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Where The Sour Turns To Sweet

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Autrice: Ghibli (fiore_v@yahoo.com)<br />

Rating: NC 17<br />

Coppie: JC/Anita, JC/Asher<br />

WHERE THE SOUR TURNS TO SWEET<br />

Timeline: Dopo Burnt Offerings.<br />

N.B. – Possibili spoiler sull’ardeur. Il termine “Esecutrice” è stato usato come traduzione di<br />

“Executioner” invece della traduzione ufficiale “Sterminatrice”.<br />

Disclaimer: Tutti i personaggi che riconoscete sono di proprietà esclusiva di Laurell Hamilton, gli<br />

altri sono miei. Tranne uno che è un personaggio storico… leggermente riveduto e corretto da me.<br />

Premessa<br />

Un nuovo Master si è fermato a St. Louis, tornato dal passato di Jean-Claude e pronto, forse, ad<br />

avere di nuovo un posto accanto a lui. Intanto Anita è alle prese con un nuovo sanguinoso caso,<br />

che la metterà davanti a una scelta di lealtà e di fiducia. Verso i mostri o verso gli umani?<br />

to Asher: <strong>Where</strong> <strong>The</strong> <strong>Sour</strong> <strong>Turns</strong> <strong>To</strong> <strong>Sweet</strong> – Genesis (From Genesis to Revelation)<br />

We're waiting for you<br />

Come and join us now<br />

We need you with us<br />

Come and join us now<br />

Look inside your mind<br />

See the darkness creeping out<br />

I can see the softness there<br />

<strong>Where</strong> the sunshine is gliding in<br />

Fill your mind with love<br />

Find the world of future glory<br />

You can meet yourself<br />

<strong>Where</strong> the sour turns to sweet<br />

Leave your ugly selfish shell<br />

<strong>To</strong> melt in the glowing flames<br />

Can you sense the change<br />

See your eyes, now listen<br />

We're waiting for you<br />

Come and join us now<br />

We want you with us<br />

Come and join us now<br />

Paint your face all white<br />

<strong>To</strong> show the peace inside<br />

Drift away while the saffron burns<br />

<strong>To</strong> the land where the rainbow ends<br />

1


Can you sense the change?<br />

See your eyes in focus<br />

We're waiting for you<br />

Come and join us now<br />

We need you with us<br />

Come and join us now<br />

2


Indice<br />

Prologo ......................................................................................................... 5<br />

1. ................................................................................................................... 8<br />

2. ................................................................................................................. 11<br />

3. ................................................................................................................. 14<br />

4. ................................................................................................................. 18<br />

5. ................................................................................................................. 21<br />

6. ................................................................................................................. 25<br />

7. ................................................................................................................. 28<br />

8. ................................................................................................................. 30<br />

9. ................................................................................................................. 34<br />

10. ............................................................................................................... 38<br />

11. ............................................................................................................... 45<br />

12. ............................................................................................................... 49<br />

13. ............................................................................................................... 53<br />

14. ............................................................................................................... 57<br />

15. ............................................................................................................... 61<br />

16. ............................................................................................................... 64<br />

17. ............................................................................................................... 67<br />

18. ............................................................................................................... 70<br />

19. ............................................................................................................... 73<br />

20. ............................................................................................................... 79<br />

21. ............................................................................................................... 82<br />

22. ............................................................................................................... 85<br />

23. ............................................................................................................... 88<br />

3


24. ............................................................................................................... 90<br />

25. ............................................................................................................... 92<br />

26. ............................................................................................................... 96<br />

Epilogo. ...................................................................................................... 98<br />

4


Prologo<br />

Quella musica le faceva venire le lacrime agli occhi. Esprimeva una tale potenza… da sentirsi<br />

trascinare via, da sentirsela penetrare sotto la pelle, dentro le ossa.<br />

Le aveva quasi fatto dimenticare ciò che si stava svolgendo sulla scena: l’entrata trionfale dei<br />

Capuleti al ballo non era fondamentale, ma in quella musica… sembrava concentrarsi tutto il<br />

tormento dell’amore e dell’ineluttabilità del destino.<br />

I ballerini andavano avanti, ma l’impressione di quell’Andante non la abbandonava, e rimase ad<br />

avvolgerla fino alla fine del primo atto, quando lo scroscio di applausi la fece quasi sobbalzare e la<br />

riportò bruscamente nel mondo dei vivi.<br />

Vivi, insomma, si fa per dire. Tirando leggermente su col naso Anita si voltò a sorridere ai suoi<br />

compagni di palco: due vampiri. E non due vampiri qualsiasi.<br />

I due uomini sembravano perfettamente a loro agio, ed erano entrambi molto più antichi del teatro<br />

stesso. Il Master della città di St. Louis ed il suo ospite, arrivato in città da qualche settimana, ed a<br />

quanto pare intenzionato a fermarsi piuttosto a lungo, si alzarono contemporaneamente,<br />

commentando in modo animato la bravura della prima ballerina che interpretava una giovanissima e<br />

poetica Giulietta e paragonandola alla rappresentazione di Londra diretta da Prokofiev in persona<br />

nel 1914. Poi entrambi si girarono verso di lei e il Master le porse la mano per aiutarla ad alzarsi<br />

dalla vellutata poltroncina rossa. Anita rimase immobile per un attimo. Era un’impresa quasi<br />

impossibile convincere un figlio del XVII secolo che era perfettamente in grado di sollevarsi dalla<br />

sedia autonomamente, ma l’atmosfera irreale del teatro, come sospesa in un altro tempo, la dissuase<br />

per una volta dalle rivendicazioni. Ridendo e calandosi nella parte della fragile fanciulla bisognosa<br />

di protezione accettò il braccio del suo cavaliere e si avviò insieme a loro verso l’atrio dove la folla<br />

teatrale andava confluendo per l’intervallo.<br />

Purtroppo la loro ciarliera intimità fu ben presto disturbata. Non c’era assolutamente modo che il<br />

Master della città si presentasse in un luogo pubblico senza che qualche fotografo o giornalista<br />

piombasse come un falco a cercare qualche succoso scoop. Anita non sopportava quelle intrusioni<br />

nella sua privacy, e si fece da parte, notando che anche l’altro vampiro scivolava nell’ombra dietro<br />

di lei, schermandosi gli occhi dalle luci dei flash.<br />

Subito una piccola folla di ragazzine semiadoranti - il pubblico tipico dei balletti classici - si accalcò<br />

intorno al Master cercando di farsi fotografare insieme a lui, neanche fosse stato una star del rock.<br />

Jean-Claude sorrideva amabilmente a tutti, senza scomporsi, guardando tutte quelle giovanissime<br />

ninfe senza cercare di ipnotizzarle, ma rispondendo alle domande dei giornalisti con la sua<br />

incredibile, profonda, seduttiva voce, il cui effetto sembrava propagarsi come un’onda calda per<br />

tutto il foyer. Anita si prese del tempo per rifarsi gli occhi osservandolo un po’ da lontano, e lasciò<br />

scorrere languidamente lo sguardo su tutta la sua persona, avvolta dalla seta nera dello smoking che<br />

sottolineava le spalle e i fianchi snelli.<br />

“Anita…invece di fissarlo in quel modo, perché non vai a farti fotografare al suo fianco?”<br />

“Non mi sembra proprio il caso, Asher. Perché non ci vai tu invece?” rispose Anita un po’ piccata,<br />

senza distogliere lo sguardo dal suo vampiro, e chiedendosi con fastidio perché nella sua serata<br />

libera con Jean-Claude doveva trovarsi in un angolo buio del foyer insieme ad un altro vampiro di<br />

cui non si fidava affatto e che nella migliore delle ipotesi probabilmente era geloso di lei.<br />

Asher sparì con un fruscio in una delle salette laterali, senza degnarla di una risposta. Ecco,<br />

probabilmente lo aveva offeso, o ferito, o cos’altro. Ma non era suo compito curare l’ego lacerato di<br />

un vampiro che era arrivato a St. Louis cavalcando la vendetta e che ora giocava il ruolo del<br />

vecchio amico che voleva riallacciare i rapporti. Non riusciva a capacitarsi del fatto che Jean-<br />

Claude gli avesse offerto di restare suo ospite in città. Peggio, di rimanere a *vivere* nella sua città.<br />

Era un master anche lui, abbastanza potente da avere il controllo di un suo territorio. Come poteva<br />

credere che non avrebbe cercato di sfidarlo e di eliminarlo dal gioco?<br />

5


Anita sbuffò, stanca di scervellarsi per capire le politiche vampiresche. Si chiese tristemente perché<br />

non poteva frequentare delle compagnie un po’ più normali. Delle amiche, tanto per cambiare. Una<br />

serata a teatro o al cinema, una bella uscita serale tutta femminile.<br />

Peccato che le sue cosiddette amiche negli ultimi tempi non sembravano molto entusiaste di<br />

frequentarla.<br />

Catherine aveva smesso di invitarla alle sue feste da quando aveva saputo che si era lasciata con<br />

Richard. Probabilmente aveva un sacro terrore che si presentasse a casa sua insieme al vampiro.<br />

Quanto a Ronnie… la faceva soffrire molto non vedere più Ronnie, ma era una sofferenza anche<br />

peggiore passare un intero pomeriggio ad ascoltare una delle campagne anti-Jean-Claude della sua<br />

migliore amica.<br />

La sensazione della calca intorno a lei stava diventando opprimente, così si avviò verso l’uscita del<br />

teatro, davanti a cui piccoli capannelli di fumatori si godevano la fresca aria notturna. Lanciò<br />

un’ultima occhiata verso Jean-Claude, ancora imprigionato tra i suoi ammiratori, e in quell’istante i<br />

loro sguardi si incrociarono: lui le sorrise nello stesso momento in cui si inchinava in un perfetto<br />

baciamano ad una graziosa ragazzina bionda, che esplodeva in una sequenza di risolini isterici.<br />

La tiepida brezza della sera la avvolse, scivolandole piacevolmente sulle spalle nude e dandole<br />

sollievo dal calore soffocante dell’interno. Aveva dimenticato la giacca nel palco, quindi tutte le<br />

cicatrici spiccavano crudamente sulle sue braccia, provocando il repentino distogliersi di molti<br />

sguardi, e creando un inquietante contrasto con il vestito che indossava. Sorrise chiedendosi come<br />

aveva potuto lasciarsi convincere a mostrarsi in pubblico vestita in quel modo, però doveva<br />

ammettere di sentirsi molto graziosa, e piuttosto a suo agio nel corpetto che fasciava il suo busto in<br />

uno splendore di seta di un profondo blu elettrico – appena di una sfumatura più chiaro degli occhi<br />

di Jean-Claude – e che si appoggiava sui suoi fianchi sottolineando l’ampia gonna formata da<br />

diversi strati di morbido tulle nero che terminavano quasi sfiorando il pavimento con l’orlo<br />

asimmetrico. Anche i capelli erano acconciati per darle un aspetto da bambola di porcellana,<br />

delicatamente raccolti sulla nuca con pochi riccioli lasciati scendere in volute ribelli intorno al<br />

volto.<br />

Non aveva ancora finito di scendere la scalinata che conduceva all’esterno che si bloccò alla vista di<br />

una coppia che rideva vivacemente al centro di una piccola compagnia. Stava per girarsi come un<br />

fulmine su se stessa e fuggire di nuovo su per le scale, ma a causa dei tacchi la manovra non fu<br />

abbastanza immediata, e ormai era troppo tardi: la ragazza si era già accorta della sua presenza, e<br />

sembrava avere tutte le intenzioni di andare a salutarla. Ne era atterrita, ma non riusciva ad<br />

immaginare come evitarlo.<br />

Erano due anni che non incontrava Andria, e già due Natali in cui faceva in modo di non trovarsi<br />

nella stessa casa insieme alla sua sorellastra. Ed ora eccola lì, bionda, luminosa, abbronzata, il<br />

ritratto della salute ed il manifesto WASP della città di St. Louis, che la osservava con la mascella<br />

un po’ troppo aperta rispetto a quanto le buone maniere avrebbero consigliato. L’unica cosa che<br />

Anita poteva fare era scendere quegli ultimi scalini, stamparsi addosso il sorriso più ipocrita di cui<br />

era capace e ricambiare il saluto.<br />

“Aniitaaa! Ma sei davvero tu? Non credo ai miei occhi, sembri una DONNA con quel vestito! Forse<br />

un po’ troppo romantico per la tua camminata… ma sei deliziooosa! Ah cosa darei perché ci fosse<br />

anche la mamma a vederti! Devi ASSOLUTAMENTE passare a trovarla uno di questi giorni!”<br />

squittì senza prendere fiato, mentre un elegante giovanotto, altrettanto biondo ed altrettanto<br />

abbronzato, si preparava sorridendo alle presentazioni di rito. “Posso presentarti il mio Bill? E’<br />

l’amministratore delegato della Lewis corporation… beh, veramente è anche il figlio di Billy Lewis<br />

Senior” aggiunse lanciando risolini compiaciuti e rivolgendosi al rampollo di una delle industrie più<br />

potenti della città “Bill, tesoro, questa è la mia sorellastra Anita.” e poi tornando a guardarla<br />

dall’alto del suo metro e settantacinque “Tesoro, se sei da sola ti devi ASSOLUTAMENTE unire a<br />

noi, c’è un posto che è rimasto libero proprio dietro di me!”<br />

6


Durante tutto questo tempo Anita era rimasta immobile e silenziosa, il sorriso congelato sulle labbra<br />

che cominciava a farle dolere i muscoli facciali. “Ti ringrazio, Andria, ma non sono da sola. Mi<br />

aspettano nel nostro palco.”<br />

Perché, perché, doveva trovarsi da sola ad affrontare tutta quell’ipocrisia e superiorità?<br />

“Oh, ma certo, che stupida, scommetto che non ti sogneresti mai di venire ad un balletto per conto<br />

tuo!” rispose in fretta Andria “Scommetto che sei con quella tua amica sempre così elegante…. sì<br />

l’avvocato! Dove siete? Verrei molto volentieri a salutarla!”<br />

Grazie al cielo in quell’istante le luci iniziarono a lampeggiare per avvertire dell’imminente ripresa<br />

dello spettacolo, e Anita rispose in fretta, mentre già si girava per rientrare “Mi dispiace, devo<br />

andare, magari ci incontriamo all’uscita, va bene?”<br />

“Posso dire a Judith che passerai a trovarla?” La domanda di Andria si perse nel brusio alle sue<br />

spalle.<br />

Fu difficile concentrarsi sul resto dello spettacolo. Per parecchio tempo rimase con le spalle<br />

contratte in una morsa nervosa ripensando all’incontro con la sorellastra, immaginando quello che<br />

avrebbe potuto dire per ricacciarle in gola quel sorriso odioso, e nemmeno la musica dolcissima e la<br />

disperazione dei due amanti sul palcoscenico riuscirono a scuoterla da quella sensazione quasi<br />

dolorosa di inadeguatezza che la colpiva ogniqualvolta si trovava a frequentare uno dei membri<br />

femminili della sua famiglia. Poi all’improvviso una carezza fredda e leggera come una piuma le<br />

sfiorò la spalla, cominciò a risalire verso il suo collo finchè le dita non si fermarono, forti e delicate,<br />

a massaggiarle dolcemente la nuca, facendole inarcare la schiena e socchiudere gli occhi in un<br />

momento di pura beatitudine. Andria, Romeo, Bill e Giulietta si persero nel vuoto e lasciarono solo<br />

la musica, e il contatto della mano di Jean-Claude a mandarle brividi lungo tutto il corpo.<br />

Quando lo spettacolo terminò, anche Anita come tutti gli altri si alzò in piedi per applaudire con<br />

entusiasmo, mentre Jean-Claude si avvicinava alle sue spalle per avvolgerla nel suo abbraccio e<br />

posare le labbra sull’incavo della sua spalla nuda. Il suo sguardo leggermente annebbiato vagò sulla<br />

platea sotto di loro e sulla folla che chiedeva il bis. Poi fu il lampo di un istante, l’incontro con due<br />

occhi conosciuti, folgorati da una consapevolezza improvvisa.<br />

Andria, dalla parte opposta del teatro, immobile come una statua di sale, fissava attraverso un<br />

piccolo binocolo la sua sorrellastra, il brutto anatroccolo, che stava tra le braccia dell’uomo più<br />

bello che avesse mai visto in vita sua, e che assomigliava in modo inquietante alle fotografie che sui<br />

giornali ritraevano il Master dei vampiri di St. Louis.<br />

7


1.<br />

Quella notte Anita avrebbe dormito da sola. Sarebbe stato più esatto dire che quella notte avrebbe<br />

dormito, tanto per cambiare. La scelta era stata sua, ma rientrando a casa dopo una giornata<br />

infernale di lavoro, non potè fare a meno di pensare che sarebbe stato bello trovare qualcuno ad<br />

aspettarla a casa. Magari seduto sul divano, qualcuno che fosse lì solo per lei, solo per vederla<br />

rientrare in casa. Ma il motivo per cui non c’era nessuno era stata una sua decisione, una sua<br />

“regola”.<br />

Al diavolo le regole.<br />

Il pensiero di Jean-Claude aleggiava intorno alla sua mente e intorno al suo corpo. Come tutte le<br />

volte in cui pensava a lui la sensazione delle sue mani, della sua voce erano quasi fisicamente<br />

palpabili, e bastavano da sole a farle scorrere sottili brividi sulla pelle. Era proprio per quel motivo<br />

che gli aveva chiesto di … rallentare il ritmo dei loro incontri, dopo che si era trovata a pensare solo<br />

a lui per tutto il giorno, e che la cosa aveva influito in modo disastroso sul suo rendimento sul<br />

lavoro, sulla sua concentrazione, sulla sua vita di tutti i giorni.<br />

Centellinare i loro incontri, sentirsi solo una volta ogni tanto. All’inizio era sembrato difficilissimo,<br />

ma in questo modo mentre era lontana da lui poteva concentrarsi su ciò che doveva fare, sui clienti,<br />

sulle collaborazioni con la polizia. Impossibile fare tutto questo mentre il pensiero di fare l’amore<br />

con lui la tormentava e la distraeva in continuazione.<br />

Dopo qualche giorno di separazione riusciva quasi a illudersi che Jean-Claude non fosse diventato<br />

così importante per lei. Era dura ammettere che la sua vita ruotava intorno al desiderio smanioso per<br />

un vampiro. E poi i sorrisini dei colleghi, l’insopportabile ghigno di Bert, lo sguardo di Ronnie che<br />

la giudicava. Aveva bisogno di mantenere le distanze.<br />

Era dalla notte dell’Opera che non gli telefonava. Forse avrebbe potuto chiamarlo, questa sera.<br />

L’accordo era che sarebbe stata lei a farsi sentire, ma non si decideva a farlo da diversi giorni, e<br />

man mano che il tempo passava e il contatto con il resto del mondo diventava più stretto era più<br />

facile fare a meno di lui. Finchè di colpo, come quella sera, il desiderio di vederlo diventava intenso<br />

quasi come un dolore fisico.<br />

Il sole era sceso sotto l’orizzonte da pochissimo tempo, e Jean-Claude era sicuramente sveglio da<br />

diverse ore, sotto il Circo dei Dannati. O forse a quest’ora si trovava già in qualcuno dei suoi locali.<br />

Magari non avrebbe potuto lasciare tutto per andare da lei, e Anita si sentiva troppo stanca per<br />

cambiarsi e uscire di nuovo. Così forse la soluzione più semplice era entrare in casa, fare la doccia e<br />

infilarsi nel letto per una lunga notte di sonno. E senza sogni. Anche quella era una sua regola.<br />

Niente invasioni di sogni non richieste.<br />

Al diavolo le regole.<br />

La chiave si inserì senza far rumore nella serratura della porta, ed Anita entrò senza accendere la<br />

luce. Gli ultimi bagliori del crepuscolo illuminavano ancora l’aria intorno alla sua nuova casa,<br />

qualche cicala friniva debolmente poco lontano e le sembrava di disturbare qualche naturale<br />

equilibrio cosmico accendendo la luce. Inoltre la sua visione notturna era ottima, la disposizione dei<br />

suoi mobili chiara nella sua mente tanto che poteva tranquillamente attraversare tutta la casa ed<br />

arrivare in camera senza sbattere neanche contro uno spigolo. Come tante altre volte, richiuse con<br />

attenzione la porta dietro di sé e si diresse verso il centro del soggiorno. Ma aveva mosso appena<br />

pochi passi quando un campanello di allarme scattò dentro il suo cervello e ogni sua fibra muscolare<br />

si tese di colpo. Una presenza, poco più di una percezione periferica dell’occhio, e un’ombra là,<br />

contro il bianco dei cuscini, avevano allertato i suoi sensi esausti. Pietrificata, cercò di penetrare con<br />

la vista in quell’angolo buio dove stava una figura inerte, tanto da non sembrare viva, mentre la<br />

mano scivolava lentamente verso la pistola.<br />

“Per favore, non spararmi, ma petite”<br />

“Aahhhhh!” il cuore di Anita passò di colpo dall’assoluta immobilità al ritmo di un tamburo<br />

impazzito “Jean-Claude! che cosa diavolo ci fai qui? e perché mai sei entrato di soppiatto in casa<br />

8


mia?” Lo spavento, e il disappunto per essere stata colta alla sprovvista, colmarono la sua voce di<br />

un’ostilità improvvisa, senza darle il tempo di realizzare se la presenza del vampiro le faceva<br />

piacere oppure no.<br />

Jean-Claude non si era mosso dal divano, ma ora i suoi profondi occhi scuri scintillavano<br />

sorridendo nell’oscurità. La sua voce uscì come un sussurro morbido, attraversando il buio per<br />

posarsi sulla pelle di Anita “Vuoi che vada via? Pensavo di farti una sorpresa….” Una nota di<br />

incertezza e di delusione aveva incrinato le sue ultime parole. Forse fu quello, o forse Anita aveva<br />

avuto il tempo di riprendersi, ma la rabbia si dissolse leggera come vapore, sostituita da un’onda di<br />

tenerezza per quella creatura, misteriosa e pericolosa, che stava seduta nel suo salotto.<br />

Per qualche istante rimasero entrambi in silenzio, poi un roco sussurro uscì dalle labbra del vampiro<br />

“Vieni qui, ma petite.”<br />

“Cosa devo fare con te Jean-Claude?” mormorò Anita mentre si avvicinava a lui circospetta, come<br />

se si stesse preparando ad affrontare una tigre fuggita dallo zoo e che non ha nessuna intenzione di<br />

rientrare in gabbia.<br />

“Avrei moltissime idee…. se solo tu fossi disponibile a…..”<br />

“Fermo così. Non aggiungere altro. Stasera non era in programma che ci vedessimo” aggiunse<br />

atteggiando un po’ di broncio, ma senza riuscire a smorzare la nota di dolcezza che si stava<br />

insinuando dentro di lei.<br />

“E fino a quando mi avresti lasciato ad aspettare una telefonata? Trovi molto divertente questo<br />

gioco? Più divertente che passare la notte insieme a sperimentare nuove posizioni? Deve essere una<br />

vera soddisfazione per te, sapere che il Master di St. Louis langue sottoterra aspettando solo un tuo<br />

cenno per precipitarsi ai tuoi piedi” La nota ironica nella frase di Jean-Claude non riuscì a<br />

mascherare l’amarezza, e un sottile senso di colpa, come una leggera fitta, attraversò il petto di<br />

Anita.<br />

“Mi dispiace. Non è affatto un gioco, per me, e non è assolutamente mia intenzione scherzare con i<br />

tuoi sentimenti… però sai benissimo perché ti ho chiesto di non vederci tutti i giorni”<br />

“Me l’hai detto, ma petite, ma questo non significa che io ne abbia compreso il motivo.”<br />

Invece di rispondere, Anita avanzò ancora di qualche passo, arrivando a sfiorare lo schienale del<br />

divano, e la spalla di Jean-Claude. Lui alzò con estrema lentezza la mano, fino a prendere quella di<br />

lei, e se la portò vicino alle labbra, poi chiudendo gli occhi le posò un leggerissimo bacio sul palmo<br />

della mano. Era un contatto appena percettibile, come lo sfioramento di una piuma, ma bastò per<br />

farle correre un brivido tiepido lungo la spina dorsale, e strappare un tremolio al suo sospiro, mentre<br />

lui la tirava dolcemente verso di sé, finchè lei non gli fu seduta in grembo. Sempre con la stessa<br />

esasperante lentezza la bocca di Jean-Claude si spostò sul polso di Anita, aspirando profondamente<br />

il profumo del suo sangue che pulsava velocissimo nella vena, sotto la sua lingua. Sentì<br />

l’eccitazione di Jean-Claude spandersi nell’aria, palpabile, mentre lui, sempre ad occhi chiusi,<br />

sembrava assaporarla attraverso una serie di lievissimi baci che la percorsero fino all’incavo del<br />

braccio. Anita sentì qualcosa sciogliersi dentro di sè mentre lo guardava, mentre un’ondata di<br />

desiderio e di tenerezza si riversava su di lei attraverso quelle carezze, e con la mano libera affondò<br />

dentro la massa dei suoi capelli neri, sentendo sotto le dita la loro consistenza setosa, come quella<br />

dei capelli di un bambino.<br />

Il cercapersone scelse quell’esatto momento per suonare.<br />

Jean-Claude aprì gli occhi e rimasero immobili a fissarsi per alcuni secondi. Mentre lui sorrideva<br />

maliziosamente, Anita si sciolse a malincuore dall’abbraccio per aprire la borsetta e controllare chi<br />

la stava chiamando. Un’imprecazione le sfuggì dalle labbra mentre la sua mente distratta registrava<br />

con enorme fatica chi corrispondeva a quel numero di telefono.<br />

“E’ Dolph. Devo richiamarlo subito” Sbirciò l’espressione sospesa di Jean-Claude, cercando di<br />

scusarsi con gli occhi mentre sollevava il telefono e componeva il numero diretto del sergente Storr.<br />

Lo scambio di battute fu essenziale e brevissimo, come sempre. La giornata infernale non era<br />

ancora finita, e le promesse di una serata che per un attimo si era annunciata molto eccitante si<br />

infransero come schegge di un bicchiere lanciato contro un muro. Più o meno quello che avrebbe<br />

9


avuto voglia di fare Anita per sfogarsi, invece si rivolse nel modo più neutrale possibile al sogno<br />

erotico rimasto ad aspettare sul divano.<br />

“Mi dispiace, Jean-Claude, era la polizia. Mi aspettano, e non ho neanche il tempo per fare una<br />

doccia.”<br />

“Qualcosa di grave?”<br />

“Non lo so… cioè, veramente non ne posso parlare.” Anita rimase per un istante pensierosa, poi<br />

abbassando la voce aggiunse “Però è stato bello trovarti qui. Forse dovremmo riparlare delle nostre<br />

‘regole’…”<br />

“Le tue regole, vorrai dire, ma petite. Io mi devo adeguare senza diritto di voto, a quanto sembra”<br />

“Sono troppo stanca adesso, per discutere… cerca di darmi ancora un po’ di tempo… per favore”<br />

Forse fu la stanchezza nella sua voce, forse fu il ‘per favore’, ma non c’era più ombra di amarezza o<br />

ironia nello sguardo di Jean-Claude, quando si alzò per avvicinarsi a lei e stringerla tra le braccia.<br />

“Vai dal sergente Storr, ma petite, e se ti fa piacere io rimarrò qui ad aspettare il tuo ritorno”<br />

Anita appoggiò la fronte sul suo petto. La cosa che avrebbe desiderato di più era lasciarsi cullare da<br />

quell’abbraccio fino ad addormentarsi e dimenticare tutta la fatica accumulata e quella che ancora la<br />

attendeva in un remoto vicolo dei sobborghi di St. Louis dove la squadra stava aspettando la sua<br />

consulenza prima di permettere la rimozione di un cadavere. Tirò un profondo respiro, aspirando<br />

l’intenso profumo della colonia di Jean-Claude, e parlò con il viso affondato nella sua camicia<br />

“Quando tornerò avrò a malapena la forza di trascinarmi fino al letto per crollarci sopra, non credo<br />

che valga la pena che tu mi aspetti”<br />

“Vorrà dire che ti aspetterò per metterti a letto e cullarti finchè non sarai addormentata.”<br />

Anita alzò gli occhi e sorrise: a volte era sorprendente quanto quell’uomo riusciva a capire i suoi<br />

pensieri e i suoi desideri, e l’avrebbe accusato di leggere nella sua mente se non fosse stata sicura<br />

che lui non avrebbe infranto quella “regola”. O forse qualche volta semplicemente era meglio<br />

mandare al diavolo le regole.<br />

10


2.<br />

Da lontano, il corpo disteso sul maciapiede sembrava piccolissimo, un mucchietto di vestiti<br />

abbandonati in un vicolo oscuro.<br />

Il problema era che anche avvicinandosi la sensazione non cambiava. Uno sparuto ammasso di<br />

stracci colorati, dai colori vivaci, in mezzo ai quali si indovinava la presenza di un corpo gracile,<br />

una posa scomposta a faccia in giù, la pelle delicata ed esangue, come quella di un bambino.<br />

“Dio, fa che non si tratti di un bambino” pregò tra sé e sé mentre si avvicinava decisa al gruppetto<br />

dei poliziotti, sopra i quali svettava la testa di Rudolph Storr. Qualcuno la apostrofò mentre si<br />

avvicinava al capitano della RPIT - qualche battuta sul suo vestito da ufficio, non proprio ideale<br />

quando ci si deve inginocchiare per esaminare un cadavere sul marciapiede – ma il tono tradiva in<br />

modo fin troppo evidente il nervosismo che aleggiava intorno alla squadra. Il detective Zerbrovski<br />

ammiccò verso di lei sorridendo e un altro alzò gli occhi al cielo.<br />

“Spiacenti di aver rovinato i tuoi piani per la serata, ma se non ci dai qualche conferma il capo non<br />

ci lascia tornare a casa!”<br />

Dolph fulminò con uno sguardo molto eloquente il poliziotto che aveva parlato.<br />

“Mi scusi, capo. Ma qui tutti hanno capito da soli che si tratta di un vampiro” si giustificò a testa<br />

bassa, peggiorando ancora di più la sua situazione con il sergente. Con un certo senso di fastidio,<br />

Anita si chiese se era stato proprio necessario chiamarla a notte inoltrata su quella scena: aveva<br />

pensato che il nervosismo fosse provocato dall’orrore per quel crimine, ma forse era solo causato<br />

dal fatto che non tutti ritenevano indispensabile la sua presenza in un caso apparentemente chiaro.<br />

Molto bene, se il suo parere era solo necessario per archiviare ufficialmente il delitto come<br />

soprannaturale, avrebbe fatto del suo meglio per non deluderli. Aveva la stessa voglia degli altri di<br />

rimanere per strada a gelarsi il sedere, e almeno gli agenti non portavano la gonna corta.<br />

Sotto lo sguardo inflessibile di Dolph, che come di consueto non aggiunse neanche un particolare<br />

per non influenzare il suo giudizio, Anita si preparò ad esaminare la scena del delitto piegandosi<br />

sulle ginocchia di fianco al cadavere e dopo aver avuto il benestare si apprestò a girarlo sulla<br />

schiena.<br />

La corporatura era piccola e snella, ma non si trattava di un bambino, nonostante la vittima fosse<br />

talmente giovane da rendere difficile trovare un termine diverso per definirla: davanti ad Anita<br />

infatti si rivelò il viso angelico di una ragazzina, non più una bambina ma la promessa delicata di<br />

una piccola donna, i fini capelli biondi lunghi e scarmigliati, e incrostati di sangue. A parte quello,<br />

era chiaro che nemmeno un’altra goccia del prezioso liquido vitale era andata sparsa su quel freddo<br />

marciapiede.<br />

Sul collo, nell’incavo della spalla, sull’avambraccio, sul polso: una serie di minuscole punture<br />

appaiate denunciavano in modo più che evidente quello che l’aveva uccisa. Completamente<br />

dissanguata dal morso di uno o più vampiri. Compiendo un enorme sforzo di autocontrollo davanti<br />

allo scempio di quella giovane vita innocente, Anita mantenne il suo respiro regolare, fece i<br />

rilevamenti necessari, misurando l’ampiezza di ognuno dei morsi, e fornì la sua conferma all’ipotesi<br />

della polizia. Mentre si sfilava i guanti, ed i tecnici della scientifica facevano portare via quel<br />

gracile corpo senza vita, non riuscì tuttavia ad allontanare un insolito senso di disagio, una<br />

sensazione…. come un déjà-vu che continuava a tormentarla. Le sembrava di conoscere quel viso,<br />

ma lo associava ad un sorriso, ad un momento gioioso, senza riuscire a collocarlo in un tempo e in<br />

un luogo.<br />

Dolph era rimasto a fissarla, in attesa che lei cominciasse a parlare.<br />

“Almeno quattro vampiri diversi. I fori sono molto netti, quindi la vittima non stava lottando.<br />

Sicuramente è stata ipnotizzata. Però c’è qualcosa di strano.” Anche ad Anita piaceva creare un<br />

minimo di suspence quando faceva le sue relazioni a Dolph, ma in confronto a lui rimaneva sempre<br />

una dilettante, e non riuscì a provocargli nessuna reazione che non fosse uno sguardo di attesa che<br />

la invitava a continuare.<br />

11


Sospirò rassegnata. “Questo foro” si chinò indicando un piccolo segno nella piega interna del<br />

gomito “questo non è un morso di vampiro. Oltre al fatto evidente che è un segno singolo… è<br />

troppo piccolo per trattarsi di zanne. E da qui non è uscito sangue, piuttosto è entrato qualcosa.<br />

Questo è il segno di una siringa.”<br />

Dolph strinse leggermente gli occhi “Qualche ipotesi?”<br />

“Oltre al fatto che questa ragazzina tutto sembra tranne una tossicomane adolescente… è anche<br />

l’unico segno di questo genere. Se devo azzardare un’ipotesi direi che è stata drogata”<br />

Il detective sospirò in tono conclusivo, come se finalmente fosse arrivato il momento di condividere<br />

le informazioni. “Sono d’accordo. Secondo te è normale che dei vampiri droghino o narcotizzino la<br />

vittima prima di dissanguarla?”<br />

“Normale… no, non lo definirei proprio normale. Qualsiasi vampiro, anche alle prime… armi, per<br />

così dire, è in grado di annebbiare la mente di un individuo che non sia preparato a resistere, almeno<br />

per il tempo sufficiente a morderlo. E questi erano in gruppo, quindi che bisogno c’era di drogarla?<br />

Anche se non voglio escludere qualche nuovo tipo di perversione praticata da questi vampiri…”<br />

riflettè per un attimo mentre Dolph stringeva le labbra in un moto di disprezzo “Altrimenti<br />

dobbiamo prendere in considerazione la possibilità della presenza o complicità di esseri umani”<br />

“Anche gli esseri umani sono capaci delle azioni più terribili vero?” mormorò Dolph scuotendo la<br />

testa “Ma diventare complici dei mostri…”<br />

Ciò che Anita decise di tenere per sé era che, se i morsi appartenevano a più di un vampiro, questo<br />

significava che in giro per St. Louis scorrazzava una banda di succhiasangue fuorilegge e fuori<br />

controllo. Nella fattispecie, sfuggiti al controllo del capo dei succhiasangue della città, che in quel<br />

momento se ne stava tranquillo proprio a casa di Anita, invece di fare attenzione a chi invadeva non<br />

invitato il suo territorio.<br />

Trattenne un moto di stizza a quel pensiero, ed al pensiero che, tornata a casa, invece di godersi la<br />

presenza dell’essere più sensuale della città avrebbe dovuto fargli delle domande molto sgradevoli.<br />

La voce di Dolph che si rivolgeva ad uno degli agenti la richiamò al presente.<br />

“Peter, passami una busta per i reperti. E’ rimasto qualcosa sul marciapiede, dopo che l’avete<br />

mossa” Il sergente, accovacciato nel punto dove crudi tratti di gesso bianco segnavano la posizione<br />

originale del corpo, raccolse con precauzione un pezzo di stoffa dal marciapiede.<br />

“Che cosa hai trovato?” gli chiese il detective Zerbrovski mentre si avvicinava, seguito da Anita.<br />

“Sembra un fazzoletto da taschino”.<br />

***<br />

Quando rientrò finalmente in casa, dietro l’orizzonte cominciava a scorgersi il leggero chiarore<br />

dell’alba, e Jean-Claude non si trovava più lì. Con lo stato d’animo confuso tra il sollievo e la<br />

delusione per non averlo ritrovato ad aspettarla, Anita entrò in camera da letto senza fermarsi, e<br />

mentre si toglieva le scarpe e cominciava a slacciarsi la camicetta adocchiò un biglietto appoggiato<br />

sul suo cuscino.<br />

“Ma petite, è quasi l’alba. Ho pensato che avresti preferito trovare il tuo letto senza cadaveri<br />

dentro.”<br />

Sotto la J puntata che costituiva la firma, c’era un post scriptum nella stessa calligrafia sottile ed<br />

inclinata “Potremmo riparlare delle “nostre” regole domani sera, al ristorante. Sarebbe splendido.<br />

Doux rêves, ma petite.”<br />

Dolci sogni. Dopo alcuni minuti Anita si ritrovò ancora immobile, seduta sul letto, con un sorrisino<br />

ebete stampato in faccia ed il bigliettino tra le dita.<br />

Ma il pensiero delle ore passate con la polizia la riportò bruscamente alla realtà ed offuscò<br />

quell’attimo di infantile piacere. Aveva pochissime ore di sonno davanti, poi sarebbe stata ora di<br />

tornare in ufficio, così scivolò dentro una delle sue t-shirt taglia extra-large, poi lanciò un’occhiata<br />

alla sua collezione di pinguini e ne prese due. Sigmund, il primo e il suo preferito da sempre, e<br />

quello più nuovo di tutti, quello che portava ancora al collo il fiocco rosso e che le aveva regalato<br />

12


Jean-Claude. Poi stringendoli entrambi scivolò tra le lenzuola fredde e chiuse gli occhi. Ma invece<br />

di crollare addormentata come sperava, scoppiò in una risatina isterica. Due pinguini, ecco come si<br />

era ridotta … per sentirsi coccolata un peluche da solo non le bastava più. Senza riuscire a smettere<br />

di ridere appoggiò Sigmund a fianco del cuscino e abbracciò più strettamente l’altro. Così il fedele<br />

Sigmund avrebbe vegliato sul suo sonno, e il novellino avrebbe avuto la sua dose di coccole, e non<br />

si sarebbe più sentito trascurato.<br />

E poi i pensieri cominciarono a rincorrersi nella sua mente. Aveva ancora sotto gli occhi il macabro<br />

risultato dell’azione dei vampiri. Come poteva sopportare di provare dei sentimenti per uno di loro,<br />

per non parlare del fatto di farci del sesso. Cosa era successo alla se stessa che credeva di<br />

conoscere? Era possibile che gli avvenimenti degli ultimi anni l’avessero cambiata così tanto che la<br />

vecchia se stessa non si sarebbe più riconosciuta in questa nuova Anita? Era possibile che la<br />

vicinanza di quel vampiro riuscisse ad offuscarle ogni residuo di lucidità mentale?<br />

Tutte le persone che le volevano bene, che la apprezzavano per le sue capacità, ma anche per ciò<br />

che era nel profondo, in questo momento la disapprovavano, si sforzavano di convincerla che aveva<br />

imboccato una strada pericolosa e senza sbocchi. E se avessero avuto ragione? Che ne era stato del<br />

suo sogno di una vita normale?<br />

Infranto nel momento in cui Richard aveva sbranato il suo ex-capobranco. Voleva davvero che la<br />

sua vita prendesse quella direzione senza ritorno? Perché non ci sarebbe stato ritorno, di questo<br />

ormai era sicura. La sua vita correva come un treno lanciato su un binario, e ad ogni chilometro si<br />

trovava davanti un bivio, ma il tempo per decidere quale direzione prendere era sempre troppo<br />

breve, la scelta troppo rapida, dettata dall’emergenza del momento più che da una vera volontà. E<br />

ormai tante scelte possibili erano rimaste alle sue spalle, non c’era speranza di riprendere il viaggio<br />

dall’inizio e di provare altre strade.<br />

Domani si sarebbe trovata di fronte un’altra scelta, un altro bivio. Dolph le aveva chiesto di fare<br />

qualcosa, e quel qualcosa forse avrebbe di nuovo cambiato tutto. Però avrebbe riavuto la fiducia<br />

della polizia, l’amicizia di Ronnie, il rispetto dei suoi colleghi. Che valore dava a tutto questo? Ma<br />

soprattutto, che valore dava ad una innocente fanciulla il cui solo errore era stato trovarsi sulla<br />

strada di un gruppo di belve assetate di sangue? Quel viso di bambina non la abbandonava, e si<br />

sovrapponeva a quel ricordo di vivacità, allegria, bellezza, che alla fine le era ritornato in mente.<br />

13


3.<br />

La sera successiva Anita era come al solito in ritardo dopo una giornata frenetica. L’ansia non<br />

l’aveva abbandonata nemmeno per un attimo, dal momento in cui era suonata la dannata sveglia e si<br />

era catapultata in ufficio, dove Bert le aveva fissato una serie di appuntamenti senza soluzione di<br />

continuità. L’ultimo era stato il peggiore ed il più snervante di tutti. La madre disperata di un<br />

quattordicenne che era sparito da alcuni giorni senza lasciare traccia era andata a pregarla<br />

praticamente in ginocchio di occuparsi delle ricerche. La polizia non aveva avuto nessun risultato, e<br />

Anita aveva avuto un bel dire che lei non si occupava di persone scomparse, consigliandole di<br />

rivolgersi ad una investigatrice privata, e chiedendosi se Bert avrebbe mai imparato a selezionare i<br />

clienti non solo in base al portafoglio.<br />

Ma la donna non aveva sentito ragioni, e ad un certo punto le aveva addirittura afferrato un polso e<br />

aveva praticamente urlato “Lei mi deve aiutare! Io sono sicura che Danny è stato rapito dai<br />

vampiri!” Anita era stata sul punto di estrarre la pistola per convincere la donna a lasciarla andare,<br />

ma la sua presa si era affievolita come la sua voce, e alla fine, stremata da tanta angoscia, aveva<br />

sussurrato “Lei non riesce a capire…. io ho un’altra figlia che è la gemella di Daniel ed il legame tra<br />

di loro è talmente forte… Beatrix, la mia bambina, mi ha detto che l’ha visto…”<br />

“Intende dire che sua figlia ha visto dei vampiri che rapivano il ragazzo?” aveva chiesto Anita,<br />

cominciando a provare maggiore interesse per quel dramma.<br />

“No… non mi piace che si sappia in giro ma… Bea a volte vede delle cose…. anche quando non è<br />

presente…. lei capisce cosa intendo dire? lei mi può capire vero?” Lo sguardo della donna, velato<br />

dalle lacrime, rivelava una scintilla di speranza, e a quel punto ormai era riuscita ad attirare<br />

l’attenzione di Anita.<br />

“Mi sta dicendo che sua figlia ha delle visioni… o delle premonizioni?”<br />

“Premonizioni no, non è mai successo… ma dice che “vede” delle cose nella sua mente… quando<br />

era più piccola io e mio marito pensavamo che avesse solo molta immaginazione, ma poi<br />

cominciammo ad accorgerci che queste cose si rivelavano sempre vere quando avevamo la<br />

possibilità di verificarle… ed è impressionante quando si tratta del fratello. E’ come se fossero<br />

collegati in ogni istante, e lei vedesse quasi attraverso gli occhi di lui…” La signora era arrossita,<br />

mentre parlava, e Anita sentì un moto di rabbia contro quei genitori che avrebbero preferito una<br />

figlia “normale”, e di compassione verso la piccola Beatrix, con quel dono soprannaturale e<br />

ingombrante che le avrebbe condizionato la vita ed i rapporti con il resto dell’umanità.<br />

“E cosa ha visto, di preciso, dopo la sparizione del fratello?”<br />

La madre si asciugò le lacrime e continuò a voce bassissima “Sta soffrendo, piange di continuo,<br />

dice che vede dei mostri terribili che la terrorizzano … poi di colpo non vede più nulla, come se il<br />

contatto si interrompesse. Non credo che sia in grado di controllare questa sua … questa …<br />

capacità.”<br />

Era stato il pensiero della sofferenza della bambina, non l’ansia della madre a convincere Anita,<br />

insieme alla vaga sensazione che quel caso nascondesse qualcosa di più grosso, così le aveva<br />

promesso che avrebbe cercato di scoprire qualcosa. Del resto sembrava che la sua occupazione per<br />

la giornata fosse quella di andare a caccia di notizie sui vampiri… ed era solo il primo passo, prima<br />

che partisse la caccia ai vampiri vera e propria.<br />

Poi era arrivata la telefonata dalla centrale di polizia, che le chiedeva di passare per ascoltare la<br />

deposizione di un testimone che era spuntato fuori con notizie utili per il caso di Corinne Bryce, la<br />

ragazzina uccisa la notte precedente. E quella era stata un’altra esperienza che avrebbe volentieri<br />

evitato, ma per altri motivi.<br />

Ora era finalmente rientrata a casa, si era cambiata a velocità record e stava finendo l’ultimo ritocco<br />

di rossetto sulle labbra quando il campanello suonò, facendole aumentare i battiti cardiaci e<br />

arrotolandole lo stomaco. Era più o meno l’effetto che le faceva sempre un appuntamento con Jean-<br />

14


Claude, ma questa sera era diverso. Il piacere di vederlo era ora quasi annientato dal senso di ansia<br />

che la pervadeva, eppure non poteva più tirarsi indietro, aveva fatto a Dolph una promessa.<br />

Spense la luce del bagno, raccolse la giacca e la borsa mentre attraversava la camera, presentandosi<br />

già pronta per uscire nell’attimo in cui aprì la porta. E lì rimase, immobile, per lunghissimi istanti a<br />

fissare lo spettacolo che le si presentava davanti agli occhi, quasi dimenticandosi di chiudere la<br />

bocca. Jean-Claude indossava uno spolverino nero lungo quasi fino ai piedi, di una pelle<br />

dall’aspetto così morbido che sembrava modellarsi per accarezzare il suo corpo. Sotto, si<br />

intravedeva la camicia, di classico taglio maschile ma di lucida seta e di un blu così intenso da<br />

rivaleggiare con il colore dei suoi occhi. E poi la cravatta. Non aveva mai visto Jean-Claude<br />

indossare una semplice, tradizionale cravatta. L’effetto era straordinariamente sexy.<br />

Il vamprio stava in posa di perfetta nonchalance, sembrava pronto per un servizio fotografico di<br />

moda, il braccio leggermente alzato sopra la testa ed appoggiato allo stipite della porta, mentre con<br />

un guizzo degli occhi percorreva il corpo di Anita, per poi tornare a fissare lo sguardo nel suo.<br />

Piegò le labbra in un sorriso che non lasciava nessun dubbio sulle sue intenzioni, mormorando “Sei<br />

spettacolare, ma petite”.<br />

Lei deglutì un paio di volte senza riuscire a parlare, mentre avanzava di un passo fuori dalla porta<br />

tirandosela dietro alle spalle per chiuderla.<br />

Si aspettava che lui si muovesse per lasciarla passare, invece Jean-Claude rimase immobile, e lei<br />

finì per trovarsi quasi schiacciata tra il legno della porta alle sue spalle ed il corpo di Jean-Claude<br />

davanti a lei, che all’improvviso le sembrò incredibilmente solido. Ma il vampiro non le lasciò il<br />

tempo di protestare perché si chinò verso la sua bocca e con un bacio la inchiodò alla parete.<br />

In un attimo, l’ansia che l’aveva attanagliata svaporò in una sensazione che aveva più o meno gli<br />

stessi sintomi – tachicardia e farfalle nello stomaco – ma cause completamente diverse. La<br />

sensazione di essere intrappolata era stranamente rassicurante e avvolgente, per niente minacciosa, e<br />

Anita cominciò a sentire un’onda di calore che le saliva all’interno delle cosce, mentre la veemenza<br />

di quel bacio sfumava nella tenerezza delle labbra di Jean-Claude, e della sua lingua tiepida che le<br />

percorreva le labbra, fino a strapparle un sottile gemito di dispiacere quando si staccò da lei. Aveva<br />

ancora gli occhi chiusi quando finalmente riuscì a parlare.<br />

“Anche tu sei molto elegante, Jean-Claude.”<br />

La sua calda risata la avvolse, prolungando la sensazione di essere accarezzata. “Ho fame” le<br />

sussurrò nell’orecchio.<br />

“Allora sarà meglio che ci avviciniamo al ristorante prima che tu mi mangi qui sulla soglia di casa”<br />

Il vampiro mugolò sensualmente, roteando la testa. E quelli erano stati solo i preliminari.<br />

***<br />

Il percorso in macchina fino al ristorante continuò sullo stesso registro, con il vampiro che<br />

stuzzicava Anita in ogni maniera possibile, al punto che quando finalmente riuscirono a<br />

parcheggiare davanti al Broadway Oyster Bar lei tirò un sospiro di sollievo per essere arrivata fin lì<br />

senza aver provocato neanche un incidente. Al momento di entrare nel ristorante si trovavano in uno<br />

stato di eccitazione talmente avanzato che ad Anita era passato del tutto l’appetito. Perlomeno<br />

quello relativo al cibo. Ma non si sarebbe persa per nessun motivo al mondo la scena di Jean-Claude<br />

che assaporava il gusto dei cibi per interposta persona. Semplicemente adorava fare questo per lui,<br />

adorava guardarlo mentre si abbandonava ad una gioia fanciullesca per la sensazione di sapori persi<br />

nella sua memoria di secoli precedenti.<br />

La scelta del ristorante di quella sera, però, era stato un atto di fiducia esagerata nei confronti di<br />

Jean-Claude, ed Anita era già convinta che quell’esperimento non l’avrebbe affatto entusiasmata.<br />

Ma era talmente tanto tempo che lui la pregava di assaggiare le ostriche, almeno un’ostrica, prima<br />

di decidere che cibarsi di molluschi vivi non era nel suo stile, che alla fine aveva ceduto. A volte<br />

Jean-Claude chiedeva le cose in un modo per cui era impossibile rifiutargli qualcosa… qualsiasi<br />

cosa. Cosa sarebbe mai stata una piccola ostrica?<br />

15


Quindi non si soffermarono a lungo come al solito sul menu per contrattare le portate che Anita<br />

avrebbe ordinato, ed evitarono tutte le squisite specialità creole del locale per ordinare il Coquillage<br />

Imperial per una persona.<br />

Diversamente dal solito, l’ordinazione non provocò perplessità nel cameriere che li serviva. Il piatto<br />

Imperiale doveva essere così abbondante che era del tutto normale che una coppia ne ordinasse uno<br />

in due. Per il resto, l’ingresso di Jean-Claude aveva suscitato reazioni quasi nella norma, volendo<br />

considerare normali le occhiate di sfacciato apprezzamento da parte di tutte le donne presenti, ma<br />

nessuno sguardo torvo o sospettoso di qualche cliente che rilevasse la presenza sgradita di un<br />

vampiro. Nel patio dall’allegra atmosfera cajun aveva cominciato ad esibirsi un piccolo gruppo<br />

jazz, che avrebbe offerto il vantaggio di coprire gli inevitabili mugolii di piacere di Jean-Claude…<br />

quindi tutto sembrava perfetto.<br />

Tutto tranne lo stomaco di Anita, che di fronte all’enorme vassoio stracolmo di ghiaccio frantumato<br />

su cui stava artisticamente posata ogni sorta di crostacei e conchiglie varie, cominciò ad andare nel<br />

panico.<br />

“Non mi chiederai davvero di mangiare degli animali vivi, vero Jean-Claude?” gli chiese con la<br />

voce non del tutto ferma.<br />

“Ma petite… i crostacei non sono vivi, te l’assicuro. E per quanto riguarda le ostriche, ti chiedo solo<br />

di assaggiarne una, e poi deciderai se mangiarne altre.” Gli occhi gli scintillavano e non riusciva a<br />

trattenere il sorriso mentre prendeva tra due dita una contorta mezza conchiglia dal colore grigio<br />

scuro, dall’aspetto assolutamente sinistro e malsano, e ne affogava il contenuto con il succo di<br />

limone.<br />

“Ora, per favore, chiudi gli occhi ma petite”<br />

“Stai scherzando?”<br />

“Me l’hai promesso.” rispose lui facendo il broncio. “E se chiudi gli occhi sarà più facile”<br />

