le CAPITANERIE DI PORTO e la MARINA - Guardia Costiera
le CAPITANERIE DI PORTO e la MARINA - Guardia Costiera
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<strong>le</strong> <strong>CAPITANERIE</strong> <strong>DI</strong> <strong>PORTO</strong><br />
e <strong>la</strong> <strong>MARINA</strong> MERCANTILE<br />
nei 150 anni d’ITALIA<br />
Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di porto - <strong>Guardia</strong> <strong>Costiera</strong>
In copertina: <strong>la</strong> motovedetta tipo “Barnett” CP 301 - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
Testi di Stefano Vignani<br />
Ricerca fotografica d’archivio di Angelo Pisani<br />
Coordinamento editoria<strong>le</strong> di Vittorio A<strong>le</strong>ssandro, Cosimo Nicastro<br />
Editing di Angelo Pisani, Desirée Tommaselli, Giuseppina Vitariello<br />
Progetto grafico di Vincenzo Giardina<br />
Nell’anno del<strong>le</strong> ce<strong>le</strong>brazioni<br />
d e i 1 5 0 a n n i d e l l ’ U n i t à d ’ I t a l i a e d e l l a<br />
m a r i n e r i a m e r c a n t i l e n a z i o n a l e ,<br />
<strong>le</strong> Capitanerie di porto - <strong>Guardia</strong> <strong>Costiera</strong><br />
festeggiano il 146° anniversario<br />
del<strong>la</strong> loro costituzione.<br />
A cura dell’Ufficio Re<strong>la</strong>zioni Esterne<br />
Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di porto - <strong>Guardia</strong> <strong>Costiera</strong>
<strong>le</strong> <strong>CAPITANERIE</strong> <strong>DI</strong> <strong>PORTO</strong><br />
nei 150 anni d’ITALIA
LE ORIGINI<br />
Nel 1861 l’Amministrazione Marittima é artico<strong>la</strong>ta su due organismi: lo Stato Maggiore dei Porti, a<br />
ordinamento militare, e i Conso<strong>la</strong>ti di Marina, a ordinamento civi<strong>le</strong>. Nel 1864 <strong>la</strong> capita<strong>le</strong> é trasferita da<br />
Torino a Firenze.<br />
Nel 1865 vengono promulgati i nuovi codici del Regno d’Italia, in vigore dal 1° gennaio 1866, e, tra questi, il<br />
“Codice del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong>”.<br />
Con Regio Decreto 20 luglio 1865, n. 2438 lo Stato Maggiore dei Porti e Conso<strong>la</strong>ti di Marina vengono<br />
soppressi, dando vita al Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di Porto, Corpo a ordinamento civi<strong>le</strong> formato da 167<br />
Ufficiali e 388 unità di persona<strong>le</strong> di bassa forza. Il persona<strong>le</strong> indossa un’uniforme analoga a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
Regia Marina, ma priva del<strong>le</strong> stel<strong>le</strong>tte.<br />
Le Capitanerie fanno riferimento, a livello centra<strong>le</strong>, al<strong>la</strong> Divisione Marina Mercanti<strong>le</strong> e Sanità Marittima del<br />
Ministero del<strong>la</strong> Marina.<br />
Il litora<strong>le</strong> del Regno, ancora privo del<strong>le</strong> coste del Veneto, del Lazio e del<strong>la</strong> Venezia Giulia, viene suddiviso in 20<br />
Compartimenti e 59 Circondari. Inoltre, nei porti di minore importanza, sono costituiti 72 “Uffizi di porto”.
Il Regio Decreto 2438 del 20 luglio 1865, costitutivo del Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di porto - Fonte: Archivio Centra<strong>le</strong> dello Stato.
L’ORGANIZZAZIONE SI SVILUPPA<br />
Nel 1866 all’Italia viene annesso il Veneto, seguito da Roma e dal Lazio nel 1870. Nel 1877 é promulgato un<br />
nuovo Codice per <strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong>, seguito nel 1879 dal re<strong>la</strong>tivo Rego<strong>la</strong>mento.<br />
Il nuovo codice amplia <strong>le</strong> competenze del<strong>le</strong> Capitanerie e istituisce <strong>la</strong> figura e il grado di Capitano di Porto<br />
Ispettore, “incaricato per propria instituzione, di tutte <strong>le</strong> capitanerie, uffizi e de<strong>le</strong>gazioni di porto e dei<br />
<strong>la</strong>zzaretti, a fine di verificare <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità del servizio, e di assicurare e coordinare l’osservanza del<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi e<br />
dei rego<strong>la</strong>menti per l’amministrazione marittima e sanitaria”.<br />
A livello centra<strong>le</strong>, e sempre nell’ambito del Ministero del<strong>la</strong> Marina, nel 1875 è istituita una Direzione<br />
Genera<strong>le</strong> del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong>, artico<strong>la</strong>ta su due divisioni e separata dal<strong>la</strong> Sanità Marittima.<br />
Nel 1877 è promulgata <strong>la</strong> <strong>le</strong>gge sul<strong>la</strong> pesca e nel 1882 il re<strong>la</strong>tivo Rego<strong>la</strong>mento.<br />
Il controllo e <strong>la</strong> giurisdizione sul<strong>la</strong> pesca in mare è affidato al<strong>le</strong> Capitanerie di Porto, mentre <strong>la</strong> materia fa<br />
capo, a livello centra<strong>le</strong>, al “Ministero d’agricoltura, industria e commercio”.
La Capitaneria di porto di Viareggio al<strong>la</strong> fine dell’800 - Fonte: Capitaneria di porto di Viareggio.
LE <strong>CAPITANERIE</strong> A CAVALLO DEL NUOVO SECOLO<br />
Il bi<strong>la</strong>ncio dello Stato è in rosso e bisogna contenere <strong>le</strong> spese: il persona<strong>le</strong> di bassa forza viene ridotto da 388<br />
a 300 persone, nonostante <strong>la</strong> creazione di nuovi uffici e l’accollo dei compiti precedentemente svolti, per <strong>la</strong><br />
Sanità Marittima, dal<strong>le</strong> Guardie Sanitarie e ora demandati ai Marinai di Porto.<br />
In compenso gli Ufficiali sono 234, mentre vengono incorporati degli ausiliari, senza rapporto d’impiego. Si<br />
tratta per lo più di pensionati, che ricevono una picco<strong>la</strong> indennità omnicomprensiva.<br />
Nascono così gli Incaricati Marittimi e i De<strong>le</strong>gati di porto per <strong>la</strong> reggenza di uffici minori, una sorta di<br />
Capitani onorari che rendono molto più capil<strong>la</strong>re <strong>la</strong> presenza sul territorio. Ad essi si aggiungono in numero<br />
assai ri<strong>le</strong>vante gli Agenti Doganali (Finanzieri).<br />
Nel 1881, oltre a 23 Compartimenti e 62 Circondari, si contano 54 Uffizi di Porto e 252 De<strong>le</strong>gazioni di Porto.<br />
Dei 54 Uffizi di Porto, 29 sono affidati a persona<strong>le</strong> del Corpo, 10 a privati e 15 ad Agenti Doganali.<br />
Del<strong>le</strong> De<strong>le</strong>gazioni di Porto, 108 sono rette da privati e ben 144 sono affidate ad Agenti Doganali.<br />
Nel 1899 <strong>la</strong> Direzione Genera<strong>le</strong> del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong> viene attribuita di diritto al Capitano di porto<br />
Ispettore; si realizza così, al vertice, l’unione tra l’Amministrazione centra<strong>le</strong> e quel<strong>la</strong> periferica.<br />
Questo assetto dura solo una decina d’anni perché, con Regio Decreto 8 dicembre 1910, n. 857 viene istituito<br />
l’Ispettorato del<strong>le</strong> Capitanerie di porto, al<strong>le</strong> dirette dipendenze del Ministro del<strong>la</strong> Marina e distinto dal<strong>la</strong><br />
Direzione Genera<strong>le</strong>.
Il Capitano di Porto Ernesto Policastro con Ufficiali e Autorità civili a Napoli nel 1902 - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
IL CORPO AL BATTESIMO DEL FUOCO<br />
Il coinvolgimento del<strong>le</strong> Capitanerie nel<strong>la</strong> guerra italo-turca (1911 - 1912) e l’apprezzato contributo profuso<br />
nel<strong>le</strong> operazioni militari, prima, e nell’organizzazione dei porti del<strong>la</strong> Libia e del Dodecanneso, poi, rendono<br />
sempre più auspicabi<strong>le</strong> l’inclusione del Corpo nel<strong>la</strong> Marina da Guerra. Gli uomini del<strong>le</strong> Capitanerie hanno<br />
dimostrato che, proprio nel<strong>le</strong> situazioni più difficili, preparazione tecnica, conoscenza dell’ambiente<br />
marittimo e spirito d’iniziativa sono <strong>la</strong> chiave del successo.<br />
All’inizio del<strong>la</strong> Prima Guerra Mondia<strong>le</strong> il Corpo viene militarizzato e, pur mantenendo <strong>la</strong> propria<br />
organizzazione, é di grande ausilio nel<strong>le</strong> straordinarie necessità del<strong>la</strong> guerra. A supporto del<strong>le</strong> operazioni<br />
navali in Adriatico viene costituita <strong>la</strong> Capitaneria di Valona, in Albania, il cui persona<strong>le</strong> si distingue<br />
partico<strong>la</strong>rmente nel salvataggio dei resti dell’esercito serbo, organizzandone il trasporto in Italia con 300<br />
viaggi-nave compiuti utilizzando 45 mercantili italiani, 21 francesi e 11 ing<strong>le</strong>si.<br />
In quel<strong>la</strong> circostanza il Duca degli Abruzzi, comandante dell’Armata Nava<strong>le</strong>, conferisce <strong>la</strong> Croce di Guerra<br />
al Valor Militare agli Ufficiali di Porto Politi e Derossi.<br />
Con Decreto Luogotenenzia<strong>le</strong> 3 febbraio 1918, n. 161 <strong>la</strong> militarizzazione del Corpo é estesa fino a sei mesi<br />
dopo <strong>la</strong> “dichiarazione del<strong>la</strong> pace” e resa definitiva e permanente con Regio Decreto Luogotenenzia<strong>le</strong> 27<br />
novembre 1919, n. 2349.
