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TFO - Tesi Filosofiche Online - Online Philosophical Theses SWIF ...

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI<br />

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA<br />

Corso di laurea in Filosofia<br />

Alienazione dei diritti<br />

dell’uomo nelle tecnologie<br />

comunicative globali<br />

Relatore: Prof. Padre Francesco Sechi<br />

Correlatore: Prof. Paolo Russu<br />

Anno Accademico 1998 - 1999<br />

<strong>Tesi</strong> di Laurea di: Enrico Panai


Premessa metodologica<br />

Si parla di tecnologie comunicative globali, tutte quelle tecnolo-<br />

gie digitali nate all’interno della scienza informatica; cioè l’insieme<br />

delle discipline scientifiche (fisica, ottica, matematica, ecc.) che si oc-<br />

cupano dell’acquisizione, del controllo, dell’elaborazione, della distri-<br />

buzione e della gestione delle informazioni. Con la prima diffusione di<br />

massa della tecnologia digitale, attraverso home e personal computer e<br />

poi la connessione telefonica di tutte queste macchine assieme, attra-<br />

verso i grandi mainframes, si è venuta creando una grande rete comu-<br />

nicativa mondiale, chiamata la rete delle reti, e paragonata per le sue<br />

diramazioni, ad una grande ragnatele mondiale. Conosciuta come In-<br />

ternet, questa grande rete ha in realtà tanti sinonimi: cyber-spazio, la<br />

Rete, Matrix, net, ecc.<br />

Una confusione comune è quella di far corrispondere Internet<br />

con il World Wide Web 1 , cioè con la visualizzazione grafica e iperte-<br />

stuale della rete, grazie a pagine HTML 2 . Il WWW ha reso diffuso il<br />

fenomeno Internet nel 1993 per la sua facilità di utilizzo.<br />

1 WWW = acronimo di World Wide Web (lett. grande ragnatela mondiale), conosciuto<br />

come anche solo come Web, è l’interfaccia grafica della rete [vedi Glossario]<br />

2 HTML = (HyperText Markup Language) è il semplice linguaggio di<br />

programmazione ipertestuale con il quale sono scritti le pagine per il Web.<br />

2


In realtà però Internet, oltre al WWW, comprende e-mail, go-<br />

pher, newsgroup, chat, Cuseeme 3 , VRML, ecc. La consistente quantità<br />

di neologismi e nuovi acronimi, a forte dipendenza anglofona, mi ha<br />

spinto a creare un piccolo glossario, mentre per quanto riguarda la<br />

rete, un breve storia è presente in appendice 4 .<br />

Essendo una tesi sulla rete, non si potevano non citare articoli,<br />

libri o siti presenti in rete, ma il motivo è anche un altro: è comune<br />

opinione ‘parlare di rete in rete’. Naturalmente la quantità di collega-<br />

menti ipertestuali ha reso necessario allegare un supporto digitale, ol-<br />

tre a quello cartaceo, che permetta attraverso i collegamenti iperte-<br />

stuali della tesi in formato HTML 5 , una consultazione delle fonti di-<br />

rettamente ‘in sito’, cioè là dove sono state prese.<br />

Introduzione<br />

Questa tesi non ha, nonostante il nome, un carattere neo-luddi-<br />

sta o pessimista. Si parte dal presupposto di essere a favore della tec-<br />

nica e delle tecnologie comunicative, si desidera ciò nonostante fare<br />

una critica alla tecnica, vedere le nuove tecnologie comunicative glo-<br />

bali sotto uno sguardo non negativo, ma nemmeno reverenziale.<br />

3 [Vedi Glossario]<br />

4 [Vedi Appendice 4 - La storia della rete]<br />

5 Vedi nota 2 a p. 2<br />

3


La double way 6 di fronte ai processi digitali, di rifiuto o di ap-<br />

prezzamento totale, ha bisogno di una mediazione.<br />

«Non ci può essere avanzamento nel campo della tecnica, che<br />

mediante la critica. Non ci si può interessare a un oggetto tecnico,<br />

senza interessarsi alla sua negatività» 7 .<br />

Una nuova tecnologia offre vantaggi importanti, ma ha anche<br />

aspetti negativi ed ignorarli rallenta lo stesso miglioramento tecnolo-<br />

gico. Inventare la nave è lo stesso che inventare il naufragio, inventare<br />

il treno è inventare il deragliamento, inventare l'elettricità è inventare<br />

la scossa.<br />

Ora l'invenzione delle telecomunicazioni, delle reti telematiche,<br />

di Internet, del “cyber-spazio” è anche l'invenzione di un incidente<br />

specifico, che non è altrettanto appariscente dell'incidente ferroviario,<br />

che fa dei morti e crea disordine.<br />

C'è una negatività ed è questa negatività che si cerca di inda-<br />

gare, non per negare il progresso della tecnica, ma, al contrario, nel<br />

tentativo di superare questa situazione.<br />

Per esempio: quando è stata inventata la ferrovia, c'erano due<br />

tipi di ingegneri: gli ingegneri civili, quelli che facevano le strade fer-<br />

rate, i binari ferroviari, i ponti e le gallerie e gli ingegneri meccanici,<br />

che costruivano le locomotive.<br />

6 Double way = le due strade la doppia posizione<br />

7 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», 05-09-95 Parigi, MediaMente<br />

4


E la cosa funzionava, deragliamenti a parte. Negli anni ’80 del<br />

secolo scorso, forse nel 1888, gli ingegneri europei si sono riuniti a<br />

Bruxelles e hanno rilevato che il vero problema non era il progresso<br />

della macchina a vapore, della locomotiva, non era lo straordinario<br />

progresso dei ponti metallici, l'apertura di gallerie, ma i troppi inci-<br />

denti 8 . Dunque bisognava impedire il moltiplicarsi degli incidenti. Fu<br />

inventata allora «l'ingegneria del traffico» 9 . Il traffico è diventato un<br />

problema a sé, problema immateriale, ma problema di fondo. Fu in-<br />

ventato allora il block-system 10 , che impedisce il deragliamento e il<br />

block-system ha reso possibile la sicurezza della rete ferroviaria. An-<br />

cora oggi con i treni ad alta velocità 11 , il block-system permette al<br />

treno di andare sempre più veloce. Oggi nelle reti elettroniche bisogna<br />

individuare gli incidenti, i deragliamenti che, in questo caso, non sono<br />

materiali. C'è bisogno di una comprensione della immaterialità della<br />

rete e delle sue incertezze. Questa tesi, seguendo la scia di alcuni filo-<br />

sofi europei - Paul Virilio, Philippe Queau, ecc. - , tenta di occuparsi<br />

dei ‘deragliamenti digitali’, perché sono tutti troppo impegnati - Bill<br />

Gates nel settore economico e Nicholas Negroponte in quello scienti-<br />

8 M. COCCINO & M VEGETTI, Storia moderna e contemporanea, ed. Zanichelli,<br />

1992 Bologna<br />

9 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», cit.<br />

10 Block-system = sistema segnaletico, assai sofisticato, con torri di controllo, che<br />

dirigono il traffico ferroviario<br />

11 TGV, Pendolino, ecc.<br />

5


fico e gli altri - nella pubblicità di questi nuovi prodotti e nessuno si<br />

preoccupa della negatività, cioè nessuno si preoccupa del progresso.<br />

«Oggi,- questo ci dicono le due grandi compagnie della Rete<br />

(Microsoft ed Netscape),- potete comunicare con qualsiasi persona del<br />

mondo anche dalla vostra stanza» 12 . Cos’è cambiato? Anche prima si<br />

poteva con un telefono comunicare all’altro capo del mondo. Però<br />

oggi, nel Web, si comunica con persone che non conosciamo, che par-<br />

lano e vivono una lingua diversa, ma che magari hanno il «nostro<br />

stesso interesse per l’ornitorinco» 13 . La televisione, come gli altri me-<br />

dia, ci dava l’informazione senza darci la possibilità di discuterla; il<br />

telefono ci permetteva di discutere un argomento anche con una per-<br />

sona lontana; ma la Rete ci dà la possibilità di trovare qualcuno che<br />

abbia i nostri stessi interessi anche dall’altra parte del mondo.<br />

Questa possibilità di trovare qualcuno che la pensi allo stesso<br />

modo o che abbia i nostri stessi interessi, ha permesso però il moltipli-<br />

carsi, per esempio, delle sette. E il suicidio di massa di San Diego che<br />

ha accompagnato il passaggio della cometa Hale Bopp, è senza dubbio<br />

uno degli aspetti drammatici della Rete.<br />

Oggi, a pochi anni dal duemila, si scopre che i “millenaristi ca-<br />

tastrofici” hanno avuto nella Rete il mezzo per mettersi in contatto e<br />

per unirsi in gruppi religiosi o suicidi. Già adesso quindi con<br />

12 CLARK Jim, «Dalla telecomunicazione analogica a quella digitale» 13-01-96 Roma,<br />

Mediamente<br />

13 U. ECO, «Nomenclatura e democrazia elettronica», 21-09-95 Milano - MediaMente<br />

6


l’Interconnessione Globale i problemi che si scoprono sono notevoli,<br />

ma quando le ipotesi dello scrittore statunitense William Gibson di<br />

una comunicazione visiva (virtual reality 14 ) si saranno realizzate i pro-<br />

blemi saranno sicuramente maggiori. In una stanza potrà esistere il<br />

mondo che si desidera e ci si potrà circondare solo delle persone che la<br />

pensano come noi. Le ipotesi fantastiche gibsoniane di qualche anno fa<br />

ora iniziano a realizzarsi, grazie per esempio alla tecnologia VRML 15<br />

per la modellazione della realtà virtuale e la costruzione di mondi<br />

virtuali.<br />

«Chi si preoccupa della negatività si preoccupa del progresso,<br />

cioè della prevenzione dell'incidente. Adesso la possibilità di incidente<br />

è mascherata per vendere i computer» 16 .<br />

14 Virtual reality = Realtà virtuale<br />

15 VRML = (Virtual Reality Modelling Language) è un linguaggio che serve per la<br />

modellazione della realtà virtuale distribuibile in rete.<br />

16 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», cit.<br />

7


PRIMA PARTE<br />

8


Miti e utopie<br />

La televisione ha per prima assunto «le vesti di […] una sorta di mi-<br />

tologia collettiva» 17 . Nella nostra cultura le antiche mitologie, di ori-<br />

gine classica, hanno ormai praticamente perso qualsiasi capacità di<br />

proporsi come rete di raccordo sociale per le proiezioni fantastiche e le<br />

narrazioni di origine collettiva; al loro posto è subentrata la televisione<br />

che ogni giorno ci presenta a modo suo immagini, storie, relazioni e<br />

opinioni chiave, generalmente più o meno accettate. E pian piano, con<br />

la crescita della comunicazione globale, la stessa televisione è stata<br />

surclassata dalla rete. Con l’avvento di una nuova era, quella digitale, i<br />

fanatismi si sono risvegliati, rievocando i fantasmi del passato televi-<br />

sivo e favorendo grossolani errori valutativi per il futuro. Le discus-<br />

sioni hanno a volte perso il loro carattere agnostico, per cadere in pre-<br />

visioni bibliche. La nascita di nuovi miti e nuove utopie (o il riadatta-<br />

mento di vecchi miti e utopie alle moderne tecniche) è stata favorita<br />

dalla rigogliosa letteratura fantascientifica, che ha fornito materiale di<br />

discussione all’ambiente scientifico e filosofico. Scienza e filosofia,<br />

anch’esse, si sono fate fuorviare da dibattiti poco scientifici e assolu-<br />

tamente irreali, superando spesso perfino la fantasia letteraria.<br />

17 A. PEPERZAK, «Etica della comunicazione», 08-05-93 Napoli, MediaMente.<br />

9


Il nome stesso della rete più utilizzata è web, cioè ‘ragnatela’, e non è<br />

questa la prima metafora esistente se si pensa che la prima forma di<br />

organizzazione logica di Internet era stata battezzata gopher 18 .<br />

Web esprime l’immagine della ‘ragnatela’, ma tra le altre proposte di<br />

metaforizzazioni di Internet compare anche quella del ‘labirinto’.<br />

Forse però la metafora della ‘ragnatela’ ha un limite, una debolezza,<br />

per così dire: non c’è infatti ragnatela senza ragno; in altri termini c’è<br />

sempre un elemento che produce e gestisce la rete. In realtà l’idea<br />

stessa di controllo da parte di un osservatore - la più classica che sem-<br />

pre si utilizza è quella del Panopticum, di un occhio, quasi come<br />

l’occhio di Dio che ci guarda e controlla tutto quello che noi facciamo -<br />

è un’idea che non coincide con la realtà di Internet; adesso esistono<br />

una miriade di... ‘occhi di Dio’, per creare una metafora un po’ dissa-<br />

crante. In questo senso la metafora del ‘labirinto’ sembra essere molto<br />

più interessante, poiché nel labirinto si è tutti ugualmente passivi e at-<br />

tivi allo stesso tempo 19 .<br />

Lo strabismo telematico<br />

Nella stima degli aspetti positivi e di quelli negativi della so-<br />

cietà dell’informazione ci sono state considerevoli errori valutativi.<br />

18 Gopher è il nome di un roditore nordamericano; è stato un sistema di<br />

esplorazione della rete a menù, tra gli antenati è quello che più assomiglia al Web<br />

19 T. MALDONADO, «Web: se c’è una ragnatela, deve esserci un ragno», 26-11-97,<br />

Milano, MediaMente<br />

10


Queste sviste, analizzate ne “Lo strabismo telematico” 20 , sono dovute<br />

principalmente al fattore ideologico: si pensa sempre che quando esi-<br />

ste una tecnologia, quest’ultima verrà usata e, di conseguenza, pro-<br />

durrà alcuni effetti. Questa consequenzialità è assolutamente ideolo-<br />

gica, perché, poi, nei fatti, molto spesso così non è. Molti studiosi si<br />

sono uniformati a questa ideologia e a coloro i quali producono queste<br />

tecnologie, ovviamente, conviene che certe conseguenze siano previ-<br />

ste. Una delle maggiori aspettative rispetto alle nuove tecnologie è<br />

sempre stata quella di una crescita notevole del progresso economico<br />

come conseguenza inevitabile dello sviluppo tecnologico. Questo per-<br />

ché uno degli errori fondamentali è stato quello di trasferire all’intera<br />

società alcune previsioni che potevano essere pensate per l’economia<br />

aziendale: dall’azienda alla società nel suo complesso. Ma evidente-<br />

mente, nella società esistono una serie di fattori che concorrono al ri-<br />

sultato che nell’azienda non sono presenti. Simili errori riguardano le<br />

previsione sulla democratizzazione della società grazie all’utilizzo<br />

della rete. Si è dato per scontato che il progresso tecnologico e Internet,<br />

portassero ad una diffusione dell’uguaglianza e quindi alla possibilità<br />

di intervento di tutti su tutto. In realtà, questa possibilità, in qualche<br />

modo, esiste; ma è vero che esiste anche la tendenza opposta: al con-<br />

trollo di tutto e alla sorveglianza di tutti. Le previsioni sono saltate di<br />

tecnologia in tecnologia, come se finalmente una nuova invenzione<br />

20 G. CESAREO, «Lo strabismo telematico», 21-02-97 Roma MediaMente.<br />

11


fosse “la soluzione”. È la stessa logica mitologica di «ricerca di sal-<br />

vezza» 21 in qualcosa di nuovo. Sono state numerose le profezie fatte<br />

sulle nuove tecnologie, come quella probabilmente più infondata:<br />

quella della democrazia. Si è dato per scontato che il progresso tecno-<br />

logico e la rete delle reti, cioè Internet, portasse ad una diffusione<br />

dell’uguaglianza e quindi della possibilità di intervento di tutti su<br />

tutto. In realtà, questa possibilità, in qualche modo, esiste; ma è vero<br />

che esiste anche la tendenza opposta: al controllo di tutto e anche alla<br />

sorveglianza. Del resto anche il mito del telelavoro non ha considerato<br />

la possibilità di alienazione dell’individuo, non lasciando più spazi<br />

privati distinti dal lavoro. È però vero che dal punto di vista morale i<br />

pensatori si sono sbizzarriti con una teoria molto fantasiosa. Quanto<br />

Internet ha iniziato a diffondersi per il mondo, molti pensatori co-<br />

scienti hanno posto il problema di regolamentare la rete. Cosa che ini-<br />

zialmente non è stata fatta, perché molti erano, in un certo modo, per-<br />

suasi che Internet si sarebbe autoregolamentata. Come se Internet<br />

fosse un essere biologico, che raggiunge la sua «stabilità interiore» 22 .<br />

Questa credenza ha fatto negli ultimi tempi correre ai ripari le<br />

maggiori nazioni del mondo, producendo a volte danni, piuttosto che<br />

migliorie.<br />

21 R. GRAVES, I miti greci, ed. Longanesi 1983 Milano, p. 127.<br />

22 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», cit.<br />

12


Il mito di Internet riguarda, per esempio, la sua importanza. In<br />

effetti il fenomeno di Internet è molto rilevante nella nostra società, ma<br />

i cambiamenti sociali previsti solo pochi anni fa non si sono avverati.<br />

Infatti «la diffusione del Web è ancora limita» 23 numericamente e a de-<br />

terminate fasce sociali. Il fruitore medio di Internet è un «bianco, an-<br />

glofono, con reddito medio/alto»; ed in ogni caso riguarda principal-<br />

mente il mondo occidentale. Ma chi è stato a costruire e costituire il<br />

mito di Internet? Sono stati diversi gli uomini/personaggi in diversi<br />

settori e principalmente negli USA, dove la tendenza alla mistifica-<br />

zione è molto più forte che in Europa. Le prime voci si sono alzate dal<br />

mondo della ricerca scientifica, portando a divinazione Nicholas Ne-<br />

groponte a cui viene dato, in maniera irrevocabile dalla comunità<br />

mondiale, il titolo di guru. È il fondatore e il direttore del Media Labo-<br />

ratory del MIT 24 negli Stati Uniti, un centro di ricerca con un budget<br />

multi miliardario, orientato esclusivamente sullo studio e la speri-<br />

mentazione delle forme future della comunicazione umana, dalla<br />

istruzione all’educazione. I suoi programmi includono: la televisione<br />

di domani, la scuola del futuro, i sistemi d’informazione e<br />

d’intrattenimento e l’olografia. L’apice della fede nel digitale Negro-<br />

ponte l’ha espressa nel suo libro «Essere digitali» («Being digital»), con-<br />

siderato ormai, molto sbrigativamente, una vera e propria Bibbia della<br />

23 M. C. VETTRAINO SOULARD, «Il mito di Internet», 14-11-96 Milano<br />

MediaMente.<br />

24 MIT = Massachusetts Institute of Technology di Boston<br />

13


nuova era comunicativa. Egli afferma che essere digitali «è semplice-<br />

mente un modo di vivere. Non ha nulla di scientifico, di tecnico o di<br />

teorico. Fa parte della realtà ed è qualcosa che i bambini del mondo<br />

intero capiscono perfettamente; soltanto gli adulti non ne sanno<br />

nulla» 25 . O si crede o no. Sembra un ritorno impetuoso del positivi-<br />

smo. Le grandi scoperte scientifiche del MIT 26 non vengono discusse,<br />

si deve accettare il modello di vita altrimenti si è «fuori dal mondo dei<br />

bit, ancorati nel mondo degli atomi» 27 . Bill Gates, geniale creatore<br />

della Microsoft, è stato invece il guru economico dell’essere digitali.<br />

Bill Gates è un commerciante e la sua religiosità rientra nel settore<br />

economico, ma anche lui da al suo recente libro un titolo profetico: «La<br />

strada che porta a domani» 28 . A regolare politicamente l’impulso pro-<br />

fetizzante della rivoluzione digitale è stato Al Gore, vicepresidente<br />

USA del governo Clinton, il quale però, per non essere meno degli al-<br />

tri, ha trasportato il fervore tecnologico nella politica americana, grazie<br />

al suo ormai famoso programma politico: “Information superhigh-<br />

way” 29 (autostrada dell’informazione).<br />

25 N. NEGROPONTE, «La rivoluzione digitale» 03-06-95 Venezia, Ca’ Foscari -<br />

MediaMente<br />

26 MIT = Massachusetts Institute of Technology di Boston<br />

27 N. NEGROPONTE, Essere digitali, ed. Sperling & Kupfer 1995 Milano, p. 36<br />

28 B. GATES, La strada che porta a domani, ed. Mondadori, 1995 Milano, p. 54<br />

29 Presentato nel 1994 all’assemblea degli Stati Uniti d’America assieme al<br />

documento della Casa Bianca noto come NII (National Information Infrastructure)<br />

14


La scomparsa dei Dinosauri<br />

Il passaggio dall’analogico al digitale viene considerato un pas-<br />

saggio cruciale nella storia contemporanea e anche questo evento<br />

viene mitizzato sia dalla letteratura che dalla scienza. La storia della<br />

scienza e della filosofia è costellata di rivoluzioni ed oggi la<br />

“rivoluzione digitale”, è stata quella che ha posto al centro<br />

d’osservazione non più l’atomo, ma il bit. La scienza e la filosofia sono<br />

così da atomocentriche divenute digitocentriche. Questa grande rivo-<br />

luzione annunciata dai grandi “profeti tecnologici” del nostro secolo, è<br />

stata la causa del passaggio epocale. Siamo entrati nell’era digitale; non<br />

dimenticando però che questa rivoluzione ha investito principalmente<br />

le regioni ricche del mondo e non le altre. Naturalmente stiamo par-<br />

lando di un’era sociologica e non geologica, dove la tecnologia rivolu-<br />

zionaria è posta al centro del passaggio epocale e l’uomo «si deve solo<br />

adattare» 30 . Il passaggio epocale, che attualmente non è concluso, ma<br />

solo iniziato, comporta come tutti i passaggi epocali il declino di qual-<br />

cosa. Lo sviluppo del ‘bit’ fa declinare, fino ad una imminente scom-<br />

parsa, l’analogico. Tutte le tecnologie analogiche possono essere figu-<br />

rate come «grandi dinosauri» 31 , ingombranti e poco agili, destinati a<br />

scomparire per lasciare spazio alle nuove “razze tecnologiche”, più<br />

agili e veloci. La televisione è l’emblema delle tecnologie analogiche<br />

30 N. NEGROPONTE, Essere digitali, cit., p. 79<br />

31 G. GILDER, La vita dopo la televisione (© 1990), ed. Castelvecchi 1995 Roma, p. 23<br />

15


che scompariranno. La televisione con il suo fare autoritario, per cui<br />

l’utente riceve solamente e non può dialogare, è ingombrante, farragi-<br />

nosa ed impositiva. «Scomparirà, questo è il suo destino» 32 . La televi-<br />

sione farà la fine dei dinosauri, occuperà sempre un posto più margi-<br />

nale, fino all’estinzione. Sono i media interattivi che aumenteranno e<br />

la tv verrà così completamente fagocitata. Grazie al contributo della<br />

similitudine dei dinosauri di George Gilder, l’avvento dell’era digitale<br />

viene paragonato al più grande evento della storia del mondo. Si ag-<br />

giunge un altro tassello alla mistificazione del presente.<br />

Il Grande Fratello e Villaggio Globale<br />

Il televisore era servito a George Orwell in “1984” da mezzo per<br />

l’attuazione di una dittatura alienante. Il televisore era la tecnologia<br />

che serviva, per prima nella storia, a dare il potere divino<br />

dell’onniscienza all’uomo. Nel romanzo di Orwell il mezzo per<br />

l’attuazione della dittatura del Socing (Socialismo Inglese) è il televi-<br />

sore. Ma non un televisore completamente «pull» 33 , che cioè fornisce le<br />

informazioni in maniera unidirezionale dall’alto al basso; al contrario<br />

è l’ipotesi di un mezzo interattivo, ma controllato. Il televisore di 1984<br />

funziona si come un normale televisore, ma può contemporaneamente<br />

ricevere informazioni: ascolta e vede tutto ciò che accade. Sembra un<br />

32 G. GILDER, cit., p. 133<br />

33 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, ed. Feltrinelli 1997 Milano, p. 25<br />

16


controllore instancabile, ma in realtà è solo il mezzo che serve per<br />

controllare, l’analisi di giudizio resta sempre ad un “uomo control-<br />

lore”. Con Orwell la paura di un controllo costante da parte del<br />

Grande Fratello si materializza. In Oceania 34 la parte grossa del lavoro<br />

sta proprio nel tenere in piedi la struttura della dittatura.<br />

La proposta situazionale di Orwell è, oggigiorno, improponi-<br />

bile, anche se il Grande Fratello concretizza una paura ancestrale ina-<br />

movibile. Orwell però non aveva immaginato che tutta l’opera di con-<br />

trollo potesse essere automatizzata nell’era digitale. Anzi dopo la<br />

«scomparsa dei dinosauri» 35 la possibilità di realizzare un controllo<br />

quasi assoluto diventa praticabile dal punto di vista tecnico. Con la<br />

digitalizzazione di gran parte delle tecnologie e con lo sviluppo di si-<br />

stemi algoritmici sempre più precisi per l’utilizzo delle reti neurali,<br />

ogni movimento, ogni pensiero, ogni azione potrebbe essere control-<br />

lato.<br />

E diverse cose vengono già controllate. Sembra contraddittorio,<br />

ma l’unico modo di essere liberi nel pensiero è sempre di più quello di<br />

scrivere su un «antico diario cartaceo» nascosti in un nicchia al con-<br />

trollo delle tecnologie, come usava fare Winston 36 nella sua piccola<br />

stanza.<br />

34 Oceania è il grande continente dove governa il Grande Fratello, che comprende<br />

la Gran Bretagna<br />

35 G. GILDER, cit., p. 140<br />

36 G. ORWELL, 1984, (© 1949) ed. Oscar Mondadori 1989 Milano<br />

17


Un altro mito che è nato per la televisione e poi è stato riutiliz-<br />

zato per le reti è quello di «villaggio globale». Che iniziò ad intrave-<br />

dersi nel campo letterario già dalla fine degli anni sessanta con la pos-<br />

sibilità di un’unione del mondo, di un Villaggio Globale, teorizzato da<br />

Marshall McLuhan 37 , nel quale poter vivere, avendo, in ogni istante, la<br />

possibilità di sapere cosa avveniva nel resto del mondo. Benché questa<br />

teoria sia stata largamente superata dalla libertà di parola che la Rete<br />

ha dato ad ogni cittadino, cioè dalla possibilità, oggi, di una Intercon-<br />

nessione Globale, idea sviluppata dallo scrittore William Gibson che<br />

teorizzò anche la possibilità dell’aspetto grafico della comunicazione<br />

nel cyber-spazio. La televisione era il medium principale all’epoca di<br />

McLuhan, ma la crescita tecnologica non ha cancellato il mito del vil-<br />

laggio globale, benché sia «cambiato il suo intimo significato» 38 . Il vil-<br />

laggio globale oggi riguarda la comunicazione globale di tipo digitale<br />

e anche i miti democratici che erano legati al «villaggio globale» di<br />

McLuhan ora si ritrovano costantemente nel panorama filosofico e<br />

politico mondiale.<br />

37 M. McLUHAN, La galassia Gutenberg (© 1967), ed. Armando Mondadori 1988<br />

Roma, p.48<br />

38 M. McLUHAN, Gli strumenti del comunicare (© 1964), Il Saggiatore 1967 Milano,<br />

p.76<br />

18


Cybionte e cyborg<br />

Il Cybionte è una metafora proposta da De Rosnay per com-<br />

prendere quello che ci potrebbe succedere nel terzo millennio. Il signi-<br />

ficato di questa parola è la creazione di un organismo planetario, un<br />

macrorganismo, costituito dagli uomini, dalle città, dai centri infor-<br />

matici, dai computer e dalle macchine. Se si dice “città” si sa di cosa si<br />

parla, ma non si possono utilizzare immagini per rappresentare un or-<br />

ganismo planetario costituito da tutti questi sistemi. Perciò De Rosnay<br />

ha creato il termine “Cybionte” che deriva dalla cibernetica (ciber), la<br />

scienza dell’informazione e della regolamentazione nei sistemi com-<br />

plessi, e dalla biologia (bios), che denota un organismo ibrido, nello<br />

stesso tempo biologico, elettronico, meccanico, sociale ecc. Il Cybionte<br />

è più della somma delle sue parti, come il cervello è più della somma<br />

dei suoi neuroni, o il corpo umano è più della somma di quei sessan-<br />

tamila miliardi di cellule che lo costituiscono. Sul piano dell’ecologia,<br />

ricercatori come James Lorlock, hanno proposto l’idea di “Gaia”; cioè<br />

l’idea di una terra, di un sistema-terra che reagisce come un essere vi-<br />

vente, senza essere un vivente. Ma Lorlock non ha parlato della società<br />

umana. Parla sempre dell’uomo come di un parassita che vive sulla<br />

terra. L’uomo sta costruendo un nuovo organismo vivente, un ma-<br />

crorganismo planetario; questo organismo deve imparare a vivere in<br />

simbiosi con “Gaia”, la terra. Questo esige l’ecologia. «Se questa sim-<br />

biosi riesce, allora avremo una possibilità di vivere un terzo millennio<br />

19


e un quarto, positivi per l’umanità, altrimenti andremo verso catastrofi<br />

ecologiche, economiche e sociali» 39 . Il Cybionte è una grande ‘utopia’<br />

del futuro. L’utopia di De Rosnay è molto più articolata di quella del<br />

«villaggio globale» di McLuhan, inoltre necessita di numerose scelte<br />

morali collettive.<br />

L’uomo ha già ed avrà sempre di più una simbiosi con la tec-<br />

nologia. Attualmente sono note soprattutto protesi di tipo medico e te-<br />

rapeutico, ma quasi certamente in futuro i potenziometri fisici e men-<br />

tali saranno molto più comuni. La fantascienza, come sempre, ha cer-<br />

cato di anticipare i possibili futuri. «Neuromante» 40 è la figura fanta-<br />

scientifica più inquietante che la letteratura abbia partorito, per la in-<br />

terazione neurale umana con la rete, o come veniva ancora nominata<br />

dallo scrittore William Gibson, matrice. Probabilmente Case, il prota-<br />

gonista di «Neuromante», è il personaggio più realistico nell’orizzonte<br />

letterario fantascientifico; perché di figure mito-tecnologiche in realtà<br />

ce ne sono state moltissime.<br />

Il tentativo di replicare l’uomo non è nuovo nella storia<br />

dell’umanità, come la leggenda di Pandora creata da Efesto 41 e quella<br />

39 J. DE ROSNAY, «Il Cybionte» 09-05-95 Parigi - MediaMente<br />

40 W. GIBSON, Neuromante (© 1984), Casa Editrice Nord S.r.l., 1993 Milano<br />

41 Pandora fu la bellissima donna di creta, creata nelle fucine di Efesto per<br />

permettere a Zeus di vendicare l’affronto fattogli da Prometeo.<br />

20


del Golem del rabbino Leone ben Bezabel 42 . È cambiato oggi solo il<br />

nome degli esseri mitologici inventati dal nulla. Oggi si chiamano or-<br />

ganismi cibernetici, meglio noti con l’abbreviazione di ‘cyborg’. In pra-<br />

tica organismi non fatti con «materia informe» come nelle leggende,<br />

ma con le più sofisticate tecnologie. Il che, è vero, rende più credibile<br />

la possibilità di creare un cyborg, ma aumenta proporzionalmente la<br />

paura di essere spodestati da una creatura creata dall’uomo, che ac-<br />

quisti in qualche modo coscienza di sé stessa. È sempre più verosimile<br />

l’intuizione di Orwell dove l’uomo, il Grande Fratello, utilizza la tec-<br />

nologia per i suoi scopi negativi, piuttosto di una tecnologia superiore<br />

all’uomo.<br />

Il traduttore universale<br />

Con la nascita dell’universo della comunicazione nascevano an-<br />

che i miti dell’onnipotenza, della onniscienza, i miti della razionalità<br />

perfetta e del controllo totale; il mito della spiegabilità algoritmica<br />

senza residui del mondo e di conseguenza il mito della traducibilità.<br />

Che poi si trattasse di tradurre un testo da una lingua all’altra oppure<br />

di tradurre una parte del mondo in un’altra o in linguaggio matema-<br />

42 Secondo la leggenda nel 1580 il rabbino di Praga Leone ben Bezabel foggiò con<br />

l'argilla una gigantesca figura umana, che chiamò Golem. Golem è una parola ebraica<br />

che significa massa informe. La creatura, che poteva essere animata dalla parola emet<br />

(verità) tracciata sulla fronte, doveva difendere gli ebrei dalle persecuzioni. Se minacciava<br />

di ribellarsi o di diventare troppo violento, il Golem veniva riaddormentato<br />

cancellando la prima lettera di emet per trasformarla in met (morte).<br />

21


tico, poco importava. Il grande mito del traduttore universale, ispirato<br />

anche ai modelli matematici di Shannon e ai modelli linguistici di<br />

Noam Chomsky, non considera che il fenomeno linguistico è molto<br />

più articolato di ciò che fa intravedere la teoria formalizzata; si me-<br />

scolano infatti elementi naturali e convenzionali, sintattici e semantici,<br />

pragmatici e emotivi. Insomma la comunicazione non è un fenomeno<br />

solo biologico, ma anche storico e culturale, soggetto dunque alle con-<br />

tingenze e al dinamismo dei rapporti tra soggetto e soggetto e tra sog-<br />

getto e ambiente.<br />

Quella comunicativa è un’attività intessuta di metafore, di si-<br />

gnificati empirici e impliciti, di ambiguità che screziano e arricchi-<br />

scono il puro scambio di informazioni, corredandole di una serie di<br />

valenze metacomunicative ed extracomunicative, senza le quali lo<br />

scambio sarebbe misero. Come dice Sergio Moravia, mentre Chomsky<br />

cerca «nella mente dell’uomo (o addirittura nel suo corredo genetico)<br />

regole e strutture statiche, invarianti, universali» 43 , altri, tra cui Searle,<br />

ricercano «essenzialmente ciò che in quel luogo si configura, come<br />

concretizzazione di intenzioni/progetti determinati, di significazioni<br />

culturali e di comunicazioni sociali, che trovano le loro determinazioni<br />

finali solo in una dinamica gamma di eventi e situazioni interperso-<br />

nali» 44 .<br />

43 S. MORAVIA, L’enigma della mente, ed. Laterza 1986 Roma, p. 135.<br />

44 S. MORAVIA, cit., p. 282<br />

22


L’evento comunicativo per eccellenza è la conversazione: è in<br />

essa che la dimensione psico-comportamentale dell’uomo emerge in<br />

tutta la sua ricchezza di intenzioni, sottintesi, scopi e rimandi.<br />

Nella conversazione l’ascoltatore è attivo e partecipa alla narra-<br />

zione. La conversazione si può considerare come «una narrazione a<br />

più voci, una narrazione collettiva (o connettiva: a rete) e quindi, come<br />

tutte le narrazioni, un tentativo di dare un senso al mondo e a sé nel<br />

mondo» 45 .<br />

La differenza tra la comunicazione umana e quella informatica<br />

è che quest’ultima è un mero scambio di informazioni attuato con co-<br />

dici semplici e indeformabili e corrisponde pertanto al modello di<br />

Chomsky.<br />

L’intelligenza umana e il suo rispecchiamento verbale invece<br />

sono fenomeni contestuali, sistemici e diacronici.<br />

Un testo è radicato nel mondo e tradurre un testo significa tra-<br />

durre il mondo (o almeno un pezzo di mondo). Non è sorprendente,<br />

come afferma Douglas Hofstadter 46 , che la miglior traduzione inglese<br />

di un romanzo di Dostoevskij sia, in ultima analisi, un romanzo di<br />

Dickens.<br />

Cioè, se si vuole che il lettore «medio» inglese abbia, di fronte<br />

alla traduzione, un’impressione globale «analoga» (o «simile» o «equi-<br />

45 G. O. LONGO, Il nuovo Golem, 1998 ed. Laterza Roma, p. 67<br />

46 D. HOFSTADTER, Gödel, Escher e Bach, ed. Adelphi 1984 Milano<br />

23


valente») all’impressione che il lettore «medio» russo ha di fronte a<br />

Dostoevskij, allora la cosa migliore è fargli leggere Dickens.<br />

Si può pensare alla traduzione come una ri-creazione<br />

dell’opera, che tende ad allentare il legame con l’originale al fine di<br />

renderlo innocuo. La traduzione automatica troverebbe notevoli diffi-<br />

coltà di fronte agli «aloni semantici». In un testo, ogni fonema, sillaba,<br />

frase, ogni elemento linguistico risulta legato in modo più o meno<br />

stretto agli altri elementi. Questo complesso di legami presenta aspetti<br />

sonori, grammaticali, sintattici e semantici (es. attrazione verbale, al-<br />

litterazione, rima) insuperabili. L’alone semantico persiste e si evolve<br />

nella mente. Per la sua specificità è impossibile trasportare compiuta-<br />

mente questo alone, o plesso di legami, da una lingua (cultura) all’atra<br />

se non con quell’operazione temeraria e impossibile che consisterebbe<br />

nel tradurre ogni volta il mondo in sé stesso. L’alone semantico è una<br />

manifestazione della polisemia e dell’ambiguità delle lingue naturali.<br />

Insomma l’alone semantico, che pure costituisce il principale ostacolo<br />

nelle traduzioni, ne permette tuttavia un perfezionamento continuo<br />

per la sua ambiguità. Per poter lavorare con gli aloni semantici, i cal-<br />

colatori dovrebbero forse utilizzare una logica sfumata (fuzzy logic),<br />

ma ad oggi nessuno è riuscito ad ottenere risultati apprezzabili.<br />

Estendendo l’osservazione di Hofstadter, si può forse dire che la ra-<br />

gione per cui un calcolatore non riesce a tradurre un romanzo somi-<br />

glia alla ragione per la quale non riesce a scrivere un romanzo. Alan<br />

24


Turing affermò «solo un calcolatore può capire un sonetto scritto da<br />

un calcolatore», per simmetria si può affermare che «solo un uomo<br />

può capire un sonetto scritto da un uomo», purché abbiano lo stesso<br />

substrato culturale e linguistico.<br />

25


Fisica, Logica e IA.<br />

Questo capitolo cerca di individuare alcune linee di modifica<br />

delle categorie fondamentali della fisica, spostando il centro di gravità<br />

dall’atomo al bit, e come questi cambiamenti abbiano influenzato la<br />

matematica, la logica, la comunicazione globale e la Intelligenza Arti-<br />

ficiale.<br />

Spazio, tempo<br />

Spazio e Tempo sono il background (lo sfondo) nel quale le cose<br />

accadono. La fisica ha sempre considerato tali concetti fondamentali<br />

per l’analisi dell’evento. Anche l’importanza attribuita da Kant a que-<br />

ste categorie ha influito nelle teorie gnoseologiche, fino a nostri giorni.<br />

Gli infiniti punti dell’ordinario spazio fisico hanno sempre sod-<br />

disfatto gli assiomi della fisica meccanica 47 , dove i valori spaziali e<br />

temporali erano costanti e relativi ad un unico sistema, quello di misu-<br />

razione.<br />

47 L. ASTORI, Spazio-Tempo – in Enciclopedia della scienza e della tecnologia – ed. De<br />

Agostini 1995 Milano<br />

26


Con la fisica astronomica si è resa necessaria, per la misura-<br />

zione delle distanze intergalattiche, l’utilizzazione dello spazio a<br />

quattro dimensioni, o spazio-tempo, poiché il sistema di misurazione<br />

della fisica meccanica, precedentemente elaborato, non era più uni-<br />

voco. Era stata la «teoria della relatività speciale o ristretta» di Albert<br />

Einstein a mostrare come un evento avesse valore relativo al sistema<br />

dal quale veniva misurato e non avesse quindi più il carattere di con-<br />

temporaneità assoluta che aveva nella fisica meccanica 48 . Un punto<br />

nello spazio è infatti relativo al sistema dal quale viene misurato. Per<br />

poter analizzare l’evento si devono quindi eseguire almeno due misu-<br />

razione da due sistemi differenti. Cosicché un punto nello spazio-<br />

tempo, detto cronòtopo, ha due quadruplette di coordinate dei due si-<br />

stemi di riferimento. Spazio e tempo sono stati assoluti nella fisica<br />

meccanica, relativi nella relatività speciale, e frazionati o zero approssi-<br />

mativi nell’era digitale. Con l’avvento dell’era digitale e solo all’interno<br />

del digitale, le categorie di spazio e tempo hanno assunto un valore<br />

minimo 49 .<br />

48 La «teoria della relatività speciale o ristretta» del 1905 aveva permesso ad<br />

Albert Einstein di criticare radicalmente i princìpi di spazio e tempo assoluti risalenti<br />

a Newton.<br />

49 Non riporto «valore zero» affermato da Nicholas Negroponte in «Essere<br />

Digitali», perché anche nel digitale il limite è il supporto di trasmissione fisica come<br />

afferma Ellen Ullman in «Out of Time: Reflection on the programming life».<br />

27


Atomo, Bit<br />

Il tipo di rivoluzione che stiamo attraversando con l’avvento del<br />

digitale, è ben espressa da Nicholas Negroponte 50 , uno dei guru<br />

dell’informatica.<br />

«La differenza tra bit 51 e atomi è il modo più semplice di descri-<br />

vere il cambiamento. Infatti, capiamo molto bene il mondo degli atomi<br />

(delle cose, della gente, ecc.). Di fatto tutte le nostre leggi sono co-<br />

struite attorno agli atomi, anche la legge sui diritti d’autore è costruita<br />

attorno agli atomi. Il mondo dei bit è molto interessante perché i bit<br />

non hanno peso, non hanno dimensioni, non hanno colore, viaggiano<br />

alla velocità della luce. Tutti concordano sul fatto che una biblioteca<br />

pubblica sia una buona cosa: una buona cosa per la cultura e per la so-<br />

cietà. Una biblioteca pubblica funziona perché essa si basa su atomi:<br />

dovete portare i vostri atomi alla biblioteca. Allora prendete il libro in<br />

prestito. Non è che un altro atomo, ma - e questo è così ovvio che non<br />

ci pensiamo mai - il guaio è che quando prendete in prestito un atomo<br />

non ci sono atomi rimanenti. Resta uno spazio vuoto. Voi portate il li-<br />

bro a casa, lo leggete, diciamo in una settimana, lo riportate alla bi-<br />

blioteca.<br />

50 Nicholas Negroponte è il fondatore e il direttore del Media Laboratory MIT<br />

(Massachusetts Institute of Technology).<br />

51 Bit è l’acronimo simmetrico di BInary digiT, cioè singolo numero di un sistema<br />

binario, (0,1).<br />

28


Magicamente qualcuno lo prende in prestito di nuovo e lo ri-<br />

porta indietro dopo una settimana. Così 52 persone avranno letto il li-<br />

bro in un anno. Ora invece renderò la biblioteca pubblica “digitale”.<br />

Cambierò solo questo: muterò gli atomi in bit. Non dovrò trasportare i<br />

miei atomi alla biblioteca. È una cosa così ovvia, ma non viene mai<br />

detta: è che quando prendete in prestito un bit, c’è sempre un altro bit<br />

che rimane. Così ora 20 milioni di persone possono prendere in pre-<br />

stito questo libro simultaneamente, senza muoversi di casa, giusto<br />

battendo alcuni tasti e così abbiamo violato le leggi del copyright...» 52<br />

Secondo quanto afferma lo stesso Negroponte, il valore del bit è<br />

dato dalla sua diffusibilità. Ecco allora perché nella storia delle sco-<br />

perte tecnologiche viene data notevolissima importanza all’invenzione<br />

della stampa di Gutenberg 53 . La divulgazione del pensiero era legata,<br />

prima della sua scoperta, alla pesantezza del tempo di realizzazione,<br />

che influiva su tutti gli aspetti divulgativi, da quelli materiali (non esi-<br />

stevano tante copie dello stesso scritto) a quelli economici (il carattere<br />

unico dei manoscritti li rendeva costosissimi). L’invenzione della<br />

stampa a caratteri mobili non ha eliminato i limiti precedenti, li ha solo<br />

alleggeriti di molto. In pratica l’atomicità del supporto è rimasta inva-<br />

riata. La rivoluzione è avvenuta quando il contenuto, digitalizzato, ha<br />

52 N. NEGROPONTE «Dall'atomo al bit» 31-05-95 Roma, Laboratorio, MediaMente<br />

53 L’invenzione dei caratteri mobili da parte di Johannes Gansfleisch von<br />

Gutenberg di Magonza è del 1438.<br />

29


avuto la facoltà di essere indifferente al supporto. Quando, ripren-<br />

dendo le parole di Negroponte, si è passati «dall’atomo al bit».<br />

La scrittura, tra le espressioni umane, era l’unica che potesse<br />

però essere separata in maniera non difettiva dal suo supporto 54 .<br />

Con l’informatica il trasporto dell’informazione è diventato<br />

veloce e leggero 55 . E con la smaterializzazione dell’informazione cam-<br />

bia anche la misurazione del peso dell’informazione: non più peso<br />

atomico, ma peso binario.<br />

Cyber-spazio.<br />

Cyber-spazio «è la trasparenza assoluta di tutti i calcolatori<br />

della terra». Il temine, cyberspace, fu utilizzato per la prima volta da<br />

William Gibson nel suo libro di fantascienza «Neuromancer» 56 e da<br />

allora utilizzato per rappresentare il mondo all’interno della rete.<br />

Nel cyber-spazio l’informazione è libera. Mentre prima qual-<br />

siasi informazione consultabile era legata ad un supporto materiale,<br />

perciò legata alle leggi fisiche di spazio e di tempo della meccanica<br />

classica, oggi l’informazione è stata staccata dal suo supporto mate-<br />

54 Le altre manifestazione umane, pittura, musica ecc., benché anch’esse<br />

digitalizzabili subiscono notevoli menomazioni artistiche dalla trasformazione.<br />