Anita sospirò con rassegnazione e strinse gli occhi. La voce vellutata di Jean-Claude la sfiorò<br />

avvolgendola. “Ora pensa al mare. Al sapore del mare. Al suo profumo, su una spiaggia, di notte.<br />

Al rumore della risacca che si infrange sulla riva. Respiralo.”<br />

Anita tirò un sospiro più profondo, annusando l’aria, e una folata di pura essenza marina le sfiorò le<br />

narici. Poi sentì qualcosa di morbido e fresco avvicinarsi alla bocca.<br />

“Prendila tra le labbra, succhiala, senti la sua morbidezza che ti scende in gola…” Anita ubbidì.<br />

Non aveva mai pensato che solo il pensiero di ingerire un cibo potesse rivelarsi un’esperienza così<br />

erotica, o forse era solo l’effetto della voce di Jean-Claude, ma quando il delicato frutto del mare<br />

scivolò dentro la sua bocca la sensazione fu sorprendente.<br />

Il gusto era intenso e leggermente amaro, ed era come assaporare la natura più profonda degli abissi<br />

marini, che però svaniva subito lasciando un retrogusto di limone aspro e piacevole. Non c’erano<br />

altre parole per descriverlo.<br />

Spalancò gli occhi appena in tempo per vedere Jean-Claude che rovesciava la testa all’indietro e<br />

socchiudeva le labbra in una specie di estasi gastronomica.<br />

La voce le uscì roca, come dopo un orgasmo. “Ne vorrei un’altra”<br />

Questa volta gli occhi del vampiro si trasformarono in pozzi sul cui fondo bruciava una fiamma blu<br />

scintillante e molto, molto eccitata.<br />

Il rito dell’ostrica si ripetè più volte, poi, deliziata, Anita passò agli scampi. Dopo aver capito, da<br />

un’occhiata furtiva verso gli altri commensali, che era lecito e onorevole sgusciarli e mangiarli con<br />

le mani, cominciò a prendere gusto al loro sapore delicato e corposo, e quando fece il gesto di<br />

pulirsi con la salviettina profumata, Jean-Claude le prese la mano e lentamente, guardandola negli<br />

occhi, se la portò alla bocca, succhiando tra le labbra e avvolgendo con la lingua le sue dita, una per<br />

una, finchè non furono tutte assolutamente pulite, ed Anita non fu assolutamente in preda ad un<br />

desiderio quasi irrefrenabile di sedersi a cavalcioni su di lui per verificare se il resto del suo corpo<br />

manteneva le promesse della sua bocca.<br />

Quando Jean-Claude le lasciò libere le dita Anita fu investita da un’improvvisa consapevolezza di<br />

se stessa, e degli altri clienti del ristorante che li circondavano. Non sembrava che il Mâitre fosse<br />

16


sul punto di cacciarli per atti osceni in pubblico, e solo un giovanotto, da un tavolo vicino, lanciava<br />

furtive occhiate maliziose. Quello che a lei era sembrato l’ultimo stadio dei preliminari erotici<br />

evidentemente era passato per un normale scambio di moine tra una coppietta di innamorati.<br />

Buon per loro.<br />

Il cameriere si era appena allontanato con l’ordinazione del caffè per Anita quando una voce<br />

conosciuta, severa e dolce allo stesso tempo, risuonò alla sua destra.<br />

“Anita, piccola mia, che sorpresa trovarti qui. Non ti abbiamo vista prima, come ci avrebbe fatto<br />

piacere poter cenare insieme a te!.”<br />

17


4.<br />

Intorno ad Anita il tempo si fermò, tutto il mondo cominciò a muoversi al rallentatore e dentro il<br />

suo cervello si aprì una voragine, un vuoto enorme dove neanche un pensiero coerente le veniva in<br />

soccorso, per quanto lo cercasse. Si girò lentamente alla sua destra, e in mancanza di una frase<br />

intelligente da dire, sgranò un sorriso a trentadue denti verso suo padre.<br />

“Cara, perché non hai più risposto ai miei messaggi? Lo sai che Judith ci teneva ad averti alla cena<br />

di famiglia la sera del 15”<br />

La voragine si richiuse su una sensazione che le era dannatamente più familiare. La rabbia.<br />

“Papà, sai benissimo che Judith mi invita alle sue cene solo per salvare le apparenze, e che aspetta<br />

l’ultimo momento sperando che io sia fuori città. Non ho nessun motivo per venire a farmi insultare<br />

dalla tua perfetta padrona di casa”<br />

Le parole piene di astio le erano uscite di bocca troppo in fretta, e l’espressione mortificata di suo<br />

padre le ricacciò in gola ogni altra osservazione acida che le era venuta in mente. Così si sforzò di<br />

addolcire il suo tono e gli sorrise. Quell’uomo davanti a lei, elegante, piacente e giovanile, le<br />

sembrava in realtà soltanto l’ombra spenta del padre che ricordava nella sua adolescenza, che era<br />

stato il punto di riferimento della sua famiglia e che era andato in mille pezzi quando sua moglie era<br />

morta e sua figlia aveva manifestato un potere spaventoso e inaccettabile. Anita assomigliava<br />

troppo a sua madre, fisicamente, e la sua macabra magia l’aveva resa seria ed adulta molto prima<br />

del tempo: suo padre non era stato capace di vivere con questo fardello e l’aveva allontanata da sé,<br />

dalla sua confidenza e tenerezza, anche se le ripeteva che le avrebbe sempre voluto bene. Poi, quel<br />

nuovo matrimonio, quella nuova serenità che Anita non aveva capito, e non aveva accettato. Ormai<br />

anni luce li separavano, e solo un fragile legame di affetto e di tristezza li rendeva parenti. In fondo<br />

non le costava molto essere gentile, per pochi minuti, poi lui se ne sarebbe andato e tutto sarebbe<br />

rimasto come prima.<br />

“Mi ha detto Andria che ti ha incontrato a teatro, la settimana scorsa, e che ti ha presentato Bill”<br />

Ecco che si ritornava su un altro argomento sgradevole.<br />

“Sì, è vero… ci siamo viste. Bill deve essere un ragazzo molto…” cercò disperatamente un<br />

aggettivo gentile ma le uscì solo “…ricco”.<br />

“Ma forse non sai ancora la bella notizia: hanno deciso di sposarsi la prossima primavera!” continuò<br />

lui, mentre lo sguardo gli si illuminava. Solo in quell’istante sembrò finalmente fare caso a Jean-<br />

Claude, che era rimasto fermo e composto dalla sua parte del tavolo, con lo sguardo un po’ assente,<br />

come se si stesse chiedendo se era il caso di scomparire nel nulla o di restare lì.<br />

“Ma Anita, non mi hai presentato al tuo amico! Avevo un tale timore che tutte quelle voci sul tuo<br />

conto fossero vere! Non ho mai capito perché su quei giornalacci continuano a mettere il tuo nome<br />

in relazione con il capo dei vampiri della città… con il capo di quel branco di mostri.” Una smorfia<br />

di sincero disgusto gli storse per un attimo le labbra, mentre Anita percepiva chiaramente<br />

l’irrigidirsi delle spalle di Jean-Claude. “Perché ci hai lasciati nel dubbio, perché hai permesso che<br />

la tua famiglia si dovesse giustificare per non essere riuscita ad insegnarti dei principi morali e<br />

religiosi che ti guidassero nella vita? Ora ti vedo qui, insieme a questo bel giovanotto e capisco che<br />

ci siamo sbagliati sul tuo conto. Tu non potresti sopportare di degradarti a quel punto… di lasciarti<br />

anche solo sfiorare da uno di quei putridi esseri senza vita e senza Dio!”<br />

“Papà… papà!” dovette quasi gridare per interrompere la sua sparata anti-zannuti. Era tutto inutile,<br />

l’unica emozione che la invadeva era l’irritazione, la rabbia di un’adolescente che non è ancora<br />

riuscita a ribellarsi ai genitori, l’astio che ci fa desiderare di ferire chi ci ha fatto del male. Alla fine<br />

il signor Blake tacque, guardando alternativamente verso Anita e verso Jean-Claude con sguardo<br />

speranzoso.<br />

“Scusa se non vi ho presentati prima. Papà, questo è Jean-Claude” Ed è il mio amante, il mio<br />

vampiro preferito, nonché il Master dei vampiri di St. Louis, avrebbe voluto aggiungere, invece si<br />

morse la lingua, e si sforzò di rimanere calma e indifferente. Ma dallo sguardo inorridito di suo<br />

18


padre, Anita capì che la spiegazione sarebbe stata superflua. Jean-Claude si stava alzando dalla<br />

sedia, porgendo la mano da stringere, quando l’atterrito Mr Blake estrasse dal collo della camicia il<br />

suo crocifisso e lo puntò contro il mostro che ora vedeva di fronte a sé, dissimulato nelle sembianze<br />

di quell’uomo impensabilmente bello.<br />

L’istinto immediato di Anita la fece balzare in piedi per frapporsi tra l’oggetto sacro ed il vampiro,<br />

che girò di scatto la testa per distogliere gli occhi e rimase immobile, stringendosi leggermente nelle<br />

spalle come se si aspettasse di essere colpito da un fulmine da un momento all’altro.<br />

Ma la piccola croce d’argento non si infiammò. Brillò sì, di un tenero incerto bagliore, per poi<br />

affievolirsi lentamente. Il padre di Anita osservò stupito la sua croce quasi spenta aggrottando le<br />

ciglia.<br />

“Ma cosa…. cosa significa questo?”<br />

“Metti via quel crocefisso, per favore” chiese gelida Anita, calcando la voce su quel per favore<br />

senza il minimo accenno di gentilezza. Suo padre alzò gli occhi verso di lei.<br />

“Che cos’è questo essere? Deve essere un vampiro, è il Master vero? non credere che io non l’abbia<br />

riconosciuto!” Il tono era accusatorio, e la voce vibrava di disprezzo, alzandosi di tono.<br />

“Sì, è il Master di St. Louis, il capo dei maledetti succhiasangue, ed io esco con lui, che la cosa ti<br />

piaccia o no.”<br />

“Anita, non ci possso credere! allora era tutto vero! Come puoi aver rinnegato tutto quello in cui<br />

credevi? Cosa ti ha fatto questo figlio del diavolo per irretirti e sedurti?” Ora suo padre stava quasi<br />

gridando, e le si avvicinò protendendo una mano, afferrandole il polso come per trascinarla via.<br />

“Non ti permetterò di rovinarti la vita! Adesso tu vieni via con me e con tua madre, vieni a casa da<br />

noi per un po’, finchè la malvagia influenza di questo essere non ti avrà lasciata libera, a costo di<br />

farti la doccia nell’acqua santa!”<br />

Anita sgranò gli occhi per la sorpresa davanti a quella reazione quasi violenta, così aliena dal<br />

carattere dolce del padre “Lasciami andare, papà, non mi dirai come devo vivere la mia vita! e poi<br />

Judith NON E’ mia madre!” fremente di rabbia gli voltò le spalle e si rivolse a Jean-Claude<br />

porgendogli una mano “Andiamo via, portami via da questo posto, subito!”<br />

Jean-Claude socchiuse gli occhi con evidente fatica, lo sguardo velato dalla tristezza, mentre<br />

sfiorava la mano di Anita. “Sei sicura di non voler rimanere? forse dovreste parlare da soli, per un<br />

attimo”<br />

“No, Jean-Claude, non ho nessuna intenzione di discutere della mia vita sentimentale con lui.<br />

Davvero, andiamo a casa” mormorò le ultime parole.<br />

***<br />

Nel parcheggio l’aria le sembrò gelata, una cosa senza senso visto che in quella stagione le notti<br />

erano ancora eccezionalmente miti. Qualcosa dentro di lei si era raggelato, e il magone le stringeva<br />

un nodo in fondo alla gola che le impediva di parlare.<br />

Quando furono vicino alla macchina Jean-Claude la tirò verso di sé, stringendole le spalle tra le sue<br />

braccia. Era proprio quello che ci mancava per farla crollare, quindi Anita resistette all’abbraccio e<br />

cercò di proseguire verso la parte del guidatore, ma lui la trattenne.<br />

“Ma petite, per favore, non voltare le spalle alla tua famiglia per causa mia.”<br />

“Non lo faccio per te. E’ passato un sacco di tempo da quando aveva il diritto di dirmi cosa potevo e<br />

non potevo fare…”<br />

“Ma è tuo padre, ma petite” sussurrò Jean-Claude. Il tono le fece sollevare lo sguardo, e di nuovo<br />

scorse quella sensazione di struggente malinconia che velava gli occhi del vampiro.<br />

“Ha perso quel diritto quando ha dimenticato mia madre per sposare Judith”<br />

“Come mai non sei mai stata in grado di perdonarlo? Non è passato abbastanza tempo?”<br />

“Non puoi capire… davvero…”<br />

19


“No, non posso capire. E’ difficile per me ricordare cosa significhi fare parte di una famiglia. E<br />

forse non ho mai saputo cosa significhi ubbidire a qualcuno solo perché pensi sia giusto farlo, e non<br />

perché minaccia torture, dolore o morte”<br />

Capì di essere stata terribilmente insensibile. “Scusa, Jean-Claude, io… non intendevo questo. Mi<br />

dispiace che tu non abbia mai avuto una vera famiglia. Però averla avuta, averne fatto parte e poi<br />

perderla, non è granchè come consolazione. Conitinui a ricordare com’era, come avrebbe potuto<br />

essere, e quello che avevi non c’è più, non tornerà. Finito. Lontano. E’ una tristezza che ti divora.”<br />

“Ma tu non li hai persi. Tua madre non tornerà più, è vero, ma è rimasto qualcuno che ti vuole bene,<br />

che si preoccupa per te. Sono vivi, Anita, c’è ancora tempo, non è troppo tardi.”<br />

Anita trattenne un gesto di stizza “Allora cosa vuoi che faccia? Che ti lasci, corra da loro e prometta<br />

a mio padre che non permetterò mai più ad un vampiro di sfiorarmi?”<br />

Jean-Claude sgranò gli occhi “Oh mon Dieu, certamente no! Pensi che sia il solo fatto di uscire con<br />

me a rappresentare l’ostacolo invalicabile nei vostri rapporti?”<br />

“Mio padre non accetterà mai l’idea che ho una relazione sentimentale con un vampiro. Per non<br />

parlare neanche di quella sessuale. Non è proprio previsto dal libretto di istruzioni ‘come educare<br />

una figlia’. L’hai sentito no?”<br />

Lesse un’ombra di esitazione negli occhi di Jean-Claude, e prima che lui le rispondesse un’altra<br />

voce risuonò allegra alle sue spalle.<br />

“Oh, io l’ho sentito eccome, e sono stupito che non l’abbia seccato un infarto! Se vuoi sapere, io<br />

invece penso che sia veramente figo uscire con un vampiro!”<br />

“Josh!!” Anita si divincolò dall’abbraccio di Jean-Claude per fiondarsi tra le braccia di un teenager<br />

biondo alto poco più di lei.<br />

“Non ho crocifissi, quindi puoi presentarmi senza pericolo al tuo amichetto” aggiunse ammiccando.<br />

“Josh, fratellino… non va affatto bene se non porti il crocefisso! Quante volte ti avrò ripetuto che<br />

non te ne devi mai separare? Non hai idea del momento in cui potrà tornarti utile!”<br />

“Ora dimmi come si fa a sopportare una sorella maggiore così!” Il ragazzo si era rivolto<br />

direttamente a Jean-Claude: il tono era disinvolto, ma la voce nascondeva una punta di nervosismo,<br />

e Anita si chiese se era la prima volta che il suo fratellino minore si trovava così vicino ad un<br />

vampiro.<br />

Jean-Claude gli sorrise, senza mostrare il minimo indizio di zanne “E’ un vero piacere conoscerti,<br />

Josh”. Quando voleva aveva un aspetto talmente… umano che perfino lei avrebbe potuto per un<br />

attimo essere tratta in inganno. Ma solo per un attimo, e vederli che si stringevano la mano le diede<br />

comunque una sensazione spiacevole e protettiva, da ansiosa sorella maggiore. Non voleva che Josh<br />

avesse niente a che fare con il mondo dei vampiri, non così presto, non così giovane.<br />

“Josh, non stavo scherzando. Non voglio che tu vada in giro senza un crocefisso addosso” aggiunse<br />

seria.<br />

Ottenne in risposta solo il tono spavaldo di un ragazzo a cui la vita non ha ancora tolto niente.<br />

“Vorrà dire che se qualche vampiro mi darà fastidio gli dirò che conosco il Master di St. Louis, e di<br />

starmi alla larga se non vuole fare una brutta fine!”<br />

“Su questo ci puoi contare, ma credo che avresti un effetto anche più intimidatorio dicendo che sei<br />

il fratello dell’Esecutrice” rispose il Master, allargando il suo sorriso.<br />

20


5.<br />

Ora che si trovavano sulla porta di casa sua, Anita non era più sicura che fosse stata una buona idea.<br />

L’atmosfera di giocosa eccitazione che l’aveva quasi sopraffatta al ristorante era stata annientata dal<br />

confronto con suo padre e con i suoi fantasmi di famiglia. Ed ora che era di nuovo da sola con Jean-<br />

Claude, ma che non era più distratta dall’idea del sesso, ripiombò su di lei tutta l’ansia accumulata<br />

durante il giorno.<br />

Quella serata avrebbe potuto essere come tutte le altre… Beh, in realtà non c’erano mai due serate<br />

uguali quando usciva con Jean-Claude… non poteva certo lamentarsi della routine! Ma c’era un<br />

fattore diverso che interveniva quella notte. L’accordo fatto con Dolph. Perché si era immischiata in<br />

quel casino?<br />

Non che avesse avuto molta scelta. O accettava le condizioni del poliziotto, oppure lui avrebbe<br />

agito a modo suo, e sul momento le era sembrato che questa fosse l’idea migliore, e che<br />

proabilmente non ci sarebbero state conseguenze gravi.<br />

Probabilmente.<br />

Ma se la sentiva di rischiare?<br />

Forse avrebbe dovuto dire a Jean-Claude di tornare al Circo dei Dannati e concludere la serata lì…<br />

e lasciare che succedesse quello che doveva succedere senza farsi coinvolgere.<br />

Ma non era possibile. Dolph ne aveva fatta una questione di fiducia, e lei gli aveva promesso che<br />

sarebbe andata fino in fondo. Allora perché si sentiva così male in quel momento?<br />

Appena varcata la soglia del suo ingresso Anita si diresse decisa in cucina, lasciando dietro di sé la<br />

porta aperta per Jean-Claude. Aveva assolutamente bisogno di un caffè, visto che aveva rinunciato a<br />

quello ordinato al ristorante per andarsene prima possibile. Ma si fermò prima di arrivare alla<br />

macchina dell’espresso. Si appoggiò con le mani al bancone che separava la cucina dal soggiorno,<br />

le braccia tese e le spalle contratte in uno spasmo doloroso, mentre una folla di pensieri la assaliva.<br />

Suo padre, il disprezzo nei suoi occhi.<br />

Dolph, la diffidenza nei suoi occhi.<br />

Perché tutti dovevano giudicare le sue scelte di vita? Perché tutti dovevano metterla alla prova? Una<br />

sensazione di impotenza, di panico e di frustrazione la travolse e le salirono le lacrime agli occhi<br />

mentre rimaneva come paralizzata a pensare a quale via d’uscita le offrisse la situazione in cui si era<br />

cacciata.<br />

Jean-Claude era entrato dietro di lei, ma non aveva ancora detto una parola da quando avevano<br />

lasciato il parcheggio del ristorante. Non era stato un silenzio pesante. Semplicemente Jean-Claude<br />

era capace di lasciarla da sola con i suoi pensieri senza forzarla a condividerli.<br />

Quando lo sentì parlare era molto più vicino di quanto si aspettasse. Talmente vicino che sentì il suo<br />

respiro sfiorarle la nuca, ed il suo corpo come una presenza che aleggiava dietro le sue spalle,<br />

accendendo un calore improvviso dentro di lei.<br />

“Ma petite… porti il reggicalze stasera?” La voce era ironica e seducente - Jean-Claude al meglio<br />

del meglio - e la domanda era talmente inaspettata che Anita spalancò gli occhi, inghiottì le lacrime<br />

e scoppiò in una risatina nervosa.<br />

“Come diavolo ti viene in mente di chiedermi una cosa simile… adesso?!”<br />

“Veramente è tutta la sera che voglio chiedertelo…trovo irresistibile il solo pensiero che tu abbia<br />

messo le calze per uscire con me” mentre parlava la mano di Jean-Claude era scesa ad accarezzarle<br />

i fianchi, e si era fermata nell’esatto punto in cui il gancetto del reggicalze creava una lievissima<br />

gobba nella linea aderente della gonna. “Penso di avere indovinato, vero?”<br />

Anita continuò a ridacchiare insulsamente “Sembra che tu abbia scoperto il mio segreto…”<br />

“Mais non…. veramente non l’ho ancora ‘scoperto’… ma sto per farlo proprio in questo istante”<br />

Era ormai talmente vicino che le sue parole si persero in un mormorio sommesso tra i capelli di<br />

Anita, ed attraverso i vestiti lei riuscì a sentire la solidità del suo corpo aderire contro di lei.<br />

Muscoli, carne, le lunghe dita sottili che si facevano strada giù fino all’orlo della minigonna e che<br />

21


lentamente la sollevavano, finchè arrivarono a sfiorarle la pelle in quel ridottissimo spazio nudo tra<br />

la giarrettiera e gli slip. Era bastato quel gesto, quel semplice, lento gesto, perché il desiderio<br />

montasse fino a travolgerla, e si sentì improvvisamente umida e aperta ad aspettarlo. Si lasciò<br />

andare contro di lui, inarcando la schiena e gettando indietro la testa, offrendogli così un accesso<br />

privilegiato al collo, di cui il vampiro approfittò subito.<br />

Sentì i denti che le scalfivano con gentilezza la pelle della gola, ma senza perforarla, in un gioco<br />

allusivo in cui il rischio calcolato che lui la mordesse accresceva l’eccitazione con una punta di<br />

paura. La consapevolezza di trovarsi in balia di una creatura feroce, tenuta a bada solo da un<br />

esasperato autocontrollo e dall’amore che dichiarava di provare per lei… Un mugolio le sfuggì dalle<br />

labbra insieme ad ogni residuo pensiero coerente.<br />

Le labbra di Jean-Claude percorsero affamate il collo di Anita, dall’incavo della spalla fino al lobo<br />

dell’orecchio ed un breve secco rumore di stoffa strappata la liberò in un solo istante delle<br />

mutandine di pizzo. Ora soltanto la pelle dei jeans di Jean-Claude premeva contro la sua pelle nuda.<br />

Anita si lasciò sollevare senza alcuno sforzo, finchè non si trovò riversa in avanti sul bancone della<br />

cucina. Una mano si era insinuata sotto la sua camicetta, un altro lieve schiocco aveva segnalato lo<br />

slacciarsi del reggiseno e già i polpastrelli le tormentavano un capezzolo. Jean-Claude non era<br />

ancora arrivato a sfiorare le sensibili labbra del suo sesso, ma Anita si trovava già al limite<br />

dell’eccitazione e del desiderio quando sentì il rumore della zip dei pantaloni che si abbassava. Lui<br />

la penetrò senza esitazioni, aprendosi la strada nelle sue profondità, colmandola e premendola verso<br />

il basso, come se la volesse inchiodare contro il legno del tavolo. La avvolse in un abbraccio che<br />

avrebbe potuto stritolarla, e la sua voce le arrivò roca e ansimante, mentre cominciava a muoversi<br />

dentro di lei. “Je t’aime à la folie, ma petite”.<br />

In mezzo alle vertigini che stavano per trasportarla dritta verso l’orgasmo, la coscienza delle sue<br />

emozioni la colpì come un fulmine. Anche lei lo amava. Si fidava di lui. Verso di lui provava quel<br />

senso di lealtà che nasce dall‘intimità e dall’amore. E in quel momento capì cosa era giusto fare.<br />

“NO!”<br />

L’urlo era stato così forte e deciso che Jean-Claude rimase come congelato a metà movimento, il<br />

respiro affannato che le risuonava nelle orecchie e le scorreva tiepido lungo la guancia, la voce un<br />

sussurro tremante. “Co….. Come?”<br />

Anita si sentì morire per la crudeltà di quell’istante, ma non poteva lasciare che continuasse.<br />

“Non posso…. perdonami Jean-Claude, ma davvero non posso farlo.”<br />

“Che… cosa, Anita?”<br />

Jean-Claude era il tipo di uomo che anche all’apice di un travolgente atto sessuale, insomma nel bel<br />

mezzo di una selvaggia scopata, era in grado di fermarsi davanti ad un semplice no?<br />

Sì, era quel tipo d’uomo, e si era fermato, ma lo sforzo che gli era costato fu più che evidente.<br />

Qualcosa si irrigidì dentro di lui, Anita lo percepì come se un crampo avesse fatto contrarre ogni<br />

suo muscolo.<br />

“Non posso farti questo… forse non mi perdonerai mai ma non posso permettere che succeda.”<br />

“Di cosa diavolo stai parlando, Anita?”<br />

L’incredulità nella sua voce era straziante. Anita scosse la testa mentre le lacrime che si era<br />

dimenticata poco tempo prima ritornavano brucianti in superficie. “Ti prego… cerca di capire…”<br />

“Che cosa Anita? che cosa ho fatto? che cosa ho sbagliato?” continuò Jean-Claude con la voce<br />

appena udibile, mentre scivolava fuori dal suo corpo.<br />

“No… tu non hai fatto niente, assolutamente niente di sbagliato. E’ tutta colpa mia, è stato un errore<br />

enorme e non so se riuscirai mai a perdonarmi.”<br />

“Per favore, ma petite. Dimmi di cosa stai parlando perché ora sono davvero preoccupato”<br />

“Io… io…”<br />

Niente da fare. Non sapeva da che parte iniziare. Si girò verso di lui per guardarlo, e svanì anche la<br />

minima parte di coraggio che poteva essere rimasta. Jean-Claude la fissava con i suoi occhi color<br />

della notte, due profondità oceaniche, ed Anita si sentì persa nella miriade di emozioni che le<br />

trasmettevano. Prese fiato lentamente prima di parlare.<br />

22


“Devo prima farti una domanda”<br />

Silenzio.<br />

“Puoi dirmi dove hai passato la notte di due giorni fa?”<br />

Jean-Claude aggrottò le sopracciglia in un’espressione perplessa, e rispose dopo aver pensato per<br />

qualche istante. “Sono rimasto al Circo dei Dannati con Asher”<br />

Asher. Anita si rese conto che non aveva pensato ad Asher.<br />

“Maledizione”<br />

“Allora?” il tono del vampiro cominciava ad essere spazientito.<br />

“Sai quel caso della polizia… quello per cui mi hanno chiamata ieri notte.” Ancora una pausa, per<br />

ritardare le spiegazioni, ma Jean-Claude aspettò che fosse lei a continuare. “Si trattava<br />

dell’omicidio di una ragazzina. Aveva 13 anni, si chiamava Corinne Bryce, studiava danza ed era<br />

appassionata di balletto classico.”<br />

Ancora nessuna reazione.<br />

“E’ stata completamente dissanguata dai vampiri, Jean-Claude, e come se non bastasse io l’ho<br />

riconosciuta: è la ragazzina a cui facevi il baciamano quella sera a teatro… Romeo e Giulietta, ti<br />

ricordi?”<br />

Jean-Claude sbattè le palpebre “E’ terribile… immagino che la cosa ti abbia molto turbato, ma…<br />

cosa c’entra con noi due?” Forse era normale che un vampiro non rimanesse particolarmente<br />

sconvolto di fronte ad una morte umana, anche se per un attimo era stato vicino e aveva toccato<br />

quella fragile vita. Ma Anita si sentì ferita da quell’apparente indifferenza, così andò avanti, tutto<br />

d’un fiato.<br />

“C’entra perché io l’ho vista con te, ho visto con che entusiasmo ti guardava e ti veniva vicino.<br />

C’entra perché accanto al suo corpo hanno trovato un fazzoletto con le tue iniziali ricamate. C’entra<br />

perché io ho riconosciuto quel fazzoletto, Jean-Claude, è senza dubbio tuo. C’entra perché oggi mi<br />

hanno chiamato alla centrale per sentire un testimone, che giura di aver visto il Master della città<br />

uscire dalla sua ‘tana’ al Circo trasportando tra le braccia un corpicino senza vita. C’entra perché<br />

quel corpicino è stato ritrovato abbandonato sul marciapiede in un vicolo a due traverse di distanza<br />

dal Circo dei Dannati”<br />

Mentre parlava, lo sguardo di Jean-Claude era passato dalla sorpresa all’incredulità, all’orrore.<br />

“Anita, mi stai dicendo che pensi che io abbia fatto del male…. no, che io abbia ucciso una<br />

tredicenne e che mi sia sbarazzato del corpo nella strada dietro la mia casa?”<br />

“No, Jean-Claude, io non lo penso affatto. Ma Dolph sì, Dolph ne è assolutamente convinto, e in<br />

questo preciso momento si trova dentro il Circo dei Dannati con un mandato di perquisizione in<br />

mano.”<br />

Ecco, l’aveva detto. La bomba era scoppiata.<br />

Jean-Claude la afferrò violentemente per le spalle “Hai detto perquisizione? La polizia sta entrando<br />

a perquisire il Circo?”<br />

“Probabilmente a quest’ora hanno già iniziato”<br />

“E tu non mi hai avvertito? Anita! Stavi per fare l’amore con me mentre pensavi che io fossi un<br />

barbaro assassino di bambine?” Per una frazione di secondo, l’espressione di dolore aveva devastato<br />

il bel viso di Jean-Claude, ma un attimo dopo la sua maschera impenetrabile aveva preso il posto di<br />

ogni apparenza di emozione.<br />

“No! ti ho detto che non credo affatto che tu sia colpevole! Ma non ho potuto evitare di riconoscere<br />

il corpo di quella bambina! e non ho potuto tacere a Dolph il fatto che sapevo di chi era il<br />

fazzoletto. In quel momento era solo un’informazione, non sembrava un’accusa specifica, non lo<br />

era finchè non è spuntato quel testimone. E dice di averti visto in faccia, dannazione, dice di essere<br />

assolutamente sicuro della tua identità!”<br />

“E io mi sarei lasciato osservare senza accorgermene mentre trafugavo un cadavere? Anita, come<br />

possono credere una cosa simile?”<br />

Lei non fu più capace di reggere il suo sguardo e abbassò la testa “Lo credono perché il testimone è<br />

una persona assolutamente rispettabile, e tu invece sei uno dei mostri.”<br />

23


“Perché non me l’hai detto prima?” Il tono freddo di Jean-Claude le fece più paura di qualsiasi altra<br />

cosa. La spiegazione non era finita, e forse veniva la parte peggiore.<br />

“Me l’ha chiesto… no, me l’ha espressamente ordinato Dolph. Non voleva che i suoi uomini<br />

dovessero avere a che fare con i tuoi trucchi da vampiro mentre cercavano delle prove in casa tua.”<br />

L’espressione imperturbabile di Jean-Claude vacillò di nuovo.<br />

“Cioè ti ha chiesto di uscire e fingere di divertirti e di intrattenere il sospetto di un feroce omicidio<br />

per poter fare più comodamente una perquisizione?”<br />

Anita si sentì quasi sopraffatta dalle lacrime. Era la terza o la quarta volta quella sera, veramente<br />

troppo. La voce uscì inaspettatamente ferma, nonostante tutto. “No. Dolph non voleva che io venissi<br />

all’appuntamento stasera. Ma io mi sono rifiutata di annullarlo perché non credo che tu sia un<br />

assassino, e ho detto a Dolph che ero disposta a scommetterci la salute, e che sarei uscita comunque<br />

con te. Allora mi ha fatto giurare di non rivelarti nulla, perché secondo lui mi sarei trovata in<br />

pericolo. Ha fatto appello ad ogni residuo di fiducia che lui e la squadra potevano avere per me. E io<br />

alla fine ho tradito sia te che loro”.<br />

“Scommetterci la salute o la vita? Sei armata ma petite? Dove hai nascosto i tuoi pugnali d’argento,<br />

stasera? Non nel reggicalze, evidentemente.”<br />

Anita alzò lo sguardo velato di pianto verso il vampiro “Io porto sempre la pistola, con chiunque io<br />

esca, e ovunque io vada, lo sai. Ma non ce l’ho addosso in questo momento.”<br />

Jean-Claude si allontanò bruscamente, fissando furibondo il vuoto davanti a sé, pur di non posare<br />

gli occhi su di lei.<br />

“Avranno trovato solo Asher e Jason sotto il Circo. Augurati solo che non abbiano fatto loro del<br />

male”<br />

“Asher è un vampiro e Jason un licantropo. Non credo che siano in pericolo…”<br />

“Infatti mi riferivo ai poliziotti. Hai idea di cosa fanno a uno dei mostri se si azzarda ad attaccare un<br />

onorato membro delle forze dell’ordine?”<br />

Il pensiero si formò nella mente di Anita, e una morsa di panico si aggiunse a tutte le emozioni di<br />

cui era in balia. “Dobbiamo andare immediatamente al Circo.” disse muovendosi per prendere le<br />

chiavi della macchina.<br />

“Io, andrò immediatamente al Circo, Anita. Non vorrai rovinare la tua copertura con la polizia.”<br />

Anita non fece in tempo a rispondere, perché Jean-Claude era semplicemente sparito, come se si<br />

fosse volatilizzato nel nulla, con l’eccezione di un piccolo vortice d’aria lasciato dal movimento<br />

troppo veloce per essere visto.<br />

24


6.<br />

Da quando era saltata sulla macchina, dopo essersi infilata in fretta e furia un paio di jeans, a<br />

quando si era fermata davanti al Circo dei Dannati era passata meno di mezz’ora e circa una<br />

dozzina di infrazioni stradali. Un tempo che le era sembrato interminabile. Era l’una di notte e la<br />

porta laterale, quella da cui entravano i dipendenti e quelli che avevano le chiavi, era aperta, ma non<br />

c’era nessuno davanti a controllare. Né un agente, né uno degli uomini o dei vampiri di Jean-<br />

Claude. Bruttissimo segno.<br />

Quasi per un riflesso automatico Anita estrasse la Browning, tenendola puntata verso il pavimento,<br />

ed entrò dentro l’edificio misurando ogni suo movimento. Non incontrò nessuno fino alla seconda<br />

porta, scese le scale indisturbata ed arrivò fino alle stanze dove si trovava il quartier generale del<br />

Master della città. Solo davanti alla porta della camera di Jean-Claude avvistò un poliziotto imberbe<br />

che montava la guardia, che fortunatamente la riconobbe e non le impedì di entrare. Varcata la<br />

soglia si trovò di fronte una scena che nemmeno nei suoi incubi peggiori avrebbe potuto prevedere.<br />

Il quadro aveva al centro Jean-Claude, inginocchiato sul pavimento, con le mani alzate all’altezza<br />

delle spalle, la testa abbassata e gli occhi chiusi, nella posa fatidica di chi è circondato dalla polizia<br />

e vuole sembrare il più possibile innocuo e collaborativo. Un grosso poliziotto calvo, uno che Anita<br />

ricordava non certo per il temperamento calmo e controllato, teneva la canna della pistola<br />

d’ordinanza premuta dietro la nuca di Jean-Claude, con la sicura disinserita e il dito sul grilletto. Le<br />

sembrò di sentire il proprio cuore fermarsi. Di sicuro smise di respirare, almeno per un po’.<br />

Il sergente Storr stava alla destra del poliziotto, un po’ discosto, ma anche lui teneva il vampiro<br />

sotto tiro. Il resto della squadra, altri quattro uomini, si tenevano tutto intorno, con le armi in mano<br />

ma puntate verso il soffitto. Nell’angolo più lontano, seduto sul divano con le mani bene in vista<br />

davanti a sé, c’era Jason, un labbro spaccato e sanguinante, con un sesto agente che gli stava alle<br />

spalle, ma almeno non gli puntava armi addosso.<br />

All’ingresso di Anita l’agente calvo aveva distolto lo sguardo dal suo bersaglio per guardarla - dieci<br />

punti in meno. Non se la sarebbe mai cavata contro la rapidità di un vampiro. Ma Jean-Claude<br />

sembrava una statua di marmo, immobile nel modo impressionante in cui solo i vampiri riescono a<br />

stare, anche se Anita sapeva che l’aveva sentita arrivare molto prima dei poliziotti. Dolph non aveva<br />

mosso gli occhi, ma doveva avere una vista periferica eccezionale perché si rivolse a lei<br />

immediatamente.<br />

“Cosa fai qui, Anita?”<br />

Lei non si curò di rispondere “Cosa cazzo sta succedendo Dolph? Non doveva essere una semplice<br />

perquisizione?”<br />

Il sergente le rivolse finalmente uno sguardo stupito. “L’hai avvertito tu. E’ per questo che è tornato<br />

così presto vero? Non ti rendi conto di cosa hai rischiato Anita?”<br />

“Non ho rischiato niente, Dolph” almeno non fisicamente, aggiunse tra sé e sé. “Non credo che<br />

Jean-Claude sia il tuo killer, te l’ho detto. Si può sapere perché gli state puntando una pistola alla<br />

testa?”<br />

“Non sempre quello che crediamo risulta vero, Anita. Non vuoi sapere i risultati della<br />

perquisizione?”<br />

Solo in quell’istante Jean-Claude alzò gli occhi e la guardò. Ma il suo sguardo non rivelò nulla, solo<br />

quella maledetta maschera. Né rabbia, né paura, né odio, ma vuoto freddo e assoluto. Il poliziotto<br />

gli diede un colpetto sulla testa con la canna della pistola “Abbassa gli occhi bastardo assassino,<br />

non ipnotizzerai nessuno stanotte”<br />

Storr fece un cenno con la testa ad uno degli altri agenti, indicando la direzione di Anita, e quello si<br />

avvicinò portando in mano una busta trasparente che conteneva quello che sembrava un piccolo<br />

ammasso di stoffa un tempo rosa, tutta macchiata. Insanguinata, per la precisione.<br />

“E’ questo che avete trovato Dolph? Dei vestiti sporchi di sangue? E’ un vampiro, maledizione,<br />

cos’altro ti aspettavi?”<br />

25


“Dei vestiti da ragazzina? E’ normale che a casa del tuo amico vampiro ci sia una maglietta taglia<br />

extra small con sopra delle farfalline colorate, coperta di sangue?”<br />

Anita rimase zitta, ma il suo cervello cominciò a correre a mille. Pensa Anita, pensa. Jean-Claude<br />

non ha un debole per le bambine. Può essere tutto, ma di sicuro non un vampiro pedofilo. E qui al<br />

Circo ci sono di sicuro un sacco di vampiri che vanno e vengono e che io non conosco.<br />

Alla fine l’unica frase che le uscì fu la più stupida e banale che tutti inutilmente pronunciano,<br />

colpevoli o innocenti che siano. “Non è stato lui, Dolph”<br />

“Cosa ti rende tanto sicura, Anita? Il fatto che te lo scopi? Hai idea di quante mogli, fidanzate,<br />

amanti fiduciose fanno una brutta fine perché il loro amichetto ‘non farebbe mai una cosa simile’?<br />

Fatti un favore, Anita, smetti di ragionare con parti del tuo corpo diverse dal cervello. Come fai a<br />

sapere che non gli piacciono le bambine?”<br />

“Potrebbe essere uno qualsiasi degli altri vampiri che vivono qui. Invece cosa ti fa accusare proprio<br />

lui con questa sicurezza?”<br />

“Ci sono altri vampiri che hanno accesso alle sue stanze private, alla sua camera da letto? Al suo<br />

armadio?” chiese Dolph incredulo.<br />

Anita sentì che le rimanevano pochissime opzioni.<br />

“Asher ha di sicuro accesso a tutto quello che hai citato”<br />

“E chi cazzo è Asher?” ringhiò Dolph, nello stesso momento in cui un *No* urlato a pieni polmoni<br />

le esplodeva dentro il cervello. Nessun altro l’aveva sentito, ma Jean-Claude la stava fissando di<br />

nuovo, e questa volta lo sguardo era disperato, e conteneva una preghiera silenziosa e furibonda<br />

*Lascia fuori Asher da questa storia!* continuò la voce nella sua mente. Anita si scosse, cercando di<br />

scacciarla o almeno di non ascoltarla.<br />

“Asher è il secondo in comando, se così si può dire, di Jean-Claude, ma è in città da poco, e io non<br />

mi fido di lui.”<br />

“E il succhiasangue qui sarebbe così stupido da fidarsi e da sceglierlo come vice?”<br />

“E’ una storia lunga di secoli, Dolph, non c’è tempo ora. Sappi solo che quando è arrivato a St.<br />

Louis Asher cercava vendetta, e chiedeva la mia vita o la sua” rivolse lo sguardo verso Jean-Claude,<br />

temendo di incontrare il suo colmo di dolore o di rabbia. Ma Jean-Claude aveva di nuovo chiuso gli<br />

occhi. Il suo corpo era lì, ma niente denunciava che all’interno ci fosse qualcosa di vivo. Forse era<br />

un training-autogeno da vampiri per mantenere la calma e non mettersi a massacrare tutti i presenti,<br />

lei compresa.<br />

“Faremo ancora delle indagini, Anita. Ma non dimenticarti il testimone. In ogni caso Jean-Claude<br />

sarà tenuto in stato di fermo finchè non avremo i risultati delle analisi su quel sangue. Quindi stai<br />

tranquilla” aggiunse prima che Anita potesse ribattere “non abbiamo intenzione di giustiziarlo qui<br />

sui due piedi” Le ultime parole non mascherarono il tono di leggera delusione di Dolph “A meno<br />

che il nostro cadavere che cammina, qui, non faccia qualche sciocchezza nello stile dei suoi<br />

compari”<br />

Anita sentì la sua cara vecchia rabbia montare come vapore dentro una pentola a pressione. “Cerchi<br />

un pretesto per fargli saltare la testa, Dolph? C’era davvero bisogno di tutta questa messinscena?”<br />

“Non sai come mi piacerebbe vederlo che tenta di scappare. Non hai idea. E comunque sei tu che ci<br />

hai insegnato le regole, Anita. Mai lasciare che un vampiro ti guardi negli occhi. Mai abbassare la<br />

guardia davanti a un vampiro. Puntare sempre alle parti vitali. Stiamo solo seguendo le regole.”<br />

Se tentasse di scappare non avresti nemmeno il tempo di vederlo, pensò Anita, ma saggiamente<br />

tenne per sé un’informazione che avrebbe solo esasperato ulteriormente i poliziotti, già con i nervi a<br />

fior di pelle.<br />

D’un tratto, Dolph sembrò accantonare la presenza di Anita, anche se la sua espressione tradiva il<br />

senso di delusione che provava nei suoi confronti, e si girò verso il poliziotto che teneva Jean-<br />

Claude sotto tiro.<br />

“L’interrogatorio continuerà alla centrale. Steve, David, ammanettatelo e portatelo via”<br />

Mentre il secondo agente si avvicinava portando un paio di manette d’argento con l’espressione di<br />

chi sta per infilare le mani dentro un cestino di serpenti, Jean-Claude parlò per la prima volta da<br />

26


quando Anita era entrata, la voce più neutra e impersonale che mai “Jason, chiama il mio<br />

avvocato”.<br />

“Devi proprio farlo Dolph? Vuoi sfilare davanti a qualcuno dei tuoi superiori con il Master dei<br />

vampiri in catene? Molto scenografico, senza dubbio. Molto ‘imperatore romano’.”<br />

Il sergente non si scomodò nemmeno a guardarla e rinfoderò l’arma appna vide Jean-Claude in<br />

piedi, con le mani strette dietro la schiena e quattro agenti che lo scortavano con le pistole in pugno<br />

verso l’uscita. La sua bella camicia blu era rimasta aperta sul petto, e i lunghi capelli arruffati gli<br />

cadevano davanti agli occhi. Anita si sentì stringere il cuore.<br />

Visto che la polizia non sembrava più interessata ad ascoltarla, si rivolse direttamente a Jean-<br />

Claude. “Io vengo con te alla centrale.”<br />

Ma neanche il vampiro sembrava interessato a lei, in quel momento. Non che la cosa le avrebbe<br />

fatto cambiare idea. Se doveva schierarsi dalla parte di qualcuno, aveva fatto la sua scelta, e non<br />

avrebbe permesso che qualche poliziotto distratto chiudesse Jean-Claude in una cella con la finestra.<br />

27


7.<br />

Il risveglio dopo il sonno diurno sorprese Jean-Claude con una prepotente sensazione di allarme. La<br />

stessa sensazione che l’aveva colpito un attimo prima di crollare nell’incoscienza al sorgere del<br />

sole, quella mattina, e a cui non aveva potuto reagire.<br />

Steso sulla rigida panca della cella, si alzò a sedere con la stessa agilità di quando usciva dalla sua<br />

bara o dal suo letto. Durante il giorno non c’era scomodità che potesse rovinargli il sonno.<br />

Non era una cella con le sbarre affacciate su un corridoio, come quelle normalmente utilizzate per<br />

gli arresti in attesa di interrogatorio. Era una stanza cieca, chiusa da una porta di ferro, dove si<br />

apriva soltanto uno sportello quadrato schermato da una grata, davanti alla quale era fissato un<br />

crocifisso. Altri crocifissi erano incastonati tutto intorno al telaio della porta.<br />

Una fredda luce al neon era rimasta sempre accesa. Non aveva senso preoccuparsi di tenere sveglio<br />

un vampiro durante il giorno, e di notte era più prudente illuminare bene l’interno dell’ambiente per<br />

limitare il più possibile qualche trucco vampiresco complice del buio. Jean-Claude passò una mano<br />

sulla superficie scabra del muro. Era molto spesso, e al di là non trapelava nessuna presenza umana,<br />

né di altri vampiri. Quanto alla porta, i crocifissi non brillavano, ma ugualmente il desiderio di<br />

tenersene lontano era molto forte.<br />

Si soffermò a ricordare gli eventi della notte precedente, mentre cercava di decifrare la causa di<br />

quella sensazione di pericolo e di urgenza che non lo abbandonava.<br />

L’interrogatorio era stato breve, dato che le ore notturne a disposizione erano già agli sgoccioli<br />

quando erano arrivati alla centrale di polizia.<br />

Anita era riuscita a distrarre i giornalisti che bazzicavano continuamente intorno alla sede della<br />

Spook Squad a caccia di novità, così l’entrata del sergente Storr con il suo trofeo in catene non<br />

aveva ricevuto tutta l’attenzione che avrebbe meritato. Poi aveva voluto essere presente<br />

all’interrogatorio, ed aveva talmente rotto le palle a Dolph e agli altri agenti che alla fine glielo<br />

avevano permesso. Un sorriso sfuggì dalle labbra di Jean-Claude a quel pensiero.<br />

La sua piccola esecutrice, trasformata per l’occasione in paladina del Master dei vampiri di St.<br />

Louis. Si era data un gran daffare per farsi perdonare il suo tradimento. Ma in fondo l’unica cosa<br />

che gli importava davvero era che lei non pensasse a lui come ad un assassino capace di qualcosa di<br />

abominevole. Aveva impiegato troppo tempo per convincerla di non essere un mostro, e non<br />

sopportava l’idea di perdere di nuovo la sua fiducia. Per il resto… poteva perdonarle qualsiasi cosa.<br />

O quasi. Il fatto di aver deviato una parte dei sospetti su Asher non era tanto disposto a<br />

perdonarglielo.<br />

Asher aveva un pessimo rapporto con le forze dell’ordine, e soprattutto con le prigioni. Per nessun<br />

motivo al mondo Jean-Claude avrebbe permesso che qualcuno arrestasse Asher e lo tenesse<br />

rinchiuso in una cella tappezzata di oggetti sacri. Fortunatamente il suo amico aveva sentito arrivare<br />

i poliziotti con abbastanza anticipo da sparire dalla circolazione. Se Anita non l’avesse tirato in<br />

ballo la polizia non sarebbe nemmeno venuta a sapere della presenza di un nuovo Master sul<br />

territorio di St. Louis. Merde.<br />

Poi c’era stato il confronto con il testimone. Un testimone terrorizzato, tirato giù dal letto nel cuore<br />

della notte per riconoscere ed accusare un vampiro che, nonostante la parete a specchio e la stanza<br />

insonorizzata, aveva sentito benissimo la sua voce, ne aveva persino sentito l’odore impregnato di<br />

paura e di falsità. Chi lo aveva costretto a quella testimonianza doveva avere un considerevole<br />

potere su di lui. E doveva decisamente odiare Jean-Claude.<br />

Prima di andare via, Anita gli aveva promesso che avrebbe passato la giornata a indagare su chi<br />

poteva desiderare incastrarlo per omicidio. E su chi potesse avere l’opportunità di farlo. E che<br />

sarebbe tornata per il suo risveglio.<br />

Anita. Con la mente Jean-Claude passò allo scanner l’edificio che sovrastava i sotterranei in cui era<br />

rinchiuso, ma non riuscì a sentire la sua presenza. Allora socchiuse gli occhi e si spinse più lontano,<br />

attraverso le strade, fino ai confini della città, ma nessuna percezione della vita e del sangue di lei lo<br />

28


aggiunse. Invece di nuovo quella sensazione di pericolo, come nell’attimo in cui si era<br />

addormentato: una specie di soffocata richiesta di aiuto aveva colpito i suoi sensi, ma era stata<br />

spazzata via dall’inevitabile incoscienza. Ed ora quel silenzio, quel senso di assenza mentre cercava<br />

di mettersi in contatto con lei.<br />

Fece ancora uno sforzo, la cercò con tutta l’energia di cui era capace. In condizioni normali le<br />

sarebbe esploso nella mente come un pugno, e ne avrebbe ricevuto in cambio uno schiaffo<br />

metafisico altrettanto forte che l’avrebbe ricacciato fuori. La sua petite era estremamente<br />

suscettibile alle intrusioni mentali. Ora invece trovava solo un vuoto totale che gli provocò un<br />

brivido di panico. Non c’era distanza che potesse impedirgli di penetrare nella mente di lei, quindi<br />

due sole spiegazioni erano possibili: o era morta, nel qual caso neanche lui si sarebbe sentito troppo<br />

in salute visti i marchi che li collegavano, oppure si trovava in un profondo stato di incoscienza.<br />

