” la presenza<br />

viva di Cristo (verità che il celebrante manifesta attraverso<br />

l’imposizione delle mani sul pane e sul vino).<br />

L’<strong>al</strong>tare cristiano ha <strong>al</strong>le sp<strong>al</strong>le tutta la storia dell’<strong>al</strong>tare<br />

nell’uso religioso dei popoli, ma deve esprimere la novità<br />

essenzi<strong>al</strong>e del cristianesimo e deve mantenere in qu<strong>al</strong>che<br />

modo una fedeltà <strong>al</strong>la tavola dell’ultima cena. Ecco<br />

perché i più antichi <strong>al</strong>tari cristiani, di cui gli affreschi nelle<br />

catacombe ci hanno tramandato le immagini, appaiono<br />

di legno, sono di piccole dimensioni, di forma rotonda,<br />

a semicerchio o a ferro di cav<strong>al</strong>lo. A partire d<strong>al</strong> secolo IV<br />

l’<strong>al</strong>tare cristiano è pressoché dappertutto di pietra.<br />

L’ambone<br />

Il termine “ambone” indica il “luogo elevato” (deriva infatti<br />

d<strong>al</strong> verbo greco anabainein che significa ‘s<strong>al</strong>ire’) da<br />

cui si proclamano i testi biblici durante le liturgie. Nella<br />

celebrazione della messa l’<strong>al</strong>tare e l’ambone segnano -<br />

attraverso una duplice dimensione spazi<strong>al</strong>e - i due poli<br />

celebrativi comunemente noti come Liturgia della Parola<br />

e Liturgia Eucaristica.<br />

Pertanto questo spazio sacro andrebbe inteso come luogo<br />

in cui si celebra il di<strong>al</strong>ogo d’amore fra Dio e il suo popolo,<br />

fra lo Sposo e la sua Sposa (cfr Cantico dei Cantici,<br />

in riferimento <strong>al</strong> mattino di Pasqua): nella prima e nella<br />

seconda lettura e nel Vangelo Dio parla <strong>al</strong> cuore dell’uomo<br />

(secondo un movimento discendente) e l’uomo risponde<br />

<strong>al</strong> suo Dio con il canto del s<strong>al</strong>mo responsori<strong>al</strong>e<br />

e con l’acclamazione <strong>al</strong> Vangelo cioè con quel gioioso<br />

s<strong>al</strong>uto che l’assemblea rivolge <strong>al</strong>la Parola del Signore,<br />

b<strong>al</strong>zando in piedi, indicando con questo gesto di essere<br />

pronta non solo ad accoglierla, ma anche ad andare ad<br />

annunciarla. L’ambone costituisce il punto di riferimento<br />

per tutta l’assemblea durante la liturgia della Parola.<br />

D<strong>al</strong>l’ambone il lettore proclama la prima lettura, il s<strong>al</strong>mista<br />

i versetti del s<strong>al</strong>mo e il diacono proclama il Vangelo.<br />

Mentre il ministro colloca l’Evangeliario sul leggio dell’ambone<br />

e mentre proclama il Vangelo l’assemblea intera si<br />

rivolge verso l’ambone, per manifestare una particolare<br />

riverenza <strong>al</strong> Vangelo di Cristo. L’ambone è unico, perché<br />

uno è il Sepolcro della risurrezione. È elevato, anche più<br />

dell’<strong>al</strong>tare; infatti l’annunzio s<strong>al</strong>vifico discende d<strong>al</strong>l’Alto. È<br />

solenne perché è “monumento” della Risurrezione e nel<br />

contempo “monumento” <strong>al</strong>l’occhio e <strong>al</strong>l’orecchio a stretto<br />

contatto con l’assemblea. Tra i riti della Veglia Pasqu<strong>al</strong>e, il<br />

più suggestivo è certamente l’ingresso procession<strong>al</strong>e della<br />

Comunità dei fedeli nella chiesa buia, <strong>al</strong> seguito di un<br />

grande cero acceso ad illuminare l’oscurità dell’edificio.<br />

Così, come i figli d’Israele erano guidati di notte d<strong>al</strong>la colonna<br />

di fuoco, i cristiani a loro volta seguono il Cristo che risorge.<br />

Il candelabro pasqu<strong>al</strong>e<br />

Secondo un’antica tradizione liturgica, presso l’ambone<br />

é posto il candelabro a sostegno del grande cero che<br />

viene benedetto durante la solenne Veglia della notte di<br />

Pasqua, in cui l’assemblea liturgica é invitata ad esultare<br />

per la luce che si irradia sul mondo intero d<strong>al</strong>la tomba del<br />