55 Un primo esempio di alleggerimento dell'informazione era avvenuto con<br />

l’invenzione per il telegrafo nel 1844 dell’alfabeto Morse (da parte dell’americano<br />

Samuel Morse). Il Morse restava però un sistema analogico di trasmissione,<br />

l’informazione non veniva disintegrata, come avviene invece con la digitalizzazione,<br />

e la sua manipolabilità restava ancora fortemente limitata.<br />

56 Titolo originale Neuromante di W. GIBSON, cit.<br />

30


iale. Se la «Metafisica» di Aristotele, prima del digitale, aveva un<br />

supporto cartaceo che occupava uno spazio S1, con un numero n di<br />

pagine, mentre la sua stampa occupava un tempo T1 per la realizza-<br />

zione. Dopo la pubblicazione della «Metafisica», perché<br />

l’informazione contenuta al suo interno arrivasse al fruitore, doveva<br />

essere distribuita percorrendo uno spazio geografico S2 in un tempo<br />

T2; il che porta le teorie espresse da Aristotele nella «Metafisica» ad<br />

occupare uno spazio Stot (S1 + S2) ed un tempo Ttot (T1 + T2) determinati<br />

e dato il suo supporto nel caso specifico cartaceo era legata alle leggi<br />

della fisica meccanica 57 . Nell’era digitale, la «Metafisica» può essere<br />

trasformata in numeri utilizzando il più semplice sistema matematico:<br />

quello binario.<br />

Cosa si è fatto? Si è distrutto il supporto cartaceo che ne reggeva<br />

le informazioni. O meglio si sono rese indipendenti dal supporto le<br />

teorie che Aristotele aveva espresso nel suo libro. Rendendole indi-<br />

pendenti dal supporto sono state anche rese indipendenti dalle leggi<br />

della fisica meccanica classica e le limitazioni di spazio e tempo che re-<br />

golavano il testo cartaceo sono state quasi completamente eliminate.<br />

La velocità assoluta 58 è diventata una caratteristica<br />

dell’informazione e della comunicazione.<br />

57 Sono state volutamente considerate solo due estensioni spaziali e temporali,<br />

per semplificare l’esempio.<br />

58 Nell’accezione non fisica, ma letteraria di William Gibson<br />

31


Lo spazio molecolare è stato invece sostituito dallo spazio<br />

astratto della matematica pari quasi allo zero 59 .<br />

Lo spazio S0 in cui l’informazione oggi si muove percorrendolo<br />

in un tempo assoluto pari a T0, viene chiamato “cyber-spazio”.<br />

Infinito, Caos<br />

Un elaboratore elettronico, una macchina a stati finiti, potrà mai<br />

elaborare l’infinito o almeno il concetto di infinito? 60 Certamente i<br />

progressi più significativi della matematica sono scaturiti<br />

dall’elaborazione del concetto di infinito. L’uomo è in grado di for-<br />

mulare il concetto di infinito matematico 61 , ma in realtà si tratta di<br />

qualcosa di incommensurabilmente grande, o più semplicemente al di<br />

fuori dei limiti di un tempo e di un processo finiti. Molto spesso si dice<br />

che l’infinito è correlato al concetto di “insieme che contiene sé stesso”.<br />

Consideriamo i numeri naturali, essi sono infiniti, perché è sempre<br />

possibile trovare il successore di un numero, per quanto grande esso<br />

59 In verità nell’informatica l’informazione continua ad occupare un determinato<br />

spazio fisico, benché piccolissimo; nelle unità di memoria di massa, può essere un<br />

cluster magnetico, ottico, ecc.<br />

60 I teoremi di Gödel hanno dimostrato che ci sono delle verità matematiche che<br />

la mente umana riesce a intuire e che un calcolatore non riesce a dimostrare. In<br />

particolare il teorema dell'incompletezza dimostrava che all'interno di un sistema<br />

alcune leggi non erano dimostrabili nella loro validità e nella loro invalidità se non<br />

facendo diventare incoerente il sistema stesso.<br />

61 Nell’accezione matematica per cui indica la possibilità per una grandezza<br />

variabile finita (come per es. i numeri naturali dell’insieme N { 0, 1, 2,…}, per i quali<br />

è sempre possibile trovare un numero intero più grande di uno dato) di crescere<br />

oltre ogni limite; il simbolo per identificare l’infinito matematico è ∞.<br />

32


possa essere. Certo, ma questa è una pura congettura, nata dal fatto<br />

non verificato, che dato un numero possiamo trovare il successivo<br />

semplicemente sommando una unità; avremmo abbastanza tempo per<br />

farlo? Avremmo abbastanza spazio? Anche se un uomo saprebbe, in<br />

teoria, come farlo, non è immediato che potrebbe realmente riuscirci. Il<br />

riduzionismo fisico ha tentato di fare implodere il concetto<br />

dell’infinito in sé stesso. «Il numero di neuroni del cervello è molto<br />

grande, ma finito, anche la capacità di memoria di un calcolatore può<br />

essere molto grande, ma pur tuttavia finita. Non è difficile program-<br />

mare un elaboratore affinché esegua un ciclo senza fine, il classico loop,<br />

ma prima o poi tale ciclo verrebbe interrotto, o bloccando il pro-<br />

gramma, o spegnendo il calcolatore stesso. L’infinito sembra proprio<br />

che non possa avere una dimora nel cervello o nell’elaboratore, anche<br />

se è possibile concepire qualcosa senza fine, forse proprio per la con-<br />

trapposizione rispetto alle cose che sono finite» 62 .<br />

Opponendosi al riduzionismo, gli studi sulla complessità mi-<br />

rano a descrivere i sistemi osservandone non i componenti bensì i<br />

comportamenti a vari livelli e scoprendone la mutua irriducibilità, che<br />

si manifesta nella presenza di caratteristiche emergenti, non spiegabili<br />

in base al comportamento dei livelli inferiori. Si trovano così due<br />

62 O. BETTELLI, Macchine Intelligenti (© 1997) – ed. ARPA Publishing 1998<br />

Milano, cap V<br />

33


estremi di comportamento: l’ordine 63 e il caos, si pensi ad un solido in<br />

cui gli atomi occupano posizioni fisse e ad un gas in cui gli atomi si<br />

muovono liberamente. Tra questi due estremi, in una zona chiamata<br />

margine del caos, vi sono sistemi le cui componenti sono abbastanza<br />

stabili per immagazzinare informazione ma troppo labili per trasmet-<br />

terla: questi sistemi si possono organizzare, a volte spontaneamente,<br />

per eseguire calcoli, reagire alle perturbazioni e anche manifestare<br />

quel comportamento complesso ed elusivo, stabile, ma non troppo,<br />

che si chiama vita. Sono sistemi aperti, nel senso che sono attraversati<br />

da flussi di energia, materia e informazione che li mantengono lontani<br />

dall’equilibrio. Questi sistemi iniziano ad essere applicati anche ai si-<br />

stemi sociali e culturali. Nella fisica classica le leggi sono sempre state<br />

considerate deterministiche, nel senso che consentirebbero di preve-<br />

dere con precisione assoluta l’evoluzione del sistema considerato<br />

quando sia noto il suo stato in un certo istante. Oggi questa visione,<br />

sostenuta con forza da Laplace 64 due secoli fa, non regge più: si è sco-<br />

perto che anche sistemi semplicissimi, retti da leggi deterministiche,<br />

presentano comportamenti caotici dagli esiti imprevedibili. Questi si-<br />

stemi sono instabili, cioè sensibili alle condizioni iniziali, nel senso che<br />

una modifica, per quanto lieve e non rilevabile con i nostri strumenti,<br />

63 All’interno dell’ordine si trovano tutti i tipi di dualismi fisici e matematici, tra i<br />

quali rientra anche infinito come contrapposizione al finito.<br />

64 Pierre Simone de Laplace (Beaumont-en-Auge-1749-Parigi-1827) era un<br />

matematico francese ed espose nel 1809 i fondamenti del calcolo con funzioni<br />

generatrici.<br />

34


porta ad effetti diversi. Il cosiddetto «effetto farfalla»: il battito d’ali di<br />

una farfalla in Amazzonia potrebbe scatenare un uragano nel Mar<br />

della Sonda. Dunque sistemi assolutamente deterministici possono se-<br />

guire un’evoluzione caotica, da cui l’ossimoro “caos deterministico”, la<br />

scoperta di questa limitazione ha scosso la fiducia illuministica<br />

dell’uomo di conoscere sempre meglio la realtà. Il caos deterministico<br />

fu scoperto più di un secolo fa da alcuni matematici, ma ha cominciato<br />

ad influire sulla nostra visione del mondo dal 1963, quando è stato ri-<br />

scoperto grazie al calcolatore. «Se è vero che noi non sappiamo calco-<br />

lare l’evoluzione di un sistema, per esempio l’Universo, è pur vero che<br />

il sistema sa calcolare perfettamente la propria evoluzione» 65 .<br />

Logiche polivalenti<br />

Da non molto tempo gli scienziati hanno realizzato che le teorie<br />

scientifiche non sono necessariamente teorie certe, anzi, è molto inte-<br />

ressante studiare con metodi certi e rigorosi il concetto di incertezza.<br />

Questo lavoro, dal punto di vista logico e matematico, è stato svolto<br />

soprattutto nell’ambito delle cosiddette logiche fuzzy (fuzzy logics) 66 ,<br />

logiche sfumate. Si tratta di logiche che hanno abbandonato un princi-<br />

pio classico, aristotelico, della logica secondo cui i valori di verità, il<br />

65 G. O. LONGO, cit., p. 25 nota 6<br />

66 M. L. DALLA CHIARA, «Dalla macchina ideale di Turing ai computer reali», 24-03-<br />

98 Firenze, MediaMente<br />

35


vero e il falso, sono due e soltanto due: c’è il vero e c’è il falso, non si<br />

considerano situazioni intermedie tra il vero e il falso, in particolare<br />

non si considerano situazioni semantiche di indeterminatezza e di<br />

ambiguità. Nel nostro secolo, attorno agli anni Venti, è cominciato un<br />

importante studio intorno alle logiche polivalenti. Le logiche poliva-<br />

lenti sono quelle logiche secondo cui i valori di verità possono essere<br />

più di due, tre, quattro, dieci, infiniti, tanti quanti i numeri reali che<br />

stanno nell’intervallo zero/uno. Si è visto che queste logiche fuzzy,<br />

create inizialmente soprattutto per scopi filosofici 67 , negli anni più vi-<br />

cini a noi, Sessanta e Settanta, hanno avuto delle interessanti applica-<br />

zioni tecnologiche; infatti, principalmente i giapponesi, hanno comin-<br />

ciato a costruire macchine che usano essenzialmente logiche di tipo<br />

fuzzy, di tipo sfumato.<br />

Intelligenza Artificiale (IA)<br />

Nata ufficialmente nel 1956 l’Intelligenza Artificiale (IA) 68 si<br />

colloca nel solco della millenaria ambizione dell’uomo di imitare l’atto<br />

divino della creazione. «L’IA è il Golem moderno» 69 . L’IA è nata ani-<br />

mata dall’intento, non di ricostruire l’uomo, ma di riprodurne con<br />

67 Il problema fondamentale era quello di salvare il libero arbitrio, salvarci dal<br />

determinismo della logica, della matematica, della fisica.<br />

68 Roberto Cordeschi, assieme a Vittorio Somenzi, trent'anni fa introdusse il<br />

concetto di intelligenza artificiale in Italia con il libro «La filosofia degli automi».<br />

69 G. O. LONGO, cit., p. 56<br />

36


estrema precisione una sola parte: la mente, o meglio, l’intelligenza<br />

computante, considerata l’aspetto più importante, caratteristico e fon-<br />

damentale dell’uomo. Infatti a quei tempi c’era ancora la tendenza a<br />

identificare la mente con i suoi aspetti razionali, anzi simbolici e algo-<br />

ritmici. La tesi di Church apparteneva alla versione forte dell’IA:<br />

«tutta l’attività mentale dell’uomo è di tipo algoritmico dunque ripro-<br />

ducibile con una macchina discreta» 70 . Affermazione sostenuta anche<br />

da Alan Turing, il quale aveva proposto in maniera indiscutibile, il<br />

«Gioco dell’imitazione» 71 come metodo per il riconoscimento<br />

dell’intelligenza artificiale. L’IA funzionalistica dunque rimuove il<br />

corpo e il suo radicamento nel mondo e accentua le prerogative logico-<br />

razionali della mente umana. Dopo il primo sviluppo in senso funzio-<br />

nalistico, dell’IA, si sono potenziate le teorie strutturalistiche, che ve-<br />

dono nella struttura neuronale la caratteristica fondamentale del cer-<br />

vello. Pur senza cadere nella tentazione di ricreare la struttura neuro-<br />

70 L’ipotesi diventa addirittura ontologica: «I processi mentali di qualsiasi tipo<br />

possono essere simulati da un programma per calcolatore abbastanza potente (cioè<br />

nel quale possano essere programmate tutte le funzioni parziali ricorsive). […] Via<br />

via che l’intelligenza artificiale si evolve, i suoi meccanismi soggiacenti tendono a<br />

coincidere con i meccanismi soggiacenti dell’intelligenza umana».<br />

71 Le macchine ammesse al gioco sono gli elaboratori elettronici digitali,<br />

considerati imitatori universali degli stati discreti. Il «Gioco dell'imitazione» consiste<br />

nell'avere un interrogante e due interrogati. L'interrogante, separato in maniera<br />

fisicamente ermetica dagli interrogati, deve riconoscere quali dei due interrogati è il<br />

computer. In realtà il Test di Turing, così fu rinominato il «Gioco dell'imitazione»,<br />

presentato nel 1950 fu superato solo qualche anno dopo, nel 1965, dal programma<br />

«Eliza» di Weinzebaun; ma ancora oggi viene preso come modello di riferimento<br />

teorico.<br />

37


nale del cervello di Einstein 72 , la matematica ha sviluppato lo studio<br />

delle «reti neurali» 73 , alle quali ha applicato degli algoritmi che aves-<br />

sero uno sviluppo autonomo, detti «genetic algorithms» 74 (algoritmi ge-<br />

netici). La facoltà di autoapprendimento dall’errore 75 ha affascinato<br />

gran parte della scienza, andando ad intaccare i grandi sistemi mate-<br />

matici di tipo probabilistico. La mente umana è molto più lenta delle<br />

macchine a fare calcoli, ma è molto più adatta ad affrontare relazioni<br />

di tipo analogico ad alto livello. Queste considerazioni toccano la na-<br />

tura platonica della matematica: i calcolatori starebbero alle “verità”<br />

matematiche come gli acceleratori di particelle stanno alla “realtà” fi-<br />

sica, entrambe le macchine aiutano a scoprire una realtà preesistente e<br />

ciò rivelerebbe un intreccio tra il platonismo e lo sperimentalismo.<br />

Penrose è riuscito ad esaltare questa similitudine usando in maniera<br />

essenziale i teoremi di Gödel. Il problema è «perché ci sono delle ve-<br />

rità matematiche che la mente umana riesce a intuire e che un calco-<br />

latore non riesce a dimostrare?». L’ipotesi di Penrose è un po’ strana<br />

ed ha suscitato delle reazioni qualche volta anche negative nella co-<br />

munità degli scienziati. Secondo Penrose «il motivo per cui la mente<br />

72 D. HOFSTADTER «Conversazione con il cervello di Einstein» tratto da L’Io della<br />

Mente ed. Adelphi 1985 Milano<br />

73 Il Perceptron è stata la prima rete neurale utilizzata, poi superata dalla<br />

Multilayer Perceptron, dalle reti di Kohonen, dalle reti di Caianello, ecc.<br />

74 F. A. CAMARGO, Learning Algorithms in Neural Networks, Computer Science<br />

Department – Columbia University, 1990 New York, NY, 10027, p. 3<br />

75 Secondo la più famosa regola dell’error backpropagation o della propagazione<br />

dell’errore a ritroso, proposta nel 1986 da Rumelhart, Hinton e William [vedi<br />

Glossario e Appendice 1 – Le reti neurali]<br />

38


umana ha questa capacità tutta peculiare dipende dal fatto che nel cer-<br />

vello umano ci sono dei processi essenzialmente quantistici, poiché la<br />

meccanica quantistica è una teoria indeterministica - mentre le mac-<br />

chine di solito sono deterministiche -, tale indeterminismo essenziale<br />

si verifica nella parte interna dei neuroni del nostro cervello e ci resti-<br />

tuisce questa capacità di capire cose che sfuggono al potere delle mac-<br />

chine». La sua visione dell’IA sembra parallela ai computer quantistici<br />

teorizzati da Feynman 76 . Nell’applicazione ai computer e ai calcoli, gli<br />

elementi di una sovrapposizione quantistica di stati danno luogo a<br />

rami paralleli di calcolo, per cui ogni ramo rappresenta l’elemento di<br />

una sovrapposizione quantistica. Naturalmente, per ottenere, poi, un<br />

risultato definito tutti questi rami diversi devono precipitare su un<br />

unico risultato, deve avvenire quel processo che in meccanica quanti-<br />

stica si chiama ‘collasso della funzione d’onda’. In pratica si è arrivati<br />

a sostenere che il pensiero è un ‘collasso della funzione d’onda’.<br />

76 Richard Phillips FEYNMAN (1918-1988) premio nobel per la fisica nel 1965<br />

39


Percezione<br />

«A livello di percezione dell’universo sensibile probabilmente<br />

non esistono infiniti termini se non piuttosto confini percettivi che non<br />

possono essere trattati e manipolati se non utilizzando il concetto di<br />

infinito dove l’infinito corrisponde all’orizzonte percettivo» 77 . Le per-<br />

cezioni sono state virtualizzate, come lo è stato il corpo, il soggetto<br />

della percezione. Infine la realtà virtuale è arrivata, falsando i nostri<br />

sistemi percettivi, a trasformare le metodologie conoscitive.<br />

Virtuale<br />

Consideriamo l’opposizione semplice quanto ingannevole di<br />

reale e virtuale. Generalmente, la parola virtuale viene utilizzata per<br />

significare l’assenza di esistenza pura e semplice, dal momento che la<br />

77 G. O. LONGO, cit., p. 58<br />

40


“realtà” implicherebbe una effettività materiale, una presenza tangi-<br />

bile.<br />

Ciò che è reale rientrerebbe nell’ordine della presenza concreta<br />

(“l’uovo di oggi”) e ciò che è virtuale in quello della presenza differita<br />

(“la gallina di domani”). La parola virtuale proviene dal latino medie-<br />

vale virtualis, derivato, a sua volta, da virtus, forza, potenza. Nella filo-<br />

sofia scolastica ‘virtuale’ è ciò che esiste in potenza e non in atto. Il<br />

virtuale tende ad attualizzarsi, senza essere tuttavia passato ad una<br />

concretizzazione effettiva o formale. L’albero è virtualmente presente<br />

nel seme. Volendosi attenere rigorosamente al ragionamento filoso-<br />

fico, il virtuale non si contrappone al reale, ma all’attuale: virtualità e<br />

attualità sono due diversi modi di essere 78 . A questo punto è necessa-<br />

rio introdurre una distinzione fondamentale tra possibile e virtuale,<br />

messa in luce da Gilles Deleuze in Differenza e ripetizione 79 . Il possibile<br />

è già interamente costituito, ma rimane nella irrealtà. Senza cambiare<br />

nulla della sua determinazione e della sua natura: «è un reale la-<br />

tente» 80 . Il possibile è esattamente determinato e completo come il<br />

reale: gli manca solo l’esistenza. «La differenza tra possibile e reale è»<br />

dunque «puramente logica» 81 . Il virtuale a sua volta non si oppone al<br />

reale, ma all’attuale. Contrariamente al possibile, statico e già costi-<br />

78 P. LÉVY, Il virtuale (© 1995), ed. Raffaello Cortina Editore 1997 Milano, p. 17<br />

79 G. DELEUZE, Differenza e ripetizione (© 1968), ed. Il mulino 1972 Bologna, p. 12<br />

80 P. LÉVY, Il virtuale, cit., p. 23<br />

81 Ibidem, p. 37<br />

41


tuito, il virtuale è come un complesso in divenire, il nodo di tendenze<br />

e di forze che accompagna una situazione e che richiede un processo<br />

di trasformazione: l’attualizzazione. Il problema del seme, per esem-<br />

pio, è di far crescere un albero. Il seme “è” questo problema, anche se<br />

non si esaurisce in esso. Questo non significa che esso “conosca” esat-<br />

tamente quale sarà esattamente la forma dell’albero, ma a partire dai<br />

vincoli che gli sono propri dovrà inventarlo adattandosi alle circo-<br />

stanze in cui si imbatterà. Pierre Lévy bene differenzia le contrapposi-<br />

zioni reale/virtuale e attuale/virtuale, arrivando a cogliere così il vir-<br />

tuale più simile ad una «potenzialità» aristotelica. «E se la realizza-<br />

zione è quel movimento che porta all’accadere di un possibile predefi-<br />

nito e l’attualizzazione è l’invenzione di una soluzione richiesta da un<br />

complesso problematico, la virtualizzazione può essere definita come<br />

il movimento contrario all’attualizzazione. La virtualizzazione passa<br />

da una soluzione data ad un (altro) problema. Una delle modalità più<br />

importanti del virtuale è il distacco dal qui e ora» 82 . Il virtuale molto<br />

spesso “non è nel ci”». È Michel Serres 83 per primo a descrivere il tema<br />

del virtuale come “fuori dal ci”. L’immaginazione, la memoria, la co-<br />

noscenza, la religione sono dei vettori di virtualizzazione che hanno<br />

fatto che noi abbandonassimo il “ci” molto prima di quanto abbiano<br />

fatto la diffusione dell’informazione e le reti a tecnologia digitale. Es-<br />

82 Ibidem, p. 44<br />

83 M. SERRES, Atlas, ed. Julliard 1994 Paris<br />

42


sere svincolati dal ci, occupare uno spazio inafferrabile, non essere sol-<br />

tanto “nel ci”, tutto questo non impedisce di essere. Benché<br />

un’etimologia non provi molto, la parola esistere proviene precisa-<br />

mente dal latino sistere, essere situato, e dal suffisso ex, fuori da. Esi-<br />

stere è dunque un esser-ci o un uscire dal ci? Dasein o esistenza? È<br />

come se il tedesco sottolineasse l’attualizzazione e il latino la virtualiz-<br />

zazione. Quando una persona, una collettività, un atto,<br />

un’informazione si virtualizzano, si pongono “fuori da ci”. E ciò nono-<br />

stante il virtuale non è immaginario. Produce degli effetti. Sebbene<br />

non si sappia dove, la conversazione telefonica “ha luogo”.<br />

Spazialità. Il contemporaneo moltiplicarsi degli spazi fa di noi<br />

un nuovo genere di nomadi: anziché seguire delle linee di erranza e di<br />

migrazione nell’ambito di una certa estensione, noi saltiamo da una<br />

rete all’altra, da un sistema di prossimità al successivo. L’invenzione<br />

di nuove velocità è stato il primo stadio della virtualizzazione.<br />

L’aumento esponenziale della comunicazione e la diffusione del tra-<br />

sporto rapido riguardano il movimento di virtualizzazione della so-<br />

cietà ed hanno la medesima tensione a “uscire dal ci”.<br />

Virtualizzazione del testo. Lettura, scrittura, digitalizzazione sono<br />

le varie fasi che portano all’ipertesto e l’ipertesto è uno degli esempi<br />

più comuni di virtualizzazione.<br />

43


1. Lettura. Sin dalle origini mesopotamiche, il testo è oggetto vir-<br />

tuale, astratto, indipendente dal tipo specifico di supporto. Leg-<br />

gere, ascoltare, paradossalmente, significa incominciare a trala-<br />

sciare, a trascegliere e a slegare il testo. Lacerando attraverso la<br />

lettura e l’ascolto noi accartocciamo il testo; esso diventa<br />

un’interfaccia con noi stessi. Ascoltare, leggere significa co-<br />

struirsi. Qui il testo funge da vettore. Attraverso la lettura av-<br />

viene l’attualizzazione del testo e con questo si attualizza il no-<br />

stro personale spazio mentale.<br />

2. Scrittura. La scrittura è stata una delle importanti estroflessioni<br />

cognitive dell’uomo. È stata la tecnologia che ha esteriorizzato il<br />

linguaggio. L’introduzione della scrittura ha accelerato un pro-<br />

cesso di sempre maggior artificio, di esteriorizzazione e di vir-<br />

tualizzazione della memoria. La scrittura non può essere ridotta a<br />

mera registrazione della parola. La parziale oggettivazione della<br />

memoria nel testo ha permesso, probabilmente, lo sviluppo di<br />

una tradizione critica. Infatti, lo scritto crea una distanza tra il<br />

sapere e il suo soggetto: lo scrittore. «Forse è perché non sono<br />

più ciò che so, che sono in grado di rimetterlo in discussione» 84 .<br />

84 P. LÉVY, Il virtuale, cit., p. 28.<br />

44


3. Digitalizzazione. Il nuovo testo ha innanzitutto delle caratteristi-<br />

che tecniche riconducibili ad una dialettica del possibile e del<br />

reale. Mentre nella lettura su supporto cartaceo è presente una<br />

attualità del testo (il testo è là, scritto nero su bianco, e non può<br />

essere modificato), nella lettura su video questa presenza stabile<br />

viene meno. Il supporto digitale non contiene testo che possa es-<br />

sere letto dall’uomo, ma una serie di codici informatici che po-<br />

tranno eventualmente essere tradotti da un computer in segni<br />

alfanumerici e visualizzati su display. Lo schermo si presenta,<br />

quindi, come una finestra dalla quale il lettore parte<br />

all’esplorazione di una riserva potenziale. Potenziale e non vir-<br />

tuale, perché il software di lettura predetermina un insieme di<br />

possibili che, per quanto vasto, è comunque numericamente fi-<br />

nito e logicamente chiuso. «Il virtuale appare solo con l’ingresso<br />

nel cerchio della soggettività umana[…]» 85 . Il computer è quindi,<br />

restando nel linguaggio di Lévy, un operatore di potenzializza-<br />

zione dell’informazione. Lo schermo informatico è una nuova<br />

“macchina per leggere”, ma ogni lettura al computer è una edi-<br />

zione, un montaggio singolare.<br />

85 Ibidem, p. 30.<br />

45


4. Ipertesto. È con l’ipertesto che avviene la virtualizzazione del te-<br />

sto e della lettura. «Il testo è trasformato in una problematica te-<br />

stuale» 86 . Sappiamo che nei primi testi alfabetici non vi era sepa-<br />

razione fra le parole. Solo progressivamente furono inventati gli<br />

spazi tra i vocaboli, la punteggiatura, i paragrafi, le suddivisioni<br />

in capitoli, gli indici, gli apparati, l’impaginazione, la rete dei<br />

rimandi delle enciclopedie e dei dizionari, le note a piè di pa-<br />

gina…insomma, tutto ciò che serve a facilitare la lettura e la con-<br />

sultazione dei documenti scritti. Contribuendo a piegare i testi, a<br />

strutturarli, ad articolarli oltre la loro linearità. Queste tecnolo-<br />

gie ausiliari costituiscono quello che potremmo definire un ap-<br />

parato di lettura artificiale. L’ipertesto, l’ipermediale e il multi-<br />

mediale interattivo proseguono un processo secolare di artifi-<br />

cializzazione della lettura. «I dispositivi ipertestuali costitui-<br />

scono una sorta di oggettivazione, di esteriorizzazione, di vir-<br />

tualizzazione dei processi di lettura» 87 .<br />

Il corpo virtuale<br />

Il corpo virtuale è un paradosso introdotto nel 1997 da Antonio<br />

Caronia 88 , il quale, contro la paura della ‘scomparsa’ del corpo tramite<br />

86 Ibidem, p. 32.<br />

87 Ibidem, p. 34.<br />

88 CARONIA Antonio, Il corpo disseminato all'interno e all'esterno del virtuale, EMSF<br />

46


la digitalizzazione, ha invece affermato la nuova centralità del corpo<br />

nell’attività dell’uomo, grazie alle tecnologie digitali. Il corpo, con<br />

l’uso della telecomunicazione digitale, arriva a perdere il riferimento<br />

con lo spazio-tempo cartesiano e con lo spazio-tempo biofisico. La<br />

cosa rilevante che spesso si dimentica è che l’interazione importante<br />

non è quella tra l’uomo e la macchina, ma tra l’uomo e l’uomo mediata<br />

dalla macchina. Questa nuova comunicazione realizza una sorta di<br />

simbiosi tra uomo e macchina. Il corpo in quanto tale non perde cen-<br />

tralità, ma al contrario l’acquista. Tutto ciò ha valore se noi conside-<br />

riamo il corpo non come un semplice concetto biologico, ma come un<br />

concetto culturale. Il processo di disseminazione del corpo nelle reti<br />

implica una ridistribuzione, una ridefinizione del concetto di corpo.<br />

Una teorizzazione sistematica del corpo virtuale è stata proposta da<br />

Pierre Lévy, attraverso le percezioni, le proiezioni, i rovesciamenti e<br />

gli ipercorpi.<br />

1. Percezione. I sistemi di telecomunicazione rappresentano chiara-<br />

mente uno spostamento all’esterno delle funzioni percettive. Il<br />

telefono per l’udito, la televisione per la vista, i sistemi di mani-<br />

polazione a distanza per il tatto e l’interazione sensomotoria.<br />

Grazie agli apparecchi fotografici, alle telecamere e ai registra-<br />

tori possiamo percepire le sensazioni provate da un’altra per-<br />

sona in un altro momento e in un altro luogo. Inoltre, i cosid-<br />

47


detti sistemi di realtà virtuale (RV) ci consentono di sperimen-<br />

tare l’integrazione dinamica di modalità percettive differenti. Ci<br />

è dato quasi di rivivere in tutto e per tutto l’esperienza senso-<br />

riale di un altro. Nella percezione non diminuiamo la nostra<br />

centralità corporea, ma ne acquisiamo di esterne: appropriando-<br />

cene.<br />

2. Proiezione. La funzione simmetrica della percezione è la proie-<br />

zione nel mondo sia dell’azione sia dell’immagine. La proie-<br />

zione dell’azione è naturalmente legata alle macchine, alle reti di<br />

trasporto, ai circuiti di produzione e di distribuzione<br />

dell’energia, alle armi. In questo caso molte persone condivi-<br />

dono gli stessi enormi arti, virtualizzati e deterritorializzati. La<br />

proiezione dell’immagine del corpo in genere viene associata al<br />

concetto di telepresenza. Il telefono, per esempio, opera già<br />

come un dispositivo di questo tipo, in quanto non si limita a tra-<br />

smettere una immagine o una rappresentazione della voce, ma<br />

veicola la voce stessa. Il telefono separa la voce (o corpo sonoro)<br />

dal corpo fisico e la trasmette a distanza. «Il mio corpo fisico è<br />

qui, mentre il mio corpo sdoppiato è al contempo qui e al-<br />

trove» 89 . Il telefono attualizza già una forma parziale di ubiquità<br />

89 Ibidem, p. 19.<br />

48


e il corpo sonoro del mio interlocutore subisce a sua volta il me-<br />

desimo sdoppiamento, di modo che entrambi ci troviamo con-<br />

temporaneamente qui e altrove, ma formando un incrocio ri-<br />

spetto alla dislocazione dei corpi fisici. I sistemi di realtà virtuale<br />

trasmettono più di una semplice immagine: una quasi presenza.<br />

Alcune funzioni corporee, come la capacità di manipolazione le-<br />

gata al coordinamento sensomotorio in tempo reale, vengono di<br />

fatto traslate a distanza nel corso di un processo tecnico com-<br />

plesso che in certi settori dell’industria è padroneggiato sempre<br />

più perfettamente.<br />

3. Rovesciamenti. Che cos’è a rendere visibile il corpo? La sua su-<br />

perficie: i capelli, la pelle,, la vivacità dello sguardo. Oggi<br />

l’iconografia medica mette a nudo l’intero corpo senza bisogno<br />

di incidere la pelle sensibile, né sezionare vasi, né tagliare tes-<br />

suti. Raggi x, scanner, sistemi di risonanza magnetica nucleare,<br />

ecografie, organoscopie virtualizzano la superficie del corpo. A<br />

partire da queste membrane virtuali si possono ricostruire mo-<br />

delli digitali tridimensionali da cui ricavare riproduzioni solide.<br />

Nel regno del virtuale l’analisi e la ricostruzione del corpo non<br />

implica più né dolore né morte. La pelle virtualizzata si fa per-<br />

meabile. L’organismo è rovesciato come un guanto. L’interno<br />

passa all’esterno pur rimanendo dentro, perché la pelle è anche<br />

49


il confine tra sé stessi e l’esterno. Con la telepresenza e i sistemi<br />

di comunicazione i corpi si dislocano all’esterno, diventando<br />

simulacri di sé stessi.<br />

4. Ipercorpi. Nel loro essere fuori i corpi diventano anche della col-<br />

lettività. Al giorno d’oggi cornee, ovuli, embrioni e soprattutto<br />

plasma vengono ‘socializzati’, scambiati e conservati in apposite<br />

banche. Il sangue deterritorializzato scorre da un corpo all’altro<br />

attraverso una vasta rete internazionale. Il corpo collettivo (o so-<br />

cializzato) ritorna a modificare la carne privata, talvolta ripor-<br />

tandola in vita o fecondandola in «vitro». Ciascun corpo diviene<br />

parte integrante di un immenso ipercorpo ibrido e mondializ-<br />

zato.<br />

Realtà Virtuale (RV)<br />

Per capire perché la realtà virtuale è un potentissimo strumento<br />

di conoscenza, bisogna capire due cose molto semplici. La prima è che<br />

cos’è la RV. Al di là di ogni complicazione tecnica, la RV è la possibi-<br />

lità di riprodurre un ambiente o un oggetto. Si può fare attraverso una<br />

tecnologia di computer, ma l’importante è che si faccia in una maniera<br />

e con degli strumenti che permettano di presentarlo allo spettatore in<br />

un modo che tende a essere non distinguibile dalla realtà. Se si rag-<br />

50


giunge questo livello, possiamo dire che la percezione viene ingannata,<br />

l’azione si svolge come se si stesse nella realtà e non lavorando attra-<br />

verso uno strumento. Noi siamo abituati a lavorare attraverso gli<br />

strumenti informatici, adesso, prima abbiamo usato le macchine da<br />

scrivere, sappiamo che imparare a lavorare con queste macchine non è<br />

facile, richiede certi adattamenti, certi aggiustamenti 90 . Dal punto di vi-<br />

sta psicologico abbiamo due modi di conoscere le cose:<br />

l’apprendimento diretto attraverso i sensi (es. la vista) e quello indi-<br />

retto attraverso l’intelletto (es. la lettura). L’apprendimento diretto è<br />

quello più naturale, lo stesso che utilizzano i bambini. Mentre<br />

l’apprendimento intellettuale è un lavoro faticoso, selettivo. Qualcuno<br />

lo sa fare, qualcuno non lo sa fare. Per impararlo bisogna studiare e fa<br />

fatica farlo e quindi non tutti ci riescono e non tutti vanno lontano. La<br />

combinazione di queste due cose, fa sì che la RV possa essere un po-<br />

tente strumento di conoscenza; e questa è la seconda cosa da afferrare.<br />

Nella nostra cultura, conoscenza è sinonimo di lettura di libri e di fa-<br />

tica. Non ce lo siamo inventati perché eravamo particolarmente per-<br />

versi e ci piaceva inventare un modo difficile per apprendere le cose,<br />

ma fino ad oggi, fino all’avvento della RV, quello era l’unico modo che<br />

avevamo per conoscere alcuni tipi di cose molto importanti: ci sono<br />

cose che non si vedono, cose che non si sentono e cose che non si toc-<br />

90 F. ANTINUCCI, «La realtà virtuale come strumento di conoscenza» 10-15-95<br />

Ginevra, MediaMente<br />

51


cano. Tutto ciò che si riferisce a distanze enormi, per esempio al di<br />

fuori della nostra terra, tutto ciò che si riferisce a mondi infinitamente<br />

piccoli, cioè a tutto ciò che in realtà non possiamo percepire diretta-<br />

mente e non possiamo toccare direttamente, non può essere cono-<br />

sciuto e studiato nel modo naturale. Per questo motivo, nel corso dei<br />

secoli, a mano a mano che le nostre conoscenze si approfondivano, noi<br />

abbiamo dovuto tradurlo in questi simboli, che possiamo elaborare<br />

solo con la mente, pensando. Per esempio, i concetti di forza che stu-<br />

diamo nella fisica, dobbiamo immaginarli, perché non li possiamo ve-<br />

dere operare fisicamente. La RV invece permette di costruire ambienti<br />

simulati. Al CNR di Roma il prof. Francesco Antinucci con i suoi col-<br />

laboratori ha costruito uno di questi ambienti in cui le forze si vedono<br />

e si ‘toccano’, cioè si può interagire per vedere gli effetti che produ-<br />

cono. In questa maniera si riesce capire e conoscere il comportamento<br />

dei fenomeni con apprendimento diretto, in modo naturale. Quindi si-<br />

gnifica che, paradossalmente, il progresso delle tecnologie, l’aumento<br />

di potenza e di velocità riporta finalmente le macchine al servizio<br />

dell’uomo e della sua comunicazione naturale. Più si va avanti, più la<br />

tecnologia diventa sofistica, più ha il compito di tornare alla natura,<br />

ma tornare addirittura alla natura più semplice. Con la RV arriva al<br />

culmine la tecnologia user friendly.<br />

52


Infosistema<br />

Lo sviluppo delle tecnologie informatiche ha portato alla na-<br />

scita di un vero e proprio sistema di scambio informazionale con le<br />

sue precise regole. L’aumento della circolazione del dato ha reso molto<br />

complesso l’uso dell’informazione. Per non essere travolti da essa le<br />

grandi compagnie economiche e mediatiche stanno già facendo delle<br />

scelte per noi, come l’invenzione di sistemi per la ricerca automatiz-<br />

zata e noi a nostra volta dobbiamo fare precise scelte nei riguardi<br />

dell’informazione, per non esserne travolti e per non esserne traviati.<br />

Velocità dell’Informazione<br />

Il cyber-spazio diventa sempre più pervasivo e più veloce,<br />

mentre il cyber-tempo, cioè la nostra capacità di elaborazione<br />

dell’informazione che ci proviene dal mondo «dentro» 91 , cyber-spazio,<br />

ha dei limiti invalicabili. Il rapporto tra cyber-spazio e cyber-tempo è il<br />

grande problema dell’epoca in cui stiamo entrando. La velocità reale è<br />

considerata pari allo zero, benché in realtà sia ancora strettamente le-<br />

gata alle capacità dell’hardware e dei collegamenti fisici. Insomma è<br />

91 F. COLOMBO, Confucio nel computer (© 1995), ed. Rizzoli 1998 Milano; p. 23.<br />

Definizione utilizzata per il mondo in rete in contrapposizione col mondo esterno<br />

53


vero che un bit viaggia alla velocità della luce, ma è anche vero che per<br />

formare un documento servono numerosissimi bit e che questi non ri-<br />

escono a passare tutti contemporaneamente per lo stesso cavo di tra-<br />

smissione. Detto questo per precisione tecnica, si può anche affermare<br />

che il tempo di trasmissione o di comunicazione è stato ridotto in ma-<br />

niera considerevole. Sono stati ridotti i tempi di trasmissione, ma per<br />

avere valore un’informazione deve necessariamente essere elaborata.<br />

Dove con “elaborazione dell’informazione” si intende qualsiasi azione<br />

intellettuale sul dato, dalla semplice lettura all’utilizzo della stessa in-<br />

formazione per scopi diversi. La velocità con la quale si ha informa-<br />

zione, porta anche ad avere in breve tempo un enorme mole di dati.<br />

Il gap ora sta quindi non nel trasferimento stesso del dato, pro-<br />

blema predominante in tutta la storia dell’informazione, ma nella sua<br />

elaborazione. La velocità di trasferimento è zero approssimativa 92 , ma la<br />

nostra velocità nell’elaborazione del dato è ancora legata ad un lento<br />

approccio interpretativo. L’esubero di dati non permette alla nostra<br />

mente di stare al passo dell’informazione digitale, creando così una<br />

desincronizzazione tra cervello e bit. Si è creato, con la comunicazione<br />

globale, un mondo immateriale dell’informazione nel quale l’uomo<br />

può avere informazione in modo rapido ed efficiente. Si è puntato lo<br />

sviluppo tecnologico, come ancora avviene, nella rapidità,<br />

92 Per quantità vicina allo zero assoluto.<br />

54


nell’efficienza e nella quantità. Arrivando così a creare un infosi-<br />

stema 93 , nel quale l’uomo non è in grado di interagire consapevol-<br />

mente con il dato perché la sua struttura biofisica non glielo consente.<br />

Non può l’uomo elaborare i dati in veloce formato numerico/binario,<br />

come fa la macchina, ma ha bisogno della “interfaccia” simbolica per<br />

compiere azioni critiche sul dato.<br />

I pesi dell’Informazione<br />

L’informazione ha vari ‘pesi’, il dato è infatti più o meno im-<br />

portante. Verso la metà del Novecento le teorie dell’informazione eb-<br />

bero una scossa dall’opera del matematico ed ingegnere Claude Shan-<br />

non, che, con uno schematismo riduzionistico, formulava i teoremi<br />

sull’entropia (quantità d’informazione generata in media da una sor-<br />

gente) e sulla capacità (quantità d’informazione trasmessa in media da<br />

un canale).<br />

Lo schema di Shannon rispecchia una situazione di trasmis-<br />

sione unidirezionale (dalla sorgente al destinatario) ed è basata<br />

sull’ipotesi che entrambi i soggetti abbiano lo stesso codice di comuni-<br />

cazione e posseggano una conoscenza perfetta dell’universo informa-<br />

zionale entro cui si svolge la trasmissione. In questo modello la comu-<br />

nicazione avviene tramite una successione (discreta) di messaggi ele-<br />

mentari scelti da un repertorio (o dizionario) la cui composizione è<br />

93 Considerato come tutto il mondo dell’informazione digitale<br />

55


nota ad entrambi i soggetti e che rimane immutata nel corso di tutta la<br />

trasmissione. La legge statistica che regge le scelte è fissa e nota ad<br />

entrambi. Nella teoria di Shannon il significato dei messaggi è del<br />

tutto ignorato: la teoria riguarda solo il cosiddetto livello sintattico,<br />

egli era interessato all’informazione presente nelle differenze. Una in-<br />

formazione può essere definita una differenza che genera altre diffe-<br />

renze lungo il canale di comunicazione sorgente/destinatario. Le dif-<br />

ferenze che non producono altre differenze non sono considerate in-<br />

formazione. Questa definizione d’informazione presuppone<br />

l’esistenza di un osservatore (uomo o macchina) in grado di rilevare e<br />

riprodurre le differenze. E poiché ciascun osservatore ha risorse ed<br />

interessi diversi, ciascuno osserverà differenze diverse: dunque<br />

l’informazione ha carattere relativo.<br />

La «teoria di Shannon» è basata sulla definizione matematica<br />

della quantità d’informazione [I(E)] fornita da un evento E; dove<br />

l’informazione I fornita da un evento E è uguale al logaritmo negativo<br />

della probabilità che l’evento si presenti.<br />

56


I(E)= - log P(E)<br />

Rappresentabile anche graficamente.<br />

Benché il riduzionismo di Shannon fu molto utile in ambito tec-<br />

nico, i linguisti che cercarono di applicare queste teorie alla comples-<br />

sità della comunicazione umana, ottennero risultati discutibili. Infatti<br />

nella comunicazione umana il destinatario si colloca di fronte ai mes-<br />

saggi a tre livelli diversi:<br />

1) livello sintattico (il messaggio ricevuto viene riconosciuto di-<br />

verso dagli altri messaggi possibili)<br />

2) livello semantico (il messaggio ricevuto viene confrontato<br />

con altri, precedenti e con il contesto extracomunicativo per ricavarne<br />

il significato)<br />

3) livello pragmatico (il messaggio ricevuto e interpretato viene<br />

utilizzato dal destinatario per conseguire i propri fini).<br />

57


Inoltre nella comunicazione umana destinatario e sorgente si alter-<br />

nano.<br />

Nonostante il riduzionismo di Shannon la collaborazione tra<br />

ingegneria e tra matematica e tra ingegneria e comunicazione fu fe-<br />

condo fino alla creazione della teoria generale dell’informazione a cui<br />

diede notevole contributo quel singolare scienziato/controscienziato<br />

che fu Gregory Bateson. Si deve a lui l’individuazione del carattere<br />

relazionale dell’informazione. Bateson propose di chiamare Pleroma il<br />

mondo della materia e della forza e Creatura il mondo<br />

dell’informazione e della struttura. Ciò che conta nella Creatura sono<br />

le differenze. L’informazione sta nelle differenze e l’unità<br />

d’informazione può essere definita come «la più piccola differenza ca-<br />

pace di causare una differenza». Se diamo un calcio ad un sasso esso<br />

compie una parabola secondo le leggi della meccanica, ma se diamo<br />

un calcio ad un cane, esso può attaccarci sfruttando non l’energia del<br />

calcio, ma l’energia «collaterale» accumulata dal suo metabolismo.<br />

Anche il cane potrebbe compiere una parabola, ma questo aspetto non<br />

è interessante se non in casi molto particolari. Nella rilevanza del pa-<br />

rametro «interesse» si manifesta il fondamentale relativismo<br />

dell’informazione rispetto all’osservatore. Qual è pero il modo di uti-<br />

lizzare l’interesse come parametro di scelta, se l’informazione è babe-<br />

lica?<br />

58


Smart Agents<br />

La politica user friendly, ha portato l’industria del software allo<br />

sviluppo di agenti intelligenti, dei veri e propri programmi per la ri-<br />

cerca delle informazioni. Basati su algoritmi di tipo neurale gli Smart<br />

Agents, studiando le abitudini di ricerca del fruitore, alla fine arrivano<br />

ad avere un comportamento simile a quello dell’utilizzatore nella<br />

scelta delle informazioni. Sono dei programmi che simulano la nostra<br />

libera 94 scelta. Si utilizza quindi la matematica per affidare la cernita<br />

del dato e non si può pretendere che la scelta avvenga per libera asso-<br />

ciazione, come avviene nel nostro cervello; è infatti una scelta quanti-<br />

tativa e non qualitativa. Il dato selezionato dallo Smart Agent sarà non<br />

quello più «interessante», ma quello con maggior quantità di termini<br />

simili. Il che porta addirittura ad una annullamento della possibilità di<br />

“virata intellettuale”. È sicuro comunque che grandi tagli<br />

all’informazione andranno fatti, per poter permettere valutazioni cir-<br />

costanziate e non dispersive. L’informazione autonoma, non vincolata<br />

dai comuni canali mediatici dell’informazione, è stata considerata la<br />

grande rivoluzione giornalistica del secolo. Avere il dato non mediato<br />

inizialmente ha aperto inaspettati spiragli di libertà per poi diventare<br />

la causa stessa della moderna disinformazione. Avere troppi dati,<br />

spesso non certificati, ha portato alla scelta della «iper-oggettività<br />

94 Per questo sono anche chiamati in inglese Free agent, cioè liberi<br />

59


matematica»; cioè in un sistema informazionale (infosistema) nel quale<br />

la notizia viene considerata come dato matematico; e troppe notizie,<br />

oggettivamente e matematicamente inconfutabili, non hanno fatto al-<br />

tro che sviare dal valore dell’interessante. Gli Smart Agents lavorano<br />

sull’aspetto puramente statistico della presenza del “termine”, ma i<br />

lavori sono già iniziati per permettere ai futuri Smart Agents di fare<br />

scelte “critiche” sull’informazione. La cosa naturalmente potrà avve-<br />

nire solo quando saranno stabiliti gli standard di certificazione<br />

dell’informazione a livello internazionale anche se sempre tramite<br />

grandi canali mediatici. Infatti benché si pensasse che la rete avrebbe<br />

ucciso la mediazione, in realtà essa non ha fatto altro che aumentare in<br />

maniera esponenziale i mediatori, arrivando così all’effetto di iperme-<br />

diazione dell’informazione.<br />

Scelta ipo-informazionale<br />

Il lavoro principale perché si sviluppi un infosistema stabile,<br />

una Creatura matura, è quello di rendere l’informazione “pulita”. Di<br />

avere insomma strumenti che ci permettano di scegliere il dato puro e<br />

non l’analisi manipolata di quel dato. Sviluppare sistemi di standar-<br />

dizzazione del mediatore informazionale porterà sicuramente ad una<br />

maggior sicurezza nella navigazione tra i dati. È vero che per avere<br />

stabilità bisogna sacrificare qualcosa e/o qualcuno. Si tende a immo-<br />

lare così le piccole voci solitarie all’interno dell’infosistema o le ideo-<br />

