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Cristologia 2 - famigliaviva

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PERCHÈ GESÚ FU CODAATO ?<br />

AUCIO<br />

SOMMI SACERDOTI<br />

AZIAI (laici)<br />

SCRIBI (farisei e sadducei)<br />

RAPPORTO<br />

CO<br />

IL POTERE<br />

POLITICO<br />

(Mt 22,21)<br />

LEGGE<br />

Sabato<br />

prescrizioni<br />

(Mc 3,1-5)<br />

TEMPIO<br />

erano attenti ad osservare che non<br />

si creassero tensioni con l’esercito<br />

occupante.<br />

LA CODAA AVVEE PER LA COLLABORAZIOE DI:<br />

CAIFA (Sacerdote ebraico)<br />

PILATO (governatore romano)<br />

GIUDA (discepolo di Gesù)<br />

UMAITÀ<br />

ZELOTI<br />

FARISEI<br />

SIEDRIO<br />

(73)<br />

Abbiamo le tre figure: Pilato, Caifa, Giuda, che sono dei personaggi storici realmente<br />

esistiti, e quindi abbiamo la prova dell’intera vicenda di Gesù e in che modo questi<br />

personaggi hanno partecipato.


“Allora il sommo sacerdote gli disse: «ti scongiuro per il Dio vivente, di dirci se sei tu il<br />

Cristo, il Figlio di Dio». [64] «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù – anzi io vi dico: d’ora<br />

innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza di Dio e venire sulle<br />

nubi del cielo». [65] Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha<br />

bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la<br />

bestemmia; [66] Che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». (Mt 26,64-66)<br />

FIGLIO DELL’UOMO<br />

VEDRETE IL FIGLIO DELL’UOMO SEDUTO ALLA DESTRA DELLA<br />

POTEZA VEIRE SULLE UBI DEL CIELO.<br />

Teofania<br />

VISIOE ASCEDETE VISIOE DISCEDETE<br />

Sal 110,1 Dn 7,13<br />

Oracolo del Signore al mio Ecco apparire sulle nubi<br />

Signore del cielo uno, simile ad un<br />

«Siedi alla mia destra…» Figlio di uomo………..<br />

GESÚ POE QUESTA DOMADA:<br />

IL MESSIA DI CHI È FIGLIO?<br />

GLI RISPOSERO DI DAVIDE……………..<br />

PERCHÉ DAVIDE LO CHIAMA SIGORE?<br />

“ [35] Insegnando al Tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è<br />

figlio di Davide?[36] Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito santo: Disse il


Signore al mio Signore: siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi<br />

piedi. [37] Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo Figlio?». E la folla<br />

numerosa lo ascoltava volentieri. Mc 12,35-37.<br />

[41] Egli disse a loro: «Come mai si dice che il Cristo è il figlio di Davide, [42] se Davide<br />

stesso nel libro dei salmi dice: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra<br />

finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi. Davide dunque lo chiama Signore; perciò<br />

come può essere suo Figlio?» Lc 20,41-44.<br />

[41] Mentre i farisei erano riuniti insieme, Gesù Chiese loro: [42] «Che cosa pensate del<br />

Cristo? Di chi è Figlio?». Gli risposero di Davide». [43] ed egli a loro: Come mai allora<br />

Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore dicendo:[44] Disse il Signore al mio<br />

Signore: siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi. [45] Se<br />

dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». [46] essuno era in<br />

grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.<br />

Mt 22,41-46.<br />

Gesù citando: “seduto alla destra della potenza venire sulle nubi del cielo”, non è qualcosa<br />

inventata da Lui. Ma queste due frasi sono due profezie (Salmo 109 (10,1)).<br />

Queste due profezie prese separatamente erano state interpretate erroneamente da coloro<br />

che nella tradizione ebraica studiavano le varie profezie.<br />

Gesù mette insieme queste due profezie e le fa esplodere, cioè ne svela il vero<br />

significato.<br />

Ma che significa sedere alla destra?<br />

Sedere alla destra significa che se una persona viene portata alla destra ne acquisisce la<br />

dignità, possiamo dire una specie di elevazione (ascendente).<br />

La tradizione attribuisce il Salmo 110 al Messia e quindi il Messia doveva sedere alla<br />

destra del Padre per condividere il suo potere. Quindi abbiamo una visione messianica e<br />

anche la visione ascendente di un popolo che viene elevato alla potenza di Dio. Questa<br />

interpretazione del Salmo 1110 è soggetta anche ad una interpretazione Messianica -<br />

politica, perché se il Salmo afferma quello che dice, significa che Israele doveva diventare<br />

il popolo che doveva esercitare il potere di Dio sugli altri popoli.<br />

“Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile<br />

ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui”. Dn 7,13.<br />

In questa visione di Daniele abbiano un personaggio particolare simile ad un figlio di uomo<br />

con delle sembianze umane che viene sulle nubi del cielo. Le nubi del cielo sono il segno<br />

di una Teofania, e quindi una visione di tipo discendente.<br />

Allora mettendo insieme una visione discendente e una visione ascendente, ne svela il vero<br />

significato. Di questo ne siamo sicuri, perché lo stesso Gesù in un passaggio precedente<br />

alla sua condanna pone la domanda che fa esplodere il Salmo 110:<br />

“ [35] Insegnando al Tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è<br />

figlio di Davide?[36] Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito santo: Disse il<br />

Signore al mio Signore: siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi<br />

piedi. [37] Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo Figlio?». E la folla<br />

numerosa lo ascoltava volentieri. Mc 12,35-37.<br />

Gesù ha fondato la sua missione sull’annuncio del Regno di Dio, ma questo Regno trovava<br />

una sua manifestazione, una sua verità in colui che lo annunciava, e colui che lo<br />

annunciava pone la domanda: “La gente, chi dice che io sia?” Mc 8,27.


Chi capisce chi è Gesù entra nel Regno di Dio. Allora Gesù ha un ruolo centrale<br />

nell’annuncio del Regno. Gli scribi invece pensano che Gesù è il figlio di Davide, ma in<br />

quanto uomo, ma allora perché Davide lo chiama Signore? Quindi il Messia non è un<br />

uomo che discende dalla dinastia di Davide, ma è qualcosa di più, ecco perché il sommo<br />

sacerdote dice che Gesù bestemmia e ne proclama la condanna a morte; perché Gesù con<br />

questa profezia si proclama uomo e Dio contemporaneamente. Gesù è uomo per la via<br />

ascendente perché possiede la natura umana, ma si proclama anche Dio perché viene sulle<br />

nubi del cielo. Quindi mette in crisi quello che è il monoteismo degli ebrei.<br />

TRASCEDEZA DI DIO<br />

SEDUTO ALLA<br />

DESTRA DEL PADRE<br />

ICARAZIOE<br />

UOMO HA IL POTERE HA IL POTERE VERRÀ<br />

IL FIGLIO DI<br />

MANGIA E BEVE DI RIMETTERE DI DARE LA VITA NELLA<br />

Mt 11,18-19 I PECCATI. Gv 6,54 GLORIA<br />

Mc 2,10-11 PER GIUDICARE<br />

[18]“Venne Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. [19] Venne il<br />

figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangiatore e un beone, un<br />

amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere<br />

che essa compie”. Mt 11,18-19.<br />

In questo passo Gesù fa capire che il Figlio dell’uomo è un essere umano, invece<br />

successivamente in Marco 2,10-11 afferma: [10]“Ora, perché sappiate che il Figlio<br />

dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, [11] ti ordino – disse al<br />

paralitico – alzati, prendi la tua barella e và a casa tua”. Quindi il potere di rimettere i<br />

peccati era un potere da attribuire solo a Dio.<br />

In Giovanni 6,54 si legge: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna<br />

e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.<br />

In Luca 13,34 Gesù vede la sua missione in continuità con quella dei<br />

profeti e per questo la morte di Giovanni Battista aveva un significato.<br />

Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a<br />

te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli , come una gallina la sua covata sotto le<br />

ali, e voi non avete voluto!.


Gesù andò coscientemente incontro alla morte ed andò a Gerusalemme<br />

accettando lo scontro e quindi la morte.<br />

Giovanni<br />

Battista Gesù<br />

MISSIONE DEL REGNO<br />

GESÚ PREVIDE E ACCETTÓ<br />

LA SUA MORTE?<br />

GERUSALEMME<br />

BULTMA<br />

Le predicazioni della sua passione<br />

sono post-eventum<br />

Gesù non ebbe nessuna intuizione<br />

sulla sua fine violenta dopo la morte<br />

di Giovanni Battista.<br />

Gesù comincia la sua missione dopo che Giovanni Battista ha completato il suo compito.<br />

Nel corso della storia ci sono stati tre atteggiamenti teologici sulla domanda se Gesù<br />

previde e accettò la sua morte.<br />

1. Visione massimalista. Nella visione massimalista si afferma con assoluta certezza<br />

questa consapevolezza di Gesù cominciando dalla sua infanzia.<br />

2. Visione minimalista. La visione minimalista considerava che Gesù fosse del tutto<br />

ignaro di quella che potesse essere la conclusione della sua missione.<br />

Secondo Bultman la predicazione della passione di Gesù è una composizione postpasquale,<br />

e non sono parole dette da Gesù. Bultman non accetta la visione massimalista e<br />

Gesù non ebbe nessuna intuizione durante la sua vita riguardante al tipo di morte che<br />

avrebbe subito. Bultman afferma che la morte del Battista non diede nessun elemento<br />

decisivo a Gesù per renderlo consapevole del rischio a cui andava incontro.<br />

La visione minimalista di Bultman è stata contestata sia dai suoi discepoli e in seguito da<br />

vari studi esegetici. Quindi possiamo affermare che esiste un nucleo certo di queste<br />

profezie e predizioni che ci assicura che Gesù ebbe la consapevolezza della sua missione.<br />

Gesù assimila la sua missione a quella dei profeti, e quindi non può sentirsi distante dal<br />

Battista.


Gesù applicò a sé la convinzione che i giusti sono destinati a soffrire e che<br />

Dio li riscatterà (Mc 9,31).<br />

Tutta la predicazione di Gesù è sul Regno come salvezza degli uomini.<br />

Tale Regno è legato alla sofferenza.<br />

Mc 14,22-24 Eucarestia (nucleo storico che non contiene………. Fate<br />

questo in memoria di me).<br />

REGO DI DIO<br />

MESSIA CROCIFISSO<br />

QUALE SESO GESÚ Gesú muore<br />

DETTE ALLA SUA MORTE? per dare la vita<br />

CREDEVA CHE TALE SESO<br />

POTEVA ESTEDERSI A TUTTI<br />

GLI UOMII?<br />

BULTMANN<br />

essun senso perché<br />

La condanna fu politica<br />

Secondo Bultmann Gesù non diede nessun senso alla sua morte, perché la condanna fu di<br />

natura politica e non religiosa.<br />

Ma dietro questa visione di Bultmann abbiamo una pre-comprensione, perché Bultmann<br />

afferma che l’importante non è quello che Gesù ha fatto (morte e resurrezione), ma<br />

l’importante che Gesù è esistito nella storia, tutto il resto compreso i miracoli non ha<br />

importanza, l’importante che con l’evento Gesù si è data una svolta alla storia.<br />

Ma Bultmann possiamo rispondere con tre elementi:<br />

1. Gesù sulla croce applica a se stesso una delle categorie che appartengono ad Israele ed<br />

è il giusto che è rifiutato dagli uomini ma riabilitato da Dio. Infatti in Mc 9,31 sta<br />

scritto: [31]” Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «il Figlio dell’uomo viene<br />

consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma, una volta ucciso, dopo tre<br />

giorni risorgerà”.


2. Tutta la missione di Gesù ha avuto come centro il regno di Dio. Il regno di Dio non era<br />

altro che la predicazione della salvezza di tutti gli uomini. Però è una salvezza che<br />

passa attraverso la sofferenza di Gesù.<br />

Gesù da un senso alla sua morte, ed era quello di donare il Regno agli uomini, e tutto<br />

questo lo troviamo nell’ultima cena. In Marco 14,22-24 si legge: [22] Mentre<br />

mangiavano, prese un pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo:<br />

«Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne<br />

bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti”.<br />

Un altro elemento importante e che Gesù viene proclamato dalla comunità post-pasquale è<br />

il Messia, il liberatore. Allora la prima comunità, in discontinuità con la mentalità ebraica<br />

annuncia un Messia crocifisso, che è in netta contraddizione con la mentalità ebraica.<br />

Quindi la prima comunità non fa altro che riportare e seguire le parole che Gesù stesso ha<br />

detto.


LA RESURREZIOE<br />

La persona di Gesù è, secondo la « Dei Verbum », il grande Rivelatore ed è, al tempo<br />

stesso, il grande segno della Rivelazione.<br />

Altrettanti « segni particolari » che sono come l'irradiazione della sua persona e che<br />

attestano che egli è veramente il Dio con noi, venuto per la nostra salvezza, sono, oltre le<br />

profezie dell'Antico Testamento verificatesi in Lui a puntino, le manifestazioni di potenza<br />

e di sapienza, che accompagnano la, sua presenza in mezzo agli uomini.<br />

Considerando i segni particolari singolarmente, essi non sono affatto entità a sé stanti,<br />

ma, connessi fra di loro, sono organicamente convergenti verso Cristo, il quale oltreché la<br />

sorgente, ne è pure il centro e la sintesi. Soltanto se riferiti a Lui, saranno comprensibili,<br />

acquisteranno valore e consistenza. Con questa premessa, nell'analisi dei segni particolari<br />

ci rifacciamo dalla Resurrezione.<br />

Cristo l'ha predetta pi ù volte.<br />

Dopo la celebre confessione di Pietro a Cesarea di Filippo, Gesù « incominciò a<br />

dire apertamente ai suoi discepoli che egli doveva.…. essere ucciso e risuscitare il<br />

terzo giorno ». 25<br />

Ai testimoni della sua trasfigurazione, « nel calar giù dal monte, diede quest'ordine:<br />

«on parlate a nessuno di questa visione, fino a tanto che il Figlio dell'uomo non sia<br />

risuscitato dai morti » 26 .<br />

Nell'ultimo viaggio verso la capitale, « tirò in disparte i dodici discepoli e strada<br />

facendo diceva loro: Ecco noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà messo<br />

nelle mani dei Principi dei Sacerdoti e degli Scribi ed essi lo condanneranno a morte e lo<br />

lasceranno in balia dei Gentili perché sia schernito, flagellato e crocifisso; ma il terzo<br />

giorno risorgerà » 27 .<br />

Uscendo dopo la cena, che precedette la passione, verso il monte degli Olivi, disse<br />

ancora agli Apostoli: « Tutti voi questa notte vi scandalizzerete di me; dopo che sarò<br />

risorto vi precederò in Galilea » 28 .<br />

Il linguaggio del Cristo non poteva essere più chiaro. Anche gli avversari ne erano a<br />

conoscenza ed avevano ben compreso questa profezia. Infatti, il mattino dopo la<br />

crocifissione, Principi e Farisei andarono da Pilato e gli dissero: « Signore, ci siamo<br />

ricordati che quell'impostore, da vivo, ha detto: dopo tre giorni risusciterò. Dà ordine,<br />

dunque, che il suo sepolcro sia custodito fino al terzo giorno » 29 .<br />

Cristo ha predetto la sua risurrezione come « il segno dei segni ».<br />

Quando, all'inizio della vita pubblica, Cristo scacciò dal tempio i mercanti, dicendo:<br />

« on cambiate la casa del Padre mio in un mercato! », gli ebrei, che avevano permesso<br />

quella profanazione, gli domandarono: « Che segno ci dai per fare queste cose? ». In altri<br />

termini, volevan dire: Siccome ci ha permesso tutto questo l'autorità legittima, non è lecito<br />

a te impedircelo, se prima chiaramente non ci dimostri, con un segno straordinario, che sei<br />

insignito di una autorità superiore. Ed ecco, allora, Gesù che risponde e dice loro:<br />

« Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo riedificherò ». Gli ebrei gli replicarono:<br />

« Ci son voluti quarantasei anni per edificare questo tempio e tu lo rimetteresti in piedi in<br />

tre giorni? ».<br />

25 Mt 16,21; Mc 8,31; Lc 9,22.<br />

26 Mt 17,9; Mc 9,8.<br />

27 Mt 20,17-19<br />

28 Mt 26,31-32<br />

29 Mt 27,62-64


Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Più tardi, risuscitato dalla morte, i discepoli si<br />

ricordarono che egli aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole di Gesù 30 .<br />

Sebbene né i Giudei né i discepoli abbiano in quel momento afferrato il senso della<br />

profezia, Cristo intese presentare la risurrezione corporale come il segno più luminoso<br />

della propria missione.<br />

Quando, dopo tanti prodigi, i farisei ebbero la sfacciataggine di chiedergli: « Maestro,<br />

noi vorremmo vedere da Te qualche segno », Gesù rispose loro: « Questa generazione<br />

malvagia ed adultera domanda un segno, ma nessun altro segno le sarà dato all'infuori di<br />

quello del profeta Giona. Perché, come Giona stette tre giorni e tre notti nel ventre del<br />

pesce, così il Figlio dell'uomo starà tre giorni e tre notti nel cuore della terra » 31 .<br />