Cristo risorto.<br />

La cattedra<br />

Posta nella navata, in immediato rapporto con l’assemblea,<br />

la posizione della cattedra episcop<strong>al</strong>e appare subordinata<br />

e ordinata <strong>al</strong>l’ambone: il Vescovo, che come<br />

il Pastore evangelico guida il suo gregge stando avanti<br />

ad esso, è il primo ascoltatore della Parola, Parola che<br />

è chiamato, anzi obbligato, a spezzare, con il Pane, ai<br />

suoi figli. Compito del vescovo, infatti, è di farsi servitore<br />

della Parola. Proprio come maestro egli siede sulla cattedra<br />

(…). Egli vi siede per predicare, per annunciare e per<br />

spiegare la parola di Dio (…). Tuttavia nessuno può sostituire<br />

la presenza del Vescovo che si siede sulla Cattedra<br />

o che si presenta <strong>al</strong>l’ambone della sua chiesa vescovile<br />

e person<strong>al</strong>mente spiega la Parola di Dio a coloro che ha<br />

radunato attorno a sé. Anch’egli, come lo scriba divenuto<br />

discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di<br />

casa che estrae d<strong>al</strong> suo tesoro cose nuove e cose antiche<br />

(Giovanni Paolo II, Alzatevi, Andiamo!, Mondadori 2004,<br />

p. 36). Quasi eco <strong>al</strong>le parole di Agostino, il Vescovo appare<br />

in questo modo come colui che è cristiano con i suoi<br />

fedeli ed è vescovo per loro (Agostino, Serm. CCCXL, 1).<br />

È una posizione quella scelta che risponde anche <strong>al</strong>le esigenze<br />

evidenziate d<strong>al</strong>la nota dell’episcopato it<strong>al</strong>iano del<br />

1996: Per la sua collocazione la sede deve essere ben visibile<br />

da tutti e in diretta comunicazione con l’Assemblea,<br />

in modo da favorire la guida della preghiera, il di<strong>al</strong>ogo e<br />

l’animazione (n. 19).


UNITà DIDATTICA 9<br />

LA CREAZIONE DI ADAMO:<br />

UN LABORATORIO PER EDUCARE<br />

CON L’ARTE<br />

www.port<strong>al</strong>eirc.it<br />

Discipline interessate<br />

Educare <strong>al</strong>l’arte e con l’arte<br />

Chiara Panciroli, docente di Dattica dell’arte, Dipartimento di<br />

Scienze dell’Educazione, Università di Bologna<br />

“La società ha bisogno di artisti, che garantiscano la crescita<br />

della persona e lo sviluppo della comunità, attraverso<br />

quell’<strong>al</strong>tissima forma di arte, che è anche arte educativa”.<br />

E’ in riferimento a questa premessa che le opere<br />

d’arte sacra sono considerate qu<strong>al</strong>i elementi per leggere<br />

e comprendere l’agire di ognuno in una comunità di appartenenza.<br />

In senso più in gener<strong>al</strong>e diventano forme interpretative<br />

del vivere di ogni bambino/bambina, di ogni<br />

uomo e donna.<br />

In ambito educativo l’opera d’arte rappresenta una risorsa<br />

didattica, che si propone <strong>al</strong>le diverse età, con un<br />

linguaggio univers<strong>al</strong>e, per fare esperienza di luoghi della<br />

città d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>to v<strong>al</strong>ore storico-cultur<strong>al</strong>e.<br />

L’arte può essere considerata, a pieno titolo, un’esperienza<br />

educativa, che si caratterizza per la sua natura<br />

operativa ma che necessita di un modello interpretativo<br />

di riferimento che ne evidenzi la natura estetica, etica ed<br />

intellettu<strong>al</strong>e, dandogli un significato complessivo.<br />

In particolare l’approccio estetico viene proposto come<br />

modo di conoscere attraverso i sensi e la sensazione.<br />

L’esperienza estetica si collega quindi <strong>al</strong>le categorie dello<br />

stupore, del rischio, del diverso, del nuovo, dello straordinario,<br />

dell’avventura per accompagnare ogni persona a<br />

fare incontri intellettu<strong>al</strong>i, corporei e relazion<strong>al</strong>i inaspettati,<br />

mediante la scoperta di immagini inusu<strong>al</strong>i, di spettacoli<br />

coinvolgenti, fantasiosi ma anche perturbanti, di faticosa<br />

lettura ed interpretazione. È così che si giunge <strong>al</strong>la consapevolezza<br />

che la conoscenza è fatta di un continuo consolidarsi,<br />

distruggersi, ridefinirsi, dando luogo a quello<br />

che è ricerca, scambio, discorso.<br />

Il compito dell’insegnante rispetto <strong>al</strong>l’arte è quindi creare<br />

situazioni di stupore mediante la progettazione di percorsi<br />

di conoscenza che partono d<strong>al</strong>l’attrazione, d<strong>al</strong> mistero,<br />