60


logie minoritarie. Ad entrare nel grande sistema di standardizzazione<br />

saranno infatti i grandi mediatori o “trust mediatici”, più che i piccoli<br />

e economicamente poco potenti «urlatori solitari». Bisogna dare<br />

ascolto al piccolo urlatore o alla grande équipe di “esperti in materia”?<br />

Gli esperti potrebbero falsare il dato per problemi economici, ma<br />

l’urlatore potrebbe affermare cose e spacciare dati senza alcuna cogni-<br />

zione di causa. Se è vero che da una parte la standardizzazione porterà<br />

sicurezza, è pur vero che l’informazione sarà sempre più canalizzata e<br />

mediata dal sistema economico. Il contrasto è netto ed insuperabile, la<br />

stabilità starà proprio nell’accettare un’instabilità radicale<br />

dell’infosistema, con i suoi movimenti interni, scontri rivoluzionari e<br />

flames 95 , come nella vita reale perché anch’esso fa parte della vita reale.<br />

95 I Flames sono violente discussioni in rete<br />

61


Conoscenza<br />

La conoscenza ha un valore completamente diverso dal pos-<br />

sesso del dato, essa si basa non sull’aspetto quantitativo<br />

dell’informazione, ma su quello qualitativo. Con l’avvento<br />

dell’ipertesto digitale, con lo spostamento di baricentro nella lettura,<br />

sono venuti ad essere necessari nuove metodologie d’approccio<br />

all’immensità dei dati, tra le quali l’ergonomia intellettuale è la più<br />

propagandata. Grave resta il problema della formazione, che viene di-<br />

sorientata e sempre più allontanata dalla figura del maestro.<br />

Hypertext<br />

«Sappiamo che nei testi alfabetici non vi era separazione fra le<br />

parole. Solo progressivamente furono inventati gli spazi tra i vocaboli,<br />

la punteggiatura, i paragrafi, le suddivisioni in capitoli, gli indici, gli<br />

apparati, l’impaginazione, la rete dei rimandi delle enciclopedie e dei<br />

dizionari, le note a piè di pagina … insomma tutto ciò che serve a faci-<br />

litare la lettura e la consultazione dei documenti scritti» 96 . Queste tec-<br />

nologie ausiliari alla lettura sono state le prime forme di ipertestualità.<br />

La abitudinarietà dell’uso del ‘rimando’ ipertestuale ha impedito per<br />

96 P. LÉVY, Il virtuale, cit., p. 33<br />

62


secoli la sua focalizzazione dal punto di vista teorico, benché la lettura<br />

del testo in maniera “non sequenziale” avvenisse su qualsiasi scritto<br />

con riferimenti locali/interni 97 o globali/esterni 98 o nella parola attra-<br />

verso gli “ipse dixit”.<br />

L’ipertestualità può ritenersi quindi da sempre un elemento<br />

fondante della comunicazione. Perché se era così comune l’ipertesto<br />

non ha assunto la fama dovuta? Forse a causa della polimedialità. Cioè<br />

per il fatto che i collegamenti avvenissero su supporti differenti e fisi-<br />

camente e geograficamente distanti. Del valore dell’ipertesto ci si è resi<br />

conto quando il collegamento è stato possibile all’interno dello stesso<br />

supporto: quello digitale. Cioè quando si è passati da polimedialità a<br />

multimedialità 99 .<br />

Ed è naturalmente all’interno della rete che l’ipertestualità può<br />

raggiungere il suo massimo potenziale. Infatti è nel ciberspazio, «la<br />

turbolenta zona di transito per i segni vettorializzati» 100 , che si «mani-<br />

festerà sempre più la tendenza a sostituire le copie di documenti con<br />

collegamenti ipertestuali» 101 .<br />

97 Come note, indici, sommari, ecc.<br />

98 Come citazioni di altre fonti, bibliografie, ecc.<br />

99 Sul significato da attribuire al termine multimedialità è ancora aperto il<br />

dibattito che vede antagonisti i termini di plurimedialità e di monomedialità. In<br />

questo caso si è voluto intendere il passaggio da numerosi supporti diversi<br />

(polimedialità) ad un unico supporto che racchiudesse in sé in formato digitale i<br />

diversi media (multimedialità). L’utilizzo del termine polimedialità è stato scelto per<br />

non schierarsi nella polemica ancora esistente.<br />

100 P. LÉVY, Il virtuale, cit., p. 36<br />

101 Ibidem, p. 38<br />

63


La scrittura ipertestuale viene detta, in contrapposizione alla<br />

scrittura sequenziale, reticolare, nel senso che «la linea di scrittura<br />

della pratica alfabetica viene frammentata nella molteplicità di nodi<br />

che compongono il ciberspazio» 102 . Dev’essere però dissipata la conce-<br />

zione di ipertestualità legata esclusivamente al testo alfabetico.<br />

Ipertesto digitale «potrebbe essere definito come una serie di in-<br />

formazioni multimodali strutturate reticolarmente a navigazione ra-<br />

pida e conviviale» 103 .<br />

È stato Theodor Holm Nelson che nel 1965 ha proposto il con-<br />

cetto di hypertext, come insieme di documenti che possano essere letti<br />

in maniera “non sequenziale”, e al concetto ha accompagnato il Pro-<br />

getto Xanadu. Il suo progetto era «un sistema per la letteratura», dove<br />

per letteratura egli intende «un sistema elettronico di documenti inter-<br />

connessi», dato che «dobbiamo essere in grado di trattare la rete come<br />

un tutto e i suoi contenuti come un “docuverso” 104 , cioè un universo di<br />

documenti unico» 105 .<br />

A trovare i principi dell’ipertesto è stato il filosofo francese<br />

Pierre Lévy, «al fine di preservare la possibilità di interpretazioni<br />

molteplici del modello dell’ipertesto» 106 :<br />

31-33<br />

102 A. DALLAPINA, Il filosofo nell’ipertesto, 1996 EMSF<br />

103 P. LÉVY, Il virtuale, cit., p. 34<br />

104 Tradotto dall’inglese da docuverse, parola composta da document e universe.<br />

105 T. H. NELSON, «Virtual n.9» 1996 Milano, p.52<br />

106 P. LÉVY, Le tecnologie dell’intelligenza (© 1990), ed. Synergon 1992 Bologna, p.<br />

64


1. Principio di metamorfosi, che rifiuta la staticità e che vede nella<br />

modificabilità continua il valore stesso dell’ipertesto; «così come<br />

il fiume di Eraclito, l’ipertesto non è uguale a sé stesso» 107 .<br />

2. Principio di eterogeneità, per cui l’ipertesto si sviluppa attraverso<br />

media differenti;<br />

3. Principio di molteplicità, attraverso il quale una rete si organizza<br />

su un modello “frattale” 108 , cioè qualsiasi nodo o legame può ri-<br />

sultare composto di una rete.<br />

4. Principio di esteriorità, la rete non possiede unità organica e<br />

quindi gli sviluppi dell’ipertesto sono provocati dall’interazione<br />

di fenomeni esterni.<br />

5. Principio di topologia, la rete non è nello spazio, ma è lo spazio, il<br />

ciberspazio, l’orizzonte attraverso il quale si naviga; la naviga-<br />

zione ipertestuale è dunque un’esperienza immersiva.<br />

6. Principio di mobilità dei centri, la rete non ha centro, o piuttosto,<br />

ha tanti centri luminosi in continuo spostamento; la rete non<br />

possiede nemmeno centro originario.<br />

I dispositivi ipertestuali nelle reti digitali hanno deterritorializ-<br />

zato il testo rendendo la consultazione immediata.<br />

107 P. LÉVY, Il virtuale , cit., p. 38<br />

108 In matematica, figura geometrica di forma irregolare o frammentata, generata<br />

da continue e successive divisioni, con la proprietà di autosimilarità (in cui ogni<br />

minima parte appare approssimativamente simile all’intera figura).<br />

65


Ma lo svilupparsi esponenziale dei nodi ipertestuali ha trasfor-<br />

mato il «consultare» in «brucare» 109 , a causa dell’enorme mole infor-<br />

mativa.<br />

Chi è l’autore dell’hypertext.<br />

«L’autore è chi visualizza il sito» 110 . La maggior parte delle per-<br />

sone leggono un libro o un articolo di una rivista dall’inizio alla fine,<br />

da sinistra a destra, dall’alto in basso 111 . È lo scrittore, colui che rea-<br />

lizza il testo sequenziale, a creare l’esperienza per il lettore. A prescin-<br />

dere dalla personale interpretazione del lettore stesso, egli è guidato<br />

dall’inizio alla fine del suo percorso. Nel processo di lettura iperte-<br />

stuale sono i lettori coloro che creano la propria esperienza, in altre<br />

parole sono loro gli autori.<br />

«La lettura (normale) permette di attualizzare il testo» . La let-<br />

tura permette al testo di diventare interfaccia con noi stessi. «Il testo<br />

funge da vettore, da pretesto all’attualizzazione del nostro personale<br />

spazio mentale». Con la digitalizzazione invece il testo viene poten-<br />

zializzato. Non ha più un andamento unidirezionale, non è più un<br />

media «push» 112 , dal testo al lettore. Lo schermo informatico è una<br />

109 Il verbo brucare è tradotto letteralmente dall’inglese to browse, con il quale si<br />

identifica l’atto di andare a zonzo attraverso la rete tramite il browser, cioè il<br />

software che permette di stare nel World Wide Web e visualizzare le pagine HTML.<br />

110 K. MILBURN e J. BURDMAN, FrontPage – La progettazione delle pagine Web ed.<br />

Tecniche Nuove 1997 Milano, p. 55<br />

111 Riferito naturalmente agli alfabeti occidentali.<br />

112 R. STAGLIANÒ, Circo Internet , cit., p. 25<br />

66


nuova “macchina per leggere”. Ogni lettura al computer diventa una<br />

edizione, un montaggio singolare. «Il navigatore partecipa quindi alla<br />

redazione o quanto meno all’edizione del testo che “legge” poiché è<br />

lui a determinare la sua organizzazione finale (la dispositio della reto-<br />

rica antica)» 113 . Con l’ipertesto quindi ciascuna lettura diventa un vero<br />

e proprio atto di scrittura. La virtualità del testo alimenta la mia intel-<br />

ligenza in atto, costringendola a fare delle scelte di percorso. Non più,<br />

come nel testo sequenziale, un atto di pura accettazione in cui l’unica<br />

volontà è l’interpretazione. La lettura ipertestuale è un insieme disar-<br />

monico di scelte puramente soggettive.<br />

Ergonomia Intellettuale<br />

La facilità di reperimento dei dati grazie alla digitalizzazione e<br />

l’ingrandirsi in maniera esponenziale dei nodi ipertestuali in rete ha<br />

portato ad avere una immensa quantità di informazioni, anche<br />

quando si ricercano informazioni precise e circostanziate. La cono-<br />

scenza è passata dalla euristica alla “discriminazione”. Cioè si è pas-<br />

sati da un’educazione secolare di studio tramite ricerca<br />

d’informazione, alla necessità di arrivare alla verità tramite “tagli”. Il<br />

cambiamento è notevole. Il verbo inglese “to cut” (tagliare) ha assunto<br />

un pregnante significato sia per la conoscenza che per i vari tipi di<br />

composizione artistica. Il problema è quello della eccessiva quantità di<br />

113 P. LÉVY, Il virtuale, cit., p. 35<br />

67


informazioni. Quale deve essere il nostro comportamento di fronte<br />

alla marea di dati dilaganti? Dev’essere quello dell’ergonomia intellet-<br />

tuale.<br />

Il nostro secolo è caratterizzato da scienze ergonomiche. Prima<br />

dall’ergonomia meccanica, in cui noi abbiamo proiettato le nostre fun-<br />

zioni nel mondo meccanico ed elettronico 114 ; ed oggi quella intellet-<br />

tuale. Prima di essere una direzione scientifica, l’ergonomia intellet-<br />

tuale, è la teoria che evidenzia il bisogno del “taglio”, per non restare<br />

travolti dal dato puro. Voler tagliare non significa impedire al dato di<br />

venire alla luce, ma impedire al dato non interpretato di influire signi-<br />

ficativamente nelle scelte umane. Ritorna così ad acquisire notevole<br />

importanza l’ermeneutica, la quale può essere utilizzata con profitto<br />

solo dopo la cernita iniziale del dato. La necessità di risparmiare gli<br />

sforzi intellettuali, come nella scelta delle notizie utili, diviene sempre<br />

più inevitabile. La tecnologia che si sviluppa dalla ergonomia intel-<br />

lettuale è detta “user friendly”, cioè dedicata alla semplificazione della<br />

tecnologia. La nascita di reti neurali dedicate alla ricerca<br />

dell’informazione “interessante” 115 ha ridotto la difficoltà di scelta, ma<br />

anche il potere individuale di scelta. Inoltre, seconda la prospettiva<br />

114 Per esempio, la televisione è la proiezione dell'occhio, la radio dell'orecchio, il<br />

computer della memoria, l'automobile dei piedi.<br />

115 Interessante è assolutamente relativo a colui che ricerca. Le reti neurali, dette<br />

agenti intelligenti o smart agents, in questione ricercano informazioni secondo<br />

l’educazione [vedi Appendice 1 - Le reti neurali] datagli dal possessore del<br />

programma.<br />

68


proposta da De Rosnay, lo “user friendly” ha tra le sue eventualità<br />

quella di interlacciarsi con il cervello, applicando la tecnologia alla<br />

biologia. «L’ultima tappa è il trasferimento diretto di informazioni dal<br />

cervello alle macchine. I giapponesi lo chiamano “silent speech”: di-<br />

scorso silenzioso. Il computer riesce a scoprire la pronuncia di una pa-<br />

rola prima che le labbra si muovano per pronunciarla, individuandola<br />

direttamente nel cervello» 116 .<br />

Benché favorevole allo sconvolgimento dell’umano, lo stesso De<br />

Rosnay avverte che la velocità dell’informazione porterà all’esplodere<br />

de «l’inquinamento dell’informazione» 117 , con il rischio di trasformare<br />

anche la formazione in informazione.<br />

La nuova figura di maestro<br />

La nostra cultura, la nostra civiltà, fin dalle origini, fin<br />

dall’epoca dei Greci, ha conosciuto quello che i Greci chiamavano la<br />

“paideia” e i Tedeschi ”Bildung”, cioè l’educazione, la formazione.<br />

Oggi, soprattutto attraverso la diffusione dell’informazione a distanza<br />

non c’è più il rapporto diretto fra il maestro e l’allievo, non c’è più<br />

educazione, ma solo informazione. Questo può produrre la crescita<br />

dell’informazione, ma la diminuzione della formazione, della cono-<br />

scenza e del sapere. Oggi viviamo un conflitto tra il tempo corto della<br />

116 J. DE ROSNAY, «Il Cybionte» cit.<br />

117 J. DE ROSNAY, «C'è una vita dopo Internet?» 11-02-97 Cannes, MediaMente<br />

69


televisione e dei media e il tempo lungo dell’educazione. Il tempo<br />

corto si manifesta nel video-clip, nello spot della pubblicità, nello<br />

“zapping” che è un saltare da una cosa all’altra. Abbiamo un mosaico<br />

di conoscenze e non l’integrazione che crea cultura.<br />

Il tempo di mediazione con l’informazione è stato ridotto al mi-<br />

nimo. L’importante è avere l’informazione, non saperla gestire in<br />

senso critico.<br />

Il problema sta nell’equilibrio che in futuro bisognerà trovare<br />

tra la scuola reale e la scuola virtuale.<br />

Troppo spesso le politiche scolastiche sono state abbagliate<br />

dallo splendore della tecnologia, senza comprenderne la reale finalità.<br />

Troppo spesso lo “strumento” viene considerato il punto di arrivo<br />

dello sviluppo scolastico, non prendendo in considerazione il fatto che<br />

lo “strumento”, non può essere che un ausilio alla didattica.<br />

L’ipertestualità è sempre stata utilizzata da docenti, che con il solo uso<br />

della parola, integravano il loro specifico sapere ad altri. Non è stato<br />

quindi l’uso dei computer ad introdurre l’insegnamento ipertestuale<br />

nelle scuole. Le moderne tecnologie invece fanno sorgere nuovi pro-<br />

blemi. La velocità di informazione circolante può essere talmente ra-<br />

pida da investire un bambino con un basso livello critico. Il ruolo del<br />

docente dovrebbe diventare perciò quello di mediatore socratico, tra<br />

informazione e sapere. Inoltre gli strumenti tecnologici spesso sono<br />

conosciuti meglio dai discenti, che dai docenti. Ciò crea uno scom-<br />

70


penso nella mediazione. Il docente deve quindi sempre più trasfor-<br />

marsi, non in colui il quale trasmette informazioni (quelle sono ormai<br />

ampiamente disponibili), ma colui il quale cerca di indirizzare nella<br />

scelta, colui che insegna a buttare via le informazioni inutili. Il docente<br />

deve diventare sempre più un docente etico, riprendendo ad esempio<br />

la figura dell’antico “maestro”.<br />

71


Estetica della tecnica<br />

La tecnologia si è sviluppata in maniera quasi incontrollabile.<br />

Le tecniche da semplici mezzi, strumenti in mano all’uomo, sono di-<br />

ventate complesse tecnologie che avvolgono e imbrigliano il quoti-<br />

diano, provocando negli uomini sensazioni nuove, di enorme gran-<br />

dezza e di infinita piccolezza. «Le tecnologie sono diventate le nuove<br />

muse, a volte così incontrollabili da sembrare elementi naturali o divi-<br />

nità […]» 118 .<br />

Estetica della sparizione<br />

«La dimensione estetica è una dimensione curiosa, perché, in ef-<br />

fetti, tutte le tecnologie nel loro aspetto artistico ci rimandano alla ver-<br />

sione di azione» 119 . Così come le avanguardie avevano messo in luce<br />

che ogni atto artistico può essere considerato solo in quanto atto, non<br />

per il suo prodotto. Attraverso la telematica, attraverso il computer,<br />

l’arte digitale, noi possiamo produrre immagini, segni, segnali, forme<br />

e processi creativi che non hanno bisogno del luogo fisico, ma si affi-<br />

dano ad un tragitto e alle dinamiche di Internet, ad una comunica-<br />

118 W. GIBSON, Neuromante, cit., p. 17<br />

119 F. COLOMBO, «Le molteplici dimensioni del mondo delle reti», 05-07-96 Napoli,<br />

MediaMente<br />

72


zione, appunto, telematica. In questo modo l’arte arriva a smaterializ-<br />

zarsi e diventa anoressica, poiché il passaggio dall’oggetto al concetto<br />

diventa sempre più accentuato. L’«estetica della sparizione» 120 ri-<br />

guarda tutti i settori che utilizzano il digitale; si pensi, per esempio,<br />

alla smaterializzazione della moneta che oggi non è altro che informa-<br />

zione: non si spostano più somme di danaro, oro o preziosi, ma pure<br />

informazioni. Così nell’arte l’estetica della sparizione si assottiglia il<br />

materiale artistico a favore del concetto, dell’idea artistica. Natural-<br />

mente, la «anoressia dell’arte» 121 sviluppa una potenzialità enorme per<br />

artisti giovani e meno giovani, con l’introduzione di una virtualità<br />

estetica che prima l’arte non conosceva. L’arte anoressica è in qualche<br />

modo il frutto non negativo della tecnologia perché sviluppa segnali e<br />

forme estetiche che colpiscono oltre l’occhio anche il cervello del frui-<br />

tore. È un’arte che si insinua nella casa, negli spazi della contempla-<br />

zione, è un’arte che sostanzialmente produce anche un’altra conse-<br />

guenza positiva: scardina la cornice obbligata del museo o della galle-<br />

ria, i luoghi deputati dove normalmente l’arte può essere contemplata,<br />

anzi ora la «degustazione può avvenire in ogni spazio domestico, in<br />

ogni camera della nostra abitazione, nei luoghi più inusitati» 122 . Ecco,<br />

dunque, che l’anoressia dell’arte attraverso la telematica non è una<br />

contrazione, una riduzione, un assottigliamento del corpo, ma anzi,<br />

120 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», cit.<br />

121 A. BONITO OLIVA, «L’anoressia dell’arte», 20-10-96 Roma MediaMente<br />

122 Ibidem<br />

73


paradossalmente, attraverso l’assottigliamento ottiene il massimo<br />

della dilatazione, di penetrazione capillare che la forma dell’arte può<br />

realizzare uscendo dal luogo di propulsione laddove l’artista ha<br />

mosso la propria mano elettronica, arrivando nei luoghi più disparati<br />

di tutto il mondo. La tecnologia, in questo senso, diviene una sorta di<br />

sostanza estetica che con i suoi vapori e le sue atmosfere può produrre<br />

effetti positivi, è quindi una sorta di «declinazione ecologica della<br />

fantasia che, invece di danneggiare, migliorerà sicuramente il<br />

mondo» 123 . S’è pur vero che l’anoressia dell’arte lascia aperte molte<br />

strade, la possibilità di riproduzione del digitale potrebbe aumentare,<br />

come giustamente fa notare Remo Bodei 124 , il pericolo dell’effetto<br />

Stendhal, per il sovraccarico di stimoli. Si modifica però con l’arte di-<br />

gitale la contemplazione dell’opera d’arte. L’artista digitale non è più<br />

colui che indirizza l’osservatore verso un oggetto esteticamente bello,<br />

ma è colui che ha creato tutte le «possibilità virtuali racchiuse nel<br />

meta-progetto» 125 . L’opera d’arte digitale così non ha più limiti e<br />

l’autentico creatore di ogni prodotto artistico diventa il fruitore.<br />

123 Ibidem<br />

124 R. BODEI, «La comunicazione nel V secolo dell'era globale», 07-05-96 Napoli<br />

MediaMente<br />

125 D. DE KERCKHOVE, «Arte e scienza nella rete» 13-01-96 Roma MediaMente<br />

74


Il sublime tecnologico<br />

L’estetica digitale è basata sul semplice fatto che con la cultura<br />

digitale, la testualità digitale, le immagini digitali si verifica uno spo-<br />

stamento dalla scrittura - basata su segni e superfici fisiche - ai codici.<br />

Ci muoviamo dal materiale all’immateriale. «Il testo diventa<br />

aperto» 126 . La maggior parte della nostra estetica è fondata su fattori<br />

associati alla tecnologia di stampa, che pongono l’enfasi sulla creati-<br />

vità unica di un artista e sul fatto che l’artista è un alienato, una figura<br />

isolata per la maggior parte del tempo. Quando, viceversa, si lavora su<br />

un medium digitale, diventa chiaro, come ribadiscono i post-struttu-<br />

ralisti e gli strutturalisti già da molto tempo, che, in realtà, tutta la<br />

scrittura, tutta la pittura, tutta la creazione di musica è essenzialmente<br />

un’attività cyborg: un’attività collaborativa con tutta la gente che non<br />

ha mai “scritto” nella forma artistica, con cui in genere lavora. Il carat-<br />

tere proprio dell’arte non è il bello. Il carattere proprio dell’arte è il si-<br />

gnificato. Tanto è vero che esiste un’estetica del brutto o molta arte che<br />

non è bella per niente. L’arte è, sostanzialmente, significato. Oggi, la<br />

ricerca estetica va molto di più avviandosi verso la sensorialità, verso<br />

quella che Berenson chiamava la «intensificazione vitale» o le sensa-<br />

zioni immaginarie, piuttosto che verso questa sensazione di bello arti-<br />

stico; nozione, oggi, del tutto impraticabile. Gli artisti dovrebbero<br />

126 G. P. LANDOW., «Il confine aperto del testo» 14-11-96 Milano MediaMente<br />

75


muoversi nella prospettiva del «sublime tecnologico» 127 , cioè: ricerca<br />

collettiva, progetti concettuali collettivi. Che cosa hanno di estetico ri-<br />

spetto ad un semplice tecnico delle interfacce? Hanno di estetico che<br />

producono sensazioni immaginarie reali, attraverso le quali stimolano<br />

intensificazioni vitali, stati sensoriali veri e propri. Questo è un lavoro<br />

che è specificamente estetico, perché è un lavoro al quale i tecnici ne-<br />

cessariamente devono o dovrebbero collaborare, ma che richiede un<br />

tipo di competenza, di atteggiamento della personalità che non ha<br />

niente a che vedere con quello del programmatore o con quello del<br />

creatore di interfaccia. Il «sublime tecnologico» è, in qualche modo, la<br />

nozione dell’oltrepassamento dell’arte ed è un essere collocati al di là<br />

di quelle che erano le categorie specifiche dell’artistico, vale a dire: il<br />

soggetto, l’espressione, la creatività, lo stile. La nozione di sublime<br />

tecnologico, alla quale le nuove tecnologie permettono di accedere, è<br />

una nozione che liquida tutta la struttura concettuale legata<br />

all’artistico e che introduce, invece, quel sistema di categorie concet-<br />

tuali legate, nell’estetica tradizionale, al sublime: la nozione, cioè, di<br />

un soggetto debole, di un soggetto sopraffatto da qualche cosa che non<br />

è soggetto: «è questa la dimensione nella quale le nuove tecnologie<br />

hanno collocato la situazione antropologica in generale» 128 . È una si-<br />

tuazione di debolezza del soggetto, di oltrepassamento<br />

127 M. COSTA, «Il sublime tecnologico» 02-06-96 Firenze MediaMente<br />

128 Ibidem<br />

76


dell’espressione, di venir meno dello stile, del venir meno di tutte<br />

quelle che erano le caratteristiche fondamentali dell’arte tradizional-<br />

mente intesa. Le nuove tecnologie hanno un’enorme influenza sulla<br />

produzione artistica. Infatti tutte le avanguardie artistiche di questo<br />

secolo sono indotte dall’avvento di nuove tecnologie. Tutte le forme<br />

artistiche, per sopravvivere, vivono un’ibridazione reciproca e anche<br />

una contaminazione da parte dei nuovi mezzi di cui dispongono. La<br />

stessa storia dell’avanguardia non si spiega se non come strategia di<br />

sopravvivenza. Il teatro di Brecht, che conta sulla mobilitazione del<br />

pubblico, ad esempio, o quello di Artaud, che fa del teatro<br />

un’esperienza del corpo, sono strategie di sopravvivenza del teatro,<br />

messo di fronte al cinema. Gli artisti tecnologici o i ricercatori estetici<br />

devono oggi rinunciare - e già lo fanno - ad alcune componenti fon-<br />

damentali di quello che era l’artista della tradizione. Loro lavorano<br />

prevalentemente sul piano del concetto, i progetti su cui lavorano<br />

sono concettuali. Il concetto è condivisibile. Questo significa che la<br />

produzione può essere, deve essere e in molti casi lo è già, una produ-<br />

zione concertata, collettiva. Significa che la proprietà esclusiva<br />

dell’opera è una nozione arcaica, così come lo stile che una volta ca-<br />

ratterizzava l’artista. L’estetica contemporanea, in generale la rifles-<br />

sione estetologica contemporanea oggi lavora molto poco sul contem-<br />

poraneo. Ciò è addirittura testimoniato dal fatto che i grandi estetologi<br />

o gli estetologi che noi abbiamo oggi, parlano ancora di arte in termini<br />

77


tradizionali e quando fanno degli esempi citano Holderlin o Van<br />

Gogh. «Questo era, in qualche modo, legittimo fino ad Heidegger.<br />

Heidegger poteva ancora permettersi di discutere dell’arte in questo<br />

modo» 129 . Oggi l’estetica deve molto di più tematizzare, molto di più<br />

problematizzare la situazione che le nuove cose, le nuove tecniche, le<br />

nuove energie ci hanno costretto a considerare. Una vera e propria ri-<br />

flessione estetologica su quello che sta avvenendo oggi, i filosofi prefe-<br />

riscono non farla e preferiscono muoversi su un terreno molto più si-<br />

curo, molto più tranquillizzante, molto più cauto che è ancora quello<br />

dell’arte tradizionale.<br />

129 Ibidem<br />

78


SECONDA PARTE<br />

79


I Lurkers<br />

(prospettiva sociologica)<br />

Con la massificazione delle comunicazioni globali digitali, al-<br />

cuni aspetti sociali vanno cambiando. Nella rete nascono nuove tipo-<br />

logie di persone, ma si rischia anche l’alienazione nella rete. Oltre però<br />

ai neo-luddisti, che criticano lo sviluppo tecnologico in sé, la nuova so-<br />

ciologia della conoscenza avverte: «Restringere la propria finestra sul<br />

cortile del mondo all’angustia dei propri interessi produrrà solo degli<br />

ultraspecialisti asociali!» 130 .<br />

Push VS. Pull<br />

«L’industria culturale di massa» 131 ha contribuito a realizzare<br />

dagli anni ‘30 agli anni ‘70-’80 un processo divulgativo esteso sia ai<br />

ceti maggiormente preparati da un punto di vista culturale che ai ceti<br />

meno avvantaggiati da questo punto di vista. Il processo si é svilup-<br />

pato progressivamente iniziando sempre dalle élites della società; ciò<br />

che differenzia le nuove tecnologie dalle vecchie é il fatto che le nuove<br />

saranno probabilmente in grado di diffondersi e di veicolare cultura<br />

130 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 52<br />

131 A. ABRUZZESE «Società di massa e tv generalista», 15-10-96 Venezia,<br />

MediaMente<br />

80


tra tutti i ceti, in direzione orizzontale piuttosto che dall’alto verso il<br />

basso, come é avvenuto in passato. Confrontando il modello televisivo<br />

che distribuisce da uno a molti (push) con quello interattivo del Web<br />

dove ognuno può tirare giù le informazioni che vuole quando lo vuole<br />

(pull) 132 , George Gilder 133 aveva già annunciato la morte della TV. La<br />

«cattiva maestra» ammonita in pubblico da Karl Popper 134 , è però an-<br />

cora il collante che tiene insieme il mondo. Ma sulla lentezza delle<br />

aspettative che si avevano su Internet alcuni hanno ribattezzato la tri-<br />

plice W come World Wide Wait (Grande Attesa Mondiale). Quello che<br />

non si comprende è che i due modelli (Push/Pull), così diversi da non<br />

possono essere confrontati, rispondono anche a caratteristiche com-<br />

pletamente diverse; uno implica la passività l’altro l’attività, uno non<br />

ha bisogno di conoscenze l’altro si. Quello che si potrà fare è trasfor-<br />

mare per chi lo desideri il modello pull con un modello push automa-<br />

tizzato, come hanno tentato già nel 1996 i fratelli Chris e Greg Hassett<br />

con il loro software PointCast 135 che porta le notizie a voi. Ma ciò sna-<br />

turerebbe la creatività ricettiva del Web. Per questo la TV generalista,<br />

push per eccellenza, resterà in vita ancora a lungo. La preparazione, il<br />

sapere sono fondamentali in Internet, o in generale nel media pull, per<br />

132 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 54<br />

133 GILDER George, cit., p. 65<br />

134 J. CONDRY & K. R. POPPER, Cattiva maestra televisione, ed. Donzelli 1996<br />

Roma<br />

135 PointCast era uno smart agent della prima generazione, in particolare era un<br />

software basato su algoritmo genetico, che cercava le news interessanti secondo il<br />

profilo culturale dell’utente che lo utilizzava.<br />

81


potere fare scelte accurate sulla giusta informazione. Secondo Walter<br />

Cronkite 136 un pericolo in Internet è che ci siano persone che forni-<br />

scono informazioni senza il benché minimo standard etico. Ci sono in<br />

rete le riviste classiche trasposte in formato digitale o riviste nate ap-<br />

posta per la rete come “Slate” 137 ; ma esistono anche numerosissime in-<br />

formazioni non certificate. Molti hanno la possibilità quindi di dire la<br />

verità al mondo, oppure di far passare per vero il falso. Come distin-<br />

guerlo? Secondo Ted Koppel 138 «Il ruolo del giornalista che sa selezio-<br />

nare le cose più importanti è destinato a diventare sempre più impor-<br />

tante».<br />

Nella rete c’è molta informazione, forse troppa. Se si trascura il<br />

fattore serendipity 139 , la benigna possibilità di fare incontri fortuiti e<br />

fortunati sulle strade del sapere, si rischia di piallare un po’ pericolo-<br />

samente le digressioni che generalmente allargano le prospettive di<br />

ogni lettore.<br />

In questa prospettiva il machete dello smart agent è il benve-<br />

nuto. L’agente intelligente ci aiuterà quindi a selezionare le notizie a<br />

noi più congeniali, magari garantendone la qualità secondo il ricono-<br />

scimento della certificazione dell’informazione oppure modificando le<br />

136 Walter Cronkite è un decano del giornalismo americano e autore del fortunato<br />

A Reporter’s Life<br />

137 Periodico on-line edito da Microsoft<br />

138 Giornalista della ABC<br />

139 Serendipity = lett. la capacità di trovare tesori<br />

82


icerche in base al nostro sviluppo conoscitivo, grazie agli algoritmi<br />

delle reti neuronali.<br />

La società che cambia<br />

«Si sposta il centro di gravità, non più sull’atomo ma sul nu-<br />

mero binario» 140 . Una società dell’informazione è centrata essenzial-<br />

mente su entità immateriali e quindi sui bit 141 . Ci si arriva sostanzial-<br />

mente attraverso quattro ondate, che brevemente sintetizzano la ri-<br />

voluzione dell’IT 142 dagli anni Sessanta ad oggi. Il primo periodo è<br />

quello degli elaboratori centrali, dei mainframes 143 , il cui paradigma di<br />

riferimento sono le istituzioni e le organizzazioni. La seconda ondata è<br />

quella che è caratterizzata dal personal computer, che è degli anni Ot-<br />

tanta e il paradigma di riferimento a questo punto diventano gli indi-<br />

vidui, sia gli individui all’interno delle aziende, che progressivamente<br />

vengono collegati da ponti che sono le reti locali, sia gli individui<br />

all’interno delle loro case, alla fine degli anni Ottanta. Il periodo at-<br />

tuale è il periodo che è segnato dall’ascesa delle autostrade digitali,<br />

ovvero dalla connessione, in un’unica infrastruttura a livello mon-<br />

diale, di tutte quelle isole di cui abbiamo appena parlato. Questa con-<br />

140 N. NEGROPONTE, «La rivoluzione digitale», cit.<br />

141 N. NEGROPONTE, Essere digitali, cit., p. 46<br />

142 IT = (information technology) tecnologia dell’informazione, include tutti i settori<br />

informatici<br />

143 Mainframes = grandi computer [vedi Glossario]<br />

83


dizione attuale è appunto quella che consentirà il passaggio alla<br />

«quarta ondata» 144 , cioè al periodo della costruzione della vera e pro-<br />

pria società dell’informazione, caratterizzata dalla centralità di un<br />

contenuto completamente digitalizzato e totalmente convergente. Si<br />

sta sviluppando quella che Pierre Lévy ha definito “intelligenza col-<br />

lettiva” 145 . Anche se forse l’espressione migliore per descrivere tale<br />

processo l’aveva avuta Orson Welles 146 , tempo prima, quando aveva<br />

detto che «lo scrittore lavora con la penna e il pittore lavora con il<br />

pennello e il cineasta lavora con l’esercito» 147 , perché aveva sottoli-<br />

neato che, per quanto riguarda il cinema, si trattava di un lavoro col-<br />

lettivo, ma dicendo “esercito” ci ricordava che questo lavoro collettivo<br />

non era fatto di persone tutte uguali, tutte felici di lavorare insieme<br />

ma, piuttosto, che si trattava di un lavoro organizzato con dei ruoli,<br />

delle gerarchie e anche, come succede in tutti i buoni eserciti, con dei<br />

problemi di conflittualità all’interno.<br />

Le collaborazioni hanno fatto sorgere una necessità a chi si av-<br />

vicinava alla rete: l’anglofonia. In realtà nella rete si utilizza un gergo.<br />

È vero che gli elementi gergali ad Internet connessi, sono anglicizzanti,<br />

ma un gergo è tutto tranne che una lingua. Quello che si usa princi-<br />

144 R. MASIERO, «Passato, presente e futuro della società dell'informazione», 05-09-95<br />

Parigi - European IT Forum, MediaMente<br />

145 P. LÉVY, Le tecnologie dell’intelligenza, cit., p. 41<br />

146 Orson Welles (Kenosha 1915 – Los Angeles 1985) regista inglese<br />

147 C. M. VALENTINETTI, Orson Welles, ed. Il Castoro 1995 Milano<br />

84


palmente in Internet è un «broken English» 148 , grazie alla caratteristica<br />

sonorità plastica della lingua inglese si può sintetizzare con semplici<br />

suoni, o con vere e proprie sigle gergali. Per esempio: ‘you’ (= tu) viene<br />

sostituito con ‘u’; ‘to’ (= a, verso) con ‘2’; ‘are’ con ‘r’ e ‘asl?’ 149 significa<br />

‘quanti anni hai? di che sesso sei? E da dove digiti?’; ecc.<br />

Ora però inizia a ‘rompersi’ anche l’italiano: dgt significa digiti, ecc.<br />

La rete si è sviluppata negli USA, benché sia nata al CERN di<br />

Ginevra, come del resto gran parte del settore informatico. Questo ha<br />

spinto coloro che volessero usufruire della rete in maniera soddisfa-<br />

cente all’apprendimento della lingua inglese. È un grosso cambia-<br />

mento nella società mondiale, il fatto che la lingua più parlata prima<br />

di Internet, lo spagnolo, sia stato soppiantato dalla lingua più utiliz-<br />

zata nel settore tecnologico, l’inglese. In generale ad affermarsi nel<br />

mondo è l’utilizzatore medio di Internet: cristiano, bianco, ceto me-<br />

dio/alto, anglofono. Benché quindi si propagandi come multietnica, la<br />

rete è il potenziometro della classe sociale meno diffusa al mondo.<br />

Il popolo della rete<br />

Il popolo della rete appartiene in media ad un ceto, ma è aperto<br />

ad ogni nuovo membro. On-line si possono perdere tutte le differenze<br />

esterne, come sesso, razza, altezza, religione ecc. Vale infatti il «non si<br />

148 Broken English = Inglese rotto, spezzato<br />

149 ASL? è l’acronimo di «Age, sex and location?»<br />

85


vede, ergo non rileva» 150 . La vera differenza sta nella competenza tele-<br />

matica. La literacy 151 telematica garantisce infatti oggi molte opportu-<br />

nità supplementari a chi la possiede. In realtà quindi non vengono<br />

fatte discriminanti coscienti, se non quelle linguistiche. Da filtro<br />

all’accesso a Internet fanno ancora i costi, soprattutto in Italia ancora<br />

molto alti.<br />

In buona parte le nuove tecnologie ripropongono il problema<br />

della divaricazione socio-culturale fra le persone. La tecnologia del<br />

computer, però, è relativamente più semplice e più popolarmente ac-<br />

cettabile, più connessa al nostro mondo: in questa realtà multimediale<br />

la giovane generazione si orienta bene, come pure l’anziana, poiché ri-<br />

sulta più semplice attivare e usare un computer, che non sviluppare la<br />

capacità di leggere ed acquisire tranquillità nel consultare un libro. Vi-<br />

sti in questa prospettiva, «gli effetti della distanza culturale fra le per-<br />

sone che può provocare l’approccio alle tecnologie, possono essere<br />

minori, anche se esistono, rispetto alla distanza culturale di qualche<br />

generazione fa» 152 . Il problema dell’analfabetismo informatico, per<br />

esempio, è ancora presente. Ci sono vari gradi di conoscenza informa-<br />

tica. Il livello cognitivo più elementare consiste nella capacità di<br />

orientamento dinanzi ai comandi della tastiera per poter scrivere un<br />

150 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 92<br />

151 La literacy è la competenza telematica dell’utente<br />

152 T. DE MAURO, «Alfabetizzazione elettronica e nuovi linguaggi», 20-05-96 Roma,<br />

MediaMente<br />

86


testo, o per produrre un grafico, o per richiamare qualche altro testo.<br />

Questo processo di conoscenza richiede uno sforzo di alfabetizzazione<br />

di poco più complesso di quello che richiedeva anche l’uso di una<br />

macchina da scrivere. Un grado ulteriore di alfabetizzazione elettro-<br />

nica consiste invece nel capire come i programmi sono strutturati: ciò<br />

richiede uno sforzo molto più impegnativo, al quale non tutti sono<br />

abituati. In questo campo di conoscenza si viene quindi formando una<br />

élite. La stessa distinzione viene fatta tra gli utenti della rete, coloro<br />

che usano la rete per comunicare, fare surfing 153 , chattare 154 , ecc. e co-<br />

loro che invece colgono in pieno le potenzialità della rete e la utiliz-<br />

zano per ricerche avanzate o comunicazioni sperimentali. Ad utiliz-<br />

zare in maniera intelligente le comunicazioni globali sono gli scien-<br />

ziati, gli studiosi e perfino gli hackers buoni 155 .<br />

I contatti avvengono attraverso chat e newsgroup e non è raro<br />

che dopo una lunga relazione on-line avvenga un incontro reale in<br />

gergo un F2F (face to face) 156 .<br />

Tra tutti i frequentatori buoni e cattivi della rete un tipo di navi-<br />

gatore spicca tra tutti: il lurker 157 , il «contemplativo» 158 . Il lurker è una<br />

