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Rivista italiana di numismatica e scienze affini - Medievalcoinage.com

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RIVISTA ITALIANA<br />

DI<br />

NUMISMATICA


i<br />

i


RIVISTA ITALIANA<br />

DI<br />

NUMISMATICA<br />

PUBBLICATA PER CURA DELLA<br />

SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

E DIRETTA DA<br />

FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI<br />

MILANO<br />

L. F. CoGLiATi Tip.-E<strong>di</strong>tore<br />

Via Pantano, N. 26.<br />

1897.


Tip. L. F. Cogliati<br />

PROPRIETÀ LETTERARIA<br />

v.lO<br />

- Sez. nel Fio Istituto pti Figli della Provvidenza.


CONSIGLIO DI REDAZIONE<br />

PEL 1897<br />

GNECCHI Cav. Uff. Francesco } ^. .<br />

#<br />

GNECCHI Cav. Uff Ercole<br />

)<br />

AMBROSOLI Dott. Cav. Solonr, Conservatore del Medagliere Nazionale<br />

<strong>di</strong> Brera e Libero docente <strong>di</strong> Numismatica presso la Regia Accademia<br />

> Direttori.<br />

Scient.-Lett. in Milano.<br />

GAVAZZI Cav. Giuseppe.<br />

MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trìvulziana.<br />

PAPADOPOLI Conte Comm. Nicolò, Senatore del Regno, Presidente<br />

della Società Numismatica Italiana.<br />

RUGGERO Cav. Col. Giuseppe.<br />

SAMBON Dott. Arturo Giulio.<br />

VISCONTI March. Carlo Ermes, Conservatore del Museo Artistico<br />

Municipale <strong>di</strong> Milano.<br />

Luppi Cav. Prof. Costantino, Segretario.<br />


FASCICOLO L


APPUNTI<br />

DI<br />

NUMISMATICA ROMANA<br />

XLI.<br />

GLI ULTIMI DUPONDII<br />

O LE PRIME MONETE DI BRONZO DEGLI IMPERATORI<br />

DIOCLEZIANO E MASSIMIANO ERCULEO.<br />

È nei primi anni del regno <strong>di</strong> Diocleziano (verso<br />

il 300) che ha luogo la grande riforma monetaria<br />

e un semplice sguardo a una collezione <strong>di</strong> monete<br />

romane basta per rilevare la <strong>com</strong>pleta trasformazione<br />

che avviene, principalmente nel bronzo, fra il regno<br />

<strong>di</strong> Carino e quello <strong>di</strong> Diocleziano. Nulla <strong>di</strong> più<br />

<strong>com</strong>une e noto <strong>di</strong> quelli volgarmente chiamati me<strong>di</strong>i<br />

bronzi dei Tetrarchi, i quali, larghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro e<br />

scarsi <strong>di</strong> spessore, sorgono in numero abbondantissimo<br />

e si <strong>di</strong>rebbe quasi d'improvviso, con un tipo<br />

<strong>di</strong> fabbricazione tutto nuovo e speciale, a sostituire<br />

quelli rarissimi <strong>di</strong> Caro, Numeriano e Carino, i quali<br />

conservano ancora T antico tipo <strong>di</strong> Aureliano e <strong>di</strong><br />

Probo. Parrebbe quasi che Diocleziano avesse in<br />

ventato il nuovo tipo il primo giorno della sua assun<br />

zione al trono; ma così non è nel fatto e la riforma<br />

avvenne bensì nei principii del regno <strong>di</strong> Diocleziano;<br />

ma non tanto imme<strong>di</strong>ata da non lasciar sussistere<br />

qualche piccola traccia dell' antica monetazione. La<br />

coniazione del bronzo era andata gradatamente sce-


12 FRANCESCO GNECCHI<br />

mando dopo il regno <strong>di</strong> Gallieno, al cessare della<br />

monetazione senatoria. Il sesterzio fu il primo a<br />

s<strong>com</strong>parire e non ne troviamo più alcuno alla metà<br />

del terzo secolo, mentre il dupon<strong>di</strong>o sopravvive<br />

ancora qualche tempo. Rarissimo e quasi eccezionale<br />

sotto gli imperatori antecedenti, continua ad essere<br />

tale nei primissimi anni <strong>di</strong> Diocleziano; pure ce ne<br />

restano ancora parecchi sia <strong>di</strong> lui che <strong>di</strong> Massimiano<br />

Erculeo primo suo associato all'impero. Mommsen<br />

col suo abituale acume avvertì (Voi. IV, pag. 97) che<br />

una parte delle monete (e avrebbe potuto <strong>di</strong>r tutte)<br />

che portano la leggenda lOVI CONSERVATORI e lOVI<br />

FVLGERÀTORI sono coniate suU' antico stampo; ma<br />

sia <strong>di</strong> queste, che <strong>di</strong> alcune altre portanti altri tipi<br />

e altre leggende (PAX e VIRTVS colla figura d'Ercole<br />

o <strong>di</strong> Marte), non fu mai tenuta la debita <strong>di</strong>stinzione<br />

nei cataloghi, dove sono descritte confusamente con<br />

quelle <strong>di</strong> nuovo stampo in modo che riesce affatto<br />

impossibile <strong>di</strong>stinguerle. Il Cohen descrive, fra le altre,<br />

parecchie <strong>di</strong> queste monete, senza accennare menomamente<br />

alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tipo. È perciò che ho<br />

creduto opportuno <strong>di</strong> qui riunire tutti i bronzi <strong>di</strong> tipo<br />

antico <strong>di</strong> Diocleziano e Massimiano Erculeo, i quali<br />

si possono considerare <strong>com</strong>e gli ultimi dupon<strong>di</strong>i.<br />

Sono tutte monete rarissime al pari <strong>di</strong> quelle<br />

simiH dei precedenti imperatori Caro, Numeriano e<br />

Carino, e del medesimo peso, <strong>di</strong> poco superiore ai<br />

5 grammi, mentre quelli <strong>di</strong> nuovo stampo pesano<br />

quasi il doppio (oscillanti fra i pei io grammi). Per<br />

quante ricerche abbia fatto non mi riuscì <strong>di</strong> riunirne<br />

che 5 tipi, ossia:<br />

lOVI CONSERVAI AVG-G<br />

lOVI FVLCtERATORI<br />

PAX AVG ^<br />

VIRTVS AVG (Marte)<br />

VIRTVS AVGG (Ercole)<br />

per Diocleziano.


e uno solo :<br />

GLI ULTIMI DUPONDII l3<br />

VIRTVS AVGG" (Ercole in due pose variate) per Massimiano<br />

Erculeo,<br />

Può darsi, anzi è assai probabile, che gli altri<br />

rovesci <strong>di</strong> Diocleziano siano stati coniati anche per<br />

Massimiano; ma, all' infuori <strong>di</strong> quello ora accennato<br />

colla leggenda VIRTVS AVG, <strong>di</strong> cui posseggo le due<br />

varianti nella mia collezione, è uno solo il bronzo che<br />

ho creduto poter attribuire con sicurezza a Massimiano<br />

Erculeo, quantunque semplicemente riportato da un<br />

vecchio autore, quello col rovescio lOVI FVLG-ERATORI,<br />

rappresentando uno dei tipi esclusivi pei bronzi <strong>di</strong><br />

vecchio stampo. I quali tipi si possono dunque ridurre<br />

ai cinque sopra accennati, notando che i due riferentisi<br />

a Giove appaiono per la prima volta sotto Diocleziano,<br />

gli altri invece con Ercole, Marte o la Pace non sono<br />

che riproduzioni <strong>di</strong> quelli degli imperatori precedenti.<br />

Ecco la descrizione delle monete:<br />

DIOCLEZIANO.<br />

I _ ^ _ iivip DIOCLETIANVS AVG. Testa laureata a destra<br />

col paludamento.<br />

P — lOVI CONSERVAI AVG-G. Giove ignudo a sinistra,<br />

col mantello spiegato <strong>di</strong>etro le spalle. Tiene un fulmine<br />

e un lungo scettro.<br />

Cohen N. 238. Museo <strong>di</strong> Danimarca e mia collezione. Peso gr. 5,800.<br />

Altro esemplare simile, ma <strong>di</strong> conio <strong>di</strong>verso e <strong>di</strong> tipo piut-<br />

tosto barbaro.<br />

Mia collezione. Peso gr. 5,400.


14 FRANCESCO GNECCHI<br />

2. — B' — IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra<br />

col paludamento.<br />

5i/ — lOVI FVLGERATORI. Giove ignudo corrente a sinistra<br />

in atto <strong>di</strong> lanciare il fulmine e col mantello sul braccio<br />

sinistro. Ai suoi pie<strong>di</strong> un'aquila.<br />

Cohen N. 255 (i). Museo <strong>di</strong> Danimarca.<br />

3. — ^ — IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato e co-<br />

razzato a destra.<br />

P — PAX AV&. La pace corrente a sinistra con un ramo<br />

e uno scettro.<br />

Cohen N. 281. Museo <strong>di</strong> Danimarca e mia collezione. Peso gr. 5,500.<br />

,....^<br />

- ^' — IMP DIOCLETIANVS AVO. Busto laureato e co-<br />

razzato a destra.<br />

(i) Probabilmente è da unire a questa serie anche il MB. descritto<br />

da Cohen al suo N. 225 riportandolo da Tanini, col rovescio: lovi conser<br />

K)vii coNs. Giove ignudo a sinistra, col mantello spiegato <strong>di</strong>etro le spalle,<br />

col fulmine e V asta. Ma, non avendone che la semplice descrizione e<br />

fors' anche in parte errata, (Tanini dà la testa ra<strong>di</strong>ata, mentre è assai<br />

più probabile che fosse laureata) non si può che accennare la cosa che<br />

in modo dubitativo.


GLI ULTIMI DUPONDII I5<br />

^ — VIRTVS AVG-. Marte armato e gra<strong>di</strong>ente a destra<br />

con lancia e scudo.<br />

Mia collezione. Peso gr. 5,500.<br />

f« -^<br />

5. — ^' - IMP DIOCLETIANVS AV&. Busto laureato e co-<br />

razzato a destra.<br />

1^ — VIRTVS AVGG-. Ercole ignudo <strong>di</strong> fronte rivolto a<br />

sinistra, appoggiato alla clava e con un trofeo e la pelle<br />

del leone.<br />

Cohen N. 350. Gabinetto <strong>di</strong> Francia.<br />

MASSIMIANO ERCULEO.<br />

6. - i& - IMP MAXIMIANVS P F AVG". Busto laureato a<br />

destra col paludamento.<br />

^K — lOVI FVLG-ERATORI. Giove ignudo corrente a sinistra<br />

col mantello svolazzante, eh' egli trattiene colla mano<br />

sinistra e in atto <strong>di</strong> lanciare il fulmine. Ai suoi pie<strong>di</strong><br />

un'afi[uila, che pare spaventata.<br />

.Cohen N. 311 da Tanini.<br />

La descrizione <strong>di</strong> questo rovescio corrisponde<br />

esattamente a quella che si <strong>di</strong>ede al N. 2 <strong>di</strong> Diocle-<br />

ziano. Nessun dubbio quin<strong>di</strong> che la moneta, quantunque<br />

per ora non se ne conosca alcun esemplare,<br />

vada attribuita alla vecchia serie.<br />

7. — ^' — IMP MAXIMIANVS AVG. Busto laureato e coraz-<br />

zato a destra.


l6 FRANCESCO GNECCHI<br />

1^ — VIRTVS AVGG. Ercole ignudo <strong>di</strong> fronte rivolto a<br />

sinistra. Tiene colla destra la clava abbassata, colla si-<br />

nistra la pelle del Leone e un trofeo.<br />

Ine<strong>di</strong>to — Mia collezione. Peso gr. 5,400.<br />

Ho già descritto questo bronzo nella Gazzetta<br />

Numismatica <strong>di</strong> Como (1886) e, avvertendo fin d'allora<br />

la <strong>di</strong>fferenza fra i me<strong>di</strong>i bronzi <strong>com</strong>uni dell'epoca e<br />

questo, che era l'unico esemplare a mia conoscenza<br />

e la stretta somiglianza coi me<strong>di</strong>i bronzi <strong>di</strong> Carino,<br />

l'aveva classificato per un piccolo medaglione.<br />

8. — /B' — IMP C MAXIMIANVS P F ÀVG-. Busto laureato a<br />

destra col paludamento.<br />

^ — VIRTVS ÀVG-G-. Ercole ignudo <strong>di</strong> fronte volto a si-<br />

nistra. S'appoggia colla destra alla clava e tiene colla<br />

sinistra l'arco e la pelle del Leone.<br />

Cohen N. 419 — Mia collezione. Peso gr. 5,200.<br />

Ritengo che questo bronzo sia il medesimo che<br />

il Cohen cita da Tanini al suo N. 419. Quantunque<br />

non sia in<strong>di</strong>cato se esso abbia il tipo <strong>com</strong>une dei<br />

nuovi bronzi <strong>di</strong> Massimiano, oppure quello dei vecchi<br />

dupon<strong>di</strong>i, è supponibile ed anzi probabilissimo che<br />

sia del tipo antico per la somiglianza della rappresen-<br />

tazione coir ultimo che abbiamo descritto <strong>di</strong> Diocleziano<br />

e col precedente dello stesso Massimiano.<br />

E per la stessa ragione deve attribuirsi a questa<br />

categoria anche l'altro bronzo che Cohen cita dallo<br />

stesso Tanini al suo N. 418, il quale non è che una<br />

piccola variante del precedente:<br />

g. — ^- iMP MAXIMIANVS P F AVG-. Testa laureata a destra.<br />

^ ~ VIRTVS AVG-G-. Ercole <strong>com</strong>e al Numero precedente.


XLII.<br />

BRONZO INEDITO<br />

DI MASSIMIANO ERCULEO.<br />

n^ I<br />

Alla breve memoria sugli ultimi dupon<strong>di</strong>i può<br />

far seguito e <strong>com</strong>plemento la descrizione <strong>di</strong> un curioso<br />

bronzo <strong>di</strong> Massimiano Erculeo, che mi venne<br />

tempo fa procurato dal <strong>com</strong>pianto Boutkowski e che<br />

non ho mai descritto finora, non avendo mai saputo<br />

decidere a quale categoria <strong>di</strong> bronzi attribuirlo.<br />

^ - VIRTVS MAXIMIANI AVG". Busto ra<strong>di</strong>ato e corazzato<br />

a destra. Tiene colla destra 1' asta, e colla sinistra lo<br />

scudo e due dar<strong>di</strong>.<br />

1^ — VOTA PVBLICA. Nettuno ignudo col tridente e il<br />

piede sinistro appoggiato su <strong>di</strong> una prora <strong>di</strong> nave in atto<br />

d'offrire un delfino a una donna (l'Africa?) che gli sta<br />

<strong>di</strong> fronte tenendo il sistro (?) e la qui testa è ornata della<br />

simbolica proboscide.<br />

Ine<strong>di</strong>to — Peso gr. 6,500. Mia collezione.<br />

Il rovescio è affatto nuovo fra le monete <strong>di</strong> Mas-<br />

simiano Erculeo e la rappresentazione sembra inspi-<br />

rata da un medaglione anepigrafo d'Adriano (Coh.<br />

N. 558), nel quale Nettuno, cogli stessi emblemi e<br />

nell'identica posa del nostro, si trova <strong>di</strong> fronte a<br />

Minerva. Ma ciò che forma l' interesse <strong>di</strong> questo


l8 FRANCESCO GNECCHI<br />

bronzo è piuttosto il dritto e il peso. La testa <strong>di</strong><br />

Massimiano è ra<strong>di</strong>ata e ciò lo esclude dalla categoria<br />

dei vecchi dupon<strong>di</strong>i, nei quali la testa dell'imperatore<br />

è sempre laureata; <strong>com</strong>e ne lo esclude il peso <strong>di</strong> 6<br />

grammi e mezzo, il quale, se è soverchio per un<br />

vecchio dupon<strong>di</strong>o, è troppo leggero pel nuovo bronzo<br />

o follis creato dalla riforma <strong>di</strong> Diocleziano ; e anche<br />

la leggenda VIRTVS MAXIMIANI e il busto a mezza figura<br />

non si trovano mai nelle monete semplici <strong>di</strong> Massimiano<br />

Erculeo; ma solamente fra i suoi medaglioni.<br />

A quale categoria dovremo dunque attribuire il nuovo<br />

bronzo? Ecco un problema, la cui soluzione è pro-<br />

posta agli stu<strong>di</strong>osi.<br />

È poi da sapersi che il medesimo bronzo esiste<br />

anche <strong>di</strong> Costanzo Cloro. Non mi appartiene; ma,<br />

avendolo avuto presso <strong>di</strong> me qualche tempo, ne presi<br />

l'impronta e ne posso offrire la descrizione:<br />

©" - IMP CONSTANTIVS P F AVG-. Busto ra<strong>di</strong>ato a destra<br />

col manto e la corazza. L'imperatore tiene colla destra<br />

l'asta appoggiandola alla spalla.<br />

9* — VOTA PVBLICA. Nettuno e l'Africa <strong>com</strong>e nel precedente.<br />

Ine<strong>di</strong>to — Peso gr. 7.<br />

Si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un identico rovescio, e, a<br />

quanto mi pare, prodotto dal medesimo conio, applicato<br />

a due dritti con teste <strong>di</strong>fferenti ; perciò quanto<br />

s' è detto sul bronzo <strong>di</strong> Massimiano può essere ripe-<br />

tuto a proposito <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Costanzo.


XLIII.<br />

UN RIPOSTIGLIO MISERABILE.<br />

Un ripostiglio <strong>com</strong>posto <strong>di</strong> 418 pezzi <strong>di</strong> bronzo<br />

<strong>di</strong> pessima fabbricazione, quasi <strong>com</strong>pletamente illegibili<br />

e del peso <strong>com</strong>plessivo <strong>di</strong> gr. 306, con una me<strong>di</strong>a<br />

cioè per ciascun pezzo inferiore ai •''|^ <strong>di</strong> grammo (0.73)<br />

deve essere necessariamente l'espressione della minima<br />

potenzialità economica e rappresentare l'epoca<br />

la più miserabile. Ciò non toglie però che il piccolo<br />

ripostiglio possa avere un interesse storico-scientifico;<br />

anzi il suo interesse viene appunto da ciò.<br />

Fu ritrovato lo scorso anno presso Perugia,<br />

conservato in un rustico vasetto <strong>di</strong> terra cotta ; e questa<br />

volta mi pare si sia verificato il caso rarissimo d'avere<br />

nelle mani il ripostiglio intatto quale fu ritrovato.<br />

Difatti la tentazione non poteva essere che lievissima<br />

pel ritrovatore.<br />

Ho detto che il ripostiglio si <strong>com</strong>pone <strong>di</strong> 418<br />

pezzi, non oserei quasi <strong>di</strong>re monete, trattandosi in<br />

piccola parte <strong>di</strong> vecchie monete consunte e quasi<br />

tutte frammentate, e nel resto <strong>di</strong> pezzi apparentemente<br />

<strong>di</strong> conio fresco; ma che pure, piuttosto che vere<br />

monete, non sono che simulacri <strong>di</strong> monete o imitazioni<br />

barbare. Precisamente il ripostiglio si <strong>com</strong>pone<br />

<strong>di</strong> N. 17 monetine antiche, N. 65 frammenti <strong>di</strong> vecchie<br />

monete, e <strong>di</strong> N. 336 imitazioni barbare. Fra le vecchie<br />

monete, malgrado l'estrema sconservazione e la spez-<br />

zatura, sono ancora visibili le traccie <strong>di</strong> alcuni nomi.<br />

Il frammento più antico è quello <strong>di</strong> un piccolo bronzo<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Gotico dal rovescio CQNSECRATIO, e a


20 FRANCESCO GNECCHI<br />

questo segue un altro piccolo frammento <strong>di</strong> un dupon<strong>di</strong>o<br />

d'Aureliano, rovescio CONCORDIA. Troviamo<br />

poi un antoniniano <strong>di</strong> Probo, il quale, è conservato<br />

intero <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ametro, forse perchè tanto consunto<br />

al rovescio principalmente, da aver perduto la metà<br />

del suo peso originario, e costituisce la moneta piìi<br />

gran<strong>di</strong>osa del ripostiglio, dominando fra le propor-<br />

zioni microscopiche dei pezzi che lo circondano.<br />

Da Probo saltiamo ad epoca molto più recente<br />

con monete e frammenti da cui appajono ancora i<br />

nomi <strong>di</strong> Costante, Graziano, Valentiniano II, Onorio,<br />

Teodosio II e Marciano. Tutte le altre vere monete<br />

sono in uno stato così deplorevole <strong>di</strong> conservazione<br />

da rendere impossibile qualunque classificazione.<br />

Passando ora alla parte più grossa del ripostiglio,<br />

essa ci presenta delle monetine che sembrano coniate<br />

poco prima d'essere state nascoste; ma in modo tanto<br />

barbaro da riuscire assolutamente enigmatiche e non<br />

spiegabili altrimenti che colla supposizione che siano<br />

contraffazioni barbare o per meglio <strong>di</strong>re il prodotto<br />

<strong>di</strong> una coniazione clandestina. Rappresentano da un<br />

lato una testina, dall' altro una figurina maschile<br />

o femminile (imitazioni dell' imperatore o della Vittoria),<br />

un castello, una croce, una corona o un monogramma<br />

indecifrabile e talvolta al dritto e al rovescio<br />

l'imitazione barbara d'una leggenda; ciò che <strong>di</strong>mostra<br />

chiaramente l'intenzione d'imitare i piccolissimi bronzi<br />

degli ultimi imperatori d'Oriente, Arca<strong>di</strong>o, Teodosio II,<br />

Marciano oppure quelle un po' più recenti dei Goti.<br />

Se a ciò aggiungiamo la spezzatura <strong>di</strong> tutte le vecchie<br />

monete superanti la misura minima degli accennati<br />

bronzi imperiali o gotici, si deve convenire che il ri-<br />

postiglio corrisponde appunto all'epoca della estrema<br />

povertà del pubblico erario, al tempo cioè del famoso<br />

e<strong>di</strong>tto (anno 395) che proibiva la coniazione delle<br />

monete <strong>di</strong> bronzo <strong>di</strong> gran modulo (e il gran modulo


UN RIPOSTIGLIO MISERABILE 21<br />

era già un modulo assai ridotto a quest' epoca) e<br />

solo era conservata la moneta spicciola, nummus<br />

centennionalis.<br />

Che se le monete degli Ostrogoti e dei Vandali<br />

furono sempre ritenute quali l'espressione del livello<br />

più basso delle con<strong>di</strong>zioni economiche <strong>di</strong> un paese,<br />

il nostro ripostiglio va ancora più in là e segna il<br />

punto culminante dell* estrema penuria dei tempi.<br />

Non solo, in mancanza <strong>di</strong> monete autentiche e uffi-<br />

ciali, se ne fabbricavano facilmente delle imitazioni,<br />

punzonando alla peggio dei minuscoli frammenti <strong>di</strong><br />

metallo — la falsificazione non è pur troppo prero-<br />

gativa dei tempi <strong>di</strong> miseria — ma si tolleravano nella<br />

circolazione anche le antiche monete preesistenti,<br />

dopo d' averle ridotte, me<strong>di</strong>ante la spezzatura, al<br />

valore della moneta corrente. È certamente il primo<br />

e forse V unico ritorno al sistema del valore del<br />

bronzo <strong>com</strong>misurato al peso, dopo i tempi dell' aes<br />

rude.... E le ridotte proporzioni esprimono eloquentemente<br />

le mutate con<strong>di</strong>zioni sociali!<br />

In seguito a tali considerazioni non è <strong>di</strong>fficile<br />

assegnare molto approssimativamente V epoca del<br />

sepellimento al nostro ripostiglio.<br />

Come più sopra s' è visto, l'ultimo nome ricono-<br />

scibile fra quelli delle vecchie monete è quello <strong>di</strong><br />

Marciano e quin<strong>di</strong> il ripostiglio non potrebbe in nessun<br />

modo essere anteriore alla prima metà del V secolo.<br />

Considerando però <strong>com</strong>e queste vecchie monete siano<br />

in uno stato che <strong>di</strong>mostrano chiaramente d' aver<br />

avuto lunghissimo corso, e , più ancora osservando<br />

le <strong>di</strong>mensioni e il tipo delle monete imitanti quelle<br />

dei Goti, il nostro ripostiglio dovrebbe riferirsi alla<br />

prima metà del VI secolo, epoca nella quale sono<br />

estremamente rari i ripostigli <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> bronzo.<br />

E <strong>com</strong>e poteva essere altrimenti, quando si vede<br />

che una riunione <strong>di</strong> piccoli frammenti <strong>com</strong>e quelli


22 FRANCESCO GNECCHI<br />

descritti potevano costituire un tesoretto degno d'essere;<br />

nascosto?<br />

I ripostigli <strong>di</strong> bronzo <strong>di</strong> questi tempi sono tanto<br />

rari che <strong>di</strong> uno solo posteriore all'epoca d'Anastasio<br />

ci resta una accurata e precisa descrizione, quella<br />

<strong>di</strong> Monteroduni nel Sannio.<br />

Di qualche altro <strong>di</strong> poca importanza non abbiamo<br />

che notizie vaghe. Io ebbi anni sono una<br />

parte (circa 200 monetine) <strong>di</strong> un ripostiglio che doveva<br />

essere interessantissimo, degli Ostrogoti e dei<br />

Vandali, coi nomi e monogrammi <strong>di</strong> Odoacre, Teo-<br />

derico, Atalarico, Teodato, Vitige, Baduela, Anastasio,<br />

Ilderico, Gelimaro, oltre ad alcune incerte e bar-<br />

bare che si assomigliano molto a quella del ripo-<br />

stiglio <strong>di</strong> Perugia; ma non mi fu dato <strong>di</strong> sapere né<br />

la provenienza, ne la <strong>com</strong>posizione <strong>com</strong>pleta.<br />

l\ ripostiglio <strong>di</strong> cui ora ho fatto cenno non<br />

contiene un solo pezzo che presenti un valore benché<br />

njÌBÌn]ip pel raccoglitore; tuttavia, sia per l'epoca così<br />

scarsa <strong>di</strong> ripostigli, sia pel fenomeno abbastanza cu-<br />

rioso della frammentazione dei pezzi, sia infine per<br />

1^ specialità <strong>di</strong> essere quasi totalmente costituito <strong>di</strong><br />

monete false dell'epoca, non ho creduto senza inte-<br />

resse il darne una breve notizia.<br />

FRANCESCO GnECCHI.


APPUNTI<br />

DI<br />

NUMISMATICA ITALIANA<br />

XVI.<br />

IL RIPOSTIGLIO DI CAVRIANA,<br />

Nei Comune <strong>di</strong> Cavriana (Prov. <strong>di</strong> Mantova), un<br />

operaio, nel demolire un vecchio muro, scopriva, due<br />

anni or sono, un gruzzolo <strong>di</strong> circa loo monetine<br />

italiane d'argento. Di queste monete, settanta furono<br />

acquistate da un proprietario del luogo, il quale,<br />

solo poco tempo fa, decise d' alienarle. Ho avuto<br />

la fortuna <strong>di</strong> acquistarle tutte e <strong>di</strong> trovarne altre<br />

ch'erano andate <strong>di</strong>sperse; cosicché posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

possedere il ripostiglio nella quasi sua totalità. Il<br />

tesoretto è piccolo, ma molto variato e interessante,<br />

contenendo alcune monete affatto nuove. Credo<br />

quin<strong>di</strong> opportuno pei lettori della <strong>Rivista</strong> il dare una<br />

illustrazione sommaria dei vari tipi <strong>di</strong> monete che vi<br />

trovai, descrivendo quelle nuove e varianti, e riferendomi,<br />

per quelle già pubblicate, alle opere dei<br />

vari autori. Fra le monete nuove, <strong>di</strong> cui possedevo<br />

due esemplari, ne ho <strong>di</strong> buon grado sacrificato uno,<br />

per far eseguire l'assaggio del titolo, e poter così<br />

stabilire con certezza la loro denominazione.<br />

Sono .<br />

tutte monete delle Repubbliche Italiane dei<br />

secoli XII e XIII, e appartengono alle seguenti città :


34<br />

ERCOLE GNECCHl<br />

Acqui, Asti, Bergamo, Brescia, Como, Cortemiglia<br />

Cremona, Lo<strong>di</strong>, Mantova, Milano, Piacenza, Tortona<br />

e Vercelli.<br />

ACQUI.<br />

I. Denaro grosso fgr. 1.250).<br />

^' — + IMPERATOR. Nel campo, in un circolo periato, F R-<br />

(Sull'abbreviazione una croce).<br />

P — + AQVENSIS. Nel campo, e. s., croce.<br />

Questo grosso, per tutto il resto identico a quello<br />

pubblicato da D. Promis, {Monete del Piemonte ine<strong>di</strong>te<br />

rare, Torino, 1852, in-4, pag. 6, tav. I, i), presenta,<br />

<strong>com</strong>e si vede dal <strong>di</strong>segno, la varietà <strong>di</strong> una crocetta<br />

posta sull'abbreviazione delle lettere F R del <strong>di</strong>ritto.<br />

Non mi accadde mai <strong>di</strong> vedere questo simbolo<br />

sulle numerose abbreviazioni che s'incontrano nei<br />

grossi <strong>di</strong> quest'epoca.<br />

Questa croce, che certo non fu messa a caso,<br />

è probabilmente un segno del dominio temporale dei<br />

Vescovi sulla città <strong>di</strong> Acqui, dominio ch'essi avevano<br />

ricevuto dagli Ottoni verso il 900, e che ritennero<br />

fino al XIII secolo (i).<br />

2. Grosso (gr. 1.370).<br />

ASTI,<br />

Promis D., Monete della zecca d'Asti, Torino, 1853, in-4, P- 20, tav. I, i.<br />

(i) Ve<strong>di</strong> Promis D., Monete del Piemonte ine<strong>di</strong>te o rare. Torino, 1852,<br />

Hi-4, pag. 5»<br />

,


APPUNTI DI NUMISMATICA ITALIANA 35<br />

BERGAMO.<br />

3. Grosso (gr. 1.300).<br />

ViMERCATi-Sozzi P., Sulla moneta <strong>di</strong> Bergamo. Ivi, i88i, in-4, tav. I, 8.<br />

4. Obolo (gr. 0.320 — Ti». 192 — scodellato).<br />

^' — FREDERI CVS IMPRT * Busto laureato <strong>di</strong> Federico II<br />

a destra.<br />

P — Veduta della città. Ai lati PGA MVM. In alto, nel<br />

campo, a destra una stella, a sinistra un punto.<br />

5. Obolo (gr. 0.330 — Tit. 224).<br />

Variante del precedente, senza il punto nel campo del<br />

rovescio.<br />

Queste due monetine, che imitano perfettamente<br />

il tipo del grosso, sono, ch'io mi sappia, affatto<br />

ine<strong>di</strong>te e sconosciute.<br />

BRESCIA.<br />

6. Obolo (gr. 0.310 • 0.320 — scodellato).<br />

Bellini V., De Monetis Italiae, etc. Altera Dissertatio, pag. 27, n. i.<br />

COMO.<br />

7. Grosso (gr. 1.320).<br />

Ambrosoli S., Zecche italiane rappresentate nella sua Raccolta<br />

<strong>numismatica</strong>. Como, 1881, in-4, pag. 9, tav. MI, n. 17.<br />

8. Obolo (gr. 0.320 — scodellato).<br />

Ambrosoli S., Op. cit., pag. 8, tav. MI, n. 12.<br />

9. Obolo (gr. 0.320 — id.).<br />

Ambrosoli S., Op. cit., pag. 8, tav. MI, n. 13.<br />

10. Obolo (gr. 0.310-0.320 — id.).<br />

Ambrosoli S., Op. cit., pag. 8, tav. MI, ii. 14.


^ — + • • M<br />

II. Grosso (gr. I.3CX3).<br />

D<br />

•<br />

CARETO<br />

ERCOLE GWECCHI<br />

CORTEMIGLIA.<br />

•<br />

Nel campo, in circolo periato,<br />

Croce. Dal circolo partono due cunei, che si <strong>di</strong>rigono<br />

verso due angoli opposti della croce.<br />

INPERATOR<br />

P — + •<br />

• Nel campo, e. s., in tre righe: hE RIC N.<br />

Ho il piacere <strong>di</strong> aggiungere questo grosso, finora<br />

affatto sconosciuto, alla scarsa serie delle monete<br />

<strong>di</strong> Cortemiglia.<br />

Il Promis (2) afferma che i Signori <strong>di</strong> Cortemiglia<br />

batterono moneta sul principio del secolo XIV, e<br />

nota <strong>com</strong>e in queir epoca aprissero zecca " anche i<br />

marchesi <strong>di</strong> Saluzzo, Incisa e Ponzone^ tutti ugualmente<br />

pretendenti <strong>di</strong>scendere dal celebre Aleramo. „<br />

La moneta ora descritta però è evidentemente<br />

<strong>di</strong> epoca anteriore, ed essendo una perfetta imitazione,<br />

fino nei più minuti particolari, del soldo battuto a<br />

Milano 'da Enrico VI, mi sembra chiaro ch'essa debba<br />

essere contemporanea a quello, o <strong>di</strong> poco posteriore.<br />

L' epoca della sua battitura dovrebbe quin<strong>di</strong> asse-<br />

gnarsi fra gli ultimi anni del secolo XII e i primi<br />

del XIII. Sappiamo che Cortemiglia faceva parte<br />

della pingue ere<strong>di</strong>tà lasciata dal marchese Bonifacio<br />

a' suoi sette figli. Nella <strong>di</strong>visione da essi fatta nel<br />

1142, Cortemigha veniva costituita capo <strong>di</strong> un marchesato<br />

e assegnata ad uno dei figli, pure chiamato<br />

Bonifacio. Morto questi senza prole, i fratelli super-<br />

(2) Promis D., Monete ine<strong>di</strong>le del Piemonte. Torino, 1866, in-4, p. 24-25.


APPUNTI DI NUMISMATICA ITALIANA «7<br />

stiti fecero una seconda <strong>di</strong>visione, ri<strong>com</strong>ponendo i due<br />

nuovi marchesati <strong>di</strong> Clavesana e <strong>di</strong> Cortcmiglia. A<br />

quest* ultimo fu preposto Ottone, figlio primogenito<br />

<strong>di</strong> Enrico il Guercio, marchese <strong>di</strong> Savona. Nella<br />

porzione a lui toccata ed eretta in marchesato, si<br />

trovava il luogo <strong>di</strong> Carretto (3). Da questa piccola<br />

frazione del suo feudo Ottone prese il titolo <strong>di</strong> Mar-<br />

chese del Carretto, nome che restò a tutta la serie<br />

de' suoi successori (4). In un documento dell'anno 1209,<br />

troviamo che il predetto Ottone, col consenso del<br />

figlio, vendeva al Comune <strong>di</strong> Asti tutto quanto possedeva<br />

in Cortcmiglia e in molte altre terre circonvicine,<br />

e contemporaneamente, con altro atto, essi venivano<br />

dal podestà e a nome del Comune <strong>di</strong> Asti, investiti<br />

<strong>di</strong> quelle terre in fendum rectum et gentile (5).<br />

A questo Ottone, che primo prese il titolo <strong>di</strong><br />

Marchese del Carretto, apparterrebbe per avventura<br />

il grosso ora descritto? Metto là quest'idea <strong>com</strong>e<br />

una semplice congettura, vedendo che il tipo della<br />

moneta coincide appunto con quell'epoca; e lascio ai<br />

numismatici più <strong>di</strong> me esperti e provetti <strong>di</strong> esaminare<br />

la questione e pronunciare un giu<strong>di</strong>zio. Quello che<br />

posso asserire con tutta certezza si è che il tipo del<br />

mio grosso non può in alcun modo essere assegnato<br />

all'epoca nella quale pare accertato siano state battute<br />

le altre monete anonime dei Marchesi <strong>di</strong> Cortcmiglia,<br />

ossia al principio del secolo XIV. Lo stesso ripo-<br />

stiglio, nel suo insieme, confermerebbe la mia opi-<br />

nione. Tutte le monete che lo <strong>com</strong>pongono, <strong>com</strong>e lo<br />

provano il tipo e le leggende, appartengono alla fine<br />

(3) Carretto, piccolo <strong>com</strong>une <strong>di</strong> circa 200 abitanti in Prov. <strong>di</strong> Genova,<br />

Gre. <strong>di</strong> Savona.<br />

(4) Cazzerà C, Delle zecche e <strong>di</strong> alcune rare rrjonete degli antichi<br />

marchesi <strong>di</strong> Ceva, Incisa e Cortcmiglia {Mem. dell'Accad. <strong>di</strong> Torino,<br />

serie I, 1833, pag. 94-95)-<br />

(5) Cazzerà, Op. cit., pag. 95.


28<br />

ERCOLE GNECCHI<br />

del secolo XII, e ai primi <strong>di</strong>eci o do<strong>di</strong>ci lustri del XIII,<br />

e nessuna oltrepassa quell'epoca.<br />

Un mio amico numismatico, il quale si propone<br />

<strong>di</strong> illustrare la Zecca <strong>di</strong> Cortemiglia, pubblicherà fra<br />

breve un'altra monetina ine<strong>di</strong>ta dei Marchesi del Car-<br />

retto e <strong>di</strong> epoca forse anteriore alla mia. In quella<br />

circostanza egli ritornerà sulla questione, e saprà<br />

certo risolverla megho ch'io non abbia potuto.<br />

Un' ultima osservazione a proposito <strong>di</strong> questa<br />

moneta. Essa, <strong>com</strong>e si <strong>di</strong>sse, è una imitazione servile<br />

del soldo <strong>di</strong> Enrico VI per Milano. Il suo titolo però,<br />

evidentemente, appare inferiore a quello della moneta<br />

milanese. I Marchesi del Carretto inauguravano con<br />

ciò un sistema che fu poi adottato dagli stessi loro<br />

successori, e specialmente dai Signori <strong>di</strong> Saluzzo,<br />

d' Incisa, <strong>di</strong> Ponzone, e da tutti gli altri così detti<br />

aleramici. Essi copiavano il tipo delle migliori e piìi<br />

accre<strong>di</strong>tate monete contemporanee, perchè avessero<br />

più facilmente corso, e ne alteravano poi spudoratamente<br />

la intrinseca bontà. Furono questi enormi<br />

abusi che provocarono la famosa Grida <strong>di</strong> Enrico VII<br />

del 1310, colla quale venivano messi al bando, insieme<br />

a molte altre monete, imperiales fados in Clivassio,<br />

in Yporeya, in Incixa et in Ponzano in Curtemilia, etc.<br />

12. Soldo (gr. 1.250).<br />

CREMONA.<br />

Tonini P., Della Zecca <strong>di</strong> Cremona (Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Nutnis. e Sfragi-<br />

stica, i863, voi. I, pag. 60, tav. IV, n. 4.<br />

13. Obolo (gr. 0.320 ~ Tit. 164 — scodellato).<br />

^ — + FREDERICVS. Nel campo, in un circolo periato,<br />

P ^ R<br />

I<br />

(hnperator).<br />

1


APPUNTI DI NUMISMATICA ITALIANA 29<br />

Dal basso del circolo, partono due cunei che si <strong>di</strong>rigono<br />

al centro.<br />

51 — + • • CREMONA Nel campo, e. s., una stella a sei raggi.<br />

— (Ine<strong>di</strong>ta).<br />

14. Medaglia (gr. 0.320 - Tit. 124).<br />

/B' — + FREDERICVS. Nel campo, in un circolo e. s., .<br />

p<br />

i^c p<br />

9^ — + CREMONA. Nel campo, e. s., croce. In alto, fra i<br />

bracci della croce, due stelle. — (Ine<strong>di</strong>ta).<br />

Di questa medaglia^ detta anche cremonese ^ e<br />

nota dai documenti dell'epoca, fece un primo cenno<br />

il prof. Alessandro Lisini in questa stessa <strong>Rivista</strong> (6).<br />

In esso egli osserva giustamente <strong>com</strong>e il Tonini, nella<br />

sua Illustrazione della zecca <strong>di</strong> Cremona (7), pretese<br />

<strong>di</strong> pubblicare la medaglia, ma s'ingannò, illustrando<br />

invece e dando il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> un mezzanino, equiva-<br />

lente alla metà del denaro imperiale, mentre la<br />

medaglia ne valeva soltanto la quarta parte.<br />

Nella celebre Convenzione conchiusa nel 1254 fra<br />

le città <strong>di</strong> Bergamo, Cremona, Parma, Brescia, Piacenza,<br />

Pavia e Tortona, allo scopo <strong>di</strong> coniar moneta<br />

uniforme, oltre il grosso ed il mezzanino, si stabiliva<br />

la battitura della medaglia, al taglio <strong>di</strong> 816 per<br />

libbra, al titolo <strong>di</strong> once i %. La medagha doveva<br />

dunque avere il peso <strong>di</strong> gr. 0.399, l'intrinseco <strong>di</strong><br />

gr. 0.50, e la lega <strong>di</strong> gr. 0.349.<br />

Probabilmente questa monetina fu battuta in<br />

(6) A. LisiNi, Medaglie <strong>di</strong> zecche italiane. {<strong>Rivista</strong> It. <strong>di</strong> Nutnis. 1896,<br />

anno IX, fase. II, pag. 229).<br />

(7) Nel Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Numismatica e Sfragistica, anno I, pag. 60,<br />

tav. IV, n. 5.


30<br />

ERCOLE GNECCHl<br />

seguito a quella Convenzione, e lo arguisco anche<br />

dalle stellette che vi si scorgono nel <strong>di</strong>ritto e nel ro-<br />

vescio , contrassegno eh' era stato espressamente<br />

convenuto in un articolo <strong>di</strong> quel concordato. In tal<br />

caso la monetina dovrebbe essere stata battuta dal<br />

1254 al 1256, che per soli due anni ebbe vigore quel<br />

trattato. Il peso della mia moneta sarebbe un poco<br />

inferiore a quello prescritto; ma il titolo <strong>di</strong> 124, che<br />

mi risultò all'assaggio, vi corrisponde con precisione,<br />

equivalendo a once i 'l^, ossia ad un ottavo <strong>di</strong> fino.<br />

LODI.<br />

15. Grosso (gr. 1.250).<br />

Al<strong>di</strong>ni P. V., Sopra un'antica moneta <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>. Pavia, 1836, fig.<br />

MANTOVA.<br />

16. Obolo (gr. 0.325 — scodellato).<br />

PoRTioLi A., La zecca <strong>di</strong> Mantova, Parte I. Mantova, 1879, in-8,<br />

tav. ann. n. 3.<br />

17. Medaglia (gr. 0.310).<br />

/B' — + MANTVE. Nel campo, in circolo periato, croce.<br />

In due angoli opposti della croce, due punti.<br />

9' - + VIRGILIVS. Nel campo e. s. ^ ' ^ (Episcopus),<br />

È una variante <strong>di</strong> quella pubblicata dal Portioli<br />

nell'opera citata, tav. ann. n. 4, la quale ha le lettere<br />

e . e . .<br />

nel <strong>di</strong>ritto, e la croce nel rovescio.<br />

MILANO.<br />

18. Denaro (gr. 0.460 — scodellato).<br />

Gnecchi F. e E., Monete <strong>di</strong> Milano ine<strong>di</strong>te. Supplemento {Riv. Ital.<br />

<strong>di</strong> Niint., 1893, fase. I, pag. 50, n. 3).<br />

19. Denaro (gr. Oi470' — id.).<br />

Gnecchi F. e E., Op. cit., pag. 50, n. 4.


APPUNTI DI NUMISMATICA ITALIANA 3I<br />

PIACENZA.<br />

20. Soldo (gr. 0.730).<br />

Muratori L. A., Antiquitates Italicae me<strong>di</strong>i aevi, etc. Voi. II, pag. 723-<br />

724, n. I.<br />

TORTONA.<br />

21. Grosso (gr. 1.850).<br />

Promis D., Monete del Piemonte ine<strong>di</strong>te rare. Torino, 1852, in-4,<br />

pag. 31, tav. II, 8.<br />

22. Soldo (gr. i.ioo).<br />

Promis, Op. cit., pag. 31, tav. II, 9.<br />

23. Denaro piccolo (gr. 0.500 — scodellato).<br />

Promis D., Monete ine<strong>di</strong>te del Piemonte. Torino, i866, in-4, psg- 47»<br />

tav. VI, 62.<br />

24. Denaro grosso (gr. 1.250).<br />

3' — + •<br />

'><br />

FRED'RIC'<br />

VERCELLI.<br />

• Nel campo, in circolo periato, le lettere:<br />

I P, sopra le quali un punto.<br />

^ — + VERCELL€. Nel campo, e. s., croce. Dal circolo<br />

partono due cunei, che si <strong>di</strong>rigono verso due angoli<br />

opposti della croce.<br />

Questa rarissima moneta, la sola che si conosca,<br />

coniata in Vercelli al nome <strong>di</strong> Federico II, fu pubbli-<br />

cata da D. Promis [Monete del Piemonte ine<strong>di</strong>te o rare.<br />

Torino, 1852, pag. 34-36, tav. II, 11).<br />

II mio esemplare ha la variante dei due cunei nel<br />

rovescio, che mancano nel grosso e<strong>di</strong>to dal Promis.<br />

Ercole Gnecchi.


MIRANDOLA<br />

MONETE INEDITE O CORRETTE<br />

Fra le officine monetarie che ebbero vita in<br />

Italia nel secolo XVI, quella dei Pico, signori e poi<br />

duchi della Mirandola, tiene un posto <strong>di</strong>stinto fra le<br />

altre, sia per il numero e la varietà dei suoi prodotti,<br />

<strong>com</strong>e per la bellezza e rarità <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> essi.<br />

L'Argelati ed il Bellini, e più ancora il Litta,<br />

ed il Kunz, per non nominare che i principali fra<br />

quelli che si occuparono <strong>di</strong> questa zecca, <strong>di</strong>edero<br />

numerosi <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> monete della Mirandola; non <strong>di</strong><br />

tutte però, che molte ancor sconosciute si conservano<br />

in pubbliche e private raccolte, o trovansi menzionate<br />

in vecchie tariffe. E farebbe certamente opera<br />

utile per lo stu<strong>di</strong>o della <strong>numismatica</strong> moderna chi,<br />

ricercando gli archivi ed i musei imprendesse ad<br />

illustrare l'intera serie delle monete dei Pico.<br />

In attesa che qualcuno s'accinga a trattare sì<br />

interessante argomento porterò un piccolo contributo<br />

alla conoscenza delle monete mirandolesi, pubblicando<br />

alcuni pezzi passati finora inosservati, o ripro-<br />

dotti con poca esattezza.<br />

Qualcuno <strong>di</strong> questi mi fu cortesemente <strong>com</strong>uni-<br />

cato dai signori Rivani <strong>di</strong> Ferrara, Rizzini <strong>di</strong> Brescia,<br />

e Rizzoli <strong>di</strong> Padova, che mi favorirono le impronte<br />

<strong>di</strong> alcune rare monete della Mirandola che si trovano<br />

nei musei ai quali essi sono preposti, gentilmente<br />

concedendomi <strong>di</strong> renderle <strong>di</strong> pubblica ragione.


34<br />

GIORGIO CIANI<br />

Giovanni Francesco Pico, signore della Miran-<br />

dola, e conte <strong>di</strong> Concor<strong>di</strong>a (1515-1533) aprì la zecca<br />

nella capitale dei suoi non vasti possessi.<br />

Le belle monete d'oro che vi fece coniare sono<br />

in gran parte conosciute per opera degli autori che<br />

ebbi a ricordare; non così alcune d'argento <strong>di</strong> modulo<br />

maggiore, testoni, e mezze lire che s'incontrano<br />

raramente.<br />

Di queste riporterò le seguenti :<br />

C<br />

— i& — Piccola aquila bicipite e sotto in cinque linee<br />

MI RANDV L>€ • DOMINVS •<br />

• C<br />

-^ — OM NIN O in tre linee sul primo foglio <strong>di</strong> un libro;<br />

suir angolo inferiore del secondo foglio K e sotto BA.<br />

Nel campo a sinistra C e sotto I, a destra A.<br />

Argento. Peso Gram. 4,37.<br />

Questo pezzo <strong>di</strong> buon argento che si conserva<br />

nel museo <strong>di</strong> Brescia , è notevole per 1' assenza del<br />

nome del principe, particolarità che si riscontra in<br />

un quattrino dello stesso tipo pubblicato dal Kunz (0,<br />

e da esso pure attribuito a G. Francesco. Il libro<br />

coll'OMNINO si vede su tre altri pezzi che portano il<br />

suo nome e dovea essere una sua impresa, che ben<br />

(i) Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Numismatica e Sfragistica, anno II, fase. IV,<br />

tav. Vili, n. 6.


MIRANDOLA 35<br />

conveniva a questo principe che godette a' suoi tempi<br />

fama <strong>di</strong> valente letterato. " Huomo ai tempi suoi<br />

litteratissimo in greco, latino ed hebraico „ è detto<br />

in una cronaca anonima mirandolese C^), e della sua<br />

operosità anche in questo campo lasciò testimonio in<br />

alcune opere <strong>di</strong> vario argomento.<br />

L' OMNINO potrebbe forse ricordare V Omnino<br />

animus fortis et magnus <strong>di</strong>iabus rebus maxime cer-<br />

nitura etc. del grande Arpinate (3), ma le sigle nel<br />

campo possono prestarsi a <strong>di</strong>verse interpretazioni.<br />

Certo si è che devoto all'impero, dal quale riconosceva<br />

le concessioni ed i privilegi avuti, segnò<br />

sempre coli' aquila bicipite tutte le monete che egli<br />

fece coniare.<br />

Ritengo che tanto questo pezzo <strong>com</strong>e il quattrino<br />

illustrato dal Kunz siano da assegnarsi ai primi anni<br />

della sua signoria.<br />

2. — 3^ — IO • FRANCISCVS<br />

•<br />

chioma, volta a sinistra.<br />

PICV8<br />

9I — MO ' FR » PICVS " MIRANDVL/E '^<br />

D<br />

• Testa con lunga<br />

» CO ' C e aquiletta<br />

a due teste che <strong>di</strong>vide la scritta. Nel mezzo un libro<br />

con OM NIN O in tre linee; sull'angolo del secondo<br />

foglio • B • e sotto KA; nel campo a sinistra C e sotto I,<br />

a destra A.<br />

Argento. Peso Gram. 3,95.<br />

(2) Memorie storiche della città e dell'antico ducato delia Mirandola,<br />

ivi 1874, pag. 80.<br />

(3) M. TuLLn CicERONis, Officiorum, lib. I.


36<br />

GIORGIO CIANI<br />

Fu pubblicata nel III voi. delle opere dell' Ar-<br />

sì rozzo ed<br />

gelati che ne <strong>di</strong>ede il <strong>di</strong>segno , ma<br />

in<strong>com</strong>pleto che ho creduto opportuno <strong>di</strong> riprodurlo<br />

valendomi <strong>di</strong> un' impronta <strong>di</strong> questa moneta che si<br />

conserva nel museo <strong>di</strong> Ferrara. Se nella precedente<br />

mancava il nome del principe, in questa v'è ripetuto<br />

anche al rovescio, che è identico a quello <strong>di</strong> un altro<br />

pezzo d'argento (che trovasi pure in oro ed è del<br />

valore <strong>di</strong> tre zecchini) riportato al N. 9 delle tavole del<br />

Litta il cui peso, che desumo da un'esemplare ben con-<br />

servato del museo <strong>di</strong> Ferrara, raggiunge i gram. 5,95.<br />

E da notarsi la <strong>di</strong>fferente <strong>di</strong>sposizione delle<br />

lettere B, K ed A, che vedonsi segnate neh' angolo<br />

inferiore del libro.<br />

Moriva G. Francesco nel 1533 vittima <strong>di</strong> una<br />

congiura or<strong>di</strong>tagli dal nipote Galeotto II che gli<br />

succedette nel dominio (1533-1550).<br />

Di lui si conoscono soltanto 5 monete; lo scudo<br />

d' oro non per anco figurato, il mezzo paolo e due<br />

quattrini delle tavole del Litta, ed una moneta pub-<br />

blicata dal Bellini, detta grosso daF Kunz, che qui<br />

riproduco più correttamente traendone il <strong>di</strong>segno da<br />

un' impronta <strong>di</strong> questo pezzo, il quale si trova nel<br />

museo Bottacin <strong>di</strong> Padova.<br />

3. - ^^ — GALEOTVS • PICVS • Il * MIR • • CONQ<br />

DNS. Scudo<br />

coir arme <strong>di</strong> Mirandola-Concor<strong>di</strong>a e V armetta Pico nel


MIRANDOLA 37<br />

centro, sormontato da un'elmo con lambrecchini e col<br />

cimiero <strong>di</strong> un drago alato nascente.<br />

P — Gallo rivolto a sinistra su d'un caduceo alato, il<br />

tutto entro ghirlanda d'alloro.<br />

Argento. Peso Gram. 2,60.<br />

È <strong>di</strong> buon argento e lavorata finamente; <strong>com</strong>e<br />

m'avverte il chiar. conservatore del Museo Bottacin,<br />

potrebbe essere forse un giulio.<br />

11 gallo sul caduceo alato sembra fosse l'impresa<br />

parlante <strong>di</strong> Galeotto 11 che si riscontra, oltreché su<br />

due suoi quattrini, anche sulla seguente.<br />

4. — /B' — + GALEOTVS •.• PICVS •.' II. Scudo inquartato, e<br />

collo scudetto a scacchi nel mezzo.<br />

^ — '.' MIRAN •<br />

caduceo alato.<br />

CON<br />

• • Q<br />

DOMINVS. Gallo a sinistra su<br />

Argento. Peso Gram. i,oo.<br />

Questa monetina <strong>di</strong> basso argento che serbo<br />

nella mia raccolta apparve alla ven<strong>di</strong>ta della colle-<br />

zione Morbio, e fu descritta al N. 2086 <strong>di</strong> quel ca-<br />

talogo. È verosimilmente un mezzo grosso.<br />

*<br />

* *<br />

A Galeotto II successe nel principato il figlio<br />

Lodovico (1550-1568) del quale si conoscono parecchie<br />

monete. Di Galeotto III che col concorso<br />

del fratello Federico, e sotto la tutela della madre<br />

Fulvia da Correggio, possedette la Mirandola (1568-


38 GIORGIO CIANI<br />

1590 t 1592) è noto finora soltanto lo scudo d'oro<br />

pubblicato dal Kunz (4). Federico II che, morta la<br />

madre, resse da solo il piccolo stato, sembra non<br />

abbia fatto lavorare la zecca.<br />

Non avendo nulla da aggiungere a quanto fu<br />

pubblicato <strong>di</strong> questo periodo, passerò ad Alessandro I<br />

(1602-1637) terzo figlio <strong>di</strong> Lodovico II. Ottenne egli<br />

nel 1617 dall'imperatore Mattia il titolo <strong>di</strong> duca. Fece<br />

coniare moltissime monete, la maggior parte imita-<br />

zioni <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> altri stati, specialmente tedeschi.<br />

5. — ^^ — * ALEXANDER * DVX MIRANDVL/E * I. Suo busto<br />

a destra.<br />

9/ — ® CONCORDI/E ® MARCHIO * III. Scudo coli' arme<br />

solita <strong>di</strong> Mirandola-Concor<strong>di</strong>a, collo scudetto a scacchi<br />

nel centro.<br />

Argento. Peso Gram. 7,67.<br />

È un testone <strong>di</strong> basso argento della mia raccolta,<br />

fatto a somiglianza dei pezzi da 6 batzen del conte<br />

Giov. Reinardo <strong>di</strong> Hanau-Lichtenberg, e destinato<br />

ad essere spacciato nella Germania. Fu figurato, ma<br />

scorrettamente nel Hofmann (s) che in<strong>di</strong>ca per questo<br />

pezzo il valore <strong>di</strong> 12 kreuzer, mentre a quello <strong>di</strong> Hanau<br />

ne assegna 23 %. Si può argomentare da questo<br />

esempio il lucro che questi principi traevano con tali<br />

<strong>di</strong>soneste speculazioni.<br />

(4) Archeografo triestino. Voi. Vili, fase. MI, 1881, n. 5 della tav.<br />

(5) Hofmann, Murtzschliissel. Norimberga, 1683.


6. - ^' - ALE • P • M<br />

•<br />

DVX<br />

MIRANDOLA 39<br />

• •<br />

I CON • • M<br />

III S MAR •<br />

NSPD. Scudo colla solita arma <strong>di</strong> Mirandola-Concor<strong>di</strong>a,<br />

e lo scudetto dei Pico sormontato da corona,<br />

9I — SVB .<br />

ElVS<br />

VMBRA •<br />

bicipite coronata.<br />

DESIDERAVI<br />

• T<br />

•<br />

I<br />

SEDI. Aquila<br />

Argento. Peso Gram. 3,47.<br />

Mezzo testone, esso pure contraffazione dei pezzi<br />

da tre batzen <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi stati e città della Germania.<br />

Nel <strong>di</strong>ritto l'iscrizione finisce col titolo <strong>di</strong> S. Martino<br />

in Spino, feudo dei Pico, che vedesi su qualche altra<br />

sua moneta, e che qui fu messo probabilmente per<br />

rendere meno facile V interpretazione della scritta.<br />

La leggenda del rovescio ricorda il SVB VMBRA<br />

ALARVM TVARVM usata in altre zecche che gareggiavano<br />

fra loro nell'emettere simili prodotti. Questa e<br />

la seguente si conservano nel museo <strong>di</strong> Trento.<br />

7. - ^ — S • POSSIDO ® PROTE ® MIR. Busto <strong>di</strong> santo<br />

vescovo con pastorale, volto a destra.<br />

P — • SVB ElVS • • VMBRA DESIDERAVI • • T SEDI. Aquila<br />

bicipite coronata.<br />

Argento. Peso Gram. 2,45.<br />


40<br />

GIORGIO CIANI<br />

È una moneta che imita nel <strong>di</strong>ritto i <strong>di</strong>cken <strong>di</strong><br />

Uri, e nel rovescio i pezzi tedeschi da sei batzen.<br />

Quantunque non porti il nome del principe, ha<br />

però lo stesso, se non identico, rovescio della precedente<br />

e <strong>di</strong> altra simile pubbhcata dal Litta al N. 3<br />

della tavola fra le incerte, ma che spetta verosimilmente<br />

essa pure ad Alessandro I, il quale se fu buon<br />

principe, <strong>com</strong>e è fama, d'altro canto non si peritò <strong>di</strong><br />

contraffare largamente le altrui monete.<br />

8. - ^^ — ® ALEX • DVX •<br />

armatura volto a destra.<br />

^ — SVB • ElVS VMB •<br />

DESID<br />

MIR •<br />

•<br />

T<br />

I<br />

• M<br />

•<br />

• COQ<br />

•<br />

III. Busto con<br />

SEDI. Aquila bicipite<br />

coronata fra le cui teste sorge una croce, e in petto ha<br />

un circolo con entrovi la cifra 3-<br />

Mistura. Peso Gram. 0,90.<br />

Contraffazione anche questa <strong>di</strong> pezzi<br />

kreuzer esistente nel museo <strong>di</strong> Ferrara.<br />


MIRANDOLA 41<br />

Questa moneta che conservo nella mia raccolta,<br />

è figurata nelle tavole dell'Hofmann (^) fra le sconosciute<br />

e valutata 4 kreuser, mentre la moneta che<br />

servì per questa imitazione battuta nella Frisia era<br />

del valore <strong>di</strong> 7<br />

zana (7).<br />

'| 6 krenzer.<br />

Simile contraffazione si ha della zecca <strong>di</strong> De-<br />

L' INSIGNIA ANTIQVÀ ed altre simili leggende ri-<br />

corrono pure sui talleri dello stesso Alessandro I,<br />

messevi per vantare le antiche origini della famiglia<br />

dei Pico.<br />

La scritta del rovescio accenna alla protezione<br />

dell' impero, e si riscontra su altre monete della<br />

Mirandola fatte ad imitazione dei schilling <strong>di</strong> Campen<br />

due dei quali furono illustrati dal Kunz (^).<br />

IO. - /B' — s • ANCT •<br />

AVGVSTINVS<br />

• ADVO<br />

*. Busto <strong>di</strong> santo<br />

vescovo con pastorale nel campo 16 — ... 9.<br />

\jl — ® TVTISSIMA * QVIES ^. Aquila bicipite coronata.<br />

Argento. Peso Grani. 7,19.<br />

Testone anonimo simile a quelli emessi dalle<br />

zecche <strong>di</strong> Dezana, Messerano e Guastalla, parziali<br />

contraffazioni dei <strong>di</strong>cken <strong>di</strong> Uri.<br />

Questo pezzo della mia collezione è alquanto<br />

(6) Hofmann, Mi'tnzschliissel, 1. e.<br />

(7)<br />

tav. Ili, n. 20.<br />

Promis, Monete <strong>di</strong> zecche italiane. Memoria IV, Torino, 1882,<br />

(8) Archeografo triestino. Anno Vili, 1881, n. 6 e 7 della tavola.<br />

6


42 GIORGIO CIANI<br />

liscio nel mezzo del <strong>di</strong>ritto, nò si può rilevare la<br />

cifra che precede il 9. Credo però <strong>di</strong> non errare nel<br />

ritenerlo battuto nel 1619, epoca in cui furono ese-<br />

guite queste e simili imitazioni.<br />

Resterebbe a <strong>di</strong>mostrarsi se questa moneta appartenga<br />

veramente a Mirandola. Me ne persuaderebbe<br />

il n^yotto e la rappresentazione del rovescio,<br />

eguale in tutto a quello della moneta precedentemente<br />

prodotta, ed il santo effigiato nel <strong>di</strong>ritto in onore<br />

del quale Alessandro I eresse, nel 1606, una chiesa (9).<br />

In memoria anzi <strong>di</strong> questo avvenimento egli fece<br />

eseguire una medaglia che vedesi <strong>di</strong>segnata nell'opera<br />

del Litta.<br />

L'attribuzione <strong>di</strong> questa moneta al duca Alessandro<br />

I parmi per ciò sufficentemente provata, ed<br />

il santo vescovo <strong>di</strong> Ippona sarebbe da aggiungersi<br />

alla serie dei santi invocati sulle monete mirandolesi.<br />

II. - ^^ — .<br />

ALEX •<br />

PI VX<br />

• • •<br />

jw.<br />

• MIR • Scudo coronato in-<br />

quartato ad I e 4 partito d' un' aquila e quattro fascie,<br />

a 2 e 3 leone.<br />

DOMINE • CON 633. Croce in circolo<br />

ornato accantonata da quattro testine coronate.<br />

9< — IN • TE •<br />

Mistura. Peso Gram. 2,48.<br />

Ho ricavato il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> questo soldo da<br />

un esemplare della mia collezione alquanto liscio, ma<br />

che pure serve a <strong>com</strong>pletare il <strong>di</strong>segno datone dal<br />

(9) Restaurata da Alessandro II la chiesa <strong>di</strong> S. Agostino mi si <strong>di</strong>sse<br />

essere andata in rovina in sul principio <strong>di</strong> questo secolo.


MIRANDOLA 43<br />

Litta al N. 9 della tavola. Anche questa è una con-<br />

traffazione <strong>di</strong> altra moneta e precisamente del soldo<br />

ducale <strong>di</strong> Vittorio Amedeo I battuto nel 163 1 (^").<br />

Gli succedette Alessandro II (1637-1691) abiatico<br />

<strong>di</strong> Alessandro I, figlio <strong>di</strong> Galeotto II premorto al padre.<br />

12. — ^' — ALEX :<br />

PI DVX<br />

• • •<br />

:<br />

Il • MIRAN. Testa con lunga<br />

chioma, volta a destra.<br />

HI • • • E : HVIC Scudo coronato partito nel<br />

primo della solita arme <strong>di</strong> Mirandola-Concor<strong>di</strong>a e nel<br />

91 — OMNIA •<br />

centro lo scudetto dei Pico, nel secondo inquartato dei<br />

tre gigli e l'aquila degli estensi.<br />

Mistura. Peso Gram. i,i8.<br />

È una muragliola simile a quelle <strong>di</strong> Francesco I<br />

duca <strong>di</strong> Modena, <strong>di</strong>versa da quelle del Litta (N. 6<br />

ed II della tav.) per lo stemma estense ^lccostato a<br />

quello dei Pico, unione che sembra giustificata, avendo<br />

Alessandro II contratto matrimonio con Anna Beatrice<br />

d'Este, figha <strong>di</strong> Alfonso III duca <strong>di</strong> Modena.<br />

Il primogenito <strong>di</strong> Alessandro II, Francesco morì<br />

nel 1689 due anni prima del padre, lasciando da<br />

Anna Camilla Borghese dei principi <strong>di</strong> Sulmona un<br />

n. 2.<br />

(io) D. Promis, Monete dei reali <strong>di</strong> Savoia. Torino, 1841, tav. XXXIX,


44<br />

GIORGIO CIANI<br />

figlio <strong>di</strong> nome Francesco Maria, che succedette all'avo<br />

nel 1691 sotto la tutela <strong>di</strong> Brigida Pico sua prozia.<br />

Scoppiata la guerra per la successione <strong>di</strong> Spagna<br />

il ducato fu invaso dalle truppe gallo-ispane. 11 gio-<br />

vanetto Francesco Maria essendosi lasciato indurre<br />

ad accettare la protezione della Francia, allorché gh<br />

imperiali occuparono la città fu <strong>di</strong>chiarato fellone e<br />

decaduto dal ducato. Vinti i francesi nel 1706 da<br />

Eugenio <strong>di</strong> Savoja, Luigi XIV s' affrettò a conchiu-<br />

dere un accordo cogli imperiali sacrificando i piccoli<br />

principi italiani, che aveano aderito alla sua causa.<br />

Nel 1707 fu posta in esecuzione la sentenza <strong>di</strong><br />

Vienna, e nel 17 io il ducato della Mirandola venduto<br />

agli Estensi.<br />

Francesco Maria finì i suoi giorni a Madrid<br />

nel 1747.<br />

Di questo principe non era conosciuta alcuna<br />

moneta, e gli autori che trattarono della zecca mirandolese<br />

non accennano ad alcun documento in prova<br />

della sua attività durante il dominio <strong>di</strong> questo duca.<br />

Al chiar. prof. Mariani veniva fatto <strong>di</strong> scoprire<br />

recentemente una monetina <strong>di</strong> rame colla data del<br />

1704 che egli attribuiva a questo principe (").<br />

Il pezzo che egli potè avere mal battuto e <strong>di</strong><br />

cattiva conservazione, <strong>com</strong>e ebbe ad avvertire, non<br />

permetteva la lettura piena delle epigrafi.<br />

Tengo io pure un esemplare <strong>di</strong> questa singolare<br />

moneta, e ne dò qui il <strong>di</strong>segno.<br />

TL<br />

13- —/!>' — ALEX • Il DVX • M Scudo coronato coll'arme<br />

(11) <strong>Rivista</strong> It. <strong>di</strong> Num., 1895, fase. IV, pag. 469-470.


MIRANDOLA 45<br />

inquartata <strong>di</strong> Mirandola-Concor<strong>di</strong>a, ed un capo d'aquila<br />

bicipite.<br />

^ — •<br />

IN • • TE<br />

DOMINE<br />

•<br />

SPE<br />

• • • : 1704 : Croce accanto-<br />

nata da quattro testine e circondata da ornati.<br />

Rame. Peso Grani. 1,23.<br />

Le iscrizioni e la leggenda si <strong>com</strong>pletano col-<br />

l' aiuto della moneta precedentemente citata con :<br />

ALEX • Il DVX . MIRANDV - • IN • • TE DOMINE • SPERAVI : 1704:<br />

L'impronta del <strong>di</strong>ritto è quella dei soliti quattrini<br />

<strong>di</strong> Alessandro li, morto nel 1691; il rovescio è fatto<br />

ad imitazione dei sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> Savoja.<br />

Evidentemente questa moneta ci fa certi che la<br />

zecca della Mirandola era aperta nel 1704; resta però<br />

sempre il grave anacronismo a cagione del nome<br />

del principe, perchè non si può ammettere senza<br />

<strong>di</strong>fficoltà che il duca Francesco Maria non abbia<br />

voluto usare del proprio <strong>di</strong>ritto e segnare col suo<br />

nome le monete che faceva battere.<br />

Mancandomi ogni fondamento storico per dare<br />

una ragione <strong>di</strong> tale sconcordanza delle date, non mi<br />

rimane che attendere la spiegazione <strong>di</strong> questa anomalia<br />

da qualche stu<strong>di</strong>oso della storia della Mirandola.<br />

Trento, Novembre i8g6.<br />

Giorgio Ciani.


DUCATONE INEDITO<br />

DI<br />

ALBERICO I CIBO<br />

Principe <strong>di</strong> Massa.<br />

Dopo che il Viani (0 ebbe con singolare eru<strong>di</strong>zione<br />

narrato le imprese dei Cibo signori <strong>di</strong> Massa,<br />

e descrittene, ed illustrate ampiamente le monete,<br />

sembrava essere questa materia esaurita, e chiuso il<br />

campo a nuove scoperte. Ma neppure qui va fallito<br />

il motto, omai proverbiale, della inesauribilità dei<br />

tesori numismatici, e tocca a me in sorte, segnalare<br />

una moneta sconosciuta fin qui, almeno che io sappia,<br />

prodotta dalla zecca <strong>di</strong> Massa Lunigiana.<br />

Questa è venuta alla luce insieme a un ristretto,<br />

ma prezioso ripostiglio, in una località <strong>di</strong> Francia, che<br />

non si è potuto accertare, con pochi altri scu<strong>di</strong> e<br />

ducati <strong>di</strong> Avignone, Genova, Milano, Mantova e<br />

Savoja, della fine del secolo XVI e del principio del<br />

seguente, tutti abbastanza rari. Ora fa parte dell'importante<br />

collezione <strong>di</strong> monete italiane raccolte con<br />

molta cura da S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli, della<br />

quale più volte si ebbe ad occupare questa <strong>Rivista</strong>.<br />

Come si vede dall'impronta, è questo un ducutone<br />

o piastra, <strong>com</strong>e allora veniva chiamata, del tempo in


48 O. VITALINI<br />

cui signoreggiava Alberico <strong>di</strong> Lorenzo Cibo (n. 1532<br />

t 1623). Nel <strong>di</strong>ritto il busto a destra, con la epigrafe<br />

ALBERICVS * CYBO * MALASP PRIN o MA<br />

Nel rovescio l'aquila bicipite a volo aperto, che ha nel<br />

cuore lo scudetto dei Cibo, fra gh artigli una banda con<br />

le parole LIBERTAS e Tanno i6-oi; attorno il lemma:<br />

SVB * VMBRA * ALARVM * TVARVM (Peso grammi 32-200).<br />

11 Viani riporta con dotte annotazioni (2) due<br />

altri ducatoni <strong>di</strong>fferenti, che <strong>di</strong>ce essere stati battuti dal<br />

Cibo, ad imitazione e sul tipo della piastra fiorentina,<br />

secondo il decreto del 28 marzo 1593, del peso <strong>di</strong><br />

denari 27 grani 14. Infatti uno ha incisa questa stessa<br />

data col busto e 1' arme; e V altro un bel rovescio<br />

con tre cervi natanti ed il motto — Trauseundum, aid<br />

morien<strong>di</strong>im. — Dei ducatoni <strong>di</strong> Massa si ha memoria<br />

nella tariffa <strong>di</strong> Anversa del 1627, e in una lista <strong>di</strong><br />

monete saggiate in Parma nel 1623: ma questo che<br />

presentasi ora è sconosciuto ed ine<strong>di</strong>to.<br />

L' aquila imperiale fu concessa al nostro Albe-<br />

rico, con privilegio dell'Imperatore Rodolfo II, a dì<br />

17 giugno 1590, aggiuntavi la cartella colla parola<br />

Libertas ad esprimere la in<strong>di</strong>pendenza del principe<br />

nella stessa doverosa soggezione; ed a quell'epoca<br />

in quasi tutte le monete <strong>di</strong> Massa si vede quest'emblema<br />

ed impresa. L'epigrafe — Sub timbra alariim<br />

tuarum — allusiva all' aquila, e nello stesso tempo<br />

alla protezione imperiale, non è nuova nelle monete<br />

<strong>di</strong> Alberico Cibo (3); e si trova adoperata in moltissime<br />

altre monete dei feudatari imperiali, <strong>com</strong>e lo erano<br />

i Fieschi, i Gonzaga, gli Spinola, i Tizzoni (4), in me-<br />

moria delle investiture ricevute, dei privilegi accordati,<br />

e della feudale <strong>di</strong>pendenza. O. Vitalini.<br />

(i) Viani Giorgio, Memoria della famiglia Cybo e delle monete <strong>di</strong><br />

Massa <strong>di</strong> Lunigiana. Pisa, 1808.<br />

(2) L. e. tav. Ili, n. I e 2. (3) Viani, op. cit., tav. V, 6.<br />

(4) Bazzi e Santoni, Vade Mecum, ecc. pag. 107.


SULL'ERRONEA ATTRIBUZIONE AL FRANCIA<br />

DELLE MONETE GETTATE AL POPOLO<br />

NEL SOLENNE INGRESSO IN BOLOGNA DI GIULIO II<br />

PER LA CACCIATA DI GIO. II BENTIVOGLIO<br />

Giuliano Delia Rovere, riescito alla perfine, nel quarto<br />

conclave, dopo <strong>di</strong>ciannove anni <strong>di</strong> speranze e d'intrighi a farsi<br />

eleggere pontefice, pigliando il nome <strong>di</strong> Giulio II, rivolse ogni<br />

pensiero, appena sbarazzatosi de' nemici che 1' attorniavano<br />

nella stessa Capitale, a ricuperare le città smembrate dal<br />

dominio della Chiesa, e a <strong>di</strong>scacciare dall' Italia gli stranieri,<br />

o barbari, <strong>com</strong>' ei li appellava; salvo però <strong>di</strong> chiamarli egli<br />

stesso all'occorrenza per giovarsene a ridurre in atto i suoi<br />

<strong>di</strong>segni. Determinatosi <strong>di</strong> <strong>com</strong>inciar la campagna contro Pe-<br />

rugia e Bologna, tenute in signoria da Giampaolo Baglione<br />

e da Giovanni II Bentivoglio, partì da Roma il 26 agosto<br />

del 1506, ac<strong>com</strong>pagnato da nove Car<strong>di</strong>nali, alla testa <strong>di</strong> soli<br />

500 uomini d'arme. Ad Orvieto viene ad accor<strong>di</strong> col Baglione,<br />

affine <strong>di</strong> valersi <strong>di</strong> lui e de' suoi soldati nell'impresa contro<br />

il Bentivoglio. Rassicurato lungo il viaggio della cooperazione<br />

<strong>di</strong> Luigi XII, al quale si era affrettato Giulio <strong>di</strong> conceder la<br />

facoltà da lui richiesta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre dei benefizi del Ducato<br />

<strong>di</strong> Milano, continua animoso la sua marcia verso la città nostra.<br />

Avuta contezza il Bentivoglio della sommessione del Baglione<br />

e della defezione del Re <strong>di</strong> Francia e degli altri antichi suoi<br />

alleati, invia ambasciatori al Pontefice, i quali non riescono<br />

a rimuoverlo menomamente dal proposito <strong>di</strong> ottenere la<br />

sottomessione assoluta <strong>di</strong> Bologna all' autorità <strong>di</strong>retta della<br />

Santa Sede, pronto ad aggiungere a tal uopo all'azione dei<br />

soldati l'effetto, non meno temuto in allora, delle armi spi-<br />

rituali. Il che pochi giorni appresso ei fece, lanciando da Forh


50<br />

LUIGI FRATI<br />

la famosa bolla, che fu chiamata una vera crociata (0. In tale<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> cose perduta il Bentivoglio ogni speranza <strong>di</strong><br />

aiuto e <strong>di</strong> ragionevole <strong>di</strong>fesa, si procacciò dal Signore <strong>di</strong><br />

Francia un salvocondotto, e la sera del primo novembre, a<br />

ore tre <strong>di</strong> notte, al segnale <strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> bombarde dato dai<br />

francesi mandatigli incontro dal Chaumont, viceré <strong>di</strong> Milano,<br />

uscì coi figli e molti aderenti da Porta S. Mamolo, dove trovò<br />

l'Allegre, Galeazzo Visconti e Antonmaria Pallavicino con<br />

ottocento cavalieri, che li condussero al campo francese, e<br />

d'in<strong>di</strong> a Busseto, castello del Pallavicino.<br />

Partiti i Bentivogli, furono tosto spe<strong>di</strong>ti quattro oratori<br />

ad Imola, acciò facessero de<strong>di</strong>zione della città al Pontefice,<br />

e lo pregassero a levar l' interdetto, e dar or<strong>di</strong>ne che le<br />

truppe francesi si allontanassero da Bologna. Intanto la Città,<br />

benché sprovvista <strong>di</strong> capo, rintuzzava con energia gli sforzi<br />

dell'esercito asse<strong>di</strong>ante, quando, per consiglio <strong>di</strong> un popolano,<br />

calata la saracinesca <strong>di</strong> ferro alla Grada, le acque rigurgitanti<br />

del Reno allagarono le campagne circostanti a Val <strong>di</strong> Ravone<br />

per modo, che le milizie francesi dovettero abbandonare<br />

l'asse<strong>di</strong>o, e ripararsi a Castel Franco; donde, riscattate le<br />

artiglierie, si ritirarono oltre Scoltenna lasciando hbero il<br />

territorio bolognese.<br />

Erano in questo mezzo venuti a Bologna il Car<strong>di</strong>nale<br />

Frangiotti, destinatovi a Legato, e il Car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> Rohans a<br />

togliere l'interdetto, e ad annunziare l'ingresso del Pontefice<br />

pel giorno <strong>di</strong> s. Martino. Il popolo, che avea già destituito<br />

l'antico magistrato de' Se<strong>di</strong>ci, e creatone un nuovo <strong>di</strong> Venti,<br />

intese con gioia quest' annunzio, posò le armi e riprese i<br />

consueti esercizi della vita, attendendo con impazienza l'ar-<br />

rivo del nuovo Principe. A questo fine si stavano arredando<br />

le vie, per le quali doveva passare, quantunque la piovosa<br />

stagione non concedesse <strong>di</strong> mettere in decoroso assetto, a<br />

seconda del desiderio.<br />

Giunto il Pontefice la sera del io alla casa suburbana<br />

dei Crociferi, ove lasciò buona parte del suo seguito, egli<br />

(i) Ve<strong>di</strong>la riportata nelle Memorie pubblicate per la vita <strong>di</strong> Gio-<br />

vanni II Bentivoglio, del Conte Gio. Gozza<strong>di</strong>ni. Bologna 1839, in-8.<br />

Dee. LXXXIV.


sull'erronea attribuzione al FRANCIA, ECC. 5I<br />

con pochi famigliari a tarda ora entrò privatamente per la<br />

Porta Maggiore a prender stanza nella Commenda de' Cava-<br />

lieri Gerosolimitani, detta la Magione, sprezzando i sinistri<br />

pronostici degli astrologi, onde lo volevano <strong>di</strong>ssuadere dal-<br />

l' entrare in quel giorno. Saputosi 1' arrivo suo, un' ingente<br />

moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> popolo corse ad incontrarlo e ad applau<strong>di</strong>rlo,<br />

mentre dal pubblico Palazzo e dalle torri della città il rimbombo<br />

delle artiglierie e il suono delle campane davano<br />

segnali <strong>di</strong> esultanza e <strong>di</strong> festa.<br />

Il giorno appresso, a quattro ore prima <strong>di</strong> sera, i Venti<br />

nuovi eletti del popolo in sulla soglia della casa, ove il Papa<br />

aveva pernottato, gli presentarono le chiavi della Città, alla<br />

presenza del Vescovo <strong>di</strong> Bologna, che gli <strong>di</strong>ede a baciare la<br />

croce, <strong>com</strong>e <strong>di</strong> rito; quin<strong>di</strong> salito sopra la se<strong>di</strong>a gestatoria,<br />

preceduto e seguito da numerosissimo e splen<strong>di</strong>do corteo,<br />

del quale facevan parte ventidue car<strong>di</strong>nali, i duchi <strong>di</strong> Mantova<br />

e <strong>di</strong> Urbino, il prefetto <strong>di</strong> Roma, gli oratori dell'Impero, <strong>di</strong><br />

Francia, <strong>di</strong> Spagna, <strong>di</strong> Venezia, <strong>di</strong> Firenze, <strong>di</strong> Genova, ed<br />

altri molti illustri personaggi, fu portato lungo le vie che da<br />

Porta Maggiore conducono alla Cattedrale, e da questa al<br />

pubblico Palazzo, passando sotto tre<strong>di</strong>ci archi trionfali, alla<br />

sommità de' quali si leggeva; — A Giulio II trionfatore de'<br />

Tiranni. — Bologna liberata dalla Tirannide. — A ciascun<br />

lato della strada sorgevano palchi a foggia <strong>di</strong> gallerie, ne'<br />

quali vegliar<strong>di</strong>, matrone e fanciulle stavano ad ammirare la<br />

pompa. Armi, <strong>di</strong>vise, pitture, festoni e fiori pendevano dalle<br />

finestre; tappeti coprivano le vie. Cento giovinetti patrizii<br />

uniformemente vestiti <strong>di</strong> seta, aventi nella destra un bastoncello<br />

dorato, alla cui sommità era una ghianda, emblema<br />

dell'impresa gentilizia del Pontefice, stavano attorno al ma-<br />

gnifico baldacchino <strong>di</strong> broccato d'oro, sotto il quale seduto<br />

era il Pontefice ; sotto altro baldacchino <strong>di</strong> seta' bianca ricamato<br />

in oro era portato il Sacramento. Una selva <strong>di</strong> stendar<strong>di</strong>,<br />

nuvoli d'incenso, ceri, inni e concerti tutto concorreva a<br />

rendere splen<strong>di</strong><strong>di</strong>ssima la solennità. A settantamila persone<br />

a pie<strong>di</strong>, oltre a do<strong>di</strong>ci mila a cavallo fa ascendere il numero<br />

degli astanti Paride Grassi, che <strong>di</strong>resse il cerimoniale della<br />

festa, e che ce ne ha lasciato nel suo Diario una particola-<br />

reggiata relazione. Quasi a notte pervenne il corteo alla


52 LUIGI FRATI<br />

chiesa <strong>di</strong> s. Pietro, dove il Pontefice, ricevuto colle cerimonie<br />

<strong>di</strong> rito, impartì 1' apostolica bene<strong>di</strong>zione al popolo festante.<br />

Poscia, deposti gli abiti sacri, fu trasportato sulla sua se<strong>di</strong>a<br />

al pubblico palazzo nella piazza maggiore della città; dove<br />

al suo apparire, secondochè narra con enfatiche parole il<br />

predetto Grassi, al suono delle trombe, delle tibie e delle<br />

campane tutte della città e al rimbombo delle artiglierie<br />

pareva scindersi il cielo. In mezzo però a tanto frastuono e<br />

popolare tripu<strong>di</strong>o, confuso tra la folla stava silenzioso un<br />

uomo in abito ecclesiastico, <strong>di</strong> aspetto grave e ammalaticcio,<br />

che più tar<strong>di</strong> doveva esser chiamato l'astro della Germania,<br />

il quale paragonando questo trionfo del Vicario <strong>di</strong> Cristo colla<br />

maestà degh Apostoli, che evangelizzarono il mondo, prefe-<br />

riva la grandezza <strong>di</strong> quelli al trionfale spettacolo, al quale<br />

egli assisteva, non senza mestizia (2).<br />

Per rendere più fastosa e lungamente memorabile la<br />

solennità del suo trionfo pensò Giulio a far coniare speciali<br />

monete d'oro e d'argento con leggende allusive all'avveni-<br />

mento. Nei tempi antichi v'era certamente una regola deter-<br />

minata per la <strong>di</strong>stinzione dell'uso dei due metalli in siffatte<br />

largizioni principesche. È Giustiniano istesso, che ce lo attesta<br />

nella centesima-quinta delle sue Novelle (3): " Al solo impe-<br />

" ratore spetta il privilegio <strong>di</strong> sparger l'oro sul popolo, im-<br />

" perocché a lui solo concede sprezzarlo l'apice della fortuna;<br />

" ai consoli poi è <strong>di</strong>cevole poter far uso dell' argento, che<br />

" è ciò vi è <strong>di</strong> più prezioso dopo 1' oro „. Anche a' tempi<br />

de' Carolingi perdurava siffatta <strong>di</strong>stinzione ; perocché, avendo<br />

Clodoveo, a pompa della sua proclamazione, <strong>com</strong>e patrizio<br />

(2) Ex occasione loci, qui est in Ad. Cap. V, confero triumphos, quos<br />

me spedante Julius II egit Bononiae primum, post Romae, cum majestate<br />

Apostolorum, qui codesti dodrina converterent orbent, qui sic miraculis<br />

florerent, ut umbra sola sanarentur aegroti, et hanc magnificientiam<br />

Apostolicam praefero triumphis illis, in quos ipsos tamen nihil scribo<br />

contumeliose, iametsi, ut ingenue <strong>di</strong>cam, tum spedabam, non sine tacito<br />

gemitu. Erasmi Des. Op. omn. T, IX, col. 361.<br />

(3) Soli enim aurum spargere damus imperio, cui soli etiam aurum<br />

contemnere praestat fortunae fastigium ; argentum vero, quod mox post<br />

aurum pretiosissimum fiet, et aliis consulibus largimur decens; et haec<br />

sinimus eos spargere in his, quae vocantur missilia, etc.


sull'erronea attribuzione al FRANCIA, ECC. 53<br />

e console, fatto gettare al popolo monete d'oro (4), un tale<br />

atto fu riguardato <strong>com</strong>e una vera usurpazione dei privilegi<br />

imperiali. Quanto ai Papi, si ha memoria fino da Celestino li,<br />

eletto pontefice nel 1143, <strong>di</strong> limosine fatte <strong>di</strong>stribuire da lui,<br />

quando dalla Basilica Vaticana si recava alla Lateranense a<br />

pigliare possesso; nella qual circostanza si faceva getto <strong>di</strong><br />

monete in cinque luoghi determinati. Nelle descrizioni <strong>di</strong> pos-<br />

sessi posteriori si legge che il Maresciallo della Curia, chiamato<br />

Saldano, cavalcava <strong>di</strong>etro il magistrato romano, avente<br />

ai lati della sella due sacchi <strong>di</strong> monete, carlini, baiocchi e<br />

quattrini, e ne faceva getto a Monte Giordano, presso s. Marco,<br />

vicino a s. Adriano e altrove, e segnatamente per allontanare<br />

la folla dalla persona del Pontefice. E, per accostarsi a tempi<br />

pili vicini a quelli <strong>di</strong> Giulio, togliamo dalla descrizione dell' in-<br />

coronazione <strong>di</strong> Innocenzo Vili, dataci dal Burchard i seguenti<br />

tratti: Recedente Pontìfice de platea s. Petri, Soldanus fecit<br />

tres iactus pecuniarum popido, ut Papa liberins procedere<br />

posset .... e piìj oltre: Soldanus iternm iactus pecuniarum<br />

faciebat. Idem fecit in Monte Jordano, apitd s. Marcum, ad<br />

s. Adrianum, et alibi, ubi populi oppressionem videbat: strano<br />

modo per verità <strong>di</strong> far larga la strada al Pontefice dalla folla;<br />

parrebbe invece che la si avesse a serrarvisi attorno più<br />

spesso, per provocare una gettata <strong>di</strong> monete. Pervenuto il<br />

Pontefice all'aitar maggiore, prosegue il Burchard, ascen<strong>di</strong>t<br />

ad sedem eminentem marmoream in tribuna solita paratam. . .<br />

Quo sic sedente, Car<strong>di</strong>nales omnes eum honorifice elevarunt<br />

<strong>di</strong>centes: Suscitai de ptdvere egenum, et de stercore erigit<br />

pauperem, ut sedeat cum principibus, et solium gloriae teneat.<br />

Quo facto, Pontifex accepit de gremio d. Falconis thesaurarii<br />

sui tres pugillatas quatrenorum et denariorum minutorum<br />

successive, et Inter populum proiecit, <strong>di</strong>cens: argentum et aurum<br />

non est mihi, quod aiitem habeo hoc libi do.<br />

Tutt'altro carattere adunque avea la suntuosa largizione<br />

<strong>di</strong> Giulio, la quale anzi faceva manifesto contrasto con quelle<br />

prescritte dal cerimoniale dell'incoronazione e del possesso.<br />

Egli intese più tosto con tale atto <strong>di</strong> munificenza e liberalità<br />

ad ingraziarsi il popolo, <strong>com</strong>e al medesimo fine non indugiò<br />

(4) Greg. Turòn, Hist. Frane. II. 38.<br />

.