d<strong>al</strong>la meraviglia assumendo un atteggiamento conoscitivo<br />

definito, in chiave fenomenologica, di epochè, inteso<br />

come sospensione momentanea del giudizio . T<strong>al</strong>e<br />

sospensione dovrebbe permette l’inizio della relazione<br />

conoscitiva tra il sé e l’<strong>al</strong>tro da sé, tra l’io e il mondo, tra<br />

il visitatore e l’opera d’arte, evidenziando come vi sia un<br />

rapporto indissolubile che si stabilisce tra parte/tutto, tra<br />

testo artistico e il contesto in cui è stata creata l’opera.<br />

Affinché il testo diventi leggibile, interpretabile, l’insegnante<br />

può:<br />

•spiegare perché quell’opera è un testo;<br />

•contestu<strong>al</strong>izzarla nel periodo storico;<br />

•procedere ad un’an<strong>al</strong>isi form<strong>al</strong>e degli elementi costitutivi<br />

l’opera;<br />

•proporre un laboratorio <strong>didattico</strong> di natura esplorativa e<br />

costruttiva.<br />

Il laboratorio, in t<strong>al</strong> senso, assume una duplice v<strong>al</strong>enza.<br />

Come spazio fisico, attrezzato con materi<strong>al</strong>i tradizion<strong>al</strong>i<br />

e innovativi: a questo proposito si parla di atelier, di angoli<br />

di scoperta, di centri interesse, di spazi della fantasia.<br />

Come metodologia attiva mediante il confronto, la<br />

scoperta, la costruzione, l’invenzione, in cui si utilizzano<br />

differenti tecniche: la metafora, la narrazione, l’osservazione,<br />

l’an<strong>al</strong>isi, la scomposizione, la costruzione interdisciplinare,<br />

la manipolazione.<br />

Il testo integr<strong>al</strong>e dell’articolo si trova su www.port<strong>al</strong>eirc.it<br />

31


Ad uso dei bambini<br />

Attività<br />

Il 31 ottobre <strong>2012</strong> Papa Benedetto XVI, 500 anni dopo,<br />

ripete la liturgia inaugur<strong>al</strong>e seguita da Giulio II per gli affreschi<br />

di Michelangelo nella Cappella Sistina.<br />

L’insegnante propone una lettura dell’affresco della Creazione<br />

di Adamo nella Cappella, partendo d<strong>al</strong>l’an<strong>al</strong>isi del<br />

testo sacro, <strong>al</strong>lo studio dei disegni preparatori e quindi<br />

<strong>al</strong>l’affresco. La Cappella, vero “scrigno” di capolavori ammirato<br />

e famoso in tutto il mondo, è molto importante anche<br />

per la vita della Chiesa cattolica: è qui infatti che viene<br />

eletto, ancora oggi, ogni nuovo Pontefice. Per volere di<br />

papa Giulio II, la volta di questa grande aula fu affrescata<br />

da Michelangelo Buonarroti d<strong>al</strong> 1508 <strong>al</strong> 1512 con un complesso<br />

ciclo pittorico basato sul tema della Creazione (con<br />

Storie della Genesi, Sibille, Profeti e <strong>al</strong>tre scene dell’Antico<br />

Testamento). Lo stesso Michelangelo affrescherà poi tra il<br />

1536 ed il 1542 anche la parete dietro l’<strong>al</strong>tare della Cappella<br />

con un grandioso Giudizio Univers<strong>al</strong>e.<br />

CREAZIONE DI ADAMO<br />

www.vatican.va/various/cappelle/sistina_vr/index.html<br />

(visita virtu<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la Cappella Sistina)<br />

www.religionecattolica.it (video/documentario di 20’<br />

sulla storia della Cappella Sistina e sulla tecnica dell’affresco<br />

utilizzata da Michelangelo).<br />

L’insegnante pone <strong>al</strong>cune domande ai bambini per aiutarli<br />

a capire che Michelangelo non rappresenta la creazione<br />

dell’uomo, ma il momento in cui Dio dona la vita<br />

Adamo. Evidenzia quindi an<strong>al</strong>ogie fra testo e affresco<br />

fin<strong>al</strong>e (come ha raffigurato il fatto che Dio faccia l’uomo<br />

a sua immagine e somiglianza ? Come si capisce che<br />

Dio dà la vita ad Adamo? Come sono i corpi raffigurati<br />

da Michelangelo e cosa significano?)<br />

C’è un s<strong>al</strong>to di qu<strong>al</strong>ità nella creazione, quando appare<br />