153 Spostarsi tra i siti Web senza una meta precisa come se si cavalcassero le onde<br />

del mare con un surf.<br />

154 Chat (chiacchiera) identifica oramai le chiacchiere con persone sconosciute in<br />

rete, mentre quelle telefoniche vengono chiamate chat-line.<br />

155 [Vedi paragrafo Mondo Hackers nel capitolo Omnipolis]<br />

156 F2F (face to face) = un faccia a faccia<br />

157 Lurker = lett. colui che si nasconde<br />

158 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 87<br />

87


sorta di ignavo contemporaneo. È colui che naviga, gira nei<br />

newsgroup 159 , nelle comunità virtuali, nei siti, solamente ‘osservando’<br />

senza mai cioè intervenire e/o schierarsi nelle discussioni né in ma-<br />

niera pubblica né in maniera privata e senza quindi lasciare traccia<br />

(volontaria) 160 del proprio passaggio. La figura del lurker sembra mi-<br />

steriosa, anche se in realtà spesso è legata alla curiosità e alla timi-<br />

dezza, oppure alla semplice paura di fare gaffe digitali. Anche nella<br />

rete, come nella vita civile, si utilizza un codice di comportamento<br />

formale, che va rispettato: la Netiquette 161 . Chiunque non usufruisca<br />

della Netiquette è riconoscibile e può essere distinto dagli altri fre-<br />

quentatori «come un uomo elegante veniva distinto dal volgo» 162 . Per<br />

ovviare i problemi comunicativi della comunicazione scritta le sensa-<br />

zioni vengono trasmesse tramite simboli grafici detti emoticons o smi-<br />

ley 163 , ma si può arrivare anche a liti furiose: i flames. Si può litigare in<br />

rete e per farlo non si usano solo parole più forti, ma si scrivono anche<br />

in maiuscolo. Scrivere in maiuscolo significa strillare ecco perché la<br />

Netiquette lo sconsiglia.<br />

159 Il newsgroup è una bacheca elettronica, dove un gruppo di persone interessato<br />

allo stesso argomento, ‘appende’ lettere (e-mail) pubbliche.<br />

160 Le tracce involontarie invece si possono lasciare grazie ai cookies, [capitolo<br />

Cookies].<br />

161 Netiquette è la fusione delle due parole net (rete) ed etiquette (etichetta), e<br />

costituisce una sorta di galateo comunicativo per Internet.<br />

162 F. COLOMBO, Confucio nel computer, cit., p. 103<br />

163 [vedi Appendice 3 - Smiley]<br />

88


Le regole nell’etichetta della rete sono molte, ecco perché spesso<br />

un newbie 164 fino alla sua piena conoscenza delle tecniche comporta-<br />

mentali preferisce solo osservare: essere un lurker.<br />

Luther Blissett<br />

«Io sono Luther Blissett. Io mi rifiuto di es-<br />

sere limitato da qualunque nome. Io ho tutti i nomi e<br />

sono tutte le cose. Incoraggio tutti i gruppi pop ad<br />

usare questo nome. Io cerco l’illuminazione attraverso<br />

la confusione. Io prospero sul caos. Io respingo il<br />

concetto di copyright. Prendi quello che puoi usare.<br />

Demolisci la cultura seria» 165 .<br />

Questo è il manifesto programmatico di Luther Blissett, uno dei<br />

più enigmatici personaggi culturali, o meglio controculturali, degli ul-<br />

timi anni. Nato con i moderni mass media di tipo pull e ad essi dichia-<br />

ratamente nemico, Luther Blissett in realtà non è una persona, non esi-<br />

ste come individuo. Una delle definizioni che si è dato è quella di “co-<br />

individuo”, una entità cioè composta da centinaia di persone che in Ita-<br />

lia e all’estero usano il suo nome per performance artistiche particolari<br />

e soprattutto per incredibili beffe ai danni dei media tradizionali. Il<br />

164 Un newbie è un neofita della rete, un nuovo frequentatore<br />

165 Sito: «The neW luTHer bliSSett's internet page» La nuova pagina Internet di<br />

Luther Blisset<br />

89


nome deriva forse da un ex calciatore del Milan, ma con Blissett nulla<br />

è certo e tutto è il contrario di tutto.<br />

Luther Blissett balza agli onori della cronaca nazionale nel 1996,<br />

confezionando un falso video su presunte messe sataniche nel viter-<br />

bese. La beffa è essa stessa diabolicamente perfetta, concepita come un<br />

film di Alfred Hitchcock 166 , dura mesi e mesi, coinvolge giornali e tv<br />

locali e culmina con l’invio di un filmato dove si vedrebbe una messa<br />

nera con sacrificio finale umano. Invece è tutto falso, la cassetta com-<br />

pleta, inviata naturalmente dallo stesso Blissett ai media, svela che il<br />

rito satanico è in realtà una sceneggiata, con tanto di tarantella finale<br />

ad opera della supposta vittima.<br />

Altre beffe hanno coinvolto la trasmissione “Chi l’ha visto?”,<br />

sguinzagliata alla ricerca della scomparsa di un presunto artista-illu-<br />

sionista inglese. E ancora, alla biennale di Venezia del 1995, giornali e<br />

riviste si sono lanciati alla ricerca della scimmia pittrice, data come<br />

appuntamento clou della manifestazione. Il Resto Del Carlino lo<br />

scorso anno ha dato ampio risalto alla storia di una prostituta sieropo-<br />

sitiva che bucava i preservativi dei suoi clienti, pubblicandone solo le<br />

iniziali: L. B. Blissett lascia sempre un marchio, un codice, una sigla,<br />

166 Alfred Hitchcock (Londra 1899 – Los Angeles 1980) regista noir inglese<br />

90


qualche cosa che possa far capire al beffato di essere stato vittima di<br />

uno scherzo.<br />

Un falso testo del guru telematico Hakim Bey ha tratto in in-<br />

ganno numerosi critici, presi in giro da Blissett che citava un tale pro-<br />

fessor Mortais Lee, che letto al contrario suona come “li’ mortè”, una<br />

colorita espressione romanesca.<br />

Una clamoroso beffa ha avuto per vittima addirittura la Monda-<br />

dori: lo scrittore Giuseppe Genna è stato convinto via e-mail di aver<br />

ricevuto un testo di controcultura particolarmente importante. Pubbli-<br />

cato il libro, Mondadori e i giornali ricevono il consueto dossier da<br />

Blissett: il testo non è altro che spazzatura telematica, una bufala in-<br />

somma, il libro viene stroncato, Genna e Mondadori dileggiati e tutta<br />

la storia appare naturalmente su Internet sui siti dedicati a Blissett.<br />

Luther Blissett è uno, nessuno centomila; per dirla con il suo<br />

manifesto, tutti possono essere Luther, basta assumerne il nome e fare<br />

qualche cosa che non sia riconducibile ad un solo individuo. «La ne-<br />

gazione dell’identità insieme alla confusione generata nei mass media<br />

è l’obiettivo di Luther, che si alimenta con i riti e le paure quotidiane,<br />

AIDS, violenza, solitudine» 167 . La sua esistenza è come una leggenda<br />

metropolitana, incerta e senza origine e con le leggende si mescola e si<br />

confonde. Prospera e fa proseliti su Internet: la Rete è infatti il luogo<br />

167 E. FERRARI, «Luther Blissett», Approfondimento del 24-10-97, MediaMente<br />

91


ideale per un individuo multiplo senza una identità, che assume di<br />

volta in volta la personalità di chi lo adotta.<br />

Blissett si può ricondurre al movimento neoista e al plagiari-<br />

smo 168 : copiare ed usare le parole degli altri è «un diritto/dovere, le<br />

idee non sono proprietà di nessuno» 169 . Allo stesso movimento, ma<br />

con forme diverse, appartiene Karen Eliot, un’altra co-identità o iden-<br />

tità multipla. Non è mai nata ma esiste, dietro la sua identità si può ce-<br />

lare chiunque, il concetto di responsabilità individuale viene negato.<br />

Karen è un’altra importante identità multipla di grande impor-<br />

tanza per il movimento neoista: nata prima di Blissett, ne anticipa i<br />

modi, anche se i suoi obiettivi sono più dichiaratamente anti-artistici e<br />

più definiti.<br />

Luther Blissett si è confrontato con la realtà quotidiana in<br />

un’aula di tribunale per banali questioni urbane. Durante un happe-<br />

ning 170 di Blissett i partecipanti sono convenuti su un autobus, per fe-<br />

steggiare con pasticcini e bibite. Agli allibiti controllori hanno però di-<br />

chiarato di essere una sola persona, Luther Blissett, e di dover pagare<br />

un solo biglietto. I poliziotti chiamati dai controllori non hanno ap-<br />

168 Movimento che non crede nel copyright come diritto acquisito, e che perciò<br />

plagia le opere artistiche digitali distribuendole gratuitamente in Internet<br />

169 F. BERARDI (Bifo), «Spunti di riflessione» 29-10-96 Bologna, MediaMente<br />

170 Happening = avvenimento, azione<br />

92


prezzato lo spirito della manifestazione, denunciando tutti ed creando<br />

su Internet un dibattito noto come “processo a Luther Blissett”.<br />

Da un lato i partecipanti al “bus neoista”, senza identità e per-<br />

sonalità univoca; dall’altro la giustizia ordinaria, basata sui fatti certifi-<br />

cabili, sulle responsabilità da accertare. Non c’è dubbio che, indipen-<br />

dentemente dal vincitore, è un processo culturalmente interessante e<br />

che crea non poche polemiche e difficoltà anche pratiche, ma d’altra<br />

parte il manifesto finale di Luther Blissett recita:<br />

piacere” 171 .<br />

“se la vita fosse semplice non ci darebbe nessun<br />

171 Sito: «The neW luTHer bliSSett's internet page» La nuova pagina Internet di<br />

Luther Blissett<br />

93


Gaia<br />

(prospettiva ecologica e antropologica)<br />

L’uomo e la natura; diventa sembra più importante equilibrare la<br />

convivenza. L’uomo deve fare dei cambiamenti fondamentali per af-<br />

frontare il futuro. Questi cambiamenti sono possibili grazie anche alle<br />

ecologiche tecnologie informatiche. La scienza tenta di trovare solu-<br />

zioni di tipo genetico ai problemi del mondo, ma forse la strada giusta<br />

è un’altra.<br />

L’Homo Symbioticus<br />

Fino ad adesso abbiamo conosciuto l’homo sapiens, l’homo fa-<br />

ber ed l’homo œconomicus. Adesso Joel De Rosnay 172 , scienziato fran-<br />

cese di indiscussa fama, propone/prevede l’avvento dell’uomo sim-<br />

biotico. Egli ha proposto anche, mitizzandolo un po’, l’uso di un si-<br />

stema complesso, composto da scienze naturali e scienze sociali, chia-<br />

mato Cybionte. Ma la figura antropologica dell’homo symbioticus è<br />

molto più scientifica e articolata.<br />

172 Joel De Rosnay, ha lavorato fino agli anni ’70 al MIT (Massachusetts Institute of<br />

Technology), poi ha coperto numerose cariche pubbliche nelle accademie scientifiche<br />

francesi.<br />

94


L’homo sapiens sa di sapere, mentre l’animale non ha<br />

l’autocoscienza. L’homo faber costruisce degli utensili che nel tempo si<br />

sono evoluti fino a diventare le macchine che sono intorno a noi oggi.<br />

L’homo œconomicus rappresenta ciò che siamo diventati possedendo<br />

e godendo beni e servizi «in modo egoista e facendoci diventare degli<br />

ego-cittadini» 173 . Se continuiamo con questo atteggiamento da «paras-<br />

siti del pianeta» 174 , da fruitori egoisti - le nazioni sviluppate rispetto<br />

alle nazioni in via di sviluppo, le nazioni industriali in rapporto al re-<br />

sto del mondo - andremo verso catastrofi e crisi assai gravi. Da qui è<br />

nata l’idea dell’homo symbioticus. Non è un uomo diverso fisicamente<br />

dall’uomo contemporaneo, ma De Rosnay pensa che «saremo noi<br />

stessi fatti di carne e sentimenti, ma connessi con mezzi estremamente<br />

potenti di elaborazione dell’informazione e di comunicazione audiovi-<br />

siva[...]» 175 . La tv, i sistemi multimediali, Internet e le autostrade<br />

dell’informazione, sono solo l’inizio di quello che ci aspetta nel terzo<br />

millennio. Non avverrà una metamorfosi nell’aspetto biologico, ma bi-<br />

sogna prepararsi a superare quella che lo scienziato francese chiama la<br />

“mediamorfosi”, piuttosto che essere schiavi della nuova rivoluzione<br />

digitale.<br />

173 J. DE ROSNAY, L’uomo, Gaia e il Cybionte, ed. Dedalo, 1997, Bari<br />

174 U. COLOMBO, «Progresso tecnologico e sviluppo eco-sostenibile», 20-05-96, Roma,<br />

MediaMente<br />

175 J. DE ROSNAY, «Il Cybionte» cit.<br />

95


L’evoluzione dall’homo sapiens a quello symbioticus è durata<br />

millenni, ma il cambiamento antropologico dell’homo è diventato più<br />

frequente negli ultimi secoli, quasi in maniera esponenziale. Infatti<br />

l’evoluzione antropologico-culturale ha ritmi maggiori rispetto<br />

all’evoluzione genetica naturale. Per spiegare l’evoluzione biologica,<br />

Jean Baptiste Lamarck 176 aveva proposto un meccanismo basato<br />

sull’ereditarietà dei caratteri acquisiti. In realtà le cose non vanno così,<br />

si è scoperto che esiste una barriera che impedisce al genotipo il pas-<br />

saggio delle modificazioni fenotipiche. Cioè se un individuo nella pro-<br />

pria vita si abbronza perché sta molto al sole, non per questo i suoi fi-<br />

gli nascono più abbronzati, ma nascono più o meno con la stessa capa-<br />

cità di abbronzarsi. Il fatto che i caratteri acquisiti non vengano eredi-<br />

tati è un grande vantaggio per la specie: se il figlio dell’uomo abbron-<br />

zati nascessero già abbronzati perderebbero parte della loro flessibi-<br />

lità. Ciò che si eredita non è la modifica bensì la capacità di modifi-<br />

carsi. Come ha cominciato a insegnarci Darwin 177 le trasformazioni a<br />

livello fenotipico avvengono per mutazione genetica casuale e sono<br />

poi fissate da rigidi meccanismi selettivi. L’evoluzione biologica segue<br />

uno schema darwiano e non lamarckiano. Nell’evoluzione culturale<br />

invece operano meccanismi ereditari di tipo lamarckiano. Nella cul-<br />

176 Jean Baptiste Lamarck (Bazentin 1744 – Parigi 1829) naturalista francese<br />

177 Charles Robert Darwin (Shrewsbury 1809 – Down 1882) scienziato inglese,<br />

divenuto celebre con la teoria evoluzionista espressa in On The Origin Of Species<br />

(1859).<br />

96


tura non c’è come nella biologia una barriera a impedire che<br />

l’adattamento immediato (fenotipico) alla novità si radichi in profon-<br />

dità modificando la struttura (genotipo) della società. E la rapidità di<br />

acquisizione dei fenotipi nei genotipi è tanto maggiore quanti sono gli<br />

strumenti tecnologici che la favoriscono. L’evoluzione culturale ha, ri-<br />

spetto a quella biologica, caratteristiche più «catastrofiche», si svolge<br />

in uno squilibrio permanente, non ha il tempo di progredire con gra-<br />

dualità tramite tentativi ed errori. La cultura è sede di continue «va-<br />

langhe» i cui effetti si propagano rapidamente nel sistema ristruttu-<br />

randolo e trasformandolo. Rispetto alla dinamica biologica, che sta in<br />

quella zona critica tra rigido ordine e disordine totale chiamata mar-<br />

gine del caos 178 , la dinamica culturale è molto più tesa e sostenuta. I<br />

«tempi storici» sono più brevi dei «tempi biologici» 179 . Quindi la no-<br />

stra mutazione in homo symbioticus avanza ad una velocità inaudita<br />

rispetto agli altri cambiamenti antropologici dell’uomo.<br />

178 Tra i due estremi, caos e ordine, nella zona chiamata margine del caos, vi sono<br />

sistemi le cui componenti sono abbastanza stabili per immagazzinare informazione<br />

ma troppo labili per trasmetterla: questi sistemi si possono organizzare, a volte<br />

spontaneamente, per eseguire calcoli, reagire alle perturbazioni e anche manifestare<br />

quel comportamento complesso ed elusivo, stabile, ma non troppo, che si chiama<br />

vita. Sono sistemi aperti, nel senso che sono attraversati da flussi di energia, materia<br />

e informazione che li mantengono lontani dall’equilibrio. Questi sistemi iniziano ad<br />

essere applicati anche ai sistemi sociali e culturali.<br />

179 G. O. LONGO, cit., p.74<br />

97


Ecologia<br />

Sul piano dell’ecologia, ricercatori come James Lorlock 180 ,<br />

hanno proposto l’idea di "Gaia". "Gaia" è l’idea di una terra, di un si-<br />

stema-terra che reagisce come un essere vivente, senza essere un vi-<br />

vente. Ma Lorlock non parla mai della società umana. Parla sempre<br />

dell’uomo come di un parassita che vive sulla terra. Se si considerano<br />

le scienze umane sembra che l’uomo stia costruendo un nuovo organi-<br />

smo vivente, un macrorganismo planetario, e che questo organismo<br />

deve imparare a vivere in simbiosi con "Gaia", la terra. Questo esige<br />

l’ecologia. «Se questa simbiosi riesce, allora avremo una possibilità di<br />

vivere un terzo millennio e un quarto, positivi per l’umanità, altri-<br />

menti andremo verso catastrofi ecologiche, economiche e sociali» 181 .<br />

Si richiede per il futuro un cambiamento radicale dell’uomo attuale.<br />

«Da ego-cittadini dobbiamo diventare eco-cittadini» 182 .<br />

È molto importante continuare a produrre tutto quello di cui<br />

abbiamo bisogno, cercando tuttavia di consumare meno energia e<br />

meno materiali, utilizzando tecnologie il più possibile pulite, benefi-<br />

che nei confronti dell’ambiente: le “eco-tecnologie”. La loro utilizza-<br />

zione dovrebbe anche essere incentivata attraverso strumenti di mer-<br />

cato, che dovrebbero a loro volta penalizzare le tecnologie che inqui-<br />

nano di più, che consumano più energia e che danneggiano l’ambiente<br />

180 J. LORLOCK, «Gaia», 11-09-96 Parigi, MediaMente<br />

181 U. COLOMBO, «Progresso tecnologico e sviluppo eco-sostenibile», cit.<br />

182 J. DE ROSNAY, «C’è una vita dopo Internet?» cit.<br />

98


favorendo di conseguenza quelle più valide. Questo progetto di utiliz-<br />

zazione di risorse eco-tecnologiche orienta la ricerca in modo diverso:<br />

se prima era rivolta a produrre in qualsiasi modo e a costi bassi,<br />

adesso si preoccupa della qualità del prodotto e della qualità della<br />

produzione, pur facendo attenzione ai costi. Per esempio, prima si<br />

usava produrre degli oggetti di consumo durevoli introducendo degli<br />

elementi di obsolescenza pianificata: un frigorifero doveva durare cin-<br />

que/sei anni e poi si buttava via, quindi doveva avere degli elementi<br />

che consentissero, ad un certo punto, di guastarsi; così come<br />

un’automobile: non si premiava la durabilità, ma si badava a produrre<br />

molto, sempre di più, non ad evitare la saturazione dei mercati. Oggi<br />

bisogna stare attenti a produrre bene, anche prevedendo quello che<br />

succederà dopo la fine della vita utile del prodotto. Si comincia a pro-<br />

gettare un’automobile tenendo presente il momento in cui si dovrà<br />

demolire per poter recuperare tutte le sue componenti e riciclarle: que-<br />

sto è già un modo di realizzare una eco-tecnologia. Si deve produrre,<br />

inoltre, anche facendo attenzione che i prodotti consumino il meno<br />

energia possibile. Pensiamo all’illuminazione: le lampade a fluore-<br />

scenza compatta, modernissime, consumano il 20% dell’energia delle<br />

lampade normali a incandescenza, eppure hanno un risultato, in ter-<br />

mini di illuminazione, eccellente. Questi sono gli sviluppi che si pre-<br />

vedono, come anche l’automobile elettrica che potrebbe domani sop-<br />

piantare, almeno in gran parte, l’automobile con motore a combu-<br />

99


stione o a scoppio, poiché essa, per esempio, si adatta molto meglio al<br />

traffico cittadino. Il traffico cittadino, con l’auto elettrica, avviene in<br />

condizioni di completa eliminazione delle emissioni, quindi<br />

dell’inquinamento nell’ambiente delle città.<br />

L’industria informatica fa parte delle eco-tecnologie: ogni volta<br />

che si sostituisce un traffico duro (un trasporto di beni e di merci col<br />

rischio di tenere una enorme quantità di merce in magazzino) con una<br />

informazione, si consente a chi produce di regolare la sua produzione<br />

col metodo cosiddetto “just in time” 183 . In questo modo si produce “al<br />

momento giusto”; cioè quello che serve al momento in cui serve. Gli<br />

strumenti di informazione che le comunicazioni offrono, servono, in<br />

misura fondamentale, a rendere «possibile la società di domani più so-<br />

stenibile» 184 . In questo senso le tecnologie dell’informazione sono tec-<br />

nologie ecologicamente positive.<br />

183 Just in time = al momento giusto<br />

184 U. COLOMBO, «Progresso tecnologico e sviluppo eco-sostenibile», cit.<br />

100


Omnipolis<br />

(prospettiva politica)<br />

Tra globalizzazione economica, profezie democratiche, conqui-<br />

ste e rivolte, le tecnologie comunicative globali sono fra le varie tec-<br />

nologie, quelle che hanno influito maggiormente nel cambiamento<br />

delle visuali politiche.<br />

Glocalizzazione<br />

A partire dal XVIII secolo si apre lo spazio pubblico delle<br />

grandi città dell’Occidente. Adesso le automobili, i mezzi di comuni-<br />

cazione trasformano gli spazi pubblici in spazi di comunicazione tra<br />

un luogo privato e un altro luogo privato. Il luogo privato viene<br />

quindi proiettato in una dimensione esterna, pubblica e, con le tecno-<br />

logie comunicative, globale. Siamo arrivati alla eliminazione dello<br />

spazio pubblico materiale e alla sua sostituzione con spazi privati te-<br />

lematici e telefonici 185 . L’urbanesimo era effettivamente una messa in<br />

opera della localizzazione delle popolazioni nelle grandi città e nei<br />

luoghi di produzione. Questo movimento si risolveva in una urbaniz-<br />

zazione dello spazio reale della geografia. È un elemento fondamen-<br />

185 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», cit.<br />

101


tale nella formazione dell’Europa. Ciò che avviene adesso, con le tele-<br />

comunicazioni, è l’urbanizzazione del tempo reale cioè la costituzione<br />

di una città virtuale - una specie di iper-centro - che non sarebbe più<br />

una cosmopoli come Roma o Londra, dove c’era la capitale di uno<br />

stato, quindi di uno spazio reale, come l’Impero romano e l’Impero<br />

britannico, ma l’iper-centro del mondo. In qualsiasi spazio privato ci si<br />

trovi materialmente, ci si trova contemporaneamente nello spazio<br />

virtuale pubblico. In un certo senso non si deve più parlare di<br />

“cosmopolis”, ma di “omnipolis”, la “città delle città”. Le telecomunica-<br />

zioni favoriscono una prossimità temporale, «che forma - lo si voglia o<br />

no - il centro assoluto del mondo» 186 . Quindi questa specie di città<br />

virtuale delle telecomunicazioni è il vero centro. Ma non è più un cen-<br />

tro geometrico e tutte le città reali non sono che la periferia di questo<br />

iper-centro delle telecomunicazioni. Una specie di città delle città che<br />

non è situata in nessun luogo, ma che sta da per tutto ed è il luogo del<br />

potere. Il passaggio è avvenuto dalla poleis greca, in cui il potere era<br />

geometricamente e temporalmente delimitato e localizzato dalle mura<br />

cittadine, alle prime grandi capitali degli Imperi, nelle quali il potere<br />

veniva forzatamente centralizzato lasciando le periferie lontane sia<br />

geometricamente che temporalmente. L’urbanizzazione ha favorito<br />

l’accentramento del potere, mentre le nuove tecnologie hanno nuova-<br />

mente restituito potere al locale. La contrapposizione tra cosmopolis e<br />

186 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», cit.<br />

102


omnipolis è parallela a quella tra globale e locale. Le tecnologie comu-<br />

nicative globali hanno inizialmente teso a globalizzare il mondo occi-<br />

dentale, ma allo stesso tempo la loro iper-diffusione ha permesso di<br />

«ridare voce al locale» 187 , in maniera paritaria. Insomma il locale ha fi-<br />

nalmente e per la prima volta nella storia, con le tecnologie comunica-<br />

tive globali di tipo digitale, potuto affermare la propria esistenza at-<br />

traverso un media. La cultura locale, attraverso le possibilità legate ai<br />

nuovi media, aggiunge alla variabile dello spazio, come aspetto di<br />

coesione e di costruzione di identità, un’altra variabile, che è quella<br />

dell’accessibilità, che non necessariamente è definibile, grazie ai nuovi<br />

media, solamente in termini di vicinanza spaziale, ma anche e so-<br />

prattutto in termini di condivisione di interessi 188 . Questo è avvenuto<br />

sebbene non attraverso un media push, che dall’alto verso il basso im-<br />

mette informazione, ma attraverso la rete di Internet, il media pull per<br />

eccellenza, nel quale chiunque voglia può scegliere le proprie infor-<br />

mazioni poste tutte (apparentemente) su un piano orizzontale e perciò<br />

identiche nel loro valore intrinseco.<br />

Il pull permette un’aggregazione di forze sul medesimo inte-<br />

resse, mentre il push tendeva a standardizzare 189 . La globalizzazione<br />

187 B. BANDINU, Lettera a un giovane sardo, ed. Della Torre, febbraio 1997 Cagliari.<br />

188 M. WOLF, «Le nuove tecnologie dell'informazione a servizio della politica» 12-01-96,<br />

Roma, MediaMente<br />

189 Fornendo informazione in maniera unidirezionale e non permettendo il<br />

confronto della base ricettiva dell’informazione, si otteneva l’effetto di appiattimento<br />

di uguaglianza forzata.<br />

103


culturale, che l’affermarsi dei nuovi media comporta, non andrà a de-<br />

trimento delle identità culturali, sociali e politiche nazionali e locali,<br />

ma «determinerà il nascere di nuove identità che alle prime si affian-<br />

cheranno, senza annullarle» 190 . Il fenomeno della “globalizzazione”<br />

implica, nel campo delle comunicazioni, che ci sia una rete sempre più<br />

fitta, sempre più articolata di rapporti tra individui e gruppi, favoriti,<br />

ormai da oltre un secolo e mezzo, dagli strumenti tecnici. Si è iniziato<br />

col telegrafo, si è proseguiti con il telefono, poi con la radio bilocale 191 ;<br />

poi, nel 1922, con la radio circolare, quella che sentiamo oggi. Nel ‘29<br />

sono iniziati i primi esperimenti con la televisione, poi con il magneto-<br />

fono nel ‘38 e poi, nel 1984, siamo giunti ad Internet ad uso civile ed<br />

oggi assistiamo alla diffusione della televisione digitale, satellitare e a<br />

tutti i sistemi multimediali: CD ROM 192 e così via. Quindi, la<br />

“globalizzazione”, da questo punto di vista, oltre che dal punto di vi-<br />

sta economico –perché il termine nasce nell’ambito dell’economia di<br />

un mercato mondiale - implica che vi sia tutto questo sistema di rela-<br />

zioni. Ciò, per certi aspetti, è un vantaggio, perché permette un flusso<br />

di informazioni in tempo (quasi) reale; tuttavia di fronte alla retorica<br />

che si fa della “globalizzazione” nel campo delle comunicazioni, corri-<br />

sponde una concentrazione di carattere economico, che si sviluppa, in<br />

190 M. WOLF, cit.<br />

191 Quella di Marconi, che all’inizio era soltanto da stazione emittente a stazione<br />

ricevente<br />

192 CD-ROM = (Compact Disk –Read Only Memory) cioè unità memoria di sola<br />

lettura con formato CD<br />

104


prospettiva, in tutto il mondo tra catene cinematografiche e televisive<br />

e discografiche; tra giornali, riviste e università, per creare quelle che<br />

vengono chiamate le “mega corporations”, le quali agiranno non sol-<br />

tanto nel campo dell’informazione, ma anche in quello<br />

dell’educazione e della formazione, fino ad arrivare a un sistema di<br />

educazione permanente e a plasmare il senso comune. Il timore è che<br />

questi processi vengano controllati dall’alto in maniera oligarchica e<br />

che tale controllo possa portare, non ad un pensiero unico nel senso<br />

che tutto il mondo possa essere indotto a pensare e a sentire allo stesso<br />

modo, ma certamente ad una riduzione degli spazi di libertà. Nel rap-<br />

porto fra i processi centrifughi e centripeti, globalizzazione e invece lo-<br />

calizzazione, è sorto un neologismo: “glocalizzazione” 193 . Si tratta di<br />

non contrapporre il locale a globale: di non pensare, da un lato, che il<br />

mondo sia unificato e che, di conseguenza, noi tutti siamo inseriti in<br />

un circolo virtuoso attraverso il quale tutta questa ricchezza di infor-<br />

mazioni si dirige verso il meglio. I cosiddetti “localismi” o, per certi<br />

aspetti, quelli che noi chiamiamo “integralismi” possono essere consi-<br />

derati un contraccolpo dei processi di “globalizzazione”. Si pensi so-<br />

prattutto, ad esempio, ai paesi arabi, che una volta seguivano la mo-<br />

dernizzazione occidentale, come la Siria o l’Algeria. La loro chiusura<br />

in se stessi deriva, in fondo, da una percezione di amore quasi tradito,<br />

poiché non si sentono inseriti a pieno titolo e con pari dignità nei pro-<br />

193 R. BODEI, «La comunicazione nel V secolo dell’era globale», cit.<br />

105


getti che contano. In quest’ambito della “globalizzazione” bisogna ve-<br />

dere, dunque, anche gli aspetti di frammentazione locale. Poi c’è la<br />

“localizzazione” come fenomeno economico. Un esempio è la IBM 194<br />

americana, che licenzia quasi metà del suo personale, perché si fa fare<br />

il “software”, cioè i programmi informatici, dagli Indiani perché co-<br />

stano otto volte meno e si fa fare lo “hardware”, cioè le macchine, a<br />

Formosa, oppure a Singapore, perché costano sempre molto meno.<br />

Inoltre c’è un problema di carattere più generale in questa questione<br />

della “localizzazione”: gli investimenti ormai vanno non solo dove c’è<br />

forza-lavoro a basso prezzo, ma anche dove c’è sicurezza politica;<br />

quindi spesso in stati con governi dittatoriali, come gli investimenti<br />

della Fiat in Serbia o Turchia. Quello della glocalizzazione è quindi un<br />

movimento bidirezionale, o meglio un incontro del locale con il glo-<br />

bale, che seppure con molti aspetti positivi, è la fonte di una evolu-<br />

zione dal locale al globale e viceversa abbastanza movimentata. Perché<br />

si stabilizzi ci vorranno «molto tempo e molti morti» 195 .<br />

194 IBM (Information Business Machines) è stata la prima società informatica del<br />

mondo.<br />

195 F. COLOMBO, «L’evoluzione del mondo dei media» 03-07-97 Napoli, Convegno<br />

Telecom, MediaMente<br />

106


Modernizzare la democrazia?<br />

Una delle profezie meno fondate, fino ad ora, è stata quella nota<br />

come «democrazia tecnologica» 196 . Richard Buckminster Fuller 197 teo-<br />

rizzò per primo negli anni ‘40 una democrazia diretta tramite il tele-<br />

fono, poi divenuta con i suoi seguaci la democrazia elettronica (electro-<br />

nic democracy) tramite il computer: anche detta tecnocrazia. Si è dato in-<br />

fatti per scontato che il progresso tecnologico e Internet, portassero ad<br />

una diffusione dell’uguaglianza e quindi alla possibilità di intervento<br />

di tutti su tutto. In realtà questa possibilità, in qualche modo, esiste;<br />

ma è vero che esiste anche la tendenza opposta: al controllo di tutto e<br />

anche alla sorveglianza. Con l’esplosione delle nuove tecnologie la<br />

democrazia si fa sempre più “virtuale”, «la politica si dematerializza:<br />

saltano i mediatori tradizionali» 198 . La fondamentale importanza di<br />

mediazione dell’uomo politico può essere annullata in vista di false<br />

democrazie. Questo processo comporta notevoli rischi come quello<br />

dell’esaltazione delle emozioni in funzione “plebiscitario-referenda-<br />

ria”. È pur vero che la tecnologia porta anche, tra i vantaggi, la possi-<br />

bilità di accedere direttamente a una serie di informazioni e di elabo-<br />

196 G. CESAREO, «Lo strabismo telematico», cit.<br />

197 Richard BUCKMINSTER FULLER (Milton Massachusetts 1913-1993) divenne<br />

grande per l’invenzione della «cupola geodesica» (una sfera composta da tetraedi,<br />

forma architettonica versatile, mobile economica e resistente) e i concetti di<br />

«sinergia» (l’unione rappresenta più della somma delle parti) e di «effimerizzazione»<br />

(la tendenza ad ottenere rendimenti crescenti con sempre minori investimenti di<br />

energia).<br />

198 S. RODOTÀ, «Sviluppo telematico e democrazia», 13-01-96 Roma, MediaMente<br />

107


arle, sempre che si possa avere una pluralità di fonti. Ma quando si<br />

parla dell’apporto che la nuova tecnologia dell’informazione consente<br />

alla politica, spesso si pensa solo alla possibilità di dire la propria in<br />

modo vincolante, dimenticando invece tutti gli aspetti di equilibrio di<br />

sistema, senza i quali la democrazia è pura finzione.<br />

Modernizzare la democrazia deve significare dare un «nuovo<br />

ruolo ai governi nella società informatica» 199 .La struttura dei governi<br />

contemporanei dovrebbe adeguarsi ai nuovi modelli comunicativi<br />

proposti dalle nuove tecnologie : nell’epoca dell’informatica i governi<br />

dovrebbero avere una struttura di rete, essere capaci di fornire servizi<br />

e informazioni in un universo di comunicazione orizzontale.<br />

Le reti civiche per esempio sono un grande esempio di moder-<br />

nizzazione della democrazia, perché mirano a mettere al centro il<br />

«cittadino come individuo» 200 . Le reti civiche dovrebbero servire a<br />

quello che più in generale dovrebbe essere la «rete unitaria» 201 , cioè un<br />

collegamento complessivo tra le reti civiche.<br />

Il progetto della “rete unitaria” nasce dall’idea che il patrimonio<br />

informativo a disposizione dell’amministrazione debba essere messo a<br />

disposizione delle altre amministrazioni e possibilmente anche del<br />

199 D. McKENNA, «Il ruolo dei governi nella società informatica», 10-09-97, Nizza,<br />

MediaMente<br />

200P. FLORES D’ARCAIS, «Politica, politici e cittadini nell’era digitale», 04-07-97<br />

Napoli, MediaMente<br />

201 G. M. REY, «Informatica e pubblica amministrazione», 21-10-1996 Milano, SMAU,<br />

MediaMente<br />

108


paese. Per fare questo occorre modificare tutte le procedure ed i pro-<br />

grammi di elaborazione; ma per modificare le procedure ed i pro-<br />

grammi bisogna modificare l’organizzazione ed i procedimenti. In<br />

questa direzione la rete unitaria non è soltanto un’occasione per far<br />

dialogare una struttura informatica, bensì per riorganizzare la pub-<br />

blica amministrazione in modo tale da renderla cooperativa, federata.<br />

Federata significa, in senso tecnico, che tutti quanti possono condivi-<br />

dere le informazioni; un’amministrazione federata non è necessaria-<br />

mente centrale, ma è decentrata, nel senso che non necessariamente si<br />

interessa alle sue specifiche competenze, ma può dialogare con tutti.<br />

L’idea di fondo consiste nel dare la possibilità al cittadino di andare da<br />

un’amministrazione ed avere informazioni su cosa sta succedendo in<br />

altre amministrazioni; al fine di rendere più flessibili i servizi. Invece<br />

di andare al Comune per i problemi del Comune, alla Prefettura per i<br />

problemi che sono a capo della Prefettura, alla Motorizzazione civile<br />

per quei problemi che fanno capo alla Motorizzazione civile, con una<br />

rete si può andare in una centrale di accesso, in seguito in un ufficio di<br />

accesso e poi, da questo, andare a chiedere l’informazione e a dialo-<br />

gare con tutta la amministrazione del luogo stando seduti al tavolino;<br />

ovviamente l’ideale sarebbe coprire tutto il territorio nazionale e non<br />

solo le città più grandi, facendo così diventare più periferici i piccoli<br />

paesi. Si tratta di una rete molto complessa che tecnologicamente<br />

ormai è stata identificata: si tratta ora soltanto di realizzarla.<br />

109


La prima e la più funzionale rete civica d’Italia è stata quella di<br />

Bologna 202 con le Arcades 203 ,<br />

poi seguita da Modena con Mo Net 204 , da Torino 205 e tante altre.<br />

La informatizzazione delle amministrazioni, quando è stata accompa-<br />

gnata da una “reingegnerizzazione dei processi” 206 ha permesso un<br />

notevole smaltimento del peso burocratico aumentando notevolmente<br />

il contatto tra cittadino e comune. Attualmente in Italia i buoni lavori<br />

di informatizzazione sono stati fatti solo dai comuni delle grandi città<br />

e ciò non ha fatto altro che aumentare la distanza con i piccoli paesi o<br />

le città di periferia. La rete civica anzi sarebbe dovuta servire princi-<br />

palmente a questi ultimi soggetti, per fornire loro nuove prospettive<br />

occupazionali e culturali.<br />

Le reti civiche possono essere così importanti che McKenna ar-<br />

riva a proporre l’idea amministrativa di “Smart Community” 207 . «In un<br />

sistema di governo di tipo industriale, la maggior parte delle regola-<br />

mentazioni e delle politiche vengono definite a livello nazionale o<br />

202 G. BLASI, G. COSENZA, «Le Arcades multimediali a Bologna», 09-21-95 Milano -<br />

SMAU, MediaMente<br />

203 Le Arcades sono dei luoghi di incontro multimediali pubblici sponsorizzati dal<br />

Comune di Bologna, per chi volesse scoprire la reti civica o Internet.<br />

204 Terzo nodo italiano dopo Bologna e Italia On Line, conosciuto come Mo Net<br />

(Modena Network)<br />

205 G. FERRERO, «Un esempio di città cablata», Milano, 19-10-96, MediaMente<br />

206 Process re-engineering, significa riorganizzare il processo, cioè le operazioni<br />

fondamentali della burocrazia, organizzandole in maniera logica e funzionale,<br />

altrimenti la sola informatizzazione può arrivare ad essere lei stessa causa di<br />

problemi.<br />

207 Comunità (Community) intesa brillante (Smart) per il suo attivismo nella vita<br />

pubblica.<br />

110


centrale e questo non garantisce un buon funzionamento; la società si<br />

muove troppo velocemente. Nei paesi che hanno i sistemi di governo<br />

più riusciti, la gran parte dei servizi statali vengono forniti a livello di<br />

comunità o a livello locale. Il lavoro più gravoso dei sistemi governa-<br />

tivi viene assolto dalle comunità. In questo modo, una comunità<br />

“Smart” è il luogo dove la tecnologia arriva ad aiutare i cittadini<br />

nell’ambito dell’educazione, delle cure sanitarie, della sicurezza pub-<br />

blica, in modo che il grosso del lavoro venga svolto dalla comunità,<br />

nel quadro di una politica o di un supporto nazionale: lasciare i detta-<br />

gli dei servizi o dei programmi ai governi locali, mentre si lascia sem-<br />

plicemente un’impostazione di politica nazionale a livello federale o<br />

nazionale» 208 .<br />

Comunità virtuali<br />

La comunicazione in rete ha reso possibile che si venissero a<br />

creare una serie di comunità virtuali intorno ad «interessi comuni» 209 .<br />

Per definire le comunità virtuali si può usare una metafora che viene<br />

dalla letteratura in particolare da Bruce Sterling 210 , uno dei massimi<br />

letterati ‘cyberpunk’, per il quale le comunità virtuali sono isole nella<br />

rete, luoghi tridimensionali che si aprono all’interno della rete telema-<br />

208 D. McKENNA, cit.<br />

209 U. ECO, Kant e l’ornitorinco (© 1980), ed. Bompiani 1996 Milano, p. X<br />

210 B. STERLING, «Letteratura Cyberpunk» 03-12-94 Roma, MediaMente<br />

111


tica e, dove, effettivamente come in una piazza, come in un’Agora<br />

dell’antica Grecia, la gente si incontra, si trova e stabilisce delle rela-<br />

zioni 211 . Ci sono aspetti positivi delle comunità: per esempio possono<br />

essere fruite da punti molto lontani anche spazialmente. Esistono co-<br />

munità dedicate a particolari aspetti della cultura, come il grosso sito<br />

americano alla Brown University che si occupa del Decameron con stu-<br />

diosi che provengono da qualunque parte del mondo. Le comunità di<br />

ricerca sono un aspetto di questi luoghi nella rete; altri aspetti sono le<br />

comunità di azione politica. Questa realtà ha anche un suo lato nega-<br />

tivo, poiché la rete viene utilizzata dalle organizzazioni criminali.<br />

La caratteristica principale delle comunità virtuali è quella di<br />

essere dei potenziometri. Se la comunità che si viene a creare in rete ha<br />

scopi culturali, pacifisti, ecologisti, i risultati possono essere grandi,<br />

perché permettono a gruppi di persone di scambiare idee e di orga-<br />

nizzarsi per il raggiungimento di obiettivi positivi: come quello di una<br />

ricerca o di una manifestazione pacifista. Ma la possibilità organizza-<br />

tiva viene fornita anche a gruppi socialmente pericolosi: come a neo-<br />

nazisti, mafiosi, pedofili, trafficanti di armi, ecc. Le cyberpolizie stanno<br />

nascendo nelle nazioni democratiche per combattere i traffici illeciti<br />

all’interno delle reti. La rete quindi permette ad uomini, con interessi<br />

simili, di incontrarsi molto più facilmente. La rete è quindi un poten-<br />

ziometro, o un catalizzatore d’interesse mentre gli interessi, positivi o<br />

211 P. FERRI, «La comunità virtuale», 26-11-97 Milano, MediaMente<br />

112


negativi per la società, sono solamente umani. Dal punto di vista so-<br />

ciale, la comunità virtuale può facilmente ingenerare alienazione nelle<br />

persone fragili perché concede loro di avere contatti solamente vir-<br />

tuali. Le persone particolarmente deboli sono anche attratte da quelle<br />

comunità che svendono verità divine e che trovano adepti da porre al<br />

loro servizio. Eccessive sono diventate le “cyber sette” che nella rete<br />

trovano campi incolti, ma sono diventati anche molto più pericolosi gli<br />

integralismi: integralismo cristiano, integralismo musulmano, integra-<br />

lismo ebreo. È un grande problema. La guerra santa è all’ordine del<br />

giorno in molti paesi del mondo, Algeri, Serbia e perfino a Parigi con<br />

la “Jihad” 212 . L’integralismo mistico del monoteismo, che è un fatto<br />

pericolosissimo per la pace civile, si accompagna a un integralismo<br />

tecnologico, cioè a un culto della tecnica, a un tecno-culto per un<br />

“deus ex machina”. Non è più il dio della trascendenza del monotei-<br />

smo e quindi dell’integralismo religioso, è l’integralismo di un<br />

dio/macchina, capace di risolvere tutti i problemi.<br />

Questo anche per chi presenta le nuove tecnologie in una<br />

dimensione di fede quasi religiosa. «Di fronte alla tecnica ci sono i<br />

taumaturghi e i drammaturghi» 213 . Taumaturghi sono quelli che<br />

212 Jihad = movimento islamico di liberazione.<br />

213 S. WINKLER, «Le strategie Sun», 04-11-97 Cannes, ITxpo97, MediaMente<br />

113


gridano al miracolo perché Bill Gates ha lanciato “Windows 95” 214 o<br />

perché “Apple” 215 ha prodotto un nuovo modello. I drammaturghi<br />

sono quelli che nell’evoluzione tecnologica vedono il male assoluto.<br />

Quello che manca è la giusta distanza critica che bisognerebbe avere di<br />

fronte a qualsiasi oggetto tecnico. Altrimenti si arriva al tecno-culto, al<br />

“cyber-cult”.<br />

Il primo e più grande teorizzatore delle comunità virtuali è<br />

stato Howard Rheingold 216 . Egli ha il grandissimo merito di essere<br />

stato il primo ad aver riflettuto sulla natura delle comunità virtuali, ri-<br />

flessioni che si sono concretizzate in un suo famoso libro intitolato<br />

Comunità Virtuali 217 che risale agli inizi degli anni Novanta. Inoltre<br />

Rheingold è il primo teorico che ha studiato una particolare comunità<br />

virtuale, ‘Well’, una delle prime nate in America e che dal 1985, anno<br />

in cui è stata fondata, si è sviluppata enormemente e conta oggi oltre<br />

ottantamila aderenti. È stato anche il primo che ha formulato l’idea<br />

che le comunità virtuali potessero rivoluzionare radicalmente le nostre<br />

relazioni e l’ordinamento sociale tradizionale e con questo è stato uno<br />

214 Sistema operativo presentato dalla Microsoft nell’ottobre del 1995, per<br />

l’occasione furono grandi le aspettative, l’evento fu considerato come una<br />

rivoluzione digitale, anche se in realtà è stata solamente una fortunata operazione di<br />

marketing.<br />

215 La Apple per prima inventa un sistema operativo di tipo grafico, in seguito<br />

copiato dalla Microsoft, ma a differenza della Microsoft, la Apple vende i propri<br />

programmi sulle proprie macchine limitandone così la compatibilità.<br />

216 Nato in Arizona, Rheingold (http://www.rheingold.com ) ha studiato<br />

psicologia della conoscenza al Reed College e alla State University of New York.<br />

217 H. RHEINGOLD, The virtual community, 1993, A William Patrick Book,<br />

Addison-Wesley<br />

114


dei tanti mistificatori della rete. L’impegno politico nella rete potrebbe<br />

aumentare molto nel prossimo futuro, tutto dipenderà dal grado di<br />

info-alfabetizzazione o dalla semplificazione nell’utilizzo delle mac-<br />

chine. In ogni caso sarà opportuno mantenere dei filtri politici tra<br />

scelte di governo e emozioni popolari, altrimenti il rischio populistico<br />

e plebiscitario diventerà altissimo.<br />

La comunicazione globale ha creato grandi lobby internazionali<br />

di illegalità. La possibilità della comunicazione crittata 218 ha permesso<br />

a movimenti di delinquenza organizzata, una struttura comunicativa<br />

difficilmente intercettabile. L’entrata della mafia nella comunicazione<br />

globale, anche con l’acquisto di grandi nodi 219 , ha movimentato il set-<br />

tore finanziario ed informatico internazionale. Le cyberpolizie sono ri-<br />

uscite ad intercettare solo minima parte 220 dei movimenti illeciti della<br />

mafia, in tutti i suoi settori: traffico d’armi, di droga, della prostitu-<br />

zione, della vendita di organi e della pedofilia. Il dato che diventa<br />

drammatico all’interno della rete è che gli stessi traffici, in misura<br />

quantitativamente minore, possono essere organizzati da insospetta-<br />

bili cittadini che non hanno ‘reali’ legami con la delinquenza, ma solo<br />

legami ‘virtuali’. Ugualmente facile diventa per i gruppi estremisti<br />

trovare spazi liberi per l’organizzazione. L’ultimo agguato delle BR al<br />

218 Crittare significa codificare dei dati tramite un algoritmo che impedisce<br />

intrusioni illecite.<br />

219 Punto di ingresso nella rete<br />

220 meno dell’1%, dato ottenuto da Ufficio della Polizia Cibertecnologica di<br />