Che qui si tratti della risurrezione da morte è indiscutibile: che tutto questo venga<br />

promesso da Cristo come argomento della sua divina missione è evidente dal contesto, e<br />

precisamente:<br />

a) dalla domanda dei farisei, la quale non ammette altro senso che questo: vogliamo<br />

vedere un segno, dal quale risulti che Tu sei veramente quello che dici di essere;<br />

b) dai versetti seguenti (41-42), nei quali Cristo afferma di esser più grande di<br />

Giona e di Salomone e - per conseguenza - che saranno condannati quelli che non credono<br />

in Lui;<br />

c) dai versetti precedenti (22-27), dai quali sembra che quanto è narrato ivi abbia<br />

dato occasione alla questione mossa dai farisei. Cristo aveva, infatti, guarito un<br />

indemoniato cieco e muto. Il popolo tutto - alla vista del prodigio - pieno di meraviglia,<br />

esclamò: « on è costui forse il figlio di David? ». Il che è quanto dire: non è costui il<br />

promesso Messia? Ciò udendo, i farisei osservarono che Cristo scacciava i demoni per<br />

opera di Belzebù. Il Signore, allora, rispose che egli scacciava i demoni per opera dello<br />

Spirito di Dio e che per questo il regno di Dio era giunto fino a loro. Ora è proprio di qui<br />

che alcuni scribi e farisei - a conferma di quella divina autorità, a cui Gesù si appellava -<br />

prendono spunto per chiedergli un segno dal Cielo.<br />

La Resurrezione di Gesù viene presentata come il compimento della vita di Cristo, la<br />

luce che dissipa ogni incertezza, l'evento centrale della storia della salvezza, l'involucro in<br />

cui il Vangelo è deposto e riposa; tanto da far dire a San Paolo che « se egli non è risorto, è<br />

vana la nostra predicazione ed è pure vana la vostra fede » (ICor 15, 14).<br />

Se Cristo invero non è risorto, allora il suo nome è un nome vuoto, e non già il nome<br />

« che è al di sopra di ogni altro nome ». Se il Cristo non è risorto, allora anche il Battesimo<br />

e l'Eucarestia sono segni vuoti; allora la causa di Gesù non sarebbe nulla più che un fugace<br />

momento nella storia dell'umanesimo terreno, e noi tutti saremmo ingannatori-ingannati.<br />

Niente di strano, perciò, che ogni generazione cristiana si interroghi sulla solidità e<br />

fondatezza della propria fede in questo mistero.<br />

SIGIFICATO DELLA RESURREZIOE<br />

La Resurrezione ha, prima di tutto, un valore apologetico E, « motivo di credibilità »;<br />

è un miracolo unico nella storia religiosa dell'umanità, un « segno » capace di giustificare<br />

la missione unica, che il Cristo rivendica per sé.<br />

Se l'opera di Gesù avesse avuto come termine la corruzione del sepolcro, chi mai<br />

avrebbe accettato la testimonianza del Cristo sulla sua intimità col Padre, sulle sue<br />

prerogative divine?<br />

La testimonianza del Cristo e la sua resurrezione si illuminano così a vicenda e vengono a<br />

formare un tutt'uno compatto. Dopo che Dio è intervenuto, per sottrarre il suo Figlio diletto<br />

dalla corruzione, possiamo essere certi della missione salvifica di Gesù.<br />

30 Gv 2,14-22<br />

31 Mt 12,38-40. L’espressione giorno e notte designava nell’uso rabbinico il complesso di 24 ore, fosse<br />

questo complesso intero o soltanto frazionario; perciò qui Gesù annunzia che il Figlio dell’Uomo sarà nel<br />

cuore della terra durante tre complessi di 24 ore, interi o frazionari.


La Resurrezione, oltre quello apologetico, ha anche altri significati profondi e vitali.<br />

a) Nei riguardi di Gesù, essa è la rivelazione della sua persona come persona del Cristo e<br />

del Kyrios (At 2, 36; Rom 10, 9), di cui manifesta la signoria, che « ogni lingua proclama<br />

e davanti alla quale tutto si prosterna in cielo, in terra e negli inferi » (Fil 2, 10-11);<br />

- la Resurrezione è insieme la pienezza e la rivelazione delle sue parole e delle sue<br />

azioni, le quali soltanto alla luce dell'evento pasquale sono comprensibili in tutto il loro<br />

valore.-<br />

- la Resurrezione è il compimento della morte di croce, la via aperta per sempre alla<br />

vita eterna per la natura umana del Cristo, anima e corpo, in tutta la sua integrità.<br />

b) Nei nostri riguardi: come Cristo è morto per noi, altrettanto è risorto per noi.<br />

«Egli fu consegnato per i nostri peccati e fu risuscitato per la nostra giustificazione »<br />

(Rom. 4, 25).<br />

Gesù non ha vinto la morte soltanto per sé, ma l'ha vinta anche per noi; la sua<br />

resurrezione è destinata a portare con sé anche la nostra resurrezione.<br />

Egli infatti, secondo l'Apostolo, « è risorto davvero dai morti, come primizia di coloro<br />

che si sono addormentati nel sonno della morte. Poiché la morte venne per opera di un<br />

uomo, anche la resurrezione dai morti viene per opera di un uomo. Come tutti infatti<br />

muoiono in Adamo, così pure tutti in Cristo (ossia: mediante Cristo) saranno richiamati in<br />

vita. Ciascuno però nel suo ordine: primizia è Cristo; quindi quelli che alla sua venuta<br />

saranno di Cristo; poi, la fine » (ICor 15, 20-24). Cristo dunque è risorto come<br />

« primizia », e la primizia non è tutto il raccolto, però annunzia il raccolto.<br />

La stessa idea ritorna nella lettera dei Colossesi: « Cristo è il primogenito di tra i<br />

morti » (1,18); come pure si può leggere negli Atti: « Egli è il primo dei risorti da morte »<br />

(26, 23). Ciò che si è compiuto nel Cristo, si dovrà ripetere in ogni carne. La sua<br />

resurrezione non è dunque solamente la prima delle resurrezioni, ma la « primizia »,<br />

ovverosia la causa, il principio, il pegno di ogni resurrezione futura. Come è avvenuto di<br />

Cristo, mediante la sua resurrezione, così avverrà di quelli che sono in Cristo. « Egli<br />

trasformerà il nostro corpo mortale a immagine del suo corpo glorioso » (Canone 3 della<br />

Messa).<br />

Con Cristo dunque una parte della nostra umanità già è esaltata nel profondo di Dio.<br />

In tal modo il Risorto, secondo la lettera agli Ebrei, è come un'ancora gettata non negli<br />

abissi del mare, ma nelle altezze del Cielo. Egli, più che il garante della nostra speranza,<br />

diventa il centro di gravitazione universale che finirà per attirare a sé l'intero universo:<br />

« Quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me » (Gv 12, 32). Cristo, il primo nato fra<br />

i morti, il primo che ha varcato i confini dell'esistenza nella quale eravamo chiusi come in<br />

una prigione! La scienza potrà sempre ingrandire questa prigione, liberarcene mai! In<br />

Cristo, al contrario, il nostro destino sfocia nell'infinito di Dio.<br />

Con la Resurrezione di Cristo si inaugura un mondo nuovo. Il Regno di Dio è già<br />

incoativamente presente; già è all'opera lo « Spirito vivificante » (ICor 15, 45), capace di<br />

far « nuove tutte le cose ».<br />

Tutto il creato è in moto verso la partecipazione alla resurrezione di Cristo, verso i<br />

« nuovi cieli » e la « nuova terra » (Ap. 21,1). Proprio per far tutto nuovo, Cristo è rimasto<br />

con noi col suo corpo glorioso nell'Eucarestia, pegno della gloria futura.<br />

Come ebbe a dire il patriarca Atenagora: « Fra tutti gli avvenimenti della storia, la<br />

Risurrezione è il solo che racchiude in qualche modo tutta la realtà umana e tutto la realtà<br />

cosmica » .<br />

« Con la fede nella resurrezione di Cristo attestiamo... che la storia del mondo è stata<br />

immessa come in un movimento eterno: allo stesso modo con cui non si può trattenere una<br />

nascita, quando essa sta per realizzarsi, così non si può frenare questo processo di<br />

rinnovamento e compimento della creazione di Dio. Esso raggiungerà lo scopo, come è<br />

certo che al lampo segue il tuono.


Il Cristianesimo non è - contrariamente a quel che noi pensiamo spesso - alla fine, ma,<br />

al contrario, è proprio ora ai suoi inizi. Essere cristiani infatti non significa avere una<br />

religione..., bensì credere nella nuova creazione; nella nuova realtà che si è messa in<br />

cammino con la resurrezione di Gesù dai morti. Essere cristiani significa avere una<br />

passione per il nuovo essere.<br />

1Cor 15,3-5<br />

Vi ho dunque trasmesso, quello che ho ricevuto che Cristo morì per i nostri peccati<br />

secondo le scritture, e fu sepolto e fu risuscitato il terzo giorno secondo le scritture e che<br />

apparve a Cefa e poi ai dodici.<br />

Padre<br />

S.S. Figlio<br />

Gal 1,1 Dio Padre che lo<br />

Rm 10,9 risuscitò da morte<br />

Sepolcro STRATI ATICHI PAOLO ATTI APOSTOLI<br />

ATTI APOSTOLI<br />

At 2,22,36 Rm 4,25<br />

Contenuto teologico minimo VALORE<br />

REDETO<br />

Che ne attesta l’antichità<br />

VALORE<br />

ESPIATORIO<br />

“Il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per<br />

la nostra giustificazione” Rm 4,25.<br />

Alcuni come gli apostoli, le donne, sperimentano un contatto nuovo con colui che era<br />

morto. Un contatto non solo visivo, ma anche fisico (vedi Tommaso).<br />

Abbiamo le affermazioni dei testimoni della resurrezione di Gesù come Paolo e gli Atti<br />

degli Apostoli. Proprio negli Atti degli Apostoli ci sono alcuni strati antichi che ci<br />

testimoniano l’evento della resurrezione.


“Paolo apostolo, non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù<br />

Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti” Gal 1,1.<br />

Paolo si rivolge ai Galati presentandosi come apostolo e afferma la resurrezione di Cristo<br />

per mezzo di Dio Padre. Per Paolo Dio non è solo il Dio di Abramo, ma anche quello che<br />

ha risuscitato Gesù.<br />

“poiché se con la tua bocca proclamerai che «Gesù è il Signore», e con tutto il tuo cuore<br />

crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” Rm 10,9.<br />

Con la resurrezione di Gesù ci troviamo davanti ad un evento che insieme alla morte<br />

diventano le basi della nostra fede, quindi la resurrezione di Gesù è un evento di salvezza.<br />

In Atti 2,14-41 nel primo discorso Pietro spiega il senso della Pentecoste. Con essa si<br />

realizza la profezia di Giole 3,1-5 sull’effusione escatologica dello Spirito e sulla creazione<br />

di un popolo profetico. Questo è possibile perché Gesù di Nazaret è stato esaltato alla<br />

destra di Dio e ha ricevuto lo Spirito per effonderlo sulla Chiesa.<br />

“…consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano<br />

di gente iniqua, l’avete crocifisso e l’avete ucciso” At 2,23-24.<br />

La resurrezione è la risposta del Padre all’amore obbediente del Figlio, se Dio Padre non<br />

avesse fatto risuscitare Cristo dalla morte allora la nostra fede sarebbe stata inutile.<br />

ADAMO ed EVA<br />

MARIA, GESÙ PETECOSTE<br />

TORRE MORTE<br />

DI e<br />

BABALE RISURREZIOE<br />

ALLEAZE MOSÈ<br />

E IL POPOLO DI ISRAELE L’UOMO<br />

SOTTO<br />

L’UOMO SOTTO IL SEGO DI ADAMO DI CRISTO


ELL’ESISTEZA RELAZIOALE PADRE-FIGLIO-SPIRITO<br />

SATO SCOPROO LA LORO IDETITÀ.<br />

LIBERTÀ<br />

RAZIOALITÀ<br />

PERSOA<br />

IDETITÀ<br />

COSCIEZA<br />

A L T R I<br />

VOLOTÀ


C R I S T O<br />

U I C A<br />

La persona di distingue per la RAZIOALITÀ, per la LIBERTÀ e per la<br />

VOLOTÀ. Un uomo è anche uomo perché è cosciente della propria identità. La nostra<br />

persona è anche una continua relazione con gli altri. Ora molte delle domande che vengono<br />

fatte a Gesù sono proprie su queste componenti. Molti si chiedono?<br />

Gesù è stato veramente libero?<br />

Gesù è stato cosciente dal primo momento di essere il Figlio di Dio?<br />

Gesù aveva solo una volontà oppure una divina e una umana?<br />

La conoscenza in Gesù com’era?<br />

CRISTO<br />

UICA<br />

PERSOA


I Vangeli meritano fiducia. Non solo sono sostanzialmente storici, ma spesso, mediante i<br />

criteri interni, si può arrivare a stabilire anche ciò che direttamente risale a Cristo.<br />

Alla loro luce ci avviciniamo a questo personaggio misterioso che ha spezzato in due la<br />

storia del mondo, per osservarlo, per studiarlo da vicino, per rivivere gli interrogativi, lo<br />

stupore e le scelte, che provarono già duemila anni fa i primi discepoli che si incontrarono<br />

con Lui.<br />

Aprendo i Vangeli, una cosa che subito appare è che non ci troviamo davanti a un essere<br />

mitologico. Gesù è un uomo storico, nato in Palestina agli inizi della nostra era, durante il<br />

regno di Erode il grande, quando era imperatore di Roma Cesare Augusto. Vero uomo<br />

come noi, egli è nato ed è cresciuto come ognuno di noi dovrebbe crescere: non soltanto<br />

nell'età, ma anche in sapienza e in grazia. In tutto uguale a noi, è passato attraverso tutte le<br />

fasi evolutive dell'esistenza umana; ed è vissuto come un uomo normalissimo del suo<br />

tempo: cittadino del popolo di Israele, domiciliato a Nazareth, di professione falegname,<br />

membro attivo della comunità di fede giudaica. Fanciullo, ha appreso a parlare, a giocare, a<br />

pregare, a leggere; era sottomesso ai genitori. Non si è ritirato nel deserto, ma ha trascorso<br />

quasi tutta la vita con i suoi concittadini, parenti ed amici; ha mangiato, bevuto, ha preso<br />

parte alle feste, ha riso ed ha anche pianto.<br />

Allorché, all'età di trent'anni, inizia il suo pubblico ministero e si presenta nel pieno<br />

rigoglio della giovinezza, non si può non restare colpiti dalla singolarità della sua figura.<br />

Egli si rivela uomo eccezionale, veramente straordinario, perfetto sotto ogni punto di vista:<br />

fisico, fisiologico, psichico, intellettuale, morale.<br />

Gesù fu uomo perfetto fisicamente.<br />

Egli si manifesta, nei Vangeli, dotato di una costituzione sanissima, forte, vigorosa, capace<br />

di eccezionale resistenza. Lo provano le condizioni della sua esistenza povera e dura,<br />

l'estenuante digiuno di quaranta giorni nel deserto bruciato, l'attività intensissima durante<br />

la vita pubblica, le lunghe peregrinazioni a piedi in qualsiasi stagione, col solleone e col<br />

maltempo, il cibo ordinariamente frugalissimo, il tempo minimo concesso al riposo, il<br />

pernottamento all'aperto, le notti intere passate spesso in preghiera, le interminabili<br />

discussioni con gli avversari, la salita della « Via crucis » dopo tutto quello che aveva<br />

subito...<br />

Anche se più di una volta ha accusato la stanchezza, la fame e la sete, mai ha accennato a<br />

esaurimenti di sorta. Il suo amore per la natura, la sua predilezione per i monti e per il lago<br />

di Genezareth, dove si fa condurre spesso dopo faticosissime giornate, il suo fermarsi<br />

volentieri e senza complessi alla tavola di chi lo invitava, capace di gustare le buone e<br />

semplici cose della terra, sono un non ultimo attestato del suo sano vigore e della sua<br />

perenne freschezza.<br />

Gesù fu uomo perfetto anche esteticamente?<br />

Gli antichi apologeti e i Padri non sono tutti d'accordo. Alcuni (S. Giustino, S. Cirillo<br />

d'Alessandria, Clemente Alessandrino, Tertulliano) pensavano che Gesù fosse piccolo e<br />

deforme.<br />

Questi partigiani della bruttezza si erano lasciati influenzare da una falsa interpretazione<br />

della profezia di Isaia sul « servo di Jahvè », in cui si dice, relativamente però alla<br />

passione, che costui si era ridotto « verme e non uomo »; se pure non erano rimasti<br />

influenzati da concezioni neoplatoniche, del periodo ellenistico, di disistima per il corpo,<br />

come se fosse il carcere dell'anima.<br />

Di fatto Gesù esercitava un fascino eccezionale. La folla lo seguiva dimentica perfino del<br />

cibo; i bambini gli si serravano amorosamente d'intorno; gli apostoli non seppero resistere<br />

al suo invito e per Lui abbandonarono tutto. Per aver polarizzato così, per aver<br />

immobilizzato più volte i nemici ed aver strappato a una donna anonima del popolo quel<br />

grido entusiasta: «Beato il ventre che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato»


(Lc 11, 27), egli dovette avere il più straordinario e imparagonabile, il più raro e il più<br />

personale dei volti umani. Forse proprio alla bellezza fisica di Gesù allude l'evangelista<br />

medico S. Luca quando scrive di lui che « cresceva in sapienza, statura e grazia (kàris) »<br />