Non bastava il semplice sonno ad impedire la comunicazione tra di loro.<br />

E poi cominciarono ad arrivare le immagini. Immagini mentali di qualcosa di mostruoso, di<br />

terrificante, che emergeva dal buio e affondava le sue zanne. Dolore, e debolezza, la sensazione<br />

debilitante di perdere le forze, di sentire la propria linfa vitale fluire via fuori dal proprio corpo, e<br />

una sconvolgente paura. Anita si stava dissanguando, e in mezzo al terrore che la travolgeva<br />

cercava di attingere alle risorse del triumvirato, ma Jean-Claude non aveva molte energie da<br />

spartire, dato che ovviamente non si era potuto nutrire, e si rese conto che in quel modo stava<br />

drenando anche lui. Con tutta la concentrazione di cui era capace bloccò le sensazioni, interruppe il<br />

contatto. E cominciò a battere il pugno contro la porta della cella.<br />

29


8.<br />

Non passarono che pochi minuti e sentì una mente umana avvicinarsi alla sua prigione. Una mente<br />

molto semplice, un gioco da ragazzi. Jean-Claude si chiese per quale insensato motivo lasciavano<br />

un agente dalla psiche così disarmata al turno di guardia vicino alla cella di un Master antico di<br />

qualche secolo. Presuntuosi e ingenui mortali.<br />

Il vampiro catturò lo sguardo dell’uomo in divisa mentre si stava ancora avvicinando alla porta. Il<br />

crocifisso sullo spioncino poteva tenerlo lontano fisicamente, ma in mancanza di qualche uomo di<br />

fede che lo impugnasse non interferiva nemmeno un po’ con i suoi poteri mentali.<br />

“Per favore, agente…”<br />

“Kennan” rispose il poliziotto, già sprofondato nel pozzo degli occhi del vampiro.<br />

“Agente Kennan, ho bisogno di parlare con il sergente Rudolph Storr.” mormorò con gentilezza<br />

Jean-Claude “Per favore vai a chiamarlo, e digli che Jean-Claude deve dirgli qualcosa di estrema<br />

importanza. Digli che è una questione molto, molto urgente, che non può aspettare per nessun<br />

motivo.” E poi aspettò, mentre l’uomo si girava e si avviava verso le scale docile come un<br />

agnellino.<br />

Meno di cinque minuti dopo il corridoio che portava alla cella era pieno zeppo di uomini con le<br />

armi spianate e con le piccole deliziose spilline a forma di crocefisso che brillavano sui risvolti delle<br />

loro giacche. Davanti a tutti torreggiava il sergente Storr. “Mettiti immediatamente contro la parete<br />

e abbassa gli occhi, altrimenti mi occuperò personalmente di chiuderteli con un colpo in mezzo alla<br />

fronte!”<br />

“Sergente… è stato molto gentile a scendere così in fretta… ma non c’era bisogno di portare<br />

l’esercito” Jean-Claude non riuscì ad evitare un leggero tono divertito.<br />

“Ti sei già giocato la testa, con il tuo trucchetto mentale su Kennan. Sta solo a te decidere se<br />

preferisci aspettare l’alba, in modo che l’esecuzione sia indolore, oppure se vuoi che la facciamo<br />

finita adesso per legittima difesa. Ma mi stupisce che un cadavere navigato come te non si ricordi<br />

qual è la pena per aver provato i tuoi giochetti da illusionista su un agente di polizia.”<br />

Jean-Claude rispose girato di profilo, le mani appoggiate al muro, gli occhi abbassati verso il<br />

pavimento. “Se fosse stata mia intenzione fuggire, ora avrei già le chiavi della cella e voi stareste lì<br />

a chiedervi dove sono sparito. Ho davvero bisogno di parlarle, Storr, e non potevo rimandare.”<br />

Un attimo di perplessità fece abbassare di qualche centimetro la pistola di Dolph, mentre il vampiro<br />

continuava a parlare.<br />

“Anita è in pericolo. Per favore non mi faccia il terzo grado sul come e perché ho questa<br />

informazione. Non possiamo perdere altro tempo.” lasciò andare un profondo respiro “Se<br />

aspettiamo potrebbe essere troppo tardi per Anita”<br />

“Di cosa stai parlando? Che cosa hai fatto ad Anita?”<br />

Jean-Claude alzò gli occhi al cielo spazientito “Io non ho fatto niente ad Anita. Ho dormito come un<br />

angioletto per tutto il giorno, non l’ha notato? Ma posso percepire molto chiaramente che si trova in<br />

guai molto seri. L’hanno presa probabilmente già all’alba, quindi è tutto il giorno che si trova nelle<br />

mani di qualcuno con pessime intenzioni.” Si girò di scatto e fissò negli occhi Storr “Mi ascolti, per<br />

favore. Dovete trovarla. Dovete fare in fretta, e io potrei aiutarvi.” Poi distolse lo sguardo e lo lasciò<br />

andare. Per alcuni istanti il sergente era rimasto come abbagliato dal colore degli occhi di Jean-<br />

Claude e la sua voce gli era sembrata la melodia più persuasiva che avesse ascoltato in tutta la sua<br />

vita. Quando il vampiro allentò la presa sulla sua mente si rese conto di quello che era appena<br />

successo.<br />

“Maledetto” ringhiò arretrando di qualche passo.<br />

In quell’istante la voce di Zerbrovski emerse incerta dal fondo del corridoio. “E’ strano, sergente, è<br />

tutto il giorno che Anita non risponde al cercapersone. Aveva assicurato che per il tramonto sarebbe<br />

stata qui con le prove dell’innocenza del suo amico zannuto… E come se non bastasse, in questo<br />

30


momento al piano di sopra nel suo ufficio c’è un altro maledetto vampiro che fa paura solo a<br />

guardarlo e che vuole parlare con lei.”<br />

Jean-Claude sentì una fitta di panico e seppe immediatamente di chi si trattava, maledicendosi per<br />

non aver percepito prima la sua presenza. Perché diavolo era venuto lì?<br />

Nel frattempo il sergente Storr, forse per la prima volta dopo anni di specchiata carriera, stava<br />

vivendo un istante di totale impasse. Le ultime parole del vampiro cercavano ancora di insinuarsi<br />

nel suo cervello con il loro inarrestabile potere di convincimento. Non poteva lasciare un altro dei<br />

suoi uomini in balia di quell’essere. Però non poteva nemmeno sparargli sui due piedi come avrebbe<br />

desiderato sopra ogni cosa. Doveva ammettere che dopo quella dimostrazione di potere sembrava<br />

strano che il vampiro non se ne fosse servito per fuggire o per attaccare i suoi uomini. Ma non<br />

riusciva a comprendere qual era il suo scopo. Perché mettersi volontariamente nelle condizioni di<br />

applicazione di una condanna a morte quasi istantanea quando avrebbe semplicemente potuto farsi<br />

aprire la cella e volatilizzarsi? E poi ora c’era quell’altro mostro che stava aspettando al piano di<br />

sopra.<br />

“Peter, Steve, Thomas. Restate qui. Rimanete sempre insieme e se cerca di parlare o di ipnotizzare<br />

uno dei tre, piazzategli una pallottola in testa. Non dovrebbe riuscire a tenere sotto controllo più di<br />

una persona contemporaneamente, se Anita ce l’ha raccontata giusta.” Rinfoderò l’arma e si avviò a<br />

passi decisi verso le scale che portavano ai piani superiori. “Voi seguitemi”.<br />

Quando entrò nel suo ufficio seguito da Zerbrovski e dal detective Perry il sergente dovette<br />

trattenere un gesto di sorpresa. Seduta molto compostamente sulla poltroncina di fronte alla<br />

scrivania, le lunghe gambe accavallate e le mani appoggiate morbidamente ai braccioli, stava una<br />

persona vestita in un elegante completo maschile grigio chiaro.<br />

L’elemento di sorpresa era la massa fluente di capelli dorati che si allargava sulle sue spalle<br />

arrivando fino a metà schiena, e che copriva completamente il volto. Solo quando si girò verso i tre<br />

poliziotti fu chiaro che era un maschio e che non era umano. Per niente umano. Gli occhi, che si<br />

intravedevano attraverso il velo dei capelli, erano freddi e non-vivi come il ghiaccio, e del ghiaccio<br />

mostravano la sfumatura di azzurro più pura che si potesse immaginare. Quando si alzò in piedi<br />

porgendo la mano sovrastò tutti in altezza tranne Dolph, ed il movimento lasciò trasparire per pochi<br />

istanti una parte del viso – che era sembrato bellissimo – completamente deturpata da orrende<br />

cicatrici, prima che con un gesto rapido la cortina dei capelli discendesse di nuovo a mascherare<br />

quel profilo deforme.<br />

“Ho saputo che mi stavate cercando. Io sono Asher”<br />

Mentre i due detective restavano quasi a bocca aperta, Dolph rimase immobile, senza accettare la<br />

stretta di mano, e fece del suo meglio per osservare attentamente il soggetto senza mai incrociarne<br />

lo sguardo.<br />

“E’ venuto a costituirsi?”<br />

Il vampiro biondo strinse leggermente gli occhi. “Sono accusato di qualcosa di specifico?”<br />

“E’ vero che lei vive al Circo dei Dannati ed ha libero accesso ad ogni locale?”<br />

“Sì, è così” Il senso di calma che trapelava da lui era snervante.<br />

“Anche nelle camere private del Master?”<br />

“Sì, se necessario. Ma non ho l’abitudine di entrarci se non sono invitato”<br />

“E c’è qualcun altro, qualche altro vampiro, che ha questa libertà?”<br />

“Direi di no, attualmente. Ma questo non significa che non esista questa possibilità. Molte persone,<br />

uomini, vampiri e licantropi, vivono o lavorano al Circo. E’ un interrogatorio, questo?”<br />

“No. Chiamiamola piuttosto una amichevole richiesta di collaborazione. E’ disposto a rispondere o<br />

vuole chiamare un avvocato?”<br />

Asher tacque per alcuni istanti. Poi scosse la testa. “Sono qui per vedere Jean-Claude. Il suo<br />

avvocato mi ha detto che non avete abbastanza prove per tenerlo qui ancora a lungo. E voglio<br />

31


mettere in chiaro il fatto che ieri non sono scappato dal Circo per qualche senso di colpevolezza o<br />

misfatto da nascondere. Semplicemente mi trovavo fuori quando siete arrivati.”<br />

“In che rapporti è con il Master di St. Louis?”<br />

Per la prima volta, l’impassibilità del vampiro mostrò un tentennamento. Dolph incalzò. “E’ vero<br />

che è qui da poco e che la sua amicizia per il Master non era così provata fino a poco tempo fa?”<br />

“L’amicizia tra me è Jean-Claude è di antichissima data. Mi sono fermato come suo ospite a St.<br />

Louis proprio per rinnovarla.”<br />

“Vuole dire che non è venuto in città con il proposito di vendicarsi di qualche vecchio torto subito?<br />

Come si è procurato quelle cicatrici al volto?”<br />

Anche senza guardarlo negli occhi, Dolph si sentì addosso lo sguardo perforante del vampiro, che<br />

rispose chiaramente in preda alla rabbia.<br />

“Pensa che queste cicatrici siano qualcosa che *ci si procura*? Il mio aspetto non ha nessuna<br />

relazione con il motivo per cui sono qui.”<br />

“Infatti parlavo del motivo che l’ha spinta a venire in questa città. E che potrebbe spingerla a<br />

organizzare qualche piccolo trucco di scena a discapito del suo vecchio *amico*.”<br />

“Chi le ha raccontato queste cose?” Il tono di furia repressa trapelava nella sua voce, e sia Dolph<br />

che i due colleghi avevano portato le mani sull’impugnatura delle armi. Il vampiro doveva<br />

essersene accorto, perché respirò a fondo per recuperare la calma, almeno apparente. “Se non ha<br />

intenzione di accusarmi di qualcosa o di trattenermi per un interrogatorio, vorrei vedere Jean-<br />

Claude e sapere quando avete intenzione di rilasciarlo.”<br />

Dolph non aveva accuse abbastanza precise per arrestare un altro vampiro, ed avere due master<br />

centenari vicini di cella non era la sua massima aspirazione per la serata. Però la situazione poteva<br />

essere sfruttata. Era difficile che questo vampiro decidesse di attaccarli nel bel mezzo di un<br />

dipartimento di polizia pieno di agenti, quindi decise di capire fin dove poteva spingerne la collera<br />

per carpire qualche altra informazione.<br />

“Non credo proprio che il rilascio del suo amico sia imminente. Ha appena violato una delle regole<br />

fondamentali della convivenza pacifica tra uomini e vampiri. Ha usato i suoi poteri per ipnotizzare<br />

degli agenti di polizia, e per cercare di convincerli ad agire secondo i suoi ordini. Non credo proprio<br />

che il suo amico uscirà da quella cella se non a pezzi. La testa da una parte, il cuore dall’altra, le<br />

ceneri chissà dove…”<br />

Studiando la reazione di Asher, Dolph si aspettava di dover decifrare la tipica e imperturbabile<br />

inespressività vampiresca. Invece quello che vide sul viso del vampiro fu una tempesta di emozioni.<br />

Orrore, ansia, smarrimento. Sembrava talmente umano che per un attimo Dolph non vide più le<br />

fattezze soprannaturali, né le orrende cicatrici.<br />

“Non è possibile che Jean-Claude abbia fatto una cosa simile. Non è un pazzo suicida. E nemmeno<br />

uno stupido. Se proprio avesse voluto attirarsi una condanna a morte, l’avrebbe fatto per fuggire.”<br />

Era esattamente la stessa cosa che aveva pensato Dolph, appena aveva riacquistato la sua lucidità<br />

mentale.<br />

“Allora secondo lei per quale motivo l’ha fatto, e così apertamente?” chiese con sincera curiosità.<br />

“Che cosa ha chiesto di fare ai poliziotti ipnotizzati?”<br />

Il sergente ci pensò per un attimo. “In effetti ha detto che voleva parlare con me. Poi ha cercato di<br />

convincermi che Anita Blake si trova in qualche tremendo pericolo”<br />

“Anita è in pericolo?” sibilò Asher “Allora è ovvio perché l’ha fatto! Farebbe qualsiasi cosa pur di<br />

arrivare in tempo a salvarla” Il vampiro chiuse gli occhi, colpito da un pensiero improvviso “Questa<br />

volta *deve* arrivare in tempo.”<br />

Un’ombra di dubbio cominciò ad insinuarsi nella mente del poliziotto, che si rivolse a Zerbrovski<br />

“Hai detto che Anita non ha risposto al cercapersone?”<br />

“Sì, esatto.”<br />

“Non hai provato a cercarla sul telefono di casa o al lavoro?”<br />

“Naturalmente ho provato, ma a casa risponde la segreteria, e Mr. Vaughn ha detto che non l’ha<br />

vista tutto il giorno…. era piuttosto incazzato perché Anita ha bucato quattro appuntamenti, oggi”<br />

32


In quell’istante due telefoni squillarono contemporaneamente. Dolph rispose al portatile che aveva<br />

allacciato alla cintura, mentre Clive Perry prendeva la cornetta sulla scrivania.<br />

Quello che il sergente sentì nell’apparecchio gli ghiacciò il sangue: era uno degli uomini rimasti di<br />

sotto, che urlava per sovrastare il suono degli spari alternati a rumori di oggetti distrutti. “Sergente!!<br />

deve mandare giù dei rinforzi! Quel bastardo non ci ha parlato né guardato, ma sta dando fuori di<br />

matto e ha cominciato a fare a pezzi ogni cosa nella cella! Ora ha iniziato a tirare pugni nel muro e<br />

stanno scendendo dei calcinacci dalle pareti! Dobbiamo sparargli oppure no? In fondo non ci ha<br />

attaccati…”<br />

“<strong>To</strong>m! <strong>To</strong>m, ascoltami! non sparate. Sto scendendo. Ditegli che sto andando a parlare con lui.”<br />

Dolph chiuse la comunicazione con un gesto rabbioso, ma prima di uscire dall’ufficio si fermò a<br />

guardare interrogativamente Perry che aveva a sua volta finito la telefonata. “Cos’altro c’è?”<br />

ringhiò. Il detective sembrò quasi intimorito.<br />

“Dobbiamo andare subito nel Blood District. Hanno trovato un altro ragazzino nelle stesse<br />

condizioni di Corinne Bryce. Ma questo forse è ancora vivo.”<br />

Almeno una cosa era chiara. Forse due. Se la nuova vittima non era ancora morta, il crimine era<br />

troppo recente per essere stato commesso personalmente da Jean-Claude. E se il Master della città<br />

rischiava di farsi giustiziare solo per riuscire a parlare con un poliziotto, forse poteva avere qualche<br />

buon motivo.<br />

Quando Dolph arrivò davanti alla cella del vampiro, Zerbrovski e Perry erano già partiti con una<br />

squadra per raggiungere la scena del crimine, Asher invece era stato lasciato nell’ufficio controllato<br />

a vista da quattro uomini, armati di pistole e crocifissi, e sembrava che questi lo intimorissero molto<br />

più delle armi.<br />

Alla vista di Storr, Jean-Claude si calmò immediatamente, gli ultimi resti di furia che si spegnevano<br />

nel suo respiro affannato.<br />

“Ok, hai attirato la mia attenzione. Parla”<br />

“Ho già detto tutto quello che serviva. Anita è in pericolo, il suo sangue e la sua vita si stanno<br />

consumando ad ogni istante che passa. Non riuscirete a trovarla in tempo se non mi fate uscire e<br />

collaborare alle ricerche. Io la posso trovare più in fretta di voi.”<br />

“Noi puoi dirci semplicemente dov’è?”<br />

“Non è così semplice. E’ come un contatto che ho con lei… ho bisogno di avvicinarmi per capire<br />

dove la tengono”<br />

Dolph riflettè molto rapidamente. L'essere che aveva davanti era qualcosa di malvagio, di dannato,<br />

qualcosa che non apparteneva al regno di Dio e degli uomini. Di questo era convinto. Ma c'era una<br />

cosa che la sua esperienza di sbirro gli aveva insegnato, e per quanto la ritenesse in quel momento<br />

una delle azioni più stupide che avrebbe potuto fare, era l'unica che gli avrebbe permesso di<br />

prendere una decisione.<br />

Sperando di non pentirsene amaramente, alzò la testa e fissò negli occhi il vampiro. E non sentì<br />

nessun potere, tranne quello della disperazione che rigava quel viso con lacrime insanguinate.<br />

“Quando è successo che non sei arrivato in tempo?”<br />

Jean-Claude sbattè le palpebre fermandosi un istante a fissare il poliziotto.<br />

“Sono passati più di due secoli.”<br />

“E ci pensi ancora?”<br />

“Ogni giorno della mia eternità”<br />

“Apri la cella, Steve”.<br />

33


9.<br />

Solo a fatica e dopo aver esercitato tutta la sua autorità, Dolph era riuscito a convincere l'agente di<br />

non trovarsi sotto l'effetto dell'ipnosi del vampiro. In effetti tutte le sue facoltà intellettive gli<br />

urlavano che stava facendo un’enorme cazzata, che se anche non ci avesse rimesso le penne di<br />

sicuro ci avrebbe rimesso la carriera, e solo una solitaria voce in fondo al cervello gli ripeteva che<br />

invece aveva fatto la scelta giusta. Ma a quel punto anche lui aveva cominciato a preoccuparsi per la<br />

sorte di Anita, quindi la voce solitaria aveva avuto la meglio.<br />

Se l’idea di collaborare con un vampiro gli ripugnava, la possibilità di dover collaborare con due di<br />

loro contemporaneamente non l’aveva nemmeno sfiorato, finchè non erano arrivati di fronte ad<br />

Asher. Improvvisamente l’aria sembrava piena di emozioni, di sguardi e di parole trattenute.<br />

Jean-Claude si era fermato di botto fissando l’altro.<br />

“Perché se venuto qui Asher?”<br />

“Dove altro dovrei essere? Io non abbandono gli amici in pericolo”<br />

Le parole del vampiro biondo sembrarono una stilettata dolorosa per Jean-Claude, che abbassò gli<br />

occhi.<br />

“Mi aiuterai a cercare Anita?” rispose in un sussurro.<br />

“Certamente” la voce di Asher si addolcì “Vedrai che la troveremo in tempo”<br />

“Che ne dite di cominciare a darvi da fare?” li interruppe Dolph, poi si rivolse a Jean-Claude. “Non<br />

pensare che i tuoi problemi con la giustizia siano finiti, Master di St. Louis. Non so ancora come ho<br />

fatto a convincermi a farti uscire dalla cella.”<br />

“Forse ha capito che non sono io il suo assassino.”<br />

“Forse invece ho capito che in qualche tuo modo distorto ci tieni alla vita di Anita. Non so ancora<br />

quali siano i tuoi scopi, ma finchè lei non è al sicuro possiamo anche giocare nella stessa squadra.<br />

Ricordati che ti terrò sotto tiro, e se ne approfitti per scappare, forse non riusciremo a riprenderti,<br />

ma potrai dire addio a tutti i tuoi locali alla moda ed alla tua ricca vita a St. Louis. Sarai la preda più<br />

ambita da tutti i cacciatori di taglie degli Stati Uniti.”<br />

Jean-Claude lo fissò con freddezza “Ne deduco che dovremo viaggiare insieme. Avete delle<br />

macchine veloci?”<br />

“Ci stanno già aspettando fuori. Richards, Joyce, il resto della squadra che ho chiesto è pronto?”<br />

“Ci siamo tutti, sergente” rispose uno degli agenti interpellati, senza riuscire a dissimulare la<br />

perplessità sull’azione che stavano per affrontare.<br />

***<br />

Jean-Claude salì nell’automobile a fianco di Storr, con due agenti nervosissimi nei sedili posteriori<br />

incaricati di stare pronti con le armi cariche. Sentendo la loro paura che riempiva l’abitacolo si<br />

augurò che le loro dita non tremassero sul grilletto, e che l’auto non prendesse troppe buche. Asher<br />

era stato obbligato ad andare nell’altra macchina e a sedersi dietro, nel posto che occupava di solito<br />

chi era in arresto, e poi era iniziata la corsa, per le strade e contro il tempo.<br />

Anita doveva essere cosciente, almeno da quando lui aveva lasciato cadere ogni protezione mentale<br />

che aveva eretto per non lasciarsi trascinare nel vortice del suo dolore, ed ora poteva inseguire<br />

tracce sconnesse del suo terrore attraverso la città, guidando i poliziotti fuori dal centro, verso la<br />

periferia e la vecchia zona delle industrie che erano state gradatamente confinate lontano dalla vita<br />

pulsante della città nell’ultimo decennio.<br />

Aveva pensato più di una volta di allargare i suoi affari comprando e ristrutturando quegli edifici,<br />

come aveva già fatto sul Riverfront, ma non aveva ancora avuto l’occasione di esaminarli con<br />

attenzione. Ed era un vero peccato, perché ora sentiva distintamente che Anita si trovava lì, da<br />

qualche parte, in quel labirinto di vecchie fabbriche, decrepiti gusci vuoti in cui chiunque poteva<br />

trovare un nascondiglio.<br />

34


Ogni volta che cercava di entrare in comunicazione con lei riceveva indietro solo immagini distorte,<br />

come se fosse circondata da creature mostruose, voci mostruose, in cui la voce di Jean-Claude non<br />

si distingueva dalle altre. Che cosa le avevano fatto? Era come se la mente di Anita gli trasmettesse<br />

delle allucinazioni, come se tutte le sue paure si fossero materializzate di fronte a lei, e il suo<br />

cervello cercasse di sfuggire, di non guardare e di non sentire i mostri che la circondavano.<br />

Che cosa le avevano fatto?<br />

Ora si trovavano tutti fermi di fronte ad uno di quegli edifici. Lei c’era. Doveva essere lì dentro, e<br />

doveva essere viva. Jean-Claude cercò con gli occhi quelli di Asher, e li sentì appannarsi dietro un<br />

velo di sangue mentre vedeva l’espressione dell’altro vampiro che gli diceva che era con lui, che il<br />

rancore era lontano, e che lo avrebbe aiutato a salvare Anita, che non avrebbero fallito un’altra<br />

volta.<br />

Fu Asher a rompere il silenzio.<br />

“Qualcuno ha un piano? Direi che ci sono almeno tre vampiri all’interno di quell’edificio, e forse<br />

cinque umani…. e Anita è con loro”<br />

“E deve essere allo stremo delle forze. E’ talmente debole che non sta neanche provando ad<br />

attingere alla mia energia.” aggiunse Jean-Claude sottovoce.<br />

Dolph si girò a guardarlo con diffidenza. “Intendiamoci bene. Questa è un’operazione di polizia.<br />

Voi l’avete rintracciata, adesso tocca a noi. E se ci sono degli umani coinvolti in tutto questo, di<br />

sicuro non lascerò l’operazione nelle vostre mani.”<br />

“Non potete affrontare tre vampiri. Non c’è neanche un cacciatore tra di voi, sarebbe un inutile<br />

massacro” osservò Asher, l’unico che sembrava mantenere ancora la calma.<br />

Ma Jean-Claude sentiva di avere avuto anche troppa pazienza. “Abbiamo perso abbastanza tempo.<br />

Io vado a prenderla, provate a fermarmi se potete”<br />

Un attimo dopo era scomparso dalla loro vista, e mentre Dolph urlava “Non ti azzardare ad<br />

allontanarti!” si trovava già vicino alla porta.<br />

Asher lo seguì immediatamente, con la stessa velocità impressionante che dava l’illusione di una<br />

dissolvenza magica e Dolph li seguì imprecando, facendo cenno ai suoi uomini di seguirlo.<br />

L’atmosfera all’interno della fabbrica era resa spettrale dalla luce fioca della luna, che filtrava<br />

attraverso le polverose finestre degli shed sul soffitto, riempiendo di ombre il vasto salone<br />

ingombro di macchinari in disuso, ma i sensi del vampiro erano di gran lunga troppo acuti per<br />

essere ingannati dalle ombre, al contrario di quelli dei poliziotti che impiegarono molto più tempo<br />

per adattarsi al buio.<br />

Jean-Claude procedette lentamente attraverso i rottami, sussurrando mentalmente il nome di Anita.<br />

“Ma petite, sono io, sono Jean-Claude. Aiutami, dove sei?”<br />

La risposta gli arrivò in un farfugliare confuso “No… no….basta… vai via… per favore andate via”<br />

Ma bastò per localizzarla. Si diresse senza esitazioni sul fondo dello stanzone principale, e aprì una<br />

porta che dava su un ambiente più piccolo, senza finestre ed immerso nel buio più assoluto.<br />

Sentì dietro di sé i rumori soffocati di una lotta, ma percepì solo la presenza di umani.<br />

Probabilmente i vampiri avevano già tagliato la corda da un pezzo. Vigliacchi parassiti, annotò<br />

mentalmente Jean-Claude.<br />

Poi di fronte a sé vide Anita.<br />

Era seduta su una sedia, esattamente al centro della stanza, per il resto completamente vuota.<br />

Avvicinandosi capì che era legata, ai polsi e alle caviglie, con diversi giri di nastro adesivo, la testa<br />

innaturalmente reclinata all’indietro, come se qualcosa la costringesse a guardare verso l’alto e ad<br />

esporre la gola nuda estendendo al massimo i muscoli del collo.<br />

“Ma petite…. Anita…. sono qui. E’ finita, ma petite, siamo venuti a portarti via”<br />

In un attimo fu accanto a lei, ma si fermò rendendosi conto che lei era in preda al panico. Non era<br />

bendata, lo stava guardando con gli occhi sbarrati, con quella strana angolazione del collo, ma non<br />

sembrava che stesse vedendo lui. O almeno lo sperava, perché quello sguardo terrorizzato non le<br />

apparteneva, non era da lei.<br />

35


La voce le uscì rauca e aspra, come consumata da urla troppo prolungate “Vai via…. vai via…. tu<br />

non sei Jean-Claude, io non sono la tua petite. Ti ucciderò, se mi tocchi ti ucciderò….”<br />

Jean-Claude si inginocchiò davanti a lei e allungò esitante una mano per liberarla dal nastro<br />

adesivo, ma Anita iniziò a gridare e lui rimase immobile, con il braccio alzato a metà. Ora capiva<br />

che cosa le tratteneva la testa riversa all’indietro. Una spessa corda le stringeva il collo, sopra la<br />

carotide, e scendeva dietro lo schienale, fissata da qualche parte in modo che ogni tentativo di<br />

muoversi provocasse un inizio di soffocamento. Sotto il mento già si intravedeva il livido viola che<br />

si allargava dove il cappio aveva quasi tagliato la pelle, e sulla vena che pulsava impazzita<br />

spiccavano i fori rossi e slabbrati di un morso. Jean-Claude si sentì invadere da un odio<br />

incontrollabile. Li avrebbe annientati. Tutti. Di loro, di quelli che avevano osato fare questo non<br />

sarebbero rimaste nemmeno le ceneri per testimoniare la loro passata esistenza.<br />

La voce di Asher alle sue spalle lo riscosse.<br />

“Cosa succede? cosa aspetti Jean-Claude?”<br />

“Non vedi come è terrorizzata? Non mi vede…. e solo dio sa quale inferno ha visto e sta ancora<br />

guardando davanti ai suoi occhi…”<br />

Un attimo dopo i primi due agenti irrompevano nella stanza, guidati dalle grida di Anita, e bucando<br />

il buio grazie all’aiuto di una torcia elettrica si diressero verso la fonte di quei rumori strazianti.<br />

Senza perdere tempo, e senza fermarsi ad aspettare che Anita si calmasse, uno di loro estrasse un<br />

coltellino e recise con attenzione la corda che le segava il collo, poi passò al nastro adesivo che<br />

fissava le mani ai braccioli della sedia, e per ultimo alle caviglie.<br />

Ma nessuno dei due notò lo sguardo allucinato con cui Anita, appena ebbe le mani libere, allungò la<br />

mano ad afferrare la pistola dalla fondina del poliziotto più vicino a lei.<br />

Si alzò in piedi rovesciando la sedia e con tutte e due le mani puntò la pistola davanti a sé, prima<br />

con incertezza, poi trovando un bersaglio appropriato. La fronte di Jean-Claude.<br />

“Lasciatemi stare! andate via! non berrete più il mio sangue, maledetti!”<br />

Come per un’entrata in scena ad effetto, la sagoma di Dolph apparve nel vano illuminato della<br />

porta. “Anita, stai tranquilla, sono Dolph. Non ti lascerò nelle mani dei mostri.” Anche lui brandiva<br />

la pistola, puntandola contro i due vampiri. Asher si girò verso di lui con uno sguardo di incredulità.<br />

“Non fare una mossa.” gli gridò Dolph, mentre gli agenti arretravano con circospezione,<br />

allontanandosi sia dai vampiri che da Anita, ora sola al centro della stanza, l’arma che cominciava a<br />

tremare nella mano ancora intorpidita, mentre lanciava sguardi frenetici intorno a sé.<br />

Solo Jean-Claude era rimasto immobile. Poi lentamente si mosse per alzarsi, e mentre lo faceva<br />

iniziò a parlare, mettendo nella sua voce tutto il potere di cui disponeva. Le frasi uscirono dalla sua<br />

bocca e si attardarono ad accarezzare l’aria che lo circondava, poi si diressero morbidamente ad<br />

avvolgere Anita. Era a lei che erano rivolte, ma tutti gli uomini dentro la stanza, persino Dolph,<br />

sembrarono trattenere il respiro per un attimo.<br />

Asher si sentì travolgere da antiche sensazioni e pensò che sarebbe stato disposto a rinunciare alla<br />

sua vita immortale pur di sentire ancora una volta quella voce rivolta a lui.<br />

“Guardami, ma petite. Sono io. Chi ti ha fatto del male non è più qui. Li prenderemo, noi due<br />

insieme. Non mi vuoi davvero sparare vero? Ti prego, metti giù la pistola. Lascia che ti porti via.<br />

Lascia che mi prenda cura di te.” Mentre parlava, si era avvicinato quasi impercettibilmente ad<br />

Anita, che lo fissava con aria smarrita, come se stesse cercando disperatamente dentro il suo<br />

cervello qualche punto fermo a cui aggrapparsi, qualche realtà a cui credere.<br />

“Sei…. tu. Sei tu davvero?”<br />

“Sì ma petite”<br />

“Jean-Claude …” Ormai la canna della pistola era premuta contro il petto del vampiro, che<br />

continuava lentamente ad avanzare, obbligandola a piegare il braccio. L’unico modo per fermarlo<br />

sarebbe stato sparargli. In quella posizione gli avrebbe spappolato completamente il cuore. Percepì<br />

l’accelerare dei battiti di quel cuore. Il cuore di Jean-Claude. E allora abbassò l’arma, e permise al<br />

vampiro di fare ancora un passo verso di lei e avvolgerla tra le sue braccia.<br />

“Hm…. non l’abbiamo già fatto, un’altra volta?” le sussurrò Jean-Claude nell’orecchio.<br />

36


“Solo la parte della pistola. E più di una volta se non ricordo male”<br />

***<br />

Qualcosa nel suo cervello era stato assente per parecchio tempo. Anita aveva sentito la nebbia<br />

pesante che le soffocava la mente dissolversi, spazzata via dal suono rassicurante di una voce<br />

inconfondibile. Ma il senso di confusione non l’aveva del tutto abbandonata. Era come se le<br />

mancassero intere parti di memoria.<br />

E poi si sentiva dolorante in ogni parte del corpo, ma era in piedi e si trovava tra le braccia del suo<br />

vampiro preferito. Quindi le cose non potevano andare tanto male. In più, nella destra stringeva una<br />

pistola, quindi era pronta per ogni imprevisto. Ma come cazzo era finita lì?<br />

Senza sciogliersi dalla stretta di Jean-Claude girò la testa a guardarsi intorno. Vicino a loro c’era<br />

Asher, che la guardava con un sorriso incerto sulle labbra.<br />

Più lontani, quattro agenti di polizia che li circondavano con le armi in pugno. Questo non andava<br />

bene.<br />

E in fondo alla stanza, Rudolph Storr con la sua arma puntata con precisione in mezzo alla schiena<br />

di Jean-Claude. Questo era assolutamente cattivo segno. Ma non fece in tempo a chiedere cosa<br />

cazzo stava succedendo e dove erano i cattivi, perché Dolph la anticipò.<br />

“Lasciala andare bastardo! La tua trappola non ha funzionato!”<br />

“Di cosa sta parlando? Quale trappola?” era stato Asher a parlare, mentre si spostava dietro Anita e<br />

le cingeva protettivamente le spalle. Avvinta nell’abbraccio dei due vampiri, Anita si sentì<br />

incredibilmente al sicuro, e la paura che l’aveva posseduta per lunghe interminabili ore cominciò<br />

piano piano a dissolversi.<br />

“Abbiamo preso i tuoi ruffiani, Jean-Claude, che non ci hanno pensato due volte prima di tradirti.<br />

Sappiamo che stavano lavorando per te. Lascia andare Anita, non hai via di scampo.”<br />

Nella stanza cadde un silenzio raggelante. Anita lottò contro la confusione nel suo cervello che le<br />

impediva di valutare lucidamente la situazione. Gli agenti aspettavano tesi che il capo desse l’ordine<br />

di sparare, aggiustando le loro posizioni per non interferire nelle linee di tiro.<br />

“Asher?” mormorò Jean-Claude.<br />

“Sì”<br />

“Dobbiamo andarcene. Adesso”<br />

I due vampiri si fissarono per un attimo negli occhi, poi si mossero contemporaneamente, come<br />

azionati da una sola volontà.<br />

Asher si gettò di lato, ma non con la velocità di cui sarebbe stato capace. Il suo spostamento lasciò<br />

nell’aria una scia di movimento a cui Dolph reagì d’istinto, mirando e tirando là dove pensava che il<br />

vampiro si sarebbe trovato per saltargli addosso. Ed Asher era là, in effetti: fermo a fronteggiarlo, il<br />

braccio sanguinante dove la pallottola l’aveva colpito.<br />

Anita si sentì stringere più forte e sollevare, poi la velocità la stordì mentre volavano attraverso la<br />

porta, e non vide lo sguardo furibondo di Dolph, non vide la sua distrazione di una frazione di<br />

secondo in cui distoglieva il suo sguardo da Asher per cercare Jean-Claude. E subito dopo loro non<br />

erano più là. Né Jean-Claude, né Asher, né Anita.<br />

37


10.<br />

“Che fine hanno fatto i tre vampiri?”<br />

“Je n’ sais pas, Jean-Claude. Quando siamo entrati non c’erano più. Ma ricordati che eravamo sulle<br />

auto della polizia. Avranno sentito il rumore, non la nostra presenza, e sono fuggiti, lasciando i loro<br />

scagnozzi a finire il lavoro.”<br />

“Ma prima li hanno attentamente istruiti…”<br />

“Pensi che si siano lasciati arrestare troppo facilmente?”<br />

“Non hanno neanche tentato di fermarmi, Asher. Ci hanno lasciati passare rimanendo nascosti, e poi<br />

si sono fatti beccare dagli agenti.”<br />

“Avresti potuto occuparti di loro prima di arrivare ad Anita”<br />

“No, non l’avrei fatto prima di trovarla e assicurarmi che era viva. E forse loro lo sapevano.<br />

Altrimenti non sarebbero rimasti in quell’edificio rischiando di affrontare due Master.”<br />

“La tua relazione con Anita sarà anche di dominio pubblico, ma non lo sono i tuoi sentimenti. Come<br />

potevano essere sicuri che saresti riuscito ad andare da lei? Che avresti rischiato un’esecuzione per<br />

convincere i poliziotti a farti uscire di cella?”<br />

Una breve risata tagliente come schegge di vetro. “Non lo so, mon ami. La maggior parte di loro<br />

non pensano che un vampiro possa avere dei sentimenti.”<br />

“Se non malvagi.”<br />

“Se non malvagi, esatto.”<br />

“La maggior parte di noi è così Jean-Claude. Sei stato troppo tempo lontano dalla Corte”<br />

“Ti metti anche tu nel numero?”<br />

Un sospiro. Nessuna risposta.<br />

“Comunque possono aver ipotizzato che non mi sarei lasciato tenere rinchiuso in prigione. Che<br />

avrei usato i miei poteri per fuggire. Non gli bastava che fossi accusato e tenuto sotto chiave.<br />

Volevano la certezza di un mandato di esecuzione.”<br />

“E ora probabilmente ce l’hanno”<br />

“Grazie di avermelo ricordato, Asher. E tra le altre cose, non eri tenuto a seguirmi in questa storia.<br />

Sei a St. Louis come mio ospite, ma ora che sei stato coinvolto in tutto questo avrai molte difficoltà<br />

a lasciare gli Stati Uniti.”<br />

“Ti pesa la mia presenza? Credevo che fossi d’accordo sul fatto che mi fermassi qui” Il tono era<br />

imbronciato, o forse ferito.<br />

“Sai che sono d’accordo. Sai benissimo che…”<br />

“Che cosa, Jean-Claude?”<br />

Le parole furono mormorate a voce appena udibile “Che non avrei mai osato sperare che noi due<br />

potessimo di nuovo…”<br />

“Sì?”<br />

“Fidarci uno dell’altro”<br />

“Ah… oui. La fiducia. Ti fidi di me Jean-Claude?”<br />

“Bien sûr”<br />

“E perché? Cosa ti fa pensare che non sia stato io a nascondere quel vestito insanguinato nei tuoi<br />

cassetti? Anita l’ha pensato, la polizia l’ha pensato. Sarebbe una vendetta perfetta.”<br />

“Sì, in effetti sarebbe geniale. Ma tu non faresti del male ad Anita.”<br />

“Sei ancora così maledettamente sicuro di te stesso, come due o trecento anni fa. Non hai mai dei<br />

dubbi Jean-Claude?”<br />

Anita sentì muoversi il letto, e capì che Asher si era alzato di scatto e si era allontanato a grandi<br />

passi. Lentamente aprì gli occhi, cercando di ricordare dove si trovava. Sentiva un dolore sordo<br />

pulsare in ogni parte del corpo. Aveva una vaga coscienza di quello che era successo, fino al<br />

momento in cui si era sentita trasportare verso l’alto, aveva sentito un freddo terribile e aveva perso<br />

i sensi.<br />

38


Si era risvegliata in un letto sconosciuto, con la testa appoggiata nel grembo di Jean-Claude, e<br />

sentiva la sua mano che giocherellava con una ciocca dei suoi capelli. Le voci sommesse dei due<br />

vampiri avevano cullato il suo dormiveglia, ma a riportarla alla realtà era stata una sensazione di<br />

malinconia talmente intensa che gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Non era suo, quel<br />

sentimento. Era di Jean-Claude. Ma nel cuore di Anita si insinuò il suo struggimento, il suo dolore<br />

nel guardare quel vampiro che amava, che continuava ad amare anche dopo tutto quel tempo, e la<br />

sua acuta sofferenza nel vederlo tormentarsi in quel modo. Cioè, che Jean-Claude continuava ad<br />

amare. Lei lo conosceva appena, Asher, e non era ancora sicura di quali fossero i suoi sentimenti<br />

per lui.<br />

Si mosse leggermente, e Jean-Claude subito le dedicò la sua attenzione.<br />

“Ma petite… sei sveglia? come ti senti?”<br />

Non potevano essere passate molte ore dalla loro fuga, quindi probabilmente mancavano ancora<br />

parecchie ore all’alba. Ma il buio che la circondava e il senso di non appartenenza a quel luogo le<br />

ricordarono le ore che aveva vissuto in balia dei mostri e si sentì invadere da un freddo improvviso.<br />

“Dove siamo?”<br />

Jean-Claude rispose dopo un lungo sospiro “Mi dispiace averti trascinata nella mia fuga. Non era<br />

mia intenzione …”<br />

Asher lo interruppe bruscamente “Smettila di scusarti Jean-Claude. Non vedi che se siamo qui con<br />

te è perché vogliamo starci? Nessuno mi ha obbligato ad aiutarti a fuggire. E nessuno ha obbligato<br />

Anita a mettersi nei guai e a rischiare la pelle per cercare di scagionarti da quelle accuse assurde.<br />

Non ci offendere chiedendoci scusa!”<br />

Jean-Claude prese fiato come per iniziare a parlare, ma richiuse la bocca senza un suono. La sua<br />

mano le accarezzò la nuca e poi si strinse a pugno intorno ai suoi capelli.<br />

“Se è il momento delle scuse, credo di dovertene anch’io. Non avrei mai dovuto permettere a Dolph<br />

di andare al Circo dei dannati mentre tu non c’eri.”<br />

“Delle scuse da te, ma petite? Forse questa notte potrebbe considerarsi fortunata dopotutto!” il tono<br />

era sarcastico, ma prima che Anita potesse ribattere, la voce di Jean-Claude si addolcì “Sarebbe<br />

successo comunque, Anita. Non potevi immaginare che qualcuno volesse incastrarmi ad ogni costo.<br />

Anzi, se ti avessi lasciata con Dolph ed i poliziotti… forse sarebbe stato meglio per te.”<br />

“Forse invece sarei da qualche parte a morire di ansia chiedendomi dove sei. E ora potrei per favore<br />

sapere dove mi trovo?”<br />

Un sorrisetto divertito increspò le labbra del vampiro “Non ti piacerà affatto scoprire dove siamo,<br />

ma petite. Probabilmente rimpiangerai di non essere alla centrale con il sergente Storr…”<br />

“Cosa intendi dire?” ora l’ansia cominciava decisamente a crescere.<br />

“Diciamo che… siamo in un luogo sicuro… dalla polizia e dalla luce del sole…”<br />

“Smettila di fare giochini, Jean-Claude e dimmi immediatamente dove mi hai portato!” poi si<br />

guardò attorno con un po’ di attenzione.<br />

Le pareti della stanza erano formate da grandi conci di pietra grigia. L’ambiente era molto raccolto,<br />

e coperto da una volta a crociera, tipo chiesa gotica, ma in miniatura. Non si vedeva nemmeno una<br />

finestra, ma questo c’era da aspettarselo in un luogo che fosse sicuro per dei vampiri.<br />

La stanza era disadorna, c’era solo il letto, appoggiato a una parete. Era molto alto, di foggia antica,<br />

e le lenzuola di seta rossa facevano un effetto… molto à la Jean-Claude, senza dubbio. Sulla destra<br />

c’era un piccolo tavolo rotondo, coperto da una tovaglia di una stoffa purpurea ricca ed elaborata di<br />

ricami, su cui era appoggiato un candeliere d’argento a cinque bracci. Per terra un tappeto<br />

dall’aspetto lussuoso e molto antico copriva una parte del pavimento grigio, anche quello di pietra.<br />

Le candele, l’unica fonte di luce della stanza, tremolavano impercettibilmente, illuminando a tratti<br />

la parete di fondo, dove la sagoma confusa di una croce sembrava testimoniare la traccia di<br />

qualcosa che era stato rimosso. Un improvviso senso di claustrofobia le chiuse lo stomaco, e le<br />

tremò la voce “Dimmi che non mi hai portata dove penso che ci troviamo…”<br />

“Ti ho detto che mi dispiace ma petite…”<br />

“Dimmi subito dove cazzo siamo!” ringhiò Anita.<br />

39


“Nella cripta sotto la tomba di famiglia di Monica Vespucci.” (*)<br />

Anita cercò di balzare giù dal letto, ma un giramento di testa la fece esitare, dandole la nausea, e la<br />

stretta di Jean-Claude la trattenne vicino a lui. “Anita, per favore, non c’è assolutamente niente da<br />

temere. E’ un posto sicuro, e non abbiamo avuto molto tempo per decidere dove andare. Non siamo<br />

chiusi dentro, non sei sepolta viva, te lo assicuro, e potrai uscire quando vuoi.”<br />

Anita fece una serie di respiri, prima affannati, poi sempre più lenti, cercando di riguadagnare il<br />

controllo e di attutire il dolore che era diventato più acuto.<br />

“E all’alba cosa succederà?”<br />

“Vivian si troverà qui fuori ad aspettarti.”<br />

“Vivian?”<br />

“Sì. Ho pensato che ti fidassi di lei”<br />

“Uh… sì, certo” In effetti tra tutti i nuovi leopardi che ora confidavano nella sua protezione, Vivian<br />

era tra quelli che avrebbero fatto qualsiasi cosa per sdebitarsi e per ricambiare l’aiuto di Anita.<br />

“Perché non Jason?”<br />

“Jason sarà controllato dalla polizia anche mentre dorme.”<br />

Mentre loro parlavano, Asher era rimasto in piedi a braccia conserte, appoggiato vicino all’unica<br />

porta che si vedeva nella stanza. Li fissava assorto, e stranamente aveva trascurato di fare ricadere<br />

la cascata di capelli dorati sulla parte destra del viso, così le sue cicatrici erano perfettamente<br />

visibili, rese più profonde dalle ombre delle candele. Anita vide i suoi occhi posarsi su Jean-Claude<br />

e il suo sguardo diventare più dolce, e nello stesso tempo possessivo, e subito dopo malinconico,<br />

come se stessse inseguendo ricordi del passato troppo intensi per essere soffocati. Poi di colpo si<br />

riscosse, accorgendosi che Anita lo stava osservando, e un’espressione indifferente si pietrificò sul<br />

suo volto, mentre chinava la testa da una parte e lasciava ricadere i capelli a coprirgli la<br />

devastazione del viso.<br />

“Credo che Anita abbia bisogno di riposare ancora, quindi vi lascio. Abbi cura di lei Jean-Claude.”<br />

Non lasciò loro il tempo di rispondere, voltandosi e richiudendo la porta dietro di sé dopo essere<br />

uscito.<br />

Jean-Claude rimase in silenzio a guardare la porta.<br />

“Dove è andato? Ci sono altre stanze?”<br />

“No. Però ci sono delle tombe vuote.” le rispose Jean-Claude senza cambiare espressione. Poi<br />

abbassò gli occhi verso di lei e le sorrise.<br />

“Non ti preoccupare, ma petite. Asher starà bene.”<br />

“Che cosa è successo, Jean-Claude? Come siete finiti in quella vecchia fabbrica insieme a Dolph?”<br />

“Ti basta la versione corta o vuoi i particolari?”<br />

“Va bene una sintesi”<br />

***<br />

Quando Jean-Claude finì di parlare, riferendole i fatti a partire dal suo risveglio nella cella, Anita<br />

rimase pensierosa per alcuni istanti, la testa appoggiata nell’incavo della sua spalla. In qualche<br />

momento mentre lei dormiva lui si era cambiato, ed ora indossava sui jeans neri una delle sue<br />

morbide camicie retrò, nera anche questa, ma completamente aperta sul pallido petto, come se non<br />

avesse avuto tempo, o attenzione, per abbottonarla. Non riusciva ad immaginare dove avesse<br />

trovato un cambio pulito pronto all’uso in una cripta sotto il cimitero.<br />

Si rese conto che neanche lei indossava più i vestiti lacerati dai vampiri che l’avevano tenuta<br />

prigioniera. Quel pensiero per un attimo la riempì della stessa sensazione di orrore che ricordava di<br />

aver provato per tutta quell’interminabile giornata. Ora aveva adosso una t-shirt - anche quella nera,<br />

ovviamente – che le arrivava fino a metà coscia. Non aveva più il reggiseno, quello gliel’avevano<br />

strappato diverse ore prima, ma aveva ancora gli slip.<br />

Si chiese con un brivido se Asher avesse aiutato Jean-Claude a spogliarla e a infilarle la maglietta,<br />

ma decise che preferiva non saperlo.<br />

40


“Non riesco a capire. Secondo Dolph che scopo avrebbe potuto avere il mio rapimento da parte<br />

tua?”<br />

Jean-Claude scosse piano la testa “Come stratagemma per uscire di prigione non ha senso. Sarebbe<br />

stato molto più semplice farmi consegnare le chiavi della cella da Dolph in persona. Però potrei<br />

essere impazzito. Aver cominciato a massacrare ragazzine e volerti impedire di trovare altre prove a<br />

mio carico.”<br />

“Non ci credo”<br />

“Lo spero bene” le sussurrò il vampiro<br />

“Intendevo dire, non credo che Dolph possa cascarci così….”<br />

“Storr mi odia. Non so perché, ma mi odia più degli altri poliziotti. Il fatto di essersi fidato di me<br />

per un attimo e di avermi permesso di uscire di cella per venire a cercarti deve essere stata una delle<br />

decisioni più difficili della sua vita. Non mi stupisce che abbia accolto con entusiasmo le nuove<br />

accuse contro di me, che l’hanno riportato sull’opinione originale che il suo cattivo sono io.”<br />

“Ma quando ci ragionerà con calma…”<br />

“Si ricorderà solo che sono volato via portandoti con me. Con la forza, per quanto ha visto, e dopo<br />

averti disarmata.”<br />

“Davvero ti ho minacciato con la pistola?”<br />

Jean-Claude piegò la testa di lato “Né più né meno di molti altri nel corso delle ultime<br />

ventiquattr’ore. Continui a non ricordare che cosa è successo?”<br />

“Ricordo solo a tratti. E ogni volta che mi torna un po’ di memoria vengo quasi sopraffatta dalla<br />

paura. Una sensazione che non è mia, Jean-Claude. Non sto dicendo che non ho mai paura, ne ho<br />

eccome!! Ma non così cieca, non il tipo di paura che mi paralizza e mi fa cadere in potere dei<br />

miei… aguzzini.”<br />

“Piuttosto del tipo che ti fa infuriare e ti spinge a provocare con qualche battuta sarcastica il capo<br />

dei cattivi?” Anche senza guardarlo Anita sentì la dolcezza del suo sorriso nelle parole.<br />

“Esattamente.”<br />

“Ti hanno quasi sicuramente drogata, Anita. Non ho idea di che cosa ti abbiano iniettato, ma era<br />

qualcosa che ti dava allucinazioni…. mostruose.”<br />

“Come fai a saperlo?”<br />

“Le ho viste attraverso i tuoi occhi. E ho visto come mi hai guardato quando sono arrivato alla<br />

vecchia fabbrica. Hai visto un mostro vero?” L’improvvisa tristezza nella sua voce le fece alzare lo<br />

sguardo verso di lui.<br />

“Io… sì…. è quello che vedevo, credo. Ma lo so che non sei un mostro Jean-Claude. Lo so”<br />