La Regia Capitaneria di porto di Valona negli anni del<strong>la</strong> Grande Guerra - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
IL CORPO NEGLI ANNI VENTI<br />
Nel 1920 il Corpo, seppur militarizzato, mantiene ancora <strong>la</strong> propria precedente organizzazione. Gli organici<br />
risultano decisamente incrementati, potendo contare, oltre che sul persona<strong>le</strong> in servizio nel<strong>le</strong> colonie, su 240<br />
Ufficiali, 331 Sottufficiali, 669 Sottocapi e Comuni nonché su 150 archivisti e applicati di porto (civili) e su un<br />
numero impreciso di incaricati marittimi e de<strong>le</strong>gati di porto estranei all’Amministrazione Marittima per <strong>la</strong><br />
reggenza del<strong>la</strong> maggior parte degli Uffici minori.<br />
Nel 1923 il Corpo viene definitivamente incluso nel<strong>la</strong> Regia Marina di cui assume ordinamento, uniforme e<br />
gradi, pur continuando a svolgere preva<strong>le</strong>ntemente compiti civili in linea con l’art. 3 del Codice del<strong>la</strong> Marina<br />
Mercanti<strong>le</strong> del 1877, che recita: “Il servizio amministrativo e tecnico del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong> è fatto da un<br />
Corpo (...) denominato del<strong>le</strong> Capitanerie di porto”. Sempre nel 1923 vengono istituite <strong>le</strong> Direzioni Marittime;<br />
l’anno successivo é costituito il Ministero del<strong>le</strong> Comunicazioni con un Sottosegretariato per <strong>la</strong> Marina<br />
Mercanti<strong>le</strong> e <strong>le</strong> Capitanerie di Porto; nel 1926 viene definito l’ordinamento del<strong>la</strong> Marina e, in ta<strong>le</strong> ambito, del<br />
Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di porto; nel 1931, nell’ambito del CREM (Corpo Reali Equipaggi Marittimi), é<br />
istituita <strong>la</strong> categoria “Servizi Portuali”.<br />
Il nuovo assetto del<strong>le</strong> circoscrizioni territoriali metropolitane comprende anche <strong>la</strong> Venezia Giulia e si artico<strong>la</strong> su<br />
12 Direzioni Marittime, 31 Compartimenti Marittimi, 34 Circondari Marittimi, 21 Uffici Locali Marittimi e 348<br />
De<strong>le</strong>gazioni di Spiaggia. Nel 1924 é costituita anche <strong>la</strong> Direzione Marittima del Carnaro (Fiume).
Il Genera<strong>le</strong> Giulio Ingianni, Ispettore del Corpo dal 1925 al 1928, in una foto degli anni ’40 - Fonte: Centro Storico Cultura<strong>le</strong> del Corpo.
IL CORPO NELLE COLONIE<br />
La Capitaneria di porto di Massaua é istituita solo nel 1908. Da questa dipendono l’Ufficio Circondaria<strong>le</strong><br />
Marittimo di Assab e <strong>la</strong> De<strong>le</strong>gazione di Spiaggia di Thiò. In occasione del<strong>la</strong> guerra d’Etiopia del 1935 - 1936<br />
vengono mobilitati anche 1.500 <strong>la</strong>voratori portuali dall’Italia, con i quali <strong>la</strong> Capitaneria di Massaua riesce a<br />
riorganizzare il porto e a sbarcare <strong>la</strong> maggior parte dei rifornimenti che arrivano dal<strong>la</strong> Madrepatria.<br />
In Somalia c’é una so<strong>la</strong> Capitaneria, a Mogadiscio, con gli Uffici Circondariali di Chisimaio e di Dante e 15<br />
Uffici minori.<br />
Nel<strong>le</strong> iso<strong>le</strong> dell’Egeo c’é una rete abbastanza capil<strong>la</strong>re, dato che <strong>le</strong> imbarcazioni sono il norma<strong>le</strong> mezzo di<br />
trasporto e <strong>la</strong> attività marittime molto sviluppate. Questa rete é incentrata sul<strong>la</strong> Capitaneria di Rodi,<br />
sull’Ufficio Circondaria<strong>le</strong> di Calino e su 14 Uffici minori.<br />
In Libia, negli anni ’30, sono costituiti i Compartimenti di Tripoli e Bengasi, gli Uffici Circondariali di<br />
Misurata, Derna e Tobruk e 15 Uffici minori. Sin dal<strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> colonia é promulgato un Codice per<br />
<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong> che tiene conto del<strong>le</strong> esigenze e del<strong>le</strong> consuetudini locali e che verrà poi esteso, nel<br />
1928, all’Egeo e, nel 1933, all’Africa Orienta<strong>le</strong>.<br />
Il persona<strong>le</strong> per organizzare l’Amministrazione Marittima nel<strong>le</strong> colonie é collocato fuori ruolo e sostituito<br />
con nuove assunzioni.
La Regia Capitaneria di porto di Mogadiscio - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
VERSO LA SECONDA GUERRA MON<strong>DI</strong>ALE<br />
Nel 1938 <strong>le</strong> Capitanerie di porto metropolitane hanno <strong>la</strong> seguente organizzazione: 13 Direzioni Marittime, 36<br />
Compartimenti, 35 Circondari, 36 Uffici Locali Marittimi e 300 De<strong>le</strong>gazioni di Spiaggia.<br />
L’organico degli Ufficiali del Ruolo Norma<strong>le</strong> é e<strong>le</strong>vato a 347 unità; i Sottufficiali e Sottocapi categoria servizi<br />
portuali sono 610, ai quali si aggiungono i Sottufficiali e i Marinai per gli uffici <strong>le</strong>va e mobilitazione e i<br />
Marinai per i servizi interni al<strong>le</strong> Capitanerie.<br />
Il persona<strong>le</strong> del CREM (Corpo Rea<strong>le</strong> Equipaggi Marittimi) categoria “servizi portuali”, é parte integrante<br />
del<strong>la</strong> forza pubblica e preposto al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sicurezza dei beni e del<strong>le</strong> persone nei porti e nel<strong>le</strong> rade dove<br />
esercitava funzioni esecutive, di Polizia Giudiziaria e Amministrativa.<br />
I “portuali” sono chiamati inoltre a imbarcare, in qualità di padroni e motoristi, sul<strong>le</strong> unità del Corpo e a<br />
prestare <strong>la</strong> loro opera per <strong>la</strong> salvezza del<strong>le</strong> navi. Il Corpo può inoltre avva<strong>le</strong>rsi dell’ausilio, in Patria, del<strong>la</strong><br />
Milizia Portuaria.<br />
Costituita a Genova nel 1923 nell’ambito del<strong>la</strong> M.V.S.N. (Milizia Volontaria per <strong>la</strong> Sicurezza Naziona<strong>le</strong>), essa<br />
é presente nei porti principali con una forza comp<strong>le</strong>ssiva di 40 Ufficiali e 800 Militi, con dipendenza<br />
funziona<strong>le</strong> dai Comandanti di Porto per il servizio di Polizia Marittima.<br />
Con Regio Decreto Legge 11 novembre 1938, n. 1902 l’Ispettorato del<strong>le</strong> Capitanerie di porto viene sostituito<br />
dal Comando Genera<strong>le</strong> del<strong>le</strong> Capitanerie di porto, con al vertice un Ammiraglio di Squadra.<br />
Il Regio Decreto 19 febbraio 1940 n. 194, emanato nell’imminenza del<strong>la</strong> guerra, stabilisce <strong>le</strong> attribuzioni e<br />
l’ordinamento del Comando Genera<strong>le</strong>.<br />
Partico<strong>la</strong>re attenzione é riservata ai compiti militari, con riferimento al<strong>la</strong> <strong>le</strong>va di mare e al<strong>la</strong> mobilitazione,<br />
al<strong>la</strong> requisizione del naviglio mercanti<strong>le</strong>, al<strong>la</strong> preparazione militare del<strong>la</strong> Gente di Mare, al<strong>la</strong> protezione dei<br />
porti, al pilotaggio del<strong>le</strong> navi mercantili in entrata e uscita dai porti su rotte di sicurezza, al concorso nel<br />
dragaggio del<strong>le</strong> mine.
Persona<strong>le</strong> del<strong>le</strong> Capitanerie in attività di controllo nel porto di Genova - Fonte: Archivio fotografico dell’Autorità portua<strong>le</strong> di Genova.
LA SECONDA GUERRA MON<strong>DI</strong>ALE<br />
Scoppiata <strong>la</strong> guerra i porti italiani e del<strong>le</strong> colonie sono soggetti ad attacchi aerei che, specialmente a partire<br />
dall’autunno del 1942, divengono massicci e devastanti e che provocano ingenti distruzioni e vittime.<br />
Il persona<strong>le</strong> del Corpo impegnato nei servizi di sicurezza del porto é tra i più esposti perché, nonostante i<br />
bombardamenti, non si ritira nei rifugi ma opera allo scoperto e senza alcuna protezione.<br />
D'altra parte, in operazioni che si svolgono per buona parte sul mare o in territori d’oltremare, non può non<br />
avere estrema importanza <strong>la</strong> perfetta organizzazione e l’efficiente funzionamento del<strong>le</strong> attività portuali,<br />
l’imbarco e lo sbarco di uomini, materiali e approvvigionamenti sia per <strong>le</strong> necessità del<strong>la</strong> Nazione che per <strong>le</strong><br />
pressanti esigenze degli eserciti o per l’esecuzione di azioni umanitarie. Sia in Patria che fuori, ovunque si<br />
svolgano operazioni belliche, <strong>le</strong> Capitanerie si sono trovano accomunate, nel rischio e nel sacrificio, al<strong>le</strong><br />
Forze Armate, assolvendo con onore i propri compiti, dimostrandosi sempre all’altezza del<strong>la</strong> situazione e<br />
del<strong>la</strong> tradizione e offrendo, nel<strong>la</strong> suprema prova, il loro tributo di valore e di sangue, onorato da 120<br />
decorazioni al Valor Militare. Con <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione dell’Armistizio dell’8 settembre 1943, <strong>la</strong> maggior parte<br />
degli uomini del<strong>le</strong> Capitanerie viene a trovarsi in territorio occupato dai tedeschi. L’adesione al<strong>la</strong><br />
Repubblica Socia<strong>le</strong> é estremamente limitata: un documento del 16 febbraio 1945 individua soltanto 60<br />
Ufficiali di Porto in servizio con l’Amministrazione centra<strong>le</strong> e periferica repubblichina a fronte di circa 600<br />
Ufficiali effettivi e di comp<strong>le</strong>mento in servizio all’8 settembre 1943. La maggior parte di coloro che non<br />
hanno potuto unirsi agli al<strong>le</strong>ati nell’Italia liberata si nasconde per non aderire, si unisce ai partigiani o<br />
affronta <strong>la</strong> dura deportazione in Germania, dove non pochi perdono <strong>la</strong> vita, come il Maggiore Giuseppe<br />
Massimo e il Capitano Dante Novaro, Medaglia d’Argento al Valor Militare al<strong>la</strong> Memoria.<br />
Tra gli episodi più significativi di questi anni terribili ricordiamo l’autoaffondamento di tutte <strong>le</strong> navi mercantili<br />
impossibilitate a <strong>la</strong>sciare il porto di Savona. L’ordine viene impartito il 9 settembre 1943 dal Tenente Colonnello<br />
Enrico Roni che, con estremo rischio per <strong>la</strong> propria vita, evita così <strong>la</strong> requisizione del naviglio da parte dei nemici.
