Apparecchiatura della tavola destrutturata o ... - Bargiornale
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La rivoluzione <strong>della</strong> <strong>tavola</strong><br />
GIOCO DELLE FORME PER ANTIPASTI E DESSERT, PIATTO<br />
BIANCO E TONDO PER PRIMI E SECONDI.<br />
L’ECLETTISMO È REGOLA, MA AVANZANO<br />
TRADIZIONE E SEMPLICITÀ.<br />
Fabrizio Gomarasca<br />
CONTEMPORANEA<br />
Colombina Collection<br />
Un piatto piano, un piatto fondo, un piattino da dessert, tazze da tè e caffè, un<br />
pratico vassoio in melamina nera. È Colombina collection, disegnata da Doriana<br />
e Massimiliano Fuksas per Alessi (alessi.it). Piatti, contenitori e tazze si presentano<br />
come singole sculture pronte ad accogliere ed offrire le pietanze in una attenta<br />
e scrupolosa mescolanza di forme e materiali: raffi nata porcellana bianca,<br />
bone china e melamina per consentire anche un gioco di colori “black & white”<br />
sulla <strong>tavola</strong> contemporanea.<br />
INCHIESTA MISE EN PLACE<br />
RICERCA<br />
Provocazione<br />
Un’idea ambiziosa e quasi provocatoria<br />
del designer lussemburghese Fred Hilger<br />
è quella raccolta da Villeroy & Boch<br />
(broggi.it) con la collezione Slides, quasi<br />
una sfi da progettuale improntata a modularità<br />
e funzionalità.<br />
Il minimalismo delle forme, l’originale reversibilità<br />
di alcuni pezzi, pochi artico-<br />
<strong>Apparecchiatura</strong> <strong>della</strong> <strong>tavola</strong><br />
<strong>destrutturata</strong> o tradizionale?<br />
Piccoli contenitori<br />
di fogge diverse o il solido<br />
piatto come vuole la tradizione?<br />
Finger food, assaggini, happy<br />
hour come rito collettivo contemporaneo<br />
(a prescindere dalla<br />
qualità del cibo) hanno indubbiamente<br />
indotto una certa abitudine<br />
nel pubblico alla molteplicità<br />
di risposte accattivanti di cui la<br />
cucina “alta” si è appropriata elevandone<br />
la qualità e la proposta<br />
complessiva, basata però sulla padronanza<br />
dei fondamentali <strong>della</strong><br />
pratica culinaria: materie prime,<br />
preparazione, tecniche di cottura<br />
in primis.<br />
E i piccoli contenitori monoporzione,<br />
elementi d’obbligo nel catering,<br />
diventano lo strumento<br />
ideale per i preantipasti e i predessert<br />
che oggi arricchiscono<br />
molti menu.<br />
Realtà che convivono<br />
La risposta alla domanda iniziale<br />
potrebbe quindi essere secca e<br />
dividere in due partiti distinti: i<br />
favorevoli e i contrari. Oppure<br />
preludere a una tendenza precisa<br />
che detta la linea per chef e ristoratori.<br />
Ma così non è. Perché è il<br />
mondo che ci circonda a non avere<br />
più contorni così netti e defi niti.<br />
«In generale vi è un ricentraggio<br />
<strong>della</strong> società italiana su un atteggiamento<br />
non di opposizione ma<br />
di inclusione che, applicato al ristorante,<br />
signifi ca mangiare bene,<br />
a prezzi accettabili, in un ambiente<br />
adeguato, nel quale riconoscersi»,<br />
annota il sociologo Enrico<br />
Finzi. E nel caso specifi co, sul tema<br />
dell’apparecchiatura <strong>della</strong> <strong>tavola</strong><br />
al ristorante convivono en-<br />
li per comporre una serie completa, ma<br />
adattabili a tante collezioni, quasi fossero<br />
parti di un domino, con l’opportunità di<br />
non avere limiti per crearsi una propria<br />
collezione dal gran numero di articoli.<br />
trambe le realtà, anche se i comportamenti<br />
degli italiani al ristorante<br />
sono molto più diff erenziati<br />
(vedi il riquadro a pag. 14). Né<br />
vale stabilire un rapporto preciso<br />
tra quantità <strong>della</strong> porzione servita<br />