Il vampiro aveva chiuso gli occhi. “Cosa ti hanno fatto ma petite? Dimmi cosa ti hanno fatto quei<br />

bastardi”<br />

“Non so se ci riesco.” Si strinse più vicina a lui. Poi cercò di ripensare a quello che le era successo.<br />

Un colpo alle spalle che l’aveva tramortita. Il risveglio già in preda ad un terrore incontrollabile, la<br />

sensazione di perdere il contatto con se stessa, e poi le facce di quelle figure mostruose e deformi<br />

che la circondavano, come demoni partoriti dalla fantasia di qualche regista horror amante degli<br />

effetti splatter. Quelle voci che sghignazzavano, distorte nelle sue allucinazioni. Le mani artigliate<br />

che le strappavano i vestiti, le zanne nude sopra di lei, dappertutto… che…. che la mordevano!!<br />

O mio Dio. Quella non era stata un’allucinazione.<br />

Le uscì un urlo soffocato.<br />

“Mi hanno morso, Jean-Claude! mi hanno morso! hanno bevuto il mio sangue, e c’era più di uno di<br />

loro, e continuavano a mordermi, e a bere, e mi sentivo talmente debole, quasi non mi sentivo più<br />

dentro il mio corpo!” Fissò Jean-Claude con l’orrore negli occhi. “Come ho fatto a non morire?<br />

Erano in quattro o cinque. Avrei dovuto morire dissanguata!” scosse la testa freneticamente “No….<br />

no…. non è possibile!”<br />

“Anita… Anita! che cosa?” Jean-Claude le prese il viso tra le mani e la obbligò a guardarlo negli<br />

occhi “che cosa pensi che sia accaduto?”<br />

41


Anita deglutì un paio di volte. “Potrei ancora morire, e risvegliarmi come un vampiro, o peggio<br />

come un belluino… non voglio Jean-Claude, ti prego non lasciare che mi accada questo. Non<br />

voglio…”<br />

“Ma petite, non sei morta dissanguata perché probabilmente li abbiamo interrotti con il nostro<br />

arrivo. O forse ti volevano tenere in vita. In ogni caso non ti trasformerai in vampiro, non stai per<br />

morire.”<br />

“Ma i loro morsi… potrebbero prendere il controllo mentale su di me? Dovrei…. mio Dio, dovrei<br />

fare il bagno nell’acqua santa!”<br />

Sentì chiaramente un brivido che percorreva il corpo di Jean-Claude.<br />

“Mi dispiace, credo proprio che qui siamo a corto di acqua santa…. Però potrei aiutarti, se me lo<br />

permetti.”<br />

Anita si staccò da lui mentre un pensiero le congelava la mente, e lo guardò con diffidenza “Non ho<br />

intenzione di permetterti di darmi il quarto marchio. Scordatelo. Non ne approfitterai per legarmi a<br />

te per l’eternità.”<br />

Ogni espressione di Jean-Claude sparì di colpo, risucchiata dalla maschera vuota del suo volto che<br />

ora sembrava di marmo. Era impressionante, e doloroso vederlo fare così. Capì di averlo ferito, ma<br />

non aveva intenzione di ritirare ciò che aveva detto. Era ciò che pensava.<br />

“Non mi convincerai a bere il tuo sangue. Preferisco l’acqua santa, e se qui non c’è andrò a<br />

cercarmela. Ci sarà un po’ di acqua benedetta in un cimitero!”<br />

“Non ho mai pensato di importi il quarto marchio, anche se ovviamente sarebbe una soluzione che<br />

escluderebbe ogni possibilità presente e futura di essere trasformata in vampiro. So benissimo come<br />

la pensi, e non dovresti dubitarne, se mi conoscessi almeno un po’.”<br />

“Oh, Jean-Claude, non fare l’offeso adesso. Vuoi dire che il tuo aiuto non implica del sangue<br />

versato, o qualche trucco mentale che mi legherebbe ancora di più a te?”<br />

“Non implica nessun trucco mentale come lo chiami tu, e quanto al sangue versato… non implica<br />

che tu debba bere il mio sangue.” Jean-Claude lasciò andare un sospiro stizzito. “Oh, maledizione,<br />

non riesci proprio a fidarti di me, vero? Preferisci soffrire come un cane e rischiare di rimanere<br />

collegata a qualcuno di quei vampiri piuttosto che … Sei talmente testarda ma petite… a volte non<br />

ti capisco affatto.”<br />

“Okay, okay…scusa. Scusa se sono leggermente sensibile sul tema dei vampiri questa sera. Mi<br />

hanno solo quasi uccisa dopo avermi drogata e torturata”<br />

“Sei libera di andartene in qualsiasi momento. Sempre che tu ti regga in piedi”<br />

Anita lo guardò dal sotto in su. Una leggerissima ruga gli increspava la fronte, e le labbra erano<br />

chiuse in un broncio. Era adorabile. Aveva passato le ultime ore in balia di quattro vampiri<br />

assassini, eppure in quel momento l’unico posto al mondo in cui si sentiva sicura era tra le braccia<br />

di un altro vampiro, praticamente sepolta in una cripta. Forse la droga non aveva smesso di fare<br />

effetto e lei stava perdendo il senno definitivamente. Cercò di muovere il braccio per accarezzargli<br />

il viso, ma una fitta lancinante al polso la fermò, facendole strizzare gli occhi per il dolore.<br />

“Lascia che mi prenda cura di te, ma petite, per favore.”<br />

Anita sospirò arrendendosi. Era troppo stanca per ribattere, troppo dolorante per alzarsi e andare a<br />

cercare dell’acqua santa che sarebbe stata come acido sopra tutti quei morsi.<br />

“Va bene. Fai quello che devi fare”<br />

Jean-Claude le sollevò delicatamente la testa, spostandola sul cuscino, e si girò su un fianco<br />

appoggiandosi ad un gomito per guardarla.<br />

“Dimmi dove ti hanno morso”<br />

Anita ricambiò lo sguardo, ma riuscì a fatica a sostenerlo. “Polso, collo…” esitò un attimo e alla<br />

fine chiuse gli occhi “e altre parti più intime”<br />

“Pagheranno per questo, te lo prometto Anita” rispose lui, allungando una mano per sollevarle il<br />

polso, e se lo portò vicino alle labbra. Continuando a fissarla negli occhi, ma senza forzare nessun<br />

potere in quello sguardo se non un’intensità che penetrava nelle sue parti più profonde, il vampiro<br />

42


socchiuse la bocca, espose i canini e si scalfì la lingua con essi, fino a fare uscire una goccia di<br />

sangue. Poi abbassò la bocca e con la punta della lingua le sfiorò il polso, nell’esatto punto dove i<br />

segni di un morso si stavano allargando in un livido viola. Non era rimasta ferma e impassibile<br />

mentre la azzannavano, dato che invece di ipnotizzarla le avevano dato un allucinogeno che aveva<br />

moltiplicato il terrore e il dolore, e lei si era dibattuta fino allo stremo delle forze. Evidentemente a<br />

quei bastardi non interessava fare un lavoro pulito.<br />

Una goccia di sangue cadde sopra i fori del morso, poi il vampiro aderì con la bocca alla sua pelle, e<br />

leccò e succhiò con le labbra, mandandole un leggero piacevole solletico a risalire su per il braccio,<br />

le spalle, la nuca. Quando si staccò dal suo polso, il livido viola era sparito, e l’unico segno rimasto<br />

erano i due minuscoli forellini, netti e puliti. Ma il dolore non c’era più.<br />

Lo guardò stupita. “Come hai fatto?”<br />

Il vampiro le sorrise, facendo balenare la punta brillante delle zanne. “Il tuo corpo reagisce al mio<br />

sangue, ma petite. Dopotutto sei la mia serva umana, e questo ha qualche…. benefit, oltre<br />

all’handicap di costituire un potente legame con me”<br />

Poi si chinò sul suo collo, ripetendo lo stesso giochino dei denti e della lingua, la cui ferita si era già<br />

rimarginata. Sentire le sue labbra che premevano e succhiavano sulla sua gola provocò qualcosa di<br />

più del piacevole solletico, e molto più in basso delle braccia e della nuca.<br />

“Dove ancora, ma petite?”<br />

Anita si sentì improvvisamente la gola arida, e per un attimo non riuscì ad incrociare lo sguardo del<br />

vampiro. Poi si forzò ad alzare gli occhi, a sostenere quello sguardo e rispose con un mormorio<br />

sommesso “Sul seno, e poi all’interno della coscia. Sulla femorale.”<br />

Jean-Claude sgranò gli occhi, colmi di qualcosa simile al panico e al dolore.<br />

“Cosa c’è?”<br />

“L’arteria femorale. E’ estremamente difficile per un vampiro imparare a mordere in quel punto<br />

senza dissanguare completamente la sua vittima. Hai idea di quanti novellini diventano<br />

involontariamente assassini solo perché pensano che sia un punto molto erotico per mordere la<br />

propria compagna?”<br />

“Sì, Jean-Claude, ne ho una vaga idea, dato che dopo di solito chiamano me per giustiziare il<br />

vampiro colpevole.”<br />

“Questo significa che tra di loro c’era un master, o in ogni caso un vampiro con secoli di<br />

esperienza… non è un’abilità che si acquisisce facilmente”<br />

“Stai dicendo che sai chi è stato?”<br />

Jean-Claude scosse la testa “No, ma petite. Ho detto che è difficile, ma non che sia una rarità. Ci dà<br />

qualche informazione sull’età del vampiro ma nulla di più”<br />

Anita abbassò gli occhi mascherando un’ombra di delusione. “Ma tu conosci dei vampiri che sono<br />

in grado di farlo?” insistette<br />

All’improvviso il viso di Jean-Claude diventò del tutto inespressivo, e la voce risuonò distaccata e<br />

neutrale. “Uno sta dormendo nella stanza a fianco. Un altro ce l’hai di fronte a te”<br />

Un pensiero sgradevole le attraversò la mente, e l’accusa le uscì d’impulso, colma di acredine.<br />

“E quanta esperienza hai dovuto fare, prima che il trucco ti riuscisse bene?”<br />

Gli occhi distanti del vampiro furono animati da un’aria di sfida. “Molta, ma petite. Più di quanta tu<br />

voglia conoscere.”<br />

Il silenzio pesò per istanti lunghissimi tra di loro, finchè Anita non riuscì più a sopportarlo e lo<br />

spezzò. “Continua, per favore”<br />

Qualcosa di impercettibile cambiò sul volto di Jean-Claude e lui era di nuovo lì, gli occhi pieni di<br />

tenerezza, di malinconia, di desiderio. Era esasperante vederlo cambiare in quel modo senza riuscire<br />

a percepire l’attimo in cui la maschera spariva e la vita tornava ad animarlo, ma poter leggere le<br />

emozioni rifluire dentro il suo sguardo le sembrava ogni volta un privilegio inestimabile.<br />

Jean-Claude si spostò con circospezione sopra di lei, mentre una mano scivolava sotto la t-shirt per<br />

sollevargliela fin sopra il seno. Abbassò la testa sopra il suo petto, fino a sfiorare con la punta della<br />

lingua il dolore pulsante provocato dal morso vicino al capezzolo. Uno spasimo la percorse quando<br />

43


il sangue caldo cominciò a scorrere sulla sua pelle resa molto più sensibile dallo strazio compiuto<br />

delle zanne, poi si sentì avvolgere dal calore umido della sua bocca, e un’intensa e languida<br />

sensazione di piacere cominciò ad irradiarsi dentro di lei.<br />

Lo sentì spostarsi verso il basso, scivolare lentamente lungo il suo corpo con le mani e con la bocca,<br />

sfilarle le mutandine e aprirle con delicatezza le cosce, rendendosi conto solo in quel momento di<br />

avere chiuso gli occhi e inarcato la schiena per assecondare i suoi movimenti. Quando non sentì più<br />

il contatto con la pelle fredda del vampiro spalancò gli occhi e lo guardò, ai piedi del letto, tra le sue<br />

gambe, la testa sollevata a fissarla con lo sguardo più predatorio che gli avesse mai visto negli<br />

occhi, ma non era paura quello che le mozzò il respiro. Jean-Claude dischiuse la bocca fino a<br />

mostrare le zanne, poi si passò con sensuale lentezza la lingua sulle labbra, lo sguardo felino di un<br />

gatto che sa di avere la preda in suo potere, e pregusta l’istante in cui si avventerà su di essa. Una<br />

goccia di sangue brillò improvvisa sulle sue labbra e le morbide onde nere dei capelli gli nascosero<br />

il viso mentre si chinava su di lei.<br />

La fitta dolorosa dei lividi si attenuò sotto la carezza di quelle labbra tiepide, che dopo averla<br />

guarita si attardarono a giocare pericolosamente vicino all’epicentro di quel piacere che cominciava<br />

a darle le vertigini. La lingua del vampiro la sfiorò, la assaggiò, e improvvisamente penetrò dentro<br />

di lei, stuzzicando e accarezzando le sue profondità finchè l’onda del piacere si allargò a<br />

sommergerla, strappandole un gemito soffocato dalla gola mentre implorava il suo nome.<br />

“Ti prego…. Jean-Claude …. ti prego”<br />

“Sì, ma petite?” lui si fermò per un istante, e Anita affondò le mani tra i suoi capelli tirandolo verso<br />

di sé.<br />

“Jean-Claude… scopami…. adesso!”<br />

Le sembrò di impazzire dal desiderio mentre lui si sfilava i jeans e si allungava sopra di lei, e poi si<br />

lasciò trascinare via dalla sensazione di lui che entrava lentamente, e la riempiva, e spingeva sempre<br />

più forte dentro di lei come se volesse raggiungere con ogni colpo un punto più profondo al centro<br />

del suo corpo, e della sua anima. I loro respiri ansimanti si mescolarono, spezzati da urli inarticolati<br />

e quasi silenziosi. Anita sentì il corpo di Jean-Claude perdere il ritmo lento del movimento, ora<br />

sempre più veloce, percepì l’attimo in cui stava per venire, in cui abbandonava ogni controllo ed<br />

ogni freno e questo moltiplicò la sua eccitazione, sentì qualcosa di devastante che si diffondeva<br />

come lava dal centro del suo corpo, raggiungendo l’orgasmo mentre Jean-Claude irrigidendosi in<br />

uno spasmo finale si riversava dentro di lei.<br />

Passarono diversi minuti prima che uno dei due riacquistasse la capacità di muoversi e di parlare.<br />

Jean-Claude scivolò via da lei, lasciando un braccio abbandonato di traverso sopra il suo ventre, la<br />

testa appoggiata alla sua spalla, gli occhi chiusi e il respiro in cui piano piano diminuiva l’affanno.<br />

Anita si schiarì due volte la gola, ma la voce le uscì comunque rauca.<br />

“Sei vivo?” poi riflettè per un istante su quello che aveva detto e scoppiò in una risatina<br />

incontrollata.<br />

Il vampiro non si mosse, né aprì gli occhi. “Oh, sì ma petite, non hai idea di quanto mi fai sentire<br />

vivo, certe volte.”<br />

[(*) Questo “nascondiglio” è un’invenzione della geniale BeElleGee, che si trova nella sua<br />

Fanfiction “Asher’s kiss”. Io l’ho utilizzato perché era troppo bello per non sfruttarlo ancora<br />

una volta, e perché le sue FF ormai nella mia mente si confondono con i libri…]<br />

44


11.<br />

“Vai a casa, ma petite”<br />

Il peso dell’alba premeva debolmente, ancora distante, ma Anita aveva già iniziato a percepire<br />

l’intorpidimento che si stava impossessando del vampiro mentre ancora la stringeva tra le braccia.<br />

“A casa troverò la polizia ad aspettarmi”<br />

“Se li troverai saranno lì per assicurarsi che tu stia bene, non certo per arrestarti. Questa volta sei tu<br />

la vittima, ma petite.”<br />

“Mi chiederanno di dire dove ti trovi.”<br />

Gli occhi di Jean-Claude la fissavano con malinconica tenerezza, e per un attimo le si strinse il<br />

cuore, realizzando quanti rischi e quante questioni irrisolte si sarebbero frapposte tra di loro nelle<br />

ore successive.<br />

“Se tu potessi non rivelare il mio nascondiglio… almeno per oggi… te ne sarei grato” un’ombra di<br />

divertimento gli attraversò lo sguardo.<br />

“Non scherzare. Lo so che non avrei dovuto…”<br />

Jean-Claude socchiuse gli occhi e le posò un dito sulle labbra. “Vai a casa, ma petite”<br />

“Troverò i colpevoli, Jean-Claude, te lo prometto”<br />

“Lo so. Ti amo Anita”<br />

E poi non era più lì con lei. Il suo corpo c’era ancora, ma lui, la sua vita, quella forma magica di vita<br />

che lo animava, semplicemente non c’era più.<br />

Era maledettamente difficile abituarsi, probabile che non si sarebbe abituata mai. Eppure era sempre<br />

più difficile staccarsi da lui. Era l’unico momento in cui lei assumeva il totale controllo, e<br />

l’abbandono fiducioso con cui Jean-Claude si “addormentava” tra le sue braccia non smetteva mai<br />

di meravigliarla.<br />

Riluttante, Anita scese dal letto, si rivestì e salì verso l’aria aperta del giorno.<br />

Non sentiva più il dolore pulsare in ogni parte del suo corpo, e solo piccoli segni erano rimasti a<br />

testimonianza di quello che aveva passato nelle ore del suo rapimento, ma il ricordo dell’orrore e<br />

della paura sarebbe rimasto a lungo, inciso nel suo cervello. La brezza fresca del mattino le pizzicò<br />

la pelle, mentre attraversava il piccolo antico cimitero. Con quella parte latente di potere che era<br />

sempre dentro di lei sentì vagamente il contatto con i morti che giacevano sotto la terra che stava<br />

calpestando. Il pensiero le infondeva un senso di pace e di sicurezza, quella terra, quelle ossa, erano<br />

il suo terreno di gioco.<br />

Appena fuori dal cancello, appoggiata ad una piccola utilitaria di un rosso fiammante, la aspettava<br />

Vivian, stringendosi le spalle come se avesse freddo. Ma di certo non era il freddo che la<br />

preoccupava. I licantropi hanno una temperatura interna talmente alta che un po’ di venticello<br />

mattutino non basta di certo a farli rabbrividire. Doveva essere il luogo, l’ora, la solitudine e il<br />

silenzio che regnava nel cimitero a darle i brividi. Vivian era una creatura di calore e di vita, non<br />

aveva nulla da spartire con i cimiteri, e di sicuro non amava i vampiri. Eppure Jean-Claude aveva<br />

contattato proprio lei, sapendo che non avrebbe mai rifiutato un favore ad Anita, non dopo che<br />

l’aveva sottratta alle torture di Padma e di Fernando.<br />

“Mio dio, hai un aspetto orribile Anita.”<br />

Nonostante tutto, le due donne non erano mai entrate in grande confidenza: la giovane licantropa<br />

sembrava sempre troppo rispettosa e sottomessa, due sentimenti che male si associano all’amicizia,<br />

quindi l’accoglienza lasciò Anita un po’ sorpresa. Tutto sommato i segni della sua disavventura<br />

dovevano essere ancora piuttosto visibili, nonostante la “cura” somministratale da Jean-Claude.<br />

“Grazie mille, dovevi vedermi ieri sera. Quello sì era un aspetto orribile.”<br />

Vivian si girò per entrare in macchina e le aprì lo sportello del passeggero. “Dove vuoi che ti<br />

porti?”<br />

45


Anita ci pensò per un attimo, entrando nell’auto, e poi capì che tutto quello che doveva fare in<br />

quella giornata - parlare con Dolph, catturare i colpevoli, trovare le prove per discolpare Jean-<br />

Claude – poteva aspettare finchè non si fosse fatta una doccia.<br />

“A casa. Portami a casa mia per favore.”<br />

***<br />

Dopo una doccia bollente Anita si rese conto che da tempo immemorabile non mangiava qualcosa,<br />

e la preoccupazione di Vivian per assicurarsi che lei stesse bene e che fosse tutto a posto la convinse<br />

a prepararsi un sandwich che le restituì una parvenza di energia. Ma la stanchezza, fisica e psichica,<br />

per le ore estenuanti che aveva passato, le crollò addosso inesorabilmente. Vivian non dovette<br />

lottare molto per convincerla che tutto poteva aspettare ancora un paio d’ore e che poteva<br />

permettersi il lusso di un sonnellino.<br />

Sprofondò nel sonno quasi prima di toccare il letto, con la promessa di Vivian che sarebbe rimasta<br />

in casa con lei a tenere la situazione sotto controllo. Non era stata Anita a chiederglielo, lei di certo<br />

non era il tipo che ha bisogno dell’angelo custode che vegli sul suo sonno, ma il fatto che avesse<br />

accettato senza protestare l’offerta della licantropa dava la misura dell’insicurezza che si era<br />

insinuata dentro di lei. Era una sensazione intollerabile, ma anche quello poteva aspettare, ci<br />

avrebbe pensato più tardi.<br />

La voce insistente che la chiamava per nome emerse come da un luogo remoto, e con la fastidiosa<br />

sensazione di essersi appena addormentata Anita sbattè a fatica le palpebre cercando di riemergere<br />

verso uno stato cosciente.<br />

La faccia di Vivian si trovava ad un palmo dal suo naso, e la ragazza le stava scuotendo una spalla.<br />

Il primo pensiero fu che non era per niente normale fare tanta fatica a svegliarsi mentre una<br />

licantropa le stava così vicino. Per quanto fosse amichevole, rimaneva pur sempre un leopardo<br />

mannaro. Con un brivido di panico pensò alla droga che le avevano iniettato, alla possibilità che<br />

qualcosa ancora circolasse nel suo corpo come una bomba a orologeria.<br />

Vedendola aprire gli occhi, Vivian smise di scuoterla.<br />

“Anita, devi alzarti. Ho detto a quel poliziotto che dovevi assolutamente riposarti ancora un po’, ma<br />

non vuole sentire ragioni, è un miracolo che sia riuscita a trattenerlo giù in soggiorno, però se non<br />

scendi subito te lo ritroverai in camera da letto nel giro di pochi minuti!”<br />

A quel punto era perfettamente sveglia.<br />

“Poliziotto? Che poliziotto?” Dannazione.<br />

“Si chiama Storr, e non vuole credere che sei qui e che stai bene se non ti vede di persona”<br />

Con un senso di sollievo seguito subito dopo da un crampo di ansia allo stomaco Anita si catapultò<br />

giù dal letto, raccattando i primi jeans e la prima t-shirt che le venivano sottomano, mentre si<br />

stropicciava gli occhi e la faccia nel disperato tentativo di avere la mente sveglia e sgombra prima<br />

possibile.<br />

Quando arrivò a metà scala scorse Dolph in piedi in mezzo al salotto, con un telefono portatile<br />

all’orecchio. Nell’istante in cui la vide, il poliziotto cambiò espressione, da preoccupata ad<br />

arrabbiata, nello spazio di un secondo, e fissandola parlò ad alta voce nel telefono.<br />

“Potete tornare in centrale, tu e Zerbrovski. E’ proprio qui davanti a me, e a quanto pare l’ho<br />

disturbata mentre schiacciava un pisolino.”<br />

L’astio nella voce di Dolph le fece seccare la gola. Prima di tutto, fidarsi delle vecchie regole: la<br />

miglior difesa è l’attacco.<br />

“Non ci posso credere che mi hai fatta cercare da una pattuglia. E non stavo schiacciando un<br />

pisolino, stavo recuperando sacrosante ore di sonno perdute”<br />

“Dimentichi che ti ho vista trascinata via in un turbine di vento da due maledetti vampiri. Pensavi<br />

che ti avremmo abbandonata al tuo destino senza cercarti? Pensi davvero che la squadra non ci<br />

tenga alla tua salute? Scusa se ho disturbato il tuo sonno sacrosanto in modo da permettere anche<br />

agli altri di potersi riposare dopo aver setacciato la città per tutta la notte.”<br />

46


Se lo scopo era farla sentire in colpa, l’obiettivo era raggiunto. Anita aprì la bocca per parlare ma il<br />

poliziotto non le permise di ribattere.<br />

“Dove cazzo sei stata tutta la notte, per poi farti ritrovare a casa mezza addormentata come<br />

un’adolescente che è stata di nascosto ad un rave party? Per quanto ne sapevamo potevi essere il<br />

prossimo cadavere lasciato su un marciapiede.”<br />

Anita si morse la lingua per evitare di rispondere qualcosa del tipo “non sei mica mio padre” ed<br />

optò per una linea più conciliante.<br />

“Dolph, perché avrei dovuto essere in pericolo? Avete arrestato quelli che mi tenevano prigioniera,<br />

ed io ero con Jean-Claude ed Asher…” azzardò, ma il tentativo di rabbonirlo ottenne il risultato<br />

opposto.<br />

“Maledizione, Anita, ma cosa ti hanno iniettato? Ti sei bevuta il cervello? Ci sono i vampiri dietro<br />

tutto questo.” Stese la mano come per zittirla “Quei – vampiri. Gli uomini che abbiamo preso hanno<br />

confessato. Adesso dobbiamo solo trovare il loro nascondiglio. Non sappiamo ancora quanto sia<br />

implicato quello con le cicatrici, ma il tuo maledetto succhiasangue master della città non vivrà<br />

abbastanza per fare una terza vittima.”<br />

“Aspetta! Hai detto una terza vittima? Da quando sono diventate due?”<br />

“Da quando Daniel Symons è morto mentre tentavano di fargli la prima trasfusione nell’ambulanza.<br />

Aveva perso troppo sangue. Aveva perso tutto il sangue che aveva. Non aveva neanche tredici anni,<br />

come Corinne Bryce. Un segno di iniezione nel braccio, come Corinne Bryce…”<br />

“Daniel Symons.” Disse Anita con un soffio di voce. Osservando la sua espressione sconvolta,<br />

Dolph realizzò che Anita conosceva anche la seconda vittima.<br />

“Conoscevo sua madre. Mi aveva assunto per cercarlo, era sicura che fosse nelle mani dei vampiri”<br />

Dolph sbottò con rabbia “Allora come puoi stare dalla loro parte Anita? Come puoi stare a guardare<br />

mentre fanno questo, e continuare a proteggere quell’infame essere dannato?”<br />

“Non voglio stare a guardare! No! Io voglio farli smettere quanto te Dolph! Ma non è arrestando il<br />

vampiro sbagliato che si metterà fine a questo orrore!”<br />

“Il vampiro sbagliato? Tu non sei lucida, Anita. Smettila di coprirlo, sono sicuro che tu sai dove si è<br />

rintanato a dormire. Dimmi dove si nasconde. Il mandato ha già la firma del giudice.”<br />

Anita rimase a bocca aperta, incredula, mentre il cuore cominciava a battere all’impazzata.<br />

“Di quale mandato stai parlando?”<br />

“Del mandato di esecuzione per Jean-Claude, master dei vampiri di St. Louis. Se non fossero state<br />

sufficienti le prove e le testimonianze che lo inchiodano, basterebbe anche solo lo scherzetto<br />

ipnotico che ho subito personalmente e che mi ha convinto ad aprirgli la cella. Era un bel trucco, per<br />

uscire di prigione senza farla sembrare un’evasione. Ma non gli è servito a niente, sarà inchiodato<br />

alla sua bara anche per quello.”<br />

Un silenzio spesso e soffocante calò tra di loro per un attimo.<br />

“Te lo chiedo ancora una volta, Anita. Dove si nasconde? Se preferisci non sarai obbligata ad<br />

effettuare tu l’esecuzione, possiamo chiamare un tuo collega.”<br />

“No, no, no, Dolph. Ascoltami. Io sono stata rapita e torturata da quattro vampiri, e nessuno di loro<br />

era Jean-Claude o Asher. Gli uomini che hai arrestato stanno mentendo. E poi io conoscevo<br />

Corinne, conosco la famiglia di Daniel, pensi che permetterei al loro assassino di restare libero – di<br />

restare in vita – accecata dai miei sentimenti? Come puoi credere che metterei a rischio la vita di<br />

qualche altro ragazzino innocente se avessi anche solo un minimo sospetto sulla colpevolezza di<br />

Jean-Claude? Non puoi pensare davvero questo di me!”<br />

“Non vorrei pensarlo, Anita, ma non mi lasci alternative.”<br />

“Io non ho dubbi, Dolph, e intendo provarlo. Mi avevi chiamata per le indagini sul primo omicidio<br />

no? Allora lasciami fare il mio lavoro, lasciami tempo per fare la mia indagine”<br />

“E rischiare la vita di qualche altro innocente? Ti assumi questa responsabilità? Io non posso, non<br />

me la sento di assumerla.”<br />

“E’ giorno Dolph. I vampiri stanno tutti dormendo. Non sarà di certo in queste ore che si compirà il<br />

destino di un’altra vittima. Lasciami un giorno. E’ già stato reso pubblico il mandato?”<br />

47


“Non ancora. L’ho appena avuto dal giudice dopo la firma.”<br />

Un minuscolo respiro di sollievo le sfuggì dalle labbra. Quando un mandato di esecuzione veniva<br />

diffuso, per quel vampiro si apriva la stagione di caccia. Libera e aperta a tutti i titolati, anche nel<br />

caso non fossero gli esecutori incaricati ufficialmente.<br />

“Un giorno Dolph. Ventiquattr’ore. Per favore, fidati ancora una sola volta del mio giudizio.”<br />

Il poliziotto la fissò a lungo senza battere ciglio.<br />

“Dodici ore, Anita. Al tramonto voglio delle prove e un colpevole, altrimenti il tuo vampiro sarà<br />

carne morta.” Si voltò per andarsene, ma si trattenne ancora sulla porta. “E sai già che ti farò<br />

seguire. Stagli lontano, non ti permetterò di aiutarlo a sfuggirmi.”<br />

48


12.<br />

La sgradevole sensazione di angoscia e di incertezza avvolse Jean-Claude nello stesso istante del<br />

suo risveglio notturno nella cripta.<br />

Conosceva bene quella sensazione. Fuggire, celarsi al mondo degli umani, trascinare la propria<br />

esistenza senza vedere vie d’uscita. Quante volte si era risvegliato, nella città di Julian, con l’unica<br />

prospettiva di fornire un nuovo divertimento agli altri vampiri riducendosi alla più completa<br />

aberrazione. O alla corte di Belle Morte, chiedendosi se la sua master lo avrebbe accolto nel suo<br />

letto oppure gli avrebbe comandato di andare a sedurre qualcuno contro cui tramava. O sotto il<br />

regno di Nikolaos, con il dubbio di avere il permesso di nutrirsi, o di essere imprigionato in una<br />

bara a tempo indeterminato, a seconda del capriccio di quella orripilante antica bambina.<br />

Un senso di rabbia impotente lo travolse. Ora che finalmente aveva ottenuto tutto ciò che desiderava<br />

non avrebbe permesso a nessuno di ridurlo di nuovo così, di costringerlo a nascondersi sottoterra<br />

come un topo in una fogna.<br />

L’improvvisa percezione di un’altra presenza poco distante lo riportò al presente, ricordandogli che<br />

non era solo. C’era Asher con lui. Dopo tutto quel tempo, dopo tutti quei secoli di odio, il suo<br />

compagno era di nuovo al suo fianco. E un’ondata di altri ricordi gli fece curvare le labbra in un<br />

sorriso. Il calore di lunghe notti passate insieme, i giochi di luce che le fiamme del camino creavano<br />

sui capelli dorati di Asher, la morbidezza dei loro corpi aggrovigliati a quello di Julianna. Come<br />

erano stati ingenui, e sventati nel godere senza freni di quel senso di libertà e di onnipotenza durante<br />

i loro vagabondaggi per l’Europa… E poi avevano perso tutto.<br />

No, per nessun motivo al mondo avrebbe accettato passivamente che un’altra volta gli portassero<br />

via ciò che amava di più. Non senza battersi fino all’ultima goccia di sangue.<br />

Un lieve movimento d’aria gli rivelò che Asher era entrato nella stanza. Sentì il suo peso<br />

appoggiarsi al letto, e un’esitazione nel gesto del braccio che si avvicinava a lui. Quando sentì una<br />

mano posarsi lievemente sui suoi capelli Jean-Claude si irrigidì e si girò a guardarlo.<br />

Asher abbassò in fretta gli occhi e trattenne un sospiro, ritirando la mano.<br />

“Ero sicuro che ti avrei trovato sveglio. Dov’è Anita?”<br />

“E’ andata via all’alba”<br />

“Come mai?”<br />

"Perchè non gradisce dormire accanto ad un corpo senza vita.”<br />

“Pensavo che lei non fosse il tipo da fermarsi alle apparenze. Mi sembrava di aver capito che il<br />

vostro rapporto fosse un po' più profondo”<br />

"E' così infatti. Ma non neghiamo la realtà, mon ami. Durante il giorno siamo dei cadaveri.”<br />

Asher sembrò riflettere per un attimo, senza trovare una risposta, così cambiò argomento.<br />

"Che cosa hai intenzione di fare stanotte?”<br />

Jean-Claude si tirò su, mettendosi seduto con le spalle appoggiate all’elaborata testata del letto,<br />

piegando le gambe contro il petto e avvolgendosi nello scivoloso lenzuolo di seta.<br />

Rimase pensieroso per alcuni istanti, poi chinò la testa appoggiando una guancia sulle ginocchia e<br />

rispose a bassa voce.<br />

"Scoprire chi sta cercando di incastrarmi.”<br />

Asher evitò di incrociare i suoi occhi, indugiando con lo sguardo sulle spalle nude coperte da una<br />

cascata di onde, nere come l’ala di un corvo. In quella posizione rannicchiata sembrava quasi<br />

indifeso, nella sua espressione disarmante era difficile leggere la spietatezza necessaria per essere il<br />

Master della città. Ma quello era, adesso, quindi Asher lottò per scacciare dalla mente e dal corpo la<br />

reazione che provocava in lui la vista di Jean-Claude nudo dentro un letto, coperto solo da un<br />

lenzuolo di seta rossa, dove gli sarebbe bastato allungare un braccio per toccarlo.<br />

Cercò di concentrarsi sul problema che dovevano affrontare.<br />

“Hai almeno qualche sospetto?”<br />

49


“Ho molti nemici, Asher. Ma al momento non mi viene in mente nessuno in particolare in grado di<br />

elaborare un piano tanto complesso per tendermi una trappola.”<br />

“Chiunque sia ti vuole morto. Forse un aspirante Master della città?”<br />

“Qualcuno che non ha il coraggio di sfidarmi apertamente? Difficile da credere. Negli anni di<br />

Nikolaos ho dissimulato talmente bene il mio reale potere che ancora adesso molti tendono a<br />

sottovalutarmi”<br />

“Allora qualcuno che conosce perfettamente il tuo effettivo potenziale.”<br />

“Quindi qualcuno che ha la possibilità di osservarmi da vicino. Che ha potuto intrufolarsi nelle mie<br />

stesse stanze per spargere prove insanguinate” una smorfia di disgusto gli deformò le labbra.<br />

“Qualcuno come me, per esempio” sussurrò Asher.<br />

“Smettila, Asher. Di questo abbiamo già parlato”<br />

“Ok, va bene, come vuoi. Mentre mi trovavo alla centrale di polizia, ieri, è arrivata una chiamata<br />

per avvisare di un’altra vittima, un altro ragazzino, e questo mi ha fatto tornare in mente una cosa.”<br />

“Sì?”<br />

“Durante la nostra visita a New Orleans e Chicago con il Viaggiatore, Padma e gli altri<br />

rappresentanti del Consiglio, ci è arrivata più di una volta una strana proposta. Alcuni umani, che<br />

sembravano conoscere molto bene le abitudini e le necessità dei vampiri, ci hanno offerto la<br />

possibilità di ottenere una …. come dire… una riserva di sangue per il viaggio, a nostra completa<br />

disposizione e molto particolare. Si sono prima di tutto informati se qualcuno di noi aveva un<br />

debole per il sangue… molto giovane. Nessuno di noi ha indagato più a fondo perché il Viaggiatore<br />

ci ha imposto di rifiutare. Desiderava che il nostro diritto di caccia fosse ufficialmente riconosciuto<br />

nella città ospite: ci tiene troppo a non incrinare i rapporti con la legge degli umani, e comunque i<br />

vampiri locali sono stati costretti volenti o nolenti a sopperire alle nostre energie…”<br />

“Vai avanti”ora Jean-Claude lo ascoltava con grande attenzione.<br />

Asher ricominciò a parlare soppesando le parole.<br />

“A New Orleans la proposta è stata fatta segretamente, sottobanco, come se il Master non ne<br />

sapesse niente. Infatti ci è stato chiesto addirittura di pagare. Puoi immaginare una simile assurdità?<br />

Invece a Chicago è stato diverso. L’offerta sembrava un omaggio per il Consiglio, quasi che<br />

arrivasse, pur in forma anonima, dal Master della città in persona. Erano talmente orgogliosi della<br />

loro piccola disgustosa idea che la nostra curiosità gli ha sciolto la lingua e alla fine siamo riusciti a<br />

capire come funzionava questo traffico.”<br />

“Ma la proposta è stata sempre da parte di umani?”<br />

Asher riflettè prima di rispondere “Sì, ma c’erano anche dei licantropi. Gli animali di Romanov<br />

sono i rapaci, e giurerei che tra di loro ci fossero almeno un paio di aquile mannare.”<br />

“Che traffico dunque?”<br />

“Un traffico di giovani pommes de sang. Minorenni presi e venduti a prezzi esorbitanti a vampiri<br />

molto ricchi, poco rispettosi delle regole umane e con un gusto spiccato per la carne giovanissima.”<br />

Jean-Claude spalancò gli occhi incredulo.<br />

“Presi dove? La polizia locale non può non essersi accorta dell’aumento di vittime dei vampiri,<br />

minorenni per giunta! Merde! Che imbecilli incoscienti! Non si rendono conto che così minano le<br />

basi della convivenza legale tra umani e vampiri?”<br />

“Aspetta, Jean-Claude. Non ho parlato di omicidi. I ragazzini sparivano e basta, niente cadaveri.<br />

Venivano rapiti, immagino prima drogati e poi venduti, ma non per essere uccisi. Non stiamo<br />

parlando di vampiri novelli alle prime armi, che non sono capaci di nutrirsi senza uccidere. Che<br />

senso avrebbe spendere tanti soldi per avere una riserva di sangue di una specie rara e illegale di<br />

questi tempi, per poi dissanguarla tutta in una volta? Per uccidere tanto vale andare a caccia per le<br />

strade come si è fatto per secoli. Quel tipo di vampiro non può permettersi di avere una pomme de<br />

sang che si offre volontariamente, quindi gode di quel potere comprato, tenendo prigioniero nel suo<br />

nascondiglio un giovane schiavo a disposizione per una bevutina quotidiana…”<br />

Jean-Claude scosse la testa, a metà tra l’incredulità e il disgusto.<br />

50


“Mi sembra comunque strano che la polizia non si insospettisca per la sparizione dei ragazzi.<br />

Quando si tocca un bambino diventano tutti molto più suscettibili, e molto più tenaci nelle<br />

indagini.”<br />

“Jean-Claude, proprio tu ti stupisci di questo? Da quanti secoli i figli dei più deboli, poveri,<br />

dimenticati dalla società, sono oggetto di un abominevole mercato? Non sono di sicuro i giovani<br />

che abitano nelle villette con giardino dei quartieri residenziali che vengono portati via.<br />

Credo che in alcuni casi estremi i primi ad offrire questa ‘merce’ siano addirittura i genitori nelle<br />

situazioni più disperate…”<br />

Jean-Claude strinse gli occhi, abbassando la fronte a toccare le ginocchia.<br />

“Già, io dovrei saperlo vero?”<br />

La voce di Asher si fece incredibilmente dolce. “Certe cose non cambiano, chéri. Non ci sono solo<br />

uomini buoni e vampiri malvagi.”<br />

“Non ho mai avuto sentore che esistesse un traffico del genere a St. Louis. Pensi che avrei potuto<br />

non accorgermene?”<br />

“Sinceramente no. Il master di New Orleans è una mezza cartuccia, e Romanov, che è molto più<br />

giovane di te, sono certo che ne è al corrente e tollera la cosa.”<br />

“Quindi avrebbero deciso di espandere il mercato? Ma qui a St. Louis il metodo sarebbe troppo<br />

diverso. Se questi sono i primi casi, sono stati scelti tra la classe media benestante…. E sono stati<br />

uccisi. Non ha senso”<br />

“A meno che in realtà non sia affatto un tentativo per allargare il mercato, ma un attacco personale<br />

contro di te. Contro il Master di St. Louis.”<br />

“E ritorniamo a chi mi odia abbastanza da correre tutti questi rischi.”<br />

“Oltre a me.” Aggiunse Asher, ma questa volta ridacchiando.<br />

“Esatto, oltre a te.” Jean-Claude gli restituì il sorriso, e per un attimo rimasero a fissarsi senza<br />

parole.<br />

Poi quel silenzio cominciò a pesare, a diventare denso di emozioni inespresse, ed il sorriso<br />

scomparve dalle labbra di entrambi.<br />

Lentamente Asher iniziò a sporgersi in avanti, portandosi più vicino a Jean-Claude, piegò la testa di<br />

lato e si chinò fino a portare le labbra ad un respiro di distanza dal suo collo.<br />

Era un antico gesto di saluto, tra i vampiri. Appoggiare le labbra in un bacio appena sfiorato sulla<br />

vena nell’incavo del collo. Rifiutare quel saluto poteva scatenare una guerra. Accettarlo era un<br />

segno di profonda fiducia verso l’altro.<br />

Jean-Claude non si ritrasse, e socchiuse gli occhi nell’anticipazione delle labbra di Asher che gli<br />

sfioravano la gola. La sensazione arrivò improvvisa, e lo colpì con una vampata di desiderio,<br />

riportandolo di colpo in un passato quasi dimenticato, avvolgendolo in un’onda di emozioni vive e<br />

pulsanti come se non fossero passati più di due secoli dall’ultima volta che le aveva provate. La<br />

bocca di Asher sfiorò appena il suo collo, ma invece di ritirarsi subito, come era abitudine nel<br />

porgere quel tipo di saluto, rimase ad aleggiare sulla sua pelle, il contatto appena percettibile, il<br />

fiato freddo che lo accarezzava e gli faceva rizzare i capelli dietro la nuca. Jean-Claude dischiuse le<br />

labbra per lasciar andare un silenzioso sospiro. Non si era ancora nutrito, quella notte, ma sentì<br />

ugualmente il battito del suo cuore dentro il cervello, che rimbombava come colpi di tamburo.<br />

“La tua pelle ha sempre lo stesso profumo” gli sussurrò Asher, e le sue labbra si posarono con<br />

decisione sulla sua gola, percorrendola verso l’alto, fino ad arrivare all’orecchio, stuzzicandolo<br />

intorno e dentro con la lingua, finchè non si staccò da lui per guardarlo di nuovo negli occhi.<br />

Jean-Claude gli restituì uno sguardo annebbiato dal desiderio e dall’eccitazione, lo stesso sguardo<br />

confuso e sensuale con cui l’aveva fissato secoli prima, quando Asher aveva posato gli occhi su di<br />

lui per la prima volta.<br />

A quello sguardo Asher non era mai stato capace di resistere, la bellezza di Jean-Claude gli toglieva<br />

il respiro, ora come allora, e l’idea di possederlo lo travolse. Si precipitò sulla sua bocca con<br />

violenza, concentrando in quel bacio tutto il bisogno, la fame, e la solitudine che erano state<br />

compagne di tante fredde interminabili notti. Una goccia di sangue scaturì dalle labbra di Jean-<br />

51


Claude, scalfite dalle zanne di Asher nella veemenza del gesto, ed un gemito soffocato uscì dalla<br />

gola di entrambi mentre il sapore del sangue si mescolava nelle loro bocche. La mano di Asher si<br />

insinuò sotto le lenzuola, in mezzo alle gambe di Jean-Claude, sfiorandogli l’interno delle cosce, ma<br />

prima che potesse proseguire Jean-Claude gli afferrò il polso, bloccandolo, e interruppe il bacio.<br />

Sbattendo gli occhi come risvegliato da un sogno, Asher lo fissò con espressione interrogativa.<br />

Anche Jean-Claude sembrò lottare per riacquistare il controllo, mentre il desiderio nei suoi occhi<br />

veniva sostituito lentamente da un’espressione impenetrabile.<br />

“Non può più essere come allora, Asher.”<br />

Jean-Claude vide la fredezza delle sue parole ferire Asher e cancellare dai suoi occhi la tenerezza<br />

che era stata lì un attimo prima, per riacquistare lo sguardo cinico e distaccato che aveva indossato<br />

dal momento del suo arrivo a St. Louis. Non voleva ferirlo, ma non poteva lasciarsi andare a quelle<br />

emozioni, non poteva permettersi di lasciarsi sopraffare dal desiderio per Asher. Soprattutto non<br />

poteva rischiare di perdere l’amore di Anita. Lei non avrebbe capito, si sarebbe sentita tradita, non<br />

sarebbe mai riuscita ad accettare di dividerlo con un altro. E lui non voleva rischiare questo.<br />

Asher non disse una parola, si alzò in piedi e gli voltò le spalle per allontanarsi, ma Jean-Claude non<br />

lasciò andare il suo polso e lo trattenne sussurrando il suo nome.<br />

“Asher…… Asher…”<br />

“Smettila. Non devi sforzarti di cercare le parole Jean-Claude. Ora sei tu il Master, puoi avere chi<br />

vuoi, di sicuro non desideri nel tuo letto un vampiro deforme tornato da un passato lontano e da<br />

dimenticare”<br />

Jean-Claude trattenne una risatina “Deforme? Pensi che siano le tue cicatrici quello che io vedo?<br />

Non essere stupido.”<br />

“Lasciami andare”<br />

“Asher, dopo tutto questo tempo, secoli, dopo aver pensato che non sarebbe mai più successo, io<br />

sono innamorato. Anita è umana, è americana, è nata nel ventesimo secolo. Non posso avervi<br />

entrambi, e non posso rinunciare a lei. Non voglio.”<br />

Il vampiro biondo tornò a girarsi verso di lui, ora con uno sguardo stupito e un po’ sospettoso nei<br />

gelidi occhi azzurri.<br />

“Cosa significa? Che Anita è la tua unica amante?”<br />

Jean-Claude non abbassò lo sguardo “Sì.”<br />

“Stai scherzando?” Un sorriso canzonatorio gli increspò gli angoli della bocca. “Allora è vero<br />

quello che ho sentito dire… che da quando c’è Anita tu non…”<br />

Gli occhi di Jean-Claude si strinsero e la voce si indurì. “No. Io non.”<br />

“Non ci posso credere… proprio tu…. No, non è possibile” Asher scosse la testa incredulo<br />

“Ora che abbiamo fatto chiarezza sulla mia vita sessuale, possiamo tornare a preoccuparci di chi mi<br />

vuole incastrare e sta lavorando per ottenere la mia esecuzione?” Mentre parlava, Jean-Claude<br />

lasciò scivolare via le lenzuola e si alzò dal letto, chinandosi a raccogliere i suoi vestiti finiti in un<br />

mucchio sul pavimento in qualche momento della notte precedente.<br />

Il sorrisetto ironico morì sulle labbra di Asher, mentre rimaneva a fissare il corpo nudo e perfetto di<br />

Jean-Claude che iniziava a rivestirsi. Si passò la lingua sulle labbra prima di riuscire a parlare.<br />

“Pensi di andare a Chicago per fare qualche indagine?”<br />

“Se necessario. Ma non possiamo usare il mio jet privato, dovremo prendere un volo di linea.<br />

Comunque prima c’è un posto in città dove possiamo raccogliere qualche informazione”<br />

“Pensi che possiamo andare in giro per St. Louis indisturbati?”<br />

“No. Dovremmo trovare un modo per …. passare inosservati.”<br />

Asher rise, pregustando quella che si preannunciava come un’interessante avventura. “Vuoi<br />

ipnotizzare tutti quelli che ci vedono passare, o preferisci semplicemente travestirti?”<br />

Jean-Claude si girò a guardarlo, mentre finiva di allacciare i fitti bottoni della camicia, fino a<br />

chiudere l’alto collo di pizzo intorno alla sua gola; non gli rispose, ma gli sorrise apertamente,<br />

facendo balenare le zanne.<br />

52


13.<br />

Il rientro a casa quella sera era stato il peggiore degli ultimi tre giorni.<br />

In effetti da un po’ di tempo per Anita la fine della giornata andava peggiorando in modo<br />

esponenziale. Questa volta era sicura che non avrebbe trovato Jean-Claude ad aspettarla, né che la<br />

prospettiva della serata fosse un appuntamento con lui, per quanto funestato dal pensiero di dovergli<br />

mentire per non intralciare il lavoro di Dolph. Non poteva neanche pensare di mettersi a dormire e<br />

rimandare tutto al momento in cui sarebbe stata più riposata: doveva fare ancora troppe cose, e<br />

comunque non sarebbe riuscita a chiudere occhio al pensiero di non aver trovato nemmeno una<br />

prova dell’innocenza di Jean-Claude e al pensiero di quel maledetto mandato di esecuzione che<br />

Dolph non avrebbe tardato a rendere operativo. Certo, almeno questa sera non si era risvegliata<br />

legata e imbavagliata in mano a un branco di vampiri pazzi e assassini, ma il senso di sconfitta, la<br />

sensazione di essere stata mandata a sbattere con la testa in un vicolo cieco non riusciva proprio a<br />

scrollarsela di dosso.<br />

Eppure la sua giornata di indagini era stata frenetica.<br />

Fortunatamente Bert non aveva protestato per la richiesta di due giorni di vacanza dopo che aveva<br />

saputo che cosa aveva passato nelle ultime ventiquattr’ore. Però l’incontro con la signora Symons,<br />

la madre di Daniel e Beatrix, era stato devastante. Il fatto che Anita fosse rimasta vittima degli<br />

stessi bastardi che avevano preso Danny non era stata una scusa sufficiente, agli occhi della madre<br />

distrutta, per giustificare il fatto che non fosse riuscita a salvare il suo ragazzo. Non è che Anita non<br />

si sentisse comunque colpevole. Quella donna aveva chiesto il suo aiuto, e lei aveva fallito.<br />

Anche il gracile corpicino senza vita di Corinne le aveva chiesto giustizia, e lei aveva fallito.<br />

Lasciare che accusassero e giustiziassero un innocente, per quanto fosse un vampiro, non avrebbe<br />

aiutato nessuno e non avrebbe fermato quegli orrendi delitti, quindi non poteva permettersi di fallire<br />

di nuovo.<br />

Eppure niente di quello che sarebbe stato in suo potere fare avrebbe cambiato quei fatti. Di questo<br />

era assolutamente certa. Danny era stato rapito diversi giorni prima della morte di Corinne, quando<br />

nessuno aveva ancora pensato di mettere in relazione la sparizione dei ragazzi con gli omicidi.<br />

Inoltre era stato ritrovato senza vita mentre lei era prigioniera di quegli stessi aguzzini. L’unica cosa<br />

che le sfuggiva era il motivo per cui quattro vampiri a caccia di adolescenti avessero deciso di<br />

prendere anche lei. E qui entrava in ballo Jean-Claude. Qualcosa univa questi vampiri a Jean-<br />

Claude, ad un piano per incastrarlo e farlo accusare di omicidio, e in quest’ottica il rapimento e<br />

magari l’uccisione della sua serva umana poteva trovare un senso, che però a lei sfuggiva ancora.<br />