Milano<br />

115


Prof. D’Antona è una dimostrazione lampante di come i servizi tele-<br />

matici possano servire a mantenere i contatti anche con carcerati e a<br />

organizzare o riorganizzare una struttura estremistica. La stessa faci-<br />

lità hanno gruppi terroristici di destra, soprattutto i gruppi xenofobi o<br />

razzisti come dimostrano i numerosi siti contro le razze non ariane.<br />

Questi gruppi sono stati combattuti ed emarginati dalla società civile,<br />

quando ancora i loro incontri erano pubblici ed in un certo senso<br />

‘reali’, ‘tangibili’. Ma quando hanno iniziato la frequentazione della<br />

rete affrontarli è diventato impossibile. Nelle loro comunità virtuali,<br />

sono ammessi solo gli iscritti e non c’è nessuna contestazione che gli si<br />

possa fare in maniera da scuotere l’opinione pubblica. I flames, gli<br />

scontri della rete, restano silenziosi o addirittura inesistenti per il<br />

grande pubblico. In rete l’unico modo di combattere i razzismi è attra-<br />

verso la rete. Ma forse non è abbastanza.<br />

Le nuove colonizzazioni<br />

È stato il vicepresidente statunitense Al Gore il primo a parlare<br />

di «information superhighway» 221 . Si parla molto di “autostrade elettro-<br />

niche”, anche se il termine giusto dovrebbe essere quello di «super-<br />

mercati elettronici» 222 : nella rete infatti si fanno tele-acquisti di infor-<br />

221 All’interno del programma politico presentato nel 1994 all’assemblea degli<br />

Stati Uniti d’America assieme al documento della Casa Bianca noto come NII<br />

(National Information Infrastructure)<br />

222 S. WINKLER, cit.<br />

116


mazione, tele-acquisti di convivialità, tele-acquisti di immagini. Si<br />

tratta dunque complessivamente di tele-acquisti. È però interessante<br />

che si parli di “autostrade”, perché le autostrade hanno una storia che<br />

italiani e tedeschi conoscono bene.<br />

Le “autostrade” e le “Reichautobahne “ sono le vie strategiche fatte<br />

specialmente dal nazismo nella prospettiva della conquista: sono<br />

strade per la conquista. Nella Seconda Guerra Mondiale la conquista è<br />

cominciata in direzione dell’Est, là dove arrivava l’autostrada, la<br />

“Reichautobahn”, verso la Polonia, verso Danzica, nel famoso ‘corri-<br />

doio’ di Danzica. Dunque, «per continuare l’autostrada che andava<br />

verso la Polonia, si dichiarò la guerra» 223 . Non si può dimenticare che<br />

la “autostrada fascista” e la “Reichautobahn nazista” sono state le im-<br />

magini della “conquista”, della grande conquista territoriale del<br />

“Lebensraum”, una specie di colonizzazione nel cuore dell’Europa.<br />

L’immagine mi sembra interessante sotto questo aspetto. Le auto-<br />

strade dell’informazione sono, in un certo senso, delle<br />

“Reichautobahn”, cioè vie di colonizzazione culturale. La cultura co-<br />

lonizzatrice è quella dei bianchi anglofoni. La diffusione dell’inglese,<br />

da quando la rete è entrata a far parte in maniera incisiva nelle comu-<br />

nicazioni globali, ha assunto uno sviluppo esponenziale soprattutto a<br />

discapito del mondo ispanico 224 . Il “gap” fra Nord e Sud va sempre<br />

1996<br />

223 P. VIRILIO, «La velocità assoluta», cit.<br />

224 L. VALERI, «Lo scudo invisibile: Internet contro gli ispanici» da L’America e noi,<br />

117


più accentuandosi e la differenza oltre che geografica è soprattutto in-<br />

formazionale. Gli info-ricchi aumentano giornalmente la distanza da-<br />

gli info-poveri 225 .<br />

La colonizzazione informatica è naturalmente una colonizzazione<br />

culturale. E se si fa un’analogia tra il «dentro e il fuori» 226 , si deve dire<br />

che mentre le colonizzazioni «fuori» fondate sulla forza e sulla po-<br />

tenza sono sempre fallite, le colonizzazioni culturali, «dentro», hanno<br />

sempre lasciato delle tracce. L’India, paese libero e democratico da ol-<br />

tre cinquant’anni, è tuttora un paese con profondissime tracce di cul-<br />

tura inglese; le Filippine, dopo un secolo di sganciamento dagli Stati<br />

Uniti, portano ancora tracce così forti del passaggio americano che esi-<br />

ste tuttora un movimento che vuole trasformare le Filippine nel 51°<br />

Stato americano. Questo ci ricorda che ciò che entra nella nostra vita<br />

interiore è molto più forte di ciò che occupa il territorio attraverso il<br />

potere. E il cyber-spazio è un’avventura interiore. Quanto alla ribel-<br />

lione, esistono due risposte. La prima è nella forma di partecipazione e<br />

di presenza, che deliberatamente impone delle alternative culturali e<br />

nazionali all’interno dell’internazionalità di cyber-spazio. La seconda è<br />

la finta ribellione di coloro che già adesso vivono se stessi come ribelli<br />

in quanto protagonisti della rete, protagonisti del cyber-spazio, che<br />

invece ribelli non sono affatto, perché sono invece già dei sudditi. «La<br />

225 S. GARASSINI, «L’effetto della realtà virtuale e di Internet sulla società moderna»,<br />

21-09-95, Milano, MediaMente<br />

226 F. COLOMBO, Confucio nel computer, cit., p. 26<br />

118


ete diventa persuasione interiore anche quando è vissuta con ribel-<br />

lione» 227 .<br />

Mondo Hackers<br />

Il rivoluzionari «dentro», sono gli “hackers”, che comunemente<br />

vengono definiti “pirati della rete” o “pirati informatici” anche se in<br />

realtà questo termine è utilizzato in maniera generale per identificare<br />

tutti coloro che si avvalgono delle proprie conoscenze informatiche e<br />

di tecnologia delle telecomunicazioni per scoprire ed infrangere le re-<br />

gole attraverso cui queste tecnologie sono gestite.<br />

Se i danni che un hacker può provocare ad un ente privato od<br />

allo stato sono potenzialmente enormi, ciò non significa che la pratica<br />

dell’hacking sia necessariamente usata per scopi illeciti o immorali. In<br />

effetti l’hacking, che oggi è poco più di una moda, ha rappresentato<br />

ancora prima dell’avvento della rete, un modo di appropriarsi in ma-<br />

niera artigianale delle tecnologie telematiche per sondarne le applica-<br />

zioni ancora inesplorate e sconosciute.<br />

I primi hackers smontavano i propri computer, i telefoni e si<br />

procuravano mappe dei tracciati telefonici per capire come e in che<br />

modo si potevano sfruttare le risorse della rete senza pagare una bol-<br />

227 W. GIBSON, Neuromante, cit., p. 30<br />

119


letta troppo salata. In gergo gli hackers vengono chiamati cowboy,<br />

prendendo ispirazione dal cowboy Case 228 .<br />

Ora sono molti i manuali 229 in rete che raccontano i trucchi degli<br />

hackers statunitensi e che vengono messi a disposizione di tutti se-<br />

condo l’idea, tipica degli hackers, di condividere le conoscenze utili a<br />

«sconvolgere l’ordine prestabilito della rete» 230 .<br />

Un altro aspetto importante dell’hacking è la rivendicazione<br />

della libertà di sfruttare tutti gli spazi, quelli pubblici e quelli privati a<br />

cui si può avere accesso attraverso la rete. In effetti, molti dei crimini<br />

per cui gli hackers vengono incriminati e processati non trovano an-<br />

cora una appropriata definizione giuridica.<br />

Il sito 2600 231 , la storica rivista on-line degli hackers di oltreoce-<br />

ano, mostra anche la faccia illegale e meno pulita dell’hacking. Qui si<br />

trovano a disposizione, per chi li vuole scaricare, ogni tipo di stru-<br />

menti per intercettare i codici delle carte di credito di chi fa un acqui-<br />

sto in rete o per simulare la registrazione di software che non è stato<br />

comprato. L’hacking, da un lato mette in luce l’arbitrarietà di alcune<br />

regole sociali e politiche che governano la rete e dall’altro, tuttavia,<br />

228 W. GIBSON, Neuromante, cit.<br />

229 Sito: «Cult of the dead cow» (Culto del cowboy morto); con cowboy si identifica<br />

colui che fa hacking.<br />

230 T. RUSSO, «Hackers: Il manuale dell’Hacker», Navigazione del 09-03-98,<br />

MediaMente<br />

231 Sito: «2600 - The Hacker Quarterly». (2600 – Il quartiere dell’hacker)<br />

120


genera fenomeni di micro e macrocriminalità che mostrano proprio<br />

l’esigenza di queste regole.<br />

Alcuni hackers hanno avuto fama mondiale come Kevin Mit-<br />

nick 232 , divenuto famoso grazie al libro cyberpunk Outlaws and hackers<br />

on the computer frontier, di Katie Hafner e John Markoff 233 , che ne rac-<br />

contava le gesta e arrestato dall’FBI, grazie all’aiuto di un cacciatore di<br />

taglie telematico, come Tsutomu Shimomura, che ha narrato<br />

dell’“inseguimento” cibernetico nel proprio libro: Takedown 234 . Mentre<br />

Robert T. Morris 235 è stato il simbolo delle potenzialità distruttive degli<br />

hackers: è il padre dei crackers 236 . Negli anni ‘80 Morris, figlio di un di-<br />

rigente della NSCAA (National Security Computer American Agency),<br />

l’agenzia di informatica che ha progettato uno dei primi browser, Mo-<br />

saic, comincia ad interessarsi di informatica ed a muovere i primi passi<br />

da hacker. Nel 1988 , Morris, mette alla prova un programma autori-<br />

generantesi, un ‘worm’ 237 come si dice in gergo, di cui stava cercando<br />

di scoprire le potenzialità. Nel giro di qualche giorno il ‘worm’ si dif-<br />

fonde in tutta la rete e mette seriamente in difficoltà in tutto il mondo<br />

232 T. RUSSO, «Hackers: Kevin Mitnick», Navigazione del 10-03-98, MediaMente<br />

233 K. HAFNER & J. MARKOFF, Outlaws and hackers on the computer frontier (lett.<br />

Illegalità e Hackers nella frontiera informatica), California Press 1992 L.A.<br />

234 T. SHIMOMURA, Takedown (lett. Umiliazione) Forgot-Press 1990 L.A.<br />

235 T. RUSSO, «Hackers: Robert T. Morris», Navigazione del 11-03-98, MediaMente<br />

236 I crackers sono quegli hackers che tendono a mandare in crackdown (collasso)<br />

il sistema informatico.<br />

237 Il Worm (verme) è spesso chiamato bug (insetto), ed identifica quei virus che si<br />

autoproducono<br />

121


la possibilità di trasferire dati. Il ‘crackdown’ 238 delle comunicazioni te-<br />

lematiche mondiali sembra vicino e la rete svela la sua fragilità.<br />

A mitizzare la figura di Morris è stato Johnathan Litman con il<br />

primo libro sugli hackers: Watchman 239 . Litman 240 afferma che la figura<br />

dell’hacker sembra da un lato incarnare il prototipo di colui che in-<br />

frange le regole per appropriarsi individualmente di ciò che è pub-<br />

blico. L’etica contemporanea ha creato un nome preciso per queste fi-<br />

gure e li ha chiamati free riders 241 . D’altro lato, gli hacker sembrano na-<br />

scere come risposta a un rischio concreto: la tecnologia può, a volte,<br />

diventare un sapere in mano a pochi, che dettano arbitrariamente le<br />

loro regole.<br />

Ma esistono anche figure come quelle di Richard Stallman 242 ,<br />

hacker e guru cyberpunk, che ha sfidato apertamente, in maniera<br />

quasi donchisciottesca, molte delle limitazioni che la legge impone<br />

all’uso della rete ed alla diffusione del software. Formato nel laborato-<br />

rio di studi sull’intelligenza artificiale del MIT 243 , uno dei più avanzati<br />

del mondo, i cui membri, negli anni ‘80, erano quasi tutti degli hac-<br />

kers, Stallman diventa rapidamente noto negli anni ‘70 per aver pro-<br />

gettato un editor di testi, EMACS, che ha una caratteristica sorpren-<br />

238 Crackdown = crollo, collasso.<br />

239 J. LITMAN, Watchman (lett. Sorvegliante), Sweepings Press, 1989, N. Y.<br />

240 Sito: «Noted & Notorious Hacker Feats» (Celebri e famose prodezze degli<br />

hackers)<br />

241 Free riders = cavalieri liberi.<br />

242 T. RUSSO, «Hackers: Richard Stallman», Navigazione del 12-03-98, MediaMente<br />

243 MIT = Massachusetts Institute of Technology di Boston<br />

122


dente: è infinitamente personalizzabile da parte dell’utente. Stallman<br />

lo distribuisce gratis, a patto che chi ne faccia uso prometta di rendere<br />

pubbliche tutte le sue modifiche. Egli comincia, già in quegli anni a<br />

maturare un’idea che resterà centrale in tutti i suoi progetti, fino ad<br />

oggi: rendere di pubblico dominio ogni tipo di software. La sua con-<br />

vinzione è che «la distanza tra chi usa il software e chi lo progetta va<br />

ridotta, rendendo possibile a tutti di smontare, capire dall’interno, re-<br />

inventare il software che si usa» 244 . Per questo motivo il software pro-<br />

gettato da Stallman viene diffuso gratuitamente ovunque, tramite la<br />

Free Software Foundation 245 , da lui creata. Il suo più grande progetto è<br />

però GNU 246 , che vuole, emulandoli, soppiantare i più grandi sistemi<br />

operativi come Windows e Unix. Un progetto decisamente utopico,<br />

ma che svela come nel mondo dell’informatica l’estro e la genialità di<br />

pochi individui possono arrivare a sfidare le grandi agenzie mondiali<br />

di software.<br />

John Draper 247 non ha fatto in tempo, a vivere gli anni ‘90 da<br />

Hacker, o almeno così sostiene, perché si era già bruciato la fedina pe-<br />

nale negli anni ‘80. Egli appartiene infatti alla generazione più vene-<br />

randa degli hackers, quella degli anni ‘70. Draper, noto come Captain<br />

244 Sito: «Why Software Should Not Have Owners - GNU Project» (Perché il software<br />

non dovrebbe avere proprietari)<br />

245 Sito: «What is the Free Software Foundation? - GNU Project» (Cos’è la fondazione<br />

per il software gratuito?)<br />

246 Sito: «The GNU Project» (Il progetto GNU)<br />

247 T. RUSSO, «Hackers: John Draper», Navigazione del 13-03-98, MediaMente<br />

123


Crunch, è stato, infatti, in prigione per un paio d’anni dall’85 all’87,<br />

per la sua attività di freaker 248 . La prima invenzione da hacker/freaker<br />

di Draper è legata ad una marca di patatine americane, le Captain<br />

Crunch, da cui deriva appunto il suo pseudonimo. Nelle confezioni di<br />

questa marca di patate fritte, Draper trova in regalo un fischietto e<br />

scopre che la frequenza del suo fischio equivale esattamente a quella<br />

del suono che serve alle linee telefoniche americane per dare il segnale<br />

che la telefonata è stata pagata. Inizia quindi a sfruttare la sua scoperta<br />

per ottenere dei collegamenti gratuiti. Negli anni ‘70 Draper lavora<br />

alla Apple, in collaborazione con Steve Wozniak uno dei suoi fonda-<br />

tori, ma spende il suo tempo ad inventare trucchi per costruire il com-<br />

puter perfetto per l’hacking 249 . Ora vive in semiclandestinità ed è an-<br />

cora ricercato dall’FBI 250 .<br />

Censura<br />

L’opinione che commissioni censuratorie possano rinascere è<br />

ormai frequente, ma togliere la libertà alla rete vorrebbe dire elimi-<br />

narne la sua stessa principale peculiarità. Anche se l’idea che si possa<br />

avere un canale di comunicazione quale la rete nella quale non si<br />

248 I freakers sono gli antenati degli hackers, che usano sistemi telematici e non per<br />

imbrogliare le compagnie telefoniche.<br />

249 Sito: «Cap'n Crunch's Home in Cyberspace», (La casa del Capitain Crunch nel<br />

cyber-spazio)<br />

250 Sito: «Interview With John Draper», (Intervista con John Draper)<br />

124


possa né si debba esercitare nessun controllo, costituisce in verità<br />

un’idea stravagante e non perché non rappresenti un’idea interessante<br />

ma perché non corrisponde ai dati reali del problema che noi viviamo.<br />

Infatti non è vero che non esista controllo sulla rete, ci sono tanti mo-<br />

menti di controllo sulla rete e questo è alquanto evidente nel caso dei<br />

grandi vantaggi che si ottengono oggi tra i diversi gruppi finanziari. Il<br />

controllo non è solamente una questione di mercato, ma è soprattutto<br />

una questione di carattere economico e socioculturale. Limitare la de-<br />

linquenza in rete con controlli mirati è molto importante, ma altret-<br />

tanto importante è togliere dalle mani dei grossi gruppi finanziari la<br />

possibilità di controllo e di censura sui cibernauti 251 .<br />

251 I cibernauti sono coloro che ‘navigano’ nella rete.<br />

125


Valorizzazione delle vanità<br />

(prospettiva economica)<br />

Karl Marx aveva previsto la caduta progressiva del “saggio di<br />

profitto” 252 .«Potrebbe verificarsi adesso che è l’immaterialità e non più<br />

come poco tempo fa’ la materialità, a dominare? Niente affatto» 253 .<br />

Oggi con le tecnologie dell’immateriale e del virtuale, in senso largo,<br />

assistiamo a una tendenza inversa alla predizione di Marx, cioè a un<br />

aumento degli utili, mentre per il filosofo tedesco il destino del capita-<br />

lismo era la caduta tendenziale del saggio del profitto. Oggi con le reti,<br />

con i software , con l’industria del virtuale in senso largo, con la sma-<br />

terializzazione del valore aggiunto, accade esattamente il contrario:<br />

più un software è venduto, più un’immagine è distribuita, più colle-<br />

gamenti ha una rete, più prende valore, con un conseguente aumento<br />

degli utili che va in un senso completamente opposto alle predizioni,<br />

non soltanto di Marx, ma dei classici dell’economia. Dunque è una ri-<br />

voluzione fondamentale dei quadri di pensiero economico a cui ci<br />

aveva abituati il XIX secolo.<br />

252 Secondo il quale il mercato ha un livello di saturazione, dopo il quale non ha<br />

più senso la produzione, e così il mercato raggiunge il collasso, avviando le<br />

premesse al comunismo.<br />

253 P. QUEAU, «Diritti d’autore nell’era digitale», 04-09-95 Parigi, MediaMente<br />

126


Globalizzazione<br />

Il termine globalizzazione è stato fonte di violente discussioni<br />

tra economisti ed esperti delle politiche del lavoro. C’è chi è a favore<br />

dei mercati globali e chi contro. Globalizzazione significa non essere<br />

più chiusi nel locale, ma proiettati nel globale. Globalizzazione dei<br />

mercati significa non essere più delimitati e protetti nel commercio dai<br />

confini geografici nazionali, ma significa concorrere nella produzione<br />

con tutti i paesi del mondo. Gli effetti della globalizzazione si sono<br />

sentiti negli ultimi vent’anni con l’aumento notevole della disoccupa-<br />

zione nei paesi occidentali e principalmente in quelli che avevano fer-<br />

ree leggi per la protezione del lavoratore 254 . Questo è avvenuto perché<br />

le centrali di produzione, con l’aumento della coscienza civile 255 , si<br />

sono spostate verso il Sud del mondo dove i costi produttivi erano e<br />

sono nettamente inferiori. Ma la globalizzazione, al livello high-tech 256 ,<br />

ha permesso, grazie alla grande concorrenza, una crescita qualitativa<br />

notevole. È pero anche uno degli elementi che ha aumentato il gap tra<br />

Nord e Sud del mondo, anche se inizialmente si pensava lo potesse<br />

appianare. L’economia cambia profondamente, perché alla economia<br />

materiale a cui siamo abituati, si affianca un livello di economia vir-<br />

tuale. Si ha per esempio la possibilità di fare transazioni finanziarie<br />

254 Mentre negli USA, dove non esistono leggi limitative, il tasso di<br />

disoccupazione resta tra i più bassi del mondo.<br />

255 Leggi per la protezione dell’ecologia, per la sicurezza sul lavoro, per la<br />

previdenza, ecc.<br />

256 high-tech = delle alte tecnologie.<br />

127


senza recarsi in banca o dagli intermediari finanziari, oppure si pos-<br />

sono fare acquisti dall’altra parte del mondo; con l’uso della rete cade<br />

il vincolo della geografia. Cambiano, sostanzialmente, le regole del mar-<br />

keting mix 257 . In un’economia digitale, nella dimensione virtuale basata<br />

su Internet, «il prodotto è sostituito dall’immagine del prodotto» 258 .<br />

Telelavoro<br />

Con l’avvento dell’era digitale e della comunicazione globale si<br />

è pensato che finalmente il lavoro potesse essere trasferito nel domici-<br />

lio del lavoratore, aumentando a quest’ultimo la qualità della vita.<br />

Questo sogno è anch’esso uno «strabismo telematico» 259 . Innanzitutto<br />

cos’è il telelavoro? Esistono due interpretazioni di telelavoro. La prima<br />

vuole che i dipendenti di periferia invece di fare molti chilometri per<br />

raggiungere la sede, operino in uffici periferici aumentando così anche<br />

il contatto con il pubblico. La seconda vuole che i dipendenti operino<br />

nelle loro stesse case. Benché si stia già sperimentando questo tipo di<br />

lavoro, sappiamo che può essere utili e funzionale, come è sempre<br />

stato, per liberi professionisti 260 , mentre può diventare molto perico-<br />

loso per i lavoratori dipendenti, i quali da in lato infatti non riuscireb-<br />

257 Detta anche “regola delle 5 pi”: product (prodotto), price (prezzo), promotion<br />

(promozione), place (distribuzione), position (posizione nel mercato), che servono<br />

come canoni valutativi dell’attività dell’impresa sul mercato.<br />

258 MASIERO Roberto, «Economia digitale e società dell'informazione», 23-09-97<br />

Parigi, MediaMente<br />

259 G. CESAREO, «Lo strabismo telematico», cit.<br />

260 Scrittori, traduttori, giornalisti, architetti, ecc.<br />

128


ero a trovare il momento di distacco tra i lavoro e la vita privata (a<br />

differenza di un libero professionista che può scegliere come gestire<br />

meglio il proprio lavoro e non deve render conto a nessuno del suo<br />

operato), dall’altro potrebbero recare grossi danni all’azienda por-<br />

tando fuori notizie che dovrebbero restare protette. Si è parlato di te-<br />

lelavoro, naturalmente, solo per i lavori concettuali, ma la differenza<br />

con il lavoro a domicilio da sempre conosciuto, è solo quella di un<br />

terminale che collega la casa all’ufficio. Il telelavoro, inteso nella se-<br />

conda forma, non migliorerebbe molto la qualità della vita e se si te-<br />

nessero a mente gli aspetti negativi, come solitudine e ipercontrollo,<br />

allora si potrebbe giustamente affermare che il telelavoro potrebbe<br />

solo peggiorare la qualità della vita. Mentre hanno ottenuto soddisfa-<br />

centi risultati i dipendenti pubblici che operavano agli sportelli vir-<br />

tuali; cioè lavorando in una struttura idonea di un ente, solitamente<br />

pubblico, svolgevano le normali operazioni di sportello, ma ad utenti<br />

che li contattavano via Internet 261 .<br />

Il telelavoro è stata una infausta promessa dei guru<br />

dell’informatica degli ultimi anni; il pericolo sta ora nel fatto che lo<br />

stesso Stato sta provando queste tecniche. E anche lo Stato, ricade in<br />

un errore decennale, credere alla tecnologia, in ritardo e nella forma<br />

sbagliata. Anche le promesse sull’aumento del lavoro grazie alle tec-<br />

nologie sono state numerose negli ultimi anni, ma poco fortunate.<br />

261 Es. Comune di Bologna, di Modena, di Torino, ecc.<br />

129


Nel saggio La fine del lavoro 262 , Rifkin, parlando delle tecnologie<br />

“labour saving”, dell’”engineering” e descrivendo la “Terza Rivolu-<br />

zione Industriale”, pone il futuro come uno scontro fra due forze in-<br />

conciliabili: un’élite cosmopolita di analisti di simboli, “knowledge<br />

workers”, che controlla la tecnologia e la fase di produzione ed un cre-<br />

scente numero di lavoratori, permanentemente in eccesso. Forse ba-<br />

sandosi sulla stessa previsione Furio Colombo inizia il suo Confucio nel<br />

computer 263 , con un sagace racconto in cui degli ‘esperti’ in un «mo-<br />

mento accidentale del futuro» 264 promettono ad un disoccupato e ad<br />

un giovane come le tecnologie in futuro avrebbero risolto il loro pro-<br />

blema. Questa è una promessa ormai abusata, eppure le politiche del<br />

lavoro puntano sul futuro delle tecnologie, senza probabilmente com-<br />

prendere che queste non faranno altro che eliminare posti di lavoro. È<br />

vero e si inizia a vedere, che le tecnologie daranno lavoro e anche ben<br />

retribuito, a coloro i quali le tecnologie le sanno usare: i (IT) knowledge<br />

workers 265 . È vero che l’industria informatica punta a macchine “user<br />

friendly”, di facile utilizzo, ma solo nel settore domestico;<br />

nell’industria produttiva bisogna, per ottenere risultati concorrenziali,<br />

saper utilizzare macchine molto complesse. Le tecnologie, seguendo il<br />

262 J. RIFKLIN, La fine del lavoro, ed. Mondadori, 1993 Milano<br />

263 F. COLOMBO, Confucio nel computer, cit., p. 11-21<br />

264 Ibidem, p. 15<br />

265 Cioè gli Information technology knowledge workers (Lavoratori con esperienza<br />

nella tecnologia dell’informazione)<br />

130


trend attuale 266 , sembra che non incentivino il lavoro in generale, ma<br />

solo quello professionalizzato. Anzi con la globalizzazione si specializ-<br />

zano particolari nazioni in determinate attività produttive: gli indiani<br />

sono considerati ottimi programmatori, gli europei ottimi ricercatori, i<br />

giapponesi ottimi organizzatori, gli statunitensi come sempre ottimi<br />

affaristi, ecc. Il telelavoro, ma soprattutto la telecollaborazione, sono<br />

invece molto usate nel settore high-tech 267 , anche perché spesso gli IT<br />

knowledge workers o sono liberi professionisti oppure hanno posti di<br />

notevole importanza. È aumentato notevolmente per certi lavori,<br />

esempio ne è il laboratorio virtuale, nel quale, tecnici di varie parti del<br />

mondo, si incontrano e, dialogando esclusivamente in inglese, portano<br />

avanti i loro progetti informatici, ingegneristici, architettonici, ecc.<br />

Commercio in rete<br />

Per chi utilizza la rete a bassi costi, globalizzazione economica<br />

vuol dire comprare un prodotto o vendere il proprio dall’altra parte<br />

del mondo. Saltando naturalmente tutti i costi aggiuntivi di distribu-<br />

zione. In realtà, capovolgendo tutte le previsioni negative della rete,<br />

una delle prime società a fare commercio elettronico è stata una libre-<br />

ria. Molti avevano infatti, con l’avvento del digitale, già dato per spac-<br />

266 Sito: Il Sole24Ore Informatica Dicembre<br />

267 High-tech = delle alte tecnologie.<br />

131


ciato il libro. Invece, con la diffusione del web 268 , una piccolo libreria<br />

di Seattle mette il suo catalogo in rete ed inizia ad accettare le ordina-<br />

zioni via e-mail, diventando in poco tempo nota con il suo indirizzo<br />

Internet, www.amazon.com, la più grande libreria del mondo e forse<br />

l’unica libreria ad essere quotata in borsa a Wall Street 269 . Le altre so-<br />

cietà che finora hanno avuto buone possibilità in Internet, sono le im-<br />

prese di servizio, come la Yahoo 270 che ha organizzato un motore di ri-<br />

cerca. Yahoo permette di trovare i siti o tramite un’organizzazione ge-<br />

rarchica di siti visitati e valutati dalla Yahoo stessa oppure grazie<br />

all’uso di word-key 271 , grazie ad un sistema logico di ricerca detto si-<br />

stema booleano 272 .<br />

Per il commercio elettronico 273 è dovuta nascere una nuova<br />

scienza economica, la Webonomics 274 , cioè l’economia del web, che<br />

ancora si basa su poche regole fondamentali:<br />

1) i consumatori pagano raramente un canone per accedere ad un<br />

sito web;<br />

2) i vecchi modelli di vendita della pubblicità non si applicano più;<br />

268 Con il browser Mosaic nel 1993<br />

269 Borsa federale centrale degli USA<br />

270 Siti: «yahoo.com» oppure nella versione italiana «Yahoo.it»<br />

271 Word-key = parola chiave; esempio se cerco una rivista che parla di Socrate, la<br />

word-key sarà appunto «Socrate».<br />

272 Sistema logico per la ricerca, utilizza le espressioni logiche AND, OR, NOT.<br />

[vedi Glossario]<br />

273 Conosciuto come e-commerce<br />

274 E. I. SCHWARTZ, «Advertising Webonomics 101» da Wired n° 4.02 Febbraio 1996<br />

132


3) chi fa marketing è sul Web non per farsi vedere, ma per dei ri-<br />

sultati;<br />

4) i clienti devono essere ricompensati quando concedono infor-<br />

mazioni private su loro stessi;<br />

5) non è la quantità di persone che visitano il sito la cosa impor-<br />

tante, ma la qualità dell’esperienza che vi fanno.<br />

I professori del marketing a. I. 275 oggi hanno dovuto riprendere gli<br />

studi dell’Advertising 276 p. I. 277 ; conoscere testi nuovi e non sempre<br />

affascinanti (Tutto ciò che avreste voluto sapere su HTML e Java e non<br />

avete mai osato chiedere oppure La mia vita con ShockWave) e termini<br />

nuovi (brochureware 278 ).<br />

Nella rete le regole sono diverse. Il gratis ha infatti assunto<br />

un’importanza notevole diventando un paradosso: «si deve regalare la<br />

merce principale per far soldi con i servizi ad essa correlati» 279 .<br />

Gratis si forniscono servizi o doni in cambio di informazioni.<br />

L’informazione è infatti «l’oro dell’era digitale» 280 . Le informazioni che<br />

potrebbero sembrare banali, come quelle suoi propri hobbies, sugli<br />

studi fatti, ecc., diventano però fondamentali per chi voglia proporre<br />

della pubblicità mirata. La pubblicità ha cambiato unità di misura, non<br />

275 a. I. = ante Internet<br />

276 Advertising = marketing pubblicitario<br />

277 p. I. = post Internet<br />

278 Brochureware = la brochure telematica<br />

279 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 68<br />

280 N. NEGROPONTE, Essere digitali, cit., p. 72<br />

133


si parla più di share televisivo, basato solamente sulla quantità. Le<br />

nuove unità di misura vogliono mirare giusto: il marketing si fa più<br />

specifico, delimita il target d’azione. Esistono le semplici Hits 281 ; tanto<br />

semplici che Katherine Paine, direttrice del Delahaye Group, alla<br />

quarta edizione del Networked Economy Conference nell’aprile 1997,<br />

ha acronimato Hits in How Idiots Track Success, Come gli Idioti Rile-<br />

vano il Successo. Anche la view 282 è poco specifica. Mentre la più seria<br />

psicografia 283 e il click-through 284 servono per studiare approfondita-<br />

mente la clientela. In rete esiste la pubblicità sotto forma di cartellone<br />

pubblicitario elettronico, detto banner. Un banner però, a differenza di<br />

ogni altra pubblicità, è un collegamento ipertestuale che permette di<br />

andare a visitare immediatamente il sito dell’azienda che pubblicizza<br />

il prodotto/servizio e magari di acquistarlo immediatamente tramite<br />

carta di credito. Possono essere personalizzati. I banner inoltre sono<br />

l’unica fonte di finanziamento per molti siti. È però una pubblicità<br />

«pericolosa» 285 , ma più pericoloso è il fatto che il banner possa essere<br />

mirato. Se infatti io una sola volta ho dato le mie informazioni in rete<br />

in cambio di qualcosa, queste verranno usate per propormi pubbli-<br />

cità/banner mirati. Per esempio se compilando un modulo in cambio<br />

281 La quantità è semplice e apparentemente oggettiva, conta i files scaricati, ma<br />

quando si chiede una pagina HTML possono essere inviati numerosi file (infatti<br />

anche piccole immagini sono file).<br />

282 View = (vista) quantità di visioni della home page di un sito<br />

283 Psicografia = lo studio delle abitudini e delle preferenze d’acquisto<br />

284 Click-through = è l’atto di volontà del cybernauta di visitare un sito tramite<br />

banner<br />

285 F. BERARDI (Bifo), «Spunti di riflessione» cit.<br />

134


di una casella di posta elettronica 286 ho dichiarato di amare la lettera-<br />

tura, è possibile che veda soprattutto banner di società che vendono<br />

libri, mentre se avessi dichiarato di apprezzare la pesca avrei visto<br />

principalmente banner di società che producono attrezzatura sportiva.<br />

A coprire un ruolo importante in questo modello pubblicitario elettro-<br />

nico sono i cookies 287 . Ma anche la possibilità che le informazioni da<br />

me fornite vengano distribuite per la rete senza il mio consenso, visto<br />

che la giurisprudenza in materia cambia da paese a paese, è un rischio<br />

reale. Un sito Internet deve avere diverse caratteristiche, come mettere<br />

a proprio agio il visitatore: «Se l’ambiente elettronico non cattura<br />

l’attenzione del visitatore entro i primi otto secondi, il suo dito non ci<br />

penserà oltre a cliccare altrove verso destinazioni più allettanti» 288 e<br />

deve creare un senso di comunità, ascoltare le opinioni dei visitatori<br />

rispettandone l’individualità, one-to-one 289 , o valorizzare le vanità. Biso-<br />

gna, insomma, dare la possibilità a chiunque di mettere in mostra<br />

qualcosa di sé stessi, come foto, storie, musiche, filmati. Infatti il mo-<br />

vente più sicuro perché si torni in una località telematica è quella di<br />

verificare che la promessa di mettervi on-line sia stata mantenuta. La<br />

voglia di essere protagonisti, potenzialmente di fronte a milioni di<br />

286 È infatti molto comune in Internet avere più caselle di posta elettronica.<br />

287 Dei cookies si discute ampiamente nel capitolo Cookies – prospettiva del diritto<br />

288 Da uno studio/relazione del 1997 pubblicato in rete dalla Università del<br />

Minnesota.<br />

289 Rispettando il visitatore e facendogli credere di dedicarsi solamente a lui.<br />

135


persone 290 , è la componente caratteristica di cui generalmente 291 i cy-<br />

bernauti non difettano. Emozioni da poco, ma «soltanto sapere che il<br />

proprio nome galleggia, a qualsiasi titolo, nella nebulosa telematica<br />

può dare a molti una vertigine di immortalità» 292 . E sull’esaltazione, la<br />

valorizzazione delle vanità puntano gli esperti del mercato elettronico.<br />

Spamming<br />

È la pratica di effettuare spedizioni enormi e indiscriminate di<br />

messaggi non richiesti di posta elettronica, reclamizzanti i prodotti più<br />

vari, a chiunque abbia un indirizzo e-mail.<br />

Sanford Wallace (soprannominato prima SPAMford e poi Spam<br />

King) ventottenne di Dresher, sobborgo di Philadelphia, ha la fama di<br />

«persona più odiata della rete» per averlo inventato. Spamming è un<br />

neologismo; deriva da ‘Spam’ una nota marca di una carne gelatinosa<br />

da spalmare. Ci si immagina la situazione in cui il contenuto della<br />

scatoletta fosse versato di fronte ad un grosso ventilatore che schizzi la<br />

poltiglia in tutte le direzioni. Poco elegante ma efficace: dallo spam-<br />

ming non si salva nessuno. La Cyber Promotions, di cui Wallace è fon-<br />

datore e presidente, è in grado di spedire milioni di e-mail pubblicita-<br />

rie al giorno. Il caso seguito dal giudice distrettuale dell’Ohio, James<br />

290 In realtà senza pubblicizzare l’indirizzo, un sito può restare praticamente<br />

invisibile.<br />

291 Esclusi i lurker<br />

292 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 72<br />

136


Graham dovrà decidere sulla causa iniziata da Compuserve contro<br />

Wallace ed in generale i giudici americani spesso sono coinvolti in<br />

cause contro coloro che insistono con la junk mail 293 e spamming. Tut-<br />

tora i togati di tutto il mondo cercano una soluzione legislativa che an-<br />

cora non sono riusciti a trovare, una limitazione però è stata in parte<br />

fornita dalla Netiquette 294 .<br />

293 Junk mail = lett. posta mondezza<br />

294 Netiquette = etichetta della rete, [vedi glossario].<br />

137


Cookies<br />

(prospettiva del diritto)<br />

Le nuove tecnologie hanno permesso di velocizzare e facilitare<br />

gli scambi di informazioni, anche di grosse quantità di dati, così men-<br />

tre i diritti di proprietà entrano in crisi, la facilità di scambio di infor-<br />

mazioni personali mette a dura prova la privatezza dell’individuo. La<br />

possibilità di non rivelare in pubblico le proprie informazioni, o impe-<br />

dire a chi ne sia venuto in possesso di divulgarle diventa un diritto,<br />

quello alla privacy, difeso dalla giurisprudenza delle maggiori na-<br />

zioni.<br />

Copyright & Copyleft<br />

Il problema principale dei diritti d’autore, dei diritti di brevetto<br />

o di marca depositata è che nell’era digitale è possibile una replicabi-<br />

lità infinita quasi a costo zero. A differenza dell’economia del XIX se-<br />

colo o dell’economia del XX, basata sulla materia, l’economia contem-<br />

poranea si fonda nella pura immaterialità. Il problema<br />

dell’immateriale è che non costa niente riprodurlo, diffonderlo e per di<br />

più è assai difficile dare un carattere personale alle idee immateriali o<br />

alle immagini. Sempre più la multimedialità può essere realizzata con<br />

immagini, con suoni che vengono dai più diversi orizzonti. Ed è assai<br />

138


difficile proteggere un software, perché spesso «le idee sono qualcosa<br />

di immateriale alla seconda potenza» 295 . È assai difficile caratterizzare<br />

l’apporto originale di un’invenzione. Oggi si presentano due ordini di<br />

problemi. Primo: la rapida smaterializzazione del supporto<br />

dell’informazione. Secondo: l’incapacità di distinguere precisamente<br />

ciò che è nuovo, ciò che innova, da quello che c’è di originale in<br />

un’opera dello spirito. Questi due parametri di novità fanno pensare<br />

che c’è stata una completa rivoluzione e che il diritto d’autore oggi è<br />

inadeguato.<br />

Qualcuno all’OMPI 296 , pensa che sia possibile usare, modifican-<br />

doli un po’, accordi come quelli della Convenzione di Berna o della<br />

Convenzione di Roma sui diritti d’autore. Però forse è una soluzione<br />

insoddisfacente, perché la rivoluzione che noi stiamo vivendo è al-<br />

trettanto importante dell’invenzione della stampa o dell’invenzione<br />

dell’alfabeto. Ne deriveranno dei quadri mentali completamente di-<br />

versi e dovremo cambiare radicalmente il nostro rapporto con la no-<br />

zione di originalità e quindi con la nozione di protezione dei diritti<br />

d’autore.<br />

La manipolazione digitale pone il problema dei diritti<br />

sull’immagine originale e sull’immagine manipolata, come sui suoni o<br />

sulle altre espressioni artistiche.<br />

295 P. QUEAU, «Diritti d’autore nell’era digitale», cit.<br />

296 OMPI = Organizzazione Mondiale della Proprietà Industriale<br />

139


È un problema questo che si può risolvere in due modi, secondo<br />

che si sia reazionari o che si voglia andare avanti. Se si è reazionari lo<br />

si può risolvere mettendo delle protezioni sulle immagini. Ci sono<br />

delle soluzioni tecniche: si possono codificare le immagini con tecni-<br />

che crittografiche 297 e di “firma elettronica” 298 e quindi si possono de-<br />

cisamente proteggere. Si può evitare che altre persone, che non siano<br />

in possesso della “firma elettronica” vengano a decodificare e a prele-<br />

vare immagini, opere artistiche software. O inversamente si possono<br />

distribuire le immagini e mostrare che non sono state modificate gra-<br />

zie alla prova dell’originalità, legata alla “firma elettronica”. Una ri-<br />

sposta puramente tecnocratica e giuridica, che non prenda in conside-<br />

razione l’ampiezza della rivoluzione culturale che si sta preparando,<br />

sembra essere assolutamente miope.<br />

«[…] è impossibile filosoficamente, ma è possibile tecnologica-<br />

mente creare piccoli spazi riservati, in cui si potrà custodire, con pre-<br />

cauzione, il diritto di proprietà» 299 , in cui ci si potrà chiudere nel pro-<br />

prio “copyright”. Ma c’è un altro concetto, che si mostra più interes-<br />

sante: quello di “copyleft” 300 .<br />

297 È un metodo di codifica dei dati che impedisce intrusioni illecite [Vedi<br />

Glossario]<br />

298 [Vedi Glossario]<br />

299 P. QUEAU, «Diritti d’autore nell’era digitale», cit.<br />

300 R. STALLMAN, «Il copyright è di destra, il copyleft è di sinistra», 05-12-97 Roma,<br />

MediaMente<br />

140


Alle zone privilegiate, private, dei “copyright”, bisognerà op-<br />

porre delle zone generose, di distribuzione dell’informazione, che ser-<br />

viranno per la distribuzione gratuita delle idee, indirizzata soprattutto<br />

verso le scuole, verso l’educazione, educazione in senso lato, verso i<br />

paesi in via di sviluppo, mediante le azioni necessarie a «ridurre le di-<br />

stanze tra gli ‘have’ e gli ‘have not’» 301 , tra chi ha e chi non ha, tra gli<br />

info-ricchi e gli info-poveri. Queste azioni potrebbero appoggiarsi su<br />

un aspetto del diritto d’autore e del diritto morale di proprietà, molto<br />

interessante della giurisprudenza anglosassone, che è il diritto di “fair<br />

use” 302 : un diritto che non è dell’autore, ma del lettore, non del pro-<br />

prietario dell’opera, ma dell’utente, perché bisogna pensare anche al<br />

bene comune e il bene comune esige che si protegga non soltanto il di-<br />

ritto degli autori, ma anche quello degli utenti.<br />

Nella battaglia per l’affermazione del principio di “copyleft” si<br />

è distinto l’ex- collaboratore del MIT 303 ed hacker di fama mondiale:<br />

Richard Stallman. Egli si è dedicato, anche grazie alla sua “Free Soft-<br />

ware Foundation” 304 , al progetto GNU.<br />

GNU è il nome del sistema operativo 305 a cui Stallman e i suoi<br />

collaboratori lavorano già da quattordici anni; questo sistema è inte-<br />

301 P. QUEAU, «Diritti d’autore nell’era digitale», cit.<br />

302 Fair use = diritto di utilizzo<br />

303 MIT = Massachusetts Institute of Technology di Boston<br />

304 Free Software Foundation (Fondazione per il software libero) è un Ente di<br />

beneficenza ufficialmente riconosciuto negli USA.<br />

305 [vedi Glossario]<br />

141


amente costituito da software libero e ciò lo caratterizza rispetto a<br />

tutti gli altri sistemi operativi. Poiché è un software libero, gli utenti<br />

hanno la ‘libertà’, appunto, di modificare il software stesso a seconda<br />

dell’uso che se ne vuole fare, hanno la libertà di studiare come fun-<br />

ziona il software; e grazie al codice sorgente 306 pubblico- non c’è nulla<br />

di segreto all’interno del suo software - e l’utente ha la libertà di fare<br />

copie e distribuirle in modo da condividerle col suo vicino. Inoltre si<br />

ha la possibilità di fare versioni migliorate e diffonderle sulla rete, al<br />

fine di un uso comune; di conseguenza, chiunque può collaborare alla<br />

costruzione della sua comunità. Il significato di software libero consi-<br />

ste in queste tre libertà. L’idea stessa di questo sistema è che ogni sua<br />

parte è software libero, così un utente può usare un computer che ha<br />

esclusivamente software libero per ogni funzione. In questo modo non<br />

si è vincolati a nessun proprietario di programmi.<br />

Ma in generale, a parte i cultori del copyleft, nasce la necessità a<br />

causa della grandezza babelica della rete, di inventare un sistema di<br />

“browsing”, di consultazione virtuale, senza che si sia obbligati ad ac-<br />

quistare l’opera.<br />

Naturalmente c’è differenza tra la protezione dei diritti del<br />

software e la protezione dei diritti del contenuto, delle immagini, dei<br />

testi. Cioè tra il prodotto che possiamo dire finito, terminato e che può<br />

306 È il codice che permette di lavorare al livello del linguaggio di<br />

programmazione, che solitamente e protetto, e permette di anche di creare nuovi<br />

programmi dal software sorgente<br />

142


essere firmato e la nozione di software, che è il mezzo, lo strumento.<br />

Quando si fabbrica una casa con martello e chiodi, non c’è un diritto<br />

d’autore sul martello. Ci può essere un diritto d’autore sul progetto<br />

dell’architetto, ma non sul mattone, sull’armatura. Oggi i software<br />

sono come i martelli e le seghe. Nessuno ha mai pensato a esigere il di-<br />

ritto d’autore sui martelli o sulle seghe, quando si costruisce una casa.<br />

Altrimenti dovremmo immaginare che ci sono diversi livelli del diritto<br />

d’autore. Ad esempio quando si fa un film con gli effetti speciali si<br />

potrebbe immaginare che ci siano i diritti d’autore del regista, quelli<br />

del programmatore degli effetti speciali e anche quelli di colui che ha<br />

progettato il software, che permette di fare gli effetti speciali, eccetera.<br />