e dimensione del piatto, che anzi<br />
spesso è proprio inverso.<br />
«A livello generale vi sono locali<br />
che vanno nella direzione dell’innovazione<br />
estetica e dell’arredo<br />
<strong>della</strong> <strong>tavola</strong> con utensili, tovaglie,<br />
piatti non convenzionali. Dall’altra<br />
vi è un fi lone di locali più rigorosi,<br />
dove la mise en place è curata<br />
in maniera più attenta, formale e<br />
rigorosa», aff erma Antonio Ber-<br />
SINTESI MINIMAL<br />
RISTORANTI 10<br />
IMPRESE DEL GUSTO<br />
11<br />
Scorrevoli e reversibili<br />
Il pezzo portante <strong>della</strong> serie è la base,<br />
una struttura pensata per stare sempre<br />
toli di Broggi, che distribuisce anche<br />
i prodotti di Villeroy & Boch.<br />
Ma non bisogna immaginare che<br />
la situazione sia defi nita.<br />
Mini ciotole sorpresa<br />
Lo pensano i più diretti interessati,<br />
come Chicco Cerea, blasonato<br />
chef del ristorante Da Vittorio<br />
di Brusaporto (Bergamo) per<br />
il quale nell’ideale percorso di un<br />
pranzo, i due estremi - antipasto<br />
e dessert - sono quelli che assorbono<br />
meglio l’impiego di una varietà<br />
di contenitori che stimolano<br />
la fantasia e incuriosiscono,<br />
sono la parte più easy del pranzo<br />
Componibilità creativa<br />
Ciò che contraddistingue Ginco, la nuova linea di Broggi 1818, è la praticità creativa<br />
con la quale è possibile servire ed esibire il cibo in un variegato mix di proposte.<br />
Si presenta come un parallelepipedo, un mobiletto in wengè che ospita<br />
una serie di variabili per un servizio completo e rinnovabile. Comprende infatti<br />
una serie di 3 vassoi base, di grandezze differenti (5x20, 10x20 e 20x30 centimetri),<br />
oltre a una numerosa quantità di inserti, grandi e piccoli in diversi materiali,<br />
con cui creare composizioni in <strong>tavola</strong>: in acciaio, come gli spiedini o le spirali, in<br />
vetro (tubicini, bicchierini, ciotole), in porcellana (tazze, piatti quadrati, portasalse<br />
e appetizer, in materiale naturale come i taglieri (broggi.it).<br />
dinanzi al commensale e sulla quale far<br />
ruotare tutte le combinazioni di piatti,<br />
coppe, bicchieri, liberando la fantasia<br />
del cuoco. Sulla base scorrono le cosiddette<br />
Slides, lastre scorrevoli appunto,<br />
a loro volta basi per alimenti o per altri<br />
piatti, reversibili ed utilizzabili sulle due<br />
facce, permettendo così diverse modularità<br />
componibili.<br />
in cui è consentito giocare di più<br />
perché nel primo caso ci si prepara<br />
all’esperienza gustativa e nel<br />
secondo ci si lascia andare di più<br />
alla gratifi cazione. Ogni piccolo<br />
contenitore diventa una sorpresa.<br />
Ma in mezzo, non ci sono storie:<br />
piatti tradizionali ed eleganti, forme<br />
classiche. Tra i top chef è molto<br />
alta quindi l’attenzione per una<br />
mise en place piacevole e di adeguato<br />
livello, che procede di pari<br />
passo con la sperimentazione di<br />
nuovi cibi e nuove tecniche di cot-<br />
la diffusione dell’offerta<br />
di preantipasti<br />
e predessert trova nei<br />
piccoli contenitori<br />
lo strumento ideale<br />
tura, e ha la massima espressione<br />
nell’utilizzo dei bicchieri come<br />
contenitori ideali per nuove esperienze<br />
gustative e la contaminazione<br />
di sapori e colori, i fattori<br />
che maggiormente caratterizzano<br />
l’alta cucina. «Il contenitore è determinante<br />
perché esalta o svilisce<br />
la preparazione - aff erma Cerea<br />
- ed è per questo motivo che<br />
una volta creata la ricetta, la domanda<br />
che ci poniamo immediatamente<br />
dopo è: come la presentiamo?».<br />
Su un aspetto infatti c’è condivisione:<br />