Solo per impedirle di indagare? Allora come mai non avevano più cercato di fermarla?<br />

Ma certo, ormai il mandato di esecuzione per il Master della città era pronto, e forse erano talmente<br />

sicuri che lei non avrebbe trovato niente che non si erano più dati la pena di darle la caccia.<br />

I pensieri si rincorrevano nel suo cervello, come tessere impazzite di un puzzle.<br />

Era anche passata al Dead’s Dave, e Luther si era dimostrato come sempre disponibile a parlare con<br />

lei: ma a cosa poteva servirle sapere che un gruppo di farabutti venuti da fuori città si erano vantati<br />

di essere stati assoldati dal Master di St. Louis per un nuovo remunerativo traffico illegale? – una<br />

vera miniera d’oro a sentirli – Erano certamente quegli stessi quattro brutti ceffi che ora affollavano<br />

le celle del RPIT, che come dei dischi rotti ripetevano la loro lezioncina a memoria…. stringendo<br />

sempre di più il cappio intorno al collo di Jean-Claude. Per fortuna i poliziotti non si fidavano più di<br />

Dave, quindi non erano andati al suo locale per estorcere qualche soffiata, ma in ogni caso la<br />

situazione non poteva peggiorare più di così.<br />

O poteva?<br />

Entrando in garage con la jeep Anita si rese conto che un’automobile sconosciuta era parcheggiata<br />

esattamente davanti al suo cancelletto d’ingresso. Con lo stomaco improvvisamente stretto dalla<br />

tensione, scese dalla macchina impugnando la sua pistola e si avvicinò circospetta alla porticina<br />

pedonale sul retro del garage, che dava direttamente sul cortile posteriore.<br />

53


Lì tutto era tranquillo. Si spostò con attenzione lungo il muro perimetrale del piccolo terreno che<br />

circondava la sua casa, poi strisciò tra le siepi lungo di esso fino ad arrivare in vista del cancelletto.<br />

Il viale che portava alla porta d’ingresso era deserto, le luci in casa tutte spente. L’automobile era<br />

accostata talmente vicina che le mancava solo un passo per vedere chi stava seduto al posto del<br />

guidatore.<br />

Trattenne il respiro, raccolse tutto il coraggio che aveva, sgranchì le dita intorno al grilletto<br />

dell’arma mentre la impugnava con tutte e due le mani, poi con uno scatto girò su se stessa e uscì in<br />

vista, puntando la pistola esattamente al centro del finestrino laterale dell’auto.<br />

Lo sguardo smarrito di suo padre la fissò al di là del vetro, mentre lei con un piccolo gemito alzava<br />

la pistola puntandola verso il cielo e rimaneva a bocca aperta.<br />

“Papà! Cosa diavolo fai qui?”<br />

“Anita…”<br />

Il signor Blake aprì lentamente lo sportello, senza che Anita si decidesse a rinfoderare l’arma,<br />

quindi uscì dall’auto tenendo le mani leggermente alzate, quasi indeciso tra un gesto di resa e una<br />

richiesta di aiuto.<br />

Cercando di riprendersi dalla sorpresa, Anita lo osservò con attenzione, mentre lentamente<br />

abbassava l’arma lungo il fianco: era da solo, aveva gli occhi di chi ha perso parecchie notti di<br />

sonno e sembrava piegato e ingobbito sotto un peso immane che lo rendeva quasi irriconoscibile da<br />

quell’uomo che aveva incontrato appena un paio di sere prima al ristorante. Lui le afferrò la mano<br />

che non impugnava più la pistola.<br />

“Anita, aiutami ti prego. Aiutaci” sussurrò a denti stretti, come se quella richiesta di aiuto gli<br />

costasse uno sforzo enorme.<br />

Anita si sentì dibattuta tra la rabbia e la preoccupazione. Cos’altro poteva capitare per rendere più<br />

difficile la sua giornata? Lasciò la mano tra quelle del padre e lo guidò verso l’ingresso di casa.<br />

Solo quando furono tutti e due seduti sul divano lei lo apostrofò con aria sospettosa.<br />

“Spiegami perché sei qui.”<br />

Le parole di suo padre erano confuse e balbettate, e l’uomo continuava a scuotere la testa mentre<br />

parlava “Judith non voleva che venissi da te… dopo quello che ha visto l’altra sera… ma ho sentito<br />

i poliziotti che parlavano di te… ho paura che solo tu ci possa aiutare…”<br />

“Aspetta, aspetta un attimo… cosa vuol dire che i poliziotti parlavano di me? Quali poliziotti? E<br />

cosa dicevano? E cosa ci facevi tu con dei poliziotti?”<br />

“Josh…. Il nostro piccolo Josh…”<br />

Anita sentì un crampo doloroso attanagliarle le viscere “Cosa c’entra Josh? E’ successo qualcosa a<br />

Josh?” quasi urlò l’ultima domanda<br />

“Non è più a casa… non sappiamo dov’è…”<br />

“Da quando? Cosa gli è successo?” Anita gli strinse le spalle disperatamente cercando di scuoterlo<br />

“Dimmi quello che sai papà!!”<br />

Lo vide cercare di recuperare la calma mentre la fissava attraverso le lacrime. Alla fine parlò con<br />

voce più ferma.<br />

“La sera del ristorante, abbiamo visto che veniva a parlare con te e con quel…. quel…. vampiro”<br />

“Sì, è venuto a salutarmi, e poi?” gli fece fretta Anita<br />

“Dopo ci ha detto che andava a prendere la macchina… e noi l’abbiamo aspettato, e aspettato… e<br />

lui non è più arrivato.” Fece una pausa, mentre Anita lo fissava sconvolta e senza parole “Siamo<br />

scesi nel parcheggio e la macchina era là, ma lui non c’era, così abbiamo pensato che avesse deciso<br />

di seguire voi. E’ così irrequieto negli ultimi tempi, così attirato dal lato oscuro della vita… non<br />

faceva che parlare di te, di venirti a trovare, di voler conoscere dei vampiri… ci stava spezzando il<br />

cuore…”<br />

“Vederlo seguire il mio esempio?”<br />

“NO! Josh non ha strani poteri, non possiede arti oscure… è solo un adolescente ribelle…”<br />

Anita ricacciò in gola l’amarezza nel sentire le parole di suo padre. Era così facile per lui<br />

giudicarla? Etichettarla come persona che ha ceduto al suo lato oscuro, al maligno? Ma il pensiero<br />

54


del suo adorabile fratellino nelle mani di quei pazzi pedofili…. Perché neanche per un attimo<br />

l’aveva sfiorata il dubbio. Qualcuno aveva tramato nell’ombra contro Jean-Claude, e contro di lei,<br />

ed ecco un altro tassello che li collegava in quella rete mortale.<br />

“Perché sei venuto da me allora?”<br />

“Perché la polizia ha fatto delle allusioni… mentre eravamo lì a denunciare la scomparsa. Si sono<br />

lasciati sfuggire che poteva essere un caso come quelli di cui ti stavi occupando, ma poi hanno<br />

capito che ero tuo padre e non mi hanno rivelato nient’altro… Tranne che sanno chi è il colpevole e<br />

che sono sulle sue tracce. E che è un vampiro.”<br />

Anita imprecò fra i denti. “Maledizione! Si stanno sbagliando. Stanno dando la caccia al vampiro<br />

sbagliato!”<br />

“Allora è vero che stai indagando?”<br />

“Sì, è vero. Ma non mi credono.” Si morse le labbra… non poteva dire tutto a suo padre, neanche<br />

lui le avrebbe creduto.<br />

“Ma perché? Mi aiuterai Anita? E’ tuo fratello… Chi è che l’ha portato via? Che cosa gli faranno?<br />

Oh mio Dio… lo morderanno…”<br />

Se si limitassero a morderlo non avrei così paura…. Anita sentì il panico salirle dentro. Suo padre<br />

non sapeva degli omicidi, non gli avevano detto di che genere erano quei fantomatici “casi” su cui<br />

lei stava indagando. Come poteva dirgli la verità senza vederlo spezzarsi per il dolore davanti ai<br />

suoi occhi?<br />

Si accorse che non gli aveva ancora risposto, e che lui stava prendendo il suo silenzio come un<br />

rifiuto. Qualcosa di disperato si agitò dentro gli occhi di suo padre, all’inizio le era sembrata<br />

incertezza, ma ora il tono della sua voce denunciava chiaramente lo sforzo fatto per pronunciare<br />

quelle parole, il disprezzo di chi pensa di essere caduto molto molto in basso.<br />

“Pensavamo che…quel … quel…” una smorfia di disgusto gli deformò le labbra per un istante<br />

“vampiro che conosci, non potrebbe sapere qualcosa? Non ci potrebbe aiutare?”<br />

Un sorriso amaro increspò le labbra di Anita. Suo padre doveva essere davvero disperato se era<br />

disposto ad implorare l’aiuto di uno dei mostri. Ma almeno alla polizia non gli avevano detto chi era<br />

il loro ricercato numero uno.<br />

“Certo che mi aiuterebbe. Se potesse” Doveva parlare con Jean-Claude, doveva in qualche modo<br />

mettersi in contatto con lui, senza portare la polizia fino al suo nascondiglio.<br />

“Se io e Jean-Claude ti aiuteremo, possiamo fidarci di te? Perché abbiamo… un piccolo problema.”<br />

***<br />

C’era voluta quasi un’ora per convincere suo padre ad aiutarla a sfuggire al controllo dei due<br />

poliziotti che stazionavano all’angolo del suo isolato e che l’avevano seguita senza troppa<br />

discrezione per tutto il santo giorno.<br />

Alla fine aveva dovuto spiegare che la polizia la teneva d’occhio perché era stata anche lei vittima<br />

della banda di vampiri, e che non voleva che la seguissero fino al rifugio di Jean-Claude perché<br />

doveva rimanere segreto. Non era sicura di potersi davvero fidare di suo padre, anche se la paura<br />

per Josh e il pensiero di poterlo aiutare unendo le forze con i vampiri l’avevano momentaneamente<br />

convinto a collaborare.<br />

Fortunatamente dietro la sua casa il piccolo cortile sconfinava nel prato al bordo dei boschi che si<br />

espandevano per un vasto tratto di territorio, delimitato solo dalle strade provinciali.<br />

Lo svantaggio di una casa così isolata era che per fare qualsiasi cosa era indispensabile<br />

l’automobile. Il vantaggio era che tutti sapevano che per allontanarsi da casa Anita avrebbe dovuto<br />

usare l’automobile.<br />

Quindi non c’era stato motivo di seguire la macchina di suo padre, che si era allontanato da solo,<br />

per andarla poi a recuperare a più di mezzo chilometro di distanza, lungo una curva della strada che<br />

Anita aveva raggiunto attraversando i boschi.<br />

55


Quando giunsero al cancello del piccolo cimitero di periferia il cielo era di un blu molto intenso, ma<br />

nel giro di poco tempo il nero della notte li avrebbe avvolti, e già suo padre mostrava i primi segni<br />

di disagio camminando in mezzo alle tombe. Quando la vide avvicinarsi ad una cappella di stile<br />

gotico ricoperta dall’edera cominciò a farsi ripetutamente il segno della croce, mormorando qualche<br />

litania tra i denti.<br />

Anita non si prese il fastidio di aspettarlo o rassicurarlo, aprì la stretta e alta porticina adorna di vetri<br />

cattedrale e si introdusse all’interno della cappella, scendendo nella camera mortuaria sottostante<br />

dopo aver acceso la torcia elettrica.<br />

Dopo pochi passi una sensazione inquietante la fece fermare a metà scala. Dal piano inferiore non<br />

arrivava nessuna luce né rumore, eppure i due vampiri dovevano essere svegli già da alcune ore.<br />

D’istinto abbassò la voce per chiamare. “Jean-Claude? Asher?”<br />

Come risposta le giunse solo una flebile eco contro le pareti di pietra. Quasi trattenendo il respiro,<br />

cominciando a sentire le pareti che si stringevano intorno a lei come se fossero vive e con una loro<br />

malevola volontà, continuò la discesa, cercando di acuire i sensi per captare il minimo rumore.<br />

Ma nella stanza dove aveva passato la notte insieme a Jean-Claude c’era solo silenzio tombale e<br />

nient’altro. Il fascio di luce della torcia percorse le pareti e il pavimento, ma del letto, del tavolino,<br />

del tappeto e soprattutto di tutte le candele accese non era rimasto più nulla.<br />

Un’enorme crocifisso di legno si stagliava sulla parete in fondo, e dominava con un’espressione di<br />

dolorosa minaccia la stanza completamente vuota, tranne per un grande sarcofago proprio al centro.<br />

Il rumore alle sue spalle le strappò quasi un urlo, e roteò su se stessa piantando la luce negli occhi<br />

attoniti e spaventati di suo padre.<br />

“Dove mi hai portato, Anita?”<br />

Respirando profondamente per ricacciare indietro l’ondata di adrenalina, cercò di pensare a una<br />

risposta, ma l’unica cosa che le uscì fu una domanda.<br />

“Dove cazzo saranno andati?”<br />

56


14.<br />

La commessa del negozio di abiti antichi non poteva credere alla sua fortuna. Non si sarebbe mai<br />

più lamentata con il suo capo per quella mania di tenere aperto fino alle dieci di sera.<br />

Il suo capo la sapeva lunga, e non disdegnava di avere a che fare con i vampiri, che rappresentavano<br />

la maggioranza della clientela notturna. Lei invece ne avrebbe fatto volentieri a meno, quel via vai<br />

di personaggi pallidi e freddi le faceva accapponare la pelle. Ma non poteva permettersi di perdere<br />

quel lavoro, e i non-morti della città sembravano tenerci molto ad indossare pezzi autentici<br />

dell’epoca in cui erano… morti.<br />

Ma questa sera…. mioddio, in tutta la sua vita non aveva mai visto due uomini tanto belli.<br />

Soprattutto tra gli umani. E quei due dovevano per forza essere umani, ormai un certo occhio se<br />

l’era fatto a distinguerli. E adesso erano lì, davanti a lei, che si provavano uniformi militari<br />

dell’epoca del primo zar Nicola lasciandola a bocca aperta dalla meraviglia. Qualsiasi altro maschio<br />

che pretendesse di girare per Chicago con una giacchetta stretta in vita, bordata di pelliccia di<br />

zibellino e tenuta chiusa da una ventina di alamari dorati l’avrebbe fatta morire dal ridere, invece su<br />

quei due l’effetto era non solo magnifico ma naturale, come se non avessero mai indossato altro in<br />

vita loro.<br />

L’unica cosa che la infastidiva un po’ era il fatto di non riuscire mai a scorgere interamente il viso<br />

di quello biondo poiché, per quanto sbirciasse, la parte destra del volto era sempre completamente<br />

nascosta dalla cascata dei capelli di quel pazzesco colore dorato. Non poteva essere un colore<br />

naturale, però sembrava scortese chiedere dove se li era fatti tingere. E quello bruno? Santo cielo<br />

quando le aveva parlato era stato veramente imbarazzante. Aveva sentito delle cose… reagire<br />

dentro di lei… come se una mano la stesse accarezzando in luoghi oscenamente intimi.<br />

“Siete invitati alla festa del Master?” Non aveva potuto fare a meno di notare che i due erano<br />

interessati esclusivamente ad alte uniformi dell’esercito russo, e tutti sapevano come si faceva<br />

chiamare il Master di Chicago… chi poi fosse stato davvero, nella realtà, probabilmente nessuno<br />

aveva mai osato chiederglielo.<br />

Quello bruno lanciò un’occhiata divertita all’altro, prima di rispondere.<br />

“Sì, ma chérie, proprio così. Siamo arrivati all’improvviso perché i nostri inviti sono andati perduti,<br />

così non c’è stato tempo per farci preparare gli abiti. E’ una vera fortuna che siamo stati indirizzati<br />

nel suo delizioso negozio!”<br />

La giovane arrossì fino alla punta dei capelli. “Oh… sapete, la festa del 17 luglio è un evento in<br />

città di cui tutti parlano per settimane ogni anno …. Sia gli uomini che i vampiri! Essere invitati è<br />

un privilegio molto ambito, e solo personaggi eminenti lo ottengono… Ci sarà persino il sindaco! E<br />

poi incontrerete star del cinema… O dio, che stupida!! Voi di sicuro fate parte del mondo dello<br />

spettacolo!”<br />

Il biondo uscì dal camerino indossando un’uniforme da ussaro bianca, con l’alto colletto dritto ed i<br />

polsi di pelliccia, il petto completamente coperto da alamari e le maniche adorne di fini ricami<br />

dorati di una sfumatura identica a quella dei capelli. Aprì le braccia per mostrare l’effetto del vestito<br />

all’amico, e le rispose con nonchalance “Oh, sì, lo sappiamo… ma il nostro affascinante Jean è<br />

molto ben introdotto qui a Chicago… vecchi scambi di favori, sa come succede…” rivelò alla<br />

ragazza con una strizzatina d’occhio.<br />

“Sei perfetto mon ami. Credo che possiamo concludere i nostri acquisti e permettere a questa<br />

deliziosa signorina di chiudere il negozio”<br />

“Oh, no no! Non c’è assolutamente fretta!” rispose la ragazza, mentre correva dietro all’ammaliante<br />

uomo dai capelli neri che si avviava alla cassa estraendo un libretto degli assegni da sotto la<br />

mantella rossa, anche questa bordata di pelliccia, gettata su una spalla sopra la corta giacca da<br />

Generale dello Zar che stringeva la sua vita sottile in una maniera incredibilmente sexy.<br />

***<br />

57


“Credevo che svenisse quando le hai sfiorato la mano porgendole l’assegno!”<br />

“Ti sbagli, mon ami, aveva occhi solo per te.”<br />

“Solo perché voleva scoprire cosa si nascondeva sotto i capelli”<br />

“O sotto quegli attillati calzoni che hai scelto”<br />

Camminando nell’umida aria notturna appena rinfrescata dalla pioggia, i due vampiri arrivarono<br />

fino al locale dove si teneva la festa. Jean-Claude osservò sorridendo il suo biondo amico,<br />

godendosi ogni istante di quell’improvviso senso di eccitazione ed allegria, che per poco gli aveva<br />

fatto dimenticare il vero motivo per cui avevano fatto quel viaggio.<br />

L’euforia era iniziata quando Asher con uno sguardo aveva convinto l’hostess del volo St.Louis-<br />

Chicago a rischiare l’overbooking per farli salire sull’aereo. Il viaggio aveva improvvisamente<br />

assunto l’aspetto di una delle loro “missioni”, come era stato secoli prima quando si aggiravano<br />

come una coppia letale in mezzo alle più nobili corti europee.<br />

L’incredibile combinazione per cui erano capitati a Chicago esattamente nella notte dei grandi<br />

festeggiamenti per l’anniversario della “morte” del Master aveva fornito alla loro visita un motivo<br />

ufficiale e poco minaccioso con cui giustificare il loro arrivo inaspettato. Ma in ogni caso il giovane<br />

Romanov aveva un debito troppo grande con Jean-Claude per rifiutargli il libero passaggio nelle sue<br />

terre. Se non fosse stato per il suo aiuto nella fuga al di là dell’oceano, nemmeno come vampiro<br />

sarebbe sopravvissuto alla furia dei bolscevichi.<br />

Il “Rasputin” era a tutti gli effetti una discoteca, ma ogni particolare era ispirato all’arte russa, in<br />

una sovraccarica accozzaglia di epoche diverse, come se il proprietario non sapesse decidere a<br />

quale periodo storico delle sue terre d’origine ispirarsi.<br />

Per entrare non fu necessario esibire un invito. Bastava avere il proprio nome scritto sulla lista del<br />

buttafuori, e quelli di Jean-Claude ed Asher erano apparsi in quella lista circa due ore prima.<br />

All’interno la musica pompava ad un volume altissimo, ed entrando si veniva quasi subito immessi<br />

nella grande sala che fungeva da pista da ballo su cui si affacciavano tre giri sovrapposti di<br />

balconate. L’oro, il nero, il rosso dominavano la scena suscitando l’impressione di trovarsi sul<br />

palcoscenico di un teatro barocco di dimensioni sproporzionate… se non fosse stato per il ritmo<br />

frenetico e assordante della musica e per i corpi che si dimenavano, che producevano un effetto più<br />

simile ad un girone dantesco. La balconata più alta, dove si trovavano i personaggi davvero<br />

importanti, correva appena sotto l’imposta dell’immensa cupola, e al centro sporgeva una specie di<br />

palco reale, la balaustra riccamente intagliata con un bassorilievo dorato raffigurante lo stemma<br />

dell’aquila bifronte.<br />

Probabilmente l’intera comunità soprannaturale di Chicago si trovava raccolta lì quella sera, e i due<br />

vampiri arrivati da St. Louis scivolarono in mezzo alla folla quasi inosservati, avviandosi a salire<br />

verso il livello più alto.<br />

Prima di giungere al palco centrale furono fermati da quattro minacciosi licantropi.<br />

Nasi a uncino, capelli simili a piume multicolori, dita sottili simili ad artigli. Aquile mannare.<br />

Romanov amava esibire il suo potere, e il fatto di essere diventato un master dopo meno di<br />

cent’anni di non-vita vampiresca gli aveva provocato una smania quasi ossessiva di ostentazione.<br />

C’era solo un argomento più pericoloso del mettere in dubbio i suoi poteri di master, ed era<br />

ricordargli in qualche modo di non essere mai diventato Zar. E uno zar era ciò che voleva essere,<br />

ciò che voleva dimostrare di essere adesso, a capo dei vampiri di Chicago.<br />

Adagiato su una poltrona intarsiata come la balaustra e imbottita di velluto rosso, circondato da<br />

cinque affascinanti mannare molto poco vestite, praticamente prostrate ai suoi piedi, stava un<br />

ragazzo snello, con corti capelli neri, lo sguardo annoiato e crudele, che poteva dimostrare forse una<br />

ventina d’anni, nonostante ne avesse avuti solo quattordici all’epoca della sua morte.<br />

Quando si accorse della presenza dei due vampiri fece un gesto svogliato alle guardie del corpo, che<br />

si scostarono per lasciarli passare. Jean-Claude si avvicinò per primo, e giunto di fronte al ragazzo<br />

fece un elegante svolazzo con la mano e si piegò in un grazioso inchino, ossequioso ma non troppo<br />

profondo.<br />

58


“Alessio”<br />

I licantropi che li attorniavano scattarono allarmati sentendo pronunciare quel nome, il cui uso era<br />

un privilegio concesso a pochissimi, ma il Master si alzò sorridendo e andò incontro ai nuovi<br />

arrivati “Jean-Claude! Se avessi saputo che desideravi partecipare alla mia festa ti avrei spedito un<br />

invito ogni anno!”<br />

“Non oserei importi un simile impegno, mon petit prince, e come ti ho fatto riferire, il motivo che<br />

mi ha portato nella tua città è coinciso con il giorno della tua festa solo per una casuale<br />

fortunatissima coincidenza. Abbiamo sentito parlare dei tuoi festeggiamenti ben lontano da qui, e ci<br />

è sembrata un’occasione imperdibile venire personalmente a godere della tua ospitalità.”<br />

Romanov sorrise compiaciuto, ma guardò verso Asher con una punta di inquietudine.<br />

Quando Jean-Claude era diventato master di St.Louis ne era stato felice. L’infante pazza, come lui<br />

chiamava Nikolaos, era stata un tormento in una città così vicina. Era troppo antica e troppo forte<br />

per competere con lei, e Chicago era rimasta per lunghissimo tempo una sorta di centro periferico<br />

del territorio di Nikolaos, con un “vicerè”, Romanov, con limitati poteri di comando. Il fatto che<br />

Jean-Claude gli avesse concesso ufficialmente la guida della città l’aveva ovviamente compiaciuto,<br />

ma in questo modo il suo debito con il master francese era raddoppiato, e avendo sempre saputo che<br />

Jean-Claude era più antico e più potente di quanto avesse sempre fatto credere non era rassicurante<br />

ora che se lo trovava davanti, perdipiù con il suo secondo in comando al seguito.<br />

Almeno non era arrivato con la negromante. Gli erano giunte voci inquietanti sulla storia del<br />

triumvirato, a cui non sapeva se dover credere o no. E comunque prima di lasciare l’Europa aveva<br />

sentito troppi racconti delle mitiche azioni intraprese secoli prima dai due lieutenants di Belle<br />

Morte. Si diceva che spesso, dopo il loro passaggio, dei re venivano deposti, delle regine venivano<br />

condannate a morte, delle principesse si ritiravano in convento.<br />

“Permetti che ti presenti i miei omaggi. Asher, per favore” continuò Jean-Claude, accennando verso<br />

il suo accompagnatore, che si fece avanti, fece un inchino leggermente più profondo e porse un<br />

piccolo involucro rosso chiuso da un nastro di seta nera.<br />

Romanov lo liquidò con un cenno del capo, cercando di mascherare il nervosismo, evitando di<br />

guardare le cicatrici, e concentrò la sua attenzione sul regalo mentre lo scartava con attenzione. Ne<br />

estrasse un minuscolo oggetto, un uovo, la cui superficie di smalto era istoriata da gemme e fili<br />

d’oro. Lo sguardo diventò molto più intenso e un oscuro scintillio gli accese gli occhi.<br />

“L’organizzazione improvvisa del nostro viaggio non ci ha permesso di poterti offrire qualcosa di<br />

più degno….” La voce gentilmente neutra non tradì il senso di trionfo provato da Jean-Claude nel<br />

vedere l’espressione bramosa di Romanov. Ogni vampiro aveva le sue piccole manie ed ossessioni,<br />

bastava conoscerle ed arrivare preparati. Per alcuni era la tortura, per altri le cose imputridite, per<br />

Romanov la sua collezione di uova di Fabergé.<br />

Il ragazzo vampiro aprì delicatamente l’uovo, nel cui cuore stava appollaiato un minuscolo falcone<br />

di giada. Non distolse gli occhi dall’oggetto mentre parlava.<br />

“Dunque qual è lo scopo del tuo viaggio Jean-Claude? Come posso esserti d’aiuto?”<br />

“Mon prince, sono estremamente interessato ad alcune voci che mi sono giunte dopo che il nostro<br />

illustrissimo Consiglio è stato tuo ospite, al punto che ho sentito la necessità di venire di persona ad<br />

accertarne la credibilità, prima che le stesse voci si diffondessero a St. Louis”<br />

Sentendo nominare il Consiglio, Romanov alzò di scatto lo sguardo, immediatamente attento e<br />

inquieto. Il passaggio di Padma e del Viaggiatore, meno di un mese prima, aveva lasciato segni<br />

profondi nella sua comunità di vampiri.<br />

“Quali voci?”<br />

“Hm… dunque… vorrei conoscere meglio le possibilità che si offrono ad un vampiro a cui pesi<br />

assoggettarsi a quelle assurde leggi umane che parlano di minorenni e maggiorenni… un concetto<br />

che a vampiri antichi come noi può sembrare assolutamente aleatorio.” Continuò Jean-Claude,<br />

elargendo al Master un sorriso colmo di doppi sensi.<br />

Romanov sembrò rilassarsi. “Ah, quelle voci.” Tacque per un attimo pensieroso, poi il suo sorriso<br />

di risposta fu ancora più malizioso, se possibile. “Non pensavo che fossi interessato a prede così…<br />

59


acerbe. Per lo meno, non lo eri quando ci siamo incontrati, altrimenti non ti saresti lasciato sfuggire<br />

certe occasioni…”<br />

Quando, nel 1917, avevano viaggiato insieme verso ovest per lunghe interminabili notti attraverso<br />

la sconfinata Russia, il novello vampiro-non più futuro zar-in fuga aveva temuto di dover subire<br />

pesanti e intime attenzioni da parte di quel vampiro francese famoso per il suo sensuale e<br />

irresistibile potere. Era stato mandato lì per aiutarlo, e Romanov era stato trasformato da pochi<br />

giorni, quindi sarebbe stato impossibile rifiutare di assoggettarsi ad ogni suo volere. Ma quelle<br />

“attenzioni” non erano mai arrivate, anche se alla fine del viaggio lui le aveva desiderate<br />

ardentemente.<br />

“Non ho parlato di un interesse personale, in effetti.” Precisò Jean-Claude “Professionale, più che<br />

altro. Come Master della città non intendo tollerare che qualcuno si arricchisca impunemente senza<br />

dimostrare il dovuto rispetto alla mia autorità”.<br />

Una sfumatura di minaccia trapelò dalle sue parole, e Romanov dovette trattenersi per non arretrare<br />

di un passo. “Comprendo perfettamente.” rispose invece senza scomporsi “Anche qui a Chicago ho<br />

dovuto imporre la partecipazione di qualcuno dei miei per tenere sotto controllo questo fenomeno.”<br />

Si interruppe per guardare Asher. “Pensavo che i membri del Consiglio sdegnassero questo tipo<br />

di… business”<br />

“Non viaggio più come rappresentante del Consiglio, Romanov, ma come amico e luogotenente del<br />

Master di St. Louis, come avrai sentito dire” rispose Asher, alzando la testa e rivelando durante il<br />

gesto una parte più ampia del viso sfigurato.<br />

Il russo distolse lo sguardo senza dissimulare un brivido di raccapriccio. Tutti i vampiri che<br />

arrivavano dall’Europa conoscevano la storia di Asher e delle torture che aveva subito, e tutti<br />

sapevano che Asher ne riteneva responsabile Jean-Claude e per secoli aveva atteso la sua vendetta.<br />

Quindi perché mai ora si trovava lì, al fianco di colui che gli aveva causato tanto dolore? Quale<br />

nuovo potere doveva aver acquisito il Master di St. Louis per ridurre all’obbedienza un vampiro<br />

antico come Asher?<br />

Meglio non scoprirlo. Romanov non aveva nessuna intenzione di rischiare la sua gente come aveva<br />

fatto Serephina pochi mesi prima, soprattutto per mettersi contro un vampiro che fino a quel<br />

momento aveva considerato un possibile alleato.<br />

Tutti questi pensieri attraversarono non visti la sua mente, mentre valutava la convenienza di<br />

consegnare ai due vampiri la sua più recente amante, nonché la licantropa che faceva da tramite tra<br />

lui e i loschi trafficanti di ragazzini.<br />

“Scendete nel salone. Chiedete al bar di Bittersweet. Lei sarà già informata di mettersi a vostra<br />

completa disposizione, per qualsiasi chiarimento abbiate bisogno…. O per qualsiasi altro bisogno,<br />

in ogni caso.”<br />

60


15.<br />

Seduta al bancone del bar, Bittersweet controllava i movimenti della sala aspettando infastidita<br />

l’arrivo dei due vampiri forestieri. Il richiamo mentale del suo Master l’aveva appena avvertita che<br />

si trattava di ospiti illustri, a cui lei doveva fornire la sua assoluta collaborazione.<br />

E anche qualsiasi altra cosa, nel caso l’avessero chiesta. Sangue? Sesso? Romanov non l’aveva<br />

specificato, sicuro che la sua ragazza non l’avrebbe deluso. Quell’atteggiamento da tiranno assoluto<br />

– oh, no, mi scusi, da Zar – era odioso. Ma da quando l’aveva morsa – e l’aveva scopata – per la<br />

prima volta, Bitter si era volontariamente assoggettata a qualsiasi richiesta le avesse fatto quel<br />

ragazzino viziato e perverso. Non poteva più fare a meno di lui e del suo potere, che si riversava<br />

nelle sue vene e la portava all’estasi ogni volta che stavano insieme, e poi non sopportava l’idea che<br />

si stancasse di lei, come era successo con tante altre.<br />

Quindi anche questa volta non avrebbe avuto scelta. I vampiri si sarebbero arrogati il diritto –<br />

concesso dal Master in persona – di farle tutto ciò che la fantasia poteva suggerire alle loro menti<br />

deviate senza arrecarle danni permanenti, e lei avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco, tanto<br />

nessuno sarebbe arrivato a interromperli.<br />

Non le erano mai piaciuti i vampiri, prima di stare con Romanov. Emanavano qualcosa di viscido e<br />

di freddo che le faceva accapponare la pelle. Ma con lui era diverso, lui le parlava nella mente, il<br />

suo richiamo non era qualcosa a cui poteva opporre un rifiuto, nemmeno una femmina alpha come<br />

lei, ed era quello il motivo per cui rimaneva lì.<br />

*Speriamo almeno che siano carini* pensò.<br />

E poi li vide, e un brivido sottile cominciò a percorrerle la spina dorsale.<br />

Non era solo paura. Le movenze feline con cui si avvicinavano emanavano una carica sensuale che<br />

si sentiva a dieci metri di distanza, anche attraverso i corpi della folla che ancora si intrometteva tra<br />

loro, e che si scostava al loro passaggio come se quel brivido stesse sfiorando anche tutti loro.<br />

Ma era anche paura. Erano predatori, e la loro bellezza non l’aveva ingannata nemmeno per un<br />

istante. Sapeva riconoscere i suoi simili.<br />

Quando arrivarono vicino a lei si separarono: il biondo si appoggiò al bancone del bar alla sua<br />

sinistra, il suo profilo perfetto stagliato contro le luci stroboscopiche che roteavano sulla sala.<br />

Quello con i capelli neri scivolò alla sua destra e le rivolse un sorriso pieno di malizia e di<br />

qualcos’altro. “Bittersweet? Io sono Jean-Claude.”<br />

Bitter dovette chiudere gli occhi per trattenere insieme i pensieri che si stavano disgregando al<br />

suono di quella voce. Per un attimo le era mancato il respiro. Da sinistra un’altra voce, con lo stesso<br />

tono carezzevole, la avvolse e la toccò con una sensualità quasi brutale.<br />

“Io sono Asher. Alessio ti ha chiesto di essere gentile con noi?”<br />

“S… sì.” Deglutì cercando di controllare l’insensato tremito delle sue labbra “Il suo messaggio mi è<br />

arrivato”<br />

Jean-Claude le sfiorò il braccio nudo con la punta delle unghie, salendo fino alla spalla, fermandosi<br />

sopra la vena del collo. “Allora forse potremmo andare in qualche luogo più… riservato?”<br />

Bitter si leccò le labbra, e scese dallo sgabello. Forse questa volta seguire gli ordini di Romanov<br />

non sarebbe stato tanto sgradevole. Anche se l’idea di essere in balia di quei due vampiri<br />

contemporaneamente la terrorizzava, nello stesso tempo la riempiva di un’eccitazione quasi<br />

incontenibile.<br />

***<br />

La licantropa li precedette percorrendo un corridoio laterale, aprendo una porta chiusa a chiave e<br />

introducendoli in una saletta abbastanza grande da contenere un enorme letto a baldacchino e alcuni<br />

altri accessori di arredamento che sembravano arrivare direttamente da un bordello russo. Richiuse<br />

61


la porta dietro di sé e la musica si ritirò aldilà delle pareti imbottite fino a diventare un sordo battito<br />

di sottofondo.<br />

Jean-Claude si sedette sul letto osservando i movimenti della ragazza. Un’altra aquila mannara,<br />

senza dubbio. I capelli platinati, lunghi e lisci, avevano una consistenza soffice simile alle piume,<br />

gli occhi, di un color arancio dorato, erano leggermente troppo distanti, ma al contrario di molti altri<br />

della sua stirpe non presentava il caratteristico naso aquilino, e l’effetto complessivo era di originale<br />

bellezza. Una femmina alpha, anche, che non avrebbe risposto alle loro domande senza opporre<br />

resistenza, neanche se ipnotizzata.<br />

Mentre lei si avvicinava lentamente al letto, Asher le sfilò di mano le chiavi e bloccò la serratura<br />

della porta. Dalla ragazza emanava il profumo della sua paura, e della sua brama sessuale, e Jean-<br />

Claude permise al suo corpo di rispondere all’eccitazione che gli provocava, permise al predatore<br />

dentro di lui di farsi strada attraverso strati e strati di civile autocontrollo. Gli serviva. Odiava quello<br />

che stavano per fare, troppe volte lui e Asher erano stati costretti ad agire in questo modo, ma<br />

adesso era diverso, continuava a ripetersi. Questa volta non era per il piacere ed il potere di qualcun<br />

altro. Era necessario non solo per conservare il *suo* potere, ma la sua stessa esistenza.<br />

*Diamo inizio alle danze* pensò mentre catturava tra le proprie gambe quelle della mannara, ed<br />

Asher si avvicinava alle sue spalle, scostandole i capelli dal collo.<br />

Il respiro della ragazza era diventato un ansimare tremante, e quando Jean-Claude cominciò a<br />

slacciarle i jeans, insinuando le dita tra la stoffa e la pelle nuda, le ginocchia le cedettero per un<br />

attimo, e solo la stretta di Asher la mantenne in piedi.<br />

La mano di Jean-Claude si fermò a stuzzicare i morbidi peli biondi del suo pube, e Bittersweet si<br />

lasciò sfuggire un gemito. I pensieri coerenti si erano già dissolti da parecchio tempo, e si era<br />

abbandonata alla sensazione di quelle mani che la percorrevano senza riuscire più a distinguere di<br />

quale dei due erano. Per quello ci mise un attimo a capire il senso della domanda, sussurrata dalla<br />

più suadente delle voci.<br />

“Chi è il responsabile del traffico di pommes de sang?”<br />

“Co… cosa?” sbattè le palpebre freneticamente per cercare di riprendere il controllo di se stessa e<br />

delle sue sensazioni, ma senza riuscirci. Il desiderio frenetico che quelle mani continuassero a<br />

muoversi su di lei ed entrassero dentro di lei soffocava il terrore che capiva ragionevolmente di<br />

dover provare.<br />

“Rispondi alla domanda, dolcezza, non complicarci le cose” ribadì la voce alle sue spalle, con una<br />

velatissima nota di minaccia che le gelò il sangue, mentre il vampiro continuava ad accarezzarle le<br />

spalle e il collo. E l’unica cosa che Bittersweet desiderava in quel momento era lasciarsi andare a<br />

quelle carezze, lasciarsi stritolare da quell’aura sensuale che la circondava come le spire di un<br />

serpente, e tutto quello che doveva fare era rispondere ad una semplice domanda… una piccola<br />

semplice domanda di cui lei conosceva benissimo la risposta…<br />

“Vedi, mon aiglon, qualcuno sta esportando un remunerativo traffico da Chicago a St. Louis. E tu<br />

capirai che St. Louis è la mia città, e nessun remunerativo traffico si può espandere senza il mio<br />

permesso”.<br />

Quella voce…. Come poteva negare una risposta a quella voce? Ma quella era un’informazione<br />

custodita gelosamente nella parte più remota della sua coscienza, dove qualcun altro l’aveva riposta<br />

al sicuro da intrusioni mentali.<br />

“Non so di cosa state parlando”<br />

Jean-Claude percepì l’istante in cui la ragazza si irrigidiva per cercare faticosamente di spegnere<br />

quel fuoco liquido che sentiva bruciare tra le gambe, e lasciò andare un sospiro rassegnato.<br />

Quello sguardo terrorizzato e consapevole gli rivelava molte cose, anche senza parole. La ragazza<br />

sapeva benissimo di cosa stavano parlando, e probabilmente anche di più, ma come previsto non<br />

sarebbe stata un’informatrice ingenua e facile da manovrare. Era inevitabile passare al piano B.<br />

“Oh, no, mon aiglon, così non va…Il tuo Master avrebbe dovuto avvertirti di assecondare tutte le<br />

nostre richieste!” Il tono divertito di Jean-Claude non raggiunse l’espressione degli occhi.<br />

62


“Bastardi figli di puttana, era solo una trappola! Non è possibile che Romanov conoscesse le vostre<br />

intenzioni! Non avrebbe permesso…” Bittersweet cominciò a divincolarsi, ma la presa dei due<br />

vampiri non le lasciava nessuno spazio di manovra, e nemmeno la sua forza da licantropo l’avrebbe<br />

liberata.<br />

“Romanov non arriverà a proteggerti, dolcezza, dovresti averlo capito” La minaccia alle sue spalle<br />

non era più velata, ora era fredda e tagliente.<br />

“Sai, Bittersweet, il morso del mio amico può essere molto convincente, però dopo che ti avrà<br />

assaggiata la tua mente gli apparterrà, e dopo che ci avrai detto comunque tutto quello che sai, il tuo<br />

unico pensiero e desiderio sarà di essere la sua schiava per il resto dei tuoi giorni” Le parole di<br />

Jean-Claude la avvolsero con la viscosità del miele, mentre con dita inflessibili la faceva ruotare in<br />

modo da fronteggiare Asher.<br />

La ragazza si ritrovò all’improvviso a pochi centimetri di distanza dal volto del vampiro, che aveva<br />

tirato indietro i capelli e si era sbottonato la camicia.<br />

Fissò per un istante ad occhi sgranati le orribili cicatrici che gli sfiguravano tutta la parte destra del<br />

corpo, poi iniziò ad urlare.<br />

Il piano B era quello, ma davanti all’evidenza dell’orrore provato dalla donna di fronte al corpo di<br />

Asher, Jean-Claude fu investito da un’ondata di gelida rabbia.<br />

Quante volte negli ultimi due secoli Asher doveva essere stato sottoposto ad un simile trattamento?<br />

Quante volte era stato obbligato a giocare la parte del mostro, e a subire questo tipo di reazione<br />

mentre fino a poco tempo prima bastava un suo sorriso per far innamorare le donne?<br />

Bittersweet continuava a strillare e a dimenarsi per sfuggire alla sua stretta, e lui non si era reso<br />

conto che era diventata talmente forte che un’ulteriore minima pressione le avrebbe spezzato le ossa<br />

del braccio.<br />

La lasciò andare di colpo, vedendola afflosciarsi come un mucchietto sul pavimento, ma non osò<br />

incrociare lo sguardo di Asher.<br />

“Posso supporre che ora risponderai alle nostre domande senza opporre altra inutile resistenza?”<br />

Nonostante tutto la ragazza si rivolse ancora verso Jean-Claude, come se da lui potesse arrivare una<br />

speranza. “Ti prego, non darmi a lui, non darmi a lui…. Ti dirò tutto quello che vuoi.”<br />

63


16.<br />

*Dove sei, Jean-Claude, maledizione. Dove sei* Anita parcheggiò l’auto sul lato della villa, spense<br />

il motore e rimase ancora un attimo ferma, cercando con la mente di seguire quel filo sottile che la<br />

collegava a Jean-Claude. Sapeva che poteva farcela, ma era sempre talmente impegnata ad evitare<br />

che lui le entrasse nella mente, che non le era mai passato per la testa che il sistema poteva tornare<br />

utile nella direzione opposta, e ora, senza il minimo allenamento, non sapeva da che parte<br />

cominciare.<br />

*Giuro che alla prima occasione gli regalo un telefono cellulare*<br />

Provò di nuovo a concentrarsi, urlando il suo pensiero nel vuoto con tutta la forza di cui era capace.<br />

*DOVE SEI?? Mi servi qui!!*<br />

All’inizio le rispose solo una fitta di mal di testa, ma subito dopo la sensazione di una risposta, di<br />

una domanda ansiosa, le sfiorò la mente dolorante.<br />

“Sei sicura che sia questo il posto, Anita?”<br />

La voce diffidente di suo padre, al suo fianco, interruppe quel tentativo di comunicazione.<br />

Jean-Claude doveva essere ben lontano per trovare così faticoso collegarsi mentalmente a lei. Dove<br />

diavolo era scappato?<br />

“E’ questo l’indirizzo che hai trovato nel diario di Josh. Non sappiamo quando è venuto qui per la<br />

prima volta, ma è certo che se conosceva questo indirizzo il suo contatto con i vampiri non era<br />

casuale, e non era nemmeno una novità. Non vieni a sapere dove si trovano posti come questi se<br />

non sei immischiato fino al collo con i vampiri.”<br />

Anita guardò suo padre impallidire, e solo un istinto remoto di pietà e di affetto le impedì di andare<br />

avanti con la spiegazione.<br />

Quella era una delle case in cui si svolgevano i “freak-parties”, feste segrete a cui partecipavano gli<br />

umani che desideravano provare il brivido di farsi assaggiare dai vampiri…. o che erano già<br />

compromessi al punto da non riuscire a fare a meno di farsi mordere, come veri e propri<br />

tossicodipendenti. Junkies. Suo fratello non poteva essere un junkie, ma allora come poteva<br />

conoscere questo indirizzo? Inutile stare lì fermi a farsi domande inutili. Dovevano entrare e<br />

chiedere.<br />

Quello che la preoccupava era trovarsi lì insieme a suo padre – non c’era stato modo di convincerlo<br />

a rimanere a casa ad aspettare – e senza nessun “vampiro di scorta”. Non aveva chiamato il Circo<br />

perché non se la sentiva di fidarsi di nessuno, nella situazione attuale. Ma i vampiri presenti<br />

l’avrebbero riconosciuta come la “ragazza del Master” oppure li avrebbero considerati un paio di<br />

succulenti piatti di portata? Beh, lei era comunque l’Esecutrice, e certo non stava per entrare<br />

disarmata.<br />

Dalla villa arrivavano soffocati rumori di musica e di voci, ma prima che riuscisse a scendere<br />

dall’auto, la notte fu riempita dal suono delle sirene, e quattro auto della polizia frenarono stridendo<br />

nel cortile davanti al portico d’ingresso.<br />

Mentre fissava sconvolta il roteare dei lampeggianti che illuminava la notte, le giunse in un sussurro<br />

la voce di suo padre. “Sì, è questo il posto giusto”<br />

Anita si voltò furibonda verso di lui, ma parlò con calma mentre reprimeva la rabbia. “Che cosa hai<br />

detto?”<br />

Nessuna risposta. Non c’era niente da spiegare di fronte all’evidenza. “Quando hai telefonato alla<br />

polizia?”<br />

Quel tono gelido scosse Mr. Blake.<br />

“Quando ci siamo fermati a fare benzina. Ho capito che era un luogo pericoloso da come hai reagito<br />

vedendo questo indirizzo, ho capito che conoscevi questo posto. Quanto sei coinvolta con i vampiri<br />

Anita? Non potevo permettere che arrivassimo qui da soli a fronteggiare queste mostruosità.”<br />

Anita imprecò sottovoce, appoggiando la fronte al volante.<br />

64


La polizia stava facendo irruzione dentro la casa. Un certo numero di vampiri erano già volati via<br />

dalle finestre, ma i più giovani e inesperti, insieme alle loro vittime – volontarie e non – sarebbero<br />

stati arrestati e portati via, dato che quelle feste ovviamente non si svolgevano nei limiti della<br />

legalità… E quale speranza sarebbe rimasta a loro di carpire qualche informazione utile?<br />

Si girò rassegnata ad affrontare il poliziotto che si stava già avvicinando all’auto, puntandole il<br />

fascio di luce della torcia diritto negli occhi.<br />

***<br />

Dopo essere rimasta per mezz’ora ad aspettare in macchina, come le avevano “consigliato” i<br />

poliziotti che fortunatamente l’avevano subito riconosciuta, i nervi di Anita erano giunti al limite<br />

della sopportazione, fremendo dal desiderio di un po’ di azione, o almeno di un po’ di<br />

partecipazione, che invece le era stata negata.<br />

Gli agenti cominciavano già a sfilare fuori dalla casa con una serie di persone ammanettate, e<br />

nessuno le aveva chiesto di entrare a collaborare, almeno negli interrogatori. Ed era certa che gli<br />

agenti non avrebbero fatto le domande giuste, e anche in quel caso, non avrebbero ottenuto le<br />

risposte che forse lei avrebbe potuto ottenere.<br />

Poi si accorse del poliziotto più alto e imponente di tutti gli altri che stava camminando verso di<br />

loro, e capì che la situazione poteva peggiorare anche più di così.<br />

Imprecando di nuovo, scese dalla macchina per affrontare Dolph Storr, ma si bloccò subito,<br />

completamente spiazzata dall’espressione sulla sua faccia. Rabbia, sdegno, ma anche compassione,<br />

e tristezza. Non era abituata ad un tale sfoggio di emozioni da parte del sergente, e non sapeva come<br />

interpretarle.<br />

Poi capì che almeno una parte di esse non erano destinate a lei, perché Storr si rivolse<br />

esplicitamente a suo padre, senza salutarla né degnarla di un’occhiata.<br />

“Mr. Blake, suo figlio è stato visto qui, stanotte. E apparentemente stava bene. Ma non sappiamo<br />

chi l’ha portato in questo posto: chiunque fosse l’ha portato via diverse ore fa.”<br />

Poi si girò con glaciale lentezza verso Anita.<br />

“Sappiamo anche chi altro è stato visto in questa casa, nelle prime ore della serata.”<br />

Anita si limitò a restituirgli un silenzio freddo. Qualcosa le diceva che anche lei sapeva chi era<br />

passato di lì.<br />

“Diversi testimoni hanno notato il Master di St. Louis tra gli invitati, subito dopo il tramonto.<br />

Sembra che Jean-Claude non riesca proprio a passare inosservato.”<br />

“Maledizione” Anita si sentì addosso lo sguardo smarrito di suo padre, che pesava su di lei insieme<br />

allo sguardo inquisitore di Dolph.<br />

“E’ tutto quello che sai dire Anita? Anche adesso che c’è tuo fratello in pericolo?”<br />

“Cosa vuoi che ti dica Dolph? Sai come la penso”<br />

“Mi hai portato le prove della sua innocenza?”<br />

Anita si sentì scivolare giù lungo la superficie liscia e senza appigli della sua fiducia in Jean-<br />

Claude, senza niente di concreto da offrire come risposta.<br />

“La sua presenza qui non prova nulla…” riuscì a nascondere il tremito nella sua voce, ma qualcosa<br />

dentro di lei cominciò a tremare di rimando come se l’avesse investita un vento gelido.<br />

L’incredulità di suo padre si intromise a rincarare la dose “Era lui il ricercato? E’ lui il colpevole di<br />

tutto questo?” ma Dolph lo ignorò, senza mollare la presa su di lei.<br />

“Prova che ovunque indaghiamo, c’è sempre lui di mezzo, Anita. E’ lui la chiave di tutto. Delle<br />

sparizioni, degli omicidi, del collegamento che c’è tra te e tutte le vittime. Dimmi dove si nasconde,<br />

per Dio, Anita, non perdiamo altro tempo.”<br />

Davanti al suo silenzio, suo padre rispose con voce sconvolta e delusa “Tu sapevi, sapevi dove<br />

trovarlo e non gliel’hai detto! E ora è troppo tardi!” poi si rivolse direttamente al poliziotto,<br />

scuotendo la testa come per negare a se stesso l’evidenza “Io l’ho aiutata a raggiungere il<br />

65


nascondiglio, ma quel maledetto vampiro se n’era già andato! E adesso neanche lei sa dove è<br />

scappato.”<br />

“Non si preoccupi, Mr. Blake. Da questo momento il mandato di esecuzione sarà reso pubblico, e<br />

l’alba è vicina. Troveremo quel mostro prima che faccia del male a suo figlio.”<br />

Anita si sentì invadere da una furia velenosa. “E a chi pensi di affidare il mandato, se posso<br />

saperlo?”<br />

Il sergente aggrottò le sopracciglia “All’esecutore di turno in questo momento. Non mi sembra che<br />

tu sia nello stato d’animo per…”<br />

“Dammi quel mandato, Dolph”<br />

“Hai improvvisamente cambiato idea?”<br />

“Dovete prima prenderlo no? Dammi quel mandato.”<br />

“Questo è un mandato ufficiale, Anita. Non puoi intascarlo e far fuggire il colpevole senza<br />

affrontarne le conseguenze. Devi decidere da che parte della linea stai. Con la legge o contro?”<br />