(2, 52).<br />

Che dire poi del suo sguardo? Lucido e sferzante sui farisei maligni (Mc 3,5), penetrante e<br />

pieno d'affetto sul giovane ricco (Mc 10,21), dolce e misericordioso su Pietro spergiuro<br />

(Lc 22, 62), anch'esso fa parte del suo ascendente superiore.<br />

Una conferma della virile bellezza e della perfetta costituzione di Cristo ci viene dalla<br />

Sindone di Torino, che è stata definita l'ottava meraviglia del mondo e che è certamente la<br />

reliquia maggiormente « autenticata » dalle scienze moderne (storia, archeologia,<br />

medicina, chimica, fisica, palinologia, scienza dello spazio, fotografia, osservazione<br />

microscopica, ecc.).<br />

Una serie incredibile di coincidenze tra l'immagine sindonica e la storia evangelica della<br />

Passione e morte dell'Uomo dei dolori, crocifisso a Gerusalemme nei torbidi di una pasqua<br />

ebraica mentre era procuratore Ponzio Pilato, rende molto probabile che il lenzuolo<br />

conservato a Torino sia effettivamente quello che avvolse il corpo di Cristo.<br />

Il Prof. judica-Cordiglia, già docente di medicina legale all'università di Milano, così<br />

descrive l'uomo della Sindone: « Egli si mostra in tutta la sua imponente bellezza che<br />

abbondantemente traspare dalle morbide linee del volto e dai suoi contorni, da cui in<br />

maniera sovrumana traspariscono, riunite, dolce serenità, mistica pace e sereno abbandono.<br />

Accanto all'armoniosa bellezza del viso ci appare, in tutta la sua più piena espressione di<br />

termini un uomo di singolare perfezione superante di +8, nella massa corporea, le<br />

proporzioni dell'uomo medio; di statura alta, mesocefalo e con cranio capace; con la faccia<br />

allungata; vasta, dritta e alta la fronte; col naso rettilineo lievemente rivolto in basso; con<br />

zigomi grandi e un poco sporgenti; armonioso nelle linee del tronco e degli arti, e<br />

proporzionato in modo scultoreo sia nella lunghezza come nella larghezza; un normotipo<br />

insomma, a cui sono precipui attributi forza e virilità. A un tipo con tali caratteristiche<br />

somatiche si associano generalmente pelle bruna e capelli scuri » 32 .<br />

Gesù fu un uomo perfetto fisiologicamente.<br />

L'eminente endocrinologo Nicola Pende, prendendo in esame alcuni dati della fisiologia di<br />

Gesù, per quel che riguarda gli istinti fondamentali comuni a tutti i viventi (l'istinto<br />

nutritivo, quello riproduttivo, quello motorio - lavorativo, quello della difesa-offesa e<br />

quello sociale), scrive a proposito del secondo: « Che dal lato sessuale Cristo fosse un<br />

uomo normalmente sviluppato fino dalla nascita, lo dicono innanzitutto i Vangeli,<br />

accennando che egli come tutti i bambini ebrei fu circonciso all'ottavo giorno ». E lo<br />

studioso, dopo aver portato altre testimonianze, così prosegue quanto all'istinto di difesa: «<br />

Tutto l'istinto di difesa di Gesù si limita a sfuggire a quelli che vogliono aggredirlo e<br />

arrestarlo, quando egli giudica non ancora giunta l'ora del suo arresto e del suo martirio<br />

volontario sulla croce. Ma dove l'istinto di difesa è in Lui forte e irresistibile è quando egli<br />

deve difendere non il suo corpo, ma il Padre suo. Terribile e senza alcuna paura egli si<br />

dimostra nel Tempio contro i sacerdoti e i mercanti; terribili le sue apostrofi contro<br />

l'ipocrisia dei farisei ». 33<br />

32 L’uomo della Sindone è il Cristo?, Milano 1940, p.85. Cfr. anche G. RICCI, L’uomo della Sindone è Gesù,<br />

II ed., Apes, Roma 1969; AA.VV., L’uomo della Sindone, Edizioni Orizzonte Medico, Roma 1978 (Atti dell’<br />

XI Corso di studio su Medicina e Morale); AA. VV., La Sindone e la Scienza, Atti del II Congresso di<br />

Sindologia 1978, a cura di Piero Coero-Borga, Edizioni Paoline, 1979.<br />

33 In Gesù l’uomo, in «Il Simbolo», VII vol., Pro Civitate Christiana, Assisi 1950, pp97 sg., 103-108.


Gesù fu uomo perfetto psichicamente.<br />

Perfetto per quanto riguarda gli istinti fondamentali, Gesù è tale anche nelle sue emozioni e<br />

passioni; ossia egli è perfetto psichicamente.<br />

a) A una squisita sensibilità Gesù unisce i sentimenti più profondi e umani. Egli conosce la<br />

gioia, la tristezza, il dolore, l'amore. Sono invece assenti in Lui le manifestazioni dell'odio,<br />

sostituito dal semplice disprezzo per gli ipocriti farisei, per i ricchi avari, per gli egoisti.<br />

Soprattutto Gesù è pieno di tenerissimo amore. « Dei cinque amori - scrive Nicola Pende -<br />

di cui è capace il cuore umano (per la famiglia, per l'altro sesso, per gli amici, per il<br />

prossimo e per Iddio) Gesù ha voluto essere il modello esemplare degli uomini,<br />

dimostrando quale deve essere la gerarchia e l'altezza spirituale di questi amori ».<br />

Qualcuno ha preteso accusare Gesù di freddezza verso la sua mamma. Per capire<br />

l'infondatezza dell'accusa, basterebbe pensare che egli compie il primo miracolo proprio<br />

dietro preghiera di lei e che, dalla croce, mentre sta morendo, si preoccupa di lasciarla in<br />

custodia all'apostolo Giovanni. Se dopo lo smarrimento e il ritrovamento nel tempio egli<br />

apparve piuttosto deciso, è perché voleva dimostrare per sempre a tutti che l'amore di Dio<br />

deve essere assolutamente anteposto all'amore dei genitori...<br />

I nostri contemporanei amano spingere la loro curiosità verso un settore particolare di Gesù<br />

uomo: i suoi sentimenti per la donna. « Rispetto all'amore per la donna, sappiamo già come<br />

nulla di carnale potesse esserci in Gesù che voleva vedere in ogni donna l'immagine<br />

riflessa della Vergine Madre sua. E Gesù ha, più di ogni altro essere umano, compatito e<br />

inondato della sua luce verginale e di verità redentrice la donna che credeva in Lui, perché<br />

egli comprendeva più di ogni altro uomo la maggiore fragilità femminile ». Così Nicola<br />

Pende. Peter Huppert, teologo penetrante e psicologo sensibilissimo, aggiunge alcune<br />

notazioni originali. Dopo essersi domandato: Che cosa ha conferito Gesù alla donna?, così<br />

risponde: « Innanzitutto l'ha presa sul serio. Si penserà che il prender sul serio una donna<br />

sia una cosa naturale. Ma se riflettiamo, vediamo che ciò non accade tanto frequentemente<br />

nel nostro mondo. Gesù invece ha risposto con molta simpatia al fatto che la donna è molto<br />

sensibile se non le si presti sufficientemente attenzione... Gesù ha avuto buona opinione<br />

delle donne, anche di quelle che non si erano mostrate degne di fiducia ». Difende<br />

l'adultera ed ha fiducia in lei; confida in Maria Maddalena; rivela qualcosa di sommo alla<br />

insignificante Samaritana. « Gesù ha anche amato la donna. Delle due sorelle di Betania,<br />

Marta e Maria, era amico; era in confidenza con loro e volentieri si tratteneva nella loro<br />

casa... Egli ha donato a queste donne il suo amore, la sua fiducia, il suo tempo, la sua<br />

dottrina; non esitando neppure ad avvicinare quelle che, per la loro condotta, potevano dar<br />

luogo a malevoli commenti. E ha dato così, per tutti i tempi futuri, un esempio - basato<br />

sulla sua stessa persona e confermato dalla esperienza dei santi - di come sia possibile<br />

amare una donna senza avvilirla, senza offenderla, senza considerarla un giocattolo; di<br />

come si possa amarla come una sorella in Cristo, come una amica. Alcuni, non molti in<br />

verità, hanno seguito questo esempio, come Bonifacio e Lioba, Francesco e Chiara,<br />

Francesco di Sales e Francesca Chantal » 34 .<br />

Con l'amore alla famiglia e all'altro sesso, commovente è pure in Gesù l'amore per gli<br />

amici che lo fa piangere davanti alla tomba di Lazzaro e lo fa esser pieno di una tenerezza<br />

tutta particolare verso i discepoli.<br />

E che dire del prossimo? Vuol bene a tutti, ma particolarmente ha compassione delle turbe,<br />

predilige i poveri, ama con trasporto i bambini, è misericordioso e dolcissimo con i<br />

peccatori, sente profondamente l'amore per la patria e per la famiglia (Gv 19, 27).<br />

b) In Gesù non riscontriamo mai la più piccola anomalia psichica.<br />

34 P. LIPPERT, Dall’uomo a Dio, Morcelliana, Brescia 1958, pp. 201-211.


Pur non conoscendo tutto, il suo pensiero è sempre perfetto, completo, mai incrinato da<br />

dubbi, da esitazioni, mai ritoccato da correzioni. Certamente i suoi disegni per l'avvenire<br />

sono grandiosi poiché Egli intende costruire per l'eternità; ma neppure per un istante<br />

dimentica le difficoltà da vincere, o fonda le sue speranze sopra un qualche mezzo non<br />

proporzionato.<br />

Le sue parole sono sempre veraci, sensate, equilibrate, anche se talvolta diventano di<br />

fuoco. Anche allora infatti Egli ne resta il padrone e le controlla fino alle apostrofi più<br />

vivaci.<br />

Quando scaccia i mercanti dal Tempio, quando tuona contro le città impenitenti, o respinge<br />

l'affetto sincero, ma carnale di Simon Pietro, non è per eccesso di furore, ma per puro zelo.<br />

È ispirato anche allora solo dai supremi interessi della sua missione: la gloria di Dio, il<br />

bene delle anime, l'avvento del Regno. « Nei Vangeli non si troveranno mai quelle parole<br />

amare e ingiuste, quelle recriminazioni, quelle querimonie egoistiche che, nei momenti<br />

critici, sfuggono ai più generosi amici degli uomini » 35 .<br />

I suoi atti hanno il medesimo carattere di equilibrata sublimità. Non ci si vedono quelle<br />

brusche alternative, quegli slanci generosi seguiti poi da profonda depressione, dei quali si<br />

trovano tanti esempi nella vita di uomini eminenti, i santi compresi. Per niente trascinato<br />

da speranze, da improvvisi entusiasmi, da manifeste opposizioni, egli è tutto prudenza,<br />

imperturbabile calma, equilibrio perfetto, sempre, anche nelle circostanze più difficili,<br />

anche davanti alla morte. Le virtù, che maggiormente raccomanda ai discepoli, sono quelle<br />

che più fanno ai pugni con l'esaltazione fanatica: la mitezza e l'umiltà (Mt 11, 29).<br />

Gesù non ha vere e proprie estasi, non ha nemmeno di quelle astrazioni dalla realtà, di<br />

quelle distrazioni che sono lo scotto ordinario d'uno sforzo supremo. Sempre presente a se<br />

stesso e all'ambiente in cui vive, possiede, finissimi, il senso della realtà e lo spirito<br />

d'osservazione. Nulla gli sfugge: nei suoi discorsi sa descrivere tutto a meraviglia. Gli<br />

avvenimenti domestici e paesani, l'agricoltura, l'industria e il commercio, le diverse classi e<br />

condizioni sociali, la natura con il suo ritmo e con le sue bellezze, tutto conosce a puntino,<br />

tutto gli è familiare.<br />

Harnack così lo descrive: « Sovra ogni cosa domina un raccoglimento calmo ed uniforme,<br />

come di un uomo che sempre ha di mira un unico scopo. Egli non parla mai nell'estasi e<br />

raramente troviamo nelle sue parole l'eccitazione di un profeta. A Lui è affidata la più<br />

grande missione che toccasse ad un uomo, ma il suo occhio ed il suo orecchio sono aperti<br />

ad ogni impressione della vita che lo circonda. Il dolore, il pianto, il riso e l'esultanza, la<br />

ricchezza e la povertà, la fame e la sete, la sanità e la malattia, i giochi dei fanciulli e la<br />

politica, la parsimonia accumulatrice e lo scialacquio, la partenza, la casa ospitale e il<br />

ritorno, gli edifici sontuosi dei vivi e i sepolcri dei morti, le nozze e i funerali, il seminatore<br />

ed il mietitore nei campi, il vignaiolo nella vigna, i lavoratori disoccupati sul mercato, il<br />

pastore che cerca la pecora per la campagna... Tutte queste immagini avvivano la<br />

predicazione di Cristo e la rendono perspicua anche ai piccoli. Queste immagini rivelano<br />

una intima libertà ed una serenità di spirito, congiunte ad una sublime esaltazione e che<br />

nessun profeta ebbe mai prima di lui... ». 36<br />

Gesù fu uomo perfetto intellettualmente.<br />

Fin dall'età di dodici anni, allorché discute con i dottori nel tempio, la sua intelligenza<br />

appare eccezionale, acutissima. Altrettanto la sua sapienza in continua crescita, che gli<br />

stessi avversari non possono fare a meno di ammirare: « Gli ebrei restarono meravigliati e<br />

dicevano: "Come sa costui le Scritture se non ha mai studiato? Nessun uomo ha mai<br />

parlato come quest'uomo " » (Gv 7, 15. 46),<br />

35 L. DE GRANDMAISON, Gesù Cristo, p. 378.<br />

36 A. HARNACK, L’essenza del Cristianesimo, Torino 1923, pp. 39-43.


Alle questioni più cavillose, proposte dai farisei e dai sadducei per coglierlo in fallo (sulla<br />

donna adultera, sul tributo da pagare a Cesare, sulla risurrezione, sul primo comandamento<br />

della legge, ecc.), risponde sempre con perspicacia e pacatezza sovrane (Gv 8, 7;<br />

Mt 22, 15-21, 23-33, 35-40). Le sue folgoranti dimostrazioni costringono gli avversari al<br />

silenzio: « Nessuno sapeva ribadir nulla; né da quel giorno alcuno osò più interrogarlo » 37 .<br />

Senza aver fatto studi speciali, insegna una dottrina così originale e sublime, da risolvere<br />

innumerevoli enigmi da contenere in sé quanto di bello avevano pensato i sapienti del<br />

mondo, da essere sempre viva, sempre attuale, extratemporale, universale...<br />

Originalissimo è pure il suo metodo d'insegnamento. Manifesta le verità più misteriose e<br />

trascendenti con la più grande naturalezza, senza esitazioni, senza disarmonie, senza<br />

correzioni o ritrattazioni di sorta. Gesù non diventa mai complicato, né astratto. Usa un<br />

parlare così chiaro, semplice e plastico da incantare i grandi e da farsi capire perfino dai<br />

bambini. La sua pedagogia è fatta tutta di attenzioni psicologiche, di pazienza e di bontà. Il<br />

suo stile è zeppo di immagini che coglie dall'ambiente, dalla sua stessa vita palestinese.<br />

Eppure, leggendolo, non si prova il disorientamento che colpisce nella lettura di opere più<br />

antiche o anche solo straniere. Si direbbe che tutti gli elementi che Egli ha attinto dalla vita<br />

del suo popolo e del suo tempo, li ha trasfigurati, spiritualizzati, universalizzati, perché<br />

potessero tradurre alla mente degli uomini di ogni tempo e di ogni paese verità, le quali,<br />

già di per sé sorpassano, con il loro senso d'infinito, i limiti del tempo e dello spazio.<br />

Gesù fu uomo perfetto moralmente.<br />

Gesù possiede una volontà ferrea, che gli consente il pieno dominio di sé, il più perfetto<br />

equilibrio morale.<br />

Gli scribi e i farisei, suoi nemici giurati, gli stanno sempre alle calcagna e continuamente lo<br />

spiano per coglierlo in fallo, non rifuggendo da mezzi riprovevoli; ma, nonostante la loro<br />

perfidia ed i loro raggiri, non riescono a scoprire in Lui neppur l'ombra del più piccolo<br />

difetto.<br />

Nemmeno in tribunale si possono trovare accuse contro Gesù. Quelle portate a suo carico,<br />

in tale occasione, come in circostanze simili, o si dimostreranno del tutto infondate, o<br />

torneranno a suo onore. Così, per esempio, allorché viene accusato di essere amico dei<br />

peccatori (Mt 9,11), di aver compiuto guarigioni in giorno di sabato (Lc 6,7), di scacciare i<br />

demoni in nome di Beelzebub (Mt 12, 24), di mangiare il pane, senza essersi prima lavato<br />

le mani (Mt 15, 2. 20), di sedurre il popolo con la sua dottrina (Gv 7, 12; Lc 23, 15), di<br />

aver osato di proclamarsi Cristo, figlio di Dio (Mt 26, 64).<br />

Pilato stesso, del resto, è costretto a riconoscere l'innocenza del Rabbì di Nazareth:<br />