l’uomo e Dio interviene direttamente. Ma Dio interviene<br />

direttamente anche ogni volta che un essere umano appare<br />

sulla terra. Se anche i genitori possono essere t<strong>al</strong>volta<br />

non convinti e non pienamente consapevoli della<br />

vita di un nuovo figlio, Dio è presente e desidera e vuole<br />

person<strong>al</strong>mente quella vita. Anche la spiegazione che<br />

Adamo, in ebraico, vuol dire “uomo” e non è esattamente<br />

un nome proprio, aiuta a comprendere tutto questo. Nel<br />

manto pieno di angeli del Creatore, qui compaiono anche<br />

una donna ed un bambino. Sono la raffigurazione pittorica<br />

anticipata dell’Incarnazione.<br />

È Dio che ha in mente di s<strong>al</strong>vare l’uomo attraverso Maria,<br />

che darà <strong>al</strong> mondo il Figlio di Dio, Gesù Cristo. In particolare<br />

il bambino è toccato sulle sp<strong>al</strong>le d<strong>al</strong> Padre, con<br />

un gesto che già indica la serietà del dono che gli sarà<br />

chiesto: dovrà offrire la vita. È l’amore del Padre, che non<br />

è solo tenerezza, ma anche forza e proposta.<br />

Genesi 1,26-27<br />

26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a<br />

nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli<br />

uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche<br />

e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».<br />

27 Dio creò l’uomo a sua immagine;<br />

a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.<br />

a sinistra:<br />

Disegno<br />

preparatorio della<br />

creazione di Adamo<br />

nella Cappella Sistina<br />

sotto: Affresco della<br />

Creazione di Adamo<br />

a destra:<br />

Particolare della<br />

creazione di Adamo<br />

(metà del XV secolo)<br />

nella volta oltre<br />

l’estradosso della navata<br />

nord della Cattedr<strong>al</strong>e di<br />

Reggio Emilia


GLOSSARIO<br />

ABSIDE: parte termin<strong>al</strong>e della navata o del transetto solitamente di forma semicircolare.<br />

ACqUASANTIERA: contiene l’acqua benedetta per fare il segno della croce.<br />

ALTARE: luogo d<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e il sacerdote celebra l’Eucarestia.<br />

AMBONE: luogo d<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e si proclama la parola di Dio.<br />

ARCA: cassa o cofano per contenere reliquie.<br />

ARChITRAVE: elemento architettonico orizzont<strong>al</strong>e che poggia su pilastri o colonne.<br />

ARChIVOLTO: elemento architettonico che segue l’andamento di un arco o di una lunetta.<br />

BASILICA CRISTIANA: nell’antica Roma con il termine “basilicum” s’intendevano quei luoghi<br />

in cui s’amministrava la giustizia (tipo tribun<strong>al</strong>i). L’imperatore Costantino fece costruire delle<br />

grandi basiliche re<strong>al</strong>izzate sul modello di quelle romane, fra cui S Giovanni in Laterano, San<br />

Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura.<br />

CAMPATA: spazio compreso tra i due pilastri della navata della chiesa.<br />

CANONICI: clero di chiesa Cattedr<strong>al</strong>e.<br />

CAPITELLO: parte superiore della colonna o del pilastro, è spesso decorato con motivi veet<strong>al</strong>i<br />

o con figure umane.<br />

CARTIGLIO: rotolo di carta su cui sono scritte delle frasi importanti.<br />

CATINO ABSIDALE: c<strong>al</strong>otta collocata sopra l’abside.<br />

CATECUMENI: chi si prepara <strong>al</strong> battesimo attraverso l’insegnamento religioso (catechismo).<br />

ChIAVE DI VOLTA: elemento centr<strong>al</strong>e collocato <strong>al</strong> vertice di un arco o di una volta o nel punto<br />

di incontro dei costoni.<br />

ChIESA BAROCCA: tra il 1600 e il 1700, furono edificate chiese ricche di statue, di marmi<br />

pregiati, di ornamenti d’oro. L’<strong>al</strong>tare maggiore venne costruito verso la parete di fondo e<br />

separato dai fedeli da una b<strong>al</strong>austra.<br />

ChIESA GOTICA: d<strong>al</strong> trecento con lo stile gotico, le chiese abbandonarono la loro semplicità<br />

per arricchirsidi svettanti guglie, di grandi archi, <strong>al</strong>te colonne, di vetrate con immagini sacre<br />

dipinte con colori vivaci e numerose statue. Le chiese erano molto <strong>al</strong>te e la loro struttura,<br />

rivolta verso il cielo, quasi indicava il desiderio dell’uomo d’inn<strong>al</strong>zarsi a cercare Dio.<br />

ChIESA MODERNA: oggi le nuove chiese spesso non hanno il campanile, nè fregi, nè cupole.<br />