“Dammi quel maledetto pezzo di carta! Non ho intenzione di mandare un altro a rischiare al mio<br />

posto. E nessun altro esecutore riuscirà ad avvicinarsi a Jean-Claude senza farsi ammazzare.”<br />

***<br />

Appoggiata al cofano della sua auto, Anita rimase a fissare il vuoto davanti a sé per parecchi minuti,<br />

mentre la sua mente correva all’impazzata nella ricerca frenetica di una via d’uscita. Per lei. Per<br />

Jean-Claude. Ma soprattutto per Josh. Il suo Josh non poteva finire dissanguato su un marciapiede.<br />

Maledetto chiunque aveva osato mettere le mani su suo fratello. L’avrebbe preso e cancellato dal<br />

mondo, fosse stata l’ultima cosa che faceva in questa vita.<br />

Dopo che Dolph le aveva consegnato il mandato con sopra il nome di Jean-Claude i poliziotti<br />

avevano smesso di guardarla con gelida diffidenza, addirittura aveva colto degli accenni di sorriso,<br />

però nessuno si era avvicinato a parlarle. Forse la furia cieca che le ribolliva dentro non era così<br />

abilmente dissimulata come credeva.<br />

In compenso suo padre non l’aveva nemmeno più guardata in faccia. I suoi pregiudizi su Jean-<br />

Claude, il suo odio, la sua paura avevano trovato ogni conferma possibile nelle parole della polizia.<br />

E sua figlia aveva tradito la famiglia per un cadavere che si nutriva di sangue. Quale abominio.<br />

Gli arresti erano quasi conclusi, e due poliziotti stavano uscendo dalla villa in tutta fretta, per evitare<br />

che l’ultimo vampiro ammanettato si friggesse sotto il sole dell’alba imminente.<br />

Anita li guardò passare con indifferenza, ma qualcosa la colpì nell’aspetto del vampiro.<br />

Si presupponeva che i vampiri più vecchi e più potenti fossero tutti fuggiti via, ancora prima che le<br />

auto irrompessero sgommando nel cortile. Invece quel vampiro le trasmetteva un brivido a fior di<br />

pelle, come solo i più antichi erano in grado di fare. Un attimo prima di rendersi conto di ciò che<br />

stava capitando, i suoi occhi incrociarono quelli della creatura, e la sua voce le forzò la mente,<br />

esplodendole nel cervello come un urlo a squarciagola, e lasciandola un attimo dopo come se una<br />

forza bruta avesse violentato la parte più intima della sua coscienza.<br />

Rimase a bocca aperta, senza reagire mentre il vampiro, quasi senza sforzo, spezzava le manette,<br />

colpiva mortalmente gli agenti che lo tenevano, e spariva nel cielo appena colorato dal primo<br />

chiarore dell’alba.<br />

Rimase a bocca aperta mentre gli altri agenti correvano verso di loro, e sparavano verso il nulla<br />

nella direzione in cui era scomparso.<br />

Rimase a bocca aperta mentre sentiva quelle parole rimbombare dentro il suo cervello.<br />

*Esegui il mandato. Solo il nuovo Master della città ti dirà dove trovare tuo fratello. Vivo*<br />

66


17.<br />

“Non puoi arrivare da lei adesso. Non fare stupidaggini Jean-Claude. L’alba è troppo vicina”<br />

“Se salissi sull’aereo entro una decina di minuti….”<br />

“Non pensarci nemmeno! Non sai neanche se c’è un aereo nei prossimi dieci minuti, e non puoi<br />

trovarti in un aeroporto mentre spunta il sole! Dove penseresti di nasconderti? Nel deposito<br />

bagagli?”<br />

“Merde… merde!”<br />

Asher non cercò neanche di avvicinarsi a Jean-Claude, che camminava furiosamente avanti e<br />

indietro lungo il marciapiede deserto, però mise nella sua voce la nota più dolce e persuasiva di cui<br />

era capace “Se ti ha potuto chiamare significa che per ora sta bene… e se si fosse trovata in un<br />

pericolo immediato non avrebbe perso tempo concentrandosi per mettersi in contatto con<br />

te…avrebbe reagito e basta.”<br />

“Perso tempo? PERSO TEMPO? Sono mesi che cerco di convincerla a permettermi di comunicare<br />

con lei mentalmente… e se ci ha provato significa che ha bisogno di comunicare con me adesso…<br />

Che ha bisogno di me ADESSO!”<br />

“Chéri…” Lo sguardo perso negli occhi di Jean-Claude gli trafisse il cuore. Non c’era niente che<br />

potevano fare, finché il sole non avesse fatto il suo giro per tramontare di nuovo. “Dobbiamo<br />

andare, ora.”<br />

Jean-Claude si lasciò condurre passivamente dentro l’edificio, attraverso i bui corridoi e giù per le<br />

scale che conducevano al luogo che avevano scelto come rifugio diurno.<br />

Non sarebbero stati molto comodi nei magazzini sotterranei del museo archeologico, ma non si<br />

erano fidati delle stanze gentilmente offerte dal Master di Chicago per passare la giornata. Non<br />

dopo aver scoperto, grazie alla terrorizzata Bittersweet, che una buona parte delle aquile mannare<br />

dell’entourage di Romanov avevano optato per la sottomissione ad un altro master… il Master of<br />

Beasts.<br />

Così avevano declinato cerimoniosamente l’invito e si erano diretti verso uno degli innumerevoli<br />

nascondigli che Jean-Claude aveva localizzato all’epoca in cui Nikolaos lo mandava a rinsaldare il<br />

suo potere sulla città “satellite”. Una successione di cantine che correva sotto tutto l’antico palazzo,<br />

dove oggetti inestimabili e ingombranti stavano accatastati senza ormai speranza di trovare una<br />

collocazione più degna, e dove durante le ferie estive nemmeno il custode avrebbe mai messo piede.<br />

In una delle ultime stanze Asher adocchiò un grande sarcofago egiziano, sorrise tra sé all’idea di un<br />

così nobile letto e spostò il pesantissimo coperchio di pietra finemente decorato.<br />

Poi si girò verso Jean-Claude e tese una mano verso di lui “Qui non staremo troppo stretti”.<br />

Accettando il suo aiuto per infilarsi dentro il sarcofago, Jean-Claude sembrò scuotersi dallo stato<br />

apatico in cui era sprofondato da quando erano entrati nell’edificio, ma il suo sguardo<br />

improvvisamente diffidente fu come una stilettata per Asher, che ripensò di colpo ai momenti dopo<br />

il loro precedente risveglio. “Mi è sembrato l’unico posto adatto, ma sicuramente ce ne sarà un<br />

altro, da qualche parte. Lascia che vada a cercare” si affrettò ad aggiungere.<br />

Jean-Claude non lasciò andare la sua mano “No, Asher. Questo andrà benissimo per tutti e due”<br />

Il sarcofago poteva ospitare quasi comodamente due corpi snelli come i loro, e una volta richiuso il<br />

coperchio sopra di sé Asher si allungò con cautela con il volto rivolto verso il fianco di pietra.<br />

Quando sentì Jean-Claude scivolare di fianco a lui, si rese conto che non gli dava le spalle, e prima<br />

di poter reagire in qualsiasi modo sentì il corpo dell’altro aderire al suo, una mano cingere il suo<br />

petto, e il respiro tiepido di Jean-Claude insinuarsi tra i suoi capelli, accarezzandogli il collo.<br />

Asher strinse gli occhi, rimanendo assolutamente immobile. Si chiese se Jean-Claude aveva una<br />

pallida idea dell’effetto che produceva la sensazione della sua pelle, dei suoi muscoli, del suo sesso,<br />

contro di lui, separati solo da un sottile strato di stoffa.<br />

Il desiderio che l’aveva tormentato in modo costante per tutta la notte, per tutto il tempo in cui<br />

erano stati anche solo nella stessa stanza, gli formicolò sotto la pelle, ma esteriormente si permise<br />

67


soltanto di lasciar andare un sospiro tremante. Per fortuna il sorgere del sole avrebbe messo fine in<br />

poco tempo a quella dolcissima sofferenza…<br />

“Se oggi le capitasse qualcosa…”<br />

La voce di Jean-Claude suonò roca e strozzata, mentre la mano si stringeva a pugno intorno ad un<br />

lembo della camicia di Asher, come se fosse l’ultima zattera a cui aggrapparsi in mezzo ad un<br />

oceano in tempesta.<br />

“Lo so, chéri, so esattamente quello che provi”<br />

“Scusami, Asher. Ma so che non potrei sopportarlo…”<br />

“Jean-Claude, sei tu che mi ha fatto capire come è fatta Anita… Sei tu che hai detto che lei non è il<br />

tipo che aspetta che tu vada a salvarla…”<br />

Il soffio di una risatina incerta gli mosse i capelli sulla nuca.<br />

“Hai ragione… è uno dei motivi per cui la amo… Devo essere stressato più del dovuto se penso che<br />

ma petite abbia bisogno del mio intervento per togliersi dai guai!”<br />

“Già, è abbastanza stressante scoprire di avere Padma alle costole che tira i fili dei suoi burattini per<br />

ottenere vendetta”<br />

“Maledetto. Anita avrebbe dovuto ucciderlo quando ne ha avuto l’occasione.”<br />

“Così adesso ci sarebbero due seggi del Consiglio vacanti, e tutti e due spetterebbero a te. Non ti<br />

sembra di esagerare?”<br />

“Sì, forse sì.” Il tono compiaciuto di Jean-Claude rassicurò un po’ Asher.<br />

“Bene, ora dobbiamo solo catturare Feodor, portarlo a St. Louis e convincerlo a produrre prove<br />

sufficienti che tutto quanto era solo una trappola creata da Padma per vendicarsi della morte di<br />

Fernando e per collocare un nuovo Master al tuo posto al comando della città.”<br />

“Un gioco da ragazzi. La cosa difficile sarà conservare Feodor vivo abbastanza a lungo da<br />

testimoniare”<br />

“Quoi?”<br />

“Quando Romanov capirà che il suo stormo di aquile è rimasto sotto il controllo di Padma tutto<br />

questo tempo… non posso biasimarlo se sarà lievemente incazzato”<br />

“Hm… bella scelta di parole… hai detto ‘quando’ e non ‘se’…”<br />

Asher sentì il corpo di Jean-Claude scosso da una sommessa risata. Una nota crudele nella sua voce<br />

carezzevole gli sussurrò dentro l’orecchio facendogli correre un brivido lungo la schiena “Non<br />

vorrai lasciare un vecchio amico all’oscuro di un’informazione così importante, vero?”<br />

“Pensi che ci aiuterà a prendere Feodor?”<br />

“Feodor è lo Headflight, l’alpha delle aquile mannare, quindi è da ritenere il responsabile<br />

dell’infedeltà di tutti gli altri. Senza dimenticare il fatto che è un rivale nel letto di Bittersweet.<br />

Romanov sarà entusiasta di toglierselo di torno!”<br />

“Ma lo stormo lo appoggerà, e scatenerà una guerra tra licantropi e vampiri…”<br />

“Hm… non ne sarei così sicuro. Il potere di Romanov su di loro è comunque molto forte, inoltre<br />

come in tutti gli stormi, o branchi, c’è sempre un vice-Headflight entusiasta all’idea di fare<br />

carriera.”<br />

“E’ sempre stato un piacere spargere il terrore insieme a te, Jean-Claude”<br />

“Lo so” il sussurro sensuale di Jean-Claude si sparse sulla sua pelle come una carezza.<br />

“Ci vorrà un po’ di tempo. Non sono sicuro che basterà una notte”<br />

“Questa notte io devo tornare a St. Louis” Il tono diventò improvvisamente neutro, l’affermazione<br />

di un dato di fatto, e le spalle di Asher si contrassero per la tensione.<br />

“Allora io resterò a Chicago, e ti porterò Feodor su un piatto d’argento.” Le labbra si aprirono in un<br />

ghigno “Anzi, pensandoci bene, ti porterò Feodor attaccato ad una catena d’argento”<br />

“Grazie mon ami. Non metterci troppo tempo però”<br />

“Dovrai essere molto prudente a St. Louis.”<br />

“Sì, Asher.”<br />

“Finchè non avranno una confessione convincente, sarai ancora ricercato. Probabilmente con il<br />

comando di sparare a vista.”<br />

68


“Sì, Asher. Troverò un modo di ingannare il tempo mentre aspetto il tuo ritorno”<br />

Perché quella frase che avrebbe dovuto suonare rassicurante gli sembrava così minacciosa?<br />

69


18.<br />

Il volo notturno Chicago-St. Louis era poco affollato, le luci si erano abbassate, permettendo ai<br />

passeggeri di rilassarsi durante quella breve ora di viaggio, mentre il velivolo procedeva ad alta<br />

quota cullandoli con il suo attutito rimbombo.<br />

Il posto accanto a quello di Jean-Claude era rimasto libero, anche se fino a pochi minuti prima era<br />

stato occupato da una delle hostess che aveva risolto con grande entusiasmo il suo problema di<br />

nutrimento. Era troppo che andava avanti senza sangue fresco, e una volta in città avrebbe dovuto<br />

usare tutte le sue energie per non farsi catturare, inoltre non era sicuro della situazione che avrebbe<br />

trovato, e del momento in cui avrebbe potuto nutrirsi di nuovo.<br />

Si era sentito un po’ in colpa ad approfittare in quel modo dell’offerta, ma come aveva fatto notare<br />

la ragazza ridacchiando, il suo lavoro era quello di prendersi cura dei passeggeri, e non poteva<br />

lasciare una creatura così affascinante a soffrire la sete dopo aver distribuito bibite a tutti gli altri.<br />

Sorrise ripensando a come aveva dovuto trattenersi perché il suo morso non provocasse reazioni<br />

troppo evidenti, che avrebbero attirato l’attenzione degli altri passeggeri su di loro, ma nessuno era<br />

seduto abbastanza vicino da cogliere quello che stava succedendo, e l’hostess era stata molto<br />

discreta.<br />

Il sorriso si allargò immaginando un po’ di gelosia da parte di Anita. Gli mancava. Sentiva un<br />

calore doloroso dentro di sé pensando a lei, sognando il sapore della sua pelle, e del suo sangue che<br />

aveva così raramente la possibilità di assaggiare. Timidamente, con circospezione, mandò un<br />

pensiero verso di lei, cercando di contattarla, aspettandosi una barriera chiusa e protetta da scudi di<br />

acciaio.<br />

Invece di colpo si trovò davanti a lei, e scivolò fluidamente dentro la sua mente attraverso una serie<br />

di porte aperte.<br />

*Jean-Claude! Dove sei? E che cosa cazzo hai intenzione di fare?*<br />

Jean-Claude trattenne uno scoppio di risa mentre un’allegria improvvisa lo riscaldava.<br />

*Ma petite! E’ così che accogli il mio ritorno?*<br />

*Il tuo …. dove sei stato? Perché te ne sei andato senza darmi neanche un indizio su quello che<br />

avevi in mente?*<br />

*Appena sarò a St. Louis ti aggiornerò su tutto, stai tranquilla*<br />

*Non sto tranquilla per niente. Non immagini nemmeno il casino in cui siamo!*<br />

Anche senza sentire la sua voce, poteva percepire chiaramente che era furibonda, ma l’aura di<br />

disperazione e di profonda stanchezza che si avvertiva in sottofondo lo allarmò.<br />

*Con ‘siamo’ intendi noi due o tu e altre persone?*<br />

Per un attimo non ci fu nessun pensiero, poi la sentì ritornare.<br />

*E’ più complicato di quanto credi. E mi fa già male la testa con questo sistema. Quando arrivi?<br />

Quando ci possiamo incontrare?*<br />

*Posso essere in città in meno di un’ora. Possiamo vederci alla cripta?*<br />

Ansia e incertezza<br />

*No. Mi dispiace, la cripta non è più un posto sicuro.*<br />

*Uno dei locali, allora?* chiese Jean-Claude senza nascondere il suo disappunto.<br />

*No. Alla villa Chaillot, magari.*<br />

*La villa Chaillot. Come fai a conoscere quel posto Anita?*<br />

*E’ una lunga storia. Fidati, in quel posto la polizia non tornerà per un po’. Comunque cerchiamo di<br />

non farci notare.*<br />

*Ovviamente, ma petite. Tra un’ora?*<br />

*Sì, ma dove sei Jean-Claude?*<br />

*Sto per atterrare a Lambert.*<br />

***<br />

70


Jean-Claude scese con calma dall’aereo in mezzo alla calca degli altri passeggeri, ma appena posato<br />

piede a terra prese la direzione opposta al resto del gruppo che si avviava a prelevare i bagagli, e si<br />

allontanò senza che nessuno si accorgesse della sua improvvisa assenza, come una presenza<br />

anonima e quasi invisibile che li abbandonava dopo essere scivolata silenziosamente tra loro.<br />

Naturalmente non era invisibile, ma l’illusione di non averlo notato affatto avvolse chiunque avesse<br />

posato anche solo per un istante gli occhi su di lui. Camminò per un po’ verso l’aperta campagna<br />

allontanandosi dalle piste di atterraggio, e quando si trovò immerso nel buio più completo si sollevò<br />

rapidamente da terra.<br />

Villa Chaillot.<br />

Quel nome continuava a rimbalzargli nella mente, ponendo un milione di domande.<br />

Un secolo prima, quell’antica villa era stata la sontuosa dimora extraurbana di una ricca famiglia<br />

europea, il cui ultimo erede era diventato un vampiro. Dopo la sfortunata fine del proprietario, in un<br />

malaugurato e non del tutto accidentale incendio, era rimasta vuota e solitaria, mentre la città le<br />

cresceva intorno, protetta dal grande parco che la circondava e isolata da ogni possibile contatto<br />

umano. Dopo il riconoscimento legale dei vampiri nessuno aveva rivendicato ufficialmente la<br />

proprietà della villa, ma, in alcune occasioni, selezionati ed eterogenei gruppi di ‘persone’<br />

tornavano a ripopolarne le stanze con le loro voci, la musica, le luci….. e i gemiti e le grida.<br />

I gruppi erano talmente ben selezionati e discreti che finora era risultato impossibile alla polizia<br />

riuscire a cogliere in flagrante reato i vampiri e i loro junkies.<br />

Come poteva Anita conoscere quell’indirizzo? E poi quell’accenno alla polizia. Qualcosa di molto<br />

sinistro doveva essere successo mentre lui si trovava a Chicago.<br />

Per quanto ansioso di arrivare all’appuntamento con Anita, Jean-Claude si prese il tempo per<br />

avvicinarsi con circospezione alla cripta. E lo spettacolo non gli piacque per niente.<br />

Davanti al piccolo cimitero si vedevano quattro auto della polizia ed una cabriolet nera. Si<br />

scorgevano gruppi di agenti intorno al cimitero, come se ne stessero pattugliando i confini, e lo<br />

spazio intorno alla cappella che Jean-Claude aveva regalato alla famiglia Vespucci era quasi<br />

illuminato a giorno dai fasci di luce dei fari alogeni.<br />

Le voci delle persone davanti al cancello, che Jean-Claude non aveva difficoltà a sentire nonostante<br />

la distanza, suggerivano l’idea di un’accalorata discussione, che stava per finire in un alterco. Poi<br />

all’improvviso la donna girò le spalle al poliziotto contro cui aveva gesticolato furiosamente e salì<br />

sulla quinta auto sbattendo nervosamente la portiera e partì facendo schizzare la ghiaia sotto le<br />

ruote.<br />

Dopo la seconda curva la cabriolet inchiodò a pochi centimetri di distanza dalla silhouette scura che<br />

si era stagliata all’improvviso in mezzo alla strada.<br />

La donna fissò intensamente la sagoma illuminata dai fari, poi la voce uscì in un sussurro, con<br />

appena un’ombra di paura che la incrinava. “Jean-Claude?”<br />

“Monica. Grazie di esserti fermata.”<br />

“Sali, in fretta. Non sono sicura che non mi stiano tenendo d’occhio”<br />

Jean-Claude scivolò con grazia nel posto del passeggero, Monica rimise in marcia e dopo pochi<br />

minuti prese uno sterrato laterale, fermandosi ai bordi di uno spiazzo erboso, in mezzo al nulla della<br />

notte.<br />

Aprì la bocca per parlare ma Jean-Claude la precedette.<br />

“Che cosa sta succedendo alla cripta?”<br />

“Alla cripta? E’ successo che a mezzogiorno i poliziotti sono arrivati a casa mia con un mandato di<br />

perquisizione per la cappella nel cimitero di famiglia. Cioè per la ‘tua’ cappella.”<br />

“Che però ormai è tua a tutti gli effetti.”<br />

“Infatti. C’è il mio nome sull’atto di proprietà, ed io sono stata obbligata a fornire le chiavi per<br />

entrare nella cappella. Credevo di morire d’infarto mentre spalancavano tutto quanto, e scendevano<br />

nella stanza sotterranea.”<br />

“Pensavi che io mi trovassi ancora lì?”<br />

71


“Non ne ero sicura. Speravo di no, ma temevo quello che avrebbero potuto trovare. Avevo già<br />

ricevuto una telefonata da uno dei vampiri fuggiti da Villa Chaillot ieri notte, quindi ritenevo<br />

improbabile che tu fossi tornato a dormire là, però vederli fare irruzione ad armi spianate….”<br />

L’espressione di Jean-Claude le congelò il resto della frase sulle labbra.<br />

“Hai detto villa Chaillot?”<br />

“S- sì.”<br />

Jean-Claude fece un profondo respiro. “Raccontami tutto dall’inizio per favore.”<br />

“Oh, è presto detto. Ieri notte c’era una festa alla villa…”<br />

“Questo lo sapevo”<br />

Monica lo guardò interrogativamente.<br />

“Sono passato di là a cercare informazioni ieri notte.”<br />

“Ah. Beh, poco prima dell’alba è arrivata in gran forze la polizia, accompagnata da Anita Blake.”<br />

Fece un’altra pausa, osservando di sottecchi l’effetto delle sue parole sul vampiro, ma nessuna<br />

reazione aveva incrinato l’impassibilità di quel viso perfetto.<br />

“I più svegli sono fuggiti ancora prima che le auto frenassero davanti alla villa, però è stata fatta una<br />

vera e propria retata, e qualcosa deve essere andato storto perché ci sono stati due morti tra i<br />

poliziotti. Ma la cosa che ti può interessare maggiormente è un’altra.”<br />

Monica abbassò gli occhi, come presa da un’improvvisa paura.<br />

“Allora?” la incitò spazientito il vampiro.<br />

“Senti, Jean-Claude, io ti riferisco solo quello che mi è stato detto. Ma questo vampiro era presente,<br />

ed è uno dei tuoi.”<br />

Jean-Claude sentì delle dita di ghiaccio strisciare intorno al suo cuore, mentre il suo sguardo gelido<br />

inchiodava Monica occhi negli occhi. “Arriva al punto, Monica”<br />

“Rhys ha visto Rudolph Storr, quel poliziotto che lavora sempre con Anita, consegnarle un mandato<br />

di esecuzione.”<br />

“E’ tutto qui?” le dita di ghiaccio strinsero la loro presa.<br />

“No. Non è esatto… mi dispiace Jean-Claude, ma lui ha *sentito* Anita che chiedeva a Storr di<br />

affidarle il mandato di esecuzione contro di te. Contro il Master di St. Louis.”<br />

Il lento ritmo dei battiti si fermò, ogni cosa si fermò dentro di lui e intorno a lui. Non stava<br />

mentendo. Sapeva che Monica non stava mentendo.<br />

“Jean-Claude…” il timido sussurro lo riportò lentamente alla realtà. “Jean-Claude, mi dispiace,<br />

davvero. Nessuno dei tuoi vampiri pensa che tu sia colpevole di quanto ti accusano.”<br />

Il vampiro continuava a tacere, e Monica si agitò nervosamente sul sedile.<br />

“Il timore di tutti è che lei ti contatti, che ti tenda una trappola. E’ l’unica che può riuscirci. Devi<br />

difenderti da lei, Jean-Claude, i vampiri in questa città dipendono da te.” Un dubbio le attraversò<br />

l’espressione del viso. “Non ha ancora cercato di mettersi in contatto con te?”<br />

Jean-Claude sbatté le palpebre, ma il suo volto non riprese vita. “No.”<br />

Monica scosse la testa. “Mi dispiace davvero. A me Anita piaceva sai, ma non puoi più fidarti<br />

dell’esecutrice, sul serio.”<br />

“Chi c’è adesso a villa Chaillot?”<br />

“Adesso… beh, non credo che ci sia più nessuno. Per tutto il giorno avranno perquisito, rovistato,<br />

tirato nastri per isolare la zona. E’ la procedura. Non credo che per un po’ ci saranno feste a villa<br />

Chaillot.”<br />

“Ti ringrazio Monica. Sei sempre un’amica.”<br />

Lei abbassò gli occhi. “Tu sei di più per me… per noi. Non devi ringraziarmi. Vuoi che ti<br />

accompagni da qualche parte?”<br />

La voce del vampiro si addolcì. “No, grazie. E’ più sicuro che nessuno sappia dove andrò, finchè<br />

questa storia non sarà risolta.”<br />

“Come vuoi. Fai attenzione Jean-Claude. E non fidarti di lei, ti prego.”<br />

Jean-Claude scese dalla macchina, e mentre la donna si allontanava rimase immobile nell’oscurità,<br />

mentre il sangue gli rombava con un frastuono insopportabile nelle orecchie.<br />

72


19.<br />

Nella notte rischiarata dalle stelle, lontano dalle luci della città, la villa si ergeva decadente e<br />

sinistra, il portico d’ingresso annegato nell’ombra degli alberi circostanti, i muri percorsi dalle linee<br />

scure dei rampicanti.<br />

Jean-Claude fece scattare senza sforzo il lucchetto che sigillava la porta d’ingresso e si insinuò<br />

silenziosamente all’interno del grande salone. Per un attimo si attardò ad osservare l’ampio spazio<br />

circolare, su cui si affacciava una balconata al primo piano sorretta da grandi colonne corinzie,<br />

ammirando gli affreschi giocosi e sensuali che rivestivano completamente le pareti e la finta cupola<br />

a trompe-l’oeil. Formose ninfe al bagno, puttini dagli sguardi maliziosi, divinità lascive si<br />

rincorrevano sui muri e coloravano la penombra di sfumature azzurre, verdi e dorate.<br />

Il vampiro si appoggiò dietro una colonna sul lato opposto rispetto alla porta, rimanendo nascosto<br />

allo sguardo di chi fosse entrato dopo di lui.<br />

*<br />

E dopo poco tempo, eccola, la sua piccola esecutrice.<br />

Circospetta, silenziosa, armata fino ai denti.<br />

Da sola. Non riusciva a percepire nessun'altra presenza, umana o soprannaturale. Non aveva con sé<br />

la sacca con il “kit da vampiro” come lo chiamava lei.<br />

Ovviamente, del resto. Se doveva essere una trappola, la sua petite l’avrebbe organizzata bene, non<br />

avrebbe rischiato per nessun motivo di farsi scoprire prima del tempo. Prima di trovarsi abbastanza<br />

vicina da piantargli un paletto nel cuore. O una pallottola d’argento. Sentì di nuovo quella mano<br />

ghiacciata percorrergli la spina dorsale.<br />

Non ci credeva. Non ci poteva né voleva credere.<br />

Anita sapeva che lui era innocente, e non avrebbe giustiziato un innocente, nemmeno se fosse stato<br />

un estraneo, quindi nemmeno lui. Nemmeno lui.<br />

Perché lei lo sapeva no? Non aveva sentito odio o paura nella sua mente. Disperazione, sì. Cosa<br />

poteva essere accaduto nello spazio di due giorni per convincere Anita della sua colpevolezza?<br />

Questo non poteva saperlo. Poteva solo fidarsi del suo istinto, e del suo amore, invece che degli<br />

avvertimenti degli amici.<br />

*<br />

Il silenzio assoluto della sala non la spaventava. Era già spaventata da se stessa, da quello che aveva<br />

pensato di fare. Ora non c’era più tempo per le incertezze. Per tutto il giorno si era sbattuta per la<br />

città, continuando le sue indagini di nascosto, dato che ormai la polizia aveva decretato il suo<br />

colpevole, e non stava cercando nessun altro.<br />

Intanto gli altri mostri, nell’oscurità, stavano aspettando che lei si decidesse ad agire per rilasciare<br />

suo fratello.<br />

Per tutto il giorno si era posta una domanda. Se io davvero, *davvero*, uccidessi Jean-Claude, sarei<br />

sicura che Josh tornerebbe da me sano e salvo? O quantomeno vivo?<br />

La logica le diceva che lo avrebbero ucciso comunque. I mostri fanno sempre così, minacciano e<br />

terrorizzano e uccidono per il puro piacere di farlo. Però questo o questi mostri avevano uno scopo:<br />

sostituire il Master della città. E uccidendo Josh avrebbero solo ottenuto di scatenare contro di loro<br />

la vendetta dell’Esecutrice. E lei… oh no … non si sarebbe fermata davanti a niente e nessuno per<br />

quella vendetta. Potevano uccidere anche lei, ma la cosa non sarebbe passata inosservata. Lei e<br />

Jean-Claude avevano ancora degli amici, che non avrebbero reso la vita facile al nuovo master. Chi<br />

avrebbe voluto ricevere in eredità una città così ostile? Non aveva senso.<br />

Invece con la morte “legale” del precedente Master avrebbero avuto tutto il tempo e le occasioni per<br />

instaurare il loro nuovo… regime. Sotto gli occhi benevoli delle autorità umane.<br />

Quindi forse, *forse*, la morte di Jean-Claude avrebbe davvero salvato Josh.<br />

Anita si fermò al centro della sala, e girò lentamente su se stessa cercando di penetrare con gli occhi<br />

il buio del vestibolo che correva tutto intorno.<br />

73


Dopo aver ruotato di centottanta gradi, lo vide uscire da dietro una colonna, le mani infilate con<br />

nonchalance nelle tasche dei pantaloni, lo sguardo distaccato e freddo. Non riusciva a percepire<br />

alcuna emozione sul suo volto.<br />

Perché stava indossando la sua maschera impassibile se c’erano solo loro due nella villa? C’era<br />

qualche pericolo di cui non si era resa conto?<br />

Con un riflesso quasi automatico appoggiò la mano sul calcio della pistola che portava nella cintura.<br />

*<br />

Ma petite.<br />

Le sue labbra si mossero, ma la voce non riuscì a venire fuori.<br />

Perché sei qui, ma petite? Perché hai la mano sulla pistola? Non sono ancora un po’ troppo lontano<br />

se hai deciso di spararmi? Ti faccio così paura?<br />

Gli mancava la forza di dare voce a quelle domande. Se doveva essere la loro ultima volta voleva<br />

avere il tempo di guardarla ancora per qualche istante.<br />

Come la desiderava. Anche in quel momento, con il dubbio che lei fosse sul punto di sparargli,<br />

continuava a desiderarla.<br />

Lui era un professionista della sopravvivenza. Era la cosa che gli era riuscita meglio per secoli.<br />

Avrebbe potuto facilmente lottare, schivare le sue pallottole, contrattaccare e salvarsi la vita.<br />

Ma in quell’istante si rese conto che se lei, se la persona che amava di più, si trovava lì per<br />

ucciderlo, non era sicuro di avere ancora voglia di lottare per la sua sopravvivenza.<br />

Non era sicuro che si sarebbe difeso contro di lei. Un senso di stanchezza e di tristezza lo invase, e<br />

lasciò che il suo viso tradisse tutte le emozioni che lo stavano trafiggendo come frecce avvelenate.<br />

Continuò ad avanzare verso di lei, fermandosi a pochi metri di distanza.<br />

*<br />

L’improvvisa ondata di emozioni sul viso di Jean-Claude la immobilizzò al centro della sala. Come<br />

al solito un attimo prima aveva davanti una statua di marmo, un essere che non aveva niente di<br />

umano e di vivo, l’attimo dopo il suo Jean-Claude era lì, con i suoi occhi profondi e calmi, le sue<br />

labbra sensuali, il suo petto bianchissimo segnato solo dalla cicatrice a forma di croce.<br />

Perché non si allacciava mai le camicie?<br />

E quello sguardo tenero e disperato. Scosse lievemente la testa. No. Non ne sarebbe mai stata<br />

capace.<br />

Forse se avesse creduto alla sua colpevolezza. Sarebbe stata dura, ma se davvero Jean-Claude si<br />

fosse rivelato colpevole dell’omicidio crudele e dissennato di due bambini, avrebbe avuto il<br />

coraggio di ucciderlo.<br />

Ma non così, non per barattare la sua vita con quella di un altro. Anche se era suo fratello.<br />

Josh, Josh, Josh… perdonami, ma non ne sono capace. Non sono capace di scegliere chi di voi due<br />

lasciar morire. Lo so che tu sei mio fratello, che tu non hai vissuto già quattro secoli e ti meriti di<br />

avere tutto il tempo per percorrere l’arco della tua esistenza, ma io non ne sono capace. Non riesco<br />

ad uccidere a sangue freddo questo vampiro, questo mostro, neanche se in cambio potrei restituirti<br />

alla tua vita e alla tua - alla nostra - famiglia.<br />

Qualcosa di caldo le scese lungo la guancia, e Anita si rese conto che stava piangendo. Piangendo<br />

per la sua incapacità di fare quello che doveva fare, di scegliere la strada più facile.<br />

Allentò la presa sulla pistola e con l’altra mano si asciugò rabbiosamente le lacrime.<br />

*<br />

“Ma petite”<br />

“Jean-Cl…”<br />

Non ebbe il tempo di terminare il suo nome perché lui aveva superato la distanza che li separava,<br />

l’aveva stretta contro di sé circondandole la vita con un braccio e l’aveva obbligata a sollevare la<br />

testa verso di lui afferrandola per i capelli. E ora la stava baciando, le stava divorando la bocca,<br />

famelico, accarezzandola e trapassandola con il calore bruciante della sua lingua. E ad ogni colpo,<br />

ad ogni carezza, qualcosa dentro il suo corpo fremeva, si scaldava, cominciava a divampare.<br />

74


*Se questa deve essere l’ultima volta, lascia che succeda mentre sono dentro di te, ma petite, per<br />

l’ultima volta*<br />

*Perché dovrebbe essere l’ultima volta?*<br />

*E’ tua la scelta, ma petite, non ho intenzione di oppormi*<br />

Durante quell’attimo di perplessità, mentre Anita cercava di dare un senso a quelle frasi, il vampiro<br />

l’aveva sollevata da terra e l’aveva sbattuta con la schiena contro la colonna più vicina, quasi<br />

mozzandole il fiato, tenendola ferma con il peso del suo corpo premuto contro quello di lei, e<br />

lasciando libere le mani di farsi strada sotto i suoi vestiti fino a trovare la sua pelle nuda.<br />

Senza oppore resistenza alla morsa delle sue braccia che la stringeva, Anita si aggrappò al suo collo<br />

e gli circondò la vita con le gambe, avvinghiandosi ancora più strettamente a lui, senza mai<br />

interrompere quel bacio furibondo.<br />

La gonna le scivolò verso l’alto, e mentre sentiva il classico snap della seta strappata una parte di lei<br />

si chiese perché mai si ostinava ad indossare biancheria intima. Un’altra parte di lei si rallegrò di<br />

avere lasciato inserita la sicura della pistola. Ma la maggior parte del suo cervello era impegnata<br />

altrove.<br />

Sentì una mano di Jean-Claude che si staccava da lei per armeggiare con la zip dei pantaloni, e<br />

l’eccitazione che l’aveva investita nello stesso istante in cui i loro corpi si erano toccati continuò a<br />

crescere fino a esplodere quando finalmente sentì la punta del pene di Jean-Claude che la sfiorava, e<br />

la stuzzicava, ma senza decidersi ad entrare.<br />

Scendendo con una mano a toccarlo, lo afferrò e scese lentamente verso il basso, gemendo mentre<br />

lo sentiva immergersi completamente nel suo corpo, e solo la tensione delle sue gambe intorno a lui<br />

impedì che la penetrazione arrivasse fino al limite estremo che sconfinava tra il piacere e il dolore.<br />

Il vampiro si spinse dentro di lei, con colpi calmi e violenti, mentre con la lingua le tracciava un<br />

percorso infuocato lungo la vena pulsante della gola. Anita emise un sospiro rantolante di desiderio,<br />

poi sigillò nuovamente le loro bocche in un bacio selvaggio che soffocò i suoi gemiti mentre il<br />

piacere si spandeva ad ondate dentro di lei.<br />

Quel movimento prepotente, lento, inesorabile era una deliziosa tortura, talmente intensa da portarla<br />

oltre il limite delle sensazioni che pensava di poter sopportare. Di colpo si lasciò andare, cedette la<br />

presa attorno ai suoi fianchi e si calò su quella spada lasciando che la trafiggesse nelle sue<br />

profondità più intime, urlando contro la bocca di Jean-Claude mentre gli spasmi dell’orgasmo li<br />

scuotevano entrambi.<br />

Il sapore del sangue si sparse sulla sua lingua, e anche Jean-Claude urlò, mentre crollava in<br />

ginocchio sul pavimento.<br />

“Perchè dovrebbe essere l’ultima volta?”<br />

Jean-Claude socchiuse gli occhi con lo sguardo appannato di qualcuno che sta per annegare.<br />

“Perché sei qui per giustiziarmi?” mormorò contro le sue labbra, continuando a tenerla stretta,<br />

restando dentro di lei.<br />

Anita si sentì raggelare il sangue. “Come fai a sapere del mandato?”<br />

“Mi hanno avvertito prima che venissi qui. Mi hanno detto che era una trappola”<br />

“E tu sei venuto lo stesso?”<br />

“Non ho detto di averci creduto. E se anche fosse la verità, non avrei rinunciato a *questo* per<br />

nessun motivo al mondo” Un riso incerto gli increspò la voce, ma lo sguardo rimase offuscato dalla<br />

tristezza.<br />

Anita chiuse gli occhi e gli posò le labbra sulla fronte, poi sulle palpebre semichiuse, sull’angolo<br />

della bocca, gli accarezzò le labbra con la lingua convincendolo ad aprirle per poi percorrerle con<br />

un bacio tenero e leggero come una piuma. Si attardò sull’incavo della sua mascella, mentre lui<br />

sospirando piegava all’indietro la testa, scese lungo il suo collo mordicchiandolo lievemente, e alla<br />

fine si fermò con la fronte appoggiata sulla sua spalla, il volto affondato nel groviglio dei suoi<br />

capelli. Come poteva rinunciare a lui?<br />

75


“Non avresti dovuto temere un mandato di esecuzione nelle mie mani. So che non sei tu il<br />

colpevole” mormorò mentre, insinuando le mani sotto la sua camicia, sfiorava le linee delle cicatrici<br />

sulla sua schiena con la punta delle dita.<br />

“Ma?...”<br />

“Ma qualcuno si è dato da fare perché avessi una motivazione molto più forte per ucciderti.”<br />

“Quale?”<br />

“Hanno preso mio fratello. Qualcuno vuole il tuo posto di Master, e lascerà libero Josh solo dopo<br />

che ti avrò eliminato.”<br />

Jean-Claude si irrigidì, le posò le mani sulle spalle e la allontanò abbastanza da guardarla negli<br />

occhi. “E tu pensi che funzionerà? Allora questa è sul serio l’ultima volta?”<br />

“Jean-Claude…” Anita scosse la testa rabbiosamente “Jean-Claude… come puoi credere che sarei<br />

capace di ammazzarti a sangue freddo? Io… lo sai che non ci riuscirei… Io… ti amo.” aggiunse a<br />

bassa voce.<br />

“Davvero?” la voce era un sussurro, con dentro una nota sensuale e ironica “Allora vuoi che ti renda<br />

le cose più semplici cercando di fuggire? Oppure lottando per salvarmi la pelle? Sarebbe diverso<br />

così?”<br />

“Stupido… Smettila, stupido vampiro.”<br />

“Se credevi alla mia innocenza, perché hai accettato che il sergente Storr ti affidasse il mandato di<br />

esecuzione?”<br />

Anita sospirò. “Se al mio posto ci fosse stato qualcuno altro… se ti fossi trovato davanti un altro<br />

esecutore… come avresti reagito?”<br />

Jean-Claude ci pensò per alcuni istanti. “Lo avrei ucciso”<br />

“Ecco perché ho preso quell’incarico.”<br />

“Ma così hai fornito ai servi di Padma l’arma con cui distruggerci”<br />

Anita spalancò gli occhi, di colpo la sua attenzione al massimo: “Padma? Hai detto …. *quel*<br />

Padma?”<br />

“Hmpf…. Spero che non ne esistano altri.”<br />

“Ma come… cosa…. Ma dove diavolo sei stato per due interi giorni?” concluse Anita esasperata.<br />

Jean-Claude la sollevò dolcemente, staccandosi alla fine da lei “Tecnicamente parlando, si è trattato<br />

di una sola notte, per me. Comunque se sei sicura di non volermi più uccidere posso aggiornarti su<br />

quello che abbiamo scoperto io e Asher a Chicago”<br />

Lo sguardo di Anita gli sembrò una risposta fin troppo eloquente.<br />

***<br />

“Avrei dovuto ammazzarlo quando ne ho avuta l’occasione”<br />

“E’ la prima cosa che ho pensato anch’io”<br />

Erano immersi nel buio, spezzato soltanto da una pozza di tenue luce lunare che filtrava da una<br />

finestra della villa, e Anita si era accoccolata tra le braccia di Jean-Claude, permettendo al suo fisico<br />

provato di cedere per alcuni minuti alla stanchezza, alla tensione, e alle emozioni.<br />

“Riassumendo, dopo che il Consiglio ha lasciato St. Louis, quel figlio di puttana di Padma è riuscito<br />

a imporre il suo potere sugli avvoltoi del Master di Chicago…”<br />

“Aquile. Aquile mannare”<br />

“Schifosi avvoltoi che già erano implicati in quell’abominevole traffico… e li ha obbligati a<br />

realizzare la sua elaborata vendetta. E già che c’era ha pensato di approfittarne per installare a St.<br />

Louis un master di suo gradimento.”<br />

“Riassumendo, sì la tua sintesi è molto precisa ma petite”<br />

“E sei certo che non ci sia anche Romanov dietro a tutto questo?”<br />

“Che cosa si può dire che sia davvero certo a questo mondo, amore mio?” Jean-Claude le rivolse un<br />

sorriso che riusciva ad essere insieme dolcissimo ed ironico. “Diciamo che ne sono<br />

ragionevolmente convinto, e conto sulla sua collaborazione per consegnare Feodor ad Asher”<br />

76


“E qui arriviamo ad Asher”<br />

“Ah sì?”<br />

Anita sospirò indecisa tra l’impazienza e la rassegnazione.<br />

“Tutte le prove della tua innocenza dipendono in questo momento dalla capacità di Asher di<br />

arrivare a St. Louis con un licantropo pronto a confessare tutto.”<br />

“Non ho dubbi sulle capacità persuasive di Asher”<br />

“E sulla volontà di Asher? Visto che nulla è certo, come fai ad essere così convinto che lui *voglia*<br />

davvero aiutarti? Per non parlare dei sospetti che in qualche modo anche lui sia…”<br />

“No, ma petite. La mia fiducia nei confronti di Asher non è argomento di discussione.”<br />

“Ma perché? Spiegami come è possibile che due – o quanti sono – secoli di odio feroce si<br />

dissolvano così in un batter d’occhio e lo trasformino nel tuo più fedele collaboratore!!”<br />

“Asher non è un collaboratore Anita.” Il tono si era fatto mortalmente serio “Asher è un amico, è…<br />

Non chiedermi di spiegartelo, per favore. Asher non mi tradirà.”<br />

“Hai dubitato perfino di me…”<br />

“Oh… ma petite… ti amo troppo per riuscire a controllare razionalmente le mie emozioni quando ci<br />

sei di mezzo tu. E tu lo sai”<br />

“Ah, sì, l’ho notato. Sei venuto qui sospettando che ti tendessi una trappola per farti fuori… e la<br />

sola cosa che hai pensato di fare è stata del sesso!”<br />

Una scintilla maliziosa gli luccicò nello sguardo “Il sesso è un altro pensiero che non posso fare a<br />

meno di associare a te”<br />

“Oooh… Jean-Claude…” Anita sorrise esasperata. Le mani del vampiro avevano iniziato<br />

lentamente a massaggiarle le spalle, e la sensazione era talmente piacevole che le impediva quasi di<br />

pensare… “Smettila, ti prego. Dobbiamo salvare Josh.”<br />

“Mentre valutavi se uccidermi o meno, hai per caso pensato a un piano di riserva?”<br />

“Ho considerato diverse idee”<br />

Rendendosi conto che Anita sembrava essersi incantata inseguendo qualche pensiero che le faceva<br />

aggrottare la fronte, Jean-Claude le mordicchiò il collo per riconquistare la sua attenzione “Pensi di<br />

comunicarmele?”<br />

“Noi abbiamo un solo vantaggio nei loro confronti. Sappiamo dove trovarli.”<br />

Jean-Claude non cercò di nascondere il suo stupore. “Lo sappiamo? E cosa aspettavi a dirmelo?”<br />

“Quando sono entrata nella villa l’avevo appena scoperto e stavo ancora pensando alle implicazioni<br />

di quell’informazione… poi qualcosa mi ha distratto…”<br />

Il vampiro fece un leggero sbuffo divertito “E allora?”<br />

“Subito prima di venire all’appuntamento con te mi sono fermata ad un telefono pubblico ed ho<br />

ascoltato la mia segreteria telefonica. L’unico messaggio era quello di Jason. Ha solo farfugliato<br />

una frase ed ha riattaccato, poi deve essere arrivato qualcuno ad interromperlo. Ma una cosa è<br />

chiara: dei vampiri hanno occupato il Circo. Non so come ci siano riusciti. Quando mi hanno rapita<br />

io ne ho visti solo quattro, e non riesco a capire come abbiano potuto, solo in quattro, impossessarsi<br />

del Circo dei Dannati.”<br />

Il vampiro emise un ringhio rabbioso “Maledizione, maledizione! Senza la presenza mia o di Asher<br />

e con l’andirivieni della polizia il Circo deve essere rimasto assolutamente sguarnito! Ma non ci<br />

sarebbero riusciti da soli… devono avere con loro un esercito di aquile mannare. Maledetti.”<br />

“Ho paura che Jason si trovi in guai seri…” Anita strinse gli occhi, stropicciandosi la fronte con le<br />

dita “Quante possibilità abbiamo di salvarli se facciamo irruzione al Circo con l’unico vantaggio<br />

della sorpresa?”<br />

“Ma petite… temo che l’unico risultato possibile sarebbe quello di farci ammazzare entrambi…<br />

magari portando con noi all’Inferno qualcuno di loro… ma alla fine saremmo lo stesso morti.<br />

Definitivamente morti, intendo dire.”<br />

“E allora?” sibilò Anita “Io non posso rimanere qui senza far niente mentre Josh è nelle loro mani, e<br />

non sono capace di ucciderti e cedere al loro ricatto. Hai qualche altra proposta?”<br />

77


Jean-Claude le accarezzò il volto con la punta delle dita “Abbiamo anche un altro piccolo<br />

vantaggio. Io conosco la Master a cui Padma ha promesso il potere sulla mia città.”<br />

“Hai detto *la* Master? Perché qualcosa mi dice che non siete vecchi amici?”<br />

“Ottimo intuito. Si possono definire in vario modo i rapporti tra me ed Ecate, ma nessuno neanche<br />

vagamente assomiglia all’amicizia.”<br />

Come era possibile avere il tempo per sentire una fitta di gelosia in quella situazione? Anita cercò di<br />

mostrare la massima indifferenza “Siete stati amanti?”<br />

Jean-Claude rise amaramente. “Direi che anche qualsiasi parola la cui radice sia ‘amore’ non sia<br />

adatta per definire quei rapporti. Se vuoi sapere se abbiamo fatto del sesso probabilmente la risposta<br />

sarebbe sì, ma la storia è un po’ più complicata di quello che sembra.”<br />

“Allora come pensi di sfruttare questo vantaggio?” chiese Anita cercando di nascondere il fastidio<br />

che provava.<br />

“Penso che dovremmo darle almeno un assaggio di quello che vuole, in modo da farla uscire allo<br />

scoperto, possibilmente portandosi dietro tuo fratello.”<br />

“E sarebbe?”<br />

“Me. Lei vuole me.”<br />

“Ti vuole morto per la precisione. Si ritorna sempre al piano A”<br />

“Ho detto un assaggio, non un pasto completo”<br />

Lo sguardo intento di Jean-Claude le diede un brivido di paura, mentre cominciava a farsi un’idea.<br />

“Stai pensando di proporti come esca vero?”<br />

“Hai un’idea migliore?”<br />

“No, Jean-Claude. Ma non posso permetterti di farlo. Non lascerò che tu ti offra a qualche suo gioco<br />

sadico…”<br />

“Ripeto, ma petite, hai un’idea migliore?”<br />

Maledizione, maledizione, maledizione.<br />

78


20.<br />

I polsi gli facevano male, quelle dannate catene d’argento gli facevano un male d’inferno, e ad ogni<br />

respiro il movimento delle spalle si trasmetteva alle braccia legate sopra la sua testa, permettendo<br />

alle catene di sfregare contro la sua pelle, e all’argento di penetrare un po’ di più nella sua carne.<br />

La droga che gli avevano iniettato gli impediva di trasformarsi, così l’unica cosa che poteva fare era<br />

osservare i muri che lo circondavano… gli oggetti che lo circondavano. Oggetti che aveva imparato<br />

ad amare, che aveva scelto per quel posto che era stato suo, e che sarebbe stato perso per sempre.<br />

Per lui era finita.<br />

Aveva capito che era finita mentre ascoltava la telefonata tra la sua aguzzina ed Anita.<br />

Lui aveva cercato di avvertirla. La prima cosa che aveva pensato di fare, mentre quei bastardi si<br />

impadronivano del Circo dei Dannati, era stata di avvertire lei, di farle sapere che il Circo non era<br />

più un posto sicuro. D’altra parte con Jean-Claude e Asher nascosti chissà dove non aveva molte<br />

alternative. Anche se aveva potuto parlare pochissimo perchè le aquile mannare l’avevano beccato<br />

quasi subito, sperava che Anita avesse ascoltato il messaggio, e che avesse capito quello che era<br />

successo.<br />

Oh, eccome se aveva capito. Allora come mai non aveva ancora fatto irruzione al Circo sparando a<br />

qualsiasi cosa si muovesse? La risposta era semplice.<br />

In quel momento Jason desiderò ardentemente di non avere un udito soprannaturale. Di non essere<br />

stato costretto ad ascoltare ogni singola parola di quella telefonata. Perché ora sapeva cosa c’era sul<br />

piatto della bilancia. Da una parte Jean-Claude, lui stesso e la comunità soprannaturale fedele al<br />

Master. Dall’altra parte il giovane indifeso fratellino minore. Non c’era da stupirsi sulla scelta fatta<br />

da Anita.<br />

***<br />

Il telefono al Circo dei Dannati suonò otto volte prima che una voce maschile sollevasse la cornetta.<br />

“Pronto? Qui è il Circo dei Dannati. Chi parla?”<br />

“Sono Anita Blake. Passami la tua Master.”<br />

Dopo un attimo di perplessità la voce all’altro capo del filo diventò aggressiva.<br />

“Chi ti credi di essere per avere diritto di parlare con la mia Master? Puoi parlare tranquillamente<br />

con me.”<br />

“No, bello. A quanto pare la tua Master tiene molto a qualcosa che io posso fare per lei. E dato che<br />

lei ha preso qualcuno a cui io tengo molto, credo che l’accordo debba essere stretto tra me e lei.”<br />