« Io non trovo delitti in quest'uomo» 38 .<br />

Il ladrone di destra, crocifisso con lui, è così affascinato dalla innocenza e dalla bontà di<br />

Gesù, che si converte ed esclama: « Costui non ha fatto nulla di male » 39 .<br />

Giuda, il traditore, non riesce a trovare nella vita del Maestro il più piccolo difetto che<br />

possa giustificare la sua azione ignominiosa e, gridando: « Ho peccato, avendo tradito il<br />

sangue innocente », va e s'impicca 40 .<br />

I discepoli, vissuti sempre insieme a Lui, nutrono per Gesù una ammirazione illimitata. Lo<br />

proclamano « il Santo e il Giusto » per eccellenza. Attestano che « non commise peccato e<br />

che sulla sua bocca non si trovò la frode» 41 . Ricordano che « col sangue prezioso di Cristo,<br />

37 Mt 22,46.<br />

38 Lc 23, 4.14.15.22.<br />

39 Lc 23,41<br />

40 Mt, 27,4<br />

41 I Pietro 2,22.


dell'Agnello immacolato e incontaminato» 42 fu sborsato il prezzo del nostro riscatto, e che<br />

Egli morì per noi, «Il Giusto per gli ingiusti » 43 .<br />

In mezzo alle miserie umane, essi sono sorretti dalla speranza che la santità di Gesù otterrà<br />

loro il perdono e la grazia: « Se qualcuno avrà peccato, abbiamo un avvocato presso il<br />

Padre. Gesù Cristo, il Giusto» 44 , « il quale è apparso per togliere i peccati: e in Lui non è<br />

peccato » 45 . Paolo, esprimendo la persuasione della primitiva Chiesa, attesta, di Gesù, che<br />

« in tutto è stato provato a somiglianza di noi, salvo il peccato... Tale pontefice infatti<br />

conveniva che noi avessimo: santo, innocente, senza macchia, staccato dai peccatori ed<br />

elevato al di sopra dei cieli » 46 .<br />

In Gesù stesso, mai che si ritrovi un accenno a ricordo di colpa, a rimorso o a necessità di<br />

perdono!... Recisamente e sempre si oppone al male morale; esige purezza di cuore<br />

(Mc7, 15-23); comanda di sopportare ogni danno, piuttosto che macchiare la coscienza<br />

(Mc 9, 43-49).<br />

A tutti insegna a pregare così: « Rimetti a noi i nostri debiti » 47 . Lui personalmente, però,<br />

non prega così. Giammai sfiorò il suo labbro la supplica: « Padre, perdonami! », Neppure<br />

al momento in cui l'ottenebravano le ombre della morte, e una sconfinata desolazione<br />

pesava sulla sua anima si intese pregare in tal modo. Allora si udì solo il grido: « Padre,<br />

perdona loro!» (Lc 23, 34).<br />

Tanto Gesù è sicuro che in lui non c'è ingiustizia di sorta (Gv 7, 18) e che sempre e senza<br />

eccezione egli fa la volontà del Padre (Gv 8, 29), da poter lanciare ai farisei la sfida: « Chi<br />

di voi mi convincerà di peccato? » 48 . A queste parole i nemici ammutoliscono; il Principe<br />

degli Apostoli, cadendo ginocchioni, esclama: « Partiti da me, Signore, perché io sono un<br />

uomo peccatore ». 49<br />

Immune da ogni colpa, Gesù è anche modello di ogni perfezione.<br />

Il primo e il maggiore dei comandamenti è, secondo la sua dottrina, amare Dio con tutta<br />

l'anima e con tutte le forze.<br />

L'amore verso Dio è in lui obbedienza, esecuzione fedele della missione ricevuta, piena<br />

dedizione agli interessi del Padre.<br />

« Non sapevate che io devo occuparmi delle cose spettanti al Padre mio?» 50 . Queste, le<br />

prime parole, che di Gesù ci tramandano gli Evangeli. Le ultime, da essi registrate, saranno<br />

ancora un'aspirazione al Padre: « Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito!» 51 . Egli non<br />

pensa, non parla, non agisce se non in conformità ai voleri del Padre: « Non posso fare da<br />

me cosa alcuna... Non cerco il volere mio, ma il volere del Padre che mi ha mandato » 52 .<br />

« Il mio cibo è il fare la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere l'opera sua » 53 .<br />

L'amore del Padre ha la forza di condurlo nell'orto degli olivi e sul Golgota: « Padre, non<br />

come voglio io, ma come vuoi tu. Non la mia, ma la tua volontà sia fatta » 54 .<br />

Della religiosità intima di Gesù, la preghiera è una delle manifestazioni più significative.<br />

Prega nell'inaugurare la sua missione, (Lc 3, 21). Per quaranta giorni, digiuna e prega nel<br />

deserto (Mt 4, 1-3); soltanto dopo una notte d'adorazione elegge i Dodici (Lc 6, 13). Prega<br />

42<br />

I Pietro 1,19<br />

43<br />

I Pietro 3,18<br />

44<br />

I Gv 2,1<br />

45<br />

I Gv 3,5<br />

46<br />

Ebr 4,15; 7,26. Cfr. 2Cor 5,21; Rom 5,18<br />

47<br />

Mt 6,12<br />

48<br />

Gv 8,46<br />

49<br />

Lc 5,18<br />

50<br />

Lc 2,49<br />

51<br />

Lc 23,46<br />

52<br />

Gv 5,30<br />

53<br />

Gv 4,34<br />

54<br />

Mt 26,39: Lc 22,42


durante l'istituzione dell'Eucarestia (Mt 26, 27), dopo l'ultima cena (Gv 17), nell'agonia del<br />

Getsemani (Mt 26, 39-44), in punto di morte (Le 23, 46). La sua vita potrebbe dirsi<br />

«pietà » vivente. Tutti i suoi passi sono accompagnati dalla preghiera. Le prime ore del<br />

mattino lo sorprendono in orazione (Mt 14, 23; Mc 6, 46). Spesso nella felice necessità<br />

d’immergere il proprio « lo » nel «Tu » del Padre, anche la notte veglia in preghiera<br />

(Lc 6, 12; 21, 37; 22, 39; Gv 8, 1; 18, 2).<br />

elle relazioni con gli uomini Gesù si dimostra sempre mite,<br />

misericordioso, benefico al sommo.<br />

Egli ha conosciuto nella sua vita l'animosità, la contestazione, la ripulsa, lo spionaggio, ma<br />

quel mondo di malignità che travolge i più non lo ha neppure sfiorato.<br />

Allorché i suoi concittadini di Nazareth lo cacciarono fuori dalle mura della città<br />

spingendolo fin sull'orlo d'un precipizio, per buttarlo di sotto, Egli si contentò solo di<br />

immobilizzarli e di andarsene tranquillo, passando di mezzo a loro, in silenzio<br />

(Lc 4, 29-30).<br />

Altrettanto, quando, in un atrio del Tempio, tentarono di lapidarlo anche allora si limitò ad<br />

eclissarsi ai loro occhi per poi uscire inosservato.<br />

Sebbene sappia con assoluta certezza quello che gli sta riserbando Gerusalemme<br />

(Mt 20, 18), Gesù non può fare a meno di usare nei riguardi della sua città espressioni<br />

tenerissime d'una sorprendente nobiltà d'affetti (Mt 23,27) fino a piangere sulla sua sorte<br />

futura (Lc 19,41-44).<br />

La losca attività di Giuda non è per lui un mistero, eppure fino all'ultimo possiede la serena<br />

e regale cortesia di chiamarlo « amico » (Mt 26, 50).<br />

Pietro lo rinnega, e lì sul fatto ottiene, per tutta risposta, uno sguardo benevolo (Lc 22, 61)<br />

e la conferma del potere primaziale, dopo (Gv 21, 15-17).<br />

Davanti ai tribunali, tirano in campo contro di Lui le accuse più infondate, e Gesù non dice<br />

a propria discolpa nemmeno una parola (Mt 26, 59-63; 27, 13-14). Anche quando i soldati<br />

lo ricoprono di sputi e gli mettono in capo una corona di spine, anche allora Egli seguita a<br />

tacere (Mt 27, 27-30). In croce muore con sulle labbra una parola di infinita bontà: « Padre,<br />

perdona loro, perché non sanno quello che fanno » 55 .<br />

Se Cristo ha assunto qualche volta un atteggiamento fermo di condanna, non è stato per un<br />

risentimento personale, o per spirito di vendetta, ma solo perché animato dal desiderio<br />

della gloria di Dio. Così, allorquando ha investito i farisei con parole di fuoco<br />

(Mt 23, 1-33), lo ha fatto perché deformavano la coscienza del popolo e, al posto d'una<br />

religione interiore e spirituale, imponevano una farragine di pratiche esterne, tutte a scapito<br />

dei principi della moralità. Era la sua stessa missione che esigeva che venissero denunziati<br />

gli errori e smascherati i vizi; è la stessa natura morale dell'uomo che porta a sgominare la<br />

palese corruzione.<br />

Gesù ha abbracciato tutti, nell'universale larghezza dell'amore e della fattiva misericordia.<br />

Egli è stato « l'essere per gli altri », per tutti, come nessun'altro!<br />

Quale tenerezza non ha avuto per i bambini, che amorosamente gli si stringevano d'attorno<br />

per ricevere una carezza ed una benedizione (Mc 10, 13-16).<br />

Quanta compassione per gli infermi e i sofferenti! « Andava girando per tutte le città e i<br />

castelli... sanando tutti i languori e tutte le malattie» 56 . Egli non sa dir mai di no<br />

allorquando il dolore fa giungere a lui il suo grido, nemmeno davanti a una donna pagana,<br />

la sirio-fenicia (Mc 7,26). Il suo animo lo spinge a guarire i malati, anche se da quelle<br />

guarigioni i suoi nemici prenderanno spunto per accusarlo come violatore del Sabato<br />

(Mc 1,23; 3, 2; Lc 13,14).<br />

55 Lc 23,24<br />

56 Mt 9,35. Cfr Mt 14,14


E che partecipata sofferenza con coloro che sono in lutto e in lacrime per la perdita di<br />

persone care!... Gesù non sa resistere e... risuscita il figliolo della povera vedova di Naím<br />

(Lc 7, 11-15), restituisce a Giairo la giovane figlia (Lc 8,40-56), ridona alle sorelle di<br />

Betania Lazzaro (Gv 11, 1-41).<br />

Quanta pietà inoltre per i poveri! « Vedendo quelle turbe, n'ebbe compassione perché erano<br />

mal condotte e giacevano come pecore senza pastore» 57 . Gli affamati lo commuovevano:<br />

« Sento compassione di questa gente che da tre dì mi segue e non ha da mangiare: se li<br />

rimando a casa digiuni, svengono per la strada» 58 .<br />

Gesù, buono con tutti, ha una particolare predilezione per i più poveri, per i più miserabili:<br />

i pubblicani e i peccatori (Lc 15, 3-7).<br />

Tutta la storia evangelica, per parlare la bella lingua di San Paolo, non è altro che<br />

« la manifestazione della benignità e dell'amore di Dio Salvatore Nostro» 59 .<br />

Se scendiamo a considerare la fisionomia interiore del Cristo, tre virtù particolarmente ci<br />

colpiscono che sono: una franca sincerità, una virile fortezza, un'umiltà profondissima.<br />

« Non fu trovato inganno sulla sua bocca » 60 , esclamano soddisfatti i suoi. E i nemici<br />

devono consentire e dare, sia pur mormorata fra i denti e a mezza voce, questa<br />

testimonianza: « Maestro, noi sappiamo che sei veritiero e che non hai paura di nessuno:<br />

tu non guardi in faccia agli uomini, ma insegni le vie di Dio con verità » 61 . Tutta la sua vita<br />

porta questa impronta di sincerità. Sincerità, nemica delle astuzie, delle finzioni, degli<br />

inganni: « Sia il vostro parlare: sì, sì, no, no » 62 . Sincerità anche a costo di perder dei<br />

discepoli (Gv 6, 67), anche a costo di attirarsi l'odio dei grandi e l'avversione della plebe<br />

(Gv 8, 40. 45). Gesù è morto per aver reso testimonianza alla verità (Gv 18, 37).<br />

Sincero d'una sincerità impressionante, Gesù fu altrettanto eroicamente forte.<br />

Proprio per fare la volontà del Padre, abbraccia la via della dedizione e del sacrificio e la<br />

percorre fino in fondo con irrevocabile fermezza. I suoi, più di una volta, tenteranno<br />

d'indurlo ad abbandonarla; ma invano. Pietro s'avrà per tutta risposta: « Via lontano da me,<br />

Satana, perché non hai la sapienza di Dio, ma degli uomini! » 63 . E di tutti i più intimi, dopo<br />

la defezione in massa che ha fatto seguito alla promessa eucaristica, si sentiranno<br />

formulare la sbrigativa domanda. « Anche voi volete andarvene? » 64 .<br />

Così è Gesù. Nulla l'arresta, nessuno gli fa paura (Mc 12, 14). Di fronte alle sue parole e ai<br />

suoi atti, spesso i discepoli sono presi da timore (Mc 9, 6; 10, 32) e non osano nemmeno<br />

parlargli (Mc 9, 32). « Lo temevano »: questo era il primo spontaneo sentimento che<br />

nasceva anche nelle masse al suo apparire (Mc 5, 15. 33- 42; 9, 32). Davanti alla fiamma<br />

dello zelo che sprizza dai suoi occhi e prorompe dalla sua bocca neppure i profanatori del<br />

Tempio sanno resistere (Gv 2, 15-17).<br />

« Nessuno mi toglie la vita per forza, ma io la do da me stesso » 65 . Così aveva dichiarato<br />

questo regale dominatore. E va incontro a tutti i dolori volontariamente; fino alla feccia<br />

beve il calice del suo martirio. Spirerà sul legno della croce soltanto quando potrà dire:<br />

« Tutto è consumato » 66 . All'invitta fortezza s'accoppia in Gesù la più profonda umiltà. È,<br />

il primo in cui ci è dato trovare questo singolare connubio. Dice d'esser « venuto a servire e<br />

non ad essere servito » 67 . Si circonda di poveri pescatori: a suoi amici e confidenti sceglie<br />

pubblicani e peccatori, i reietti della società. È, talmente privo d'ogni bene terreno da non<br />

57 Mt 9,36<br />

58 Mc 8,2<br />

59 Tit 3,4<br />

60 I Pietro 2,22<br />

61 Mc 12,14<br />

62 Mt 5,37<br />

63 Mc 8,33<br />

64 Gv 6,67<br />

65 Gv 10,18<br />

66 Gv 19,30<br />

67 Mt 20,40


aver neppure « dove posare il capo » (Mt 8,20). In tutta la sua vita non cerca mai il<br />

successo.<br />

Gesù compie i più strepitosi miracoli senza nessun apparato teatrale, senza neanche<br />

l'ombra d'ostentazione. Spesso, anzi, ne proibisce la divulgazione (Mc 1, 44; 3, 12; 5, 43,<br />

ecc.). Se gli vengono richiesti prodigi per curiosità, si turba e si rifiuta (Mt 12, 39; 16, 4).<br />

Quando le masse frenetiche vogliono acclamarlo re, fugge e si rifugia in un luogo solitario<br />

(Gv 6, 15). Nel Cenacolo si abbassa a lavare i piedi ai discepoli (Gv 13, 4-11). Durante le<br />

umiliazioni della Passione « come pecorella condotta al macello, non ha aperto la sua<br />

bocca » 68 . Veramente egli poteva affermare di sé: « Imparate da me, ché sono mansueto ed<br />

umile di cuore» 69 .<br />

Abbiamo tracciato appena qualche linea della figura morale di Gesù e, sia che lo<br />

consideriamo nella sua fisionomia interiore, sia che l'osserviamo nelle sue relazioni con gli<br />

uomini, o l'ammiriamo nei suoi rapporti con Dio, ci appare sempre nell'aureola d'una<br />

sovrumana santità, di una personalità troppo complessa e troppo ricca, meravigliosa e<br />

affascinante, ma al tempo stesso sconcertante e paradossale, perché si possa inquadrare e<br />

incapsulare in uno schema esclusivamente umano.<br />

Veramente Gesù - confessa Bousset - « sta di fronte a noi ad una distanza insuperabile, in<br />

una austerità, in una solitudine e terribilità davanti alla quale si è presi da timore. Noi non<br />

osiamo misurarci con Lui e collocarci accanto... » 70 . Con ragione Pilato, presentandolo alla<br />

folla ubriaca, poteva dire: « Ecce homo ». Egli è veramente il tipo ideale dell'umanità.<br />

U UOMO... TROPPO ECCEZIOALE<br />

Perfino il più superficiale degli ipercritici del secolo scorso, Ernesto Renan, era costretto<br />

ad ammettere che Gesù è un grand'uomo: « è la più eccelsa di quelle colonne che<br />

indicano all'uomo donde venga e dove debba tendere. In Lui è stato condensato<br />

quanto di buono e di nobile esiste nella nostra natura... Tutti i secoli proclameranno<br />

che tra i figlioli degli uomini non è mai nato alcuno più grande di lui » 71 .<br />

Oggi tutti gli studiosi, degni di questo nome, sono d'accordo nel ritenere che Gesù è stato<br />

un uomo eccezionale, straordinariamente santo e sapiente. Pochi sono fra gli uomini coloro<br />

che, a qualunque religione o irreligione appartengano, non lo ammirano e non lo rispettano.<br />