La Capitaneria di Tripoli nel 1941 - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong>.
LA RICOSTRUZIONE<br />
Finita <strong>la</strong> guerra, per <strong>le</strong> straordinarie esigenze di ricostruzione del<strong>la</strong> flotta e dei porti, nel 1946 viene costituito<br />
il Ministero del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong>.<br />
Il Comando Genera<strong>le</strong> assume <strong>la</strong> denominazione di Ispettorato Genera<strong>le</strong> con a capo l’Ufficia<strong>le</strong> più anziano<br />
del Corpo nel grado di Tenente Genera<strong>le</strong> e senza alcuna modifica struttura<strong>le</strong> e organizzativa rispetto a<br />
quanto previsto nel 1940.<br />
Nel<strong>la</strong> formidabi<strong>le</strong> opera di ricostruzione dei porti e del<strong>la</strong> flotta mercanti<strong>le</strong>, <strong>le</strong> Capitanerie, pur operando<br />
nel<strong>la</strong> più estrema povertà di mezzi, sono esecutori e attuatori pronti ed intelligenti del<strong>le</strong> direttive del<br />
Governo: riordino del persona<strong>le</strong> marittimo, riorganizzazione dei porti e del <strong>la</strong>voro portua<strong>le</strong>, attuazione dei<br />
provvedimenti a favore del<strong>la</strong> cantieristica e dell’armamento, sviluppo dei traffici industriali e commerciali,<br />
ripresa del<strong>la</strong> navigazione passeggeri e, poi sviluppo del<strong>la</strong> pesca e del diporto, valorizzazione dello<br />
sfruttamento del<strong>le</strong> risorse marine, organizzazione di controlli sempre più estesi e pregnanti connessi a<br />
nuove ed accresciute esigenze di sicurezza e di <strong>le</strong>galità.<br />
Ripresa l’emigrazione, nel 1947 viene ulteriormente disciplinata l’attività del Commissario Governativo,<br />
incaricato di accompagnare gli emigranti durante il viaggio, vigi<strong>la</strong>ndo sull’osservanza di tutte <strong>le</strong><br />
disposizioni che li tute<strong>la</strong>no. Questo compito impegna a fondo almeno una generazione di Ufficiali di Porto;<br />
fino ai primi anni ’60, infatti, ogni Ufficia<strong>le</strong> di porto, da Capitano a Tenente Colonnello, ha dovuto svolgere<br />
almeno un viaggio l’anno come Commissario Governativo. L’Ammiraglio Luigi Romani, per esempio, poi<br />
Capo del Corpo dal 1982 al 1986, effettua ben 12 di questi viaggi. Nessuno può sottrarsi per nessuna ragione:<br />
a scadenza partono anche i Capi di Compartimento e di Circondario e finanche l’Ufficia<strong>le</strong> addetto<br />
all’Ispettore Genera<strong>le</strong>. Mete designate: Nord e Sud America, Australia e Sud Africa.
Motonave “Augustus”: il Comandante e il Commissario Governativo accolgono i passeggeri - Fonte: Col<strong>le</strong>zione privata.
LE <strong>CAPITANERIE</strong> NEGLI ANNI ’60<br />
Fino all’inizio degli anni ’60 <strong>le</strong> Capitanerie non dispongono né di mezzi navali e né di reti di avvistamento e<br />
te<strong>le</strong>comunicazioni dedicate al soccorso in mare.<br />
Esse operano facendo riferimento al<strong>la</strong> rete radiote<strong>le</strong>fonica e radiote<strong>le</strong>grafica dell’Amministrazione del<strong>le</strong><br />
Poste e utilizzano, per <strong>le</strong> attività in mare, secondo <strong>le</strong> circostanze, navi mercantili appositamente precettate e<br />
dirottate, rimorchiatori portuali e naviglio da pesca o da diporto sui quali imbarca un Ufficia<strong>le</strong> o Sottufficia<strong>le</strong><br />
come Direttore del<strong>le</strong> operazioni, oppure navi o unità dipartimentali del<strong>la</strong> Marina Militare o unità del<strong>la</strong><br />
<strong>Guardia</strong> di Finanza. Nel 1962 l’Italia ratifica <strong>la</strong> convenzione internaziona<strong>le</strong> So<strong>la</strong>s 60 (Safety of Life at Sea) che<br />
impegna i Paesi contraenti a svolgere il servizio di ricerca e soccorso in mare attraverso un’organizzazione dedicata.<br />
Questo delicato compito viene affidato al<strong>le</strong> Capitanerie di porto che, a tal fine, cominciano a dotarsi dei<br />
mezzi necessari. É costituita - in luogo di quel<strong>la</strong> dei Servizi Portuali - <strong>la</strong> categoria Nocchieri di Porto, aperta<br />
anche al persona<strong>le</strong> di <strong>le</strong>va. Per impulso del Tenente Genera<strong>le</strong> Miche<strong>le</strong> Carnino, Ispettore dal 1961 al 1965,<br />
al<strong>la</strong> flottiglia del<strong>le</strong> “Caterina” (CP 202 - 225), motovedette monomotore per compiti di polizia e vigi<strong>la</strong>nza<br />
pesca in navigazione foranea e litoranea, e al<strong>la</strong> CP 201, ex recupero siluri ing<strong>le</strong>se, acquisite negli anni ’50, si<br />
aggiungono in breve <strong>le</strong> motovedette veloci “Super Speranza”, di buone qualità nautiche e poi replicate in<br />
circa 30 esemp<strong>la</strong>ri, <strong>le</strong> 4 “Barnett” acquistate in Inghilterra, <strong>le</strong> 2 “Coast Guard” 44 piedi provenienti dagli Stati<br />
Uniti, <strong>le</strong> prestigiose unità “Ogni Tempo” Miche<strong>le</strong> Fiorillo (1967) e Bruno Gregoretti (1972) e decine di battelli<br />
pneumatici “Zodiac” di prima generazione.<br />
In questo contesto, nel 1966, il Capitano di Porto Miche<strong>le</strong> Fiorillo, Medaglia d'Oro al Valor di Marina al<strong>la</strong><br />
Memoria, perde <strong>la</strong> vita in un'eroica operazione di salvataggio sul litora<strong>le</strong> di Marina di Massa.
Battello pneumatico “Zodiac” in esercitazione - Fonte: Col<strong>le</strong>zione privata.
IL CENTENARIO DEL CORPO<br />
Nel 1965 il Corpo ha ce<strong>le</strong>bra i cento anni dal<strong>la</strong> sua fondazione con una so<strong>le</strong>nne cerimonia tenutasi in<br />
Campidoglio l'8 luglio al<strong>la</strong> presenza del Presidente del Consiglio, On. Aldo Moro, del Ministro del<strong>la</strong> Difesa<br />
Giulio Andreotti, del Ministro del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong> Giovanni Spagnolli, del Capo di Stato Maggiore del<strong>la</strong><br />
Marina, Amm. Ernesto Giuriati, del Capo del Corpo, Tenente Genera<strong>le</strong> Miche<strong>le</strong> Carnino, e del<strong>le</strong> più alte<br />
Autorità militari e personalità del mondo mercanti<strong>le</strong> marittimo.<br />
In quel<strong>la</strong> circostanza il Presidente del Consiglio consegna ai Direttori Marittimi, affinché venga affissa nel<strong>le</strong><br />
loro sedi, una targa di bronzo con <strong>la</strong> seguente scritta: “L’Italia nel primo centenario del<strong>la</strong> costituzione esalta<br />
<strong>le</strong> opere e <strong>le</strong> virtù del Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di porto ce<strong>le</strong>brandone <strong>la</strong> storia che è testimonianza di<br />
progresso di ordine e di civiltà marinara”.<br />
I Ministri e <strong>le</strong> altre Autorità vengono ricevute il 14 luglio dal Presidente del<strong>la</strong> Repubblica Giuseppe Saragat e, il<br />
16 luglio, da Papa Paolo VI; entrambi, nei discorsi ce<strong>le</strong>brativi, hanno paro<strong>le</strong> di elogio e di vivo apprezzamento per<br />
il <strong>la</strong>voro svolto con tanta generosità nei porti e in mare. Anche <strong>la</strong> stampa dà grande risalto all’avvenimento.
Cerimonia in Campidoglio per il Centenario del Corpo - Fonte: Col<strong>le</strong>zione privata.