è il contenuto che detta le<br />
regole del contenitore che arriverà<br />
in <strong>tavola</strong>. Tanto da cambiare le<br />
modalità con cui si scelgono i servizi<br />
di stoviglie.<br />
«Fino a qualche anno fa il ristoratore<br />
sceglieva un modello di piatto<br />
e il servizio era coordinato. Oggi<br />
vi sono esempi di una tendenza<br />
inversa: lo chef creativo ten-
PUNTUALIZZAZIONI TRADIZIONALE<br />
Dimensioni e materiali<br />
I piatti stanno lentamente aumentando di diametro. Dai 27<br />
centimetri si è passati ai 29 centimetri, con il piatto segnaposto<br />
che si posiziona dai 31 ai 33 centimetri.<br />
Non solo porcellana<br />
La porcellana è la più usata, anche perché mantiene<br />
più a lungo il calore del cibo. Il vetro è utilizzato come<br />
piatto segnaposto o per particolari presentazioni. Tro-<br />
de a cambiare la forma e il tipo di<br />
piatto non solo in funzione <strong>della</strong><br />
portata (primo, secondo, dessert),<br />
ma anche in relazione al cibo scelto<br />
da ogni commensale al tavolo,<br />
con uno stretto legame tra contenuto<br />
<strong>della</strong> ricetta e tipo di piatto ed<br />
esasperando così un’idea di personalizzazione<br />
estrema dell’esperienza<br />
alla <strong>tavola</strong> del ristorante», sottolinea<br />
Bertoli.<br />
Per il professionista, non è cosa di<br />
poco conto, se consideriamo che<br />
molto spesso gli elementi più par-<br />
il gioco dei piccoli<br />
piatti e delle forme<br />
può mascherare<br />
pecche in cucina<br />
ticolari e distintivi si aggiungono<br />
al set minimo di base, che prevede:<br />
per il piatto piano grande due<br />
volte il numero dei coperti che aumenta<br />
a tre se lo si usa anche per<br />
gli antipasti, per il piatto fondo la<br />
metà dei coperti (lo stesso la ciotola,<br />
se il menu prevede zuppe).<br />
Piattino del pane, coppetta per il<br />
gelato o macedonia e piatto per il<br />
dessert almeno in numero pari ai<br />
coperti.<br />
Il piatto è anche tecnica, sperimentazione,<br />
studio <strong>della</strong> forma. Oggi<br />
più che mai è lo chef che guida le<br />
tendenze <strong>della</strong> <strong>tavola</strong> in funzione<br />
delle sue proposte gastronomiche<br />
e i piatti, tratti da collezioni diverse<br />
mixati a piacere in un susseguirsi<br />
di forme e design sorprendenti,<br />
diventano co-protagonisti nelle<br />
sue preparazioni, annotano in Rosenthal,<br />
la storica azienda tedesca<br />
produttrice di porcellane, recentemente<br />
acquisita da Sambonet. Del<br />
INCHIESTA MISE EN PLACE<br />
resto è stata la nouvelle cuisine a<br />
diff ondere la pratica dell’impiattamento<br />
in cucina, che lascia allo<br />
chef la totale responsabilità <strong>della</strong><br />
presentazione. E di conseguenza la<br />
scelta del contenitore più idoneo.<br />
Ma non bisogna esagerare. «C’è<br />
chi concretizza le idee in maniera<br />
esemplare - puntualizza con pragmatismo<br />
toscano Enrico Bartolini<br />
del ristorante Le Robinie di Montescano<br />
(Pavia) - e i piatti dalle<br />
forme originali vanno benissimo,<br />
sempre che apportino un miglioramento<br />
in termini di comodità ed<br />
estetica, anche a giudizio dei clienti<br />
del ristorante. Il rischio, come nella<br />
FLESSIBILITÀ<br />
cucina di oggi, è che ci si soff ermi<br />
troppo sulla bellezza degli ingredienti<br />
senza verifi care la sostanza<br />
delle cose».<br />
Contrasti e armonie<br />
La rincorsa alla moda del piccolo<br />
contenitore e <strong>della</strong> forma strana a<br />
volte è la linea di confi ne che separa<br />
la cucina di qualità dalle scimmiottature<br />
o, con le parole di Eugenio<br />