Negli ultimi venti anni si è modificato in modo particolare, nei confronti di Gesù,<br />

l'atteggiamento degli ebrei. Si pensi, ad esempio, « a Edmond Fleg, il grande poeta ebreo,<br />

amico di Péguy, che ha scritto jésus, vu par le juif errant; a Robert Aron, che ha pubblicato<br />

Les années obscures de jésus e La prière de jésus; a David Flusser, professore<br />

all'università di Gerusalemme. Essi nutrono per Gesù ammirazione e amore profondo » 72 .<br />

Lo stesso avviene per i musulmani. Gesù occupa un posto rilevante nel Corano; per<br />

Maometto è il più grande fra tutti i profeti e ritornerà alla fine dei tempi per il giudizio.<br />

Anche per gli indù è un grande iniziatore: Gandhi, il profeta della non violenza, ammetteva<br />

che il suo insegnamento proveniva in gran parte dal Vangelo. Ebbene: Gesù è soltanto un<br />

uomo, sia pure eccezionalissimo?<br />

- Se lo contempliamo più da vicino, senza pregiudizi e senza preconcetti di sorta, troviamo<br />

che Gesù non è soltanto grande, eccezionale, ma che egli è troppo grande, troppo<br />

eccezionale, troppo santo, troppo buono, troppo sapiente, per essere soltanto uomo.<br />

Troppo grande! Fra i cosiddetti « uomini grandi » della nostra storia bisogna far la<br />

riduzione almeno del cinquanta per cento. Tanti si son gabellati per « grandi » mentre non<br />

erano magari che degli armeggioni, o dei filibustieri. Ma anche coloro che meritano di<br />

essere considerati come persone superiori, son « grandi » per qualcosa che hanno detto o<br />

68 At 8,32<br />

69 Mt 11,29<br />

70 BOUSSET, Jesus, Tubinga 1907, p. 72.<br />

71 Cfr Vie de Jesus, cap 28.<br />

72 J. Danielou, O. c., p. 119-120.


hanno fatto di eccezionale. Non sono stati grandi sempre, in tutto e per tutto. La loro vita<br />

ordinaria, la cronaca delle loro giornate è un po' come la vita, la cronaca di tutti, con le<br />

piccolezze e le miserie di tutti. Falsità, egoismi, vanità, piccinerie: quanti difetti anche<br />

nelle vite dei grandi!<br />

Gesù vive una vita semplice e povera come la più povera gente ed è sempre « grande » in<br />

tutto: nel tratto, nel portamento, nei pensieri, nelle parole, nei gesti, nelle azioni: è sublime<br />

dovunque: davanti agli amici ed ai nemici, in pubblico e in privato, di giorno e di notte,<br />

quando le cose gli vanno bene e quando vanno male.<br />

Troppo santo! Santità significa assenza di peccato e comunione con Dio, fino a vivere<br />

sempre più alla sua maniera. Fra i nostri « santi » la maggioranza sono dei « penitenti »,<br />

cioè dei convertiti; e nessuno è riuscito a liberarsi completamente da ogni e qualsiasi<br />

difetto, da imperfezioni. Anch'essi, pur aiutati dalla grazia, hanno dovuto pagare lo scotto<br />

alla natura umana debole, fragile, incostante; e nella misura in cui hanno progredito sulla<br />

via dell'unione, sempre più davanti al Signore si sono sentiti come un « nulla ».<br />

Non così Gesù. Lui solo ha potuto lanciare la sfida: « Chi di voi mi può accusare di<br />

peccato? » (Gv 8, 46). Egli ci insegnerà a pregare così: « Padre nostro... perdona a noi le<br />

nostre offese come noi le rimettiamo ai nostri offensori »; ma Lui, però, non prega così.<br />

Anche sulla croce, quando sta per morire, non dice: Padre, perdonami; bensì: « Padre,<br />

perdona loro perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34). E sempre, in ogni<br />

situazione, talmente vive in comunione col Padre, da poter dire: « Mio cibo è fare la<br />

volontà del Padre mio » (Gv 4, 34). « lo faccio sempre ciò che piace a Lui » (Gv 8, 29).<br />

« Io e il Padre siamo una cosa sola » (Gv 10, 30).<br />

Troppo buono! Noi siamo, istintivamente, più buoni con coloro che sono più buoni con<br />

noi; meno buoni con coloro che lo sono di meno. Saremmo tentati di esser cattivi, di<br />

risponder occhio per occhio con coloro che con noi sono cattivi. Non così Gesù. È buono<br />

con tutti: con gli uomini e con le donne, con i piccoli e con i grandi, con i sani e con i<br />

malati. Ma buonissimo, lo è con i peccatori. Proprio come una mamma che, se ha una<br />

debolezza, l'ha per i figlioli che la fanno maggiormente confondere!<br />

« I farisei e gli scribi mormoravano: " Quest'uomo accoglie i peccatori e mangia con loro "<br />

(Lc 15, 12). Ed era vero; e lo aveva dichiarato, egli stesso, di esser venuto soprattutto per<br />

loro perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati " (Mt 9,12). Proprio<br />

per questo " il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare quelli che erano perduti "<br />

(Lc 19, 10). La Samaritana, la peccatrice, il pubblicano, la donna sorpresa in adulterio,<br />

Pietro, il ladrone crocifisso sul Golgota con lui, Paolo di Tarso, sono altrettanti testimoni<br />

della sua incommensurabile misericordia.<br />

Veramente con Lui « si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore<br />

per gli uomini ». Egli appare come la bontà personificata.<br />

Troppo sapiente! Fra i sapienti non c'è stato nessuno che sia rimasto completamente<br />

immune da errori, nemmeno sui problemi più fondamentali dell'esistenza. Nessuno che sia<br />

stato capace di risolvere i tanti enigmi che la mente scopre e che da sola è incapace a<br />

risolvere... In Gesù non solo troviamo ciò che di bello hanno detto gli altri pensatori<br />

religiosi, ma molto più di quanto si possa trovare in tutti gli altri messi insieme: e tutto<br />

questo senza la minima traccia di errore! Negli scritti dei sapienti si troverà una pagina<br />

viva su cento ormai morte. Nel Vangelo tutto è fresco, tutto è attuale, tutto di... oggi.<br />

Gli altri sapienti, allorché, mossi dal genio, dicono cose sublimi, diventano spesso<br />

complicati, inintelligibili per tutti ad eccezione che per gli iniziati. In Gesù invece si ha il<br />

massimo di sublimità ed il massimo di semplicità; e sempre con un linguaggio e un metodo<br />

da incantare i grandi e da farsi capire perfino dai bambini.<br />

« Fin dove noi riusciamo a comprendere in qualche modo una personalità, possiamo vedere<br />

che l'atteggiamento di Gesù verso Dio e verso la vita differisce dal nostro per la sua<br />

completezza e semplicità... Qualcosa ci porta a credere che, in modo profondo e non del<br />

tutto spiegabile, la sua vita interiore possedeva una perfezione morale unica, tale da


giustificare l'autorità unica che le sue parole portano realmente con sé, nonostante tutte le<br />

limitazioni di tempo e di luogo » 73 .<br />

Davvero Gesù è, nel suo genere, una personalità unica.<br />

Chi è dunque Gesù? È, forse un profeta o è più che un profeta? Che cosa hanno pensato<br />

di lui i suoi contemporanei? Che cosa ha creduto, egli stesso, di essere?<br />

LA RISPOSTA DEI SUOI COTEMPORAEI<br />

l. Nel 50-65 il cristianesimo aveva raggiunto già una straordinaria diffusione. Comunità<br />

cristiane erano sorte un po' dovunque, in tutte le regioni dell'impero romano ed anche oltre<br />

i suoi confini.<br />

Esse si distinguevano dalle altre comunità religiose ebraiche o pagane per la fede, che tutte<br />

quante professavano in Gesù, Messia, Cristo, figlio di Dio, Dio come il Padre, unico<br />

salvatore.<br />

Fatto davvero sintomatico: il primo errore che serpeggia fra i credenti in Cristo non<br />

riguarda la sua divinità, ma la realtà fisica del suo corpo. Come era ammissibile che Dio<br />

potesse unirsi a un corpo materiale, corruttibile, cattivo? Gli gnostici (detti anche doceti,<br />

dal greco dokein = apparire, sembrare) preferirono pensare che Cristo avesse preso un<br />

corpo semplicemente apparente. Per chiarire e approfondire, sul fondamento incrollabile<br />

della resurrezione, la realtà misterica di Cristo-Dio si erano cercati intanto anche dei nomi,<br />

dei « titoli » nuovi con i quali designarlo, chiamarlo e invocarlo. Certamente non potevano<br />

bastare, al di là delle inequivocabili certezze di lui e dei discepoli, gli appellativi che erano<br />

stati dati a Gesù di Nazareth durante il suo pubblico ministero; e tanto meno quelle di<br />

« figlio dell'uomo », che, per misure prudenziali, egli era stato solito usare di preferenza,<br />

Ricorrendo, allora, all'Antico Testamento, le comunità cristiane del tempo apostolico<br />

cominciarono ad attribuire al Risorto tutti i titoli che gli sembrarono utili per mettere in<br />

rilievo la sua identità e che sono: profeta, pontefice, servo di Dio, Messia (o Cristo, dal<br />

greco, che significa la stessa cosa, e cioè: unto, consacrato), figlio di David, Figlio di Dio,<br />

salvatore.<br />

Nessun titolo, né tutti insieme i titoli dell'Antico Testamento, fase preparatoria del Nuovo,<br />

potevano esprimere pienamente il mistero di una personalità unica ed inaudita. Se ciò che<br />

ha preceduto il Cristo era soltanto figura, chi è stato Gesù per la Chiesa apostolica?<br />

Gli autori del Nuovo Testamento usano i titoli suddetti, non si fermano lì, vanno ben oltre;<br />

Gesù di Nazareth non solo è il figlio di Dio genericamente inteso, ma è il Figlio Unigenito<br />

del Padre; non solo è il servo di Dio, ma è il Kyrios, il Signore cioè in senso assoluto, che<br />

nel linguaggio degli ebrei equivale all'impronunciabile Jahvè: è Dio dunque come colui<br />

che lo manda; e, precisamente per questo, è l'unico salvatore totale, l'unico liberatore<br />

integrale.<br />

Una formazione precisa e completa della cristologia primitiva si trova in un inno a Cristo,<br />

forse di origine liturgica giudeo-cristiana, inserito da San Paolo nella lettera ai Filippesi,<br />

scritta verso il 63: « Gesù Cristo, pur essendo di condizione divina, non stimò bottino<br />

di un avaro il suo diritto di essere alla pari con Dio, ma si svuotò di esso, prendendo la<br />

condizione di schiavo, e divenne simile agli uomini. Avendo assunto forma umana,<br />

umiliò se stesso con un'obbedienza che significa morte, anzi morte di croce! Ecco<br />

perché Dio lo esaltò grandemente e gli donò il nome che è sopra ogni nome, affinché<br />

ognuno nel nome di Gesù pieghi il suo ginocchio in cielo, sulla terra e sotto terra e<br />

ogni lingua proclami a gloria di Dio Padre che Gesù Cristo è Signore » (2, 64 1).<br />

Le verità che emergono da questo passo sono: la preesistenza del Verbo e quindi la sua<br />

divinità, l'umiliazione dell'Incarnazione e ancor più della morte, la esaltazione da parte del<br />

73 CH DODD, L’autorità della Bibbia, Paideia, Brescia 1970, p. 245.


Padre, il dominio universale di Cristo, e quindi il nuovo titolo che gli compete; per cui:<br />

« Cristo è Signore »; il che è come dire: Cristo non diventa Dio, ma è Dio!<br />

Una cristologia molto sviluppata è contenuta in un altro inno liturgico utilizzato da San<br />

Paolo nella lettera ai Colossesi del 61-63 per mettere in risalto, con termini che si ispirano<br />

alla descrizione vetero-testamentaria della Sapienza, il primato universale e assoluto di<br />

Cristo sia sul piano della creazione che su quello della redenzione: « Egli è l'immagine del<br />

Dio invisibile, nato dal Padre prima della creazione del mondo: Tutte le cose create in cielo<br />

e sulla terra sono state fatte per mezzo di lui; sia le cose visibili, sia quelle invisibili ... tutto<br />

fu creato per mezzo di lui e per lui. Cristo è prima di tutte le cose e tiene insieme<br />

l'universo. Egli è anche capo di quel corpo che è la Chiesa, è la fonte della nuova vita, è il<br />

primo risuscitato dai morti: Egli deve avere sempre il primo posto in tutto; poiché Dio si<br />

compiacque di far abitare in lui ogni pienezza e di riconciliare a sé, per suo mezzo, tutte le<br />

cose » (1, 15-20).<br />

Il testo non lascia spazio ad alcun dubbio: Cristo non potrebbe affatto essere prima di ogni<br />

tempo, la sorgente e il fine di tutte le cose, la ragione del loro esistere, il mediatore tra Dio<br />

e le sue creature, né riempire della sua presenza creatrice l'universo e della sua potenza<br />

santificatrice la Chiesa, di cui è tuttora il Capo, se, vero uomo, non fosse altrettanto Dio<br />

vero da Dio vero.<br />

Particolarmente importante è questa fede comune, fatta propria, autenticata e testimoniata<br />

da Paolo di Tarso, il quale se, da persecutore che era, si lascia all'improvviso afferrare da<br />

Cristo, che diventa la sua vita, e muore per lui, è proprio perché « sa a chi ha creduto e in<br />

chi ha riposto la sua fiducia » (cfr. 2Tim 1,12).<br />

Un meraviglioso riassunto della teologia cristiana comune all'epoca apostolica si trova pure<br />

nella prima lettera di Pietro, laddove con calore commovente nella sua semplicità, adora in<br />

Cristo l'Agnello senza macchia, predestinato prima della creazione del mondo e<br />

manifestato nella pienezza dei tempi (1Pt 1, 19 s.), colui, che è la pietra angolare scelta e<br />

preziosa (ivi 2, 4), il Salvatore nelle cui piaghe siamo stati guariti e al quale appartiene la<br />

gloria e la potenza nei secoli dei secoli (ivi, 4, 11).<br />

Nella seconda lettera (la cui autenticità è messa in dubbio da alcuni moderni studiosi, ma<br />

che resta sempre un'autentica eredità dell'epoca apostolica) l'apostolo Pietro, nell'indirizzo,<br />

si presenta così: « io, Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, scrivo a voi che dalla<br />

generosità di Gesù Cristo avete ricevuto una fede preziosa come la nostra. La grazia e la<br />

pace siano date a voi con abbondanza, mediante la conoscenza di Dio e di Gesù Cristo<br />

Signore » (1, 1-2).<br />

Testimonianze preziosissime della fede cristiana comune a tutte le chiese dei tempi<br />

apostolici, che hanno alla base la garanzia di testimoni oculari, sono i Vangeli sinottici, di<br />

Matteo, Marco e Luca, scritti prima della rovina di Gerusalemme. Questi tre compendi<br />

catechistici, come già abbiamo avuto modo di dire, anche se non raggiungono la perfetta<br />

uniformità nel dettaglio, presentano, nella loro sostanza profonda, sia pure in rispondenza<br />

ai propri destinatari, ma anche alla propria mentalità e al proprio stile, un identico<br />

messaggio comune; e cioè che Cristo, più che inviato di Dio, è il Messia predetto dai<br />

profeti, compimento dell'Antico Testamento; è il Kyrios, il Signore superiore agli angeli; il<br />

Figlio di Dio riconosciuto come tale dal Padre; la pietra angolare della Chiesa; il Salvatore<br />

misericordioso dell'umanità.<br />

Riflettono la fede comune gli stessi vangeli apocrifi devozionali, la cui convinzione di<br />

fondo è che Cristo è Dio, anche se poi ne annullano spesso la umanità o rendono ridicola la<br />

divinità.<br />

A distanza di pochi anni dagli avvenimenti pasquali, tutta la Chiesa dunque crede nella<br />

divinità di Cristo; ed è proprio questa sua fede che la distingue e la separa dalla religione<br />

ebraica.