LO SVILUPPO DEL CORPO<br />
Con <strong>le</strong> motovedette “Super-speranza”, “Caterina” e “Barnett” comincia a svilupparsi <strong>la</strong> componente<br />
operativa del Corpo che, un quarto di secolo più tardi, verrà costituita in <strong>Guardia</strong> <strong>Costiera</strong>.<br />
L’altissimo spirito che anima gli equipaggi e l’indubbia perizia marinaresca dei Comandanti fanno sì che<br />
questi mezzi, ancorché meno performanti di quelli che verranno realizzati in seguito, compiano autentici<br />
miracoli, come il 9 apri<strong>le</strong> del 1970 allorché <strong>la</strong> CP 233, al comando del Capitano di Porto Giuseppe Telmon,<br />
Medaglia d’Oro al Valor di Marina, trae in salvo l’equipaggio del<strong>la</strong> nave ing<strong>le</strong>se “London Valour”, sbattuta<br />
sugli scogli da una burrasca devastante.<br />
Negli anni ’70 <strong>le</strong> Capitanerie di porto vedono crescere i loro compiti in misura esponenzia<strong>le</strong> per lo sviluppo<br />
di tutte <strong>le</strong> attività marittime, per lo sfruttamento a fini turistici dei litorali, per lo sviluppo del<strong>la</strong> nautica da<br />
diporto e per <strong>la</strong> crescente necessità di tute<strong>la</strong>re <strong>le</strong> risorse biologiche e ambientali. I mezzi e soprattutto il<br />
persona<strong>le</strong> diventano numericamente inadeguati a far fronte ai nuovi e maggiori compiti. A partire dal 1974,<br />
però, il contingente di <strong>le</strong>va é significativamente incrementato e viene introdotta <strong>la</strong> possibilità, per i militari<br />
di <strong>le</strong>va diplomati, di conseguire il grado di Sergente e di raffermarsi, concorrendo poi al passaggio fra i<br />
Sottufficiali in servizio permanente.<br />
Nel 1975 vengono raddoppiati (da 90 a 188) gli organici degli Ufficiali del Ruolo Specia<strong>le</strong>, ruolo istituito nel<br />
1952 per stabilizzare gli Ufficiali di comp<strong>le</strong>mento ancora in rafferma dopo <strong>la</strong> guerra.
La Motovedetta CP 233 soccorre <strong>la</strong> Motonave “London Valour” - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
LA GUAR<strong>DI</strong>A COSTIERA<br />
La svolta avviene con <strong>la</strong> <strong>le</strong>gge 31 dicembre 1982, n. 979 sul<strong>la</strong> difesa del mare, che prevede l’acquisizione di<br />
cospicui mezzi per <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza e il soccorso in mare, ivi compresi aerei ed elicotteri e che, riconoscendo<br />
l’inadeguatezza numerica del persona<strong>le</strong>, ha accordato un primo incremento urgente (102 Ufficiali e 236<br />
Sottufficiali), in attesa dell’ampliamento globa<strong>le</strong> degli organici.<br />
Sono seguiti anni di intenso e proficuo <strong>la</strong>voro che hanno portato al<strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> <strong>Guardia</strong> <strong>Costiera</strong><br />
(Decreto Interministeria<strong>le</strong> 8 giugno 1989), al<strong>la</strong> sospirata rideterminazione degli organici (<strong>le</strong>ggi 13 febbraio<br />
1990, n.23 e 6 agosto 1991, n. 255) e al<strong>la</strong> costituzione del Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di<br />
porto (art. 3 Legge 28 gennaio 1994, n. 84), ove il riferimento al “Corpo” costituisce il riconoscimento<br />
dell’autonomia organizzativa e finanziaria conseguita.<br />
Il Corpo deve cedere spazi agli Enti locali per <strong>la</strong> gestione del demanio marittimo e al<strong>le</strong> Autorità Portuali per<br />
<strong>la</strong> disciplina di talune attività sul<strong>le</strong> banchine dei porti, ma acquisisce in toto <strong>la</strong> funzione “sicurezza del<strong>la</strong><br />
navigazione”, ampliata in seguito anche al<strong>la</strong> formazione del persona<strong>le</strong> marittimo e al<strong>la</strong> rappresentanza<br />
dell’Italia nei consessi Internazionali e Comunitari. Persona<strong>le</strong> e reparti del Corpo partecipano con frequenza<br />
sempre maggiore a missioni internazionali all'estero. Nel corso di una di queste, nel 1995, perde <strong>la</strong> vita il<br />
Tenente di Vascello (CP) Roberto Aringhieri, Medaglia d'Oro al Valor di Marina al<strong>la</strong> Memoria.
Papa Giovanni Paolo II ricevuto dall’Ammiraglio Ispettore Franco Marzio, Gaeta 25/06/1989 - Fonte: Col<strong>le</strong>zione privata.
IL CORPO OGGI<br />
La Legge 30 novembre 1998, n. 413 ha consentito l’acquisizione di una c<strong>la</strong>sse omogenea di pattugliatori da 50<br />
metri e il rinnovo del<strong>la</strong> linea dei mezzi navali, incentrata per <strong>la</strong> prima volta sul<strong>la</strong> riproduzione in grande numero<br />
del<strong>le</strong> migliori tipologie di unità realizzate negli anni precedenti e, quindi, sul<strong>la</strong> standardizzazione dei mezzi.<br />
La componente aerea riceve il bimotore da pattugliamento marittimo a lunga autonomia ATR 42 e<br />
l’elicottero per il soccorso in mare AW 139.<br />
Negli ultimi anni ulteriori compiti hanno investito <strong>le</strong> Capitanerie di Porto - <strong>Guardia</strong> <strong>Costiera</strong>, come il Vessel<br />
Traffic Service (D.Lgs. 19 agosto 2005, n.196) e <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> sicurezza contro atti di terrorismo verso navi<br />
e porti (D.M. 18 apri<strong>le</strong> 2004).<br />
La caduta del muro di Berlino (1989) ha aperto un’epoca di potenzia<strong>le</strong>, illimitato sviluppo per un’umanità<br />
libera dal<strong>le</strong> minacce dell’olocausto nuc<strong>le</strong>are eppure caratterizzata da frequenti conflitti locali, dal fenomeno<br />
del terrorismo e del<strong>le</strong> migrazioni di massa - che si sono trasformate anche in azioni di esodo di fol<strong>le</strong> di<br />
disperati al<strong>la</strong> ricerca di una vita migliore - e dal fenomeno dell’emigrazione c<strong>la</strong>ndestina via mare, prima<br />
dall’Albania e dal Kossovo, poi dal Nord Africa.<br />
Frattanto <strong>la</strong> globalizzazione, delocalizzando <strong>le</strong> produzioni industriali, ha fatto crescere oltremodo i traffici<br />
marittimi e, con essi, <strong>la</strong> tipologia e <strong>la</strong> stazza del<strong>le</strong> navi impiegate, che richiedono nuove e più adeguate<br />
infrastrutture portuali e che pongono prob<strong>le</strong>mi nuovi per <strong>la</strong> sicurezza.<br />
In questi contesti, a volte drammatici, a volte esaltanti ma comunque sempre impegnativi e nuovi, il Corpo<br />
del<strong>le</strong> Capitanerie è presente e propulsivo con <strong>la</strong> forza di quel<strong>la</strong> grande tradizione di sacrificio e di servizio con<br />
<strong>la</strong> qua<strong>le</strong> ha accompagnato in questi 150 anni <strong>la</strong> storia del Paese.
Il moderno elicottero AW 139 “Nemo” in volo - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
<strong>la</strong> <strong>MARINA</strong> MERCANTILE<br />
nei 150 anni d’ITALIA
GLI INIZI<br />
All’atto dell’Unità d’Italia <strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong> consta di 16.500 navi a ve<strong>la</strong>, compreso il naviglio loca<strong>le</strong> e da pesca<br />
per 666.024 t.s.n. (tonnel<strong>la</strong>te stazza netta), e di appena 50 navi a propulsione meccanica per 16.887 t.s.n..<br />
I marittimi sono circa 200.000.<br />
Il quadro non é esaltante: il processo unitario é stato guidato in modo preponderante dal<strong>la</strong> componente<br />
continenta<strong>le</strong> (Piemonte e Lombardia). Solo <strong>la</strong> Liguria, al nord, <strong>la</strong> Campania, <strong>la</strong> Sicilia e <strong>la</strong> Puglia, al sud,<br />
hanno attività marittime che vanno al di là dei trasporti locali e del<strong>la</strong> pesca. Le entrate dello Stato nel 1862<br />
sono di appena 480 milioni di lire a fronte di una spesa di 927 milioni. La priorità é evitare <strong>la</strong> bancarotta e<br />
contenere <strong>la</strong> spesa per portare <strong>la</strong> contabilità verso il pareggio, che viene raggiunto al<strong>la</strong> fine degli anni ’70.<br />
L’intervento dello Stato nel settore dei trasporti é limitato quasi esclusivamente allo sviluppo del<strong>la</strong> rete<br />
ferroviaria che passa dai 2.127 km del 1860 ai 13.000 km del 1890. Nel settore marittimo il Governo si limita a<br />
stipu<strong>la</strong>re convenzioni per il trasporto via mare del<strong>la</strong> posta e dei passeggeri in navigazione di cabotaggio,<br />
anche per sopperire al<strong>le</strong> carenze del<strong>la</strong> rete strada<strong>le</strong> e ferroviaria.<br />
Le navi a vapore hanno una stazza di poche centinaia di tonnel<strong>la</strong>te, una velocità intorno ai 10 nodi (18.5<br />
km/h) e servono al trasporto dei passeggeri e del<strong>la</strong> posta su breve-media distanza; solo in modo episodico e<br />
margina<strong>le</strong> sono impegnate nel<strong>la</strong> navigazione oceanica.
Trabaccoli nel porto cana<strong>le</strong> di Fano - Fonte: Ufficio Circondaria<strong>le</strong> Marittimo di Fano.