Ma poiché questo non è possibile, bisognerà distinguere chiaramente<br />

due regimi: il regime dell’opera finita, dell’opera in senso aristotelico,<br />

cioè il prodotto, l’opera dell’artigiano e ciò che appartiene all’ordine<br />

dei mezzi e che non può essere protetto perché il farlo porterebbe<br />

troppe complicazioni. In ogni caso un irrigidimento del “copyright”<br />

snaturerebbe completamente Internet.<br />

Cookies<br />

I cookies, letteralmente dei biscotti, sono una blandizia del Web<br />

per carpire informazioni. La scoperta dei cookies è avvenuta grazie ad<br />

una versione di Netscape, il browser della Netscape Communication<br />

143


Corporation 307 , che ne rivelava la presenza. Si è scoperto così che i<br />

cookies sono dei piccoli file di testo che vengono depositati sul com-<br />

puter del cybernauta ogni volta che questi visita un sito web; e quando<br />

egli ricapita sullo stesso sito, il server 308 va a leggere le informazioni<br />

contenute nel cookie; esempio che siti sono stati visitati, quante volte,<br />

ecc., raccogliendo così le informazioni necessarie per tracciare un pro-<br />

filo esauriente dei gusti del navigatore, ‘Conoscere’ un navigatore<br />

vuol dire sapere, per esempio, indirizzargli la giusta pubblicità attra-<br />

verso banner personalizzati. Per esempio se si visitano spesso siti de-<br />

dicati alla pesca è possibili che possa iniziare a vedere banner pubbli-<br />

citari riguardanti la pesca anche in siti che non trattano assolutamente<br />

di pesca.<br />

L’ira delle associazioni di tutela dei diritti elettronici si è ab-<br />

battuta fragorosamente sugli smerciatori di questi «alimenti ava-<br />

riati» 309 : sfruttando l’ingenuità di innumerevoli navigatori le aziende<br />

volevano utilizzare questi minuscoli cavalli di Troia per penetrare<br />

subdolamente nella vita privata dell’utente, dritti nel cervello del suo<br />

calcolatore. Il dissidio feroce è ancora una volta tra le ragioni del mar-<br />

keting e quelle della privacy. Per chi deve vendere qualcosa è come<br />

poter studiare i propri potenziali clienti in un laboratorio elettronico.<br />

Di ogni loro mossa, di ogni loro accenno di interesse verso un pro-<br />

307 [Vedi Netscape Communications Corporation]<br />

308 Computer che gestisce il sito Web<br />

309 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 119<br />

144


dotto anziché verso un altro, rimane traccia, nei mega cervelloni della<br />

rete. E anche chi invita a sdrammatizzare i sulla riservatezza e coglie<br />

piuttosto i passi avanti sulla strada della personalizzazione del servi-<br />

zio che i cookies fanno fare, non fa che aumentare il timore. I loro di-<br />

fensori affermano che la trappola dei cookies è così scoperta ormai da<br />

essere inoffensiva. Gli antidoti alla loro insinuante presenza sono tali<br />

da ridurre il problema a dimensioni più che accettabili. Il ‘biscotto’<br />

può raccontare qualcosa di voi solo a chi l’ha messo, ma la contro-<br />

obiezione è che si possa sviluppare rapidamente una borsa valori delle<br />

informazioni personali nella quale chi le detiene può rivenderle al<br />

soggetto potenzialmente più interessato.<br />

Privacy<br />

«Stare in rete è tanto discreto come camminare su un tappeto<br />

bianco con delle scarpe intinte nella pece: per quanto stiate attenti, un<br />

segno del vostro passaggio rimarrà» 310 .<br />

La paura del Grande Fratello sembra sempre più avverarsi gra-<br />

zie alle nuove tecnologie, anche se oggi «è il capitalismo a voler essere<br />

il Grande Fratello» 311 . Gli analisti vogliono possedere i dati completi<br />

310 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 114<br />

311 RODOTÀ Stefano, «Sviluppo telematico e democrazia», cit.<br />

145


dei clienti per poter sviluppare strategie di marketing mirate al cliente.<br />

Lo scambio dei servizi contro la privacy ha aumentato notevolmente<br />

la quantità di informazioni personali nei grossi DBMS 312 delle grandi<br />

società d’analisi. Proprio quello delle società specializzate nel far rile-<br />

vamenti sulla demografia e sulla psicografia 313 dei cybernauti è uno<br />

dei mercati più floridi e competitivi del momento. La I/Pro 314 , suggeri-<br />

sce addirittura ai cybernauti, per evitare ripetizioni, di compilare una<br />

volta per tutte i propri dati nelle loro pagine; la HotMail 315 , invece re-<br />

gala una casella di e-mail se si compila il loro modulo.<br />

Nel 1996 la Direct Marketing Association, che rappresenta 4000<br />

società in 50 paesi, ha emanato un timido codice di autoregolamenta-<br />

zione. Per fortuna in Italia la legge 316 sulla privacy informatica e non<br />

solo, è abbastanza severa e protegge i dati personali dalla divulga-<br />

zione. Ci sono tanti diritti alla privacy che vengono in conflitto sulle<br />

reti. Perché, ad esempio, se da un lato c’è il diritto alla privacy di un<br />

soggetto, che non vuole che qualcun altro sulla rete riveli i suoi fatti<br />

privati, dall’altro c’è un contrapposto interesse alla privacy di coloro<br />

che, entrando in rete vogliano mantenere l’anonimato, che vogliano<br />

usare un nome fittizio o uno pseudonimo, perché soltanto attraverso<br />

312 DBMS = (Data Base Management System) è l’acronimo delle banche dati<br />

313 Psicografia = lo studio delle abitudini e delle preferenze d’acquisto<br />

314 I/Pro (Internet/Profiles) una delle società di analisi più stimate della rete<br />

315 Sito: «HotMail»; molte altre società chiedono di compilare un loro modulo, ma<br />

alcune, come la HotMail, non fanno alcun dono se non si compilano tutte le parti del<br />

questionario<br />

316 Legge 675 del 31.12.96: «Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al<br />

trattamento dei dati personali»<br />

146


l’anonimato, quindi la difesa della loro ‘privacy’, riescono ad espri-<br />

mersi al meglio. Qui si rivela un clamoroso conflitto tra due esigenze<br />

di tutela della ‘privacy’. Naturalmente è possibile, anzi è indispensa-<br />

bile trovare un equilibrio, perché altrimenti ci sarà qualcuno indebi-<br />

tamente sacrificato. «Io non posso alzarmi la mattina, andare su una<br />

qualsiasi rete, entrare in un gruppo di discussione e trovare tutte le<br />

mattine qualcuno che mi insulta. Questa è certamente una violazione<br />

della mia sfera privata. Ci sono regole codificate che, in questo caso,<br />

mi consentono, per esempio di chiedere un risarcimento del danno, di<br />

impedire che questa attività di violazione della mia sfera privata con-<br />

tinui» 317 . Ma come si fa se l’altro interlocutore, in nome della sua pri-<br />

vacy, vuole rimanere anonimo? Si è suggerito, per questi casi, che il<br />

nome sia custodito dal gestore della rete e rivelato soltanto se c’è un<br />

problema di questo tipo. I problemi di difesa della privacy, quindi,<br />

devono e possono essere affrontati. Ma c’è anche qualcosa di più, per-<br />

ché il rapporto tra sfera pubblica e sfera privata è stato sin qui codifi-<br />

cato . Alcuni dicono: “io riesco a esprimere tutta la mia personalità,<br />

quindi a costruire pienamente la mia sfera privata sulla rete, soltanto<br />

se, per esempio, posso rimanere anonimo”. È legittimo o non è legit-<br />

timo? In via di principio è legittimo, perché un individuo può supe-<br />

rare attraverso questa dimensione della virtualità della rete una serie<br />

di problemi che altrimenti gli impedirebbero il pieno sviluppo della<br />

317 S. RODOTÀ, «Sviluppo telematico e democrazia», cit.<br />

147


sua personalità, che è una ‘espressione’ che si trova all’inizio della no-<br />

stra Costituzione, come base dei diritti fondamentali della persona.<br />

Naturalmente la possibilità di tracciare un confine netto tra sfera pub-<br />

blica e sfera privata diventa sempre più difficile, perché noi viviamo<br />

sempre di più in pubblico. Nel momento in cui si usa una carta di cre-<br />

dito, si lascia una traccia, una traccia molto forte, perché dice a che ora<br />

si era presenti in quel negozio, che cosa si ha acquistato e quanto si è<br />

speso. Questa è una traccia che riguarda la mia sfera privata, ma che<br />

entra in una dimensione pubblica, perché il gestore della carta di cre-<br />

dito conserva queste informazioni, qualche volta le vende ad altri, che<br />

sono interessati a sapere chi sono coloro i quali comprano certi pro-<br />

dotti, per rivolgere loro, per esempio, una certa pubblicità. La sfera<br />

pubblica e la sfera privata quindi tendono in molti casi a sovrapporsi,<br />

a confondersi.<br />

«Qual è allora il punto finale, provvisorio, come è tutto provvi-<br />

sorio in questa materia?» 318 . Quello fornito nel 1983 dalla Corte Costi-<br />

tuzionale tedesca, quando fu interpellata da alcuni cittadini che obiet-<br />

tavano la legittimità di una legge sul censimento, dicendo che con al-<br />

cune domande invadeva la loro sfera privata: La Corte Costituzionale<br />

diede loro ragione, affermando che tutti i cittadini hanno il diritto<br />

all’autodeterminazione informativa, cioè a stabilire che cosa vogliono<br />

318 S. RODOTÀ, Tecnologie e diritti, ed. Il Mulino, 1995 Bari, p. 24<br />

148


mettere in circolazione, quando sono costretti a mettere in circolazione<br />

delle informazioni. Perché, se si vuole usare la carta di credito, si deve<br />

fornire delle informazioni: non si può non dare il proprio nome. Il di-<br />

ritto della persona è quello di controllare poi l’uso che altri può fare<br />

delle informazioni che egli ha ceduto. Ecco allora la nuova dinamica:<br />

la sfera privata, anche quando parzialmente diventa pubblica, viene<br />

difesa dallo Stato, non però attraverso la vecchia prospettiva che in-<br />

tendeva la privacy come il «diritto d’essere lasciato solo» 319 . Nessuno<br />

può diffondere informazioni sul mio conto diventa invece il diritto di<br />

controllare chi usa le informazioni che mi riguardano.<br />

319 Ibidem, p. 7<br />

149


Scuola dietetica in vista di una maieutica<br />

Apartheid informatica<br />

(prospettiva pedagogica)<br />

Da un punto di vista filosofico, bisogna considerare che i dati a<br />

cui avremo accesso non sono autentici, nello stesso senso in cui non è<br />

autentico un volantino o un articolo di giornale, anche se ci può essere<br />

una firma. Come bisogna acquisire tutta una cultura supplementare,<br />

grammaticale, sintattica, retorica, quello spirito critico che si forma a<br />

scuola con lo studio di decine d’anni, prima di padroneggiare la cul-<br />

tura dello scritto, allo stesso modo bisognerà sviluppare una cultura<br />

del virtuale e ci vorranno decine d’anni per metterla a punto 320 .<br />

Dobbiamo interrogarci sugli effetti che, non tanto<br />

l’introduzione, quanto la diffusione e la generalizzazione delle nuove<br />

tecnologie avrà sulla trasformazione del sapere e dei modi che noi co-<br />

nosciamo, con cui «il sapere si è strutturato in forme di ripetizione, di<br />

apprendimento, di insegnamento, ma anche di pratiche dal basso» 321 .<br />

È un argomento incredibile, perché noi abbiamo già segnali evidenti<br />

che ci dicono che i vecchi media generalisti come la televisione e la ra-<br />

dio, ma soprattutto la televisione, hanno drasticamente modificato sia<br />

320 P. QUEAU, «La rivoluzione del virtuale» 15-12-95 Roma, MediaMente<br />

321 E. MORIN, «Educare ai mass media» cit.<br />

150


i contenuti che le modalità di trasmissione del sapere. E questo già do-<br />

vrebbe indurci ad una ricerca capace di capire in che modo la trasmis-<br />

sione tradizionale del sapere, l’amministrazione da parte dei docenti e<br />

dell’istituzione scolastica e della stessa università del sapere, ricono-<br />

sciuta e formale, si intreccia nel vissuto dei giovani, nel vissuto degli<br />

utenti e nel vissuto degli allievi con tipi di saperi, tipi di linguaggi, ma<br />

anche contenuti di sapere, di relazioni comunicative, di relazioni di<br />

vita, che vengono invece da un altro tipo di magistero, da un altro tipo<br />

di autorità: quello dei media. Ora, se questo era vero e possibile e già<br />

gli studi lo documentano dobbiamo immaginarci che tipo di appro-<br />

fondimento e di cambiamento del processo avverrà con le nuove tec-<br />

nologie. Quasi sicuramente le nuove tecnologie comporteranno un<br />

nuovo tipo di sapere e quindi anche un nuovo tipo di insegnamento e<br />

di professionalità docente.<br />

Internet ci mostra come la didattica a distanza stia portando alla<br />

fine del maestro reale, con la comparsa di una sorta di maestro vir-<br />

tuale, che comporta la perdita di tutti i tratti paralinguistici della co-<br />

municazione: i gesti, la distanza, il tono della voce. Naturalmente, nes-<br />

suna tecnologia di comunicazione, per quanto intensa e coinvolgente<br />

possa essere, potrà sostituire la trasmissione in presenza. Chiunque<br />

abbia realizzato esperienze di formazione a distanza, sa che comunque<br />

c’è una perdita semantica di gestualità, di emotività, di coinvolgi-<br />

mento, oltre che di aspetti linguistici e paralinguistici, che letteral-<br />

151


mente obbligano a riscrivere la deontologia e gli aspetti costitutivi<br />

dell’esperienza di docenza. Più difficile è dire come ciò avverrà. Que-<br />

sto decenni e i prossimi saranno caratterizzati da un intreccio continuo<br />

tra vecchie tecnologie della comunicazione e nuove tecnologie, tra<br />

vecchie forme di trasmissione del sapere e nuove modalità di inven-<br />

zione e di scoperta del sapere e di apprendimento del sapere. Attra-<br />

verso questa transizione, «uno dei modi per salvare, se sarà possibile,<br />

la professionalità docente sarà quello di interagire continuamente tra<br />

forme di insegnamento e contenuti tradizionali e capacità di insegnare<br />

a leggere e a contestualizzare, in termini culturali e più tradizionali, le<br />

nuove tecnologie» 322 . Per quanto possa apparire semplicemente un<br />

processo di ristilizzazione del ruolo, la capacità di “rappresentare”<br />

una discreta cognizione delle nuove teorie, delle nuove metodologie,<br />

delle nuove tecnologie, potrebbe già essere un elemento che possa ri-<br />

mettere il docente in un circuito di modernità e quindi renderlo credi-<br />

bile agli occhi dei suoi allievi. Il problema fondamentale<br />

dell’educazione è che non può darsi educazione se l’operatore della<br />

trasmissione viene considerato un attore del passato. Occorrerebbe che<br />

il nuovo governo dell’istruzione investisse, con coraggio e con deter-<br />

minazione, in grandi progetti, non di solo aggiornamento degli inse-<br />

gnanti, ma di “riacclimatamento” culturale degli insegnanti alle nuove<br />

condizioni del loro agire. Oggigiorno cambia, anzitutto, «l’attitudine<br />

322 S. CERRI, «La formazione a distanza», 21-12-95 Roma, MediaMente<br />

152


del soggetto ad offrirsi in condizioni di vaso vuoto. […] I giovani non<br />

sono assolutamente nell’attitudine di apprendere qualcosa, […] ma<br />

sono nell’attitudine di interagire» 323 . Questo è un mutamento epocale.<br />

Tutte le pratiche dell’istruzione sono fondate sulla trasmissione. Men-<br />

tre tutte le attitudini dei discenti sono fondate sull’interazione. È ne-<br />

cessaria una triangolazione continua tra utenti del processo di forma-<br />

zione e di comunicazione, tecnologie e docenti, i quali devono recupe-<br />

rare un loro ruolo, ponendosi come un elemento di interposizione tra<br />

le tecnologie e i soggetti che accedono ad esse.<br />

Stefano Rodotà ha denunciato il pericolo di una «apartheid in-<br />

formatica» 324 . Ma già alla fine degli anni Ottanta, nelle più difficili<br />

condizioni della scuola, alcuni sociologi 325 avevano prefigurato le con-<br />

dizioni di una nuova ferita; dovuta alle nuove differenze di “chances”.<br />

Noi sappiamo che le disuguaglianze cambieranno nel futuro, poiché<br />

esse possiedono questa natura sordida di presentarsi sempre in ma-<br />

niera diversa rispetto al passato. Le disuguaglianze legate alle ferite di<br />

classe sono diventate più evanescenti, anche se non sono scomparse;<br />

quelle legate alle differenze culturali sono state, in qualche modo, su-<br />

perate dagli anni Ottanta: dal momento in cui c’è stato un exploit della<br />

cultura di massa. Adesso, la nuova frontiera delle disuguaglianze è<br />

323 E. MORIN, cit.<br />

324 S. RODOTÀ, «Sviluppo telematico e democrazia», cit.<br />

325 G. MARTINOTTI «Telegeografia dell'era globale», 05-07-96 Napoli, al Summit<br />

Telecom, Mediamente<br />

153


certamente quella sui nuovi saperi. Quello che bisogna fare è cercare<br />

di governare l’approdo di un numero sempre più vasto di soggetti alle<br />

nuove tecnologie della comunicazione, affinché le nuove tecnologie<br />

non siano il passaporto di nuovi poteri, o di nuove forme di arroganza<br />

e di disuguaglianza sociale: info-ricchi contro info-poveri.<br />

Storia dei fallimenti tecnologici nella scuola<br />

«Gli insegnanti dell’era digitale dovranno imparare a memoria<br />

lo slogan “Learning by doing”, imparare facendo» 326 . Già negli anni ‘70<br />

il professor Seymour Papert 327 del MIT 328 e allievo diretto del peda-<br />

gogo Jean Piaget 329 , teneva convegni dal titolo «Learn Think to Chil-<br />

dren» 330 , cioè “insegnare ai bambini a pensare”. Secondo lui per met-<br />

tere al passo l’insegnamento con la società dell’informazione biso-<br />

gnava anzitutto sbarazzarsi della tirannia delle ‘tre R’ (reading ‘riting<br />

‘rithmetics) 331 . Bisogna rinunciare al puro dato «in vista di una scuola<br />

dietetica» 332 . Questa tesi costruttivista, sta conoscendo oggi riformatori<br />

326 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 99<br />

327 S. PAPERT, Learn Think to Children, UCLA (University of California Los Angeles),<br />

1972, L. A., p. 64<br />

328 MIT = Massachusetts Institute of Technology di Boston<br />

329 Jean PIAGET uno dei padri della pedagogia contemporanea<br />

330 S. PAPERT, cit., p. 82<br />

331 È, nell’uso statunitense, la ‘contrazione fonica’ di tre verbi ‘Reading’ (leggere),<br />

‘Writing’ (scrivere) ‘Arithmetic’s’ (aritmetica) che stanno all’italiano “leggere, scrivere<br />

e far di conto”.<br />

332 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 104<br />

154


più spinti che criticano la struttura e l’architettura della classe tradi-<br />

zionale 333 . Per abolire i blocchi psicologici si propongono architetture a<br />

‘gruppetto’, ma qualcuno propone addirittura le classi virtuali.<br />

La tecnologia si è sempre scontrata con la scuola perché non si è<br />

riusciti a far interagire la struttura di classe con la dinamicità della<br />

tecnologia comunicativa. L’insegnante deve imparare ad abbandonare<br />

il suo ruolo di “sage on the stage” 334 per assumere quello di “guide and<br />

trainer” 335 della conoscenza.<br />

L’apologia però del edutainment 336 non è l’unica risposta. Il<br />

Postman nel suo libro dal titolo inequivocabile, “The End of Educa-<br />

tion” 337 , irride a coloro che fanno leva sui PC per riformare la scuola:<br />

«Riconoscono una falsa divinità quando ne vedo una».<br />

Verso una maieutica di fine millennio<br />

«Se cinquant’anni fa, sfruttando le potenzialità, peraltro già tec-<br />

nicamente mature, del cinema, si fossero consegnate alle generazioni<br />

future interviste-lezioni filmate, di Einstein e Freud, di Husserl e Hei-<br />

degger, di Croce e Wittgenstein, si sarebbe reso un grande servizio<br />

333 Dove la comunicazione è allievi verso professore e non c’è nessuna<br />

comunicazione fra di loro<br />

334 Sage on the stage = dall’ing. saggio in cattedra<br />

335 Guide and trainer = dall’ing. guida e allenatore/istruttore<br />

336 Edutainment = neologismo inglese formato da ‘Education’ (educazione) e<br />

‘Entertainment’ (intrattenimento)<br />

337 N. POSTMAN, The End of Education, ed. Knopf 1995 N. Y.; prefazione<br />

155


all’umanità» 338 . C’è da chiedersi perché nessuno, pur potendolo fare,<br />

abbia pensato di raccogliere in modo sistematico queste preziose te-<br />

stimonianze della nostra civiltà. Tra le tante ipotesi c’è anche quella<br />

che nessuno credeva che si potesse diffondere il sapere, quello vero, al<br />

di fuori dei libri, dimenticando che duemilacinquecento anni fa, una<br />

polemica analoga e inversa era scoppiata nell’antica Grecia quando<br />

Platone e Aristotele, soppiantarono la comunicazione orale, domi-<br />

nante da Omero fino a Socrate, e imposero la scrittura, strumento con-<br />

siderato a quei tempi, autoritario, sordo e negazione del dialogo ma-<br />

ieutico.<br />

Studiando per anni il cervello e i suoi meccanismi Gardner 339 ha<br />

scoperto l’esistenza di otto diversi tipi di intelligenze, sei in più ri-<br />

spetto alle due prese in considerazione dai test standard per la valuta-<br />

zione del QI. Le nuove tecnologie sono in perfetta sintonia con queste<br />

intelligenze multiple: permettono, infatti, di gestire il materiale di stu-<br />

dio secondo punti di vista diversi, quelli suggeriti dalle diverse intelli-<br />

genze multiple.<br />

Oggi è opportuno accoppiare metodi e tecniche a distanza con<br />

quelli tradizionali. E questo per un’osservazione storica molto ele-<br />

338 R. PARASCANDOLO, «Il paradosso multimediale e l'inganno interattivo», 03-11-<br />

1995 Roma, MediaMente<br />

339 H. GARDNER, «Intelligenze multiple e nuove tecnologie», 10-04-97 Torino,<br />

MediaMente<br />

156


mentare. Duecento anni fa, quando non c’erano le scuole pubbliche,<br />

c’era il tutore che andava a casa di chi poteva permettersi di pagarlo.<br />

Quando furono introdotte le scuole pubbliche e la formazione<br />

divenne obbligatoria, poteva esserci chi riteneva che la formazione del<br />

proprio figlio in una scuola, quindi in un rapporto meno diretto che<br />

col tutore, potesse essere meno efficace. In realtà ciò che si perdeva da<br />

un parte, si guadagnava dall’altra. Analogamente, tecnologia a di-<br />

stanza, informatica, telecomunicazioni sono strumenti che possono ar-<br />

ricchire, non necessariamente arricchiscono, ma possono arricchire la<br />

formazione. Naturalmente, non esiste una ricetta per dire esattamente<br />

quando arricchiscono e quando no.<br />

Però, si può dire con sicurezza che se queste scelte non saranno<br />

fatte e anche con una certa rapidità, molte persone non avranno op-<br />

portunità formative, anche nei paesi “avanzati” come il nostro. In-<br />

somma, la scelta contraria significa lasciar fuori dalla formazione di<br />

base e soprattutto dal «re–training» 340 grandi fasce di popolazione,<br />

perché non ci sono altre possibilità per coprire questi bisogni di conti-<br />

nuo aggiornamento, di continua formazione. Sul problema dei contatti<br />

umani, la persona, cioè il docente, «è sostanzialmente insostituibile in<br />

due momenti formativi» 341 . Il primo è quello motivazionale: il docente è<br />

come uno psicologo, lo diceva anche Platone quando parlava di So-<br />

340 re-training = lett. ri-addestramento, significa fare “formazione continua”<br />

341 S. CERRI, cit.<br />

157


crate e della “maieutica”, cioè della capacità di far nascere i concetti e<br />

quindi di far imparare qualcun altro. L’altro aspetto in cui il docente è<br />

insostituibile, è la valutazione del risultato.<br />

Sicuramente l’insegnante o comunque una persona esperta è<br />

meglio di qualsiasi macchina per valutare una persona. Mentre tutte le<br />

altre componenti del percorso formativo 342 sono e saranno sempre più<br />

sostituibili, almeno in gran parte, da sistemi automatici; le altre no, la<br />

motivazione e la valutazione no.<br />

È vero che con le tecniche a distanza si rischia di isolare gli<br />

studenti; ma quanto sono già autodidatti questi studenti? «Non capita<br />

che in corsi universitari molto affollati si verifichi già un processo di<br />

autoformazione? O addirittura di autoformazione a distanza» 343 .<br />

Quindi quello che si deve ritrovare è la figura del maestro non<br />

unidirezionale, non di docente che trasmette informazioni. Ci sono già<br />

molti modi per procurarsi informazioni. Ma un insegnante che insegni<br />

a scegliere l’informazione, che possa trasmettere «modelli etici selet-<br />

tivi» e possa sviluppare, nello stesso discente, quello spirito critico e<br />

autocritico fondamentale «per galleggiare e non affogare sul mare<br />

dell’informazione» 344 . La centralità sembra tornare ad essere<br />

342 cioè la comunicazione di informazione, la verifica dell'apprendimento sotto<br />

forma di test, la possibilità di costruire oggetti o concetti complicati da concetti più<br />

semplici o oggetti complicati da oggetti più semplici, cioè la sperimentazione<br />

343 S. CERRI, cit.<br />

344 P. QUEAU, «La rivoluzione del virtuale» cit.<br />

158


dell’uomo, sebbene coadiuvato da tecnologie di alto livello tecnico. E<br />

così la «maieutica torna ad essere più importante della scrittura» 345 .<br />

345 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 105<br />

159


CONSEGUENZE<br />

Nella prima e nella seconda parte di questa tesi si sono proposti<br />

i grandi cambiamenti epocali per arrivare a discutere dei rischi possi-<br />

bili che deve e dovrà affrontare un diritto civile. Nelle conseguenze si<br />

configurano aspetti rilevanti e si avanzano alcune proposte di solu-<br />

zione filosofiche, politiche e giurisprudenziali.<br />

Conseguenze parte I<br />

Da quando l’informazione è stata automatizzata ed è nata<br />

l’informatica 346 , la rivoluzione è stata esponenziale e «quasi incontrol-<br />

labile, quasi autonoma» 347 . Rivoluzione che in qualche modo ha modi-<br />

ficato il ‘centro di gravità’ dell’agire umano, dall’atomo al bit.<br />

L’informazione, il dato ha assunto crescente valore fino a diventare<br />

elemento predominante nella decisionalità politica, economica, sociale<br />

dell’uomo.<br />

La potenza del cambiamento e la grandezza delle modifiche<br />

sono stati tali da creare, in un’epoca detta scientifica, una nuova mi-<br />

tologia della tecnica. Preoccupazioni ancestrali sono divenuti mostri<br />

346 Informatica = dal fr. informatique neologismo che significa informazione<br />

automatica [Vedi Glossario]<br />

347 G. O. LONGO, cit., p. 12<br />

160


contemporanei, pensati come grandi macchine e immensi sistemi, nati<br />

dall’uomo per annientare l’uomo. I miti, le paure e le utopie sono nate,<br />

principalmente e paradossalmente dagli stessi scienziati.<br />

La rapidità di strabordamento delle alte tecnologie nel mondo<br />

civile, non ha lasciato tempo per l’adattamento, creando profondi di-<br />

vari e distinguendo il mondo in due grandi «ceti informazionali» 348 :<br />

info-ricchi e info-poveri. Il rilevante gap formativo ha messo in crisi in<br />

vecchi sistemi economici, basati sulla produzione e quindi sulla mate-<br />

ria. Nell’economia contemporanea il servizio ha soppiantato i beni<br />

primari e le informazioni hanno assunto un valore di mercato tal-<br />

mente alto, rispetto ai beni materiali, da essere il motore trainante<br />

dell’economia finanziaria internazionale 349 .<br />

Le modifiche fisiche, percettive e antropologiche<br />

dell’«infosistema terrestre» 350 hanno modificato radicalmente le scienze<br />

umane, creando crisi e rinascite delle stesse sotto la nuova ottica bina-<br />

ria. Anche lo spirito critico, formato per la società in secoli di abitudini<br />

culturali e per l’individuo in anni di studio, viene messo in discus-<br />

sione da «grovigli ipertestuali e maree iperinformative di dati» 351 ;<br />

l’uomo si trova gettato di fronte a grandezze informazionali impensa-<br />

348 QUEAU Philippe, «Diritti d’autore nell’era digitale», cit.<br />

349 Il 98 % degli scambi finanziari internazionali è composto da informazione<br />

350 F. COLOMBO, Confucio nel computer, cit., p. 94<br />

351 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 23<br />

161


ili, più-che-babeliche, dove la materia tende a sparire e la grandezza<br />

del ‘movimento tecnologico’ ad aumentare.<br />

Nasce quella sensazione di perdita dell’orizzonte, che incute<br />

paure o speranza, ma appare pur sempre sublime. Il virtuale, la co-<br />

municazione globale diviene «tanto un nuovo strumento di intelligi-<br />

bilità quanto uno strumento di alienazione dell'uomo» 352 .<br />

Sociologia<br />

Conseguenze parte II<br />

Tutto ciò che avviene nel computer non è simulazione. Quindi è<br />

una nuova frontiera, perché ci porta a delle avventure che si vivono<br />

soltanto con la mente, ma che non sono simulate. Questo non potrà<br />

che portare conseguenze senza precedenti, alcune delle quali ancora<br />

non conosciamo. Noi non sappiamo ancora come si modificherà il no-<br />

stro comportamento, il nostro modo di pensare, vivendo fuori da quel<br />

particolare tipo di gravità che è la presenza, «la nostra interezza fi-<br />

sica» 353 . Viaggia solo la nostra mente. È la mente che è portatrice della<br />

nostra identità, oppure essa dipende anche dal come appariamo, dal<br />

come ci presentiamo, dal come siamo davvero fisicamente, in natura?<br />

352 QUEAU Philippe, «Diritti d’autore nell’era digitale», cit.<br />

353 F. COLOMBO, Confucio nel computer, cit., p. 114<br />

162


La comunicazione globale è vista come una ‘negativa’ aliena-<br />

zione nell’irrealtà, anche se in realtà sarebbe meglio definirla come<br />

una realtà non locale, oppure come un ‘positiva’ nuova frontiera. A<br />

definirla nuova frontiera sono stati gli statunitensi che hanno riutiliz-<br />

zato un termine forte nel loro paese: frontiera era il ‘glorioso’ far west,<br />

frontiera stellare era lo spazio e frontiera digitale è quella che si sono<br />

spinti a ‘conquistare’. La nuova era digitale, con le sue frontiere, del<br />

resto può bene essere considerata un far west senza leggi dove domina<br />

il più forte. E fino ad ora i fatti lo confermano: con le grandi battaglie<br />

tra le società più importanti del mondo nel settore 354 , ma anche i sin-<br />

goli cibernauti con i loro duelli verbali 355 .<br />

Il rischio di alienazione all’interno delle tecnologie comunica-<br />

tive globali è fortissimo, con la possibilità di perdere identità locali-<br />

stica, trovandosi proiettati in un mondo inesistente, ma giusto. Chi ha<br />

in mano le armi del secolo, cioè le conoscenze informatiche adeguate,<br />

combatte i grandi sistemi e le grandi Corporations con tattiche di<br />

guerriglia digitale diversa. C’è chi ‘attacca’ i sistemi informatici pene-<br />

trandoci dentro, solo per dimostrare a sé stesso e agli altri di saperlo<br />

fare o chi ruba informazioni e le vende a caro prezzo facendo del vero<br />

pirataggio criminale o le regala solo per infliggere duri colpi finanziari<br />

alle grandi società. C’è chi poi ‘attacca e intacca’ i sistemi portandoli al<br />

354 Netscape, Microsoft [vedi Glossario].<br />

355 In gergo flames<br />

163


collasso. Ma queste azioni possono essere fatte solo da rivoluzionari<br />

preparati. Tra la gente comune si usano nuovi modi di fare con la rete,<br />

come i Lurkers che, non arrivando agli estremismi anti-tecnologici dei<br />

neo-luddisti, si oppongono all’alienazione delle reti guardando senza<br />

essere visti. Lasciandosi così la possibilità di dialogare con media oriz-<br />

zontali (pull) 356 .<br />

Un forte rischio, attraverso le reti, per tutte le nazioni occiden-<br />

tali non anglofone, è la perdita di identità locali e linguistiche a favore<br />

della cultura forte ed invasiva degli statunitensi; senza interventi di-<br />

retti, anche linguistici, da parte dei governi, il pericolo è costante.<br />

Etica planetaria<br />

Noi dobbiamo avere dei valori che non siano ‘standard’, ma che<br />

siano la media di qualche cosa. Dobbiamo avere delle regole che ci<br />

permettano di considerare tutti gli uomini come appartenenti ad una<br />

razza umana, senza dimenticare le differenze.<br />

Dobbiamo costituire una «etica planetaria» 357 che punti ad af-<br />

frontare i problemi dell’uomo nel suo complesso, senza vincoli nazio-<br />

nali, perché con le tecnologie comunicative globali questi vincoli sono<br />

già stati abbattuti.<br />

356 [vedi Glossario]<br />

357 BODEI Remo, «La comunicazione nel V secolo dell’era globale», cit.<br />

164


Questo è un compito che sarà difficilissimo. L'incontro tra le<br />

culture, che sembra già compiuto attraverso questi mezzi di comuni-<br />

cazione di massa, in realtà è soltanto all'inizio. Noi siamo al «V° secolo<br />

dell'era globale» 358 , cioè, da quando Cristoforo Colombo ha unito, in-<br />

volontariamente, il vecchio e il nuovo mondo. Ci stiamo ‘globaliz-<br />

zando’, quindi, da soli cinque secoli. Ma la storia dell’homo sapiens,<br />

come dicono gli studiosi della materia, è una storia che ha, per quanto<br />

riguarda la nostra specie, dai 150.000 ai 180.000 anni; cinque secoli,<br />

dunque, rispetto a questa catena evolutiva, se non vogliamo conside-<br />

rare gli antenati, il cosiddetto ‘homo habilis’, sono pochissimi. L’etica<br />

planetaria che va costituendosi riguarda il rispetto del globo a benefi-<br />

cio mondiale, secondo l’analisi dello sviluppo sostenibile. Del resto<br />

gran parte della decisionalità si sviluppa oggi sul concetto sostenibilità<br />

dell’evoluzione umana, senza intaccare in maniera definitiva ‘possibi-<br />

lità’ ecologiche o sociali.<br />

Politica<br />

Esistono rischi reali e attuali sulla manipolazione<br />

dell’informazione grazie alle tecnologie digitali. Benché la comunica-<br />

zione globale favorisca da una parte la veridicità, dall’altra la nega<br />

perché permette la diffusione di false notizie.<br />

358 Ibidem<br />

165


Sulle potenziali manipolazioni dell’informazione futura na-<br />

scono paure o addirittura fobie, che vedono la nascita di un Grande<br />

Fratello. Seppure non politico, come lo aveva previsto Orwell, ma<br />

probabilmente economico e finanziario. A contrastare la credulità po-<br />

polare sulla purezza delle informazioni, ma nato anche per andare<br />

contro il diritto di proprietà intellettuale, c’è il co-individuo Luther<br />

Blissett che con le sue ‘operazioni scoop’ ridicolizza il sistema infor-<br />

mativo massmediatico.<br />

L’informazione distorta ha fatto nascere grandi speranze nelle<br />

politiche del futuro. Ha spinto a credere nella tecnologia fine a sé<br />

stessa, come mezzo per una democratizzazione della società. Dimenti-<br />

cando la centralità dell’uomo nell’opera democratizzatrice, in quanto<br />

elemento mediativo e non mediatico, della politica e soprattutto della<br />

politica democratica nella quale è la rappresentanza a fornire la sicu-<br />

rezza nella giusta scelta e allo stesso tempo ad allontanare i pericoli<br />

plebiscitari, già accennati negli anni passati dai push-media.<br />

Economia<br />

Le battaglie operaie nell’ultimo secolo e mezzo, hanno com-<br />

battuto le forme alienanti del lavoro; come con le tecnologie di seriali 359 ,<br />

nelle quali l’alienazione del lavoro era essenzialmente «alienazione<br />

359 Come la catena di montaggio industriale<br />

166


nella ripetizione» 360 . Con la sempre maggiore automazione meccanica<br />

e soprattutto con quella informazionale, la diminuzione dei compiti e<br />

delle responsabilità ha spostato la causa della alienazione. Non più<br />

centrata sul lavoro, sempre meno presente e più specialistico, ma sulla<br />

«delega tecnologica» 361 , cioè un’alienazione dell’uomo negli automati-<br />

smi. Inoltre aumentando i divari formativi e informazionali e creando<br />

sempre più preparate e meglio retribuite classi di «knowledge wor-<br />

kers» 362 , il divario tra le classi dell’era digitale non ha fatto che au-<br />

mentare, mutando forma dall’alienazione nel lavoro a quella nel non-<br />

lavoro eliminando il diritto alla realizzazione dell’uomo nel lavoro.<br />

Sapere<br />

Tra i diritti che vengono infranti dalle nuove tecnologie, quelli<br />

riguardanti l’infanzia sono i meno osservati. Si parla spesso di rischi<br />

nella comunicazione, a causa della pedofilia o della pornografia. Sono<br />

rischi reali, presenti nella vita comune, ma accentuati dalla facilità con<br />

cui in rete si può contattare una persona. La facilità di contatto favori-<br />

sce la possibilità di adescamento da parte di pedofili o da parte di per-<br />

sone pericolose. Dall’altra parte anche i rischi per un minore di con-<br />

tattare la pornografia sono molto facili, anzi facilissimi visto che l’70%<br />

360 Ibidem<br />

361 QUEAU Philippe, «Diritti d’autore nell’era digitale», cit.<br />

362 Cioè gli Information technology knowledge workers (Lavoratori con esperienza<br />

nella tecnologia dell’informazione)<br />

167


delle immagini che circola in rete è a carattere erotico. Questi rischi si<br />

affrontano in diversi modi. Sarebbe insensato impedire l’uso della rete<br />

ad un minore, vista la diffusione attuale, la scelta migliore dev’essere<br />

quella dell’educazione, anche se non è facile, visto che solitamente<br />

sono i “piccoli” ad avere un miglior rapporto con le tecnologie rispetto<br />

a “grandi”.<br />

Le soluzioni politiche sono state disastrose quando si è cercato<br />

di vietare la pubblicazione di siti porno si sono rivoltate le associazioni<br />

per i diritti di libertà di stampa, perché diversi governi avevano censu-<br />

rato anche newsgroup e siti che contenevano la parola ‘sesso’, seppure<br />

non fossero a contenuto erotico e/o pornografico.<br />

Le soluzioni tecniche 363 finora proposte non risolvono il pro-<br />

blema vista anche la semplicità di elusione dei sistemi protettivi e<br />

tanto meno si può fare con le chat 364 . L’ingresso di insegnamenti etici e<br />

tecnici nelle scuole sarebbe forse una buona soluzione, invece di sup-<br />

porre che meno di questi problemi si parli con i minori meno rischi ci<br />

sono; purtroppo ancora i governi non prendono in considerazione<br />

questa possibilità, puntando tutto sull’aggiornamento tecnico e tec-<br />

nologico delle scuole e niente sulla formazione morale per non af-<br />

frontare indifesi il mondo della rete.<br />

363 I cyber controllori cioè i software che non permettono, a chi non ha la<br />

password di vedere un sito vietato.<br />

364 Software che permettono di chattare (chiacchierare) con persone sconosciute in<br />

rete.<br />

168


Problemi giurisprudenziali<br />

(Controllo globale)<br />

La paura del Grande Fratello è la paura ancestrale della non li-<br />

bertà di pensiero. Paura molto più forte in un mondo occidentale dove<br />

molti limiti sono stati superati. Il Grande Fratello tecnologico sembra<br />

identificarsi con le grandi banche dati delle multinazionali economi-<br />

che che raccolgono dati personali, gusti, hobby, studi fatti, ecc., di<br />

molte persone in tutto il mondo. Come si può fare per intervenire? Sa-<br />

rebbe forse una battaglia improba evitare che i dati circolassero, anche<br />

perché molti continuano a fornire i loro dati a società di raccolta dati<br />

senza nemmeno rendersene conto e senza conoscere le conseguenze<br />

possibili. La soluzione più realistica potrebbe essere quella di controlli<br />

incrociati, sulle grandi banche dati da parte di tutori governativi e as-<br />

sociazioni dei consumatori. Ormai i dati circolano, il controllo deve<br />

evitare che vengano usati in maniera impropria, come già avviene per<br />

la pubblicità subdola (perché mirata e personalizzata) dei banner nel<br />

web. La Comunità Europea sta già iniziando a creare un comitato go-<br />

vernativo per la predisposizione di testi legislativi che regolino il set-<br />

tore informativo e informatico, ma le soluzioni più efficaci potranno<br />

essere prese solo a livello globale, con commissione internazionali.<br />

169


(Privacy)<br />

Quando i fatti personali erano alla mercé della memoria i pro-<br />

blemi della privacy non esistevano. Con le tecnologie digitali e la pos-<br />

sibilità di comunicazione globale si è posseduto avuto il mezzo per<br />

mantenere e diffondere una informazione, anche privata. La limita-<br />

zione temporale di un fatto privato, data dalla «memoria della gente»,<br />

o alla deperibilità di memorie cartacee o magnetiche, lasciava una<br />

buona occasione all’oblio. Si poteva dimenticare, mentre oggi questo<br />

diventa più difficile. La facilità di duplicazione e di divulgazione di<br />

una informazione rendono quasi a-temporale, limando il passato e<br />

appiattendolo all’ora, in una sorta di presente continuo. La tecnologia<br />

dell’informazione modifica il significato del termine ‘memoria’, che<br />

oggi designa soprattutto una memoria esterna, estroflessa, misurabile<br />

con l’unità di misura del digitale: il byte. L’archiviazione tende a dila-<br />

gare, poiché qualunque dato potrebbe essere usato in futuro. Se<br />

l’informazione riguarda la sfera privata di un individuo, si può creare<br />

così un trauma molto forte.<br />

Questa schiacciante mole di dati memorizzati e disponibili, co-<br />

stituisce una minaccia per ogni individuo. L’unica alternativa sembra<br />

essere «l’oblio» 365 . Non un oblio casuale, ma un oblio volontario, se-<br />

lettivo, basato sul desiderio di fare spazio a nuove e più importanti<br />

365 G. O. LONGO, cit., p. 105<br />

170


conoscenze. L’oblio consentirebbe di disporre i ricordi in una dimen-<br />

sione cronologica: grazie al chiaroscuro prodotto dalla maggiore o mi-<br />

nore vividezza dei ricordi si crea un «senso della prospettiva sto-<br />

rica» 366 , che invece viene annullata se i ricordi sono presenti tutti con<br />

uguale forza in un «eterno presente, un […] eterno attuale» 367 .<br />

(Limiti nazionali)<br />

La giurisprudenza attuale è limitata ai confini nazionali. I con-<br />

flitti della rete riguardano la civilistica o la penalistica, ma i confini na-<br />

zionali della giurisprudenza si scontrano con casi internazionali. Ben-<br />

ché la penalistica italiana, come quella di altre nazioni civili occiden-<br />

tali, preveda pene per colpe commesse anche al di fuori dei confini<br />

nazionali, diventa più difficile sbrogliare la questione morale. Esem-<br />

pio: in alcuni paesi del mondo l’abito di acquistare una giovanissima<br />

ragazza come moglie non è considerato illegale, mentre nei paesi occi-<br />

dentali è ritenuto quanto meno immorale; come deve comportarsi uno<br />

stato occidentale se l’acquisto avviene via rete? Problemi analoghi, in<br />

cui vengono a cozzare morali e legislazioni diverse, sono davvero<br />

numerosi. Il problema dell’esempio è un problema limite, ma sulle<br />

questioni del diritto d’autore o degli altri diritti di proprietà intellet-<br />

tuale lo scontro tra nazioni è aperto e duro. Non si vedono ancora pos-<br />

sibilità di soluzione e per ora a pagarne i danni sono su questo fronte<br />

366 Ibidem., p. 107<br />

367 Ibidem, p. 104<br />

171


autori o artisti. Indubbiamente i problemi giuridici extraterritoriali di-<br />

ventano, giorno dopo giorno, talmente rilevanti da costringere<br />

l’utilizzo di filosofie del diritto adeguate al nuove troncone extraterri-<br />

toriale della giurisprudenza.<br />

172


APPENDICI<br />

Appendice 1: Le reti neurali 368<br />

Le radici dell’Artificial Life 369, possono essere rinvenute negli automi di John Von<br />