“E cosa ti fa pensare di essere nella posizione di poter proporre un accordo? Mi hanno detto che il<br />

messaggio ti è stato recapitato. Fai quello che ti si chiede e avrai in cambio quello a cui tieni.”<br />

“Oh, sì, certo. Il messaggio era forte e chiaro. Ma io ne parlerò solo con lei, ti è chiaro anche<br />

questo?”<br />

Alcune voci arrivarono confusamente ad Anita attraverso l’apparecchio telefonico. Poi si ritrovò ad<br />

ascoltare una musichetta di attesa e trattenne un’imprecazione.<br />

Dopo pochi istanti la comunicazione riprese, e una voce femminile le squillò nelle orecchie. Una<br />

voce da ragazzina, ma con una nota maliziosa che la rendeva allo stesso tempo sensuale e crudele.<br />

“Mi volevi parlare, Esecutrice?”<br />

Anita deglutì, resistendo alla tentazione di schiarirsi la voce. “Sei tu la Master che ha occupato il<br />

Circo dei Dannati? Sei tu che hai rapito mio fratello?”<br />

“Sono io che faccio le domande qui, Esecutrice. Comunque lasciami il piacere di presentarmi. Io<br />

sono Ecate, e sarò la nuova Master di St. Louis. Hai con te la testa di Jean-Claude?”<br />

“No. Veramente non ancora. Ma so dove trovarlo. Solo che in cambio voglio che mio fratello…”<br />

“Ti è già stato detto che lo riavrai non appena Jean-Claude sarà stato eliminato” la interruppe<br />

seccamente la vampira.<br />

79


“Non ho nessuna garanzia che tu libererai Josh dopo che avrò ucciso Jean-Claude. La tua parola per<br />

me non ha valore, Ecate. Chi rapisce e uccide dei ragazzini innocenti non si guadagna il mio<br />

rispetto. Non farò nulla se prima non avrò visto che mio fratello sta bene e non sarò sicura che sarà<br />

libero.”<br />

La vampira rise dentro il telefono, e una sensazione sgradevole percorse la pelle di Anita, come un<br />

formicolio raccapricciante.<br />

“Oh… molto bene… Vuoi giocare… Che cosa proponi, Esecutrice?”<br />

“Ti propongo uno scambio. Io ti dirò dove trovare Jean-Claude dopo che avrai liberato Josh.”<br />

“Mi hai preso per una stupida, esecutrice?” ringhiò Ecate.<br />

“E tu? Perché non vuoi affrontare Jean-Claude personalmente? Hai paura di sporcarti le mani? Ma<br />

certo che no…. ai vampiri piace sempre un sacco sporcarsi le mani…. Ah, ecco. Hai paura di Jean-<br />

Claude. Sai che non potresti mai batterlo in un duello.”<br />

La voce raggelante che rispose non sembrava più quella di una ragazzina “Io. Non. Ho. Paura. Di<br />

quella puttana di Jean-Claude. Ho sempre fatto di lui ciò che volevo. E ora che ci penso, non sono<br />

sicura se mi divertirebbe di più vedere la sua splendida faccia mentre la donna che ama gli pianta un<br />

paletto nel cuore o se preferirei giocare ancora un po’ con lui prima di eliminarlo.”<br />

Anita fissò dritto negli occhi Jean-Claude, seduto davanti a lei, senza riuscire a rispondere. Poi lui le<br />

fece un silenzioso cenno di assenso incoraggiandola ad andare avanti. Lei strinse gli occhi e<br />

continuò.<br />

“Allora perché vuoi che lo faccia io per te?”<br />

“E’ molto semplice, piccola mia - lui ti chiama così vero? – I vampiri di questa città sono<br />

cocciutamente fedeli al loro master.” La voce sbuffò nella cornetta “Se fossero furbi dovrebbero<br />

avere già capito chi è il vampiro più potente e allearsi con me, invece di opporre questa sgradevole<br />

resistenza. Io voglio comandare questa città, e quando tutti sapranno che Jean-Claude è stato<br />

giustiziato per aver commesso quei crimini disgustosi…. addirittura giustiziato dalla sua stessa<br />

serva umana… o, povero caro… nessuno rimpiangerà la sua fine!”<br />

Presuntuosa puttana, pensò Anita mordendosi la lingua per non dirlo ad alta voce. Stava soffocando<br />

le sue reazioni istintive con tutta la forza di volontà che le era rimasta, e se non fosse stato per la<br />

mano di Jean-Claude che le accarezzava una coscia disegnando piccoli cerchi con il pollice, era<br />

sicura che sarebbe esplosa.<br />

“Siamo in stallo, vampira. Io non ucciderò Jean-Claude senza la certezza di riavere Josh. E sono<br />

l’unica che ti può portare abbastanza vicina a lui da avere una speranza di sconfiggerlo.”<br />

“Sei disposta a portare lui da me?”<br />

Anita fece di no con la testa ma Jean-Claude la fermò con una mano e le accennò un altro sì.<br />

“Se mi proponi delle condizioni ragionevoli sul rilascio di Josh, potrei farlo”<br />

La vampira si prese parecchio tempo per rispondere.<br />

“Se verrà al Circo da solo a sfidarmi, io ti farò trovare tuo fratello pronto per andarsene, insieme a<br />

te.”<br />

“Intendi dire che sarà una sfida leale tra te e Jean-Claude?”<br />

“Sì, è quello che intendo”<br />

“E libererai Josh prima del duello?”<br />

“Sì, esecutrice. Però tu andrai via con lui, non potrai fermarti ad aiutare Jean-Claude.”<br />

“E libererai anche Jason?”<br />

“Chi?” Ecate soffocò una risata “Ah, sì, il lupacchiotto… Perché no. Ma ad una sola condizione:<br />

quando avrò ucciso Jean-Claude tutti dovranno sapere che sei stata tu a giustiziarlo per i crimini che<br />

ha commesso.”<br />

La voce di Jean-Claude si insinuò nella sua mente *Dille che va bene*<br />

*Sei sicuro di poterle tenere testa? Sei sicuro di poterla sconfiggere?*<br />

*Sì ma petite. In un duello la sconfiggerò*<br />

Non era convinta. Non era per niente convinta. Tutto questo le ripugnava. Ma dovevano in qualche<br />

modo tirare fuori di lì Josh. In qualsiasi modo.<br />

80


“Affare fatto, Ecate. Possiamo arrivare tra mezz’ora”<br />

“Ti aspetto, esecutrice. E dì a Jean-Claude che per me sarà un vero godimento rivederlo”<br />

81


21.<br />

“<strong>The</strong> Eagle’s Eyry” era il locale più frequentato dai mannari di Chicago, ma Romanov era un<br />

Master che teneva il guinzaglio molto corto a chi gli apparteneva, quindi il pub era altrettanto<br />

affollato di vampiri. Tutti avevano un atteggiamento di imperturbabile neutralità, ognuno sembrava<br />

farsi i fatti propri, ma attraverso l’aria densa di fumo Asher riusciva a percepire come tutti si<br />

tenevano silenziosamente sotto controllo.<br />

Era seduto da più di venti minuti in una posizione laterale che gli offriva una vista perfetta<br />

sull’ingresso e stava fumando la quarta sigaretta quando finalmente la sua preda entrò e si avvicinò<br />

al bancone del bar.<br />

Aveva pensato a lungo al sistema più persuasivo per attirare Feodor a St. Louis, e quello che aveva<br />

in mente era un gioco pericoloso, ma il fatto di essere da solo semplificava le cose, e dalle<br />

informazioni fornite da Bittersweet avrebbe dovuto trovare un terreno fertile. Una mente avida e<br />

ribelle, ma non abbastanza coraggiosa da osare sfidare apertamente il suo Master. Il controllo di<br />

Romanov era forte e gli stava maledettamente stretto. Ma di Padma aveva molta più paura. Se<br />

Romanov poteva controllarlo, Padma poteva spingerlo a fare qualsiasi cosa anche contro la sua<br />

volontà. Poteva trattenerlo nella sua forma di aquila finchè non sarebbe stato più in grado di<br />

mangiare qualcosa senza afferrarla con il becco.<br />

Dopo aver scambiato poche parole con il barista, Feodor guardò nella sua direzione e si diresse<br />

verso di lui.<br />

“Molto bene. Ecco qui il famoso Asher”<br />

“Feodor. Accomodati, je t’en prie”<br />

Il licantropo appoggiò il bicchierino di vodka al tavolo mettendosi seduto.<br />

“Tutti dicono che sei il secondo in comando del master di St. Louis”<br />

“Quello in effetti è il mio ruolo. Ufficialmente.”<br />

“Hm. Hai anche un ruolo non ufficiale?” Feodor strizzò un occhio maliziosamente, ma il sorrisino<br />

gli morì sulle labbra e si agitò sulla sedia incontrando lo sguardo gelido del vampiro.<br />

“Tutti dicono che tu sei l’uccellino in gabbia del Master di Chicago”<br />

La risposta a denti stretti del licantropo lo investì con la sua rabbia “Quel succhiasangue pensa di<br />

poter schioccare le dita e di trovarmi pronto a portargli fuori la spazzatura. Ma deve ancora capire<br />

chi è l’Alpha in questa città”<br />

Asher sorrise malignamente “Oh… quanto astio nelle tue parole. Sembra che non tutto quello che la<br />

gente dice corrisponda alla verità.”<br />

“Vieni al dunque, cadavere ambulante. Mi hanno detto che mi volevi parlare, ma non amo trattare<br />

con i non-morti.”<br />

“Che termini scortesi e antiquati, Feodor! Molto bene. A volte si sentono dire in giro anche cose<br />

molto interessanti. Sembra che il passaggio di Padma abbia lasciato il segno in questa città… si dice<br />

che si preparino interessanti novità a Chicago… e anche a St. Louis.”<br />

“Tu eri con Padma e il Consiglio. Cosa ci fai adesso a St. Louis?”<br />

Asher si portò una mano vicino al volto e con studiata lentezza si scostò i capelli dalla parte destra<br />

del viso, portandoli dietro l’orecchio, e osservò la reazione di spavento e di disgusto dipingersi negli<br />

occhi di Feodor.<br />

“Sai che cosa ha provocato queste cicatrici?”<br />

“S-sì. Se ne è parlato alla corte di Romanov mentre eri qui con il Consiglio. Per quello ti chiedo<br />

ancora: cosa ci fai al fianco del Master di St. Louis?”<br />

Un sibilo rabbioso uscì dalle labbra di Asher. “Il Consiglio mi ha negato la mia vendetta. Ma tu<br />

pensi che si possa rinunciare così facilmente a ciò che è stato l’unico scopo della propria esistenza<br />

per più di duecento anni?”<br />

Feodor deglutì faticosamente. “Come hai convinto Jean-Claude a fidarsi di te allora?”<br />

82


“Jean-Claude è sempre stato troppo sentimentale per capire di chi poteva fidarsi davvero. Parliamo<br />

di affari Feodor. Tu sai che Romanov è un alleato di Jean-Claude.”<br />

“G-già.”<br />

“Come pensi che la prenderà quando scoprirà che hai orchestrato per conto di Padma il piano per<br />

incastrare e far giustiziare il suo vecchio amico francese?”<br />

“Hai intenzione di riferirglielo?”<br />

“Devo ancora decidere. Pensi che con Ecate al comando ti andrà meglio?”<br />

Sentendo quel nome, Feodor sbattè le palpebre nervosamente, chiedendosi di quanti altri particolari<br />

fosse a conoscenza il vampiro che gli stava seduto di fronte.<br />

“Lei almeno non ha i rapaci come animali da richiamo! Con lei sarà un’alleanza basata su favori e<br />

scambi, non sullo stramaledetto potere di imporci la sua volontà!”<br />

“E pensi che sarà abbastanza forte da opporsi a Romanov per proteggerti?” Asher ridacchiò<br />

sommessamente.<br />

Il mannaro strinse gli occhi e lo fissò con odio. “Lei forse no, ma Padma sì. Perché sei qui? Cosa<br />

vuoi da me Asher?”<br />

“Voglio il posto di Jean-Claude. Romanov è suo alleato, ma ha paura di me. Non si metterà contro<br />

di me per aiutarlo.”<br />

“Sembri molto sicuro di te, vampiro.”<br />

“Ecate non ce la farà contro Jean-Claude. Non riuscirà a sconfiggerlo. E quando tu avrai fatto fallire<br />

il piano di Padma, ti troverai allo scoperto senza nessuno che ti pari il culo. Pensaci, Feodor. Non ti<br />

conviene allearti a qualcuno che ha un po’ più di potere? E Padma sarà comunque contento di te.<br />

Ecate è solo una pedina, l’unica cosa di cui gli importa è vendicarsi di Jean-Claude.”<br />

“Wow. Sembra che il Master di St. Louis ne abbia combinate delle belle per attirarsi tanti rancori…<br />

Comunque non ti devi preoccupare di lui. Ecate riuscirà ad eliminarlo. Ha un piano perfetto, e a<br />

quest’ora l’Esecutrice avrà già fatto il suo dovere.” concluse con una risatina malevola.<br />

Asher sentì accelerare le pulsazioni “Hai detto l’Esecutrice?”<br />

“Oh sì…” sorrise compiaciuto Feodor “Ecate ha rapito suo fratello… e il solo sistema per liberarlo<br />

sarà portarle la testa di Jean-Claude. Ci libereremo di lui molto più facilmente di quanto pensassi,<br />

sei contento?”<br />

“Stiamo parlando della stessa esecutrice? Di Anita Blake?”<br />

“E di chi altro se no? Chi altro potrebbe avvicinarsi abbastanza a Jean-Claude da riuscire a<br />

piantargli un paletto nel cuore se non la sua amata e traditrice serva umana?”<br />

Asher soffocò a fatica l’odio violento che rischiava di travolgerlo, e non permise a nessuna<br />

emozione di rivelarsi sul suo volto. La situazione era molto più grave di quanto aveva pensato. Ma<br />

Anita? La conosceva da poco e quello che aveva visto in lei…. No, non poteva essersi sbagliato.<br />

Jean-Claude si fidava completamente di lei. Era mai possibile che…?<br />

Ma per un fratello. Che cosa si fa per un fratello? Chi si sceglie tra un fratello e un amante?<br />

Feodor lo stava osservando pieno di aspettativa.<br />

“Sembra un piano geniale. Anzi, è perfetto. Così noi dovremo solo occuparci di Ecate.”<br />

“Perché dovrei allearmi con te e tradire Ecate?”<br />

“Perché io ti posso proteggere da Romanov. Oppure ti posso uccidere prima che sorga il sole. Tu mi<br />

servi per arrivare ad Ecate e distruggerla. Altrimenti tanto vale che ti elimini adesso, non credi? Non<br />

ho aspettato tutto questo tempo per poi permettere ad un mannaro intraprendente e ad una Master<br />

capricciosa di rovinare la mia vendetta. Il consiglio si è già messo in mezzo una volta di troppo, e<br />

ora che mi ha fornito un’occasione perfetta non intendo sprecarla.”<br />

Lo sguardo del vampiro terrorizzò Feodor. Tutto quell’odio, quella crudeltà, gli dicevano che era<br />

capace di tutto quello che minacciava. Un vampiro che era sopravvissuto alla corrosione dell’acqua<br />

santa sparsa sul suo corpo goccia a goccia per giorni e giorni doveva essere capace di quello e di<br />

molto peggio, di questo era assolutamente certo.<br />

“Qual è il piano?”<br />

83


“Dobbiamo arrivare a St. Louis più in fretta possibile. Prima che Ecate abbia la possibilità di<br />

dichiararsi ufficialmente nuova Master. Appena i vampiri di St. Louis percepiranno la morte di<br />

Jean-Claude sarà corsa aperta alla posizione di Master, a meno che non ci sia già un vampiro<br />

abbastanza potente da scoraggiare ogni sfida. Quindi vorrei arrivare in città almeno un attimo prima<br />

dell’avvenuta esecuzione.”<br />

Feodor sembrò incerto per un attimo. “Potrebbe già essere troppo tardi. Fammi fare una telefonata,<br />

ho un amico pilota che forse ci può essere utile.”<br />

Il licantropo si alzò per chiedere il telefono al barista, e Asher chiuse per un attimo gli occhi, senza<br />

permettere al nodo che gli serrava la gola di trasformarsi in lacrime.<br />

Era già abbastanza dura dover giocare a mentire e ingannare Jean-Claude. Al pensiero che forse<br />

tutto sarebbe stato inutile perché sarebbe arrivato troppo tardi sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui.<br />

Il cuore, doveva essere il suo cuore che si stava frantumando in mille pezzi.<br />

84


22.<br />

Ecate si era già sistemata al Circo dei Dannati come se fosse casa sua.<br />

Mentre entrava nella sala che un tempo era stata quella del trono di Nikolaos, e poi era diventata il<br />

soggiorno di Jean-Claude, Anita provò un’acuta irritazione nel vedere le pareti di pietra<br />

drappeggiate in nero e i tetri pezzi d’arredamento in stile pseudo-gotico che avevano sostituito il<br />

tavolino di cristallo e i bianchi divani in pelle. Si bloccò senza parole accorgendosi che sopra il<br />

camino era stato appeso un lugubre quadro raffigurante un inferno pieno di dannati urlanti al posto<br />

del ritratto di Asher, Jean-Claude e Julianna.<br />

L’irritazione si trasformò in rabbia, nella sensazione che il suo territorio fosse stato violato, invaso.<br />

Ed era così, in effetti, anche se a rigore non si trattava del suo territorio ma di quello di Jean-Claude.<br />

Erano scesi fianco a fianco, scortati da due aquile mannare, e Anita si sentiva molto come un<br />

carnefice che porta un agnello a farsi macellare. Era assolutamente ridicolo pensare a Jean-Claude<br />

come ad un agnello. Però lei era stata invitata come esecutrice, quindi il paragone non era così<br />

azzardato.<br />

La presenza della vampira, attorniata dai suoi tre seguaci e da diversi altri mannari distolse Anita<br />

dalle sue elucubrazioni.<br />

Ecate sedeva su una specie di alto scranno nero, e indossava un completo in pelle rossa che lasciava<br />

pochissimo all’immaginazione. I pantaloni a vita bassa aderivano come un guanto ai suoi fianchi<br />

magri, il top si fermava appena sotto il seno, ed una giacca molto corta e senza bottoni arrivava<br />

appena a sfiorarle il punto vita. Quando si alzò in piedi Anita si rese conto che era molto alta, e<br />

molto bella. Il pallido viso un po’ spigoloso era incorniciato dalla frangia e da un velo di capelli<br />

neri, perfettamente dritti e lucidi, che le scendevano appena sotto le spalle. Gli occhi di un azzurro<br />

chiarissimo erano scintillanti di entusiasmo. Per un attimo le ricordarono il colore degli occhi di<br />

Asher, ma quelli della vampira non avevano il minimo accenno di tristezza. Solo una crudele<br />

allegria.<br />

Non dovette sforzarsi di evitare il suo sguardo perché la vampira non la stava guardando affatto. La<br />

sua attenzione era tutta per Jean-Claude. Dal momento in cui era entrato nella stanza l’aveva<br />

praticamente divorato con quei glaciali occhi azzurri, soffermandosi su ogni parte del suo corpo<br />

come se la stesse pregustando.<br />

Sì, pregustare era il termine adatto: se fosse stata un gatto, si sarebbe leccata i baffi osservando il<br />

canarino che pensava di avere per cena.<br />

Poi lo sguardo di Anita si abbassò ai piedi della vampira, e un grido le rimase soffocato in gola.<br />

Josh era rannicchiato per terra, lo sguardo terrorizzato e perso nel vuoto come se non riconoscesse<br />

nessuno, come se non riuscisse neanche a capire dove si trovava. Dovevano averlo drogato, e<br />

rabbrividì ripensando a quello che aveva provato mentre era stata in loro potere, al cieco terrore, ai<br />

mostri irriconoscibili che aveva visto intorno a sé.<br />

A fianco di Josh, con i polsi incatenati ad una specie di guinzaglio tenuto da un altro vampiro, c’era<br />

Jason, che alzò gli occhi a guardarla. A quanto pare era l’unico interessato a lei, ma ciò che lesse<br />

nella sua espressione non servì certo a rincuorarla. C’era rabbia, delusione, disprezzo negli occhi<br />

del licantropo, e Anita si rese conto sbalordita che Jason pensava davvero che lei stesse<br />

consegnando Jean-Claude al nemico.<br />

Quello sguardo la ferì molto più profondamente di quanto si aspettasse, ma non c’era niente che<br />

poteva fare in quel momento per rassicurarlo. Lo scopo era farli uscire di lì vivi.<br />

Finalmente Ecate la degnò della sua attenzione.<br />

“E così questa è la nostra piccola esecutrice… Devi avere delle doti segrete per aver stregato il<br />

nostro bel Jean-Claude!”<br />

Una risata fanciullesca inondò la stanza, ma a dispetto del timbro gioioso Anita si sentì la pelle di<br />

tutto il corpo come percorsa dallo zampettio di migliaia di insetti, e si rese conto che Jason si stava<br />

85


dimenando nel tentativo di alleviare quella sensazione ripugnante, con l’unico risultato di riaprire le<br />

ferite ai polsi legati.<br />

Jean-Claude parlò con voce ferma e assolutamente calma “Noi siamo qui secondo i patti, Ecate.<br />

Libera gli ostaggi e affronta la sfida”<br />

“Non avere tanta fretta, ma jolie pute, il mio accordo è con l’Esecutrice, non con te.”<br />

C’era qualcosa di sbagliato nell’atteggiamento di Ecate, ma Anita non riusciva a identificare cosa.<br />

Poi la vampira si rivolse direttamente a lei, e Anita percepì che il suo potere non era enorme, ma<br />

un’ombra sinistra la avvolgeva, come se il potere di qualcun altro la accompagnasse discretamente<br />

in ogni suo movimento, e cominciò a preoccuparsi.<br />

“Allora, esecutrice… sei proprio sicura di non voler essere tu a mettere fine a questa sua triste<br />

esistenza? Un colpetto veloce… Te lo lascerà fare, sai? Scommetto che non si difenderà contro di<br />

te…”<br />

“L’accordo era chiaro, Ecate. Mi consegnerai gli ostaggi e voi due vi sfiderete”<br />

“Sì… certo… gli ostaggi” Con un gesto annoiato si rivolse agli altri vampiri che afferrarono Josh,<br />

tagliarono le corde che lo legavano e lo gettarono come un peso morto contro Anita, facendola<br />

vacillare.<br />

Josh si aggrappò disperatamente alle sue ginocchia e Anita cercò di non perdere l’equilibrio, mentre<br />

con un occhio continuava a tenere sotto controllo la situazione della stanza e con l’altro cercava di<br />

capire in che condizioni era ridotto suo fratello.<br />

Ma l’improvviso gemito terrorizzato di Josh richiamò per un istante tutta la sua attenzione<br />

distraendola per una frazione di secondo, il tempo di abbassare lo sguardo per rassicurare il ragazzo.<br />

E poi fu troppo tardi.<br />

Con la coda dell’occhio percepì un fulmineo movimento, un urlo di rabbia e uno scatto di Jean-<br />

Claude come se cercasse di sfuggire a qualcosa … e poi nello spazio di un istante, troppo,<br />

veramente troppo veloce perché avesse una sola possibilità di reagire, una massa pulsante di enormi<br />

ali brune, piume e corpi muscolosi aveva sommerso Jean-Claude.<br />

Anche se non le avevano permesso di portare la Browning dentro il Circo, era riuscita a tenere di<br />

nascosto la Firestar, ma mentre pensava di impugnarla capì che non sarebbe mai stata abbastanza<br />

veloce.<br />

Uno dei vampiri teneva già per la gola Jason, mentre Jean-Claude era stato costretto in ginocchio e<br />

messo in manette, sovrastato da un numero imprecisato di uomini-aquila.<br />

Anita fissò con orrore uno dei mannari che lo avvolgeva nelle spire di una spessa catena argentata, e<br />

un altro che gli annodava una benda sopra gli occhi.<br />

*Prendi Josh e Jason ed esci di qui, ma petite* La voce di Jean-Claude nella sua mente suonò calma<br />

e decisa.<br />

*Lo sapevi!! Tu avevi previsto che sarebbe andata così! Perché non mi hai avvertita Jean-Claude?<br />

Perché?*<br />

Gli altri erano di nuovo tutti immobili, ed Ecate aveva un sorriso maligno stampato sulla faccia.<br />

“Sei libera di andare, esecutrice, come eravamo d’accordo. Prendi tuo fratello e portalo fuori di qui.<br />

Ti sarà risparmiato il lavoro sporco, per questa volta.”<br />

Anita sentì il cuore battere così velocemente che per un attimo pensò che tutti lo potessero<br />

ascoltare. “Maledetta puttana… l’accordo parlava di una sfida, questa invece sarà un’esecuzione<br />

vero?”<br />

“Ti dà fastidio che ti rubi il lavoro, piccola? Non ti preoccupare, come d’accordo, il merito sarà<br />

tutto tuo!” di nuovo quella risata raccapricciante zampettò sulla loro pelle.<br />

“L’accordo prevedeva anche la libertà di Jason”<br />

“No!” un urlo arrivò dal fondo della sala, da Jason che era ancora tenuto per i capelli da un<br />

vampiro, con i denti già scoperti sulla sua gola. “Non scambiare la mia vita con quella del Master!<br />

Non puoi farlo! Io non lo tradirò abbandonandolo qui.”<br />

86


Ecate si lasciò sfuggire una risata gioiosa “Ecco, vedi… il lupacchiotto preferisce restare con noi.<br />

Ma stai tranquilla, non credo che ci sarà bisogno di ucciderlo…. Di questi tempi le pommes-de-sang<br />

sono una merce così rara e costosa…”<br />

Josh tremava e gemeva ai suoi piedi e Anita si rese conto con rabbia che l’unico modo per portarlo<br />

fuori di lì sarebbe stato prenderlo di peso ed uscire insieme a lui.<br />

“No. Jason deve venire via con noi.”<br />

“Deve… deve… deve…” Ecate fece un cenno con il polso, sbuffando capricciosamente. “Ma sì…<br />

non mi sono mai piaciuti i lupi tutto sommato… e di certo non vogliamo che l’Esecutrice ci accusi<br />

di non stare ai patti… Stanley, sii gentile, accompagna all’uscita la nostra ospite”<br />

Il vampiro che teneva stretto Jason non mollò la presa e trascinò di peso il licantropo in mezzo alla<br />

sala, davanti ad Anita.<br />

“Sai, piccola esecutrice…” continuò la vampira avvicinandosi a Jean-Claude “credo proprio che<br />

aspetterò a giustiziarlo ancora qualche giorno… era talmente divertente giocare con lui… ti ricordi<br />

jolie pute?” Nessun movimento tradì la reazione di Jean-Claude mentre la vampira gli passava<br />

un’unghia affilata lungo la guancia, lasciando una sottile striscia di sangue al suo passaggio, poi si<br />

portò languidamente il dito alla bocca, leccando via il fluido rosso. E continuò a rimanere<br />

assolutamente immobile quando Ecate si piegò su un ginocchio e insinuò una mano tra le sue<br />

gambe incominciando ad accarezzargli l’inguine con il palmo della mano.<br />

“Io mi ricordo com’eri dopo giorni e giorni in cui non ti era permesso di nutrirti… di nutrire il tuo<br />

incubus… oh, sì, allora era delizioso quello di cui eri capace a letto. Immagino che tu non abbia<br />

perso il tuo tocco. Tu che ne pensi, piccola esecutrice?” si girò di scatto verso Anita “Si è tenuto in<br />

allenamento in tutti questi secoli, o la tua mente puritana e piccolo borghese non è stata capace di<br />

apprezzare tutte le sfumature della sua perversione?”<br />

La voce roca e trattenuta di Jean-Claude attirò di nuovo l’attenzione di Ecate su di sé “Se non fossi<br />

stato sul punto di impazzire per la fame non avrei mai nemmeno lontanamente desiderato toccarti,<br />

Ecate.”<br />

La vampira scoppiò a ridere, gettando la testa all’indietro “Jean-Claude… non ti preoccupare…<br />

quando avrò finito con te mi supplicherai di potermi toccare… oppure mi pregherai di ucciderti. Sì<br />

c’è anche questa possibilità Ma sei troppo bello per andare sprecato! Credo che sarà molto più<br />

divertente ridurti nello stato di non poter nuocere troppo e tenerti qui in salotto a disposizione degli<br />

ospiti per un po’ di tempo!”<br />

Anita si sentì sommergere da un’ondata di odio, e si rese conto che non era solo il suo, ma era<br />

quello di Jean-Claude, insieme a lampi di immagini crudeli che le fecero chiudere gli occhi. Peccato<br />

che quelle immagini fossero nella sua mente, e non davanti ai suoi occhi, e che chiuderli non<br />

sarebbe bastato a farle scomparire.<br />

*Per favore ma petite, porta via tuo fratello* in mezzo a tutto quel dolore la voce mentale di Jean-<br />

Claude non sembrava più così imperturbabile, e le comunicò un senso di urgenza pericolosa.<br />

La stretta convulsa delle mani di Josh la riportò al presente. Voleva agire, smaniava per estrarre la<br />

pistola e fare il tiro al bersaglio con quei maledetti bastardi… ma le aquile mannare erano troppo<br />

numerose, Jason avrebbe avuto la gola squarciata immediatamente, e suo fratello non avrebbe avuto<br />

la minima possibilità di uscirne vivo.<br />

Allungò la mano per aiutare Josh ad alzarsi, gli circondò la vita con un braccio e cominciò a<br />

camminare all’indietro verso l’uscita, cercando di ignorare le lacrime di Jason, che veniva trascinato<br />

verso la porta dal vampiro Stanley, e le risatine della vampira che continuava a stuzzicare le parti<br />

intime di Jean-Claude incatenato sul pavimento.<br />

“Vai… vai via esecutrice prima che cambiamo idea…”<br />

87


23.<br />

Stanley aveva spinto per terra Jason, senza slegarlo, e aveva sbattuto dietro di loro la porta del<br />

Circo. Erano fuori.<br />

Quello che avrebbe davvero desiderato fare Anita, era lasciarsi andare per terra e vomitare anche<br />

l’anima. Invece continuò a sorreggere suo fratello, sussurrandogli parole rassicuranti, finchè non<br />

arrivò alla macchina, e lo fece salire.<br />

Stava per tornare indietro ad aiutare Jason quando di colpo se lo ritrovò addosso alle spalle, la<br />

catena che gli legava i polsi trasformata in un cappio per strangolarla.<br />

“Non ti permetterò di abbandonare Jean-Claude a quei mostri! Come hai potuto fare una cosa simile<br />

Anita? Come puoi condannarlo così?”<br />

Il licantropo urlava e piangeva e stringeva, mentre Anita si dibatteva cercando di non soffocare, ma<br />

alla fine lei riuscì a raggiungere con la mano la pistola, sfilarla dalla cintura e premerla contro la<br />

gola di Jason.<br />

Lo scatto della sicura rimbombò sinistramente nel silenzio notturno.<br />

Jason allentò piano la presa, la sua voce si spense nelle lacrime e il suo corpo si afflosciò intorno ad<br />

Anita, trascinandola nella sua caduta.<br />

“Io credevo che tu lo amassi… e io … Jean-Claude è sempre stato gentile con me… io non posso<br />

lasciarlo nelle mani di quella… quella…”<br />

“Jason… Jason per favore, lasciami andare. Non ho intenzione di abbandonare Jean-Claude. Adesso<br />

rialzati e pensiamo a toglierci di qui.”<br />

Una scintilla di speranza brillò negli occhi lucidi del lupo mannaro. “Allora torniamo a prenderlo?”<br />

“Sì, Jason. Ma non adesso. Non da soli. Devo portare al sicuro Josh. E poi torneremo a prendere<br />

Jean-Claude.”<br />

“Oh.” Di nuovo calmo, Jason la aiutò ad alzarsi e la seguì docilmente fino all’auto, dove Anita<br />

spezzò le catene che lo stringevano sparando un paio di colpi ben assestati.<br />

Poi lei salì e mise in moto, abbassando il finestrino per parlargli.<br />

“Troviamoci al Lunatic Cafè. Cerca di radunare un po’ dei lupi. Io penserò a chi altro chiamare<br />

come rinforzi.”<br />

“Con Richard fuori città non sarà semplice radunarli e convincerli a collaborare”<br />

“Inventati qualcosa Jason. Hai visto meglio di me quante aquile mannare ci sono dentro il Circo. Ci<br />

serve il maggior numero di rinforzi possibile. E avere una nuova Master con uno stormo di aquile ai<br />

suoi ordini potrebbe dare parecchi fastidi anche al Branco”<br />

“Farò del mio meglio Anita.” Il licantropo abbassò lo sguardo “Dovevo capire che non avresti<br />

scambiato la vita di Jean-Claude con quella di Josh. Mi dispiace…”<br />

Lei rispose con una smorfia. “A quanto pare non sei stato l’unico a pensarla così. Per qualche<br />

motivo tutti mi credono capace di ammazzare sui due piedi il mio amante senza pensarci troppo su”<br />

Jason sgranò gli occhi “Vuoi dire che anche lui ha creduto che tu lo avessi tradito?”<br />

“In effetti non lo so… se anche l’ha pensato non gli ha impedito di concedersi un’ultima…” Anita<br />

arrossì di colpo e non finì la frase. “Ti raggiungo al Café appena ho messo al sicuro mio fratello.” E<br />

poi partì.<br />

Mentre guidava freneticamente fino al più vicino posto di polizia si sforzò di ragionare e di<br />

riacquistare il suo proverbiale sangue freddo. Durante il tragitto Josh aveva continuato a gemere,<br />

mormorando frasi sconnesse. Gli effetti della droga avevano appena cominciato a diminuire, ma<br />

Anita non era riuscita a pensare un’opzione migliore se non lasciarlo di fronte al distretto dopo<br />

avergli ripetuto un centinaio di volte che doveva chiedere di parlare con il sergente Storr e<br />

raccontargli tutto quello che era successo, tutto, dall’inizio alla fine, quando, dove, come… ma<br />

soprattutto *chi*.<br />

88


Poi ripartì alla ricerca di rinforzi. Non poteva andare tanto per il sottile, le servivano tutti gli alleati<br />

possibili. Dato che i lupi sarebbero stati un po’ latitanti avrebbe dovuto chiamare i leopardi. Non<br />

erano certo dei guerrieri, ma erano mannari, avrebbero dovuto farselo bastare. E poi i ratti. Rafael<br />

non avrebbe esitato un istante, ne era sicura, e sarebbe andato con lei a tirare fuori Jean-Claude da<br />

quel casino.<br />

Sì, forse per primi avrebbe contattato proprio i ratti, e sicuramente il posto più adatto per raccogliere<br />

le truppe era il Lunatic Café. Così guidò per altri venti minuti con il cuore in gola e accostò l’auto<br />

inchiodando sui freni a lato della strada. Non aveva tempo di cercare un parcheggio.<br />

Per fortuna analizzandola a mente lucida la situazione non era così disperata, visto che Ecate non<br />

sembrava intenzionata ad uccidere immediatamente Jean-Claude. Sì, c’era un po’ di tempo e i<br />

mannari l’avrebbero aiutata.<br />

Immersa nel conteggio dell’armata di rinforzi che poteva mettere insieme, non si accorse subito dei<br />

tre vampiri che la aspettavano poco distante dall’ingresso del Lunatic Café. Non se ne accorse<br />

finchè non le furono minacciosamente attorno.<br />

“Salve ragazzi. Cosa fate nel quartiere dei mannari? Non siete di turno al locale stasera?” Sospirò di<br />

sollievo. Li conosceva di vista, erano tre vampiri che lavoravano al Danse Macabre.<br />

Uno dei tre cominciò a camminarle intorno come uno squalo, bloccandole il passo appena lei<br />

cercava di scantonare.<br />

“Pensi di potertela cavare così facilmente?”<br />

Lo sguardo malevolo del vampiro non le diceva nulla di buono.<br />

“Di cosa cazzo stai parlando Rhys? Lasciami passare.”<br />

“Hai fretta di farti mangiare dai lupi Anita? Neanche loro saranno molto contenti di te, stasera.”<br />

Anita lo guardò interrogativamente. Non capiva davvero di cosa cazzo stava parlando, e le stava<br />

facendo perdere tempo prezioso. “Sì, ho una fretta dannata. <strong>To</strong>gliti di mezzo!”<br />

Gli altri due vampiri erano scivolati alle sue spalle, e improvvisamente l’avevano afferrata per le<br />

braccia, uno per parte.<br />

Maledizione! Che stupida ad abbassare la guardia con dei vampiri! E solo perché li conosceva!<br />

Stupida, stupida, stupida! Non aveva imparato niente in tutti quegli anni di caccia ai mostri?<br />

Non cercò neanche di divincolarsi perché la presa ferrea delle loro mani le avrebbe solo fatto<br />

guadagnare dei lividi gratuiti. Però stavano stringendo veramente troppo.<br />

“Dormirai tranquilla stanotte, esecutrice? Dopo aver tradito il tuo Master?”<br />

“Tradito?” Anita sgranò gli occhi sbalordita.<br />

“Io dico che non possiamo lasciarla dormire tranquilla…” riprese la voce alla sua destra.<br />

“Io dico che non dovrebbe dormire affatto questa notte… Dico che dovrebbe essere ripagata della<br />

stessa moneta con cui ha venduto Jean-Claude.”<br />

“Ehi, ragazzi, non avete capito niente… mpf!”<br />

Un quarto vampiro era arrivato alle sue spalle, e mentre una mano le tappava la bocca, una voce<br />

femminile le sibilò dietro la testa.<br />

“Che tu sia maledetta Anita Blake. Jean-Claude ti amava, Jean-Claude ti ha messa davanti a tutti, si<br />

è fidato di una cacciatrice di vampiri invece di confidare nei suoi compagni più antichi e leali. E tu<br />

l’hai portato davanti al suo plotone di esecuzione. Che tu sia maledetta Anita Blake, se non pagherai<br />

caro quello che hai fatto!”<br />

Mentre si dibatteva disperatamente nonostante la morsa che minacciava di spezzarle le ossa delle<br />

braccia, Anita intravide un pugno che le veniva incontro alla faccia, ad una velocità e con una forza<br />

decisamente soprannaturali. Un attimo prima che il buio la inghiottisse il suo ultimo pensiero fu:<br />

“Nooo… di nuovo!”<br />

89


24.<br />

Un ronzio furibondo le rintronava la testa. Provò lentamente ad aprire gli occhi ma la palpebra<br />

gonfia cominciò a pulsare dolorosamente e decise che per il momento poteva anche tenerli chiusi.<br />

Però poteva ascoltare e rendersi conto della sua situazione. Si trovava sdraiata su un fianco, su<br />

qualcosa di duro, ma non freddo come un pavimento. Delle corde la tenevano legata come un<br />

salame dalle caviglie fino al petto, le braccia strette e immobilizzate contro i fianchi.<br />

Aveva ancora addosso i vestiti, e questo era già un miglioramento rispetto al rapimento precedente.<br />

Un profumo intenso e dolciastro impregnava l’aria della stanza, e il rumore di movimenti e di voci<br />

mescolate le arrivava dalla parte verso cui era girata.<br />

Poi all’improvviso una risata sovrastò gli altri suoni, facendole accapponare la pelle. Sembrava che<br />

milioni di formiche stessero prendendo d’assalto il suo corpo. Anita trattenne un gemito ed<br />

incurante della fitta che le trapassava il cervello spalancò gli occhi. Subito dopo desiderò non averlo<br />

fatto, ma ormai non poteva fare a meno di guardare.<br />

Doveva essere una delle numerose camere da letto inutilizzate del Circo dei Dannati perché<br />

riconosceva le inconfondibili e cupe pareti in pietra, ma la disposizione della stanza le risultava<br />

sconosciuta.<br />

C’era un letto a baldacchino, con quattro colonne di legno agli angoli che reggevano un drappeggio<br />

di velluto viola. Intorno al letto si aggiravano i tre vampiri di Ecate. Al centro spiccava sopra a tutti<br />

la testa bruna di Ecate stessa, che si era tolta la giacca: ora il suo busto era coperto unicamente dal<br />

reggiseno di pelle rossa.<br />

Poi i vampiri si spostarono e Anita potè vedere chi giaceva sul letto, ed era oggetto di tutte quelle<br />

attenzioni.<br />

Jean-Claude era stato legato con mani e piedi alle colonne ai quattro angoli del letto. Era nudo dalla<br />

cintola in su, i pantaloni erano stati abbassati e strappati scoprendo il suo sesso. Ed era evidente che<br />

non si stava divertendo affatto.<br />

Il suo pallore era impressionante. Non l’aveva mai visto assomigliare così tanto al colore di un<br />

cadavere. Poi osservando i movimenti dei vampiri capì cosa avevano fatto, cosa continuavano a<br />

fare.<br />

A turno, in una specie di danza sgraziata, si chinavano su di lui e affondavano le zanne nelle parti<br />

più tenere del suo corpo. Gli stavano succhiando via tutto il sangue, ed Ecate si era tenuta il<br />

bocconcino migliore. Lo montava a cavalcioni, percorreva sensualmente il suo petto con le unghie<br />

tracciando sottili linee rosse, e ogni tanto scopriva le zanne e si abbassava a colpire.<br />

Jean-Claude aveva ancora la benda sugli occhi, una fascia rossa che spiccava con una bellezza<br />

oscena contro il nero dei suoi capelli e il bianco splendore della sua pelle. Aveva le labbra<br />

socchiuse, come in una specie di sospiro languido, ed Anita si sentì percorrere da un brivido. Era<br />

raccapriccio, panico, ma nascosta sul fondo c’era anche una minuscola scintilla di eccitazione.<br />

Bastò la voce di Ecate per soffocare quella scintilla.<br />

“Non potrai resistere ancora a lungo, joli. Prima o poi dovrai nutrirti, in un modo…. o nell’altro. E<br />

dato che, come puoi certo immaginare, non ti permetterò di bere il sangue di nessuno… io e i miei<br />

vampiri saremo qui per soddisfare la tua fame… e sono sicura che quando l’ardeur ti monterà ci<br />

implorerai ad uno ad uno di fotterti … esattamente come ai vecchi tempi!” la vampira finì la frase<br />

mentre gli disegnava nuovi graffi sanguinanti intorno ai capezzoli, e poi si chinava a prosciugarli<br />

con la punta della lingua. Jean-Claude sussultò inarcando leggermente la schiena, e Anita non riuscì<br />

a trattenere un singhiozzo. Di colpo tutti i vampiri si girarono a guardare verso di lei. Brava Anita,<br />

così sei riuscita ad attirare la loro attenzione. Complimenti.<br />

“Sembra che la tua serva umana si voglia unire a noi, tesoro.” cinguettò Ecate “E’ stato veramente<br />

un gesto gentile da parte dei tuoi vampiri consegnarcela già impacchettata a dovere! L’hanno presa<br />

così male quando si è sparsa la voce che Anita ti aveva teso una trappola per portarti da me…”<br />

90


“No… Anita…” il suo nome uscì come un debole soffio dalle labbra completamente esangui di<br />

Jean-Claude.<br />

Non poteva rimanere ancora in silenzio.<br />

“Perfetto. Ho sempre pensato che i vampiri fossero dei viscidi succhiasangue senza nessun onore. E<br />

tu non fai eccezione. E’ la seconda volta stanotte che ti rimangi la parola data!”<br />

“Tu non sai niente di onore Anita Blake!” le sibilò contro Ecate, mentre scendeva dal letto e si<br />

avvicinava a grandi passi verso di lei. Forse, pensò Anita, non era stata una grande idea distoglierla<br />

dal suo piccolo gioco sadico.<br />

“E non sai niente del nostro passato… credi che alla fine non gli piacerà, che alla fine non urlerà di<br />

piacere mentre nutre l’ardeur?”<br />

“Dammi della stupida se vuoi, ma non penso che lo stupro di gruppo faccia parte della sua idea di<br />

piacere.”<br />

“Ne sei così sicura, esecutrice? O sei solo gelosa perché non sei in grado di soddisfare le sue<br />

aspettative?”<br />

“Ma sei una pazza squilibrata o cosa? Prima lo vuoi uccidere, poi lo vuoi torturare all’infinito,<br />

adesso sembri un’innamorata che cerca di riconquistare una vecchia fiamma che l’ha scaricata …<br />

un po’ di coerenza mai, vero? Non hai mai sopportato l’idea che Jean-Claude facesse sesso con te<br />

solo perché era obbligato…”<br />

Anita si accorse distintamente di un rumore soffocato che veniva dalla parte di Jean-Claude. No,<br />

non si era sbagliata. Lui stava *ridendo*.<br />

Probabilmente era troppo debole per parlarle mentalmente, ma le sembrò quasi di sentire il suo<br />

commento - Ma petite, prima di dare della pazza squilibrata ad Ecate sarebbe meglio avere un piano<br />

di riserva -.<br />

In effetti lo sguardo furibondo della vampira le fece capire che l’unico risultato ottenuto era stato<br />

quello di farla incazzare con lei. Beh, almeno avrebbe lasciato un po’ di respiro a Jean-Claude.<br />

“Presto non ci troverete più niente da ridere… né tu né lui. Non ti ha mai mostrato cosa significa<br />

l’ardeur, vero? Non hai idea di quello che è disposto a fare quando non può più evitare di<br />

nutrirlo…”<br />

“Io so benissimo cosa significa l’ardeur”<br />

La voce, profonda e sensuale, era sopraggiunta alle spalle di Anita, che vide Ecate sgranare gli<br />

occhi e rimanere congelata a metà della frase.<br />

La vampira cominciò ad arretrare con passi lenti e circospetti, mentre Asher avanzava nell’arco<br />

visivo di Anita, scortato da un licantropo in forma di uomo-aquila che li sovrastava tutti con<br />

un’impressionante apertura alare, e che portava a tracolla un Mini-Uzi.<br />

91


25.<br />

“Complimenti, Ecate. Mi hai risparmiato un sacco di lavoro con questa pittoresca messinscena.”<br />

Anita guardò Asher a bocca aperta. Sembrava che tutte le sue peggiori previsioni si stessero<br />

avverando.<br />

Ecate continuava a indietreggiare guardinga, senza permettere ad Asher di avvicinarsi troppo a lei.<br />

Gli occhi lampeggiavano alternativamente verso di lui e verso il licantropo che lo accompagnava.<br />

Alla fine si rivolse a quest’ultimo.<br />

“Feodor! Che cosa sei venuto a fare qui? E perché sei con lui?”<br />

Fu Asher però a rispondere.<br />

“E’ molto semplice. Feodor è un vero politico, e sa sempre esattamente con chi gli conviene<br />

allearsi.”<br />

“Padma non te la farà passare liscia, stupido rapace!”<br />

Feodor rimase ancora in silenzio, ma puntò l’arma dritta verso la testa della vampira.<br />

“Ti sbagli, Ecate. A Padma non interessa davvero chi sostituirà Jean-Claude come Master a St.<br />

Louis. Quello che gli sta veramente a cuore è vederlo definitivamente morto. Se poi nel conto ci<br />

mettiamo anche Anita Blake che è la vera responsabile della morte di Fernando… penso proprio<br />

che lo faremo felice. Indipendentemente dal fatto che tu e la tua minuscola congrega sopravviviate<br />

oppure no.”<br />

Anita poteva vederlo di profilo, il suo profilo sinistro, liscio e perfetto, poteva intravedere la piega<br />

crudele che gli increspava le labbra, ma non poteva credere ai suoi occhi.<br />

Alla fine non riuscì a trattenere oltre l’odio e la rabbia. “Bastardo…. bastardo traditore… dovevo<br />

ammazzare anche te, insieme a Fernando e a quel vigliacco di suo padre!”<br />

Asher si girò di scatto verso di lei, con un’espressione leggermente stupita sul volto, che<br />

rapidamente si trasformò in diffidenza. Si avvicinò alla panca su cui era immobilizzata e si abbassò<br />

per portarsi a livello del suo sguardo.<br />

“Sei tu che mi vieni a parlare di tradimento, Anita?” la sua voce era dolce, melliflua, con un<br />

sottofondo di minaccia. “Però hai fatto male i tuoi calcoli, visto che non sei esattamente nella<br />

posizione di fare minacce… Mi hanno detto che il tuo compito era giustiziare Jean-Claude… e mi<br />

sarebbe dispiaciuto molto che tu mi privassi di quel piacere. Ma che cosa è andato storto?”.<br />

Anita gli restituì uno sguardo carico d’odio “Ti hanno informato male … Mi fai schifo Asher, sei un<br />

mostro senza cuore e stai distruggendo l’unica possibilità che avevi di rimettere insieme i pezzi rotti<br />

della tua misera esistenza.”<br />

Asher la fissò senza alcuna espressione sul volto, poi si rialzò lentamente. Era sicura che la sua<br />

freccia aveva colpito il segno, e godeva di quella perfida soddisfazione, visto che al momento non<br />

c’era nient’altro di cui rallegrarsi.<br />

“Te lo dico io che cosa è andato storto, Asher” ora che era affiancata dai suoi tre tirapiedi Ecate<br />

sembrava aver riacquistato un po’ della sua confidenza. “La nostra graziosa esecutrice è stata<br />

abbastanza furba da attirare qui Jean-Claude e da far liberare il suo innocente fratellino senza<br />

sporcarsi le mani… non del sangue di Jean-Claude perlomeno” aggiunse ridacchiando “ma poi è<br />

stata così stupida da farsi beccare da tre vampiri molto arrabbiati con lei… che me l’hanno<br />

gentilmente rispedita in confezione regalo. Immagino che potrai capire… non potevamo rinunciare<br />

ad un intrattenimento tanto allettante! Ma se proprio la vuoi te la posso lasciare, caro Asher. Penso<br />

che avrai mille idee per divertirti con la serva umana del tuo nemico… e a me basta Jean-Claude…”<br />

“Non hai capito, Ecate.” Asher scosse la testa con condiscendenza, torreggiando su di lei, i lunghi<br />

capelli dorati che gli ricadevano morbidamente lungo la schiena, un contrasto stridente con quella<br />

voce dura e glaciale “Sono io che voglio Jean-Claude. Sono io che mi occuperò di lui<br />

personalmente. E tu non ti metterai in mezzo rovinando una vendetta che aspetto da secoli. Quanto<br />

ad Anita sarà solo un interessante fuori programma… un bonus per la gioia e la gratitudine di<br />

92


Padma. Ma quello che devi capire, Ecate, è che tu non rientri affatto in questo gioco. La città di St.<br />

Louis sarà mia, come tutto quello che apparteneva a Jean-Claude.”<br />

Ecate sembrò restringersi in mezzo ai suoi vampiri e soffiò come una gatta rabbiosa contro di lui.<br />

“Cosa credi di fare, freak? Hai idea di quante aquile mannare ci sono in questo momento al Circo?<br />

E aspettano solo un mio ordine per saltarti addosso e metterti di fianco al tuo vecchio amico su quel<br />

letto… hmm, sì potremmo lasciare un po’ di cicatrici anche su Jean-Claude così sarete di nuovo la<br />

coppia perfetta di stalloni di Belle Morte…”<br />

“Mi dispiace Ecate. Ma le aquile mannare non aspettano un tuo ordine… aspettano il mio.” Feodor<br />

aveva parlato per la prima volta dal suo ingresso nella stanza, ma già un certo numero di mannari si<br />

erano radunati dietro il loro alpha, come attirati da un silenzioso richiamo.<br />

