Un prefetto alla guida della Camera Giusto il tempo di inventare la ...

Carlo Villa Santa, commissario fra il 1948 e il ‘49
Un prefetto alla guida della Camera
Giusto il tempo di inventare la Fiera
Le manovre politiche che nel 1947 avevano troncato bruscamente la presidenza Gessa convinsero la
Giunta camerale alle dimissioni e portarono al timone dell’ente l’alto funzionario ministeriale. Dal
commissario il sostegno a una intuizione vincente per il rilancio dell’economia cagliaritana e dell’intera
regione. Una carriera che si chiuderà fra gli onori, ma lontano dalla Sardegna.
di Maria Rita Longhitano
Terminata la seconda Guerra Mondiale, ad appena
un anno dall’armistizio, il decreto legislativo
luogotenenziale 315 del 21 settembre 1944 ricostituisce
le Camere di commercio, industria e agricoltura.
Si chiude così la lunga parentesi del periodo fascista
durante la quale l’Ente camerale, irrigidito dalla burocrazia
del Regime, aveva perso i suoi tratti più caratteristici.
Le categorie produttive sperano che presto
la Camera possa esser loro restituita come vera e
diretta rappresentanza degli interessi commerciali e
industriali. Questo potrebbe avvenire solo con la ricostituzione
del consiglio elettivo, previsto dalla norma
del 1944 ma, in realtà, mai attuato.
Nel frattempo, la guida dell’Ente è affidata, provvisoriamente,
ad una Giunta composta da un presidente
di nomina governativa e da quattro membri
nominati dal prefetto in rappresentanza dei commercianti,
degli industriali, degli agricoltori e dei lavoratori.
A Cagliari la nuova Giunta camerale, sebbene
non sia stata scelta democraticamente dalle categorie
produttive, riscuote comunque il favore degli imprenditori.
Francesco Gessa, al quale è stata affidata
la presidenza, è un imprenditore agricolo con una ricca
esperienza nell’organizzazione economica e sindacale
degli agricoltori sardi. Antonino Zedda e Cosimo
Signoriello provengono entrambi da aziende di
lunga tradizione, come lo stabilimento liquoristico
Zedda-Piras e il conosciutissimo negozio di tessuti.
Gino Atzeri – forse il più politicizzato tra i componenti
della Giunta – è, invece, un esponente della
Democrazia Cristiana impegnato nelle organizzazioni
agricole, mentre Virgilio Schinardi è nominato in
rappresentanza dei lavoratori.
I presupposti, dunque, sono buoni. La Camera
può riprendere la sua corsa e riappropriarsi del suo
ruolo di organo propulsore di nuove energie, quanto
mai necessarie in quel contesto di distruzione nel
quale la guerra ha condotto la città di Cagliari e con
essa l’economia dell’intera provincia.
La Giunta, agendo senza particolari soggezioni
politiche, riesce a riportare nell’Ente camerale l’attenzione
per la crescita economica e si impegna per
favorire la ripresa di tutti i settori produttivi, nell’interesse
generale dell’isola. Il presidente Francesco
Gessa, in particolare, crede nella necessità di allargare
il mercato e si impegna per dotare la Sardegna
di efficienti comunicazioni aeree e marittime, sia per
il traffico passeggeri che per quello delle merci, e
condivide l’idea di estendere a tutta l’isola il regime
di “zona franca”.
Dopo una buona partenza, ricca di progetti e di
speranze, la ricostituita Camera cagliaritana cade
però in una crisi inaspettata. Il 12 dicembre 1947, il
ministro per l’agricoltura Antonio Segni e il ministro
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per l’industria Giuseppe Togni firmano il decreto con
il quale, «ritenuto necessario procedere alla sostituzione
del […] signor Gessa», è nominato presidente
della Camera di commercio di Cagliari l’avvocato
Antonio Pasolini. La decisione pare incomprensibile.
Non vi sono ragioni tali da giustificare la sostituzione
del presidente Gessa. Ma soprattutto non è gradita
quell’imposizione dall’alto, nata esclusivamente da
motivazioni politiche e in assenza di alcuna forma di
dialogo. I componenti della Giunta si dimettono il 2
febbraio 1948 aprendo così la strada al commissariamento
straordinario. Poco più tardi, con il decreto 27
aprile 1948, il ministro dell’industria e commercio, di
concerto con quello dell’agricoltura e foreste, affida
l’amministrazione dell’Ente al prefetto Carlo Villa
Santa.