IL PIEMONTE, IL LOMBARDO E I MILLE<br />
I piroscafi a ruote Piemonte e Lombardo sono picco<strong>le</strong> navi per il cabotaggio, con una stazza netta di circa 250<br />
tonnel<strong>la</strong>te: costruite in Inghilterra rispettivamente nel 1852 e nel 1845, appartengono al<strong>la</strong> compagnia di<br />
navigazione genovese Rubattino.<br />
Pochi ricorderebbero queste navi, impiegate in viaggi di linea tra Genova, <strong>la</strong> Sardegna e <strong>la</strong> Tunisia, se non fosse<br />
per il ruolo che hanno avuto nell’impresa dei Mil<strong>le</strong>. Partite il 5 maggio 1860 da Quarto, nei pressi di Genova, e<br />
operata una sosta a Ta<strong>la</strong>mone per rifornimento di armi, giungono a Marsa<strong>la</strong> l’11 maggio, dopo aver navigato a<br />
ridosso del<strong>la</strong> Sardegna, prima, e del<strong>la</strong> Tunisia, poi.<br />
A Marsa<strong>la</strong> sbarcano 1.089 garibaldini che il 13 maggio danno battaglia al<strong>le</strong> truppe borboniche a Ca<strong>la</strong>tafimi.<br />
Incagliate e inutilmente danneggiate dal<strong>la</strong> Marina Borbonica a sbarco avvenuto, vengono recuperate e<br />
incorporate per breve tempo nel<strong>la</strong> Marina da Guerra come navi ausiliarie.<br />
Il Piemonte é radiato al<strong>la</strong> fine del 1860, il Lombardo fa naufragio nel 1864 al<strong>le</strong> iso<strong>le</strong> Tremiti.
Veduta del porto di Ta<strong>la</strong>mone - Fonte: Ufficio Loca<strong>le</strong> Marittimo di Ta<strong>la</strong>mone.
I PRIMI TRAFFICI INTERNAZIONALI<br />
Le navi italiane mancano da molti anni nel<strong>le</strong> linee per il continente americano. Il 4 gennaio del 1864<br />
l’armatore genovese Giovanni Battista Lavarello, al comando del nuovissimo clipper a ve<strong>la</strong> e a vapore<br />
“Buenos Aires”, costruito a Sestri Ponente, parte per il P<strong>la</strong>ta, aprendo una nuova promettente linea di<br />
traffico nel<strong>la</strong> qua<strong>le</strong>, poco dopo, si inseriscono altre navi italiane, tra cui i clipper a vapore<br />
“Aqui<strong>la</strong>”,”Montevideo” e “ Liguria”, dello stesso Lavarello.<br />
Nel 1871 il Lavarello fa il salto di qualità con <strong>la</strong> realizzazione dei tre piroscafi “Sud America”, “Nord<br />
America” ed “Europa”: 2.200 t.s.l.(tonnel<strong>la</strong>te stazza lorda), 1.900 cavalli, 12 nodi di velocità, 75 passeggeri di<br />
1ª c<strong>la</strong>sse, 52 di 2ª e 750 emigranti.<br />
Nel 1868 Rubattino inaugura <strong>la</strong> linea Genova - A<strong>le</strong>ssandria d’Egitto con i piroscafi “Africa”, “Egitto” e<br />
“Caprera”. Dall’anno successivo questo servizio si espande fino all’India a seguito dell’apertura del Cana<strong>le</strong><br />
di Suez (1869) e dell’acquisto del<strong>la</strong> Baia di Assab, punto di rifornimento di carbone del<strong>le</strong> navi italiane dirette<br />
in India e primo avamposto del<strong>la</strong> nostra espansione colonia<strong>le</strong> in Africa Orienta<strong>le</strong>.<br />
Perché un vapore italiano raggiunga New York bisogna aspettare il 1877. Fino a quel<strong>la</strong> data merci e<br />
passeggerei italiani diretti nel Nord America sono trasportati da compagnie straniere, prima fra tutte <strong>la</strong><br />
scozzese “Anchor Line” di G<strong>la</strong>sgow. L’8 giugno di quell’anno parte da Pa<strong>le</strong>rmo per New York il piroscafo<br />
“Solunto”, seguito il 21 giugno dal “Peloro” e, successivamente da “Egadi”, “Enna” e “Marsa<strong>la</strong>”.<br />
Nel 1880 vengono immessi sul<strong>la</strong> linea per New York i piroscafi “Vincenzo Florio” e “Washington”, costruiti in<br />
Scozia ed espressamente concepiti per <strong>la</strong> linea del Nord America. Con una stazza lorda di 2.850 t. e una<br />
velocità di 13,6 nodi, possono portare 60 passeggeri di 1ª c<strong>la</strong>sse, 22 di 2ª e 900 emigranti alloggiati in cameroni.
Il Piroscafo “Vincenzo Florio” ormeggiato in banchina a Napoli (part.) - Fonte: Col<strong>le</strong>zione privata.
NASCE LA NAVIGAZIONE GENERALE ITALIANA<br />
Auspicata da molti anni e caldeggiata dal Governo, nel 1881 nasce, dal<strong>la</strong> fusione del<strong>le</strong> flotte Florio e<br />
Rubattino, <strong>la</strong> Navigazione Genera<strong>le</strong> Italiana (N.G.I.).<br />
Partecipano al<strong>la</strong> nuova compagnia anche <strong>le</strong> flotte Peirano e Danovaro, Lloyd Italiano, Trinacria e Società<br />
Adriatico Orienta<strong>le</strong>. La flotta, che dispone di 94 vapori per 71,909 t.s.n. ed ha un capita<strong>le</strong> di 100 milioni di<br />
lire, fa subito importanti investimenti, tanto che nel 1885 dispone di 105 navi a vapore per 91.589 t.s.n., pari,<br />
in stazza, all’80% dell’intera flotta italiana a propulsione meccanica, che ha 225 navi per 124.000 t.s.n..<br />
Al<strong>la</strong> N.G.I. si affiancano alcune importanti compagnie private: “La Veloce”, creata a Genova nel 1884 sul<strong>le</strong><br />
ceneri del<strong>la</strong> Lavarello, l’Italia, l’Italo-Brasiliana, <strong>la</strong> Commercia<strong>le</strong> di Navigazione, il Lloyd Sabaudo, <strong>la</strong> Peirce<br />
& Becker e il Lloyd Italiano.<br />
La N.G.I. nel 1897 acquista e potenzia il Cantiere Nava<strong>le</strong> del Muggiano (La Spezia) per poter costruire in<br />
Italia <strong>le</strong> proprie navi in ferro. Nel 1899 acquisisce anche il Cantiere di Ancona e nel 1906 quello di Pa<strong>le</strong>rmo,<br />
dando vita ai Cantieri Navali Riuniti. Altri importanti cantieri sono l’Ansaldo di Genova Sestri Ponente,<br />
l’Or<strong>la</strong>ndo di Livorno, gli Arsenali del<strong>la</strong> Spezia e di Venezia, il Cantiere del<strong>la</strong> Foce di Genova e il Cantiere di<br />
Castel<strong>la</strong>mmare di Stabia.<br />
Quest’ultimo realizza, nel 1880, <strong>la</strong> corazzata Duilio di 12.265 t. di dislocamento: armata con cannoni da 450<br />
mm, é giudicata, all’entrata in servizio, <strong>la</strong> nave da guerra più potente del mondo e diviene modello del<strong>le</strong><br />
altre corazzate per oltre un decennio.
La Corazzata “Benedetto Brin” nel cantiere di Castel<strong>la</strong>mmare di Stabia (part.) - Fonte: Capitaneria di porto di Castel<strong>la</strong>mmare di Stabia.
IL FENOMENO DELL’EMIGRAZIONE<br />
Tra il 1876 e il 1915 oltre 14 milioni di italiani emigrano all’estero, soprattutto verso <strong>le</strong> Americhe. Tra <strong>le</strong> due, viene<br />
preferita quel<strong>la</strong> del Sud, sia per affinità linguistica, sia perché l’inserimento socia<strong>le</strong> risulta più faci<strong>le</strong>.<br />
Nel 1881 partono dall’Italia per <strong>le</strong> Americhe 32.217 emigranti; nel 1885, 83.786; nel 1889, 133.815; nel 1900, 170.382.<br />
L’emigrazione si intensifica nei primi anni del ‘900: 240.217 partenti nel 1902 e 418.053 nel 1906.<br />
Gli emigranti sono del tutto ignari di navi e di navigazione e <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> dei contratti di viaggio si presta a<br />
raggiri e truffe. Si rendono così necessari provvedimenti a tute<strong>la</strong> dei nostri connazionali con partico<strong>la</strong>re<br />
riguardo al<strong>le</strong> caratteristiche tecniche del<strong>la</strong> nave, agli alloggi, al vitto, al<strong>la</strong> trasparenza del prezzo, al volume<br />
del bagaglio (<strong>le</strong>gge 30 dicembre 1888, n. 5866).<br />
Con <strong>le</strong>gge 31 gennaio 1901, n. 23 <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> degli emigranti viene incrementata. Questa norma prevede <strong>la</strong><br />
costituzione dei Commissariati d’emigrazione nei porti, l’imbarco del Commissario regio che viaggia<br />
insieme agli emigranti e <strong>la</strong> possibilità di istituire, nei porti di arrivo, uffici italiani di assistenza e di<br />
avviamento al <strong>la</strong>voro.<br />
I provvedimenti <strong>le</strong>gis<strong>la</strong>tivi spostano <strong>la</strong> concorrenza dal prezzo al<strong>la</strong> qualità del servizio.<br />
Navi <strong>le</strong>nte o antiquate sono ritirate dal servizio e sostituite da unità più veloci e dotate del<strong>le</strong> risorse che il<br />
progresso tecnologico e alberghiero mette via via a disposizione.<br />
Limitata dal Fascismo, l’emigrazione via mare riprende dopo <strong>la</strong> Seconda Guerra Mondia<strong>le</strong> fino agli anni ’60,<br />
con destinazione verso <strong>le</strong> due Americhe, l’Australia e il Sud Africa.