Dopo il Concilio Vaticano II, le b<strong>al</strong>ustre vengono abbattute e l’<strong>al</strong>tare è rivolto verso i fedeli. Spesso<br />

hanno una struttura “a tenda” per richiamare la “tenda dell’incontro” dove gli ebrei conservavano<br />

l’arca dell’<strong>al</strong>leanza, per rappresentare il cammino verso la s<strong>al</strong>vezza culminato con Gesù.<br />

33


ChIESA ROMANICA: intorno <strong>al</strong>l’anno Mille e per tutto il duecento, sorsero chiese in stile<br />

romanico, uno stile semplice ma maestoso. Grosse mura, colonne basse, tozza e la presenza<br />

del campanile, che invitata i credenti <strong>al</strong>le funzioni.<br />

ChIESA RINASCIMENTALE: tra il 1450 e il 1550, l’architettura delle s’ispirò <strong>al</strong>l’armonia e<br />

<strong>al</strong>la bellezza dell’arte greco romana. Sopra l’<strong>al</strong>tare s’inn<strong>al</strong>zano maestose cupole.<br />

COMMITTENTI: coloro che pagano l’artista per la re<strong>al</strong>izzazion di un’opera d’arte.<br />

CONTROFACCIATA: parete interna che si trova in corrispondenza della facciata<br />

CORO: zona dotata di st<strong>al</strong>li e destinata ai cantori o <strong>al</strong> clero, collocata nella parte absid<strong>al</strong>e<br />

del presbiterio.<br />

COSTOLONI: nervature a vista di una volta o di una cupola.<br />

CRIPTA: ambiente sotterraneo della chiesa di solito situata sotto il presbiterio.<br />

CUPOLA: copertura di un edificio circolare.<br />

CUSPIDE: punta, di solito triangolare, di un edificio o di una sua parte.<br />

FIGURE ALLEGORIChE: immagine di persona che raffigura un’idea.<br />

FORO: piazza princip<strong>al</strong>e della città romana.<br />

NAVATA: spazio centr<strong>al</strong>e o later<strong>al</strong>e della chiesa delimitato da file di colonne.<br />

PENNACChI: traingoli rovesciati che collegano la cupola con i pliastri <strong>al</strong>la base.<br />

PIANTA A CROCE LATINA: pianta di chiesa che riprende la forma della croce di Gesù.<br />

PILASTRO: elemento architettonico vertic<strong>al</strong>e di sostegno (per archi, architravi, volte)<br />

PINNACOLO: piccola guglia collocata sugli edifici gotici.<br />

PODESTà: colui che era a capo del Comune nel Medioevo.<br />

PULPITO: tribuna ri<strong>al</strong>zata, collocata sul presbiterio e usata per la lettura del Vangelo.<br />

SALTERIO: antico strumento music<strong>al</strong>e simile <strong>al</strong>la cetra.<br />

TABERNACOLO: luogo in cui è custodita l’Eucarestia.<br />

TRANSETTO: nella pianta di una chiesa a croce latina indica il braccio più corto.


BIBLIOGRAFIA<br />

(i testi sono consultabili anche presso l’Ufficio beni cultur<strong>al</strong>i della Diocesi)<br />

PER GLI INSEGNANTI<br />

Ghirelli T., “Ierotopi cristiani. Le Chiese secondo il magistero”. Libreria Editrice Vaticana, <strong>2012</strong><br />

Caprioli A., “Cattedr<strong>al</strong>e simbolo di vita” Edizioni San Lorenzo 2011<br />

Autori Vari “L’<strong>al</strong>tare, mistero di presenza opera dell’arte. Atti del 2° Convegno internazion<strong>al</strong>e<br />

di Bose 2003”, Ed. Qiqajon Bose 2005<br />

Autori Vari “L’ambone, tavola della parola di Dio. Atti del 3° Convegno internazion<strong>al</strong>e di Bose<br />

2005”, Ed. Qiqajon Bose 2006<br />

Autori Vari “Spazio liturgico e orientamenti. Atti del 4° Convegno internazion<strong>al</strong>e di Bose 2006”,<br />

Ed. Qiqajon Bose 2007<br />

Autori Vari “Le cattedr<strong>al</strong>i dell’Emilia Romagna: storie, arte, liturgia”, Nicolodi Editore, Rovereto<br />

2007<br />

Monducci Elio e Nironi Vittorio “Il <strong>Duomo</strong> di Reggio Emilia”, Bizzocchi Editore 1984<br />

Burckhardt Titus “La nascita della cattedr<strong>al</strong>e: Chartre”, Ed. Arkeios Roma 1998<br />

Carraz Damien “L’architettura mediev<strong>al</strong>e in Occidente”, Ed. Arkeios Roma 2002<br />

CEI “La progettazione delle nuove chiese”, Ed. Dehoniane Bologna 1993<br />

CEI “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”, Ed. Dehoniane Bologna 1996<br />