Funzionario pubblico di notevole levatura, Carlo
Villa Santa è alla guida della prefettura di Cagliari
dal 20 maggio 1947. Ha 61 anni ed è all’apice di una
brillantissima carriera, cominciata, giovanissimo,
nell’amministrazione civile dell’Interno, come testimonia
un documento autobiografico cortesemente
messo a disposizione dal conte Alberto Villa Santa.
Cagliari è la sua città. Carlo Villa Santa vi è nato il 12
luglio 1887. Qui è cresciuto e ha compiuto i suoi studi:
prima al ginnasio Siotto Pintor, poi al liceo classico
Dettori dove consegue la licenza senza esami nel 1907.
Si laurea poi in giurisprudenza all’Università di Cagliari
nel 1911 discutendo una tesi “Sulla finanza dei
comuni e sulla necessità di una riforma dei loro tributi”.
Nel capoluogo sostiene anche gli esami di abilitazione
all’avvocatura e, nel dicembre del 1922, quelli
per l’esercizio della professione notarile.
Una buona preparazione nelle materie giuridiche,
arricchita dalla pratica professionale e dal personale
interesse per il diritto degli enti locali, gli permettono
di accedere senza difficoltà all’amministrazione
civile dell’Interno. Al concorso pubblico si classifica
ottavo nel Regno, su cinquanta vincitori, e nel
1914 prende servizio nella Sottoprefettura di Mirandola,
in provincia di Modena, dove rimarrà sino alla
chiamata alle armi.
La Grande Guerra gli offre l’occasione di ritornare
in Sardegna. Nominato sottotenente della Milizia
territoriale, è assegnato al 316° battaglione di
Cagliari, poi al 322° battaglione a Tempio e, infine,
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con il grado di ufficiale d’ordinanza, al Comando della
divisione militare della Sardegna. Concluderà il
servizio militare nel 1919, ma dal 28 giugno 1917, per
l’ottimo risultato avuto al concorso di ammissione in
carriera, è chiamato all’Amministrazione centrale del
Ministero dell’Interno.
Roma è da sempre terreno fertile per le persone
con un’elevata preparazione culturale, tempra tenace
e spiccata personalità. Carlo Villa Santa ha tutti
questi requisiti. In cinque anni, dal grado di segretario
di quinta classe raggiunge il livello di primo consigliere
aggiunto ed è assegnato alla Divisione Opere
Pie. Nel 1928 è destinato all’Ufficio di gabinetto di
Mussolini. Nella regìa dell’Italia fascista, opera a
stretto contatto con gli uomini chiave del Regime.
Michele Banchi, quadrumviro, segretario del partito
fascista, uomo di primo piano nella preparazione della
Marcia su Roma, fascista intransigente sebbene
contrario alla prevalenza del partito sugli organi dello
Stato, è il primo sottosegretario con il quale Carlo
Villa Santa lavora per circa un anno, fintanto cioè che
Michele Bianchi assume la carica di ministro dei lavori
pubblici.
Il suo successore tuttavia non è da meno. Leandro
Arpinati è qualcuno nel Regime. Fondatore del
fascio bolognese di combattimento è stato definito
come uno degli squadristi più attivi e violenti della
zona ma contestatore di numerose iniziative politiche
del Duce. In particolare, proprio da sottosegretario
all’interno, Arpinati si dimostra contrario al
corporativismo e all’intervento statale nell’economia,
al militarismo e all’ingerenza del partito nello Stato.
Ragioni per le quali, poco più tardi, Mussolini lo inviterà
a dimettersi. Ed infine il sottosegretario Guido
Buttarini Guidi, avvocato, stimato per moderazione
e capacità amministrative. Con la sua attività cercherà
sempre di mitigare l’influenza del partito fascista sia
al livello centrale che locale e di limitare l’effetto delle
leggi razziali.