Neumann e Arthur W. Burks. Nelle parole dello stesso Burks, che fu il continuatore<br />

della sua opera, Von Neumann si chiedeva:<br />

«Quale tipo di organizzazione logica è sufficiente ad un automa<br />

per riprodurre se stesso? Questa domanda non è precisa ed<br />

ammette sia una risposta banale che una interessante. Von Neumann<br />

aveva in mente il fenomeno naturale dell’autoproduzione<br />

quando la pose, ma non tentò di simulare l’autoproduzione di<br />

un sistema naturale a livello genetico e biochimico. Egli voleva<br />

astrarre dal problema naturale dell’autoproduzione la sua<br />

forma logica» 370 .<br />

Il formalismo che permise la realizzazione di un tale sistema, fu proposto da un<br />

suo collega, Stan Ulam, con il nome di Automa Cellulare. Una automa cellulare è<br />

semplicemente un sistema che può avere un numero finito di stati ed il cui stato è<br />

determinato dallo stato di altri automi che lo circondano. Il comportamento degli<br />

automi cellulari diventa interessante proprio perché formano una rete di interazioni,<br />

il cui comportamento globale, nel tempo, non è prevedibile; anche se le leggi che governano<br />

i passaggi di stato per ogni singolo automa sono semplici e ben determinate.<br />

Lo stato di ogni automa di questa rete, in ogni istante di tempo, è determinato<br />

dallo stato posseduto, nell’istante precedente, dagli automi che lo circondano. Con<br />

gli automi cellulari, Von Neumann impostò un sistema capace di autoreplicarsi e<br />

stabilì che qualunque sistema capace di fare ciò, doveva fare uso delle informazioni<br />

contenute nella sua descrizione in due modi fondamentalmente differenti: sia interpretando<br />

che non interpretando. Interpretate le informazioni dovevano tradursi in<br />

azioni da compiere per realizzare il replicante, non interpretate dovevano essere<br />

soltanto copiate, perché sarebbero state l’analoga descrizione per il replicante.<br />

Quando in seguito si scoprì la struttura e il funzionamento del DNA emerse che<br />

erano proprio i modi in cui la cellula fa uso delle informazioni contenute in esso durante<br />

i suoi processi di trascrizione e traduzione da una parte e replicazione<br />

dall’altra.<br />

La storia delle reti neurali inizia con Warren S. McCulloch e Walther Pitts 371 e poi<br />

con il perceptron 372 di Frank Rosenblatt 373. Fino agli anni ottanta l’unico filone di ricerca<br />

sulla Artificial Life è stato quello degli automi cellulari. In seguito vari settori<br />

scientifici si interessano alla Artificial Life. Proprio per unificare gli sforzi e fare il<br />

368 F. A. CAMARGO, cit.<br />

369 Artificial life = Vita Artificiale<br />

370 F. A. CAMARGO, cit., p. 4<br />

371 W. McCULLOCH & W. PITTS. A logical calculus of the ideas immanent in nervous<br />

activity, in Bulletin of Mathematical Biophysics, 1943<br />

372 [Vedi Glossario]<br />

373 F. ROSENBLATT, Two theorems of statistical separability in the perceptron. In<br />

Symposium on the Machanization of Thought Processes, 1959<br />

173


punto della situazione, nel settembre del 1987 si è tenuta a Santa Fe la prima conferenza<br />

sulla Artificial Life (considerato l’atto di nascita ufficiale di questa nuova<br />

scienza), organizzata da Chris Langton del Santa Fe Institute. Ad essa parteciparono<br />

non solo scienziati che in varia misura lavoravano sulla robotica e sulla cibernetica,<br />

ma anche filosofi, chimici e biologi. Oggi possiamo distinguere già due filoni, quello<br />

della robotica e quello delle simulazioni. Nelle simulazioni che si fanno in questo<br />

campo, si utilizzano in genere alternativamente strategie che possono essere considerate<br />

ispirate all’apprendimento in vita (tramite backpropagation 374, principalmente,<br />

ma anche con l’apprendimento competitivo); oppure all’apprendimento su base genetica,<br />

che si compie di generazione in generazione (tramite algoritmi genetici 375).<br />

Le reti hanno oggi trovato utilizzazione soprattutto nei vari campi che richiedono<br />

una percezione artificiale in qualche modo paragonabile a quella umana; oppure alla<br />

necessità di trovare collegamenti o categorizzare situazioni difficilmente definibili. I<br />

principali campi di applicazione sono infatti: visione e riconoscimento di forme grafiche;<br />

interpretazione di segnali; robotica e veicoli autonomi; riconoscimento della<br />

voce; linguaggio naturale; sistemi di supporto alle decisioni; diagnosi; previsioni;<br />

problemi di ottimazione; controllo di processi.<br />

Appendice 2: Estremismi<br />

Esistono esempi di blitzkrieg 376 in ambito elettorale tramite l’e-mail, poco costosa<br />

e molto diffusa. Ma esiste in rete la possibilità di unire estremisti pericolosi<br />

377.<br />

The Hate Page of the Week 378 dove lo studente texano Frank Xavier Placencia ha<br />

deciso di raccogliere i frammenti telematici che dimostrano come antisemitismo e<br />

razzismo siano ancora oggi pericoli per l’umanità.<br />

Il Ku Klux Klan 379 che afferma: «Noi crediamo che ognuno abbia il diritto di essere<br />

fiero della propria razza, il che significa che anche i Bianchi ne hanno diritto».<br />

La Aryan Nation 380 dice:«Noi crediamo che l’ebreo cananita sia il nemico naturale<br />

della nostra Razza Ariana (Bianca). L’ebreo è come un virus distruttivo che<br />

attacca il nostro corpo razziale per distruggere la nostra cultura e la nostra purezza.<br />

[quello che fa guardare] ad una coppia di razza mista con una smorfia di<br />

dolore sul viso e ripugnanza nelle orecchie… No, non è odio: è amore».<br />

L’Associazione Rupe Tarpea 381 rappresentante dell’estrema destra italiana dà il<br />

suo benvenuto alla pagina e propone percorsi alternativi: 1. Se sei un povero disperato<br />

che del pregiudizio antifascista, della chiusura mentale, della limitatezza<br />

intellettuale e della mediocrità fa il proprio stile di vita, allora vattene che è meglio<br />

[N.d.A. l’invito diventa un link ipertestuale che invia in una pagina dedicata<br />

all’omosessualità] visto che lo scoprire che il nemico si sta impossessando dei<br />

mezzi multimediali potrebbe esserti fatale; 2. Se invece ci odi e ci disprezzi dovresti<br />

dare un’occhiata. Per curiosità, per studiare le nostre mosse o magari per<br />

374 [Vedi Glossario]<br />

375 [Vedi Glossario]<br />

376 Blitzkrieg = guerra lampo<br />

377 R. STAGLIANÒ, Circo Internet, cit., p. 46-52<br />

378 http://www.owlnet.rice.edu/~efx/hpotw.html<br />

379 http://www.k-k-k.com/<br />

380 http://rand.nidlink.com/~aryanvic/<br />

381 http://www.atlas.co.uk/perimetro/<br />

174


lasciarci un messaggio di insulti; 3. Porte aperte, infine, ai solidali e simpatizzanti:<br />

per loro si spalancano sentieri elettronici verso Julius Evola, il “Foglio di lotta” e<br />

altri bollettini di militanza nera.<br />

Infine un sito dedicato alle barzellette sui ‘negri’, il Niger Joke Center 382 che<br />

sputa sentenze e freddure: «Sapete perché i negri puzzano? Perché così anche i<br />

ciechi li possono riconoscere» oppure «Sapete perché la California ha così tanti<br />

gay e New York così tanti negri? Perché la California ha scelto per prima…».<br />

O siti del tutto opposti come il sito del Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale<br />

383 del subcomandante Marcos per difendere i diritti del Chiapas nel Messico.<br />

O l’esempio nel 1988 in Brasile. Dopo l’assassinio del leader ecologista Chico<br />

Mendes da parte dei sicari dei proprietari terrieri disturbati dalle sue inesorabili<br />

denunce, si alzò un polverone telematico di e-mail, il tamtam mediatico raggiunse<br />

tutto il globo e la polizia fu spinta a rintracciare ed arrestare velocemente i<br />

colpevoli.<br />

Anche il messaggio di Elstin che chiedeva di opporsi al tentativo controrivoluzionario<br />

dei putschisti di Mosca (nei tre giorni a partire dal 19 agosto 1991) fu<br />

messo in circolo grazie alle massicce spedizioni di e-mail dal piccolo computer<br />

del compagno Dima Volodin. L’annuncio, intitolato sobriamente “Il decreto<br />

Eltsin” chiedeva inizialmente ai destinatari dei newsgroup cui fu inizialmente indirizzato<br />

di «ridistribuire il più ampiamente possibile il seguente messaggio nella<br />

versione russa e nella sua approssimativa traduzione inglese. Sarebbe buona cosa<br />

se raggiungesse le agenzie internazionali di stampa. Grazie. Dima» quindi seguiva<br />

il testo del provvedimento d’urgenza nel quale il Presidente della Repubblica<br />

federale russa informava che «un tentativo di colpo di stato era stato messo<br />

in atto e il presidente dell’URSS, che è il comandante in capo dell’esercito sovietico,<br />

era stato rimosso dal suo posto. Il vicepresidente, il primo ministro, il ministro<br />

della Difesa e quello degli Interni avevano formato un corpo incostituzionale,<br />

con ciò commettendo un crimine di stato. Come risultato di tale azione l’attività<br />

del legittimo esecutivo era paralizzata. In questa situazione io [N.d.A. Boris<br />

Eltsin] decreto: …» e seguivano una serie di contromisure di mobilitazione della<br />

cittadinanza.<br />

Un caso più recente è del 1996 in Jugoslavia, per l’arbitraria e odiosa chiusura<br />

da parte del governo di Slobodan Milosevic di Radio B92. Dopo pochi giorni la<br />

radio fu riaperta in Internet con un pubblico molto più grande.<br />

Il sito dei Tupac Amaru (http://burn.ucsd.edu/~ats/mrta.html) trasmetteva,<br />

durante tutta la fase di sequestro dell’ambasciata giapponese in Perù, l’attività<br />

dei guerriglieri all’interno dell’ambasciata; il giorno dopo l’uccisione dei guerriglieri<br />

la pagina veniva trasformata in una lapide telematica.<br />

Appendice 3: Smiley<br />

Gli smiley (faccine) o emoticon, sono sequenze di caratteri introdotte nel<br />

corso degli anni dagli utenti di posta elettronica per esprimere emozioni, opinioni e<br />

stati d’animo nel contesto dei loro messaggi. Per interpretare uno smiley bisogna<br />

piegare la testa a sinistra e giocare un po’ di fantasia per riconoscere un volto stilizzato.<br />

Per inventarne di nuovi il procedimento è più o meno lo stesso.<br />

382 http://www.whitepower.com/jokes/<br />

383 http://www.ezln.org/<br />

175


Smiley elementari<br />

:-) Smiley base, usato per sottolineare un’affermazione scherzosa.<br />

;-) Smiley ammiccante. L’utente fa l’occhiolino per sottolineare l’intenzione scher-<br />

zosa di un’affermazione sarcastica.<br />

:-( Smiley triste. L’utente non ha gradito l’ultima affermazione o è indispettito o de-<br />

presso per qualche motivo.<br />

:-> L’utente ha appena affermato qualcosa di realmente sarcastico.<br />

:-| Sorriso sardonico.<br />

Variazioni sul tema<br />

:-|| L’utente è arrabbiato.<br />

:/) L’utente non è divertito.<br />

:D L’utente ride.<br />

:O L’utente urla.<br />

:[ L’utente è depresso.<br />

;( L’utente piange.<br />

:’( L’utente piange.<br />

:’-) L’utente piange di gioia.<br />

!-( L’utente ha un occhio nero.<br />

#-) L’utente ha folleggiato per tutta la<br />

notte.<br />

$-) L’utente ha vinto un premio alla<br />

lotteria.<br />

%*} L’utente è ubriaco.<br />

%’) L’utente è ubriaco fradicio.<br />

%+{ L’utente ha fatto a botte (e ha<br />

perso).<br />

%-(I) L’utente ride rumorosamente.<br />

%-) L’utente è strabico.<br />

%-) L’utente sta fissando uno schermo<br />

verde da molte ore.<br />

%-6 L’utente è fuori di testa.<br />

%- L’utente sta morendo dal ridere.<br />

%-\ L’utente è indeciso o in attesa.<br />

&-| L’utente è sull’orlo delle lacrime.<br />

&.(.. L’utente sta piangendo.<br />

&:-) L’utente ha i capelli ricci.<br />

(-) L’utente ha i capelli lunghi (e deve<br />

tagliarli).<br />

{:-) L’utente ha la scriminatura cen-<br />

trale.<br />

{(:-) L’utente porta il parrucchino.<br />

}:-) Utente felice (con parrucchino<br />

sollevato per un colpo di vento)<br />

}:-( Utente triste perché un colpo di<br />

vento gli ha sollevato il parruc-<br />

chino.<br />

‘-) L’utente sta ammiccando.<br />

‘:-) L’utente si è rasato per errore un<br />

sopracciglio (il destro).<br />

,:-) L’utente si è rasato per errore un<br />

sopracciglio (il sinistro).<br />

(-: L’utente è australiano.<br />

(-: L’utente è mancino.<br />


B:-) L’utente porta occhiali da sole<br />

sulla fronte.<br />

:>) L’utente ha il nasone.<br />

:^) L’utente ha il naso rotto.<br />

(:-$ L’utente è malato.<br />

(:-& L’utente è arrabbiato.<br />

(:-( L’utente è indispettito.<br />

(:-O L’utente è sorpreso.<br />

(:-* L’utente manda un bacio.<br />

(:I L’utente è calvo.<br />

) Sorriso.<br />

*


:-x Bacioni!<br />

:-{ L’utente ha i baffi.<br />

:-{) L’utente ha i baffi.<br />

:^{)> L’utente ha barba e baffi.<br />

:-{} L’utente ha il rossetto.<br />

:-| L’utente ha trascorso una giornata<br />

come le altre.<br />


cercatori (ognuno ha un proprio identificativo di posta elettronica). Nasce anche la<br />

prima mailing list non solo lavorativa: SF lovers.<br />

Anni 70<br />

I calcolatori, sia pure con sistemi operativi diversi, per comunicare devono parlare<br />

uno stesso linguaggio: quello che si basa sul packet-switching. Questo linguaggio<br />

raggiunge la piena maturità solo nel 1982 grazie a Vinton Cerf e Bob Khan e alla definizione<br />

del TCP/IP (Transmission Control Protocol/ Internet Protocol).<br />

Il Transmission Control Protocol spezzetta i messaggi in diversi pacchetti e li riassembla<br />

ordinatamente una volta arrivati a destinazione. L’Internet Protocol ha invece<br />

la responsabilità dell’indirizzamento delle singole porzioni di dati nella rete. Nel ‘73<br />

nasce anche il protocollo per il trasferimento dei dati: FTP (File Transfer Protocol).<br />

Questo protocollo inizia ad essere utilizzato per l’invio di semplici files di testo con<br />

messaggi personali, quella che sarà la posta elettronica. La quantità di files inviati<br />

diviene grandissima e nel 1977 nasce la necessità di costituire un protocollo esclusivamente<br />

per la posta elettronica (e-mail). Nel 79 aumenta l’uso civile della rete, nascono<br />

infatti Usenet (è la prima zona della rete che raccoglie i newsgroup) ed i primi<br />

MUD (Multi User Dungeon, i popolarissimi giochi di ruolo elettronici con più utenti<br />

simultanei.<br />

Anni 80<br />

Nascono la popolare rete universitaria BitNet; la francese Minitel; la rete Fidonet<br />

(una rete mondiale di personal collegati via modem, usata per le banche dati, le BBS,<br />

che assieme a BitNet e altri network costituiscono Outernet, parallela alla cosiddetta<br />

Core Internet). L’originaria vocazione militare di Arpanet viene raccolta nel 1983<br />

dalla rete militare Milnet.<br />

Vengono formulati in questi anni i primi postulati dell’Era Digitale:<br />

La legge di Moore (da Gordon Moore, fondatore della Intel) sostiene che la potenza<br />

di calcolo e la capacità dei computer raddoppia ogni diciotto mesi.<br />

La legge di Metcalfe (da Bob Metcalfe, l’inventore del protocollo Ethernet per la<br />

comunicazione locale tra computer) dice che il valore di una rete è all’incirca proporzionale<br />

al quadrato del numero degli utilizzatori.<br />

Il 1984 è un anno memorabile. Nasce il Macintosh della Apple, il primo personal<br />

computer ad interfaccia grafica: una vera e propria rivoluzione. Lo scrittore William<br />

Gibson dà alle stampe Neuromante (Neuromancer) da cui è stato tratto il termine<br />

cyberspace. La National Science Foundation capisce l’importanza della rete e mette a<br />

disposizione con un atto storico numerosi fondi e mezzi per le infrastrutture e per<br />

ricerche avanzate sull’utilizzo della rete.<br />

La NsfNet (1986) che nasce dalla National Science Foundation, cioè il settore dedicato<br />

al network, collega computer dell’ultima generazione attraverso una dorsale<br />

(backbone) ad alta velocità.<br />

Nel 1988 ci sono le prime prove generali di terrorismo telematico: il «virus di<br />

Morris», diffuso in rete dal cracker Robert T. Morris, colpisce circa 6000 PC sui 60000<br />

collegati (1 su 10).<br />

Molte reti, come FidoNet, convergono in Internet. Nel 1989 muore ufficialmente<br />

Arpanet, ma ormai dilaga il TCP/IP ed anche l’Italia è collegata a NsfNet.<br />

Anni 90<br />

Lo statuto di cittadino elettronico prevede diritti e doveri: negli USA nasce la EFF<br />

(Electronic Frontier Foundation), che si occupa di cyber-right, cioè di giurisprudenza<br />

sulla rete. Di pari passo aumenta il caos in rete. Spuntano software per la ricerca di<br />

179


informazione: Archie, Wais (Wide Area Information Server). Nascono Gopher, primo<br />

tentativo di razionalizzare l’architettura dell’informazione e Pgp (Pretty Good Privacy),<br />

per garantire la sicurezza dei messaggi scambiati.<br />

Internet diventa di massa nel 1993. Nasce il primo browser Mosaic e come afferma<br />

Economist «a Internet spuntano le ali multimediali». Il WWW è l’architettura<br />

ipertestuale/ipermediale della rete concepita al CERN di Ginevra dall’équipe guidata<br />

da Tim Berners-Lee che vi lavora dal 1989. Esplode il traffico (+300%). «Ora anche<br />

un analfabeta informatico può diventare un cybernauta».<br />

Il 9 agosto del 1995 alla prima quotazione a Wall Street, la Netscape di Marc Andreessen<br />

realizza un risultato da record, quasi come quello della Apple nel 1984.<br />

Il 1996 è definito anno III p. M. (post Mosaic).<br />

Si sviluppano VRML (Virtual Reality Modelling Language) e Java (che svolge operazioni<br />

grazie a piccoli programmi chiamati applets) della Sun Microsystem. In questi<br />

anni viene inventato il Network Computer, strumento da $500 dedicato completamente<br />

alla navigazione, che però non ha ancora avuto il successo aspettato, a causa<br />

dei costi telefonici. Nel 1997 in rete si utilizza WebPhone, un sistema per la telefonia<br />

via rete e WebTV; le grandi multinazionali della telefonia e della televisioni entrano<br />

in crisi, iniziano le grandi fusioni internazionali.<br />

Gli indirizzi di dominio per il Web, risultano essere limitati, a causa di una previsione<br />

errata nella progettazione. Inoltre il vecchio Web ha grossi deficit nella sicurezza.<br />

Si progetta così il web 2 (www2), non per l’utilizzazione privata, ma per<br />

grandi banche e grandi sistemi gestionali. La necessita del Web 2 è dovuta anche al<br />

diffondersi in rete dell’e-commerce, il sistema di vendita elettronica, che catalizza la<br />

discussione nell’ultimo anno.<br />

Alla fine del millennio il problema più grande dei grandi sistemi informatici collegati<br />

fra di loro sembra essere un ‘errore’ di programmazione fatto sulla numerazione<br />

delle date. Quando si è iniziata la programmazione il problema principale era<br />

risparmiare spazio. Per questo la data è stata composta di sei cifre due per il giorno,<br />

due per il mese, ma due anche per l’anno. Le date servivano principalmente a ordinare<br />

cronologicamente le operazioni fatte nei grandi data base (banche dati) e venivano<br />

sistemate al contrario (anno/mese/giorno) per costituire una successione numerale<br />

quantitativa, più facilmente riconoscibile. Es. 11 novembre 1996 e 31 settembre<br />

1995; se utilizzo sei cifre al contrario risulteranno rispettivamente 961111 e<br />

950931; messi in ordine di quantità crescente la data più recente risulterà essere la<br />

più grande. Ma se prendo il primo gennaio del 2000 (000101) e cerco di ordinarlo,<br />

questo risulterà un numero più piccolo di tutti e verrà quindi messo per ultimo. Nei<br />

calcoli per differenza dal 31 dicembre del 1999 al primo gennaio del 2000 risulteranno<br />

essere passati quasi 100 anni, creando così problemi a tutto il sistema. Questo<br />

è stato chiamato il virus del millennio o “millennium bug”, che è la grande preoccupazione,<br />

ma anche il grande business, di fine millennio.<br />

180


GLOSSARIO<br />

Agenti intelligenti: (Intelligent agents o smart agents)<br />

Alfanumerico: insieme dei caratteri alfabetici e numerici.<br />

Algoritmi Genetici: Gli algoritmi genetici, in base ad un criterio determinato, portano<br />

alla selezione di algoritmi che danno i risultati migliori ed alla ricombinazione<br />

casuale di alcune loro porzioni e/o alla mutazione di alcune loro parti. In<br />

genere si parte con un certa popolazione di automi che hanno leggere differenze<br />

tra loro e si fanno agire in un ambiente per un certo numero di cicli. In seguito<br />

quelli che si saranno comportati meglio avranno la possibilità di riprodursi. Cioè<br />

si prenderà, ad esempio, il 20% della popolazione che si è comportato nel modo<br />

migliore e da questi, con mutazioni casuali e ricombinazioni, si otterrà anche il<br />

restante 80% di automi; con questa nuova popolazione si farà un’altra sessione di<br />

cicli, al termine dei quali, si ripeterà lo stesso procedimento. All’interno di questo<br />

schema generale, le effettive realizzazioni degli algoritmi possono essere molto<br />

diverse: da programmi in vari linguaggi, a valori di connessioni di reti neurali.<br />

Anonymous FTP: (File Transfer Protocol anonimo) vedi FTP.<br />

Applicazione: qualsiasi software o programma che serva a creare documenti, files,<br />

ecc.<br />

Arcades: sono dei luoghi di incontro multimediali pubblici sponsorizzati dai comuni,<br />

per chi vuole scoprire le reti.<br />

Archie: software inventato nei primi anni ‘90 da Peter Deutsch, Alan Emtage e Bill<br />

Heelan, che serve a trovare in rete il file che si vuole.<br />

ARPA: (Advanced Research Projects Agency) nasce negli USA per merito del Ministero<br />

della Difesa in risposta alle evoluzioni tecnologiche russe; nel 1969 nasce Arpanet,<br />

l’embrione della rete, che serve per salvaguardare i centri nevralgici comunicativi<br />

della nazione in caso di bombardamento.<br />

Arpanet: [vedi Appendice 4 – La storia della rete]<br />

Array: vedi Matrice<br />

Artificial Life = Vita Artificiale<br />

ASCII: (American Standard Code For Information Interchange) codice americano standard<br />

per lo scambio dei dati fra i computer.<br />

Backpropagation: famosa regola dell’error backpropagation, proposta nel 1986 da<br />

Rumelhart, Hinton e William, consiste nella propagazione dell’errore a ritroso.<br />

Vengono prima modificati i coefficienti delle connessioni tra il penultimo e<br />

l’ultimo strato e poi si risale, di strato in strato, fino a modificare quelli delle connessioni<br />

tra il primo e il secondo strato.<br />

Banda, larghezza di: (bandwidth) capacità del cavo in fibra ottica o altro, per la trasmissione<br />

dei dati; generalmente espressa in bits per secondo (bps).<br />

Banner: distintivo o titolo a tutta pagina di un giornale, nella rete identifica il riquadro<br />

promozionale che campeggia sulla parte superiore della pagina, funzionando<br />

anche da link verso il sito dell’azienda che pubblicizza il prodotto.<br />

Baud: (in onore di Émile Bautod, un pioniere francese delle telecomunicazioni) è<br />

l’unità di misura alla quale un modem trasmette i dati, ormai però si tende a<br />

parlare di “bits per secondo” (bps).<br />

BBS: (Bulletin Board System) club on-line, dove gruppi di persone si riuniscono per<br />

discutere sullo stesso argomento, oggi perlopiù sostituiti dai newsgroup.<br />

Beta: è il prototipo di un programma, serve per scoprire gli eventuali errori o bug<br />

(bachi) del software.<br />

Bit: (Binary Digit = numero binario) il «DNA dell’informazione» secondo Nicholas<br />

Negroponte. Si tratta di unità elementari del linguaggio binario (0 e 1); digitalizzare<br />

le informazioni significa ridurre in bits i dati.<br />

181


BitNet: (Because It’s Time Network) è uno dei primi network nato per iniziativa di alcuni<br />

accademici italiani<br />

Block-system: sistema segnaletico, assai sofisticato, con torri di controllo, che dirigono<br />

il traffico ferroviario<br />

BOOLE, George: (Lincoln 1815 – Cork 1864) matematico irlandese che riuscì nella<br />

metà dell’800 ad applicare le regole dell’algebra alla logica inventando la logica<br />

algebrica, o Algebra booleana [vedi].<br />

Booleana, Algebra: detta anche logica algebrica perché verso la metà dell’800 il matematico<br />

irlandese George Boole, riuscì ad applicare le regole dell’algebra alla logica,<br />

in suo onore venne chiamata Algebra di Boole o booleana. Questa algebra<br />

viene usata per la progettazione dei circuiti logici; infatti la teoria delle commutazione,<br />

cioè dei circuiti logici, è basata su quest’algebra. Fondamentalmente è basata<br />

su tre proposizioni vere e false, quindi su tre termini logici: AND, OR e NOT.<br />

Booleano: Sistema logico per la ricerca dell’algebra booleana [vedi Boole, Algebra di],<br />

che utilizza le espressioni logiche AND, OR, NOT. Esempio: se si fosse interessati<br />

alla filosofia digitale, bisognerebbe stringere il campo solo su quel settore, allora<br />

nella casella di testo della ricerca si dovrebbe scrivere filosofia AND digitale, che<br />

significa «cerca tutti i siti dove siano presenti assieme le parole filosofia e digitale».<br />

Ma se volessi cercare siti di filosofia che non parlano del digitale, dovrei<br />

utilizzare l’espressione booleana NOT: filosofia NOT digitale, che significa «cerca<br />

tutti i siti dove sia presente la parola filosofia ma non sia presente la parola digitale».<br />

Infine se volessi allargare il campo di ricerca dovrei scrivere: filosofia OR<br />

digitale, che significa «cerca tutti i siti dove sia presente anche solo la parola filosofia,<br />

solo parola digitale oppure entrambe». In realtà esistono altre espressioni<br />

derivanti dall’algebra booleana.<br />

Bounce: (rimbalzo) quando una e-mail torna al mittente perché l’indirizzo del destinatario<br />

non è corretto o per altri problemi.<br />

Bps: (Bits per secondo) unità di misura per la trasmissione di dati.<br />

Browser: (sfogliatore o brucatore) è il programma che consente di navigare sul<br />

World Wide Web<br />

BUCKMINSTER FULLER, Richard: (Milton Massachusetts 1913-1993) divenne<br />

grande per l’invenzione della «cupola geodesica» (una sfera composta da tetraedi,<br />

forma architettonica versatile, mobile economica e resistente) e i concetti<br />

di «sinergia» (l’unione rappresenta più della somma delle parti) e di «effimerizzazione»<br />

(la tendenza ad ottenere rendimenti crescenti con sempre minori investimenti<br />

di energia)<br />

Bug: (bachi) errori dei programmi. «Millennium Bug» errore nella numerazione dataria<br />

a 6 cifre, nel passaggio al 2000.<br />

Byte: unità di misura dell’informazione, equivale ad un carattere (es. A = 1 byte) ed<br />

è formato da 8 bits (es. 1 byte = 10011100).<br />

Cablare: (dal fr. câble) lett. cavo, quindi l’azione in it. significa fornire una struttura<br />

dei cavi, in particolare cavi di tipo ottico, per la trasmissione per cablogramma<br />

ottico.<br />

Cd-rom: (Compact Disk - read only memory = CD che si può solo leggere) contiene<br />

circa 600 Mb.<br />

Chat: (chiacchiera), attraverso software dedicati alle chat (come IRC o MIRC) si può<br />

dialogare in rete in tempo reale.<br />

Client: (cliente) è il programma presso il computer locale che serve da interfaccia per<br />

comunicare con il server, computer remoto.<br />

Codice sorgente: È il codice che permette di lavorare al livello del linguaggio di programmazione,<br />

che solitamente è protetto e permette anche di creare nuovi programmi<br />

dallo stesso software sorgente<br />

Computer science: (la scienza del computer) locuzione usata dagli anglosassoni per<br />

indicare l’informatica [vedi].<br />

Comunità virtuali: sono costituite da gruppi di persone che condividono specifici<br />

interessi e che ne discutono in rete. Reale è la gente, virtuale è il luogo d’incontro.<br />

182


Cookies: lett. biscotti, sono dei piccoli file di testo che vengono inseriti all’interno del<br />

computer quando si visita un sito, che permettono ai possessori di sito di riconoscere<br />

il visitatore [vedi anche cap. Cookies].<br />

Crackdown: (crollo, collasso) avviene in un sistema informatico complesso quando si<br />

è in presenza di un virus oppure per l’intrusione di un hacker.<br />

Cracker: (da to crack = rompere) colui che cerca il collasso della rete anche tramite<br />

virus da lui stesso inventati.<br />

Criptazione: vedi crittazione<br />

Crittazione: è il metodo di codifica dei dati che impedisce intrusioni illecite. La tecnica<br />

più nota è RSA, l’applicazione che ha avuto maggior successo è Pretty Good<br />

Privacy di Philip Zimmerman. Ciò nonostante esistono sempre gli hackers che riescono<br />

a violarle.<br />

Crittografico: vedi crittazione<br />

Cuseeme: è la contrazione di «You can see me, I can see you» (Tu puoi vedere me ed io<br />

posso vedere te); è in pratica un sistema che permette la comunicazione visiva e sonora<br />

tramite la rete<br />

Cyberpunk: è il nuovo ribelle della frontiera elettronica: «Datemi una connessione<br />

fissa e solleverò il mondo». La paternità dell’espressione risale a Bruce Sterling.<br />

Cyberspace: (cyber-spazio) termine che si deve a William Gibson nel romanzo Neuromante<br />

(1984), usato genericamente per definire il mondo dei computer in rete.<br />

Dial-up: connessione via telefono ad un altro computer, il server, che funziona da<br />

porta d’accesso alla rete.<br />

Dns: è il codice postale generale di Internet.<br />

Dominio: è la targa nazionale di un indirizzo (.it per Italia, .uk per Gran Bretagna,<br />

.jp per Giappone) oppure segnala il tipo di attività (. edu, .org, .com).<br />

Download: è lo scaricamento di un file da un computer remoto (l’operazione contraria<br />

è upload).<br />

e-commerce: commercio elettronico<br />

Edutainment = neologismo inglese formato da ‘Education’ (educazione) e ‘Entertainment’<br />

(intrattenimento)<br />

E-mail: posta elettronica.<br />

Emoticons: sono le icone che esprimono emozioni (vedi smiley).<br />

Fair use = diritto di utilizzo di utilizzo di un software, che però non può essere venduto<br />

o ceduto per profitto.<br />

FAQ: (Frequently Asked Questions, domande chieste frequentemente) sono le risposte<br />

alle domande più frequenti, tentare di ovviare la lettura e chiedere in giro può<br />

esporre al rischio di Rtfm (Read The Fucking Manual).<br />

FEYNMAN, Richard Phillips: (1918-1988) premio nobel per la fisica nel 1965, teorizzatore<br />

dei computer quantistici.<br />

Finger: è lo strumento che vi permette di saperne di più rispetto ad un utente del<br />

quale conoscete solo l’indirizzo e-mail.<br />

Firma digitale: è un file assolutamente autentico che serve come riconoscimento di<br />

autenticità, come carta d’identità digitale.<br />

Firma elettronica: vedi Firma digitale<br />

Flame: (fiammata) è un attacco verbale violento.<br />

Fornitore d’accesso: (o service provider) è chi offre l’accesso a Internet.<br />

Freaker: (da to freak = striare) è il cracker delle linee telefoniche, chiama ovunque<br />

senza pagare.<br />

Free agents: programmi per la ricerca delle informazioni basati su algoritmi di tipo<br />

neurale; vedi Smart Agents<br />

Free riders: (cavalieri liberi) in gergo sono gli hackers più bravi<br />

Freeware: software gratuito disponibile in rete.<br />

FTP: (File Transfer Protocol) è il protocollo che permette il trasferimento di file da un<br />

computer ad un altro.<br />

Gigabyte: (Gb) multiplo del byte; 1 Gb = 1.000.000 Kb.<br />

183


Gopher: (nome di un roditore nordamericano) è un sistema di esplorazione della<br />

rete a menù, tra gli antenati è quello che più assomiglia al Web.<br />

Hacker: (da to hack = fare un colpo) colui che entra nei sistemi degli altri solo per<br />

dimostrare di saperlo fare. Al MIT negli anni 60 alcuni ricercatori si erano riuniti<br />

nel Club del Trenino Elettrico, i più ingegnosi nell’inventare marchingegni erano<br />

chiamati hackers. Oggi significa esperto di rete o pirata informatico.<br />

Home Computer: è la prima generazione dei computer da casa (Commodore, Spectrum,<br />

Amiga), che non possedevano memoria interna, se non la RAM, che utilizzavano<br />

supporti magnetici per la lettura e la memorizzazione dei file.<br />

Host: è il computer remoto attraverso il quale tutti i computer possono comunicare<br />

con tutte le macchine che vi sono connesse.<br />

Hot word: (parola calda) è la parola che solitamente ha un collegamento (link) attivo.<br />

HTML: (Hyper Text Markup Language) è il semplice linguaggio di programmazione<br />

ipertestuale con il quale sono scritti le pagine per il Web. I comandi dell’HTML<br />

sono detti Tags e può essere integrato da altri linguaggi, come Java e Javascript.<br />

HTTP: (Hyper Text Transfer Protocol) è il protocollo per passare da un sito all’altro del<br />

Web. È il prefisso, seguito da due punti e doppio back-slash , nei tipici indirizzi<br />

www; es. http://www.uniss.it.<br />

IBM: (Information Business Machines) è stata la prima società informatica del mondo.<br />

Informatica: dal fr. informatique (contrazione di information automatique) neologismo<br />

che significa informazione automatica, che comparve verso la metà degli anni ’60.<br />

L'informatica si occupa della gestione dei dati, ma anche dell'ingegneria dei calcolatori.<br />

Gli anglosassoni utilizzano la locuzione computer science, che sottolinea<br />

di più la seconda accezione.<br />

Internet: è «la madre di tutte le reti»; nata dal progetto militare di Arpanet, è<br />

l’unione delle reti mondiali, basata sul IP (Internet Protocol).<br />

IRC: (Internet Relay Chat) software per la comunicazione in tempo reale.<br />

ISDN: (Integrated Service Digital Network, rete digitale di servizi integrati) è una rete<br />

molto più veloce (dai 64 Kb/s in su) dei normali doppini di rame.<br />

Java: linguaggio di programmazione per il Web che funziona grazie a piccoli programmi<br />

(applets) inventato dalla Sun Microsystem<br />

Javascript: linguaggio di programmazione per il Web che funziona grazie agli script<br />

Killer application: applicazione killer, nel senso che sbaraglia le altre sul mercato.<br />

Kilobyte: (Kb) multiplo del byte; 1 Kb = 1.030 byte.<br />

Kung fu: fare kung fu con un sistema informatico significa oltrepassare le sue protezioni.<br />

LAN: (Local Area Network) è una rete locale che mette in comunicazione i computer<br />

di una comunità limitata (es. un’azienda, una università); è l’opposto della WAN.<br />

Link: (ancora, collegamento), permette di far saltare l’utente da un punto all’altro<br />

del testo; è l’elemento fondamentale di un ipertesto. Nel Web è riconoscibile per<br />

la scritta sottolineata e di un diverso colore, ma anche le immagini possono essere<br />

collegamenti.<br />

List-Serv: è un sistema automatizzato per la distribuzione di mailing list. Spedendo<br />

un messaggio ad un List-Serv, si ricevono le opinioni di tutti gli altri partecipanti.<br />

Literacy: (lett. il saper leggere e scrivere) è la competenza telematica dell’utente<br />

Logica booleana: vedi Booleana, Algebra<br />

Lurker: nella nuova antropologia della rete sono i contemplativi, coloro che girano<br />

nella rete leggendo i messaggi altrui, ma non prendono mai parte alla discussione.<br />

Mailing list: forum di discussione, dove le opinioni vengono automaticamente spedite<br />

(grazie al List-Serv) nella mailbox dei vari partecipanti alla discussione.<br />

Mainframe: grossi calcolatori dei centri di calcolo utilizzati per fare calcoli complessi,<br />

ora soppiantati da PC server.<br />

Margine del caos: (teoria matematica) Tra i due estremi, caos e ordine, nella zona chiamata<br />

margine del caos, vi sono sistemi le cui componenti sono abbastanza stabili<br />

184


per immagazzinare informazione ma abbastanza labili per trasmetterla: questi sistemi<br />

si possono organizzare, a volte spontaneamente, per eseguire calcoli, reagire<br />

alle perturbazioni e anche manifestare quel comportamento complesso ed<br />

elusivo, stabile, ma non troppo, che si chiama vita. Sono sistemi aperti, nel senso<br />

che sono attraversati da flussi di energia, materia e informazione che li mantengono<br />

lontani dall’equilibrio. Questi sistemi iniziano ad essere applicati anche ai<br />

sistemi sociali e culturali.<br />

Matrice: termine di provenienza matematica, indica una organizzazione a tabella di<br />

elementi omogenei, nella quale ogni elemento è identificato mediante due o più<br />

numeri che rappresentano le sue coordinate (per esempio numero di riga e numero<br />

di colonna) all’interno della struttura stessa. In programmazione sono indicate<br />

con il termine array. Il termine è usato anche per indicare il reticolo di punti<br />

(pixel) che si possono illuminare per rappresentare un carattere alfanumerico<br />

sullo schermo di un terminale di un video.<br />

Megabyte: (Mb) multiplo del byte; 1 Mb = 1.000 Kb .<br />

Microsoft Corporation: Società creata da Bill Gates (l’inventore del Basic) e il suo ex<br />

socio Paul Allen, Microsoft è il più grande fornitore di software per personal<br />

computer del mondo. Con dei ricavi netti pari al prodotto interno lordo delle piccole<br />

nazioni europee, Microsoft impiega più di 18.000 persone in 48 paesi del<br />

mondo.<br />

MIME: (Multipurpose Internet Mail Exstension, estensioni postali multifunzionali di<br />

Internet) è un metodo per collegare il codice binario alla posta elettronica e<br />

quindi inserirvi files di vario genere.<br />

MIRC: (M Internet Relay Chat) software “grafico” per la comunicazione in tempo<br />

reale.<br />

MIT: (Massachusetts Institute of Technology) di Boston<br />

Modem: (acronimo sillabico di Modulatore/Demodulatore) è lo strumento che nel<br />

computer inviante converte le informazioni binarie del computer in segnali analogici<br />

(come un modulatore) che possono così viaggiare via cavo telefonico e che<br />

nel computer ricevente trasforma i segnali analogici in informazioni digitali<br />

(come un demodulatore) permettendo in tal modo la comunicazione fra computer<br />

distanti.<br />

Mosaic: è il primo ed indimenticato browser grafico; inventato nel 1993 dai ricercatori<br />

della NCSA, è stato il detonatore del successo del Web; dell’équipe faceva<br />

parte anche Marc Andreessen, padre di Netscape.<br />

MUD: (Multi User Dungeon, prigioni sotterranee con più giocatori) popolarissimi<br />

giochi di ruolo elettronici con più utenti simultanei.<br />

MUG: (Multi User Game, gioco con più giocatori) popolarissimi giochi di ruolo elettronici<br />

con più utenti simultanei.<br />

Multimedia: è l’integrazione sullo stesso supporto di dati di diversa natura: testi,<br />

foto, filmati, suoni, ecc. Qualche informatico etimologista giura che se ne sia parlato<br />

per la prima volta riguardo al Macintosh della Apple (1984) una macchina<br />

che sin dall’inizio interagiva con immagini, suoni e testi. Per altri l’imprimatur<br />

dell’espressione sarebbe da attribuire a Bill Gates, nell’86. Ma pare che si trovasse<br />

già traccia della parola nella stampa statunitense di dieci anni prima.<br />

Nerds: maniaci del computer<br />

Net: è la rete con la maiuscola, Internet, quella che tutte le altre comprende. Fra i sinonimi<br />

utilizzati nel tempo anche the Cloud (la nuvola), the Matrix (la matrice), the<br />

Datasphere (il globo di dati), the Electronic Frontier (la frontiera elettronica, in memoria<br />

del Far West), The Information Superhighway (la superstrada<br />

dell’informazione).<br />

Net-etiquette: vedi Netiquette<br />

Netiquette: è la fusione delle due parole net (rete) ed etiquette (etichetta). La regola<br />

fondamentale è quella di pensare sempre di comunicare con un’altra persona e<br />

quindi visto che i messaggi sono soprattutto scritti, utilizzare un tono che non<br />

crei ambiguità. Da questa principale ne derivano altre come non inviare messaggi<br />

185


troppo lunghi, magari accompagnati da immagini o suoni, perché rischiano di far<br />

perdere tempo a chi li deve scaricare e leggere. E inoltre ingolfano la rete, già abbastanza<br />

affollata, con byte e byte di dati forse inutili. Oppure non inviare lo<br />

stesso messaggio a centinaia e centinaia di indirizzi. Questo è il cosiddetto<br />

“spamming” e, salvo rare eccezioni, la netiquette lo considera una pessima abitudine.<br />

Ancora peggio se si tratta di messaggi pubblicitari non richiesti. Ed ancora<br />

si dovrebbe evitare di strillare e per iscritto strillare significa scrivere con le lettere<br />

maiuscole; le maiuscole, secondo netiquette, si dovrebbero usare solo nel<br />

caso in cui si vuole enfatizzare un concetto e, anche qui, con moderazione. Ma la<br />

netiquette varia a seconda del contesto in ci si troviamo. Per esempio, se si partecipa<br />

a un gruppo di discussione su un serial televisivo, pettegolezzi e chiacchiere<br />

sui personaggi sono del tutto normali. Le cose invece cambiano se spediamo voci<br />

e notizie incontrollate in una mailing list di giornalisti.<br />

Netscape Communications Corporation,: è l’azienda che nel giro di pochi mesi è<br />

diventata leader mondiale del software di navigazione in Internet, Netscape, figlio<br />

di Mosaic [Vedi].<br />

Newbie: è un neofita della rete, un nuovo frequentatore; è un principiante, una matricola<br />

della rete.<br />

Newsgroup: bacheca elettronica dove ognuno può appendere i suoi messaggi e ricevere<br />

risposta pubblica o privata.<br />

Nodo: continuando la metafora della ragnatela, si definisce in questo modo il singolo<br />

componente informatico di Internet, cioè un computer direttamente collegato.<br />

Off-line: attributo del multimediale, quando questo non si trova in rete, ma per<br />

esempio su Cd-rom.<br />

On-line: attributo del multimediale, quando questo si trova in rete.<br />

Operating system: vedi Sistema operativo<br />

Password: (parola d’ordine) costituita da caratteri alfanumerici, necessaria per aver<br />

accesso ad un sistema chiuso.<br />

PC: vedi Personal Computer<br />

Perceptron: è stata la prima rete neurale inventata ad essere utilizzata, poi superata<br />

dalla Multilayer Perceptron, dalle reti di Kohonen, dalle reti di Caianello, ecc.<br />

Personal Computer: è un computer di piccole dimensioni, a differenza dei grandi<br />

computer aziendali, i mainframe [vedi Glossario], successori degli home computer,<br />

che possiedono una memoria interna.<br />

Pixel: punti elementari dello schermo. Più piccoli sono i pixel maggiore è la definizione<br />

dell’immagine, se invece i pixel sono pochi e grossi l’immagine sembra essere<br />

un «mosaico».<br />

PPP: (Point to Point Protocol) è il protocollo per poter avere accesso ad Internet in<br />

modalità grafica, comunicando con TCP/IP attraverso linea telefonica<br />

(l’alternativa è SLIP).<br />

Protocollo: è il codice di comunicazione, l’idioma attraverso il quale i computer possono<br />

capirsi.<br />

Pull media: tecnologie che permettono la comunicazione orizzontale, come Internet<br />

o le tecnologie comunicative globali<br />

Push media: tecnologie che permettono la comunicazione monodirezionale, come<br />

Tv, radio, ecc.<br />

Realtà virtuale: realtà creata dalle tecnologie digitale<br />

Server: interlocutore del client. Computer o software che permette ad altre macchine<br />

di utilizzare risorse di rete.<br />

Shareware: software disponibile in rete che è possibile provare prima di acquistare.<br />

Sistema operativo: piattaforma del computer; il s. o. è quel software che gestisce il<br />