Imbarco di emigranti italiani - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
“SULL’OCEANO” <strong>DI</strong> EDMONDO DE AMICIS<br />
Il 10 marzo 1884 lo scrittore Edmondo De Amicis si imbarca sul piroscafo ”Nord America” per verificare di<br />
persona <strong>la</strong> vita degli emigranti a bordo di una grande nave.<br />
Nell’opinione pubblica si va ingenerando l’impressione che l’emigrazione equivalga a una tratta degli<br />
schiavi e che i vettori si comportino da negrieri. Con il racconto “Sull’Oceano”, apparso nel 1885, lo scrittore<br />
rende giustizia di queste accuse.<br />
Nel<strong>la</strong> sua narrazione sobria e semplice, il De Amicis è obiettivo con tutti: attribuendo nomi di fantasia al<strong>la</strong><br />
nave e ai suoi Ufficiali egli loda l’opera del Commissario di bordo, vero e proprio tutore e custode degli<br />
emigranti, conciliatore del<strong>le</strong> loro querel<strong>le</strong> e confortatore del<strong>le</strong> loro miserie.<br />
La vita degli emigranti a bordo é molto spartana: soltanto dormitori col<strong>le</strong>ttivi con brande a castello, uomini e<br />
donne rigorosamente separati, niente refettori o sa<strong>le</strong> di soggiorno. Il vitto viene consumato dove si può, sul<br />
ponte o nei dormitori, e <strong>la</strong> sua distribuzione é simi<strong>le</strong> a quel<strong>la</strong> del rancio militare, ma almeno é abbondante e<br />
sostanzioso. Vi é un’infermeria con un medico gratuitamente a disposizione dei passeggeri. Insomma, <strong>la</strong> vita<br />
dell’emigrante non é né comoda, né confortevo<strong>le</strong>, ma neanche disumana o malsana, tenuto conto anche<br />
del<strong>le</strong> povere condizioni vissute nei paesi d’origine.
Emigranti italiani in viaggio sul Piroscafo “Ancona” (part.) - Fonte: Col<strong>le</strong>zione privata.
IL <strong>PORTO</strong> <strong>DI</strong> GENOVA E IL DUCA <strong>DI</strong> GALLIERA<br />
Nel 1875 il porto di Genova é il più importante approdo italiano. Eppure ha soltanto 3.500 metri di banchine,<br />
protette in maniera insufficiente dal Molo Vecchio e dal Molo Nuovo; pertanto <strong>la</strong> movimentazione del<strong>le</strong><br />
merci é concentrata nel<strong>la</strong> parte orienta<strong>le</strong> dell’insenatura, fra il Mandraccio e <strong>la</strong> Darsena, con spazi assai<br />
ridotti per <strong>le</strong> operazioni di carico e scarico, di poco inferiori al milione di tonnel<strong>la</strong>te comp<strong>le</strong>ssive.<br />
Tra il 1861 e il 1875 lo Stato investe solo 59,6 milioni di lire sui porti italiani e, di questi, solo 8,2 milioni su Genova.<br />
La svolta avviene con l’iniziativa straordinaria e senza precedenti di Raffae<strong>le</strong> De Ferrari, Duca di Galliera,<br />
ricchissimo e generoso banchiere genovese già distintosi per opere fi<strong>la</strong>ntropiche di grande respiro (come <strong>la</strong><br />
costruzione di alloggi popo<strong>la</strong>ri e ospedali e <strong>la</strong> donazione al<strong>la</strong> città di Pa<strong>la</strong>zzo Rosso), che il 7 dicembre 1875<br />
scrive al Presidente del Consiglio Marco Minghetti offrendo <strong>la</strong> colossa<strong>le</strong> cifra di 20 milioni perché il porto di<br />
Genova sia dotato del<strong>le</strong> opere necessarie ad assolvere i propri compiti: comp<strong>le</strong>tamento del<strong>le</strong> opere foranee,<br />
nuovi pontili, escavo dei fondali, nuovi raccordi ferroviari, bacini di carenaggio per <strong>le</strong> navi.<br />
L’iniziativa desta un’ondata di entusiasmo nel<strong>la</strong> cittadinanza che dedica al Duca <strong>la</strong> piazza principa<strong>le</strong> del<strong>la</strong> città.<br />
20 milioni sono una cifra enorme: <strong>la</strong> metà del bi<strong>la</strong>ncio dell’intera Marina da Guerra. Perciò il Governo<br />
predispone immediatamente un piano d’interventi che si concretizza in una <strong>le</strong>gge specia<strong>le</strong> approvata già nel<br />
giugno 1876 e che, nell’arco di 15 anni, con l’impiego comp<strong>le</strong>ssivo di 63 milioni, porta lo sviluppo del<strong>le</strong><br />
banchine a 7.709 metri e dei traffici a 4 milioni di tonnel<strong>la</strong>te.
Genova, lo specchio acqueo del<strong>la</strong> Darsena del quartiere Ga<strong>la</strong>ta - Fonte: Archivio fotografico dell’Autorità portua<strong>le</strong> di Genova.
ANNI <strong>DI</strong> PROGRESSO E <strong>DI</strong> PACE<br />
Il 1° dicembre 1884 salpa da Genova per il viaggio inaugura<strong>le</strong> al<strong>la</strong> volta di Montevideo <strong>la</strong> nave “Regina<br />
Margherita”(5000 t.s.l. e 16 nodi), costruita in Inghilterra. E<strong>le</strong>gante e s<strong>la</strong>nciata, é <strong>la</strong> prima nave italiana dotata di<br />
illuminazione e<strong>le</strong>ttrica: una nuova epoca decisamente più confortevo<strong>le</strong> sta incominciando nel<strong>la</strong> vita di bordo.<br />
Nel 1885 il Governo decide per <strong>la</strong> prima volta di intervenire con incentivi al<strong>la</strong> cantieristica e al<strong>la</strong><br />
navigazione: <strong>la</strong> <strong>le</strong>gge ha però effetti limitati e non riesce a incidere più di tanto, né sullo sviluppo del<strong>la</strong><br />
nostra cantieristica civi<strong>le</strong>, né sull’ammodernamento e sul potenziamento del<strong>la</strong> flotta mercanti<strong>le</strong>. Le navi a<br />
vapore continuano a essere ancora poche e <strong>la</strong> maggior parte di esse vengono costruite in Inghilterra o<br />
acquistate, usate, all’estero. Non che i nostri migliori cantieri non siano all’altezza; anzi, <strong>le</strong> prestigiose<br />
costruzioni realizzate in quegli anni per <strong>la</strong> nostra Marina da Guerra testimoniano l’eccel<strong>le</strong>nza raggiunta<br />
dal<strong>la</strong> nostra industria navalmeccanica. Come sempre, é principalmente una questione di prezzo:<br />
l’Inghilterra é il cantiere nava<strong>le</strong> del mondo e offre <strong>la</strong> migliore qualità ai prezzi più bassi.<br />
Le cose vanno meglio con <strong>la</strong> <strong>le</strong>gge del 1896 che determina il decollo del<strong>la</strong> nostra cantieristica. Il progresso porta,<br />
inoltre, al<strong>la</strong> realizzazione di navi sempre più confortevoli, più veloci e interamente e<strong>le</strong>ttrificate. Le motrici a<br />
quadruplice espansione fanno innalzare a 18 nodi <strong>la</strong> velocità media, riducendo <strong>la</strong> durata del<strong>le</strong> traversate.<br />
Nel 1905 <strong>la</strong> N.G.I. ordina 6 nuove grandi navi di linea, 3 del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse “Duca<strong>le</strong>” e 3 del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse “Rega<strong>le</strong>”.<br />
Sono bastimenti di circa 8.000 t.s.l. con 2 motrici a quadruplice espansione, 2 eliche e velocità di 18 nodi.<br />
Entrate in servizio nel 1908 -1909, vengono destinate 3 al<strong>la</strong> Linea Nord America (“Duca degli Abruzzi”,<br />
“Duca di Genova” e “Duca d’Aosta”) e <strong>le</strong> altre 3 al<strong>la</strong> Linea del P<strong>la</strong>ta (“Regina E<strong>le</strong>na”, “Principe Umberto” e<br />
“Re Vittorio Emanue<strong>le</strong>”).<br />
Ma <strong>la</strong> novità maggiore è che queste ottime unità vengono tutte costruite in cantieri italiani, una svolta<br />
epoca<strong>le</strong> che porterà nel tempo <strong>la</strong> nostra cantieristica ad un’eccel<strong>le</strong>nza mondia<strong>le</strong> nel<strong>la</strong> costruzione di navi<br />
passeggeri che dura ancora ai nostri giorni.
Genova, bacino gal<strong>le</strong>ggiante tra il molo vecchio e ponte Parodi (part.) - Fonte: Archivio fotografico dell’Autorità portua<strong>le</strong> di Genova.
VENTI <strong>DI</strong> GUERRA<br />
Nel 1911 <strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong> è mobilitata per <strong>la</strong> guerra italo-turca che richiede, per il Corpo di Spedizione<br />
in Libia e l’occupazione del Dodecanneso, l’impiego di ben 161 piroscafi di cui 114 requisiti e 47 no<strong>le</strong>ggiati.<br />
La nostra Marina da Guerra, nettamente superiore a quel<strong>la</strong> turca per forze e organizzazione, mantiene il<br />
dominio incontrastato sul mare e assicura protezione efficace ai trasporti mercantili.<br />
Dopo che <strong>la</strong> guerra italo-turca ha dimostrato tutta l’importanza di possedere una flotta di qualità, sia per<br />
assicurare i rifornimenti al<strong>la</strong> Madrepatria - soprattutto di cereali e carbone -, sia per proiettare <strong>le</strong> nostre forze<br />
anche oltremare, cresce l’intervento dello Stato a favore degli armatori e del<strong>la</strong> cantieristica e si realizzano<br />
navi moderne di tutti i tipi. In partico<strong>la</strong>re vengono rinnovate <strong>le</strong> flotte per i servizi convenzionati con unità<br />
appositamente concepite per <strong>le</strong> linee del Mediterraneo, quasi tutte con nomi di città; altre vengono<br />
acquistate in Francia e in Inghilterra, e sono battezzate con nomi di porti.<br />
Negli anni immediatamente precedenti al<strong>la</strong> Grande Guerra due fatti nuovi cambiano <strong>la</strong> vita di bordo:<br />
l’invenzione del<strong>la</strong> radio da parte di Guglielmo Marconi, cosicché <strong>le</strong> navi non sono più iso<strong>la</strong>te dal mondo<br />
durante <strong>le</strong> lunghe traversate oceaniche, e l’uso del<strong>la</strong> nafta al posto del carbone. Se <strong>la</strong> radio accresce <strong>la</strong><br />
sicurezza perché consente di <strong>la</strong>nciare l’S.O.S. in caso di imminente pericolo, come nel<strong>la</strong> tragedia del Titanic<br />
(1912), <strong>la</strong> nafta migliora enormemente <strong>le</strong> condizioni di vita e di <strong>la</strong>voro del persona<strong>le</strong> di macchina che non<br />
deve più essere numeroso come prima per caricare manualmente, con lunghe pa<strong>le</strong> di ferro, <strong>le</strong> insaziabili<br />
caldaie in un ambiente inferna<strong>le</strong> e insalubre ma che deve solo rego<strong>la</strong>re pompe e bruciatori.<br />
Comp<strong>le</strong>ta il quadro positivo l’introduzione, nel<strong>le</strong> navi più veloci e di maggior potenza, del<strong>le</strong> turbine a<br />
vapore che consentono prestazioni migliori del<strong>le</strong> macchine alternative, soprattutto per il più favorevo<strong>le</strong><br />
rapporto peso/potenza.