Debuyst Frederic “Il genius loci cristiano”, Ed. Sinai Milano 2000<br />

Gabetti Roberto “Chiese per il nostro tempo - come costruirle, come rinnovarle”, Torino 2000<br />

Romano Guardini “Lo spirito della liturgia - i santi segni”, Ed. BS 2000<br />

Lercaro Giacomo “La chiesa nella città”, Ed. San Paolo Milano 1996<br />

Richter Klemens “Spazio sacro e immagini di chiesa”, Ed. Dehoniane 2002<br />

Von Sison “La cattedr<strong>al</strong>e gotica. Il concetto mediev<strong>al</strong>e di ordine”, Ed. Il Mulino Bologna 1988<br />

PER I BAMBINI<br />

Mignon Olivier e Siard Frederic “Catechesi di pietra. Guida <strong>al</strong>la lettura di una chiesa”,<br />

Ed. Elledici Torino 2001<br />

35


BIBLIOGRAFIA SULL’ARTE IN GENERALE<br />

Per la didattica dell’arte<br />

Panciroli C., Le arti visive nella didattica, Verona, Quiedit <strong>2012</strong><br />

Per l’accostamento <strong>al</strong>l’arte cristiana come testo per comunicare i contenuti della religione<br />

Mazzarello M.L., Tricarico M.F. (a cura di), Insegnare la religione con l’arte1. Il mistero<br />

dell’Incarnazione; 2. La missione di Gesù; 3. Il mistero della Pasqua; 4. La Chiesa nel<br />

tempo. La narrazione dell’architettura sacra; 5. La Creazione; Leumann (To), Elledici -<br />

Il Capitello 2002-2005.<br />

Si tratta di cinque testi che propongono un approccio corretto <strong>al</strong>l’uso del testo-arte<br />

nell’insegnamento della religione. L’an<strong>al</strong>isi delle opere d’arte presentate lascia emergere<br />

le tematiche biblico-teologiche che le hanno ispirate. I testi presentano pure una sezione<br />

biblica e una sezione metodologico-didattica.<br />

Tricarico M.F. Il Credo dell’arte, Roma, AdP 2000.<br />

Questo libro propone un itinerario <strong>al</strong>la riscoperta del linguaggio visivo della fede,<br />

esemplificando con rappresentazioni artistiche ris<strong>al</strong>enti fin dai primi secoli.<br />

Verdon T., L’arte sacra in It<strong>al</strong>ia, Milano, Mondadori 2001.<br />

Questo libro propone un percorso storico nell’ambito dell’arte sacra it<strong>al</strong>iana. Le opere<br />

d’arte presentate vengono considerate <strong>al</strong>la luce dell’originario contesto di religiosità da<br />

cui erano scaturite.<br />

Per la riflessione teologica ed ecclesi<strong>al</strong>e sono utili i seguenti studi:<br />

Lia P., Dire Dio con arte. Un approccio teologico <strong>al</strong> linguaggio artistico, Milano, Ancora 2003.<br />

Lo scopo del libro è quello di presentare una riflessione teologica approfondita circa<br />

il rapporto arte e comunicazione cristiana.<br />

Menozzi D., La Chiesa e le immagini, Cinisello B<strong>al</strong>samo (MI) Edizioni San Paolo 1995.<br />

Si tratta di una raccolta di testi fondament<strong>al</strong>i relativi <strong>al</strong> pronunciamento della Chiesa<br />

circa le arti figurative d<strong>al</strong>le origini ai nostri giorni.<br />

Verdon T. (a cura di), Arte e catechesi. La v<strong>al</strong>orizzazione dei beni cultur<strong>al</strong>i in senso<br />

cristiano, EDB-Società Editrice Fiorentina 2002.<br />

È una raccolta di saggi che offrono un panorama ben documentato della riflessione<br />

ecclesi<strong>al</strong>e attorno <strong>al</strong> tema dell’arte.<br />

Per lo studio e l’approfondimento biblico e biblico-artistico:<br />

Bocian M., Il grande dizionario illustrato dei personaggi biblici. Storia, letteratura, musica, arte,<br />

Cas<strong>al</strong>e Monferrato, Piemme1991 [ora in ed. leggermente ridotta edita d<strong>al</strong>la Mondadori, 2000].<br />

Lurker M., Dizionario delle immagini e dei simboli biblici, Edizioni Paoline, Cinisello<br />

B<strong>al</strong>samo (MI) 1942.<br />

È un dizionario essenzi<strong>al</strong>e. Ogni voce o simbolo viene spiegato nel suo significato così<br />

com’è inteso nella Bibbia, nei Padri, nella liturgia e nell’arte.<br />

Pelletier A.M., La Bibbia e l’Occidente. Letture bibliche <strong>al</strong>le sorgenti della cultura<br />

occident<strong>al</strong>e, Bologna, EDB 1999.