54 LUIGI FRATI<br />

nei giorni appresso a sospendere dazii e gabelle, a <strong>di</strong>minuire<br />

i prezzi delle carni, del vino e d'altri generi.<br />

Le monete gettate al popolo dal Datario <strong>di</strong> Giulio sono<br />

le due riportate nella Tav. I ai n, 2 e 3 ;<br />

1' una in oro del<br />

valore <strong>di</strong> un ducato, del peso <strong>di</strong> grammi 3,40, l'altra in ar-<br />

gento del valore <strong>di</strong> un bolognino e del peso <strong>di</strong> gr. 1.30; l'una<br />

e l'altra avente nel <strong>di</strong>ritto l'arme del Pontefice sormontata<br />

dal triregno e dalle chiavi decussate, e la leggenda: IVLIVS •<br />

Il • PONT • MAX., e nel rovescio • BON • P IVL .<br />

• A • TIRANO<br />

LIBERAT' {Bononia per Julium a fyranno liberata) colla figura<br />

in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> s. Pietro, che tiene le chiavi nella d. e il libro<br />

nella s. Il Cinagli (5), oltre le in<strong>di</strong>cate due monete, riporta<br />

ezian<strong>di</strong>o il mezzo grosso, colle stesse leggende e cogli stessi<br />

tipi, se non che la figura <strong>di</strong> s. Pietro è detta seduta, anziché<br />

in pie<strong>di</strong>. Non so indurmi veramente a prestar fede all'esistenza<br />

<strong>di</strong> questa moneta, stantechè il cerimoniere Paride Grassi, che<br />

le fece coniare, sic<strong>com</strong>e vedremo, non parla nel suo Diario<br />

che <strong>di</strong> due sole, de utroque numismate ; tuttavolta per accertarmi<br />

dell'in<strong>di</strong>cata varietà <strong>di</strong> tipo e del peso, se veramente<br />

rispondente a un mezzo grosso, non ho omesso <strong>di</strong> fare<br />

reiterate ricerche per conoscere in quali mani era trapassata<br />

detta monetuccia dalla raccolta Briganti-Bellini <strong>di</strong> Osimo, dove<br />

si trovava a' tempi del Cinagli; ma finora non mi è riuscito<br />

<strong>di</strong> scoprirne notizia; laonde sarei oltremodo grato al fortunato<br />

possessore <strong>di</strong> essa, se mi fosse cortese dei desiderati ragguagli.<br />

Quanti hanno parlato <strong>di</strong> queste monete, e biografi del<br />

Francia, e scrittori d'arte e numismatici insigni, tutti ad una<br />

voce ripetono che sono desse opera del Francia; e ciò sulla<br />

fede del Vasari, che primo <strong>di</strong>ffuse questa notizia nella vita<br />

<strong>di</strong> lui. Ecco le sue parole: " Tenne continuamente mentre<br />

" che e' visse la Zecca <strong>di</strong> Bologna : et fece le stampe <strong>di</strong> tutti<br />

i conij per quella, nel tempo che i Bentivogli reggevano;<br />

et poi che se n'andarono, ancora mentre che visse Papa<br />

Julio, <strong>com</strong>e ne rendono chiarezza le monete che il Papa<br />

gittò nella entrata sua ; dove era da una banda la sua testa<br />

naturale e dall'altra queste lettere: Bononia per Julium a<br />

" tyranno liberata. Et fu talmente tenuto eccellente in questo<br />

(5) Le Monete de' Papi. Fermo 1848, in-fol., pag. 74, n. 65.


sull'erronea attribuzione al FRANCIA, ECC. 55<br />

" mestiere, che durò a far le stampe delle monete fino al<br />

" tempo del Papa Leone „.<br />

Questo passo è uno de' più errati dello storico aretino ;<br />

posciachè inesatta, <strong>com</strong>e vedremo, è l'asserzione che il<br />

Francia tenesse continuamente mentre ch'ei visse la Zecca<br />

<strong>di</strong> Bologna; non consentanea al vero, sic<strong>com</strong>e <strong>di</strong>mostrerò,<br />

r attribuzione al medesimo delle monete gittate al popolo<br />

neir entrata in Bologna <strong>di</strong> Giulio II; ed è manifestamente<br />

sbagliata la descrizione <strong>di</strong> esse. Quest'ultimo granchio preso<br />

dal Vasari fu avvertito, né poteva non esserlo, dal Cavedoni (6),<br />

dal Giordani (?), e ultimamente dal Friedlaender (8), senza<br />

però che si dessero cura i medesimi d'indagare dond' era<br />

provenuto l'avvertito errore; il quale innanzi a loro avea<br />

indotto il Cicognara (9) a niegare perfino 1' esistenza delle<br />

monete con la leggenda allusiva alla cacciata del Bentivoglio,<br />

riferendo invece ad essa circostanza la medaglia <strong>di</strong> Giulio II<br />

col motto: Cantra stimulum ne calcitres. Ma <strong>di</strong> questa avrò<br />

a fare parola più avanti. Intanto torna in acconcio ricordare<br />

che fino dall' anno 1857 in un articolo, che pubblicai sulla<br />

nostra Zecca, avvertii per la prima volta l'erronea attribuzione<br />

fatta dal Vasari al Francia delle monete in <strong>di</strong>scorso, e mi<br />

riserbai <strong>di</strong> addurne le prove, allorché avessi avuto a mia<br />

<strong>di</strong>sposizione il bolognino d' argento , già della collezione<br />

Schiassi, ora pervenuto al nostro Museo Civico, per riportarne<br />

il <strong>di</strong>segno a maggior <strong>di</strong>mostrazione del mio assunto. Più tar<strong>di</strong><br />

nel 1869, richiesto in proposito dal sig. cav. Morbio, gliene<br />

significai sommariamente le principali in una lettera, ch'egli<br />

rese <strong>di</strong> pubblica ragione nel suo libro : Opere storiconumismatiche<br />

a pag. 84. Ciononostante anche nella nuova<br />

e<strong>di</strong>zione del Vasari gli si é menata buona questa erronea<br />

attribuzione, cui ripetè puranco l'illustre Armand nell'opera<br />

sua : Les Médailleurs italiens. Tom. I, pag. 104, n. 5 (io). Né<br />

(6) Mem. <strong>di</strong> relig., <strong>di</strong> mor. etc, Tom. XII, pag. 73.<br />

(7) Almanacco staiist. Bologtt., anno XII, pag. 271.<br />

(8) Die Italienischen Schaumiinzen etc, pag. 174.<br />

(9) Stor. della Seul. e<strong>di</strong>z. <strong>di</strong> Prato, Tom. V, pag. 426.<br />

(io) Questi però, avuta contezza della mia Memoria sulle Monete<br />

in <strong>di</strong>scorso, rettificò nel tomo III, pag. 30, n. 5 dell'opera sopra in<strong>di</strong>cata<br />

la precedente aggiu<strong>di</strong>cazione colle seguenti parole : Apres les monnaies


56 LUIGI FRATI<br />

è a maravigliarsene: gli errori, quanto più autorevole è lo<br />

scrittore che li <strong>di</strong>vulga, e più lungo il tempo dacché han<br />

messo ra<strong>di</strong>ce, altrettanto è più malagevole lo sra<strong>di</strong>carli<br />

interamente.<br />

Che il Francia non fosse addetto all'officina della zecca<br />

all'epoca dell'ingresso <strong>di</strong> Giulio, e meno poi che la tenesse<br />

continuamente, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ce il Vasari, parmi si abbia ad arguirlo<br />

dalla seguente deliberazione del Senato bolognese, che leggesi<br />

nel Voi. XIII Partitonim, in data 19 novembre del 1508:<br />

Item per decein et novem fabas albas et sex nigras obtenium<br />

fiiit^ quod solvantur de pecuniis extraor<strong>di</strong>nariis Camerae<br />

magistro Francisco Franciae aurifici ducati quinquaginta<br />

aiiri prò mercede sua duarum stamparum sculptarum cum<br />

imagine sanctissimi D. N. et insignibus Communis Bononiae<br />

prò cuden<strong>di</strong>s monetis novis, et prò mercede quarumcumque<br />

aliarum stamparum, qtiae conficiendae forent prò Cecha<br />

t)re<strong>di</strong>cta; ad quas omnes faciendas teneatur et obligatiis sit,<br />

prout sic ipse facere promittit: quae pecuniae deinde exigantur<br />

ac repetantur per ipsam Cameram a magistro Cecchae, qui<br />

ad impensam confectionis stamparum ipsius Cecchae tenetur<br />

et obbligatus est. Il tenore <strong>di</strong> questa deliberazione prova, a<br />

mio avviso, che il Francia fu allora eletto a incisore della<br />

nostra Zecca. E <strong>di</strong> vero, s'egli fosse stato coniatore in essa<br />

anche per l' innanzi, qual ragione vi sarebbe stata <strong>di</strong> stabi-<br />

de Bentivoglio, l'ordre chronologique amenerait, dans la liste des ouvrages<br />

de Francia, les ntonnaies de lules IL Les premieres en date seraient le<br />

ducat d'or et le bolognino d'argent jetés au peitple lors de l'entrée du Pape<br />

à Bologne en ijoó. Au <strong>di</strong>re de Vasari, ces pieces étaient l'ouvrage de<br />

Francia. M. le docteur Luigi Frati, le savant <strong>di</strong>recteur du Museo civico<br />

de Bologne, à qui nous devons de précieuses Communications, a démontré<br />

d'une manière qui nous sentale irréfutable que ces monnaies ne pouvaient<br />

appartenir à Francia. On ne pourrait, au reste, y reconnaitre la main<br />

de ce grand artiste, ni sur le droit de ces pieces avec les armoiries de<br />

lules II provenant de la monnaie romaine, ni sur le revers orné d'une<br />

figure de saint Pierre empruntée à une monnaie d'Alexandre VI. La piece<br />

décrite au n. j de l'oeuvre de Francia y a donc été pfacée à tort, et doit<br />

étre rejetée parmi les ouvrages des médailleurs anonymes du premier<br />

quart du seizi'eme siede.<br />

Par cantre, il faut rendre au Francia les monnaies suivantes, ecc.<br />

quelle cioè da me riportate ai nn. 465 della tavola.


sull'erronea attribuzione al FRANCIA, ECC. 57<br />

lirgli uno stipen<strong>di</strong>o sui fon<strong>di</strong> straor<strong>di</strong>narii della Camera, e sotto-<br />

metterne a scrutinio nel 1508 l'elezione <strong>di</strong> lui a siffatto incarico?<br />

Ciò posto, se il Francia non era coniatore nella Zecca<br />

all'atto della venuta in Bologna <strong>di</strong> Giulio II, si rende vieppiù<br />

improbabile ch'egli così devoto al Bentivoglio e da lui cotanto<br />

riamato e protetto pigliasse incarico, non costretto per debito<br />

<strong>di</strong> ufficio, <strong>di</strong> condur opera, che tornava a perpetuo <strong>di</strong>sdoro<br />

del suo mecenate, e quando le sorti <strong>di</strong> lui negli animi de'<br />

suoi aderenti non dovevano essere per anco totalmente <strong>di</strong>ffi-<br />

date. E vieppiù improbabile ancora si rende l'ammettere in<br />

lui una tale riprovevole condotta <strong>di</strong>etro le testimonianze, che<br />

ci hanno tramandato della sua bontà scrittori contemporanei.<br />

Burzio nella Bononia perlustrata (11) infra le doti dell'animo,<br />

che gli appropria, gli dà pregio ezian<strong>di</strong>o <strong>di</strong> costanza <strong>di</strong><br />

carattere ; e Bartolomeo Bianchini nella vita <strong>di</strong> Codro lo<br />

chiama " amore e delizia nostra, artefice <strong>di</strong> specchiata virtù,<br />

cui tutti amano e ammirano e <strong>com</strong>e nume adorano „ fi2), E<br />

qui è veramente a dolersi che sia ora smarrito o perduto il<br />

registro, che teneva il Francia delle proprie memorie, nel<br />

quale non potevano mancare tratti, donde tralucesse l'imma-<br />

gine dell'animo suo. La sola annotazione, a mo' d'esempio,<br />

della partenza dal suo stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>scepolo Timoteo Viti,<br />

ricordata dal Malvasia: (13) — 1495 ^d' 4 aprile, partito il<br />

mio caro Timoteo, che Dio le <strong>di</strong>a ogni bene e fortuna —<br />

non ci rivela tutta la soavità del suo animo? Soavità che<br />

traspare ezian<strong>di</strong>o in ogni opera del suo pennello e in quelle<br />

care imagini, <strong>di</strong> cui il Sanzio in una lettera a lui <strong>di</strong>retta gli<br />

scriveva " non vederne da nessun altro più belle e più <strong>di</strong>vote<br />

e ben fatte „<br />

(14). E <strong>di</strong> quanto affetto e <strong>di</strong> quanta estimazione<br />

(11) Ex me etiani Fabri: Aitrifices: Sculptores : atque Pictores nomi-<br />

nan<strong>di</strong>ssimi, inter quos nnus omnium est mihi clarissimiis Francisctis<br />

Francia mmcnpatus.... Hic profecto ingeniosus: affabilis : decorus : et<br />

gravitate morum exornatus.<br />

(12) Huius vero effigiem oris, vulfusque et lineamenta corporis mire<br />

expressit in ae<strong>di</strong>bus Bentivolorum amor et delitiae nostrae Francia<br />

spectatae virtutis artifex, cuius unicum ingenium fastigium pariter omnes<br />

et amant et admirantur, et tamquam numen adorant.<br />

(13) Fels. pittr., Bologna. 1678, I, pag. 55.<br />

(14) Malvasia, Op. cit., Tom. I, pag. 45.


58 LUIGI FRATI<br />

non lo ricambia l'Urbinate in detta lettera; della quale piacemi<br />

riferire le ultime parole, porgendomi esse argomento ad<br />

un'osservazione in conferma del mio assunto. " Fatevi animo,<br />

" gli scrive Raffaello, valetevi della vostra solita prudenza,<br />

" et assicuratevi che sento le vostre afflizioni <strong>com</strong>e mie<br />

" proprie. Seguite ad amarmi <strong>com</strong>e io vi amo <strong>di</strong> tutto cuore „.<br />

Dove non credo arrischiata la supposizione che il Sanzio lo<br />

conforti a tollerare le <strong>di</strong>spiacenze derivategli dalla per<strong>di</strong>ta<br />

del suo mecenate e conseguentemente dal mutato or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

cose e per parte dei nuovi Signori; <strong>di</strong> che rende indubitata<br />

testimonianza anche il ricordato squitinio per la sua elezione<br />

a coniatore della Zecca; nella quale circostanza sei dei nuovi<br />

reggitori, messa in non cale la molta valentia del Francia,<br />

non seppero tenersi dal manifestargli nell'urna la loro avver-<br />

sione per la passata <strong>di</strong>vozione al Bentivoglio.<br />

Appresso le addotte testimonianze contemporanee riesce<br />

non poco spiacente che patrii scrittori, giurando ciecamente<br />

sulla fede del biografo aretino, gli rinfaccino " <strong>di</strong> non aver<br />

" avuto rossore <strong>di</strong> lavorare nella Zecca a contumelia del<br />

" Bentivoglio, <strong>di</strong> colui che solo valse a farlo grande, che<br />

" gli allogò lavori <strong>di</strong> cesello, e niello, <strong>di</strong> <strong>di</strong>pintura a gran<br />

" numero, che gli fu protettor munifico, e del quale esistono<br />

" pur anche i frutti della protezione principesca, onde volle<br />

" favorirlo. Per certo Michelangelo non avrebbe operato<br />

" così „<br />

(15). Con parole meno dure ricorda questo fatto altro<br />

scrittore i^^), il quale anzi, per attenuarne la sinistra impres-<br />

(15) Muzzi, Ann. <strong>di</strong> Bologna, T. V., pag. 510.<br />

(16) Giordani Gaet., neWAlmanacco statisi, bolog. Anno XII, pag. 274.<br />

" Queste monete erano opera <strong>di</strong> conio del famoso Francesco Francia,<br />

" orefice, niellatore e pittore <strong>di</strong> Bologna; il quale sebbene fosse fami-<br />

" gliare dello scacciato ed infelice Bentivoglio, e ben d'onde avesse per<br />

" <strong>com</strong>piangere la <strong>di</strong>sgraziata sorte <strong>di</strong> un Signore, che tanto lo avea<br />

" amato e beneficato e tenuto in pregio per varie opere d'arti a <strong>com</strong>-<br />

" missione <strong>di</strong> lui condotte, non<strong>di</strong>meno il Francia, saggio qual egli era,<br />

" seppe prudentemente nascondere suo cordoglio, e sofferse anco <strong>di</strong><br />

" formare i conii. per la nuova moneta (essendo egli mastro o capo<br />

" della Zecca bolognese) „. Non sappiamo per verità donde il Giordani<br />

abbia tratto quest' ultima notizia, che il Francia fosse a capo della<br />

Zecca, la quale anzi è recisamente contraddetta dalle parole dall'alle-<br />

gata deliberazione del Senato.


sull'erronea attribuzione al FRANCIA, ECC. 59<br />

sione, finisce coU'ascriverglielo a virtij. Né <strong>di</strong> minore contrad-<br />

<strong>di</strong>zione dà prova lo stesso Vasari, il quale, dopo aver esposto<br />

il Francia a immeritati rimproveri, designandolo capace <strong>di</strong><br />

tanta ingratitu<strong>di</strong>ne verso il suo principale benefattore, poche<br />

righe appresso <strong>di</strong>chiara che " egli ebbe gran<strong>di</strong>ssimo dolore<br />

" de la partita <strong>di</strong> messer Giovanni Bentivogli, perchè haven-<br />

" dogli fatti tanti benefizj gli dolse infinitamente. „<br />

Ma proseguendo le nostre osservazioni, noterò ancora<br />

essere inverosimile che il Francia potesse eseguire quattro<br />

conii in meno <strong>di</strong> otto giorni, quanti ne trascorsero dalla par-<br />

tenza del Bentivoglio all'entrata del Pontefice, non <strong>com</strong>putato<br />

il tempo occorrente alla battitura delle monete. Molto pii^i<br />

consentaneo al vero si è che i conii già preparati portasse<br />

seco qualche ufficiale della Corte, o se furono lavorati nella<br />

nostra Zecca, sic<strong>com</strong>e narra Alamanno Bianchetti nella sua<br />

Cronaca <strong>di</strong> Bologna mss. a pag. 800, si valessero in parte<br />

<strong>di</strong> punzoni già esistenti; asserzione non destituita <strong>di</strong> fonda-<br />

mento, se si confrontano attentamente le figure <strong>di</strong> s. Pietro<br />

delle monete <strong>di</strong> Giulio con quella del ducato del suo prede-<br />

cessore, che ho riportato appositamente al n. i della tavola.<br />

Altro argomento contro l'asserzione del Vasari vuoisi<br />

trarre in<strong>di</strong>rettamente dalle seguenti parole del cerimoniere<br />

Paride Grassi, al quale il Pontefice avea dato incarico <strong>di</strong> far<br />

coniare le monete in <strong>di</strong>scorso : Inde me petiit quantum pecuniantm<br />

populo projiciendarum conflari iussissem: Respon<strong>di</strong><br />

ego ob vias longas a mansione ad cathedralem Ecclesiam,<br />

ad quam primo eundum erat, et demum inde ad Palatium<br />

maius prò sua Sanctitate paratmn, propterea meo quidem<br />

iu<strong>di</strong>cio non sufficere ducatos mille tani ex auro quam moneta^<br />

itaque statuii ut de utroque numismate tria millia, quae con-<br />

signavit illa <strong>di</strong>e inter popidum <strong>di</strong>spergenda d. Joanni Cozza-<br />

<strong>di</strong>tto bononiensi, qui tunc erat Clericus fiscalis, et Daiarius<br />

apostolicus. Fra tanti particolari nulla ci <strong>di</strong>ce il Grassi dell'in-<br />

cisore <strong>di</strong> esse, cui non avrebbe omesso d'in<strong>di</strong>care, a mio<br />

avviso, se questi fosse stato il rinomatissimo Francia. Per la<br />

qual cosa, se il silenzio <strong>di</strong> lui su tale proposito, riesce agli<br />

altri così eloquente, <strong>com</strong>e si pare a me, chiunque ben vede<br />

quanta maggior fede si meriti il Grassi, che scriveva <strong>di</strong> cosa,<br />

<strong>di</strong> cui ei fu sì gran parte; <strong>di</strong> quello che il Vasari il quale


6o LUIGI FRATI<br />

racconta un fatto, per tempo e per luogo, alquanto da lui<br />

<strong>di</strong>scosto, e <strong>di</strong> cui era assai male informato, sic<strong>com</strong>e egli<br />

stesso ne ha pòrto testimonianza manifesta nell'errata descri-<br />

zione delle monete, asserendo che da una banda era la testa<br />

naturale <strong>di</strong> Giulio, e dall'altra la leggenda: Bononia per<br />

Julium a tyranno liberata; <strong>di</strong> che mostra non averle mai<br />

vedute, e <strong>di</strong> aver confuso in una due <strong>di</strong>stinte specie <strong>di</strong> monete :<br />

quelle cioè eseguite dal Francia tra il finire del 1508 e il 1509<br />

(v. Tav. I, n. 4 e 5), le quali hanno appunto l'effigie <strong>di</strong> Giulio li,<br />

appiccicando ad esse il rovescio delle altre gittate al popolo<br />

nel 1506 (Tav. I, n. 2 e 3).<br />

Resterebbe ora a determinare il numero <strong>di</strong> ciascuna<br />

specie <strong>di</strong> dette monete, se l'espressione de utroque mimismate<br />

non lasciasse incerto se il valore dei tre mila ducati fu ri-<br />

partito fra le due specie in parti uguali, <strong>com</strong>e parrebbe aversi<br />

ad argomentare dall'inciso precedente ìnille ducatos tatù ex<br />

auro qiiam moneta. Ciò ammesso, il numero delle monete in<br />

oro sarebbe stato <strong>di</strong> 1500, e <strong>di</strong> oltre 42,000 quelle in argento.<br />

Finalmente altro anche più convincente argomento contro<br />

l'asserzione del Vasari si ritrae dal confronto del lavoro delle<br />

due monete colla leggenda : Bononia per Ji<strong>di</strong>iim. etc. colle<br />

altre riportate ai n. 4 e 5, che sono veramente opera del<br />

Francia, rispondendo esse alla descrizione delle stampe <strong>com</strong>-<br />

messegli nella deliberazione del Senato del 19 novembre 1508.<br />

Basta avere l'occhio mezzanamente educato al sentimento<br />

dell' arte per convincersi della notevole <strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> lavoro<br />

che passa fra le une e le altre. Nelle prime la figura del<br />

Santo, il partito delle pieghe, la forma delle lettere, ogni<br />

parte è lavorata me<strong>di</strong>ocremente; laddove nelle due ultime<br />

per lo contrario tutto è con sommo magistero condotto: e la<br />

faccia <strong>di</strong> Giulio piena <strong>di</strong> espressione, la figura del Santo<br />

bellamente atteggiata, la testina finissimamente incisa, bello<br />

e naturale il piegheggiare delle vesti, elegante la forma delle<br />

lettere. Cotalchè reca veramente sorpresa che tanta <strong>di</strong>suguaglianza<br />

<strong>di</strong> lavoro non sia stata per innanzi avvertita; dove<br />

non credo andar lungi dal vero, ritenendo che la somma<br />

rarità delle monete in <strong>di</strong>scorso, e segnatamente del bolognino,<br />

avendo impe<strong>di</strong>to la facilità del confronto, abbia contribuito<br />

a prolungare l'erronea attribuzione, che ho preso a ribattere.


sull'erronea attribuzione al FRANCIA, ECC. 6l<br />

Pertanto se il Morbio alla sommaria in<strong>di</strong>cazione delle<br />

sposte ragioni <strong>di</strong>sse: " aver io provato a tutta evidenza che<br />

"<br />

il famoso zecchino colla leggenda Bononia per Julimn, etc.<br />

" non è lavoro <strong>di</strong> quel grande artista „ (^7), ora che alle<br />

medesime, pili ampiamente <strong>di</strong>chiarate, ho aggiunto e pòrto<br />

modo nell'unita tavola <strong>di</strong> poter quasi toccar con mano l'erro-<br />

neità dell'asserzione del biografo aretino, giova sperare <strong>di</strong><br />

vederla in appresso generalmente rigettata; e <strong>di</strong> tal modo<br />

adempiuto il voto del Breton, laddove, nel suo articolo bio-<br />

grafico del Raibolini, parla delle medaglie eh' egli lavorò :<br />

' La plus célèbre, egli <strong>di</strong>ce, est celle qu' il grava par ordre<br />

''<br />

* de Jules II après l'expulsion des Bentivoglio, avec cette<br />

' legende: Cantra stimulinìi ne calcitrcs. On regrette de voir<br />

le Francia avoir consacré ainsi son talent à immortaliser<br />

l'infortune de ses bienfaiteurs, et nous voudrions, pour son<br />

' honneur, pouvoir regarder <strong>com</strong>me apocryphe une autre<br />

' médaille [leggi monnaie) fort louée par Vasari, qui prétend<br />

' que, faite à la méme occasion, elle portait la legende:<br />

' Bononia per Julium a tyranno liberata „ (i8). La medaglia<br />

superiormente accennata è la bellissima rappresentante la<br />

caduta <strong>di</strong> Saulo, cui reputa il Breton coniata dal Francia per<br />

l'espulsione del Bentivoglio, <strong>com</strong>e prima <strong>di</strong> lui avea opinato<br />

il Cicognara (19), forse entrambi tratti in inganno dal Ve-<br />

nuti (20), il quale per convalidare siffatta opinione non si era<br />

peritato <strong>di</strong> valersi <strong>di</strong> false asserzioni: quali sono che la me-<br />

daglia in <strong>di</strong>scorso (mancante affatto <strong>di</strong> millesimo) riporti<br />

segnato l'anno MDVI, e l'allegare su ciò la testimonianza del<br />

Bonanni (21), il quale per lo contrario segue il Luckius (22),<br />

che la ritiene coniata nel 151 1 e allusiva alla guerra fra<br />

Giulio II e Alfonso duca <strong>di</strong> Ferrara, al qual parere s'attenne<br />

pure il Molinet (23). Che se l'illustre Friedlaender (24) nella<br />

(17) Opere storico-numismatiche, pag. 340.<br />

(18) Nouv. Biog. génér., toni. XLI, col. 483.<br />

(19) Stor. della Scult., e<strong>di</strong>z., cit., tom. V, pag. 426.<br />

(20) Numism. Rem. Pont., Romae, 1744, in-4, pag. 50.<br />

(21) Numism. Pont. Rom., Romae, 1699, in-fol., pag. 146.<br />

(22) Syll. Numism. elegant, Argentor, 1620, in-fol., pag. 21.<br />

(23) Hist. Summ. Pont, per eorum numism., Lutet., 1679, in-fol., p. 32.<br />

(24) Die Italienischen Schaumiinzen, Berlin, 1882, in-4, P^g- i74-


62 LUIGI FRATI<br />

Stupenda opera sui Medaglioni italiani non ha osato proferir<br />

giu<strong>di</strong>zio circa l'artefice <strong>di</strong> questa medaglia, stante l'incertezza<br />

del soggetto, ha però recisamente rigettato l'opinione messa<br />

innanzi dal Cicognara e poscia dal Breton <strong>di</strong> attribuirla al<br />

Raibolini per la cacciata del Bentivoglio, adducendo ad argomento<br />

la stessa eccellenza del lavoro, la quale rende affatto<br />

improbabile che la possa essere fattura <strong>di</strong> pochi giorni. E<br />

con ciò parmi bastantemente <strong>com</strong>provata l'insussistenza anche<br />

<strong>di</strong> questo altro capo <strong>di</strong> accusa apposto al nostro Francia.<br />

Altra erronea opinione sul conto del medesimo era stata<br />

messa fuori anni sono da un dotto bibliografo (25), l'autorità<br />

del cui nome avea procacciato alla medesima, <strong>com</strong>echè <strong>com</strong>-<br />

battuta, una certa consistenza. Sosteneva questi che Fran-<br />

cesco da Bologna, intaghatore de' caratteri <strong>di</strong> Aldo, non altri<br />

fosse che Francesco Raibolini, volgarmente " il Francia „, il<br />

quale stabilita una stamperia a Bologna pubbhcò in sul finire<br />

dell'anno 1516 e nel gennaio del 1517 sei preziosi volumetti (26),<br />

stampati ad imitazione <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Alessandro Paganino. Non<br />

ha guari però altro bibliografo, Adamo Rossi, pose fine alla<br />

questione, dando ragione ai <strong>di</strong>screpanti dalla prevalsa cre-<br />

denza, mercè la scoperta da lui fatta nell'Archivio <strong>di</strong> Perugia<br />

<strong>di</strong> un documento, dal quale risulta essere Francesco da<br />

Bologna della famiglia Griffi. Così venisse dato che valente<br />

scrittore, pigliando a materia <strong>di</strong> accurato stu<strong>di</strong>o la vita, le<br />

opere e la scuola <strong>di</strong> quest'illustre Maestro, ci desse un lavoro<br />

storico degno <strong>di</strong> lui; il quale, se non fu il primo uomo <strong>di</strong> quel<br />

secolo, <strong>com</strong>e, a detta del Malvasia (27), era stato tenuto a'<br />

suoi tempi, fu senza dubbio il più. grande artista <strong>di</strong> cesello,<br />

<strong>di</strong> niello e <strong>di</strong> pittura, che abbia avuto la patria nostra „.<br />

(25)<br />

Luigi Frati.<br />

Panizzi Ant., Chi era Francesco da Bologna? Londra, 1858, in-8.<br />

(26) Sono dessi i seguenti: Il Canzoniere del Petrarca (20 settembre<br />

T516); — L'Arca<strong>di</strong>a del Sannazaro (3 ottobre); — gli Asolani del Bembo<br />

(30 ottobre); — il Corbaccio del Boccaccio (9 <strong>di</strong>cembre); — le Lettere<br />

famigliari <strong>di</strong> Cicerone (20 <strong>di</strong>cembre) ; — e Valerio Massimo (24 gen-<br />

naio 1517).<br />

(27) Fels. pittr., ed. cit. T. I, pag. 48.


UN NUOVO GROSSO INEDITO<br />

DI<br />

GIO. ANTONIO FALLETTl<br />

CONTE DI BENEVELLO W<br />

Mentre per ogni canto d'Italia corre un fremito <strong>di</strong> gioia,<br />

all'annunzio desiderato delle prossime nozze <strong>di</strong> S. A, R. il<br />

Principe <strong>di</strong> Napoli, io, altero <strong>di</strong> Suo benigno assentimento,<br />

con animo ossequioso e riconoscente, mi permetto <strong>di</strong> dare<br />

notizia <strong>di</strong> un nuovo e preziosissimo cimelio numismatico, che<br />

recentemente è entrato a far parte della splen<strong>di</strong>da raccolta<br />

<strong>di</strong> monete italiane che S. A. coltiva ed accresce, con squisito<br />

<strong>di</strong>scernimento e con intelletto <strong>di</strong> amore. Sono pochi anni che<br />

l'Augusto Principe <strong>di</strong> Sua iniziativa, e con quel <strong>di</strong>letto che<br />

negli animi gentili destano le patrie memorie, va riunendo<br />

una collezione <strong>di</strong> monete, la quale già è ad<strong>di</strong>venuta assai<br />

numerosa, e racchiude pezze <strong>di</strong> gran pregio in ogni metallo,<br />

fra le quali non poche rarissime e talune ezian<strong>di</strong>o uniche.<br />

In queste ultime va <strong>com</strong>preso il grosso <strong>di</strong> cui imprendo<br />

la illustrazione. Proviene dalla ven<strong>di</strong>ta Durazzo, tenuta a<br />

Genova nello scorso maggio, nel cui catalogo era classificato<br />

sotto Bologna, con questa avvertenza: " Ine<strong>di</strong>ta. Sono della<br />

massima persuasione che questa moneta non è coniata a<br />

Bologna; dovendo per altro catalogarla, l'ho inserita in questa<br />

zecca, lasciando allo stu<strong>di</strong>oso acquirente la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>arla e pubblicarla precisamente „.<br />

(i) Pubblicato nello scorso settembre 1896 in occasione delle Nozze<br />

<strong>di</strong> S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli. (N. d. D.).


64 O. VITALINI<br />

Godo pertanto <strong>di</strong> poter costatare che questo grosso è<br />

senza dubbio della zecca <strong>di</strong> Benevello (2).<br />

Prima che il <strong>com</strong>m. Vincenzo Promis, in una nota <strong>com</strong>unicata<br />

all'Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Torino, nel novembre<br />

del "88, segnalasse due monete <strong>di</strong> Gio. Antonio Falletti (3),<br />

conte <strong>di</strong> Benevello, questo piccolo feudo era del tutto sco-<br />

nosciuto nella <strong>numismatica</strong> <strong>italiana</strong>. Le due monete, allora<br />

prodotte ed illustrate, i^no uno scudo d'oro noto solamente<br />

dalle antiche tariffe, al tipo dell'aquila bicipite e della croce;<br />

e un grosso, nel medagliere <strong>di</strong> S. M. in Torino, coli' aquila<br />

medesima e uno stemma alla banda scaccata <strong>di</strong> tre tiri. Nelle<br />

leggende, che si <strong>com</strong>pletano a vicenda, il lemma <strong>di</strong> onore<br />

Carolus Imp: ovvero Karolns Romanor. Imperai, con le note<br />

nominah del signore o feudatario Jo: Anto: Fa: Comes:<br />

Bene: 1537.<br />

Riproduco dalla detta memoria il grosso <strong>di</strong> argento:<br />

Il eh. autore nelF eru<strong>di</strong>ta monografia concludeva che<br />

tali monete erano state battute forse in Germania, ad imita-<br />

zione <strong>di</strong> simiglianti pezze tedesche, italiane e svizzere, dal<br />

conte <strong>di</strong> Benevello Gio. Antonio Falletti, per privilegio o in<br />

onore <strong>di</strong> Carlo V, nel cui esercito aveva <strong>com</strong>andato un<br />

reggimento <strong>di</strong> fanti italiani. E questi fu il primo e 1' ultimo<br />

conte <strong>di</strong> Benevello, tra il 1520 e il 1550, e durò finche<br />

(2) Benevello, capoluogo <strong>di</strong> mandamento, circondario e <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

Alba, provincia <strong>di</strong> Cuneo.<br />

(3) La memoria del Promis fu stampata a parte (E. Loescher, To-<br />

rino, in-8, <strong>di</strong> pag. 9) e nel frontispizio incorse l'errore <strong>di</strong> scrivere Gio.<br />

Battista, invece <strong>di</strong> Gio. Antonio Falletti: quest'equivoco fu pur ripetuto<br />

da altri.


UN NUOVO GROSSO INEDITO, ECC. 65<br />

Carlo V non gli tolse la contea, insieme con la signoria <strong>di</strong><br />

Mombarcaro, per investirne un tale D. Alvaro <strong>di</strong> Sanchez<br />

spagnolo, in pena dell'avere il Falletti abbandonato il servizio<br />

imperiale per rivolgersi alla Francia.<br />

La terza moneta, che ora viene alla luce, è pure del<br />

Falletti, ma <strong>di</strong> tipo e leggenda totalmente vari dalle prece-<br />

denti, sebbene sia senza dubbio ad esse contemporanea.<br />

È parimenti un grosso <strong>di</strong> argento: ha nel <strong>di</strong>ritto un<br />

santo vescovo vestito <strong>di</strong> casula, reggente con la sinistra una<br />

lunga croce astata e con la destra le chiavi, in alto l'armetta<br />

de' Falletti (4), in giro<br />

S • PETRVS •<br />

BE •<br />

C<br />

(<strong>com</strong>es)<br />

nel rovescio un cavaliere con la spada in resta, nel giro<br />

CAROL •<br />

in alto l'aquiletta bicipite.<br />

IMPERAI<br />

Il nome <strong>di</strong> Carlo V, 1' aquila imperiale, 1' armetta e le<br />

iniziali BE • C<br />

non permettono dubbiezza alcuna intorno all'at-<br />

tribuzione del grosso al Falletti per Benevello. Anzi possiamo<br />

aggiungere due nuovi in<strong>di</strong>zi tolti dalle figure rappresentanti<br />

san Pietro in vincoli, già assunto a patrono del Comune; e<br />

san Secondo martire, a cavallo, titolo della chiesa parrocchiale.<br />

Ma la singolarità che accresce gran pregio alla moneta<br />

si è quella <strong>di</strong> presentare una tecnica affatto itahana e 1' avvicinarsi<br />

al tipo àeW agontano, tanto da farne credere una<br />

imitazione fedelissima.<br />

È noto che Ancona, antica città marittima e <strong>com</strong>merciale,<br />

(4)<br />

I conti Falletti <strong>di</strong> Villafalletta portano anche oggi d'azzurro,<br />

alla banda scaccata <strong>di</strong> oro e <strong>di</strong> rosso <strong>di</strong> tre file : cimiero, un' aquila <strong>di</strong><br />

nero coronata dello stesso. (V. Calendario d'oro, 1896, pag. 216).


(^ O. VITALINI<br />

coniava sua moneta già nel secolo XIV, e volendo emulare<br />

il cre<strong>di</strong>to, che nelle contrattazioni riscuoteva il matapane <strong>di</strong><br />

Venezia, ne imitò il taglio, migliorandone il valore (5). Le<br />

zecche marchigiane vicine, vista la buona prova, ne seguirono<br />

r esempio, e 1' agontano o ancontano <strong>di</strong>venne moneta conosciuta<br />

e ben ricevuta, <strong>com</strong>e già quella <strong>di</strong> Ravenna, Lucca<br />

e Pavia.<br />

Nell'epoca in cui battè sua moneta il Falletti per il feudo<br />

<strong>di</strong> Benevello, il grosso <strong>di</strong> Ancona presentavasi artisticamente<br />

elegante, trovandosi, in quel tempo, a modellare nelle officine<br />

romane i celebri incisori e zecchieri i Migliori fiorentini.<br />

Il Bellini, nella <strong>di</strong>ss. II, pag, 7 e 8, riporta due esemplari<br />

<strong>di</strong> tal grosso: io do la incisione <strong>di</strong> altro presso <strong>di</strong> me, il<br />

quale a prima vista manifesta tutta la rassomiglianza <strong>di</strong> cui<br />

ho fatto cenno.<br />

Il santo (san Pietro o san Ciriaco), in ambedue le pezze,<br />

ha le medesime vesti, lo stesso atteggiamento, la identica<br />

croce astata terminata a palline , la mitra , T aureola, tutto<br />

perfettamente somigliante. Il cavaliere, andante <strong>di</strong> galoppo<br />

a sinistra, impugna la spada con la destra in alto, pronto a<br />

colpire: e qui pure l'andatura del cavallo, la posa e le vesti<br />

del cavaliere hanno corrispondenza talmente perfetta, da far<br />

supporre che l'impronta sia stata fatta con uno stesso punzone.<br />

Una variante è stata necessariamente introdotta, sostituendo<br />

nel grosso <strong>di</strong> Benevello l'aquiletta bicipite alle chiavi<br />

decussate dell'anconitano; ma anche questa mo<strong>di</strong>ficazione è<br />

talmente riuscita da potersene appena rilevare la <strong>di</strong>fferenza.<br />

E bene scelse il Falletti la imitazione del grosso <strong>di</strong><br />

Ancona, anche per la ragione che il tipo del cavaliere,<br />

(5) Tonini, Period. <strong>di</strong> Numis. e Sfrag., anno II, pag. 203.


UN NUOVO GROSSO INEDITO, ECC. 67<br />

sebbene in movenze non del tutto a questa simili, si trovava<br />

fin da que' tempi nelle monete <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> Saluzzo, <strong>di</strong><br />

Lavagna e <strong>di</strong> Monferrato.<br />

Due questioni tuttavia lasciò impregiu<strong>di</strong>cate il Promis:<br />

quale, cioè, fosse stata 1' officina produttrice, se <strong>italiana</strong> od<br />

estera; e se la coniazione fosse legale ovvero abusiva e<br />

contraffatta.<br />

Con la osservazione della nuova moneta mi sembra<br />

potersi rischiarare l'uno e l'altro dubbio, affermando essere<br />

la zecca <strong>italiana</strong> e la moneta legale, quantunque <strong>di</strong> tipo<br />

imitato, ma non falsificato.<br />

In fatti la nazionalità della zecca apparisce dai tipi scolpiti,<br />

il santo e il cavaliere. Il santo vescovo, effigiato <strong>com</strong>e<br />

nel grosso <strong>di</strong> Benevello, lo troviamo, oltre Ancona, a Rimini,<br />

Bologna, Reggio, Camerino, Arezzo e Volterra. Del cavaliere<br />

accennammo più sopra, <strong>com</strong>e fosse tipo pre<strong>di</strong>letto da molte<br />

zecche dell'alta Italia. Si manifesta altresì per 1' arte, per il<br />

<strong>di</strong>segno, per la semplicità dei contorni, senza centinature e<br />

perline, e per la correttezza delle lettere.<br />

Escludo finalmente nel Falletti lo scopo <strong>di</strong> contraff'are e<br />

falsificare: chi vuole frodare lo Stato con coni adulterati non<br />

vi spaccia sopra il suo nome e titolo e l'arma patente; ma<br />

stampa leggende anomale, o equivoche, o mancanti, a fine<br />

<strong>di</strong> non essere scoperto e sottoposto alle leggi severe dei<br />

falsari. Di più, il Falletti si sarebbe fatto reo d'ingratitu<strong>di</strong>ne<br />

verso il suo protettore Carlo V, e ciò ripugna per fermo al<br />

carattere leale <strong>di</strong> un condottiero d'armi.<br />

Riepilogando: la esistenza <strong>di</strong> una zecca a Benevello è<br />

omai accertata, sebbene abbia lavorato per breve tempo; e<br />

questo feudo col suo signore Falletti, che fin qui timidamente<br />

erano <strong>com</strong>parsi nella Bibliografia dei sigg. fratelli Gnecchi (6)<br />

e nel Mnnuale dell'Ambrosoli (?), hanno <strong>di</strong>ritto al loro posto<br />

definitivo nei nostri cataloghi e nelle serie <strong>di</strong> monete italiane.<br />

Roma, Agosto 1896.<br />

(6) Milano, 1889. Suppl., Ili, pag. 457.<br />

(7) Milano, Hoepli, 1891, pag. 117.<br />

O. VlTALlNI.


OPERE NUMISMATICHE<br />

DI<br />

CARLO KUNZ<br />

(Continuazione: Ve<strong>di</strong> Fase. IV, 1896).


MISCELLANEA NUMISMATICA ^'^<br />

I.<br />

DELLA ZECCA DI CREMA.<br />

Delle vicende <strong>di</strong> Crema, piccola ma generosa città che<br />

giganteggia nei fasti d'Italia per sublimi esempii <strong>di</strong> fortezza<br />

dettarono pagine accurate ed eloquenti Pietro Terni, Alemanio<br />

Fino, Carlo Sigonio, Giuseppe Racchetti, Francesco<br />

Sforza-Benvenuti, ed altri.<br />

Scopo del presente articolo non essendo che quello <strong>di</strong><br />

toccare brevemente l'argomento delle sue monete, sorpas-<br />

serò quanto ad esso non si riferisce.<br />

Sebbene Crema tar<strong>di</strong> fosse stata assunta al rango <strong>di</strong><br />

città, perchè fino all'anno 1450 s'appagò con quello piii mo-<br />

desto <strong>di</strong> terra o castello, pure l'importanza sua nella storia<br />

generale d'Italia fu tale, ch'è argomento <strong>di</strong> meraviglia <strong>com</strong>e<br />

nei varii rivolgimenti <strong>di</strong> fortuna a' quali andò soggetta<br />

dalla sua fondazione fino al principio del secolo decimoquinto,<br />

mai abbia avuto zecca propria.<br />

E questo un fatto che può francamente affermarsi, perchè<br />

né memorie, né monete stanno in appoggio del contrario, e<br />

conviene <strong>di</strong>scendere fino all' epoca accennata, al tempo cioè<br />

in cui fu governata e dominata dai Benzoni, per rinvenire<br />

i rarissimi cimeli per cui essa pure prende posto, ristretto<br />

bensì ma onorevole, nella serie <strong>di</strong> ciò che si è convenuto<br />

denominare le Zecche d'Italia.<br />

(i) La Miscellanea <strong>numismatica</strong>, <strong>di</strong>visa in cinque capitoli, fu pub-<br />

blicata nel 1867 in opuscolo separato a Venezia coi tipi della Tipografia<br />

del Commercio.<br />

,


72<br />

CARLO KUNZ<br />

Chiarissima famiglia era quella dei Benzeni, la quale,<br />

secondo scrive l'accurato Terni, derivò dall'antichissima dei<br />

Greppi, per un figlio <strong>di</strong> Giovanni Greppo denominato Ben-<br />

zene: e Greppi e Benzoni valsero lungamente a <strong>di</strong>notare lo<br />

stesso casato. Fu desso il più celebre fra tutti quelH che<br />

emersero in Crema, dove primeggiò lungamente per grado<br />

e per fortuna stando sempre alla testa del partito guelfo<br />

nel tempo in cui tutta l'Italia era s<strong>com</strong>buiata dalle civih con-<br />

tese delle due famigerate fazioni. Verso la fine del secolo<br />

decimosesto <strong>di</strong>venne quella famiglia cotanto numerosa che<br />

quasi potea da sé sola, <strong>com</strong>e già quella dei Fabii in Roma,<br />

formare una schiera! Ebbe molti uomini <strong>di</strong>stinti, particolarmente<br />

nelle armi, fra cui Venturino Benzone il vecchio, il<br />

quale nell'anno 1303, allorché Napo della Torre trionfò <strong>di</strong><br />

Matteo Visconti, venne eletto capitano del popolo milanese;<br />

carica insigne che a lui ben si ad<strong>di</strong>ceva, perché guerriero<br />

<strong>di</strong> splen<strong>di</strong>da fama e zelantissimo fautore <strong>di</strong> parte guelfa.<br />

Di lui e degli altri illustri Benzoni v'hanno belle notizie<br />

negli autori nominati, e l'albero <strong>di</strong> questa illustre famiglia<br />

vedesi nel Campidoglio Veneto <strong>di</strong> Girolamo Alessandro Cap-<br />

pellari, opera manoscritta in gran foglio che conservasi in<br />

questa BibHoteca Marciana.<br />

Dopo molti rivolgimenti <strong>di</strong> fortuna, caduta Crema nell'anno<br />

1335 in potere <strong>di</strong> Azzone Visconti, perdette per sempre<br />

la propria sovranità e col cessare della forma repubblicana<br />

ebbe pur fine l'epoca pili luminosa della sua storia. Spenta<br />

la libertà politica, tacquero le fazioni sotto le spire del serpe<br />

visconteo, ma <strong>di</strong>vamparono nuovamente, dopoché Gian Ga-<br />

leazzo coll'oro e coi raggiri, ottenne, nel 1395, dall'impera-<br />

tore Venceslao il titolo <strong>di</strong> duca, trasferibile ai suoi <strong>di</strong>scen-<br />

denti. Guelfi e Ghibellini affilarono <strong>di</strong> nuovo le spade per<br />

straziarsi a vicenda, ed a capo del partito guelfo stettero in<br />

Crema, <strong>com</strong>e per lo passato, i Benzoni.<br />

Morto nell'anno 1402 Gian Galeazzo, in<strong>com</strong>inciò a sfa-<br />

sciarsi la potenza viscontea, e<strong>di</strong>fizio aggregato colle con-<br />

quiste, le <strong>com</strong>pre e le usurpazioni e non cementato dall'opi-<br />

nione dei popoli, ed i partiti, infuriando con nuovo vigore,<br />

spianarono agli ambiziosi la via <strong>di</strong> farsi tiranni della patria loro.<br />

Crema si ribellò a Gabriello Visconti, figHo naturale <strong>di</strong>


MISCELLANEA NUMISMATICA 73<br />

Gian Galeazzo, che a lui donavala per testamento unitamente<br />

a Pisa, e venuti alle mani Guelfi e Ghibellini, dopo atroci<br />

vicendevoli rappresaglie, rimasero i primi vincitori, e per tal<br />

modo fu aperto il varco al dominio dei Benzoni, non altamente<br />

che avvenne a Brescia, a Como, a Cremona, a Lo<strong>di</strong>,<br />

a Bergamo ed in Parma, dove, da mezzo allo s<strong>com</strong>piglio<br />

delle lotte intestine, sorsero tirannelli <strong>di</strong> essa Pandolfo Ma-<br />

latesta, Franchino Rusca, Ugo Cavalcabò, Giovanni da Vi-<br />

gnate, Francesco Scar<strong>di</strong> ed i Rossi.<br />

Nell'anno 1403<br />

il popolo <strong>di</strong> Crema ab<strong>di</strong>cò la millantata<br />

sovranità, conferendola ai fratelli Paolo e Bartolomeo Benzoni.<br />

Tale signoria fu da molti scrittori qualificata usurpazione, e<br />

con ragione, che non era il generale suffragio dei citta<strong>di</strong>ni<br />

cremaschi, ma la fazione guelfa capitanata dallo stesso Paolo,<br />

che <strong>di</strong>ede ad essi il dominio; onde il Racchetti non esitò <strong>di</strong><br />

asserire che i fratelli Benzoni prima si arrogarono il dominio<br />

<strong>di</strong> Crema, poi si fecero proclamare signori da una adunanza<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, nella quale sindaci e consiglieri erano già istrutti<br />

<strong>di</strong> quanto dovevano fare (2). E lo Sforza-Benvenuti aderisce<br />

a tale opinione: " perchè la storia <strong>di</strong> tutti i popoli insegna<br />

" essere vecchia astuzia dei potentati adombrare colle forme<br />

" della legalità le loro soperchierie „ (3). Noi, contemporanei<br />

<strong>di</strong> qualche gran<strong>di</strong>oso fatto analogo, non ci opporremo a così<br />

vera sentenza.<br />

Poco durò la signoria dei due fratelli Benzoni, perchè,<br />

colpiti dalla pestilenza che nell' anno 1405 desolò il suolo<br />

cremasco, morirono entrambi nel castello d'Ombriano dove<br />

eransi ritirati.<br />

Neil' istromento d' investitura dell' anno 1403, era stato<br />

stabilito che a Paolo e Bartolomeo dovessero succedere i<br />

figliuoli nel dominio <strong>di</strong> Crema; <strong>di</strong>sposizione che venne confer-<br />

mata col testamento <strong>di</strong> Paolo a favore dell'unico suo Rizzardo,<br />

e con quello <strong>di</strong> Bartolomeo a prò dei proprii, Daniele, Greppo<br />

e Trippino, ancora fanciulli. Come avvenne or dunque che<br />

nello stesso anno in cui morirono Paolo e Bartolomeo,<br />

(2) Racchetti, Annotazioni al libro III della Storia d'Alemanio Fino.<br />

Tomo I, pag. 175.<br />

(3) Sforza-Benvenuti, Storia <strong>di</strong> Crema. Tomo I, pag. 205.


74<br />

CARLO KUNZ<br />

Crema sia caduta in podestà <strong>di</strong> Giorgio Benzene cugino <strong>di</strong><br />

quegli infanti? Vi hanno tutte le ragioni per credere che<br />

Giorgio abbia strappato col raggiro ai suoi parenti la si-<br />

gnoria. Avvi bensì un istromento d' elezione riportato dal<br />

Fino, reddato a nome del Consiglio generale del Comune, ma<br />

desso non è che una ripetizione del modo già adoperato<br />

da Paolo e Bartolomeo, e per quanto Giorgio Benzone abbia<br />

saputo coonestare il fatto del suo dominio, apparisce chiaramente<br />

essere stato questo il frutto <strong>di</strong> doppia usurpazione.<br />

Giorgio Benzone fu astuto, <strong>di</strong>spotico, rapace e gene-<br />

roso: toglieva colla destra per donare colla sinistra. Temendo<br />

<strong>di</strong> essere trabalzato dalla risorgente potenza dei<br />

Visconti, adoperò tutti i mezzi per guarantirsi la signoria,<br />

vendendo ed affittando i beni confiscati dai Ghibellini, forti-<br />

ficando castelli, innalzando torri gigantesche, facendo larga<br />

provvigione <strong>di</strong> armi, cambiando i castellani delle rocche,<br />

stringendo alleanza con altri tirannelli <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a, implo-<br />

rando tregue dal Duca <strong>di</strong> Milano; ma tuttociò non valse<br />

che a <strong>di</strong>fferire la sua caduta.<br />

Spento neir anno 1412 il feroce duca Giovanni Maria<br />

sotto i colpi dei suoi avversarii, successe nel ducato il <strong>di</strong><br />

lui fratello Filippo Maria, che non <strong>di</strong>razzava dagli avi in<br />

perfi<strong>di</strong>a e tenebrosa politica. Ben presto s' avvide Giorgio<br />

che non avrebbe potuto resistergli lungamente, e stabih<br />

perciò <strong>di</strong> amicarselo me<strong>di</strong>ante una transazione, rimettendo a<br />

lui parte <strong>di</strong> quella sovranità eh' erasi arrogata. Dopo nove<br />

anni <strong>di</strong> podestà assoluta, egli rinunziò nelle mani <strong>di</strong> Filippo<br />

Maria alla signoria <strong>di</strong> Crema, per esserne da lui investito<br />

colle prerogative <strong>di</strong> feudatario.<br />

Addì 31 luglio 1414 fu stipulato nel castello <strong>di</strong> Pavia<br />

un accordo, il quale <strong>di</strong>mostrava quanto magra fosse la parte<br />

lasciata dal duca al nuovo suo vassallo, nel tempo stesso<br />

che indoravagh l'offa, investendolo del titolo <strong>di</strong> conte <strong>di</strong><br />

Crema e <strong>di</strong> Pan<strong>di</strong>no, trasferibile a tutta la sua <strong>di</strong>scendenza<br />

mascolina. In quel mezzo, nell' anno 1407, la Repubblica <strong>di</strong><br />

Venezia, smaniosa <strong>di</strong> estendere le sue conquiste in terra-<br />

ferma, riconoscendo importante <strong>di</strong> amicarsi il signore <strong>di</strong><br />

Crema, avevalo insignito del raro e splen<strong>di</strong>do privilegio<br />

della nobiltà veneziana.


MISCELLANEA NUMISMATICA 75<br />

Il Benzene fu zelantissimo nell'adempiere i patti che al<br />

duca lo legavano, sussi<strong>di</strong>andolo <strong>di</strong> denari e <strong>di</strong> milizie, e<br />

guerreggiando egli stesso col proprio figlio Venturino nel-<br />

l'esercito <strong>di</strong> lui; ma tanto fervore per mantenersi in quella<br />

grazia, non bastò a salvarlo, e gli stessi suoi figli <strong>di</strong>edero<br />

occasione al duca Filippo Maria <strong>di</strong> soppiantarlo nel dominio<br />

del territorio <strong>di</strong> Crema. Le insolenze e lascivie loro matu-<br />

rarono le vendette <strong>di</strong> alcune famiglie già partigiane dei<br />

Benzoni, le quali accusandolo <strong>di</strong> fellonia presso il duca, tramarono<br />

in pari tempo <strong>di</strong> privarlo <strong>di</strong> vita.<br />

Giorgio, ch'era d'indole sospettosa, non tardò ad accor-<br />

gersi del sinistro progetto, e, preso da subito timore^ fuggì<br />

da Crema nella notte del 24 gennaio 1423, e seguito dai<br />

quattro figli, incamminossi alla volta <strong>di</strong> Mantova, in<strong>di</strong> a<br />

Venezia, dove fu accolto onorevolmente ed accettata la sua<br />

spada in servizio della Republica. Così perdette per sempre<br />

la signoria <strong>di</strong> Crema, che tenne per nove anni con podestà<br />

assoluta, e per <strong>di</strong>eci quale feudatario del duca <strong>di</strong> Milano.<br />

Giorgio Benzone, sono parole dello Sforza-Benvenuti,<br />

figura storicamente nella schiera dei tirannelH lombar<strong>di</strong> i<br />

quali dopo la morte <strong>di</strong> Gian Galeazzo Visconti ghermirono<br />

un lembo del suo manto ducale; usurpatori tutti, per la più<br />

parte scelleratissimi, ma meno tristo degli altri, non mac-<br />

chiossi d'atroci delitti, e fu più sitibondo <strong>di</strong> denaro che <strong>di</strong><br />

sangue, perchè d' oro necessitava onde sostenere la vacil-<br />

lante signoria.<br />

Fra gli attributi sovrani da lui esercitati v' ha quello<br />

della moneta, che fece improntare col proprio nome. Inutile<br />

sarebbe il cercare le concessioni <strong>di</strong> tale attributo, il quale<br />

non fu che naturale conseguenza della sua usurpazione.<br />

Potrebbero ben esservi contratti <strong>di</strong> zecca ed or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> battitura,<br />

ma poiché a tanti dotti investigatori della storia non<br />

riuscì fino ad ora <strong>di</strong> rinvenirli, rimane solo <strong>di</strong> attenersi alle<br />

scarse e rarissime monete che si hanno <strong>di</strong> lui, le quali non<br />

possono essere state battute che nel tempo in cui il Benzone<br />

fu assoluto signore, cioè dall'anno 1405 al 1414.<br />

Scrive il Terni nella Scelta degli uomini <strong>di</strong> pregio:<br />

Trovansi fino al dì d'oggi alcuni denari d'oro e d'argento<br />

<strong>di</strong> quelli che faceva battere il Benzone, i quali hanno d'un


76<br />

CARLO KUNZ<br />

" lato l'arma Benzona, col motto: In te Domine^ e dall'altro<br />

" l'immagine d'esso Benzone, con lettere che <strong>di</strong>cono: Georgius<br />

" Benzonus dominiis Cremae „ , e ciò vien ripetuto senza<br />

alcun <strong>com</strong>mento dagli autori che a lui successero. L' asser-<br />

zione del Fino, per ciò che riguarda le monete d' oro del<br />

Benzone, non è finora <strong>com</strong>provata e può ritenersi piaggeria<br />

<strong>di</strong> quello storico, che monete d' oro colle effigie <strong>di</strong> principi<br />

del grado <strong>di</strong> lui, nel principio del secolo decimo quinto, sono<br />

quasi irreperibili. Ne esistono però alcune d' argento e <strong>di</strong><br />

lega, e tre ho potuto vederne, ricercando <strong>di</strong>ligentemente<br />

nelle principali raccolte, una sola delle quali trovasi pubbli-<br />

cata dall'Argelati, nel tomo terzo della sua Raccolta, ma con<br />

figura tanto imperfeìta che riprodurla con più esatto <strong>di</strong>segno<br />

<strong>di</strong>venta in<strong>di</strong>spensabile.<br />

La prima (Tavola II, n. i), è un bolognino <strong>di</strong> buon<br />

argento fatto a similitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelli che prima improntò<br />

Bologna intorno al 1236, e che furono poscia imitati per<br />

lungo tempo in molte altre zecche d' Italia. Da principio<br />

valutati un soldo, o la ventesima parte della lira, sminuirono<br />

successivamente <strong>di</strong> peso, salendo al valore <strong>di</strong> due sol<strong>di</strong>. E<br />

per due sol<strong>di</strong> stimo essere stato emesso questo del Benzone,<br />

il quale, per analogia con altri <strong>di</strong> quel tempo, dovrebbe<br />

avere il peso <strong>di</strong> circa grammi 1,100. Leggesi sul primo lato<br />

<strong>di</strong> esso, nel giro : f georgivs — benz, e nel mezzo con lettere<br />

<strong>di</strong>sposte in forma <strong>di</strong> croce, intorno ad un cerchietto : onvs, sul<br />

secondo lato del giro : d . e . gre . m . , coli' ultima lettera a,<br />

<strong>di</strong> forma maiuscola, nel mezzo fra quattro simili cerchietti.<br />

Superiormente nel giro evvi uno scudetto triangolare, <strong>di</strong>viso<br />

orizzontalmente, col quale al certo si volle raffigurare l'arme<br />

del Comune ch'era <strong>di</strong>visa, <strong>di</strong> vermiglio e d' argento. Erano<br />

questi i colori del marchese Guglielmo <strong>di</strong> Monferrato, il quale<br />

donò il suo stemma ai Cremaschi, nell'anno 1185. Qui non<br />

vedesi che lo scudo, il quale nell'arme era inoltre, <strong>com</strong>e in<br />

quella <strong>di</strong> Monferrato, sormontato da un elmo col cimiero <strong>di</strong><br />

un braccio armato <strong>di</strong> spada, fra due corna <strong>di</strong> cervo, arme<br />

che <strong>di</strong>stingue ancora quella città. Conservo un'impronta <strong>di</strong><br />

questa bella moneta, e mi viene detto che un esemplare <strong>di</strong><br />

essa trovasi nella raccolta del chiarissimo Sig. Cav. Camillo<br />

Brambilla <strong>di</strong> Pavia.


MISCELLANEA NUMISMATICA 77<br />

La seconda moneta del signore <strong>di</strong> Crema, ch'è <strong>di</strong> lega,<br />

a circa la metà <strong>di</strong> fino, trovai pesare grammi i,ooo in esem-<br />

plare <strong>di</strong> buona conservazione. Giu<strong>di</strong>co essere un sol<strong>di</strong>no o<br />

la metà del bolognino. L' iscrizione del primo lato : f geor-<br />

Givs — t BENZONVS, si Completa con quella del rovescio,<br />

ove leggesi : dominvs f creme. 3 e. Nel mezzo del <strong>di</strong>ritto<br />

vedesi l'arme dei Benzoni, uno scudo rotondato vaiato, col<br />

capo carico <strong>di</strong> un cane passante, nell'area del rovescio campeggiano<br />

le iniziali g. b, (Tav. II, n. 2).<br />

È questa l'arme più antica dei Benzoni, e trovasi variamente<br />

raffigurata e descritta negli autori. Perchè se i più<br />

fanno lo scudo <strong>di</strong> vajo col capo d' azzurro caricato <strong>di</strong> un<br />

cane d'argento, alcuni <strong>di</strong>cono lo scudo pa<strong>di</strong>glionato, altri pongono<br />

nel capo un leone, e così variano pure nei colori : ma<br />

è certa la prima lezione quanto all'arme che alzava Giorgio<br />

Benzone nel tempo in cui improntava codesta moneta. L'in-<br />

quartatura vermiglia col leone d'oro ensifero, ch'egli aggiunse<br />

posteriormente, fu <strong>di</strong> concessione del duca Filippo Maria in<br />

occasione che insignivalo del titolo <strong>di</strong> Conte e 1' arme così<br />

inquartata, non sempre degli stessi smalti, fu mantenuta nei<br />

varii rami della sua <strong>di</strong>scendenza.<br />

Di questa moneta esiste una moderna contraffazione,<br />

non <strong>di</strong>fficile a riconoscere al taglio tozzo ed ineguale delle<br />

lettere, alla regolarità del contorno, all' argento troppo fino<br />

ed al peso troppo alto. Un esemplare ch'io conservo <strong>di</strong> cotal<br />

sciagurata manifattura pesa non meno <strong>di</strong> grammi 2,000, il<br />

doppio del peso riscontrato nella moneta genuina ! Ma<br />

giova<br />

notare esservi anche qualche esemplare <strong>di</strong> minor peso, ar-<br />

tificialmente ossidato, onde occultare la troppo finezza del<br />

metallo impiegato (4).<br />

La terza ed ultima moneta del Benzone è quella recata<br />

(4) L'industria dei falsificatori <strong>di</strong> monete, <strong>di</strong> queste arpie che inzozzano<br />

il banchetto <strong>di</strong> una scienza cotanto attraente, fiorisce ancora<br />

sempre, e particolarmente sì numerose sono le contraffazioni <strong>di</strong> mo-<br />

nete venete e <strong>di</strong> quelle dei Patriarchi d'Aquileja, ben note a tutti gli<br />

onesti raccoglitori <strong>di</strong> esse, <strong>com</strong>e ne è nota la provenienza. Per lungo<br />

tempo ebbero desse corso sotto il patrocinio <strong>di</strong> qualche se<strong>di</strong>cente cul-<br />

tore scienziato della <strong>numismatica</strong> e molte <strong>di</strong> esse fecero brutta mostra <strong>di</strong>


78<br />

CARLO KUNZ<br />

dall'Ar^elati, che n'ebbe <strong>com</strong>unicazione da Francesco Schia-<br />

vini. Essa è <strong>di</strong> lega, <strong>com</strong>e la precedente, e dal suo peso,<br />

che trovai <strong>di</strong> grammi 0,500, giu<strong>di</strong>co essere la metà <strong>di</strong> quella,<br />

ossia un mezzo soldo. Offre consimiH leggende, cioè, nel<br />

dritto. GEORGivs .<br />

BENzoNvs,<br />

e nel rovescio : dominvs .<br />

creme<br />

.<br />

3'c, con uno scudetto d'ambo i lati, al principio <strong>di</strong> esse, il<br />

quale, non bene espresso nell' esemplare da me osservato,<br />

stimo essere l'arme del Comune, <strong>com</strong>e nel bolognino. Lo<br />

spazio centrale, chiuso da un cerchio <strong>di</strong> perline, è occupato<br />

nel primo lato da una croce patente, e nel secondo da una<br />

grande g <strong>di</strong> forma gotica (Tav. II, n. 3). Nel <strong>di</strong>segno dell'Ar-<br />

gelati la croce è inoltre accantonata da quattro punti che non<br />

rilevai nell'esemplare in <strong>di</strong>scorso, <strong>di</strong> scadente conservazione.<br />

Sono queste tutte le monete del Signore <strong>di</strong> Crema ve-<br />

nute a mia conoscenza. Col tempo forse ne sorgerà qualche<br />

sé in cospicui medaglieri. Alcune sono imitazioni <strong>di</strong> monete esistenti, altre<br />

prette invenzioni. Resi avvertiti i raccoglitori per molti <strong>di</strong>singanni su-<br />

biti, stanno ora più sulle <strong>di</strong>fese, ma non per questo cessò la frodo-<br />

lenta industria, che anzi assottigliò l'ingegno e destreggiò la mano a<br />

nuove e più raffinate creazioni, ed avendo veduto che i coni adulterini<br />

facilmente venivano smascherati, si rivolse <strong>di</strong> preferenza all'alterazione<br />

delle leggende, me<strong>di</strong>ante la quale monete <strong>com</strong>uni assumono le appa-<br />

renze <strong>di</strong> rarissime. Delle falsificazioni venete ed aquilejesi farò appo-<br />

sito ragionamento in altra occasione, per ora basti questo cenno quale<br />

un primo avvertimento a chi spetta. Che se la frode non si rintanerà,<br />

ma vorrà persistere a suscitare l' indegnazione dei galantuomini, non<br />

mi periterò <strong>di</strong> essere più esplicito. Intanto, onde questo primo ricordo<br />

non resti privo <strong>di</strong> qualche pratica utilità pei troppo fidenti raccoglitori,<br />

segnalerò le seguenti contraffazioni <strong>di</strong> monete d'altre zecche d'Italia,<br />

prodotti quasi tutti della stessa <strong>di</strong>tta.<br />

1. Quattrino <strong>di</strong> Pier Luigi Farnese; quale marchese <strong>di</strong> Novara,<br />

simile a quello riportato dall'Anonimo (Pedrusi ?), autore delle lettere<br />

sopra le zecche <strong>di</strong> Castro e <strong>di</strong> Novara, nella Raccolta del Zanetti,<br />

Tomo V, tav. XVII, n. 7.<br />

2. Soldo <strong>di</strong> Loterio Rusca, signore <strong>di</strong> Como; simile a quello pub-<br />

blicato da Friendlànder : Nuniismata me<strong>di</strong>i aevi ine<strong>di</strong>ta. Tav. I, n. i.<br />

3. Piccolo <strong>di</strong> Treviso; del conte <strong>di</strong> Gorizia Enrico II.<br />

4. Grosso aquilino <strong>di</strong> Parma; quale vedesi nel Trattato delle<br />

monete Parmigiane dell'Affò, nel Tomo V dello Zanetti, tav. I, n. 13.<br />

L'esemplare ch'ebbero sott'occhio l'Affò ed il Zanetti, sciupato in parte


MISCELLANEA NUMISMATICA 79<br />

altra, ma il numero <strong>di</strong> esse resterà sempre estremamente<br />

limitato, ed il possesso anche <strong>di</strong> una sola formerà ognora<br />

bel ornamento <strong>di</strong> qualunque più insigne raccolta. Le ragioni<br />

<strong>di</strong> cotale rarità sono facili a <strong>com</strong>prendere: fatte per uso<br />

esclusivo del piccolo territorio cremasco, il quantitativo <strong>di</strong><br />

esse sarà stato assai limitato, e le ragioni politiche ed economiche<br />

dei governi succeduti a quello del Benzone, le<br />

avranno ben presto fatte sparire dalla circolazione.<br />

Da documenti e statuti del principio del secolo decimo-<br />

quinto apparisce che la moneta allora in uso era la lira<br />

imperiale, il cui rapporto non è agevole determinare, perchè<br />

aveva un corso nominale vario; ma essendo stata Crema<br />

per molti anni soggetta ai duchi <strong>di</strong> Milano, è verosimile che<br />

le monete del Benzone siano state lavorate alla legge <strong>di</strong><br />

quella città.<br />

non permise ad essi <strong>di</strong> dargli quella piìi precisa attribuzione ch'ebbe<br />

dall'illustre signor Comm. Lopez, il quale, colla massima probabilità,<br />

affermalo battuto nell'anno 1341, allorché Parma festeggiò la sua libe-<br />

razione dalla tirannia <strong>di</strong> Mastino della Scala, per opera dei Signori<br />

Correggeschi. Ed infatti, lo scudetto che vedesi al rovescio dopo i tre<br />

punti, nei rarissimi esemplari <strong>di</strong> tale moneta, apparisce caricato <strong>di</strong> una<br />

fascia, eh' è appunto 1' arme dei signori da Correggio. Nella contraffa-<br />

zione in <strong>di</strong>scorso vedesi invece, al luogo <strong>di</strong> quella armetta, una bella<br />

scala a pinoli, supina !<br />

5. Grosso <strong>di</strong> Cortona, analogo a quello recato dal Muratori, imitante<br />

i grossi <strong>di</strong> Siena della prima epoca, che forse non esiste nemmeno<br />

autentico, se, <strong>com</strong>e parmi, ad esso si riferisce quanto scrive lo Zanetti<br />

nel Tomo IV, pag. 521. Il falsatore, prendendo norma dal <strong>di</strong>segno del<br />

Muratori, aggiunse al suo conio una crocetta fra due stellette, al prin-<br />

cipio delle leggende, da ciascun lato.<br />

6. Denaro piccolo <strong>di</strong> Massa <strong>di</strong> Maremma, consimile a quello fatto<br />

conoscere dall'ili, sig. Comm. Promis nella <strong>Rivista</strong> <strong>di</strong> Numismatica.<br />

7. Zecchino <strong>di</strong> Piombino del principe Gian Battista Ludovisi.<br />

8. Bolognino d'Orvieto, col nome <strong>di</strong> Papa Martino V, che sembra<br />

inventato <strong>di</strong> pianta.<br />

9. Quattrino <strong>di</strong> Astorgio Manfre<strong>di</strong> signore <strong>di</strong> Faenza, fatto <strong>di</strong>etro<br />

il <strong>di</strong>segno datoci dal Zanetti. Tomo II, tav. VII, n. i, facilmente cono-<br />

scibile da ciò, che, invece <strong>di</strong> favent d', ha favenie.<br />

cedente.<br />

10. Bolognino <strong>di</strong> Tagliacozzo, d'infelice esecuzione e <strong>di</strong> peso ec


8o CARLO KUNZ<br />

La Repubblica <strong>di</strong> Venezia, che andava <strong>di</strong>latando il suo<br />

dominio nella terraferma, addì i6 settembre dell' anno 1449<br />

s'impossessò <strong>di</strong> Crema, dopo ripetuto asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong>retto dal<br />

suo condottiero Sigismondo Malatesta. Da quel giorno, tranne<br />

qualche breve intervallo, non cessò più il dominio <strong>di</strong> Venezia<br />

sopra quella città, perchè durò quanto la Repubblica stessa,<br />

cioè fino all'anno 1797.<br />

Superata la bufera suscitatale contro della lega <strong>di</strong> Cam-<br />

bra!, Venezia rientrò nel 1512 in possesso <strong>di</strong> Crema, rapita<br />

per breve tempo dai suoi avversari, e ne affidò il <strong>com</strong>ando<br />

a Renzo Ceri, gentiluomo romano <strong>di</strong> casa Orsini, riputatis-<br />

simo condottiero, già operoso nel riacquisto <strong>di</strong> quella città.<br />

Combattuti nell' anno 1513<br />

i posse<strong>di</strong>menti della Repub-<br />

blica da nuovi nemici, Crema ebbe a patire per ben quattor-<br />

<strong>di</strong>ci mesi tutte le amarezze ed i sacrifizi che fanno lugubre<br />

corteggio alla guerra, e crebbe al sommo la desolazione della<br />

forte città, dopoché, stretta d'asse<strong>di</strong>o dalle armi sforzesche,<br />

<strong>com</strong>andate da Prospero Colonna e da Silvio Savello, vide<br />

rizzarsi fra le sue mura gli orri<strong>di</strong> spettri della fame e della<br />

pestilenza. Ma "una ar<strong>di</strong>mentosa sortita delle genti <strong>di</strong> Renzo,<br />

operata nella notte del 25 agosto 15 14, pose fine a tanti mali,<br />

e liberò la desolata città.<br />

Non molti giorni prima, avendo quel capitano esaurito<br />

ogni altro mezzo <strong>di</strong> far denaro fece battere moneta <strong>di</strong> ne-<br />

cessità con argenti requisiti. Ecco in qual modo il Fino, se-<br />

guace del Terni, riferisce il fatto.<br />

" Venuto il mese <strong>di</strong> agosto, vedendo Renzo che in Crema<br />

" ci era gran bisogno <strong>di</strong> denaro, pose mano negli argenti<br />

" del Monte <strong>di</strong> Pietà e <strong>di</strong> Santa Maria della Croce, e co-<br />

" minciò a battere certe monete <strong>di</strong> valuta <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci sol<strong>di</strong><br />

" r una, le quali erano dette Petacchie. Non avevano im-<br />

" pronto alcuno, fuorché una imaginetta <strong>di</strong> San Marco da un<br />

" lato. E perchè l'altre monete che córrevano per il più erano<br />

" false, queste per la loro bontà, avevano gran<strong>di</strong>ssimo corso<br />

" per tutta la Lombar<strong>di</strong>a „.


MISCELLANEA NUMISMATICA 8l<br />

Piacemi anche riportare il passo relativo della cronaca<br />

manoscritta del Terni, che offre qualche interessante dettaglio.<br />

" Absentati i citta<strong>di</strong>ni, Renzo ed il Contareno (5) misero<br />

" mano negli argenti del Monte <strong>di</strong> Pietà e <strong>di</strong> S. Maria della<br />

" Croce, in quelli della gesa <strong>di</strong>co che per voto erano donati<br />

" et batterono alcune monete da 15 sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano l'una, et<br />

" non con cuneo ma col martello facevano le piastre d'ar-<br />

" gento, hor quadre, hor tonde, hor <strong>di</strong> sei, hor <strong>di</strong> otto can-<br />

" toni, <strong>com</strong>e per sorte venivano sotto il martello, et da un<br />

" lato solo sculpevano l' imagine <strong>di</strong> S. Marco <strong>di</strong> forma ro-<br />

" tonda tanto piccola che non prendeva il quinto della piastra,<br />

" rimanendo il resto <strong>com</strong>e dall' incu<strong>di</strong>ne era lassato, et per<br />

" rude et poco solemnigiata forma Petacchie erano doman-<br />

" date, et per la loro boutade per tutta la Lombar<strong>di</strong>a eb-<br />

" bono gran corso e questo fu <strong>di</strong> avosto dell'anno 1514 ed<br />

" in tanto maggior pregio erano perchè da ogni lato monete<br />

" false si facevano „.<br />

Malgrado tali particolarità, registrate da uno scrittore che<br />

visse contemporaneo al fatto, dubitai lungamente della esistenza<br />

<strong>di</strong> cotale pezzo ossi<strong>di</strong>onale, imperocché sembravami<br />

che Venezia, cotanto gelosa dei propri <strong>di</strong>ritti e sì provvida<br />

nelle sue leggi monetarie, male avrebbe tollerato che un<br />

Condottiero ed un Rettore <strong>di</strong> città non molto <strong>di</strong>scosta della<br />

metropoli emettessero monete per propria volontà ;<br />

parevami<br />

che se codesta moneta ebbe veramente grande corso per la<br />

sua bontà, in copia non in<strong>di</strong>fferente dovesse essere stata<br />

fabbricata, e però non <strong>di</strong>fficile dovesse riuscire <strong>di</strong> scoprirne<br />

qualche esemplare. Ma né il Fino, che visse pochi anni dopo<br />

il Terni, ne vide alcuna, né gli autori a noi più vicini n'ebbero<br />

conoscenza, e per quante ricerche io abbia fatto in buon<br />

numero <strong>di</strong> raccolte numismatiche italiane ed estere, mi fu<br />

dato poter scoprire tale patacca.<br />

Altra considerazione che rafforzava il mio dubbio era<br />

questa, che l'illustre Lazari, così <strong>di</strong>ligente investigatore delle<br />

monete della Repubblica Veneta, non ne aveva conoscenza<br />

allorché stampò il trattato delle monete de' suoi posse<strong>di</strong>menti,<br />

(5) Bartolomeo Contarini, che fu Rettore dal 20 gennaio 1513 al<br />

6 novembre 1515.


82 CARLO KUNZ<br />

perchè nel caso contrario non avrebbe al certo tralasciato <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rcene alcuna cosa nel capitolo de<strong>di</strong>cato a quelle della Terra-<br />

ferma Veneta. Ma non quietalo ancora per tanti contrari argomenti<br />

pensai, l'illustre scienziato ne avesse forse poste-<br />

riormente raccolta qualche notizia ed affidatala alle pagine,<br />

nelle quali registrava <strong>di</strong>ligentemente i frutti dei suoi stu<strong>di</strong><br />

sulle monete d'Italia. Il nobilissimo signor Conte Nicolò Papadopoli,<br />

attuale possessore degli stu<strong>di</strong> del Lazari, appena<br />

u<strong>di</strong>to il mio desiderio, con quella rara magnanimità che lo<br />

<strong>di</strong>stingue si degnò concedermi l'ispezione del foglio de<strong>di</strong>cato<br />

alla zecca <strong>di</strong> Crema, sul quale, con grata sorpresa vi<strong>di</strong> un<br />

abozzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno della patacca <strong>di</strong> Crema, una forma ottan-<br />

golare del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 31 millimetri, con un leone in soldo<br />

segnato verso uno dei lati, e dappresso la nota del peso:<br />

den. 7, gr. io del marco <strong>di</strong> Milano^ pari a denari S,ioj8.<br />

Quel <strong>di</strong>segno, essendo fatto sopra carta trasparente ed ap-<br />

plicato al foglio, <strong>di</strong>mostra ch'egli l'abbia tolto da altro <strong>di</strong>segno,<br />

<strong>com</strong>e argomento che anche il peso notatovi l'abbia desunto<br />

da notizia d'altri, ne abbia mai veduta effettiva la moneta in<br />

<strong>di</strong>scorso. Tale in<strong>di</strong>cazione, sebbene vaga, Hmita <strong>di</strong> molto i<br />

miei dubbi. Ammessa pertanto l'esistenza della patacca <strong>di</strong><br />

Crema, essa non sarebbe molto <strong>di</strong>ssimile dai testoni ossi<strong>di</strong>o-<br />

nali battuti in Pavia nell'anno 1524, e da quelli fabbricati in<br />

circostanze analoghe in Cremona nell'anno 1526.<br />

Il chiarissimo signore, cavaliere Carlo Morbio, che ar-<br />

ricchì la <strong>Rivista</strong> della <strong>numismatica</strong> antica e moderna con un<br />

frammento <strong>di</strong> opera sua sulle monetefranco-italiche ossi<strong>di</strong>onali,<br />

ebbe cura <strong>di</strong> registrare una serie <strong>di</strong> monografie numismatiche<br />

che va dettando, fra le quali sarebbevene una de<strong>di</strong>cata a monete<br />

ossi<strong>di</strong>onali <strong>di</strong> Crema e <strong>di</strong> Sabbioneta. In quanto a Crema<br />

giu<strong>di</strong>co che possa appunto trattarsi della patacca dell'anno<br />

1514, e s'è così, permettomi <strong>di</strong> eccitare istantemente quell'il-<br />

lustre <strong>di</strong> tenere al più presto la promessa, a sod<strong>di</strong>sfazione<br />

dei cultori della patria <strong>numismatica</strong>.


MISCELLANEA NUMISMATICA 83<br />

II.<br />

GLI ZECCHINI DI STAMPO VENETO<br />

DELLA ZECCA DI TRÉVOUX.<br />

L'Italia è in debito <strong>di</strong> riconoscenza coli' illustre signor<br />

Arnoldo Morel-Fatio, il quale, preso d'amore pei monumenti<br />

delle sue zecche, ne va mano mano molti illustrando in dotte<br />

ed interessanti memorie. Non meno fortunato nello scoprire<br />

cose peregrine che solerte a renderle <strong>di</strong> pubblica ragione,<br />

egli ad<strong>di</strong>ta vie nuove allo stu<strong>di</strong>oso delle antiche monete, e<br />

rivela agli italiani quale vasto campo <strong>di</strong> fruttuose ricerche,<br />

per la massima parte ancora negletto, abbiano essi nella<br />

propria <strong>numismatica</strong>. Desideriamo che il suo esempio sia<br />

nuovo eccitamento ai valenti cultori <strong>di</strong> questa scienza, e che<br />

lo stu<strong>di</strong>o delle zecche e delle monete d' Italia, alquanto<br />

negletto in confronto <strong>di</strong> quello eh' era nello scorso secolo,<br />

possa riprendere nuovo slancio sotto piìi fehci costellazioni,<br />

e la illustrazione <strong>di</strong> tutte le zecche itahane non resti troppo<br />

più a lungo un pio desiderio. Molto è vero resta ancora a<br />

fare, perchè <strong>di</strong> molte zecche non s' hanno che parziali ed<br />

in<strong>com</strong>plete illustrazioni, <strong>di</strong> molte altre è noto ai più appena<br />

il nome; ma la buona volontà ed il concorde operare non<br />

possono mancare <strong>di</strong> produrre anche in ciò i migliori effetti.<br />

Se i valenti cultori <strong>di</strong> questo importante ramo <strong>di</strong> scibile<br />

trovassero modo <strong>di</strong> far concorrere ad un medesimo fine le<br />

loro fatiche, uscendo dallo sterile isolamento, <strong>com</strong>unican-<br />

dosi reciprocamente i risultati delle proprie osservazioni,<br />

instituendo una associazione regolata, attiva e concorde pel<br />

<strong>com</strong>pletamento <strong>di</strong> un corpo <strong>di</strong> scienza delle monete d'Italia<br />

del Me<strong>di</strong>o Evo e moderne, il bel paese non tarderebbe<br />

<strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tare un nuovo monumento meritevole <strong>di</strong> tutta 1' am-<br />

mirazione.<br />

Ben debole è la nostra voce, ma talvolta un sassolino<br />

dà impulso alla valanga: quello che non è possibile a noi,


84<br />

CARLO KUNZ<br />

sarebbe facilissimo a chi, già famoso per molti stu<strong>di</strong>atissimi<br />

dettati, avrebbe per sé la venerata autorità del nome, e<br />

l'esempio <strong>di</strong> una eccezionale attività. La troppa nostra infe-<br />

riorità ci vieta <strong>di</strong> declinarne il nome, che da chiunque sarà<br />

facilmente indovinato.<br />

Chiedendo venia per la <strong>di</strong>vagazione, ritorniamo al chia-<br />

rissimo signor Morel-Fatio, il quale, fornito della piiì squisita<br />

gentilezza e dell* amore più <strong>di</strong>sinteressato per la scienza,<br />

vogliamo credere ci perdonerà se osiamo esporre qui una<br />

nostra idea sovra un punto non ancora bene chiarito <strong>di</strong><br />

<strong>numismatica</strong>, che interessa non meno l'Italia che la Francia.<br />

Fra i dotti lavori, ond' egli va da qualche tempo arricchendo<br />

la rivista francese della Numismatica, havvi una<br />

<strong>di</strong>ssertazione sopra un zecchino <strong>di</strong> stampo veneziano, fatto<br />

battere da qualche principe <strong>di</strong> Dombes nella zecca <strong>di</strong> Trévoux,<br />

il quale, nel posto dove sui veneti zecchini suole leggersi<br />

il nome del doge, offre l'iscrizione franc — princ. (6). Con-<br />

trariamente all'opinione dell'ili, signor Giulio Friedlànder,<br />

che volle tale zecchino battuto dal principe Francesco II <strong>di</strong><br />

Borbone (1582- 1592,) ed a quella del chiariss. sign. P. Mantellier<br />

, seguito dal sig. Poey-d' Avant , che riferivalo al<br />

tempo <strong>di</strong> Anna-Maria Luigia d'Orléans (1650-1693), il signor<br />

Morel-Fatio da molte e <strong>di</strong>ligenti osservazioni guidato, con-<br />

chiuse^ che autore debba esserne stato il principe Gastone,<br />

padre ed imme<strong>di</strong>ato predecessore <strong>di</strong> madamigella d'Orléans<br />

(1627-1650). Non ripeteremo le ingegnose deduzioni colle<br />

quali l'autore tentò <strong>di</strong>mostrare che tale zecchino sia imitato<br />

nelle forme e nelle leggende da quello del doge Francesco<br />

Erizzo, scelto, a suo vedere, <strong>di</strong> preferenza onde maggiormente<br />

ingannare l'occhio, me<strong>di</strong>ante la somiglianza del nome inscritto<br />

sull'originale, col titolo Franciae Princeps posto sulla copia.<br />

Osserveremo soltanto, così <strong>di</strong> passaggio, che se fossevi stata<br />

veramente intenzione <strong>di</strong> ottenere me<strong>di</strong>ante tale contraffazione<br />

una <strong>com</strong>pleta illusione <strong>di</strong> somiglianza [trompe l'ceil) collo<br />

zecchino veneto, non avrebbesi inscritto il nome del santo :<br />

s. M. TREvoL, a rovescio, da sotto in su, ciò che costituisce<br />

(6) Revue Numismatique. Nouvelle sèrie. Tome <strong>di</strong>xième, 1866, pa-<br />

gina 199-204.


MISCELLANEA NUMISMATICA 85<br />

una <strong>di</strong>fferenza ben notabile ed appariscente collo zecchino<br />

<strong>di</strong> Venezia.<br />

Ben <strong>di</strong>sse il chiarissimo numismatico, che dall'attento<br />

esame delle successive mo<strong>di</strong>ficazioni dello stile e degli ac-<br />

cessori dello zecchino veneto possono desumersi utili corollari<br />

per l'attribuzione d'altre consimili monete, e la prova l'ab-<br />

biamo chiara e precisa nel caso presente. Il problema è<br />

facile a sciogliere <strong>com</strong>e quello dell'uovo <strong>di</strong> Colombo, ed<br />

eccone il modo.<br />

Nel tempo del doge Domenico Contarini il <strong>di</strong>segno dello<br />

zecchino subì una mo<strong>di</strong>ficazione, ben nota a tutti quelli<br />

ch'hanno scrutinato intorno alle monete venete. L'asta che<br />

reggono il santo ed il doge, che fino allora, e nel primo<br />

tempo del dogado <strong>di</strong> Domenico Contarini, era ornata <strong>di</strong> una<br />

semplice banderuola, ottenne, oltre questa, una croce. Cotale<br />

accoppiamento <strong>di</strong> croce e banderuola, che non osservasi che<br />

in zecchini "<strong>di</strong> questo doge, chiede ben presto luogo ad una<br />

nuova mo<strong>di</strong>ficazione, perchè durante la stessa ducea del<br />

Contarini fu tolta all'asta la banderuola, e la croce restò da<br />

in<strong>di</strong> in poi costantemente sola, per tutti i tempi successivi,<br />

fino alle ultime cusioni <strong>di</strong> questa celebre moneta.<br />

Hannovi adunque tre varietà dello zecchino <strong>di</strong> Domenico<br />

Contarini: la prima ha l'asta sormontata dalla sola banderuola,<br />

la seconda la banderuola unita alla croce, e la terza la sola<br />

croce. La seconda <strong>di</strong> questa varietà, quella cioè della croce<br />

sovrapposta alla banderuola, non incontrasi <strong>di</strong> altri dogi.<br />

Ora notisi, che lo zecchino <strong>di</strong> Trévoux, che <strong>di</strong>ede argomento<br />

a tante <strong>di</strong>scussioni offre appunto l'asta ornata <strong>di</strong> croce<br />

e <strong>di</strong> banderuola, dunque desso non può essere che la copia<br />

del consimile zecchino del doge Domenico Contarini, e poiché<br />

l'epoca del costui dogado (1659-1675), non corrisponde, pel<br />

Principato <strong>di</strong> Dombes, che a quella <strong>di</strong> madamigella Anna<br />

Maria d'Orléans (1650-1693), che ultima tenne il dominio <strong>di</strong><br />

quello stato, lo zecchino in questione deve necessariamente<br />

ritenersi battuto da essa, a meno che non si volesse invertire<br />

la <strong>di</strong>mostrazione, affermando che Venezia, nell'aggiungere la<br />

croce all'asta del vessillo sui suoi zecchini, abbia preso norma<br />

da una contraffazione fatta in suo danno, ciò che, speriamo,<br />

nessuno vorrà tenere possibile.


86<br />

CARLO KUNZ<br />

A maggiore conferma <strong>di</strong> tale deduzione riportiamo sotto<br />

il n. 4 della Tav. II il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> uno zecchino <strong>di</strong> Domenico<br />

Contarini, e sotto il n. 6, quello dello zecchino <strong>di</strong> Trévoux,<br />

ritratti entrambi dagli originali, con quanta esattezza ci fu<br />

possibile. Sotto il n. 5, poi offriamo il <strong>di</strong>segno d'altro zecchino<br />

<strong>di</strong> Trévoux, il quale stimiamo fosse fino ad ora ignorato. In<br />

luogo della iscrizione: franc . princ . reca: s . m . trevol,<br />

per cui il nome del Santo protettore <strong>di</strong> quella città vi figura<br />

due volte, e mostra, <strong>com</strong>e l'altro, l'asta sormontata dalla croce<br />

posta in capo della banderuola, sebbene, per essere alquanto<br />

sciupato, poco <strong>di</strong>stinta apparisca la prima, onde deve ritenersi<br />

battuto, al pari <strong>di</strong> quello, al tempo <strong>di</strong> Madamigella d'Orléans.<br />

In appoggio della opinione che quel più noto zecchino<br />

<strong>di</strong> Trévoux spetti al principe Gastone, il prelodato signor<br />

Morel-Fatio porge notizia <strong>di</strong> un pezzo in rame, impresso da<br />

un solo lato, con <strong>di</strong>segno consimile ai predetti zecchini ed<br />

iscrizioni analoghe, infuori della riga destinata al nome, che<br />

in esso suona : dvx . g . dom ; ma poiché nel <strong>di</strong>segno prodotto<br />

avvi una apparenza <strong>di</strong> croce, oltre la banderuola, in capo<br />

all'asta, esso pure deve spettare al tempo <strong>di</strong> Madamigella<br />

d'Orléans, e sarà, probabilmente, <strong>com</strong>e con <strong>di</strong>versa applica-<br />

zione opinò il chiarissimo autore, la prova <strong>di</strong> un primo conio<br />

non gra<strong>di</strong>to della progettata, poscia effettuata contraffazione.<br />

Conchiuderemo ora noi pure, <strong>di</strong>cendo, che tanto quel<br />

saggio in rame, che gli zecchini effettivi <strong>di</strong> Trévoux, fino ad<br />

ora emersi, spettano indubitatamente a Madamigella d'Orléans<br />

e non ad altri, e ch'ebbe pienamente ragione l'Anonimo (Gian<br />

Agostino Gradenigo), il quale, pubblicando prima quello più<br />

noto (7), ad essa riferivalo.<br />

(7) Memorie per servire alPistoria letteraria, (ùéi Valvasense). T. IX.<br />

(1757)1 pag- 402.