Medagliani, «solo chi non<br />
capisce la buona cucina abusa dei<br />
contenitori strani, dalle forme più<br />
varie. Perché il piatto separa ciò<br />
che lo chef crea da ciò che gli sta<br />
intorno. E deve essere bianco per<br />
Interazione porcellana e vetro<br />
Creatività illimitata, forte espressività, design moderno ed un’innovativa interazione<br />
tra porcellana e vetro si ritrova in Free Spirit, la collezione per la <strong>tavola</strong><br />
ideata dal designer britannico Robin Platt per Rosenthal (rosenthal.de). La decorazione<br />
consente la libera combinazione di forme e materiali diversi. La dinamicità<br />
dei piatti quadrati, rettangolari o a goccia, nonché dei vassoi di varie<br />
dimensioni e profondità, è enfatizzata in Free Spirit dalla porcellana di fi nissima<br />
qualità, cui vanno ad aggiungersi complementi e accessori in vetro perfettamente<br />
armonizzati.<br />
vano spazio anche combinazioni con materiali diversi,<br />
come la melamina (in foto Small Entities di Mebel),<br />
il legno, la pietra, il plexiglas sempre però in funzione<br />
del tipo di ricetta proposta.<br />
Cromatismi<br />
Il bianco domina incontrastato. Il colore, nei toni leggeri<br />
per la decorazione del bordo sta recuperando un po’ di<br />
spazio con un certo ritorno alla tradizione.<br />
esaltare la capacità di percezione<br />
dell’occhio umano nel rapporto<br />
estetico-pittorico con i colori del<br />
contenuto».<br />
E Gualtiero Marchesi, che ha fi rmato<br />
una collezione per Villeroy &<br />
Boch, sposta l’attenzione sulla necessità<br />
di una proposta coordinata<br />
con l’identità del locale: «Forse si<br />
gioca un po’ troppo con le forme e<br />
le varietà di contenitori. È prioritario<br />
e fondamentale invece identifi<br />
care il tipo di locale in linea con<br />
la cucina proposta e il pubblico al<br />
quale ci si rivolge. In centro città e<br />
in una zona chic con una clientela<br />
di livello, sarà necessario adottare<br />
una <strong>tavola</strong> elegante senza troppi<br />
fronzoli. Se invece il locale è fuori<br />
città e ha la missione <strong>della</strong> trattoria<br />
dove le persone vanno per distendersi<br />
in un’atmosfera amichevole,<br />
si rispetteranno i canoni <strong>della</strong> tradizione.<br />
Non dimentichiamo che<br />
lo stile italiano è all’insegna <strong>della</strong><br />
semplicità, o meglio dell’eleganza<br />
semplice».<br />
Eleganza semplice<br />
È la stessa semplicità a cui fa riferimento<br />
Davide Oldani, chef patron<br />
del D’O di Cornaredo (Milano),<br />
propugnatore <strong>della</strong> cucina<br />
pop: «L’obiettivo è rispolverare la<br />
trattoria italiana ricercando l’effi -<br />
cienza attraverso la semplifi cazione<br />
del servizio. La <strong>tavola</strong> deve essere<br />
sobria, i sottopiatti sono aboliti,<br />
le posate in <strong>tavola</strong> ridotte all’essenziale.<br />
Quelle specifi che infatti<br />
accompagnano di volta in volta il<br />
piatto, così l’ospite non si imbarazza<br />
dovendo aff rontare una parata<br />
di posate e di bicchieri». E non è<br />
un caso se Oldani ha creato la<br />
propria serie di piatti (prodotti da<br />
Schönhuber Franchi), dove spicca<br />
RISTORANTI 12<br />
IMPRESE DEL GUSTO<br />
13<br />
Reggia<br />
È una collezione coordinata per la<br />
<strong>tavola</strong> composta da piatti, bicchieri<br />
e posate, disegnata da Matteo Thun<br />
per Schönhuber Franchi. Il servizio<br />
<strong>tavola</strong> è realizzato in fi ne bone china<br />
e comprende quattro piatti di diverso<br />
diametro (23, 25, 28 e 32 centimetri),<br />
un piatto segnaposto in vetro<br />
(diametro 34 centimetri) e il piatto<br />
fondo da 23 centimetri.