TASCA CON<br />

ALLEGATI


UNITÀ DIDATTICA 4<br />

LA CATTEDRALE<br />

E LA LINEA DEL TEMPO


UNITÀ DIDATTICA 6<br />

SAN GIROLAMO<br />

si può ascoltare la storia di San Girolamo (RadioRai)<br />

sul sito: www.santiebeati.it/dettaglio/24650<br />

È un Padre della Chiesa che ha posto <strong>al</strong> centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta nella<br />

lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto si è impegnato a viverla<br />

concretamente nella sua lunga esistenza terrena, nonostante il ben noto carattere difficile<br />

e focoso ricevuto d<strong>al</strong>la natura.<br />

Girolamo nacque a Stridone verso il 347 da una famiglia cristiana, che gli assicurò un’accurata<br />

formazione, inviandolo anche a Roma a perfezionare i suoi studi. Da giovane sentì<br />

l’attrattiva della vita mondana, ma prev<strong>al</strong>se in lui il desiderio e l’interesse per la religione<br />

cristiana. Ricevuto il battesimo verso il 366, si orientò <strong>al</strong>la vita ascetica e, recatosi ad Aquileia,<br />

si inserì in un gruppo di ferventi cristiani, da lui definito quasi «un coro di beati» riunito<br />

attorno <strong>al</strong> Vescovo V<strong>al</strong>eriano. Partì poi per l’Oriente e visse da eremita nel deserto di C<strong>al</strong>cide,<br />

a sud di Aleppo, dedicandosi seriamente agli studi. Perfezionò la sua conoscenza del<br />

greco, iniziò lo studio dell’ebraico, trascrisse codici e opere patristiche. La meditazione, la<br />

solitudine, il contatto con la Parola di Dio fecero maturare la sua sensibilità cristiana. Sentì<br />

più pungente il peso dei trascorsi giovanili, e avvertì vivamente il contrasto tra ment<strong>al</strong>ità<br />

pagana e vita cristiana: un contrasto reso celebre d<strong>al</strong>la drammatica e vivace “visione”,<br />

della qu<strong>al</strong>e egli ci ha lasciato il racconto. In essa gli sembrò di essere flagellato <strong>al</strong> cospetto<br />

di Dio, perché «ciceroniano e non cristiano».<br />

Nel 382 si trasferì a Roma: qui il Papa Damaso, conoscendo la sua fama di asceta e la<br />

sua competenza di studioso, lo assunse come segretario e consigliere; lo incoraggiò a<br />

intraprendere una nuova traduzione latina dei testi biblici per motivi pastor<strong>al</strong>i e cultur<strong>al</strong>i.<br />

Alcune persone dell’aristocrazia romana, soprattutto nobildonne come Paola, Marcella,<br />

Asella, Lea ed <strong>al</strong>tre, desiderose di impegnarsi sulla via della perfezione cristiana e di approfondire<br />

la loro conoscenza della Parola di Dio, lo scelsero come loro guida spiritu<strong>al</strong>e<br />

e maestro nell’approccio metodico ai testi sacri. Queste nobildonne impararono anche il<br />

greco e l’ebraico.<br />

Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio,<br />

dapprima in Terra Santa, silenziosa testimone della vita terrena di Cristo, poi in<br />

Egitto, terra di elezione di molti monaci. Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità<br />

della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile<br />

e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe<br />

non avevano trovato dove sostare». A Betlemme restò fino <strong>al</strong>la morte, continuando<br />

a svolgere un’intensa attività: commentò la Parola di Dio; difese la fede, opponendosi<br />

vigorosamente a varie eresie; esortò i monaci <strong>al</strong>la perfezione; insegnò la cultura classica<br />

e cristiana a giovani <strong>al</strong>lievi; accolse con animo pastor<strong>al</strong>e i pellegrini che visitavano la Terra<br />

Santa. Si spense nella sua cella, vicino <strong>al</strong>la grotta della Natività, il 30 settembre 419/420.


La preparazione letteraria e la vasta erudizione consentirono a Girolamo la revisione e la<br />

traduzione di molti testi biblici: un prezioso lavoro per la Chiesa latina e per la cultura occident<strong>al</strong>e.<br />

Sulla base dei testi origin<strong>al</strong>i in greco e in ebraico e grazie <strong>al</strong> confronto con precedenti<br />

versioni, egli attuò la revisione dei quattro Vangeli in lingua latina, poi del S<strong>al</strong>terio<br />

e di gran parte dell’Antico Testamento. Tenendo conto dell’origin<strong>al</strong>e ebraico e greco, dei<br />