MISCELLANEA NUMISMATICA 87<br />

III.<br />

DI UN PICCOLO RIPOSTIGLIO DI MONETE.<br />

Rimasto abbandonato un pegno al Monte <strong>di</strong> Pietà <strong>di</strong><br />

Treviso, era venduto all'asta <strong>com</strong>e <strong>di</strong> uso. Ebbi conoscenza<br />

dell'acquisto tar<strong>di</strong>, ma ancora in tempo per trarne qualche<br />

utile deduzione.<br />

Dal modo ond' era <strong>com</strong>posta quella partitella <strong>di</strong> monete,<br />

m'accorsi subito ch'essa doveva provenire da un ripostiglio,<br />

e giu<strong>di</strong>cai che lo stesso scopritore, forse per tema <strong>di</strong> essere<br />

chiamato a darne ragione, l'avesse depositata al Monte.<br />

L'aspetto generale <strong>di</strong> quelle monete, era tale da far credere<br />

che il nascon<strong>di</strong>glio dì esse possa essere stato il muro <strong>di</strong><br />

qualche vecchio e<strong>di</strong>fizio. Non sono trascorsi molti anni<br />

dacché, lavorandosi in quella città intorno a certe opere del<br />

Sile, si rinvenne nel suo letto grande numero <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>ni<br />

veneti della seconda metà del secolo decimo quarto, ch'erano<br />

tutti fortemente anneriti dalla ossidazione. Le attuaU monete<br />

invece erano lampanti ed in parte ricoperte <strong>di</strong> un fino pol-<br />

viscolo biancastro, e la generale ottima conservazione <strong>di</strong> esse<br />

<strong>di</strong>mostrava che poco tempo avessero circolato.<br />

Quanto al numero delle monete <strong>di</strong> quel tesoretto, non<br />

posso in<strong>di</strong>carlo che per approssimazione , per le specie<br />

ch'erano più numerose, laddove, per quelle che si rinven-<br />

nero uniche od in pochi esemplari, posso <strong>di</strong>chiarare esatta<br />

la nota che segue.<br />

Ecco <strong>di</strong> quale monete era <strong>com</strong>posto il tesoretto:<br />

MONETE VENETE.<br />

esetnplari<br />

Grosso <strong>di</strong> Jacopo Tiepolo . i<br />

Grosso <strong>di</strong> Andrea Contarini 2<br />

Grosso <strong>di</strong> Antonio Venier, circa 40<br />

Sol<strong>di</strong>no dello stesso, circa 30<br />

Grosso <strong>di</strong> Michele Steno, circa . . . . . .110


88 CARLO KUNZ<br />

Sol<strong>di</strong>no dello stesso, circa ....<br />

Sol<strong>di</strong>no dello stesso col Cristo risorgente, circa<br />

Tornese (?) <strong>di</strong> Dalmazia<br />

MONETE DI PADOVA.<br />

Carrarino <strong>di</strong> Francesco I con S. Prosdocimo<br />

Carrarino dello stesso con S. Daniele .<br />

Carrarino <strong>di</strong> Francesco II, circa<br />

MONETE DI AQUILEJA.<br />

Denaro del patriarca Marquardo<br />

„ <strong>di</strong> Filippo d'Alen9on .<br />

„ <strong>di</strong> Giovanni <strong>di</strong> Moravia<br />

„ <strong>di</strong> Antonio Gaetani, circa<br />

„ <strong>di</strong> Antonio Panciera, circa<br />

Monetina esotica<br />

esemplari<br />

• 25<br />

. 60<br />

4<br />

3<br />

14<br />

2<br />

I<br />

3<br />

15<br />

60<br />

Numero totale approssimativo 375<br />

Pel tempo in cui furono improntate cotali<br />

quella <strong>di</strong> Dalmazia e la esotica, delle quali<br />

valga il seguente prospetto :<br />

Jacopo Tiepolo<br />

Andrea Contarini .<br />

Antonio Venier<br />

Michele Steno.<br />

Francesco I da Carrara<br />

Francesco II da Carrara<br />

Marquardo<br />

Filippo d'Alen9on .<br />

Giovanni <strong>di</strong> Moravia<br />

Antonio Gaetani .<br />

Antonio Panciera .<br />

monete, esclusa<br />

<strong>di</strong>rò pili<br />

I<br />

avanti,<br />

1229- 1249<br />

1368 1382<br />

1382- 1400<br />

1400- 1413<br />

1355- 1388<br />

1388- 1405<br />

1365- 1381<br />

1381- 1388<br />

1388- 1394<br />

1395- 1402<br />

1402- 1418<br />

L'epoca più vicina risulta adunque essere quella del<br />

Patriarca Antonio Panciera, ma poiché il tesoretto non pa-<br />

lesò alcuna moneta <strong>di</strong> Tommaso Mocenigo, che tenne la<br />

somma podestà della Repubblica, dall' anno 1414 al 1423, e<br />

fu quin<strong>di</strong> per molti anni contemporaneo al Panciera, devesi<br />

argomentare che i molti denari <strong>di</strong> costui che facevano parte<br />

<strong>di</strong> esso tesoretto siano stati battuti nei primi anni del suo<br />

patriarcato, e che il nascon<strong>di</strong>glio del piccolo peculio abbia


MISCELLANEA NUMISMATICA 89<br />

avuto luogo sotto il dogado <strong>di</strong> Michele Steno che a <strong>com</strong>-<br />

porlo contribuì colle sue monete più <strong>di</strong> alcuno degli altri<br />

principi nominati.<br />

La monetina non peranco qualificata, della quale piacemi<br />

riportare il <strong>di</strong>segno al n. 9 della stessa tavola, sorpassa gli<br />

angusti limiti delle mie cognizioni, ma se volessi credere<br />

alla autorità, non sempre sicura, del Welzl (8), spetterebbe a<br />

Mirxe II, principe <strong>di</strong> Valacchia, che tenne il potere negli<br />

anni 1419-1420. Se così fosse quel denaretto sarebbe in or-<br />

<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo posteriore a tutte le altre monete del tesoretto,<br />

e <strong>di</strong>mostrerebbe che non al tempo dello Steno, ma a quello<br />

bensì <strong>di</strong> Tommaso Mocenigo dovrebbe riferirsi ii suo occul-<br />

tamento. Ma poiché ciò sembra inverosimile, per la già<br />

esposta ragione della totale assenza <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> quest' ul-<br />

timo, e pel fatto della più lontana derivazione del danaretto in<br />

questione, credo poter conchiudere, piuttosto che a Mirxe II,<br />

spetiare egli debba a Giovanni Mirxe <strong>di</strong> lui padre, che resse<br />

lo scettro dei Voivo<strong>di</strong> agli anni 1393-1419, e ciò che vedesi<br />

delle sue iscrizioni rafforza tale ipotesi.<br />

Ostende quel denaro sul lato principale la figura del<br />

principe, che tiene colla destra un' asta e colla sinistra il<br />

globo crucigero. Sul rovescio vedesi l'arme <strong>di</strong> lui, cioè uno<br />

scudo inclinato, partito, colla prima partizione fasciata., e la<br />

seconda caricata <strong>di</strong> una lettera simile ad una T <strong>di</strong> forma<br />

gotica. Lo scudo è sormontato da un elmetto col cimiero <strong>di</strong><br />

un'aquila, e l'iscrizione suona d'ambo i lati ugualmente,<br />

cioè: t l'^tii.dpdYL. Il suo peso è <strong>di</strong> grammi 0,240.<br />

È probabile che tale moneta abbia circolato quale un<br />

sol<strong>di</strong>no, unitamente ai nominati sol<strong>di</strong>ni ducali, che in quel<br />

tempo molta era la confusione e soltanto ban<strong>di</strong> e leggi severe<br />

potevano infrenare il corso abusivo delle monete d'altri paesi.<br />

Giovi notare che, fra circa quaranta grossi del doge<br />

Antonio Venier, non uno eravi <strong>di</strong> quelli del primo stampo<br />

da lui usato, col rovescio privo del motto : gloria . t . soli,<br />

e ciò proverebbe che pochissimi ne siano stati battuti, e<br />

spiegherebbe l'attuale loro estrema rarità. All'incontro il<br />

(8) Calalogue de la grande collection Velzl, T. II. Deuxième Partie,<br />

n. 12002- 12004.


gO . CARLO KUNZ<br />

sol<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Michele Steno, col tipo <strong>di</strong> G. Cristo uscente dal<br />

sepolcro, che fino ad ora avevasi in conto <strong>di</strong> raro, mercè<br />

questo ritrovo, che ne offerì circa sessanta esemplari, <strong>di</strong>venne<br />

<strong>com</strong>une.<br />

Altra particolarità degna <strong>di</strong> rimarco è questa, che tutti<br />

i carrarini <strong>di</strong> Padova avevano una piegatura in traverso,<br />

fatta a mano, e ciò potrebbe avere rapporto colla notizia<br />

riferita da Rambaldo degli Azzoni, nel suo Trattato 'della<br />

zecca <strong>di</strong> Treviso (9), che neh' anno 1355 i carrarini fossero<br />

in Treviso esclusi dal <strong>com</strong>mercio, con bando del governo<br />

<strong>di</strong> Venezia del 15 <strong>di</strong>cembre, e che nel 1379, tanto i vecchi<br />

quanto i nuovi carrarini, venissero ban<strong>di</strong>ti da Venezia e da<br />

tutte le altre città e terre a lei soggette. Questa guerra alle<br />

monete dei signori <strong>di</strong> Padova fu un prelu<strong>di</strong>o dell' altra più<br />

seria che la Repubblica mosse agli stessi Carraresi, che nel-<br />

l'anno 1405 finì colla totale loro rovina.<br />

Di questi carrarini, il solo che presentasse qualche <strong>di</strong>f-<br />

ferenza da quelli riportati dal Verci, era uno <strong>di</strong> Francesco II,<br />

colla sigla t del zecchiere Giovanni degli Arienti, posta alla<br />

sinistra anziché alla destra del Santo.<br />

Tralascio altre riflessioni che potrebbe inspirare la riu-<br />

nione <strong>di</strong> quelle monete, l'occultamento delle quali sarà stato<br />

motivato da mera avarizia, per <strong>di</strong>re qualche cosa della mo-<br />

neta <strong>di</strong> Dalmazia, la quale fra tutte era indubitamente la più<br />

interessante.<br />

Quattro erano gli esemplari <strong>di</strong> essa, due integri e due<br />

mancanti, ma tutti <strong>di</strong> conio sì fresco da far credere che poco<br />

o nulla avessero circolato (Tav. II, n. 7 e 8).<br />

Il <strong>com</strong>pianto illustre autore del trattato delle Monete dei<br />

Posse<strong>di</strong>menti Veneziani, in base <strong>di</strong> un decreto dell'anno 1410,<br />

contenuto nel Capitolare delle brache, conchiuse (io) che in<br />

quell'anno si battesse nella zecca <strong>di</strong> Venezia per uso della<br />

Dalmazia questa moneta alla quale egli stimò poter assegnare<br />

il nome ed il valore <strong>di</strong> un tornese, la quale specie <strong>di</strong> moneta<br />

viene da lui più avanti (") determinata pari a quattro ba-<br />

(9) Zanetti, Nuova Raccolta delle monete d' Italia, Tomo IV, p. 157.<br />

(io) Lazari, Monete dei Posse<strong>di</strong>menti Veneziani, pag. 11.<br />

(11) Idem, pag, 68.


MISCELLANEA NUMISMATICA 9I<br />

gattini, ovvero alla terza parte del soldo. La <strong>com</strong>parsa <strong>di</strong><br />

quattro esemplari della moneta Dalmatiae nel nostro teso-<br />

retto, nel quale primeggiavano per numero le monete del<br />

doge Michele Steno (1410-1413), viene ottimamente in appoggio<br />

dell'argomentazione del Lazari, che tale moneta sia<br />

stata battuta nel tempo <strong>di</strong> quel doge. Non così posso con-<br />

venire con lui sul valore per cui tale moneta sia stata emessa.<br />

Ma se la sua deduzione riuscì, a mio vedere, su questo punto<br />

meno esatta, devesi <strong>di</strong> ciò accagionare unicamente la meno<br />

che me<strong>di</strong>ocre conservazione dell' unico esemplare eh' egli<br />

potè esaminare <strong>di</strong> questo cimelio della veneta <strong>numismatica</strong>.<br />

Tutti quattro gli esemplari in <strong>di</strong>scorso, anziché mostrare<br />

la lega bassa dei tornesi battuti per il Levante, apparivano<br />

fatti <strong>di</strong> un argento <strong>di</strong> poco inferiore a quello dei sol<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

Michele Steno, ed il peso riscontrato in essi era <strong>di</strong> grammi<br />

0,650; 0,720; 0,780; 0,840; e però circa il doppio <strong>di</strong> quello<br />

dei predetti sol<strong>di</strong>ni, che in molti ottimi esemplari trovai co-<br />

stantemente <strong>di</strong> grammi 0,410. Da ciò credo poter dedurre<br />

che tale moneta sia stata emessa per il valore <strong>di</strong> un mezza-<br />

nino <strong>di</strong> grosso, ovvero per due sol<strong>di</strong>, ed il vedere <strong>com</strong>e più<br />

tar<strong>di</strong> la monetazione da due sol<strong>di</strong> o gazzetta fu spesse volte<br />

realizzata nelle monete destinate ad aver corso nella Dalmazia,<br />

mi conferma maggiormente in questo pensamento.<br />

In altro errore, meno facile a giustificare, incorse il<br />

Lazari a proposito dello scudo raffigurato sulla moneta<br />

Dalmatiae , il quale presentogli ardua ed insormontabile<br />

<strong>di</strong>fficoltà. Parendogli scorgere in esso l'arme dei Contarini,<br />

e non sapendo a quale personaggio <strong>di</strong> questa famiglia potesse<br />

attribuirsi, immaginò, ma senza averne molta persuasione<br />

egli stesso, che tale moneta fossesi da prima battuta sotto<br />

la ducea <strong>di</strong> Andrea Contarini (1368- 1382), e che rinnovan-<br />

dosene la battitura nel 1410, si conservasse il vecchio tipo.<br />

Come mai a quell'occhio cotanto sicuro potè apparire quello<br />

scudo spartito in rombi verticalmente <strong>di</strong>sposti, se già in quel<br />

poco felice <strong>di</strong>segno del suo libro eseguito da un logoro<br />

esemplare, scorgesi <strong>di</strong>stintamente lo scudo caricato <strong>di</strong> una<br />

banda scaccheggiata a tre or<strong>di</strong>ni? Di più, <strong>com</strong>e potè egli<br />

affermare che l' arme dei Contarini fosse rombeggiata, se<br />

nessuna fra le tante armi che portavano i vari rami <strong>di</strong> quel


92<br />

CARLO KUNZ<br />

casato, quali vedonsi nelle opere del Coronelli, del Frescot<br />

e d'altri, è <strong>di</strong> tale foggia?<br />

Ma anche tali abbagli <strong>di</strong>ventano perdonabili per chi sa<br />

quanto tempo e fatiche esigano i lavori positivi della scienza,<br />

e per chi conosce la genesi <strong>di</strong> quel libro, fatto per una spe-<br />

ciale circostanza, nel brevissimo tempo <strong>di</strong> poche settimane,<br />

esclusa ogni possibilità <strong>di</strong> revisioni e <strong>di</strong> correzioni.<br />

h' arme raffigurata sul mezzanino <strong>di</strong> Dalmazia, non è<br />

adunque quella dei Contarini, ma piuttosto <strong>di</strong> una delle due<br />

famiglie Surian, cioè d'oro, con una banda a tre or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

scacchi, d' argento e <strong>di</strong> negro. Ciò erasi <strong>di</strong> già avvertito<br />

nell'opera che porta il titolo: Storta dei dogi <strong>di</strong> Venezia, e<br />

viene in conferma dell'assioma, non esservi libro tanto cattivo<br />

che non contenga alcuna buona cosa.<br />

Restami ancora a rilevare la singolarità <strong>di</strong> uno dei quattro<br />

esemplari rinvenuti <strong>di</strong> tale moneta, il quale offeriva lo sbaglio<br />

dell'arme <strong>di</strong>segnata a rovescio, per cui la banda scaccheg-<br />

giata in essa fu convertita in sbarra. Le figure 7 ed 8 della<br />

tavola mostrano entrambe le varietà.<br />

Sciolta una parte della non insormontabile <strong>di</strong>fficoltà,<br />

rimane l'altra, eh' è quella <strong>di</strong> sapere quale fosse il Surian<br />

ch'ebbe autorità <strong>di</strong> tramandare la sua insegna sulla nostra<br />

moneta, sic<strong>com</strong>e investito <strong>di</strong> offici dal governo della Repubblica<br />

in cose della Dalmazia. Chiarire questo punto non<br />

dovrebbe essere più arduo per quelU che hanno la pratica<br />

<strong>di</strong> così fatti stu<strong>di</strong> e possono con agevolezza consultare le<br />

memorie che serbano gli archivi <strong>di</strong> Venezia.


MISCELLANEA NUMISMATICA 93<br />

IV.<br />

SESINO Di MESSERANO<br />

contraffatto allo stampo veneziano.<br />

Ovvia e notissima moneta veneziana è lo sesino, il quale,<br />

<strong>com</strong>e <strong>di</strong>nota il nome, ebbe valore pari a 6 bagattini o a due<br />

quattrini. Introdotto per la prima volta nell'anno 1545, sotto<br />

il dogado <strong>di</strong> Francesco Dona continuò a battersi dai susse-<br />

guenti dogi, escluso Marcantonio Trevisan, fino all'anno 1603,<br />

in cui sotto il doge Marino Grimani, ne cessò la fabbricazione<br />

e si bandì dagli Stati della Repubblica, per le innumerevoli<br />

contraffazioni ch'eransi introdotte dall'estero.<br />

Codeste contraffazioni, che in passato collocavansi quali<br />

varietà fra le monete venete, <strong>di</strong>vennero al nostro tempo<br />

oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o speciale, ed a ragione, poiché per esse<br />

viene a spargersi molta luce in altri rami della <strong>numismatica</strong>.<br />

Che se da una parte, colla piij giusta loro attribuzione, la<br />

serie veneta perde cose che credeva proprie, se ne avvan-<br />

taggiano altre minori ma interessanti zecche.<br />

Il carattere pila saliente <strong>di</strong> cotali adulterazioni è la qualità<br />

del metallo, poiché invece <strong>di</strong> essere formate <strong>di</strong> lega, <strong>com</strong>e<br />

i veri sesini veneziani, sono esse <strong>di</strong> schietto rame.<br />

Le contraffazioni del sesino veneto, fino ad ora cono-<br />

sciute, possono <strong>di</strong>vidersi nelle seguenti categorie:<br />

1. Imitazioni uscite da un gruppo <strong>di</strong> zecche minori<br />

del Piemonte, fra le quali v' hanno numerose varietà <strong>di</strong><br />

Frinco, ed alcune poche <strong>di</strong> Passerano e <strong>di</strong> Messerano. Non<br />

è inverosimile che col tempo se ne scoprano altre <strong>di</strong> qualche<br />

zecca poco <strong>di</strong>scosta da quelle.<br />

2. Numerose varietà <strong>di</strong> coni, i quali, se nelle leggende<br />

e nei simboli nulla offrono che li <strong>di</strong>stingua a primo aspetto<br />

dai ducali, si palesano per adulterazioni allo schietto rame<br />

onde sono formati ed al peso quasi sempre <strong>di</strong> molto inferiore<br />

al normale, che nei genuini <strong>di</strong> buona conservazione oltrepassa<br />

i grammi 1,500. Sono il più spesso <strong>di</strong> una eleganza <strong>di</strong> lavoro<br />

che palesa la mano <strong>di</strong> artefici italiani, né <strong>di</strong>spero che col


94<br />

CARLO KUNZ<br />

tempo, coir aiuto <strong>di</strong> quei confronti dei quali tanto si giova<br />

lo stu<strong>di</strong>o dalle antiche monete, possa trovarsi la nicchia per<br />

molti <strong>di</strong> essi in taluna delie minori zecche d'Italia. Che se<br />

alla correzione delle leggende, ed al peso più vicino al legale,<br />

accoppiano una rimarchevole rozzezza <strong>di</strong> lavoro, allora sono da<br />

ritenersi quali prodotti <strong>di</strong> volgari falsari, operanti alla macchia.<br />

3. Abbondevoli sono pure certe contraffazioni <strong>di</strong> fab-<br />

brica barbara e con leggende scorrette, dalle quali a stento<br />

si ricava il nome del doge, eh' è il più sovente quello <strong>di</strong><br />

Lorenzo Friuli. La provenienza levantina <strong>di</strong> esse, e 1' uso<br />

frequente della delta ^ in luogo delle lettere latine a e v,<br />

offrono argomento <strong>di</strong> crederle fabbricate da maldestri falsi-<br />

ficatori sopra qualche scoglio dell'Arcipelago greco.<br />

4. Pongo ultime due contraffazioni, le quali si <strong>di</strong>stinguono<br />

essenzialmente da tutte le altre per le loro iscrizioni.<br />

La prima offre dal lato della croce il nome: Domenico. tiberti,<br />

e intorno al leone del rovescio quello <strong>di</strong> Francesco . tiberti;<br />

r altra ripete quest' ultimo nome su ambo i lati. Chi erano<br />

codesti due consanguinei, e dove furono lavorate queste<br />

imitazioni? Ogni mio scrutinare in proposito riuscì fino ad<br />

ora indarno, ed è perciò che rac<strong>com</strong>ando caldamente questi<br />

misteriosi incogniti alle menti acute ed agli amatori delle cose<br />

ardue e bizzarre. Aggiungerò, che forse potrà giovare, il<br />

lavoro rozzo e stentato <strong>di</strong> questi mendaci sesini offerire<br />

qualche analogia con quelli accennati nella precedente categoria,<br />

ed il peso essere superiore al normale nel primo<br />

esemplare, <strong>di</strong> poco inferiore nel secondo (12).<br />

Fra le varie vicende delle contraffazioni dello sesino<br />

veneto merita essere ricordata la seguente. Girolamo Molin<br />

che fu Rettore <strong>di</strong> Cattaro per la Repubblica Veneta dall'anno<br />

1610 al 1612, e poi nuovamente fra il 1634 ed il 1636, si<br />

servì <strong>di</strong> cotali falsi sesini per improntare i follari segnati<br />

colla sua arme e colle sue iniziali. Ciò apparisce chiaramente<br />

(12) Codesti sesini coi nomi dei Tiberti sono menzionati anche<br />

dall'esimio sig. Comm. D. Promis nell' ultima lodatissima sua pubblica-<br />

zione col titolo : Monete ine<strong>di</strong>te del Piemonte. Torino, 1866, collo stesso<br />

fine <strong>di</strong> eccitare i raccoglitori a stu<strong>di</strong>arli. Onde giovare quanto è da me<br />

a tale intento, coglierò la prima occasione che mi si presenti per <strong>di</strong>vul-<br />

gare le loro immagini.


MISCELLANEA NUMISMATICA 95<br />

per molti esemplari <strong>di</strong> tale moneta, nei quali il conio nuovo<br />

<strong>di</strong> Cattaro non bastò a cancellare le traccia precedenti del<br />

sesino: e che qui si tratti <strong>di</strong> sesini falsi e non dei genuini è<br />

prova lo schietto rame onde sono formati cotali pezzi. Non<br />

potendosi ammettere che il Rettore <strong>di</strong> Cattaro abbia operato<br />

in tale guisa senza il consenso del governo dal quale era<br />

investito, è giocoforza supporre che la Repubblica, effettuando<br />

il bando dei sesini nell'anno 1603, or<strong>di</strong>nasse una separazione<br />

dei buoni dai cattivi, e cedesse questi al Molin acciò se ne<br />

servisse per improntare le monete onde abbisoghava la pro-<br />

vincia da lui governata. Ebbe luogo adunque una vera riabili-<br />

tazione per questi poveri condannati, i quali, sotto la guaren-<br />

tigia <strong>di</strong> due sacre immagini poterono nuovamente arrischiarsi<br />

nel consorzio degli onesti. In questa vicenda, che <strong>di</strong>rò drammatica,<br />

dei falsi sesini, avvi un insegnamento morale, imperocché<br />

non sono essi <strong>di</strong>ssimili da certi messeri i quali, per quanto<br />

facciano, non arrivano a cancellare la loro colpevole origine<br />

sotto gli orpelli coi quali tentano confondere l'altrui giu<strong>di</strong>zio.<br />

Fra le numerose contraffazioni <strong>di</strong> tal genere, avvene una<br />

nella quale le solite rappresentazioni della croce pomata o<br />

pisana e del leone in soldo, sono ac<strong>com</strong>pagnate dalla leg-<br />

genda: NON NOBIS DOMINE SED — NOMINI TVO DA GLORIAM,<br />

<strong>di</strong>visa sui due lati. Usai da lungo tempo <strong>di</strong> collocare codesta<br />

imitazione fra le monete <strong>di</strong> Messerano, perchè il motto: Non<br />

nobis domine^ non nobis^ sed nomini tuo da gloriam, era<br />

particolare ai Ferrerò <strong>di</strong> Biella che redarono il principato <strong>di</strong><br />

Messerano dai Fieschi <strong>di</strong> Genova, ac<strong>com</strong>pagna la loro arme<br />

e leggesi in molte monete <strong>di</strong> essi. Restai perplesso vedendo<br />

che due illustri autori, in recenti pubblicazioni, abbiano asse-<br />

gnato questo sesino alla zecca <strong>di</strong> Frinco (13). Cresce peso<br />

a questa opinione la circostanza che nella varietà recata dal<br />

sign. Morel-Fatio, il libro, ovvero scudo, che stringe fra le<br />

branche il leone, vedesi caricato <strong>di</strong> tre mazze poste in palo.<br />

Ben lontano da me il pensiero <strong>di</strong> voler porre in dubbio<br />

l'esattezza <strong>di</strong> quel dettaglio, il quale, essendo tale, dà piena<br />

(13) Promis, Monete dei Ra<strong>di</strong>cati e dei Mazzetti. — Morel-Fatio,<br />

Monnaies iné<strong>di</strong>tes de Frinco. — Revue Numismatique^ N. S. T. X. (1865),<br />

pag. 269-284.


^6<br />

CARLO KUNZ<br />

ragione per l'attribuzione <strong>di</strong> quel sesino alla zecca dei Maz-<br />

zetti, mi faccio lecito <strong>di</strong> produrre qui altro consimile, il quale<br />

mostra lo scudetto attraversato obbliquamente da tre semplici<br />

linee (Numero io della tavola). Ora, se si riflette che l'arme<br />

de' Fieschi, la quale entrò a <strong>com</strong>porre quella dei Ferrerò<br />

signori <strong>di</strong> Messerano, quasi simbolo <strong>di</strong> questa città o dell'in-<br />

tiero Marchesato, era uno scudo d' argento caricato <strong>di</strong> tre<br />

bande d'azzurro, il presente nostro sesino viene a qualificarsi<br />

da se stesso e colla massima evidenza per un prodotto della<br />

zecca <strong>di</strong> Messerano. Vero è bensì che l'aspetto dell'accennato<br />

scudetto non corrisponde perfettamente all'arme dei Fieschi,<br />

perchè invece <strong>di</strong> tre bande mostra tre sbarre,, ma sono d'avviso<br />

che ciò debba riporsi unicamente a carico dell'incisore del<br />

conio, e che qui si ripeta uno sbaglio consimile a quello già<br />

osservato in un esemplare del mezzanino <strong>di</strong> Dalmazia.<br />

Da questo fatto stimo ora poter avere conferma l'attribuzione<br />

a Messerano <strong>di</strong> tutti i sesini col motto: Non nobis<br />

domine sed nomini tuo da gloriam, con riserva per la varietà<br />

palesata dal chiarissimo signor Morel-Fatio, la quale reste-<br />

rebbe alla serie numerosa dei sesini <strong>di</strong> Frinco.<br />

Che in Messerano si contraffacessero monete veneziane<br />

è provato da or<strong>di</strong>ne trasmesso al residente veneto in Milano,<br />

in seguito a decreto del Senato <strong>di</strong> data 3 marzo 167 1, affinchè<br />

movesse lagni che li zecchieri <strong>di</strong> Casale passavano a Messerano<br />

e nelle zecche delle Langhe (Tassarolo, Ronco e Mor-<br />

zasco) per battervi zecchini ed altre monete adulterate. Ciò<br />

risulta dalle Deliberazioni del Senato {secrete), <strong>di</strong> quell'anno,<br />

conservate nel R. Archivio ai Frari, e sono debitore <strong>di</strong> tale<br />

notizia al chiarissimo signor cav. Nicolò Barozzi, mentissimo<br />

<strong>di</strong>rettore della Civica Raccolta Correr. Qui si tratterebbe<br />

bensì <strong>di</strong> epoca posteriore a quella dei sesini, ma è molto<br />

probabile che quello non sia stato il primo caso <strong>di</strong> adultera-<br />

zioni <strong>di</strong> monete venete eseguite nella zecca <strong>di</strong> Messerano.<br />

Quanto all'epoca in cui furono battuti i sesini <strong>di</strong> Messerano,<br />

credo non <strong>di</strong>scostarmi troppo dal vero, fissandola al tempo<br />

del principe Francesco Filiberto Ferrerò, il quale fu contempo-<br />

raneo dei dogi Pasquale Cicogna e Marino Grimano, che ultimi<br />

improntarono legalmente col proprio nome cotale moneta.


MISCELLANEA NUMISMATICA<br />

V.<br />

DI QUALCHE MONETA OSSIDIONALE.<br />

Il brano già menzionato <strong>di</strong> opera ine<strong>di</strong>ta sulle monete<br />

Franco-Italiche ossi<strong>di</strong>onali, che il chiarissimo signor cav. C.<br />

Morbio inseriva nella <strong>Rivista</strong> della Numismatica, contiene<br />

preziose notizie sull'argomento e porge nuova testimonianza<br />

della molta eru<strong>di</strong>zione storica dell'autore non meno che del<br />

tesoro <strong>di</strong> monete d' Italia adunato nei suoi medaglieri. Ma,<br />

<strong>com</strong>e avviene quasi sempre in lavori <strong>di</strong> tal fatta, non tutte<br />

registrò egli, nelle serie esposte, le monete ossi<strong>di</strong>onali del-<br />

l'alta Italia e della Dalmazia, e però nutro fiducia che la sua<br />

ben nota cortesia non sarà per mancarmi se oso accennare<br />

qui alcuna sua omissione.<br />

Fra le monete <strong>di</strong> Mantova, oltre lo scudo, o piuttosto<br />

ducato, che tale lo <strong>com</strong>prova il suo peso, che offre l'imma-<br />

gine del Santo Andrea, evvi anche il mezzo, simile in tutto<br />

a quello, fuorché nella proporzione <strong>di</strong> peso e <strong>di</strong> modulo.<br />

Un esemplare <strong>di</strong> esso conservasi nella raccolta municipale<br />

<strong>di</strong> Mantova, formata per cura <strong>di</strong> quell'egregio signor conte<br />

Francesco Beffa-Negrini. Prototipo <strong>di</strong> tale ducato <strong>di</strong> basso<br />

argento deve essere stato il consimile <strong>di</strong> argento fino che<br />

neir esergo del primo lato offre il solo nome della città :<br />

MANTv^. E <strong>di</strong> questo pure esiste la metà, e l'unico esemplare<br />

a me noto <strong>di</strong> così bella e rara moneta serbasi nella cospicua<br />

raccolta <strong>numismatica</strong> che l'egregio signor cav. Nicolò Bottacin<br />

munificentemente donava testé alla città <strong>di</strong> Padova.<br />

Lo stesso posso anche affermare per lo scudo dal mira-<br />

sole, del quale evvi parimente la metà, che là, dove l'intiero<br />

porta iscritto il numero i6o, offre invece il numero 80, l'uno<br />

e l'altro esprimenti la quantità dei sol<strong>di</strong> ond'erano <strong>com</strong>posti<br />

tali pezzi. Di questo mezzo scudo, che fu già segnalato dal<br />

catalogo Reichel, esiste pure un esemplare nella menzionata<br />

raccolta padovana, contrad<strong>di</strong>stinto dal millesimo 1629. E<br />

poiché tali pezzi sono plasmati <strong>di</strong> buon argento, e dello<br />

13<br />

97


98<br />

CARLO KUNZ<br />

scudo intiero esistono almeno tre varietà, cogli anni 1628,<br />

1629 e 1630, dubito che possano ascriversi alle categorie<br />

delle monete battute per necessità.<br />

A <strong>com</strong>pletamento <strong>di</strong> quanto il benemerito autore espose<br />

sulla moneta del blocco <strong>di</strong> Venezia dell' anno 1813, siami<br />

lecito aggiungere quanto segue:<br />

Nel Giornale <strong>di</strong> quanto è accaduto in Venezia durante<br />

l'asse<strong>di</strong>o 1813-1814, alla data del 20 gennaio 1814 leggesi:<br />

" La Commissione tem{)oraria <strong>di</strong> finanza, attesa la scarsezza<br />

" <strong>di</strong> numerario, ha creduto bene <strong>di</strong> determinare che venisse<br />

" coniata e posta in corso una moneta <strong>di</strong> blocco, per l'am-<br />

" montare <strong>di</strong> un solo milione,<br />

" Questa misura reclamata dalie circostanze e dalla<br />

" prudenza, fu approvata anche dal signor Comandante<br />

" Superiore e ne furono or<strong>di</strong>nati alla zecca i punzoni. Cinque<br />

" devono essere le monete ; da<br />

una parte avranno l' in<strong>di</strong>ca-<br />

" zione del loro valore e dall' altra l' iscrizione : Blocco<br />

" Venezia: da L. 1,60; da Cent. 80; 40; 20 e io,<br />

<strong>di</strong><br />

" Li punzoni già ultimati esistono presso la Commissione<br />

" suddetta, e si crede che a momenti nella zecca si darà<br />

" mano all'opera, a meno che il suddetto signor Comandante<br />

" non cangi opinione. „<br />

Nella stessa cronaca, al giorno 22 gennaio dello stesso<br />

anno, trovasi poi quanto segue : " Nel Giornale Dipartimen-<br />

" tale <strong>di</strong> questa città oggi pubblicato si legge, che il Comando<br />

" Superiore, onde togliere i timori sulla fabbricazione <strong>di</strong><br />

" moneta <strong>di</strong> blocco e <strong>di</strong> carta monetata, che si erano prò-<br />

" pagati fino in Ancona, previene il pubblico, essere asso-<br />

" lutamente false siffatte voci, ed essere ferma sua volontà<br />

" che non abbia luogo né carta monetata, né moneta <strong>di</strong><br />

" blocco, e che inoltre tutti quelli che importeranno viveri,<br />

" troveranno protezione e buona accoglienza e ne riceve-<br />

" ranno subito il pagamento in buone valute. „<br />

Erano stati approntati i punzoni per le cinque monete,<br />

ma <strong>di</strong> una sola, della maggiore, furono fatti i coni, e <strong>di</strong> essa<br />

un solo esemplare in argento, <strong>com</strong>e doveva avere effetto,<br />

era a mia cognizione, quello che serbasi nel Regio Gabinetto<br />

<strong>di</strong> Brera in Milano, donatovi dal barone Galvagna, allora<br />

prefetto dell'Adriatico, Dai coni, che ora si conservano a


MISCELLANEA NUMISMATICA 99<br />

Vienna, furono fatte in tempo posteriore alcune prove in<br />

piombo o col metodo della galvanoplastica, che possono<br />

vedersi nelle raccolte. Il signor cav. Morbio afferma <strong>di</strong> pos-<br />

sedere cotale rarissimo pezzo in argento e della stessa pro-<br />

venienza <strong>di</strong> quello del Gabinetto <strong>di</strong> Brera, e ce ne congra-<br />

tuliamo sinceramente. Ai leggitori che non avessero sott'oc-<br />

chio la <strong>Rivista</strong> della Numismatica, non sarà <strong>di</strong>scaro <strong>di</strong> vedere<br />

al numero ii della tavola una fedele immagine <strong>di</strong> codesto<br />

interessante progetto.<br />

Oltre le monete da cinque franchi e da un franco, fuse<br />

in Cattare, durante l'asse<strong>di</strong>o dell'anno 1813, esiste quella da<br />

<strong>di</strong>eci franchi, più rara bensì <strong>di</strong> quelle, ma già prodotta nella<br />

Storia metallica della Rivoluzione francese del Millin ed in altre<br />

opere. Cotale doppio scudo non <strong>di</strong>versifica dallo scudo sem-<br />

plice che nelle proporzioni <strong>di</strong> peso e <strong>di</strong> modulo e nelle note<br />

del valore e del peso inscrittevi.<br />

Pongo fine a questa <strong>di</strong>gressione rivelando una moneta<br />

la quale, se restò ignota al chiarissimo signor cav. Morbio,<br />

sfuggì del pari alle ricerche dei molti egregi autori che usarono<br />

la loro <strong>di</strong>ligenza a raccogliere ed illustrare le monete del<br />

tempo a noi piìi vicino. Povero n'è il concetto e rozzo il<br />

lavoro, ma interessante riesce per le circostanze in cui emerse,<br />

e merita se ne conservi memoria, <strong>di</strong> preferenza alla maggior<br />

parte dei gretti e monotoni prodotti delle zecche moderne.<br />

È questo un pezzo da 25 centesimi, <strong>di</strong> necessità, operato<br />

nell'anno 1814 entro la fortezza asse<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> Palma Nuova.<br />

È consimile al notissimo pezzo da 50 centesimi emesso ivi<br />

nella stessa occasione, e l'immagine che può vedersene al<br />

numero 12 della tavola mi <strong>di</strong>spensa dal farne la descrizione.<br />

11 solo esemplare venuto a mia cognizione è posseduto<br />

dall'egregio sig. professore Gian Battista Dal Negro <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,<br />

possessore <strong>di</strong> belle raccolte scientifiche e <strong>di</strong>stinto per rara<br />

eru<strong>di</strong>zione non meno che per singolare affabilità e modestia. Di<br />

bassa lega <strong>com</strong>e il pezzo maggiore, pesa grammi 9,650. È pro-<br />

babile che la emissione <strong>di</strong> tale moneta non abbia avuto luogo,<br />

ma sia rimasta allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> progetto, per esserne cessato<br />

poco appresso il bisogno che ne faceva decretare lo stampo.<br />

Venezia nelV aprile del 1866.


ILLUSTRAZIONE<br />

DI UNA MONETA INEDITA DI FABRIANO (i)<br />

Lettera a A. R. Caucich.<br />

Poiché Ella si è de<strong>di</strong>cata con tanto fervore allo stu<strong>di</strong>o<br />

delle antiche monete, devo ritenerla adorna <strong>di</strong> quella abne-<br />

gazione e <strong>di</strong> quella gentilezza che non vanno mai <strong>di</strong>sgiunte<br />

dal sincero amore per la scienza, ed è perciò che fommi<br />

lecito <strong>di</strong> esporle un mio pensiero sulla moneta <strong>di</strong> Fabriano<br />

del Car<strong>di</strong>nale Giuliano de' Me<strong>di</strong>ci da Lei <strong>di</strong>chiarata nell'ultimo<br />

numero del Bullettino <strong>di</strong> Numismatica Italiana, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong>segno<br />

inviatole dall' 111."'° sig. Cav. Gaetano De-Minicis.<br />

Né mi accusi <strong>di</strong> andare in traccia del pelo nell' uovo<br />

imperocché non evvi cosa priva d'importanza nell'or<strong>di</strong>ne dei<br />

fatti scientifici, che senza analisi non può esservi sintesi e<br />

senza le più minuziose osservazioni lo scibile umano non<br />

sarebbe al punto in cui si trova. Una linea <strong>di</strong> più o <strong>di</strong> meno od<br />

in <strong>di</strong>versa giacitura nello spettro progettato del prisma rivela<br />

nuovi o <strong>di</strong>fferenti elementi nella sostanza in <strong>com</strong>bustione, e<br />

forse quelle linee, dapprima tenute in nessun conto, servi-<br />

ranno col tempo a palesare al paziente indagatore la natura<br />

<strong>di</strong> corpi mon<strong>di</strong>ali slanciati a <strong>di</strong>stanze in<strong>com</strong>mensurabili.<br />

Ma, scendendo a cose più modeste, ecco <strong>di</strong> che si tratta.<br />

Avendo io pure già posseduto in doppio esemplare la mo-<br />

netina da Lei pubblicata, ne trassi un <strong>di</strong>segno che tuttora<br />

conservo, e del quale le mando esatto fac-simile. Ora, con-<br />

(i) Quest' articoletto fu pubblicato nel Bullettino <strong>di</strong> Numismatica<br />

Italiana <strong>di</strong> Firenze. Anno II, 1868, N. 3, pag. 18-20. (Nota della Direzione).<br />

,


I02 CARLO KUNZ<br />

frontando tale <strong>di</strong>segno con quello da Lei riportato, vi scorgo<br />

fra l'uno e l'altro notabile <strong>di</strong>vario nella rappresentazione che<br />

occupa il campo del secondo lato <strong>di</strong> essi, abbenchè a me<br />

sembri che in ambo i casi trattisi <strong>di</strong> una stessa moneta. Chi<br />

fece quel suo <strong>di</strong>segno vide nell'oggetto in questione l'incude<br />

col sovrastante martello, arme della città <strong>di</strong> Fabriano, ma<br />

temo che la non perfetta conservazione <strong>di</strong> quel pezzo e la<br />

rimembranza d'altra moneta riportata dal Ramelli, sulla quale<br />

<strong>com</strong>pariscono quei simboli, abbiangli fatto prendere abbaglio.<br />

Sovra gli esemplari da me osservati stava altra cosa,<br />

cioè un e<strong>di</strong>fizio. A prima vista sospettai potesse desso per<br />

avventura raffigurare il forte castello <strong>di</strong> quella città, ma,<br />

notando le varie parti ond' era costituito, abbandonai tosto<br />

cotale idea. Ed infatti , quel tetto acuminato , quella linea<br />

orizzontale interme<strong>di</strong>a e quegli archi sottoposti, <strong>di</strong>mostrano<br />

trattarsi qui d'altra specie <strong>di</strong> costruzione, più umile e posta<br />

in basso loco, a livello <strong>di</strong> un piano. Notato ciò, non era<br />

<strong>di</strong>fficile immaginare <strong>com</strong>e quel <strong>com</strong>plesso avesse per iscopo<br />

<strong>di</strong> rappresentare o simboleggiare un molino o fabbrica <strong>di</strong><br />

carta, e parmi rispondano mirabilmente a tale concetto la<br />

forma semplice dell'e<strong>di</strong>fizio, gli archi sul quale s'erge, i quali<br />

sarebbero le vòlte del canale per entro al quale scorre l'acqua,<br />

alimento in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> siffatti opifici, e perfino l'oggetto<br />

ricurvo sporgente dal destro lato del casamento, nel quale<br />

sono <strong>di</strong>sposto a ravvisare la ruota che trasmette l'impulso<br />

agli interni congegni della officina.<br />

E noto il vanto che gode la città <strong>di</strong> Fabriano <strong>di</strong> essere,<br />

se non la prima, <strong>com</strong>e vorrebbero il Tiraboschi ed altri,<br />

perchè la Spagna potrebbe forse contestarle tale primato,<br />

al certo fra le primissime che abbia introdotto la preziosa<br />

industria della fabbricazione della carta <strong>di</strong> stracci <strong>di</strong> lino,<br />

avendosi documenti della fine del secolo XIII che lo <strong>com</strong>pro-<br />

vano. E notissimo altresì quanto codesta industria vi abbia<br />

dappoi sempre prosperato, favorita mirabilmente dalle felici<br />

<strong>di</strong>sposizioni dei suoi abitanti, dall'aria saluberrima e dall'acqua<br />

perenne del fiume Giano che l'attraversa, e <strong>com</strong>e fino al dì<br />

d' oggi le sue fabbriche <strong>di</strong> carta si mantengano floride, e<br />

conservino l' antica tra<strong>di</strong>zionale loro fama, in onta ai tanti<br />

nuovi trovati dell'industria. Così essendo, a nessuno sembrerà


ILLUSTRAZIONE DI UNA MONETA INEDITA DI FABRIANO I03<br />

per avventura strano od inverosimile che sovra una delle sue<br />

monete abbiasi voluto serbare ricordo <strong>di</strong> sì bella prerogativa.<br />

Se mi <strong>di</strong>lungassi più a lungo su tale proposito abuserei<br />

gravemente della sua <strong>com</strong>piacenza e però faccio punto, ba-<br />

standomi <strong>di</strong> avervi richiamata la sua attenzione, ed aggiun-<br />

gerò soltanto che, dei due esemplari <strong>di</strong> cotale piccolo già da<br />

me posseduti, uno, il meglio conservato, pesava <strong>com</strong>e il suo,<br />

milligrammi 550, e 1' altro, alquanto logoro, non arrivava a<br />

m. 500. In entrambi poi lessi chiaramente: ivl. car. me<strong>di</strong>cee.<br />

anziché me<strong>di</strong>ces, per cui, piuttosto che errore, potrebbe rite-<br />

nersi in quella finale b (2) adombrato il coniatore od il massaro<br />

della zecca.<br />

Ma poiché Ella fu sì cortese da leggere questa tiritera,<br />

vuole concedermi eh' io aggiunga altra breve osservazione,<br />

pur restando entro i limiti della zecca fabrianese? Sì? Ebbene,<br />

eccola. Io sono d'avviso che il quattrino del Car<strong>di</strong>nale Giuliano<br />

de' Me<strong>di</strong>ci, riportato dal Ramelli, sia identico a quello ch'Ella<br />

inseriva s.otto il n. 4 della ristampa della sua memoria, quale<br />

una varietà nuova <strong>di</strong> esso. L' esemplare veduto dal Ramelli<br />

era in parte logoro, <strong>com</strong>e prova la lacuna della scritta alla<br />

destra del Santo, e quella corrosione impe<strong>di</strong>vagli senza dubbio<br />

<strong>di</strong> ravvisare ciò che vi fosse da quello stesso lato fra il Santo e<br />

la leggenda. Un più integro esemplare palesò a Lei in quel sito<br />

l'incu<strong>di</strong>ne, arme e simbolo parlante <strong>di</strong> Fabriano; con ciò Ella<br />

pose in sodo per sempre quel quattrino e fece ottimamente.<br />

Mi creda con particolare stima<br />

Venezia, il dì 20 Marzo 1868.<br />

Suo Devotissimo<br />

Carlo Kunz.<br />

(2) Questa lettera è l'iniziale del nome dello zecchiere Niccolò<br />

Baldantonj <strong>di</strong> Gubbio. (Nota della Direzione del BuUettinó).


I04<br />

CARLO KUNZ<br />

Dietro osservazioni, che il sig. Caucich faceva, repli-<br />

cando alla riportata Lettera, il sig. Ktmz rispon-<br />

deva <strong>com</strong>e appresso:<br />

.... Nel tempo stesso eh' Ella non approvava tutte le<br />

ragioni contenute nella mia lettera del 20, dello scorso marzo<br />

sul piccolo <strong>di</strong> Fabriano dell'Illustre sig. Cav. De-Minicis, volle<br />

fare pure atto <strong>di</strong> somma cortesia accordandole un posticino<br />

nel prossimo numero del Bullettino, <strong>com</strong>e scorgo dalla bozza<br />

<strong>di</strong> stampa che si <strong>com</strong>piace mandarmi. Contemporaneamente<br />

Ella mi manda della stessa moneta un impronto, dal quale<br />

rilevo <strong>com</strong>e il mio scetticismo fosse infondato, imperocché<br />

gli è bene un ponte, un incu<strong>di</strong>ne ed un martello che costi-<br />

tuiscono l'assieme del suo rovescio. Le rendo grazie <strong>di</strong> tutto,<br />

e mi affretto <strong>di</strong> fare ammenda e <strong>di</strong> constatare formalmente<br />

l'esistenza <strong>di</strong> quel tipo, godendo anche <strong>di</strong> ciò, perchè così<br />

invece <strong>di</strong> una moneta nuova <strong>di</strong> Fabriano, possiamo annove-<br />

rarne due: ciò che non è senza importanza, trattandosi <strong>di</strong><br />

una zecca della quale avanzano sì scarsi prodotti. Molta<br />

parte <strong>di</strong> quella lettera non avrebbe ora più ragione <strong>di</strong> essere<br />

pubblicamente conosciuta; ma dacché il farvi i necessari<br />

mutamenti le recherebbe <strong>di</strong>sturbo e per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo, mi<br />

rassegno, <strong>com</strong>e desidera, sia stampata <strong>com</strong>e sta, salvo il<br />

<strong>di</strong>ritto da parte sua <strong>di</strong> farvi i <strong>com</strong>menti che crederà all'uopo....


ANCORA UNA MONETA DI FABRIANO (^)<br />

Lettera a A. R. Caucich.<br />

Eccole un'altra pietruzza pel grande e<strong>di</strong>fizio della num-<br />

mografia <strong>italiana</strong> intorno al quale con vera <strong>com</strong>piacenza ve<strong>di</strong>amo<br />

accorrere sempre nuovi e valenti operai.<br />

Lo Scilla, descrivendo due quattrini <strong>di</strong> Fabriano, esten-<br />

denti da un lato l' arme me<strong>di</strong>cea colle sovrastanti insegne<br />

del dominio pontificio, e dall' altro l' immagine dell'apostolo<br />

San Pietro, fu d'avviso che si dovessero riferire a Leone X,<br />

per la somiglianza dell' intaglio con altre monete del detto<br />

ponteftcey e pari opinione espresse il Bellini, allorché, nella<br />

seconda sua <strong>di</strong>ssertazione' sulle monete d' Italia, produsse il<br />

<strong>di</strong>segno d'uno <strong>di</strong> siffatti quattrini. Il Ramelli, pur aderendo<br />

allo Scevolini che scrisse, Leone X, perdonando ai Fabria-<br />

nesi la loro ostilità, avere ad essi concesso <strong>di</strong> battere quat-<br />

trini e mezzi quattrini, sdegnò riconoscere negli anzidetti<br />

quattrini fregiati dell' arme me<strong>di</strong>cea la moneta <strong>di</strong> quel pon-<br />

tefice, ma stimò poter piuttosto assegnarli a Clemente VII,<br />

e, afììne <strong>di</strong> non lasciare affatto deserto Leone X, sentenziò,<br />

la moneta battuta al tempo <strong>di</strong> questi fosse il quattrino che<br />

al Santo Precursore collega il nome e l'arme del car<strong>di</strong>nale<br />

Giulio de' Me<strong>di</strong>ci, dallo zio preposto al governo della città<br />

<strong>di</strong> Fabriano dopo ch'essa ritornò all'ubbi<strong>di</strong>enza della Chiesa.<br />

L'opinione del Ramelli sembrò avvalorata dal fatto segnalato<br />

dall' istrumento <strong>di</strong> zecca del 7 maggio 1529, col quale venne<br />

imposto a Mastro Pierreale <strong>di</strong> battere quattrini che da un<br />

lato abbiano l'arme <strong>di</strong> Clemente VII, e dall'altro /* immagine<br />

(i) Fu pubblicato né[ Bullettino <strong>di</strong> Numismatica Italiana <strong>di</strong> Firenze.<br />

Anno II, 1868, N. 6, pag. 49-50 (Nota della Direzione).<br />

14


I06 CARLO KUNZ<br />

<strong>di</strong> S. Pietro, sennonché la moneta della quale ora le mando<br />

un fedele <strong>di</strong>segno, mostra che nel dare esecuzione ai capi-<br />

toli stipulati in quel contratto, non fu per essa osservata a<br />

puntino la citata prescrizione, giacché in cotesto indubitato<br />

quattrino <strong>di</strong> Clemente VII, non è già S, Pietro, ma bensì il<br />

Battista che ve<strong>di</strong>amo raffigurato, <strong>com</strong>e appunto nel quattrino<br />

<strong>di</strong> pili vecchia riconoscenza ch'egli fece improntare nel tempo<br />

in cui non era che car<strong>di</strong>nale e governatore <strong>di</strong> Fabriano. Né<br />

voglio perciò negare che altri ancora ne possano essere stati<br />

battuti al <strong>di</strong> lui nome, poscia che <strong>di</strong>venne Pontefice, colla<br />

effigie del Principe degli Apostoli, ma intanto l'esistenza <strong>di</strong><br />

codesto mi richiama alla mente l'opinione surriferita dello<br />

Scilla e del Bellini che giu<strong>di</strong>carono del tempo <strong>di</strong> Leone X, i<br />

quattrini anonimi coll'arme me<strong>di</strong>cea e l'immagine <strong>di</strong> S. Pietro<br />

e mi porta alla conclusione che quegli egregi possano bene<br />

avere còlto nel segno. S' é così, sarebbero essi <strong>di</strong> quei quat-<br />

trini prescritti nel breve pontificio del 1520, battuti sub ea<br />

liga qua in urbe romana cu<strong>di</strong>tur, né soltanto la lega, ma il<br />

tipo pure <strong>di</strong> quattrini romani <strong>di</strong> quel pontefice si sarebbe in<br />

essi mantenuto. E parmi anche vera la somiglianza dell'in-<br />

taglio con altre <strong>di</strong> lui monete, notata dallo Scilla, che con<br />

qualche evidenza potrei <strong>di</strong>mostrare se non temessi <strong>di</strong> abu-<br />

sare della Sua indulgenza.<br />

Ammesso ciò, avremmo ora quattro categorie <strong>di</strong> monete<br />

<strong>di</strong> Fabriano : il piccolo autonomo, il cui tempo dal solo <strong>di</strong>segno<br />

del Ramelli non é concesso poter determinare; i quattrini<br />

<strong>di</strong> Leone X; quelli <strong>di</strong> Giulio de' Me<strong>di</strong>ci car<strong>di</strong>nale, e finalmente<br />

il quattrino dello stesso dopo che assunse colla tiara il nome<br />

<strong>di</strong> Clemente VII.<br />

Questo fa parte della insigne raccolta <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> zecche<br />

italiane posseduta dal nobile signor conte Nicolò Papadopoli,<br />

il quale, modello del vero gentiluomo, adorno delle piiì<br />

squisite doti dello spirito e del cuore, ed entusiasta per tutto


ANCORA UNA MONETA DI FABRIANO IO7<br />

ciò che all'arte, alla scienza, aironore dell'Italia si riferisce,<br />

acconsentì gentilmente ch'io ne facessi menzione quale una<br />

bella ed opportunissima aggiunta alle monete della zecca<br />

fabrianese.<br />

Mi creda con tutta la stima<br />

Venezia, 20 Settembre 1868.<br />

Suo dev.""" servo<br />

Carlo Kunz.


VARIETÀ<br />

Ven<strong>di</strong>ta della Collezione Sambon, — Da molti anni<br />

il Cav. Giulio Sambon attende con infinita cura a raccogliere<br />

le monete me<strong>di</strong>oevali dell'Italia meri<strong>di</strong>onale principalmente<br />

collo scopo <strong>di</strong> dare una illustrazione <strong>di</strong> quelle zecche poco<br />

stu<strong>di</strong>ate finora e quin<strong>di</strong> poco conosciute. Il lavoro illustrativo<br />

è ormai <strong>com</strong>piuto per opera del figlio Dott. Arturo Sambon<br />

e vedrà presto la luce, pubblicato per cura della Società<br />

Napoletana <strong>di</strong> Storia patria.<br />

Raggiunto con questo V intento principale della Colle-<br />

zione, questa sarà ora <strong>di</strong>spersa al pubblico incanto; e se ne<br />

in<strong>com</strong>incerà la ven<strong>di</strong>ta il 5 prossimo aprile in Milano presso<br />

r impresa <strong>di</strong> Ven<strong>di</strong>ta dello stesso Cav. Giulio Sambon.<br />

Iniziata nel 1865, la Collezione Sambon potè arricchirsi<br />

<strong>di</strong> quanto offrivano <strong>di</strong> interessante per la serie meri<strong>di</strong>onale<br />

le Collezioni Fusco, Tafuri, Spinelli, Rossi, Fasi, Boyne ed<br />

altre vendute da quell'epoca in poi, ed ora può considerarsi<br />

<strong>com</strong>e un insieme veramente prezioso per quanto riguarda le<br />

zecche napoletane, e <strong>com</strong>e la piii <strong>com</strong>pleta fin qui apparsa<br />

in ven<strong>di</strong>ta.<br />

Fra le maggiori rarità, ci basterà citare il Tari d'Amalfi<br />

dell' imperatrice Costanza e 1' altro <strong>di</strong> Enrico VI colla leggenda<br />

HENRicvs SEXTvs ROMANCI^ iMPERATOR : la moneta<br />

d'argento battuta ad Amalfi nel 1251. Fra le monete <strong>di</strong> Aquila,<br />

il mezzo carlino <strong>di</strong> Giovanna II, il carlino <strong>di</strong> Alfonso /, l'ar-<br />

mellino <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando I, ecc. Fra quelle <strong>di</strong> Benevento, il<br />

soldo e terzo <strong>di</strong> soldo, unici, <strong>di</strong> Luitprando colla madre<br />

Scauniperga, ecc. Fra quelle <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si: i rarissimi multipli<br />

<strong>di</strong> Tari <strong>di</strong> Corrado, Manfredo e Carlo d'Anjou e i denari<br />

<strong>di</strong> Carlo III e Giovanna IL Di Capua, i follari <strong>di</strong> Pandolfo IV,<br />

<strong>di</strong> Riccardo, <strong>di</strong> Roberto II, ecc. Di Civitaducale, il bolognino


no VARIETÀ<br />

autonomo. Fra i follari <strong>di</strong> Gaeta, quelli del Duca Ruggiero,<br />

<strong>di</strong> Tancre<strong>di</strong>, colla testa <strong>di</strong> leone; <strong>di</strong> Enrico VI e Costanza<br />

con IMP. lAE . MAiESTA. Della pili alta importanza è il denaro<br />

battuto neirSSi a Oria da Gaideriso ex-principe <strong>di</strong> Benevento,<br />

in nome e sotto la protezione <strong>di</strong> Basilio, Leone e Alessandro,<br />

imperatori d' Oriente. Interessantissimo il carlino battuto a<br />

Lecce dal principe <strong>di</strong> Taranto, a nome <strong>di</strong> Renato d'Anjoii.<br />

Nella ricchissima serie napoletana, citeremo: i denari <strong>di</strong><br />

Basilio e Atanasio II: il follaro autonomo del 1137; il mezzo<br />

saluto d'oro <strong>di</strong> Carlo I d'Anjou; il carlino <strong>di</strong> Giovanna I e<br />

Luigi <strong>di</strong> Taranto e quello <strong>di</strong> Carlo III Durazzo; il mezzo<br />

carlino <strong>di</strong> La<strong>di</strong>slao e quello <strong>di</strong> Giovanna II; la doppia d'oro<br />

<strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando I d'Aragona col busto; il ducato d'oro d'Al-<br />

fonso II col ritratto <strong>di</strong> suo padre; il ducato, il carlino <strong>di</strong><br />

Fer<strong>di</strong>nando II; il ducato d'oro <strong>di</strong> Lodovico XII <strong>di</strong> Francia;<br />

quello <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando il Cattolico e Isabella coniato a Napoli<br />

da Gia<strong>com</strong>o Tramontano nel 1503, unico; il mezzo scudo<br />

ossi<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> Carlo V, battuto a Napoli nel 1528; il mezzo<br />

scudo e le sue frazioni dello stesso coll'aquila a due teste; il<br />

tari <strong>di</strong> Filippo III col ritratto <strong>di</strong> Margherita d'Austria; il<br />

mezzo ducato dello stesso e il suo ducato e mezzo ducato<br />

d'argento del 1617 col motto: qvod vis.; i <strong>di</strong>versi tipi del<br />

ducato e mezzo ducato d' argento <strong>di</strong> Filippo IV; la prova<br />

dello scudo d'argento del 1636 col motto potentes fvlminas<br />

HOSTEs; il tari coi busti accollati <strong>di</strong> Carlo II e <strong>di</strong> Maria<br />

Anna tutrice, unico. I tre rarissimi cavalli <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando /,<br />

battuti ad Amatrice. Fra le monete Siciliane {Messina e<br />

Palermo) noteremo il carlino <strong>di</strong> Alfonso I d'Aragona, <strong>di</strong><br />

tipo napoletano; il ducato d'oro <strong>di</strong> Giovanni II d'Aragona;<br />

il doppio reale <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando il Cattolico col suo ritratto; il<br />

mezzo ducato d'oro <strong>di</strong> Carlo V, pure col ritratto ; la doppia<br />

oncia d'oro <strong>di</strong> Carlo VI col motto : avstriacis ra<strong>di</strong>is clarior<br />

e la veduta della Sicilia, unico; il mezzo scudo palermitano<br />

^\ Filippo V col motto: fidelitas . felicitatis . omen e il 4<br />

tari con: clavso iani templo. Nella ricca serie <strong>di</strong> Salerno:<br />

il due tari d'oro <strong>di</strong> Gisulfo II colla doppia leggenda latina e<br />

cufica; il follaro <strong>di</strong> Gisulfo II; quello <strong>di</strong> Gisulfo I, con amor<br />

POPVLi : e quelli <strong>di</strong> Roberto Guiscardo, <strong>di</strong> Guglielmo duca col<br />

tipo del cavaliere, e quello <strong>di</strong> Ruggero II. Citeremo finalmente


VARIETÀ III<br />

il mezzo carlino <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando I d'Aragona, battuto a Reggio;<br />

il cavallo <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando, <strong>di</strong> Sulmona; quello <strong>di</strong> Federico<br />

d'Aragona, <strong>di</strong> Tagliacozzo; le rare monete <strong>di</strong> Ortona: quelle<br />

feudali del Vasto, e specialmente lo zecchino e lo scudo <strong>di</strong><br />

Cesare d'Avalos, e lo zecchino <strong>di</strong> Belmonte, del principe<br />

Antonio Pignatelli.<br />

Il catalogo descrittivo <strong>di</strong> questa importantissima Colle-<br />

zione, arricchita <strong>di</strong> tavole e <strong>di</strong> illustrazioni nel testo, sarà<br />

messo a <strong>di</strong>sposizione degli amatori, prima della ven<strong>di</strong>ta^ al<br />

prezzo <strong>di</strong> io lire. Dopo la ven<strong>di</strong>ta il medesimo Catalogo, coi<br />

prezzi ottenuti, sarà messo in ven<strong>di</strong>ta a L. 25. (Per <strong>com</strong>mis-<br />

sioni e schiarimenti rivolgersi all'Impresa <strong>di</strong> Ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Giulio<br />

Sambon. Milano, Corso Vittorio Emannele, 37).


ATTI<br />

DELLA<br />

SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

Seduta del Consiglio ii Febbraio 1897.<br />

(Estratto dai Verbali).<br />

La seduta è aperta alle ore 13. Sono presenti i Sigg. :<br />

Cav. Uff. Francesco Gnecchi, Cav. Uff. Ercole Gnecchi, Vice-<br />

Presidenti ; Dott. Cav. Solone Ambrosoli, Cav. Giuseppe<br />

Gavazzi, Ing. Emilio Motta e il Cav. Prof. C. Luppi, Segretario.<br />

I. Viene proposto a Socio effettivo il Sig. Francesco<br />

Traversa <strong>di</strong> Bra. È ammesso ad unanimità.<br />

IL Si stabilisce la <strong>com</strong>posizione del I fascicolo 1897<br />

della <strong>Rivista</strong>.<br />

III. Si dà <strong>com</strong>unicazione dei seguenti doni pervenuti<br />

alla Società :<br />

Ambrosoli Dott. Cav. Solone.<br />

Le sue pubblicazioni: Di un singolare cavallotto al tipo bellinzonese.<br />

Milano, 1897; ii^-S fìg- — Vocabolarìetto pei numismatici in<br />

sette lingue. Milano, 1897; in-32.<br />

Gapobianchi Cav. Vincenzo.<br />

La sua pubblicazione: Appunti per servire all'or<strong>di</strong>namento delle<br />

Monete coniate dal Senato <strong>di</strong> Roma dal 1184 al 1439 e degli<br />

stemmi primitivi del Comune <strong>di</strong> Roma. Estratto dagli Atti della<br />

R, Società Romana <strong>di</strong> Storia patria. Roma, 1896.<br />

Gnecchi Cav. Uff. Ercole.<br />

Pigorini Luigi, Memorie storico-numismatiche <strong>di</strong> Borgotaro, Bar<strong>di</strong><br />

e Compiano. Parma, 1863; in-8, con 3 tav. — De Minicis<br />

Avv. Gaetano, Le monete gravi e le ghiande missili <strong>di</strong> Fermo.<br />

»5


114<br />

ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

Fermo, 1868; in-8, con una tav. — Quattro cataloghi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> monete.<br />

Gnocchi Cav. Uff. Francesco.<br />

Das Kaiserlich — Konigliche Miinz-und Antiicen — Cabinet beschrieben<br />

von Joseph Arneth. Vienna^ 1854.<br />

Luppi Cav. Prof. Costantino.<br />

Saraceno Vittorio, Trattato, ossia tariffa <strong>di</strong> tutte le monete d'oro<br />

e d'argento secondo il loro valore <strong>com</strong>unemente corso dalli 15<br />

maggio 1658 sino al presente. Torino, 1776; in-8, con unita altra<br />

tariffa. Torino, 1779; pure in-8 fig. — Impronti, peso e valore<br />

delle monete d'oro e d'argento correnti negli Stati <strong>di</strong> S. S. R. M.<br />

il Re <strong>di</strong> Sardegna <strong>di</strong> qua dal mare. Torino, 1786; in-8 fig. —<br />

Tariffe del corso e valore delle monete, reali decreti a ciò<br />

relativi e ragguaglio della lira <strong>italiana</strong> colle altre legalmente<br />

in corso nel Regno d'Italia. Milano, 1808; in-8 fig. — // corso<br />

abusivo delle valute considerato <strong>com</strong>e causa del deprezzamento<br />

e conseguente fusione dei pezzi da 20 carantani. Milano, 1852;<br />

in-8. — Vignati Cesare, Lo<strong>di</strong> e il suo territorio. Milano, 1860;<br />

in-8 fig. — Latuada Serviliano, Descrizione <strong>di</strong> Milano ornata<br />

con molti <strong>di</strong>segni in rame delle fabbriche più cospicue, ecc.<br />

Milano, 1737; cinque tomi in-8.<br />

Museo Britannico.<br />

Catalogne of the Greek Coins of Caria, Cos, Rhodes etc. by Barclay<br />

V. Head D. L. C, Ph. D, Keeper of the department of Coins<br />

and Medals. Londra^ 1897.<br />

IV. Le due Commissioni incaricate dell'esame dei lavori<br />

presentati pei due Concorsi Gnecchi (N. 2) e Papadopoli^. 3) (i)<br />

presentano le loro relazioni, che a questo verbale si uniscono<br />

<strong>com</strong>e allegati A e B. Informano poi, <strong>com</strong>e, date le risultanze<br />

dei Concorsi, in seguito alle quali non si fa luogo a premio<br />

per quello Papadopoli, mentre viene proposta la <strong>di</strong>visione<br />

del premio fra i due concorrenti per quello Gnecchi, pure<br />

accordando eventualmente qualche vantaggio al lavoro con-<br />

trad<strong>di</strong>stinto col motto: Alma mater stu<strong>di</strong>orum; e per <strong>di</strong> più,<br />

considerata la mole ed il merito dei due lavori presentati,<br />

esse abbiano creduto conveniente <strong>di</strong> fare ufficii presso l'Ili.<br />

(i) Ve<strong>di</strong> Riv. It. <strong>di</strong> Numismatica, anno Vili, 1895, ^^sc. II, pag. 269-70.


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA II5<br />

Sig. Conte Papadopoli perchè volesse generosamente per-<br />

mettere che l'importo del premio da lui ban<strong>di</strong>to venisse<br />

aggregato al premio Gnecchi.<br />

Ottenuta l'adesione cortese dell'egregio senatore, le<br />

Commissioni propongono quin<strong>di</strong> che il premio (ora <strong>com</strong>plessivamente<br />

<strong>di</strong> L. iioo) da assegnarsi al Concorso Gnecchi /^r<br />

la migliore Illustrazione <strong>di</strong> una zecca <strong>italiana</strong>, o anche solo<br />

<strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> essa, vada <strong>di</strong>viso <strong>com</strong>e segue: L. 600 al-<br />

l'autore della memoria Alma mater stu<strong>di</strong>orum (Illustrazione<br />

della zecca <strong>di</strong> Bologna), L. 500 a quello della memoria Pru-<br />

dentis socia (Illustrazione della zecca <strong>di</strong> Fano); fatta con<strong>di</strong>-<br />

zione tuttavia al primo <strong>di</strong> adempiere ad alcune modalità<br />

stabihte dalla Commissione.<br />

Dopo <strong>di</strong> che, aperte le schede suggellate corrispondenti<br />

ai motti segnati sulle rispettive memorie, risulta che autore<br />

del manoscritto Alma mater stu<strong>di</strong>orum è il Conte Dott. Fran-<br />

cesco Malaguzzi- Valeri (Bologna) ; e del manoscritto Prudentis<br />

socia è il Sig. Rag. Giuseppe Castellani (Santarcangelo <strong>di</strong><br />

Romagna).<br />

Ai quali, per conseguenza, si <strong>di</strong>chiarano conferiti i due<br />

premi suddetti, non senza un plauso all'Ili. Sig. Presidente<br />

per l'agevolezza da lui gentilmente accordata.<br />

La seduta è sciolta alle ore 15.<br />

Allegato A.<br />

CONCORSO PAPADOPOLI (N. 2).<br />

(Per una Memoria che proponga il sistema migliore e piti<br />

pratico per or<strong>di</strong>nare le Collezioni <strong>di</strong> monete italiane,<br />

abbandonando l'or<strong>di</strong>ne alfabetico e seguendo una ripar-<br />

tizione conforme alla storia e alla geografia).<br />

1° Concorrente. Motto: In nummis historia.<br />

La Commissione ritiene che non si possa prendere in seria<br />

considerazione questo lavoro, e per la brevità affatto schematica<br />

<strong>di</strong> esso, e per la sua mancanza <strong>di</strong> qualsiasi originalità nell'insieme<br />

e ne' particolari.


Ile ATTI DELLA SOCIETÀ .NUMISMATICA ITALIANA<br />

2° Concorrente. Motto : Labor et fides.<br />

Questo lavoro, più importante (senza paragone) e assai migliore<br />

del precedente, non va immune tuttavia da gravissimi <strong>di</strong>fetti.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista scientifico, è farraginoso e anche talvolta<br />

contrad<strong>di</strong>ttorio; e, — col dare un predominio esclusivo al concetto<br />

politico, — ha l'inconveniente <strong>di</strong> smembrare, anzi <strong>di</strong> sbocconcellare<br />

ad<strong>di</strong>rittura le singole serie.<br />

Esso inoltre è ben lungi dall' esser pratico (checché ne creda<br />

l'autore) ; basti l'accennare alla proposta <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare le zecche minori<br />

<strong>di</strong> ciascuna regione secondo la loro <strong>di</strong>stanza dalla zecca principale,<br />

proposta che ognun vede quanto sia <strong>di</strong> applicazione incerta e <strong>di</strong>ffi-<br />

cile, allorché le zecche minori d'uno stato siano alquanto numerose.<br />

Duole quin<strong>di</strong> alla Commissione <strong>di</strong> non poter <strong>di</strong>chiarare meri-<br />

tevole <strong>di</strong> premio né l'uno né l'altro dei due concorrenti,<br />

Milano, 1° febbraio iSqj.<br />

La Commissione<br />

Giuseppe Gavazzi — Emilio Motta — Giuseppe Ruggero.<br />

Allegato B.<br />

CONCORSO GNECCHI (N. 3).<br />

(Per la migliore Illustrazione <strong>di</strong> una zecca <strong>italiana</strong> od anche<br />

solo <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> essa, purché tale illustrazione porti<br />

nuova luce alla scienza.<br />

I due lavori presentati offrono una singolare analogia fra loro.<br />

Essi sono <strong>di</strong> mole pressoché eguale, e si <strong>di</strong>vidono ciascuno in<br />

tre parti precipue: storia della zecca; — descrizione delle monete;<br />

— documenti.<br />

L'analogia fra i due lavori è tale, che la parte storica <strong>di</strong> ciascuno<br />

<strong>di</strong> essi é sud<strong>di</strong>visa nello stesso numero <strong>di</strong> capitoli, e che ciascun<br />

lavoro contiene una Bibliografìa egualmente <strong>di</strong>sposta in or<strong>di</strong>ne<br />

alfabetico.<br />

a) Manoscritto col motto: Prudentis socia.<br />

È lavoro degno <strong>di</strong> lode, anzitutto, dal punto <strong>di</strong> vista strettamente<br />

numismatico, per la <strong>di</strong>ligenza con la quale l'autore ha radunato il


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 117<br />

materiale delle sue descrizioni <strong>di</strong> monete, e da musei pubblici e<br />

da raccolte private, non essendo colpa sua se, <strong>com</strong>' egli deplora,<br />

rimasero inaccessibili alle sue ricerche molte altre collezioni.<br />

Per una zecca secondaria, qual è Fano, sembra infatti che l'aver<br />

riunito più <strong>di</strong> dugento descrizioni <strong>di</strong> monete sia una bella testimo-<br />

nianza della cura posta dall'autore nel suo lavoro.<br />

Questo si estende specialmente nella parte economica, ed è fatto<br />

in modo coscienzioso; è corredato infine <strong>di</strong> buona copia <strong>di</strong> documenti,<br />

D' altra parte, la redazione è alquanto arida, e non mancano<br />

inoltre <strong>di</strong>suguaglianze e stonature, che dovrebbero esser tolte, se si<br />

desse alle stampe.<br />

b) Manoscritto col motto : Alma<br />

mater stu<strong>di</strong>orum.<br />

Il lavoro è denso <strong>di</strong> notizie positive, reca molto materiale <strong>di</strong><br />

documenti, ed è assai importante anche per la storia dell'arte.<br />

La sezione storica è poggiata sovra solide ricerche d'archivio,<br />

ciò che le conferisce un carattere schiettamente originale.<br />

Di contro a questi pregi, la Commissione deve osservare che<br />

la forma si risente della fretta con cui senza dubbio è stato <strong>com</strong>pi-<br />

lato il lavoro, e che la sezione descrittiva è in<strong>com</strong>pleta, <strong>com</strong>e l'autore<br />

stesso riconosce, essendo stata redatta soltanto sulle opere già e<strong>di</strong>te<br />

e su <strong>di</strong> un ristretto numero <strong>di</strong> collezioni.<br />

Considerato adunque che i due lavori, presentando innegabili<br />

pregi sostanziali, ma nello stesso tempo non essendo scevri <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti<br />

<strong>di</strong> forma, press' a poco si equilibrano per merito, la soluzione più<br />

razionale sembra quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il premio fra i due concorrenti,<br />

fors'anche accordando qualche preferenza all'autore della memoria<br />

Alma mater stu<strong>di</strong>orum. Al medesimo tuttavia dovrebb' esser fatto<br />

obbligo <strong>di</strong> <strong>com</strong>pletare la sezione descrittiva del suo lavoro (e <strong>di</strong><br />

allegare gli in<strong>di</strong>ci promessi dei locatarii della zecca, degl'incisori<br />

dei conii, dei saggiatori, degli artisti, ecc.) prima <strong>di</strong> ricevere la parte<br />

<strong>di</strong> premio a lui destinata.<br />

Milano, 20 gennaio 189J.<br />

La Commissione<br />

Solone Ambrosoli — Giuseppe Gavazzi — C. E. Visconti.<br />

Finito <strong>di</strong> stampare il 20 marzo 1897.<br />

Scotti Reno, Gerente responsabile.


TAVOLE.


Anno X, 1897.<br />

RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

L. FRATI. — Sull'erronea attribuzione al Francia delle monete gettate al popolo nel<br />

solenne ingrresso in Bologna <strong>di</strong> Giulio II per la cacciata <strong>di</strong> Gio. II BentlTOgllo.<br />

Tav. I.


RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

Anno X, 1897. • Tav. II.<br />

C. KUNZ. — Miscellanea Namismatica.


FASCICOLO II.


APPUNTI<br />

DI<br />

NUMISMATICA ROMANA<br />

XLIV.<br />

SULLE RESTITUZIONI.<br />

Monete postume in genere — Periodo delle Restituzioni<br />

Definizioni e caratteri — Origine e scopo<br />

Classificazione e collocamento — Descrizione.<br />

(Tavola III).<br />

Fra le caratteristiche <strong>di</strong> concetto che <strong>di</strong>stinguono<br />

la monetazione imperiale romana da qualunque altra,<br />

v'ha quella delle Restituzioni. Tutti conoscono tali<br />

monete; ogni trattato <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong>, per quanto<br />

elementare, ne parla, più o meno <strong>di</strong>ffusamente, e<br />

tutte le collezioni ne posseggono. Di esse, <strong>com</strong>e <strong>di</strong><br />

tutto ciò che ha attinenza alla <strong>numismatica</strong> romana,<br />

si occuparono parecchi vecchi autori (0 , i quali,<br />

anche in questo <strong>com</strong>e in molti altri argomenti, volendo<br />

troppo supporre e troppo indovinare, aumentarono<br />

le <strong>di</strong>fficoltà reali, ne crearono anche <strong>di</strong> im-<br />

maginarie, entrarono in <strong>di</strong>squisizioni lunghissime e<br />

fecero delle ipotesi talvolta anche assurde o stram-<br />

palate, tmiiis <strong>di</strong>gna Harduini ingenio, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ce<br />

Eckhel nella sua aurea Doctrina , nella quale (2)<br />

(i) Bimard, Le Beau, ecc.<br />

(2) Voi. V, Capo XVII, pag. 97 e segg.


124<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

rende conto <strong>di</strong> tutto e, riassumendo il meglio, ne fa<br />

una chiara esposizione; ma, dopo <strong>di</strong> lui, le Resti-<br />

tuzioni non formarono più, per quanto io mi sappia,<br />

oggetto <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o speciale.<br />

Può darsi quin<strong>di</strong> che, a un secolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza,<br />

uno sguardo generale e sintetico, che tutte le abbracci,<br />

presenti ancora qualche interesse, e non<br />

abbiano a riuscire affatto inutili alcune considerazioni<br />

su quella serie <strong>di</strong> monete presa nel suo <strong>com</strong>plesso.<br />

Chi scrive non ha menomamente la pretesa <strong>di</strong> <strong>di</strong>r<br />

cose molto profonde ne <strong>di</strong> esporre idee molto ar<strong>di</strong>te.<br />

Dirà invece cose molto semplici ed esporrà idee molto<br />

piane; ma può darsi che la naturalezza valga meglio<br />

delle ipotesi artificiose e che la semplicità spieghi<br />

meglio d'un ragionamento troppo <strong>com</strong>plicato.<br />

MONETE POSTUME IN GENERE.<br />

Le monete <strong>di</strong> restituzione, <strong>com</strong>e lo <strong>di</strong>ce il nome,<br />

vanno collocate fra le postume, relativamente all'Augusto<br />

che viene restituito; e formano anzi uno dei tre<br />

gruppi nei quali le monete postume vanno <strong>di</strong>vise. Ci<br />

conviene osservare dapprima questi tre gruppi nel loro<br />

insieme, onde vederne la concatenazione e la naturale<br />

<strong>di</strong>scendenza. Formano il primo gruppo le monete <strong>di</strong><br />

semplice memoria, il secondo quelle <strong>di</strong> consacrazione,<br />

il terzo quelle <strong>di</strong> restituzione.<br />

Le monete semplicemente postume, sono quelle<br />

coniate da un principe in memoria e ad onore del<br />

suo imme<strong>di</strong>ato antecessore, e portano da un lato l'ef-<br />

figie del principe che si intende ricordare, dall'altro<br />

il nome — raramente l' effigie — <strong>di</strong> quello che le<br />

fece coniare, ac<strong>com</strong>pagnato spesso da una data.<br />

Le monete <strong>di</strong> consacrazione, coniate <strong>com</strong>e le<br />

prime dall'imperatore o dal senato, portano al dritto


SULLE RESTITUZIONI 125<br />

l'effigie dell'Augiisto, del Cesare o delFAugusta passata<br />

nel numero degli Dei, al rovescio un emblema<br />

della consacrazione, il rogo, l'aquila, il carpento o<br />

simili, e la costante leggenda CONSECRATIO, senza<br />

alcuna in<strong>di</strong>cazione del nome, né l'effigie <strong>di</strong> chi ne<br />

or<strong>di</strong>nò la coniazione e senza alcuna data. Ciò che<br />

del resto sarebbe superfluo, essendo evidente che<br />

tali monete venivano emesse nell'occasione in<strong>di</strong>cata<br />

e quin<strong>di</strong> imme<strong>di</strong>atamente dopo l'apoteosi del principe<br />

<strong>com</strong>memorato, per or<strong>di</strong>ne del suo successore.<br />

Nelle monete <strong>di</strong> restituzione finalmente, al nome<br />

del principe che fa coniare la moneta in onore d'un<br />

antecessore più o meno lontano, viene aggiunta, a<br />

spiegazione del fatto, la parola RESTITVIT.<br />

In or<strong>di</strong>ne cronologico apparvero per le prime<br />

quelle <strong>di</strong> semplice <strong>com</strong>memorazione, le quali in<strong>com</strong>inciano<br />

al principio dell' impero. Seguirono le restituzioni<br />

inaugurate da Tito e Domiziano, e vennero<br />

per ultimo le consacrazioni in<strong>com</strong>inciate al tempo<br />

d'Adriano.<br />

Il senato romano non si decise che tar<strong>di</strong> ad<br />

imprimere sulle monete da lui emesse, l'effigie del-<br />

l' imperatore regnante, e assai prima 1' avevano im-<br />

pressa i triumviri, i <strong>di</strong>ttatori, i prefetti della flotta e<br />

i <strong>com</strong>andanti le truppe (imperatores) sulle monete da<br />

essi <strong>di</strong>rettamente coniate, ossia sull'oro e sull'argento.<br />

Allorché il senato iniziò la sua coniazione in<br />

Roma, il che fu sotto Tiberio, per un certo tempo<br />

<strong>di</strong> Tiberio non vi pose che il nome da un lato, mentre<br />

sull'altro vi collocava la testa d'Augusto. Tale fu<br />

l'origine delle monete postume, e se ne ha la spie-<br />

gazione assai naturale nella ritrosia che il senato,<br />

geloso della propria autorità, aveva ad imprimervi<br />

l'effigie dell'imperatore regnante, e nella preferenza<br />

a vedervi piuttosto quella dell' imperatore defunto.<br />

L' origine e 1' adozione delle monete <strong>di</strong> consa-


126 FRANCESCO GNECCHI<br />

crazione pure si spiegano assai facilmente, essendo<br />

monete <strong>com</strong>memorative dell'ultimo glorioso episo<strong>di</strong>o<br />

dell'Augusto <strong>di</strong>vinizzato; mentre quelle che <strong>di</strong>edero<br />

più a pensare ai nummografi furono le monete re-<br />

stituite. Intorno ad esse si formò un <strong>com</strong>plesso <strong>di</strong><br />

problemi, alla soluzione o alla eliminazione dei quali<br />

potrà forse contribuire l'esposizione piana e precisa<br />

dello stato <strong>di</strong> fatto, il che è ciò che tenterò <strong>di</strong> far(;,<br />

prima <strong>di</strong> entrare ad indagarne l'origine e lo sccpo.<br />

PERIODO DELLE RESTITUZIONI.<br />

Le Restituzioni non sono molto numerose; pochi<br />

sono i nomi che vi figurano <strong>com</strong>e restituiti e pochis-<br />

simi quelli dei restitutori; breve è quin<strong>di</strong> il periodo in<br />

cui quest'uso durò presso i romani. Le più antiche<br />

sono quelle <strong>di</strong> Tito e Domiziano, le più recenti quelle<br />

<strong>di</strong> M. Aurelio e L. Vero, senza che neppure vi sia una<br />

continuazione <strong>di</strong> nomi in questo breve lasso <strong>di</strong> tempo.<br />

Tito e Domiziano inaugurarono questa serie con<br />

monete <strong>di</strong> bronzo e non furono seguiti che da Nerva;<br />

o, per esprimere la cosa più esattamente, fu il senato<br />

che, durante il regno <strong>di</strong> questi tre imperatori, restituì<br />

alcuni de' suoi bronzi, sesterzii, dupon<strong>di</strong>i ed assi (tutti<br />

portano le lettere S C) coi nomi <strong>di</strong> precedenti imperatori,<br />

in<strong>com</strong>inciando da Augusto.<br />

Al nome <strong>di</strong> Tito il senato restituì monete <strong>di</strong><br />

Augusto, Livia, Agrippa, Tiberio, Druso, Nerone<br />

Druso, Germanico, Agrippina Madre, Clau<strong>di</strong>o e Galba.<br />

Al nome <strong>di</strong> Domiziano, monete <strong>di</strong> Augusto,<br />

Agrippa, Tiberio, Druso, Germanico, Clau<strong>di</strong>o.<br />

Al nome <strong>di</strong> Nerva finalmente, monete d'Augusto<br />

e d' Agrippina Madre.<br />

L' imperatore Tito, l' inauguratore delle restituzioni,<br />

ne fu anche il più abbondante produttore. Domi-


SULLE RESTITUZIONI 12?<br />

ziano si accontentò <strong>di</strong> riprodurre una parte <strong>di</strong> quelle<br />

emesse da Tito; Nerva fu ancora più parco <strong>di</strong> re<br />

stituzioni, quantunque le sue, per la maggior parte<br />

non siano riproduzioni <strong>di</strong> quelle de' suoi antecessori<br />

Con Nerva cessano le restituzioni senatoriali<br />

e in<strong>com</strong>inciano quelle coniate <strong>di</strong>rettamente dagli im<br />

peratori. Quattro soli sono gli imperatori che restituì<br />

Nerva, Trajano<br />

rono monete imperiali d' argento :<br />

Adriano e M. Aurelio associato con L. Vero; il solo<br />

Trajano coniò le restituzioni in oro. Aggiungerò anzi<br />

.che le restituzioni <strong>di</strong> Nerva, Adriano e M. Aurelio<br />

possono considerarsi quasi <strong>com</strong>e eccezioni, non essendocene<br />

pervenuto che un solo tipo o due per ciascheduno,<br />

mentre la sola vera serie è quella <strong>di</strong> Trajano.<br />

Nerva restituì un denaro d' Augusto che a noi<br />

pervenne in unico esemplare. Adriano un denaro <strong>di</strong><br />

Trajano e un medaglione asiatico d'Augusto Tuno<br />

e Taltro conosciuti per uno o due esemplari; Marco<br />

Aurelio e L. Vero pure restituirono un solo denaro,<br />

quello della Legione VI <strong>di</strong> M. Antonio, del quale però<br />

ci pervennero esemplari in numero grande, così da<br />

renderli <strong>com</strong>uni in tutte le collezioni.<br />

Trajano è il solo che ci fornisca una vera serie<br />

<strong>di</strong> restituzioni in oro e in argento. Conosciamo finora<br />

51 denari repubblicani d'argento restituiti e precisa<br />

mente delle famiglie: Aemilia, Caecilia, Carisia, Cassia<br />

Clau<strong>di</strong>a, Cornelia, Cornuficia, Decia, Di<strong>di</strong>a, Eppia<br />

Horatia, Julia, Junia, Livineia, Lucretia, MamiHa<br />

Marcia, Maria, Memmia, Minucia, Norbana, Numonia<br />

Pompeia, Porcia, Quinctia, Rubria, Scribonia, Servilia<br />

Sulpicia, Titia, Tullia, Valeria, Vipsania, pili alcuni<br />

denari incerti.<br />

Le sue restituzioni imperiali finora conosciute<br />

sono 16 in oro, che ricordano i nomi <strong>di</strong> Giulio Cesare,<br />

Augusto, Tiberio, Clau<strong>di</strong>o, Galba, Vespasiano,<br />

Tito e Nerva; una in argento in memoria d'Augusto.


1-28<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

Dopo Trajano V uso delle restituzioni è abbandonato,<br />

e non è se non a un secolo e mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>-<br />

stanza, ossia all'epoca <strong>di</strong> Filippo o <strong>di</strong> Gallieno, che<br />

troviamo una nuova serie <strong>di</strong> restituzioni imperiali<br />

coniate coll'argento <strong>di</strong> bassa lega che allora correva;<br />

ma queste si chiamano abusivamente restituzioni, o<br />

per lo meno non lo sono nel senso in cui inten<strong>di</strong>amo<br />

le restituzioni or<strong>di</strong>narie. Sono denari coniati al nome<br />

e ad onore <strong>di</strong> antichi imperatori e precisamente <strong>di</strong><br />

Augusto, Vespasiano, Tito, Nerva, Trajano, Adriano,<br />

Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo e Settimio<br />

Severo, col costante rovescio della consacrazione,<br />

rappresentato o dall'ara accesa o dall'aquila; ma senza<br />

la minima intenzione <strong>di</strong> arieggiare una riconiazione<br />

d'antiche monete, meno forse un' unica eccezione,<br />

quella che riproduce al rovescio <strong>di</strong> Trajano il tipo<br />

della VIA TRAIANA.<br />

L'epoca <strong>di</strong> tale coniazione non è bene precisata<br />

ma deve certo oscillare fra il regno <strong>di</strong> Filippo e<br />

quello <strong>di</strong> Gallieno; dal tipo però si attribuirebbero<br />

più volentieri al primo che non al secondo e potrebbe<br />

darsi che fossero state coniate in occasione della<br />

celebrazione del millennario <strong>di</strong> Roma, fatta una ec-<br />

cezione pel denaro sopra accennato col rovescio<br />

della Via Trajana, il quale, dalla fabbricazione, si<br />

<strong>di</strong>rebbe coniato al tempo <strong>di</strong> Gor<strong>di</strong>ano Pio.<br />

DEFINIZIONE E CARATTERI DELLE RESTITUZIONI.<br />

Contrariamente alle monete postume dei primi<br />

due gruppi, che sono <strong>di</strong> conio affatto originale, le<br />

restituzioni portano nel loro stesso nome il significato<br />

d'una rievocazione. Difatti ecco <strong>com</strong>e esse sono<br />

definite nei trattati <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong>:<br />

" Monete restituite sono quelle che furono riconiate


"<br />

SULLE RESTITUZIONI I29<br />

in epoca posteriore a quella della pruìia loro eniis-<br />

" sione e che portano il nome del principe che le fece<br />

" coniare seguito dalla parola RESTITVIT o piti <strong>com</strong>u-<br />

" nemente REST. „<br />

oppure:<br />

" Restituite si chiamano quelle monete^ sia conso-<br />

" lari che imperiali, le quali, oltre al tipo primitivo<br />

" e alla primitiva iscrizione, />or/rt«o /"/ nome dell' im-<br />

" peratore che le fece riconiare, aggiuntovi REST o<br />

" RESTITVIT.<br />

„<br />

Dalle quali definizioni, parrebbe che le monete<br />

restituite dovessero essere perfette riconiazioni <strong>di</strong><br />

monete già coniate da altro principe, ossia esatte<br />

riproduzioni <strong>di</strong> monete anteriori.<br />

Questo è appunto il concetto che generalmente<br />

e volgarmente ne è risultato, mentre il fatto non è<br />

tale e le restituzioni non sono tutte né sempre ri-<br />

produzioni <strong>di</strong> monete preesistenti.<br />

Come si può vedere dalla descrizione che ac<strong>com</strong>pagna<br />

questa memoria, le restituzioni dei denari<br />

repubblicani eseguite da Trajano sono le più fedeli agli<br />

archetipi. Vengono appresso quelle coniate dal senato,<br />

le quali per lo piij, ma non sempre, riproducono nello<br />

stesso modulo monete originariamente coniate dal<br />

principe che si intende ricordare; e per ultimo, <strong>com</strong>e<br />

le meno fedeli agli antichi tipi, le restituzioni imperiali<br />

d'oro e d'argento. E il perchè <strong>di</strong> questo fatto non<br />

è <strong>di</strong>fficile indagarlo. I denari repubblicani hanno tipi<br />

così speciali e in<strong>di</strong>viduali che non era possibile confon-<br />

dere l'uno coll'altro, senza produrre un anacronismo o<br />

una <strong>di</strong>ssonanza; e, volendo ricordare una data fami-<br />

glia, era necessario riprodurre fedelmente il dritto e il<br />

rovescio <strong>di</strong> una data moneta coi suoi tipi e colle sue<br />

leggende. È con queste norme che esse vennero<br />

coniate, e le troviamo tutte fedelissime agli originali.


130<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

meno forse qualche lieve ed eventuale eccezione, pic-<br />

colo particolare, <strong>di</strong> cui qui non è il caso <strong>di</strong> occuparci.<br />

Nelle restituzioni imperiali invece varie <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> tipo, <strong>di</strong> leggenda e <strong>di</strong> modulo s' incontrano già in<br />

quelle <strong>di</strong> bronzo, ove troviamo degli assi che portano<br />

il tipo d'un antico sesterzio, e qualche tipo anche vi<br />

appare che non figurò mai nelle monete originarie.<br />

Tali <strong>di</strong>fferenze poi sono assai maggiormente accen-<br />

tuate nelle restituzioni d'argento e d'oro.<br />

Ebbi già occasione <strong>di</strong> rilevare questo fatto<br />

nell'anno 1888 (3), quando <strong>di</strong>e<strong>di</strong> la descrizione <strong>di</strong> una<br />

nuova restituzione <strong>di</strong> Trajano. Riassumendomi ora<br />

brevemente, mi limiterò a richiamare <strong>com</strong>e dalla unita<br />

descrizione risulti che oltre la metà delle restituzioni<br />

imperiali è costituita da monete <strong>di</strong> cui non esistono<br />

gli archetipi, e precisamente su 17 restituzioni co-<br />

nosciute non ne contiamo che 7, nelle quali i dritti<br />

e i rovesci corrispondano a quelli delle monete ori-<br />

ginarie e vi corrisponda pure il metallo.<br />

. La<br />

definizione delle Restituzioni si può dunque<br />

rettificare <strong>com</strong>e segue:<br />

" Monete restituite sono quelle che un principe<br />

" coniò in memoria e coli* effigie <strong>di</strong> un suo predecessore,<br />

" apponendovi anche il proprio nome seguito dalla<br />

" parola REST o RESTITVIT „ e si può aggiungere:<br />

" Tali monete sovente riproducono più o meno esatta-<br />

" mente vere monete del principe <strong>com</strong>memorato, talvolta<br />

" invece non vi hanno alcun riscontro. „<br />

In termini più brevi:<br />

" Le monete restituite sono vere supposte ripro-<br />

" duzioni <strong>di</strong> monete anteriori, sulle quali viene aggiunto<br />

" il nome del principe che ne fece la coniazione seguito<br />

" — quasi sempre — dalla parola RESTITVIT. „<br />

(3) Riv. It. <strong>di</strong> Num. Appunti <strong>di</strong> Num. Romana, N. i.