2. Come è sorta questa fede universale? E forse il risultato di una lenta evoluzione?<br />

Oppure la fede degli anni 50-60 c'era già prima, agli inizi della Chiesa, anche se in seguito<br />

sarà maggiormente esplicitata e riceverà una formulazione più piena e più perfetta?<br />

La risposta è che la fede in Cristo già era presente nella predicazione kerigmatica, ossia nel<br />

primo lieto annunzio del messaggio cristiano, come si può dedurre dall'inno cristologico<br />

inserito da San Paolo nella lettera agli Efesini e dal libro degli Atti degli Apostoli, che<br />

porta il riassunto dei « discorsi missionari » di Pietro.<br />

Nel primo, tenuto a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste, egli ebbe a dire, fra l'altro:<br />

« Uomini di Israele, ascoltate... Gesù di Nazareth era un uomo mandato da Dio per voi.<br />

Dio gli ha dato autorità con miracoli, con prodigi e con segni. E, stato Dio stesso a<br />

compierli per mezzo di Lui fra voi. E voi lo sapete bene! Quest'uomo, secondo le decisioni<br />

e il piano prestabilito da Dio, è stato messo nelle vostre mani e voi, con la complicità di<br />

uomini malvagi, lo avete ucciso inchiodandolo a una croce. Ma Dio lo ha fatto risorgere<br />

liberandolo dal potere della morte... e noi tutti ne siamo testimoni. Egli è stato innalzato<br />

accanto a Dio e ha ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che era stato promesso. Ora egli ci<br />

dona quello stesso Spirito, come anche voi potete vedere e udire... Tutto il popolo di<br />

Israele deve saperlo con certezza: questo Gesù, che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto<br />

Signore e Messia » (2, 2-24. 32-33. 36). Il contenuto del primo approccio con gli ebrei ha<br />

per oggetto direttamente il problema se Gesù è veramente il Messia; però, mentre si<br />

adducono le ragioni della sua messianità, già si cerca di insinuare che egli è molto più che<br />

l'uomo particolarmente scelto e consacrato Messia. Dio lo ha fatto Kyrios, « Signore » in<br />

senso biblico; tanto è vero che « è esaltato alla destra del Padre (quindi con pari dignità e<br />

potenza) ed « effonde lo Spirito Santo, sì da esser davvero - come affermerà Pietro nel<br />

secondo discorso - il Santo ed il Giusto » per eccellenza (At 3, 14), «l'autore della vita »<br />

(3, 15), per cui « in nessun'altro vi è salvezza all'infuori che in Lui » (4, 12), « posto come<br />

giudice dei vivi e dei morti » (10, 42).<br />

Per i primi banditori del Kerygma, se anche la cosa più urgente è la dimostrazione della<br />

messianità di Gesù, la fede nella sua divinità è la corrente sotterranea di tutta la loro<br />

predicazione. Annunciando il Cristo agli ebrei, che credono in un'unica persona divina, la<br />

nuova comunità cristiana, per non urtare in partenza e non esser tacciata di bestemmia,<br />

evita di chiamarlo esplicitamente Dio. Tuttavia le affermazioni sulla divinità di Cristo sono<br />

già sufficientemente chiare e diventano ancor più significative quando si pensi che<br />

generalmente provengono da giudei, i quali erano rigorosamente monoteisti e, per questa<br />

loro fede, non è pensabile che abbiano creato il mito di Cristo-Dio.<br />

« Supporre che in un ambiente ebraico un uomo abbia potuto esser scambiato per Jahvé e<br />

come tale adorato, e per giunta non al termine di una lunga serie di generazioni, ma ...<br />

pochi anni dopo la sua morte infamante, significa non conoscere davvero nulla di un<br />

giudeo » 74 .<br />

Del resto, i discepoli come avrebbero potuto inventare questo personaggio così umano e<br />

così divino, originalissimo, unico? E come, di fatto, si può dire che lo hanno inventato se il<br />

Cristo rimase per essi un segreto impenetrabile fino a che i loro occhi non furono aperti<br />

dallo Spirito Santo?<br />

Una sola conclusione è possibile: la fede comune nella divinità di Cristo, per essere<br />

obiettivamente spiegata, va ricondotta alla sua sorgente, ovverosia alla diretta<br />

testimonianza di Lui medesimo.<br />

I « titoli » attribuiti a Gesù della Chiesa primitiva hanno un solido fondamento in Gesù<br />

stesso, nelle sue parole, nelle sue opere, in tutto il suo comportamento.<br />

74 I Vangeli e la storia di Gesù, Roma 1967, p. 374


LA COSCIEZA DI GESÙ<br />

Se Gesù è veramente il Messia e il Figlio naturale di Dio, così come crede la Chiesa delle<br />

origini, certamente egli fin dalla giovinezza deve averne avuto coscienza per primo, anche<br />

se questa è andata crescendo e maturando con l'età, in modo da farsi, sempre più, certezza<br />

assoluta all'inizio della vita pubblica, dopo il Battesimo (cfr. Mc 1, 9 e par.).<br />

Gli studiosi si domandano oggi se ciò che appare teologicamente certo sia anche<br />

storicamente dimostrabile. Con i documenti, cioè, che possediamo, è possibile, applicando<br />

ad essi il metodo dell'indagine scientifica, offrire una dimostrazione rigorosa della<br />

convinzione, che dovette avere Gesù di essere più che un uomo, l'ambasciatore del cielo,<br />

Dio come il Padre che lo manda?<br />

Come già abbiamo messo in rilievo, prima dei Vangeli scritti si è avuto il Vangelo orale,<br />

ossia la riflessione e la predicazione primitiva alla luce della Pasqua, I fatti e i detti della<br />

vita di Cristo non sono stati, a questa luce, né inventati, né travisati; però sono stati<br />

approfonditi, « interpretati », applicati, narrati insomma, come può essere consentito a chi<br />

non intende fare il cronista, né propriamente lo storico, ma bensì il predicatore, il<br />

catechista.<br />

Per le prime generazioni cristiane, esprimere, in un senso più pieno, quanto il Cristo prepasquale<br />

aveva fatto e aveva detto, proiettandovi sopra la luce della Pasqua, tutt'altro che<br />

deformare il Vangelo, voleva dire comprenderlo meglio. Ora tutto questo, se è<br />

legittimo ed è anche bello, rende tuttavia difficile la ricostruzione letteraria di ciò che il<br />

Cristo « storico » ha « storicamente » affermato.<br />

La critica giustamente si chiede fino a che punto, in certi testi, vi abbia lasciato un segno la<br />

fede più matura delle prime generazioni. Per cui, oggi, una migliore impostazione di<br />

metodo, anziché partire da certe affermazioni fin troppo chiare, in ognuna delle quali<br />

sarebbe però difficile individuare elementi genuini dagli eventuali apporti ecclesiali,<br />

preferisce partire dalla testimonianza globale che viene dal Vangelo o, come direbbe<br />

P. Leon Dufour, dal « significato di insieme del messaggio e del comportamento di<br />

Gesù » 75 .<br />

Gesù effettivamente è tutto nel suo messaggio e nella sua azione: la sua coscienza si rivela<br />

più in questi suoi atteggiamenti di fondo che in tutti i titoli dei quali si è fregiato o avrebbe<br />

potuto fregiarsi. Soltanto dopo esserci resi conto di questa testimonianza globale, potremo<br />

passare alle dichiarazioni implicite ed esplicite, le quali, così inquadrate, non appariranno<br />

più come qualcosa di « aggiunto », ma come una conseguenza naturale dell'attività e del<br />

messaggio di Cristo.<br />

1. L'AUTORITÀ DI GESÙ<br />

Una cosa che colpisce subito, leggendo attentamente i vangeli, è che Gesù, mite ed umile<br />

di cuore, che rifugge gli onori ed è amico della povera gente e dei bambini, quando insegna<br />

o agisce, lo fa «come uno che ha autorità » (Mc 1, 22); tanto che gli ascoltatori «rimangono<br />

sbalorditi e si chiedono l'un l'altro: che succede? Questo è un insegnamento nuovo! »<br />

(Mc 1, 27).<br />

a) La straordinaria autorità di Gesù si rivela anzitutto nel tono della sua predicazione, così<br />

diverso da quello dei profeti e degli scribi (cfr. Mt 7, 28-29).<br />

I profeti parlavano in nome e per autorità di Dio intercalando spesso il loro discorso, quasi<br />

a giustificare quello che vanno dicendo, con frasi come queste: « Il Signore mi disse »;<br />

«Mi fu rivolta questa parola del Signore »; « Oracolo del Signore », ecc.<br />

Gesù parla a nome proprio, come colui che è compreso di essere la « bocca di Dio », la<br />

« voce di Dio »: « Fu detto agli antichi ... ma io vi dico ... ».<br />

Significativo questo uso enfatico dell'« io », sia quando predica come quando compie segni<br />

miracolosi (« Io vi dico », « Io voglio », « Io sono », « Sono io »). Esso, che è senza<br />

75 X. LEON-DUFOUR, I Vangeli e la storia di Gesù, Roma 1967, p. 374.


paralleli nell'ambiente dell'epoca di Gesù, riveste serie garanzie di storicità ed attesta che<br />

egli ha coscienza di esser la presenza della Parola di Dio tra gli uomini.<br />

Un'altra espressione, che non trova riscontro nella letteratura dell'antico giudaismo e quindi<br />

senza alcun dubbio autentica, è l'Amen che noi traduciamo: « in verità (vi dico) » e che<br />

significa « certamente », « sicuramente ». Mentre l'Amen veniva sempre usato come<br />

approvazione in fondo ad un discorso e a conclusione di una preghiera, Gesù invece lo usa<br />

come rafforzativo a inizio di frase per porre in risalto il suo potere: quanto egli sta per dire<br />

è lui che lo dice e, proprio per questo, è vero in senso assoluto; sicché egli può<br />

tranquillamente affermare: « il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non<br />

passeranno » (Mt 13, 21).<br />

b) L'autorità di Gesù si manifesta pure nelle sue azioni: nei gesti di potenza sui demoni, dai<br />

quali libera tanta povera gente (cfr. Mc 5, 1-20; Mt 12, 22 ss.; Mc 9, 14-29, ecc.); nei<br />

miracoli che compie in un modo e con uno spirito, ben diversi da chi si sente soltanto<br />

strumento di un carisma divino. Gesù opera i miracoli più strepitosi con una sicurezza<br />

assoluta, ma con altrettanta sobrietà, nella maniera più semplice e naturale. Basta una<br />

parola (Mc 1, 41), un tocco di mano (1, 31), il contatto con le sue vesti (5, 28); e sempre è<br />

come se emanasse da lui una « forza » inarrestabile (Mc 5, 28; Lc 5, 27): i ciechi vedono, i<br />

sordi odono, risorgono a vita nuova i morti.<br />

Che dire poi della disinvoltura con la quale interviene sulla natura, e subito obbediscono i<br />

venti e il mare?<br />

c) L'autorità di Gesù si manifesta infine nei rapporti con gli altri, attraverso: gli imperativi<br />

di sequela ai discepoli; la facilità con cui chiude la bocca ai nemici (Mc 12, 34); il<br />

comportamento verso quanti incontra e dei quali conosce i segreti e scopre i pensieri più<br />

intimi.<br />

2. Al centro della sua missione e del suo messaggio<br />

Oltre la piena autorità, una seconda cosa che colpisce in Gesù è la sua persona che pone al<br />

centro della propria opera e della Rivelazione. I profeti indicano la via della salvezza;<br />

Gesù dice di esser la via (Mc 8, 38).<br />

I profeti portano il messaggio e spariscono; Gesù è al centro, è il centro del sua messaggio<br />

(Mt 16, 16: « Chi crede in me, sarà salvo; chi non crede sarà condannato »; Mt 18, 6: « Se<br />

qualcuno scandalizzasse uno di questi piccoli, che credono in me, sarebbe meglio per lui<br />

che gli fosse appesa al collo una macina da asino e venisse sommerso nel fondo del<br />

mare »): Lui, che comanda di amare Dio con tutte le forze, esige di essere amato al di<br />

sopra di tutto e di tutti (Mt 10, 37: « Chi ama il babbo e la mamma più di me, non è degno<br />

di me; e chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me »).<br />

Per esser suoi veri discepoli fino in fondo occorre abbandonare ogni cosa (Lc 14, 33: « Chi<br />

non rinuncia a quanto possiede, non può esser mio discepolo »).<br />

Anche nel prossimo bisogna vedere sempre Lui ed amare Lui (Mt 25, 40 ss.: « Quello che<br />

avete fatto a uno dei fratelli, l'avete fatto a me »). E solo amando Lui che si può ottenere il<br />

perdono dei peccati (Lc: 4, 47: « A chi poco ama, poco è perdonato »); è rinunciando a<br />

tutto per Lui che si ha la vita eterna (Mt 19, 29); come, sopportando la persecuzione per<br />

Lui, si è beati (Lc 6, 22; Mt 5, 1 11) e, sacrificando la vita, si trova la vita (Lc 9, 24; Mt 20,<br />

39). Gesù dunque mette se stesso al centro di tutto, ovverosia si colloca al livello di Dio.<br />

Donde le straordinarie pretese personali che avanza: Egli è più di Salomone; al disopra di<br />

Giona (Mt 12, 41); più di David, del quale anzi è il Signore (Mc 12, 35-37). Giovanni<br />

Battista, che pure è « il più grande tra i nati di donna », non è altro che, una lucerna ardente<br />

e splendente mandata prima di lui a spianargli la via (Mt 11,11). Gesù è più grande del<br />

tempio (Gv 2, 1.8-21). Anche gli angeli gli sono inferiori: sono infatti « suoi » ed, ai suoi<br />

ordini, sono le loro legioni (Mt 26,53).<br />

. La consapevolezza della propria trascendenza emerge particolarmente in due momenti:<br />

quando interviene per modificare la Legge e per perdonare i peccati. I profeti e i rabbini si


limitavano a richiamare e a interpretare la Legge. Gesù invece si mette alla pari del<br />

legislatore, ossia di Dio; e ne modifica e perfeziona le disposizioni, interiorizzandola e<br />

sublimandola con il,precetto dell'amore, dopo aver contestato le minuziose prescrizioni<br />

giudaiche che ne regolavano l'adempimento. Addirittura si dichiara « Signore anche del<br />

sabato », che è per eccellenza il giorno, dedicato a Dio (Mc 2, 28).<br />

Sappiamo che solo Dio può rimettere i peccati; e Gesù, pur sapendo di provocare uno<br />

scandalo, rimette a nome proprio i peccati (Mc 2, 10: « Affinché sappiate che il Figlio<br />

dell'uomo ha il potere di rimettere i peccati … dico a te - disse al paralitico - alzati, prendi<br />

il tuo letto e vattene a casa tua »).<br />

Soltanto Dio sarà il giudice supremo della storia; e Gesù dice che presiederà il giudizio<br />

finale, che «.verrà con i suoi angeli nella maestà del Padre suo e renderà a ciascuno<br />

secondo le sue opere » (16, 27).<br />

3. L'AUTOCOSCIEZA DI GESÙ<br />

Il comportamento di Gesù, il suo insegnamento e il suo modo di agire, non si spiegano se<br />

egli non avesse avuto coscienza del proprio essere misterioso e della sua missione. Ora ...<br />

quando e come Gesù ha manifestato questa sua consapevolezza? È proprio vero che Gesù -<br />

come vogliono i pochi fedelissimi a Bultmann -, prima dell'evento pasquale, non avrebbe<br />

detto niente di esplicito circa la propria identità?<br />

Fra i « titoli messianici », con cui è stato designato in seguito dai discepoli, quali sono<br />

quelli che lui stesso si è attribuito, o che almeno, pur rettificandoli, ha accettato?<br />

A apertura di libro, sembrerebbe che fossero fin troppe le dichiarazioni esplicite di Gesù<br />

circa la sua messianità (cfr. Mc 9,41; Mt 16,16-17; 23,10; Gv 4,25,30; 8, 58.10, 30.38,<br />

ecc.). Se non ché, molti studiosi, anche fra i cattolici, pensano che certe espressioni non<br />

siano uscite dalle labbra di Gesù, ma si debbano all'opera redazionale dell'evangelista che<br />

narra i fatti pre-pasquale con la lente di ingrandimento della Resurrezione di Cristo, la<br />

quale gli consente una integrazione di senso a ciò che la precede.<br />

Per la verità, dobbiamo riconoscere che Gesù è stato molto sobrio e reticente a riguardo<br />

della propria identità, sia perché prima di tutto gli premeva il regno di Dio; poi perché egli<br />

era Messia in ben altro senso da come lo pensavano e lo aspettavano gli ebrei; ma<br />

soprattutto perché era più che messia, era la realtà più inimmaginabile: Dio da Dio!<br />

Per non esser frainteso e per non essere impedito nello svolgimento della sua missione, ha<br />

dovuto fare uso di una grande prudenza. Egli che in astratto avrebbe potuto affermare<br />

apertamente di essere Dio, mai ha rinunciato alla sua discrezione. Pur manifestando<br />

progressivamente la propria identità, l'espressioni da lui usate non hanno la chiarezza<br />

folgorante che avremmo desiderato. Lo ha fatto con allusioni, con insinuazioni, con<br />

dimostrazioni velate, le quali, se anche lasciano sussistere una zona di mistero, sono<br />

talmente cariche di significato e di valore da non lasciare dall'altra parte che l'ombra del<br />

pregiudizio o preconcetto.<br />

Cominciamo dai « titoli » messianici.<br />

Un titolo, che Gesù non si è direttamente attribuito, è quello di « Messia » che pure era<br />

corrente nel mondo giudaico dell'attesa e che si ritrova anche in alcuni apocrifi (salmi di<br />

Salomone, primo libro di Enoch, testi di Qumràn).<br />

Se non ha fatto uso di questo titolo è perché era stato distolto dal vero senso, datogli dai<br />

profeti; per cui avrebbe potuto dar luogo facilmente ad equivoci. Tuttavia, del Messia o<br />

Cristo, Gesù stesso si è attribuito le funzioni e le prerogative in tale pienezza non solo da<br />

incarnarne la figura secondo il disegno dei profeti, ma da trascenderla di continuo.<br />

Comunque, nei vangeli ci sono due testi sicuri nei quali Gesù accetta e ratifica il titolo di<br />

Messia: 1) la prima volta,, quando a Cesarea di Filippo esso gli viene dato da Pietro, che,<br />

rispondendo alla sua domanda « voi chi dite che io sia? », esclama: « Tu sei il Messia, il<br />