Fuochisti a bordo di una nave a carbone - Fonte: Col<strong>le</strong>zione privata.
LA GRANDE GUERRA<br />
Nel 1914 <strong>la</strong> consistenza del<strong>le</strong> flotte mercantili mondiali é di circa 50 milioni di t.s.l., di cui il 40% (20 milioni)<br />
batte bandiera britannica.<br />
Nel<strong>la</strong> graduatoria del<strong>le</strong> marine mercantili l’Italia é sesta con 1,6 milioni di t.s.l., di cui 200.000 ancora di<br />
naviglio a ve<strong>la</strong>.<br />
La Prima Guerra Mondia<strong>le</strong> é caratterizzata da cruente battaglie terrestri di logoramento fra Al<strong>le</strong>ati e Imperi<br />
Centrali ed é vinta dai primi grazie al<strong>la</strong> superiore capacità di reintegrare <strong>le</strong> risorse. Ciò é reso possibi<strong>le</strong><br />
dall’esercizio del potere marittimo che consente ai vincitori di trasportare via mare tutti i rifornimenti necessari.<br />
Il contrasto al traffico al<strong>le</strong>ato, praticato dal<strong>la</strong> Germania specialmente con i sommergibili, comporta<br />
distruzioni enormi, pari a ¼ del<strong>la</strong> flotta mercanti<strong>le</strong> mondia<strong>le</strong> del 1914, sostanzialmente compensato dal<strong>le</strong><br />
nuove costruzioni.<br />
La Marina Mercanti<strong>le</strong> Italiana perde in guerra 215 navi, circa il 50% del tonnel<strong>la</strong>ggio pre-bellico, solo in parte<br />
compensato dal<strong>le</strong> nuove costruzioni; in questa ecatombe di naviglio periscono anche 2.393 marittimi civili.<br />
É il tributo altissimo pagato al<strong>la</strong> vittoria, il prezzo per aver comunque assicurato i rifornimenti strategici al<br />
Paese, per aver alimentato con rego<strong>la</strong>rità il fronte balcanico e supportato <strong>la</strong> colonia libica, ridotta al<strong>le</strong> so<strong>le</strong><br />
città costiere, organizzate come campi trincerati per <strong>la</strong> rivolta del<strong>le</strong> tribù arabe.<br />
Finita <strong>la</strong> guerra, passano sotto bandiera italiana decine di ottime navi del cessato Impero austro-ungarico, <strong>la</strong><br />
cui flotta mercanti<strong>le</strong> é rimasta inoperosa e intatta. Confluiscono inoltre <strong>le</strong> marinerie dell’Istria e di parte del<strong>la</strong><br />
Dalmazia, oltre a numerose navi acquistate all’estero e a nuove costruzioni al<strong>le</strong> quali contribuiscono i<br />
cantieri triestini e di Monfalcone.
L’affondamento di un mercanti<strong>le</strong> silurato da un sommergibi<strong>le</strong> - Fonte: Ufficio Storico del<strong>la</strong> Marina Militare.
TRA LE DUE GUERRE<br />
E’ il periodo in cui l’intervento dello Stato nel<strong>le</strong> vicende dell’Italia marittima è più marcato.<br />
Le navi adibite a servizi di linea e passeggeri passano gradualmente sotto il controllo pubblico, mentre<br />
all’armamento privato e al<strong>la</strong> libera iniziativa resta affidato preva<strong>le</strong>ntemente il naviglio da carico. Nel 1933<br />
nasce l’I.R.I. (Istituto per <strong>la</strong> Ricostruzione Industria<strong>le</strong>) che assume il controllo di <strong>la</strong>rga parte del<strong>la</strong><br />
cantieristica. A partire dal 1927 il porto di Genova si espande verso ovest con lo sbancamento del col<strong>le</strong> di San<br />
Benigno e <strong>la</strong> costruzione del nuovo porto di Sampierdarena; nello stesso periodo il porto di Venezia si<br />
espande a Marghera con <strong>la</strong> fondazione di un grande polo industria<strong>le</strong>; si sviluppa il porto di Livorno e si crea<br />
un grande porto artificia<strong>le</strong> a Bari. Vengono istituiti gli Uffici di collocamento per <strong>la</strong> Gente di Mare e costituite<br />
<strong>le</strong> Compagnie dei Lavoratori Portuali: entrambi i provvedimenti sono finalizzati a porre fine al “capora<strong>la</strong>to”<br />
e allo sfruttamento dei <strong>la</strong>voratori oltre che ad e<strong>le</strong>vare <strong>la</strong> professionalità di questi ultimi.<br />
Nel 1932 <strong>le</strong> flotte passeggeri e di linea sono così riorganizzate: Società Italia, (Italia, Cosulich, Lloyd<br />
Sabaudo, N.G.I., Citra), Società Lloyd Triestino (Marittima Italiana e Sitmar), Adriatica (San Marco, Puglia,<br />
Adria, Saim, Zaratina) e Tirrenia. Queste quattro compagnie, nel 1936, passano sotto il controllo di Finmare,<br />
<strong>la</strong> società finanziaria dell’IRI per il controllo del<strong>le</strong> società di navigazione PIN (Preminente Interesse<br />
Naziona<strong>le</strong>). Le navi più importanti sono il “Rex”, il “Conte di Savoia” e poi “Roma”, “Augustus”,<br />
“Saturnia”, “Vulcania”, “Conte Rosso”, “Conte Verde” e “Conte Biancamano”.<br />
Nel giugno 1940 <strong>la</strong> flotta mercanti<strong>le</strong> è composta da un migliaio di navi superiori a 100 t.s.l. per 3,3 milioni di<br />
tonnel<strong>la</strong>te ed è <strong>la</strong> sesta del mondo con il 5% del tonnel<strong>la</strong>ggio.
Il porto di Bari negli anni ‘20 - Fonte: Direzione Marittima di Bari.
LA SECONDA GUERRA MON<strong>DI</strong>ALE<br />
Il 10 giugno 1940 ben 212 navi, per 1.216.637 t.s.l., rimaste fuori dal Mediterraneo, vengono internate in Paesi<br />
neutrali, catturate o affondate.<br />
Il naviglio mercanti<strong>le</strong> rimanente é chiamato a rivestire un ruolo di primo piano nel<strong>la</strong> guerra nava<strong>le</strong><br />
mediterranea, al fianco del<strong>la</strong> Marina da Guerra, per rifornire i vari fronti d’oltremare (Libia, Grecia, Egeo),<br />
assicurare importazioni vitali dal<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> iberica e, dopo l’occupazione del<strong>la</strong> Grecia, anche dal Mar Nero.<br />
In 39 mesi vengono costituiti 4.500 convogli, trasportati 1,2 milioni di uomini e 4,5 milioni di tonnel<strong>la</strong>te di<br />
rifornimenti sotto contrasto forte o fortissimo e l’insidia di sommergibili, navi di superficie, campi minati e<br />
attacchi aerei, tanto nei porti d’imbarco che di sbarco. Alcune navi passeggeri di media grandezza sono<br />
trasformate in navi ospeda<strong>le</strong>; tra queste ricordiamo “Duilio”, “Giulio Cesare”, “Saturnia” e “Vulcania” che,<br />
fra il 1942 e il 1943, con <strong>le</strong> insegne del<strong>la</strong> Croce Rossa e d’accordo con gli ing<strong>le</strong>si, raggiungono l’Africa<br />
Orienta<strong>le</strong> e, nel corso di 3 viaggi compiuti via Capo di Buona Speranza, rimpatriano 30.000 civili italiani.<br />
Nel maggio 1945 <strong>le</strong> navi mercantili superiori a 500 t.s.l. sono solo 95 per 336.810 t.s.l., appena il 10% del<strong>la</strong><br />
consistenza prebellica. I marittimi civili caduti in guerra sono 7.164. “Rex”, “Conte di Savoia”, “Duilio” e<br />
“Giulio Cesare” sono distrutti dai bombardamenti; “Roma” e “Augustus” sono requisiti e trasformati in<br />
navi da guerra (portaerei) e, infine, affondati.<br />
Gli impianti portuali sono distrutti e ci vorranno anni per sgomberare i porti dai relitti e dal<strong>le</strong> mine.<br />
Al<strong>la</strong> bandiera del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong>, con so<strong>le</strong>nne cerimonia tenutasi a Genova il 16 settembre 1951, viene<br />
conferita dal Presidente del<strong>la</strong> Repubblica Luigi Einaudi <strong>la</strong> Medaglia d’Oro al Valor Militare con <strong>la</strong> seguente<br />
motivazione: “Per l’eroico valore, <strong>la</strong> capacità e l’abnegazione dimostrate sui mari dai suoi equipaggi e per il<br />
sacrificio dei suoi uomini migliori e del<strong>le</strong> sue Navi, nel corso di un lungo, aspro conflitto contro agguerriti<br />
avversari. Zona di operazioni, 10 giugno 1940 - 8 maggio 1945”.
Il “Vulcania” sbarca i profughi dell’Africa Orienta<strong>le</strong>, Napoli 21/06/1942 - Fonte: Ufficio Storico del<strong>la</strong> Marina Militare.