SULLE RESTITUZIONI I3I<br />

ORIGINE E RAGIONE DELLE RESTITUZIONI.<br />

Abbiamo visto nel principio <strong>di</strong> questa memoria<br />

<strong>com</strong>e avessero origine le monete postume e <strong>com</strong>e<br />

da queste siano derivate le restituite. Il nome d'Augusto<br />

s'imponeva sempre ed esercitava sempre il suo<br />

fascino sull'impero da lui fondato. È naturale quin<strong>di</strong><br />

che questo nome, glorificato subito dopo la sua morte<br />

sulle monete <strong>di</strong> Tiberio coH'epiteto <strong>di</strong> PATER PATRIAE<br />

e <strong>di</strong> DIVVS, venisse rievocato anche più tar<strong>di</strong> e la<br />

rievocazione fu opera del senato, il quale inaugurò<br />

così il sistema delle restituzioni.<br />

E qui sorgono ad<strong>di</strong>rittura le cento <strong>di</strong>mande che<br />

<strong>di</strong>edero luogo alle più o meno serie — e alcune<br />

anche amene, — supposizioni dei numismatici antichi,<br />

che qui non è più il caso <strong>di</strong> riportare, perchè ormai<br />

definitivamente abbandonate; ma alle quali una ri-<br />

sposta esauriente non venne finora data neppure dai<br />

moderni ^4). Perchè tale iniziativa nella monetazione<br />

romana venne presa dal senato e non dall'imperatore<br />

stesso? Perchè la coniazione <strong>di</strong> tali monete<br />

senatorie ha un sì breve periodo ? Perchè, al cessare<br />

<strong>di</strong> questa, in<strong>com</strong>incia, pure per un breve periodo, la<br />

coniazione da parte degli imperatori?<br />

E, venendo poi a <strong>di</strong>scutere e vagliare i nomi<br />

dei principi restituiti : con quale criterio se ne fece<br />

una scelta? Non certo appoggiandosi ai meriti perso-<br />

nali, giacché, se non abbiamo restituzioni <strong>di</strong> Caligola<br />

e <strong>di</strong> Nerone, ne abbiamo però <strong>di</strong> Tiberio e <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o.<br />

E perchè, per esempio, Nerva restituì solo monete<br />

(4) Difatti anche l'Articolo consacrato alle Restituzioni nel recentissimo:<br />

Diciionary of roman coins <strong>di</strong> Stevenson Smith e Madden (Londra<br />

1888) si chiude con queste parole: " It must be confessed that the resto-<br />

" ralions in question are stili left among the unsolved rid<strong>di</strong>cs of ancient<br />

" numismatisni. „


132 FRANCESCO GNECCHI<br />

d'Augusto e d'Agrippina madre e non del buon Tito<br />

o del grande Vespasiano? E perchè M. Aurelio e<br />

L. Vero, dopo alcuni anni che le restituzioni erano<br />

cessate, pensarono a restituire l'unica Legione VI <strong>di</strong><br />

M. Antonio?<br />

Ecco altrettanti problemi che sarebbe certo in-<br />

teressante l'indagare; e, pensando ai quali, fui io pure<br />

lungamente dubbioso, finché un bel giorno mi venne<br />

la convinzione, che, se essi rimarranno probabilmente<br />

per sempre insoluti presi ad uno ad uno nei loro<br />

particolari, per la spiegazione dei quali ci mancano<br />

ormai i necessari elementi, considerati invece in modo<br />

generale, presentano una soluzione molto piana. Mi<br />

pare anzi che i <strong>di</strong>versi problemi accennati, meglio<br />

che sciogliere singolarmente, si debbano eliminare in<br />

blocco. E, per bene esprimere il mio concetto, mi si<br />

permetta <strong>di</strong> esporre <strong>com</strong>e io, riportandomi a quei<br />

tempi, immagino che realmente siano andate le cose.<br />

Premettiamo che uno dei più prepotenti tiranni<br />

che dominano le umane vicende, è l'uso; ed anzi,<br />

per adoperare un' altra parola, la quale, sotto una<br />

veste pili leggera e con un' apparenza assai poco<br />

scientifica, esprime però piìi precisamente il mio<br />

pensiero, la moda. Questa dea o semidea, che sembra<br />

portare con se il profumo della freschezza e della<br />

novità, è vecchia quanto il mondo e venti secoli or<br />

sono esercitava il suo fascino precisamente <strong>com</strong>e lo<br />

esercita al giorno d'oggi e <strong>com</strong>e verosimilmente lo<br />

eserciterà sui mortali fin che questi passeggeranno<br />

sotto la volta del cielo.<br />

Orbene, senza ricercare cause recon<strong>di</strong>te e pro-<br />

fonde, io penso che a lei sola si debba attribuire l'appa-<br />

rizione, la successiva trasformazione e il cessare delle<br />

restituzioni. Una mo<strong>di</strong>ficazione nella monetazione romana<br />

è un semplice episo<strong>di</strong>o che riesce assai facilmente<br />

spiegabile con quella sola causa, alla quale


SULLK RESTITUZIONI I33<br />

vanno attribuiti avvenimenti <strong>di</strong> ben maggiore importanza.<br />

Tito e Domiziano, volendo rievocare la memoria<br />

d'Augusto, fanno la trovata delle restituzioni, il<br />

che avviene probabilmente nell'anno 80 o 81 dell'era<br />

volgare, poiché buona parte delle restituzioni <strong>di</strong> Tito<br />

portano appunto la data del suo ottavo consolato.<br />

L'idea piace e, <strong>di</strong>etro alle prime, se ne fanno altre,<br />

finché la volubile moda si volge ad altro e le restituzioni<br />

cessano con Trajano, per fare poi ancora una<br />

eccezionale apparizione sotto Adriano e più tar<strong>di</strong><br />

sotto Marc'Aurelio e Lucio Vero (5).<br />

La monetazione romana , per<br />

<strong>com</strong>e<br />

sé stessa eminentemente<br />

<strong>com</strong>memorativa ,<br />

or<strong>di</strong>nariamente<br />

registrava, raffigurandoli sui rovesci, tutti gli avve-<br />

nimenti che si andavano giornalmente svolgendo, si<br />

occupava egualmente degli avvenimenti passati, <strong>di</strong><br />

mano in mano che si andavano <strong>com</strong>memorando e<br />

li celebrava, rievocando con una restituzione, il nome<br />

<strong>di</strong> uno dei precedenti imperatori o d'un personaggio<br />

insigne, il cui nome fosse collegato coU'avvenimento<br />

<strong>com</strong>memorato.<br />

(5) Un esempio che si acconcia benissimo al caso 1* abbiamo nella<br />

coniazione delle monete multiple (piéforts) nella <strong>numismatica</strong> <strong>italiana</strong> ed<br />

estera me<strong>di</strong>oevale, coniazione che fiorì qua e là a brevi perio<strong>di</strong>, e un<br />

altro l'abbiamo nella medaglistica <strong>italiana</strong> durante il principio <strong>di</strong> questo<br />

secolo. La produzione delle medaglie, da qualche tempo limitatissima,<br />

prende uno straor<strong>di</strong>nario sviluppo all'epoca dell'epopea napoleonica.<br />

Le medaglie si coniano a centinaia, ogni fatto grande o piccolo viene<br />

<strong>com</strong>memorato con una apposita medaglia. E l'esuberanza raggiunge tali<br />

limiti che, non bastando più gli eroi né gli uomini gran<strong>di</strong> nelle arti, nelle<br />

lettere o nelle <strong>scienze</strong>, vengono coniate medaglie in onore <strong>di</strong> tutte le<br />

celebri cantatrici, delle vezzose seguaci <strong>di</strong> Tersicore e persino dei co-<br />

reografi! La febbre durò pochi anni e la produzione delle medaglie si<br />

ridusse ben presto alle sue giuste proporzioni. Il raccoglitore <strong>di</strong> meda-<br />

glie italiane che verrà fra molti anni non potrà spiegarsi quel periodo<br />

che abbraccia il primo quarto del nostro secolo, fecon<strong>di</strong>ssimo e specia'mente<br />

fecondo <strong>di</strong> tnedaglie per gli eroi e le eroine da teatro, se non<br />

<strong>di</strong>cendo: fu un capriccio della moda! e sarà nel vero. Io penso che la<br />

stessa cosa sia avvenuta per le restituzicni romane.


134 FRANCESCO GNECCHI<br />

Il culto degli anniversari non è certamente una<br />

novità dei nostri tempi; era anzi vivissimo presso i<br />

Romani (informino i voti, le feste e i giuochi), ed è<br />

da essi che noi l'abbiamo ere<strong>di</strong>tato.<br />

Se tutte le restituzioni portassero una data — ed<br />

è deplorevole che invece non ve ne sia che un certo<br />

numero <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Tito coli' unica data, <strong>di</strong> cui si<br />

fece cenno più sopra — vi troveremmo probabilmente<br />

molte coincidenze interessanti. Durante il regno <strong>di</strong><br />

Tito e Domiziano cade il centenario della morte<br />

d'Agrippa, il cinquantennario della morte d'Agrippina,<br />

<strong>di</strong> Tiberio e <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o, e <strong>di</strong>fficile sarebbe il <strong>di</strong>re oggi<br />

<strong>di</strong> quanti altri importanti avvenimenti relativi agli<br />

altri personaggi restituiti cadessero gli anniversari in<br />

quel periodo. Fatto sta che la monetazione se ne im-<br />

padroniva, senza troppo sottilizzare se il nome, cui<br />

l'avvenimento si riferiva, fosse veramente glorioso,<br />

oppure semplicemente opportuno al momento. E ciò<br />

significherebbe che la scelta dei personaggi non va<br />

molto indagata, non essendo sempre libera e spontanea;<br />

ma <strong>di</strong>pendendo bene spesso da circostanze o<br />

da casualità passaggere. Di quanti fra i nostri anni-<br />

versari i posteri cercheranno invano la ragione!<br />

E da ciò si può anche dedurre che la restituzione<br />

si riferiva al personaggio, non già alla moneta. Lo<br />

spirito della restituzione non era certamente quello<br />

<strong>di</strong> riconiare una precisa moneta <strong>di</strong> tempi anteriori,<br />

bensì <strong>di</strong> ricordare un principe passato. Per far questo<br />

si coniava una moneta che ne riproducesse il nome<br />

e l'effige e si sceglieva generalmente un rovescio che<br />

avesse appartenuto alle sue monete; ma, anche quando<br />

si seguiva questa norma — il che non era costante —<br />

non s' andava allo scrupolo nella riproduzione dei<br />

particolari. Inutile quhi<strong>di</strong> il sottilizzare sulla maggiore<br />

o minore fedeltà delle riproduzioni, superflue le inda-<br />

gini per trovare ad ogni restituzione il suo archetipo


SULLE RESTITUZIONI I35<br />

e vana la frase assai <strong>com</strong>une che <strong>di</strong> una data resti-<br />

tuzione l'archetipo non si è ancora trovato. Non si<br />

è trovato e non si troverà mai per la semplice ra-<br />

gione che non ha mai esistito.<br />

Tutto ciò vale per le restituzioni imperiali, intorno<br />

alle quali i <strong>di</strong>versi problemi non avrebbero dunque<br />

più ragione <strong>di</strong> esistere. Ma, al cessare <strong>di</strong> queste, ci<br />

troviamo <strong>di</strong> fronte alle repubblicane <strong>di</strong> Trajano le<br />

quali, per quanto ci si presentino sotto un aspetto piìi<br />

chiaro e più facilmente spiegabile, non mancarono <strong>di</strong><br />

dar luogo esse pure a lunghe <strong>di</strong>spute fra i cercatori <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficoltà. Osserviamo anche queste dalla loro origine.<br />

Durante il primo secolo dell'impero continuarono<br />

ad essere in corso gli antichi denari della Repubblica;<br />

ma, sic<strong>com</strong>e, per quanto consunti dalla lunga circo-<br />

lazione, pure avevano sempre un intrinseco superiore<br />

a quello dei denari imperiali, si presentava <strong>com</strong>e<br />

regola <strong>di</strong> saggia amministrazione economica quella<br />

<strong>di</strong> una rifon<strong>di</strong>ta generale e Trajano decise <strong>di</strong> adottarla.<br />

Eseguendo tale riforma, era anche naturale che gli<br />

<strong>di</strong>spiacesse rinunciare <strong>com</strong>pletamente alle tra<strong>di</strong>zioni<br />

gloriose che questi denari repubblicani ricordavano,<br />

e da ciò pare naturalissimo sia sorta l'idea <strong>di</strong> conservarne<br />

una memoria, riconiando un certo numero <strong>di</strong><br />

monete che riproducessero gli antichi tipi.<br />

Ecco l'origine molto naturale e facilmente accet-<br />

tabile delle restituzioni <strong>di</strong> Trajano. Essa venne infatti<br />

generalmente accettata; ma le <strong>di</strong>fficoltà nacquero in»<br />

vece al punto <strong>di</strong> indagare o <strong>di</strong> indovinare quali furono<br />

i criteri che presiedettero alla scelta delle monete da<br />

restituire; perchè, mentre ci mancano fra le restituzioni<br />

quelle <strong>di</strong> molte famiglie patrizie ed illustri, ne<br />

abbiamo altre <strong>di</strong> famiglie plebee e quasi ignote. Dato<br />

che si voglia entrare nel merito della questione,<br />

bisogna osservare in primo luogo che molte famiglie<br />

le quali ora per noi riescono oscure e certi nomi che


136<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

sono affatto ignoti al giorno d'oggi, assai probabilmente<br />

non erano tali allora; in secondo luogo che<br />

noi non possiamo valutare le influenze che avranno<br />

esercitato famiglie tuttora esistenti, che contavano<br />

antichi magistrati monetarii fra i loro antenati e che<br />

avevano i loro nomi iscritti sulle monete, le private<br />

ambizioni, gli interessi personali e via <strong>di</strong>cendo.<br />

Una considerazione però è superiore ad ogni altra<br />

ed è che tutti questi ragionamenti sono fatti in base<br />

ai soli monumenti che ci sono pervenuti, mentre non<br />

sappiamo quanti ce ne restino ignoti.<br />

La coniazione <strong>di</strong> queste restituzioni pare sia<br />

stata molto ristretta, e certo limitatissima in confronto<br />

alla sterminata monetazione <strong>di</strong> Trajano, <strong>di</strong>modoché<br />

è certo che noi non la conosciamo che assai in<strong>com</strong>pletamente,<br />

scarsissimo essendo il numero degli<br />

esemplari che ci sono pervenuti.<br />

I denari repubblicani furono restituiti non al peso<br />

originario, ma al peso dei denari del tempo <strong>di</strong> Trajano,<br />

ciò che era appunto nello spirito della riconiazione<br />

generale e quin<strong>di</strong> entrarono nella circolazione, <strong>com</strong>e<br />

evidentemente appare dallo stato <strong>di</strong> conservazione<br />

in generale me<strong>di</strong>ocre o cattivo, caso <strong>com</strong>une a tutte<br />

le monete rare, fra cui non v'ha scelta e ogni esem-<br />

plare è scrupolosamente conservato. Dall' arte finis-<br />

sima <strong>di</strong> queste restituzioni, anche relativamente al resto<br />

della coniazione <strong>di</strong> Trajano, appare evidentemente<br />

che i con! furono apprestati con cura speciale, probabilmente<br />

dagli artisti addetti all'incisione <strong>di</strong> quelli<br />

dell'oro; quin<strong>di</strong> è probabile che <strong>di</strong> ciascun tipo non<br />

si fossero incisi che pochissimi coni. Non oserei certo<br />

<strong>di</strong>re, <strong>com</strong>e alcuno vorrebbe supporre, che fosse stato<br />

fatto un solo conio <strong>di</strong> ogni tipo perchè, quantunque<br />

le poche volte che mi occorse <strong>di</strong> vedere la stessa<br />

moneta in due esemplari, (caso che è naturalmente<br />

raro, vista l' estrema rarità <strong>di</strong> queste monete) mi


SULLE RESTITUZIONI I37<br />

parve <strong>di</strong> poter quasi sempre verificare che i <strong>di</strong>versi<br />

esemplari erano prodotti dallo stesso conio , mi<br />

avvenne però anche il caso contrario, e cito l'esempio<br />

del mio denaro della Cornelia (Bah. N. 17) già nella<br />

Coli. Gosselin, poi Bclfort, il quale è prodotto da un<br />

conio <strong>di</strong>verso da quello dell'esemplare <strong>di</strong> Vienna.<br />

Ad ogni modo resta assodato che i denari e gli<br />

aurei restituiti <strong>di</strong> Trajano, rari nel loro <strong>com</strong>plesso,<br />

sono tutti singolarmente rarissimi e possiamo <strong>di</strong>re con<br />

sicurezza che fra le monete <strong>di</strong> Trajano le piij rare sono<br />

le sue restituzioni. Difatti, un secolo fa non se ne conosceva<br />

che la metà <strong>di</strong> quelle che ora si conoscono,<br />

qualcheduna appare <strong>di</strong> tempo in tempo e ne va mano<br />

mano aumentando la serie; molte poi non sono conosciute<br />

che per un unico esemplare. Può darsi che<br />

alcune altre esistano in piccole collezioni ignorate e,<br />

assai più che nelle collezioni, altre parecchie possono<br />

giacere ancora nascoste in quel gran serbatojo che<br />

è la terra, da dove forse non usciranno mai. Di altre<br />

infine, data l'esiguità della coniazione, è assai pro-<br />

babile che non ne sia rimasto più alcun esemplare,<br />

che fra l' esserne sopravissuti pochissimi, uno solo o<br />

nessuno la <strong>di</strong>fferenza è assai piccola. E dunque lecito<br />

supporre che il numero delle famiglie, cui venne reso<br />

l'onore della restituzione, fosse assai più grande <strong>di</strong><br />

quello che a noi consta. Io penso che fosse estesissimo<br />

e andrei volontieri fino ad ammettere, <strong>com</strong>e<br />

ipotesi più naturale, che tutte le monete repubblicane<br />

ancora in circolazione al tempo <strong>di</strong> Trajano fossero<br />

restituite. Col che intendo <strong>di</strong>re che, se alcuni tipi<br />

non lo furono, la ragione si deve ricercare in ciò,<br />

che probabilmente quelli, <strong>di</strong> cui era stata più scarsa<br />

in origine la coniazione, erano già s<strong>com</strong>parsi dal<br />

mercato monetario, e certo non è a supporsi che<br />

Trajano, si sia occupato a <strong>com</strong>pletare la serie delle<br />

sue restituzioni con quella cura assidua e paziente<br />

18


138<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

che impiegherebbe oggidì un raccoglitore; ma si sia<br />

accontentato <strong>di</strong> restituire quei denari che naturalmente<br />

gli cadevano sotto mano. Ammesso ciò, rimarrebbe<br />

levato <strong>di</strong> mezzo <strong>com</strong>pletamente anche per<br />

queste il famoso problema della scelta.<br />

E così, da quanto finora siamo andati <strong>di</strong>cendo,<br />

risulterebbe che tutta la faccenda delle restituzioni,<br />

sia repubblicane sia imperiali, invece <strong>di</strong> presentarsi<br />

irta <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, <strong>di</strong> dubbii e <strong>di</strong> stranezze inespHcabili,<br />

apparirebbe facile e piana, <strong>com</strong>e del resto è natu-<br />

rale che sia, perchè nell'or<strong>di</strong>ne dei fatti non è strano<br />

se non ciò che ignoriamo o che conosciamo male.<br />

" Forse per più sottil persona si vedrebbe in<br />

" ciò più sottile ragione; ma questa è quella ch'io<br />

" ne veggio e che più mi piace (^). »<br />

CLASSIFICAZIONE E COLLOCAMENTO<br />

DELLE RESTITUZIONI.<br />

Lasciando ora il campo della speculazione, veniamo<br />

ad una questione positiva <strong>di</strong> fatto.<br />

In tutti i cataloghi e in tutte le collezioni, le<br />

restituzioni sono collocate sotto il nome del principe<br />

restituito e, <strong>di</strong>rò anzi in via più generale, tutte le<br />

monete postume sono collocate sotto il nome del<br />

principe <strong>com</strong>memorato; così noi ve<strong>di</strong>amo attribuite<br />

ad Augusto i bronzi coniati in Roma al suo nome<br />

sotto Tiberio, e le sue restituzioni coniate tanti anni<br />

dopo da Tito, Domiziano, Nerva, Trajano o Adriano.<br />

Ciò è evidentemente un anacronismo. Può passare<br />

che le monete <strong>di</strong> consacrazione facciano quasi un<br />

seguito alle monete dell'imperatore consacrato, <strong>com</strong>e<br />

impresse imme<strong>di</strong>atamente dopo la sua morte, quasi<br />

(6) Dante, La Vita Nuova. § XXX.


SULLE RESTITUZIONI I39<br />

episo<strong>di</strong>o finale e, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ce la stessa parola, consacrazione<br />

dell'estinto, e d'altronde queste monete non<br />

portano mai il nome <strong>di</strong> chi le ha coniate; ma le<br />

monete postume e <strong>di</strong> restituzione non v' ha dubbio<br />

che devono essere collocate ed attribuite a chi le<br />

ha fatte coniare, qualunque sia il nome che esse<br />

vogliono ricordare e 1* effigie che portano, la quale<br />

costituisce il rovescio e non il dritto della moneta.<br />

L'aver considerato <strong>com</strong>e dritto il lato della testa<br />

fu il primo malinteso che portò l'errore <strong>di</strong> collocamento<br />

delle monete restituite; mentre il dritto è<br />

quello che porta il nome dell' Augusto che fece<br />

coniare la moneta (7), e se, per una semplice acciden-<br />

talità o, <strong>di</strong>remo più precisamente, per l'indole della<br />

moneta stessa, il rovescio, invece <strong>di</strong> una rappresen-<br />

tazione storica, allegorica, religiosa od altro, porta<br />

un ritratto d' un principe trapassato , ciò non ne<br />

mo<strong>di</strong>fica punto la natura e non ne muta la proprietà.<br />

Si lasci dunque che Tito e Domiziano abbiano nella<br />

serie delle proprie monete quelle da essi restituite al<br />

nome d'Augusto, <strong>di</strong> Livia, d'Agrippa e via <strong>di</strong>cendo,<br />

Nerva monete colla testa d'Augusto e d'Agrippina<br />

madre, Trajano tutte le numerose sue restituzioni<br />

repubblicane ed imperiali; sarà assai più ragionevole<br />

che <strong>di</strong>sseminarle in un periodo <strong>di</strong> quattro secoli. Le<br />

teste <strong>di</strong> G. Cesare, d'Augusto, <strong>di</strong> Galba o qualunque<br />

altra e tutti gli antichi tipi repubblicani non faranno<br />

che aumentare le varietà de' rovesci dei <strong>di</strong>versi<br />

restitutori, mentre le monete sono e resteranno<br />

sempre vere e proprie monete <strong>di</strong> chi le ha fatte<br />

coniare e non mai dei principi restituiti. Fare altrimenti<br />

e seguire l'antico sistema <strong>di</strong> classificazione sarebbe<br />

<strong>com</strong>e attribuire ad Anco Marzio o a Numa Pompilio<br />

alcune monete dei Calpurni e dei Marci perchè<br />

(7) E così le ho <strong>di</strong>sposte nella tavola.


140<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

portano le teste <strong>di</strong> quei re. Nelle monete della Re-<br />

pubblica a nessuno è mai venuto il pensiero <strong>di</strong> fare<br />

una simile classificazione perchè V anacronismo e<br />

l'assurdo sarebbero troppo evidenti; si è adottato<br />

invece generalmente per le imperiali perchè s'è co-<br />

minciato da principio a scambiare il dritto pel rovescio<br />

e perchè l'anacronismo non riusciva così patente;<br />

esso però esiste egualmente ed è da augurarsi che<br />

l'errato sistema cessi nelle classificazioni che aspirano<br />

al nome <strong>di</strong> serie.<br />

DESCRIZIONE DELLE RESTITUZIONI.<br />

A Augusto.<br />

RESTITUZIONI DI TITO,<br />

1. Sesterzio. — Sconosciuto a Cohen. Coli. Gnecchi (8).<br />

^B" — DIVVS AVGVSTVS PATER. Augusto ra<strong>di</strong>ato seduto<br />

a sinistra con un ramo e un lungo scettro. — 1^ — IMP<br />

T CAES DIVI VESP F AVG P M TR P P COS Vili. Nel<br />

campo RESI S C. (Anno 80 o 81 d. C).<br />

2. Sesterzio. — Coh. suppl. 68.<br />

^ - DIVVS AVGVSTVS PATER. Augusto ra<strong>di</strong>ato seduto<br />

a sinistra con una patera e uno scettro. — 1^ — T CAES<br />

DIVI VESPI F AVG P M TR P Vili. Nel campo REST S C.<br />

3. Sesterzio. — Coh. 481.<br />

^ — DIVVS AVGVSTVS PATER. Augusto ra<strong>di</strong>ato seduto<br />

a sinistra con un ramo e un lungo scettro. Davanti a<br />

lui un'ara accesa. - 1^ - IMP T CAES DIVI VESP F<br />

AVG P M TR P COS Vili REST. Nel campo S C.<br />

(8) Ve<strong>di</strong> Gazze/fa Nuniisinatica <strong>di</strong> Como. Anno i886.


SULLE RESTITUZIONI<br />

4. Sesterzio. — Coh. 482.<br />

La stessa moneta senza la parola RESI nel rovescio.<br />

Di queste quattro varietà <strong>di</strong> un tipo simile, quelle coli' ara accesa<br />

hanno il loro archetipo nel sesterzio d'Augusto coniato sotto Tiberio<br />

(Coh. N. 27). Le prime sono due varietà in cui<br />

I4I<br />

1' ara venne soppressa.<br />

5. Dnpon<strong>di</strong>o. — Coh. 488.<br />

^ — DIVVS AVG-VSTVS PATER. Testa ra<strong>di</strong>ata a destra. —<br />

9 - IMP T VESP AVG RESI S C Vittoria che vola a<br />

sinistra con uno scudo sul quale si legge S P Q R.<br />

6. Dnpon<strong>di</strong>o. — Coh. 487.<br />

La stessa moneta con testa ra<strong>di</strong>ata a sinistra.<br />

Questo tipo della Vittoria è pure conosciuto in un dupon<strong>di</strong>o d'Au-<br />

gusto coniato sotto Tiberio (Coh. N. 280).<br />

7. Asse. — Coh. 483.<br />

^' - DIVVS AVGVSTVS PATER. Testa ra<strong>di</strong>ata a destra.<br />

- 9/ - IMP T VESP AVG- REST S C. Aquila su <strong>di</strong> un<br />

globo, rivolta a destra.<br />

8. Asse. — Coh. 484.<br />

La stessa moneta con testa ra<strong>di</strong>ata a sinistra.<br />

9. Asse. — Coh. 484 var.<br />

Come il precedente con RESTITVIT.<br />

10. Asse. — Coh. suppl. 70.<br />

^ - DIVVS AVGVSTVS PATER. Testa ra<strong>di</strong>ata a destra.<br />

- 91 - IMP T VESP AVG REST S C Aquila su <strong>di</strong> un<br />

globo rivolta a sinistra.<br />

11. Asse. — Coh. suppl. 69.<br />

La stessa moneta con testa ra<strong>di</strong>ata a sinistra.<br />

12. Asse. — Coh. Aggiunte N. 5, pag. 417.<br />

Variante del N. 11. (Coh. suppl. 70) con RESTITVIT.<br />

13. Asse. — Coh. 485.<br />

^ — DIVVS AVGVSTVS PATER. Testa ra<strong>di</strong>ata a destra.<br />

- 5< - IMP T VESP AVG REST. Aquila su <strong>di</strong> un fulmine<br />

rivolta a sinistra.<br />

14. Asse. — Coh. 486.<br />

La stessa moneta con testa ra<strong>di</strong>ata a sinistra.


142<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

15. Asse. — Ine<strong>di</strong>ta. Coli. Brera.<br />

B' — DIVVS AVG-VSTVS PATER. Testa ra<strong>di</strong>ata a sinistra.<br />

- 9* - IMP T CAES AVG RESTITVIT. Aquila su <strong>di</strong> un<br />

cippo volta a sinistra.<br />

L'aquila sul globo è rappresentata in un asse d'Augusto coniato<br />

sotto Tiberio (Coh. N. 282); sul fulmine e sul cippo non la troviamo<br />

nei bronzi d'Augusto.<br />

16. Asse. — Coh. 489.<br />

& — DIVVS AV&VSTVS PATER. Testa ra<strong>di</strong>ata a sinistra.<br />

— ^ IMP T AVG REST S C. Ara e all'esergo PROVIDENT.<br />

17. Asse. — Coh. 489 var.<br />

La stessa moneta con — 9* — IMP T VESP AVG REST.<br />

i8. Asse. — Coh. Aggiunte 4.<br />

ÌB' — Come il precedente. - ^ — IMP T CAES AVG<br />

RESTITVIT. Ara e all'esergo PROVIDER".<br />

Anche quest'ultimo tipo è conosciuto e anzi <strong>com</strong>unissimo in un asse<br />

d'Augusto coniato sotto Tiberio (Coh. N. 272).<br />

B Livia.<br />

1. Diipon<strong>di</strong>o. — Coh. 6.<br />

^ — IVSTITIA. Busto <strong>di</strong>ademato <strong>di</strong> Livia a destra. —<br />

9( - IMP T CAES DIVI VESP F REST. Nel campo S C<br />

2. Dupon<strong>di</strong>o. — Coh. 7.<br />

^' - Lo stesso. - P — IMP T CAES DIVI VESP F AVG<br />

P M TR P P P COS Vili RESTITV in doppia leggenda.<br />

Nel campo S C (Anno 80 o 81 d. C).<br />

3. Dupon<strong>di</strong>o. — Coh. 8.<br />

^ — PIETAS. Busto velato <strong>di</strong> Livia a destra. — p — IMP<br />

T CAES DIVI VESP F AVG RESTIT. Nel campo S C<br />

4. Dupon<strong>di</strong>o. — Var. del prec. Coli. Gnecchi.<br />

Varietà del precedente con REST.<br />

5. Dupon<strong>di</strong>o. — Sconosciuto a Coh. Coli. Gnecchi (9).<br />

^ - PIETAS. Busto velato <strong>di</strong> Livia a destra. — 9* — IMP<br />

(9) Ve<strong>di</strong> Gazzetta Numismatica <strong>di</strong> Como 1886.


SULLE RESTITUZIONI I43<br />

T CAES DIVI VESP F AVG P M TR P P P COS Vili<br />

RESTITVIT in doppia leggenda. Nel campo S C. (Anno 80<br />

o 8[ d. C).<br />

I due tipi ivsTiTiA e pietas dei dupon<strong>di</strong>i <strong>di</strong> Livia sono esattamente<br />

riprodotti nelle Restituzioni. Potrebbe darsi che si ritrovasse anche la<br />

restituzione del terzo che porta la leggenda salvs avgvsta, del quale<br />

nell'archetipo esiste l'asse e il dupon<strong>di</strong>o. Nei primi due tipi non vi<strong>di</strong><br />

mai che dupon<strong>di</strong>i.<br />

C Agrippa.<br />

I. Asse. -- Coh. 5.<br />

/B' — M AGRIPPA L F COS MI. Testa a sinistra colla corona<br />

rostrale. - :^ - IMP T VESP AVG- REST S C. Nettuno<br />

col tridente e un delfino.<br />

Questa Restituzione riproduce fedelissimamente (<strong>com</strong>prese le leggende<br />

originali, a cui viene aggiunta quella <strong>di</strong> Restituzione) il <strong>com</strong>une<br />

me<strong>di</strong>o bronzo d'Agrippa.<br />

D Tiberio.<br />

1. Sesterzio. — Coh. 57.<br />

B' - CIVITATIBVS ASIAE RESTITVTIS. Tiberio laureato<br />

seduto a sinistra con una patera e uno scettro. —<br />

P - IMP T CAES DIVI VESP F AVG P NI TR P P P COS<br />

VIII REST. Nel campo S C. (Anno 80 o 81 d. C).<br />

Esatta riproduzione del bronzo <strong>di</strong> Tiberio (Coh. N. 51).<br />

2. Asse. — Coh. 58.<br />

/B* - TI CAESAR DIVI AVG F AVGVST IMP Vili. Testa<br />

nuda a destra. - ^f - IMP T CAES DIVI VESP F AVG<br />

RESTITVIT. Nel campo S C (Anno 75<br />

d. C).<br />

3. Asse. — Coh. 59.<br />

& — Medesima leggenda. Testa nuda a sinistra. —<br />

^ - IMP T CAES DIVI VESP F AVG REST. Nel campo S C.<br />

4. Asse. — Coh. 60.<br />

/©' — Come il precedente. - 9^ — IMP T CAES DIVI<br />

VESP F AVGVST TR P P P COS Vili RESTITVIT (in<br />

doppia leggenda). Nel campo S C


144<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

5. Asse. — Coh. 60 var.<br />

^ — Come il precedente. - ^ - IMP T CAES DIVI<br />

VESP F AVG- P M TR P P P COS<br />

doppia leggenda). Nel campo S C<br />

Vili RESTITVIT (in<br />

Questi quattro assi riproducono, colla semplice mutazione della<br />

leggenda nel rovescio, quelli descritti ai Numeri 30 a 33 <strong>di</strong> Cohen.<br />

6. Asse. — Coh. 61.<br />

^ — Come i due precedenti. - 9/ - IMP T CAES DIVI<br />

VESP F AVG RESI S C. Caduceo alato.<br />

Simile all'asse descritto al N. 37 <strong>di</strong> Tiberio.<br />

E Druso.<br />

1. Asse. — Coh. 4.<br />

'!& — DRVSVS CAESAR TI AVO F DIVI AVG N- Testa nuda<br />

a sinistra. — P - IMP T CAES DIVI VESP F AVG REST.<br />

Nel campo S C<br />

2. Asse. — Coh. 5.<br />

';& - Come il precedente. - ^1 — IMP T CAES DIVI<br />

VESP F AVG P M TR P P P COS Vili RESTITV (in dop-<br />

pia leggenda). Anno 80 o 81 d. C.<br />

Riproduzione dei due assi <strong>di</strong> Druso. Coh. N. 2 e 3.<br />

F Nerone Druso.<br />

I. Sesterzio. — Coh, 7.<br />

^ - NERO CLAVDIVS DRVSVS GERMANICVS IMP. Testa<br />

nuda a sinistra. — :^ — IMP T CAES DIVI VESP F AVG-<br />

P M TR P P P COS Vili REST. Nel campo S C (Anno<br />

80 o 81 d. C).<br />

Archetipo sconosciuto. Di Nerone Druso non abbiamo che un solo<br />

sesterzio coniato sotto Clau<strong>di</strong>o, sul cui rovescio, Druso è rappresentato<br />

seduto in mezzo a delle armi. La descritta restituzione non è conosciuta<br />

che per un esemplare appartenente già alla collezione Duprè.<br />

G Germanico.<br />

I. Asse. — Coh, 8,<br />

^ - GERMANICVS CAESAR TI AVG F DIVI AVG N. Testa<br />

nuda a destra. — \^ — IMP T CAES DIVI VESP P AVG<br />

REST. Nel campo S C.


SULLE RESTITUZIONI I45<br />

2. Asse. — Coh. 9.<br />

;& — Come il precedente. - T^ - IMP T CAES DIVI VESP<br />

F AVG P M TR P P P COS Vili RESTITV (in doppia leg-<br />

genda). Nel campo S C (Anno 80 o 8i d. C).<br />

3. Asse.<br />

^ —<br />

— Coh. suppl. 4.<br />

Medesima leggenda. Testa nuda a sinistra. —<br />

I^ - IMP T CAES DIVI VESP F AV& P M TR P P P<br />

COS vili RESTITVIT in doppia leggenda. Nel campo S C<br />

Le tre restituzioni riproducono i tre assi <strong>di</strong> Germanico (Coh. 2, 3 e 4)<br />

coniati sotto Caligola e l'altro (Coh. 6) coniato sotto Clau<strong>di</strong>o, i quali tutti<br />

non hanno al rovescio che le lettere s e con leggenda <strong>com</strong>memorante<br />

l'imperatore che le fece coniare.<br />

H Agrippina Madre.<br />

[. Sesterzio. — Coh. 3.<br />

^ - AGRIPPINA M F GERMANICI CAESARIS. Busto a<br />

destra. - 1> - IMP T CAES DIVI VESP F AVG P M TR<br />

P P P COS Vili REST. Nel campo S C (Anno 80 o 81 d. C).<br />

Riproduzione del sesterzio coniato da Clau<strong>di</strong>o in onore d'Agrippina<br />

(Coh. N. 2); solo che la leggenda originale riferentesi a Clau<strong>di</strong>o venne<br />

sostituita da quella <strong>di</strong> restituzione.<br />

/ Clau<strong>di</strong>o.<br />

1. Sesterzio. — Coh. gì.<br />

^^ - TI CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP P P.<br />

Testa laureata a destra - P — IMP T VESP AVG REST<br />

S C. La Speranza che cammina a sinistra con un fiore<br />

e sollevandosi la veste.<br />

2. Sesterzio. — Coh. 90.<br />

La stessa, con testa laureata a sinistra.<br />

Tipo esatto del sesterzio colla leggenda spes, descritto al N. 88 <strong>di</strong><br />

Cohen.<br />

3. Dupon<strong>di</strong>o. — Coh. 92.<br />

/!>' — TI CLAVDIVS CAES AVG P M TR P IMP P P. Testa<br />

nuda a destra. - ^ — IMP T CAES AVG REST S C.<br />

Cerere velata seduta a sinistra con due spighe e una torcia.<br />

Tipo identico del dupon<strong>di</strong>o colla leggenda ceres avgvsta, descritto<br />

al N. 72 <strong>di</strong> Cohen.<br />

'9


146<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

4. Asse. — Coh. 93.<br />

ly - TI CL CÀESAR AVG- P M TR P IMP P P. Testa nuda<br />

a destra. - P - IMP TITVS VESP REST S C Pallade<br />

galeata a sinistra con un'asta e portando la mano alla<br />

bocca.<br />

5. Asse. — Sconosciuto a Cohen. Coli. Gnecchi.<br />

^ - T CLÀVDIVS CAESAR AVG- P M TR P IMP. Testa<br />

nuda a destra. - ^l^ — IMP T VESP AVG REST. Pallade<br />

<strong>com</strong>e nel precedente.<br />

Questi due ultimi assi hanno il tipo dell' asse colla leggenda con-<br />

STANTiAE AVGvsTi, descntto al N. 37 <strong>di</strong> Cohen.<br />

6. Asse. — Coh. 94,<br />

^ - TI CLÀVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP P P. Te-<br />

sta nuda a destra. — P — IMP T VESP AVG REST S C.<br />

Pallade galeata a destra collo scudo e in atto <strong>di</strong> lanciare<br />

un giavellotto.<br />

7. Asse. — Coh. 95.<br />

La stessa con testa nuda a sinistra.<br />

Tipi dell'asse senza leggenda, ma colla rappresentazione <strong>di</strong> Pallade<br />

battagliera, descritto al N. 87 <strong>di</strong> Cohen.<br />

K Galea.<br />

r. Sesterzio. — Coh. 247.<br />

rB' - IMP SER SVLP GALBA CAES AVG TR P. Testa laureata<br />

a destra. — :^ — IMP T CAES DIVI VESP F AVG<br />

P M TR P P P COS Vili REST. Nel campo S C. (Anno<br />

80 o 81 d. C).<br />

2. Asse o Dupon<strong>di</strong>o? — Coh. 248.<br />

^ - SER GALBA IMP CAES AVG TR P. Testa laureata<br />

a destra. - 1^ - IMP T CAES DIVI VESP F AVG REST.<br />

Nel campo S C.<br />

3. Dupon<strong>di</strong>o. — Sconosciuto a Cohen. Coli. Gnecchi (^o).<br />

^ - SER GALBA IMP CAES AVG TR P. Testa laureata a<br />

destra. - 9^ - IMP T CAES DIVI VESP F AVG P M TR<br />

(io) Pubblicato nella Gazzetta Numismatica <strong>di</strong> Como anno 1886.


SULLE RESTITUZIONI<br />

P P P COS Vili RESTITVIT. In doppia leggenda. Nel<br />

campo S C<br />

Di Galba non si conoscono bronzi colle semplici lettere s e al rovescio.<br />

4. Asse o Dupon<strong>di</strong>o? — Coh. 249.<br />

1& - SER GALBA IMP CAES AVG- TR P. Testa laureata a<br />

destra. - ^1 — IMP T VESP AVO REST S C. La Libertà<br />

con un berretto e uno scettro.<br />

Molti sono i bronzi (assi e dupon<strong>di</strong>i) <strong>di</strong> Galba col tipo della Libertà<br />

e colle leggende libertas avgvsta o libertas pvblica. — Ve<strong>di</strong> Cohen<br />

da N. 134 a 155.<br />

5. Asse o Dupon<strong>di</strong>o? — Coh. 250.<br />

^ - Come i precedenti. - 1^ — IMP T VESP AVG REST<br />

S C. La Pace laureata a sinistra colla cornucopia e con<br />

una face abbassata, con cui dà fuoco ad un mucchio d'armi.<br />

La Pace con questi emblemi è rappresentata in un dupon<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Galba descritto al N. 173 <strong>di</strong> Cohen, colla leggenda paxs avgvsti.<br />

A Augusto.<br />

RESTITUZIONI DI DOMIZIANO.<br />

1. Asse. ~ Coh. 490.<br />

^ — DIVVS AVGVSTVS PATER. Testa ra<strong>di</strong>ata a sinistra.<br />

Sopra una stella. - ^^ - IMP D CAES AVG RESTITVIT<br />

S C. Aquila su <strong>di</strong> un globo rivolta a destra.<br />

Vedansi i tipi simiU <strong>di</strong> Tito. (5, 6, 7, 8).<br />

2. Asse. — Coh. 491.<br />

^ — Come il precedente. — 1^ — IMP D AVG REST S C.<br />

Ara. AU'esergo PROVIDEIT.<br />

Vedasi il tipo simile <strong>di</strong> Tito (N. 13).<br />

Il Cohen (Suppl. N. 71) pubblica, <strong>com</strong>e altra restituzione <strong>di</strong> Domi-<br />

ziano, la seguente:<br />

D — DIVVS AVGVSTVS PATER. Tcsta ra<strong>di</strong>ata a sinistra. — R — imp<br />

D VESP AVG REST s c Vittoria che cammina a sinistra con uno scudo<br />

su cui si leggono le lettere s p q r.<br />

E nella li E<strong>di</strong>zione aggiunge che questo bronzo è <strong>di</strong> fabbrica asiatica.<br />

Quanto a me inclinerei a credere che sia un bronzo barbaro, nel quale<br />

venne mutato per errore il t in un d, perchè il nome <strong>di</strong> Vespasiano<br />

non si vede mai associato a quello <strong>di</strong> Domiziano e si tratterebbe quin<strong>di</strong><br />

del Dupon<strong>di</strong>o restituito da Tito.<br />

I47


148 FRANCESCO GNECCHI<br />

B Agrippa.<br />

I. Asse. — Coh. 6.<br />

B' — \A AG-RIPPA L F COS III. Testa a sinistra colla co-<br />

rona rostrale. - ^ - IMP D AVG RESI S C Nettuno<br />

<strong>di</strong> fronte col tridente e un delfino.<br />

Tipo del bronzo <strong>com</strong>une d'Agrippa, <strong>com</strong>e la restituzione <strong>di</strong> Tito.<br />

C TlBEBIO.<br />

I. Asse. — Coh. 62.<br />

^' - TI CAESAR DIVI AVO F AVGVST IMF Vili. Testa<br />

laureata a sinistra. — ^ - IMP D CAES DIVI VESP F<br />

AVG REST. Nel campo S C<br />

Tipo <strong>di</strong> alcuni bronzi <strong>di</strong> Tiberio, <strong>com</strong>e le restituzioni <strong>di</strong> Tito (N. 2,<br />

3. 4. e 5).<br />

D Druso.<br />

I. Asse. — Coh. 6.<br />

^B' - DRVSVS CAESAR TI AVG F DIVI AVG N. Testa nuda<br />

a sinistra. - 1^ - IMP D CAES DIVI VESP F AVG RESI.<br />

Nel campo S C<br />

Tipo identico alla restituzione <strong>di</strong> Tito (N. i).<br />

E Germanico.<br />

I. Asse. — Coh. IO,<br />

^^ - GERMANICVS CAESAR TI AVG F DIVI AVG N. Testa<br />

nuda a sinistra. - ^ - IMP D CAES DIVI VESP F AVG<br />

REST. Nel campo S C.<br />

Tipo identico alla restituzione <strong>di</strong> Tito (N. i).<br />

F Clau<strong>di</strong>o.<br />

T. Sesterzio. — Coh. 96.<br />

-B' - TI CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP P P.<br />

Testa laureata a sinistra. — Ijj - |mP D CAES AVG<br />

REST S C La Speranza che cammina a sinistra con un<br />

fiore e sollevandosi la veste.<br />

Tipo identico alla restituzione <strong>di</strong> Tito (N. i).


SULLE RESTITUZIONI I49<br />

2. Asse. — Sconosciuto a Cohen, Coli. Romussi a Milano.<br />

,& - TI CLAVDIVS CAESAR AVO P M TR P IMP P P.<br />

Testa nuda a destra. - 1^ - IMP P AVG RESI S C<br />

Pallade galeata e collo scudo a destra in atto <strong>di</strong> lanciare<br />

un giavellotto,<br />

3. Asse. — Coh. suppl. 14.<br />

fB* — Leggenda <strong>com</strong>e il precedente; ma testa nuda a<br />

sinistra. — ^ — Come il precedente.<br />

4. Asse. — Sconosciuto a Cohen, Coli. Gnecchi.<br />

Come il precedente colla leggenda del rovescio IMP DOMIT<br />

AVO REST S C<br />

Ve<strong>di</strong> 1 tipi identici alle restituzioni <strong>di</strong> Tito. (N. 6 e 7).<br />

A Augusto.<br />

RESTITUZIONI DI NERVA.<br />

(Argento).<br />

r. Denaro (^i). — Coh. 492 d'Augusto.<br />

ly — DIVVS AVGVSTVS. Testa nuda d'Augusto a destra.<br />

- 9( — IMP NERVA CAES AVG REST. Capricorno a<br />

destra con un globo e un timone ; sul suo dorso una<br />

cornucopia.<br />

Riproduzione del denaro N. 52 <strong>di</strong> Cohen.<br />

2. Sesterzio. — Coh. 493.<br />

,& — DIVVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. — 1^ -<br />

IMP NERVA CAESAR AVGVSTVS REST. Nel campo S C.<br />

3. Sesterzio. — Coh. 494.<br />

i^ — DIVVS AVGVSTVS. Testa laureata a sinistra. —<br />

^ — Come il precedente.<br />

I sesterzi d'Augusto colle lettere s e occupanti il campo del rove-<br />

scio e con leggenda relativa a Tiberio (mutato qui nella leggenda <strong>di</strong><br />

restituzione) non hanno mai al dritto la testa d'Augusto, bensì la sua<br />

figura seduta colla leggenda <strong>di</strong>vvs avgvstvs pater (quali furono resti-<br />

tuiti da Tito), oppure il carro tirato dagli elefanti o finalmente lo scudo<br />

coi capricorni. Dimodoché il vero archetipo si può <strong>di</strong>re che non esiste.<br />

(11) L'esemplare riprodotto alla tavola appartiene al Museo Britannico<br />

e forse è unico.


I50<br />

4. Sesterzio. — Coli. 499.<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

iSf - IMP NERVA CAESAR AVCrVSTVS RESI. Augusto seduto<br />

a sinistra, presso <strong>di</strong> un' ara accesa, con un ramo<br />

d'alloro e lo scettro. — ^ — DIVVS AVGVSTVS. Nel<br />

campo S C.<br />

Il dritto è imitato dal sesterzio coniato da Tiberio (Coh. 27) colla<br />

leggenda <strong>di</strong>vvs avgvstvs pater, alla quale, eccezionalmente venne so-<br />

stituita la leggenda <strong>di</strong> restituzione, che solitamente è posta al rovescio.<br />

Al rovescio venne <strong>di</strong> conseguenza collocata la leggenda del dritto abbreviata<br />

in DIVVS AVGVSTVS.<br />

5. Dupon<strong>di</strong>o. — Coh. 495.<br />

^ - DIVVS AVGVSTVS. Testa ra<strong>di</strong>ata a destra. — IJf —<br />

IMP NERVA CAES AVG REST S C Timone su <strong>di</strong> un globo.<br />

Il tipo del timone su <strong>di</strong> un globo non si conosce fra le monete<br />

d'Augusto, ma solamente fra quelle <strong>di</strong> Tiberio (V. Coh. N. 26, 27, e 28),<br />

e sono assi.<br />

6. Asse. — Coh. 496.<br />

1& — Stessa leggenda. Testa nuda a destra. — I^ — IMP<br />

NERVA CAES AVG REST S C. Altare.<br />

Tipo dell'asse N. 272, a cui venne soppressa la leggenda provident.<br />

7. Asse. — Coh. 497.<br />

^ - Come il precedente. - 9/ - IMP NERVA CAES AVG<br />

REST S C Fulmine.<br />

Tipo dell'asse N. 281.<br />

8. Asse. — Coh. 498.<br />

^ — Come il precedente. — ?! - IMP NERVA CAES AVG<br />

REST S C Aquila su <strong>di</strong> un fulmine rivolta a destra.<br />

9. Asse. — Sconosciuto a Cohen, Collez. Doimo Savo a Spalato.<br />

^ - Come il precedente. — 9/ - IMP NERVA CAES AVG<br />

REST S C Aquila su <strong>di</strong> un globo, rivolta a destra.<br />

B Agrippina Madre.<br />

I. Sesterzio. — Coh. suppl. 2.<br />

,^ — AGRIPPINA M F GERMANICI CAESARIS. Busto a destra.<br />

- ^ — IMP NERVA CAES AVG P M TR P COS<br />

III P P. Nel campo REST S C<br />

Riproduzione del sesterzio coniato da Clau<strong>di</strong>o in onore d'Agrippina;<br />

solo che alla leggenda originale del rovescio venne sostituita quella<br />

<strong>di</strong> restituzione.


SULLE RESTITUZIONI<br />

RESTITUZIONI DI TRAJANO (12).<br />

A Giulio Cesare.<br />

1. Aureo (13). — Coh. 53.<br />

©' - C. IVLIVS CAES IMP COS III. Testa nuda <strong>di</strong> Giulio<br />

Cesare a destra. - 1^ - IMP CAES TRAIAN AVO GER<br />

DAC P P RESI. Venere seminuda a destra appoggiata<br />

a una colonna con un elmo e un'asta.<br />

L'archetipo <strong>di</strong> questa restituzione non esiste. Il rovescio della Ve-<br />

nere Vittoriosa, quale viene qui rappresentato, non appare che sotto<br />

Augusto ed è poi riprodotto da Tito.<br />

2. Aureo. — Coh. 54.<br />

i^ — DIVVS IVLIVS. Testa nuda <strong>di</strong> G. Cesare a destra.<br />

— IJ( — Leggenda <strong>di</strong> restituzione <strong>com</strong>e la precedente.<br />

Nemesi che cammina a destra con un caduceo. Ai suoi<br />

pie<strong>di</strong> un serpente.<br />

Anche <strong>di</strong> questa restituzione l'archetipo non esiste. La Nemesi non<br />

è introdotta che nelle monete <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o.<br />

B Augusto.<br />

1. Denaro. — Coh. 500.<br />

^ — CAESAR III VIR R P C. Testa<br />

^ — Leggenda e. s. Se<strong>di</strong>a curule,<br />

nuda<br />

su cui<br />

a destra. —<br />

una corona.<br />

Manca l'archetipo. Il tipo della se<strong>di</strong>a curule viene introdotto solamente<br />

da Tito e Domiziano.<br />

2. Aureo. — Coh. 501.<br />

^ — DIVVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. — pi —<br />

Leggenda e. s. Aquila romana fra due insegne.<br />

Manca l'archetipo. Il rovescio dell' Aquila romana fra le due insegne<br />

è proprio del solo Nerone.<br />

3. Aureo. — Coh. 502.<br />

^' — CAESAR AVG-VSTVS DIVI F PATER PATRIAE. Testa<br />

(12) Si omette la serie delle restituzioni repubblicane le quali sono<br />

troppo note e d'altronde qui non avrebbero interesse, essendo, <strong>com</strong>e si<br />

<strong>di</strong>sse, la riproduzione esatta dei denari originali.<br />

(13) Tutte le restituzioni <strong>di</strong> Trajano riprodotte nella tavola appartengono<br />

alla mia collezione.<br />

15I


152<br />

FRANCESCO GNECCHI<br />

laureata a destra. — ^ — Leggenda <strong>di</strong> restituzione e. s.<br />

Coccodrillo a destra.<br />

La rappresentazione del coccodrillo è riprodotta dal denaro d'Augusto<br />

che porta la leggenda aegypto capta. (Coh. 41). È variata anche<br />

la leggenda del dritto, la quale nel denaro originale è caesar cos vi,<br />

ed è levato il bastone augurale che pure figura nell'originale <strong>di</strong>etro la<br />

testa d'Augusto. Di più la testa d'Augusto, nuda nel denaro, qui è laureata.<br />

C Tiberio.<br />

I. Aureo. — Coh. 63.<br />

^ — -W CAESAR DIVI AVO F AYGVSTVS. Testa laureata<br />

a destra. — p — Leggenda e. s. Livia seduta a destra<br />

con uno scettro e un fiore.<br />

Questa restituzione riproduce esattamente 1' aureo o il denaro <strong>di</strong><br />

Tiberio col rovescio <strong>di</strong> Livia meno la leggenda pontif maxim del rovescio.<br />

D Clau<strong>di</strong>o.<br />

1. Aureo. — Coh. 97.<br />

^ — DIVVS CLAVDIVS. Testa laureata a destra. — ^ —<br />

Leggenda e. s. La Concor<strong>di</strong>a seduta a sinistra con una<br />

patera e una doppia cornucopia.<br />

L'archetipo manca. Il tipo della Concor<strong>di</strong>a, <strong>com</strong>e qui rappresentato,<br />

non appare che sotto Vitellio e viene poi adottato da Vespasiano e<br />

da Tito.<br />

2. Aureo. — Coh. Suppl. 15.<br />

^ — 1\ CLAVD CAESAR AVO P M IR P VI IMP X. Testa<br />

laureata a destra. — ^ — Leggenda e. s. La Speranza<br />

che cammina a sinistra, con un fiore e sollevandosi la<br />

veste.<br />

E il tipo <strong>di</strong> un sesterzio <strong>com</strong>une <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o, il quale porta la leggenda<br />

SPES avgvsta; manca però sia nell'oro che nell'argento.<br />

3. Aureo. — Sconosciuto a Cohen, Coli. Gnecchi (h).<br />

^' — DIVVS CLAVDIVS. Testa laureata a destra. —<br />

^ — Leggenda e. s. Vesta velata e <strong>di</strong>ademata seduta<br />

a sinistra con una patera e una face.<br />

L'archetipo manca, e la rappresentazione <strong>di</strong> Vesta è contemporanea<br />

a TraJane.<br />

(14) Pubblicato nella Riv. It. <strong>di</strong> Num. 1888. Appunti <strong>di</strong> Num. Rem.<br />

N. I. Ve<strong>di</strong> riproduzione nella unita tavola III.


E Galea.<br />

SULLE RESTITUZIONI 15<br />

I. Aureo. — Coh. N. 251.<br />

^ — GALBA IMPERATOR. Testa laureata a destra. —<br />

p — Leggenda e. s. La Libertà a sinistra col berretto<br />

e un'asta.<br />

Esiste un aureo <strong>di</strong> Galba con questa rappresentazione al rovescio<br />

ac<strong>com</strong>pagnata dalla leggenda libertas pvblica. Al dritto porta imp<br />

GALBA.<br />

F Vespasiano,<br />

1. Aureo. — Coh. 507.<br />

^ - IMP CAESAR VESPASIANVS AVG COS Villi. Testa<br />

laureata a destra. — ^ — Leggenda e. s. Prigioniero<br />

inginocchiato appie<strong>di</strong> d'un trofeo.<br />

Questo rovescio non appare che sotto il regno <strong>di</strong> Tito.<br />

2. Aureo. — Coh. 508.<br />

^' - DIVVS VESPASIANVS. Testa laureata a destra. -<br />

P — Leggenda e. s. Fulmine alato su <strong>di</strong> un trono.<br />

Anche questo rovescio non appare che sotto il regno <strong>di</strong> Tito.<br />

3. Aureo. — Coh. suppl. 94.<br />

^' - DIVVS VESPASIANVS. Testa laureata a destra. -<br />

^ — Leggenda e. s. Busti affrontati e paludati <strong>di</strong> un<br />

giovane a testa nuda con un caduceo <strong>di</strong>etro le spalle<br />

(Mercurio?) e d' un uomo barbuto (Ercole?) pure a capo<br />

scoperto. Al <strong>di</strong>sotto un astro.<br />

L'archetipo <strong>di</strong> questa moneta non solo ci manca fra le monete <strong>di</strong><br />

Vespasiano, ma ci è affatto sconosciuto. Potrebbe darsi si trattasse<br />

d'una moneta estremamente rara, <strong>di</strong> cui non giunse alcun esemplare<br />

fìno a noi.<br />

G Tito.<br />

I. Aureo. — Coh. 317.<br />

^' - IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG P M. Testa lau-<br />

reata a destra. — j^ — Leggenda e. s. Trofeo.<br />

La moneta è conosciuta fra quelle <strong>di</strong> Tito, con leggenda in<strong>di</strong>cante<br />

una data al rovescio.


154<br />

FRANCESCO GNECCHl<br />

2. Aureo. — Coh. 318.<br />

^ _ DIVVS TITVS. Testa laureata a sinistra. — 5* —<br />

Leggenda e. s. Fulmine alato su <strong>di</strong> un trono.<br />

Nel rovescio è qui riprodotta una vera moneta <strong>di</strong> Tito, senza la<br />

leggenda, che nelle monete originarie porta varie date. Questo rovescio<br />

è quello che appare anche nell'aureo che lo stesso Trajano restituì <strong>di</strong><br />

Vespasiano, e che fu descritto al N. 12. Anzi aggiungerò che i due<br />

esemplari della mia collezione, uno col nome <strong>di</strong> Vespasiano l'altro con<br />

quello <strong>di</strong> Tito, hanno il rovescio prodotto dall'identico conio.<br />

H Nerva.<br />

1. Aureo. — Coh. 124.<br />

^ — DIVVS NERVA. Testa laureata a destra. - :^ -<br />

Leggenda e. s. Nerva con uno scettro e un ramo, seduto<br />

su <strong>di</strong> un carro tirato da due elefanti.<br />

L'archetipo manca fra le monete <strong>di</strong> Nerva. Un rovescio simile, se<br />

non identico, è conosciuto in un aureo <strong>di</strong> Nerone e Agrippina.<br />

2. Aureo. — Coh. 125.<br />

i^ - DIVVS NERVA. Testa laureata a destra. - ^ - Leggenda<br />

e. s. Due mani giunte.<br />

Moneta <strong>com</strong>une fra gli aurei e i denari <strong>di</strong> Nerva, con leggenda<br />

in<strong>di</strong>cante una data.<br />

A Augusto.<br />

RESTITUZIONI D'ADRIANO.<br />

I. Medaglione d'argento <strong>di</strong> conio asiatico. Coh. 503.<br />

^ — IMP CAESAR AVG-VSTVS. Testa nuda a destra. -<br />

^ — HADRIANVS AV& P P REN. Adriano velato a de-<br />

stra. Tiene un mazzo <strong>di</strong> spighe (15) nella destra ed ha la<br />

sinistra avvolta nella toga.<br />

In questo medaglione troviamo eccezionalmente la parola ren<br />

(ovavit) in luogo <strong>di</strong> rest (ituit), motivo pel quale la moneta non la si<br />

(15) Cohen <strong>di</strong>ce con ima patera; ma è evidentemente un errore,<br />

perchè Cohen descrive l'esemplare <strong>di</strong> Londra, e l'esemplare <strong>di</strong> Londra<br />

è quello che figura pel primo nell'unita tavola, ove si vedono chiaramente<br />

due spighe nella destra dell'imperatore. Il secondo esemplare della<br />

stessa tavola III (che ho creduto pure <strong>di</strong> riprodurre, trattandosi forse dei<br />

due soli esemplari esistenti da questa rarissima moneta) appartiene alla


SULLE RESTITUZIONI I55<br />

vorrebbe ritenere una vera restituzione, argomentando che più probabilmente<br />

potesse riferirsi al rinnovamento <strong>di</strong> qualche tempio o <strong>di</strong> qualche<br />

monumento; e anche Eckkel, dopo aver citate le <strong>di</strong>verse opinioni, con-<br />

clude <strong>di</strong>cendo : Arbitretitr lector, cuj'us explicaiio videatur praeferenda.<br />

Quanto a me, considerando che il verbo renovare ha molto prossimamente<br />

lo stesso significato del verbo restituire, che si tratta <strong>di</strong> una co-<br />

niazione asiatica, il che può far ammettere una piccola <strong>di</strong>fferenza lin-<br />

guistica, e che infine si tratta <strong>di</strong> una rievocazione <strong>com</strong>e è nell'indole<br />

<strong>di</strong> tutte le altre restituzioni, non esisterei a collocarla fra queste.<br />

B Trajano.<br />

I. Denaro. — Coh. 541.<br />

B' - DIVVS TRAIANVS PATER AVG-VSTVS. Busto laureato<br />

a destra. - ^ — m? HADRIAN DIVI NER TRAIAN OPT<br />

FIL RES. Adriano sacrificante presso <strong>di</strong> un'ara.<br />

Il tipo non esiste fra le monete <strong>di</strong> Traiano. Pare che Adriano si<br />

sia piuttusto ispirato alle monete proprie, riproducendo il tipo <strong>di</strong> un<br />

suo denaro che porta la leggenda vota pvblica, e ac<strong>com</strong>pagnando<br />

colla propria figura sacrificante 1' omaggio figliale d' una rievocazione<br />

dell' effigie paterna. A questa dunque unicamente si riferisce la resti-<br />

tuzione.<br />

RESTITUZIONE M. AURELIO E LUCIO VERO.<br />

A M. Antonio.<br />

(Argento).<br />

I. Denaro. — Coh. 84.<br />

B — ÀNTONIVS AVGVR III VIR R P C Galera pretoriana.<br />

— ^ — LEG- VI. Aquila legionaria tra due insegne mi-<br />

litari. All'intorno: ANTONINVS ET VERVS REST.<br />

Questa restituzione riproduce esattamente il denaro della Leg. VI<br />

<strong>di</strong> M. Antonio, meno la <strong>di</strong>fiferenza <strong>di</strong> leggenda, la quale nel denaro<br />

originario è semplicemente ant avg in luogo <strong>di</strong> antoninvs avgvr.<br />

mia collezione. Come si vede è prodotto da altro conio e nella mano<br />

dell'imperatore si vedono tre spighe. Riesce tanto più strana la descri-<br />

zione <strong>di</strong> Cohen, perchè anche Eckhel, il quale riportava la moneta da<br />

Vaillant (Voi. II, pag. 30), <strong>com</strong>e esistente nel Museo Apostolo Zeno (e<br />

forse è il medesimo esemplare del Museo Britannico) <strong>di</strong>ce: Figura togata<br />

stans d. duas spicas praefert, sinistra togae involuta (Voi. V, pag. 102).


Prospetto riassuntivo delle Restituzioni imperiali<br />

Tipo Moneta Restitutori<br />

Aquila legionaria Denaro<br />

Venere<br />

M. ANTONIO<br />

GIULIO CESARE<br />

M. Aurelio e L, Vero


SULLE RESTITUZIONI 157<br />

Tipo Moneta Restitutori<br />

S e nel campo Sesterzio<br />

S C nel campo Asse<br />

S C nel campo<br />

La Speranza Sesterzio<br />

Cerere Dupon<strong>di</strong>o<br />

Pallade pacifica Asse<br />

(Tipo della Costanza)<br />

Pallade guerriera Asse<br />

La Concor<strong>di</strong>a Aureo<br />

La Speranza Aureo<br />

Vesta Aureo<br />

S C nel campo Sesteriio<br />

S C nel campo Dupon<strong>di</strong>o<br />

La Libertà Asse?<br />

La Pace Asse?<br />

La Libertà Aureo<br />

Trofeo Aureo<br />

Fulmine sul trono Aureo<br />

Due busti Aureo<br />

Trofeo Aureo<br />

Fulmine sul trono Aureo<br />

Carro d'elefanti Aureo<br />

Due mani giunte Aureo<br />

Adriano sacrificante Denaro<br />

NERONE DRUSO<br />

Tito —<br />

GERMANICO<br />

Tito Domiziano<br />

AGRIPPINA MADRE<br />

Sesterzio Tito — Nerva —<br />

CLAUDIO<br />

Tito Domiziano<br />

Tito<br />

Tito<br />

—<br />

Domiziano —<br />

Tito Trajano<br />

Trajano<br />

Trajano<br />

GALEA<br />

Tito<br />

Tito<br />

Tito<br />

Tito<br />

VESPASIANO<br />

TITO<br />

NERVA<br />

TRAJANO<br />

— Trajano<br />

Trajano<br />

Trajano<br />

Trajano<br />

Trajano<br />

Trajano<br />

Trajano<br />

Trajano<br />

—<br />

—<br />

— Ad;-iaD0<br />

Francesco Gnecchi.


LO ZECCHINO DI PORCIA<br />

Fra le monete cosidette " <strong>di</strong> ostentazione „, e<br />

tutte qual piia qual meno pregevoli e rare, le quali<br />

furono coniate al <strong>di</strong> là delle Alpi nel secolo scorso<br />

per conto <strong>di</strong> signori italiani, quasi soltanto a far<br />

pompa dell'arme sormontata dal berretto principesco,<br />

e del titolo <strong>di</strong> Principe del Sacro Romano Impero, la<br />

meno nota e insieme la piij squisitamente preziosa è<br />

forse lo zecchino fatto coniare, probabilmente a Vienna,<br />

da Annibale Alfonso Emanuele <strong>di</strong> Porcia nel Friuli,<br />

Tanno 1704.<br />

La esigua schiera delle rimanenti monete <strong>di</strong><br />

ostentazione suddette, <strong>com</strong>prende quelle <strong>di</strong> Antonio<br />

Tolomeo Gallio Trivulzio per il suo feudo <strong>di</strong> Retegno<br />

in Lombar<strong>di</strong>a, le monete <strong>di</strong> Belgioioso, pure in Lom-<br />

bar<strong>di</strong>a, del Vasto negli Abruzzi, <strong>di</strong> Belmonte e <strong>di</strong><br />

San Giorgio nelle Calabrie, e <strong>di</strong> Ventimiglia in Si-<br />

cilia; <strong>com</strong>e dall'elenco qui appresso.


l6o<br />

SOLONE AMBROSOLI<br />

RETEGNO.<br />

Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio barone (1708-26):<br />

zecchino del 1724 (1), zecchino del 1726 (2), tallero (3) e mezzo<br />

tallero (4).<br />

lero (6).<br />

BELGIOIOSO.<br />

Antonio da Barbiano principe (1769): zecchino {5) e tal-<br />

VASTO.<br />

Cesare d'Avalos marchese (1706): pezzi in oro battuti<br />

coi conii del tallero (7), zecchino (8), mezzo zecchino (9), tal-<br />

lero (io) e mezzo tallero (11).<br />

(i) Monnoies en or, qui <strong>com</strong>posent une des <strong>di</strong>fférentes parties du Ca-<br />

binet de S. M. l'Empereur. Vienne, 1759. — (a pag. 263).<br />

n. 4).<br />

LiTTA, Famiglie celebri d'Italia. Gallio <strong>di</strong> Como. — (n. 4).<br />

Gnecchi (F. ed E.), Le Monete dei Trivulzio. Milano, 1887. — (tav. Vili,<br />

(2) Gnecchi, op. ^it. — (tav. Vili, n. 5).<br />

(3) Monnoies en argent, qui <strong>com</strong>posent une des parties du Cabinet,<br />

etc. Vienne, 1759. — (^a pag. 473).<br />

LlTTA, 1. c. — (n. 5).<br />

Gnecchi, op. cit. — (tav. Vili, n. 6).<br />

Catalogo della Collezione A. Cantoni. Milano, 1887. - (tav. Ili, n. 1201).<br />

(4) Monnoies en argent, etc. — (a pag. 473).<br />

Litta, 1. e. — (n. 3).<br />

Gnecchi, op. cit. — (tav. Vili, n. 7).<br />

(5) Benaven (J. M.), Le Caissier Italien. Tome II. — (tav. 8r, n. io).<br />

Ambrosoli (S.), Zecche Italiane. Como, 1881. — (tav. I-II, n. 8).<br />

(6) Ambrosoli, op. cit. — (tav. I-II, n. 9).<br />

(7) Monnoies en or, etc. — (a pag. 258).<br />

(8) Ivi.<br />

Collezione Sambon: Monete dell'Italia meri<strong>di</strong>onale. Milano, 1897. —<br />

(tav. IX, n. 1534).<br />

(9) Ambrosoli (S.), Il mezzo zecchino del Vasto. — In <strong>Rivista</strong> Italiana<br />

<strong>di</strong> Numismatica. Anno IV. Milano, 1890. — (a pag. 543).<br />

(io) Monnoies en argent, etc. — (a pag. 474).<br />

Catal. d. Collez. Cantoni. — (tav. Ili, n. 1497).<br />

(11) Monnoies en argent, etc. — (a pag. 474).


LO ZECCHINO DI PORCIA l6l<br />

BELMONTE.<br />

Antonio Pignatelli principe (1733): zecchino (12).<br />

SAN GIORGIO.<br />

Giovanni VI Domenico Milano marchese (1732): doppio<br />

zecchino (13), zecchino (14), tallero [?] e mezzo tallero (15).<br />

Mezzo tallero <strong>com</strong>memorativo, del 1740.<br />

Gia<strong>com</strong>o IV Francesco Milano marchese (1753): tal-<br />

lero (16).<br />

VENTIMIGLIA.<br />

Giovanni Requesens conte (1725): doppio zecchino (^7) e<br />

mezzo tallero (iS).<br />

A questo elenco sarebbe forse da aggiungere Io<br />

zecchino <strong>di</strong> cui fece preparare i conii nel 1731 il<br />

principe Nicolò Meli-Lupi <strong>di</strong> Soragna nell'Emilia (^9),<br />

(12) KòHLER (J. D.), Htstorische Miins-Belustigung. Voi. XVIII.<br />

Nurnberg. — (a pag. 257).<br />

Monnoies en or, etc. — (a pag. 261).<br />

Catalogo della Collesione del Cav. Giancarlo Rossi. Roma, 1880. —<br />

(tav. I, n. 346).<br />

Catalogo della Collezione Fusco. Roma, 1882. — (tav. I, n. 89).<br />

Catal. d. Collez. Sambon. — (tav. IX, n. 1533).<br />

(13) Monnoies en or, etc. — (a pag. 260).<br />

(14) Ivi.<br />

(15) KuNZ (Carlo), // Museo Bottacin annesso alla Civica Biblioteca e<br />

Museo <strong>di</strong> Padova. — In Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Numismatica e Sfragistica per la<br />

storia d'Italia, <strong>di</strong>retto dal March. Carlo Strozzi. Volume terzo. Firenze,<br />

1871. — (tav. XII, n. 7).<br />

(16) Monnoies en arg., etc. — (a pag. 469).<br />

Catal. d. Collez. Rossi. — (tav. VII, n. 4604).<br />

(17) Monnoies en or, etc. — (a pag. 264).<br />

(18) Monnoies en arg., etc. — (a pag. 474).<br />

(19) PiGORiNi (Luigi), Moneta, medaglie e sigilli dei Marchesi e Prin-<br />

cipi <strong>di</strong> Soragna. Parma, 1867. — (alla tav. annessa).<br />

Catal. d. Collez. Rossi. — (tav. VII, n. 4846).<br />

Ambrosoli (S.), Zecche Italiane. Como, 1881. — (tav. III-IV, n. 3).


l62<br />

SOLONE AMBROSOLl<br />

se la cussione <strong>di</strong> quella moneta avesse effettivamente<br />

allora avuto luogo (^o).<br />

Ad ogni modo (prescindendo se si vuole da Soragna,<br />

che costituisce un caso isolato; il quale d'altronde<br />

non infirma ciò che sto per <strong>di</strong>re), uno sguardo<br />

all'elenco basterà per <strong>di</strong>mostrare che nessuna delle<br />

signorie ivi <strong>com</strong>prese ^^^\ eccetto Belmonte, ebbe una<br />

monetazione così scarsa <strong>di</strong> specie <strong>com</strong>e la ebbe Porcìa;<br />

poiché questi due feu<strong>di</strong> soltanto sono rappresentati<br />

rispettivamente da un'unica specie monetaria: lo zec-<br />

chino.<br />

Bisogna aggiungere poi, che se lo zecchino <strong>di</strong><br />

Belmonte è moneta rara, quello <strong>di</strong> Porcia lo è in<strong>com</strong>parabilmente<br />

<strong>di</strong> pili, oltre all'essere rarissimo in<br />

via assoluta : ci troviamo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte ad una<br />

moneta che occupa un posto affatto privilegiato nella<br />

serie <strong>italiana</strong>.<br />

Ed eccone la descrizione:<br />

Oro. Zecchino.<br />

i& - HAN :<br />

ALP<br />

: EM :<br />

SA<br />

:<br />

ROM<br />

: IMP : PRIN : A : PORO<br />

ti {rosela).<br />

Entro cerchio <strong>di</strong> perline: busto del Principe, <strong>di</strong> fronte,<br />

con corazza e grande parrucca inanellata.<br />

(20) PiGORiNi, op. cit. — (a pag. 13 : " .... certo si è che delle mo-<br />

" nete del tempo non ve ij'ha alcuna, e che a noi rimangono appena<br />

" quei conii a monumento della zecca <strong>di</strong> Soragna. I quali, lodevolmente<br />

" conservati nell'archivio dei Meli-Lupi, servirono a battere a' giorni<br />

" nostri, per cura dei possessori, poche prove <strong>di</strong> zecca in oro, rame e<br />

" piombo, conservate oggi in alcuni pubblici e privati medaglieri „).<br />

KuNZ, Il Museo Bottacin. — In Period. <strong>di</strong> Num. e S/rag. Voi. II. — (a<br />

pag. 114-15 : " La maniera d'intaglio <strong>di</strong> quello zecchino non autorizze-<br />

" rebbe per avventura la credenza che sia stato eseguito in qualche<br />

" zecca lontana, forse in quella <strong>di</strong> Vienna? E il modo della concessione,<br />

" con esclusione della effigie del feudatario e la prescrizione dell'aquila<br />

" imperiale, alla quale fa riscontro la leggenda che accenna aWa. prote-<br />

" zione cesarea, non sarebbe forse stato trovato poco lusinghiero e mo-<br />

" tivo per cui non fu dato intiero sviluppo a quel progetto? „).<br />

(21) Per ciò che concerne Retegno, s'intende che qui si parla solamente<br />

<strong>di</strong> Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio.


LO ZECCHINO DI PORCÌA 163<br />

P - •<br />

•<br />

COMES AB : ORTENBVRG- • [rosetta) • 17-04<br />

Entro cerchio e. s. : arme <strong>di</strong> forma ellittica, inquartata e<br />

caricata d'uno scudetto centrale, circondata <strong>di</strong> fregi e<br />

sormontata da berretto principesco.<br />

Se consultiamo le Tavole sinottiche del Promis [^^\<br />

o la Bibliografia delle Zecche Ilaliane dei fratelli<br />

Gnecchi ^^3), ve<strong>di</strong>amo che il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> questo zecchino<br />

ci è dato soltanto dal catalogo del Gabinetto Imper.<br />

<strong>di</strong> Vienna N). Da un'impronta dell'esemplare <strong>di</strong> quel<br />

Gabinetto, favoritami dall'amico mio Dott. Roberto<br />

von Schneider, è tolta appunto la riproduzione che<br />

correda il presente articolo. Per <strong>com</strong>pletare la descrizione<br />

ho avuto la fortuna <strong>di</strong> potermi valere <strong>di</strong> un<br />

altro esemplare, posseduto dalla ili.ma Sig.^ March.''<br />

Teresa Visconti Sanseverino, <strong>di</strong>scendente per Hnea<br />

materna dalla famiglia Porcia.<br />

La moneta, <strong>com</strong>e si vede, invece <strong>di</strong> recare zC^<br />

l'arme semplice, <strong>com</strong>une a tutta la famiglia (^^<br />

Porcia: " D'azzurro a sei gigli d'oro, 3, 2, i; \t/<br />

(22) Promis (Vincenzo), Tavole sinottiche delle monete battute in Italia<br />

o da Italiani all'Estero, dal secolo VII a tutto l'anno 1868. Torino, 1869.<br />

- (a pag. 171).<br />

(23) Gnecchi (F. ed E.), Saggio <strong>di</strong> Bibliografia <strong>numismatica</strong> delle<br />

Zecche Italiane me<strong>di</strong>oevali e moderne. Milano, 1889. — (a pag. 299).<br />

(24) Monnoies en or, etc. — (a pag. 211).<br />

Ma anche le pubblicazioni che registrano soltanto o che citano insomma<br />

più o meno incidentalmente la moneta <strong>di</strong> Porcia si riducono a<br />

ben poche; ecco quelle che sono a mia notizia:<br />

Bazzi (G.) e Santoni (M.), Vade-mecutn del raccoglitore <strong>di</strong> tnonele italiane, ossia Reper-<br />

torio numismatico, ecc. Camerino, 1866. — (a pag. 172).<br />

Tonini (P.), Topografia generale delle Zecche Italiane. Firenze,<br />

Promis (V.), Tavole sinottiche. — (a pag. 171).<br />

1869. — (a pag. 39).<br />

Gnecchi (F. ed E.), Le Monete dei Trivulzio. - (a pag. XXIX).<br />

Gli stessi, Saggio <strong>di</strong> Bibliografia, ecc. — (a pag. ago).<br />

Blanchet (J.-Adrie:i), Nouveau Manuel de Numismatique du moyen àge et moderne. Tome<br />

second. Paris, 1890. — (a pag. 344).<br />

Ambrosoli (S ), Numismatica (Manuali Hoepli). Milaho, 1891. — (a pag. ia8).<br />

LaZzarini (Alfredo), Castelli friulani:<br />

n. 77. U<strong>di</strong>ne, 30 marzo 1895.<br />

Porcia. - In Giornale <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne. Anno XXIX.<br />

Ambrosoli (S.), Manuale <strong>di</strong> Numismatica<br />

pag. 164).<br />

(Manuali Hoepli). 2» e<strong>di</strong>z. Milano 1895. - (a<br />

Annuario della Nobiltà Italiana. Bari, 1897. - (a pag. 936).


164<br />

" al capo del secondo „<br />

SOLONE AMBROSOLI<br />

(25), reca Tarme eh' è propria<br />

del principe <strong>di</strong> Porcia: " Inquartato : nel 1° e 4°<br />

>^^ " d'argento incappato <strong>di</strong> rosso, a tre semivoli<br />

^^ " dell'uno nell'altro, i due del capo addossati<br />

^W^ " {Ortemburg) ; nel 2° e 3° <strong>di</strong> rosso alla fascia<br />

" d'argento, alla torre dello stesso, aperta <strong>di</strong> nero,<br />

" movente dalla punta dello scudo, e merlata <strong>di</strong><br />

" rosso, attraversante sulla fascia {Mitterburg). Sul<br />

" tutto <strong>di</strong> Porcia „ (26).<br />

I Principi <strong>di</strong> Porcia, infatti, sono fra l'altro anche<br />

Conti <strong>di</strong> Ortemburgo e <strong>di</strong> Mitterburgo ; anzi, la <strong>com</strong>-<br />

posizione dello stemma, e il titolo <strong>com</strong>itale che lo<br />

circonda sullo zecchino, potrebbero far nascere il<br />

dubbio che si tratti <strong>di</strong> una moneta battuta bensì da<br />

un Porcia, ma pei feu<strong>di</strong> testé nominati (27). Tanto più<br />

che i Conti Vidman, dai quali i Porcia <strong>com</strong>perarono<br />

Ortemburgo nel 1662 per 365,000 e più fiorini (28)^<br />

avevano già avuto ed esercitato il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> zecca (29).<br />

II Car<strong>di</strong>nale Cristoforo Vidman coniò, fra altre<br />

monete, uno zecchino che con lo stemma inquartato,<br />

nel 1° <strong>di</strong> Ortemburgo anch'esso, e con la epigrafe<br />

(25) Annuario della Nobiltà Italiana [<strong>di</strong>retto da Goffredo <strong>di</strong> Crolla-<br />

lanza]. Anno XIX. Bari, 1897. — (a pag. 937).<br />

Il <strong>di</strong>segno dell'arme si trova nello stesso Annuario, 1896; e in: Tet-<br />

TONi (L.) e Sala<strong>di</strong>ni (F.), Teatro aral<strong>di</strong>co, voi. IV, Lo<strong>di</strong>, 1844.<br />

" D'azur à six fleurs-de-lis d'or; au chef du méme „ (Rietstap^<br />

Armorial general. Tome II. Goiidn, 1887).<br />

(26) Annuario della N^ob. It., 1897, '• e.<br />

Nel grande Numismatisches IVappen-Lexicon del pur <strong>di</strong>ligentissimo<br />

Rentzmann, tav. ii, n. 69, lo stemma inquartato suddescritto è erroneamente<br />

attribuito a Ortenburg (anzi, a Ortenburg <strong>di</strong> Baviera).<br />

(27) Veggasi la nota precedente. Il Rentzmann ha confuso VOrtenburg<br />

<strong>di</strong> Carinzia con quello <strong>di</strong> Baviera, ma in ogni modo ha creduto evi-<br />

dentemente che si trattasse <strong>di</strong> una moneta coniata per un feudo <strong>di</strong><br />

tal nome.<br />

(28) Beckh-Widmanstetter (Leopold von), Die kàrntnerischen Crafen<br />

von Ortenburg. Wien, 1890. — (a pag. 12-13).<br />

(29) Ivi. — (a pag. II).


LO ZECCHINO DI PORCÌA 165<br />

COMES AB ORTENBVRG ^3°) arieggia talmente lo zecchino<br />

<strong>di</strong> Annibale Alfonso da rafforzare la supposi-<br />

zione che anche quest'ultima moneta possa essere<br />

<strong>di</strong> Ortemburgo.<br />

Se così fosse, del resto, non sembri audacia la<br />

mia, ma a rigor <strong>di</strong> logica si potrebbe (o piuttosto si<br />

dovrebbe) collocare lo zecchino <strong>di</strong> Annibale Alfonso<br />

fra le " monete battute da Italiani all'Estero „, ed<br />

elevare Ortemburgo a " zecca <strong>italiana</strong> „.<br />

Ma senza indugiarci a <strong>di</strong>scutere i motivi pei quali<br />

questo zecchino va assegnato a Porcia e non ad altre<br />

" zecche „ (per servirci <strong>di</strong> un'espressione impropria<br />

ma ormai tra<strong>di</strong>zionale in Italia), lo stesso più volte<br />

citato catalogo del Gabinetto Imp. <strong>di</strong> Vienna {Mon-<br />

notes en or, 1759) ci presenta una soluzione elegante,<br />

benché empirica, del dubbio intorno a cui <strong>di</strong>scorriamo.<br />

Il grande catalogo <strong>di</strong> Vienna infatti, che per la sua<br />

indole stessa, o almeno per ragioni <strong>di</strong> luogo e <strong>di</strong><br />

tempo, ci può quasi fornire una " interpretazione<br />

autentica „, nella medesima pagina 211 del volume<br />

suddetto riproduce i <strong>di</strong>segni delle monete del Car<strong>di</strong>-<br />

nale Vidman intitolandole <strong>di</strong> Ortemburgo, e piiì sotto<br />

ci dà il <strong>di</strong>segno della moneta <strong>di</strong> Annibale Alfonso<br />

intitolandola <strong>di</strong> Porcia.<br />

Continueremo quin<strong>di</strong> senza esitanza, col Promis<br />

e con gli altri nostri nummografi, ad annoverare<br />

Porcia fra le zecche italiane, quantunque la sua<br />

moneta sia certamente battuta al <strong>di</strong> là delle Alpi.<br />

Diamo ora uno sguardo alle circostanze nelle<br />

quali fu coniata.<br />

Intorno all' antichissima origine della famiglia<br />

Porcia scrissero, per tacere del Sansovino (31), del<br />

(30) Monnoies en or, etc. — (a pag. 211).<br />

(31) Sansovino (Francesco), Della origine, et de' fatti delle Famiglie<br />

illustri d'Italia. In Vinegia, 1582. — (a pag. 240 e segg.).


l66 SOLONE AMBROSOLI<br />

Verci (32) e d'altri, più recentemente il eh. e <strong>com</strong>pianto<br />

Stefani (33) e il canonico Degani (34).<br />

Essa è senza dubbio fra le case più illustri del<br />

Friuli, produsse gran numero <strong>di</strong> personaggi <strong>di</strong>stinti,<br />

e s' imparentò con nobilissime famiglie (35).<br />

Né, per potersi chiamar antica e per essere il-<br />

lustre, aveva bisogno che il P. Antonio Tadeo, terziario<br />

<strong>di</strong> S. Francesco e prefetto del Seminario <strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>sca,<br />

nel de<strong>di</strong>care la barocca sua Galleria panegirica al<br />

conte Gio. Andrea <strong>di</strong> Porcia, con secentistica ampollosità<br />

ed esagerazione in<strong>com</strong>inciasse <strong>com</strong>e segue:<br />

" Se insino le Stanze Troiane apprestarono le Culle ai<br />

" Pargoletti Vostri Aui, Illustrissimo Signor Conte; de' quali<br />

"<br />

i Figli con la fuga schermiti da quelle fiamme nemiche,<br />

" sotto il Cielo dell' Orse à sé, & à suoi Parti, riportarono<br />

" sicuro soggiorno. Se TAlemagna fecondata de' suoi figli<br />

" trinciati dalle vostre sciable; produsse alle destre, vittoriose<br />

" le palme, & inaffiata col sangue dalle vostre piche, partorì<br />

" le rose, per incoronar le tempie Auite de vostri Scipioni.<br />

" Se la Gallia per il sommo capitale delle prodezze de vostri<br />

" Epaminon<strong>di</strong>, impegnata; si <strong>di</strong>simpegnò col esborso de' primi<br />

" honori <strong>di</strong> sua Reggia, e col inesto de Regij Gigli donati<br />

" alle vostre insegne. Se l'Augustissima Casa d'Austria,<br />

(32) Verci (Giambatista), Storia della Marca Trivigiana e Veronese.<br />

Venezia, 1786-91.<br />

(33) Stefani (Federigo), Di Guecelletto da Praia e dell'origine de'<br />

Principi e Conti <strong>di</strong> Porcia e Brugnera. Venezia, 1876.<br />

(34) Decani (Ernesto), La Cronaca <strong>di</strong> Pre' Antonio Purliliese. — In<br />

Archivio Veneto, T. XXX VI, 1888.<br />

Lo STESSO, Gtiecello II <strong>di</strong> Prata. — In Atti dell'Accademia <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,<br />

Serie li, Voi. IX, 1893.<br />

(35) Per le numerose pubblicazioni che concernono la famiglia<br />

Porcia, veggasi la Bibliografia del Friuli <strong>di</strong> Giuseppe Valentinelli<br />

(Venezia, 1861): alla quale formano continuazione i due volumi della<br />

Bibliografia storica friulana dal 1861 al iSSj <strong>di</strong> Giuseppe Occioni-<br />

Bonaffons (U<strong>di</strong>ne, 1883 e 1887).<br />

Alcuni cenni biografici <strong>com</strong>pen<strong>di</strong>osi dei Conti <strong>di</strong> Porcia si trovano<br />

nell'opera <strong>di</strong> Giandomenico Ciconi: U<strong>di</strong>ne e sua provincia (seconda e<strong>di</strong>-<br />

zione, U<strong>di</strong>ne, 1862; — a pag. 362-64).<br />

V. anche un articolo del Conte Alfonso Porcia nel Corriere <strong>di</strong> Go-<br />

rizia, anno X, n. 37 (26 marzo 1892).<br />

1


LO ZECCHINO DI PORCÌA 167<br />

" delle Spagne con i Tosoni, della Germania con le Contee,<br />

" dell'Imperio con i Principati, della sua Corte con le prime<br />

" Prefetture, & ai Sommi Pontefici con iterate, & applau<strong>di</strong>te<br />

" Ambasciarle, riconobbe i vostri saputissimi Soloni. E final-<br />

" mente se '1 Vicario <strong>di</strong> Christo con il decoro delle Mitre,<br />

" con le Secretane del Vaticano, con le Plenipotenze delle<br />

" Nonciature, e col Ostro delle Sacre Porpore rauuisò i<br />

" vostri religiosissimi Aaroni.... „ (36).<br />

Ciononostante, quantunque la nobiltà della fa-<br />

miglia Porcia debba <strong>di</strong>rsi assai antica, la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />

Principe è in essa relativamente <strong>di</strong> fresca data, risalendo<br />

soltanto alla metà circa del Sec. XVII.<br />

Per maggior chiarezza, riproduco qui un brano<br />

della genealogia dei Principi e Conti <strong>di</strong> Porcia,<br />

<strong>com</strong>pilata dal Dott. A. Joppi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, e che devo<br />

alla gentilezza del Sig. Antonio Toffoli.<br />

Brano iella Geiealogia de' Principi b Conti ili Porcia (Friffl)<br />

DEL Dottor Antonio Joppi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne<br />

Conte Giovanni Sforza <strong>di</strong> Porcia, morto 1624.<br />

(I Principe) Giovanni Fer<strong>di</strong>nando, nato 1606, morto 1665 ;<br />

creato Principe del Sacro Romano Impero<br />

dall' imp. Leopoldo I in Vienna, il 17 febbraio 1662.<br />

(li Principe) Giovanni Carlo, morto 1667.<br />

(III Principe) Gio. Francesco Antonio, morto 1698,<br />

I<br />

I<br />

I<br />

,*, Non ebbe figli, ed il Principato passò in un ramo collaterale de' Conti Porcia, cioè nel Conte<br />

(IV Principe) Gerolamo Ascanio <strong>di</strong> Porcia,<br />

del fu Conte Fer<strong>di</strong>nando Guido.<br />

I<br />

(V Principe) ANNIBALE ALFONSO EMANUELE,<br />

nato 1679, morto 1742.<br />

(36) Tadeo (P. Antonio), Galeria Panegirica dell'Illustrissima, &' Eccellentissima<br />

Casa <strong>di</strong> Portia, de<strong>di</strong>cata all'Illustrissimo Signor, Sig/ Gioanni<br />

Andrea <strong>di</strong> Portia, Conte del Sacr. Rom. Imperio, <strong>di</strong> Brugnara, &c. &c.<br />

<strong>di</strong> Sua Maestà Cesarea Cameriere, Signore <strong>di</strong> Senesecchia, Prem,<br />

Ortemburg, & Ospitol; Cavaliere Gierosolimitano, e Commendatore <strong>di</strong><br />

Stragau, &c. &c. — In U<strong>di</strong>ne, appresso gii Schiratti, 1679.


l68<br />

SÒLONE AMBROSOLI<br />

Da questo brano, che ho potuto Jwinplei<strong>di</strong>c col<br />

raffronto <strong>di</strong> altri alberi genealogici cortesemente <strong>com</strong>unicatimi<br />

dal Sig. Conte D/ Alfonso Porcia, ve<strong>di</strong>amo<br />

che il primo personaggio della famiglia insignito del<br />

principato fu Giovanni Fer<strong>di</strong>nando.<br />

Il relativo <strong>di</strong>ploma dell' Imp. Leopoldo I è in<br />

data del 17 febbraio 1662 (v. Appen<strong>di</strong>ce, A), e in<br />

esso si concede anche espressamente al Principe ed<br />

a' suoi successori il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> zecca (v. Appen<strong>di</strong>ce, B).<br />

Nella chiusa dello stesso <strong>di</strong>ploma si accorda poi al<br />

Principe la facoltà <strong>di</strong> trasferire o concedere ad altri<br />

(in <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> prole mascolina) i privilegi tutti che<br />

solennemente sono registrati nel <strong>di</strong>ploma medesimo,<br />

e il primo dei quali è per l'appunto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> zecca<br />

(v. Appen<strong>di</strong>ce, C).<br />

Questo caso si avverò per il Principe Gio. Fran-<br />

cesco Antonio, morto improle, dal quale il principato<br />

passò al Conte Gerolamo Ascanio, che alla sua volta,<br />

col consenso imperiale, vi rinunciò a favore del<br />

proprio figlio Annibale (37), Ed è precisamente questi<br />

il Principe Annibale Alfonso Emanuele che, <strong>com</strong>e<br />

sappiamo, fece coniare lo zecchino <strong>di</strong> Porcia.<br />

Uomo <strong>di</strong> preclaro ingegno, dopo una giovinezza<br />

<strong>di</strong>visa fra gli stu<strong>di</strong> e gli esercizi cavallereschi, e dopo<br />

<strong>di</strong> essere stato per vari anni generale <strong>di</strong> Carlstadt<br />

nei Confini croati, Annibale Alfonso fu nominato da<br />

Carlo VI a suo consigliere intimo, a capitano supremo<br />

<strong>di</strong> Carinzia, ed ebbe altre cariche ed onori,<br />

<strong>com</strong>e si può leggere <strong>di</strong>ffusamente nel volume a lui<br />

de<strong>di</strong>cato da Adamo Matteo de Sukoviz sotto il titolo:<br />

Marcus Porcius Caio re<strong>di</strong>vivus (38).<br />

(37) Annuario della Nob. It., 1897. — (a pag. 936 : " Giovan-Francesco-<br />

" Antonio, f improle 8 apr. 1698. Il tit. <strong>di</strong> Princ. del S. R. I. venne<br />

" allora rinnov., per concess. imp. 3 sett. 1698, in favore <strong>di</strong> Gerolamo,<br />

" ciambellano del duca <strong>di</strong> Baviera, il quale ne fece rinunzia al proprio<br />

" figlio Annibale, consigl. dell'imper. Carlo VI e capit. <strong>di</strong> Carinzia „),<br />

(38) V. Appen<strong>di</strong>ce, D.


LO ZECCHINO DI PORCfA 169<br />

Ma per noi la sua personalità ritrae un carat-<br />

tere <strong>di</strong> particolare interesse dall'aver egli fatto uso<br />

del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> coniar moneta; quantunque, <strong>com</strong>e altri<br />

Principi del suo tempo, per la cussione materiale<br />

abbia ricorso senza dubbio all'opera <strong>di</strong> qualche zecca<br />

maggiore, e, più presumibilmente, alla zecca <strong>di</strong> Vienna;<br />

e quantunque si sia limitato <strong>di</strong> certo a far battere un<br />

ristrettissimo numero <strong>di</strong> esemplari, <strong>com</strong>e lo attesta<br />

la straor<strong>di</strong>naria rarità del suo zecchino.<br />

In virtù <strong>di</strong> questa coniazione, sia pure scarsis-<br />

sima, sia pure effimera, Annibale Alfonso <strong>di</strong> Porcia<br />

prende posto per un istante nella serie <strong>numismatica</strong><br />

<strong>italiana</strong>; spero quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> non aver forse fatto cosa<br />

<strong>di</strong>scara ai lettori della <strong>Rivista</strong> col richiamare la loro<br />

attenzione sulla quasi <strong>di</strong>menticata <strong>di</strong> lui moneta.<br />

Prima <strong>di</strong> chiudere, mi si permetta <strong>di</strong> ringraziare<br />

i Sigg. March. Carlo Ermes Visconti, Conte D."" Al-<br />

fonso Porcia, e Antonio Toffoli, che mi furono liberah<br />

<strong>di</strong> notizie e <strong>di</strong> cortesi schiarimenti.<br />

Milano, giugno iS^j.<br />

Solone Ambrosoli.