Cristo » (Mc 8, 29). Non appena accettata la confessione di Pietro, il Maestro però si<br />

affretta a raccomandare ai discepoli « di non parlare di lui a nessuno » (Mc 8, 30), e a


correggere l'idea sbagliata, che loro hanno della sua missione: lui dovrà « tanto soffrire ... e<br />

poi venire ucciso » (Mc 8, 31); 2) quando Caifa durante il processo davanti al Sinedrio gli<br />

chiede: « Sei tu il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? »; e lui risponde: « Sì, sono<br />

io » (Mc 14, 61-62). Accettato l'appellativo di « Cristo », subito si affretta, anche in questo<br />

caso, a precisarne il senso: « e vedrete il Figlio dell'uomo seduto accanto a Dio<br />

onnipotente. Egli verrà fra le nubi del cielo! » (Mc 14, 62). Praticamente, innalza l'idea del<br />

Messia allo stesso livello di Dio.<br />

Una dichiarazione implicita da parte di Gesù di essere il Cristo, cioè l'Unto, il consacrato di<br />

Dio, si era già avuta avanti, quando, nella Sinagoga di Nazareth, dopo aver letto davanti a<br />

tutti il vaticinio di Isaia 61, 1: « Lo Spirito del Signore Jahvè è sopra di me; per questo mi<br />

ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,<br />

ecc. », disse: « Oggi si è avverata per voi che mi ascoltate questa profezia » (Lc 4, 16-21).<br />

Un altro titolo messianico affine, che Gesù non si è applicato da sé ma che ha accettato<br />

nell'entrata solenne in Gerusalemme, è « Figlio di David » (Mt 21, 9-11), a cui la folla<br />

grida « osanna »; però correggendone, anche qui, il significato: per far capire che egli è<br />

l'umile re di un regno non politico ma spirituale, ha preso, per cavalcatura, un asinello.<br />

Gesù non si è mai applicato direttamente neppure il titolo messianico di « servo del<br />

Signore »; però, durante l'ultimo viaggio a Gerusalemme, ha alluso alla profezia di Isaia<br />

53, 12 e ha cercato di far comprendere la passione ormai prossima come qualcosa che si<br />

deve compiere perché rientra nella volontà di Dio, espressa nelle Scritture (cfr. Lc 18,<br />

31-34).<br />

Un'altra allusione e identificazione di se stesso col « servo del Signore » Gesù la fa<br />

quando, nell'istituzione dell'Eucarestia, parla della nuova alleanza nel suo sangue<br />

(Lc 22,20), offerto per la salvezza di tutti gli uomini (Mc 14, 24).<br />

Se dunque Gesù non fa propri i titoli messianici dell'Antico Testamento, questo non<br />

significa che egli non si credesse il Messia. La sua tacita accettazione della confessione di<br />

Pietro e la sua aperta risposta a Caifa non lasciano alcun dubbio al riguardo. Quanto alla<br />

sua messianicità, egli non dice di più perché è infinitamente più che Messia; e perché non<br />

intende minimamente abbassare la sua missione al livello di una salvezza nazionalistica.<br />

soltanto socio-politica.<br />

L'espressione, di cui Gesù si è servito di più per indicare la propria personalità e missione,<br />

è « Figlio dell'Uomo », che si trova esclusivamente nei quattro Vangeli per ben 82 volte.<br />

Nessuno si è mai rivolto a Gesù con questo titolo: né quando lui era in vita, né dopo, per<br />

ricordarlo o pregarlo.<br />

Gesù lo ha preferito ad altre espressioni e solo lui lo ha usato. Cose che resterebbe<br />

veramente inspiegabile se, fra i detti autentici del Signore, mancasse quello in cui Gesù si<br />

chiama « Figlio dell'uomo ».<br />

Qual è dunque il senso di questo strano e misterioso titolo?<br />

Di per sé, può significare semplicemente un « figlio d'uomo », cioè l'uomo in genere,<br />

anche se, stando al testo greco, che porta l'articolo determinativo, dovremmo tradurre<br />

« il figlio dell'uomo ». Nel modo in cui lo usa, sembra quindi che Gesù intenda designare,<br />

con velata allusione al libro di Daniele (7, 13 ss.), se stesso nelle vesti di quel personaggio<br />

particolare che sulle nubi del cielo, nell'esercizio pieno della sua sovranità, tornerà a<br />

giudicare la storia (cfr. Mt 8, 38; Me 13, 36).<br />

Proprio di sé, in quanto « Figlio dell'Uomo », Gesù predice la passione ma anche la<br />

resurrezione; manifesta l'umile condizione (Mt 8, 18-20), ma, al tempo stesso, anche gli<br />

straordinari poteri divini: da quello di giudice universale a quello di legislatore superiore<br />

alla Legge mosaica e « Signore del Sabato » (Mc 2, 28), da quello di rimettere i peccati<br />

(Me 2,10; Lc 7, 36-50) a quello di « sedere alla destra di Dio onnipotente » (Mc 14, 42),<br />

ovverosia di essere in dignità e potenza alla pari con Dio.<br />

Un altro titolo, con il quale i critici cominciano ad ammettere che Cristo si sia qualificato,<br />

è: « Figlio di Dio ».


Testimoniato già negli Atti (9, 20), lo troviamo frequentemente in San Paolo e nei sinottici;<br />

più tardi, in senso forte, come autodesignazione, in San Giovanni (5, 25, 10, 36; 11, 4; 3,<br />

16. 18). E la più chiara ed esplicita affermazione del Nuovo Testamento sulla divinità di<br />

Gesù. Egli non dice mai, in forma diretta, in prima persona: « io sono il figlio di Dio »,<br />

come ci sarebbe da aspettarsi se la comunità primitiva fosse creatrice del titolo; però lo<br />

accetta e cerca di farne capire il vero significato. I testi che contengono affermazioni di<br />

Gesù sulla sua filiazione divina sono di due serie: quelli nei quali si rivolge a Dio<br />

chiamandolo « Padre mio », e quelli nei quali manifesta se stesso come Figlio.<br />

a) Alla prima serie appartiene l'invocazione fatta nell'orto del Getsemani con una parola,<br />

che Gesù usa in un modo assolutamente originale: « Abbà, mio papà, tutto è possibile a te,<br />

allontana da me questo calice di dolore » (Mc 14, 36). L'invocazione a Dio come Padre non<br />

si trova mai nell'Antico Testamento. Nel Nuovo Testamento appare tre volte: una volta in<br />

Marco, nel passo citato; due in Paolo (Rom 8, 15 e Gal 4, 6). « I due testi paolini sono un<br />

argomento decisivo a favore dell'autenticità del termine usato dal Signore, perché senza il<br />

riferimento alla sua autorità non se ne spiegherebbe l'uso, nella chiesa primitiva, in<br />

comunità greche e latine. D'altronde, siccome nella lingua usata da Gesù non si dà altro<br />

modo di tradurre l'espressione: " Padre, padre mio " all'infuori di Abbà, è da supporre che<br />

sotto i termini greci patér, patèr mou, adoperati nei Vangeli in riferimento a Dio non meno<br />

di 170 volte, fatta eccezione del grido sulla croce, in cui cita il Salmo 21 alla lettera, ci sia<br />

stato sempre l'originale aramaico Abbà » 76 .<br />

Abbà è il termine aramaico familiare, con il quale i figli sono soliti chiamare il loro babbo;<br />

ma nessun uomo mai avrebbe osato invocare Dio con tanta confidenza e familiarità. E, la<br />

prima volta che un giudeo lo invoca così. « Abbà » è la prova che non c'è alcuna distanza<br />

fra il Padre e il figlio; dimostra che egli vive allo stesso livello del Padre. Proprio perché il<br />

suo rapporto con il Padre è unico e lo distingue essenzialmente da coloro che sono figli di<br />

Dio soltanto per adozione, non dice mai « Padre nostro », includendo insieme se stesso e<br />

tutti noi; ma dice « Padre mio » (Mt 7, 21; 10, 32-33; Lc 2, 49; 22, 29; 24, 49) e « Padre<br />

vostro » (ad esempio, Mt 5, 16-45. 48), come, prima dell'ascensione, affermerà: « Io salgo<br />

al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro » (Gv 20, 17).<br />

b) Fra i testi della seconda serie, nei quali Gesù manifesta la sua coscienza filiale, i<br />

principali sono: la parabola della vigna e dei vignaiuoli omicidi, ai quali il padrone mandò,<br />

per ultimo, il proprio figlio « prediletto », cioè unico (Mc 12, 1-12), che è figura di Cristo;<br />

e il così detto « sermone escatologico » in cui, rispondendo alla domanda dei discepoli<br />

circa il tempo e il modo della fine del mondo, dichiara: « Circa quel giorno e quell'ora,<br />

nessuno sa alcunché, né gli angeli in cielo, né il Figlio, ma soltanto il Padre » (Mt 24, 36).<br />

Gesù è dunque superiore agli angeli; si sente Figlio di Dio in maniera unica, diversa da<br />

quella di tutti gli altri; ha una conoscenza del Padre che è uguale a quella che il Padre ha di<br />

lui, piena, cioè, ed adeguata. In altri termini Gesù Cristo trascende tutto l'ordine della<br />

creazione, si mette alla pari con Dio, condivide la vita dei Padre. Fa, insomma;delle<br />

affermazioni che sarebbero veramente inconcepibili se non fosse convinto di essere Dio<br />

come il Padre.<br />

Come si può vedere, anche per la questione fondamentale della autocoscienza di Gesù, le<br />

parole e i fatti, le sue dichiarazioni e il suo comportamento, il suo modo di parlare e il suo<br />

modo di agire, mirabilmente convergenti, si spiegano e si integrano a vicenda. E sono<br />

immensamente più significativi e dimostrativi che se, un giorno, il Signore avesse fatto,<br />

sulla sua identità, una solenne dichiarazione... dogmatica, quasi potesse bastare un<br />

enunciato per cogliere il fondo della sua personalità.<br />

E riflettendo sul modo di parlare e di agire di Gesù di Nazareth, visti alla luce della sua<br />

resurrezione, che i discepoli hanno scoperto il suo mistero: un'idea e realtà sorprendente,<br />

originalissima, tanto nuova e così bella che soltanto Dio poteva pensarla e realizzarla.<br />

76 B. FORTE, Gesù di azareth, Ed. Paoline, Roma 1981, pp. 204-205.


Già 20-25 anni dopo la morte del suo Fondatore, tutta la Chiesa dunque crede e proclama<br />

che Cristo è Dio. Supposto anche che i titoli cristiani, in quanto tali, siano nella loro quasi<br />

totalità espressione della fede post-pasquale, « il loro fondamento è senza dubbio nella<br />

storia di Gesù precedente la pasqua; manca l'espressione, ma c'è il contenuto» 77 . « La<br />

pretesa di Cristo, presente implicitamente in tutto il suo agire e non solo nel suo<br />

messaggio, precede la fede dei discepoli » 78 .<br />

Fatto davvero sintomatico: mentre tanti titoli correnti all'epoca di Gesù sono stati<br />

abbandonati. compreso quello di « figlio dell'uomo », da Lui preferito, i titoli che restano,<br />

tuttora onnipresenti, sono: Cristo (nel senso che trascende quello predetto dai profeti),<br />

Salvatore, « Figlio di Dio », « Figlio Unigenito del Padre », e, affine e in parte sinonimo,<br />

Kyrios, o « Signore », che ricorre 184 volte in S. Paolo, e che è forse l'espressione più alta<br />

per designare il Cristo morto e risorto, in quanto nella versione greca della Bibbia, usata al<br />

tempo di Gesù e detta dei Settanta, questo vocabolo risponde al nome di Dio (Jahvè), che<br />

dagli ebrei non poteva esser pronunciato.<br />

Per quanti mutamenti di pensiero e di lingua si possano immaginare, certi titoli e concetti,<br />

in quanto esprimono in modo unico e insostituibile il contenuto della nostra fede,<br />

resteranno come già nei duemila anni passati, vivi per sempre.<br />

Concludendo, è indubitabile la continuità tra Gesù di Nazareth e il Cristo della fede. Il<br />

Cristo-Dio non è stato inventato dai discepoli; non lo ha creato la Chiesa primitiva. E stato<br />

Lui stesso che, per primo, ha avuto la piena consapevolezza della sua misteriosa<br />

personalità.<br />

Dalle allusioni, di cui sono pieni i testi evangelici, è facilmente deducibile la sconvolgente<br />

pretesa, che Gesù ha di essere il « Figlio di Dio », che però è uguale al padre, partecipa dei<br />

suoi segreti, della sua potenza, del suo amore misericordioso e, come Lui, è signore della<br />

vita e della morte.<br />

Nessun altro nella storia, né fra i profeti, né fra i fondatori di religioni, né fra i re, ha avuto<br />

l'ardire di affermare altrettanto. Soltanto Gesù Cristo ha rivelato progressivamente di essere<br />

Dio come colui che lo ha mandato. Si noti, con la singolarità, ancor più la gravità di questa<br />

affermazione. Essere Dio è come dire che Lui è il Tutto, l'Onnisciente, l'Onnipotente,<br />

l'Assoluto, l'Eterno, col quale dobbiamo regolare i nostri rapporti.<br />

Di fronte al messaggio cristiano inaudito, misterioso, provocante, la reazione dell'uomo<br />

d'oggi è quella che fu già dell'antico giudeo: vuol vedere dei segni (Gv 6, 30-31). Prima di<br />

correre l'avventura della fede, vuol sapere in chi ripone la propria fiducia; vuole assicurarsi<br />

se veramente Dio è entrato nella nostra storia e se Cristo ne è l'autentica manifestazione.<br />

Vuol rendersi conto se l'affermazione centrale del Cristianesimo su Dio presente e<br />

manifestato in Gesù Cristo è non solo accettabile e intelligibile, ma se ha un significato per<br />

l'uomo d'oggi, per la propria comprensione e realizzazione.<br />

Quali dunque i segni, che Cristo offre a noi, oggi, perché gli crediamo.<br />

IL PRIMO SEGO<br />

Se Cristo è davvero Dio in mezzo a noi, i segni non sono - come nella vita di un profeta o<br />

di un santo - qualcosa di esterno a lui e alla sua rivelazione; ma il primo segno, il più<br />

fondamentale e centrale, da decifrare, è Lui stesso.<br />

Proprio qui sta la specificità della Rivelazione cristiana, come ha messo in rilievo il<br />

Vaticano II nella Dei Verbum, dove presenta il Cristo che è insieme Pienezza della<br />

Rivelazione e Segno per eccellenza della Rivelazione, il Segno che manifesta Dio e che si<br />

manifesta come Dio, attraverso la realtà della sua vita, sono le parole e con le opere (n. 4).<br />

Tutti i segni particolari, che consentono di identificarlo, non sono che una emanazione, una<br />

irradiazione multiforme di Lui.<br />

77 J. JEREMIAS, Teologia del uovo Testamento, p. 286.<br />

78 W. PANNENBERG, <strong>Cristologia</strong>, p. 50.


Il Cristo si rivela « attraverso le sue opere » (particolarmente i miracoli e soprattutto la<br />

resurrezione); ma in esse - vi è il dispiegamento di tale e tanta potenza, da attestare che nel<br />

Cristo agisce la potenza stessa di Dio.<br />

Il Cristo si rivela « con le sue parole »; ma nel suo insegnamento vi è tale e tanta sapienza,<br />

elevatezza e consonanza col mistero di Dio e col mistero dell'uomo, da dover concludere<br />

che quello è l'insegnamento stesso del Padre.<br />

Il Cristo afferma l'amore del Padre; ma nei suoi gesti di misericordia e di perdono,<br />

nell'atteggiamento verso i peccatori, nel dono totale di sé, vi è tanto e tale amore, da dover<br />

concludere che nell'amore di Cristo abbiamo conosciuto l'amore del Padre.<br />

E Cristo, che si rivela attraverso le sue parole e le sue opere, è contemporaneamente<br />

presente nelle sue parole e nelle sue opere. Tutti i segni, dunque, che da Lui emanano, a<br />

Lui si riconducono.<br />

1 segni della Rivelazione (la potenza, la sapienza, la bontà, l'amore di Cristo), che sono<br />

come altrettanti raggi scaturiti da una stessa sorgente di luce, il Cristo-Dio, in fondo non<br />

sono che il Cristo stesso nello splendore. della sua potenza e della sua manifestazione al<br />

mondo.<br />

Se ci si ferma allo splendore dei segni parziali, ancor meno si decifra il segno totale, la<br />

Persona, alla quale essi rimandano, che è Cristo-Dio.<br />

Secondo il Concilio, tutta la vita e l'attività di Cristo si presentano come un'epifania del<br />

Figlio nella carne. Se riconosciamo vera la spiegazione, che il Cristo ha dato del Mistero<br />

della sua Persona, tutto si chiarisce e diventa intelligibile: e la sintesi, che opera in sé, di<br />

figure apparentemente irriducibili fra loro, e i paradossi della sua personalità... e<br />

l’irradiazione complessa di potenza e sapienza e santità che si manifesta in Lui... Pienezza<br />

di significato... Pienezza d'amore... Se invece il Cristo non è quello che ha detto di essere,<br />

egli è il più grande enigma di tutti i tempi, un inintelligibile sussistente. E tuttavia bisogna<br />

ammettere che questo enigma è il fulcro della storia del mondo da duemila anni .<br />

Un altro elemento importante è che Gesù era una persona TRIITARIA,<br />

quindi una persona che vive nella trinità insieme al Padre e allo Spirito<br />

Santo una stessa natura divina.<br />

Capire la persona Gesù ci aiuta a capire meglio la nostra persona, perché siamo fatti ad<br />

immagine di Dio, cioè solo scoprendo la persona di Gesù possiamo capire che ognuno di<br />

noi è chiamato a vivere in questa relazionalità trinitaria.<br />

Chi non conosce Gesù non può conoscere se stesso, perché Gesù è il rilevatore del Padre,<br />

ma è anche il rilevatore dell’uomo all’uomo. Gesù svela all’uomo la sua vera immagine.<br />

Ecco perché la rivelazione del Cristo assume un valore universale.


