Major et sanior pars - Archivio di Diritto e Storia Costituzionali
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veramente convinti e sono minoranze più o meno attive nella pre<strong>di</strong>cazione e nella<br />
propaganda. La grande maggioranza degli uomini non pensa colla propria testa.<br />
Aderisce al pensiero ed alla volontà altrui. Ma vuole essere persuasa. Alla grande massa<br />
che non pensa, <strong>di</strong>spiacciono, salvo quando essa è folla radunata in piazza, i colori vivi<br />
abbaglianti; e la attirano invece le sfumature, le tinte <strong>di</strong> transizione. Per conquistare gli<br />
incerti, i dubbiosi, i non pensanti è necessario che i partiti organizzati abbandonino una<br />
parte <strong>di</strong> se stessi, quella parte che allontanerebbe un troppo gran numero <strong>di</strong> titubanti. Fa<br />
d’uopo che ogni parte faccia proprio quel che <strong>di</strong> buono, <strong>di</strong> attraente per la moltitu<strong>di</strong>ne<br />
degli incerti vi è nel programma della parte avversa. In questa necessità <strong>di</strong> ottenere e<br />
conservare il favore della moltitu<strong>di</strong>ne politicamente passiva è ra<strong>di</strong>cato il gioco politico<br />
dell’appropriazione dei punti migliori dei programmi avversari. La legislazione sociale,<br />
le riforme tributarie ed agrarie, proposte dapprima da filantropi solitari, da apostoli <strong>di</strong><br />
comunismo e <strong>di</strong> socialismo utopistico o rivoluzionario, da organizzatori operai, da<br />
liberali utilitaristi, furono quasi sempre attuate nel paesi politicamente sani dai<br />
conservatori. Non a caso; ché, filtrate attraverso il vaglio della <strong>di</strong>scussione, le riforme<br />
perdono della asperità e crudezza originarie; da enunciazioni vaghe <strong>di</strong> principii si<br />
voltano in norme precise giuri<strong>di</strong>che, da paurose minaccie <strong>di</strong> sovvertimento sociale in<br />
garanzie feconde <strong>di</strong> elevazione <strong>di</strong> tutti gli uomini. I conservatori, i quali hanno il vanto<br />
<strong>di</strong> attuare la riforma, non ne sono in verità i soli e neppure forse i veri autori; ché nel<br />
linguaggio tecnicamente perf<strong>et</strong>to della legge sono tradotte le pre<strong>di</strong>cazioni del filantropo,<br />
gli insegnamenti del sacerdote, le arringhe degli oratori comunisti, gli eccitamenti degli<br />
organizzatori, i ragionamenti degli economisti liberali. Filantropi, sacerdoti, socialisti,<br />
organizzatori, economisti non sono pienamente contenti della traduzione che i<br />
conservatori hanno fatto delle loro idee; e tuttavia veggono in quelle formule giuri<strong>di</strong>che,<br />
in quelle norme precise riprodotta, quando sia giunta la pienezza dei tempi - ed il<br />
contributo dei conservatori lungiveggenti sta appunto nella scelta del momento più<br />
adatto alla riforma - la sostanza del loro pensiero, in quanto essa è atta ad essere tradotta<br />
in azione. Sicché, quando la norma è da ultimo promulgata, come legge, essa non è in<br />
verità l’espressione della volontà <strong>di</strong> una parte intesa a sopraffare l’avversario, ma della<br />
volontà generale. La legge è osservata da tutti, è legge attiva e fruttuosa perché è frutto<br />
del compromesso fra gli opposti, e dell’adesione dei meno alla norma deliberata da<br />
coloro che si sono fatti l’eco della volontà dei più. La legge è sempre formalmente<br />
coattiva; ma è viva ed operosa solo se ad essa aderisce subito, senza rimpianto, la<br />
minoranza vinta. Soltanto allora il popolo <strong>di</strong>ce: questa è legge. E ad essa ubbi<strong>di</strong>sce.<br />
LUIGI EINAUDI