la fondina obliqua, che consente<br />
di raccogliere il brodo senza doverla<br />
inclinare.<br />
Sempre più infatti le aziende utilizzano<br />
la consulenza dei professionisti<br />
per inventare e studiare<br />
nuovi contenitori.<br />
Flessibilità di utilizzo<br />
«L’estetica, la cultura gastronomica<br />
moderna, le necessità di sevizio<br />
(catering, buff et, servizio di fi nger<br />
food) e non per ultimo le contaminazioni<br />
che ci arrivano da altri Paesi<br />
ci portano a sviluppare dentro le<br />
cucine e con i nostri collaboratori<br />
nuove idee e di conseguenza nuovi<br />
contenitori con le aziende che operano<br />
nel mercato di piatti e stoviglie<br />
che sono disposte e propense a<br />
collaborare profi cuamente con chi<br />
utilizza le loro attrezzature creando<br />
così un interessante e positivo<br />
scambio di idee, vedute e proposte»,<br />
spiega Marco Sacco, chef del<br />
Piccolo Lago di Verbania.<br />
Anche le aziende vi danno importanza,<br />
ma, sottolinea Matteo Alessi,<br />
dell’omonima azienda di Crusinallo,<br />
«sempre più alcuni prodotti<br />
FORMA E FUNZIONE<br />
che nascevano per la casa trovano<br />
riscontro nella ristorazione, quasi<br />
che si voglia far sentire le persone<br />
a casa propria grazie alla dimestichezza<br />
con certi oggetti di uso quotidiano,<br />
come quelli per la <strong>tavola</strong>. E<br />
se da un lato conta per i professionisti<br />
<strong>della</strong> ristorazione la fl essibilità<br />
di utilizzo dei diversi formati di stoviglie,<br />
dall’altro notiamo una minore<br />
proliferazione di forme strane e<br />
un ritorno alle forme più semplici,<br />
di base, che evidentemente rispondono<br />
alle esigenze dettate dalla cucina,<br />
per esaltare il contenuto, ma<br />
danno comunque una precisa identità<br />
al ristorante e alla <strong>tavola</strong>. Che<br />
diventa sempre più un momento<br />
di condivisione. Da qui la proliferazione<br />
di piccoli contenitori per i<br />
sali, le spezie, le salse che consentono<br />
di personalizzare i cibi in tavo-<br />
Unico diametro esterno<br />
La collezione Marchesi per Villeroy & Boch (broggi.it) è caratterizzata da diversi<br />
tipi di piatti con diametro esterno comune (19 centimetri) e diametro dello<br />
specchio con misure (da 14,5 a 22 centimetri) e profondità differenti. Di particolare<br />
interesse è il piatto a due spartiti, con lo specchio decentrato in modo<br />
che una parte <strong>della</strong> falda abbia uno spazio maggiore da utilizzare per posizionare<br />
il contorno, separato dalla pietanza. La cloche copre soltanto lo specchio<br />
del piatto, concentrando il mantenimento del calore.<br />
INCHIESTA MISE EN PLACE<br />
un fi lo rosso collega<br />
la ristorazione<br />
e la casa attraverso<br />
gli oggetti per la <strong>tavola</strong><br />
RISTORANTI<br />
14<br />
la e coinvolgere il commensale nel<br />
progetto creativo».<br />
In una situazione complessivamente<br />
“liquida”, indefi nita, dove<br />
tutte le esperienze trovano spazio,<br />
possiamo individuare un segnale,<br />
forse ancora debole, al quale fanno<br />
riferimento alcune direzioni di lavoro<br />
e che potremmo defi nire <strong>della</strong><br />
neo-tradizione.<br />
Una <strong>tavola</strong> rassicurante<br />
Sembra esserci, in sostanza, una<br />
voglia di maggiore rassicurazione.<br />
«Dopo gli anni <strong>della</strong> cucina super<br />
creativa con piatti e piattini di tutte<br />
le fogge », commenta Nicoletta Angeli<br />
di Schönhuber Franchi «oggi<br />
si riscopre la linea dell’accoglienza<br />
e le persone, che nei buff et in piedi<br />