APPENDICE<br />

A.<br />

So haben Wir <strong>di</strong>esem allem nach aus oben angezogenen,<br />

und mehr andern Ursachen, und zu gnà<strong>di</strong>gster<br />

Erkanntniss solches furtreflich ruhmlichen Verhaltens, und<br />

langwierig getreuen Ver<strong>di</strong>enens mit wohl bedachtem Muthe,<br />

gutem Rathe, aus selbst eigener Bewegnuss, und rechtem<br />

Wissen, obbenannten Unsern Obristhofmeister Johann Fer<strong>di</strong>nand<br />

Grafen von Portia, und Brugnera in den Stand,<br />

Ehre, und Wùrde, Unserer, und des heil. Reichs Fùrsten<br />

gnà<strong>di</strong>glich erhoben, gewur<strong>di</strong>get, und gesetzt, auch ihn der<br />

Schaare, Gesell- und Gemeinschaft anderer Unserer, und des<br />

heil. Reichs Fiirsten zugefugt, zugesellt, und vergHchen,<br />

dazu ihm den furstlichen Titul, und Namen zu fiihren gna<strong>di</strong>gUch<br />

bewilliget, und gegeben, auch sich also zu nennen<br />

zugelassen, und erlaubt, jedoch dergestalt, dass allezeit der<br />

primogenitus den fursthchen Stand, und Namen fùhre : da<br />

<strong>di</strong>eser aber keinen mannlichen Leibserben hinterhesse, alsdann<br />

aus seinem Geschlechte, und zwar derjenige, welchen<br />

er zum Erben aufnehmen, oder in Ermanglung der Institution,<br />

sein rechtmàssiger Erb aus dem Grafen von Portia Ge-<br />

schlechte seyn wird, und dessen àltester Sohn, und also fort,<br />

und fort allein der primogenitus in dem Fiirstenstande suc-<br />

ce<strong>di</strong>ren, <strong>di</strong>e andern aber in dem Grafenstande verbleiben<br />

sollen „.<br />

Fùrst von Portiaischen Familie<br />

Herrlichkeiten. — (s, 1. d. st. né a.)- —<br />

(a pag. 11-12).<br />

B.<br />

Als nàmlich, und fiirs erste, so haben Wir zur Erzeigung<br />

Unserer grossen Mil<strong>di</strong>gkeit, und gna<strong>di</strong>ger Neigung<br />

gegen mehr gedachtem Fiirsten von Portia Ldl. auch dero<br />

Erben, und Nachkommen mit Consens, und Einwilligung<br />

Unserer, und des heiligen Reichs Kuhrfursten <strong>di</strong>ese besondere<br />

Gnade gethan, und Freyheit gegeben; thun, und


LO ZECCHINO DI PORCfA I7I<br />

geben <strong>di</strong>e ihnen auch von ròmischer kais. kònig. und<br />

landsfiirstlicher Machtvollkommenheit wissentlich in Kraft<br />

<strong>di</strong>eses Briefs also, dass scine Liebden, dero Erben, und<br />

Nachkommen, wann ihnen solches iiber kurz, oder lang<br />

gelegen, und gefallig, in ihren Landen, Herrschaften, und<br />

Gebieten, so sie itzt haben, und in kunftiger Zeit noch ferner<br />

ùberkommen, eine Miìnzstàtte bauen, und aufrichten lassen,<br />

und darinn durch ihre ehrbare, redliche Munzmeister, <strong>di</strong>e<br />

sie zu einer jeden Zeit dazu verordnen, allerley goldenund<br />

silberne Miìnzsorten klein, und gross, in allermassen<br />

solches Unser, und des heihgen Reichs Munze<strong>di</strong>kt, und<br />

Ordnung zulasset, und andern, so aus Unsern, oder Unserer<br />

Vorfahrer kais. kònig. oder landsfiirstlichen Begnadungen zu<br />

miinzen Macht haben, mit Umschriften, Bildnissen, Wappen,<br />

Gepràgen auf beiden Seiten miinzen, und schlagen lassen,<br />

damit treulich gebaaren, und handlen sollen, und mògen,<br />

von allermanniglich unverhindert : doch sollen alle solche<br />

golden- und silberne Miinzen, <strong>di</strong>e sie, wie obstehét, schlagen,<br />

und miinzen lassen, von Strichnadl, Korn, Schrot, Gran,<br />

Gehalt, Werth, und Gewicht vorbertihrter Unserer, und<br />

des heiligen Reichs, auch anderer Unserer Erbkònigreiche,<br />

Furstenthiimer, und Lande (darinnen dergleichen Miinzen<br />

geschlagen werden) der Miinzordnung gemàss, und nicht<br />

geringer seyn; auch wo Wir, oder Unsere Nachkommen,<br />

kiinftig iiber kurz, oder lang der Mtinz halber Aenderung,<br />

und andere Ordnung fiirnehmen, geben, und machen werden,<br />

solle scine Liebden der Fiirst von Portia, scine Erben, und<br />

Nachkommen sich alsdann auch derselben gemass halten „.<br />

Fiirst von Portiaischen Familie<br />

Herrlichkeiten. — (a pag. 25-26).<br />

Zu dem alien geben Wir Unserm lieben Oheim des<br />

Furstens von Portia Ldl. dero Erben, und Nachkommen,<br />

<strong>di</strong>esa besondere Freyheit, vollkommene Macht, und Gewalt,<br />

dass er als primus aquirens in defectum prolis masculince <strong>di</strong>eses<br />

Unser kais. Beneficium einem jedweden seines Namens^<br />

und Stammes, oder einem andern, wen er hiezu am besten


172<br />

SOLONE AMBROSOLI<br />

qualifìcirt befindet, nach seinem Belieben per ultimam volun-<br />

tatem, seu Inter Vivos quocunque modo gànzlichen ubertnachen^<br />

verleihen, iransportiren, uberlassen, und ce<strong>di</strong>ren mòge,<br />

alles von mehr beruhrter kais. Machtvollkommenheit, und in<br />

Kraft <strong>di</strong>eses Briefes, welchen nun des Fiirsten von Portia<br />

Ldl. solches Unser Privilegium, oder eine, oder mehrere<br />

Gnaden derselben, wie obstehet, ce<strong>di</strong>ren, und theilhaftig machen<br />

wird, der solle solches nichtweniger, als wenn ihm das<br />

von Uns seJbst verliehen wàre, nach seinem Gefallen niitzen,<br />

und niessen, ohne mànnigliche Verhinderung „.<br />

Fiirst von Portiaischen Familie<br />

Herrlichkeiten. — (a pag. 67).<br />

D.<br />

Primogenitus <strong>com</strong>itis Hieron3'mi Ascanij, Hannibal tenerae<br />

adhuc aetatis Porcià in Bavariam ad agnatum Maximilianum<br />

deductus, ab eodem sollicitè educatus, & ad quaevis<br />

tum privata, tum publica stu<strong>di</strong>a, & equestria exercitia serio<br />

applicatus in omnibus, & singulis ad invi<strong>di</strong>am usque mire<br />

proficiens, prout ejus aevi <strong>com</strong>militones ho<strong>di</strong>edum attestantur,<br />

ipsùmque quilibet cum eodem per aliquod agens tempus, in<br />

omni scibili magistrum : in juri<strong>di</strong>cis alterum Catonem ; in<br />

historia vero, & politicis omnino defaecatissimum, ac consummatissimum<br />

, jure merito ju<strong>di</strong>caverit. Rarae profectò hoc<br />

saeculo in principe viro virtutes.<br />

Non tantum haeres principis Francisci Antonij, sed &<br />

priùs Maximiliani agnati, ejùsque conjugis natae L. B. à Spi-<br />

rinig, ac sic proprietarius dominiorum superioris, & inferioris<br />

Lauterbach, Hornegg, & Meillhoffen, nec non <strong>di</strong>versorum in<br />

Bavaria palatiorum, & honorum : occasione cujus per aliquot<br />

cum aula Bavarica tum ibi, tum in Belgio tempus morabatur:<br />

variàque ibidem obivit munia.<br />

Sed vocatus ad capessendam praefati principis Francisci<br />

Antonij haere<strong>di</strong>tatem se se Viennam contulit, ubi Leopoldo<br />

Caesari vix rara hujus principis talenta innotuére, eundem in<br />

suum ad aulam Moscoviensem resolvit magnum legatum.<br />

Quo au<strong>di</strong>to duo id Caesari ministri improbàre : esse nimirum<br />

hunc principem ad delicatum hoc, & grave munus perquàm


LO ZECCHINO DI PORCfA I73<br />

juvenem; Quibus Caesar haec in terminis reposuit percunctando:<br />

An locuti sint in serijs principi à Porcia? negantes<br />

jussit, illi loqui; multum in hoc principe reperturos, quod<br />

illis deest, ut <strong>di</strong>scant.<br />

Quo autem fato legatio haec, ad quam eò magnificentiùs<br />

prò Caesaris gloria gerendam, magnos ex proprio princeps<br />

impen<strong>di</strong>t sumptus, ad hoc usque momentum sensibiles, suum<br />

non sit sortita efiectum, id passim ex aliis constat.<br />

Interrupto ergo hoc legationis munere renuntiatur gene-<br />

ralis Carolosta<strong>di</strong>ensis Croaticorum, maritimorùmque confiniorum,<br />

cui per aliquot laudabiliter praefuit annos: ob aèris<br />

autem intemperiem ad sui conservationem necesse habuit id<br />

resignare.<br />

Ad sedandum, in <strong>com</strong>itatu Goritiensi anno 1713 exortum<br />

rusticorum tumultum, au<strong>di</strong>endas, & decidendas causas, nec<br />

non puniendos authores, deputatur cum Christophoro <strong>com</strong>ite<br />

à Wildenstein, moderno <strong>di</strong>gnissimo <strong>di</strong>rectore regiminis Aust:<br />

Inter: & Joanne Josepho à Luidl, ho<strong>di</strong>erno secretano, &<br />

referendario IntrAust: Viennae mentissimo, principalis <strong>com</strong>missarius,<br />

quam <strong>com</strong>missionem per decem menses, in loco<br />

Goritiae continuatam, cum susceptis in se sponte proprijs<br />

impensis feliciter terminavit: ut optimo jure de ilio <strong>di</strong>ci possit,<br />

eundem non sibi, sed Caesari natum, facultatésque ipsius<br />

magis bono publico, ac propriae utilitati deservire.<br />

Dum vero invictissimus Caesar, & gloriosissimus triumphator<br />

Carolus VI. &c. &c. qui ob <strong>di</strong>urnam in vin<strong>di</strong>canda,<br />

& asserenda sibi avita Hispaniarum monarchia à Germania<br />

absentiam, subjectorum, ipsorùmque qualitatum notitiam,<br />

redux non habuit ex asse, talenta hujus principis percepit,<br />

eundem sibi à consilijs intimum efifectivum, suùmque archidu-<br />

catùs Carinthiae supremum Capitaneum, & principalem Inte-<br />

rioris Austriae <strong>com</strong>missarium, ampia cum authoritate renuntiat.<br />

Sed haec duntaxat fore praelu<strong>di</strong>a ad altiora quis non videt?<br />

aC DeVs hoC faXIt aMen (39) „.<br />

De Sukoviz (Adamus Matthaeus),<br />

Marcus Porctus Caio re<strong>di</strong>vivus et in<br />

integrum restitutus in celsissimo Principe,<br />

& Domino, Domino Hannibale<br />

Alphonso Emanuele S. Rom. Imp.<br />

Principe à Porcia, &c. — Augustae<br />

Vindelicorum, 1716. — (a pag. 89-92).<br />

(39) Cronogramma dell'anno 1716 (MDCCXVI), in cui fu pubblicato<br />

il libro.


IL PRIVILEGIO DI ZECCA<br />

ACCORDATO DALL'IMPERATORE MASSIMILIANO II<br />

A FERRANTE GONZAGA<br />

1° Marchese <strong>di</strong> Castiglione delle Stiviere<br />

Mai fu noto se la zecca <strong>di</strong> Castiglione sia stata<br />

aperta in virtù <strong>di</strong> un Privilegio speciale; e quanti<br />

scrissero intorno alla medesima, si limitarono a ri-<br />

portarne notizie e documenti, senza accennare alle<br />

ragioni della sua origine, perchè da nessuno cono-<br />

sciute. Ed anche lo scrivente che ebbe ad illustrare<br />

in modo assai dettagliato la zecca stessa W, in quel<br />

volume accennò alla mancanza <strong>di</strong> documenti in pro-<br />

posito: anzi aggiunse essere probabile che non fosse<br />

stato d'uopo un Privilegio apposito, perchè il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> battere moneta era implicito fra i molti della<br />

erezione del Marchesato.<br />

Ma le <strong>di</strong> lui indagini non cessarono per questo,<br />

e furono anzi coronate da pieno successo, perchè lo<br />

condussero a scoprire il Privilegio speciale con cui<br />

r Imperatore Massimiliano II concedeva a Ferrante<br />

Gonzaga, i° Marchese <strong>di</strong> Castiglione, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

monetazione : prezioso documento che è lieto <strong>di</strong><br />

rendere noto ai cultori della Numismatica, qui ripro-<br />

ducendolo.<br />

A. Agostinl<br />

(i) Ing. A. Agostini, Castiglione delle Stiviere dalle sue origini<br />

geologiche fino ai nostri giorni. Parte III, La Zecca.


176 A. AGOSTINI<br />

Privilegium Monetan<strong>di</strong><br />

Maximilian II, 1564-70,<br />

Pro. IH. Marchiane Ferrante de Gonzaga.<br />

Maximilianus II &. Ad futuram rei niemoriam : Recognoscimus,<br />

et notum facimus tenore praesentium universis: Etsi ex innata<br />

nostra benignitate inclinati sumus ad exercendam munificentiam<br />

nostrani Caesaream in quoscumque nostros , et Sacri Romani<br />

Imperij sub<strong>di</strong>tos, ac fideles, qui tum vitae morumque honestate,<br />

probitate et integritate, tum fide, constantia, et benemeren<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />

ahimique promptitu<strong>di</strong>ne erga nos, et sacrum Imperium, inclytamque<br />

nostram Austriae domum, ea sese <strong>di</strong>gnos red<strong>di</strong>derint, more Divorum<br />

praedecessorum Nostrorum Romanorum Imperatorum, ac Regum,<br />

qui <strong>di</strong>vino exemplo et instituto edocti, censuere Imperialem Tronum<br />

nihii magis decere, quam beneficentiam et liberalitatem suam nuliis<br />

tenere finibus circumscriptam: Tamen existimamus illorum etiam<br />

in primis rationem esse habendam, qui a maioribus et parentibus<br />

illustri loco natis, atque de Imperio Sacro optime mentis, genus et<br />

originem trahunt, praesertim si ipsi quoque laudatis illorum vesti-<br />

giis insistentes, domesticam ac gentilitiam gloriam, rebus fortiter<br />

praeclare gestis, et virtute partam, ijsdem stu<strong>di</strong>is, ac meritis, tueri<br />

et integram conservare student. Quemadmodum enim alios Natalium<br />

splendore antecellunt, sic etiam Reipublicae prae caeteris, non<br />

solum eximio ornamento, sed summo quoque praesi<strong>di</strong>o esse possunt.<br />

Quamobrem cum 111. noster, et Sacri Imperij Princeps, fidelis<br />

<strong>di</strong>lectus Ferrantes ex Marchionibus de Gonzaga Dominus Castioni<br />

a Stiverijs natus sit ex 111. familia Marchionum de Gonzaga, quae<br />

non modo vetustate, et nobilitate, sed fide quoque et constantia<br />

erga Divos antecessores nostros, et Sacrum Imperium, admodum<br />

est insignis atque conspicua, inclytaeque Domui nostrae Austriacae<br />

a multis saeculis ad<strong>di</strong>ctissima, unde plures praeclari atque rei<br />

bellicae gloria praestantes viri et <strong>di</strong>gnitatis atque auctoritatis Impe-<br />

ratoriae acerrimi vin<strong>di</strong>ces pro<strong>di</strong>erunt, ipseque Ferrantes, a proge-<br />

nitorum suorum virtute mime deflectat, sed avitam generis sui<br />

nobilitatem et eminentiam excellentibus animi sui dotibus ingiter<br />

tueri ac retinere connitatur, atque nos et sacrum Imperium, summa


IL PRIVILEGIO DI ZECCA, ECC. I77<br />

fide, integritate atque observantia, colat, siculi etiam universam<br />

Domum nostrae Austriae orni offitiorum genere demereri nunquam<br />

cessai, atque haud dubie in futurum quoque nullam unquam occasionem<br />

praetermissurus esl, eiusmo<strong>di</strong> praeclaram voluntatem suam<br />

reipsa magis magisque <strong>com</strong>proban<strong>di</strong>. Nos sane existimamus, non<br />

solum Caesarea noslra munificenlia <strong>di</strong>gnum, verum etiam omni<br />

rationi, et aequitali consentaneum esse, quod vicissim buie tam<br />

eximiae animi illius promptitu<strong>di</strong>ni mutua nostra Caesarea gratia, et<br />

benignitate respondeamus, eumque insigni aliquo ornamento cronde-<br />

coremus, quo non tam ipse congruum virtuti suae praemìum consequatur,<br />

sed ipsius etiam posteritas, et alii quoque hoc exemplo<br />

ad eadem virtutis stu<strong>di</strong>a accendantur. Itaque motu proprio, et ex<br />

certa nostra scientia, animoque bene deliberato, et sano accedente<br />

Consilio, prò ea, quam oblinemus auctoritate Caesarea, deque eiusdem<br />

polestatis plenitu<strong>di</strong>ne, ante<strong>di</strong>cto 111. Ferranti Marchioni de Gonzaga,<br />

eiusque filijs haere<strong>di</strong>bus , et descendentibus legittimis benigne<br />

de<strong>di</strong>mus, concessimus, et elargiti sumus, libertatem et fàcultatem<br />

in castro et oppido suo Castioni a Stiverijs, officinam Monetariam<br />

fabrican<strong>di</strong>, et construen<strong>di</strong>, monetamque auream, argenteam et aeream<br />

cuiusquam generis et valoris, Armorum suorum insignis, ac nominis<br />

inscriptione signatam cuden<strong>di</strong>, dummodo cudatur bona sincera et<br />

iusta, quae non sit deterior illa, quam caeteri Italiae Principes,<br />

Divorum antecessorum nostrorum Romanorum Imperatorum ac<br />

Regum concessione cudunt, ita ut nemo in hac parte iustam conque-<br />

ren<strong>di</strong> causam habere queant, prout tenore praesentium damus,<br />

conce<strong>di</strong>mus et elargimur, volentes, et hoc Caesareo e<strong>di</strong>cto nostro<br />

firmiter statuentes, ut praefatus 111. Ferrantes, eiusque filij, haeredes,<br />

posteri, atque in loco supranominato successores legitimi, absque<br />

omni impe<strong>di</strong>mento, et obstaculo, possint et valeant deinceps in<br />

perpetuum Monetam auream, argenteam et aeream, bonam tamen<br />

ac sinceram et iustam nec deteriorem illa, quae ut ante <strong>di</strong>ctum est,<br />

a caeteris Italiae Principibus, sacro Romano Imperio subiectis, iuxta<br />

tenorem et praescriptum Privilegiorum ipsis desuper a Divis Romanorum<br />

Imperatoribus, ac Regibus concessorum, cu<strong>di</strong>tur, in eodem<br />

loco suo Castioni cudere, seu cu<strong>di</strong> facere, ac omnibus et singulis<br />

gratijs, libertatibus, privilegiis, immunitatibus, praerogativis , et<br />

luribus, in hoc parte uti, frui, potiri, et gaudere, quibus caeteri<br />

Principes et Or<strong>di</strong>nes Sacri Romani Imperii, fàcultatem cuden<strong>di</strong><br />

monetam habentes, utuntur, fruuntur, potiuntur, et gaudent, con-<br />

suetu<strong>di</strong>ne, vel de Iure, omni impe<strong>di</strong>mento, vel contra<strong>di</strong>ctione postpo-<br />

sita. Quocirca mandamus etiam et praecipimus firmissime universìs<br />

ac singulis Electoribus, et Principibus, tam Ecclesiasticis, quam<br />

Saecularibus, Archiepiscopis , Episcopis, Ducibus, Marchionibus,


I-yS A. AGOSTINI<br />

Comitibus, Baronibus, Militibus, Nobilibus, Clientibus, Capitaneis,<br />

Vicedominis, Locumtenentibus, Gubernatoribus, Vicegerentibus<br />

Praesidentibus, Praefectis, Castellanis, Rectoribus, Magistratibus,<br />

Antianis, Vexilliferis, Potestatibus, Civius Magistris, Consulibus, et<br />

omnibus denique nostris, et sacri Imperii sub<strong>di</strong>tis, ac fidelibus<br />

<strong>di</strong>lectis, tam in Italia, quam in Germania, et alibi existentibus,<br />

cuiuscumque gradus, status, or<strong>di</strong>nis, con<strong>di</strong>tionis, et <strong>di</strong>gnitatis fueritit,<br />

ut saepefato IH. Principi nostro Ferranti ex Marchionibus de Gon-<br />

zaga, et ante<strong>di</strong>ctis eius filiis, haere<strong>di</strong>bus et successoribus legitimis<br />

in memorata libertate, praerogativa, et facultate cuden<strong>di</strong> Monetam<br />

in praenominato Castro et loco Castìoni, ipsis jam per nos concessa,<br />

nihil prorsus negotii, molestiae vel impe<strong>di</strong>menti ullo quaesito colore<br />

<strong>di</strong>recte vel in<strong>di</strong>recte exhibeatur, sed illos ea libere uti, frui et potiri<br />

sinant, et ab aliis quoque prò sua quisque parte omni id stu<strong>di</strong>o<br />

fieri curent, et secus minime faciant, quatenus nostram, et sacri<br />

Imperij in<strong>di</strong>gnationem gravissimam, et mulctam sexaginta Marcharum<br />

auri puri fisco nostro Imperiali, et parti laesae, omni spe<br />

veniae sublata, ex aequo pendendam incurrere noluerint, quam<br />

poenam temerarijs violatoribus, et contemptoribus huius nostrae<br />

concessionis ac gratiae irrogandam decernimus. In cuius rei fidem<br />

et testimonium has literas manu nostra propria subscriptas sigilli<br />

nostri Caesarei appensione <strong>com</strong>muniri iussimus. Datum Viennae<br />

trigesima Maij Anno Domini JMillesimo quingentesimo sexagesimo<br />

septimo.<br />

,


CONTRIBUTI<br />

ALLA<br />

Storia del ripostiglio consolare<br />

DI<br />

PALAZZO CANAVESE<br />

Se la moneta antica ha un valore in sé, doppio ne<br />

acquista quando, invece d'essere isolata, fa parte <strong>di</strong> un<br />

ripostiglio che offra allo stu<strong>di</strong>oso un <strong>com</strong>plesso <strong>di</strong> dati<br />

cronologici e numismatici <strong>di</strong> maggior entità, e permetta <strong>di</strong><br />

assorgere ad induzioni precise sul periodo in cui tali monete<br />

furono coniate e sul popolo che le usò in quel periodo.<br />

Perciò rilevai l'importanza del ripostiglio <strong>di</strong> Romagnano<br />

Sesia, che ebbi la fortuna <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are quando era ancóra<br />

integro (i), e, nell'impossibilità <strong>di</strong> farlo acquistare pel Museo<br />

<strong>di</strong> Antichità in Torino, rac<strong>com</strong>andai al proprietario <strong>di</strong> ven-<br />

derlo intero o <strong>di</strong> tenerlo, piuttosto che togliergli ogni valore<br />

col <strong>di</strong>viderlo (2). In quell' occasione osservai inoltre quanto<br />

siano rari i ripostigli consolari nell'Alta Italia e specialmente<br />

nel Piemonte (3), per il che tanto maggiore è l'obbligo <strong>di</strong><br />

seguire la traccia <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> cui si ha qualche notizia. Fra<br />

i ripostigli allora citati v'era quello <strong>di</strong> Palazzo Canavese,<br />

presso Ivrea, il cui ritrovamento risale non al 1886, <strong>com</strong>e<br />

(i) Ve<strong>di</strong> <strong>Rivista</strong> <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> Numismatica, voi. Vili (1895), P^g- 4955<br />

voi. IX (1896), fase. II, pag. 233-246 e nota i. — Ne parlò anche il eh. cav.<br />

prof. Ferrerò in Atti dell'Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Torino, voi. XXXI,<br />

pag. 766-775.<br />

(2) Ve<strong>di</strong> <strong>Rivista</strong> cit., voi. VIII (1895), pag. 494. Con molto piacere<br />

venni a sapere che il ripostiglio <strong>di</strong> Romagnano Sesia fu acquistato<br />

intiero dal eh. cultore <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> archeologici cav. Giuseppe Assandria<br />

in Torino.<br />

(3) Ve<strong>di</strong> <strong>Rivista</strong> cit., voi. IX (1896), pag. 244, nota 4.


l8o SERAFINO RICCI<br />

era stato da me desunto dalle relazioni, ma alla primavera<br />

del 1884. Quantunque pur troppo del ripostiglio <strong>di</strong> Palazzo<br />

non si possa ricostruire la storia e fare l'illustrazione <strong>com</strong>pleta<br />

<strong>com</strong>e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Romagnano Sesia, pure credo non scevro<br />

d'interesse scientifico il raccogliere intorno a quello tutti i dati<br />

possibili, in aspettazione d'altri ancora più particolareggiati.<br />

Il <strong>com</strong>pianto sen. Fabretti, già <strong>di</strong>rettore del R. Museo<br />

<strong>di</strong> Antichità in Torino, negli Atti della Società <strong>di</strong> Archeologia<br />

e Belle Arti per la provincia <strong>di</strong> Torino, del gennaio 1887,<br />

dava un breve cenno sul ripostiglio dei nummi consolari<br />

d'argento <strong>di</strong> Palazzo Canavese, che allora s'era rinvenuto<br />

contemporaneamente ad un altro abbastanza importante <strong>di</strong><br />

monete imperiali, dei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Settimo Torinese, <strong>di</strong> cui si<br />

ebbe notizia troppo tar<strong>di</strong>, per impe<strong>di</strong>rne la <strong>di</strong>spersione.<br />

" Il ripostiglio <strong>di</strong> Palazzo — così scrive il Fabretti —<br />

caduto nelle mani <strong>di</strong> un i<strong>di</strong>ota, aveva il peso <strong>di</strong> circa <strong>di</strong>eci<br />

chilogrammi, e la maggior parte delle monete che lo <strong>com</strong>po-<br />

nevano, tra le quali erano molti e <strong>di</strong> ottima conservazione<br />

i denari dei monetari <strong>di</strong> Augusto, fu venduto qua e là alla<br />

spicciolata, spesso a vilissimo prezzo ; altre giacciono tuttora,<br />

non viste da alcuno, chiuse in un sacchetto e sottratte allo<br />

sguardo <strong>di</strong> chicchessia fino al giorno che saranno <strong>di</strong>vise tra<br />

coloro che ne reclamarono la proprietà „ (4).<br />

Mi ricordava <strong>di</strong> questo cenno riassuntivo del Fabretti<br />

quando, i primi giorni del <strong>di</strong>cembre scorso, venne al Museo<br />

da Palazzo Canavese un tal Giuseppe Landorno, uomo rozzo,<br />

ma non del tutto ignaro <strong>di</strong> ciò che aveva fra le mani, por-<br />

tando un gruzzolo abbastanza rilevante <strong>di</strong> monete consolari<br />

d'argento, oltre una <strong>di</strong> bronzo imperiale irreconoscibile, e ne<br />

offriva alla Direzione la ven<strong>di</strong>ta. Io accertai innanzi tutto la<br />

provenienza delle monete da Palazzo Canavese e la loro<br />

pertinenza al ripostiglio medesimo, particolare sul quale<br />

s'erano levati dei dubbi, <strong>di</strong>cendolo scoperto in vai d'Aosta (5),<br />

ed, esaminati tutti i pezzi per riconoscere se vi fosse qualche<br />

moneta non ancora rappresentata nel Gabinetto Numismatico,<br />

trova,! che tre<strong>di</strong>ci dei pezzi del Landorno non erano ancóra<br />

(4) Ve<strong>di</strong> Atti della Soc. <strong>di</strong> Archeologia e Belle Arti cit., voi. V, pag. 20.<br />

(5) Ve<strong>di</strong> Op. cit., voi. V, pag. i28-i29u


CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. l8l<br />

posseduti, e ne proposi la <strong>com</strong>pera al sig. Direttore (6), avendo<br />

poi cura <strong>di</strong> notare la rappresentanza e la citazione corrispon-<br />

dente ad ognuna anche delle altre monete, tanto nel Catalogo<br />

del Fabretti quanto in quello del Babelon (7).<br />

Le monete esaminate salgono a 159. M' accorsi tosto<br />

da un esame preliminare che il ripostiglio doveva essere<br />

stato <strong>di</strong> speciale importanza, se ben 59 famiglie vi erano<br />

rappresentate in sole 159 monete, ed eranvi alcune importanti<br />

e tutte <strong>di</strong> buona conservazione. Ma questa importanza si rileva<br />

ancor più, pensando quanto grande dovesse essere il numero<br />

<strong>com</strong>pleto <strong>di</strong> tutto il ripostiglio, se pesava originariamente ben<br />

IO chilogrammi.<br />

Cercai <strong>di</strong> sapere dal proprietario Landorno <strong>com</strong>e avvenne<br />

il ritrovamento e la <strong>di</strong>spersione del tesoretto, e quali speranze<br />

vi fossero <strong>di</strong> ri<strong>com</strong>porlo, almeno in gran parte. Le notizie<br />

che potei raccogliere dalla viva voce del Landorno e dalla<br />

convenzione scritta già fin dal settembre 1885 fra i membri<br />

della famiglia e i parenti più prossimi dei Landorno, circa<br />

la sud<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> tal genere <strong>di</strong> sostanza, sono le seguenti:<br />

La primavera del 1884 Giuseppe Landorno, mentre<br />

attendeva a lavori <strong>di</strong> escavazione in un appezzamento <strong>di</strong><br />

<strong>com</strong>une proprietà coi fratelli, rinveniva un vaso ripieno <strong>di</strong><br />

antiche monete d'argento, della Repubblica, dei vari conso-<br />

lati o legionarie, che furono in parte vendute in varie località<br />

— e <strong>di</strong> queste non v' è più modo <strong>di</strong> rinvenire le traccie<br />

sicure (8) — in parte <strong>di</strong>sperse fra i parenti, in modo che la<br />

parte maggiore rimanente del tesoretto intero risaliva a<br />

Kg. 5.8, sequestrati dai carabinieri in Andorno nel 1885, e,<br />

prima della detta convenzione, ancóra nelle loro mani.<br />

Fatta poi la convenzione (9), e <strong>di</strong>viso in parti eguali ciò<br />

(6) Ve<strong>di</strong> l'elenco dei denari d'argento <strong>com</strong>perati a pag. 193.<br />

Ve<strong>di</strong> pag. 186 e segg.<br />

(7)<br />

(8) So da gentile <strong>com</strong>unicazione del chiar. cav. Ercole Gnecchi che<br />

un buon numero dei denari consolari d'argento <strong>di</strong> Palazzo Canavese<br />

giunsero anche sul mercato numismatico <strong>di</strong> Milano, e che il fratello,<br />

chiar. cav. Francesco, ne acquistò parecchi, che ora non potrebbe più<br />

identificare, fra cui una Julia, che fu aggiunta nell'elenco a p. 194, n. 2934.<br />

Tra i nummi in ven<strong>di</strong>ta si notava una Cornuficia, rarissima, il cui tipo<br />

in argento rappresenterebbe un valore <strong>di</strong> catalogo dai 400 ai 500 franchi.<br />

(9) Porta la data del 17 settembre 1885.


l82 SERAFINO RICCI<br />

che del ripostiglio era stato raccolto, fissarono le con<strong>di</strong>zioni<br />

reciproche d'interesse tra i fratelli, e alla detta convenzione<br />

s'aggiunse la clausola " che le monete tuttora sotto sequestro,<br />

appena rilasciate, venissero inventariate e ritirate dal <strong>com</strong>une<br />

zio delle parti, dott. Monti Antonio fu Pietro, con incarico <strong>di</strong><br />

curarne la ven<strong>di</strong>ta e <strong>di</strong> ripartirne il prezzo nelle proporzioni<br />

fissate „, e simili.<br />

Secondo le attestazioni del Landorno Giuseppe, il preci-<br />

tato Sig. Monti avrebbe dovuto avere circa un quattrocento<br />

monete del ripostiglio, cioè circa Kg. 0.8 <strong>di</strong> argento, che,<br />

sommato con Kg. 0.6 circa, a cui sale il peso <strong>com</strong>plessivo<br />

delle monete da me esaminate, porterebbe a circa Kg. 1.5,<br />

cioè a poco meno <strong>di</strong> un terzo del totale raccolto dai cara-<br />

binieri, quella parte <strong>di</strong> monete del ripostiglio che parrebbe<br />

doversi ancora ritrovare e stu<strong>di</strong>are.<br />

Ma, scritto in proposito al dott. Monti precitato, egli mi<br />

rispose che, " per circostanze in<strong>di</strong>pendenti affatto dalla sua<br />

volontà, anzi, contro suo volere, erano state alienate le monete<br />

in <strong>di</strong>scorso, senza badare a pregio né reale né d'antichità;<br />

e, mentre egli, sebbene non assoluto proprietario, le avrebbe<br />

conservate ad opera scientifica, il vero possessore le aveva<br />

ritirate e ne aveva fatto spreco. „<br />

Per il che, da quella parte credo riesca oltremodo <strong>di</strong>ffi-<br />

cile l'identificazione delle monete vendute, e stimo già gran<br />

ventura che il desiderio <strong>di</strong> vendere una piccola parte <strong>di</strong>spo-<br />

nibile mi abbia fatto capitare fra le mani quelle 159 che<br />

esaminerò fra poco. Se non che, avendomi il Landorno dati<br />

altri nomi <strong>di</strong> acquirenti delle monete <strong>di</strong> Palazzo fin dai primi<br />

perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione, non ho ancóra perduta la speranza <strong>di</strong><br />

potere in sèguito aggiungere maggiori contributi alla storia<br />

e all'illustrazione <strong>di</strong> uno dei ripostigli consolari più impor-<br />

tanti del Piemonte.<br />

Ecco l'elenco delle monete esaminate; prima per famiglie,<br />

secondo il catalogo del Fabretti (1°), poi in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo,<br />

(io) Seguo la 2* e<strong>di</strong>z."* più recente del Catalogo del Fabretti, <strong>com</strong>e la<br />

più <strong>com</strong>pleta; è il voi. IV (1881, Monete consolari e imperiali) dell'opera<br />

Regio Museo <strong>di</strong> Torino, e fa parte del Catalogo generale dei Musei, Gallerie<br />

e Biblioteche del Regno. La i* e<strong>di</strong>z.'', del 1876, non <strong>com</strong>j)rende che la<br />

prima serie delle monete consolari, senza gli ulteriori acquisti fino al i88r.


CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. 183<br />

secondo la classificazione cronologica proposta dal Babelon.<br />

Il primo elenco cita anche il numero delle monete <strong>di</strong> ogni<br />

tipo, e quin<strong>di</strong> costituisce la somma <strong>di</strong> tutte quelle esaminate ;<br />

il secondo elenco cita solo i tipi delle famiglie rappresentate<br />

entro i nove perio<strong>di</strong> della classificazione cronologica della<br />

Repubblica romana, in<strong>di</strong>pendentemente dal numero <strong>di</strong> mo-<br />

nete che esiste per ogni tipo.<br />

FAMIGLIE CONSOLARI<br />

RAPPRESENTATE NEL TESORETTO DI PALAZZO CANAVESE<br />

Aemilia . .<br />

IN ORDINE ALFABETICO


i84


CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. 185<br />

Tituria . . .


i86<br />

SERAFINO RICCI


CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. 187


i88<br />

SERAFINO RICCI


IO<br />

CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. 189


igo<br />

SERAFINO RICCI


CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. I9I


192<br />

SERAFINO RICCI


CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. I93<br />

ELENCO DELLE MONETE CONSOLARI<br />

DI PALAZZO CANAVESE<br />

ACQUISTATE DALLA DIREZIONE DEL R. MuSEO DI ANTICHITÀ IN ToRINO.<br />

I Calpurnia, del tipo Fabretti, n. 1490, con caduceo e g da un<br />

lato, V e G dall'altro; ve<strong>di</strong> Babelon I, p. 292, n. 12 (89 a. C).<br />

I Calpurnia, del tipo Fabretti, n. 1421, 1447, con f da un lato,<br />

testa d'asino dall'altro; ve<strong>di</strong> Babelon, ibidem, (89 a, C).<br />

I Calpurnia, del tipo Fabretti, n. 1572 e segg., con la variante<br />

della spica; ve<strong>di</strong> Babelon I, p. 301, n. 26 (64 a. C).<br />

I Clau<strong>di</strong>a, del tipo Fabretti, n. 1787, col n. lxviii; ve<strong>di</strong> Babelon I,<br />

P- 349, n. 5 (84<br />

a. C).<br />

I Corneliaf del tipo Fabretti, n. 2079, con la variante s; ve<strong>di</strong> Ba-<br />

belon I, p. 399-400, n. 24 (90 a. C).<br />

I Fundania, del tipo Fabretti, n. 2700 e segg., con lettera a; ve<strong>di</strong><br />

Babelon I, p. 515, n. i, (loi a. C).<br />

I Julia, del tipo Fabretti, n. 2903 e segg., con protome <strong>di</strong> cavallo<br />

e tridente; ve<strong>di</strong> Babelon lì, p. 6-7, n. 5 (88 a. C).<br />

I Julia, del tipo Fabretti, n. 2910 e segg., col n. ixxix; ve<strong>di</strong> Ba-<br />

belon II, p. 6-7, n. 5 (88 a. C).<br />

1 Julia, del tipo Fabretti, n. 2991 e segg., con tridente e luna<br />

crescente da un lato, e na sotto la quadriga; ve<strong>di</strong> Babelon II,<br />

pag. 6-7, n. 5 (88 a. C).<br />

I Julia, del tipo Fabretti, n. 3074, con variante del fiore <strong>di</strong>etro<br />

la testa <strong>di</strong> Venere, ve<strong>di</strong> Babelon II, p. 12, n. 12 (50 a C).<br />

I Marcia, del tipo Fabretti, n. 3551, col n. xxxvi; ve<strong>di</strong> Babelon II,<br />

p. 196, n. 27 (84 a. C).<br />

I Tituria, del tipo Fabretti, n. 4913 e segg., con la variante del-<br />

i'armatura; ve<strong>di</strong> Babelon II, p. 499,<br />

n. 6 (88 a. C).<br />

I Tituria, del tipo Fabretti, n. 4913 e segg., <strong>com</strong>e sopra, con la<br />

variante dello strigile degli attrezzi atletici; ve<strong>di</strong> Babelon II,<br />

p. 499,<br />

n. 6, <strong>com</strong>e sopra (88 a. C).<br />

"5


194<br />

SERAFINO RICCI<br />

Dall'esame precedente delle monete <strong>di</strong> Palazzo Canavese<br />

risultano finora i seguenti dati, relativi a quel ripostiglio. Esso<br />

è <strong>com</strong>posto esclusivamente <strong>di</strong> nummi consolari d' argento,<br />

non essendo calcolabile quell'unico bronzo imperiale irreco-<br />

noscibile, <strong>di</strong> provenienza dubbia, e, secondo me, non prove-<br />

niente dal medesimo scavo. Delle 159 monete esaminate, 156<br />

appartengono alla repubblica romana, e si estendono dal 217<br />

a. C, col denaro della Baebia, coniato da Cn. Baebius Tarn-<br />

pilus, al 20 a. C, con quello della Petronia, coniato da P.<br />

Petronius Turpilianus.<br />

Tre nummi appartengono al periodo augusteo, e furono<br />

coniati sotto Augusto, dopo il 28 a. C. ; non toccano però<br />

nessuno l'Era Volgare. È verosimile che il ripostiglio intero<br />

fosse ben piii riccamente rappresentato, e si estendesse in<br />

un periodo <strong>di</strong> tempo molto maggiore, se in così piccolo<br />

numero <strong>di</strong> monete già si può abbracciare lo spazio <strong>di</strong> tempo<br />

<strong>di</strong> quasi due secoli. E tale doveva essere la copia e la varietà<br />

dei tipi da far supporre si trattasse veramente <strong>di</strong> cassa mili-<br />

tare per il pagamento delle truppe <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o, probabilmente<br />

alla vicina Epore<strong>di</strong>a (Ivrea), che, fondata nel 100 a. C. nel<br />

paese dei Salassi, e più tar<strong>di</strong> retta <strong>com</strong>e municipium con<br />

magistrati in<strong>di</strong>pendenti, era, <strong>com</strong>e Augusta Praetoria (Aosta),<br />

uno dei centri militari <strong>di</strong> maggior importanza per tener testa<br />

alle invasioni e alle ribellioni dei popoli Alpini.<br />

La maggior parte delle monete non eccede l'importanza<br />

e il valore me<strong>di</strong>o, però alcuni pezzi sono rari ; oltre la Cornu-<br />

ficia già citata, ch'io non ebbi nelle mani, citerò la Garcilia<br />

n. 2759, che ha il valore <strong>di</strong> catalogo <strong>di</strong> Fr. 50; XAugusius<br />

n. 37, che ha quello <strong>di</strong> Fr. 30; là Baebia n. 1224 = Fr. 25,<br />

la Petronia n. 4166 = Fr. 20; la Vihia n. 5171 = Fr. 15;<br />

Pompeo Magno = Fr. 15; la Julia n. 3143 = Fr. io. Il<br />

valore <strong>com</strong>plessivo <strong>di</strong> catalogo delle monete da me vedute<br />

ammonterebbe a Fr. 516, e si può immaginare il valore <strong>di</strong><br />

tutto il ripostiglio, anche non eccedendo la me<strong>di</strong>a del valore<br />

<strong>di</strong> quelle esaminate, qualora si pensi che queste rappresen-<br />

tano solo Vo <strong>di</strong> quelle sequestrate dai carabinieri dopo le prime<br />

<strong>di</strong>spersioni. Questo rende ancor maggiore il <strong>di</strong>spiacere <strong>di</strong><br />

aver tanto perduto per incuria e per inscienza <strong>di</strong> chi rinvenne<br />

e possedette nei primi anni il tesoretto <strong>di</strong> Palazzo, il quale


CONTRIBUTI ALLA STORIA DEL RIPOSTIGLIO CONSOLARE, ECC. I95<br />

non ha, secondo me, importanza esclusivamente <strong>numismatica</strong>,<br />

ma anche archeologica, in quanto che finora è l'unico ritrovamento<br />

d'antichità <strong>di</strong> un certo valore, avvenuto nella zona<br />

<strong>di</strong> quel territorio (21).<br />

Il Canavese è in generale poco rappresentato nell'anti-<br />

chità classica, e per nulla affatto sinora nella sezione piemon-<br />

tese del Museo; si ha però qualche notizia spora<strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />

ritrovamenti (22). P. es. <strong>di</strong> S. Giusto Canavese si conoscono<br />

alcune sepolture romane, <strong>di</strong> cui la suppellettile era <strong>com</strong>posta<br />

per ogni tomba <strong>di</strong> un' umetta <strong>di</strong> terra grossolana, coperta<br />

da una coppa <strong>di</strong> terra rossa piii fina, capovolta, e tre vasi<br />

con largo ventre, manico e collo stretto. La tomba era quin<strong>di</strong><br />

ad incinerazione, e vi appartenevano pure un piccolo balsa-<br />

mario <strong>di</strong> vetro bianco ed un me<strong>di</strong>o bronzo <strong>di</strong> Tiberio; altri<br />

fittili ed un<strong>di</strong>ci monete imperiah <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o bronzo, da Tiberio<br />

a Tito, furono scoperte in un luogo vicino a quello del ritrovamento<br />

precedente, anzi nello stesso fondo, ma nella parte<br />

spettante al Comune <strong>di</strong> Foglizzo (23).<br />

Un'iscrizione latina del monastero <strong>di</strong> S. Ponzo Canavese<br />

presso Valperga cita una certa Matilda Paterna ex pago<br />

Licirro, vico Navelis, che ci dà il titolo romano <strong>di</strong> quei <strong>di</strong>n-<br />

torni (24). Pure <strong>di</strong> Valperga citano epigrafi romane (25), ed<br />

(21) Per gentile <strong>com</strong>unicazione del figlio Ludovico dell'on. Marchese<br />

Carlo Compans <strong>di</strong> Brichanteau, che aveva anni fa alcuni posse<strong>di</strong>menti<br />

a Palazzo Canavese, ho potuto sapere che furon trovate dal giar<strong>di</strong>niere<br />

<strong>di</strong> casa alcune monete sparse nel terreno, e venute in luce in occasione<br />

<strong>di</strong> lavori campestri, con qualche lucerna <strong>di</strong> terra cotta e non pochi lacri-<br />

matoi; il che farebbe pensare a tombe romane. Le monete da me vedute<br />

l' anno scorso erano anch' esse repubblicane, e d' argento, una della<br />

Fannia, coniata da M. Fannius, che risale al 149 a. C. (Babelon I, p. 491,<br />

n. i), un' altra della Thoria, coniata da L. Thorins Balbus del 79 a. C.<br />

(Babelon II, p. 487), e una terza della Rubria, <strong>di</strong> L, Rubrius Dossenus<br />

del 49 a. C. (Babelon II, pag. 406, n. i).<br />

(22) Descrisse il Canavese e ne raccolse le memorie storiche A.<br />

Bertolotti nei siioi lavori : Passeggiate nel Canavese, Ivrea, Curbis, 1867-<br />

1872 (voi. 6); Fasti Canavesani, ibidem 1870; Gite nel Canavese, ibidem 1872.<br />

(23) Ve<strong>di</strong> Notizie degli Scavi, 1894, P« 187.<br />

(24) Q.(orpns) \(nscriptionnm) l^fatinarum) V, 2, 7923. Della medesima<br />

provenienza sono le iscrizioni C. I. L. V, 2, 7882 e 6917, questa riveduta e<br />

corretta dal eh. Pais {Notizie Scavi 1883, p. 149).<br />

(25) Notizie degli Scovi, 1883, p. 149-150.


196<br />

SERAFINO RICCI<br />

una ne abbiamo nella Collezione lapidaria del Museo, da<br />

Forno <strong>di</strong> Rivara (catalogo n. 3397). S. Martino Canavese ci<br />

<strong>di</strong>ede un vaso d' argilla giallognola, citato e illustrato dal<br />

<strong>com</strong>pianto avv. Vittorio Del Corno (26).<br />

Tutta la zona d'Ivrea e delle sue torbiere, giù fin oltre<br />

Piverone e il Lago <strong>di</strong> Viverone, è conosciuta fin dal tempo<br />

preromano, e splen<strong>di</strong>damente rappresentata al Museo <strong>di</strong><br />

Antichità in Torino dalla Collezione Gastal<strong>di</strong> (27), che prima<br />

trovavasi al Museo Civico (28). Palazzo Canavese, che è fra<br />

Piverone ed Ivrea, trovasi sulla via romana che da Lomello<br />

(Laumellum) per Vercelli (Vercellae) conduceva ad Ivrea,<br />

passando appunto per Dorzano e Piverone; è quin<strong>di</strong> verosi-<br />

mile che, se finora esso non ha dato molto agli stu<strong>di</strong> archeo-<br />

logici, ne possa dare in sèguito, per scavi fortuiti o siste-<br />

matici che siano condotti lungo la strada romana.<br />

Torino, Maggio 1897.<br />

(R. Museo d'Antichità).<br />

Serafino Ricci.<br />

(26) Ve<strong>di</strong> Atti della Società <strong>di</strong> Arch. e B. A. in Torino, II, p. 120,<br />

tav. V, n. 9.<br />

(27) Ve<strong>di</strong> Gastal<strong>di</strong> B., Nuovi cenni sugli oggetti <strong>di</strong> alta antichità<br />

trovati nelle torbiere e nelle marniere dell'Italia. Torino, Marzorati, 1862;<br />

Iconografia <strong>di</strong> alcuni oggetti <strong>di</strong> remota antichità rinvenuti in Italia, in<br />

Memorie dell'Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Torino, serie II, tomo XXVI<br />

(1871). Cfr. dott. De Agostini; Le torbiere dell'anfiteatro morenico d'Ivrea<br />

in <strong>Rivista</strong> geografica <strong>italiana</strong> II (1895), ^^sc. V, pag. 287.<br />

(28) Sul trasporto della Collezione Gastal<strong>di</strong> dal Museo Civico al R.<br />

Museo d'Antichità, ve<strong>di</strong> in questa <strong>Rivista</strong> <strong>di</strong> Numismatica, IX (1896),<br />

pag. 245, n. 5.


OPERE NUMISMATICHE<br />

DI<br />

CARLO KUNZ<br />

(Continuazione: Ve<strong>di</strong> Fase. I, 1897).


IL MUSEO BOTTACIN<br />

ANNESSO ALLA CIVICA BIBLIOTECA E MUSEO DI PADOVA (i)<br />

Fra tanto attuale fervore per gli stu<strong>di</strong> patrii, è indubitato<br />

che anche la scienza che ha per oggetto le antiche monete,<br />

principale ausiliaria della cronologia e della storia, dovrà<br />

riacquistare in Italia quell'intiero favore e quella <strong>di</strong>ffusione<br />

che a ragione si merita. Tacendo <strong>di</strong> alcune splen<strong>di</strong>de ecce-<br />

zioni, havvi bensì ancora qualche tiepidezza, prodotta più<br />

che altro, da estrinseche cagioni, ma sorgono anche tuttodì<br />

in<strong>di</strong>zi consolanti del contrario, e sono : il numero ognor<br />

crescente <strong>di</strong> raccolte numismatiche pubbliche e private, le<br />

pubblicazioni <strong>di</strong> singole o perio<strong>di</strong>che opere nummografiche<br />

che ad intervalli <strong>com</strong>pariscono, e quelle <strong>di</strong> maggiore entità<br />

che da alcuni valenti si stanno dettando.<br />

Salutiamo con gioia questo ravvivato in<strong>di</strong>rizzo delle<br />

menti verso lo stu<strong>di</strong>o della patria <strong>numismatica</strong>, imperocché<br />

siamo d' avviso eh' esso sia destinato a rendere importanti<br />

servigi ed accrescere gloria al bel paese. Ed invero, non<br />

sono le monete monumenti parlanti delle età passate; fonte<br />

ricchissima per la cognizione della cronologia, della storia,<br />

dell'archeologia; specchio sincero delle con<strong>di</strong>zioni civili, delle<br />

tendenze religiose, dello stato economico e <strong>di</strong> quello delle<br />

arti nelle città e regioni in cui ebbero corso? Se così non<br />

fosse, tutti i governi civili profonderebbero tante cure e tanti<br />

tesori nella fondazione od ampliazione <strong>di</strong> ricchissimi gabinetti<br />

numismatici, e nobili municipi, gareggiando con essi a tenore<br />

dei propri mezzi, porrebbero sì amorevole stu<strong>di</strong>o nel <strong>com</strong>-<br />

porre raccolte <strong>di</strong> monete, sia pure della sola provincia o<br />

(i) Pubblicato nel Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong> e sfragistica per la storia<br />

d'Italia. Firenze 1868, Anno I (N. d. D.).


200 CARLO KUNZ<br />

città propria? E magnanimi citta<strong>di</strong>ni, inspirati da tale verità,<br />

farebbero ad essi generosa cessione delle collezioni intorno<br />

alle quali spesero cure infinite e tempo e ricchezze? È d'uopo<br />

convenire che nelle antiche monete siavi ben più <strong>di</strong> quanto<br />

la folla dei profani è <strong>di</strong>sposta <strong>di</strong> ravvisare, se ve<strong>di</strong>amo, per<br />

citare pochi esempì, il dominatore della Russia decretare<br />

l'acquisto <strong>di</strong> vistosissime raccolte già <strong>di</strong> privata ragione ; il<br />

Museo Britannico non trascurare occasione, ne arrestarsi a<br />

<strong>di</strong>spen<strong>di</strong> per l'incremento delle proprie collezioni, ed aggiun-<br />

gere premuroso perfino serie tali la cui imme<strong>di</strong>ata utilità per<br />

esso non apparisce a prima vista, <strong>com</strong>e ad esempio la<br />

cospicua raccolta <strong>di</strong> monete venete già formata da Enrico<br />

Koch in Trieste, e fare altrettanto i governi <strong>di</strong> Prussia e <strong>di</strong><br />

Francia, e questo, con decreto speciale del Ministero della<br />

Pubblica Istruzione, notisi bene, autorizzare la spesa <strong>di</strong> ben<br />

trentamila franchi per l'acquisto <strong>di</strong> un solo aureo medaglione<br />

<strong>di</strong> Eucratide, re della Battriana!<br />

Per ciò che riguarda raccolte numismatiche formate da<br />

privati e generosamente donate a città <strong>di</strong> loro pre<strong>di</strong>lezione,<br />

basti citare il defunto benemerito citta<strong>di</strong>no Camillo Bruzzoni,<br />

che legava alla sua Brescia la ricchissima serie <strong>di</strong> monete e<br />

medaglie, precipuamente italiane, da lui adunata, raccolta<br />

che attende ancora <strong>di</strong> essere convenientemente <strong>di</strong>sposta e<br />

cribrata; l'illustre <strong>com</strong>mendatore canonico Spano, che cedeva<br />

al Regio Museo <strong>di</strong> Cagliari la importante serie <strong>di</strong> monete<br />

ed altre antichità dell'isola Sarda, con somma <strong>di</strong>ligenza da<br />

lui <strong>com</strong>posta, e finalmente il chiarissimo signor cavaliere<br />

Nicolò Bottacin, il quale in pari modo donava alla città <strong>di</strong><br />

Padova l'egregia collezione <strong>di</strong> monete e medaglie che con<br />

gran<strong>di</strong>ssimo amore e lauto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o andò formando nella<br />

cortese Trieste, che per molti anni ebbe la ventura <strong>di</strong> annoverarlo<br />

<strong>di</strong>stinto ed onorato citta<strong>di</strong>no. E fece opera magnanima<br />

e giusta, avvegnaché quella dotta ed illustre città, nella cui<br />

provincia egli ebbe i natali, fosse ben degna <strong>di</strong> tale prefe-<br />

renza, e meritasse <strong>di</strong> aggiungere a tanti altri titoli <strong>di</strong> gloria<br />

ed al possesso del più antico giar<strong>di</strong>no botanico, <strong>di</strong> ricchis-<br />

sime raccolte paleontologiche, zoologiche, e mineralogiche,<br />

<strong>di</strong> ampie biblioteche ed archivi, e <strong>di</strong> una pregevole pinacoteca,<br />

un sì segnalato gabinetto numismatico, il quale <strong>com</strong>pen<strong>di</strong>a


IL MUSEO BOTTACIN 20l<br />

in sè la storia d'Italia delle età <strong>di</strong> mezzo e dei tempi a noi<br />

più vicini. E la città per tal modo pre<strong>di</strong>letta corrispose degnamente<br />

a tanta liberalità, perchè tosto la illustre sua<br />

rappresentanza sanzionò riconoscente l'accettazione del co-<br />

spicuo dono, ed annuì ai desideri espressi dall'egregio cava-<br />

liere, statuendo quella raccolta fosse conservata in apposita<br />

sala del Civico Museo, la quale avesse titolo <strong>di</strong> Museo<br />

Bottacin, e decretando inoltre l'aggregazione dell'illustre<br />

donatore alla citta<strong>di</strong>nanza padovana, <strong>com</strong>e poco appresso la<br />

insigne Accademia della stessa città acclamavalo suo socio<br />

onorario. Né a ciò soltanto si arresteranno le premure della<br />

illustre Rappresentanza padovana, ma siamo convinti che.<br />

<strong>com</strong>e ella provvederà nell'avvenire pel più conveniente col<br />

locamento della sua Civica Biblioteca e Museo, farà quanto<br />

è da lei acciò anche le serie numismatiche del Museo Bottacin<br />

siano sempre custo<strong>di</strong>te, nonché aumentate colle più amore-<br />

voli cure, e ne sia colle dovute cautele facilitata l'ispezione<br />

agli stu<strong>di</strong>osi.<br />

Se le raccolte sono la suppellettile in<strong>di</strong>spensabile d'ogni<br />

stu<strong>di</strong>o scientifico, gli arsenali, per così <strong>di</strong>re, nei quali la<br />

scienza ritrova le più valide armi per la conquista del vero,<br />

conviene tuttavia che 1' uso <strong>di</strong> esse ne sia facilitato in tutti<br />

i mo<strong>di</strong> possibili, coli' or<strong>di</strong>namento più opportuno e razionale,<br />

colla cortese prestazione per parte degli incaricati alla loro<br />

custo<strong>di</strong>a, e con cataloghi stampati che ne <strong>di</strong>vulghino anche<br />

ai lontani la conoscenza.<br />

Sono i cataloghi per mio avviso tanto importanti, che<br />

nessuna collezione <strong>di</strong> qualche entità dovrebbe esserne priva ;<br />

sono essi altrettante guide che segnalano all'attenzione degli<br />

stu<strong>di</strong>osi ciò che a loro può maggiormente interessare, li<br />

sollevano da molte noiose ricerche, e li aiutano in quelle che<br />

per iscopo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> speciali vanno facendo. Qualora si aves-<br />

sero stampati con buon metodo e precisione i cataloghi delle<br />

principali raccolte <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> zecche italiane, sarebbe già<br />

fatto un passo gigante verso quella <strong>com</strong>pleta illustrazione<br />

<strong>di</strong> esse, la quale, me<strong>di</strong>ante singole monografie, non potrà<br />

essere ottenuta che in lungo lasso <strong>di</strong> tempo. Di ciò emmi<br />

chiaro essere convinti anche il prelodato <strong>com</strong>mendatore Spano,<br />

che dettò il catalogo delle raccolte da lui donate al Regio


202<br />

CARLO KUN2<br />

Museo <strong>di</strong> Cagliari, l'illustre dottore Luigi Pigorini, che <strong>di</strong>ede<br />

principio alla pubblicazione <strong>di</strong> quello del Regio Museo par-<br />

mense, alle dotte sue cure affidato, e l' egregio cavaliere<br />

Bottacin, il quale si è proposto <strong>di</strong> effettuare quello delle<br />

monete e medaglie che <strong>com</strong>pongono il Museo da lui intitolato.<br />

Ma poiché la <strong>com</strong>pilazione <strong>di</strong> un catalogo generale <strong>di</strong> tutte<br />

le serie ivi accolte richiederà tempo, ho stimato potesse<br />

intanto tornare opportuna una succinta notizia che desse<br />

ragione dell'importanza <strong>di</strong> quelle raccolte, e ne facesse ri-<br />

saltare i pregi generali e le specialità più meritevoli <strong>di</strong><br />

rimarco. Gli è ben vero essersi <strong>di</strong> già ciò fatto per opera<br />

dell'illustre signor professore Andrea Gloria nella Relazione<br />

dei doni offerti al Civico Museo, impressa nell' anno 1867,<br />

ma poiché suo scopo era soltanto quello <strong>di</strong> porgere una<br />

generale idea del Museo Bottacin, così restami ancora campo<br />

aperto per farne alquanto più lungo ragionamento, ed è ciò<br />

che ora intraprendo.<br />

Il Museo Bottacin, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> già il prelodato signor<br />

professore, <strong>com</strong>ponesi <strong>di</strong> sei parti o serie <strong>di</strong>stinte, <strong>di</strong>sposte<br />

con bell'or<strong>di</strong>ne in altrettanti stipi <strong>di</strong> elegante e soHdo lavoro,<br />

eseguiti a spese dello stesso donatore, unitamente ad ogni<br />

altro arredo in<strong>di</strong>spensabile a quella sala. Il primo contiene<br />

la serie delle monete <strong>di</strong> zecche italiane, escluse quelle che<br />

fanno parte delle seguenti: pontificia, veneta e napoleonica;<br />

il secondo rinchiude la serie delle monete, bolle e medaglie<br />

dei romani pontefici; il terzo quello delle monete venete; il<br />

quarto una collezione <strong>di</strong> monete e medaglie della grande<br />

rivoluzione europea, <strong>di</strong> Napoleone I sino al trasporto delle<br />

sue ceneri a Parigi, e dei membri della sua famiglia; nel<br />

quinto è <strong>di</strong>sposta una incipiente raccolta <strong>di</strong> nummi dell'antica<br />

Roma repubblicana ed imperiale, e nel sesto una collezione<br />

<strong>di</strong> fac-simili <strong>di</strong> oltre tremila pregevoli cammei, che si conservano<br />

in vari Musei d'Europa. Il centro della sala è adorno<br />

<strong>di</strong> una vaga custo<strong>di</strong>a a vetri, nella quale per ora stanno<br />

esposti alcuni pregevoli medaglioni d' argento e <strong>di</strong> bronzo,<br />

una raccolta <strong>di</strong> monete, medaglie e sigilli che ricordano i<br />

fatti che iniziarono e portarono quasi a <strong>com</strong>pimento la in<strong>di</strong>-<br />

pendenza <strong>di</strong> tutta Italia, ed un prezioso aureo anello-sigillo<br />

pel doge Paolo Renier. Ammiransi inoltre in quella sala un


IL MUSEO BOTTACIN 203<br />

pilo <strong>di</strong> bronzo, opera squisita <strong>di</strong> Andrea Briosco, detto il<br />

Riccio, rinomato plasticatore padovano; il busto in terracotta<br />

del nominato doge, modellato dalla mano dell'immortale<br />

Canova; quello in gesso del pontefice Pio VII, dallo stesso;<br />

una copia, pure in gesso, della effigie del cantor dell'Inferno,<br />

opera del secolo XV, che serbasi in bronzo nel Museo Nazionale<br />

<strong>di</strong> Napoli, ed una serica ban<strong>di</strong>era militare della Veneta<br />

Repubblica.<br />

Fra cotante preziosità riunite ne sarebbe mancata una<br />

essenzialissima, quella dei libri, elemento e scorta in<strong>di</strong>spen-<br />

sabile d'ogni stu<strong>di</strong>o, ma anche a ciò seppe provvedere il<br />

previdente donatore, me<strong>di</strong>ante buon novero d'opere <strong>di</strong> storia,<br />

d'archeologia e d'arte, pelle quali egli si è proposto <strong>di</strong> far<br />

foggiare apposito mobile in armonia coi ricordati, quando<br />

altra sala <strong>di</strong> maggiore capacità ne permetterà il collocamento.<br />

Né con ciò è ancora segnato l'ultimo confine alla generosità<br />

del benemerito cavaliere, avvegnaché egli continui senza posa<br />

ad aggiungere cose nuove al santuario <strong>di</strong> sua creazione, il<br />

quale non passa giorno, può <strong>di</strong>rsi, che non vada arricchendosi<br />

maggiormente in monete, in medaglie, in libri od altre pre-<br />

gevolissime cose. Egli vi ha consacrato ormai ogni suo<br />

pensiero, da quando, abbandonate le cure del <strong>com</strong>mercio,<br />

fissò stabile <strong>di</strong>mora nella città antenorea. £ necessario che<br />

ciò sappia l'Italia, la quale, se ognora onorò i figli egregi<br />

che la illustrarono colle opere dell'ingegno e del valore, non<br />

mancherà <strong>di</strong> acclamare altamente suo benemerito chi, muni-<br />

ficentemente largendole i frutti della sua colta e <strong>di</strong>ligente<br />

operosità, mostrava una volta <strong>di</strong> piia <strong>com</strong>e, anche all' infuori<br />

del ministero della spada, o <strong>di</strong> quella della parola, si possa<br />

<strong>di</strong>ventare grandemente utili al proprio paese.<br />

Ed ora passerò ad accennare per sommi capi quanto<br />

custo<strong>di</strong>scono quei medaglieri, dall'or<strong>di</strong>ne dei quali <strong>di</strong>scostandomi<br />

in parte, seguirò per le monete italiane il geografico-<br />

politico, sic<strong>com</strong>e quello che meglio sod<strong>di</strong>sfa alle ragioni<br />

scientifiche, per rapporto alla storia del passato, alla quale<br />

cosifatti monumenti si riferiscono.<br />

Sorpassando le ragioni che consiglierebbero <strong>di</strong> collocare<br />

prime nell' or<strong>di</strong>ne delle monete italiane quelle che portano<br />

impressi i nomi dei re e degli imperatori <strong>di</strong> stirpe ostrogota,


204 CARLO KUNZ<br />

longobarda, franca, <strong>italiana</strong> e tedesca, senz' altra in<strong>di</strong>cazione<br />

delle zecche onde uscirono, per essere desse ancora in iscarso<br />

numero in questo museo, e soltanto della serie dei re goti,<br />

con pochi denari dal tempietto e colla leggenda xpistiana<br />

RELiGio, furono aggiunte le prime alle monete della zecca<br />

<strong>di</strong> Ravenna, ed inserite le altre fra quelle <strong>di</strong> Milano, nella<br />

cui zecca alcune con qualche verosimiglianza , altre con<br />

certezza si ritengono battute.<br />

IL PIEMONTE E LA LIGURIA<br />

Torino.<br />

Al nome <strong>di</strong> questa principale zecca della reale <strong>di</strong>nastia<br />

<strong>di</strong> Savoia, onde non ismembrare <strong>di</strong> troppo la loro serie,<br />

si raccolsero tutte quelle monete che dal conio <strong>di</strong>stinto, o<br />

pei nomi locali inscrittivi piìi che con semplici iniziali, o per<br />

circostanze particolari <strong>di</strong> loro battitura non fannosi a prima<br />

vista riconoscere per fattura <strong>di</strong> altre zecche.<br />

Ove si rifletta alla doviziosità <strong>di</strong> questa classe, quale ci<br />

fu rivelata dall'opera insigne dell'illustre sig. <strong>com</strong>mendatore<br />

Promis, è giuocoforza confessare essere ben arduo raggiun-<br />

gere in essa quel grado <strong>di</strong> perfettibilità ond'è suscettibile,<br />

amenochè uno non voglia de<strong>di</strong>carvisi con ispeciale pre<strong>di</strong>le-<br />

zione; ma tuttavia non è spregevole il novero e la qualità<br />

dei pezzi già raccolti, fra cui sembranmi degni <strong>di</strong> menzione<br />

i seguenti :<br />

Un denaro <strong>di</strong> tipo ginevrino, per opinione <strong>di</strong> quell'egregio<br />

autore battuto nella zecca <strong>di</strong> Nyon dal conte Amedeo VII;<br />

due esemplari, uno dei quali con leggende scorrette, del<br />

ducato d'oro del duca Lodovico, fatto a similitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelli<br />

<strong>di</strong> Milano dei duchi viscontei; un denaro piccolo <strong>di</strong> Filiberto I,<br />

un testone <strong>di</strong> Carlo I; un denaro ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Carlo II (Vedasi<br />

tav. IV, n. i); due scu<strong>di</strong> d'oro ed un tallero col duca


IL MUSEO BOTTACIN 205<br />

battagliero a cavallo, <strong>di</strong> Emmanuele Filiberto; il ducato d'oro<br />

col simulacro della Madonna <strong>di</strong> Vico, due <strong>di</strong>icatoni ed un<br />

mezzo ducatene dall'arme, uno scudo <strong>di</strong> Vercelli col Beato<br />

Amedeo, e due mezzi scu<strong>di</strong> Spa<strong>di</strong>ni, uno dei quali contro-<br />

marcato, ed una lira <strong>di</strong> Carlo Emmanuele I; un ducatene <strong>di</strong><br />

Vittorio Amedeo I; la doppia da due <strong>di</strong> Maria Cristina, tutrice<br />

dell'infante Francesco Giacinto; un quarto <strong>di</strong> ducatene della<br />

seconda reggenza <strong>di</strong> quella principessa, sfuggito alle <strong>di</strong>ligenti<br />

ricerche dell'esimio Commendatore (Tav. IV, n. 2); lo zecchino<br />

dell'Annunziazione, nonché la sua metà, <strong>di</strong> Carlo Emma-<br />

nuele III, ed altre belle cose in tutti i metalli, che oltrepas-<br />

sano il numero <strong>di</strong> cento pezzi.<br />

Di questa stessa zecca evvi poi un denaro piccolo tornese<br />

<strong>di</strong> Filippo principe d'Acaia.<br />

Asti.<br />

Venendo alle minori zecche del Piemonte, e procedendo<br />

per or<strong>di</strong>ne approssimativo <strong>di</strong> anzianità, incontriamo Asti che<br />

da Corrado II ebbe il privilegio della moneta, e tenne zecca<br />

operosissima, in fuori <strong>di</strong> qualche breve interruzione, pel corso<br />

<strong>di</strong> tre secoli e mezzo, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>mostrò con altro lodatissimo<br />

dettato il predetto signor Commendatore. Ma, quantunque<br />

codesta zecca vanti numerosi monumenti, sono dessi per la<br />

massima parte rari, e pochi ne serba questo museo, per cui<br />

limiterommi a citare la pregevole parpagliela dalla croce del<br />

re Lodovico XII, ed il cavallotto del principe Emmanuele<br />

Filiberto.<br />

Alessandria.<br />

Delle sole tre monete finora conosciute, lavorate entro<br />

le mura <strong>di</strong> questo forte propugnacolo d'Italia, evvi la ossi-<br />

<strong>di</strong>onale da <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong>, <strong>di</strong> schietto rame, fatta battere dal<br />

governatore marchese <strong>di</strong> Caraglio, in <strong>di</strong>stretta <strong>di</strong> numerario,<br />

mentre eravi bloccato dal generale Maillebois, nell'anno 1746;<br />

e per <strong>di</strong> più sia ricordata la non rara medaglia colla effigie<br />

del re Carlo Emmanuele III, <strong>com</strong>memorativa <strong>di</strong> quell'asse<strong>di</strong>o.


206<br />

CARLO KUNZ<br />

Novara.<br />

Questa città, sì <strong>di</strong> sovente contrastata a furore d'armi,<br />

i cui monumenti numismatici sono pochi e tutti notevoli per<br />

rarità, è rappresentata da tre monete, cioè, dal prezioso<br />

grosso col nome <strong>di</strong> un Enrico imperatore, che l' illustre<br />

<strong>com</strong>mentatore delle zecche del Piemonte determinò essere<br />

il sesto; dal denaro piccolo imperiale che lo stesso giu<strong>di</strong>cò<br />

appartenere alla prima metà del secolo XIII, mentre il chia-<br />

rissimo signor D/^ P. Caire vorrebbelo più antico, e forse<br />

del vescovo Guglielmo Torniello, intorno al 1153, e finalmente<br />

da un sesino o quattrino che sia, <strong>di</strong> Pier Luigi Farnese, il<br />

quale, sebbene fosse contemporaneamente duca <strong>di</strong> Parma e<br />

Piacenza, non potè, <strong>com</strong>e tale, esercitare la facoltà <strong>di</strong> battere<br />

moneta che in questo suo inferiore dominio dal rango <strong>di</strong><br />

marchesato.<br />

SusA.<br />

Più antica fra le zecche dei conti <strong>di</strong> Savoia, e pella quale<br />

il Rabut tentò riven<strong>di</strong>care un tremisse merovingio, non figura<br />

che per un solo denaro, facile a rinvenire, <strong>di</strong> Amedeo III.<br />

Tortona.<br />

Le pochissime monete esistenti <strong>di</strong> questa città ricordano<br />

tutte l'imperatore Federigo II che nell'anno 1248 accordavale<br />

il privilegio della zecca, e poiché vi sono rarissime le sud<strong>di</strong>-<br />

visioni del grosso, non possiamo affermare che il possesso<br />

delle due varietà <strong>di</strong> esso, la prima delle quali con la croce<br />

ac<strong>com</strong>pagnata da due anelletti , che mostra carattere <strong>di</strong><br />

maggiore antichità, è <strong>di</strong> qualche pregio.<br />

Acqui.<br />

Contemporanea a quella <strong>di</strong> Tortona, questa zecca, oltre<br />

a monete simili a quelle, segnate dal nome del secondo<br />

Federico, ne vanta alcune del vescovo Oddone Berlinghieri,


IL MUSEO BOTTACIN 207<br />

dei primi anni del secolo XIV, tutte rarissime, sì le prime<br />

che le seconde, ond'è che con piacere notiamo l'esistenza<br />

del denaro mezzano col nome <strong>di</strong> quell'imperatore, <strong>di</strong>vulgato<br />

dalla <strong>Rivista</strong> Italiana della Numismatica.<br />

Vercelli.<br />

Al pari delle due precedenti ebbe questa antichissima<br />

città da Federigo II il privilegio della moneta, ma <strong>di</strong> quel<br />

primo periodo della sua zecca è noto un solo pregevolissimo<br />

grosso, del quale forse col tempo si scuopriranno le parti<br />

aliquote. Fu poi operosissima sotto il dominio dei duchi <strong>di</strong><br />

Savoia, pel corso <strong>di</strong> oltre un secolo, dal 1530 in poi, e le<br />

monete battutevi essendo per lo più contrad<strong>di</strong>stinte dalla<br />

iniziale del suo nome, tacerò <strong>di</strong> esse per la già esposta ra-<br />

gione, e limiterommi a segnalare due pezzi i quali ricordano<br />

l'asse<strong>di</strong>o sostenutovi dal governatore marchese Dogliani a<br />

nome della duchessa Maria Cristina, reggente e tutrice del<br />

figlio Francesco Giacinto, contro le armi <strong>di</strong> Spagna, nel-<br />

l'anno 1638.<br />

Il primo è un quarto <strong>di</strong> lira <strong>di</strong> bassa lega che <strong>di</strong>fferisce<br />

da quelH riportati dall'illustre Commendatore Promis, ma è<br />

invece uguale alla doppia, e mostra dunque che gli stessi coni<br />

servirono per due effetti. Il secondo è un mezzo soldo <strong>di</strong> lega<br />

ancor più povera, pochissimo <strong>di</strong>ssimile da quello che figura<br />

nella <strong>di</strong>ssertazione delle monete ossi<strong>di</strong>onali del Piemonte.<br />

Chivasso e Casale.<br />

Raccogliamo in solo gruppo queste due città, nelle quali<br />

i marchesi del Monferrato fecero lavorare il maggior numero<br />

delle loro monete, per esserci impossibile <strong>di</strong> trovare la linea<br />

matematica che <strong>di</strong>stingue i prodotti monetali dell' una da<br />

quelli dell' altra. Alla prima, nella quale forse anche Man-<br />

fre<strong>di</strong> IV, marchese <strong>di</strong> Saluzzo, pretendente al marchesato <strong>di</strong><br />

Monferrato, fece battere un suo denaro imperiale, spettano<br />

verosimilmente quattro monete <strong>di</strong> questa raccolta : un grosso<br />

ed un mezzo grosso <strong>di</strong> Giovanni I e due quarti <strong>di</strong> grosso<br />

<strong>di</strong> Teodoro IL E giacché l'esimio illustratore <strong>di</strong> questa serie


2o8 CARLO KUNZ<br />

lasciò indeterminato l'oggetto simulante una S coricata che<br />

osservasi sovra uno <strong>di</strong> tali pezzi, siami lecito notare essere<br />

quello un nastro o cartello colle estremità attortigliate in senso<br />

opposto, che per tale si manifesta sul nostro perfetto esemplare.<br />

Fra le monete della stirpe paleologa che con più cer-<br />

tezza si possono assegnare alla zecca <strong>di</strong> Casale, vogliono<br />

essere ricordati un bel esemplare del cornabò <strong>di</strong> Bonifacio II,<br />

ed un cavallotto <strong>di</strong> Gian Giorgio, alle quali può aggiungersi<br />

il rolabasso col cervo accosciato, improntato del nome del-<br />

l'imperatore Carlo V, tutti pezzi <strong>di</strong> qualche pregio.<br />

Delle monete uscite dalla stessa zecca, mentre il Mar-<br />

chesato ubbi<strong>di</strong>va ai Gonzaghi signori <strong>di</strong> Mantova, sarà detto<br />

più avanti.<br />

Ivrea.<br />

Codesta sede dei celebri marchesi che <strong>di</strong>edero all'Italia<br />

tre re, non vanta finora che due sole monete inscritte del<br />

suo nome e <strong>di</strong> quello d'un imperatore Federico, verosimilmente<br />

il secondo, in omaggio, sembra, <strong>di</strong> privilegio conces-<br />

sole, ma battute nei primi anni del secolo XIV, in uno dei<br />

brevi intervalli <strong>di</strong> sua in<strong>di</strong>pendenza. In tanta penuria il gabi-<br />

netto Bottacin è pago <strong>di</strong> possedere il grosso tirolino e fa<br />

assegnamento sul tempo, ch'è galantuomo pel più raro pic-<br />

colo imperiale.<br />

CORTEMIGLIA.<br />

Di questo già feudo dei marchesi del Carretto, i quali<br />

piuttosto per arbitrio che per concessione vi batterono mo-<br />

neta nel principio del secolo XIV, cessando ben presto in<br />

forza <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti dell'imperatore Enrico VII, evvi pure un grosso<br />

tirolino, quello <strong>di</strong> Manfredo II, prezioso non meno <strong>di</strong> tutte<br />

le altre monete improntate del nome <strong>di</strong> quei marchesi.<br />

Aosta.<br />

Che i Salassi che ne popolavano la vallata vi abbiano<br />

avuta propria moneta è opinione che s'accostò alla certezza


IL MUSEO BOTTACIN 209<br />

dacché gli illustri investigatori T. Mommsen ed A. <strong>di</strong> Long-<br />

périer ne esposero i so<strong>di</strong> argomenti, <strong>com</strong>e non è forse in-<br />

fondato il sentimento <strong>di</strong> coloro che a questa città attribui-<br />

scono alcuni tremissi <strong>di</strong> stile merovingio. Checché ne sia <strong>di</strong><br />

ciò, basti pel caso nostro constatare che il conte Amedeo Vili<br />

vi fece aprire una zecca, e che altri principi della stessa<br />

stirpe vi fecero lavorare monete, inscrivendo talvolta in esse<br />

il nome latino <strong>di</strong> Augusta Praetoria. Non sono molte quelle<br />

<strong>di</strong> tal fatta e però non deve sorprendere se due sole ne<br />

serba questo museo, cioè due quarti <strong>di</strong> soldo col nome <strong>di</strong><br />

Emmanuele Filiberto.<br />

Carmagnola e Saluzzo.<br />

Sebbene per un denaro fatto palese dal più volte en<strong>com</strong>iato<br />

<strong>com</strong>mendatore Promis, apparisca che un figlio <strong>di</strong> Tommaso<br />

I, marchese <strong>di</strong> Saluzzo, esercitasse la prerogativa della<br />

zecca in Dogliani in sul principio del secolo XIV, ed in quel<br />

torno il marchese Manfredo IV, <strong>com</strong>e fu già avvertito, fa-<br />

cesse altrettanto in Chivasso od altrove, ed altri dello stesso<br />

casato abbiano probabilmente nello stesso secolo fatto bat-<br />

tere moneta (denari imperiali), pure, <strong>di</strong> una loro zecca sta-<br />

bile e duratura non bassi in<strong>di</strong>zio che verso la fine del se-<br />

colo XV, allorché ne apersero una in Carmagnola, seguita<br />

da altra in Saluzzo, e dal marchese Lodovico II (1475- [504),<br />

non già da Lodovico I, <strong>com</strong>e vorrebbero i Muletti, deve ri-<br />

conoscersi il principio <strong>di</strong> queste zecche, i cui prodotti, nella<br />

massima parte dei casi è per noi sì <strong>di</strong>fficile, per non <strong>di</strong>re<br />

impossibile, <strong>di</strong> sceverare, che, almeno fintanto che quel lu-<br />

minare della <strong>numismatica</strong> <strong>italiana</strong> non ci abbia data la loro<br />

storia, non possiamo fare a meno <strong>di</strong> riunirle in un solo ma-<br />

nipolo.<br />

Le poche monete finora poste assieme <strong>di</strong> questa serie<br />

spettano ai marchesi Lodovico II', Michele Antonio, e Francesco,<br />

né sono rare, ad eccezione <strong>di</strong> un quattrino del primo<br />

che offre inscritta la parola noc, motto a grido <strong>di</strong> guerra,<br />

hellicus clamor^ usato da quella valorosa prosapia, che al<br />

Sanquintino parve enigmatico, ma non é punto, mentre, <strong>com</strong>e<br />

già avvertiva il Denina, è quella una voce tedesca che suona,<br />

37


2IO<br />

CARLO KUNZ<br />

ancora. Che se la lezione sulla moneta in <strong>di</strong>scorso è sba-<br />

gliata, in più luoghi del castello <strong>di</strong> Saluzzo quella parola<br />

leggesi invece correttamente, noch (2).<br />

Dezana.<br />

È sorprendente la ricchezza <strong>di</strong> questa zecca quale si<br />

manifestò per le opere degli illustri Friedlaender, Cazzerà,<br />

Promis e Morel-Fatio, e pronostico <strong>di</strong> quanto talune altre<br />

serie numismatiche <strong>di</strong> città italiane <strong>di</strong>venteranno per opera<br />

<strong>di</strong> quei valenti che con amore si accingeranno a tesserne<br />

la storia.<br />

Il gabinetto del quale vado brevemente informando conserva<br />

fra le monete <strong>di</strong> questa categoria le seguenti degne<br />

<strong>di</strong> ricordanza: Due cavallotti ó\ Lodovico I Tizzone; il testone<br />

dell' usurpatore Pietro Berard ; il testone dall' aquila e dal<br />

santo <strong>di</strong> Gianbartolomeo Tizzone, ed un esemplare <strong>di</strong> buona<br />

lega della murajuola col Santo Germano del conte Agostino.<br />

Offre inoltre qualche interesse un quattrino del conte Del-<br />

fino colla H coronata e la croce gigliata, il quale sul primo<br />

lato, dopo il nome reca le iniziali A. F, ed al rovescio, dopo<br />

i titoli e l'anno 1585, le lettere R. G. Poiché queste <strong>di</strong>no-<br />

tano Rolando Gastaldo, quelle, non per anco osservate, al-<br />

ludono verosimilmente ad un <strong>com</strong>pagno <strong>di</strong> quel zecchiere.<br />

Montanaro.<br />

Rammembrando il numero esiguo e la singolare rarità<br />

delle monete finora emerse, dagli abati <strong>di</strong> san Benigno <strong>di</strong><br />

Fruttuaria fatte battere nelle loro terre <strong>di</strong> Montanaro e <strong>di</strong><br />

Lombardore, non è piccolo vanto per questo museo posse-<br />

(2) Non è insolito trovare nelle monete italiane motti tedeschi tolti<br />

dalle imprese <strong>di</strong> quelli che le fecero battere, ed il più <strong>di</strong> sovente in<br />

forma scorretta. Cosi, ad esempio, in moneta <strong>di</strong> Milano <strong>di</strong> Lodovico Sforza,<br />

reggente lo stato in nome del nipote, leggesi: ich vergies nix, io non<br />

<strong>di</strong>mentico; sovra un grosso della stessa città <strong>di</strong> Francesco 11 Sforza:<br />

MIT ZAiT, col tempo; su molti pezzi <strong>di</strong> Alberico I Cybo, marchese <strong>di</strong><br />

Massa: von gueten in pesser, <strong>di</strong> bene in meglio; in un soldo <strong>di</strong> Fran-<br />

cesco II marchese <strong>di</strong> Mantova: bider craft, possanza leale.


IL MUSEO BOTTACIN 211<br />

derne tre. La prima, che per <strong>di</strong> più è anche ine<strong>di</strong>ta, è<br />

un cavallotto anonimo, il quale, per l'analogia che presenta<br />

con altri simili pubblicati da Tenivelli, Mader e Litta, credo<br />

spettare al Car<strong>di</strong>nale Bonifacio Ferrerò che primo fra quelli<br />

abati esercitò il <strong>di</strong>ritto della moneta, per concessione <strong>di</strong><br />

papa Clemente VII (Tav. IV, n, 3). Le altre due, che por-<br />

tano il nome dell'abate Fer<strong>di</strong>nando Ferrerò, sono quelle che<br />

vedonsi raffigurate nelle tavole del Litta, grosso forse la<br />

prima, quattrino la seconda.<br />

Crevacuore e Messerano.<br />

Da più autori fu riportato un privilegio dell'anno 1249,<br />

col quale Guglielmo Imperatore concedeva ai Fieschi, con<br />

altri <strong>di</strong>ritti, quello pure della zecca, ed il Litta affermò, an-<br />

cora prima <strong>di</strong> quell'anno avere essi battuto moneta in qua-<br />

lità <strong>di</strong> Conti <strong>di</strong> Lavagna. Gli angusti limiti del presente<br />

lavoro non concedono <strong>di</strong>gressioni suU' atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> tali<br />

notizie, ne io sarei da tanto <strong>di</strong> farle concludenti, ma poiché<br />

in breve sarà fatta pienissima luce anche in questo campo<br />

per opera <strong>di</strong> chi già tanta ne versò sulla patria <strong>numismatica</strong>,<br />

basterà per intanto ch'io mi attenga al fatto delle mo-<br />

nete <strong>di</strong>vulgate dei signori <strong>di</strong> Messerano, le quali non risal-<br />

gono più in là del principio del secolo XVI, e spettano in<br />

parte a due personaggi della famiglia Fieschi, ed in maggior<br />

copia a sei del casato Ferrerò <strong>di</strong> Biella che da quelli ere-<br />

<strong>di</strong>tarono feu<strong>di</strong> e privilegi.<br />

Furono le loro monete battute in Crevacuore ed in Mes-<br />

serano, e sebbene non manchi a questo gabinetto l'anonimo<br />

grosso tirolino colla leggenda: moneta nova crepachorii,<br />

evidente fattura del secolo XIV, emmi quel pezzo ancora<br />

troppo oscuro perchè io possa azzardarne qualche attribu-<br />

zione. Le altre monete più sicure e più osservabili dell'una<br />

e dell'altra zecca sono le seguenti: Di Lodovico II con Pier<br />

Luca Fieschi evvi il testone coll'aquila ed il San Teonesto<br />

a cavallo; <strong>di</strong> Lodovico II solo, due testoni colla <strong>di</strong> lui effige<br />

ed il santo assiso; <strong>di</strong> Pier Luca II, il testone dall'aquila col<br />

santo ritto, e sono tutte belle monete.<br />

I Ferreri contano otto pezzi, e sono rimarchevoli la imita-


212 CARLO KUNZ<br />

zione del bianco <strong>di</strong> Bologna del marchese Besso; due talleri<br />

del principe Filiberto Ferrerò; il quattrino anonimo sul quale<br />

un poco avveduto nummografo, invece del nome <strong>di</strong> Creva-<br />

cuore volle scoprire quello <strong>di</strong> Carmagnola; feudo dei Sa-<br />

luzzesi, ed un quattrino foggiato ad imitazione <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong><br />

Milano <strong>di</strong> Filippo IV, il quale, per essere sciupato, mi lascia<br />

dubbioso, ma che forse appartiene al principe Francesco Lo-<br />

dovico Ferrerò.<br />

Passerano.<br />

In breve volgere <strong>di</strong> tempo il novero delle monete uscite<br />

da questo s<strong>com</strong>parso castello dei Conti Ra<strong>di</strong>cati, tratte dal-<br />

l'obblio quase tutte per opera <strong>di</strong> due <strong>di</strong>hgentissimi ricerca-<br />

tori, s'accrebbe <strong>di</strong> tanto da detestare invi<strong>di</strong>a a molte città<br />

d'alta storica rinomanza. Sono per la massima parte prodotti<br />

clandestini e contraffazioni d'altre zecche, emessi con iscopo<br />

d'illecito guadagno nel corto intervallo <strong>di</strong> pochi anni, dal<br />

1581 al 1598. Sette, tutte prive <strong>di</strong> nomi personali, ne con-<br />

serva il Museo Bottacin, fra cui una che seppe occultarsi<br />

alle ricerche <strong>di</strong> quei valenti, una parpagliuola cioè <strong>di</strong> schietto<br />

rame, fatta con più intiera somiglianza <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Milano<br />

dalla Provvidenza, perchè ne ripete esattamente le leggende<br />

e soltanto i due quarti dell'arme ostendenti ivi il biscione<br />

visconteo, sono in questa occupati dal castagno sbarbicato<br />

dei Ra<strong>di</strong>cati. (Tav. IV, n. 4).<br />

Frinco.<br />

Altra effimera zecca ch'ebbe vicende simili alla precedente<br />

e l'onore degli stessi illustratori. Cinque sono le mo-<br />

nete che trovammo <strong>di</strong> questa officina, ma nessuna ci offerse<br />

qualche particolarità degna <strong>di</strong> rimarco.<br />

Pria <strong>di</strong> abbandonare il Piemonte conviene ch'io accenni<br />

a due monete che vi hanno relazione. La prima è il denaro<br />

dal tempietto, <strong>di</strong> Lodovico I, signore <strong>di</strong> Vaud, terzogenito


IL MUSEO BOTTACIN 21<br />

<strong>di</strong> Tommaso II, conte <strong>di</strong> Savoia, battuto nella zecca <strong>di</strong><br />

Thierrens presso Modone. La seconda è un denaro che al<br />

nome <strong>di</strong> Aimone, tracciato negli angoli d'una croce, ed al<br />

titolo <strong>di</strong> duca del Ciablese, unisce sul secondo suo lato il<br />

tempietto, simbolo della religione cristiana, attorniato dalla<br />

corrispondente inscrizione: xpi(sti)ANA religio. Tale pezzo<br />

che al certo fu battuto al <strong>di</strong> là delle Alpi, volle il marchese<br />

<strong>di</strong> Pina emesso da Aimone conte <strong>di</strong> Savoia (1329-1343) in<br />

san Maurizio d'Agauno nell'alto Ciablese, ma potrebbe <strong>di</strong><br />

ciò dubitarsi, non vedendolo figurare fra le monete <strong>di</strong> questo<br />

conte proposte dal <strong>com</strong>mendatore Promis. E tale dubbio si<br />

rafforza alla vista <strong>di</strong> quel tempietto <strong>di</strong> pretta forma carolingia,<br />

che consiglia a tenerlo più antico. Gli è perciò che oserei<br />

attribuirlo ad Aimone signore del Ciablese, terzogenito del<br />

conte <strong>di</strong> Savoia Tommaso I, morto intorno al 1238, se a<br />

ciò non si opponesse il titolo <strong>di</strong> duca che ac<strong>com</strong>pagna il<br />

nome, titolo il quale, secondo Guichenon, soltanto in quel-<br />

l'anno sarebbe stato accordato al conte Amedeo IV, dall'im-<br />

peratore Federico IL<br />

Genova.<br />

Sebbene si abbiano alcune pregevoli <strong>di</strong>ssertazioni sulla<br />

moneta genovese, manca tuttora una storia <strong>com</strong>pleta <strong>di</strong> essa,<br />

e la mancanza, sta, <strong>com</strong>e per qualche altra primaria zecca<br />

d'Italia, in ragione <strong>di</strong>retta della sua importanza e della ric-<br />

chezza dei suoi prodotti, al che si aggiunge in questo caso<br />

la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> concordare la serie metallica colla cronologica<br />

per ciò che riguarda le monete piii antiche dei dogi perpetui.<br />

Ma evvi fondamento a sperare che presto possa essere riem-<br />

piuta tale lacuna, sapendosi <strong>com</strong>e da alcuni egregi eru<strong>di</strong>ti <strong>di</strong><br />

quella città si stanno <strong>di</strong>ligentemente raccogliendo i materiali<br />

per tale effetto.<br />

Questa città è sufficientemente rappresentata nel museo<br />

padovano, contando oltre ottanta monete fra le quali ferma-<br />

rono la mia attenzione le seguenti. Della prima epoca, del-<br />

l'anno 1139 fino al 1339, il quarto <strong>di</strong> genovino d'oro ed il<br />

genovino coll'acclam azione Janua quam Deus protegat. Del<br />

tempo dei dogi perpetui e dei dominatori stranieri, un grosso<br />

3


214<br />

CARLO KUNZ<br />

ed un mezzo grosso <strong>di</strong> Filippo Maria Visconti ; un grosso ed un<br />

più raro mezzo grosso <strong>di</strong> Pietro Fregoso il giovane; \\ genovino<br />

d'oro ed un grosso <strong>di</strong> Galeazzo Maria Sforza; un magnifico<br />

pezzo, forse testone maggiore da venti sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> Gian Galeazzo<br />

Maria Sforza; un grosso <strong>di</strong> Battista Fregoso; un bel testone <strong>di</strong><br />

Lodovico XII, ed un mezzo testone <strong>di</strong> Francesco I (Tav.IV, n,6).<br />

Ho scavalcato un pezzo che sembrami rimarchevole, per<br />

poter <strong>di</strong>rne con agio qualche cosa. È desso un mezzo grosso<br />

anonimo e privo <strong>di</strong> numero d'or<strong>di</strong>ne, colla leggenda: ianva.<br />

Q. DEVS. PROTEGAT, la qualc, secondo il Gandolfi, non sa-<br />

rebbe stata usata sulle monete che fra gli anni 1252-1339,<br />

e secondo l'illustre conservatore del gabinetto Reale <strong>di</strong> To-<br />

rino, avrebbe avuto tempo ancor più limitato {Monete <strong>di</strong> Sa-<br />

vona, pag. 23). Ben alieno dall'oppormi a tanto sapere, ed<br />

ammettendo anzi incontrastabile quel criterio in tesi gene-<br />

rale, questa moneta, segnerebbe una eccezione, perchè allo<br />

stile si palesa <strong>di</strong> molto posteriore, onde inclino a crederla<br />

battuta in occasione <strong>di</strong> qualche vacanza o mutamento <strong>di</strong> go-<br />

verno, per cui nell'entusiasmo del momento, si ritornò a quel-<br />

l'antica invocazione. Dirò <strong>di</strong> più : quella moneta offre sì grande<br />

analogia coi mezzi grossi col duca Filippo Maria Visconti,<br />

che non sembrami troppo azzardato tenerla fabbricata nel-<br />

l'anno 1436, nel quale i Genovesi, insorgendo, si liberarono<br />

dall'aspro governo <strong>di</strong> quel principe. (Tav. IV, n. 5).<br />

Abbondano le monete della terza epoca, in tutti i me-<br />

talli, ma dacché esse porgono in generale poco interesse,<br />

mi restringerò a ricordare due rari pezzi, che stimo quarti<br />

<strong>di</strong> ducatoni, i quali arieggiano le forme delle monete vene-<br />

ziane nelle loro rappresentazioni del Redentore che bene<strong>di</strong>ce<br />

al doge genuflesso. Il primo è dell'anno 1554, ed il secondo,<br />

notevolmente <strong>di</strong>fferente pel <strong>di</strong>segno, del 1563. (Tav. IV, n. 7).<br />

Savona.<br />

Una sola moneta, un ottenne da tre denari <strong>di</strong> Lodovico XI,<br />

rappresentava questa città allorché ispezionai i medaglieri del<br />

museo Bottacin, ma, intanto che ripassavo gli appunti fatti,<br />

l'indefesso donatore vi aggiunse il prezioso fiorino d'oro, in-<br />

cunabulo <strong>di</strong> questa zecca, battuto intorno all'anno 1350.