Per sei anni, dal 1928 al 1934, Carlo Villa Santa
presta servizio nell’Ufficio di gabinetto del ministro
dell’interno, in quel dicastero che Mussolini non
avrebbe mai ceduto. Di questa lunga esperienza fianco
a fianco con i notabili del Regime non annota nessuna
particolare circostanza. Ricorda solo i nomi dei
sottosegretari. Sottolinea sempre che gli avanzamenti

di carriera ottenuti in quel periodo sono avvenuti
“mediante scrutinio di merito comparativo” e, sempre
con distacco, rileva di aver ottenuto più encomi
per il lodevole servizio prestato, senza indicare - come
farà invece in altre occasioni - le precise motivazioni
di tali riconoscimenti.
Raggiunto il grado di viceprefetto di seconda
classe, Carlo Villa Santa sceglie di essere assegnato
alla Prefettura di Salerno. Inizia così il vero contatto
con la provincia. Una realtà che probabilmente considera
più stimolante e in grado di offrire maggiori
opportunità di crescita personale e professionale di
quanto non lo sia l’amministrazione centrale. Poi due
importanti esperienze negli enti locali, quelle amministrazioni
le cui problematiche ha studiato con cura
e che gli hanno dato lo spunto per alcuni interessanti
articoli pubblicati sul quotidiano L’Unione Sarda tra
il 1915 e il 1938.
Commissario nel Comune di Cava dei Tirreni nel
1935, vice podestà a Genova dal 1936 al 1941, è apprezzato
per la sua intelligente, attiva e proficua opera.
Promosso alla carica più alta, regge la prefettura
di Ferrara, nello storico castello Estense. Poi, nel
1943, il difficile e delicato incarico a Zara, come segretario
generale del Governo della Dalmazia. Un
servizio arduo sia per la situazione politica del tempo
che per i continui pericoli provocati dalla guerra e
dall’azione delle popolazioni limitrofe. Dal 16 agosto
1943 regge la prefettura di Asti ma può esercitare le
sue funzioni soltanto fino al mese di ottobre. La proclamazione
della Repubblica Sociale Italiana compor-
Il prefetto Carlo Villa Santa (al
centro) con il generale Pietro
Pinna, Alto Commissario della
Sardegna, all’inaugurazione
della prima Fiera Campionaria,
nella passeggiata coperta del
bastione Saint Remy a Cagliari.
© Archivio Camera di commercio di Cagliari
ta infatti che tutti i prefetti
di carriera siano collocati a
riposo e sostituiti dai capi di
provincia, scelti dal partito
fascista tra i propri iscritti.
Carlo Villa Santa sarà
richiamato in servizio solo il
16 febbraio 1944 in seguito
alla ricostituzione del Governo regolare sotto la luogotenenza
di Umberto di Savoia. Per suo espresso
desiderio, è assegnato alla prefettura di Nuoro dove
rimane sino al 10 ottobre 1946. Il 20 maggio 1947 è
nominato prefetto della provincia di Cagliari in sostituzione
del prefetto Sacchetti, trasferito a Roma.
Nella sua città, negli anni difficili del dopoguerra, sa
farsi apprezzare come profondo conoscitore dei problemi
amministrativi, per la cristallina onestà e rettitudine
che però, soprattutto in patria, non sempre
ripagano.
Con la sua ultra trentennale esperienza, Carlo
Villa Santa è molto più che un burocrate. Ne è prova
il lavoro portato avanti da commissario straordinario
della Camera di commercio di Cagliari: oltre gli
atti di ordinaria amministrazione, una collaborazione
attiva a sostegno di qualsiasi iniziativa che incoraggi
la ricostruzione civile e la rinascita economica.
Sebbene non provenga da una famiglia di imprenditori
- suo padre Giuseppe era infatti medico - condivide
il pensiero del suo predecessore Francesco Gessa
riguardo alla necessità di allargare il mercato e
sostiene, nella sua duplice veste di commissario e di
prefetto, la continuità di quelle scelte, nelle idee dei
dirigenti della Camera.
Si trova così entusiasticamente coinvolto nell’organizzazione
della prima Fiera Campionaria della
Sardegna, la rassegna nata con la finalità di riportare
la città di Cagliari al centro dei movimenti economici
dell’isola ma anche con l’intento di creare un
mercato regionale in grado di ridare vitalità ai traffi-
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L’ingresso della prima Fiera Campionaria
della Sardegna sul viale Regina Elena,
a Cagliari, in un disegno di Giuseppe Lobefaro,
curatore dell’allestimento degli stand.
ci commerciali coinvolgendo l’intera economia locale.