SCIEZA FEDE<br />

SCIEZA SCIEZA<br />

DIVIA UMAA<br />

Quale conoscenza o scienza aveva Gesù delle modalità<br />

E contenuti e circostanze del disegno divino del Regno<br />

Tommaso: scienza scienza scienza<br />

visio infusa sperimentale<br />

beatifica acquisita<br />

UOMO<br />

GESÙ<br />

COCETTI<br />

DISEGO<br />

DIVIO<br />

DEL PADRE<br />

SUL REGO<br />

RES<br />

SOSTAZA<br />

VERITÀ


PHATASMA<br />

ASTREA PER VIA LOGICA LA RES (VERITÀ) ARTICOLADO I COCETTI<br />

CO IDUIZIOI E DEDUZIOE<br />

VISIO BEATIFICA<br />

Gesù vedeva immediatamente il Padre e percepiva se stesso come il Figlio e prendeva<br />

coscienza della sua missione (propria di coloro che sono nella gloria).<br />

SCIEZA IFUSA<br />

Riceveva dall’alto le specie intellegibili e conosceva tutto in modo straordinario (Storia<br />

della salvezza)<br />

SCIEZA SPERIMETALE<br />

Percepiva e conosceva con gradualità eventi e realtà umane. Altri (pericolo di docedismo)<br />

I teologi tra cui S. Tommaso, distinguono i tra i vari tipi scienza ne distingue tre:<br />

1. VISIO BEATIFICA: e la conoscenza di cui godono i santi, cioè quella scienza di chi<br />

vede faccia a faccia la verità (visione dei beati).<br />

2. SCIEZA IFUSA: è quella scienza di cui godono gli angeli. Una conoscenza che<br />

non deriva dall’esperienza, ma deriva da un dono dall’alto.<br />

3. SCIEZA SPERIMETALE: cioè attraverso la conoscenza diretta.<br />

La conoscenza dell’uomo rispetto a quella degli animali, è qualcosa di diverso. L’uomo<br />

astrae dal sensibile il concetto, l’idea. Possiamo chiederci: Gesù aveva una conoscenza<br />

uguale alla nostra, oppure la sua conoscenza gli veniva suggerita direttamente da Dio?<br />

Secondo alcuni teologi, tra cui S. Tommaso, Gesù apprendeva, conosceva, e quindi aveva<br />

questa scienza sperimentale, quindi percepiva e conosceva con la qualità EVETI e<br />

REALTÀ UMAA. Gesù nei suoi discorsi molte volte fa riferimento ad esperienze della<br />

sua gente e della sua vita. Questa scienza sperimentale che aveva Gesù sta a significare<br />

che Lui ha avuto una conoscenza basata sull'osservazione come la nostra, e quindi è stato<br />

un uomo come noi.<br />

Sia sull’aspetto del visio beatifica e sia sulla scienza infusa ci sono state delle discussioni,<br />

perché il teologo Rahner e altri, dicono che se Gesù avesse avuto la visio beatifica su<br />

questa terra, non avrebbe sudato sangue nel giardino del Getsemani, e nemmeno avrebbe<br />

avuto paura e terrore di fronte alla crocifissione. Quindi secondo loro Gesù non ha avuto<br />

questa visione immediata del Padre (Kenosi).<br />

Secondo Ranher, Gesù non aveva una conoscenza di tipo infuso, però aveva una<br />

consapevolezza immediata, proconcettuale di essere Figlio di Dio. Quindi nel corso della<br />

sua vita con l’ausilio delle conoscenze esperienziali è arrivato ad una conoscenza<br />

oggettiva, intima, immediata di essere il Figlio di Dio.


RAHER:<br />

AUTOCOSAP.<br />

IMMEDIATA<br />

PRECOCETTUALE<br />

FIGLIO DI DIO<br />

COMUICAZIOI<br />

COOSCITIVE<br />

“IFUSE”<br />

ESPERIEZA<br />

E<br />

COOSCEZA<br />

SPERIMETALE<br />

COOSCEZA<br />

OGGETTIVA<br />

ITIMA<br />

E<br />

IMMEDIATA<br />

Lc 2,52 IMPARATO DA ALTRI O HA FATTO ERRORI<br />

Eb 5,7-9 (COTRADDIZIOE CO LA VERITÀ)<br />

[5,7] E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52).<br />

“ei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e<br />

lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne<br />

esaudito. [5,8] Pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza da ciò che patì [5,9] e<br />

reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”<br />

(Eb 5,7-9).<br />

GALOT: Partiamo dall’uomo perché in tutto fu simile a noi, eccetto il peccato.


Possiamo realmente affermare che ha imparato dicendo che<br />

il principio di riferimento è che Cristo ha avuto in maniera eccellente<br />

tutto ciò che si riferiva alla sua missione, e al giudizio di Dio sull’uomo<br />

e sulla storia.<br />

P<br />

Visio beatifica<br />

D<br />

U F<br />

La conoscenza umana di Dio è determinata da questa situazione unica.<br />

tale esperienza è pienamente umana e quindi c’è stata una vera e propria<br />

scoperta umana del Padre.<br />

SS<br />

(FIGLI EL FIGLIO)<br />

UOMO<br />

La persona di Gesù è consostanziale al Padre nella sua natura divina, e consostanziale a noi<br />

uomini nella sua natura umana. Quindi noi siamo figli del Figlio. Gesù è stato in tutto<br />

simile a noi eccetto il peccato. L’umanità di Gesù non è apparenza ma era l’umanità<br />

perfetta, perché non c’era il peccato.<br />

IPOTESI TEOLOGICA SULLA “VISIO BEATIFICA”<br />

Lo stato glorioso sarebbe incompatibile con il merito attribuito a Cristo nell’opera della<br />

salvezza. Chi possiede la visione gloriosa non menta più.<br />

COOSCEZE SUPERIORI<br />

Le conoscenze che Gesù mostrò di tipo superiore sono catalogabili in tre gruppi:<br />

1. Conoscenza dei cuori<br />

2. Conoscenza della scrittura<br />

3. Conoscenza del piano redentore.<br />

COOSCEZA DEI CUORI<br />

[36] “Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si<br />

mise a tavola. [37] Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che Gesù si<br />

trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di pro fumo; [38] Stando dietro, presso i piedi<br />

di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li<br />

baciava e li cospargeva di profumo.


[39] Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé: «Se costui fosse un<br />

profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice». [40]<br />

Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli: «Di' pure, maestro». [41]<br />

«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.<br />

[42] on avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque<br />

lo amerà di più?». [43] Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di<br />

più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene» . [44] volgendosi verso la donna, disse a<br />

Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non m'hai dato l'acqua per i<br />

piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.<br />

[45] Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di<br />

baciarmi i piedi. [46] Tu non mi hai versato il profumo sul capo; lei invece mi ha cosparso<br />

i piedi di profumo. [47] Per questo ti dico: i suoi molti peccati sono perdonati, perché ha<br />

molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». [48] Poi disse a lei: «I<br />

tuoi peccati sono perdonati». [49] Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è<br />

costui che perdona anche i peccati?». [50] Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha<br />

salvata; va' in pace!»” (Lc 7,36-50).<br />

[1] “Gesù allora convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire<br />

le malattie. [2] li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. [3] Disse<br />

loro: «on prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non<br />

portatevi due tuniche.. [4] In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. [5]<br />

Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai<br />

vostri piedi come testimonianza contro di loro». [6] Allora essi partirono e giravano di<br />

villaggio in villaggio, annunziando ovunque il lieto messaggio e operando guarigioni. [7]<br />

Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa<br />

pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», [8] altri: « È apparso<br />

Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». [9] Ma Erode diceva: «Giovanni,<br />

l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?». E<br />

cercava di vederlo” (Lc 9,1-9).<br />

COOSCEZA DELLA SCRITTURA<br />

[53] “Terminate queste parabole, Gesù parti di là; [54] venuto nella sua patria, insegnava<br />

nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa<br />

sapienza e i prodigi? [55] on è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama<br />

Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? [56] E le sue sorelle, non<br />

stanno tutte con noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». [57] Ed era per loro<br />

motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua<br />

patria e in casa sua». [58] E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi”.<br />

(Mt 53,58).<br />

COOSCEZA DEL PIAO REDETORE<br />

“e incominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere<br />

rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre<br />

giorni, risorgere” (Mc 8,31).<br />

“Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle<br />

mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”<br />

[1] “Partito di là, venne nella regione della Giudea, al di là del fiume Giordano. La folla<br />

accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. [2] Alcuni<br />

farisei, avvicinatisi, per metterlo alla prova gli domandavano se è lecito a un marito<br />

ripudiare la propria moglie. [3] Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».


[4] Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via». [5]<br />

Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. [6]<br />

Ma all'inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; [7] per questo l'uomo lascerà<br />

suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie [8] e i due diventeranno una carne sola.<br />

Così non sono più due, ma una sola carne. [9] Dunque l'uomo non divida quello che Dio<br />

ha congiunto». [10] A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.<br />

[11] È disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio<br />

verso di lei; [12] se la donna, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».<br />

[13] Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.<br />

[14] Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me,<br />

non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. [15] In verità io vi<br />

dico: Chi non accoglie il regno di Dio come l'accoglie un bambino, non vi entrerà». [16]<br />

E, abbracciandoli, li benediceva, ponendo le mani su di loro. [17] Mentre andava per la<br />

strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò:<br />

«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». [18] Gesù gli<br />

disse: «Perché mi chiami buono? essuno è buono, se non Dio solo. [19] Tu conosci i<br />

comandamenti: on uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il<br />

falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre».<br />

[20] Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia<br />

giovinezza». [21] Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola<br />

ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni,<br />

seguirmi. [22] Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato:<br />

possedeva infatti molti beni. [23] Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi<br />

discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di<br />

Dio!». [24] I discepoli erano stupefatti delle sue parole; ma Gesù riprese: «Figli, quanto è<br />

difficile entrare nel regno di Dio! [25] È più facile che un cammello passi per la cruna di<br />

un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». [26] Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra<br />

loro: «E chi può essere salvato?» . [27] Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse:<br />

«Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». [28] Pietro allora<br />

prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito» . [29] Gesù gli<br />

rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o<br />

madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, [30] che non riceva<br />

già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e<br />

campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà . [31] E molti dei primi<br />

saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi»” (Mc 10,10-34).<br />

[1] “Gesù prese a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con<br />

una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei<br />

contadini e se ne andò lontano . [2] Al momento opportuno mandò un servo dai contadini<br />

a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. [3] Ma essi lo presero, lo<br />

bastonarono e lo mandarono via a mani vuote . [4] Mandò loro di nuovo un altro servo:<br />

anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. [5] e mandò un altro, e questo lo<br />

uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono. Altri li uccisero. [6] Aveva ancora uno, il<br />

figlio prediletto; lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! [7] Ma<br />

quei contadini dissero tra loro: Costui è l'erede. Su! uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.<br />

[8] Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. [9] Che cosa farà dunque il<br />

padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. [10] on<br />

avete letto questa Scrittura:<br />

La pietra che i costruttori hanno scartata<br />

è diventata la pietra d'angolo;<br />

è il Signore che ha fatto questo


ed è una meraviglia ai nostri occhi?». (Mc 12,1-11).<br />

LA FEDE DI GESÙ<br />

Gesù è colui che origina e perfeziona la nostra fede.<br />

DOO PER ESSERE AFFIDARSI (GESÙ)<br />

I RELAZIOE Rimettersi alla<br />

PAROLA – PROMESSA - VOLOTÀ<br />

CREDERE =<br />

LASCIARSI “STRAPPARE” DA DISEGI DI ESISTEZA PROPRI E<br />

LASCIARSI “CODURRE”<br />

CREADO E<br />

RIMETTEDOSI ALLA SUA PAROLA – PROMESSA – VOLOTÀ.<br />

UOMO<br />

FEDE<br />

PAROLA<br />

PROPRIO PROMESSA<br />

DISEGO<br />

VIE RIPIDE<br />

ASSURDE<br />

IMPOSSIBILI<br />

FIDUCIA EI DISEGI<br />

POSSIBILE… CREDUTI ISPIRATI<br />

RAZIOALE DALL’AMORE


Gesù era uno che “credeva” e chiedeva fede in Lui – però era chiamato in situazioni<br />

sempre diverse dove si dischiudeva il senso della volontà divina 79 .<br />

La fede è un affidarsi, un rimettersi alla parola, alla volontà o la promessa di qualcuno.<br />

Quindi lasciarsi strappare e condurre dai disegni di esistenza propria, credendo e<br />

rimettendo alla parola e alla promessa di qualcuno. Anche in Gesù si realizza tutto questo,<br />

cioè Gesù si è fidato della promessa, della parola e della volontà di Dio seguendolo per<br />

tutta la sua vita, nonostante ci fossero vie ripide, buie, assurde, ecc. Lui ha avuto sempre<br />

fiducia nei disegni del Padre.<br />

Gesù come noi è stato tentato a scegliere un proprio disegno possibile e razionale dal<br />

tentatore e di abbandonare la parola promessa di Dio 80 . Quindi il problema è: scegliere il<br />

proprio disegno, o fidarsi della parola promessa da Dio? Gesù sceglie la parola e la<br />

promessa di Dio. Il cristiano è chiamato a questa scelta, e in questa scelta sta anche la<br />

scelta di essere liberi o meno. Anche se ci sono strade difficile, buie, bisogna avere fiducia<br />

nel disegno del Padre.<br />

I SETIMETI DI GESÙ<br />

Sbarcando, vide molta folla e ne sentì compassione, perché erano come pecore che non<br />

hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Mc 6,34).<br />

[39] Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. [40]<br />

Giunto sul luogo, disse loro: «pregate, per non entrare in tentazione». [41] Poi si<br />

allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: [42] «Padre, se vuoi,<br />

allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». [43] Gli<br />

apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. [44] Preso dall’angoscia, pregava più<br />

intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra<br />

(Lc 22,39-44).<br />

LA LIBERTÀ DI GESÙ<br />

E LA SUA IMPECCABILITÀ<br />

La libertà non va vista solo come capacità di scegliere tra il bene<br />

e il male.<br />

La libertà è la capacità di porre autonomamente un atto di AMORE,<br />

UITÀ, ASCOLTO, OBBEDIEZA, al Padre e ai fratelli.<br />

In tal senso Gesù fu pienamente libero pur essendo impeccabile.<br />

79 Cf. Mc 9,23; Mc 14,32-39; Lc 23,46.<br />

80 Cf. Mt 4,1-11


P<br />

F SS<br />

UITÀ, ASCOLTO, OBBEDIEZA,<br />

D D<br />

!<br />

Tentazioni U Gethsemani<br />

(Mt 4,11) (Mc 14,36)<br />

(Lc 23,45)<br />

In particolare possiamo affermare l’impeccabilità di Gesù come vittima e<br />

sacerdote (Eb 4,15).<br />

Il Concilio di Costantinopoli (DS 556) nel 680 ha affermato solennemente<br />

l’impeccabilità di Gesù!<br />

La persona di Gesù si è espressa nella sua pienezza di vita in questa comunione con il<br />

Padre e con i fratelli. Gesù donando la vita fa un atto di grande libertà, donando la sua vita<br />

in un atto di grande amore per gli altri. La prospettiva che ci apre Gesù è una prospettiva di<br />

comunione con Dio e con i suoi fratelli. Valutandolo in questi termini ci rendiamo conto<br />

che non c’è la polarità bene-male, ma una polarità amore-egoismo. L’uomo che vive<br />

nell’egoismo non è libero, invece l’uomo che vive nell’amore è libero. Allora<br />

l’obbedienza, l’ascolto, la relazione con il Padre e con i fratelli diventa la massima<br />

espressione di comunione e piena libertà di Gesù.<br />

La libertà di Gesù è collegata alla sua impeccabilità. Possiamo chiederci se Gesù era<br />

veramente libero, poteva anche cadere nel peccato? L’esperienza di ascolto, di unità, di<br />

obbedienza, di donazione di Gesù al Padre e ai suoi fratelli come espressione di libertà è<br />

stata certamente piena, anche se ci sono state delle tentazioni, l’esperienza umana di Gesù<br />

è stata un’esperienza molto vicino alla nostra. Se Gesù per essendo impeccabile ha avuto<br />

un’esperienza divina così forte e noi essendo eredi dal peccato originale, pur essendo stati<br />

battezzati abbiamo sicuramente bisogno di qualcuno che ci aiuti a mantenere questa<br />

relazione con Dio Padre, è impossibile che da soli possiamo riuscire in questa relazione<br />

con Dio Padre, quando Gesù stesso pur essendo il Figlio di Dio è stato sottoposto alle<br />

tentazioni.

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