IL MUSEO BOTTACIN 2I5<br />

Tassarolo.<br />

Feudo principale della potente famiglia Spinola, eretto<br />

in contea nell'anno 1560 in favore <strong>di</strong> Marcantonio dall'impe-<br />

ratore Fer<strong>di</strong>nando I, le monete poco numerose battutevi dal<br />

<strong>di</strong> lui figlio Agostino e dal nipote Filippo hanno tutte pregio<br />

<strong>di</strong> rarità e godo perciò poter segnalare l'esistenza <strong>di</strong> quattro<br />

fra esse.<br />

Del Conte Agostino, oltre al quarto <strong>di</strong> scudo col mille-<br />

simo 1607, e l'ottavo simile, ma privo della data, evvi un<br />

pezzo non osservato dal <strong>di</strong>ligente Olivieri, il cui <strong>di</strong>segno tor-<br />

nerà gra<strong>di</strong>to ai cultori della patria <strong>numismatica</strong>. È desso<br />

una parpagliuola fatta con esatta imitazione <strong>di</strong> alcune uscite<br />

dalla officina <strong>di</strong> Casale nel tempo in cui vi ebbero dominio<br />

i duchi <strong>di</strong> Mantova. (Tav. IV, n, 8),<br />

Del conte Filippo osservasi il ducatone col problematico<br />

Santo a cavallo che vuole essere rac<strong>com</strong>andato agli eru<strong>di</strong>ti<br />

agiologisti.<br />

Ronco.<br />

Di codesto feudo d'altro ramo degli Spinola conviene<br />

ricordare un ottavetto del marchese Napoleone, che offre la<br />

data 1669. Al pari d'altri da me veduti è d'aspetto sì nuovo<br />

e sì lampante da indurre sospetto che ne esistano tuttora i<br />

coni e da essi, in tempo a noi vicino, ne siano stati battuti<br />

alcuni esemplari a <strong>com</strong>piacimento dei raccoglitori smaniosi<br />

<strong>di</strong> cose peregrine.<br />

LoANO.<br />

Dopoché l'imperatore Carlo V donava, nell'anno i547><br />

gran parte dei feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ragione dei Fieschi all'illustre Andrea<br />

Doria, non trascorse gran tempo che i costui successori vol-<br />

lero far uso del privilegio della moneta che ad essi da quei<br />

possessi derivava, e pria che altrove in Loano, le cui poche<br />

monete fino ad ora scoperte sono tutte <strong>di</strong> molta rarità, ond'è<br />

che anche il possesso d'una sola accresce merito a qualunque


2l6<br />

CARLO KUNZ<br />

raccolta. Quella che serba codesto gabinetto è un luigino<br />

della principessa Violante Lomellini Doria, già e<strong>di</strong>to per il<br />

Mantellier, il quale, sebbene non offra il nome <strong>di</strong> quella feuda-<br />

taria, pure pei documenti riferiti dall'Olivieri chiaramente ap-<br />

parisce essere stato lavorato per <strong>di</strong> lei or<strong>di</strong>ne.<br />

TORRIGLIA.<br />

Anche in questo minore lor feudo vollero i Doria con-<br />

cedere a privati impren<strong>di</strong>tori facoltà <strong>di</strong> lavorarvi monete della<br />

specie degli ottavetti o luigini d'imitazione, pel <strong>com</strong>mercio del<br />

levante, ed è della stessa principessa Violante quello che si<br />

osserva nel nostro gabinetto, ed al pari del precedente è<br />

privo del suo nome, ma i documenti ed i punzoni scoperti<br />

dall'Olivieri <strong>di</strong>mostrano con evidenza ancor maggiore che ad<br />

essa si deve assegnare. L'esemplare ch'ebbe sott'occhio il<br />

Mantellier portava impresso l'anno 1666; altro descritto dal<br />

Reichel era contrassegnato dall'anno 1667, e se questo mostra<br />

invece la data 1668, ciò serve a <strong>com</strong>provare l'attività <strong>di</strong> una<br />

officina della quale sono ora sì fenomenali i prodotti.<br />

Cade opportuno accennare qui ad altri due luigini <strong>di</strong><br />

tipo trevolziano, i quali, avvegnacchè tuttora indeterminati,<br />

potrebbero per avventura essere usciti da taluna delle tante<br />

officine abusive della Liguria nelle quali si lavorò tale specie<br />

<strong>di</strong> moneta, e che per tale titolo sono da rac<strong>com</strong>andare allo<br />

stu<strong>di</strong>o dei nummofili italiani.<br />

Il primo, che fra gli incerti fu riportato anche in <strong>di</strong>segno<br />

dal Mantellier, ma coll'anno 1668, mentre il nostro reca la<br />

data 1669, offre sui due lati la scritta : partes volvptati —<br />

ORiENTALivM DiCAT^i:. Lo scudo, invece dei tre gigli aral<strong>di</strong>ci,<br />

è occupato da tre fiori o ramoscelli a cinque foglie che il Mantellier<br />

<strong>di</strong>sse impropriamente gigli naturali. Quegli emblemi<br />

non rassomigliano nemmeno tanto ad alabarde da potersi<br />

ammettere senz'altro essere questo una varietà degli otta-<br />

vetti suggeriti alla principessa Violante dal P. Noceti, sui<br />

quali i gigli furono cambiati in alabarde, perchè, oltreché


IL MUSEO BOTTACIN 21<br />

<strong>di</strong>fferenti, <strong>com</strong>e afferma l' Olivieri, ne erano le leggende,<br />

indecoroso ed inverosimile deve tenersi il consiglio del<br />

motto Partes voluptati^ <strong>di</strong>retto da un simile consigliere ad<br />

una principessa scrupolosa la quale appellavasi ai teologi e<br />

sopra altre consimili sue monete <strong>di</strong>chiarava la propria effìgie<br />

pillerà virtiitis imago.<br />

Il secondo <strong>di</strong> questi luigini, descritto da Mantellier e da<br />

altri autori francesi, colla data 1667, ovvero 1668, porta la<br />

seguente leggenda, <strong>di</strong>visa sui due lati, ma principalmente da<br />

quello dell'arme: partes curiositate — et delectatione<br />

DiGNE (sic). Lo scudo è caricato dei tre gigli col lambello e<br />

sott' esso notasi la lettera A, nella quale si potrebbe forse<br />

credere adombrata la zecca spinolina <strong>di</strong> Arquata, se dessa<br />

non fosse troppo frequente sulle monete <strong>di</strong> tal specie, quale<br />

nota o finzione della zecca <strong>di</strong> Parigi, Anche per questo<br />

ottavetto presiedette adunque una idea satirica suggerita<br />

dalle abitu<strong>di</strong>ni galanti <strong>di</strong> madamigella <strong>di</strong> Montpensier, e<br />

perciò cre<strong>di</strong>amo dovere escludere l'ipotesi che sia stato bat-<br />

tuto per autorità <strong>di</strong> qualche principessa.<br />

Monaco.<br />

Evvi fondata lusinga che non tarderà molto ad essere<br />

fatta <strong>di</strong> pubblica ragione la storia <strong>numismatica</strong> <strong>di</strong> questo<br />

Principato, che un egregio cavaliere sta dettando, altro in-<br />

<strong>di</strong>zio che ne fa pronosticar bene per l'avvenire <strong>di</strong> questo<br />

stu<strong>di</strong>o in Italia.<br />

Fra le poche monete <strong>di</strong> questa serie che serba la num-<br />

moteca padovana, meritano ricordanza uno scudo ed un luigino<br />

del principe Onorato II, ed un luigino <strong>di</strong> gentile lavoro<br />

col nome e le sembianze <strong>di</strong> Lodovico I.<br />

Cagliari.<br />

Mercè il Bullettino archeologico ed il Catalogo dell'illustre<br />

<strong>com</strong>mendatore Spano, le nostre cognizioni sulle più antiche<br />

monete dell'isola <strong>di</strong> Sardegna sonosi <strong>di</strong> molto accresciute,<br />

ma non basta ; abbiamo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> attendere ben più dal suo<br />

colto ingegno e dalla sua operosità, ed una storia <strong>com</strong>pleta<br />

a8<br />

7


2l8<br />

CARLO KUNZ<br />

delle zecche <strong>di</strong> quella regione porrebbe il colmo alla sua<br />

benemerenza ed alla nostra gratitu<strong>di</strong>ne.<br />

Le monete <strong>di</strong> quest' or<strong>di</strong>ne finora collocate nel meda-<br />

gliere Bottacin, ad eccezione <strong>di</strong> poche dell'ispano re Carlo II,<br />

spettano ai regnanti <strong>di</strong> Savoia e furono battute per la massima<br />

parte in Torino, pei bisogni dell'isola. Primeggia una<br />

doppietta <strong>di</strong> Carlo Emmanuele III; un reale <strong>di</strong> Carlo Emmanuele<br />

IV, ed un pezzo da tre cagliaresi <strong>di</strong> Vittorio Emmanuele<br />

I, notevoli questi due per certo originale arcaismo<br />

particolare alla zecca <strong>di</strong> Cagliari, riattivata dopo quasi secolare<br />

riposo per or<strong>di</strong>ne del re Vittorio Amedeo III, <strong>com</strong>e<br />

insegna il più volte lodato <strong>com</strong>mendatore Promis.<br />

Murato e Corte.<br />

Sebbene l'isola <strong>di</strong> Corsica segua ora altro destino po-<br />

litico da quello dell'Italia, il tenore della sua storia passata,<br />

dei suoi costumi, della sua lingua, non permettono <strong>di</strong> stac-<br />

care gli scarsi suoi monumenti monetali da quelli delle altre<br />

zecche della penisola.<br />

Fanno tuttora deficienza le povere monete lavorate in<br />

Sartena dall'effimero re Teodoro, ma non mancano parecchie<br />

<strong>di</strong> quelle che il condottiero Paoli fece battere in Murato ed<br />

in Corte, ed è <strong>di</strong> qualche rarità un pezzo d'argento da venti<br />

sol<strong>di</strong>, che all'anno 1766 che porta impresso, mostra essere<br />

uscito dal secondo <strong>di</strong> quei luoghi.<br />

LA LOMBARDIA<br />

Milano.<br />

La splen<strong>di</strong>da metropoli dell' Insubria, famosa per tanti<br />

gloriosissimi fatti antichi e moderni, che fu patria <strong>di</strong> elettissima<br />

falange d' uomini illlustri in ogni maniera <strong>di</strong> umane<br />

<strong>di</strong>scipline, che nelle proprie monete offre uno specchio quasi


IL MUSEO BOTTACIN 219<br />

continuo della sua storia <strong>di</strong> ben se<strong>di</strong>ci secoli, attende ancora,<br />

non <strong>di</strong>remo chi ne sappia, ma chi ne voglia illustrare degnamente<br />

i fasti monetali : imperocché <strong>di</strong> tanta dottrina ella<br />

è sempre ostello, che ove un impulso fosse dato, o per<br />

opera <strong>di</strong> un solo, o con mezzi riuniti, una si deplorevole<br />

lacuna non tarderebbe a s<strong>com</strong>parire. Perchè, ciò che fu fatto<br />

con ottimo successo nel Belgio ed altrove non potrebbe<br />

tentarsi per questa ed altre città d'Italia, instituendo concorsi<br />

che avessero per oggetto la storia delle loro monete?<br />

Non è forse argomento codesto meritevole dei riflessi delle<br />

illustri accademie che onorano quasi tutte le città italiane?<br />

E non sarebbe tale <strong>com</strong>pito opportunissimo a quest'ora in<br />

cui con nobilissima gara, alle sonnifere Arca<strong>di</strong>e d'un tempo<br />

che fu, vanno subentrando associazioni più positive e <strong>com</strong>-<br />

missioni ch'hanno per iscopo lo stu<strong>di</strong>o della storia patria?<br />

Per Milano poi in ispecialità sono tutti i materiali già pub-<br />

blicati e tanti ve ne saranno al certo d'ine<strong>di</strong>ti che <strong>di</strong> molto<br />

ne sarebbe facilitato il lavoro per quei generosi che voles-<br />

sero intraprenderlo.<br />

Le monete dei bassi tempi e moderne della zecca <strong>di</strong><br />

Milano raccolte nel museo ch'è obbietto <strong>di</strong> questa rassegna<br />

sono numerose, perchè oltrepassano le duecento, non <strong>com</strong>-<br />

prese quelle delle Repubbliche Cisalpina ed Italiana, del<br />

Regno Napoleonico e del Regno attuale.<br />

La più antica è il denaro a monogramma che primo il<br />

Le Blanc assegnò a Carlo Magno, ma che in tempo a noi<br />

vicino, con altri simili d'altre zecche, <strong>di</strong>ede argomento a vi-<br />

vacissime controversie sostenute da sì valenti campioni che<br />

arduo poteva sembrare il definitivo giu<strong>di</strong>zio se spettasse a<br />

Carlo Magno, a Carlo il Calvo od a Carlo il Grosso; sen-<br />

nonché le ragioni addotte in fine a favore del primo dal<br />

chiariss. sig. dottore Vincenzo Promis nei suoi stu<strong>di</strong> sulla<br />

origine della zecca veneta, sembrano sì convincenti da con-<br />

sigliare il bando d'ogni altra opinione. Viene secondo il de-<br />

naro <strong>di</strong> Lotario I; poi seguono un denaro largo <strong>di</strong> Lodo-<br />

vico II e tre denari più larghi semibratteati <strong>di</strong> Carlo il<br />

Grosso, <strong>di</strong> Guido <strong>di</strong> Spoleto e <strong>di</strong> Berengario I, i quali, quan-<br />

tunque privi del nome <strong>di</strong> questa città vi appartengono senza<br />

contrasto, perchè pari tecnica, peso, lega e* modulo osser-


220<br />

CARLO KUNZ<br />

vansi per uno il quale oltre i nomi dei re Arnolfo e Berengario<br />

offre quello della città inscritto entro il tempietto. Non<br />

mancano i denari <strong>di</strong> forma più ovvia col nome locale, dello<br />

stesso Berengario I, <strong>di</strong> Ottone I, <strong>di</strong> Corrado II, e parecchi<br />

denari e denari terzoli dei due primi Federici e <strong>di</strong> qualche<br />

Enrico. Tanto per le monete dei re d'Italia fino al tempo in<br />

cui Milano, considerandosi in<strong>di</strong>pendente, tralasciò d'inscri-<br />

vervi i loro nomi. Di questa epoca, repubblicana o Torriana<br />

che <strong>di</strong>re si voglia, non mancano i facili grossi <strong>di</strong> vario <strong>di</strong>-<br />

segno, seguiti da presso da alcuni grassoni e grossi e de-<br />

nari <strong>di</strong> Enrico VI, Enrico VII e Lodovico V il Bavaro.<br />

Eccoci alle monete che segnano il dominio della potente<br />

famiglia Visconti pella quale la potestà fu sorgente <strong>di</strong> tali<br />

sventure da bilanciare quasi il cumulo delle sue colpe. Le<br />

più meritevoli <strong>di</strong> rimarco sono un grosso <strong>di</strong> Luchino e Giovanni<br />

coll'arme <strong>di</strong> casato; il grosso <strong>di</strong> Giovanni, ultima mo-<br />

neta <strong>di</strong> questa zecca imitante le forme <strong>di</strong> alcune degli im-<br />

peratori d'Oriente dei secoli XI e XII; il pregevolissimo<br />

fiorino d'oro segnato dei nomi dei tristi fratelli Barnabò e<br />

Galeazzo II ; quello <strong>di</strong> pari impronto e rarità del solo Bar-<br />

nabò, ed altro non meno rimarchevole col duca a cavallo in<br />

arnese da torneo, la cui attribuzione a Galeazzo II richiama<br />

alla mente i dubbii concepiti dal Giulini che spetti forse a<br />

Gian Galeazzo. Di Filippo Maria non sono spregevoli il<br />

grosso che lo rappresenta a cavallo ed il soldo col santo in<br />

cattedra.<br />

La seconda Repubblica, ch'ebbe si corta durata e finì<br />

colla de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Milano a Francesco Sforza, ci porge il<br />

mezzo ambrosino d'oro, un soldo ed un denaro.<br />

Con Francesco Sforza, il valoroso e prudente capitano,<br />

ha principio una nuova serie <strong>di</strong> monete la quale mostra<br />

quale grado <strong>di</strong> eccellenza avesse toccato la piccola arte non<br />

meno delle arti monumentali nel tempo in cui Milano fu go-<br />

vernata da lui e dai suoi <strong>di</strong>scendenti, e <strong>com</strong>e anche in questo<br />

caso, secondo spesso si nota, un grande carattere storico<br />

sia scintilla che desta <strong>di</strong>ntorno a se ogni sorta <strong>di</strong> progressi<br />

e <strong>di</strong> perfezionamenti. Figurano vantaggiosamente in questa<br />

categoria due ducati d'oro dello stesso Francesco; un grosso<br />

<strong>di</strong> Bianca Maria, tutrice <strong>di</strong> Galeazzo Maria; tre grossi colla


IL MUSEO BOTTACIN 321<br />

eflìgie <strong>di</strong> questo malvagio principe, ed il pregevole testone<br />

della <strong>di</strong> lui vedova la debole ed avvenente Bona <strong>di</strong> Savoia.<br />

Se le monete del costoro figlio Gian Galeazzo Maria e del<br />

<strong>di</strong> lui zio Lodovico non possono qualificarsi rare, vanno però<br />

ricordate per la squisitezza dell'intaglio, in ispecialità il te-<br />

stone che riunisce i ritratti <strong>di</strong> entrambi, una fra le più felici<br />

opere del bulino. L'ultimo periodo del dominio degli Sfor-<br />

zeschi, alternato con quello <strong>di</strong> due re stranieri, porge i se-<br />

guenti pezzi <strong>di</strong> maggior momento: due <strong>di</strong>fferenti testoni ed<br />

un soldo coll'arme d'ambo i lati <strong>di</strong> Lodovico XII; un pegione<br />

e due quattrini <strong>di</strong> Massimiliano Sforza.<br />

La decadenza d'ogni buona cosa, che seguì dappresso<br />

le orme della dominazione spagnuola e s'impresse profondamente<br />

nelle belle arti, degradò anche quella del conio che<br />

<strong>di</strong>venne rozza e manierata dopo aver date alcune ultime<br />

prove <strong>di</strong> valentìa sotto Carlo V. Sono infatti opere egregie<br />

tre testoni <strong>di</strong> questo imperatore i quali attestano quanto esi-<br />

mio fosse l'artista che li eseguiva, sia desso il Caradosso<br />

od altri. Dei regni seguenti, abbondevolmente rappresentati<br />

in tutti i metalli, meritano osservazione un mezzo scudo da<br />

55<br />

sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> Filippo II, non accorsoci ancora nelle opere con-<br />

sultate (Tav. V, n. i); un soldo colla effigie dello stesso,<br />

accollata ad una testa muliebre, verosimilmente quella della<br />

<strong>di</strong> lui quarta moglie Anna d'Austria (Tav. V, n. 2); un quat-<br />

trino <strong>di</strong> Filippo III, non raro, ma che non trovammo nei libri<br />

(Tav, V, n. 3); una lira <strong>di</strong> Filippo IV, descritta dall'Appel<br />

ma non raffigurata (Tav. V, n. 4); un ducato o filippo <strong>di</strong><br />

Filippo V d'Angiò ed un mezzo filippo <strong>di</strong> Carlo III (VI), che<br />

del pari ci riuscì nuovo (Tav. V, n. 5).<br />

La monetazione degli ultimi regnanti <strong>di</strong> casa d'Austria<br />

non porge cose degne <strong>di</strong> rimarco. Le monete delle due ul-<br />

time Repubbliche e quelle del Regno Napoleonico, lavorate<br />

in gran parte con ottimo magistero, appartengono <strong>com</strong>e fu<br />

già avvertito, ad altra serie in questo museo.<br />

Pavia.<br />

Cotesta antica e gloriosa città che fu sede dei re Goti<br />

dopo ch'ebbero perduta Ravenna, e residenza dei Longobar<strong>di</strong>


222<br />

CARLO KUNZ<br />

che vi innalzarono quel singolarissimo tempio de<strong>di</strong>cato al-<br />

l'Arcangelo Michele, sotto le cui vòlte tanti re d'Italia as-<br />

sunsero la corona, non tarderà molto, speriamo, a mostrare<br />

una storia della famosa sua zecca, per opera dell'illustre cavaliere<br />

il quale con due recenti pubblicazioni nummografiche<br />

seppe conquistare <strong>di</strong> botto seggio primario fra i cultori <strong>di</strong><br />

tale stu<strong>di</strong>o.<br />

Non sono molte le monete <strong>di</strong> questa serie collocate finora<br />

nel museo padovano e possono annoverarsi le seguenti:<br />

Un denaro <strong>di</strong> Lotario I; altro più raro e perfetto che intorno<br />

al monogramma <strong>di</strong> Ugo <strong>di</strong> Provenza reca inscritto il <strong>di</strong> lui<br />

nome seguito da quello <strong>di</strong> suo figlio Lotario II, ch'egli as-<br />

sunse collega del regno nell'anno 931 ; un terzo <strong>di</strong> Ottone I<br />

nel quale il nome della città è preceduto dal titolo onorifico<br />

<strong>di</strong> inclita, e finalmente uno <strong>di</strong> Enrico II il Santo.<br />

Nessuna rarità si riscontra negli altri pezzi degli impe-<br />

ratori tedeschi ed in quelli dei duchi <strong>di</strong> Milano.<br />

Cremona.<br />

Le monete finora a noi pervenute <strong>di</strong> questa città non<br />

contrad<strong>di</strong>cono al notissimo <strong>di</strong>ploma, riportato dal Muratori,<br />

col quale l'imperatore Federico I le concesse il privilegio<br />

della moneta nell'anno 1155. Ma può egli affermarsi recisamente<br />

che non possa rinnovarsi per essa qualche fatto ana-<br />

logo a quello che avvenne per Piacenza, un tremisse della<br />

quale, improntato del nome <strong>di</strong> re Desiderio, rivelò la origine<br />

ben più remota della sua zecca <strong>di</strong> quanto fino allora era<br />

creduto? Ma, sia pure infondata tale lusinga, Cremona offre<br />

vasto argomento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o nelle sue monete, specialmente<br />

nel tempo in cui, reggendosi a libertà, segnava sovr'esse il<br />

nome dell' Enobarbo; graziosi nummoli i quali per entro ad<br />

una certa apparente monotonìa <strong>di</strong> tipo offrono numerose va-<br />

rietà pel peso, la lega e lo stile, ed attestano la grande<br />

operosità della sua ofTicina.<br />

Fra i pezzi <strong>di</strong> codesta zecca notammo nel Museo Bot-<br />

tacin il grosso piuttosto raro dalla iniziale e dal titolo che<br />

alludono al nominato imperatore; un denaro mezzano che<br />

per la forma rotonda o gotica <strong>di</strong> più sue lettere mostra es-


IL MUSEO BOTTACIN 223<br />

sere battuto nel secolo XIII innoltrato, ed è forse l'ultima<br />

moneta <strong>di</strong> questa città che ricorda il Barbarossa ; un denaro<br />

<strong>di</strong> Azone Visconti, ed un soldo coll'arme inquartata, <strong>di</strong> Fran-<br />

cesco I Sforza, che amo credere lavorato, non meno d'altre<br />

sue monete, in questa zecca anziché nella milanese, per certa<br />

maniera particolare d'intaglio e per la forma <strong>di</strong> alcune let-<br />

tere che non mi offre analogie nelle monete <strong>di</strong> Milano.<br />

Brescia.<br />

Non è grande il numero delle monete <strong>di</strong> questa generosa<br />

città che figurano nell'ottimo trattato del Doneda, <strong>com</strong>-<br />

pletato dalle note, dai documenti e dai <strong>di</strong>segni del <strong>di</strong>ligente<br />

ed arguto Zanetti, ed il poco che potè aggiungervi dopo ot-<br />

tanta anni il preclaro autore delle Storie Bresciane consta<br />

<strong>di</strong> varietà o sud<strong>di</strong>visioni delle monete pria recate, battute in<br />

omaggio del primo Federico od in nome del solo Comune,<br />

ed in un singolare pezzo <strong>di</strong> Pandolfo Malatesta, eh' è forse<br />

il bol<strong>di</strong>no non rinvenuto dal numismatico bolognese, sul quale,<br />

ostinato <strong>com</strong>e sono, persisto a vedere una testa d'Ercole,<br />

perchè tale n'è il carattere e così vedo rappresentato quel-<br />

l'eroe sovra alcune medaglie greche, non esclusa quella ap-<br />

parenza <strong>di</strong> veste intorno al collo.<br />

Tranneché del Malatesta, <strong>di</strong> nessun altro dei signori che<br />

vi ebbero dominio hannosi monete, e quanto a quelle che<br />

vi avrebbe fatte battere lo spagnuolo leardo, asse<strong>di</strong>ato entro<br />

la città dai Veneziani nell'anno 15 15, convien restarne molto<br />

dubbiosi.<br />

Ninna moneta bresciana essendo intieramente ovvia, pos-<br />

sono annoverarsi tutte le possedute, che sono: un denaro<br />

piccolo col nome dell'imperatore Federico; A grosso àsii due<br />

santi che lo Zanetti ascrisse alla vacanza dell'impero dopo<br />

la morte <strong>di</strong> Federico II; il mezzano del Comune colla testa<br />

<strong>di</strong> Santo Apollonio, ed un quattrino malatestiano.<br />

Como.<br />

Molti eru<strong>di</strong>ti scrittori trattarono della moneta <strong>di</strong> Como<br />

ed almeno do<strong>di</strong>ci constami ch'abbiano riportato anche <strong>di</strong>se-


224<br />

CARLO KUNZ<br />

gni <strong>di</strong> esse, ma tuttavia siamo ancora lontani dal possedere<br />

una <strong>com</strong>pleta illustrazione dei prodotti della sua zecca, per<br />

cui torna opportunissima la istanza dell'illustre cav. Camillo<br />

Brambilla, il quale, <strong>di</strong>chiarando con soda dottrina tre sue<br />

monete, scriveva: " Resta anche per questa serie il desiderio<br />

" che qualche eru<strong>di</strong>to <strong>com</strong>asco si faccia a riunire gli impronti<br />

" e ad illustrarli, aggiungendovi quanto alle ricerche <strong>di</strong> altri<br />

" fosse per avventura sfuggito. „<br />

Pel documento riferito dal Rovelli resta <strong>com</strong>provato Fe-<br />

derico I avere battuto moneta a Como; ottime ragioni, alle<br />

quali potrebbe aggiungere qualche altra, adduce il nominato<br />

cavaliere per assegnare allo stesso oltreché gli oboli caucei<br />

improntati dal nome imperiale anche tutti i grossi ad effigie ;<br />

ma forsechè non tutti si adatteranno senza contrasto a tale<br />

opinione, e sia pure, che l'attrito d'opposti e ragionati pareri<br />

giova grandemente a dare risalto alle verità scientifiche (3).<br />

(3) Anche resimio conservatore del gabinetto <strong>di</strong> Torino, <strong>di</strong>chiarando<br />

testé un grosso <strong>di</strong> questa città, battuto dal Comune a nome <strong>di</strong> Lodovico<br />

il Bavaro, sembra esprimere tale opinione.<br />

Gli autori che ragionarono sui grossi <strong>com</strong>aschi ad effigie non stimarono<br />

opportuno <strong>di</strong> notare alcune essenziali <strong>di</strong>fferenze che in essi si<br />

osservano. Sono que' grossi <strong>di</strong> due specie ben <strong>di</strong>stinte. Alcuni, e sono<br />

i più numerosi, hanno l'aquila rivolta verso la sinistra dell'osservatore<br />

e la leggenda che vi corre intorno suona brevemente: cvmanvs; in altri,<br />

più rari, l'aquila guarda a destra, ed è ac<strong>com</strong>pagnata dall'iscrizione:<br />

civiTAS cvMANA. Potrebbero notarsi alcune altre <strong>di</strong>fferenze in poco rilievo,<br />

ma lo stile fra l'una e l'altra specie, tranne qualche maggior<br />

finezza d'intaglio nei secon<strong>di</strong>, è uguale <strong>com</strong>e uguali ne sono il peso ed<br />

il titolo e mostrano perciò che furono battuti ad una stessa legge. Ora,<br />

ammessa l'opinione del chiarissimo cav. Brambilla, non potrebbe dedursi<br />

a <strong>com</strong>pletamento quasi <strong>di</strong> essa, che questi secon<strong>di</strong> grossi, sui quali la<br />

parola Civitas sarebbe equivalente a Comunitas, siano stati battuti dopo<br />

la lunga lotta fra l'imperatore ed i Comuni lombar<strong>di</strong>, che colla pace<br />

<strong>di</strong> Costanza (1183) finì per consolidare questi in repubbliche? Ben vorrebbe<br />

egli già nella sola parola Cumanus dei primi grossi sottintendere<br />

Populus, ma il sottinteso, se vi è, non dà ancora a <strong>di</strong>vedere quella sicurezza<br />

della propria libertà e <strong>di</strong>ritti annessi che esprime senza reticenza<br />

la parola Civitas. E sarebbe forse puerilità ammettere che<br />

anche l'aquila rivolta in altra <strong>di</strong>rezione serva all'espressione <strong>di</strong> tale<br />

concetto, quasi a <strong>di</strong>notare le mutate sorti della città? Che se Como,<br />

emancipata dalla imme<strong>di</strong>ata supremazia dell'impero volle pur mantenere<br />

l'impronta ed il nome imperiale, può averlo fatto, oltreché per<br />

l'omaggio che continuava a prestare agli imperatori, per ragioni economiche.<br />

Esempi analoghi non mancano, e l'assenza totale <strong>di</strong> monete<br />

repubblicane <strong>di</strong> questo tempo rende forse più probabile tale supposizione.


IL MUSEO BOTTACIN 225<br />

Le monete che rappresentano questa città nel nostro<br />

gabinetto sono: un obolo cauceo del Barbarossa; due <strong>di</strong> quei<br />

grossi ad effigie imperiale; il grosso <strong>di</strong> Franchino Rusca, il<br />

quale quantunque s'intitolasse Capitano e signore del Comune<br />

e del popolo <strong>di</strong> Como, improntando sovr'esso le sole iniziali<br />

del proprio nome e lasciando il posto d'onore pel nome in-<br />

tiero <strong>di</strong> Lodovico V che avealo creato suo vicario, palesava<br />

quanto fosse sempre da esso <strong>di</strong>pendente, ed un denaro <strong>di</strong><br />

Azone Visconti.<br />

Lo<strong>di</strong>.<br />

Le sole monete che con certezza possono attribuirsi a<br />

questa città sono un grosso ed un denaro piccolo, sul lato<br />

principale dei quali, intorno al nome abbreviato del suo santo<br />

protettore Bassiano, si legge: imperator. f. Questa lettera<br />

deve tenersi allusiva all'imperatore Federico II da cui, secondo<br />

Tristano Calco, ebbe Lo<strong>di</strong> il <strong>di</strong>ritto della moneta nel-<br />

l'anno 1239.<br />

Il grosso fu pubblicato dal Giovanelli, poi nuovamente<br />

dall'Al<strong>di</strong>ni, e questi, avvertita l'esistenza d'altra moneta <strong>di</strong><br />

consimile tipo, ma <strong>di</strong> bassa lega, reputavala il denaro del<br />

soldo lo<strong>di</strong>giano. Alludeva egli certamente all'accennato pic-<br />

colo, del quale porgo il <strong>di</strong>segno tratto dall'esemplare <strong>di</strong> questo<br />

Museo (Tav. V, n. 6), che serba anche il grosso, preziosi<br />

pezzi entrambi.<br />

Bergamo.<br />

Numerosa, sebbene monotona, è la serie delle monete<br />

uscite dalla zecca <strong>di</strong> Bergamo, perchè tutte offrono il nome<br />

e l'effigie dell'imperatore Federico II, e sul secondo lato<br />

un'e<strong>di</strong>fizio. Ma fra tanta conformità <strong>di</strong> tipo quanta varietà<br />

nel peso, nel metallo, nella paleografia delle leggende, nei<br />

segni <strong>di</strong> zecca e nelle forme architettoniche dell'e<strong>di</strong>fizio, che<br />

ora presenta l'aspetto <strong>di</strong> un tempio, or quello <strong>di</strong> un palazzo<br />

civico irto <strong>di</strong> merlature e più raramente <strong>di</strong> un castello <strong>di</strong><br />

severa costruzione o <strong>di</strong> una semplice torre o porta turrita!<br />

Tale multiformità ci fa dubitare della opinione <strong>di</strong> quelli che<br />

29


226 CARLO KUNZ<br />

vollero ravvisare sovra codeste monete la rappresentazione<br />

fedele <strong>di</strong> un determinato e<strong>di</strong>lìzio, e preferiamo invece tro-<br />

varvi nulla più che un simbolo generico della città, abban-<br />

donato al capriccio degli artisti intagliatori. Tanta varietà <strong>di</strong><br />

cose mostra inoltre quanto operosa fosse questa zecca, du-<br />

rante il secolo XIII, ed in parte del XIV, e persuade del-<br />

l'opportunità <strong>di</strong> una storia <strong>di</strong>ligente e documentata <strong>di</strong> essa,<br />

che tale invero non è una se<strong>di</strong>cente critica lucubrazione, nella<br />

quale le singolari cabalistiche scoperte della lega d'antimonio<br />

e della orientazione dei due lati delle monete vanno <strong>di</strong> pari<br />

passo colla povertà delle notizie e colla deficienza <strong>di</strong> senso<br />

pratico.<br />

Airinfuori delle nìonete impresse in omaggio <strong>di</strong> quell'im-<br />

peratore non apparisce che Bergamo ne abbia battute altre.<br />

Il quattrino del tempo in cui ella ubbi<strong>di</strong>va alla repubblica <strong>di</strong><br />

Venezia fu notoriamente lavorato nella zecca <strong>di</strong> questa città.<br />

Nessuna rarità rinvenni nei grossi e nei denari mezzani,<br />

sì scodellati che piani, del museo padovano.<br />

Monza.<br />

Estore Visconti, bastardo del duca Barnabò, che tenne<br />

Monza pel corso <strong>di</strong> cinque anni, tentò rendersi signore <strong>di</strong><br />

Milano alla morte del duca Giovanni Maria, ed associatosi<br />

per tale effetto Gian Carlo, <strong>di</strong>scendente legittimo <strong>di</strong> Barnabò,<br />

potè riuscirvi, ma per brevissimo tempo, perchè dopo un<br />

solo mese ne fu scacciato dal nuovo duca Filippo Maria, che<br />

asse<strong>di</strong>ollo poi nel castello <strong>di</strong> Monza, dove rimase ucciso per<br />

un colpo <strong>di</strong> spingarda. Erami necessario premettere brevemente<br />

questi notissimi fatti per venire alle seguenti domande.<br />

E egli verosimile che tutte le monete che sopravanzano,<br />

battute da Estore Visconti e da Gian Carlo, siano state la-<br />

vorate nella zecca <strong>di</strong> Milano durante quel brevissimo periodo<br />

<strong>di</strong> un mese, fra le angoscie <strong>di</strong> una contrastata occupazione,<br />

e nessuna sia stata battuta in Monza, dove per ben cinque<br />

anni Estore solo o congiuntamente al nipote potè esercitare<br />

tranquillo il potere coi <strong>di</strong>ritti da esso <strong>di</strong>pendenti? Non so capa-<br />

citarmi <strong>di</strong> ciò, per quanto da molti si neghi recisamente che<br />

Monza abbia avuto officina monetaria nel tempo <strong>di</strong> questi


IL MUSEO BOTTACIN 227<br />

signori, e fino a ragioni bene chiarite, che quelle addotte dal<br />

Frisi non convincono punto, continuerò ad intitolare tutte le<br />

loro monete da questa città, dove la mummificata salma <strong>di</strong><br />

Estore mostra ancora allo stupito viandante la frattura del<br />

proiettile che lo trasse a morte.<br />

Tre sono le monete <strong>di</strong> questi viscontei<strong>di</strong>; un grosso <strong>di</strong><br />

Estore che pel Santo Ambrogio raffiguratovi sembrò (e nulla<br />

più) al Litta coniato in Milano, ma che potrebbe invece <strong>di</strong>-<br />

notare semplice artifizio <strong>di</strong> pretendente intento a prepararsi<br />

la strada al dominio <strong>di</strong> quella città; un denaro dello stesso,<br />

che, sebbene sciupato, mostra essere <strong>di</strong>fferente da quelli<br />

delle tavole del Litta, perchè d'ambo i lati le sue iscrizioni<br />

finiscono colla parola ....modoetie, doppia affermazione adunque<br />

<strong>di</strong> questa zecca (Tav. V, n. 7); ed un denaro coi nomi<br />

<strong>di</strong> entrambi questi apocrifi sovrani, per adoperare l'espres-<br />

sione del Verri, simile al n. 73 <strong>di</strong> quelle tavole.<br />

Mesocco e Musso.<br />

Fu nell'anno 1496 che il maresciallo Gian Gia<strong>com</strong>o Tri-<br />

vulzio ottenne dall'imperatore Federico III la conferma del<br />

possesso <strong>di</strong> Mesocco e della valle Mesolcina, che ora fa parte<br />

del Cantone de' Grigioni con privilegio <strong>di</strong> battervi monete<br />

d'oro e d'argento, <strong>com</strong>e insegna Pietro Mazzucchelli nella<br />

storia <strong>di</strong> quel prode capitano, dettata dal Rosmini. Avendo<br />

egli nell'anno 1508 fatto acquisto del castello <strong>di</strong> Musso presso<br />

la sponda occidentale del Lario, ottenne quattro anni dopo<br />

estensione <strong>di</strong> quel privilegio anche per questo secondo pos-<br />

se<strong>di</strong>mento, da Luigi XII, ond'è che in entrambi quei luoghi<br />

devono essere state battute le numerose sue monete. E però<br />

<strong>di</strong>fficile e forse impossibile <strong>di</strong> fare la parte <strong>di</strong> ciascheduna<br />

<strong>di</strong> queste zecche, per cui non avanza altro partito che rac-<br />

coglierle al nome della prima e più importante.<br />

Delle cinque monete che osservammo <strong>di</strong> Gian Gia<strong>com</strong>o<br />

Trivulzio, per tacere <strong>di</strong> quelle del <strong>di</strong> lui nipote Gian Fran-<br />

cesco, che sarebbero battute parte a Mesocco e parte a Ro-<br />

veredo, e delle quali una sola, un bel cornabò figura in<br />

questo gabinetto, merita essere segnalata una, la quale <strong>di</strong>f-<br />

ferisce da quelle che produsse il Mazzucchelli. Vi corrispon-


228 CARLO KUNZ<br />

dono per gl'impronti i numeri 21 e 17 <strong>di</strong> questo autore, ma<br />

la prima, che più si accosta, sembra essere un testone, ed<br />

alla seconda, ch'egli trasse dal Bellini, può farsi <strong>com</strong>petere<br />

il nome <strong>di</strong> grassone, laddove questa nostra, che già al<br />

modulo mostra <strong>di</strong> rappresentare un minor valore, e pesa<br />

grammi 2,450, sarà un grosso semplice (Tav. V, n. 8).<br />

Furono indubitatamente lavorate nell'ora smantellato ca-<br />

stello <strong>di</strong> Musso le monete <strong>di</strong> Gian Gia<strong>com</strong>o Me<strong>di</strong>ci, che se<br />

ne rese padrone nell'anno 1523. Pochi anni appresso l'imperatore<br />

Carlo V investivalo dei titoli <strong>di</strong> marchese <strong>di</strong> Musso<br />

e conte <strong>di</strong> Lecco, con facoltà <strong>di</strong> battere moneta. Sono tutte<br />

pregevoli le <strong>di</strong> lui monete e <strong>di</strong> egregio lavoro il testone sul<br />

quale è figurata una nave in burrasca col Medeghino che<br />

ne ammaina la vela e ne regge il timone.<br />

Oltre al quattrino <strong>di</strong> questo marchese colla personifica-<br />

zione del fiume Adda, posso affermare il possesso ài^ grosso,<br />

probabilmente una delle monete della zecca <strong>di</strong> Brianxona<br />

poste al bando con grida del 1529 dal duca Carlo II <strong>di</strong> Sa-<br />

voia, che volle far conoscere l'Argelati, ma senza riuscirvi<br />

appieno, per cui un nuovo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> esso non sarà sgra-<br />

<strong>di</strong>to (Tav. V, n. 9).<br />

Retegno.<br />

Nell'anno 1654 l'imperatore Fer<strong>di</strong>nando II eresse questa<br />

terra del Lo<strong>di</strong>giano in baronia imperiale a favore del car-<br />

<strong>di</strong>nale Gian Gia<strong>com</strong>o Teodoro Trivulzio, in <strong>com</strong>penso del<br />

perduto possesso <strong>di</strong> Mesocco, con facoltà <strong>di</strong> battervi moneta,<br />

e ciò è confermato da un <strong>di</strong> lui scudo recato dal Litta.<br />

Estinto nell'anno 1678 il ramo <strong>di</strong> questi Trivulzi col<br />

principe Antonio Teodoro, Retegno passò per ere<strong>di</strong>tà a<br />

Gaetano Gallio <strong>di</strong> Como, il quale, assunto il nome <strong>di</strong> Antonio<br />

Gaetano Trivulzio, vi fece battere alcune belle monete<br />

d'oro e d'argento che sono verosimilmente le ultime uscite<br />

da questa zecca, perchè quelle <strong>di</strong> Antonio Tolomeo, che<br />

nell'anno 1708 ottenne dall'imperatore Giuseppe I conferma<br />

degli anteriori privilegi, hanno una foggia <strong>di</strong> fabbrica stra-<br />

niera, <strong>com</strong>e tante altre monete <strong>di</strong> principi italiani, i quali,<br />

particolarmente nella prima metà del secolo XVIII, avendo


IL MUSEO BOTTACIN 229<br />

Ottenuto facoltà <strong>di</strong> battere moneta, fecero lavorare in qualche<br />

zecca non propria alcune specie d'oro e d'argento quasi per<br />

mera ostentazione <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>ritto.<br />

Di questi principi serba il nostro museo un triplice ed<br />

un doppio ducato o filippo <strong>di</strong> Antonio Teodoro, un ducato<br />

<strong>di</strong> Antonio Gaetano ed il mezzo tallero <strong>di</strong> Antonio Tolomeo.<br />

Maccagno.<br />

Come fu <strong>di</strong> già avvertito in breve monografia inserita<br />

nella <strong>Rivista</strong> della Numismatica, possedeva il signor cava-<br />

liere Bottacin, ancor prima ch'egli avesse fatto dono delle<br />

sue collezioni, una imitazione dei batzen <strong>di</strong> Lucerna, eseguita<br />

in Maccagno dal conte Jacopo III Mandelli. Avendo dappoi<br />

potuto esaminare tale moneta, mi persuasi non essere già<br />

segno <strong>di</strong> zecchiere lo scudetto che vedesi sul suo rovescio,<br />

ma bensì un'arme partita, caricata nel primo punto dei tre<br />

leopar<strong>di</strong> dei Mandelli e monocrona nel secondo (4).<br />

Un quattrino aggiunto posteriormente mostra bene una<br />

testa simile a quella del signore <strong>di</strong> Maccagno e l'arme in-<br />

quartata <strong>di</strong> due aquile e due leoni, ma le leggende man-<br />

canti non danno bastante certezza che gli appartenga.<br />

Principato <strong>di</strong> Belgiojoso.<br />

Antonio I Barbiano, creato principe dall'imperatore Giu-<br />

seppe II, fece battere nell'anno 1769 uno zecchino ed un<br />

tallero che, <strong>com</strong>e i pezzi del principe Antonio Tolomeo<br />

Trivulzio, sembrano usciti da qualche zecca straniera, la<br />

quale, potrebbe per avventura essere quella <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong><br />

Baviera. Quantunque tali monete siano state coniate piii che<br />

altro per pompa <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, non posso convenire nell'opinione<br />

che non abbiano circolato perchè sono fatte alla stessa legge<br />

(4) Alle monete del Mandelli descritte in quell'articolo deve aggiun-<br />

gersi altra imitazione <strong>di</strong> moneta maggiore, <strong>di</strong>cken, o testone, <strong>di</strong> Lucerna,<br />

ch'erami ignota allora, perchè soltanto in quel torno veniva pubblicata<br />

dall'illustre signor Morel-Fatio; ma a tale omissione suppliva poi il<br />

chiarissimo Olivieri nella <strong>Rivista</strong> stessa.


230<br />

CARLO KUNZ<br />

d'altre consimili <strong>di</strong> Germania, ed il tallero incontrasi quasi<br />

sempre sdruscito.<br />

Questo gabinetto possiede il tallero,<br />

Masegra (?)<br />

Che <strong>di</strong>re <strong>di</strong> certi pezzettini <strong>di</strong> rame, che non vi mancano,<br />

i quali da un lato portano la scritta: <strong>di</strong> Beccaria, e dall'altro:<br />

I QUATRiNO, ovvero V2 QUATR? SuUa fede dell' Appell, che<br />

<strong>di</strong>sse possessore del Castello <strong>di</strong> Masegra e d'altri luoghi<br />

presso Sondrio un Antonio Beccaria, il quale assalito dai<br />

Veneziani nell'anno 1447, seppe sostenersi fintantoché ven-<br />

negli aiuto dalle armi del duca <strong>di</strong> Milano, e pei bisogni del<br />

momento fece battere queste se<strong>di</strong>centi monete, un ricerca-<br />

tore <strong>di</strong> cose peregrine accolse Masegra senz'altro esame nel<br />

novero delle zecche italiane del secolo XV. Ma chi osserva<br />

senza prevenzione quei pezzi facilmente si persuade che non<br />

in quel secolo, ma tutt'al piìi verso la fine del decimottavo,<br />

se non nei primi anni del presente, furono lavorati, e l'essere<br />

dessi battuti fuori della legge delle monete del tempo, scor-<br />

retti nella parola quattrino e nemmeno proporzionati fra loro,<br />

perchè il secondo pesa piìi del primo, <strong>di</strong>ssuade dal tenerli<br />

effettive e pubbliche monete. Per quale uso siano stati fatti<br />

noi so, ma certamente per uno molto privato, per contras-<br />

segni <strong>di</strong> qualche fabbrica, o pedaggio, o tassa locale, se pure<br />

la parola beccarla non sia da prendersi alla lettera <strong>com</strong>e la<br />

voce bovi della presunta moneta <strong>di</strong> Degagna dello stesso<br />

scopritore. Lasciando ad altri la soluzione <strong>di</strong> sì poco inte-<br />

ressante indovinello, credo si possano per intanto senza rimorso<br />

riporre quei pezzi in <strong>com</strong>pagnia delle tessere, dei<br />

bottoni e delle marche da giuoco <strong>di</strong> Norimberga.<br />

Carlo Kunz.


NECROLOGIA<br />

H. HOFFMANN.<br />

Il 30 Aprile scorso moriva a Parigi il Sig. H, Hoffiuann,<br />

notissimo nel mondo numismatico <strong>com</strong>e negoziante <strong>di</strong> monete<br />

e <strong>com</strong>e scrittore.<br />

Fu uno <strong>di</strong> quegli uomini che devono a sé stessi la<br />

propria fortuna. Nato ad Amburgo il 16 Agosto 1823, fu poi<br />

naturalizzato francese. Giovanissimo ancora si recò in Francia<br />

col padre che negoziava in conchiglie e minerali; ma appas-<br />

sionato delle monete, a 17 anni, senza aver avuto nessuna<br />

speciale istruzione, ne intraprese il <strong>di</strong>fficile <strong>com</strong>mercio. Du-<br />

rante parecchi anni, povero, fece il giro della Francia a pie<strong>di</strong><br />

con poche monete baronali nella valigia, fermandosi in ogni<br />

città ove sapeva esistere qualche raccoglitore. Nel 1845 si<br />

trovò in grado <strong>di</strong> recarsi a Londra per la ven<strong>di</strong>ta Thomas,<br />

poi nel 1847 a Vienna per la ven<strong>di</strong>ta Welzl de Wellenheim,<br />

e da allora si può <strong>di</strong>re in<strong>com</strong>inciata la sua fortuna.<br />

Dotato, <strong>com</strong>e era, <strong>di</strong> tutte le facoltà necessarie pel <strong>com</strong>-<br />

mercio delle monete, possedendo nel medesimo tempo il gusto<br />

e l'occhio sicuro, si fece ben presto una grande posizione,<br />

e la sua casa venne ad annoverarsi fra le primissime nel<br />

<strong>com</strong>mercio delle monete e, più tar<strong>di</strong>, delle antichità in genere.<br />

Moltissime fra le ven<strong>di</strong>te più importanti furono a lui confidate,<br />

e citeremo le collezioni: Barone Behr, Dupré, Colson, Gréau,<br />

de Moustier, Barre, His de la Salle, Bompois, Castellani (a<br />

Roma) Gariel, de Belfort, Photiadès-Pachà.<br />

I Cataloghi illustrati erano sconosciuti prima <strong>di</strong> lui. E<br />

al Sig. Hofifmann che dobbiamo la trasformazione dei cataloghi<br />

in vere opere da biblioteca e da consultazione, mentre<br />

prima non erano che semplici programmi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, senza


232<br />

NECROLOGIA<br />

alcun valore scientifico, e che nessuno si curava <strong>di</strong> con-<br />

servare.<br />

Dal 1862 al 1864 pubblicò un bollettino perio<strong>di</strong>co " Le<br />

Numismate „. Ma l'opera a cui resterà unito il suo nome <strong>com</strong>e<br />

nummografo, è quella <strong>com</strong>parsa nel 1879 col titolo " Les<br />

Monnaies royales de France „ che è il vade-mecum del rac-<br />

coglitore <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> monete, la quale ha anche varii<br />

punti <strong>di</strong> collegamento colla nostra <strong>numismatica</strong> me<strong>di</strong>oevale<br />

per le numerose e interessanti monete franco italiane.<br />

Quantunque negoziante, il Sig. Hoffmann amava il bello<br />

anche per conto proprio, <strong>com</strong>perava per passione, vendeva<br />

con <strong>di</strong>spiacere, e si può <strong>di</strong>re che fosse nell'indole piuttosto<br />

raccoglitore che negoziante. Egli è vivamente <strong>com</strong>pianto da<br />

tutti i numismatici che hanno conosciuto e apprezzato il suo<br />

sapere e la sua rispettabilità.<br />

F. G.


BIBLIOGRAFIA<br />

LIBRI NUOVI.<br />

Le Riviste niimisaiaticiie francesi (Revue Numismatique,<br />

Annuaire de Numismatique, Gazette Numismatique fran9aise).<br />

Come tutti sanno, esistevano in Francia due perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

Numismatica, la Revue numismatique, che a ragione si vanta<br />

d'essere la piìi antica d'Europa e che nello scorso 1896 pubbli-<br />

cava il suo cinquantesimo volume e VAmmaire de mimismatique<br />

nato col sorgere della Società <strong>numismatica</strong> francese per ini-<br />

ziativa del Visconte de Ponton d'Amécourt nel 1865(1). Ma due<br />

perio<strong>di</strong>ci del medesimo genere e <strong>di</strong>retti al medesimo intento,<br />

quando si tratta <strong>di</strong> una scienza i cui adepti sono tanto limi-<br />

tati, non possono a meno che avere i medesimi lettori e sono<br />

quin<strong>di</strong> troppi in un paese, si tratti pure d'un paese eminen-<br />

temente colto e straor<strong>di</strong>nariamente ricco <strong>com</strong>e la Francia,<br />

Da tempo <strong>di</strong>fatti i due perio<strong>di</strong>ci vi stavano a <strong>di</strong>sagio e<br />

la fusione, da molti lungamente desiderata, ormai s'imponeva.<br />

Fu collo scorso anno che VAnmiàire, con lodevole abnega-<br />

zione, decise <strong>di</strong> sopprimere le proprie pubblicazioni, e la sua<br />

redazione si unì a quella della Revue, concentrandovi così<br />

tutta l'attività <strong>numismatica</strong> francese.<br />

Col cessare <strong>di</strong>^iVAnnuaire, la Revue <strong>di</strong>ventò anche l'organo<br />

ufficiale della Società <strong>numismatica</strong> francese, la quale<br />

d'ora innanzi farà centro ad essa. Il momento psicologico<br />

della Revue viene segnato coll'inaugurazione <strong>di</strong> una nuova<br />

serie nella sua pubblicazione, contrad<strong>di</strong>stinta <strong>com</strong>e la quarta<br />

nel 1° fascicolo apparso nel corrente 1897.<br />

(1) Oltre alle due riviste si pubblicava e si pubblica ancora il Buileiin<br />

de Numismatique <strong>di</strong> R. Serrare, il quale però va messo in una<br />

categoria a parte, essendo un foglio d' informazioni piuttosto che una<br />

vera rivista.<br />

30


234<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

La prima serie era durata dal 1836 al 1855 sotto la <strong>di</strong>re-<br />

zione dei fondatori Cartier e de la Saussaye, la seconda<br />

(nonvelle sèrie) dal 1856 al 1877 sotto la <strong>di</strong>rezione De Witte<br />

e Longpérier, la terza dal 1883 al 1896 sotto la Direzione<br />

Barthèlemy, Schlumberger e Babelon, a cui, per <strong>di</strong>rigere la<br />

quarta, ora iniziata, si aggiungono i Sig. E. Caron e A. de<br />

Belfort, l'antico presidente e decano della Società, e l'antico<br />

<strong>di</strong>rettore dell'Annuaire.<br />

Se la fusione delle due Riviste fu trovata buona dal corpo<br />

dei numismatici francesi, <strong>com</strong>e fu approvata, cre<strong>di</strong>amo, anche<br />

da tutti gli altri, vi fu però chi la pensò <strong>di</strong>versamente e, nello<br />

stesso punto in cui VAnnuaire si eclissava, sorgeva la nuova<br />

Gazette Numismatique fran^aise <strong>di</strong>retta da F. Mazerolle ed<br />

e<strong>di</strong>ta da R. Serrure. La Gazette in<strong>com</strong>inciò le sue pubblica-<br />

zioni coiranno corrente e ne abbiamo sott'occhio l'elegantis-<br />

simo primo fascicolo.<br />

Il suo formato e il suo volume sono superiori ad ogni<br />

altro, la sua veste è piìi splen<strong>di</strong>da; ma il suo programma, per<br />

quanto tenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi dagli altri consimili, è sempre<br />

suppergiù il programma d'un perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong> con<br />

tendenza a una certa quale modernità, con aspirazioni artistiche,<br />

con inten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> cimentarsi anche nel campo<br />

economico, senza punto escludere la <strong>numismatica</strong> classica,<br />

almeno la romana. Il programma infine è molto vasto, anzi,<br />

se gli si volesse muovere un appunto, sarebbe precisamente<br />

quello d' essere troppo vasto, ma non altrettanto deciso<br />

e specializzato. Se il perio<strong>di</strong>co intende essere soprattutto<br />

artistico, occuparsi con pre<strong>di</strong>lezione delle opere d' incisione<br />

e della medaglistica antica e moderna e figurare nei salotti<br />

eleganti allato alle Riviste <strong>di</strong> pittura, <strong>di</strong> scoltura e d'arte in<br />

generale, <strong>com</strong>e lo in<strong>di</strong>cherebbero anche la sua leggiadra veste<br />

esteriore, 1' accuratezza e nitidezza tipografica e le splen-<br />

<strong>di</strong>de fotoincisioni — il che sarebbe opportunissimo per <strong>di</strong>stac-<br />

carsi nettamente dalla Revue de<strong>di</strong>ta <strong>com</strong>pletamente alla<br />

scienza, — forse vi si contengono materie che poco possono<br />

interessare a chi si occupa puramente d'arte. Per contro la<br />

parte <strong>numismatica</strong> appare soverchiamente ridotta per chi lo<br />

considerasse <strong>com</strong>e perio<strong>di</strong>co scientifico. E resta ancora la<br />

parte economica, la quale richiede una categoria <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi.


BIBLIOGRAFIA 235<br />

<strong>di</strong>fferente da quella che attende alla <strong>numismatica</strong> e <strong>di</strong>fferente<br />

da quella che si occupa d'arte.<br />

Chi, per esempio, si interessa alla bella monografia del<br />

MazeroUe sulla vita e l'opera <strong>di</strong> F. C. Chaplain, <strong>com</strong>e alla<br />

cronaca artistica dello stesso, <strong>di</strong>fficilmente si interesserà alle<br />

monete carolingie, a quelle <strong>di</strong> Filippo VI e del principe <strong>di</strong><br />

Taranto, e neppure alla cronaca monetaria o alle monete <strong>di</strong><br />

nichelio in Francia e all'estero (O-<br />

Secondo il nostro modo <strong>di</strong> vedere, il mezzo <strong>di</strong> tracciare<br />

un programma preciso e che totalmente si staccasse da ogni<br />

perio<strong>di</strong>co numismatico non sarebbe mancato e sarebbe stato<br />

quello <strong>di</strong> fare non una Gazette Numismatique, ma una Gazette<br />

Médaillistiqiie . In tal caso la nuova gazzetta avrebbe avuto<br />

a sua <strong>di</strong>sposizione un campo, se non vergine, vastissimo e<br />

<strong>com</strong>pletamente a sé. Giacche è d'uopo convenire una buona<br />

volta che, se le Riviste Numismatiche si sono finora <strong>di</strong> quando<br />

in quando occupate anche della medaglistica — e, chi è senza<br />

peccato, lanci la prima pietra, — l'hanno fatto perchè non<br />

esistono riviste speciali per la medaglistica e, ogni volta che<br />

si sono occupate <strong>di</strong> medaglie, sono uscite dalla loro orbita<br />

invadendo un campo che non era il proprio. La <strong>numismatica</strong><br />

è una scienza, la medaglistica un'altra, <strong>com</strong>e un'altra ancora<br />

è la sfragistica, le quali ultime, giova ripeterlo, nulla hanno a<br />

che fare colla <strong>numismatica</strong>, quantunque ben sovente siano<br />

state considerate <strong>com</strong>e rami, vogliasi pure secondarli, <strong>di</strong><br />

questa. L'opportunità della <strong>di</strong>visione venne riconosciuta anche<br />

dallo stesso Sig. Serrure nella prefazione alla Numismatique<br />

da Moyen Age (nota a pag. XXX); ed ora che le <strong>scienze</strong><br />

tendono a specializzare, è troppo naturale ch'essa abbia ad<br />

essere seguita nella pratica.<br />

Ritornando dunque all'argomento, è in questo senso che<br />

noi avremmo inteso una nuova <strong>Rivista</strong>, de<strong>di</strong>ta alle medaglie<br />

e, se si vuole, anche alle monete considerate sotto il rapporto<br />

artistico; ma sbarazzata da tutto il resto, dalla partita numi-<br />

smatica, cioè, e da quella economica. La Francia sarebbe<br />

stata la prima ad offrire l'esempio <strong>di</strong> una <strong>di</strong>visione tanto<br />

(i) E qui noteremo incidentalmente <strong>com</strong>e fra i paesi che impiegano<br />

il nichelio, l' Italia sia stata <strong>di</strong>menticata.


236<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

razionale, e non dubitiamo che avrebbe trovato il terreno<br />

adatto per tale riforma. Del resto, ci siamo permesse tali<br />

osservazioni perchè, facendo una recensione, cre<strong>di</strong>amo do-<br />

veroso esprimere tutto l'animo nostro ed esporre ogni consi-<br />

derazione che ci si affaccia alla mente, sia che essa suoni<br />

approvazione, sia invece che essa accenni ad un <strong>di</strong>verso<br />

modo <strong>di</strong> vedere. Ma è giusto aggiungere che noi giu<strong>di</strong>chiamo<br />

da lontano e in un ambiente forse <strong>di</strong>verso da quello in<br />

cui la nuova Gazzetta è nata. Chi s' è messo alla testa<br />

dell'impresa, è certamente persona degna d'ispirare ogni<br />

fiducia, avrà considerata la cosa più davvicino, avrà potuto<br />

pesare in anticipazione tutte le obbiezioni e fondare un Pe-<br />

rio<strong>di</strong>co destinato a una lunga e fortunata carriera, ciò che<br />

noi auguriamo ben cor<strong>di</strong>almente.<br />

F. G.<br />

Nachtràge und Berichtigungen zur Munzkunde der Rómischen<br />

Republik im Anschluss an Babelon' s Verzeichniss der Consular-<br />

Miinzen, von M. Bahrfeldt.<br />

Il Sig. Bahrfeldt è uno specialista ben conosciuto per<br />

le monete della Repubblica Romana; <strong>di</strong> più è uno specialista<br />

tedesco. Queste due qualifiche danno un'idea dell' eru<strong>di</strong>to,<br />

paziente e minuzioso lavoro pubblicato recentemente, o,<br />

<strong>di</strong>remo meglio, in corso <strong>di</strong> pubblicazione, perchè, quantunque<br />

l'autore me n'abbia gentilmente favorita una copia <strong>com</strong>pleta,<br />

non ne è finora pubblicata che la prima metà nel Volume<br />

1896 della Numismatische Zeitschrift, uscito nello scorso<br />

mese <strong>di</strong> marzo.<br />

Il Bahrfeldt ha riassunto in questo suo lungo stu<strong>di</strong>o tutti<br />

gli stu<strong>di</strong>i suoi e queUi d' altri, apparsi qua e là su <strong>di</strong>versi<br />

perio<strong>di</strong>ci, che si occuparono <strong>di</strong> monete della Repubblica<br />

Romana, dopo la pubblicazione dell'Opera <strong>di</strong> Babelon, ossia<br />

nell'ultimo decennio.<br />

Per la <strong>com</strong>pilazione del suo lavoro l'A. ebbe a sua<br />

<strong>di</strong>sposizione, oltre la sua collezione, quella del D. Haeberling<br />

<strong>di</strong> Francoforte, e quella del Cav. Giulio Bignami, recen-<br />

temente passata al Comune <strong>di</strong> Roma, le cui molte ine<strong>di</strong>te


BIBLIOGRAFIA 237<br />

dovevano venir pubblicate per la prima volta nella nostra<br />

<strong>Rivista</strong> e, se non lo furono, ne fu causa un malinteso, che<br />

ora non occorre menzionare; ma che certamente con noi<br />

deplorerà l'antico proprietario <strong>di</strong> quella collezione, a cui mancò<br />

così un'illustrazione speciale che ne avrebbe accresciuto il<br />

pregio e conservata la memoria.<br />

L'opera del Bahrfeldt passa quasi i limiti <strong>di</strong> una pubbli-<br />

cazione da perio<strong>di</strong>co, raggiungendo oltre 350 pagine, con un<br />

corredo <strong>di</strong> 14 tavole. Molte sono le monete nuove che il<br />

suo lavoro porta in luce o almeno coor<strong>di</strong>na, prendendole<br />

da altre pubblicazioni, abbondanti sono i <strong>com</strong>menti e le<br />

osservazioni che ac<strong>com</strong>pagnano la descrizione d'ogni moneta,<br />

<strong>com</strong>e eru<strong>di</strong>te le illustrazioni intorno a parecchie famiglie o a<br />

parecchi gruppi <strong>di</strong> monete, moltissime infine sono le rettifiche<br />

che fa all'opera <strong>di</strong> Babelon. Basti <strong>di</strong>re che più o meno a lungo<br />

<strong>di</strong>scorre intorno ad oltre 600 monete riguardanti la più gran<br />

parte delle famiglie romane, 151 cioè sulle 181 conosciute.<br />

La pubblicazione è dunque troppo voluminosa, e, <strong>di</strong>rò<br />

anche, troppo dotta, perchè in questo cenno bibliografico<br />

si possa entrare a <strong>di</strong>scutere singolarmente qualche giu<strong>di</strong>zio,<br />

o qualche apprezzamento, che forse non potrebbe essere<br />

da tutti con<strong>di</strong>viso, e d'altronde non mi sentirei la forza <strong>di</strong><br />

mettermi ex abnipto a <strong>com</strong>battere un avversario tanto ben<br />

agguerrito in materia. Mi accontenterò <strong>di</strong> fare qualche osser-<br />

vazione in via generale e prima <strong>di</strong> tutto, allo scrittore tanto<br />

minuzioso e tanto preciso mi sia permesso muovere una<br />

piccola critica, che parrà strana al primo accennarla, sulla<br />

mancanza cioè <strong>di</strong> minuziosità e <strong>di</strong> precisione in qualche passo<br />

del suo lavoro.<br />

Ho detto che l'A. ebbe a sua <strong>di</strong>sposizione parecchie<br />

collezioni pubbliche e private; ne avrebbe potuto aver altre,<br />

per esempio, quella dello scrivente, purché l'avesse chiesta.<br />

Dopo un'ispezione, sarebbe stato più regolare l'accettare o<br />

il condannare una moneta, e parecchi punti assai facilmente<br />

chiaribili sarebbero stati chiariti, cosicché non rimarrebbero nel<br />

suo lavoro senza una risoluzione e con un punto interrogativo.<br />

E valgano due esempi. Al n. 32 àéS^C Antonia, riportando dalla<br />

nostra <strong>Rivista</strong> un bronzo <strong>di</strong> Atratino, l'A. si <strong>di</strong>manda : Manca<br />

proprio davvero e <strong>com</strong>pletamente l' interpunzione ? Al n, 34


238<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

della stessa Antonia, riportando un aureo <strong>di</strong> M. Antonio<br />

e Antillo da me pure pubblicato, rimane in dubbio se la<br />

leggenda sia M. F. N., <strong>com</strong>e si legge sulla nostra <strong>Rivista</strong>,<br />

oppure M. F. M. N., <strong>com</strong>e si legge sull'esemplare <strong>di</strong> Berlino,<br />

Non sarebbe stata cosa assai semplice e più concludente<br />

la <strong>di</strong>manda <strong>di</strong> uno schiarimento o <strong>di</strong> un calco al possessore<br />

delle monete, il quale vive ancora e sarebbe stato felicissimo<br />

<strong>di</strong> <strong>com</strong>piacerlo?<br />

Il lavoro del Sig. Bahrfeldt, condotto secondo l'or<strong>di</strong>ne<br />

alfabetico delle famiglie, segue l'opera <strong>di</strong> Babelon pagina<br />

per pagina, moneta per moneta. L'A. prende ad esaminare<br />

quest'opera al principio dei nomi <strong>di</strong> famiglia ossia alla pag. 93<br />

del primo volume e lo ac<strong>com</strong>pagna passo passo fino all'ultima<br />

pagina del secondo. E lo analizza, e lo sviscera, e lo inqui-<br />

sisce e lo critica, non solo coH'acutezza del critico, colla<br />

pazienza e la minuziosità del certosino ; ma <strong>di</strong>rei quasi col-<br />

r accanimento del persecutore.<br />

Si <strong>di</strong>rebbe che Aristarco goda <strong>di</strong> maneggiare il flagello;<br />

tanto che qua e là lascia sfuggire alcune espressioni che si<br />

' sarebbero potuto desiderare piti cavallerescamente gentili al-<br />

l'in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> una personalità che giustamente tiene uno dei<br />

primissimi posti fra gli scrittori moderni <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong>, e i<br />

cui pregevoli volumi sono nelle mani <strong>di</strong> tutti i raccoglitori.<br />

Certo io, <strong>com</strong>e già <strong>di</strong>ssi, non intendo entrare nel merito delle<br />

<strong>di</strong>vergenze, <strong>com</strong>e non intendo menomamente limitare la libertà<br />

delle opinioni. Alludo semplicemente alla questione <strong>di</strong> forma,<br />

la quale ha essa pure la sua importanza, giacché un libro è<br />

<strong>com</strong>posto <strong>di</strong> due elementi, la sostanza e la forma, e su questi<br />

va giu<strong>di</strong>cato. Una forma misurata, corretta, ossequiosa verso<br />

l'avversario è bene spesso piia efficace d'una troppo fote ed<br />

impetuosa, e, <strong>com</strong>e splen<strong>di</strong>do esempio <strong>di</strong> tale verità si potrebbe<br />

ad<strong>di</strong>tare il nostro Manzoni — il Dante senza fiele —<br />

nelle sue controversie col Sismon<strong>di</strong>, le cui idee erano pure<br />

tanto <strong>di</strong>verse dalle sue!<br />

A parte queste osservazioni, il lavoro del Bahrfeldt<br />

può essere considerato <strong>com</strong>e un importantissimo contributo<br />

al Corpus numorum definitivo, e l'autore della Description<br />

historique et chronologique des monnaies de la répuhliqiie<br />

romaine, sorpassando alle mende accennate, può nullameno


BIBLIOGRAFIA 339<br />

essergli grato d'avergli preparato delle abbondanti aggiunte,<br />

delle numerose rettifiche e un accuratissimo errata-corrige (0<br />

per una eventuale e, ci auguriamo, prossima seconda E<strong>di</strong>zione.<br />

F. G.<br />

Misins (P. Aristot.), ^TO'-ysia ttì; 'Apyata; NofxtfTy.aTDcr; rxot Te-<br />

vf/.à n;o>.syóp.£va t'^? Noa'.cy.aToXoy^a; toO 'Exxs/.iou. MeTà


240<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

anno lectivo de 1894-95. — Vili : —<br />

1895-96. — Lisboa, Imprensa nacional, 1896.<br />

Curso do anno lectivo de<br />

Il eh. Prof. Vasconcellos, che da vari anni insegna Nu-<br />

mismatica dalla cattedra appositamente istituita per questa<br />

<strong>di</strong>sciplina presso la Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Lisbona, nel pre-<br />

sente opuscolo ci dà il sommano delle lezioni da lui profes-<br />

sate negli ultimi due anni accademici.<br />

Cre<strong>di</strong>amo interessante il farne un riassunto.<br />

Anno 1894-95.<br />

Il corso consistette <strong>di</strong> 44 lezioni.<br />

Parte del tempo fu de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o della Numismatica<br />

generale: scopo della Numismatica; <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong> questa scienza;<br />

nomenclatura, ecc.<br />

Un'altra parte fu de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o storico <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

monete imperiali romane.<br />

Gli alunni, non solo esaminarono tutte le monete delle<br />

quali si trattava in ciascuna lezione, ma ne classificarono per<br />

iscritto anche molte altre.<br />

Libro <strong>di</strong> testo: il Cohen.<br />

Anno 1895-96.<br />

Il corso consistette <strong>di</strong> 47 lezioni.<br />

Parte I. — Numismatica generale; nomenclatura sviluppata;<br />

falsificazioni.<br />

Parte II. — Elementi della storia della Repubblica Romana;<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> varie monete che vi si riferiscono.<br />

Parte III. — Come lo stu<strong>di</strong>o delle monete della Repubblica<br />

Romana possa giovare alla cognizione dell'etnografia e della<br />

storia della Penisola Iberica.<br />

Parte IV. — Riepilogo della materia già svolta; <strong>di</strong>stribuzione<br />

cronologica delle serie numismatiche; storia sommaria<br />

della Numismatica.<br />

Nella storia della Numismatica furono trattati questi punti :<br />

1. Collezioni:<br />

a) private;<br />

b) musei pubblici.<br />

2. Società, viaggi e congressi.<br />

3. Insegnamento ufficiale e privato.<br />

4. Bibliografia.<br />

5. Commercio delle monete destinate alle collezioni ed<br />

allo stu<strong>di</strong>o.


BIBLIOGRAFIA 24I<br />

Nella breve <strong>di</strong>ssertazione: Objedo da Numismatica, che<br />

ac<strong>com</strong>pagna YEleucho, il Prof. Vasconcellos, prendendo in<br />

esame una moneta dell'attuale re Luigi I <strong>di</strong> Portogallo, pone<br />

in chiaro i molteplici aspetti sotto i quali si può considerarla;<br />

e si associa all'opinione dello scrivente, che la Numismatica<br />

sia una scienza a sé, una scienza autonoma; mentre <strong>di</strong>chiara<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ssentire dal Prof. Bonnet, il quale, nel suo lavoro La<br />

philologie classique, sostiene che la Numismatica, essendo<br />

costituita da un <strong>com</strong>plesso <strong>di</strong> nozioni <strong>di</strong>sparatissime, non sia<br />

altro che una scienza convenzionale.<br />

S. A.<br />

Heiii*^' Francois Itraiidl, Erster Medailleur an der kóniglichen<br />

Mttnze und Professor der Gewerbe-Academie zu Berlin (1789-<br />

1845). Leben und Werke. Bearbeitet und herausgegeben von<br />

seiner Enkelin Hildegard Lehnert. — Berlin, Hessling, 1897. —<br />

(Un voi. in-4 gr., con 22 tav. in fototipia).<br />

Pubblicazione <strong>di</strong> gran lusso, la quale interessa anche la<br />

Numismatica <strong>italiana</strong>.<br />

Brandt, nativo della Chaux-de-Fonds, entrato <strong>com</strong>e allievo<br />

neir officina per la incisione delle medaglie <strong>di</strong>retta da Droz<br />

presso la Zecca <strong>di</strong> Parigi, dopo assiduo lavoro riuscì nel 1813<br />

a riportare il gran premio <strong>di</strong> Roma, e quivi passò tre anni;<br />

sinché fu chiamato a Berlino, dove fece una rapida e fortu-<br />

nata carriera.<br />

Fra le moltissime medaglie da lui incise notiamo, in<br />

or<strong>di</strong>ne cronologico, le seguenti; eseguite nella quasi totalità<br />

durante il suo soggiorno in Roma:<br />

1815. Med. per il ritorno <strong>di</strong> Pio VII a Roma.<br />

" » in onore <strong>di</strong> Guillon .Lethière, Direttore dell'Accad. <strong>di</strong><br />

Francia a Roma.<br />

» » in onore <strong>di</strong> Luigi XVIII <strong>com</strong>e Conservatore dell'Acc.<br />

<strong>di</strong> Fr. a Roma.<br />

181 7. » papale per il riacquisto <strong>di</strong> varie provincie.<br />

" n » <strong>di</strong> premio.<br />

» » in onore <strong>di</strong> Luigi XVIII, per la ristauraz. della chiesa<br />

della Trinità dei Monti a Roma.<br />

3'


2|2<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

J817. Med. in onore <strong>di</strong> Canova e del pittore rom. Vincenzo Ca-<br />

muccini (progetto?).<br />

» » in onore <strong>di</strong> Thorvaldsen (eseguita in Roma <strong>di</strong>etro le<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> T. stesso).<br />

» » per la ricostruz. del Teatro S. Carlo in Napoli.<br />

» » per la riapertura » » »><br />

1838, n in onore <strong>di</strong> Orazio Vernet, Direttore dell'Accad. <strong>di</strong><br />

Francia a Roma.<br />

Il volume è adorno <strong>di</strong> un ritratto <strong>di</strong> Brandt, tolto da un<br />

bel medaglione modellato dal suo amico il celebre scultore<br />

David d'Angers.<br />

Die Medaillen und Miìnzen des Gesammthauses Wittelsbach. Auf<br />

Grund eines Manuscripts von J. P. Beierlein bearbeitet und<br />

herausgegeben vom K. Conservatorium des Miinzkabinets. —<br />

I. Band. — Miìnchen, 1897. — (Un voi. in 4, con 5 tav. in<br />

eliogr. e molte incisioni nel testo).<br />

E la prima parte <strong>di</strong> un'opera descrittiva, la quale si<br />

<strong>di</strong>stingue per quella minuziosa esattezza che caratterizza i<br />

nostri colleghi tedeschi. Concerne anche la Numismatica ita-<br />

liana: veggansi le monete milanesi, <strong>com</strong>asche e savonesi <strong>di</strong><br />

Lodovico il Bavaro. Fra le medaglie riprodotte nelle tavole<br />

che corredano questo bel volume, notiamo la medaglia <strong>di</strong><br />

Violante Beatrice principessa <strong>di</strong> Toscana.<br />

Forster (Alb.) und Schmid (Rich.), Die Miìnzen der freien<br />

Reichsstadt Augsburg, von erlangtem Milnzrecht (1521) an bis<br />

zum Verluste der Reichsfreiheit (1805), nach Originalen be-<br />

schrieben. — Augsburg, 1897 (Verlag von Dr. E. Merzbacher,<br />

MUnchen). — (Un opusc. <strong>di</strong> pag. VI-50, con 8 tav. in fototipia).<br />

Da questa <strong>di</strong>ligente monografia della zecca <strong>di</strong> Augusta<br />

possiamo desumere un particolare che interessa la Numisma-<br />

tica <strong>italiana</strong>; — cioè che i due piccoli ferri da cavallo, i quali<br />

(insieme con l'emblema civico della pigna) figurano anche su<br />

<strong>di</strong>verse monete <strong>di</strong> Cesare D'Avalos marchese del Vasto,


BIBLIOGRAFIA 243<br />

battute in quella zecca bavarese (i), sono il contrassegno o<br />

l'arme parlante della famiglia Holeisen, in cui era per cosi<br />

<strong>di</strong>re <strong>di</strong>venuto ere<strong>di</strong>tario l'ufficio <strong>di</strong> zecchiere.<br />

S. A.<br />

Artom Ern.f La moneta fiduciaria e le classi lavoratrici; stu<strong>di</strong>.<br />

Torino, Clausen, in-8, p. 31.<br />

Carotina dott. Fi/., Il valore della moneta; stu<strong>di</strong>. Palermo, Alberto<br />

Reber e<strong>di</strong>t. (stab. tip. Virzì), 1897, inA P- viij, 117, L. 3.<br />

Ambrosoli dott. Sol., Vocabolarietto pei numismatici (in 7 lingue).<br />

Milano, 1897, Ulrico Hoepli e<strong>di</strong>t. (tip. Lombar<strong>di</strong> <strong>di</strong> M. Bellinzaghi), L. 1,50<br />

Armoiries et décorations par Jules Martin, de Montalbo et Raymond<br />

Richebé. Illustration de Joseph van Driesten, in-32 ili. Paris, libr. des<br />

conteiiiporains, 1896. [Notizie che concernono 257 or<strong>di</strong>ni e 39 medaglie].<br />

Babelon E., Les origines de la monnaie, considérées au point de<br />

vue économique et historique. Paris, Firmin Didot, 1897, in-18, p. xii-427.<br />

Reinach Th., Les origines du bimétallisme: étude sur la valeur<br />

proportionelle de l'or et de l'argent dans l'antiquité grecque. Paris,<br />

Feuardent et RoUin, 1897, in-8, p. 55.<br />

Crédano P., Du ròle de l'État en matière monétaire. Histoire de<br />

la monnaie; le mono-métallisme -or; les crises monétaires. Paris,<br />

Rousseau, in-8, p. 336.<br />

Coutil L., Inventaire des monnaies gauloises du département de<br />

l'Eure. Évreux, impr. Hérissey, 1897. [BuUetin de la Soc. libre d'agr.<br />

du dép. de l'Eure].<br />

Blancard Louis., Les deniers d'argent mérovingiens. Marseille,<br />

Barthelet, 1896, in-8, p. 14 fig. (Extr. des " Mémoires de l'Académie<br />

de Marseille „).<br />

Blancard Louis, Sur l'agnel d^or imité du sarrazinas chrétien d'Acre.<br />

Marseille, imp. Barthelet, 1896, in-8 fig., p. 3. (Extr. des " Mémoires de<br />

l'Académie de Marseille „).<br />

Lavoix Henri, Catalogne des monnaies musulmanes de la Bibliothèque<br />

nationale. Égypte et Syrie. Paris, impr. nationale, 1896, in-8, p. ix-<br />

562 et IO pi.<br />

Blanchet A., Les monnaies grecques. Paris, Leroux, in-8, p. 115 et pi.<br />

Amardel G., L'atelier monétaire de Saint-Lizier. Narbonne, Caillard,<br />

(i) Cfr. Ambrosoli, Il mezzo zecchino del Vasto. — (In Riv. It. <strong>di</strong><br />

Num., anno IV, 1890; — a pag. 545).