Asher e Feodor si scambiarono uno sguardo. “Sbarazzami di questi vampiri parassiti, Headflight,<br />

per favore. Voglio godermi la morte del mio nemico senza dovermi preoccupare di loro.”<br />

La voce frenetica di Ecate suonò stridente nell’improvviso silenzio della stanza “Feodor, non<br />

oserai… Padma ti ucciderà!”<br />

“Ti sbagli, vampira. Quando tu e Jean-Claude sarete morti, io sarò a fianco del nuovo Master con le<br />

mie aquile e comanderò i mannari di questa città.” Non si girò per rivolgersi ai suoi uomini, ma la<br />

sua autorità non lasciò spazio a dubbi. “Ora portateli via!”<br />

In un attimo una miriade di aquile mannare confluirono nella stanza, e circondarono<br />

minacciosamente i quattro vampiri stringendoli sui lati e calando dall’alto ad ali ed armi spiegate.<br />

Nel giro di pochi minuti la vampira veniva trascinata via mentre urlava e scalciava e scopriva le<br />

zanne, insieme ai suoi tre compari.<br />

Improvvisamente nella stanza era calato un pesante silenzio, e solo Feodor era rimasto con Asher<br />

quando Anita sbottò, vomitando tutta la sua rabbia e il suo disprezzo contro il vampiro che aveva<br />

creduto un amico. Che Jean-Claude aveva creduto un amico.<br />

“Puoi anche ammazzarci tutti e due, ma non la passerai liscia, Asher, St. Louis è piena di vampiri<br />

fedeli a Jean-Claude, e la polizia saprà che c’eri anche tu dietro tutto questo … mio dio, Asher come<br />

puoi allearti con questi assassini di bambini? Come è possibile che le cicatrici ti abbiano sfigurato<br />

così anche l’anima?” poi scoppiò in una risatina isterica “ma che anima… è ovvio che tu non hai<br />

un’anima… sei un orripilante creatura che si eccita solo odiando…. Sei… sei ripugnante Asher, e<br />

resterai da solo con la tua vendetta e le tue schifose cicatrici per tutto il resto della tua squallida<br />

infinita esistenza!” le lacrime le strozzarono in gola le ultime parole, mentre Asher la ignorava e si<br />

rivolgeva freddamente a Feodor.<br />

“Lasciami solo adesso. Ho aspettato troppo tempo questo momento, e non voglio condividerlo con<br />

nessun altro.”<br />

Il licantropo fece un cenno con la testa e scivolò silenziosamente fuori dalla stanza.<br />

Asher si appoggiò con le spalle alla porta chiusa, per un attimo chiuse gli occhi lasciando andare la<br />

testa all’indietro, poi estrasse da sotto la giacca un coltello sottile e dall’aspetto feralmente affilato.<br />

Anita cercò ancora di divincolarsi. Era tutta legata, completamente impotente di fronte ad un<br />

vampiro che stava per scannare lei e Jean-Claude ma l’odio che provava non era per il fatto che<br />

sapeva di essere sul punto di morire, ma perché pensava a quanto si era illuso Jean-Claude da<br />

quando Asher si era fermato a St. Louis, quante speranze di perdono, e di amicizia e fiducia stavano<br />

andando in frantumi in quella stanza.<br />

“No… no… no… aspetta!” gridò scalciando inutilmente mentre lo vedeva avvicinarsi al letto dove<br />

Jean-Claude era rimasto in silenzio, il corpo pallido e striato del suo stesso sangue, tenuto fermo dai<br />

lacci che lo rendevano accessibile e indifeso in ogni parte vitale.<br />

“Stai zitta Anita!” L’ordine di Asher fu così secco e autoritario che la voce le morì in gola, e rimase<br />

furiosa e impotente a guardare.<br />

Il vampiro traditore girò intorno al letto, poi si appoggiò sul materasso a fianco di Jean-Claude, e<br />

con un gesto rabbioso gli strappò la benda dagli occhi.<br />

93


Jean-Claude sbattè le palpebre per riabituarsi alla luce, e piegò leggermente la testa verso l’altro<br />

vampiro, ma nella sua espressione non c’era traccia di paura, né di odio o di dolore.<br />

Anita vide gli occhi di Asher percorrere lentamente il corpo di Jean-Claude, dalla testa ai piedi, il<br />

suo sguardo offuscarsi mentre la sensazione palpabile del suo desiderio pervadeva tutta la stanza.<br />

Le labbra di Jean-Claude si piegarono in un sorriso “Adesso non farti venire in mente strane idee,<br />

mon ami.”<br />

Asher si riscosse, ridacchiò per un attimo, e insinuando la lama affilata vicino ai polsi e alle caviglie<br />

di Jean-Claude recise con un colpo netto i lacci che lo imprigionavano.<br />

“Quanto sangue ti hanno portato via quei parassiti?” gli domandò sottovoce mentre lo aiutava a<br />

riallacciare i pantaloni e a sollevarsi dal letto. Jean-Claude fece una smorfia. Sembrava<br />

estremamente debole, e riuscì appena a tirarsi seduto prima di abbandonarsi con la fronte contro il<br />

petto dell’altro vampiro.<br />

“Troppo, Asher. Non credo che sarò di alcun aiuto prima di essermi nutrito.”<br />

“Pensi che io possa slegare Anita senza che lei cerchi di uccidermi?”<br />

“Non credo, però è disarmata quindi probabilmente non riuscirà a farti del male” rispose Jean-<br />

Claude con una debolissima risata.<br />

Anita richiuse la bocca che si era dimenticata aperta mentre seguiva i loro movimenti. Asher si era<br />

alzato e veniva verso di lei, con un’espressione seria e impassibile. Gli aveva detto delle cose<br />

orribili, ma, dannazione, cosa ne poteva sapere lei delle sue vere intenzioni?<br />

Con lo stesso coltello Asher tagliò tutte le corde che la stringevano e le porse una mano per aiutarla<br />

ad alzarsi, che Anita pensò opportuno accettare, giusto per non peggiorare ancora di più la<br />

situazione con un rifiuto. Poi finalmente ritrovò un filo di voce.<br />

“Immagino di doverti delle scuse… Mi dispiace per le cose che ti ho detto”<br />

“Perché, ma chérie? Per come la vedevi tu, erano tutte vere.” Il suo tono distaccato la ferì, ma<br />

avrebbe pensato più tardi a fare pace. Forse le sfuggiva qualcosa, ma aveva la netta impressione di<br />

non essere ancora del tutto fuori dai guai.<br />

Poi la loro attenzione fu richiamata su Jean-Claude, che aveva provato ad alzarsi ma aveva ceduto<br />

al primo passo, aggrappandosi alle lenzuola per non crollare sul pavimento, mentre un leggerissimo<br />

tremito gli scuoteva le spalle.<br />

Li guardò con espressione di scusa. “Mi dispiace. Se non risolvo il problema non riuscirò a<br />

controllare l’ardeur ancora a lungo…”<br />

“Non abbiamo molto tempo. Anita, pensi di poterlo aiutare?” L’espressione intensa di Asher le<br />

suggerì che non c’era spazio per le incertezze, così cercò di mostrarsi decisa malgrado il panico che<br />

l’aveva subito aggredita.<br />

“Uh, sì, credo di sì. Cioè… certo. Preferisci del sangue o del sesso?”.<br />

La risposta le fece guadagnare uno sguardo sbalordito e subito dopo un sorriso malizioso da parte di<br />

entrambi i vampiri.<br />

Gli occhi scintillanti di Jean-Claude si fissarono nei suoi, la sua voce carezzevole si sfregò contro di<br />

lei come un gatto che fa le fusa. “Dovrei prenderti troppo sangue per recuperare le forze. Non<br />

voglio indebolirti, quindi… preferirei l’altro modo.”<br />

Anita aggrottò la fronte “Come davanti al Consiglio?”<br />

“Più o meno… però almeno questa volta non abbiamo un pubblico indesiderato.”<br />

“Sei sicuro che l’idea del sesso non ti disturbi dopo… dopo quello che hai subito dai vampiri di<br />

Ecate?”<br />

“L’idea del sesso *con te* non mi disturberà mai e poi mai, ma petite. Ti prego, vieni da me.”<br />

Mentre Anita si lasciava attirare come una falena verso la luce, Asher girò loro le spalle<br />

appoggiandosi ad occhi chiusi contro la porta. “Mi dispiace ma non posso uscire dalla stanza<br />

adesso, altrimenti Feodor mi chiederà conto dei vostri cadaveri.”<br />

Anita si inginocchiò davanti a Jean-Claude, lasciò che le emozioni del vampiro la avvolgessero e si<br />

insinuassero dentro di lei, poi senza voltarsi chiamò.<br />

“Asher, per favore, unisciti a noi. Ti stiamo aspettando.”<br />

94


“Sì Asher.” continuò Jean-Claude “Abbiamo bisogno di te.”<br />

I suoi pensieri passarono dentro la mente di Anita, diretti ad Asher, e in qualche modo lei fu sicura<br />

che l’altro riuscisse a sentirli.<br />

*Guarda dentro di te, lascia che l’oscurità strisci via, lasciami rivedere la tua dolcezza.*<br />

Il vampiro biondo si era girato, un’espressione incredula e ferita negli occhi, che per un attimo<br />

strinse il cuore di Anita.<br />

Fece alcuni passi riluttanti verso di loro, ancora diffidente. Li guardava con una tale speranza…<br />

quel genere di speranza timorosa di chi ha subito innumerevoli rifiuti… Jean-Claude si girò a<br />

guardarlo e la stessa forza irresistibile che aveva attratto Anita finì per sedurre anche lui.<br />

Con un sospiro incerto scivolò alle spalle di Jean-Claude, che si appoggiò contro il suo petto<br />

lasciandosi avvolgere nel suo abbraccio.<br />

Asher gli insinuò le braccia intorno alla vita, e stese le mani verso Anita, tiradola verso di sè, finchè<br />

Jean-Claude non fu stretto tra i loro due corpi. Poi studiatamente appoggiò le labbra sul collo di<br />

Jean-Claude, e si mosse verso l’incavo della spalla sfiorandolo appena lungo il percorso,<br />

solleticando la sua pelle nuda con il suo fiato freddo ed i suoi capelli, finchè non riuscì a strappargli<br />

un rauco sospiro.<br />

Osservando Asher quasi ipnotizzata, Anita fece da specchio ai suoi movimenti, sollevò una mano di<br />

Jean-Claude e se la portò alle labbra, succhiando per un attimo la punta delle sue dita. Girandogli<br />

verso l’alto il palmo della mano vi posò in mezzo un bacio lievissimo e risalì verso l’alto,<br />

soffermandosi nell’incavo del gomito, assaporando la morbidezza della sua pelle lungo<br />

l’avambraccio, fino alla piega dell’ascella, e sentì un fremito che si trasmetteva dalle sue labbra al<br />

corpo di Jean-Claude, percorrendolo come una scarica elettrica mentre lui rovesciava la testa<br />

all’indietro abbandonandosi a quelle carezze.<br />

Poi la sua vista si annebbiò, si sentì trascinata dentro una spirale di desiderio che non lasciava<br />

spazio a nessun’altra emozione o pensiero coerente e percepì la sua bramosia, insieme a quella di<br />

Asher, volteggiare e rincorrersi intorno a Jean-Claude, legandoli insieme in un vortice di potere.<br />

Si ritrovò a strisciare lungo il suo corpo per risalire verso la bocca, come un assetato nel deserto che<br />

cerca di raggiungere una fonte di acqua fresca, bramando quel bacio mentre un calore bagnato la<br />

scioglieva dall’interno. Sentì Asher gemere sommessamente, mentre la stretta delle sue braccia li<br />

incatenava tutti e tre in un abbraccio sempre più serrato. Aveva quasi raggiunto la sua meta quando<br />

una mano di Jean-Claude la bloccò un attimo prima che le loro labbra aderissero.<br />

Il vortice si fermò di colpo, i pensieri smisero di girare all’impazzata e lei si sentì precipitare dentro<br />

il vuoto finchè non incontrò gli occhi di Jean-Claude. Il suo sguardo intenso e appassionato la<br />

afferrò e la riportò in superficie, e si ritrovò a fissare il suo volto sorridente e non più tanto pallido.<br />

95


26.<br />

Il frastuono degli spari e del ringhiare e stridere di una cinquantina di mannari di tutte le specie che<br />

se le davano di santa ragione risuonò nelle orecchie di Jason mentre correva per i corridoi nel livello<br />

sotterraneo più basso del Circo dei Dannati.<br />

Aveva aperto una dozzina di porte, ma non riusciva a trovare il suo Master e Anita. L’impossibilità<br />

di potersi trasformare l’aveva indebolito moltissimo, quindi aveva rinunciato subito alla battaglia,<br />

lasciando l’impresa ai compagni del branco e ai ratti mannari che si erano uniti a loro. E ai quattro<br />

leopardi che avevano risposto al suo richiamo in aiuto di Anita.<br />

Tutti loro dovevano qualcosa ad Anita o a Jean-Claude, quindi non era stato così difficile<br />

convincerli a seguirlo, anche senza la presenza di Anita al Lunatic Café. Anzi, nel momento in cui<br />

era stato evidente che le era successo qualcosa, tutti si erano immediatamente messi in azione. A<br />

quanto pare nessuno dei ratti o dei leopardi pensava che lei potesse tradirli e abbandonarli al loro<br />

destino solo per salvare un congiunto. Ma nessuno l’aveva vista arrivare disarmata insieme a Jean-<br />

Claude, e battere in ritirata lasciandolo tra le grinfie di quell’agghiacciante vampira. Va bene, pensò<br />

Jason, l’importante è che ora sono qui per aiutarla, lei non me lo rinfaccerà… o almeno spero.<br />

Quello che lo angosciava adesso era un altro problema.<br />

Quando pochi minuti prima avevano assaltato le aquile mannare, il loro alpha, lo Headflight, aveva<br />

urlato il nome di Asher. Era un urlo di avvertimento, un urlo soprannaturale di richiamo e di<br />

richiesta di aiuto.<br />

Quindi Asher era lì al circo, era tornato da qualunque posto si fosse cacciato, e si trovava<br />

evidentemente dalla parte sbagliata delle barricate.<br />

Come Anita, e come tanti altri nel clan di Jean-Claude, anche Jason aveva accolto con una certa<br />

diffidenza la presenza di Asher. Quel suo voltafaccia repentino, da nemico giurato a secondo in<br />

comando, aveva stupito tutti quanti. Ma ovviamente nessuno aveva neanche lontanamente osato<br />

mettere in dubbio il giudizio del Master della città.<br />

Bene, a quanto pare Jean-Claude aveva fatto un errore, si era fidato della persona sbagliata. E chi<br />

poteva sapere come stava pagando quello sbaglio in quel preciso momento?<br />

Il panico fece accelerare la corsa di Jason nel labirinto di stanze del Circo. Se il suo giudizio sulla<br />

situazione era corretto, in quel momento Jean-Claude si trovava da qualche parte da solo, o più<br />

probabilmente insieme ad Anita, completamente alla mercé del suo vecchio amico. E Dio solo sa<br />

nella mente perversa e malata di Asher quale idea di vendetta poteva aver preso forma durante tutti<br />

quei secoli.<br />

La morte di Jean-Claude avrebbe significato una sola cosa: il passaggio di Asher al comando. Un<br />

Master senza animali da richiamo, senza alleati in città. Che altro sistema avrebbe potuto usare se<br />

non il terrore e la crudeltà per mantenere il suo controllo?<br />

Jason rabbrividì al pensiero. Ma quando fosse finalmente riuscito a trovarli, cosa avrebbe potuto<br />

fare da solo contro un Master vampiro di quella forza? Un lupo mannaro talmente basso nella<br />

gerarchia del branco che solo allontanandosi dai suoi simili era riuscito a ritagliarsi un ruolo sociale<br />

superiore allo zerbino su cui pulirsi i piedi? Sembrava che nessuna opzione fosse a suo favore. A<br />

quanto pare sarebbe morto comunque, e sarebbe stato a discrezione di Asher se ipnotizzarlo e<br />

dissanguarlo per dargli una morte dolce, o se torturarlo e sgozzarlo insieme alle altre due vittime.<br />

Improvvisamente percepì molto vicino un impetuoso flusso di potere, qualcosa che lo attirava<br />

irresistibilmente, che nello stesso tempo eccitava i suoi sensi e gli faceva accapponare la pelle.<br />

Si bloccò di fronte ad una porta chiusa, trattenne il respiro in un istante di esitazione, terrorizzato da<br />

quello che avrebbe trovato dietro quella porta, poi prese la sua risoluzione e diede un calcio contro<br />

la serratura che strappò l’anta dallo stipite, mandandola a sbattere violentemente contro il muro.<br />

Rimase congelato sul posto, lottando per riuscire a dare un’interpretazione coerente allo spettacolo<br />

che si presentava di fronte a lui.<br />

Era bellissimo, spaventoso ed eccitante.<br />

96


Anita stava rannicchiata per terra, le braccia strette intorno alla vita di Jean-Claude, le labbra posate<br />

sul suo petto nudo e rigato di sangue rappreso.<br />

Asher stava alle spalle del suo Master, cingendo lui e Anita nello stesso abbraccio, la guancia<br />

appoggiata contro quella di Jean-Claude, gli occhi e le labbra socchiusi, il respiro leggermente<br />

ansimante, l’oro dei suoi capelli scarmigliati intrecciato con i ricci neri dell’altro vampiro.<br />

L’unico che lo stava guardando con occhi simili a due scintille infuocate, l’unico che sembrava in<br />

possesso delle sue facoltà fisiche e mentali era Jean-Claude, al centro di quella composizione<br />

erotica, una mano teneramente immersa nei capelli di Anita, l’altra protesa dietro di sé, a trattenere<br />

vicino Asher.<br />

“Jason. Che piacere vederti. Scommetto che ci porti delle buone notizie.”<br />

La voce di Jean-Claude riscosse il licantropo dallo stato di fascinazione in cui era caduto, mentre gli<br />

altri due membri del terzetto sembravano riprendere coscienza di sé, e si giravano lentamente a<br />

guardarlo, come risvegliandosi da un sogno.<br />

“S-sì Master. Credo che le aquile mannare ormai siano fuori combattimento.”<br />

97


Epilogo.<br />

Un altro giorno di vacanza.<br />

Bert gliel’avrebbe fatto scontare a caro prezzo, di sicuro, ma dopo la settimana che aveva passato<br />

non gliene poteva fregare di meno. Un giorno interamente passato in casa, a smistare la posta,<br />

leggere un libro, rilassarsi in un bagno caldo. Senza essere tramortita e rapita dai vampiri, senza<br />

dover fare una corsa contro il tempo per salvare le persone a cui voleva bene, senza dover guardare<br />

corpi martoriati e dissanguati in mezzo ad una strada. Che sogno.<br />

Seduta con una tazza fumante di caffè in mano e i piedi appoggiati contro il mobiletto della cucina,<br />

Anita si dondolò pigramente godendosi le prime ore di vera tranquillità dopo gli avvenimenti degli<br />

ultimi cinque giorni.<br />

Aveva deciso di staccare il telefono. Qualsiasi notizia poteva aspettare, tanto tutto quello che le<br />

interessava si trovava lì, a casa sua.<br />

Storse le labbra cercando di trattenere un sorrisetto. Anita, non fare la stupida. Sembri una liceale<br />

con una cotta. E mancano ancora diverse ore al tramonto. Eppure il solo pensiero di che cosa le<br />

avrebbe portato il calare del sole riusciva a farla sorridere stupidamente beata.<br />

Al piano di sopra, nel suo letto, c’era l’uomo più sexy che fosse mai esistito sulla faccia della terra.<br />

Almeno da quattro secoli a questa parte.<br />

Aveva un solo piccolo difetto. Quando dormiva sembrava morto… Beh, nessuno è perfetto, no? E<br />

tra poco la sera sarebbe stata a loro disposizione, senza nessuna intromissione esterna sgradita.<br />

Poliziotti, mostri, parenti…<br />

Mentre fantasticava sulla serata imminente si accorse che la spia rossa del cercapersone che aveva<br />

lasciato sul divano stava lampeggiando disperatamente nel tentativo di attrarre la sua attenzione.<br />

Per un attimo pensò di fare finta di niente e lasciarlo dov’era a lampeggiare…. ma c’era ancora<br />

parecchio tempo prima del tramonto, quindi tanto valeva dare un’occhiata. Poteva anche non essere<br />

lavoro.<br />

Invece era lavoro.<br />

No … no… no. Merda! Non ora! Il numero di Dolph era apparso e sarebbe rimasto lì finchè lei non<br />

si fosse decisa a richiamarlo. In effetti aveva *bisogno* di parlare con Dolph, ma non aveva ancora<br />

avuto il coraggio di affrontarlo. Così era stato lui a cercarla per primo.<br />

Rassegnata riattaccò il telefono e compose il numero diretto del Sergente Storr, maledicendosi per<br />

non aver spento quell’aggeggio infernale.<br />

Dolph rispose un attimo dopo il primo squillo.<br />

“Anita. E’ tutto il giorno che ti cerco. Stavo per mandare una volante sotto casa tua.”<br />

Anita alzò gli occhi al cielo esasperata.<br />

“Ciao Dolph. E’ che oggi sarei in vacanza… avevo staccato il telefono.”<br />

“Sì, il tuo capo me l’ha detto. Ma volevo raccontarti una cosa strana che mi è successa.” Fece una<br />

pausa “Una cosa molto strana”.<br />

Anita si agitò sulla sedia.<br />

“Dimmi.”<br />

“Questa mattina, poco dopo l’alba, ho ricevuto una telefonata del tutto inaspettata da un collega<br />

dell’FBI da Chicago.”<br />

Anita rimase prudentemente in silenzio.<br />

“Non ti fa suonare qualche campanello?”<br />

“Hm… direi di no. Puoi darmi qualche altro indizio?” ringraziò il cielo di non trovarsi faccia a<br />

faccia con il sergente della RPIT.<br />

Dolph sospirò dall’altra parte della linea.<br />

98


“Il collega mi ha passato un’informazione piuttosto riservata. Sembra che i federali abbiano appena<br />

sgominato una banda che da mesi gestiva un traffico illegale di ragazzini rapiti e venduti ai vampiri,<br />

che poi li tenevano segregati e li dissanguavano lentamente…”<br />

Le sembrò quasi di vedere l’espressione di disgusto sulla faccia del poliziotto.<br />

“Sembra che nella banda fossero implicati umani e … licantropi. Mi ha anche detto di quale<br />

specie…” Anita sentì un rumore di fogli e immaginò Dolph che consultava il suo taccuino. “Ecco.<br />

Aquile mannare. A quanto pare queste aquile sono mannari molto diffusi a Chicago, e sono<br />

collegati in qualche modo al Master dei vampiri della città, che però li ha prontamente scaricati alla<br />

polizia denunciandoli come soggetti turbolenti e fuori controllo, e ovviamente negando ogni<br />

coinvolgimento in quel crimine. Comunque sia, i federali non hanno trovato lo straccio di una prova<br />

per coinvolgere il Master, e hanno dovuto accontentarsi dei licantropi.”<br />

“E’ sempre un piacere sentire che la giustizia trionfa, Dolph. E’ tutto?”<br />

La voce di Dolph suonò spazientita.<br />

“No, Anita, non è tutto. Non c’è niente che mi vuoi dire prima che io vada avanti?”<br />

Non ricevendo nessuna risposta il poliziotto riprese a parlare.<br />

“Alcuni membri di questa banda hanno svuotato il sacco con molto entusiasmo. Sembra che<br />

piuttosto che affrontare il Master vampiro preferissero di gran lunga un soggiorno nelle patrie<br />

galere. Così, e finalmente arriviamo al motivo per cui i federali hanno pensato di avvertirmi, è<br />

saltato fuori che una parte della banda ha pensato bene di esportare quella lucrosa attività qui a St.<br />

Louis. Ma nella nostra città i vampiri ci sono andati giù pesanti e hanno ammazzato due ragazzini.”<br />

Anita trattenne il fiato aspettando il seguito. Non ricordava di aver mai sentito Dolph farle un<br />

discorso così lungo.<br />

“E non basta. Sempre questa mattina, neanche mezz’ora dopo la telefonata da Chicago, si è<br />

presentato alla centrale della RPIT un gruppo di … uomini … maschi … insomma un gruppo di<br />

stramaledetti licantropi. Gente mai vista prima in città. Sono venuti a consegnarci - testuali parole di<br />

quello che sembrava il capoccia - il responsabile della “tratta delle pomme-de-sang”, un russo<br />

originario di Kiev, tale Feodor Orel.”<br />

Un’altra pausa.<br />

“Se non ti fosse ancora chiaro, abbiamo preso chi ha organizzato il rapimento di Corinne Bryce e<br />

Daniel Symons. Continui a non avere commenti?”<br />

Anita lasciò andare un respiro profondo. “E’ un’ottima notizia. Però non mi hai detto se avete preso<br />

anche chi li ha uccisi.”<br />

“Non ti sfugge niente. Questo Feodor… anche lui sembrava terrorizzato dall’idea di capitare tra le<br />

grinfie del Master di Chicago. Così ci ha riferito i nomi dei vampiri che hanno assassinato il ragazzo<br />

e Corinne, e ci ha raccontato una storia molto elaborata, di un piano per eliminare il Master dei<br />

vampiri a St. Louis, e sostituirlo con un altro. Insieme alla testimonianza rilasciata da tuo fratello<br />

ieri sera, quando si è presentato al distretto in stato semiconfusionale, ci ha permesso di mettere<br />

insieme tutti i pezzi mancanti.”<br />

“Quindi i sospetti su Jean-Claude sono caduti?” chiese Anita molto circospetta.<br />

“Sì Anita.” Le sembrò di sentire un sospiro rassegnato. “Ti ho chiamato essenzialmente per dirti<br />

che puoi stracciare il mandato di esecuzione per il tuo amico vampiro. E appena li avremo trovati,<br />

avrai tra le mani il mandato per i veri colpevoli.”<br />

“Sembri quasi deluso.”<br />

“Non sono certo contento quando mi sbaglio clamorosamente. Ma so fare il mio lavoro, Anita, non<br />

dimenticarlo.”<br />

“Lo so, Dolph, lo so.” Riflettè per un attimo. “E le false prove in casa di Jean-Claude?”<br />

“Zerbrovski sta ancora interrogando Feodor. Comunque se vuoi un consiglio dì al tuo amico di<br />

guardarsi le spalle dai vampiri che gli girano troppo intorno.”<br />

“Quindi non sai ancora il nome?”<br />

“Ci stiamo lavorando, Anita. Tu cosa mi puoi di quell’altro vampiro? Quello sfregiato? Non mi<br />

sembra che la sua posizione sia ancora del tutto chiara.”<br />

99


“Se puoi ancora darmi un po’ di credito, Dolph, è inutile cercare in quella direzione. Sono sicura<br />

che Asher non c’entra. Io penso che sia qualcuno che si è insinuato tra la gente di Jean-Claude in<br />

modo abbastanza anonimo da non farsi notare…”<br />

Aveva sbagliato a sospettare di Asher… Ripensando con imbarazzo a quello che era successo la<br />

notte precedente Anita capì esattamente perché il vampiro si era fermato a St. Louis, e perché Jean-<br />

Claude si fidava di lui incodizionatamente. Le emozioni che percepiva quando quei due erano<br />

insieme… erano talmente intense… Non voleva assolutamente soffermarsi ad approfondire<br />

l’argomento, ma ormai le era chiaro che per Asher la vendetta non era più un’opzione valida.<br />

Si riscosse rendendosi conto che Dolph aveva ripreso a parlare.<br />

“Anita, non voglio che tu cerchi di fare giustizia da sola” le stava dicendo molto seriamente.<br />

“Dolph, io non mi faccio giustizia da sola.” replicò quasi offesa.<br />

“Forse tu no, ma i tuoi nuovi amici tendono a travalicare i limiti della giustizia umana con una certa<br />

leggerezza.”<br />

“Lo so, Dolph. Ma quando conoscerai la sua identità, io potrei aiutarti a trovarlo. Non credere che i<br />

vampiri non faranno le loro indagini per togliere di mezzo un traditore…”<br />

Il poliziotto sospirò di nuovo, la sua voce era stanca, sfiduciata. “Ti terrò informata.”<br />

“E le altre accuse contro Jean-Claude?”<br />

Ci fu un lungo momento di silenzio all’altro capo del telefono.<br />

“Quali altre accuse?”<br />

Anita sospirò silenziosamente di sollievo. “Grazie Dolph.”<br />

La fiamma inghiottiva la firma del giudice sopra il foglio di carta che stava bruciando.<br />

Anita rimase intenta ad osservarla finchè la carta non fu del tutto consumata, poi si rese conto che il<br />

sole era molto basso, e che ormai il piccolo giardino davanti alla cucina era completamente in<br />

ombra, così decise di salire in camera a controllare cosa stava combinando il suo vampiro. Era<br />

molto strano che non fosse ancora sveglio.<br />

La stanza era immersa nel buio più completo, ma la porta aperta lasciò filtrare un leggero chiarore.<br />

Jean-Claude era sdraiato voltandole la schiena, il viso affondato nel cuscino, un braccio steso verso<br />

l’altra metà del letto, nell’esatta posizione in cui l’aveva lasciato al mattino.<br />

Dopo che i loro licantropi avevano sbaragliato Feodor, le altre aquile mannare non avevano opposto<br />

un’estrema resistenza. Nel momento in cui era mancato qualcuno che impartisse i comandi non<br />

avevano tardato a comprendere che il nuovo Headflight li aspettava a Chicago insieme a Romanov<br />

… e che mettersi contro quei due sarebbe stata una scelta per niente sana.<br />

Astute aquilotte mannare.<br />

Mentre Asher si incaricava di ripristinare l’aspetto originario delle stanze al Circo, era sembrata una<br />

buona idea che Jean-Claude trascorresse la giornata da Anita, in attesa che la situazione si chiarisse<br />

su tutti i fronti.<br />

Fece alcuni passi finchè non fu vicino al letto, e si sbilanciò in avanti per spiare il suo viso, rivolto<br />

dalla parte opposta.<br />

Poi, senza fare in tempo a reagire al movimento fulmineo, si trovò di colpo ribaltata sopra il letto,<br />

con un braccio che le cingeva la vita, e Jean-Claude sopra di lei.<br />

“Eri già sveglio” Anita mise il broncio facendolo suonare come un rimprovero.<br />

“Da un pezzo.” le sussurrò il vampiro, il sorriso che si allargava sulle labbra e raggiungeva gli occhi<br />

sfavillanti di desiderio e di divertimento.<br />

“E cosa aspettavi a scendere?”<br />

“Che tu salissi. Speravo così tanto di svegliarmi e trovarti vicino a me…”<br />

“Se sapessi di preciso a che ora ti svegli, magari potrei anche farlo una volta o l’altra…” sbuffò lei<br />

“Dovresti sentirlo, quando mi sveglio… dovresti sentire un piccolo brivido che ti sfiora la pelle….”<br />

La voce del vampiro, appena un basso mormorio, materializzò quel brivido, lasciandola quasi senza<br />

fiato mentre con la punta delle dita lui si insinuava nella scollatura della camicetta, cominciando<br />

metodicamente a sbottonarla.<br />

100


Anita non riuscì a trattenere un sorriso furbesco. Certo che sentiva il suo risveglio. Ormai lo sentiva<br />

quasi sempre, anche quando erano lontani. C’era sempre quell’istante in cui qualcosa si ridestava e<br />

si stiracchiava dentro di lei, e lei sapeva che lui era sveglio. A volte, quando lei non opponeva<br />

alcuna resistenza, come adesso, riusciva a percepire la sua fame, o la sua sete per essere più esatti.<br />

Ma non c’era motivo per dirglielo, e perdere quel piccolo vantaggio…<br />

Intrappolata sotto di lui, lo guardò fisso negli occhi. Quello sguardo insieme malizioso e gioioso la<br />

invitava a giochi il cui solo pensiero la faceva arrossire. Sentendosi come tutte le volte annegare in<br />

quel blu, si arrese alla corrente del proprio desiderio e si lasciò trascinare via, chiudendo gli occhi<br />

con un sospiro.<br />

Sentì Jean-Claude che scendeva ad esplorarla con le labbra, giù dal collo, lungo la clavicola e il<br />

seno, fermandosi intorno ad un capezzolo per mordicchiarlo teneramente. Il desiderio trattenuto del<br />

vampiro era una sensazione quasi tangibile: i denti la sfioravano appena, ma la lingua sembrava<br />

assaporare il gusto della sua pelle… o di quello che scorreva subito al di sotto di quella fragile<br />

superficie.<br />

Poi, seguendo la strada tracciata dalle mani, quella bocca incredibilmente morbida e fredda proseguì<br />

fino all’ombelico, si spostò verso i suoi fianchi, solleticandole il punto vita e strappandole una<br />

risatina. Maneggiandola abilmente la fece girare su se stessa, finchè Anita non si trovò a faccia in<br />

giù sul letto, inchiodata dal peso di Jean-Claude che ora aderiva perfettamente al suo corpo,<br />

adattandosi alle sue forme come una colata di metallo fuso in uno stampo.<br />

La pelle di Jean-Claude era quasi gelida, allora come mai le sembrava di essere avvolta dalla lava<br />

bollente?<br />

Mentre una mano si insinuava dentro i suoi jeans, trovando l’esatto punto da sfiorare per scatenare<br />

il piacere più intenso, la bocca di Jean-Claude vagabondava lungo il suo collo, e Anita percepì di<br />

nuovo lo sforzo del vampiro per non morderla, in modo quasi doloroso. Quasi come il piacere che<br />

stava crescendo, e che urlava dentro di lei per il desiderio di sentirsi penetrare, attraversare,<br />

inchiodare definitivamente al materasso.<br />

Ma sapeva benissimo che mancava un elemento essenziale. Pressione sanguigna. Sarebbe bastato<br />

un piccolo morso, un piccolo contributo di sangue e quell’eccitazione che la stava divorando<br />

sarebbe stata appagata. I canini di Jean-Claude la provocavano accarezzandole gentilmente la gola,<br />

come una silenziosa supplica. Cosa le impediva di fare quel piccolo passo? Valeva la pena torturarsi<br />

e torturarlo in quel modo quando tutto quel piacere poteva essere a portata di mano nel giro di un<br />

istante?<br />

Forse no…. Forse era arrivato il momento di….<br />

Il campanello della porta scelse quel preciso momento per suonare.<br />

Questa volta Jean-Claude non trattenne un inequivocabile verso di protesta, seguito da<br />

un’imprecazione in francese.<br />

Rimase rigidamente immobile sopra di lei mentre le sussurrava in un orecchio “Per caso aspettavi<br />

qualcuno?”<br />

Anita lottò per riacquistare un po’ di controllo sul proprio respiro e battito cardiaco, e gli rispose<br />

ansimando leggermente “Ovviamente no.”<br />

“Pensi di dover andare ad aprire?”<br />

“Hm… chi potrebbe essere?”<br />

Lo sentì tremare in una sincera risata, con l’unico risultato di acuire la sua eccitazione insoddisfatta.<br />

“Sono un vampiro, ma petite, non un indovino…. Comunque posso dirti che è un’umano… anzi più<br />

probabilmente un’umana.”<br />

“Maledizione. Dovrò scendere e vedere chi è.”<br />

Jean-Claude sospirò pesantemente, e la lasciò libera afflosciandosi sul letto al suo fianco.<br />

Maledicendo tra i denti chiunque si trovasse in quel momento alla sua porta, Anita scese dal letto<br />

ricomponendo una parvenza del suo abbigliamento.<br />

101


Dopo aver controllato nello spioncino, rimase quasi un minuto davanti alla porta chiusa,<br />

considerando seriamente la possibilità di risalire in camera senza fare rumore.<br />

Invece alla fine si risolse ad aprire.<br />

“Ciao, Anita.”<br />

“Ciao Judith. Cosa ci fai da queste parti?”<br />

“Io… posso entrare un attimo?”<br />

Mentre si scostava per lasciare entrare la sua matrigna, Anita la osservò con diffidenza.<br />

Era perfettamente tirata a lucido, come sempre, del resto. La sua età era molto abilmente mascherata<br />

sotto il trucco impeccabile, la leggera abbronzatura faceva risaltare i capelli biondi sicuramente<br />

schiariti, e il completo casual ma elegante le calzava a pennello, come se fosse pronta per una<br />

sfilata.<br />

Però qualcosa nel suo sguardo comunicava un senso di agitazione, imbarazzo… forse addirittura<br />

timore. Tutti sentimenti normalmente estranei alla moglie di suo padre.<br />

Di cosa aveva paura? Che qualche passante la vedesse entrare nell’antro della strega?<br />

Anita pensò per un attimo dove sarebbe stato più opportuno intrattenerla… poi decise che non le<br />

importava affatto quello che Judith pensava fosse conveniente. Lei si sarebbe sentita molto meglio<br />

con la sua tazza di caffè in mano, quindi si diresse tranquillamente verso la cucina, facendo cenno<br />

in direzione di una sedia accanto al tavolo e tirando fuori un’altra tazza dal mobiletto.<br />

Judith odiava il caffè, e Anita non perdeva occasione per fingere di dimenticarselo, quindi si voltò<br />

verso l’altra donna con il suo migliore sorriso offrendole una tazza piena, se ne versò un’altra per sé<br />

e le portò al tavolo, mettendosi poi a sedere di fronte a lei.<br />

In quel modo dava le spalle alla porta della cucina, e questo la fece sentire leggermente a disagio.<br />

Ma caspita, era casa sua, non avrebbe certo dato la soddisfazione a Judith di chiederle di spostarsi,<br />

ammettendo in questo modo che il tipo di vita che conduceva non le permetteva di stare seduta<br />

tranquillamente nemmeno nella propria cucina.<br />

Era sempre così.<br />

Tutte le volte che incontrava quella donna il suo cervello smetteva di funzionare correttamente,<br />

cominciava a crearsi un migliaio di paranoie, e il risultato era sempre lo stesso: sentirsi inadeguata<br />

di fronte alla donna che aveva voluto sostituire sua madre.<br />

Visto che Anita non si preoccupava di sostenere la minima conversazione, Judith si schiarì la voce e<br />

prese l’iniziativa con evidente fatica, ma dopo un’esitazione iniziale sembrò optare per un<br />

argomento abbastanza neutrale.<br />

“E’ carino questo posto… ma non è un po’ isolato dal resto del mondo?”<br />

“Sì, l’ho scelto apposta” Non aggiunse: ‘per evitare ai vicini di casa di farsi sbranare da zombie<br />

infuriati, o impallinare da killer professionisti’.<br />

“Bene… immagino che debba essere tu a ritenerti soddisfatta…”<br />

“Come mai sei qui Judith? Non sei mai venuta da sola a trovarmi negli ultimi anni” e si morse<br />

subito la lingua. Non voleva mica farle pensare che avesse aspettato con ansia una sua visita?<br />

“Io… sono qui perché…” lasciò andare un sospiro e sparò la frase come un proiettile “perché Josh<br />

mi ha raccontato tutto”<br />

Oh. Questo. Chissà che versione pittoresca doveva averle rifilato il suo adorabile fratellino, per farla<br />

sentire obbligata ad andare fino a casa sua per parlarle. Anita la guardò con diffidenza.<br />

“Josh sta bene vero?”<br />

“Sì, per fortuna ora sta bene, e la cosa più importante è che non è stato morso.”<br />

Il senso di sollievo fece decontrarre le spalle ad Anita.<br />

“Grazie per avermi portato la notizia… ma non dovevi disturbarti, sarebbe bastata una telefonata.”<br />

“No, no… Josh ci ha detto davvero *tutto*. Tutto quello che hai fatto per lui. Il rischio che hai<br />

corso, e anche del … di quel … del tuo … amico che è rimasto con quei mostri al posto suo!”<br />

Ora il discorso stava prendendo una piega davvero interessante. Anita aspettò in silenzio.<br />

“Oh, insomma, Anita, ho pensato che era doveroso almeno venire a ringraziarti! Ti dobbiamo la<br />

salvezza di Josh e… questo per noi è importante. Molto importante. Significa che nonostante tutto<br />

102


la tua famiglia è ancora nel tuo cuore, che sotto la facciata da dura i tuoi sentimenti sono ancora<br />

buoni, che…”<br />

Anita non riuscì a reggere oltre.<br />

“Non l’ho certo fatto per te o per quella sacra enità che tu consideri la famiglia. Josh è mio fratello,<br />

gli voglio bene, avrei fatto qualsiasi cosa per riportarlo a casa sano e salvo.” Guardò freddamente<br />

Judith che era rimasta interdetta.<br />

“Ma certo, cara! Ascolta… tuo padre mi ha detto che decidere di metterti contro i mostri è stata una<br />

scelta difficile. Liberarti della loro influenza, del loro fascino malvagio che ti ha irretita,<br />

probabilmente è stata una delle prove più difficili che hai dovuto affrontare… ma finalmente ce<br />

l’hai fatta! Ora devi aver capito che la tua vita non si deve mescolare con la loro!”<br />

Anita si sentì montare il sangue alla testa. Ecco qual era il vero motivo per cui Judith era lì. Altro<br />

che ringraziamento. Quello era stato solo la scusa banale, l’imbarazzo di non poter fare finta che lei<br />

non esistesse dopo quello che era successo a Josh. Ma ciò che premeva di più ai suoi premurosi<br />

familiari era che lei non si ‘mescolasse’ più ai vampiri. O forse a *quel* vampiro. E Judith era lì per<br />

averne la conferma. Magari se fosse stata sicura che la sua figliastra non andava più a letto con un<br />

mostro avrebbe potuto smettere di vergognarsi con le sue amiche.<br />

“Sai, Judith, è stato molto gentile da parte tua venire a ringraziarmi. Però forse c’è qualcun altro a<br />

cui dovresti porgere i tuoi ringraziamenti.”<br />

“Ah. Sì?”<br />

“Intendo dire a Jean-Claude, ovviamente. Si è prestato ad uno scambio che poteva risultargli<br />

fatale… ed è finito tutto per il meglio solo grazie ad una serie di fortunati eventi. Quindi penso<br />

proprio che un minimo di gratitudine sarebbe doverosa…”<br />

La faccia di Judith si deformò in una specie di smorfia, abbassò gli occhi nervosamente, poi li rialzò<br />

torcendosi le mani. Un assortimento di esternazioni fisiche veramente impagabile.<br />

“S-sì. Immagino che tu abbia ragione. Immagino che potresti riferirgli quanto siamo riconoscenti<br />

anche a lui quando avrai occasione di incontrarlo…”<br />

“Ma non mi hai appena detto che speravi che io avessi definitivamente smesso di frequentare i<br />

vampiri? Vorresti per caso che lo chiamassi, che magari mi incontrassi apposta con lui per<br />

ringraziarlo da parte tua?”<br />

Anita osservò con un sorrisino beffardo la sua matrigna. Le sembrava di vedere le rotelline del suo<br />

cervello arrovellarsi per uscire dalla situazione in cui si era cacciata. Oh, certo. Sarebbe stata molto<br />

contenta di potersi far di nuovo vedere in pubblico con la sua figliastra…. Ma non a costo di dover<br />

andare di persona a ringraziare un master vampiro. Judith era terrorizzata dai vampiri, ed era già<br />

tanto che riuscisse ad ammetterne l’esistenza. Aveva sempre negato di averne mai incontrato uno, e<br />

magari era anche vero.<br />

“In effetti non hai tutti i torti cara…. Però immagino che il Master della città non abbia tempo per<br />

incontrare una persona qualsiasi come me, o tuo padre. Magari potrebbero bastare due righe? Cosa<br />

ne pensi?”<br />

Anita si trattenne per non scoppiare a ridere davanti allo sguardo speranzoso di Judith. Oh, sì,<br />

questa volta forse non sarebbe stata lei ad uscire dal loro incontro con la coda tra le gambe.<br />

“Ma non ce n’è affatto bisogno, Judith! Posso darti anche immediatamente l’occasione di<br />

ringraziarlo in modo adeguato e di persona!”<br />

Judith le sembrò per un attimo perplessa dalla sua risposta, ma di colpo un’espressione di totale<br />

sbalordimento le si dipinse sulla faccia, tanto che Anita si chiese il perché di tale reazione.<br />

Poi si rese conto che la donna fissava a bocca aperta un punto dietro le sue spalle e si girò a<br />

guardare.<br />

Come un attore che conosce esattamente il momento per fare la sua entrata, Jean-Claude stava<br />

scendendo le scale, lentamente, a piedi nudi, accarezzando la ringhiera in una maniera talmente<br />

provocante da farle sentire quella carezza direttamente sulla nuca.<br />

Ci mancò poco che anche lei rimanesse a bocca aperta.<br />

103


Il vampiro aveva raccolto i capelli in una morbida coda di cavallo, la camicia, candida quasi quanto<br />

la sua pelle, si muoveva languidamente intorno ai suoi fianchi sopra i pantaloni aderentissimi. Dallo<br />

scollo ampio, senza bottoni, trattenuto solo da un sottile cordino di seta, si intravedeva il<br />

movimento guizzante della spalla che accompagnava la sua camminata aggraziata e felina.<br />

Sembrava appena uscito da un set di Fanfan la Tulipe.<br />

Si avvicinò sorridendo alle due donne, si chinò verso Anita e la baciò sulla bocca. Un bacio lieve,<br />

come il battito d’ala di una farfalla, ma che durò sicuramente più a lungo di quanto le buone<br />

maniere prescrivessero in presenza di estranei.<br />

Quasi senza staccarsi dalle sue labbra le mormorò “Non mi presenti alla tua ospite?”<br />

Judith non gli aveva staccato gli occhi di dosso un solo istante. Anita ringraziò il cielo che Jean-<br />

Claude non stesse cercando di ipnotizzarla, perché dall’espressione dipinta sulla faccia della donna<br />

ci si poteva aspettare che cadesse ai suoi piedi da un momento all’altro.<br />

Cercò di mantenersi seria – con scarsi risultati – mentre pronunciava le amenità di rito.<br />

“Judith, ti presento Jean-Claude, il Master di St. Louis. Jean-Claude, questa è Judith, la moglie di<br />

mio padre.”<br />

Il vampiro girò intorno al tavolo per trovarsi davanti a Judith, le sollevò con delicatezza una mano e<br />

inchinandosi leggermente se la portò alle labbra, lasciandola andare dopo averla sfiorata appena.<br />

La donna continuò a seguirlo con gli occhi mentre lui ritornava verso Anita, scivolava alle sue<br />

spalle, infilandosi tra lei e lo schienale della sua sedia, e la circondava possessivamente con le<br />

braccia.<br />

Poi con la più completa nonchalance, il vampiro dava inizio alla conversazione con la sua matrigna.<br />

“Scusate se non vi faccio compagnia per il caffè. Magari farò colazione… più tardi.”<br />

Anita ringraziò il cielo che in quell’istante non stesse bevendo il caffè, altrimenti si sarebbe<br />

strozzata. Poi accorgendosi dello sguardo terrorizzato di Judith, pensò che fosse sul punto di<br />

schizzare in fuga verso l’uscita. Forse era il caso di intervenire?<br />

“Judith, come ti stavo dicendo, hai l’occasione per dire a Jean-Claude quello che avevi in mente…”<br />

Finalmente ottenne una piccola reazione, anche se la voce di Judith risultò particolarmente<br />

tremante.<br />

“Io… io e mio marito siamo molto riconosenti per quello che ha fatto per nostro figlio Josh…”<br />

“Josh è un ragazzo in gamba, e mi dispiace moltissimo che abbia dovuto subire una simile<br />

esperienza”<br />

La voce calma e seria di Jean-Claude sembrò tranquillizzare leggermente l’altra donna, e Anita si<br />

lasciò cullare dal suono della conversazione, mentre ogni centimetro del suo corpo era consapevole<br />

della presenza avvolgente del vampiro seduto dietro di lei.<br />

Quando riprese di nuovo ad ascoltare quello che stavano dicendo, Jean-Claude si stava scusando per<br />

aver coinvolto la loro famiglia in una rappresaglia vampiresca, e Judith gli stava enfaticamente<br />

assicurando che no, no, non doveva scusarsi, le terribili esperienze si trovavano in agguato ogni<br />

giorno dietro l’angolo per tutti… che la delinquenza era davvero una piaga della società, umana e<br />

non, e che i giovani erano sempre le prime vittime innocenti…<br />

Qualche minuto dopo Judith era passata a domande piuttosto personali sulla vita da vampiro, e<br />

Jean-Claude rispondeva con educatissime perifrasi cercando di non mettere in imbarazzo la sua<br />

interlocutrice.<br />

Alla fine Judith sedeva tranquilla e sorridente di fronte a lei e stava proponendo nientemeno che una<br />

riunione di famiglia a cui stava invitando anche Jean-Claude.<br />

Certo, non si era spinta fino ad un invito a casa propria – qualche informazione sui vampiri doveva<br />

pure esserle arrivata alle orecchie – però i due stavano mondanamente discutendo sulla scelta del<br />

ristorante. Si riscosse soltanto quando Jean-Claude le chiuse delicatamente la mandibola con una<br />

carezza della mano. Judith si stava alzando e iniziava a salutare.<br />

Mentre la accompagnavano verso l’uscita Anita riuscì sì e no a profferire quattro parole. La porta si<br />

richiuse sopra le ultime promesse di sentirsi quanto prima possibile per organizzare la famosa<br />

104


iunione. Subito dopo si voltò verso il vampiro, il cui sorriso raggiante fece montare ulteriormente<br />

la sua collera.<br />

“L’hai ipnotizzata!!”<br />

Jean-Claude sgranò gli occhi in un esagerato sdegno “Io? Mais non, ma petite!! Non mi sarei mai<br />

permesso di ipnotizzare la tua matrigna!”<br />

“Devi averla ipnotizzata per forza. Judith ha un sacro terrore dei vampiri. Si suppone che avrebbe<br />

dovuto estrarre la croce e urlare vade retro satana, *non* invitarti ad una cena di famiglia!”<br />

“Sembri quasi dispiaciuta che non sia rimasta traumatizzata dalla mia presenza…”<br />

“Ma *è* rimasta traumatizzata! Solo non nel modo che avrei… uh… previsto.”<br />

“Avresti preferito così? Dovevo scoprire le zanne e farle ‘BU!’?<br />

Dovette pensare alla risposta. Le sarebbe piaciuto spaventare a morte Judith? Farle capire che il suo<br />

potere, quel potere che la sua famiglia aveva odiato e disprezzato, ora le permetteva di tenersi in<br />

casa tranquillamente un feroce vampiro? Farle capire che doveva restarle il più possibile lontana?<br />

Perchè lei era amica dei mostri, quindi le piccole malignità domestiche ormai non la fioravano<br />

nemmeno di striscio?<br />

Certo sarebbe stata una soddisfazione non da poco. Però dopo il risultato immediato di farla<br />

scappare urlando non avrebbe ottenuto altri effetti speciali. Scosse la testa sorridendo.<br />

“Sei un incorreggibile seduttore…”<br />

“Dopo la fatica che ho fatto per sedurre te, ma petite, ogni tanto ho bisogno di riconsolidare la mia<br />

autostima”<br />

Anita sbuffò, poi cercò di infondere nel suo sguardo tutta la malizia di cui era capace.<br />

“Non stavamo facendo qualcosa di interessante prima di essere interrotti?”<br />

In confronto allo sguardo che le restituì Jean-Claude, il suo poteva sembrare al massimo quello di<br />

una dodicenne inesperta.<br />

“Chi arriva prima in camera può stare sopra”<br />

“Non è valido. Tu sei un vampiro!” Ridendo, Anita corse verso le scale.<br />

Jean-Claude la seguì camminando.<br />

Molto lentamente.<br />

END<br />

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