In questa ottica è rilevante la sinergia tra le tre
Camere di commercio sarde, forse il primo passo
perché – come ha modo di sottolineare Carlo Villa
Santa – «tutti i sardi, dimenticando i dissidi e i campanili,
ed in fraterna concordia, s’impegnino a lavorare
con disciplina per la rinascita della loro terra».
L’esposizione che anima Cagliari a partire dal 22
gennaio 1949 è un «indice di maturità produttiva più
che [una] mostra regionale». Così la definisce il cronista
de La Settimana Incom, il cinegiornale che
documenterà la grande rassegna della produzione e
del lavoro dei sardi in tutti i cinematografi d’Italia.
Tuttavia la Sardegna intera è lieta di mostrare come
lavora, quasi volesse riscattarsi da quegli anni bui in
cui la guerra ha condotto l’isola verso la distruzione
materiale e morale.
Se molto merito della buona riuscita dell’iniziativa
va dato all’allora segretario generale della Camera,
Efisio Puddu, altrettanto merito va sicuramente
dato al prefetto Carlo Villa Santa. È legittimo pensare
infatti che l’idea della dirigenza camerale, se non
fosse stata condivisa e sostenuta dal commissario,
sarebbe rimasta probabilmente solo un buon proposito.
Senza contare poi i vantaggi derivanti dall’avere
la diretta collaborazione del prefetto nell’organizzazione
dei servizi logistici e di sicurezza oltre che
nel coordinamento degli enti locali chiamati a collaborare
nella gestione dei flussi dei visitatori.
Probabilmente al prefetto Villa Santa sarebbe
piaciuto concludere la sua brillante carriera nella sua
città natale. Ma non fu possibile. Nel silenzio delle
cronache del periodo e dello stesso prefetto, le cui
memorie non accennano ai motivi del trasferimento
da Cagliari, è verosimile che delle situazioni contingenti
si siano rivelate incompatibili con l’irreprensibilità
di questo alto funzionario dello Stato, rendendone
opportuna la destinazione ad altra sede. Il 10
ottobre 1949 è nominato prefetto di Imperia. La città
ligure, molto più generosamente di quanto non
abbia fatto Cagliari, gli permette di mettere a frutto
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© Archivio Camera di commercio di Cagliari
le proprie capacità professionali e doti personali, offrendogli
la possibilità di trascorrere cinque anni di
lavoro veramente proficuo.
Utilizzando, nella misura stabilita dal Ministero
dell’Interno, parte dei fondi del Casinò municipale di
Sanremo, il prefetto riesce a svolgere un programma
annuale di opere destinate a risollevare le sorti
dei comuni della provincia, in particolare quelli del
retrotèrra molto trascurati in passato. Significativi
poi gli aiuti a sostegno degli istituti di beneficenza e
delle popolazioni povere. Provvede ad ampliare cimiteri,
riparare chiese e canoniche, costruire acquedotti
ed impianti elettrici, riparare e costruire asili infantili,
costruire nuove sedi municipali.
La carriera brillantissima di Carlo Villa Santa si
conclude il 25 ottobre 1954 tra le numerose attestazioni
di riconoscenza e di stima della popolazione e
delle autorità. Per i servizi resi allo Stato in 40 anni
di lavoro e per le particolari benemerenze, il Presidente
Luigi Einaudi gli conferisce l’onoreficenza di
grande ufficiale al merito della Repubblica. Un particolare
riconoscimento viene poi dal Papa Pio XII
che, per l’opera spiegata a beneficio delle chiese e
degli i istituti religiosi, gli conferisce la commenda
nell’Ordine di San Silvestro. La riconoscenza del Santo
Padre è estesa anche alla signora Villa Santa, Cristina
Costa Azara, che dal 28 settembre 1914, giorno
del loro matrimonio, è stata sempre preziosa consigliera
per gli interventi a sostegno dei bisognosi e
delle istituzioni benefiche.
Nonostante gli eventi, il legame di Carlo Villa
Santa con la sua terra natìa rimane ben saldo. Vive a
Cagliari la sua vecchiaia con un vivo interesse per
tutte le novità isolane. Si spegnerà nella sua casa il
22 settembre 1980.