244<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1896, in-8, p. i8. (Extr. du Bulletin de la <strong>com</strong>mission archéologique de<br />

Narbonne, 2" semestre 1896).<br />

Thereaux L., Les systèmes monétaires, in-8. Paris, Leroux.<br />

Joseph Paul u. Fellne.r Ed., Die Mùnzen von Frankfurt am Main.<br />

Frankfurt, J. Baer, 1896, in-8 gr., p. ix-68i, 75 Tfln et 52 ili.<br />

Die Medaillen und Milnzen des Gesammthauses Wittelsbach. Hrsg.<br />

vom k. Conservatorium des Milnz-Cabinets. I Bd. I. Theil. Mit 5 Tafln<br />

u. Zeichn. im Texte. Miinchen, Franz in Commission, 1897, i""4-<br />

Truhelka d.^ C. , Verzeichniss der bosnischen , serbischen und<br />

bulgarischen Munzen des Landes-Museums in Sarajevo. Wien, Gerold,<br />

in.8, p. 21 e 34 fig.<br />

Domanig K., Portràtmedaillen des Erzhauses Oesterreichs von<br />

Kaiser Friedrich III bis Kaiser Franz II. Wien, Gilhofer u. Rauschburg,<br />

1896, in-4 gr., p. 40 e 50 tav.<br />

Beschorner H., Das Amt Freiberg und seine Verwaltung uni <strong>di</strong>e Mitte<br />

des 15. Jahrh's dargestellt an der Hand Freiberger Miinzmeisterpapiere<br />

aus den Jahren 1445-1449. I. Theil. (Diss. inaug. Lipsia), in-8, p. 38.<br />

Tobler-Meyer W., Die Mùnz- und Medaillen-Sammlung des Herrn<br />

Hans Wunderly von Muralt in Zilrich. I, 2. Die Munzen und Medaillen<br />

der 8 alten Orte ausser Zilrich. Ziirich, A. MuUer, 1896, in-8, p. xxiii-392.<br />

Beschreibung von Munzen u. Medaillen des Fùrstenhauses Baden<br />

in chronolog. Folge aus der Sammlung des Kommerzienrates O. Bally<br />

in Sàkkingen. I. Theil: Munzen u. Medaillen des Zàhringen-Ba<strong>di</strong>schen<br />

Fùrstenhauses. Mit 2 farbigen u. 12 schwarzen Tafeln, sowie einigen<br />

Textabb. Aarau, H. R. Sauerlànder' und C, 1897, ^^ ^^^'^ P- xxxvii-i22.<br />

D. Manuel Fernandes y Lopez, El Tesoro Visigòtico de la Capilla.<br />

Sevilla, imprenta " El Pervenir „, 1895, p. 165 in-8 e fotogr. [Cfr. la<br />

larga recensione <strong>di</strong> E. Hiibner in Deutsche Litteratur Zeitung <strong>di</strong> Berlino,<br />

n. 3, 1897, p. 498-502].<br />

Beauvois, Médailles romaines d'or et d'argent d'avant le milieu du<br />

VI° siede trouvées dans les pays scan<strong>di</strong>naves, par P. Hauberg, traduit.<br />

Copcnhague, imp. de Thiele, in-8 gr., p. 25.<br />

Bergsoe V., danske Medailler fra 1782-1892. XV Tavler i Lystryk<br />

med dansk og fransk Text. Kopenhagen, Gyldendal, in-4 i"-<br />

Bergsoee V., Trankebar Moenter. Copenhagen, 1895, in-4, p. 76 e 2<br />

tav. [Monete <strong>di</strong> Trankebar (1644-1845) con monete e medaglie concer-<br />

nenti il <strong>com</strong>mercio danese nelle In<strong>di</strong>e Orientali (1657-1777)].<br />

Serrure, Les Monnaies des Voconces. Essai d'attribution et de classe<br />

ment chronologique. Bruxelles, chez l'auteur, in-8, p. 96.<br />

Allard A., La crise agricole. Exposé <strong>di</strong>dactique de ses origines<br />

monétaires (Millcnaire du royaumc de Hongrie, 1896). Bruxelles, soc.<br />

belge de librairie, 1896 in-8, p. 240.<br />

-


BIBLIOGRAFIA 245<br />

McPherson Logan G., The monetary and banking problem. New-<br />

York, Appleton, in-8, p. v-i35.<br />

Barker Wharton, Bimetallism; or, the evils of gold monometaUism<br />

and the benefits of bimetallism. Philadelphia, Barker Pubi. C.°, in-8,<br />

p. xv-330.<br />

Walker Francis A., International Bimetallism. New-York, H. Holt<br />

et C.°, in-8, p. v-297.<br />

Loivry R., Shall the United States undertake alone the free coinage<br />

of Silver at the ratio of sixteen to one? Chicago, H. Kerr, in-8, p. in-272.<br />

Harper I. IV., Money and Social Problems. London, Oliphant, in 8,<br />

p. 380.<br />

Schoenhof L, A history of money and prices. New-York, Putnam's<br />

Sons, in-8, p. xvii-352.<br />

PERIODICI.<br />

E. M.<br />

Revue NuMiSMATiQUE, <strong>di</strong>rlgée par A. de Barthélemy, G. Schlum-<br />

berger, E. Babelon (Secrétaire de la Rédaction: J.-A. Blanchet).<br />

Paris, chez Rollin et P^euardent.<br />

Troisième serie. — Tome quatorzième. — Quatrième trime-<br />

stre 1896.<br />

Rouvier [D'' Jules), Une métropole phénicienne oubliée: Lao-<br />

<strong>di</strong>cée, métropole de Canaan [Continuazione e fine]. — Babelon (E.),<br />

Médaillon d'or de Gallien et de Salonine. — Prou (M.), Monnaies<br />

mérovingiennes acquises par la Bibliothèque nationale de 1893 à<br />

1896. — La Tour {H. de), Médailles modernes récemment acquises<br />

par le Cabinet de Franca [Continuazione]. — Chronique [Numismatica<br />

etiopica]. — Necrologie [A. Boutkowski. — Umberto Rossi]. —<br />

Collection Montagu: Prix d'adju<strong>di</strong>cation des monnaies grecques.<br />

Bulletin bibliographique. — Pério<strong>di</strong>ques. — Table métho<strong>di</strong>que des<br />

matières pour 1896. — 2 tav.<br />

Quatrième sèrie. — Tome premier. — Premier trimestre 1897.<br />

Avertissement [Col primo trimestre 1897, l'antica ed autorevole<br />

Revue, che ormai può vantare un <strong>com</strong>plesso <strong>di</strong> ben 50 volumi,<br />

inizia una nuova serie, la quarta, <strong>di</strong>ventando organo della Société<br />

fram^aise de Numismatique, il cui Annuai re ha. sospeso le proprie<br />

pubblicazioni coli' ultimo fascicolo dello scorso anno]. — Blanchet<br />

(J.-Adrien), Les monnaies coupées [L'A., dopo <strong>di</strong> aver esaminato<br />

le opinioni <strong>di</strong> Morel-Fatio e d'altri intorno alle monete spezzate,<br />


246<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

passa in rassegna <strong>di</strong>versi ripostigli nei quali se ne trovavano in<br />

maggiore o minor numero, e delle epoche più <strong>di</strong>verse, de' paesi<br />

più svariati, richiama l'attenzione sull'uso che tuttora se ne fa presso<br />

alcuni popoli, e conchiude che, <strong>com</strong>e nei tempi più recenti e nell'evo<br />

me<strong>di</strong>o, anche nell'antichità le monete furono spezzate allo scopo <strong>di</strong><br />

ottenere delle sud<strong>di</strong>visioni atte a facilitare le transazioni <strong>com</strong>merciali.<br />

A quest'articolo dell'egr. Sig. Blanchet può servire <strong>di</strong> <strong>com</strong>ple-<br />

mento la breve memoria: Un ripostiglio miserabile, pubblicata da<br />

Frane. Gnecchi nel precedente fase, della nostra <strong>Rivista</strong>], — Bordeaux<br />

{Paul), L'adjonction au domaine royal de la chàtellenie de Dun et<br />

les deniers frappés à Dun par Philippe I^"" et Louis VI. — Gennep<br />

{A. Raugé van), Jetons de Savoie [Accurato supplemento all'opera<br />

<strong>di</strong> Vino. Promis : Tessere <strong>di</strong> principi <strong>di</strong> Casa Savoia relative ai<br />

loro antichi Stati, Torino, 1879. Il Sig. van Gennep aggiunge, alla<br />

lista dei personaggi <strong>di</strong> cui Promis ha pubblicato i gettoni, due<br />

arcivescovi <strong>di</strong> Lione, una regina <strong>di</strong> Francia, una duchessa <strong>di</strong> Savoia,<br />

alcuni zecchieri e membri della Corte dei Conti <strong>di</strong> Ciamberì. Ben<br />

a ragione, l'A. osserva essere probabile che esistano ancora altri<br />

pezzi interessanti, <strong>di</strong>sseminati qua e là nelle collezioni, ed esprime<br />

la speranza che forse questo primo supplemento possa far decidere<br />

i possessori <strong>di</strong> quei pezzi a darne la descrizione ed il <strong>di</strong>segno]. —<br />

Mowat {Robert), Combinaisons secrètes de lettres dans les marques<br />

monétaires de l'Empire Romain [La prima parte <strong>di</strong> quest'ingegnosa<br />

ricerca intorno ai contrassegni adoperati nelle zecche imperiali<br />

romane. Il punto <strong>di</strong> partenza per il sig. Mowat è lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> A.<br />

de Longpérier sulle officine della Tetrarchia <strong>di</strong> Diocleziano, conti-<br />

nuato poi dal Kolb nella Num. Zeitschrift <strong>di</strong> Vienna. Ma ai risul-<br />

tati già acquisiti da quegl' indagatori, <strong>com</strong>e anche dal Dott. Missong<br />

per le monete <strong>di</strong> Probo, l'A. aggiunge del proprio osservazioni<br />

acutissime e sorprendenti, <strong>com</strong>e quella che le lettere A, E, Q, V, 1,<br />

T, I, sparse ed intercalate nei segni monetarii <strong>di</strong> Probo, potreb-<br />

bero in<strong>di</strong>care riunite uno dei nomi <strong>di</strong> quell' imperatore, poiché questi<br />

si chiamava appunto anche Equitius o Aequitius]. — La Tour [H.<br />

de), Médailles modernes récemment acquises par le Cabinet de<br />

France [Continuazione]. — Mélanges et documents. — Chronique<br />

(Ripostigli. — Corso libero <strong>di</strong> Numismatica greca, professato da<br />

Teodoro Reinach alla Sorbona. — Casette nuntismatique frangaise],<br />

— Necrologie [La Sig."'* Matilde F"riedlander, <strong>di</strong> Gotemburgo nella<br />

Svezia, m. a Parigi il 17 <strong>di</strong>e. 1896. De<strong>di</strong>catasi alla Numismatica,<br />

aveva acquistato una grande conoscenza pratica delle monete, par-<br />

ticolarmente orientali. Di queste, lascia una pregevole raccolta <strong>di</strong><br />

circa 8000 pezzi. La Sig."^ Friedlander possedeva inoltre una bella<br />

serie <strong>di</strong> monete svedesi]. — Bulletin bibliographique [Lavoix: Ca-


BIBLIOGRAFIA 247<br />

talogue des ntonnaies musulmanes de la Bibliothèque Nattonale. —<br />

Ambrosoli: Vocabolarietto pei numismatici, in 7 lingue], — Procèsverbaux<br />

des séances de la Société Frangaise de Numismatique. —<br />

2 tav.<br />

Gazette numismatique frangaise, <strong>di</strong>rigée par Fernand Maze-<br />

roUe et é<strong>di</strong>tée par Raymond Serrure. Rédactìon et Administration :<br />

53,<br />

rue de Richelieu, Paris.<br />

1897. — I""^ livraison.<br />

A nos lecteurs [Programma. La Gazette si occuperà anche della<br />

Numismatica <strong>italiana</strong> in quanto si riannoda alla Numismatica fran-<br />

cese, e così delle monete dei Normanni, degli Angioini, <strong>di</strong> Carlo Vili,<br />

<strong>di</strong> Lodovico XII, <strong>di</strong> Francesco I, e della monetazione napoleonica].<br />

— F. Mazerolle, J.-C. Chaplain, membre de l'Institut. Biographie<br />

et catalogne de son ceuvre [Con uno splen<strong>di</strong>do ritratto e con bel-<br />

lissime tav. <strong>di</strong> medaglie in fototipia]. — Pinette [Paul], Le trésor<br />

de Bourgneuf. Monnaies Carolingiennes [Con figure nel testo e<br />

tavola in fotot.] — Vé<strong>di</strong>e {Georges), La trouvaille d'Évreux. Monnaies<br />

de Philippe VI, de Jean le Bon et de Charles le Mauvais<br />

[Con figure nel testo]. — Sambon {Arthur), Les monnaies d'argent<br />

frappées en 1460 par ordre du due d'Anjou et du prince de Tarente<br />

dans le Royaume de Naples et le monnayage frauduleux de Fer<strong>di</strong>nand<br />

I^r d'Aragon [Con figure nel testo]. — Serrure [R.), Contri-<br />

butions à la numismatique tournaisienne [Con fig. nel testo, e con<br />

una tav. in fotot. che riproduce una curiosa medaglia ine<strong>di</strong>ta del<br />

Gabinetto <strong>di</strong> Parigi]. — Denise (H.), Les monnaies de nickel en<br />

France et à l'étranger. I. Le nickel à l'étranger [Con figure nel<br />

testo, e con una tav. in fotot.]. — Engel (A.), Comptes rendus:<br />

Die Munzen v. Frankfurt a. Main, par E. Fellner et P. Joseph.<br />

— Mazerolle (F.), Chronique artistique. — Denise (//.), Chronique<br />

monétaire. — Ambrosoli (S.), Correspondance italienne [La <strong>Rivista</strong><br />

Ital. <strong>di</strong> Numismatica. — La Società Numism. Ital. — Fremii Pa-<br />

padopoli e Gnecchi. — Premio Grazioli presso l'Accademia <strong>di</strong> Belle<br />

Arti in Milano, per l'incisione delle medaglie. — II R. Gabinetto<br />

Numism. <strong>di</strong> Brera. — Ripostigli scoperti durante l' anno 1896.<br />

— Necrologie : Giuseppe Fiorelli, Umberto Rossi]. — Nouvelle^<br />

<strong>di</strong>verses.<br />

[N. B. — Questa prima <strong>di</strong>spensa della Gazette sarà spe<strong>di</strong>ta alle<br />

persone che ne faranno domanda, contro pagamento <strong>di</strong> 5 franchi. Le<br />

<strong>di</strong>spense successive non saranno poste in ven<strong>di</strong>ta separatamente].<br />

^


248<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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Parigi. — Voi. Ili, <strong>di</strong>sp. io, luglio 1896.<br />

Comte de Castellane, Les premìers écus à la couronne fabriqués<br />

à Poitiers, — Mazerolle (F.), Dispute entre les ouvriers de la<br />

Monnaie de Paris et Jean Beaucousin, tailleur, au sujet de la<br />

fourniture des coins nécessaires pour fabriquer les pièces de six<br />

et de trois blancs, 13 juin 1583. — Livres nouveaux. — Revue des<br />

Revues. — Lectures <strong>di</strong>verses. — Livres en préparation. — Acadé-<br />

mies et Sociétés. — Les musées. — Les trouvailles. — Les nou-<br />

velles émissions. — Les ventes [Collezione Montagu]. — Necrologie.<br />

Disp. II, settembre 1896,<br />

Comte de Castellane, Fontenay-le-Corate, atelier de Charles VII,<br />

régent, puis roi, entre 1420 et 1430. — Serrure (R.), La collection<br />

Lefèvre van den Berghe. — Livres nouveaux — Revue des Revues.<br />

— Lectures <strong>di</strong>verses [Vitalini: Un nuovo grosso ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Gio. Antonio<br />

Falletti, conte <strong>di</strong> Benevello]. — Livres en préparation. — Les<br />

sociétés savantes. — Les musées. — Les expositions. — Les trou-<br />

vailles [Ripostiglio <strong>di</strong> Bondeno]. — Les ventes. — Necrologie. — i tav.<br />

Disp. 12, novembre 1896,<br />

Comte de Castellane, Les écus à la couronne au type accoste<br />

de deux fleurs de lis couronnés, fabriqués à Romans de 1435 à<br />

1445. — Zay [E.], Numismatique franco-africaine. — Livres nouveaux.<br />

— Revue des Revues. — Lectures <strong>di</strong>verses. — Académies<br />

et Sociétés. — Les trouvailles, — Les nouvelles émissions. — Les<br />

ventes. — Necrologie [A, Boutkow^ski].<br />

Voi. IV, <strong>di</strong>sp. I, gennaio 1897.<br />

Comte de Castellane, Denier blanc de Charles V au K couronne,<br />

frappé à Limoges, — Raimbault {Maurice), Les faux louis de La<br />

Rochelle. — Richebé (R.), Médailles à retrouver. — Un procès. —<br />

La plus ancienne monnaie féodale d'Anvers. — Livres nouveaux.<br />

— Revue des Revues. — Lectures <strong>di</strong>verses. — Publications<br />

annoncées [La Gazette numismatique francaise]. — Académies et<br />

Sociétés. — Les musées. — Les trouvailles. — Les ventes. —<br />

Necrologie.<br />

Disp. 2, febbraio 1897.<br />

Gillard {Henri), Le trésor du Poiré de Velluire (Vendée). —<br />

Serrure (/?.), Jetons rares ou iné<strong>di</strong>ts. — Livres nouveaux [Ambro-


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soli: Vocabolarietto pei numismatici]. — Revue des Revues. —<br />

Lectures <strong>di</strong>verses. — Publications annoncées. — Académies et So-<br />

ciétés. — Les musées. — Les trouvailles. — Les nouvelles émissions.<br />

— Les ventes. — Necrologie. — 2 tav.<br />

Dlsp. 3, marzo 1897.<br />

Sambon {Arthur), Monnaies iné<strong>di</strong>tes de l'Italie meri<strong>di</strong>onale:<br />

[Denier iné<strong>di</strong>t de Louis II, empereur, et Adelchis, prince de Béné-<br />

vent (866). — Denier iné<strong>di</strong>t de Guaimar I, prince de Salerne (880-<br />

901). — Les tarins d'Amalfi. — La réforme du billon napolitain<br />

par Charles II et les pontifes Martin IV et Honorius IV. — Ducat<br />

napolitain de Fer<strong>di</strong>nand le Catholique et Isabelle de Castille, frappé<br />

en 1503 par le <strong>com</strong>te Jean-Charles Tramontano]. — Zay (E.), Au<br />

colonies: ce que coùte la copie d'un document historique. — Livres<br />

nouveaux \Numismatique francaise : Catalogue-guide illustre de<br />

l'amateur. Deuxiéme partie, Monnaies féodales et provinciales de<br />

France et de VOrient latin\. — Revue des Revues. — Lectures<br />

<strong>di</strong>verses. — Académies et Sociétés [Le riunioni della Société<br />

francaise de Numisntatique\.<br />

Disp. 4, aprile-maggio 1897,<br />

R. S., La Monnaie de Luxembourg sous Philippe II, roi d'Espa-<br />

gne. — Lo stesso, Le voi au jeton. — Zay (E.), Une facétie de<br />

graveur. — Livres nouveaux. — Revue des Revues. — Lectures<br />

<strong>di</strong>verses. — Académies et Sociétés [Premio AUier de Hauteroche,<br />

conferito al nostro eh. collega Blanchet pei suoi lavori <strong>di</strong> Numisma-<br />

tica antica, e in particolare pei suoi due volumi <strong>di</strong> volgarizzazione:<br />

Les Monnaies grecques e Les Monnaies romaines. — Concorso<br />

Gnecchi per la Numismatica classica. — Comitato internazionale<br />

per offrire un ricordo al Sig. G. Cumontj. — Les expositions. —<br />

Les musées [Cre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> 420,000 franchi, chiesto alla <strong>com</strong>missione<br />

del bilancio per acquistare pel Gabinetto Numismatico <strong>di</strong> Parigi la<br />

Collez. Wad<strong>di</strong>ngton, <strong>di</strong> monete greche]. — Nouvelles émissions, —<br />

Les trouvailles. — Les ventes [Ven<strong>di</strong>ta della Collez. Sambon in<br />

Milano, coi prezzi principali raggiunti]. — Necrologie,<br />

Revue suisse de Numismatique (Dir. Paul-Ch. Stroehlin). — Tome<br />

VI, seconde livraison. — Genève, 1897.<br />

Imhoof- Blumer (F.), Zur Munzkunde Kleinasiens [Continuaz.j,<br />

— Vallentin {Roger), De la carne et de la demi-carne, - De<br />

JVitte {A.y, Une lettre inè<strong>di</strong>te de Charles-Norbert Roéttiers, gra-<br />

33


250<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

veur general des monnaies de France, à Jacques Roèttiers, graveur<br />

general aux Pays-Bas autrichiens. — A. C, L'ancienne monnaie<br />

genevoise pendant la période fran^aise (1798-1813). — L. C, Das<br />

kleinste Bank-Billet der Schweiz. — Médailles suisses nouvelles (V).<br />

— Mélanges. — Société suìsse de Numismatique [Necrol. del Conte<br />

Tarqu. Gentili <strong>di</strong> Rovellone]. — 4 tav.<br />

La Circulaire numismatique universelle. Pubblicata da Paolo<br />

Stroehlin a Ginevra.<br />

N, 18, febbraio 1897.<br />

[Con questo numero, — ed esponendone francamente i motivi<br />

in una spiritosa <strong>com</strong>unicazione « ai clienti ed ai lettori », — la<br />

interessante Circulaire sospende le proprie pubblicazioni, lasciando<br />

vivo rimpianto <strong>di</strong> sé in quanti ne apprezzavano la non lieve utilità<br />

pratica e l'esattezza].<br />

Revue Belge de Numismatique. — Bruxelles, 1897, première livraison.<br />

Blanchet {J.-Adrien), Monnaies en or des empereurs Trébonien<br />

Galle et Volusien. — V'^ B. de Jonghe, Monnaies de Reckheim.<br />

— O^ de Limburg-Stirum, Monnaies des <strong>com</strong>tes de Limburg-sur-<br />

la-Lenne [terzo art.]. — Alvin [Fred.), Sous tapés et sous marqués.<br />

— De Witte {A.), Les pièces d'or et d'argent à l'effigie de l'em-<br />

pereur Francois I^"", frappées à Anvers, en 1751. — Picqué {Cam),<br />

La médaille de Geneviève d'Urfé, duchesse de Croy. — Maxe-<br />

Werly (Z,.), Notes sur quelques plateaux de balance. — Mélanges.<br />

— Société Royale de Numismatique: Extraits des procès-verbaux.<br />

— 6 tav.<br />

1897, deuxième livraison.<br />

Bahrfeldt (M.), Les deniers consulaires restitués par Trajan.<br />

— De Witte {A.), Les jetons et les médailles d'inauguration frappés<br />

par ordre du gouvernement general aux Pays-Bas autrichiens (1717-<br />

1792). — De Meunynck {A.), Médailles de l'école des Beaux-Arts<br />

de la ville de Lille et origines de cet établissement. — Rouyer (/.),<br />

Le nom de Jesus employé <strong>com</strong>me type sur les monuments numis-<br />

matiques du XV siècle, principalement en France et dans les pays<br />

voisins [terzo articolo]. — V'^ B. de Jonghe, Un sceau de Burckard,<br />

seigneur de Fénestrange ou Vinstingen. — Necrologie [Le <strong>com</strong>te<br />

Tarquin Gentili <strong>di</strong> Rovellone, par M. le V'e B. de Jonghe]. —<br />

Mélanges. — 3 tav.


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TlJDSCHRIFT VAN HET NeDERLANDSCH GeNOOTSCHAP VOOR MuNT- EN<br />

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5 anno (1897), fase. I.<br />

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monnaies du duché de Brabant aux XVII^ et XVlIIe siècies [Continuazione].<br />

— Mej. M. de Man, De oorsprong der zilveren Manen.<br />

— D. C, Paulus van Vianen. — ^. S., Eenige opmerkingen naar<br />

aanlei<strong>di</strong>ng van de 's-Hertogenbossche Geefhuispenningen. — IV. S.,<br />

Eeenige opmerkingen omtrent de 's-Hertogenbossche Brandspuitpenningen.<br />

— Inhoudsopgave der Tijdschriften <strong>di</strong>e het Genootschap<br />

in ruiling ontvangt. — Gemengde berichten.<br />

Fase. II, 1897.<br />

Roest {Th. M.), Les monnaies des seigneurs de Bronehorst-<br />

Batenbourg. — Mej. M. de Man, Penningen van het St. Lucia- of<br />

Bakkerinnegilde te Zierikzee. — Snoeck [M. A.), Bijdragen tot de<br />

Penningkunde van Noord-Brabant. — Zwierzina {W. K. F.),<br />

Besehrijving der Medailles sedert 23 November 1890 tot i Januari<br />

1897 geslagen aan de Kon. Fabriek van Zilverwerken, firma C. J.<br />

Begeer te Utrecht. — D. C, In memoriam Mr. G. J. Th. Beelaerts<br />

van Blokland. — In memoriam M. W. J. Royaards van den Ham.<br />

— Inhoudsopgave der Tijdschriften <strong>di</strong>e het Genootschap in ruiling<br />

ontvangt. — Gemengde berichten. — 2 tav.<br />

Zeitschrift fììr Numismatik, herausgegeben von Alfred von Sallet.<br />

— XX Band. Heft 3 und 4. — Berlin, Weidmannsche Buch-<br />

handlung, 1897.<br />

Quilling (F.), Ausgewahlte ròmische Miinzen und Medaillen<br />

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Ueber den Wert der monumentalen und litterarischen Quellen an-<br />

tiker Metrologie. — Seltmann {E. /.), Une<strong>di</strong>rte ròmische Kaiser-<br />

mtinzen. — Imhóof-Blumer (F.), Zur Miinzkunde des Pontos, von<br />

Paphlagonien, Tenedos, Aiolis und Lesbos. — Gaebler (//.), Zur<br />

Munzkunde Makedoniens. II. — Buchenau (//.), Die àltesten Munzen<br />

der Grafen von Katzenelenbogen. — Mailer (L.), Fin Ansba-<br />

cher Schilling des Markgrafen Albrecht Achilles von Brandenburg.<br />

— Koetschau (K.), Die Medaille auf Degenhard Pfefflnger. —<br />

Kleinere Mittheilungen. — Literatur. — Nekrologe. — Register. —<br />

Sitzungsberichte der Numismatischen Gesellschaft zu Berlin, 1896.<br />

— 5 tavole.


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Belhdzy {Johann), Die Wiener Mark vor 1694 und <strong>di</strong>e Wiener<br />

Pfenninge im XIV. Jahrhundert. — Fiala (Eduard), Zutheilungen<br />

an bòhmische Munzmeister und Munzstatten. — Fiala (Ed.) ,<br />

Verschiedenes aus der Haller Munzstatte. — Schalk {Dr. Cari),<br />

Der Wiener Munzverkehr vom Jahre 1650 bis zum Jahre 1750. —<br />

Fiala {Ed), Die Beamten und Angehòrigen der Prager Munzstatte<br />

1626-1700. — Ernst [C. von), Die Miinzbuchstaben S. F., T. S.,<br />

F. S. auf Thalern der Kaiserin Maria Theresia mit der Jahreszahl<br />

1780. — Numismatisciie Litteratur [<strong>Rivista</strong> <strong>di</strong> Storia antica e Scienze<br />

<strong>affini</strong>^ Messina, 1895-96]. — Jahresbericht der Numismatischen<br />

Gesellschaft. — 14 tav.<br />

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N. 162, gennaio 1897.<br />

Voetter [Otto), Anfange der Antoniniane. — Versammking der<br />

numism. Gesellschaft am 16. Dee. 1896. — Vermehrung der Miinzensammlung.<br />

— Besprechungen. — Literatur. — Verschiedenes.<br />

N. 163, febbraio 1897.<br />

Ernst [Karl R. v.), Medaillen aus nicht gewohnlichen oder<br />

seltenen Metallen. — Maser [D/ L. Karl), Miinzenfunde [Ripostiglio<br />

<strong>di</strong> Dignano presso Pola]. — Jahresversammlung der numism. Ge-<br />

sellsch. V. 27. Jann. 1897. — Besprechungen [Ambrosoli: Vocabola-<br />

rietto pei numismatici]. — Literatur. — Verschiedenes.<br />

N. 164, marzo 1897.<br />

Ernst (Karl R. v.), Medaillen aus nicht gewohnlichen oder<br />

seltenen Metallen [Continuaz. e fine]. — Kenner (Fr.), Zur Ge-<br />

schichte der Medaille [Le medaglie italiane del Rinascimento ;<br />

articolo assai importante]. — Domanig (D.'' Karl), Der Fund von<br />

Arbesbach. — Versamml. d. numism. Gesellschaft am 24 Febr. 1897^<br />

— Besprechungen. — Literatur. — Verschiedenes. — i tav.<br />

N. 165, aprile 1897.<br />

Kenner, Zur Geschichte der Medaille [Continuazione]. — Miinzenfunde.<br />

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corso Gnecchi, colle con<strong>di</strong>zioni in extenso]. — Versamml. d. numism<br />

Gesellsch. am 7. Aprii 1897 [Interessante conferenza del <strong>di</strong>stinto<br />

artista Prof. Stefano Schwartz sulle placchette con ritratti eseguiti<br />

a sbalzo]. — Besprechungen. — Literatur. — Verschiedenes [La<br />

quarta serie della Revue numismatique <strong>di</strong> Parigi].<br />

N. 167, giugno 1897.<br />

Kenner, Zur Geschichte der Medaille [Continuazione]. — Renyier<br />

{V. v.), Bericht des Comités fur <strong>di</strong>e unterrichtliche Verwendung<br />

der Miinzenkunde an den òsterreichischen Mittelschuien [Re-<br />

lazione del <strong>com</strong>itato per l'utilizzazione della Numismatica nell'in-<br />

segnamento presso le scuole secondarie austriache]. — Versamml,<br />

d. numism. Gesellsch. am 26 Mai 1897. — Besprechungen. — Lite-<br />

ratur. — Verschiedenes [Per il 60""° <strong>com</strong>pleanno del medaglista<br />

viennese Giuseppe Tautenhayn; con riproduz. <strong>di</strong> alcune sue me-<br />

daglie e placchette].<br />

The Numismatic Chronicle and Journal of the Numismatic Society.<br />

— London.<br />

1896. - Part II.<br />

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Cabinet. — White King (Z,.) and Fos/ ( /^/7//aw), Some Novelties<br />

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— Miscellanea. — 2 tav.<br />

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Miscellanea. — Procee<strong>di</strong>ngs of the Numismatic Society: Session<br />

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Revue archéologique, nov.-<strong>di</strong>cembre 1896: Furtwaengler A., Note<br />

sur une monnaie de Trézène.<br />

Memorial <strong>di</strong>plomatique, 28 mars 1897 '•<br />

^-<br />

Molina, La réforme<br />

monétaire en Russie.<br />

La nature, 27 février 1897: Leroy M., La frappe d'une médaille.<br />

L'Univers et le Monde, 28 avril 1897: E. Tavernier, A quoi peut<br />

servir une collection de médailles.<br />

AssociATioN Catholique, avril 1897; Savatier //.^Théorie de la valeur.<br />

Le Figaro, 27 avril 1897: M. Talmeyr, La Tranche (des pièces de<br />

monnaie),<br />

CoMPTE Rendu de l'Académie des sciences morales et politiques,<br />

novembre 1896: luglar C, Rapport sur le concours pour le prix Rossi,<br />

à décerner en 1896. Du rapport de valeur entre les deux métaux servant<br />

de monnaie, et notamment de la possibilité pour les gouverne-


BIBLIOGRAFIA 257<br />

ments de maintenir entre les <strong>di</strong>vers métaux servant de monnaie un<br />

rapport de valeur autre que celui résultant de l'offre et de la demande.<br />

Deutsches Wochenblatt, n. 11-12, 1897: Kardorff-Wabnitz W. voit..<br />

Die japanische Goldwahrung.<br />

Globus, 71 Bd, n. 13- 15: Gótze, Die trojanischen Silberbarren der<br />

Schliemann-Sammlungen. (Ein Beitrag zur Urgeschichte des Geldes).<br />

Mit Abblgn.<br />

Die Umschau, a. I, n. 15, 1897 ^ prec. : Lhlers O., Das Geld.<br />

Deutsche Rundschau, giugno 1897: Seeck Otto., Die Entstehung<br />

des Geldes.<br />

Iahrbuch fiir Gesetzgebung, Verwaltung und Volkswirth-schaft im<br />

deutschen Reich, Jahrg. XXI, 1897; Helfferich Karl., Aussenhandel und<br />

Valutaschwankungen.<br />

Heral<strong>di</strong>sche Mittheilungen V. Kleeblatt, n. 5: Zur Munzgeschichte<br />

der Stadt Hannover.<br />

Schlesiens Vorzeit in Bild und Schrift, voi. VII, fase. I, 1896:<br />

Friedensburg, Stu<strong>di</strong>en iiber Schlesische Milnzen.<br />

JahrbQcher des Vereins ftir Meklenburgische Geschichte u. Alterthumskunde,<br />

Jahrg. LXI, 1896: Oertzeu, Miinzenfund in Mamerow.<br />

Westdeutsche Zeitschrift fììr Geschichte und Kunst XV, 1896,<br />

fase. 3: Ritterling E., Romischer Miinzfund in Marienfels.<br />

Historisches Jahrbuch, (Gòrres), voi. XVIII, fase. I: Sàgmùller,<br />

Der Schatz Johannes XXII.<br />

Zeitschrift ftìr Social u. Wirthschaftsgeschichte, voi. V, fase. III,<br />

Weimar, 1897<br />

von Troyes ans dem 13 Jahrhundert.<br />

• Schaube A., Ein italienischer Coursbericht von der Messe<br />

Anzeiger des germanischen National-Museums, 1896, n. 5: K. Sch,<br />

Die Sammlung Niirenbergischer Milnzen des Freiherrn J. Ch. S. von Kress.<br />

Sitzungsberichte dell'Accademia <strong>di</strong> Monaco, 1896, fase. Ili, (sex.<br />

storica): Riggauer, Joh. B. Fickler als Numismatiker.<br />

Sitzungsberichte dell'Accademia <strong>di</strong> Monaco (sez. storico-filosofica)<br />

1896, fase. 4: Riggauer, Uber Munzen des Hauses Wittelsbach.<br />

Bayerische Gewerbe-Zeitung 1897, n. 1-3 : Hampe d/ Th., Ein neues<br />

oesterreichisches Medaillenwerk.<br />

Zeitschrift des bayerischen Kunst-Gewerbe-Vereins in Mtìnchen,<br />

1897, fase. MI e III: Habich G., Moderne Medaillenkunst.<br />

Der Formenschatz, (L'Art pratique), fase. II, tav. n. 19 e fase. Ili,<br />

tav. n. 41: Médailles italiennes du XV siede et du XVI siècle — Me-<br />

dailles de Jean Reinhart m.édailleur (Médailles de Charles V et Fer<strong>di</strong>nand!).<br />

33


258<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Die Zukunft, n. 30, 1897: Kleinwdchter Friedr, Die Valuta-Reform in<br />

Oesterreich-Ungarn.<br />

Carinthia, LXXXVI, n. 1-6, 1896: Hauser, Keltische Miinzen.<br />

Archaeologisch- Epigraphische Mittheilungen aus Oesterreich-<br />

Ungarn, XIX, 2, 1896: Groag Edmund, Patricier und III viri monetales.<br />

Annales du Cercle archéologique d'Enghien, IV, livr. 4: Cumont<br />

G., La trouvaille numismatique de Saint-Pierre-Cliapelle. — Decleve I.,<br />

Biographie de Renier Chalon.<br />

Bulletin de l'Académie d'archeologie de Belgique, 1896, XXVII:<br />

A. de IVitte, Le développement de la science numismatique en Belgique<br />

de 1830 à 1895.<br />

Anzeiger fiir Schweizer. Altertumskunde, n. 1, 1897 : Stuckelberg E. A.,<br />

Die Agnus-Dei Medaillen.<br />

Bollettino storico della Svizzera Italiana, anno XIX, N. 3-5,<br />

marzo-maggio 1897<br />

: Ambrosoli S., Di un singolare cavallotto al tipo<br />

bellinzonese (riprod. dalla Riv. It. <strong>di</strong> Num.) — (Incopertina: Ambrosoli,<br />

Vocabolarietto).<br />

The Nation, 4 febbraio 1897: The bimetallic Reaction.<br />

The Forum, 1897, febbraio: Peffer W. A., The cure for a vicious<br />

monetary system.<br />

Journal of the Royal statistical society, ma^zo 1897: Atkinson<br />

F. J., Silver prices in Jn<strong>di</strong>a.<br />

Annals of the American Acad. of politic. and soc. science, IX, 2:<br />

Tiedemann C. C, Silver free Coinage and the legai Tender Decisions.<br />

The economic Journal, voi. VI, n. 24, London 1896: Miklaschevskyi,<br />

Monetary reform in Russia. — Jacobsen, Goid^ Silver and-silk trades in<br />

sixteenth century, Milan.<br />

Yale Review, novembre 1896: Walker A. F. et Farnam H. JV.,<br />

International Bimetallism.<br />

Magazine of art, maggio 1896: Lewis F. Day, La nuova moneta<br />

inglese.<br />

The contemporary Review, febbraio 1897 • Money and investments.<br />

Nationaloekonomisk Tidsskrift, n. 4, 1897 : Bisgaard H. L., L'avvenire<br />

del bimetallismo — L'America ed il sistema monetario.<br />

Revista de la Asociacion artistico-arqueologica Barcelonesa, ottobre<strong>di</strong>cembre<br />

1896: Berlonga R. de.^ Numismatica [il tesoro dei monti Gaetani,<br />

vicino a Malaga, marzo 1895].<br />

E. M.


VARIETÀ<br />

CONCORSO DI NUMISMATICA CLASSICA(')<br />

(N. 4).<br />

1. I fratelli Francesco ed Ercole Gnecchi offrono un premio<br />

<strong>di</strong> L. 1500 all'autore della Memoria o delle Memorie più<br />

importanti <strong>di</strong> Numismatica classica (greca o romana)<br />

che la <strong>Rivista</strong> Italiana <strong>di</strong> Numismatica avrà pubblicato<br />

nel triennio 1897 -1898- 1899.<br />

2. Il Concorso è aperto ai Numismatici d'ogni paese; ma le<br />

memorie dovranno essere presentate in italiano, in<br />

3.<br />

francese o in latino.<br />

I lavori potranno essere mandati alla Segreteria della<br />

Società Numismatica Italiana sia firmati che anonimi;<br />

in questo secondo caso dovranno esser ac<strong>com</strong>pagnati da<br />

busta suggellata, con un motto, <strong>com</strong>e <strong>di</strong> pratica. A tempo<br />

opportuno non sarà aperta che la scheda corrispondente<br />

al lavoro eventualmente premiato.<br />

4. Al Concorso sono ammessi tutti i lavori <strong>di</strong> Numismatica<br />

5.<br />

classica, pubblicati durante il triennio 1897-98-99 nella<br />

<strong>Rivista</strong> Italiana <strong>di</strong> Numismatica^ a meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazione<br />

contraria degli autori (2), fatta alla presentazione del<br />

lavoro o anche in qualunque momento successivo fino<br />

alla chiusura del Concorso.<br />

I lavori presentati saranno pubblicati nella <strong>Rivista</strong> colle<br />

norme solite per tutte le altre pubblicazioni e in or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> presentazione.<br />

6. Il Giurì sarà <strong>com</strong>posto <strong>di</strong> 5 membri, la cui nomina viene<br />

<strong>di</strong>sciplinata <strong>com</strong>e segue. L'ufficio <strong>di</strong> giurì è offerto ai<br />

Direttori dei Gabinetti Numismatici <strong>di</strong> Parigi, Londra,<br />

(1) (V. Atti della S. N. I. Seduta 20 aprile 1897, e Assemblea generale<br />

dei Soci 2 giugno 1897 in questo medesimo fascicolo pag. 265 e 269).<br />

(2) È superfluo accennare che i primi a fare tale <strong>di</strong>chiarazione sono<br />

i promotori del Concorso.


26o VARIETÀ<br />

Berlino, Vienna e Milano. Quando alcuno fra questi, per<br />

qualsiasi motivo, non intendesse accettare personalmente,<br />

verrà sostituito da altro officiale del museo stesso o anche<br />

da persona della medesima nazione, estranea al Museo,<br />

che il Direttore è pregato <strong>di</strong> voler gentilmente in<strong>di</strong>care.<br />

7. Il Giurì è tenuto ad inviare il proprio verdetto alla Se-<br />

greteria della Società Numismatica Italiana entro il 1°<br />

Trimestre dell'anno 1900.<br />

8. Il premio potrà anche eventualmente essere <strong>di</strong>viso in due,<br />

in modo però che al primo non spettino meno <strong>di</strong> L. 1000.<br />

9. Compito del Giurì sarà quello <strong>di</strong> rispondere al quesito:<br />

Quale fra i collaboratori della <strong>Rivista</strong> Italiana <strong>di</strong> Numi-<br />

smatica durante il triennio 1897-98-99 abbia fornito con<br />

una o più memorie il più importante contributo alla<br />

Numismatica classica, principalmente sotto il punto <strong>di</strong><br />

vista d'aver apportato nuova luce alla scienza.<br />

Eventualmente poi giu<strong>di</strong>cherà se altri possa essere<br />

meritevole <strong>di</strong> una porzione <strong>di</strong> premio e in quale misura,<br />

<strong>com</strong>e all'articolo o.<br />

Milano, 20 Aprile iSpj.<br />

Premio <strong>di</strong> Numismatica, — Il premio Duchalais pel<br />

1896 è stato conferito dall'Accademia delle Iscrizioni e Belle<br />

Lettere al Sig. H. de la Tour, per l'insieme de' suoi lavori<br />

sui Medaglisti del Rinascimento, pubblicati nella Revue Nu-<br />

mismatique.<br />

Medaglia pontificia <strong>com</strong>memorativa, — Pel 20 feb-<br />

braio 1897 è stata coniata dal Cav. Bianchi, incisore dei pa-<br />

lazzi apostolici, la medaglia <strong>com</strong>memorativa del 19° anno del<br />

pontificato <strong>di</strong> Leone XIII. Nel <strong>di</strong>ritto ha 1' effige del Papa<br />

coll'epigrafe : Leo XIII Pont. Max. Sacri Princ. A. XIX.<br />

Nel rovescio la Vergine in trono col Bambino, che offre al<br />

mondo il Rosario. Varie figure, quali in pie<strong>di</strong> quali in gi-<br />

nocchio, rappresentano i varii popoli. Sulla destra Leone XIII<br />

in pie<strong>di</strong> presenta questi fedeli alla Vergine. In giro l'epigrafe:<br />

Praesi<strong>di</strong>um <strong>di</strong>vinae matris acceptissima Rosarii praece exorandum.<br />

Queste medaglie <strong>com</strong>memorative degli anni del Pontifi-<br />

cato si coniano ogni due anni.


vARrETÀ a6i<br />

Dell'tiiilità scientifica delle collezioni <strong>di</strong> monete<br />

antiche, — Su questo tema il chiar." Direttore del Gabinetto<br />

<strong>di</strong> Parigi Ernesto Babelon pronunciava un eru<strong>di</strong>tissimo <strong>di</strong>-<br />

scorso nella seduta generale del Congresso delle Sociétés<br />

savantes il 24 aprile scorso. Quel <strong>di</strong>scorso ci parve tanto<br />

interessante per tutti quelli che si occupano <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong><br />

che credemmo far cosa grata a tutti i nostri lettori chiedendo<br />

air illustre autore il permesso <strong>di</strong> riprodurlo nella nostra<br />

<strong>Rivista</strong>. Il permesso venne gentilmente accordato, e, dolenti<br />

<strong>di</strong> non poter dare tale riproduzione nell' attuale fascicolo<br />

abbiamo almeno la <strong>com</strong>piacenza d'annunciarlo pel terzo.<br />

Ven<strong>di</strong>ta Sanibon» — Sul principio dello scorso aprile<br />

ebbe luogo in Milano la ven<strong>di</strong>ta (da noi annunciata nel preced.<br />

fascicolo) dell'importante collezione <strong>di</strong> monete dell'Italia me-<br />

ri<strong>di</strong>onale radunata dal Cav. Giulio Sambon. La ven<strong>di</strong>ta fu<br />

animatissima, e il ricavo toccò quasi le 40,000 lire.<br />

Ecco alcuni dei prezzi più notevoli raggiunti:<br />

N. IO. Tari <strong>di</strong> Enrico VI, imp., coniato ad Amalfi . . L. 400<br />

» 90. Denaro d'Adelchi, duca <strong>di</strong> Benevento, col nome<br />

dell' imp. Ludov. II » 360<br />

n 98. Denaro anonimo ossi<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> Benevento (a. 891) »> 345<br />

» 244. Da 9 tari <strong>di</strong> Corrado imp » 350<br />

»> 276, Follaro <strong>di</strong> Riccardo II, princ. <strong>di</strong> Capua ....»> 400<br />

>• 384. Denaro <strong>di</strong> Basilio imp.; coniato a Napoli ...» 455<br />

n 387. Denaro anonimo <strong>di</strong> Napoli » 485<br />

n 388. Denaro degl'imp. Basilio, Leone e Alessandro,<br />

coniato a Oria » 330<br />

" 428. Denaro <strong>di</strong> Gaimaro I, princ. <strong>di</strong> Salerno. ...» 330<br />

» 451. Follaro <strong>di</strong> Gisolfo I e Pandolfo, princ. <strong>di</strong> Capua,<br />

coniato a Salerno » 400<br />

n 531. Follaro <strong>di</strong> Sergio III, coniato a Sorrento . . . »» 265<br />

» 532. Da 8 tari <strong>di</strong> Carlo I d'Angiò, coniato a Tunisi . » 695<br />

» 543. Reale o augustale dello stesso » 360<br />

n 748. Doppio ducato d'oro <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>n. I d'Aragona . . » 500<br />

» 897. Ducato d'oro <strong>di</strong> Lodov. XII <strong>di</strong> Fr., coniato a Napoli » 600<br />

n 930. Mezzo scudo ossi<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> Napoli (a. 1528) . . » 495<br />

» 1224. Tari d'arg. <strong>di</strong> Carlo II <strong>di</strong> Spagna, minorenne. . » 645<br />

n 1310. Doppia oncia d'oro <strong>di</strong> Carlo 111 d'Austria ...» 695<br />

» 1520. Doppio bolognino <strong>di</strong> Civitaducale " 560<br />

» 1533. Zecchino <strong>di</strong> Belmonte " 610<br />

» 1534. Zecchino del Vasto " l^o


ATTI<br />

DELLA<br />

SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

Seduta del Consiglio 20 Aprile 1897.<br />

(Estratto dai Verbali).<br />

La seduta è aperta alle ore 15. Il Consiglio è quasi al<br />

<strong>com</strong>pleto.<br />

I. Il Vice-Presidente Francesco Gnecchi prende la parola<br />

per riferire <strong>com</strong>e il 22 Marzo scorso si fosse recato in <strong>com</strong>-<br />

pagnia del Presidente Conte Papadopoli a Firenze, onde of-<br />

frire in nome della Società Numismatica Italiana a S. A. R.<br />

il Principe <strong>di</strong> Napoli la Presidenza Onoraria. I due rappre-<br />

sentanti furono accolti al Palazzo Pitti colla massima cortesia<br />

e Tofiferta venne graziosamente accettata.<br />

Il Consiglio applaude all'alto onore che vien fatto alla<br />

Società e vota il seguente or<strong>di</strong>ne del giorno da essere trasmesso<br />

al Principe stesso :<br />

" Il Consiglio della Società Numismatica Italiana, nella<br />

" sua adunanza 20 Aprile 1897, lieto e riconoscente a S. A. R.<br />

" il Principe <strong>di</strong> Napoli per la graziosa accettazione della<br />

" Presidenza onoraria, Gli presenta i suoi piia vivi e rispet-<br />

" tosi ringraziamenti a nome della Società, augurandosi che<br />

" questa abbia sempre a <strong>di</strong>mostrarsene degna. „<br />

Su proposta della Presidenza, viene pure votata all'u-<br />

nanimità una pergamena, che sarà presentata ai Soci nel<br />

giorno dell'Assemblea generale e poi offerta al Principe <strong>com</strong>e<br />

ricordo del fausto avvenimento.


264<br />

ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

Continuando la narrazione dell'u<strong>di</strong>enza, il Vice-Presidente<br />

racconta che i due mandatari furono trattenuti a lungo dal<br />

Principe a <strong>di</strong>scorrere della Società, della <strong>Rivista</strong> e <strong>di</strong> numi-<br />

smatica in genere, cose tutte a cui S. A. R. si interessa<br />

immensamente, e ad esaminare una parte della collezione del<br />

Principe stesso, che va ogni giorno aumentando <strong>di</strong> numero<br />

e <strong>di</strong> valore.<br />

II. Viene data <strong>com</strong>municazione dell' accordo fatto col<br />

Municipio <strong>di</strong> Milano per la nuova Sede Sociale nel Castello<br />

Sforzesco. Il locale concesso alla Società Numismatica è<br />

attiguo a quelli concessi alla Società Storica Lombarda, anzi<br />

le due società avranno <strong>com</strong>une la sala delle u<strong>di</strong>enze. Il locale<br />

è accordato gratuitamente per 15 anni a partire dal prossimo<br />

San Michele; la Società Numismatica però concorrerà per<br />

L. 2000, una volta tanto, pel ristauro.<br />

Il Marchese Carlo Ermes Visconti fa alcune osservazioni<br />

sulla convenienza <strong>di</strong> uno scambio del locale offerto dal Mu-<br />

nicipio con altri due locali fra quelli accordati alla Società<br />

Storica e che forse meglio si presterebbero alla nostra. Si<br />

rimette la decisione ad un sopraluogo della Presidenza della<br />

nostra Società con quella della Società Storica.<br />

III. Si passa alla <strong>di</strong>scussione del bilancio consuntivo<br />

del 1896 da presentarsi alla prossima assemblea dei soci.<br />

È approvato.<br />

IV. Viene proposto a Socio corrispondente il Sig. Antonio<br />

Annoni, ed è ammesso all'unanimità.<br />

V. Si determina la <strong>com</strong>posizione del II fascicolo della<br />

<strong>Rivista</strong> e si prendono anche gli accor<strong>di</strong> pel III, essendone<br />

in gran parte già pronta la materia.<br />

VI. Si stabilisce che l'Assemblea dei Soci abbia ad aver<br />

luogo il giorno 2 Giugno e se ne forma l'or<strong>di</strong>ne del giorno<br />

<strong>com</strong>e segue:<br />

I." Nomina <strong>di</strong> S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli a Presidente Onorario<br />

della Società.<br />

2.° Presentazione del Bilancio consuntivo 1896.<br />

3.° Relazione sull'andamento della società durante il 1896.<br />

4.** Nomina delle cariche sociali del 1897-98.


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 365<br />

VII. I Vice-presidenti Francesco ed Ercole Gnecchi an-<br />

nunciano un Concorso <strong>di</strong> propria iniziativa con un premio <strong>di</strong><br />

lire 1500 per il più importante lavoro <strong>di</strong> Numismatica clas-<br />

sica che sarà apparso nella <strong>Rivista</strong>, durante il triennio<br />

1897-98-99, a cui potranno prender parte i numismatici d'ogni<br />

paese che abbiano collaborato alla <strong>Rivista</strong> nel detto triennio<br />

e che non abbiano <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> rinunciarvi.<br />

A norma del programma (0, il giurì rimane fin d' ora<br />

<strong>com</strong>posto <strong>com</strong>e segue:<br />

Signor Ernesto Bahelon, conservatore del Gabinetto<br />

Numismatico <strong>di</strong> Parigi, signor Warwick Wroth F. S. A.<br />

Segretario della Società Numismatica <strong>di</strong> Londra e conser-<br />

vatore aggiunto al Museo Britannico, Dottor Enrico Dressel,<br />

conservatore aggiunto del Museo <strong>di</strong> Berlino, Dottor F. IV.<br />

Kubitschek <strong>di</strong> Graz, in rappresentanza del Direttore dell'I.<br />

R. Gabinetto <strong>di</strong> Vienna e Cav. Dottor Solone Ambrosoli,<br />

<strong>di</strong>rettore del Regio Gabinetto Numismatico <strong>di</strong> Brera.<br />

Vili. Il Segretario dà <strong>com</strong>unicazione dei seguenti doni<br />

pervenuti alla Società :<br />

Bordeaux Paul <strong>di</strong> Neuilly.<br />

Le sue pubblicazioni : Les monnaìes frappées par Francois I.*^""<br />

<strong>com</strong>me Conile de Provence. Paris, 1896. — Les gros et denii-<br />

gros des gens d'arme de Charles VII à la croix cantonnée.<br />

Paris, 1896. — Étude critique du Catalogne des monnaies<br />

carolingiennes frangaises de la Bibliothèque Nationale de Paris<br />

par M."" Prou. Bruxelles, 1897.<br />

Gnecchi Cav. Uff. Francesco.<br />

Monete orientali; 5 in argento e 29 in rame.<br />

Monete varie me<strong>di</strong>oevali e moderne; 30 in argento e 90 in rame.<br />

Monete romane; 180 in bronzo.<br />

Luppi Cav. Prof. Costantino.<br />

Langlumé J. Tableau des monnaies d'or et d'argent des principaux<br />

états du monde, avec leur valeur en francs, leur poids, leur<br />

tìtre, etc. Paris, in- 16 con Tav.<br />

(i) Inserito fra le notizie in questo medesimo fascicolo (Ve<strong>di</strong> pag.259).<br />

34


266 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

Osnago Enrico.<br />

N. 71 monete <strong>di</strong> zécche italiane, delle quali 52 in ^gento e 19 in<br />

rame. Vi si trovano monete rare, e fra le zecche rappresentate<br />

citeremo: Como, Messerano, Ro<strong>di</strong>, Sebenico e Villa <strong>di</strong> Chiesa.<br />

Seletti Avv. Cav. Emilio.<br />

Iscrizioni Cristiane in Milano anteriori al IX Secolo, e<strong>di</strong>te a cura <strong>di</strong><br />

V. Forcella e <strong>di</strong> E. Seletti. Codogno, 1897.<br />

. Assemblea Generale dei Soci 2 Giugno 1896.<br />

L' assemblea è convocata per le ore io. Oltre il Con-<br />

siglio, sono presenti parecchi Soci <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse parti d' Italia.<br />

Per prima cosa il Presidente Conte Papadopoli annuncia<br />

ai Soci l'accettazione della Presidenza Onoraria della Società<br />

da parte <strong>di</strong> S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli, che viene accolta<br />

colla massima sod<strong>di</strong>sfazione da tutti i soci presenti non solo,<br />

ma anche da alcuni assenti che con lettere e telegrammi, <strong>di</strong><br />

cui si dà lettura, uniscono i loro voti.<br />

Si presenta e si firma quin<strong>di</strong> la pergamena che in ricordo<br />

del fausto avvenimento verrà presentata al Principe stesso.<br />

Il vice presidente, Francesco Gnecchi, legge, a nome<br />

del Consiglio, la seguente relazione sull' andamento della<br />

Società durante il 1896:<br />

Egregi Colleghi,<br />

Dopo qualche anno <strong>di</strong> vita modesta, ma pur feconda ed<br />

attiva, la quale servì a far conoscere e, <strong>di</strong>remo, a inse<strong>di</strong>are<br />

la nostra Società fra le consorelle, il vostro Consiglio nell'occasione<br />

dell'Adunanza generale <strong>di</strong> quest'anno, nel quale si<br />

<strong>com</strong>pie il quinquennio dalla fondazione della Società e il decennio<br />

da quello della <strong>Rivista</strong>, prova un singolare <strong>com</strong>piacimento,<br />

essendo in grado, <strong>di</strong> <strong>com</strong>unicare due avvenimenti,<br />

l'uno <strong>com</strong>piuto, l'altro in via d'attuazione, i quali non potranno<br />

che contribuire ad elevare il prestigio del nostro<br />

Sodalizio. Allu<strong>di</strong>amo all'accettazione della Presidenza Onoraria<br />

della nostra Società da parte <strong>di</strong> S. A. R. il Principe


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 267<br />

<strong>di</strong> Napoli, <strong>di</strong> cui avete avuto notizie dal verbale dell' ultima<br />

seduta del Consiglio, e che oggi venne uificialmente proclamata,<br />

e al prossimo trasporto della nostra sede nel Castello<br />

Sforzesco <strong>di</strong> Milano.<br />

L'avere a nostro Presidente Onorario il primo dei nostri<br />

Soci, S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli, mentre è per noi altissimo<br />

onore e segno della stima che la nostra Società ha<br />

saputo acquistarsi nel breve periodo della sua vita, c'impone<br />

anche l'obbligo <strong>di</strong> curarne con tanto maggior impegno il<br />

progresso e lo sviluppo, e <strong>di</strong> tendere sempre più in alto colle<br />

nostre aspirazioni nel campo scientifico.<br />

Il cambiamento della nostra sede attuale con quella splen-<br />

<strong>di</strong>da che il Municipio <strong>di</strong> Milano gentilmente ne consente nel<br />

Castello Sforzesco, mentre ci mette nella felice con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> una vita <strong>di</strong> intimità colla Società Storica Lombarda che<br />

ci sarà vicina e colla quale avremo anzi <strong>com</strong>une la sala delle<br />

adunanze, ci offre anche uno sgravio finanziario, vantaggio<br />

non trascurabile, viste le con<strong>di</strong>zioni economiche della nostra<br />

Società, che pur troppo non sono floride.<br />

Possiamo dunque rallegrarci dei due avvenimenti ed accoglierli<br />

<strong>com</strong>e felici auguri a bene sperare per l'avvenire.<br />

Soci.<br />

Il numero dei Soci, alla fine del 1896, era <strong>di</strong> 93, <strong>di</strong> cui<br />

40 effettivi e 53 corrispondenti. Gli associati alla <strong>Rivista</strong> erano<br />

in numero <strong>di</strong> 108, con un leggero aumento su quello dell'anno<br />

precedente.<br />

Forse l'essere in certo modo avvicinati alla Società Sto-<br />

rica Lombarda potrà suggerire qualche <strong>com</strong>binazione atta<br />

a procurarci dei Soci ; ma per ora ogni supposizione sarebbe<br />

prematura.<br />

Biblioteca.<br />

Alla fine del 1896, mercè le generose donazioni, <strong>di</strong> cui<br />

si tenne nota nei resoconti delle sedute del Consiglio, la<br />

nostra Biblioteca raggiungeva il numero <strong>di</strong> 460 volumi e<br />

510 opuscoli.<br />

A fronte dei vantaggi che ci offre il trasloco nel Castello<br />

la nostra Biblioteca soffrirà invece un danno, che è bene<br />

segnalare. In questa vecchia sede, la vicinanza della ricca<br />

biblioteca <strong>numismatica</strong> del nostro Segretario Cav. Prof. Luppi<br />

era <strong>di</strong> grande sussi<strong>di</strong>o ai nostri stu<strong>di</strong>osi, perchè lasciata liberalmente<br />

a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> tutti. Il trasloco ci priverà <strong>di</strong>


208 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

tale vantaggio; quin<strong>di</strong>, mentre ren<strong>di</strong>amo pubbliche grazie al<br />

prof. Luppi, pel tempo che la Società ne ha goduto, cre<strong>di</strong>amo<br />

opportuno rivolgerci con insistenza speciale ai Soci ed agli<br />

amici nostri, onde, con libri o con denaro, vengano in sussi<strong>di</strong>o<br />

della Biblioteca Sociale.<br />

Medagliere.<br />

Il Medagliere della Società ebbe quest'anno un incremento<br />

superiore a quello della biblioteca.<br />

I pezzi pervenuti in dono al nostro furono, nell'anno<br />

decorso, 216 e la Collezione oggi <strong>com</strong>prende:<br />

Monete: 2 in oro, 361 in argento, 1771 in rame e bronzo,<br />

363 in vetro.<br />

Medaglie e tessere: 5 in argento e 260 in bronzo, rame<br />

e piombo. — Totale: N. 2762 pezzi.<br />

<strong>Rivista</strong>.<br />

L'equilibrio fra i vari rami della <strong>numismatica</strong>, cui la nostra<br />

<strong>Rivista</strong> è de<strong>di</strong>cata, ci pare sia stato convenientemente mantenuto<br />

durante l'annata 1896. La <strong>numismatica</strong> classica e la<br />

me<strong>di</strong>oevale <strong>italiana</strong> si <strong>di</strong>visero equamente il campo, e l'una<br />

e l'altra non si limitarono ad osservazioni o stu<strong>di</strong> retrospet-<br />

tivi su materiali già noti , ma<br />

portarono in luce nuovi e inte-<br />

ressanti documenti, <strong>di</strong>mostrando <strong>com</strong>e, tanto nel campo della<br />

<strong>numismatica</strong> classica <strong>com</strong>e in quello dell'<strong>italiana</strong>, le ricerche<br />

non siano finite e la fonte non sia inari<strong>di</strong>ta; mentre chi ben<br />

cerca, trova sempre qualche cosa <strong>di</strong> nuovo e qualche angolo<br />

inesplorato.<br />

Quest'anno abbiamo potuto finalmente iniziare anche la<br />

richiesta ripubblicazione <strong>di</strong> alcune opere vecchie ormai introvabili,<br />

e l'abbiamo inaugurata con quelle <strong>di</strong> Carlo Kunz, che<br />

proseguiremo nell'anno corrente, ogni qual volta le memorie<br />

moderne ci consentiranno un po' <strong>di</strong> spazio. Le opere del Kunz<br />

si pubblicheranno nella loro originalità ed integrità; ma il<br />

vostro Consiglio <strong>di</strong> Redazione ha incaricato una Commissione<br />

la quale, alla fine della pubblicazione, aggiungerà un corredo<br />

<strong>di</strong> note atte a <strong>di</strong>mostrare i progressi della scienza dopo l'epoca<br />

in cui le rispettive memorie furono scritte, e a fare, in<br />

base a questi, le opportune rettifiche e aggiunte.<br />

Visto che non abbiamo una <strong>Rivista</strong> speciale de<strong>di</strong>cata<br />

alla Medaglistica e che questa è considerata quin<strong>di</strong> ancora<br />

una <strong>di</strong>pendenza della <strong>numismatica</strong>, resta sempre fra i deside-<br />

rati del Consiglio <strong>di</strong> Redazione che qualche amatore <strong>di</strong><br />

Medaglie moderne voglia assumersi la continuazione della


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 269<br />

rubrica lasciata già interrotta dal Collega Coman<strong>di</strong>ni, proseguendo<br />

la pubblicazione delle medaglie italiane contemporanee.<br />

Chi vi si volesse sobbarcare, sarebbe benemerito della<br />

nostra <strong>Rivista</strong>.<br />

In ogni modo cre<strong>di</strong>amo poter affermare senza ostentazione<br />

che la <strong>Rivista</strong> si è mantenuta onorevolmente al livello<br />

che a poco a poco ha saputo acquistarsi, mercè l'intelligenza<br />

e la buona volontà dei nostri collaboratori, ai quali tributiamo<br />

pubblicamente i nostri vivi ringraziamenti. Certo non starebbe<br />

a noi il far qui le lo<strong>di</strong> della nostra pubblicazione; ma, colla<br />

stessa sincerità colla quale saremmo i primi a dare l'allarme<br />

se scorgessimo segni <strong>di</strong> decadenza, ci sia lecito <strong>di</strong>re che dall'<br />

interno <strong>com</strong>e dall'estero non abbiamo ricevuto che lo<strong>di</strong> ed<br />

incoraggiamenti.<br />

Concorsi.<br />

Nell'anno 1896 furono chiusi i due concorsi Papadopoli<br />

(n. 2) e Gnecchi (n. 3), dell'esito dei quali già avete avuto<br />

contezza nei resoconti delle sedute consigliari, I due lavori<br />

premiati del Conte Francesco Malaguzzi Valeri e del sig. Giuseppe<br />

Castellani ci offriranno materia per l'anno corrente e<br />

per buona parte dell'anno venturo.<br />

Nello scorso aprile venne ban<strong>di</strong>to un nuovo concorso<br />

(Gnecchi n. 4) per argomenti <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong> classica, <strong>di</strong> cui<br />

pure conoscete i termini dal resoconto dell'ultima seduta del<br />

Consiglio. Possiamo già fin d'ora annunciare che anche questo<br />

Concorso raggiungerà bene il suo scopo, perchè già abbiamo<br />

<strong>di</strong>verse promesse <strong>di</strong> lavori classici tanto dall'Italia quanto<br />

dall'estero. Anzi, al tèsto primitivo del programma, in seguito<br />

ad una giusta osservazione d'un collega che fra le lingue vive<br />

non avrebbe potuto scrivere che il tedesco o l'inglese,<br />

abbiamo fatto una piccola variante, aggiungendo anche il<br />

latino alle lingue ammesse pel concorso. Difatti pare che il<br />

mondo scientifico, anziché semplificare, sia sulla via <strong>di</strong> <strong>com</strong>plicare<br />

e rendere sempre più <strong>di</strong>fficile l' intelligenza della<br />

scienza, adottando l'uso <strong>di</strong> pressoché tutte le lingue europee,<br />

<strong>di</strong> modo che lo stu<strong>di</strong>oso, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare scienziato, si<br />

vede obbligato a <strong>di</strong>ventare poìiglotto e a consumare metà<br />

della sua vita nello stu<strong>di</strong>o delle lingue. Non sarebbe un progresso,<br />

in questo caso, il tornare all'antico?<br />

Bilancio.<br />

Ecco ora il Bilancio Consuntivo della scorsa annata 1896.


270<br />

atti della società <strong>numismatica</strong> <strong>italiana</strong><br />

Rimanenze attive al 31 <strong>di</strong>cembre 1895.<br />

Libretto Cassa <strong>di</strong> Risparmio L. 601 98<br />

Segretario (in Cassa) w 191 48<br />

Quote da riscuotere » 1006 —<br />

Tesoriere (in Cassa) » 203 50<br />

Entrate del 1896.<br />

Quote riscosse da soci ed abbonati . . . L. 2897 75<br />

Altri introiti „ 3^0<br />

Quote arretrate<br />

Offerta del Conte Comm. N. Papadopoli .<br />

» dei Cav. Uff. F. ed E. Gnecchi. .<br />

„<br />

»<br />

»<br />

400<br />

500 —<br />

500 —<br />

Interessi sul Libretto <strong>di</strong> Cassa <strong>di</strong> Risparmio » 22 33<br />

L. 2002 96<br />

L. 4740 08<br />

Residui passivi.<br />

Anticipazioni quote soci ed abbonati pel 1897 . . . L. 670 —<br />

Rimanenze passive al 31 <strong>di</strong>cembre 1895.<br />

Anticipazioni quote <strong>di</strong> soci ed abbonati 698 —<br />

Spese del 1896.<br />

Stampa ed accessori della <strong>Rivista</strong> .<br />

. . L. 3289 —<br />

Fotoincisioni ed eliotipie » 497 —<br />

Acquisto <strong>di</strong> uno scaffale . n 105 —<br />

Affitto locali n 375 —<br />

Onorario al Segretario » 300 —<br />

Spese per ufficio, posta, ecc » 104 32<br />

Rimanenze attive.<br />

Libretto Cassa <strong>di</strong> Risparmio L. 827 81<br />

Tesoriere (in Cassa) » 395 —<br />

Segretario (in Cassa) . . . ^ » 401 91<br />

Quote da riscuotere » 420 —<br />

L. 4670 32<br />

L. 2044 72<br />

L. 7413 04


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 271<br />

Dimostrazione.<br />

Attività in principio <strong>di</strong> esercizio . . . . L. 2002 96<br />

Passività » » n .... » 608<br />

Attività in fine <strong>di</strong> esercizio L. 2044 72<br />

Passività »» w n „ 6^0 —<br />

L. 1304 96<br />

L- 1374 72<br />

Aumento del patrimonio L. 69 76<br />

Ren<strong>di</strong>te dell'anno L. ^-j^q 08<br />

bpese „ 4670 32<br />

Avanzo al 31 <strong>di</strong>cembre 1896 L. 69 76<br />

Da questa breve esposizione rileviamo con piacere che<br />

anche nel 1896 il nostro Bilancio è in pareggio e si chiude<br />

con un piccolo avanzo <strong>di</strong> L. 69.76, che va ad aumentare il<br />

patrimonio sociale. Neil' anno corrente poi, <strong>com</strong>e già si è<br />

detto, ci è lecito sperare un nuovo miglioramento nelle con-<br />

<strong>di</strong>zioni del nostro Bilancio, stante la <strong>di</strong>minuzione dell'affitto<br />

che otterremo col trasporto della nostra sede nel Castello<br />

Sforzesco.<br />

Ora ciò che sta in cima alle nòstre aspirazioni sarebbe<br />

<strong>di</strong> aumentare l'ancora scarso numero dei nostri Soci ; questo<br />

ci consentirebbe <strong>di</strong> arricchire a poco a poco la nostra Biblioteca,<br />

la quale è ancora in molte parti deficiente, e renderla<br />

pili utile a quegli stu<strong>di</strong>osi che vi ricorrono per le loro<br />

indagini.<br />

A raggiungere tale intento, abbiamo bisogno dell'aiuto<br />

e dell'appoggio <strong>di</strong> tutti i nostri Soci e facciamo grande assegnamento<br />

sul loro zelo e sulla loro propaganda.<br />

Il Conto Consuntivo 1896 viene approvato ad unanimità.<br />

Si passa alla nomina delle Cariche Sociali. Scadono<br />

dall' ufficio per anzianità i Sigg. Cav. Giuseppe Gavazzi e<br />

Ing. Emilio Motta. Ambedue sono rieletti. In seguito a che<br />

il Consiglio <strong>di</strong>rettivo, confermando le cariche del Presidente<br />

e dei Vicepresidenti, rimane così <strong>com</strong>posto:


272 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

Presidente Onorario.<br />

S. A. R. Il Principe <strong>di</strong> Napoli.<br />

Presidente.<br />

Conte Comm. Nicolò Papadopoli Senatore del Regno.<br />

Vice-Presidenti.<br />

Cav. Uff. Francesco Gnecchi.<br />

Cav. Uff. Ercole Gnecchi.<br />

Consiglieri :<br />

Ambrosoli Cav. Dott. Solone.<br />

Gavazzi Cav. Giuseppe.<br />

Motta Ing. Emilio.<br />

Ruggero Cav. Col. Giuseppe.<br />

Sambon Dott. Arturo.<br />

Visconti March. Carlo Ermes.<br />

La seduta è levata alle ore 17.<br />

Finito <strong>di</strong> stampare il 30 giugno 1897.<br />

Scotti Reno, Gerente responsabile.


Anno X- 1897. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Pav. III.<br />

><br />

c5SB5<br />

Tito<br />

%'<br />

RESTITUZIONI DI BRONZO<br />

L.'i;ini/irino<br />

Trajano M. Aurelio e L. Vero Nerva<br />

Adriano<br />

RESTITUZIONI D'ARGENTO<br />

Trajano<br />

RESTITUZIONI D'ORO<br />

Francesco (ìnkcchi SULLE RESTITUZIONI l'ascicolo \.ì.<br />

\<br />

y


RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

Anno X, 1897. Tav. IV.<br />

C. KUNZ. - Il Mnseo Bottacln


RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

Anno X, 1897. Tav. V.<br />

C. KUNZ — Il Museo Bottacin.


FASCICOLO III,


LA CRONOLOGIA<br />

DELLE MONETE DI NERONE<br />

STABILITA SOPRA NUOVE RICERCHE ICONOGRAFICHE (l)<br />

I.<br />

Il TIPO DI Nerone sulle monete romane.<br />

Quantunque la serie monetale <strong>di</strong> Nerone non<br />

abbia una grande varietà <strong>di</strong> tipi, <strong>com</strong>e la serie dei<br />

Flavii e degli Antonini, è tuttavia <strong>di</strong> quelle, la cui<br />

cronologia più volte tentata, almeno in parte (2), non<br />

è ancor sicura. Ciò deriva principalmente dalla mancanza<br />

quasi assoluta dei dati cronologici, consistenti<br />

nelle salutazioni imperiali e nei numeri della tribunicia<br />

potestà s, ed anche dal succedersi <strong>di</strong> varii<br />

tentativi fatti per creare un or<strong>di</strong>namento stabile nella<br />

serie dei così detti bronzi, i quali dall'anno 15 a. C.<br />

non avevano avuto ciascuno una nota caratteristica.<br />

La zecca dell'impero funzionava da circa settant'anni<br />

e non ancora erasi trovato un segno costante e sicuro<br />

che pel variar <strong>di</strong> tipo rendesse riconoscibile e <strong>di</strong>stinto<br />

(i) Memoria letta alla R. Accademia d'Arch. <strong>di</strong> Napoli nella tornata<br />

del 16 febbraio 1897, la cui inserzione negli Atti fu approvata con unanimità<br />

<strong>di</strong> voti nella tornata del 9 marzo 1897. Nel Ren<strong>di</strong>conto delle tornate<br />

e dei lavori <strong>di</strong> detta Accademia fu pubblicato un sunto della presente<br />

memoria, non in tutto fedele al testo, che vede per la prima volta la<br />

luce nella nostra <strong>Rivista</strong>.<br />

(2) Geco, Intp. rom. num. Nero ; Eckhel, D. N. t. VI, Nero ; Cavedoni,<br />

Osservaz. sopra alcune med. imperiali negli Annali dell' Istit. <strong>di</strong><br />

corrisp. arch. 1851, p. 241-246; Kenner, Die ScheidemUnze des Kais. Nero<br />

nella Num. Zeitschr. 1878, p. 230-306.


276<br />

fcTfORE CABRICI<br />

il dupon<strong>di</strong>o dall'asse, né <strong>di</strong> quest'ultimo erano state<br />

coniate tutte le frazioni. Bontà <strong>di</strong> metallo, esattezza<br />

nei pesi, abbondanza <strong>di</strong> emissioni, ma incertezza e<br />

confusione ad un tempo.<br />

I primi anni dell'impero <strong>di</strong> Nerone partecipano<br />

<strong>di</strong> questi <strong>di</strong>fetti; poi subito si manifesta lo sforzo<br />

dello Stato per evitare una buona volta il crescente<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne: e qui riforme sopra riforme, per quattro<br />

o cinque volte <strong>di</strong> seguito. Se Augusto iniziò la mo-<br />

netazione dell'Impero, con Nerone fu in guisa rior-<br />

<strong>di</strong>nata, che nessun imperatore dopo <strong>di</strong> lui sentì il<br />

bisogno d'introdurre mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> sorta fino al<br />

terzo secolo d. Cr.<br />

Importa dunque grandemente allo stu<strong>di</strong>oso conoscere<br />

appieno questa serie monetale e seguirne<br />

tutte le pili lievi mo<strong>di</strong>ficazioni che gradatamente<br />

condussero ad un or<strong>di</strong>ne stabile. Poche monete d'oro<br />

e d'argento, pochissime <strong>di</strong> bronzo forniscono dati<br />

cronologici sicuri; le une e le altre costituiranno i<br />

capisal<strong>di</strong> della classificazione cronologica che noi ci<br />

proponiamo <strong>di</strong> fare.<br />

1 — 807 = 54 d. C.<br />

rB' — NERO CAESAR IMP • AVO. Testa <strong>di</strong> Nerone a d. ^<br />

^ — • PONTIF MAX TR • • P Corona <strong>di</strong> quercia, nel mezzo<br />

EX S C. Coh. (3) n. 192. A^<br />

2 — 809 = 56 d. C.<br />

^' — NERO • CAESAR •<br />

1^ - PONTIF •<br />

MAX<br />

• AVG<br />

• TR • P • Il • P • P Corona <strong>di</strong> quercia,<br />

IMP- Testa <strong>di</strong> N. a d. -<br />

nel mezzo EX S C. Coh. n. 204-5. ^- ^•<br />

^ - Sim. al prec. - 9/ — PONTIF • • MAX<br />

3 — 809 = 56 d. C.<br />

Corona <strong>di</strong> quercia, nel mezzo EX S C<br />

(3)<br />

del 1880.<br />

TR<br />

• P • III • P • P •<br />

Coh. n. 206-7. N. JR.<br />

I numeri del Cohen, che cito, sono quelli della seconda e<strong>di</strong>zione


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 277<br />

4 — 810 = 57 d. C.<br />

^' — Sim. al n. 2. — 1^ - • PONTIF MAX<br />

P • P<br />

•<br />

TR •<br />

P •<br />

• Corona <strong>di</strong> quercia, nel mezzo EX S C.<br />

Coh. n. 208^. (Tav. I n. i). N. M.<br />

5 - 811 = 58 d. C.<br />

ilTl •<br />

ÌB' ^ Sim. al n. 2. — 9/ — • PONTIF • • MAX TR P • V • P • P •<br />

Corona <strong>di</strong> quercia, nel mezzo EX S C<br />

Coh. n. 210-11. (Tav. I n. 2). A^. M.<br />

6 — 812 = 59 d. C.<br />

^' - Sim. al n. 2. — '^ — • PONTIF MAX<br />

• • TR • P VI •<br />

P • P. Corona <strong>di</strong> quercia, nel mezzo EX S C<br />

7 — 813 = 60 d. C.<br />

Coh. n. 212. JR.<br />

;B' — Sình_ al n. 2. — 9; — PONTIF • • • MAX TR P • VI •<br />

• COS llll • P • P • Corona <strong>di</strong> quercia, nel mezzo EX S C<br />

Coh. n. 213-14. (Tav. I n. 3). A^ M.<br />

8 - 813 = 6q d. C.<br />

^^ - Sim. al n. 2. - 9/ — • PONTIF MAX<br />

COS •<br />

•<br />

TR •<br />

P • VH •<br />

llll • P • P • Corona <strong>di</strong> quercia, nel mezzo EX S C.<br />

Coh. n. 215-16. A^. M.<br />

9 — 813 = 60 d. C.<br />

^ — Sim. al n. 2. — 51 — PONTIF • • MAX TR • P • VM •<br />

COS llll P • • P Cerere stante a s., poggiata alla face,<br />

con spighe in mano; ai lati EX SC. Coh. n. 217-18. N. M.<br />

10 — 813 = 60 d. C.<br />

^ — Sim. al n. 2. — 91 — PONTIF • MAX • • TR P • VM-<br />

COS • llll • P • P • Marte, stante a s., poggiato all'asta e<br />

col parazonio nella destra, calcando varie armi; ai lati<br />

EX S C. Coh. n. 219-20. (Tav. I n. 4, 6). N. JR.<br />

11 — 813 = 60 d. C.<br />

;& - Sim. al n. 2. - ^f - • PONTIF • MAX • TR P • VII •<br />

• COS ilir • P • P • Roma stante a d., calcando varie armi<br />

e tenendo sulla gamba uno scudo rotondo, su cui scrive;<br />

ai lati EX S C Coh. n. 221-222. (Tav. I n. 5). N. M.


278 ETTORE CABRICI<br />

12 — 814 = 61 d. C.<br />

^ — Sim. al n. 2. — 9( - PONTIF • • MAX • TR P • VÌTl •<br />

• COS IMI • P • P • Tipo <strong>di</strong> Cerere, ai lati EX S C.<br />

Coh. n. 223-24. A^. iH.<br />

13 — 814 = 61 d. C.<br />

^' — Sim. al n. 2. — 9( - PONTIF • • MAX TR • P • VUl •<br />

COS •<br />

IMI • P • P<br />

14 — 814 = 61 d. C.<br />

• Tipo <strong>di</strong> Marte, ai lati EX S C.<br />

Coh. n. 225-26. N. , M..<br />

/B' - Sim. al n. 2. - J^ - • • PONTIF MAX TR • P • • Vm<br />

• COS illl • P • P • Tipo <strong>di</strong> Roma, ai lati EX S C<br />

15 ~ 815 = 62 d. C.<br />

Coh. n. 227. N..<br />

^ - Sim. al n. 2. - ]^ - PONTIF • • MAX TR • P • vUli •<br />

• COS Illl • P • • P Tipo <strong>di</strong> Cerere, ai lati EX S C.<br />

Coh. n. 228. A^<br />

16 — 815 = 62 d. C.<br />

^' - Sim. al n. 2. - 9( - • PONTIF MAX<br />

• • COS Illl P • P<br />

17 — 815 = 62 d. C.<br />

• TR • P • • Vim<br />

• Tipo <strong>di</strong> Marte, ai lati EX S C.<br />

Coh. n. 229. N.<br />

;& - Sim. al n. 2. — 9( - • • PONTIF MAX TR • P • VÌm •<br />

• • COS Illl P • P • Tipo <strong>di</strong> Roma, ai lati EX S C<br />

Coh. n. 230-31. A. JR.<br />

18 - 816 = 63 d. C.<br />

^'_3- Sim. al n. 2. - • PONTIF MAX • • TR P • X • • COS<br />

Illl • P • • P Tipo <strong>di</strong> Marte, ai lati EX S C<br />

19 — 816 = 63 d. C.<br />

Coh. n. 232-33. (Tav. I n. 7). A. Jiì.<br />

^ - Sim. al n. 2. — 5/ - PONTIF • MAX • • TR P • • X<br />

• COS IMI • P • P • Tipo <strong>di</strong> Roma, ai lati EX S C.<br />

Coh. n. 234-35.<br />

A'^. M,.<br />

20 — 817 = 64 d. C.<br />

^ - NERO CLAVD CAES AVG IMP TR POT XI P P. Busto<br />

<strong>di</strong> Nerone laureato a d. con lorica e paludamento. —


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 879<br />

— —<br />

I<br />

^ - PACE P R TERRA MARIO PARTA lANVM CLVSIT.<br />

Il tempio <strong>di</strong> Giano, con la porta rivolta a d., adorna <strong>di</strong><br />

festone, ai lati S C.<br />

Sesterzio. Fiorelli, Cai. n. 4353.<br />

21 — 818 = 65 d. C,<br />

^ - NERO CAESAR AVO IMP TR POT XII P P. Busto <strong>di</strong><br />

N. laureato a d. con lorica e paludamento. — 9^ —<br />

Sim. al n. 20.<br />

Sesterzio. Fiorelli, Cai. n. 4354. (Tav. II n. 17).<br />

22 - 818 = 65 d. C. _<br />

.B' — IMP NERO CLAVD CAESAR AVG GERIVI PM TR P XII<br />

P P. Testa <strong>di</strong> N. laureata a d. — 9* — PACE P R<br />

TERRA MARIO PARTA lANVM CLVSIT. Il tempio <strong>di</strong> Giano<br />

con la porta rivolta a s., adorna <strong>di</strong> festone; ai lati S C.<br />

Sesterzio. Fiorelli, Cat. n. 4355.<br />

23 — 819 = 66 d. C.<br />

ÌB' - IMP NERO CLAVD CAESAR AVG GERM P M TR P<br />

XIII P P. Testa <strong>di</strong> N. laureata a. d. — 1^ — Sim. al. n. 22.<br />

Sesterzio. Coh. Nero n. 139.<br />

24 — 819 = 66 d. C.<br />

^ — IMP NERO CLAVD CAESAR AVO GERM P M TR P<br />

XIII P P. Testa <strong>di</strong> N. laureata a s. — 9^ — Sim. al n. 22.<br />

Sesterzio. Coh. Nero, n. 140. Parigi (Tav. Ili n. 7).<br />

25 — 819 = 66 d. C.<br />

^ - IMP NERO CLAVD CAESAR AVO OERM P M TR P<br />

XIII P P. Testa <strong>di</strong> N. a d. con corona ra<strong>di</strong>ata. — 9' —<br />

PACE P R VBIQ PARTA lANVM CLVSIT. Il tempio <strong>di</strong> Giano<br />

chiuso con la porta rivolta a s.; ai lati S C<br />

Dupon<strong>di</strong>o. Coh. Nero, n. 169.<br />

26 - 819 = 66 d. C.<br />

^ - IMP NERO CLAVD CAESAR AVO OERM P M TR P<br />

XIII P P. Testa <strong>di</strong> N. a d. con corona ra<strong>di</strong>ata. — ^^ —<br />

ROMA. Roma galeata seduta a s. sur una corazza e degli<br />

scu<strong>di</strong>, tenendo una corona e un'asta; ai lati S C<br />

Dupon<strong>di</strong>o. Coh. Nero, n. 283.<br />


28o ETTORE CABRICI<br />

27 — 819 = 66 d. C.<br />

;& - IMP NERO CLAVD CAESAR AVCr GERM P M TR P<br />

XIII P P. Busto <strong>di</strong> N. laureato a d., con l'egida. - 9/ -<br />

ROMA. Roma galeata seduta a s. su <strong>di</strong> una corazza, che<br />

stringendo l'asta si appoggia ad uno scudo ; ai pie<strong>di</strong><br />

ha <strong>di</strong>verse armi; ai lati S C.<br />

Sesterzio. Coh. Nero, n. 284. Parigi, [var. Fiorelli, Cat. n. 4356-57<br />

(Tav. Ili n. 2)].<br />

28 - 819 = 66 d. C.<br />

^ - IMP NERO CLAVD CAESAR AVG &ERM P M TR P<br />

XIII P P. Testa <strong>di</strong> N. ra<strong>di</strong>ata a d. - 9I - Sim. al 27.<br />

Dupon<strong>di</strong>o. Coh. Nero, n. 286. Parigi. (Tav. Ili n. 5).<br />

29 — 819 = 66 d. C.<br />

B' — IMP NERO CLAVD CAESAR AVG- GERM P M TR P<br />

XIII P P. Testa <strong>di</strong> N. laureata a d. - p — ROMA. Roma<br />

che, seduta a d. su <strong>di</strong> una lorica, tiene un'asta ed appoggia<br />

il braccio s. su <strong>di</strong> uno scudo; ai lati S C.<br />

Sesterzio. Coh. Nero, n. 287.<br />

30 — 819 = 66 d. C.<br />

3'_3 IMP NERO CLAVD CAESAR AVG GERM P M TR P<br />

XIII P P. Testa <strong>di</strong> N. laureata a destra. — p — ROMA.<br />

Roma galeata seduta a s. su varie armi, che stringendo<br />

l'asta tiene nella d. una piccola Vittoria alata che le porge<br />

un serto ; ai lati S C.<br />

Sesterzio. Fiorelli, Cat. n. 4358. (Tav. Ili n. 4).<br />

31 — 820 = 67 d. C.<br />

^ - NERO CAESAR AVG TR POT XIIII P P. Busto <strong>di</strong> N.<br />

laureato a d. con paludamento e lorica. — p — ROMA.<br />

Roma seduta a s. su <strong>di</strong> una corazza, avente in mano<br />

una Vittoria e un parazonio e poggiando il piede destro<br />

su <strong>di</strong> un elmo; ai lati S C.<br />

Sesterzio. Coh. Nero, n. 260.<br />

Le monete descritte abbracciano tutto il tempo<br />

deirimpero <strong>di</strong> Nerone, dal 54 ai primi mesi del 68,<br />

e ci dovrebbero fornire per conseguenza tutte le tras-


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 281<br />

formazioni alle quali' andò soggetto il suo volto,<br />

dall'anno del suo elevamento al trono, quasi fino alla<br />

morte, ossia dall'età <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci anni a quella <strong>di</strong> trenta.<br />

Se confrontiamo le prime monete d'oro e d'argento<br />

con le ultime <strong>di</strong> bronzo, non possiamo non ammettere<br />

un passaggio notevole da un volto puerile a quello<br />

<strong>di</strong> uomo adulto, da un volto imberbe ad un volto<br />

virile. Ma è pur vero che le monete con la data dal<br />

54 al 63 sono esclusivamente <strong>di</strong> oro e d'argento e<br />

non ci forniscono neanche una sicura base <strong>di</strong> classifi-<br />

cazione, se vogliamo partire dai lineamenti del volto<br />

dell'imperatore, perchè hanno poca varietà; ed invece<br />

sul bronzo, dove il ritratto è più fedele, i dati cro-<br />

nologici <strong>com</strong>inciano dall'anno 64, un po' tar<strong>di</strong> veramente<br />

per la ricerca alla quale atten<strong>di</strong>amo. Se le due<br />

zecche avessero seguito sempre parallelamente lo<br />

sviluppo del tipo <strong>di</strong> Nerone, la serie dell'una potrebbe<br />

rischiarare la via colà dove l'altra ci vien meno, per<br />

modo che la serie d'oro e d'argento dal 54 al 63<br />

potrebbe aiutarci a classificare i bronzi <strong>di</strong> questi anni,<br />

sui quali non <strong>com</strong>pare mai la data; ma questa corrispondenza<br />

non vi è, il tipo <strong>di</strong> Nerone dell'una serie<br />

non trova un perfetto riscontro in quello dell'altra.<br />

Tuttavia la parte iconografica, <strong>com</strong>e mezzo <strong>di</strong> crono-<br />

logia, non è da trascurarsi in una monetazione così<br />

ricca <strong>di</strong> esemplari; e se da un lato <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile la<br />

ricerca, gioverà dall' altro a stabilire il metodo che<br />

potrebbe essere adottato per le serie <strong>di</strong> altri impera-<br />

tori, qualora la sola iconografia ci restasse per tentare<br />

una classificazione, <strong>com</strong>e nel caso presente.<br />

Alle monete <strong>di</strong> Nerone ha rivolta la sua attività<br />

un forte numismatico vivente, il D.' Friedrich<br />

Kenner (4), il quale ha preso <strong>com</strong>e principale scorta<br />

nel <strong>di</strong>fficile <strong>com</strong>pito <strong>di</strong> classificazione la leggenda del<br />

(4) Op. cit.<br />

36


282<br />

ETTORE CABRICI<br />

<strong>di</strong>ritto, senza trascurare però gli altri accessorii, <strong>com</strong>e<br />

il globetto, i segni del valore, la testa ra<strong>di</strong>ata o<br />

laureata, che hanno anche la loro importanza. Lo<br />

scritto del Kenner, assai pregevole per sottigliezza <strong>di</strong><br />

vedute, stabilisce le norme principali <strong>di</strong> una classifica-<br />

zione delle monete <strong>di</strong> Nerone. La parte iconografica<br />

è trattata in uno speciale capitolo, con uno sguardo<br />

largo e <strong>com</strong>prensivo, senza scendere ai particolari.<br />

Egli forma tre gruppi delle monete <strong>di</strong> bronzo, deri-<br />

vanti dalle tre maniere ond'è ritratta l'immagine <strong>di</strong><br />

Nerone.<br />

Una forma <strong>di</strong> ritratto, non molto scarsa, è facilmente<br />

riconoscibile dal capo esteso in larghezza e<br />

per lo più imberbe, coi lineamenti del viso fortemente<br />

impressi, che non appartengono in nessun modo<br />

all'età giovanile, bensì alla prima virilità, dopo s<strong>com</strong>parsa<br />

la lanuggine. Il rilievo è piatto, quin<strong>di</strong> anche<br />

un po' meno ricco <strong>di</strong> eff'etto; il profilo tuttavia assai<br />

vivace. La testa cosi incisa va <strong>di</strong> regola ac<strong>com</strong>pagnata<br />

con la piccola sfera posta all'estremità inferiore del<br />

collo. Questo tipo è rappresentato nelle nostre tavole<br />

dalle monete n. 16, 17, 18, 19 della tav. 1 e dalle<br />

monete n. i, 2, 3, 4 della tav. II.<br />

Un' altra specie <strong>di</strong> ritratto osservasi su <strong>di</strong> una<br />

serie assai più numerosa. Il capo è foggiato sopra<br />

una scala più piccola, è più alto il rilievo, il quale<br />

conferisce una finezza maravigliosa alle forme del<br />

volto. Il profilo è oltre ogni <strong>di</strong>re finissimo, l'accon-<br />

ciatura dei capelli manierata e artefatta, non più così<br />

naturale <strong>com</strong>e nei primi ritratti. Con un' intenzione<br />

palese è stato dato a questo capo un carattere gio-<br />

vanile, potrebbe <strong>di</strong>rsi apollineo, che qua e là certamente<br />

degenera nel manierato, nel molle; l'esecuzione<br />

è più accurata che negli antichi ritratti, la sfera<br />

ha ceduto il posto all'egida sul petto. I sesterzii n. 6,<br />

7, 8 della tav. II ci offrono questo ritratto.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 283<br />

Il terzo tipo, degli ultimi anni, ha le forme fiere,<br />

pronunziate, gli occhi incavati con espressione truce,<br />

le labbra sporgenti, il mento anch'esso sporgente, la<br />

barba tenuta con cura; i capelli minutamente delineati<br />

che scendono sulla nuca, <strong>com</strong>piono la selvaggia fi-<br />

gura. L'artista ha tentato <strong>di</strong> circondarla d'un' aureola<br />

<strong>di</strong> giovinezza, ma invece ci ha offerto un' immagine<br />

ricca <strong>di</strong> particolari che c'interessano. Ve<strong>di</strong> nella tav. Ili<br />

principalmente i n. 2, e2, 13, 15.<br />

Abbiamo creduto necessario <strong>com</strong>pen<strong>di</strong>are questa<br />

parte del lavoro del Kenner, perchè dovremo più<br />

volte riferirci ad essa, essendo la nostra classificazione<br />

fondata sullo stu<strong>di</strong>o della iconografia <strong>di</strong> Nerone.<br />

11 Kenner non poteva più felicemente aggruppare<br />

i tipi rispetto all'arte e rispetto alle apparenze dell'età;<br />

la sua osservazione, colà dove <strong>di</strong>ce che la figura <strong>di</strong><br />

Nerone sulle monete del secondo gruppo è alquanto<br />

abbeUita fino ad avere stu<strong>di</strong>atamente un non so che<br />

<strong>di</strong> apollineo, giunge opportuna a <strong>di</strong>leguare il dubbio<br />

che l'esame dei monumenti potrebbe ingenerare sul-<br />

l'anteriorità dei ritratti col globetto.<br />

Un particolare sfuggito agli occhi <strong>di</strong> tutt' i numismatici<br />

o, se osservato, non preso in quella con-<br />

siderazione che merita, è l'acconciatura dei capelli<br />

sulla fronte. 11 Bernoulli (s), pago delle conclusioni<br />

del Kenner, non curò neanche lui <strong>di</strong> esaminare le<br />

monete con quella scrupolosa osservazione che tanto<br />

lo <strong>di</strong>stingue nello stu<strong>di</strong>o dei monumenti.<br />

La singolarità della chioma <strong>di</strong> Nerone fu notata<br />

dal suo biografo Suetonio, il quale, parlando delle<br />

sue abitu<strong>di</strong>ni e del governo del corpo, ricorda che<br />

circa cultum habihimque adeo pudendus, ut <strong>com</strong>am<br />

semper in gradus formatam, peregrinatione achaica<br />

(5) Rómische Ikonographie, Nero, pag. 387-391.


284<br />

ETTORE CABRICI<br />

etiam pone verticem summiserit (6). Niente <strong>di</strong> più<br />

possibile per un uomo <strong>com</strong>e Nerone, fanatico <strong>di</strong><br />

apparire avvenente, anche sapendo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare goffo<br />

e ri<strong>di</strong>colo.<br />

Negli ultimi anni della repubblica e nei primi<br />

dell'impero si usò <strong>di</strong> portare i capelli né lunghi né<br />

corti, senza <strong>di</strong>visione e senz' alcun abbigliamento,<br />

semplici e col loro naturale ripiego in avanti, leggermente<br />

abbandonati sulla fronte. Così è ritratto<br />

Augusto in tutt' i busti e le statue che si conoscono,<br />

così Tiberio e gli altri della famiglia Giulia, <strong>com</strong>e pure<br />

i loro contemporanei dei quali l'antichità ci ha tramandato<br />

i ritratti, così i Flavii sino agli Antonini,<br />

fatta eccezione <strong>di</strong> Nerone. Il giovane imperatore,<br />

corrotto e scioperato, aveva tutt' i <strong>di</strong>fetti dei suoi<br />

coetanei <strong>com</strong>pagni nelle capestrerie, dei quali parlano<br />

Ovi<strong>di</strong>o e Quintiliano (7). Varii busti <strong>di</strong> lui hanno i<br />

capeUi ravviati con molta ricercatezza. L'arte mone-<br />

tale <strong>com</strong>e fu fedele nel ritrarre le figure degli altri<br />

imperatori, andando <strong>di</strong> pari passo con l'arte plastica,<br />

così fu anche con Nerone. Se osserviamo infatti le<br />

teste e i busti che <strong>di</strong> lui si conservano, scorgeremo<br />

i capelli <strong>di</strong>segnati or in un modo or in un altro. E<br />

caratteristico quel sovrapporsi <strong>di</strong> riccioH dove più dove<br />

meno rilevati, da cui deriva quella chioma in gradns<br />

formatam, <strong>com</strong>e la chiama Suetonio. Ma per quanto<br />

prezioso sia questo passo dell' antico biografo e<br />

richiami il nostro stu<strong>di</strong>o su questa parte della icono-<br />

grafia <strong>di</strong> Nerone, pure il riscontro nei monumenti ci<br />

fornisce qualche particolare che Suetonio in fin dei<br />

conti non poteva rilevare; egU fa il ritratto <strong>di</strong> Nerone<br />

<strong>com</strong>e può farlo un biografo, e certe osservazioni che<br />

(6) Nero, 51. Tacito {Hist. II, 9) <strong>di</strong>ce in termini generali: Corpus<br />

insigne oculis <strong>com</strong>aque et torvitate vultus.<br />

(7) Cfr. OviD., Ars am. I, 507; III, 434. Quintil., Inst. orai. XII, io,<br />

47; I, 6, 44.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 285<br />

interessano oggi lo stu<strong>di</strong>oso d'iconografia non potevano<br />

e non possono interessare uno storico. L'esame<br />

<strong>di</strong> due sesterzii <strong>di</strong> Nerone varrà a chiarire quanto <strong>di</strong>co.<br />

Nell'esemplare n. 8 della tav. I abbiamo innanzi<br />

una bella testa <strong>di</strong> Nerone tra il giovanetto e l'adulto,<br />

con i capelli abbastanza lunghi, ripiegati in forma <strong>di</strong><br />

riccioli sulla nuca (proprietà <strong>com</strong>une a tutt' i Clau<strong>di</strong>i)<br />

aggiustati con una certa grazia sull'occipite e cadenti<br />

sulla fronte nella maniera naturale. La testa sugli<br />

esemplari n. 8 e i8 della tav. II è in tutto simile<br />

alla prima, se non che i capelli pettinati dal cocuzzolo<br />

alla fronte, in guisa da formare una gradazione ondulatoria,<br />

sulla fronte sono rivolti in su e dapprima<br />

rientranti, escono con l'estremità in fuori, circondandola<br />

a guisa <strong>di</strong> corona.<br />

La prima idea che ricorre alla mente è che<br />

questi due ritratti non sieno del medesimo anno e<br />

rappresentino due fasi, per così <strong>di</strong>re, della chioma<br />

<strong>di</strong> Nerone. Le monete <strong>di</strong> bronzo con i numeri <strong>di</strong><br />

carica, tutte degli ultimi anni (v. tav. II n. 17 e tav. Ili<br />

n. 2, 4, 5), potrebbero avvalorare la ipotesi, perchè<br />

hanno costantemente i capelli in su; ma un raro<br />

sesterzio <strong>di</strong> Parigi, unico a quanto pare, con la XIII<br />

potestas tribunicia, hai capelli lavorati alla prima<br />

foggia (v. tav. Ili n. 7). Dunque le due serie sono<br />

contemporanee, e una delle due sarà falsa e non<br />

rispondente al vero, perchè non possiamo ammettere,<br />

che Nerone si ravviasse i capelli ora in un modo ora<br />

nell'altro. Però la plastica, con la quale abbiamo detto<br />

essere d'accordo l'arte monetale, ci avverte, <strong>com</strong>e<br />

<strong>di</strong>cevamo poc'anzi, che le due specie <strong>di</strong> capigliatura<br />

esistettero: basti ricordare la famosa testa <strong>di</strong> bronzo<br />

della Biblioteca Vaticana W o quella della collezione<br />

(8) Bernoulli, Ikon., taf. XXIV.