PC e tutti gli altri software presenti all’interno, è l’interfaccia tra l’uomo e il linguaggio<br />

macchina. Ora sono molto usati i s. o. ad interfaccia grafica, dove cioè le<br />

operazioni non vengono fatte digitando i codici attraverso la tastiera, ma con<br />

semplici movimenti e click del mouse.<br />

186


Sito: ognuno dei singoli luoghi che compongono il Web.<br />

SLIP: (Serial Line Internet Protocol) è il protocollo per poter avere accesso a Internet in<br />

modalità grafica, comunicando con TCP/IP attraverso linea telefonica<br />

(l’alternativa è PPP).<br />

Smart Agents: programmi per la ricerca delle informazioni basati su algoritmi di<br />

tipo neurale; vedi Free Agents<br />

Smiley: sono le composizioni di simboli che identificano un’emozione, es. :-) visto<br />

ruotato di novanta gradi è un viso con un sorriso (☺) ed identifica un sentimento<br />

positivo.<br />

Spam: la coppia di avvocati Canter & Siegel aveva spedito una quantità massiccia (e<br />

non richiesta) di messaggi elettronici per pubblicizzare la propria attività.<br />

L’etimologia ha a che vedere con una marca di carne gelatinosa in scatola e vorrebbe<br />

suggerire il risultato che si otterrebbe mettendola davanti ad un ventilatore<br />

(l’eccezione è evidentemente molto negativa).<br />

Surfing: è la navigazione sulla rete senza uno scopo preciso: da qui deriva il termine<br />

«net-surfer», surfista della rete.<br />

Sysop: (acronimo di System Operator) è il gestore responsabile di un servizio telematico.<br />

TCP/IP: (Transfer Control Protocol / Internet Protocol) è il protocollo condiviso dai vari<br />

network che costituiscono Internet. Inventato nel 1982 da Vinton Cerf e Bob<br />

Khan, funziona in due fasi, prima spezzettando le informazioni e poi indirizzandole<br />

opportunamente.<br />

Telnet: è il protocollo che permette di utilizzare computer remoti come se si trattasse<br />

della propria macchina.<br />

Terabyte: (Tb) multiplo del byte; 1 Tb = 1.000.000.000 Kb.<br />

Thread: (filo) è il filone di conversazione, un argomento discusso per tempo variabile.<br />

Unix: sistema operativo di utilizzo comune su Internet.<br />

Upload: è l’invio di un file ad un computer remoto (l’operazione contraria è<br />

download).<br />

URL: (Uniform Resource Locator) indirizzo unico di identificazione all’interno del<br />

web.<br />

URL: (Uniform Resource Locator, identificatore uniforme di risorse) definisce in maniera<br />

univoca la posizione di una risorsa all’interno della rete.<br />

Usenet: è la zona della rete che raccoglie i newsgroup.<br />

User friendly: sono chiamate così le tecnologie ad ‘interfaccia umana’, cioè di facile<br />

uso<br />

UserID: (User Identification) ovvero il nome scelto o assegnato ad un utente per identificarsi<br />

in un determinato servizio telematico. Quello che solitamente, ma non<br />

sempre, nell’indirizzo di posta elettronica precede la @.<br />

Virtual reality: realtà creata dalle tecnologie digitale<br />

Virus: è un programma progettato per autogenerarsi e moltiplicarsi da un computer<br />

all’altro, danneggiando quelli con cui entra in contatto. Il più funesto che si ricordi<br />

è il «virus di Morris», che il primo novembre 1988 venne diffuso in rete,<br />

contagiando circa 6.000 host.<br />

VRML: (Virtual Reality Modelling Language) è un linguaggio che serve per la modellazione<br />

della realtà virtuale distribuibile in rete<br />

WAIS: (Wide Area Information Server) sistema di software usati per le ricerche su database<br />

di Internet.<br />

ware (-ware): usato per corseware, brochureware, ecc. riferimento a ciò che è immateriale<br />

o riguarda l’immateriale.<br />

Warezer: (da to warez = fare la guerra) ladro di software dalla rete.<br />

Word-key = parola chiave; esempio se cerco una rivista che parla di Socrate, la<br />

word-key sarà appunto «Socrate».<br />

World Wide Web: (Grande Ragnatele Mondiale) con una sineddoche sempre più<br />

diffusa si tende ad identificare con il Web tutto Internet, ma così non è, infatti esi-<br />

187


stono anche newsgroup, e-mail, telnet, FTP, ecc. Nato al CERN di Ginevra nel<br />

1989, il Web è la zona ipermediale della rete basata principalmente<br />

sull’ipertestualità.<br />

WWW: [vedi World Wide Web]<br />

Zippare: in gergo da nerds, i maniaci del computer, sta per archiviare uno o più file<br />

usando il programma PKZIP.<br />

188


BIBLIOGRAFIA<br />

La presente bibliografia, che ha cercato di spaziare su quanto è<br />

in circolazione intorno ai problemi oggetto della ricerca, viene distinta<br />

secondo tipologia di supporto in bibliografia cartacea, che riguarda arti-<br />

coli, riviste e libri appunto su carta, e in bibliografia informatica, che ri-<br />

guarda articoli, libri e siti su supporto digitale. Le citazioni delle bi-<br />

bliografie differiscono, infatti nelle note dei libri o degli articoli con-<br />

sultati in Internet non viene fornito in numero di pagina, perché inesi-<br />

stente, in compenso nella bibliografia viene fornito l’URL (Uniform Re-<br />

source Locator), cioè l’indirizzo web esatto dove ritrovare la fonte citata.<br />

I siti potranno facilmente essere visitati tramite il supporto digitale, il<br />

Cd-rom, allegato alla tesi. Sono stati citati in bibliografia anche alcuni<br />

siti, la consultazione dei siti non è lineare, ma ‘spaziale’, il che vuol<br />

dire che non è stato visitato completamente il sito, anche perché<br />

spesso ciò sarebbe stato improponibile, ma è stato consultato rispetto<br />

agli argomenti trattati in questa tesi.<br />

Articoli<br />

Bibliografia cartacea<br />

ANTOGNAZZA Elena, «Below The Web» da Web marketing tools n° 5 Maggio 1998<br />

ANTOGNAZZA Elena, «Network relationship» da Web marketing tools n° 7/8 Luglio/Agosto<br />

1998<br />

COSTANZO Pasquale, «Aspetti evolutivi del regime giuridico di Internet» da Diritto<br />

dell’informazione e dell’informatica Dicembre 1996<br />

189


DE BIASI Marco, «Interstitial Advertising» da Web marketing tools n° 7/8 Luglio/Agosto<br />

1998<br />

DE MARTINI Corrado, «Telematica e diritti della persona» da Diritto<br />

dell’informazione e dell’informatica Dicembre 1996<br />

ELMER-DEWITT Philip, «Battle for the Soul of the Internet» dal Time del 25 July<br />

1994<br />

GARIBBO Mimmo, «Cookies e dintorni: la parola alla difesa» da Web marketing tools n° 5<br />

Maggio 1998<br />

GHERARDELLI Tony, «Internet e la New Age» da Web marketing tools n° 7/8 Luglio/Agosto<br />

1998<br />

GITLIN Todd, «L’antipolitica di zapping in zapping, cresce il mostro» da Reset n° 8 Settembre<br />

1994<br />

HABERMAS Jürgen, «Così l’omogeneità diventò un veleno» da Reset n° 20 Settembre<br />

1995<br />

MADDOX Tom, «Cyberspace, Freedom, and Law» da Locus January 1993<br />

MADDOX Tom, «Reports from the Electronic Frontier» da Locus November 1992<br />

MADDOX Tom, «The Clipper Chip; Fear, Freedom, and The Singapore Question» da Locus<br />

June 1994<br />

MADDOX Tom, «The Dark Side of the Net» da Locus February 1994<br />

MÖDER Pepe, «L’ipertesto» da Web marketing tools n° 5 Maggio 1998<br />

NELSON Theodor Holm, «Progetto Xanadu» da Virtual n.9, 1996 Milano<br />

SCHWARTZ Evan I., «Advertising Webonomics 101» da Wired n° 4.02 Febbraio 1996<br />

VALERI Lorenzo, «Lo scudo invisibile: Internet contro gli ispanici» da L’America e noi<br />

1996<br />

ZENCOVICH Zeno V., «Limitazioni contrattuali alla manifestazione del pensiero» da Diritto<br />

dell’informazione e dell’informatica, Settembre 1995<br />

Libri<br />

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BANDINU Bachisio, Lettera a un giovane sardo, ed. Della Torre, febbraio 1997 Cagliari.<br />

BARRAGAN Julia, Informatica y decisiom juridica, ed. Fontamara 1994 Città del Mexico<br />

BERRETTI Alberto e ZAMBARDINO Vittorio, Internet – Avviso ai naviganti, ed. Donzelli<br />

1995 Roma<br />

BETTELLI Oscar, Macchine Intelligenti (© 1997) – ed. ARPA Publishing 1998 Milano<br />

BORELLI Piero, Conceptional breakthrough ed. Università di Pisa – Quaderni del seminario<br />

per le scienze giuridiche e politiche 1990 Pisa<br />

BURDMAN Jessica e MILBURN Ken, FrontPage – La progettazione delle pagine Web ed.<br />

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CAMARGO Francisco A., Learning Algorithms in Neural Networks, Computer Science<br />

Department – Columbia University, 1990 New York, NY, 10027<br />

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COLOMBO Furio, Confucio nel computer – Memoria accidentale del futuro (© 1995), ed.<br />

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CONDRY John & POPPER Karl R., Cattiva maestra televisione, ed. Donzelli 1996<br />

Roma.<br />

DE ROSNAY Joel, L’uomo, Gaia e il Cybionte; viaggio nel terzo millennio, ed. Dedalo,<br />

1997, Bari<br />

DELEUZE Gilles, Differenze e ripetizione (© 1968), ed. Il mulino 1972 Bologna<br />

DENNETT Daniel & HOFSTADTER Douglas, L’Io della Mente ed. Adelphi 1985 Milano<br />

DYSON Esther, Release 2.0 – Come vivere nell’era digitale, ed. Mondadori 1997 Milano<br />

ECO Umberto, Come si fa una tesi di laurea (© 1980), ed. Bompiani 1996 Milano<br />

ECO Umberto, Kant e l’ornitorinco (© 1980), ed. Bompiani 1996 Milano, prefazione<br />

GATES Bill, La strada che porta a domani, ed. Mondadori, 1995 Milano<br />

GERIN Guido, Les effets de l’informatique sur le droit à la vie privée (© 1987), ed. CE-<br />

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GIBSON William, Neuromante (© 1984), Casa Editrice Nord S.r.l., 1993 Milano.<br />

GILDER George, La vita dopo la televisione - Il Grande Fratello farà la fine dei dinosauri?<br />

(© 1990), ed. Castelvecchi 1995 Roma<br />

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ed. Laterza, Roma<br />

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MARKOFF John, vedi HAFNER Katie<br />

McLUHAN Marshall, Gli strumenti del comunicare (© 1964), Il Saggiatore 1967 Milano<br />

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Roma<br />

MILBURN Ken, vedi BURDMAN Jessica<br />

MORAVIA Sergio, L’enigma della mente, ed. Laterza 1986 Roma<br />

NEGROPONTE Nicholas, Essere digitali, ed. Sperling & Kupfer 1995 Milano<br />

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N. Y.<br />

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STAGLIANÒ Riccardo, Circo Internet – Manuale critico per il nuovo millennio, ed. Feltrinelli<br />

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STAGLIANÒ Riccardo, Comunicazione interattiva – La pubblicità al tempo di Internet,<br />

ed. Castelvecchi 1996 Roma<br />

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Technology Department – UCLA University California of Los Angeles L.A.<br />

VACCA Roberto, Dio e il computer (© 1984), ed. Bompiani 1997 Milano<br />

VALENTINETTI Carlo M., Orson Welles, ed. Il Castoro 1995 Milano<br />

VEGETTI Mario, vedi COCCINO Marco<br />

WEINSTEIN Michael, vedi KROKER Arthur<br />

ZAMBARDINO Vittorio, vedi BERRETTI Alberto<br />

Articoli<br />

Bibliografia informatica<br />

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BARICCO Alessandro, «Scrivere, leggere e pensare al computer » 21-04-97, Torino<br />

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BELOTTI Gabriella, «Progettare ambienti virtuali» 25-10-95, Milano,<br />

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BERARDI Franco (Bifo), «Spunti di riflessione» 29-10-96 Bologna, MediaMente<br />

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21-09-95, Milano - SMAU<br />

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WOLF Mauro, «Le nuove tecnologie dell’informazione a servizio della politica» 12-01-96,<br />

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Libri<br />

CARONIA Antonio, Il corpo disseminato all'interno e all'esterno del virtuale, EMSF<br />

http://www.emsf.rai.it/<br />

DALLAPINA Andrea, Il filosofo nell’ipertesto, 1996 EMSF http://www.emsf.rai.it/<br />

RHEINGOLD Howard, The virtual community, 1993, A William Patrick Book, Addison-Wesley<br />

visibile nel sito http://www.rheingold.com/vc/book/index.html<br />

STERLING Bruce, The Hacker crackdown: law and disorder on electronic frontier, 1992 visibile<br />

nel sito http://www.lysator.liu.se/etexts/hacker/<br />

Siti<br />

«‘Netiquette’ site for business etiquette»; http://www.wp.com/fredfish/Netiq.html<br />

«2600 - The Hacker Quarterly»; http://www.2600.com/mindex.html<br />

«Cap’n Crunch’s Home in Cyberspace», http://www.host.net/~crunch/<br />

«Conoscere il Net»; http://www.learnthenet.com/italian/index.html<br />

«Cult of the dead cow»; http://www3.l0pht.com/~veggie/links.html<br />

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«EMSF - Enciclopedia Multimediale delle Scienze <strong>Filosofiche</strong>»; http://www.emsf.rai.it/<br />

«Hackers’ Hall of Fame»;<br />

http://eagle.online.discovery.com/area/technology/hackers/golden.html<br />

«HotMail» casellario elettronico; http://www.hotmail.com<br />

«Il galareteo di Emily Postnews» (in italiano);<br />

http://www.polito.it/~bertola/faq/emily.htm<br />

«Il galareteo di Emily Postnews» (testuale);<br />

http://www.guru.apana.org.au/netiquet.htm<br />

«Il galareteo di Emily Postnews»; http://www.clari.net/brad/emily.html<br />

«Il nuovo libro di Luther Blissett»; http://www.2mila8.com/luther/<br />

«Il Resto del Carlino» Pesaro; http://www.pesaro.com/carlino/<br />

«Il Sole 24 Ore»; http://www.ilsole24ore.it<br />

«Interview With John Draper», http://rsphysse.anu.edu.au/~tsb107/draper/<br />

«Karen Eliot»; http://www.pengo.it/luther/bliss5.htm<br />

«Manuale di Netiquette» (Harlene); http://www.inferentia.it/netiquette/<br />

«Netiquette Catalog Page»; http://www.albion.com/netiquette/catNetiquette.html<br />

«Netiquette Guidelines»; http://w3.arl.mil/home/netiquette/rfc18551.html<br />

«Netiquette Home Page»; http://www.albion.com/netiquette<br />

«Noesis <strong>Philosophical</strong> Research on-line» Motore di ricerca filosofico;<br />

http://noesis.evansville.edu<br />

«Noted & Notorious Hacker Feats» (Celebri e famose prodezze degli hackers)<br />

http://www.byte.com/art/9509/sec7/art25.htm#billjoy<br />

«Privacy» sito americano dedicato alla privacy; http://www.privacy.com;<br />

«Privacy» sito italiano dedicato alla privacy; http://www.privacy.it<br />

«Radio Blissett»; http://www.dsnet.it/qwerg/blissett/radiobli.htm<br />

«The GNU Project» http://www.gnu.org<br />

«The How To Hack Manual»; http://www.madness.org/hack/manual.htm<br />

«The Ministry of Truth»; http://www.furt.com/scott/hacker/<br />

«The nasty trick»; http://www.dsnet.it/qwerg/blissett/bliss1.htm<br />

«The neW luTHer bliSSett’s internet page»;<br />

http://www.dsnet.it/qwerg/blissett/bliss0.htm<br />

«What is the Free Software Foundation? - GNU Project» http://www.gnu.org/fsp<br />

«Why Software Should Not Have Owners - GNU Project»<br />

http://www.gnu.org/philosophy/why-free.html<br />

«Yahoo.com» motore di ricerca; http://www.yahoo.com<br />

«Yahoo.it» versione italiana di Yahoo.com; http://www.yahoo.com<br />

197


A<br />

ABC; 83<br />

ABRUZZESE; 81; 193<br />

advertising; 133; 134; 191<br />

AL GORE; 14<br />

algoritmo; 21; 38; 60; 84; 175; 182; 184; 188<br />

sistemi algoritmici; 17<br />

Algoritmi genetici; 38; 175; 182<br />

Amazon; 133<br />

Amazzonia; 35<br />

analogico; 15; 30; 38<br />

tecnologie analogiche; 15; 16<br />

anoressia dell’arte; 74; 194<br />

ANTINUCCI; 52<br />

apartheid informatica; 151<br />

Apple; 115; 125; 180; 181; 186<br />

arcades; 111; 182; 194<br />

ARISTOTELE; 31; 35; 42; 144; 157<br />

ARTAUD; 78<br />

arte digitale; 73<br />

artificial life; vedi intelligenza artficiale<br />

atomo; 14; 28; 34<br />

attualizzazione; 42; 44; 67<br />

autodeterminazione informativa; 149<br />

automa cellulare; 174<br />

autosimilarità, proprietà di; 66<br />

autostrada dell’informazione; 14<br />

autostrade digitali; 84<br />

autostrade elettroniche; 118<br />

B<br />

backpropagation; 175<br />

BANDINU; 104; 191<br />

banner; 135; 145; 171<br />

BATESON; 59<br />

BERARDI; 93; 135; 193<br />

BERENSON; 76<br />

BEY; 92<br />

BEZABEL; 21<br />

bildung; 70<br />

biologia; 19; 98<br />

bit; 14; 15; 26; 28; 29; 55; 84; 161; 196<br />

BLISSETT, Luther; 90; 91; 92; 93; 94; 167;<br />

195; 198<br />

blitzkrieg; 175<br />

block-system; 5<br />

BODEI; 75<br />

BODEI; 75; 106; 166; 194<br />

BONITO OLIVA; 74; 194<br />

booleana, logica; 133; 183; 185<br />

BOOLE, George; 183<br />

BRECHT; 78<br />

Brown University; 113<br />

browser; 67; 122; 133; 144; 181; 186<br />

BUCKMINSTER FULLER; 108; 183<br />

bug; 123; 181; 182<br />

INDICE ANALITICO<br />

BURDMAN; 67; 191; 192<br />

BURKS; 174<br />

byte; 171; 183; 184; 185; 186; 188; 198<br />

C<br />

CAIANELLO, reti di; 38; 187<br />

calcolatore; 24; 25; 32; 33; 35; 37; 38; 145<br />

CAMARGO; 38; 174; 191<br />

caos; 34; 90; 98; 181; 185<br />

capacità; 56<br />

Capitain Crunch; 125<br />

CARONIA; 46; 197<br />

cartesiano; 47<br />

Case; 20; 121<br />

censura; 126<br />

CERN di Ginevra; 86; 181; 188<br />

CERRI; 153; 159; 194<br />

CESAREO; 11; 108; 129; 194<br />

chat; 3; 88; 169; 183; 185; 186<br />

chattare; 88; 169<br />

CHOMSKY; 22<br />

CHURCH; 37<br />

cibernauta; 126; 135; 145; 164; 181<br />

cibernetica; 19; 175<br />

ciberspazio; vedi cyber-space<br />

click-through; 135<br />

Click-through; 135<br />

CLINTON; 14<br />

C. N. R. ; 52<br />

co-identità; 93<br />

co-individuo; 90; 167<br />

collasso della funzione d’onda; 39<br />

COLOMBO Cristoforo; 166<br />

COLOMBO Fausto; 73; 108; 131; 194<br />

COLOMBO, Furio.; 54; 89; 119; 131; 162;<br />

163; 192<br />

COLOMBO Umberto; 96; 99; 101; 194<br />

colonizzazioni; 118; 119<br />

commercio elettronico; 132; 133; 184<br />

computer quantistici; 39; 184<br />

Comunità Europea; 171<br />

comunità virtuali; 89; 113; 115; 117; 183<br />

CONDRY; 82; 192; 193<br />

conoscenza; 42; 50; 51; 56; 63; 68; 70; 81; 86;<br />

87; 88; 90; 115; 156; 193; 195<br />

Conoscenza; 63<br />

cookies; 89; 136; 139; 144; 146; 184;191<br />

copyleft; 139; 141; 142; 143; 197<br />

copyright; 29; 90; 93; 139; 141; 142; 144; 197<br />

CORDESCHI; 36<br />

corpo collettivo; 50<br />

corpo virtuale; 46; 47<br />

cosmopolis; 103<br />

COSTA; 77; 194<br />

crackdown; 122; 123; 184; 197<br />

crackers; 122<br />

Creatura; 59; 61<br />

CROCE; 157<br />

CRONKITE; 83<br />

198


cuseeme; 3, 184<br />

Cyber Promotions; 137<br />

cyber sette; 114<br />

cyber-cult; 115<br />

cybernauta; vedi cibernauta<br />

cybernauti; 137; 147<br />

cyberpolizie; 114; 116<br />

cyberpunk; 113; 122; 123; 184; 197<br />

cyber-spazio; 2; 4; 18; 30; 32; 54; 64; 65; 66;<br />

120; 125; 184<br />

cyber-tempo; 54<br />

cybionte; 19; 20; 70; 95; 96; 192; 195<br />

cyborg; 19; 21; 76<br />

D<br />

DALLA CHIARA; 36; 194<br />

DALLAPINA; 65; 197<br />

DARWIN; 97<br />

dasein; 43<br />

D.B.M.S.; 147<br />

DE KERCKHOVE; 75; 195<br />

DE MAURO; 87; 195<br />

DE ROSNAY; 19; 20; 70; 95; 96; 99; 192;<br />

195<br />

Decameron; 113<br />

delega tecnologica; 168<br />

DELEUZE; 41; 192<br />

democratizzazione; 11; 167<br />

democrazia (elettronica; digitale); 6; 12; 108;<br />

109; 146; 148; 154; 195; 196<br />

DICKENS; 23<br />

digitale; 2; 3; 6; 9; 13; 14; 15; 17; 18; 27; 28;<br />

29; 31; 43; 45; 47; 55; 56; 63; 64; 65; 76;<br />

83; 84; 96; 104; 109; 115; 127; 129; 133;<br />

134; 139; 140; 141; 142; 155; 162; 163;<br />

164; 168; 171; 183; 184; 185; 190; 192;<br />

194; 195; 196<br />

digitalizzazione; 17; 30; 43; 45; 47; 67; 68<br />

dinosauri; 15; 17; 192<br />

discriminazione; 68<br />

dispositio; 68<br />

docuverso; 65<br />

DOSTOEVSKIJ; 23<br />

DRAPER; 125; 196; 198<br />

E<br />

ECO; 6; 113; 192; 195<br />

ecologia; 19; 80; 99; 128<br />

economia aziendale; 11<br />

educazione; 13; 68; 69; 70; 71; 106; 112; 142;<br />

153; 156; 169; 184<br />

edutainment; 156<br />

EFESTO; 20<br />

effetto farfalla; 35<br />

effetto Stendhal; 75<br />

EINSTEIN; 27; 38; 157<br />

ELIOT, Karen; 93; 198<br />

Eliza; 37<br />

EMACS; 124<br />

e-mail; 3; 89; 92; 133; 137; 147; 175; 176;<br />

180; 183; 184; 188 vedi anche posta<br />

elettronica<br />

emet; 21<br />

emoticons; 89<br />

entropia; 56<br />

ERACLITO; 62<br />

era digitale; 15; 27; 31; 164<br />

era globale; 75; 106; 154; 166; 194; 195<br />

ergonomia intellettuale; 63; 68; 69<br />

ergonomia meccanica; 69<br />

ermeneutica; 69<br />

error backpropagation; 38; 182<br />

esteriorità, principio di; 66<br />

estetica del brutto; 76<br />

estetica della sparizione; 73; 74<br />

estetica digitale; 76<br />

etica planetaria; 165<br />

eterogeneità, principio di; 66<br />

euristica; 68<br />

Europa; 13; 103; 118<br />

F<br />

F2F; 88<br />

fair use; 142; 184<br />

fantascienza; 20<br />

F.B.I.; 122; 125<br />

fenotipico; 97<br />

FERRARI; 92; 195<br />

FERRERO; 111; 195<br />

FERRI; 113; 195<br />

FEYNMAN; 39<br />

firma elettronica; 141<br />

fisica; 2; 26; 27; 34; 52; 184<br />

astronomica; 27<br />

meccanica; 27; 31<br />

flames; 62; 89; 117; 164<br />

FLORES D’ARCAIS; 109; 195<br />

formazione continua; 158<br />

frattale; 66<br />

freaker; 125<br />

free agent; 60<br />

free riders; 123; 184<br />

Free Software Foundation; 124; 142; 198<br />

FREUD; 157<br />

friendly; vedi user friendly<br />

funzionalismo; 37<br />

fuzzy logics; 24; 35; 36<br />

G<br />

Gaia; 19; 95; 96; 99; 192<br />

GARASSINI; 119; 195<br />

GARDNER; 157; 195<br />

GATES; 5; 14; 115; 186; 192<br />

genetic algorithms; vedi algoritmi genetici<br />

GENNA; 92<br />

genotipo; 97; 98<br />

GIBSON; 7; 18; 20; 30; 31; 73; 120; 121; 180;<br />

184; 192<br />

GILDER; 15; 16; 17; 82; 192<br />

gioco dell’imitazione; 37<br />

giurisprudenza; 136; 139; 142; 172; 181<br />

globalizzazione; 80; 102; 105; 128; 132<br />

glocalizzazione; 102; 106<br />

G. N. U.; 124; 142; 198<br />

GÖDEL; 23; 192<br />

GÖDEL; teoremi di; 32; 38<br />

Golem; 20; 21; 36<br />

gopher; 3; 10<br />

GRAHAM; 138<br />

199


Grande Fratello; 16; 17; 21; 146; 167; 170;<br />

192<br />

gratis; 134<br />

GRAVES; 12; 192<br />

GUTENBERG; 18; 29; 192<br />

H<br />

hacker; 88; 120; 121; 122; 123; 125; 142; 184;<br />

192; 196; 197; 198<br />

hacking; 120; 121; 125<br />

HAFNER; 122; 192<br />

Hale Bopp; 6<br />

hardware; 55; 107<br />

HASSETT; 82<br />

HEIDEGGER; 79; 157<br />

HINTON; 38; 182<br />

HITCHCOCK; 91<br />

hits; 135<br />

HOFSTADTER; 23<br />

HOLDERLIN; 79<br />

home; 2; 135; 187; 193; 194; 195; 196; 197;<br />

198<br />

homo symbioticus; 95; 96; 98<br />

HotMail; 147; 198<br />

H. T. M. L.; 2; 3; 67; 134; 135; 185<br />

HUSSERL; 157<br />

hypertext; vedi Ipertesto<br />

I. A.; vedi intelligenza artificiale<br />

IBM; 107; 185<br />

Il Resto del Carlino; 91<br />

informatica; 2; 23; 28; 30; 32; 80; 87; 101;<br />

107; 109; 110; 119; 122; 124; 130; 131;<br />

147; 154; 158; 161; 183; 185; 190; 191;<br />

192; 193; 196<br />

Informatica; 110; 132; 161; 185; 191; 196<br />

information superhighway; 14; 118<br />

information technology; 84<br />

informazione; 2; 6; 10; 16; 19; 22; 30; 31; 32;<br />

34; 43; 45; 54; 55; 56; 57; 59; 60; 61; 63;<br />

65; 68; 69; 70; 71; 72; 74; 82; 83; 84; 85;<br />

96; 98; 101; 104; 105; 106; 109; 110; 111;<br />

118; 119; 129; 131; 134; 139; 140; 142;<br />

144; 146; 147; 150; 155; 159; 160; 161;<br />

162; 164; 167; 168; 171; 174; 179; 181;<br />

182; 183; 184; 185; 186; 188; 190; 191;<br />

195; 196; 197<br />

infosistema; 54; 56; 61; 162<br />

ingegneria del traffico; 5<br />

integralismi; 106; 114<br />

intelligenza artificiale; 26; 36; 37; 39; 124;<br />

174; 182<br />

intelligenza collettiva; 85<br />

intelligenza umana; 23; 37<br />

interconnessione globale; 7; 18<br />

interfaccia; 2; 44; 56; 67; 77; 180; 183; 187<br />

Internet; 2; 4; 10; 11; 13; 16; 67; 70; 73; 81;<br />

82; 85; 86; 87; 88; 89; 90; 92; 93; 94; 96;<br />

99; 104; 108; 111; 119; 129; 130; 133; 134;<br />

136; 137; 144; 145; 146; 147; 152; 155;<br />

156; 160; 162; 175; 176; 179; 180; 181;<br />

184; 185; 186; 187; 188; 190; 191; 193;<br />

194; 195; 197<br />

ipercorpo; 47; 50<br />

I<br />

iper-oggettività matematica; 61<br />

ipertesto; 43; 46; 63; 64; 65; 66; 67; 68; 185;<br />

191; 195; 197<br />

ipertestuale; 2; 3; 46; 63; 64; 65; 66; 67; 68;<br />

71; 135; 162; 175; 181; 185<br />

ipertestualità; 63; 64; 65; 71; 188<br />

ipo-informazionale, scelta; 61<br />

K<br />

KANT; 26; 113; 192<br />

knowledge workers; 131; 132; 168<br />

KOHONEN, reti di; 38<br />

KOPPEL; 83<br />

L<br />

LAMARCK; 97<br />

LANDOW; 76; 195<br />

LANGTON; 175<br />

LAPLACE; 34<br />

learning by doing; 155<br />

lettura; 43; 44<br />

LÉVY; 41; 42; 44; 45; 63; 64; 65; 66; 68; 85;<br />

192<br />

literacy; 87<br />

LITMAN; 123; 192<br />

livello pragmatico; 58<br />

livello semantico; 58<br />

livello sintattico; 57; 58<br />

localismi; 106<br />

localizzazione; 102; 106; 107<br />

logica booleana; vedi booleana<br />

logica fuzzy; vedi fuzzy logics<br />

logica; 26; 185<br />

logiche polivalenti; 35<br />

LONGO; 23; 35; 36; 40; 98; 161; 172; 192<br />

LORLOCK; 19; 99<br />

lurker; 88;<br />

Lurker; 81; 88; 90; 137; 165; 185<br />

M<br />

maestro; 63; 70; 72; 152; 159<br />

maieutica; 151; 157; 159; 160<br />

mainframes; 2; 84<br />

MALDONADO; 10; 80; 192; 195<br />

Mar della Sonda; 35<br />

MARCONI; 105<br />

margine del caos; 34; 98; 185<br />

MARKOFF; 122; 192<br />

MARTINOTTI; 154; 195<br />

MARX; 127<br />

MASIERO; 85; 129; 195; 196<br />

matrice; 20; 186<br />

matrix; 2<br />

McCULLOCH; 174<br />

McKENNA; 109; 112; 196<br />

McLUHAN; 18; 20; 192<br />

meccanica quantistica; 39<br />

mediamorfosi; 96<br />

memoria; 32; 33; 42; 44; 69; 105; 155; 171;<br />

185; 186; 187<br />

met; 21<br />

metafisica; 31<br />

metamorfosi, principio di; 66<br />

200


Microsoft; 6; 14; 83; 115; 164; 186<br />

MILBURN; 67; 191; 192<br />

M. I. T. ; 13; 14; 28; 95; 124; 142; 155; 184;<br />

186<br />

MITNICK; 122; 196<br />

mito; 9; 12; 13; 18; 20; 21; 162; 192; 197<br />

mobilità dei centri, principio di; 66<br />

molteplicità, principio di; 66<br />

Mo Net; 111<br />

MORAVIA; 22<br />

MORIN; 151; 154; 196<br />

MORRIS; 122; 123; 180; 188; 197<br />

MORSE; 30<br />

MORTAIS LEE; 92<br />

multimediale; 46; 87; 157; 187; 194; 196<br />

multimedialità; 64; 139<br />

N<br />

narrazione collettiva; 23<br />

narrazioni; 9; 23<br />

NEGROPONTE; 5; 13; 14; 15; 27; 28; 29; 30;<br />

84; 134; 182; 192; 196<br />

NELSON; 65; 191<br />

neoismo; 93; 94<br />

neo-luddismo; 3; 81; 165<br />

net; 2; 89; 186; 188; 197; 198<br />

netiquette; 89; 138; 186; 197; 198<br />

Netscape; 6; 144; 145; 164; 181; 186; 187<br />

Networked Economy Conference; 135<br />

NEUMANN; 174<br />

neurale; 20; 38; 60; 184; 187; 188<br />

Neuromancer; vedi Neuromante<br />

Neuromante; 20; 30; 73; 120; 121; 180; 184;<br />

192<br />

newbie; 90<br />

newsgroup; 3; 88; 89; 169; 176; 180; 182; 188<br />

NEWTON; 27<br />

N.I.I.; 14; 118<br />

non sequenziale; 64; 65<br />

N.S.C.A.A.; 122<br />

O<br />

oblio; 171; 172<br />

omnipolis; 88; 102; 103<br />

O.M.P.I.; 140<br />

ordine; 34; 41; 98; 114; 121; 144; 181; 185;<br />

187<br />

ornitorinco; 6; 113; 192<br />

ORWELL; 16; 17; 21; 167<br />

P<br />

paideia; 70<br />

PAINE; 135<br />

PANDORA; 20<br />

PAPERT; 155<br />

PAPERT; 155; 192<br />

PARASCANDOLO; 157; 196<br />

PENROSE; 38<br />

PEPERZAK; 9; 196<br />

perceptron; 38; 174; 187<br />

percezione; 40; 47; 48; 51; 107; 175<br />

personal computer; 2; 84; 180; 186<br />

PIAGET; 155<br />

PITTS; 174<br />

plagiarismo; 93<br />

PLATONE; 157; 159<br />

plurimedialità; 64<br />

PointCast; 82<br />

polimedialità; 64<br />

POPPER; 82; 192; 193<br />

posta elettronica; 136; 137; 176; 180; 184;<br />

186; 188, vedi anche e-mail<br />

potenziometri; 20; 113<br />

privacy; 139; 145; 146; 147; 150; 171; 181;<br />

184; 198<br />

proiezione; 48<br />

PROMETEO; 20<br />

psicografia; 135; 147<br />

pull; 16; 82; 90; 104; 165; 187<br />

push; 67; 81; 82; 104; 105; 167; 187<br />

Q<br />

QUEAU; 5; 127; 140; 141; 142; 151; 160;<br />

162; 163; 168; 196<br />

R<br />

reale; 40; 41; 42; 45;<br />

realtà virtuale (RV); 40; 48; 49; 50; 187; 193;<br />

194; 195<br />

regole del marketing mix; 129<br />

reichautobahn; 118<br />

reingegnerizzazione dei processi; 111<br />

relatività speciale o ristretta, teoria della; 27<br />

rete; 2; 3; 5; 7; 9; 10; 11; 20; 23; 30; 38; 43;<br />

46; 50; 54; 61; 62; 63; 64; 65; 66; 67; 68;<br />

75; 81; 83; 85; 86; 88; 89; 90; 92; 104;<br />

109; 110; 113; 116; 117; 118; 119; 120;<br />

121; 122; 123; 126; 127; 129; 132; 134;<br />

135; 136; 137; 138; 143; 146; 147; 165;<br />

169; 170; 172; 174; 175; 179; 180; 181;<br />

182; 183; 184; 185; 186; 187; 188; 195;<br />

197, vedi anche Internet, net, matrix<br />

rete civica; 109; 111, 112<br />

reti; 2; 4; 12; 17; 18; 38; 43; 47; 48; 66; 73;<br />

84; 109; 111; 114; 127; 147; 165; 174; 175;<br />

180; 182; 185; 187; 194<br />

reti neurali; 69<br />

re-training; 158<br />

RHEINGOLD; 115; 197<br />

riduzionismo; 33; 58; 59<br />

RIFKLIN; 131; 193<br />

robotica; 175<br />

RODOTÀ; 108; 146; 148; 149; 154; 193; 196<br />

ROSENBLATT; 174<br />

rovesciamenti; 49<br />

RUMELHART; 38; 182<br />

RUSSO; 121; 122; 123; 125; 196; 197<br />

R.V.; vedi realtà virtuale<br />

saggio di profitto; 127<br />

San Diego; 6<br />

SCHWARTZ; 133; 191<br />

scrittura; 44; 194<br />

SEARLE; 22<br />

serendipity; 83<br />

S<br />

201


SERRES; 42; 193<br />

SHANNON; 22; 56; 57; 58; 59<br />

SHANNON, teoria di; 57<br />

SHIMOMURA; 122; 193<br />

significato; 18; 57; 58; 76<br />

silent speech; 70<br />

Slate; 83<br />

smart agent; 60; 69; 82; 83; 182; 184; 188<br />

smart community; 112<br />

smaterializzazione; 30; 74; 127; 140<br />

smiley; 89; 176; 177; 179; 184; 188<br />

software; 45; 60; 67; 82; 107; 122; 123; 124;<br />

127; 140; 141; 142; 143; 169; 181; 182;<br />

183; 184; 185; 186; 187; 188<br />

SOMENZI; 36<br />

sostenibilità; 166<br />

spamming; 137; 138; 187<br />

spazialità; 43<br />

spazio; 26; 27; 30; 31; 32; 33; 44; 66; 67; 102;<br />

103; 104; 164<br />

spazio-tempo; 27; 47; 191<br />

STAGLIANÒ; 16; 67; 81; 82; 87; 88; 134;<br />

137; 145; 146; 155; 156; 160; 162; 175;<br />

193<br />

STALLMAN; 123; 141; 142; 197<br />

standardizzare; 105<br />

statistica; 57<br />

STERLING; 113; 184; 197<br />

strabismo; 10; 11; 108; 129; 194<br />

sublime tecnologico; 76; 77; 194<br />

surfing; 88<br />

T<br />

tecnocrazia; 108<br />

tecnologia; 2; 4; 7; 11; 12; 15; 16; 20; 26; 43;<br />

44; 51; 69; 71; 73; 75; 76; 84; 87; 100;<br />

109; 112; 120; 123; 130; 131; 152; 156;<br />

158; 167; 168; 171; 191; 195<br />

telefono; 6; 47; 48; 105; 108; 184<br />

telegeografia; 154; 195<br />

telelavoro; 12; 129; 130; 132<br />

televisione; 6; 9; 13; 15; 16; 18; 47; 69; 71;<br />

81; 82; 91; 96; 105; 152; 192; 193<br />

tempo; 19; 26; 27; 29; 30; 31; 32; 33; 49; 55;<br />

70; 71; 103; 106; 174; 193<br />

testo sequenziale; 67; 68<br />

topologia, principio di; 66<br />

traduttore universale; 21<br />

TURING; 25; 36; 37; 194<br />

TV; vedi televisione<br />

ULAM; 174<br />

ULLMAN; 27<br />

Unix; 124; 188<br />

urbanesimo; 102<br />

U<br />

USA; 13; 86; 128; 133; 142; 179; 181; 182<br />

Stati Uniti; 13; 14; 118; 119<br />

user friendly; 53; 60; 69; 70; 131<br />

utopia; 20<br />

V<br />

VALENTINETTI; 85; 193<br />

VALERI; 119; 191<br />

valorizzazione delle vanità; 127; 136<br />

VAN GOGH; 79<br />

VETTRAINO SOULARD; 13; 197<br />

view; 135<br />

villaggio globale; 16; 18; 20<br />

VIRILIO; 4; 5; 7; 12; 74; 102; 103; 118; 197<br />

virtual reality; 7; vedi anche realtà virtuale<br />

Virtuale; 7; 40; 41-47; 49; 50; 60; 71; 74; 75;<br />

103; 108; 113; 114; 115; 117; 127;<br />

128;129; 130; 132; 143; 148; 151; 152;<br />

156; 163; 193<br />

virtualis; 41<br />

virtus; 41<br />

V.R.M.L.; 3; 7; 181; 188<br />

W<br />

Wall Street; 133; 181<br />

WALLACE; 137; 138<br />

web; 2; 6; 10; 13; 67; 82; 88; 133; 144; 145;<br />

145; 171; 181; 183-188; 190; 191; 195<br />

webonomics; 133; 191<br />

WEINZEBAUN; 37<br />

Well; 116<br />

WELLES; 85; 193<br />

WILLIAM; 38; 115; 182; 197<br />

Windows-95; 115; 124<br />

WINKLER; 115; 118; 197<br />

Wired; 133; 191<br />

WITTGENSTEIN; 157<br />

WOLF; 104; 105; 197<br />

word-key; 133; 188<br />

worm; 123<br />

WWW; 2; 181; 188<br />

Xanadu, progetto; 65; 191<br />

Yahoo; 133; 198<br />

zapping; 71; 191<br />

Zeus; 20<br />

X<br />

Y<br />

Z<br />

202


SOMMARIO<br />

Introduzione................................................................................................................2<br />

Premessa metodologica ...........................................................................................2<br />

Prima parte........................................................................................................................8<br />

Miti e utopie ................................................................................................................9<br />

Lo strabismo telematico .................................................................................. 10<br />

La scomparsa dei Dinosauri .......................................................................... 15<br />

Il Grande Fratello e Villaggio Globale........................................................ 16<br />

Cybionte e cyborg ............................................................................................. 19<br />

Il traduttore universale.................................................................................... 21<br />

Fisica, Logica e IA................................................................................................... 26<br />

Spazio, tempo ..................................................................................................... 26<br />

Atomo, Bit ............................................................................................................ 28<br />

Cyber-spazio. ...................................................................................................... 30<br />

Infinito, Caos ....................................................................................................... 32<br />

Logiche polivalenti ........................................................................................... 35<br />

Intelligenza Artificiale (IA) ............................................................................ 36<br />

Percezione ................................................................................................................. 40<br />

Virtuale ................................................................................................................. 40<br />

Il corpo virtuale.................................................................................................. 46<br />

Realtà Virtuale (RV).......................................................................................... 50<br />

Infosistema ................................................................................................................ 53<br />

Velocità dell’Informazione............................................................................. 53<br />

I pesi dell’Informazione .................................................................................. 55<br />

Smart Agents....................................................................................................... 59<br />

Scelta ipo-informazionale............................................................................... 60<br />

Conoscenza............................................................................................................... 62<br />

Hypertext ............................................................................................................. 62<br />

Chi è l’autore dell’hypertext. ......................................................................... 66<br />

Ergonomia Intellettuale................................................................................... 67<br />

La nuova figura di maestro............................................................................ 69<br />

Estetica della tecnica.............................................................................................. 72<br />

Estetica della sparizione.................................................................................. 72<br />

Il sublime tecnologico ...................................................................................... 75<br />

Seconda parte ................................................................................................................ 79<br />

I Lurkers ..................................................................................................................... 80<br />

Push VS. Pull....................................................................................................... 80<br />

La società che cambia....................................................................................... 83<br />

Il popolo della rete............................................................................................ 85<br />

Luther Blissett..................................................................................................... 89<br />

Gaia.............................................................................................................................. 94<br />

L’Homo Symbioticus........................................................................................ 94<br />

Ecologia................................................................................................................. 98<br />

Omnipolis................................................................................................................101<br />

Glocalizzazione................................................................................................101<br />

Modernizzare la democrazia?.....................................................................107<br />

Comunità virtuali............................................................................................111<br />

Le nuove colonizzazioni...............................................................................116<br />

Mondo Hackers ................................................................................................119<br />

Censura ...............................................................................................................124<br />

203


Valorizzazione delle vanità...............................................................................126<br />

Globalizzazione................................................................................................127<br />

Telelavoro ..........................................................................................................128<br />

Commercio in rete...........................................................................................131<br />

Spamming..........................................................................................................136<br />

Cookies .....................................................................................................................138<br />

Copyright & Copyleft ....................................................................................138<br />

Cookies................................................................................................................143<br />

Privacy ................................................................................................................145<br />

Scuola dietetica in vista di una maieutica ....................................................150<br />

Apartheid informatica ...................................................................................150<br />

Storia dei fallimenti tecnologici nella scuola..........................................154<br />

Verso una maieutica di fine millennio .....................................................155<br />

Conseguenze................................................................................................................160<br />

Conseguenze parte I ............................................................................................160<br />

Conseguenze parte II...........................................................................................162<br />

Sociologia ...........................................................................................................162<br />

Etica planetaria.................................................................................................164<br />

Politica.................................................................................................................165<br />

Economia............................................................................................................166<br />

Sapere ..................................................................................................................167<br />

Problemi giurisprudenziali..........................................................................169<br />

(Controllo globale) ........................................................................................169<br />

(Privacy) .........................................................................................................170<br />

(Limiti nazionali) ..........................................................................................171<br />

Appendici .....................................................................................................................173<br />

Appendice 1: Le reti neurali..............................................................................173<br />

Appendice 2: Estremismi ...................................................................................174<br />

Appendice 3: Smiley ............................................................................................175<br />

Smiley elementari............................................................................................176<br />

Variazioni sul tema .........................................................................................176<br />

Smiley orientali ................................................................................................178<br />

Appendice 4: Storia della rete...........................................................................178<br />

Anni 60................................................................................................................178<br />

Anni 70................................................................................................................179<br />

Anni 80................................................................................................................179<br />

Anni 90................................................................................................................179<br />

Glossario .......................................................................................................................181<br />

Bibliografia ...................................................................................................................189<br />

Bibliografia cartacea .............................................................................................189<br />

Articoli ................................................................................................................189<br />

Libri......................................................................................................................190<br />

Bibliografia informatica......................................................................................192<br />

Articoli ................................................................................................................192<br />

Libri......................................................................................................................196<br />

Siti.........................................................................................................................196<br />

Indice Analitico...........................................................................................................198<br />

Sommario......................................................................................................................203<br />

204

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