Settanta, la classica versione greca dell’Antico Testamento ris<strong>al</strong>ente <strong>al</strong> tempo precristiano,<br />

e delle precedenti versioni latine, Girolamo, affiancato poi da <strong>al</strong>tri collaboratori, poté<br />

offrire una traduzione migliore: essa costituisce la cosiddetta “Vulgata”, il testo “uffici<strong>al</strong>e”<br />

della Chiesa latina, che è stato riconosciuto come t<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> Concilio di Trento e che, dopo la<br />

recente revisione, rimane il testo “uffici<strong>al</strong>e” della Chiesa di lingua latina.<br />

Che cosa possiamo imparare noi da San Girolamo? Mi sembra soprattutto questo: amare<br />

la Parola di Dio nella Sacra Scrittura. Dice San Girolamo: “Ignorare le Scritture è ignorare<br />

Cristo”. Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in di<strong>al</strong>ogo person<strong>al</strong>e<br />

con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro di<strong>al</strong>ogo con essa deve<br />

sempre avere due dimensioni: da una parte, dev’essere un di<strong>al</strong>ogo re<strong>al</strong>mente person<strong>al</strong>e,<br />

perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio ciascuno.<br />

Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma come Parola<br />

di Dio che si rivolge anche a noi e cercare di capire che cosa il Signore voglia dire a noi.<br />

Ma per non cadere nell’individu<strong>al</strong>ismo dobbiamo tener presente che la Parola di Dio ci<br />

è data proprio per costruire comunione, per unirci nella verità nel nostro cammino verso<br />

Dio. Quindi essa, pur essendo sempre una Parola person<strong>al</strong>e, è anche una Parola che<br />

costruisce comunità, che costruisce la Chiesa.<br />

Dice San Girolamo: «Cerchiamo di imparare sulla terra quelle verità la cui consistenza<br />

persisterà anche nel cielo» (Ep. 53,10).<br />

Autore: Papa Benedetto XVI (Udienza gener<strong>al</strong>e 14 Novembre 2007)<br />

SANTI CRISANTE E DARIA<br />

Altre storie di santi possiamo scoprire nel <strong>Duomo</strong>. Nella cripta si trovano infatti le reliquie<br />

dei Santi Crisante e Daria i giovani martiri romani, fidanzati o forse sposi, protettori della<br />

città di Reggio Emilia.<br />

Vissero e morirono nel III secolo, l’anno del martirio si suppone fosse il<br />

283; sono ricordati singolarmente o in coppia . La loro vicenda, narrata<br />

in modo epico e fantasioso d<strong>al</strong>la ‘passio’, risente senz’<strong>al</strong>tro della lontananza<br />

del tempo e della necessità di ricostruire la ‘Vita’ con pochissime<br />

notizie certe. Crisante figlio di un certo Polemio, di origine <strong>al</strong>essandrina,<br />

venne a Roma per studiare filosofia <strong>al</strong> tempo dell’imperatore Numeriano<br />

(283-284), qui ebbe l’occasione di conoscere il presbitero Carpoforo,<br />

quindi si istruì nella religione cristiana e poi si fece battezzare.<br />

Il padre Polemio cercò in tutti i modi di farlo tornare <strong>al</strong> culto degli dei, si<br />

servì anche di <strong>al</strong>cune donne e speci<strong>al</strong>mente della vest<strong>al</strong>e Daria, dotta<br />

e bella donna. Ma Crisante riuscì a convertire Daria e di comune accordo,<br />

simulando il matrimonio, poterono essere lasciati liberi di predicare,<br />

convertendo molti <strong>al</strong>tri romani <strong>al</strong> Cristianesimo.<br />

Crisante e Daria dopo essere stati sottoposti ad estenuanti interrogatori,<br />

furono condotti sulla Via S<strong>al</strong>aria, gettati in una fossa e sepolti vivi sotto<br />

una gran quantità di terra e sassi. Dagli ‘Itinerari’ del secolo VII, si sa<br />

che i due martiri erano sepolti in una chiesetta del cimitero di Trasone<br />

sulla medesima Via S<strong>al</strong>aria nuova. Nel 947 le reliquie sarebbero state trasferite a Reggio<br />

Emilia ad opera del vescovo Adelardo.


BASILICA DELLA GHIARA<br />

COMUNE DI REGGIO EMILIA<br />

SALA DEL TRICOLORE<br />

TEATRO VALLI<br />

DUOMO DI<br />

REGGIO EMILIA<br />

CHIESA DI SAN PROSPERO<br />

UNITÀ DIDATTICA 1<br />

IL CENTRO DI REGGIO EMILIA


NOVELLARA<br />

PONTI DI CALATRAVA<br />

REGGIO EMILIA<br />

RUBIERA<br />

CAVRIAGO<br />

CASALGRANDE<br />

UNITÀ DIDATTICA 1<br />

LA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

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