si trovano per necessità a dover degustare<br />
da bicchierini e coppettine,<br />
al ristorante riscoprono una voglia<br />
di tradizione, un ritorno alla <strong>tavola</strong><br />
<strong>della</strong> domenica, delle feste attorno<br />
alla quale si trovano famiglie e<br />
gruppi di amici. E anche con l’apparecchiatura<br />
che è insieme semplice<br />
ed elegante, si cerca di intercettare<br />
questa domanda».<br />
Una riscoperta <strong>della</strong> tradizione che<br />
potrà, in tema di materiali, valorizzare<br />
le capacità artigianali del<br />
territorio. Per esempio, dice Marco<br />
Sacco, «gli artigiani che mo<strong>della</strong>no<br />
la pietra, di cui le nostre valli<br />
sono molto ricche, studiano con<br />
noi e per noi vassoi di servizio e<br />
contenitori di vario genere come<br />
quello che usiamo per portare in<br />
<strong>tavola</strong> il pane caldo».<br />
All’estremo opposto, vi può essere<br />
una spinta sull’acceleratore da parte<br />
dei locali di tendenza, che, proprio<br />
per la necessità di essere costantemente<br />
precursori (di tendenze appunto)<br />
sperimenteranno forme e<br />
materiali sempre diversi, trovando<br />
sponde positive anche in nuovi protagonisti,<br />
come Mebel che, con una<br />
esperienza pluridecennale nella lavorazione<br />
di articoli in melamina<br />
per la casa, si propone oggi all’horeca<br />
con una serie di contenitori dai<br />
colori decisi. «Le barriere tra domestico<br />
e professionale tendono», afferma<br />
il direttore marketing Enrico<br />
Freddi «a cadere, per stabilire un<br />
dialogo a due vie contraddistinto<br />
dal fattore comune del design».<br />
IMPRESE DEL GUSTO<br />
ITALIANI A TAVOLA<br />
Enrico Finzi, di Astra Ricerche,<br />
ha condotto un’indagine per Confesercenti<br />
sugli italiani 14/79enni<br />
che vanno al ristorante almeno<br />
tre volte all’anno (42 milioni). Ne<br />
sono emersi otto profi li. Eccoli.<br />
16% Amorfi , persone senza pretese,<br />
non hanno idee precise riguardo<br />
alla ristorazione.<br />
6,2% Tradizionalisti esclusivi<br />
favorevoli alla ristorazione tradizionale,<br />
sia per quanto riguarda i<br />
camerieri, il servizio, gli ambienti,<br />
l’apparecchiatura <strong>della</strong> <strong>tavola</strong> sia<br />
per quanto riguarda la cucina che<br />
deve essere di alto bordo. Sono<br />
amanti dei ristoranti classici.<br />
19,9% Tradizionalisti alla mano,<br />
persone non elitarie, amano la<br />
cucina di tipo tradizionale e rifi utano<br />
le cucine straniere e i fast food.<br />
Amano le stoviglie semplici, le tovaglie<br />
a scacchi. Sono legati alla<br />
cucina locale, regionale all’insegna<br />
di una certa semplicità.<br />
16% Affettivi, apprezzano l’apparecchiatura<br />
con le candele, i localini,<br />
i pasti romantici e le luci soffuse.<br />
Locali d’atmosfera con una cucina<br />
elaborata in un mix di tradizioni<br />
culinarie variegate in ambienti<br />
sofi sticati ma non barocchi.<br />
10,6% Neo-informali, sono il<br />
popolo giovane degli happy hour,<br />
<strong>della</strong> confusione, del rumore in una<br />
logica di attenzione ai prezzi.<br />
1,7% Neo-gay, un fenomeno<br />
sociale che sorprendentemente<br />
esce allo scoperto.<br />
12,9% Multiculturali, all’opposto<br />
dei tradizionalisti, mixano cucine<br />
diverse e tradizioni culturli differenti.<br />
Sono gli eclettici permanentemente<br />
in viaggio gastronomico.<br />
16,1% Modaioli, anch’essi neo,<br />
sotto i 40 anni, alto spendenti, fortemente<br />
migranti, alla ricerca di<br />
locali di tendenza. Sono un gruppo<br />
diffi cile da individuare.