LA RICOSTRUZIONE<br />
Terminata <strong>la</strong> guerra, bisogna far ripartire l’economia del Paese attraverso i porti per ricevere <strong>le</strong> materie<br />
prime e i prodotti energetici necessari e disporre di una flotta mercanti<strong>le</strong> adeguata al<strong>le</strong> necessità. Ancora una<br />
volta lo Stato interviene con una serie di misure di sostegno che aiutano <strong>la</strong> ripresa. Già nel 1945 vengono<br />
stanziati 2,5 miliardi di lire per il recupero del<strong>le</strong> navi affondate o danneggiate nei porti o nei cantieri,<br />
provvedimento che consente di ricostruire o rial<strong>le</strong>stire navi per 285.995 t.s.l.. Nel 1947 sono assegnati 5<br />
miliardi per comp<strong>le</strong>tare navi impostate e non comp<strong>le</strong>tate per 227.085 t.s.l.. Ma il più immediato supporto<br />
arriva dal<strong>la</strong> restituzione di 24 navi per 169.071 t.s.l., sequestrate da Paesi neutrali o nemici, e dal<strong>la</strong> cessione<br />
di navi americane a prezzi molto convenienti. Grazie al<strong>la</strong> garanzia offerta dallo Stato, gli armatori italiani,<br />
nel 1946, possono acquistare 90 Liberty, 8 cargo N3 e 16 cisterne T2 per 800.000 t.s.l. e 1.200.000 t.p.l.<br />
(tonnel<strong>la</strong>te di portata lorda) comp<strong>le</strong>ssive.<br />
In un memorabi<strong>le</strong> viaggio compiuto nel dicembre 1946, <strong>la</strong> motonave “Sestriere” porta in America i<br />
Comandanti e i Direttori di macchina destinati a prendere in consegna cinquanta navi. I Liberty sono così<br />
apprezzati da far successivamente acquisire altre unità dello stesso tipo, portando così a 162 il numero del<strong>le</strong><br />
navi che inalberano <strong>la</strong> Bandiera italiana.<br />
Nel Gennaio 1947 l’Italia di Navigazione ristabilisce col<strong>le</strong>gamenti rego<strong>la</strong>ri di linea con <strong>le</strong> Americhe grazie a<br />
due navi restituite poche settimane prima dagli Al<strong>le</strong>ati: il 20 gennaio parte da Genova per New York <strong>la</strong><br />
Motonave “Saturnia”, il 29 gennaio, per il Sud America, il transat<strong>la</strong>ntico “Principessa<br />
Giovanna”,ribattezzato col nome di “San Giorgio”. Nei mesi successivi sono immesse in linea, una volta rese<br />
disponibili e rial<strong>le</strong>stite, anche altre navi, tra cui il “Vulcania”.<br />
Al 1° luglio 1948 <strong>la</strong> flotta mercanti<strong>le</strong> italiana ammonta a 1.983.187 t.s.l., il 60% del<strong>la</strong> consistenza prebellica, e<br />
può partecipare anche al trasporto degli aiuti dell’ERP (European Recovery Program), noto anche come<br />
Piano Marshall. Di pari passo procede anche <strong>la</strong> ricostruzione dei porti che, entro il 1949, avevano<br />
raggiungono una capacità del 90% rispetto al periodo prebellico.
Costruzione del secondo braccio del grande molo foraneo del porto di Bari - Fonte: Direzione Marittima di Bari.
LO SVILUPPO<br />
A partire dal 1948 - 1949 si può procedere al<strong>la</strong> costruzione di navi nuove e di alta qualità: gli incentivi<br />
vengono da tre <strong>le</strong>ggi succedutesi, in quegli anni, ad opera dei Ministri del<strong>la</strong> Marina Mercanti<strong>le</strong> Giuseppe<br />
Saragat (1949), Paolo Cappa (1952) e Fernando Tambroni (1954). La flotta raggiunge e supera <strong>la</strong> consistenza<br />
prebellica. Sp<strong>le</strong>ndidi transat<strong>la</strong>ntici tornano a solcare i mari: <strong>le</strong> motonavi “Augustus” e “Giulio Cesare” di<br />
27.000 t.s.l. e <strong>le</strong> turbonavi “Andrea Doria” e “Cristoforo Colombo” di 29.000 t.s.l..<br />
Nel 1956 <strong>la</strong> tragedia dell’Andrea Doria emoziona e commuove il mondo. Il 25 luglio, al<strong>le</strong> 23:10 l’Andrea<br />
Doria, orgoglio del<strong>la</strong> nostra Marina Mercanti<strong>le</strong> ed emb<strong>le</strong>ma del<strong>la</strong> sua rinascita, nei pressi dell’iso<strong>la</strong> di<br />
Nantucket e nel<strong>la</strong> nebbia più fitta viene speronata dal transat<strong>la</strong>ntico svedese Stockholm. Nonostante<br />
l’enorme squarcio subìto e l’imbarco di migliaia di tonnel<strong>la</strong>te d’acqua, <strong>la</strong> nave resiste all’affondamento per<br />
più di 11 ore, dimostrando una straordinaria robustezza costruttiva e consentendo <strong>la</strong> comp<strong>le</strong>ta ed ordinata<br />
evacuazione dei passeggeri. Nel<strong>la</strong> tragedia, il comandante Piero Ca<strong>la</strong>mai e tutto l’equipaggio fanno fino in<br />
fondo il loro dovere. La Compagnia Italia sposta sul<strong>la</strong> linea per il Nord America il “Conte Biancamano” e<br />
mette in cantiere una nuova ammiraglia, <strong>la</strong> turbonave “Leonardo da Vinci” di 33.000 tsl.<br />
Nel secondo dopoguerra anche l’armamento privato investe nel trasporto passeggeri, operando<br />
preva<strong>le</strong>ntemente con navi acquistate all’estero, di seconda mano, radicalmente rimodernate o ricostruite. Fa<br />
eccezione l’armatore Costa di Genova che, nel 1958, commissiona al Cantiere Ansaldo di Sestri Ponente il<br />
“Federico C” di 21.000 t.s.l. e 22 nodi e che, nel 1966, fa realizzare a Monfalcone l’e<strong>le</strong>gante turbonave “Eugenio<br />
Costa” di 30.567 t.s.l. e 28 nodi.
Murata di dritta dell’Andrea Doria - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
TEMPI NUOVI<br />
Nel 1960 Finmare ordina 4 grandi turbonavi da passeggeri: “Miche<strong>la</strong>ngelo” e “Raffaello” (46.000 t.s.l. e ben 31<br />
nodi) per l’Italia di Navigazione e destinate al<strong>la</strong> linea Nord At<strong>la</strong>ntica, “Gali<strong>le</strong>o” e “Marconi” (27.907 t.s.l.) per il<br />
Lloyd Triestino e concepite per <strong>la</strong> linea per l’Australia. Tecnologicamente sono 4 sp<strong>le</strong>ndide navi, ma il tempo dei<br />
liner é passato. Infatti al<strong>la</strong> fine degli anni ’60 l’aereo ha soppiantato <strong>la</strong> nave come mezzo per il trasporto<br />
passeggeri e, contemporaneamente, si sviluppano i traghetti e <strong>le</strong> navi da carico specializzate: grandi cisterne per<br />
il petrolio grezzo, medie e picco<strong>le</strong> cisterne per prodotti raffinati e chimici, navi autostivanti per trasporti al<strong>la</strong><br />
rinfusa (carbone, minerali, granaglie, semi) e soprattutto navi portacontainer, mentre <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica nave da carico è<br />
ridotta a un ruolo margina<strong>le</strong>. Partico<strong>la</strong>rmente <strong>le</strong> navi portacontainer e i traghetti merci e passeggeri<br />
rivoluzionano il trasporto marittimo e il <strong>la</strong>voro nei porti.<br />
Scompaiono <strong>le</strong> Compagnie portuali dei “camalli”, come erano chiamati a Genova, sostituiti da pochi tecnici<br />
specializzati che provvedono al<strong>la</strong> movimentazione del<strong>le</strong> merci e al loro corretto instradamento. La sosta del<strong>le</strong><br />
navi è questione di ore anziché di giorni e anche <strong>le</strong> velocità commerciali sono salite, per ferry e container, a oltre<br />
20 nodi, attestandosi sui 13-15 nodi per cisterne e bulk-carrier. Sono tornate <strong>le</strong> grandi e lussuose navi passeggeri,<br />
non più per il trasporto del<strong>le</strong> persone ma per <strong>le</strong> crociere: colossali alberghi gal<strong>le</strong>ggianti, si spostano di notte e<br />
sostano di giorno nel<strong>le</strong> località da visitare. Oltre <strong>la</strong> metà di queste navi viene costruita in Italia, in cantieri altamente<br />
specializzati in questa tipologia, in un circolo virtuoso che fa <strong>le</strong>va anche sull’e<strong>le</strong>ganza degli arredi made in Italy. Il<br />
<strong>le</strong>game tra <strong>la</strong> nave e lo Stato di bandiera si è attenuato moltissimo, cosicché gli armatori privati possono scegliere<br />
registri e bandiere per <strong>le</strong> loro navi secondo convenienza e minor costo. Alcuni Stati hanno creano dei registri<br />
speciali per <strong>le</strong> navi adibite a navigazione internaziona<strong>le</strong>, offrendo loro condizioni fiscali migliori e <strong>la</strong> possibilità di<br />
imbarcare anche un’aliquota di marittimi stranieri.<br />
E’ il caso del Registro Internaziona<strong>le</strong> Italiano che, a partire dal 2001, crea <strong>le</strong> condizioni per trattenere il naviglio<br />
nuovo e di migliore qualità sotto <strong>la</strong> bandiera italiana e imprime al<strong>la</strong> nostra flotta un sorprendente sviluppo che <strong>la</strong><br />
porta da meno di 10 milioni di t.s.l. nel 2001 a oltre 15 milioni di t.s.l. nel 2009, con proiezione verso i 20 milioni di<br />
tonnel<strong>la</strong>te per <strong>la</strong> metà di questo decennio.
Un elicottero AB 412 sorvo<strong>la</strong> una portacontainer - Fonte: Archivio Comando Genera<strong>le</strong> del Corpo.
In quarta di copertina: Zavorriera con vino - Fonte: Archivio Arsena<strong>le</strong> Borbonico di Pa<strong>le</strong>rmo.
Corpo del<strong>le</strong> Capitanerie di porto - <strong>Guardia</strong> <strong>Costiera</strong>