286<br />

ETTORE CABRICI<br />

<strong>di</strong> Monaco (9). In tal caso possiamo piuttosto proporci<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are se le due serie siano in<strong>com</strong>inciate verso<br />

lo stesso tempo o se fra il principio dell'una e quello<br />

dell'altra intercedette qualche tempo. Qui possiamo<br />

ragionare per induzione. Una prova circa l'anterio-<br />

rità della prima pettinatura l'abbiamo nelle monete <strong>di</strong><br />

oro e d'argento con gli anni della tribunicia potestas.<br />

Su queste monete il capo dell'imperatore è<br />

tratteggiato sempre con i capelli in giù fino al 60<br />

(v. tav. I n. I, 2, 3); da questo anno fino al 63 i<br />

capelli sono <strong>di</strong>sposti intorno alla fronte con un appa-<br />

rente artifizio (v. tav. I n. 4, 5, 6, 7), finche non si<br />

perviene alla serie coi capelli in su. Perciò supponiamo<br />

che i bronzi con i capelli in giìi sieno stati i<br />

primi e che in seguito sia <strong>com</strong>parso 1' altro tipo,<br />

<strong>com</strong>inciato il quale, non fu sospesa la prima conia-<br />

zione, ma continuata con l'altra.<br />

Una sola cosa in questa monetazione non ci<br />

sappiamo spiegare, per soluzioni che abbiamo tentate,<br />

<strong>com</strong>e mai la serie con i capelli cadenti sulla fronte<br />

abbia sempre il capo dell'imperatore volto a sinistra,<br />

ed invece la serie coi capelli volti in su lo abbia<br />

sempre a destra. Singolarità tanto pili rilevante, in<br />

quanto, tranne questo particolare, entrambe le serie<br />

hanno molti lati <strong>com</strong>uni. La fisonomia dell'imperatore<br />

però non ha mai la stessa espressione in entrambe<br />

le serie. Evidentemente le mani che lavorarono i<br />

punzoni <strong>di</strong> una serie son <strong>di</strong>verse da quelle che lavoraron<br />

gli altri.<br />

Questo dualismo si può spiegare solo ammettendo<br />

che nella zecca <strong>di</strong> Roma vi siano state due<br />

scuole <strong>di</strong> artisti, seguenti ciascuna un unico tipo <strong>di</strong><br />

Nerone costantemente e fedelmente.<br />

Nell'arte monetale, a preferenza <strong>di</strong> ogn'altra arte.<br />

19) Id. taf. XXV.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 287<br />

certi tipi hanno esercitato una grande influenza sulle<br />

concezioni degli artisti successivi; tanto più nella<br />

zecca <strong>di</strong> Roma, che dobbiamo immaginare così numerosa<br />

d'artisti e quin<strong>di</strong> cosi produttiva <strong>di</strong> monete<br />

destinate a circolare per tutt' il mondo. In una serie<br />

<strong>di</strong> monete imperiali del medesimo imperatore, dello<br />

stesso anno, è <strong>di</strong>fficile trovarne due uscite dallo<br />

stesso conio, o, se il <strong>di</strong>ritto è uguale, non sarà così<br />

il rovescio. Delle zecche <strong>di</strong> Roma, del loro organamento<br />

interno , della <strong>di</strong>stribuzione dei carichi noi<br />

sappiamo assai poco, ma si deve ben credere che<br />

quella grande fabbrica <strong>di</strong> oricalco e <strong>di</strong> rame abbia<br />

avuto un numero considerevole d'artisti, non tutti<br />

certo dello stesso valore, ma chi più chi meno bravo,<br />

e che quelli i quali per età e per stu<strong>di</strong>i erano giu<strong>di</strong>cati<br />

migliori, regolassero gli artisti secondarii, creando i<br />

tipi che poi fedelmente erano riprodotti da questi con<br />

più o meno <strong>di</strong> <strong>com</strong>petenza. Così è che alcune monete<br />

non possono <strong>com</strong>petere con altre del medesimo anno<br />

per esattezza d'esecuzione e non rivelano una stessa<br />

mano d'artista.<br />

Nella serie monetale <strong>di</strong> Nerone <strong>di</strong>stinguiamo<br />

dunque tre tipi fondamentali : quello col globetto,<br />

quello con l'egida sul petto e i capelli in su ed un<br />

terzo tipo, spesso senz'egida né globetto, coi capelli<br />

rivolti in giù e la testa a sinistra. La classificazione<br />

generale potrebbe farsi coi seguenti criterii :<br />

Lasciando stare le monete d'oro e d'argento dei<br />

primi tre anni <strong>di</strong> regno le quali ci danno una testa<br />

<strong>di</strong> giovanetto, il tipo giovanile <strong>di</strong> Nerone dai 20 ai<br />

23 anni d'età ce lo forniscono le monete dello stesso<br />

metallo, degh anni 57, 58, 59, 60 (tav. I n. i, 2, 3):<br />

collo stretto, volto imberbe ed ovale, guancia ton-<br />

deggiante, chioma trascurata o almeno semplice e<br />

naturale <strong>com</strong>e quella d'Augusto, <strong>di</strong> Tiberio, <strong>di</strong> Cali-<br />

gola, <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o, che scende sulla fronte. Nel 60 già


288 ETTORE CABRICI<br />

appare una leggiera mo<strong>di</strong>ficazione alla chioma; oltre<br />

ad avere quei caratteristici riccioli in gradus, i capelli<br />

della fronte non scendono più nella maniera naturale,<br />

ma sono <strong>di</strong>sposti a ciocche rivolte in su ed espresse<br />

dall'artista con una evidente <strong>di</strong>fficoltà (tav. I n. 4,5)^'°).<br />

Nel 60 appare dunque per la prima volta mo<strong>di</strong>ficata<br />

la chioma <strong>di</strong> Nerone in una serie non interrotta <strong>di</strong><br />

monete; il che è della più alta importanza, specie<br />

quando si osserva che in questo e nei successivi anni<br />

quella particolarità della chioma si cerca <strong>di</strong> riprodurla<br />

più fedelmente. Sopra un aureo dell'anno 60, benché<br />

un po' consumato, si <strong>di</strong>stinguono i capelli rivolti in su<br />

(tav. I, n. 6); ma un ritratto fedele, con quelle gra-<br />

dazioni <strong>di</strong> riccioli, <strong>di</strong>videnti la chioma in tre parti,<br />

l'abbiamo in un aureo del Museo <strong>di</strong> Napoli dell'anno<br />

63 (tav. I n. 7). I capeUi lunghi ed in su formano<br />

un rialzo che cinge la fronte d'ogn' intorno e danno<br />

al volto un'apparenza muHebre.<br />

Venendo ai bronzi, una serie monetale si <strong>di</strong>-<br />

stingue dalle altre per <strong>di</strong>verse particolarità <strong>di</strong> stile e<br />

per un accessorio notevole qual è un globetto collo-<br />

cato alla estremità del collo. Il n. 16 della tavola I<br />

è il prototipo <strong>di</strong> questi tipi. Carattere essenziale <strong>di</strong><br />

questa serie, oltre il globetto che basterebbe da solo<br />

a <strong>di</strong>stinguerla, è il poco rilievo. Quel che perde in<br />

altezza lo guadagna in ampiezza; il collo è largo, il<br />

contorno ben delineato, il volto sempre imberbe, i<br />

capelli eseguiti accuratamente, lo sguardo accighato.<br />

Non manca qualche immagine assai giovanile, dal<br />

collo stretto, <strong>com</strong>e quello del n. 18 tav. I.<br />

In questa serie appare per la prima volta il<br />

nuovo abbigliamento dei capelli <strong>di</strong> Nerone (tav. II<br />

n. I, 2, 3, 4). I riccioli della testa sono assai pro-<br />

(10) Un riscontro assai utile può farsi con la testa <strong>di</strong> Nerone che<br />

conservasi nel Museo Britannico (Bernoulli, Nero p. 398, fig. 59).


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 289<br />

nunziati, così pure quelli della nuca e della fronte.<br />

Con l'apparire <strong>di</strong> questo tipo dai capelli in su non<br />

bisogna credere che quello col globetto e i capelli<br />

in giù sia stato abbandonato; per ritenere che sia<br />

durato ancora, abbiamo forti ragioni tratte dai tipi<br />

del rovescio ai quah si ac<strong>com</strong>pagna, <strong>com</strong>e vedremo<br />

nel Prospetto cronologico. Queste monete col glo-<br />

betto sono poco numerose e <strong>di</strong>mostrano che la<br />

coniazione loro fu scarsa e che durò pochi anni.<br />

Ma la serie piìi artistica e la più numerosa si<br />

manifesta con esemplari <strong>di</strong> una fattura squisita nei<br />

n.' 6, 7, 8, 9, IO, II, 13, 18 della tav. II. Il n. io<br />

rappresenta quanto <strong>di</strong> più perfetto è stata capace <strong>di</strong><br />

dare Tarte romana. L'incisore non poteva esser più<br />

felice nello stu<strong>di</strong>o dei particolari. Esso è il prodotto<br />

della creazione <strong>di</strong> un nuovo tipo che sarà copiato più<br />

o meno fedelmente tanto nei conii dell'oro e dell'argento<br />

quanto in quelli del bronzo. A ragione il Kenner<br />

vi vede un non so che <strong>di</strong> eroico, un non so che <strong>di</strong><br />

apollineo che traspare dall'insieme <strong>di</strong> esso. Invano<br />

adunque noi cercheremmo <strong>di</strong> classificare cronologicamente<br />

le monete <strong>di</strong> Nerone, se non tenessimo conto<br />

<strong>di</strong> questo abbellimento, <strong>di</strong> questa mo<strong>di</strong>ficazione che<br />

altera un poco le forme del suo volto e ci potrebbe<br />

far collocare queste monete nei primi anni del suo<br />

regno. Sui più antichi esemplari <strong>di</strong> questa nuova serie,<br />

che giunge fino al termine dell'impero <strong>di</strong> Nerone, la<br />

barba è appena accennata o talvolta non è accennata<br />

punto, ma in seguito è segnata con forti rilievi, <strong>com</strong>e<br />

nei n.' 8 e i8. Come nella serie precedente il globetto,<br />

così in questa è caratteristica l' egida sul petto.<br />

La nuova <strong>di</strong>sposizione dei capelli, già apparsa<br />

nella serie col globetto, ora <strong>di</strong>venta tipica. La testa è<br />

sempre rivolta a destra; lo sguardo fiero e gli occhi<br />

incavati, in questo tipo s<strong>com</strong>parvero per cedere il<br />

posto ad una serenità eroica. Una sobrietà <strong>di</strong> forme<br />

37


290 ETTORE CABRICI<br />

doveva appianare i <strong>di</strong>fetti e le sproporzioni naturali<br />

del volto del tiranno. Questo tipo lo chiameremo col<br />

Kenner tipo della Riforma, perchè si rannoda ad una<br />

serie <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni intese ad un rior<strong>di</strong>namento<br />

generale della monetazione imperiale. È l'unico che<br />

troviamo nei sesterzii e dupon<strong>di</strong>i con gli anni della<br />

tribunicia potestas e perciò non può dubitarsi che<br />

sia l'ultimo apparso. Soltanto sugli esemplari ultimi<br />

r egida è quasi sempre s<strong>com</strong>parsa, il collo è assai<br />

largo, lo sguardo truce è caratteristico (tav. II n. 18<br />

e tav. Ili n. 1-8).<br />

Il famoso sesterzio che ha la Xll trib. pot. <strong>di</strong><br />

Nerone e il busto col paludamento, se ha la stessa<br />

fattura dei sopradescritti esemplari, ha però le fattezze<br />

del volto <strong>di</strong> gran lunga più giovanili che non appaiano<br />

sugli altri contemporanei (tav. II n. 17). Questo tipo è<br />

singolare per molte ragioni; prima perchè è l'unico,<br />

in tutta la serie, che abbia il busto così riccamente<br />

ornato, poi perchè non è un ritratto <strong>di</strong> Nerone rispondente<br />

a quelli delle altre monete contemporanee. Noi<br />

sospettiamo che l' artista abbia voluto riprodurre<br />

qualche statua <strong>di</strong> Nerone assai nota in Roma per<br />

la sua bellezza artistica.<br />

Per grande che sia stato lo sviluppo e l'influenza<br />

<strong>di</strong> questo nuovo tipo della moneta neroniana, è certo<br />

però che esso non fu il solo ad essere continuato.<br />

Il tipo primitivo dai capelli cadenti sulla fronte,<br />

sempre rivolto a sinistra, che abbiamo visto nella<br />

serie col globetto, lo troviamo durante il periodo<br />

della riforma. Esso è rappresentato dalla testa del<br />

sesterzio n. 8 tav. I.<br />

Conserva molto della fattura dei primi aurei: la<br />

guancia è tonda, gli occhi non incavati e senz'alcun<br />

aspetto truce, i capelli con riccioli cadenti sulla fronte<br />

ed artisticamente <strong>di</strong>sposti sulla nuca, sotto il nodo<br />

del lemnisco, spiegati a guisa <strong>di</strong> ventaglio. Di questa


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 29I<br />

fattura non possiamo citare nessun altro sesterzio, ma<br />

possiamo bene citare un dupon<strong>di</strong>o riportato nella tav. I<br />

n. 9 e alcuni sesterzii, la cui <strong>di</strong>pendenza da questo è<br />

in<strong>di</strong>scutibile. Tali sono i sesterzii n. io, 1 1, 13 della tav. 1,<br />

ai quali va unito il dupon<strong>di</strong>o n. 12 della stessa tavola.<br />

Un asse coi capelli che ricordano assai da vicino<br />

quelli dell' aureo n. 7 della tav. I appartiene alla<br />

collezione Santangelo, ed è certamente dello stesso<br />

tempo (tav. I n. 14). L'artista <strong>di</strong> fronte alla <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> esprimere il rialzo dei capelli, ingegnosamente<br />

<strong>di</strong>spone le linee in modo da in<strong>di</strong>care che non sono<br />

i soliti capelli scendenti sulla fronte.<br />

I numerosi ritrovamenti <strong>di</strong> monete fatti a Pompei<br />

ci offrono un considerevole numero <strong>di</strong> esemplari col<br />

tipo della testa a sinistra dai capelli in giù, ma coi<br />

lineamenti <strong>di</strong> Nerone degli ultimi anni. Se si considera<br />

che il tipo col globetto è così raro nei trovamenti<br />

<strong>di</strong> Pompei, da essere pressoché sconosciuto e che<br />

il tipo della riforma abbonda notevolmente, potremo<br />

fin da ora tenere per indubitato che queste monete<br />

col capo a sin. abbiano avuto al loro apparire una<br />

scarsa coniazione, la quale <strong>di</strong>venne abbondante negli<br />

ultimi anni. Un esame superficiale <strong>di</strong> queste monete<br />

rinvenute a Pompei <strong>di</strong>ssipa ogni dubbio. Le forme<br />

del capo sono assai sviluppate, il collo taurino arriva<br />

a tale esagerazione, che quasi non si può <strong>di</strong>re dove<br />

in<strong>com</strong>inci, l'estremità del mento è sporgente, fino a<br />

trovarsi sulla linea del naso, lo sguardo feroce e gli<br />

occhi infossati (tav. Ili n. 11-15).<br />

Da una statistica delle monete <strong>di</strong> Nerone appar-<br />

tenenti alle pubbliche collezioni <strong>di</strong> Napoli, <strong>di</strong> Santangelo<br />

e a quella privata <strong>di</strong> Francesco Gnecchi, nonché<br />

ai depositi del Museo Nazionale formati <strong>di</strong> monete<br />

<strong>di</strong> provenienza pompejana, risulta che queste monete<br />

sono assai scarse rispetto a quelle della Riforma,<br />

perchè abbiamo avuto i seguenti risultati:


292<br />

ETTORE CABRICI<br />

Depositi del Museo Nazionale<br />

Sesterzii del i'^ tipo, cioè col globetto . . . . n. 5<br />

„ del 2° „ cioè con la testa rivolta a s. „ 36<br />

„ del 3° „ cioè della Riforma . . . „ 128<br />

Dupon<strong>di</strong>i del 1° tipo n. —<br />

del 2«<br />

„ „ 8<br />

del 3« „ „ 49<br />

Assi del 1° tipo n. 3<br />

« del 2° „ „ 16<br />

del 3° „ ,,162<br />

Totale: monete del 1° tipo 8; del 2° tipo 60; del 3° tipo 339.<br />

Medagliere inventariato dal Fiorelli<br />

Sesterzii del 1° tipo n.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 293<br />

Assi del 1° tipo n. 8<br />

„ del 2" „ „ i8<br />

del a'' „ „ 123<br />

Totale: monete del i° tipo 31; del 2° tipo 36; del 3° tipo 219.<br />

Medagliere Gnecchi<br />

Sesterzti del i" tipo n. io<br />

del 2° „ „ 14<br />

„ del 3° „ „ 28<br />

Dupondu del 1° tipo n. —<br />

„ del 2° „ „ 5<br />

del 3° „ „ II<br />

Assi del 1° tipo n. 13<br />

del 2°<br />

„ „ 8<br />

del 3° „ „ 18<br />

Totale: monete del 1° tipo 23; del 2"* tipo 27; del 3° tipo 57.<br />

La somma <strong>com</strong>plessiva delle monete <strong>di</strong> Nerone<br />

da noi stu<strong>di</strong>ate supera, <strong>com</strong>e si vede, il numero <strong>di</strong><br />

1000, del quale le monete del 2° tipo rappresentano<br />

assai meno della 5^ parte, laddove le monete <strong>di</strong> 3°<br />

tipo rappresentano le tre quarte parti; il resto è<br />

costituito dalle monete col globetto. Non dobbiamo<br />

noi dunque conchiudere che il 2° tipo fu assai poco<br />

coniato? Pili scarso ancora è il tipo col globetto;<br />

eppure durò dal 56 al 63, ben sette od otto anni.<br />

La ragione <strong>di</strong> tanta scarsezza cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>penda dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni economiche dell'Impero.<br />

La floridezza dello Stato con Augusto, Tiberio<br />

ed anche con Clau<strong>di</strong>o aveva accresciuto il <strong>com</strong>mercio,<br />

e una copia stragrande <strong>di</strong> moneta circolava nell'Italia<br />

e specialmente in Roma; tanto che coli' avvenimento<br />

<strong>di</strong> Nerone al trono non si sentì il bisogno <strong>di</strong> emettere<br />

altra moneta; quella che circolava era più che


294<br />

ETTORE CABRICI<br />

sufficiente. Perciò nei primi anni la zecca <strong>di</strong> Roma<br />

fu inerte e quando dopo un certo numero <strong>di</strong> anni,<br />

forse nel 56, si <strong>com</strong>inciò a coniare moneta <strong>di</strong> bronzo,<br />

non fu mestieri emetterne molta. Per questa ragione<br />

principalmente le monete del primo tipo sono scarse.<br />

II.<br />

Quando <strong>com</strong>incia il tipo della Riforma.<br />

La materia stessa ci trae adesso a determinare<br />

l'anno in cui <strong>com</strong>inciò il tipo della Riforma.<br />

Il tipo <strong>di</strong> Nerone dai capelli rivolti in su già lo<br />

abbiamo visto <strong>com</strong>parire nella serie col globetto e<br />

secondo noi rappresenta l'ultima e più perfetta fase<br />

<strong>di</strong> essa. Se non possiamo per ora in<strong>di</strong>care l'anno<br />

<strong>di</strong> tale <strong>com</strong>parizione , abbiamo almeno un dato<br />

cronologico importante nelle serie dell'oro e dell'ar-<br />

gento. Una spia sicura per l' apparizione <strong>di</strong> questo<br />

tipo nuovo è offerta dalle monete <strong>di</strong> città greche o<br />

<strong>di</strong> colonie romane, coniate sotto la dominazione <strong>di</strong><br />

Nerone e aventi l' in<strong>di</strong>cazione dell' anno della loro<br />

emissione.<br />

Queste zecche, cui nell'epoca imperiale era data<br />

facoltà <strong>di</strong> coniare moneta <strong>di</strong> bronzo con l'immagine<br />

dell'imperatore, si attenevano sempre al tipo delle<br />

monete uscenti dalla zecca <strong>di</strong> Roma e ne copiavano<br />

fedelmente alle volte il ritratto od il rovescio, e anche<br />

quando non segnavano l'anno della emissione, pure<br />

la <strong>di</strong>pendenza per questo rispetto era tale, da non<br />

lasciar dubbio <strong>di</strong> sorta. Il tipo della Vittoria gra<strong>di</strong>ente<br />

con corona e lungo ramo <strong>di</strong> palma, tanto frequente<br />

sui dupon<strong>di</strong>i <strong>di</strong> Nerone, il tipo del Citaredo, anch'esso


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 295<br />

frequente, li ve<strong>di</strong>amo <strong>com</strong>parire fedelmente riprodotti<br />

l'uno sulle monete <strong>di</strong> Tessalonica e <strong>di</strong> Apollonoshieron<br />

(tav. V n. 2), l'altro su quelle <strong>di</strong> Perinto e <strong>di</strong> Patrasso,<br />

e sic<strong>com</strong>e vanno quasi sempre ac<strong>com</strong>pagnati dal tipo<br />

<strong>di</strong> Nerone della Riforma, possiamo sicuramente conchiudere<br />

che tali monete <strong>di</strong> zecca greca non sono<br />

anteriori alla prima emissione del tipo della Riforma.<br />

Questa induzione si fa con le monete senza data <strong>di</strong><br />

sorta; e per quelle con la data? Allora sì che avremo<br />

un dato cronologico in<strong>di</strong>scutibile.<br />

Questa maniera <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la serie imperiale<br />

greca può in molti casi fornirci una prova della più<br />

alta importanza storica in quelle serie imperiali romane,<br />

dove manca l'in<strong>di</strong>cazione delle cariche, e forse<br />

l'unico dato cronologico, sicurissimo per altro, quando<br />

saremmo per rinunziare alla classificazione.<br />

Abbiamo descritto nell'elenco che offriamo agli<br />

stu<strong>di</strong>osi in fine <strong>di</strong> questo capitolo, una gran parte <strong>di</strong><br />

quelle monete greche dell'età <strong>di</strong> Nerone aventi l'anno<br />

<strong>di</strong> loro emissione, in<strong>di</strong>cando sempre la maniera ond' è<br />

aggiustata la chioma <strong>di</strong> Nerone, cioè se con i capelli<br />

scendenti sulla fronte ovvero rivolti in su. Abbiamo<br />

<strong>com</strong>preso inoltre le monete senza dato cronologico,<br />

sulle quali l'immagine <strong>di</strong> Nerone è accoppiata con<br />

quella della madre Agrippina o <strong>di</strong> alcuna delle sue<br />

mogli. Tali monete se non ci forniscono una data<br />

certa, si possono bene circoscrivere in un determi-<br />

nato giro <strong>di</strong> anni e giovarci all'uopo.<br />

Notevole fra tutte è la ricca serie delle monete<br />

alessandrine, che dal 54 scende senza interruzione<br />

fino al 67 o 68. La testa <strong>di</strong> Nerone negli anni 54,<br />

56; Sii 58, 59, 60, 61, 62, è sempre ritratta allo<br />

stesso modo, coi capelli in giij ; nell'anno 63 si nota,<br />

ma non sempre, una deviazione dei capelli dalla<br />

or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong>rezione con due o tre linee rivolte in su.<br />

Continua intanto la prima forma. Nel 64 abbiamo


296<br />

ETTORE CABRICI<br />

esemplari della prima forma ed esemplari coi capelli<br />

alquanto mo<strong>di</strong>ficati <strong>com</strong>e nel 63; e così negli anni<br />

successivi, fino a quando nell'anno 67 abbiamo quasi<br />

il tipo della Riforma.<br />

Ma Alessandria si tenne forse un po' troppo<br />

fedele all'antico ritratto <strong>di</strong> Nerone. Antiochia che fino<br />

a tutto il 63 aveva anch' essa conservato la forma<br />

stereotipata dei primi anni, nel 64 <strong>di</strong> botto passa al<br />

tipo nuovo che troviamo continuato nel 66. L'identico<br />

passaggio avviene nella sua serie senza data. Ma qui<br />

basta solo ricordarlo.<br />

Le colonie <strong>di</strong> Corinto e <strong>di</strong> Patras, <strong>com</strong>echè senza<br />

data, pure giovano alla ricerca nostra, perchè le<br />

loro monetine <strong>di</strong> bronzo con la leggenda ADVENT • AVGnon<br />

sono anteriori alla seconda metà dell' anno 66.<br />

Ebbene<br />

Riforma.<br />

queste hanno quasi sempre il tipo della<br />

Il tipo nuovo appare anche sulle belle monete<br />

<strong>di</strong> Caesarea Cappadociae nel 63 (tav. IV n. 3), su<br />

quelle <strong>di</strong> Gadara nel 65 (tav: V n. 7), <strong>di</strong> Caesarea<br />

Samariae (tav. V n. 8), <strong>di</strong> Augusta (tav. V n. 6), <strong>di</strong><br />

Sebaste (tav. V n. 11), <strong>di</strong> Nicaea, (MiUingen, Sylloge<br />

of ancient coins, ecc. PI. Ili n. 38) nell' anno 67 e<br />

nei primi mesi del 68.<br />

Ma sopra tutte ha una importanza sconfinata<br />

la bellissima moneta d'argento <strong>di</strong> Lao<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Siria,<br />

per l'anno della sua emissione che è il 63.<br />

Noi non presumiamo d'aver raccolto in questo<br />

catalogo, che segue, tutte le monete greche degli anni<br />

dell'impero <strong>di</strong> Nerone aventi un dato cronologico,<br />

ma cre<strong>di</strong>amo che bastino allo scopo <strong>di</strong> spiare in quale<br />

anno più o meno appaia il nuovo tipo <strong>di</strong> Nerone.<br />

Salvo il caso che nuove scoperte o monete a noi<br />

ignote esistenti in collezioni pubbliche e private, non<br />

ci smentiscano, si può ritenere che questo tipo faccia<br />

capolino sulle monete <strong>di</strong> Alessandria e <strong>di</strong> Caesarea


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 297<br />

Cappadociae neir anno 63, su quelle <strong>di</strong> Antiochia,<br />

salvo mo<strong>di</strong>ficazione, nel 64. Ma V anno più antico<br />

della sua apparizione è il 63.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle monete greche, conferma dunque<br />

il sospetto che il nuovo tipo della Riforma sia co-<br />

minciato nel 63. E <strong>di</strong>fatti, se si considera bene, varie<br />

altre prove in<strong>di</strong>rette concorrono alla medesima con-<br />

chiusione e a far presumere che nell'anno 63 il governo<br />

<strong>di</strong> Roma abbia cercato <strong>di</strong> regolare la monetazione<br />

in conformità delle con<strong>di</strong>zioni economiche<br />

dello Stato. Le monete d' oro conservavano ancora<br />

il peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 7,60 che fu ridotto a 7,28; quelle<br />

d'argento dal peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> gr. 3,40 scesero a quello<br />

<strong>di</strong> gr. 3,18. In quest'anno cre<strong>di</strong>amo che sia stata<br />

<strong>di</strong>sciplinata la lega dell' oricalco, scaduto dopo Augusto,<br />

e fatta una revisione generale delle monete<br />

<strong>di</strong> bronzo, imprimendo su quelle <strong>di</strong> giusto peso e<br />

<strong>di</strong> buona lega la contromarca NCAPR. Fu <strong>com</strong>inciato<br />

a coniare l' asse d' oricalco, mentre prima questo<br />

nominale non si conosceva che <strong>di</strong> rame, e lo argomentiamo<br />

dal tipo <strong>di</strong> Nerone che è sempre quello<br />

della Riforma. Assi d'oricalco col primo o col secondo<br />

tipo non se ne conoscono. Questa è una vera riforma<br />

monetale e le nuove monete col nuovo tipo pigliano<br />

nome da essa.<br />

Anno 54.<br />

Alexandria (Bigi.) — NEPH KAAV KAI2 lEB .<br />

. . Testa <strong>di</strong><br />

Nerone a d. con corona ra<strong>di</strong>ata (capelli in giù).<br />

P — AYTOKPA. Aquila a s. con ramo <strong>di</strong> palma, poggiato<br />

all'ala; innanzi LA.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9576-77.


298 ETTORE CABRICI<br />

Anno 56.<br />

Alexandria (Bigi.) — NER KAAY KAI . . . TEP AYTO. Testa<br />

<strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giìi).<br />

9 - APPinniNA lEBAITH. Busto <strong>di</strong> Agrippina a d.;<br />

innanzi Lf.<br />

Fiorelli, Cai. n. 9608 — Gotha.<br />

- (Bigi.) - NEP KAAY KAIZ lEB TEP . . . Testa<br />

<strong>di</strong><br />

N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

P — NEO ArAe AAIM. Serpente mitrato a d. che si erge<br />

sulla coda fra spighe e papaveri; innanzi Lf.<br />

Vienna.<br />

- (Bigi.) - NEP KAAY KAII 2EB TEP AYTO. Testa<br />

<strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

^ — OKTAYIA lEBAITOY. Busto <strong>di</strong> Ottavia a d.; innanzi<br />

Lf.<br />

Gotha — Santang., Cat. n. 11809 (Tav. IV n. 7).<br />

Sidon (Br.) — Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. ; innanzi al petto un astro<br />

(capelli in giù).<br />

]^ — IIAANOI GEAI. Europa sul toro, a d.; sopra SIP.<br />

Sanclem, t. II, tab. XV n. 52.<br />

Anno 57.<br />

Alexandria (Bigi.) — NEPXl ZEB TEP AY. Busto <strong>di</strong> N.<br />

a s. con corona rad. ed egida sull'omero; innanzi LA<br />

(capelli in giù).<br />

9^ — AnOAAriN. Busto laur. <strong>di</strong> Apollo a d. con<br />

la faretra sull'omero; innanzi una stella.<br />

Vienna.<br />

- (Bigi.) — . . . . KAAY KAII ZEBA TEP . . Testa<br />

<strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

^ — OKTAOYI .... Busto <strong>di</strong> Ottavia a<br />

Vienna.<br />

d. ; innanzi<br />

_<br />

LA.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 299<br />

Alexandria (Bigi.) — NEPH KAAY KAIZ lEBA TEP AYTO.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

P — NEO A M. Serpente mitrato a d. che si erge<br />

sulla coda fra spighe e papaveri; a d. LA.<br />

Vienna — Santang. n. 11707.<br />

— (Bigi.) - KAIZ ZEB TER Testa <strong>di</strong><br />

N. laur. a d. (capelli in giij).<br />

91 — TER. Cerere in pie<strong>di</strong> a s., poggiata ad alta<br />

face e con le spighe in mano; innanzi LA.<br />

Fiorelli, Cut. n. 9578.<br />

Anno 58.<br />

Alexandria (Bigi.) — NEPfl KAAY KA Testa <strong>di</strong> N. laur.<br />

a d. (capelH in giij).<br />

5^ — AHMHTEP. Cerere in pie<strong>di</strong> a s., poggiata a lunga<br />

asta e con le spighe nella d. ; innanzi LE.<br />

Santang., Cat. n. J1708.<br />

- (Bigi.) - NEPriN KAAY KAIZ ZEBA TEP AYTO.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giìi).<br />

P — IPHNH. La Pace in pie<strong>di</strong> a d. col caduceo in una<br />

mano e nell'altra una galea; innanzi LE.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9579.<br />

- (Bigi.) - NEPn KAAY KAI . . . AYTO. Testa <strong>di</strong><br />

N. laur. a d. (capelH in giù).<br />

^ — NEO A AAIM. Serpente mitrato a d. che si<br />

erge sulla coda fra spighe e papaveri; a d. LE.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9580.<br />

- (Bigi.) - NEPAN KAA ZEBA TEP AYTO.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

^ — Donna seduta a s. con una patera nella d. ;<br />

avanti LE.<br />

Vienna.


300<br />

ETTORE GABRICI<br />

Anno 59.<br />

Alexandria (Bigi.) - NEPHN KAÀY KAIZ 2EB .... Testa <strong>di</strong><br />

N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

^ — AHMHTEP. Tipo <strong>di</strong> Cerere; innanzi LS.<br />

Santang., Cai. n. 11709.<br />

Dal 54 AL 59.<br />

Creta (Arg.) - NERO CLAVD DIVI CLAVD F CAESAR AVO<br />

GERMANI. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

Ar* —<br />

^ — Testa d'Agrippina a d.; <strong>di</strong>etro ._, avanti KA; in<br />

corona d'alloro.<br />

Svoronos, Numism. de la Crete, pi. XXXII, n. 26 [variante n. 27].<br />

Anno 60.<br />

Antiochia ad Or. (Arg.) - NEPANOI KAIIAP Testa <strong>di</strong><br />

N. laur. a d. con egida sull'omero (capelli in giù).<br />

5^ — Aquila sopra un fulmine a s., con ali aperte; in-<br />

nanzi ramo <strong>di</strong> palma, a d. t^flHP.<br />

Fiorelli, Cat. n. 8876.<br />

Anno 61.<br />

Alexandria (Br.) - NEP KAAY KAI ... Testa <strong>di</strong> N, laur. a<br />

d. (capelli in giù).<br />

9I — AYTOKPAT. Busto del Genio <strong>di</strong> Alessandria a d.,<br />

con pelle <strong>di</strong> elefante sul capo; innanzi LH.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9581.<br />

Antiochia (Arg.) - NEPHNOI KAI ... lEBAITOI. Testa <strong>di</strong><br />

N. laur. a d. con egida sull'omero (capelli in giù).<br />

9' — Aquila sul fulmine a s., con ali spiegate, avanti<br />

ramo <strong>di</strong> palma, <strong>di</strong>etro gp..<br />

Vienna.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 3OI<br />

Anno 62..<br />

Antiochia (Arg.) - NEPHNOI KA Testa <strong>di</strong> N. a d.<br />

laur. e con egida sull'omero (capelli in giù).<br />

^ — Aquila sul fulmine a s. con ali spiegate; in-<br />

nanzi un ramo <strong>di</strong> palma, <strong>di</strong>etro . ".<br />

Vienna — Gotha.<br />

Dal 53 AL 62.<br />

Cnossus (Br.) — NERO CLAV CÀES AVG IMP VOLVMNIO<br />

LVPIIHD II. Testa <strong>di</strong> N. a d. con uno scettro sulla<br />

spalla sinistra (capelli in giù).<br />

5/ - NERO CLAVD CAES AVO IMP ET OCTAVIA AVGVSTI.<br />

Teste <strong>di</strong> Nerone e Ottavia <strong>di</strong> fronte, delle quali l'una<br />

è sormontata dalla mezzaluna, l'altra da una stella.<br />

Santang. [Tav. V n. i]. Svoronos, Nutnism. de la Crete, pi. Vili<br />

n. 26 e 27. Questa moneta è stata falsamente attribuita a Corinto.<br />

Teos (Br.) — NEPHN THIflN. Tempio <strong>di</strong>stilo <strong>di</strong> fronte, entro'<br />

cui la testa giovanile <strong>di</strong> Nerone a d. (capelli in giù).<br />

9* — OKTAOYIAN. Busto <strong>di</strong> Ottavia a d. con <strong>di</strong>adema.<br />

Imhoof-BIumer [Tav. IV n. 6] — Gotha.<br />

Anno 63.<br />

Alexandria (Bigi.) - NEPH KAAY KAII lEB TEP. Testa <strong>di</strong><br />

N. a d. con corona rad. (capelli in giù).<br />

^ — .<br />

. . . KPA.<br />

capo; innanzi LI.<br />

Busto <strong>di</strong> Serapide a d. col mo<strong>di</strong>o sul<br />

Fiorelli, Cat. 9582 — Vienna.<br />

— (Bigi.) - NEPn KAAY KAII lEB TEP AY. Testa<br />

<strong>di</strong> N. a d. con corona rad. (capelli alquanto mo<strong>di</strong>ficati).<br />

9I — nonnAlA IEBAITH. Busto <strong>di</strong> Poppea a d. ; in-<br />

nanzi LI.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9609-10 — Santang., Cat. n. 1181012 — Vienna<br />

[Tav. IV n. 8].


302 ETTORE CABRICI<br />

Antiochia ad Or. (Arg.) — NEPriN KAIZÀP lEBÀITOI. Testa<br />

<strong>di</strong> N. laur. a d. con egida sull'omero (capelli in giù).<br />

p — ETOYZ AlP • O. Aquila sopra un fulmine a d. con<br />

ali aperte; innanzi un ramo <strong>di</strong> palma.<br />

Fiorelli, Cat. 8877 [Tav. IV n. 1] — Vienna - Gotha.<br />

Caesarea Cappadociae (Arg.) — NERO CLAVDIVS CLAVD F<br />

CAESAR AVG GERM. Testa laur. <strong>di</strong> N. a d. (capelli in su).<br />

9* — ET I. Il monte Argeo, sulla cima del quale sta<br />

l'imperatore in pie<strong>di</strong>, tenendo un globo nella mano<br />

destra, la sinistra sull'asta.<br />

Parigi, Mionn. IV, p. 409, n. 17 [Tav. IV n. 3].<br />

Lao<strong>di</strong>caea Syriae (Arg.) — NEPHNOC CEBACTOY KAICAPOC.<br />

Testa laur. <strong>di</strong> N. a d., avanti le lettere Ol (capelli in su).<br />

^ — lOYAlEflN TAN KAI AAGAIKEHN. Testa velata e<br />

turrita <strong>di</strong> donna, a d.; <strong>di</strong>etro APIC, avanti AlP, nelFe-<br />

sergo ICA.<br />

Parigi, Mionn. V, pag. 248 n. 719, riprodotta nel Suppl. Vili, pi.<br />

XVI n. 3. [Tav. IV n. 11].<br />

Anno 64.<br />

Alexandria (Bigi.) — NEPH KAAY KAIZ ZEB TEP. Testa <strong>di</strong><br />

N. a d. con corona rad. (capelli in giù).<br />

P — AYTOKPA. Busto <strong>di</strong> Serapide a d., col mo<strong>di</strong>o sul<br />

capo; innanzi L lA.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9583 — Santang., Cat. n. 1 1710-18 (Serapide ha il<br />

<strong>di</strong>adema).<br />

— (Bigi.) - NEPn KAAY KAIZ ZEB TEP. Busto <strong>di</strong> N.<br />

a d. con corona rad. ed egida sull'omero (capelli in giù).<br />

Ij^ — AYTOKPA. Aquila a s. con ramo <strong>di</strong> palma pog-<br />

giato sull'ala; innanzi L lA.<br />

Vienna [Tav. IV n. 9] — Fiorelli, Cat. n. 9584 e 9585; Santang.,<br />

Cat. n. 11719-30 (varianti).


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 303<br />

Alexandria (Bigi.) — NEPfi KAAY KAII lEB TEP AY. Testa <strong>di</strong><br />

N. a d. con corona rad. (capelli alquanto mo<strong>di</strong>ficati).<br />

^ — nonnAIA IEBAITH. Busto <strong>di</strong> Poppea a d., innanzi<br />

LIA.<br />

Vienna -Gotha [Tav. IV n. io] — Santang., Cat. n. 11813-15.<br />

Antiochia ad Or. (Arg.) — NEPflN KAIZAP lEBAITOI. Testa<br />

<strong>di</strong> N. laur. a d. con egida sull'omero (capelli in su).<br />

^ — ETOYX BIP-I. Aquila sopra un fulmine a d., con<br />

ali aperte; innanzi ramo <strong>di</strong> palma.<br />

Fiorelli, Cat. n. 8879 [Tav. IV n. 2] — Vienna [Tav. IV n. 4].<br />

Caesarea Cappadociae (Arg.) — NERO CLAVDIVS CLAVD F<br />

CAESAR AVG- G-ERM. Testa laur. <strong>di</strong> N. a d. (capelli in su).<br />

5^ — ET lA. Il monte Argeo .... (<strong>com</strong>e sopra).<br />

Parigi, Miomu IV, p. 409 n. 17 [Tav. IV n. 5].<br />

Cabala (Br.) — Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

p — TABAAEllN. Donna seduta a s., tenendo un papavero<br />

nella s., ai pie<strong>di</strong> una sfinge accoccolata; nel campo<br />

SQ MA; nell'esergo SE.<br />

Parigi, Mionn. V, p. 234 n. 629 [Tav. V n. 9].<br />

Anno 65.<br />

Alexandria (Bigi.) — NEPA KAAY KAII ZEB TEP. Testa <strong>di</strong> N.<br />

a d. con corona rad. ed egida sull'omero (capelli in glia).<br />

^ — AYTOKPA. Busto del Genio <strong>di</strong> Alessandria a d.<br />

con pelle <strong>di</strong> elefante sul capo; innanzi L IB.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9586-88 — Vienna (2 esempi.) — Santang., Cat.<br />

n. 11731-67.<br />

Damascus (Br.) — .<br />

. . . Testa <strong>di</strong> N. laur. a. d., avanti lituo<br />

(capelli in giù).<br />

^ — AAMACKHNXIN ZOT. Donna turrita sedente sur una<br />

roccia e rivolta a s., avendo il braccio d. <strong>di</strong>steso e<br />

tenendo con la s. un cornucopia.<br />

Parigi, Mionn. V, p. 286 n. 34; De Saulcy, Numism. de la Terre<br />

Sainte, pi. II n. 5.


304<br />

ETTORE CABRICI<br />

Gadara (Br.) - NEPAN KAICAP. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (ca-<br />

pelli in su).<br />

IJi — fÀAÀPA. Astarte in pie<strong>di</strong> a s. con corona in una<br />

mano e nell'altra il cornucopia; a s. ramo <strong>di</strong> palma,<br />

a d. astro, innanzi L AAP.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9153 — Parigi (senza l'astro; De Saulcy, Num.<br />

de la T. S., pi. XV n. 2) [Tav. V n. 7].<br />

— (Br.) — NEPAN. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in su).<br />

^ — FAAAPEflN LAAP. Due cornucopia <strong>di</strong>sposti a<br />

croce.<br />

Parigi, Mionn, V, pag. 323 n. 24; De Saulcy, Num. de la T. S.,<br />

pi. XV n. 3.<br />

Sidon (Br.) — Testa <strong>di</strong> N. laur. a s., avanti lituo (capelli<br />

in giù).<br />

^ — IlAnNOZ L EOP. Europa sul toro, a d.<br />

Parigi, Mionn. V p. 381 n. 308 — Lòbbecke (con la leggenda va-<br />

riata) — Sanclement. (variante, coi capelli in su, T. II, tab. XV, n. 53).<br />

Dal 62 AL 65.<br />

Ephesus (Br.) — NEPflN — HOnnAIA. Teste <strong>di</strong> N. e Poppea<br />

<strong>di</strong> fronte, l'una laureata, l'altra con <strong>di</strong>adema ; ai lati<br />

E— (capelli in giii).<br />

P — AOYIOAA ANGYnATn AIXMOKAHC. Busto <strong>di</strong> Roma<br />

turrita a d. ; ai lati Pfl— MH.<br />

Imhoof-Blumer [Tav. IV n. 13] — Parigi.<br />

Magnesia (Br.) — NEPANA HOnnAIAN C6BACT0YC. Teste<br />

sovrapposte <strong>di</strong> Nerone e Poppea a d. (capelli in giù).<br />

^ — 06AN PriMHN MAfNH CIH. Testa turrita <strong>di</strong> Roma<br />

a d.; nel campo il monogramma IaI-<br />

Parigi, Mionn. IV p. 73 n. 395 [Tav. V n. 12] — Imhoof-Blumer<br />

(variante).<br />

Thyatira Ly<strong>di</strong>ae (Br.)— NGPflN KAAYAIO KAICAPG C€BACTOC.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in giù).<br />

^ - nonnAIAN C€BACTHN GYATIPHNAN. Busto <strong>di</strong><br />

Poppea a d.<br />

Imhoof-Blumer [Tav. V n. io].


lA CRONOLOGIA ULLLE M M 11<br />

Anno 66,<br />

Alexandria (Bigi.) - NERA K TER AY. Testa <strong>di</strong> N. a<br />

s. con corona ra<strong>di</strong>ata ed egida sull'omero; innanzi LIT<br />

(capelli in giù).<br />

P — AKTIOZ AnOAAaN. Busto <strong>di</strong> Apollo laur. a d. con<br />

faretra sulle spalle.<br />

Santang., Cat. n. 11797-99.<br />

- (Bigi.) - NEPn KAAY KAIZ 2EB .<br />

. . . Testa<br />

N. a d. con corona ra<strong>di</strong>ata (capelli in giù).<br />

<strong>di</strong><br />

5* — AYTOKPA. Busto <strong>di</strong> Serapide a d. col mo<strong>di</strong>o sul<br />

capo, innanzi L IP.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9589.<br />

- (Bigi.) — NEPn KAAY KAIZ ZEB Testa <strong>di</strong><br />

N. a d. con corona ra<strong>di</strong>ata (capelli in giù),<br />

IJ( — AY .<br />

. . . Busto<br />

del Genio <strong>di</strong> Alessandria a d., con<br />

pelle <strong>di</strong> elefante,sul capo; innanzi LIT.<br />

Fiorelli, Cai. n. 9590.<br />

- (Br.) - .<br />

, . , KAIZ<br />

ZEB TEP. Testa <strong>di</strong> N. laur. a<br />

d. (capelli in giù).<br />

9 - AYTOKPA. Aquila a d., innanzi LIF.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9591.<br />

- (Bigi.) - NEPn KAAY KAIZ ZEB TEP. Testa <strong>di</strong> N.<br />

a d. con corona rad. ed egida sull'omero (capelli in giù).<br />

P — AYTOKPA. Busto <strong>di</strong> Roma galeata a d.; innanzi Lir.<br />

Santang., Cat. n. 11792-95.<br />

- (Bigi.) - NEPn KAAY KAIZ ZEB TEP AY. Testa<br />

<strong>di</strong> N. a s. con corona rad. ed egida sull'omero; in-<br />

nanzi Lir (capelli in giù).<br />

^ - AIOZ OAYMniOY. Testa <strong>di</strong> Giove laur. a d.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9593.<br />

- (Bigi.) — Legg. simile al preced. Testa <strong>di</strong> N. a<br />

s. con corona rad.; innanzi LIT (capelli in giù).<br />

^ — HPA APPEIA. Busto <strong>di</strong> Giunone velato e <strong>di</strong>ademato<br />

a d.<br />

Fiorelli, Cat. n, 9592.<br />

39


3o6 ETTORE CABRICI<br />

Alexandria (Bigi.) — Legg. simile al preced. Testa <strong>di</strong> N. a<br />

s. con corona rad. ed egida sull'omero; innanzi LIT<br />

(capelli in giij).<br />

P — OEOI IEBAZT02. Testa <strong>di</strong> Augusto a d. con corona<br />

ra<strong>di</strong>ata.<br />

Fiorelli, Cai. n. 960 e — Vienna — Santang., Cat. n. 11768-82.<br />

— (Bigi.) — Legg. e tipo simili al preced. (capelli<br />

in giù).<br />

^ — 2EBAIT04>OPOI. Nave a d. con vela spiegata e<br />

vessillo; sotto, due delfini.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9594-95 — Santang., Cat. n. 11796 (variante).<br />

— (Bigi.) — Legg. e tipo simili al preced. (capelli<br />

in giù).<br />

^ — TIBEPIOZ KAIIAP. Testa <strong>di</strong> Tiberio laur. a d.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9602-7 — Santang., Cat. n. 1x783-91.<br />

Antiochia (Br.) — IM NERO AVG. Testa <strong>di</strong> N. lau-<br />

reata a d. (capelli in su).<br />

P — EniilKEZTlIJOY ANTlI|OXEnN[|ET AIR in corona<br />

d'alloro.<br />

Imhoof-BIumer — Fiorelli, Cat. n. 8878 (variante); il Fiorelli legge<br />

ET Aip [Tav. IV n. 14].<br />

Anno 67.<br />

Alexandria (Bigi.) - NERA KAAY KAIZ . lEB<br />

TER AY. Testa<br />

<strong>di</strong> N., a s. con corona rad. ed egida sull'omero; in-<br />

nanzi L lA (capelli in giù).<br />

^ - AKTIOI AnOAAflN. Busto <strong>di</strong> Apollo laur. a d.<br />

con faretra sull'omero ; innanzi astro.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9599 — Santang., Cat. n. 11800-02.<br />

— (Bigi.) - NERA KAAY KAIZ ZEB TER. Testa <strong>di</strong><br />

N. a d, con corona rad. ed egida sull'omero (capelli<br />

notevolmente mo<strong>di</strong>ficati).<br />

9' "" AYTOKRA. Aquila a s,, sopra un fulmine, avendo<br />

accanto un ramo <strong>di</strong> palma; innanzi L lA.<br />

Santang., Cat. n. 11808 [Tav. IV n. 12].


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE L»I NERONE, ECC. 307<br />

Alexandria (Bigi.) - AY KAII ZEB TEP AY. Testa <strong>di</strong> N.<br />

a s. con corona rad. ed egida sull'omero; innanzi L lA.<br />

(capelli in g-iùì.<br />

^ — AIOI OAYMniOY. Testa <strong>di</strong> Giove laureata a d. ;<br />

innanzi astro.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9596 — Santang., Cai. n. 11805-7.<br />

- (Bigi.) - NEPn KAAY KAII ZEB TER AY. Testa<br />

<strong>di</strong> N. a s. con corona rad. ed egida sull'omero; in-<br />

nanzi LIA (capelli in giù).<br />

9 - HPA APrEIA. Busto <strong>di</strong> Giunone velato con <strong>di</strong>adema,<br />

a d.; innanzi astro.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9597 — Vienna (senza l'astro) — Santang., Cat.<br />

n. 11803-4.<br />

- (Bigi.) - NEPn K Testa <strong>di</strong> N. a s. con<br />

corona rad. ed egida sull'omero; innanzi L lA.<br />

^ — nOZEIAflN IZOMIOZ. Testa <strong>di</strong> Nettuno a d., con<br />

<strong>di</strong>adema e tridente sull'omero.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9598.<br />

- (Bigi.) - NEPn KAA Testa <strong>di</strong> N. a s.<br />

con corona rad. ed egida sull'omero; innanzi L lA<br />

(capelli in giù).<br />

^ — nYOIOZ AnOAA .<br />

faretra sull'omero.<br />

Fiorelli, Cat. n. 9600.<br />

. Busto <strong>di</strong> Apollo laur. a d. con<br />

Ascalon (Br.) - CEBACTOC. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d., avanti un<br />

tridente (capelli in giù).<br />

^ — ACKAAH. Astarte in pie<strong>di</strong> sur una prora <strong>di</strong> nave,<br />

con la destra sull'asta e tenendo nella s. l'acrostolium;<br />

innanzi vi è un tridente, <strong>di</strong>etro una colomba, sotto la<br />

quale AOP.<br />

Parigi, (2 esempi.) MiotDu V p. 528 n. 69.<br />

Angusta (Br.) - NEPriN. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli<br />

in su).<br />

P - AYrOYCTANAN 6T0YC HM. Busto <strong>di</strong> Bacco a d.<br />

con un tirso sulla spalla s., <strong>di</strong>etro il praefericulum.<br />

Parigi, Mioiiti. Ili p. 566 n. 145 [Tav. V n. 6J.


3o8 ETTORE CABRICI<br />

Cacsarea Samariae (Br.) - NEPCON CEBACTOC KAICAP.<br />

Testa laur. <strong>di</strong> N. a d. (capelli in su).<br />

IjK - KAICA ACT Astante turrita in pie<strong>di</strong><br />

a s., vestita d'una tunica succinta sui reni, col pie<br />

<strong>di</strong>ritto su d'una prora <strong>di</strong> nave, una testa umana nella<br />

mano d. e l'asta nella s., che in su ha la forma d'una<br />

croce, nel campo a s. LIA.<br />

Parigi, Mionn. V p. 486 n. i. [Tav. V n. 8], e n. 2 (variante) —<br />

De Saulc}', Nitm. de la T. S. pag. 115 (variante) — Lòbbecke.<br />

Sebaste (Br.) — .<br />

. . . ZA. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in su).<br />

P — I-IEBAITHNOO. Astarte turrita che ha nella d. una<br />

testa umana, nella s. un'asta, nel campo a s. LIA.<br />

De Saulcy, Num. de la T. S. pi. XIV n. 7.<br />

Dal 66 al 67.<br />

Con'ntìms (Br.) - NERO CAESAR NQ- IMP. Testa <strong>di</strong> N. a s.<br />

con corona rad. (capelli in su).<br />

P — L R RISONE .... Nave a s. con stendardo; sopra<br />

ADVE A^G, sotto QVI CO .<br />

. .<br />

Atene [Tav. V n, 5] Sanclem. Num. sei. II p. 115 tab. XV fig. 57<br />

(con qualche variante) — Lòbbecke (3 esempi, con qualche<br />

variante).<br />

- (Br.) — NERO CAE AVG IMP. Testa laur. <strong>di</strong> N. a d.<br />

(capelli in su).<br />

1^ - P MEM OLEANDRO IIQ CO. Nerone stante su <strong>di</strong><br />

una bigoncia a s., levando la mano d. e sostenendo<br />

la toga con la s.; ai lati ADL A'G-.<br />

Atene [Tav. V n. 4] — Parigi, Coh. Nero, p. 304 n. 376.<br />

l\itras (Br.) — NERO CAESAR AVG- G-ERM. Testa <strong>di</strong> N. a s.<br />

con corona rad. (capelli in su).<br />

^ - ADVENTVS AVGVSTI. Galera a s., sopra C, sotto P.<br />

Gotha [Tav. V n. 3] — Lòbbecke, Imhoof-Blumer (varianti).<br />

(Br.) - NERO CAESAR AVG GERMA. Testa <strong>di</strong> N. a s.<br />

con corona rad. (capelli in su).<br />

5* — COL-A-A-PATR. Due insegne con in mezzo un'a-<br />

quila legionaria, appiè delle quali X e XIII.<br />

Arigoni, Numisni. quaed. II. tab. IIII.


LA CRONOLOGIA DFLLE MONETK DI NERONE, ECC. 309<br />

Anno 68.<br />

Sebaste (Br.) — Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. (capelli in su).<br />

9 — I • IEBA2TH .... Astante o l'imperatore in pie<strong>di</strong>,<br />

vestito <strong>di</strong> tunica, portando sulla d. una testa umana,<br />

la s. poggiandola sull' asta e il pie <strong>di</strong>ritto su <strong>di</strong> un<br />

fiore o un frutto; avanti l|A.<br />

Parigi, Miotin. Suppl. Vili p. 357<br />

Dal 65 AL 68.<br />

n. 105 [Tav. V n. 11].<br />

Ni'caca Bithyniae (?) (Br.) — TIB NEPflNKAAYAlOI KAIIAP<br />

lEBAlTOI. Testa <strong>di</strong> N. a d. con corona ra<strong>di</strong>ata (ca-<br />

pelli in su).<br />

5I - MEZZAAEINA TYNH lEBAlTOY. Messalina seduta<br />

a destra.<br />

Cav. Lavy <strong>di</strong> Torino (v. Millingen, Sylloge 0/ ancient coins of<br />

Greek cities and Khigs PI. Ili n. 38).<br />

III.<br />

Vicende del dupon<strong>di</strong>o, dell'asse e del semis.<br />

Una rigorosa classificazione cronologica dei<br />

bronzi <strong>di</strong> Nerone, fatta col metodo esposto, ci apre<br />

la via ad una interessante ricerca intorno all' uso<br />

della corona laureata o ra<strong>di</strong>ata sui dupon<strong>di</strong>i, intorno<br />

ai segni del valore espressi nell'esergo del rovescio<br />

ed anche intorno all'emissione degli assi d'oricalco.<br />

Con questa ricerca vedremo quanti sforzi, quanti<br />

tentativi fece il Senato per giungere ad una esatta<br />

e pronta <strong>di</strong>stinzione dei nominali <strong>di</strong>versi.<br />

Fino a Nerone vi erano stati quattro imperatori,<br />

con ciascuno dei quali si erano coniati assi e dupon<strong>di</strong>i;


3IO<br />

ETTORE CABRICI<br />

ma quale norma vi era per <strong>di</strong>stinguerli imme<strong>di</strong>atamente<br />

negli scambi <strong>com</strong>merciali? Ciascun citta<strong>di</strong>no<br />

doveva affidarsi alla propria esperienza.<br />

È merito del Kenner se oggi siamo in grado<br />

<strong>di</strong> seguire tutte le vicende del dupon<strong>di</strong>o e dell'asse<br />

neroniano. Egli avverte che il bronzo non fu usato<br />

da principio per Tasse, pel semis e pel quadrans, ma<br />

quando già il rame era stato usato per questi nominali.<br />

Egli <strong>di</strong>ce che in principio vi fu l'asse <strong>di</strong> rame<br />

e il dupon<strong>di</strong>o con la corona d'alloro, senza segno<br />

<strong>di</strong> valore, <strong>di</strong> poi furono introdotti l'asse, il semis, il<br />

quadrans <strong>di</strong> bronzo, i primi due anch'essi con la corona<br />

laureata e senza segno del valore.<br />

Questi quattro nominali erano così a primo<br />

sguardo non altrimenti <strong>di</strong>stinguibili che per la grandezza<br />

del <strong>di</strong>sco metallico. Ma esso nella lavorazione<br />

veniva fuori con un margine irregolare, stante le con-<br />

<strong>di</strong>zioni della tecnica d'allora, e perciò la <strong>di</strong>stinguibi-<br />

lità dei nominali me<strong>di</strong>i ne scapitava <strong>di</strong> molto, spe-<br />

cialmente quando mancava la <strong>com</strong>o<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> poterli<br />

paragonare con altri nominali e giu<strong>di</strong>care dalla <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> grandezza. Per modo che essendosi emessa<br />

una parte delle monete <strong>di</strong> bronzo, per le rimanenti<br />

emissioni si usò <strong>di</strong> mettere i segni del valore sui<br />

dupon<strong>di</strong>i, assi e semis.<br />

Un sufficiente rime<strong>di</strong>o contro la confusione dei<br />

nominali neppure si era escogitato coi segni del va-<br />

lore, perchè spessissimo il conio e il <strong>di</strong>sco metallico<br />

non si corrispondevano esattamente, ma il primo scivolava<br />

fuori del campo <strong>di</strong> questo; così che da una<br />

parte appariva un margine ampio, dalla parte opposta<br />

della medesima faccia mancava una parte della leggenda<br />

o del conio e questa parte mancante poteva es-<br />

sere il segmento col segno <strong>di</strong> valore. Si ricorse allora<br />

ad un espe<strong>di</strong>ente molto pratico : la <strong>di</strong>versa maniera<br />

<strong>com</strong>'era coronata la testa dell'imperatore servì quale


LA CRONOLOGIA DtLL^ MONETE DI NERONF, tCC. 3"<br />

segno della <strong>di</strong>fTerenza. 3i <strong>di</strong>stinsero il dupon<strong>di</strong>o e<br />

l'asse dal sesterzio e dal semis, perchè i due primi<br />

ebbero la corona ra<strong>di</strong>ata. Questo passaggio segna<br />

una terza e quarta fase della emissione delle nuove<br />

monete <strong>di</strong> bronzo, una delle quali porta ancora il<br />

segno del valore: l'altra lo ha smesso. Le osserva-<br />

zioni del Kenner si <strong>com</strong>pen<strong>di</strong>ano tutte nel seguente<br />

specchietto :


312<br />

ETIORE CABRICI<br />

<strong>di</strong> oricalco col segno <strong>di</strong> valore e la testa laureata<br />

sono tutti in<strong>di</strong>stintamente del tempo della Riforma,<br />

cioè hanno tutti la testa <strong>di</strong> Nerone <strong>com</strong>e quella dei<br />

numeri io e 13 della tavola li, e secondo i principii<br />

da noi stabiliti per la presente classificazione, relativi<br />

alla iconografia <strong>di</strong> Nerone, non possono mettersi accanto<br />

ai dupon<strong>di</strong>i con la testa laureata e il segno<br />

del valore che hanno tutti la testa <strong>di</strong> Nerone col<br />

globetto, anteriore, <strong>com</strong>e sappiamo, al tipo della riforma<br />

(V. tav. I, n. 16, 17 e tav. II, n. i). Perciò<br />

riteniamo che questi assi debbano scendere più giii<br />

nella scala cronologica ed esser messi accanto ai dupon<strong>di</strong>i<br />

con la testa ra<strong>di</strong>ata e agli assi d'oricalco anche<br />

con la testa ra<strong>di</strong>ata. Non pare che sia possibile<br />

determinare l'anteriorità delle due serie <strong>di</strong> assi d'o-<br />

ricalco; ve n'ha con la testa laureata e segno <strong>di</strong> va-<br />

lore o senza e con la testa ra<strong>di</strong>ata e segno <strong>di</strong> valore<br />

o senza. Al più si può ritenere col Kenner anteriore<br />

la serie col segno <strong>di</strong> valore e posteriore l'altra, essendo<br />

naturale che il nuovo asse <strong>di</strong> oricalco al suo<br />

apparire portasse un segno del suo valore e che dopo<br />

un certo tempo, quando si fu <strong>di</strong>ffuso nel <strong>com</strong>mercio<br />

e da tutti fu riconosciuto, non avesse più bisogno<br />

<strong>di</strong> quel segno.<br />

Esposte le ragioni <strong>di</strong> queste nostre <strong>di</strong>vergenze<br />

dalla classificazione che il Kenner stabilisce, rico-<br />

struiamo la serie dei dupon<strong>di</strong>i e degli assi neroniani<br />

nel seguente modo.<br />

Da principio la monetazione <strong>di</strong> Nerone non fu<br />

che una continuazione <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o con le<br />

necessarie varianti del tipo e della leggenda. Nella<br />

serie dei bronzi <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o, il quale dette opera a<br />

riformare il peso delle monete, già apparisce un segno<br />

sicuro per l'asse, la testa nuda dell'imperatore (^^).<br />

(il) Ve<strong>di</strong> una mia preced. memoria " Contributo alla storia della vi.<br />

rom. da Augusto a Domis., pag. 22. Cfr. Kenner, op. cit., p. 234-235 „.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 313<br />

Continua tale <strong>di</strong>stintivo con Nerone nella serie<br />

col globetto (Tav. I, n. i6 e 17; Tav. II, n. i, 3),<br />

mentre veniva impressa sul dupon<strong>di</strong>o la testa lau-<br />

reata e coniato per la prima volta nell' epoca impe-<br />

riale il semis, anch'esso con la testa nuda (Tav. II,<br />

n. 4). Per le ragioni addotte dal Kenner, rimaneva<br />

<strong>di</strong>fficile la imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong>stinzione del dupon<strong>di</strong>o dal-<br />

l'asse negli scambii <strong>com</strong>merciali e si pensò allora <strong>di</strong><br />

segnare nell'esergo dei soli dupon<strong>di</strong>i il segno del loro<br />

valore, me<strong>di</strong>ante due lineette verticali. Non ancora<br />

abbiamo assi col segno <strong>di</strong> valore, <strong>com</strong>e crede il<br />

Kenner.<br />

In una terza grande emissione fu mo<strong>di</strong>ficato il<br />

dupon<strong>di</strong>o, ma questa volta in tal modo, che non si<br />

sentì più il bisogno <strong>di</strong> altra aggiunta fino allo s<strong>com</strong>-<br />

parire della moneta senatoria. Questa mo<strong>di</strong>ficazione,<br />

che si estese in parte all'asse, consisteva nell' imprimere<br />

la corona ra<strong>di</strong>ata sul capo dell' imperatore<br />

(Tav. I, n. 12 e Tav. II, n. 11). Si ba<strong>di</strong> però che<br />

la corona ra<strong>di</strong>ata sulle monete non ha, da Nerone<br />

in poi, un valore religioso <strong>com</strong>e quella sulla testa <strong>di</strong><br />

Augusto nei dupon<strong>di</strong>i coniati da Tiberio, da Clau<strong>di</strong>o<br />

e da altri suoi successori.<br />

Risoluta così la quistione degli assi e dei du-<br />

pon<strong>di</strong>i, piacque <strong>di</strong> estendere l'oricalco anche alla coniazione<br />

dell' asse (Tav. II, n. io, 13). Ecco una<br />

terza serie <strong>di</strong> monete la quale <strong>com</strong>prende il sesterzio,<br />

il dupon<strong>di</strong>o dalla testa ra<strong>di</strong>ata e segno <strong>di</strong> valore, il<br />

semis <strong>di</strong> oricalco col segno <strong>di</strong> valore anch' esso<br />

(Tav. II, n. 9), ed in ultimo il quadrans, anche col<br />

segno <strong>di</strong> valore.<br />

Pare al Kenner che con 1' emissione <strong>di</strong> questi<br />

nuovi assi cessi d'un tratto la emissione degli' assi<br />

<strong>di</strong> rame. In questo punto anche <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>amo dall'opi-<br />

nione del chiaro numismatico, perchè fra gli assi <strong>di</strong><br />

rame ne troviamo alcuni col capo <strong>di</strong> Nerone simile a


3H<br />

ETTORE CABRICI<br />

quello <strong>di</strong> certi assi d' oricalco che van collocati in<br />

capo alla serie della Riforma.<br />

L* asse <strong>di</strong> oricalco non ebbe lunga durata; ben<br />

presto cedette il posto a quello <strong>di</strong> rame, la cui co-<br />

niazione fu ripigliata in maggiore abbondanza, (Tav.<br />

Ili, n. I, 3, II), dopo che Tasse <strong>di</strong> oricalco fu emesso<br />

per un certo tempo senza il segno <strong>di</strong> valore. Nel seguente<br />

specchietto abbiamo sott'occhio la nostra clas-<br />

sificazione:<br />

Dnpon<strong>di</strong>i


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 315<br />

E aggiungiamo pure che questa nostra ricostruzione<br />

cronologica non è scevra <strong>di</strong> qualche eccezione, perchè<br />

ogni riforma prima <strong>di</strong> andare in vigore suol essere<br />

preceduta da qualche tentativo, specialmente in fatto<br />

<strong>di</strong> monete, la cui emissione fu così abbondante e<br />

svariata nell'impero romano. Chi trovi dunque qualche<br />

moneta, che non possa aver luogo nella serie pro-<br />

posta, dovrà supporre che costituisca una eccezione.<br />

Così l'asse <strong>di</strong> rame del n. 15 tav. I, col tipo della<br />

Riforma, ha la testa nuda, <strong>com</strong>e sugli assi col globetto.<br />

Questo asse lo collochiamo alla fine <strong>di</strong> questa serie.<br />

Il semis della tav. II, n. 3, che è <strong>di</strong> rame, quin<strong>di</strong><br />

anteriore al tipo della Riforma, ha la testa <strong>di</strong> Nerone<br />

che somiglia molto a quella della Riforma. Queste<br />

sono eccezioni le quali vogliamo noi stessi notare,<br />

per prevenire tutt'i dubbii possibili.<br />

IV.<br />

Monete d'oro e d'argento.<br />

Il punto più oscuro <strong>di</strong> tutta questa monetazione è<br />

costituito dalle monete d'oro e d'argento aventi gli anni<br />

della tribunicia potestà s. È fuori <strong>di</strong> dubbio che<br />

siano anteriori quelle rispondenti al peso <strong>di</strong> gr. 7.60 per<br />

l'oro, <strong>di</strong> gr. 3.70 per l'argento, perchè anteriori alla<br />

riduzione dell'anno 63 i^^). Non sarà inutile richiamare<br />

l'attenzione sul significato che si è creduto <strong>di</strong> dare<br />

alla leggenda EX S •<br />

C che leggesi sul rovescio <strong>di</strong><br />

questi aurei. L'EX S-C.non si riferirebbe a decreto<br />

del Senato or<strong>di</strong>nante la coniazione <strong>di</strong> tali monete<br />

(12) Cfr. Kennek, op. e, pag. 230.


3l6 ETTORE CABRICI<br />

d'oro e d'argento, ma alla deliberazione da esso presa<br />

<strong>di</strong> erigere statue all'imperatore, nell'anno 59, e che<br />

questi , per deferenza al Senato , abbia fatto imprimere<br />

sulle monete uscenti dalla sua zecca le imma-<br />

gini <strong>di</strong> dette statue ed aggiungervi il ricordo della<br />

deliberazione senatoriale. Questa spiegazione può an-<br />

dare per gli aurei e denari degli anni 60, 61, 62, 63,<br />

ma non per quelli dei primi anni dell' impero <strong>di</strong> Ne-<br />

rone, aventi un unico rovescio , la corona d' alloro.<br />

Può darsi però che qui siano monche le fonti letterarie<br />

e che il Senato, nell'anno 54, tra gli altri onori resi<br />

all' imperatore , gli abbia offerto anche una corona<br />

d'alloro.<br />

Non osiamo opporci alla <strong>com</strong>une interpretazione;<br />

soggiungiamo però che essa non è esauriente. Perchè<br />

mai tanta uniformità <strong>di</strong> tipi per un decennio intero?<br />

Perchè la testa dell'imperatore non è mai coronata?<br />

Perchè non una sola moneta è priva delle lettere<br />

EX S-C? Anche altre volte nell'epoca imperiale furono<br />

emesse monete con questa scritta, ma si hmitarono<br />

alla sola emissione <strong>di</strong> qualche anno.<br />

Tanta irregolarità sparirebbe, sol che si ammettesse<br />

che il Senato avesse, se non usurpato, almeno<br />

esteso l'alta sua sorveglianza sulla zecca dell'Impe-<br />

ratore e ciò per effetto <strong>di</strong> una tendenza ad estendere<br />

le proprie attribuzioni.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o ve<strong>di</strong>amo apparire sulle<br />

monete il carpentum decretato dal Senato, e contemporaneamente<br />

la corona d'alloro; il primo tipo non<br />

fu ripetuto negli anni seguenti, ma fu ben ripetuto<br />

il secondo per lo spazio <strong>di</strong> sei anni, mutandosi solo il<br />

numero della tribunicia potestas e del consolato.<br />

Tutto questo ad arte, per non dare nell' occhio e<br />

non manifestare il fine a cui il Senato mirava con<br />

quel primo passo, che era la usurpazione del <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> monetare.


LA CRONOLOGIA UtLLE MONElt DI NERONE, ECC. 317<br />

11 Senato così non <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, ma <strong>di</strong> fatto aveva<br />

raggiunto il suo scopo. Così ci spiegheremmo che i<br />

tipi dell'oro e dell'argento non furono mutati in questo<br />

periodo, perchè allora l'EX S • C, che richiamava la<br />

deliberazione senatoriale del 54, non avrebbe più si-<br />

gnificato e le intenzioni del Senato sarebbero state<br />

evidenti.<br />

La serie che fa seguito a questa ed è certo po-<br />

steriore all'anno 63, presenta molte e sostanziali <strong>di</strong>-<br />

vergenze, se la mettiamo a confronto con la prima.<br />

Questa ha sempre la testa nuda dell' imperatore, la<br />

leggenda del <strong>di</strong>ritto che <strong>com</strong>incia dalla destra della<br />

moneta, quella del rovescio costantemente con l'in-<br />

<strong>di</strong>cazione delle cariche, le lettere EX S • C e i quattro<br />

tipi della corona, <strong>di</strong> Marte, <strong>di</strong> Roma, del Valore;<br />

quella ha invece la testa laureata, la leggenda co-<br />

minciante da sinistra, i tipi del rovescio tutto <strong>di</strong>-<br />

versi da queUi <strong>di</strong> prima, mancanza assoluta delle<br />

cariche. La totale sparizione dei tipi della prima serie<br />

e delle lettere EX S • C non è accidentale, ma voluta,<br />

se no, qualcuno <strong>di</strong> quei tipi pur <strong>com</strong>parirebbe tal-<br />

volta nelle monete posteriori. Questa osservazione<br />

avvalora sempre più la nostra tesi <strong>di</strong>anzi esposta,<br />

ma non insisto.<br />

Piuttosto <strong>di</strong>remo che il Kenner si arresta a questa<br />

<strong>di</strong>stinzione delle monete d'oro e d'argento, e non<br />

tenta una classificazione pur che sia <strong>di</strong> quelle che<br />

non hanno data.<br />

Partendo sempre dai tratti coi quali è rappre-<br />

sentato il capo dell'imperatore, cre<strong>di</strong>amo che si possa<br />

stabilire una certa cronologia. Non tutte le monete<br />

<strong>di</strong> questa serie hanno il ritratto <strong>di</strong> Nerone eseguito<br />

allo stesso modo. Come per i bronzi abbiamo con-<br />

statato esservi un tipo che chiamiamo della Riforma,<br />

dalla cui perfezione vanno sempre più <strong>di</strong>scostandosi<br />

le monete posteriori, così nella serie dei metalli pre-


3i8<br />

ETTORE CABRICI<br />

ziosi vi è anche un tipo della Riforma che si mo<strong>di</strong>-<br />

fica a poco a poco, conservando però inalterati i<br />

tratti essenziali del volto <strong>di</strong> Nerone. Questo allontanamento<br />

consiste in un lento scemare del rilievo<br />

della testa, nel quale è riposta gran parte della bel-<br />

lezza dei conii della Riforma, proprio quello che<br />

notasi per i bronzi, e nell' esagerare le <strong>di</strong>mensioni<br />

del collo in larghezza.<br />

L'aureo riprodotto nella tav. II, n. 14 va collo-<br />

cato, secondo noi, in capo a questa serie, perchè le<br />

sue somiglianze coi n.' 5 e 7, tav. I della prima<br />

serie sono troppo evidenti e la fattura dei capelli è<br />

in<strong>di</strong>zio che esso è anteriore al tipo della Riforma.<br />

Questo invece è rappresentato nella sua forma piii<br />

bella sugli aurei che hanno al rovescio le leggende<br />

AVGVSTVS AVGVSTÀ, AVGVSTVS GERMANICVS, e il tipo<br />

del tempio <strong>di</strong> Giano <strong>di</strong> fronte ('s), (tav. II, n. 12, 15,<br />

16); e si può affermare con sufficiente certezza che<br />

questi tre tipi non si trovano accoppiati con la testa<br />

dell'imperatore, lavorata secondo la tecnica degli<br />

ultimi anni che è quella dei n.' 9 e io, tav. Ili, e per<br />

conseguenza possiamo assegnar loro una durata assai<br />

brieve, a <strong>com</strong>inciare dall'anno 63.<br />

V.<br />

Cronologia e spiegazione dei tipi del rovescio.<br />

Prima <strong>di</strong> venire alla luce il lavoro del Kenner<br />

credevasi generalmente che la zecca senatoria avesse<br />

coniato le prime monete <strong>di</strong> Nerone nei primi anni<br />

(13) Fiore! Il, Cai. n. 4457-58.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 319<br />

del SUO avvenimento al trono , anzi non erasi mai<br />

agitata una simile questione <strong>di</strong> cronologia, e qualcuno<br />

<strong>com</strong>e r Eckhel , il Me<strong>di</strong>obarbus, il Cavedani, ne<br />

aveva spiegato spora<strong>di</strong>camente alcuni tipi, attribuendo<br />

loro la data che più gli pareva sicura. 11 Kenner fu<br />

il primo a sostenere la tesi un po' ar<strong>di</strong>ta, che prima<br />

deir anno 64 non fossero uscite monete <strong>di</strong> Nerone<br />

dalla zecca senatoria. Le prove che egli adduce sono<br />

tutte negative. Le riassumo brevemente. " La totale<br />

mancanza d' immagini sul bronzo, corrispondenti nel-<br />

l'esecuzione a quelle degli aurei e dei denari con la<br />

data, costituisce per lui un importante, in<strong>di</strong>ce crono-<br />

logico in sostegno dell' ipotesi , che non fu battuta<br />

moneta spicciola prima dell'anno 64. Non gli paiono<br />

da trascurare due altre circostanze. L' una è la totale<br />

mancanza dei numeri delle cariche sulle monete <strong>di</strong><br />

bronzo fino all'anno 66, i quali sono sempre espressi<br />

sull'oro e sull'argento dal 54 al 63 : ora se il Senato<br />

avesse battuto moneta in quest' epoca, avrebbe imi-<br />

tato l'esempio dell' imperatore. L'altra circostanza è<br />

la usurpazione del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> coniare in bronzo , cui<br />

andò soggetto il Senato per opera <strong>di</strong> Nerone, desideroso<br />

<strong>di</strong> partecipare, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ce il Mommsen , dei<br />

vantaggi finanziarli derivanti dall'emissione delle mo-<br />

nete <strong>di</strong>visionali. La quale usurpazione coincide perfettamente<br />

con la riduzione <strong>di</strong> peso nelle monete<br />

d'oro e d'argento, <strong>com</strong>parsa solo dopo il 63. „<br />

La tesi del Kenner, accolta pienamente dal Ber-<br />

noulli, ci pare che <strong>di</strong>a luogo a serie obbiezioni.<br />

Innanzi tutto la serie monetale <strong>di</strong> Nerone non è<br />

tanto scarsa per varietà <strong>di</strong> tipi ne per abbondanza <strong>di</strong><br />

emissione e non oseremmo quin<strong>di</strong> ridurla nel breve<br />

termine <strong>di</strong> quattro anni e mezzo, a prescindere dal<br />

fatto veramente singolare che il Senato per <strong>di</strong>eci anni<br />

consecutivi avrebbe tenuta chiusa la zecca e che poi<br />

tutt' ad un tratto avrebbe emesso un cofisiderevol


320 ETTORE CABRICI<br />

numero <strong>di</strong> monete. La ragione <strong>di</strong> tutto questo non<br />

la sappiamo trovare né il Kenner si preoccupa <strong>di</strong><br />

trovarla. Forse avrebbe ragioni in suo favore, se il<br />

regno <strong>di</strong> Nerone fosse trascorso <strong>com</strong>e quello <strong>di</strong> tanti<br />

imperatori, senza quelle enormi spese che noi sap-<br />

piamo. Ma esso invece trascorse in continue largi-<br />

zioni ad una plebe inoperosa e viziata <strong>com</strong>e il suo<br />

capo, e quin<strong>di</strong> non pare possibile che la produzione<br />

delle monete si sia potuta interrompere durante un<br />

periodo così lungo.<br />

Ma il sostegno maggiore sul quale si regge l'i-<br />

potesi del Kenner è la seguente osservazione: il tipo<br />

<strong>di</strong> Nerone sulle monete d'oro e d'argento con la data<br />

è assai giovanile, laddove i tipi più antichi del bronzo<br />

non ci danno i tratti <strong>di</strong> una giovinezza così imma-<br />

tura, e per conseguenza devono essere posteriori ai<br />

primi. Fino a quando egli confronta i ritratti <strong>di</strong> Nerone<br />

dei primi aurei con queUi dei piij antichi bronzi<br />

si è d'accordo con lui, ma non così allorché intende<br />

includere nel confronto anche quei ritratti degli aurei<br />

coniati dal 57 in poi. L'aspetto più giovanile <strong>di</strong> Ne-<br />

rone su questi ultimi risulta dalla mancanza della corona<br />

d'alloro.<br />

Le monete greche le quali ci han fatto da scorta<br />

sicura quando trattavasi <strong>di</strong> stabilire l'anno della prima<br />

apparizione del tipo nuovo <strong>di</strong> Nerone, anche qui possiamo<br />

richiamarle a proposito. Come può il Kenner<br />

affermare poi che il tipo della Riforma sia apparso<br />

non prima del 65, quando esso lo troviamo già riprodotto<br />

nell'anno 63 sulla bellissima moneta <strong>di</strong> Lao<strong>di</strong>caea<br />

Syriae e su quella <strong>di</strong> Caesarea Cappadociae?<br />

Conviene risalire <strong>di</strong> qualche anno e collocarlo almeno<br />

nel 63, <strong>com</strong>e abbiamo sopra <strong>di</strong>mostrato.<br />

Tale considerazione rischiara <strong>di</strong> viva luce la<br />

oscura questione che stiamo <strong>di</strong>battendo e ci rende<br />

ar<strong>di</strong>ti a sostenere con più forte ragione la nostra tesi.


LA CRONOLOGIA DIXLE MONETE DI NERONE, ECC. 321<br />

che cioè la coniazione del bronzo sotto Nerone non<br />

<strong>com</strong>inci nell'anno 64, ma varii anni prima. Dunque<br />

tutte le monete col tipo che noi abbiamo detto essere<br />

anteriore a quello della Riforma sono anteriori al-<br />

l'anno 63.<br />

Ve<strong>di</strong>amo se è possibile stabilire fra queste una<br />

più rigorosa classificazione. Anzi tutto convien <strong>di</strong>re<br />

quando in<strong>com</strong>inciano. Attesa la loro scarsità in tutte<br />

le collezioni, non andremmo lungi dal vero assegnando<br />

alle prime emissioni l'anno 56 o 57. Anche<br />

noi riconosciamo che la moneta spicciola <strong>di</strong> Nerone<br />

non potè <strong>com</strong>inciare nel 55. È probabile che sia<br />

apparsa qualche anno dopo con la testa a sin. e col<br />

globetto e che abbia avuto la sua maggior <strong>di</strong>ffusione<br />

dal 60 al 63 con la testa a destra e i capelli in su.<br />

Il tipo della Riforma <strong>com</strong>inciato nel 63 con il busto<br />

a destra, avente l'egida sul petto, si mantenne inalterato<br />

pel corso degli anni 64, 65, 66. Verso il 66<br />

<strong>com</strong>incia a mancare l' egida, che s<strong>com</strong>pare quasi<br />

del tutto nel 67 e nei primi mesi del 68. In questi<br />

ultimi due anni il tipo con la testa a sinistra e i<br />

capelli cadenti sulla fronte, che era stato scarso fin<br />

dalla sua apparizione, si mostra con un buon numero<br />

<strong>di</strong> esemplari, tanto da superare la emissione<br />

dell'altro tipo.<br />

Noi dunque <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>amo dal Kenner nell'assegnare<br />

l'anno alle prime emissioni <strong>di</strong> bronzi neroniani,<br />

anticipandole <strong>di</strong> sette od otto anni. Questo spostamento<br />

rende necessaria una <strong>di</strong>versa spiegazione dei<br />

tipi del rovescio. In ciò ve<strong>di</strong>amo <strong>com</strong>e vacilli l'i-<br />

potesi del Kenner, quando trattasi <strong>di</strong> certi tipi che<br />

egli non senza artificio riesce a classificare. Confinata<br />

negli ultimi cinque anni la serie non poco numerosa,<br />

è costretto a spiegarne i tipi con avvenimenti storici<br />

<strong>di</strong> quel breve giro <strong>di</strong> anni e spesso avviene che un<br />

rovescio <strong>di</strong> sesterzio, il quale troverebbe il suo na-<br />

41


322<br />

ETTORE CABRICI<br />

turale riscontro in avvenimenti anteriori all'anno 64,<br />

egli sia costretto a riferirlo ad altri posteriori.<br />

Anticipando invece <strong>di</strong> sette od otto anni il prin-<br />

cipio della coniazione neroniana, potremo benissimo<br />

collocare nei primi cinque anni tutti i tipi dei sesterzii,<br />

dupon<strong>di</strong>i, assi, semis, che in seguito furono riprodotti<br />

integralmente, salvo <strong>di</strong>vergenze negli accessorii, e può<br />

<strong>di</strong>rsi che dal 61 in poi non si sia fatto altro, se non<br />

ripeterli senza introdurre alcuna novità. Anche in<br />

questo trovasi un or<strong>di</strong>ne rigoroso, nello sforzo cioè<br />

<strong>di</strong> stabilire certi tipi monetali e non alterarli succes-<br />

sivamente e nell'evitare ancora che i tipi <strong>di</strong> un no-<br />

minale non invadessero il campo <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> un altro<br />

nominale: cosa che non sempre si osservò nelle<br />

monete imperiali. E troviamo pure la ragione della <strong>di</strong>-<br />

versità grande <strong>di</strong> opinioni circa l'anno della emissione<br />

<strong>di</strong> certe monete, <strong>com</strong>e a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> quelle relative alla<br />

chiusura del tempio <strong>di</strong> Giano, accennata confusamente<br />

da Suetonio. Ma la classificazione che noi proponiamo,<br />

oltre a farci determinare con una certa sicurezza<br />

l'anno delle prime emissioni, ci avverte che alcuni<br />

rovesci cessarono negli ultimi anni <strong>di</strong> Nerone. Pei<br />

sesterzii si può affermare che dall'anno 65 in poi furono<br />

usati soltanto i tipi <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong> Giano.<br />

Ora è tempo <strong>di</strong> passare alla spiegazione dei tipi<br />

monetali che hanno bisogno <strong>di</strong> essere illustrati uno<br />

per uno; nel qual lavoro rimetteremo in luce le vec-<br />

chie opinioni dell' Eckhel e del Cavedoni con qualche<br />

lieve aggiunta.<br />

I rovesci con ADLOCVTIO COH •<br />

e DECVRSIO <strong>di</strong>ce<br />

il Kenner che ebbero la loro prima apparizione for-<br />

s' anche prima dell'anno 64, perchè relativi ad avvenimenti<br />

<strong>di</strong> epoca anteriore; ma non già <strong>com</strong>e moneta<br />

ufficiale, bensì <strong>com</strong>e medaglioni privi delle sigle S • C<br />

ed emessi dall' imperatore insieme con tante altre<br />

monete, tutte prive del segno dell'autorità senatoria.


LA CRONOLOGIA UliLLE MONETE DI NERONK, tCC. 323<br />

Secondo la classificazione che noi proponiamo ,<br />

il<br />

rovescio deir A <strong>di</strong>o e ut io appare ben presto col S-C<br />

sui sesterzii col globetto, e non può non appartenere<br />

ad una delle prime emissioni, perchè ci ricorda uno<br />

dei primi atti del giovinetto imperatore, dopo la<br />

uccisione <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o. Tacito e Dione (^4) infatti ci<br />

narrano che il 13 ottobre dell' anno 54, Nerone si<br />

te condurre dentro gli alloggiamenti dei soldati, e<br />

fatta un'orazione, promise loro un donativo. Sul ro-<br />

vescio <strong>di</strong> questi sesterzii egli è rappresentato nell'atto<br />

che dal suggesto parla ai soldati.<br />

Il tipo della Decursio è anch'esso <strong>di</strong> data molto<br />

remota e insieme col precedente non può esser po-<br />

steriore all'anno 56 o 57. Esso ci ricorda l'esercita-<br />

zione per la quale Nerone aveva un grande trasporto<br />

nei primi anni della sua giovinezza (^5).<br />

Un poco posteriori ai precedenti sono i rovesci<br />

che ricordano i congiarii. I monumenti suppliscono<br />

alla mancanza <strong>di</strong> fonti letterarie. Tacito menziona un<br />

solo congiario <strong>di</strong>stribuito durante il secondo conso-<br />

lato <strong>di</strong> Nerone, che cade nell'anno 57<br />

(^6); quello ri-<br />

cordato da Suetonio (^7), quantunque senza in<strong>di</strong>cazione<br />

<strong>di</strong> data, è certo lo stesso del precedente i^^).<br />

Lo Schiller (^9) ammette anch' egli due congiarii<br />

per la in<strong>di</strong>scutibile testimonianza delle monete, ma<br />

colloca il primo nel 58, secondo i due passi <strong>di</strong> Ta-<br />

cito e <strong>di</strong> Suetonio, l'altro nel 65. Vuoisi però notare<br />

che la elargizione <strong>di</strong> quest'anno fu <strong>di</strong>stribuita ai soli<br />

pretoriani ed è quin<strong>di</strong> un donativum che non può<br />

confondersi con un congiarium. L' Eckhel per altro<br />

(14) Tac, Ann. XIT, 69; Dio, LXI, 3.<br />

(15) Dio, LXI, 6; Suet., Nero, 7; Tac, Ann., XIII, 3.<br />

(16) Tac, Ann. XIII, 31.<br />

(17) Suet., Nero, io.<br />

(18) Cfr. Marquardt, Róm. Siaa/sv., t. II, p. 134-135.<br />

(19) Schiller, Nero, p. 109, n. 2.


324<br />

ETTORE CABRICI<br />

già aveva notato che, oltre a quella del 58 e del 60,<br />

tutte le largizioni <strong>di</strong> Nerone furono fatte ai preto-<br />

riani (20).<br />

La moneta con la semplice in<strong>di</strong>cazione del congiario,<br />

appartenente alla collezione Gonzales, non<br />

l'abbiamo vista e la classifichiamo secondo la descri-<br />

zione che ne fa il Cohen; ma supponiamo che il globetto<br />

sotto al collo <strong>di</strong> Nerone gli sia sfuggito, È<br />

certamente la più antica <strong>di</strong> tutte, e fu battuta prima<br />

che fosse <strong>di</strong>stribuito il secondo congiario, perchè,<br />

facendo nostra un'arguta osservazione del Kenner, il<br />

Senato, dopo la <strong>di</strong>stribuzione del primo congiario,<br />

non poteva sapere se l' imperatore avrebbe o no <strong>di</strong>-<br />

stribuito altri congiarii dopo quello del 58 e non po-<br />

teva segnare a questo il numero d'or<strong>di</strong>ne. I rovesci<br />

col GONG- 1<br />

e GONG-<br />

• II, a giu<strong>di</strong>care dal tipo <strong>di</strong> Nerone,<br />

<strong>com</strong>inciano dopo l'anno 60; <strong>di</strong>fatti il sesterzio della<br />

tav. I, n. II, avente la testa a sin., è <strong>di</strong> quelli che<br />

collochiamo accanto al tipo della Riforma. Dopo il 60<br />

furono usate in<strong>di</strong>stintamente le due scritte. Ma ci<br />

preme <strong>di</strong> assodare che il secondo congiario è ricordato<br />

sulle monete col globetto, le quali non oltrepassano<br />

il 63, ed anche per questa ragione non possiamo<br />

prestar fede alla data che lo Schiller gli ascrive.<br />

Dunque la nostra <strong>di</strong>sposizione cronologica ci sug-<br />

gerisce un secondo congiario verso il 60, che l'Eckhel<br />

dà per indubitato sulla testimonianza <strong>di</strong> un passo <strong>di</strong><br />

Suetonio (^i)^ nella vita <strong>di</strong> Nerone, colà dove parlando<br />

dei lu<strong>di</strong> maximi, celebrati prò aeternitate imperli, aggiunge<br />

" sparsa et populo missilia omnium rerum<br />

per omnes <strong>di</strong>es: singula coti<strong>di</strong>e milia avium cuiusque<br />

generis, multiplex penus, tesserae frumentariae, vestis,<br />

aurum, argentum, gemmae, margaritae, tabulae pictae,<br />

(20) EcKHEL, D. N., V, p. 271.<br />

(21) Nero, II.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETK DI NERONE, ECC. 325<br />

mancipia, iumenta atque etiam mansuetae ferae, no-<br />

vissime naves, insulae, agri. „ Non è qui il caso <strong>di</strong><br />

parlare del significato della parola congiarium , ma<br />

non sappiamo capire perchè non si voglia ritener que-<br />

sto per un congiario, quand'esso consisteva proprio<br />

nella <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> generi alimentari o <strong>di</strong> tesserae, in<br />

cambio delle quali il citta<strong>di</strong>no riceveva la somma o<br />

i viveri o gli oggetti ai quali acquistava <strong>di</strong>ritto. Quando<br />

tutte queste cose erano gettate in mezzo alla folla,<br />

prendevano nome <strong>di</strong> missilia, <strong>di</strong> cui si parla nel ci-<br />

tato passo <strong>di</strong> Suetonio (^2)^<br />

Un altro tipo allusivo alla liberalità dell* impe-<br />

ratore è quello dell'Annona Augusti che congiungiamo<br />

col precedente e non facciamo salire oltre il 58.<br />

Un altro rovescio <strong>di</strong> sesterzii, intorno al quale<br />

inutilmente il Kenner adopera tutte le sue più sottili<br />

argomentazioni per fissarne la emissione dopo Tanno<br />

64, è quello raffigurante l'Arco <strong>di</strong> trionfo.<br />

Nell'anno 58, dopo le vittorie <strong>di</strong> Corbulone<br />

contro gli Armeni, veniva decretata dal Senato la<br />

erezione <strong>di</strong> un arco trionfale e <strong>di</strong> statue in onore <strong>di</strong><br />

Nerone (23). Ma questo decreto non ebbe pronta ese-<br />

cuzione, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ce lo stesso Tacito, e l' arco fu co-<br />

struito non prima del 61 (24). Ma il Kenner non ascrive<br />

a quest'anno le monete con l'Arco. Egli ragiona così:<br />

la deliberazione senatoriale relativa a questo tipo<br />

(22)<br />

grafo del 354,<br />

Il non essere citato questo congiario fra gli altri nel Crono-<br />

il quale è imperfetto <strong>com</strong>e nota il Marquardt, ha fatto<br />

si che non venisse preso in considerazione questo passo <strong>di</strong> Suetonio,<br />

dove la <strong>di</strong>stribuzione al popolo non è chiamata col suo nome <strong>di</strong> congiarium,<br />

perciò il biografo dandone tutti i particolari credette superfluo<br />

aggiungere il nome. Questa nostra opinione, che è quella dell' Eckhel,<br />

trova favore anche per V occasione che avrebbe suggerito a Nerone<br />

l'idea del congiario, il quale soleva <strong>di</strong>stribuirsi nelle solenni occasioni<br />

<strong>com</strong>e quella delle Neronie.<br />

(23) Tac. Ann, XIII, 41.<br />

(24) Ann. XV, 18.


326<br />

ETTORE GABUICI<br />

non potè esser presa prima del febbraio 62. Nella<br />

primavera fu sconfitto Peto e la costruzione dell'Arco<br />

dovette essere sospesa; è quin<strong>di</strong> probabile che sia stata<br />

fatta nel 64, quando ambasciatori dei barbari si recarono<br />

a Roma per chieder pace, senza nulla ottenere.<br />

Intanto Corbulone invade l'Armenia e ne consegue<br />

poi la pace e la venuta <strong>di</strong> Tiridate a Roma<br />

nel 66. Così il Kenner trova modo <strong>di</strong> tirare quelle<br />

monete entro la orbita dei quattro ultimi anni, nei<br />

quali restringe tutta la serie monetale <strong>di</strong> Nerone. In<br />

verità tutto questo ritardo nella esecuzione <strong>di</strong> un de-<br />

creto del Senato ci par poco verisimile (25), tanto<br />

pili che il passo <strong>di</strong> Tacito non lascia il menomo<br />

dubbio che la erezione delle statue e dell'Arco sia<br />

stata fatta sollecitamente nello stesso anno (a. 61)<br />

" at Romae tropaea de Parthis arcusque me<strong>di</strong>o Ca-<br />

pitolini montis siSTEBANTUR decreta ab senatu integro<br />

adhuc bello (^6) ^^ j e ciò in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto<br />

che i sesterzii con l'Arco trionfale appaiono ben presto<br />

nella nostra serie cronologica. Quin<strong>di</strong> attenendoci<br />

all'opinione dell'Eckhel, riconosceremo in esso l'Arco<br />

decretato a Nerone dal Senato nell'anno 58, per le<br />

vittorie <strong>di</strong> Corbulone, e che doveva esser pronto nel<br />

61 o al pili nel 62<br />

, epoca dell' emissione <strong>di</strong> questi<br />

sesterzii.<br />

La relazione che il Kenner crede <strong>di</strong> scorgere tra<br />

i tipi della Securitas e del Genio <strong>di</strong> Nerone da<br />

una parte, la Vittoria e Nerone citaredo dall'altra,<br />

non è da trascurarsi. Se non che mentr'egli riferisce<br />

i primi due all'anno 65, quando fu sventata la congiura<br />

<strong>di</strong> Pisone, noi li riferiamo al 59, nel quale anno<br />

(25) Il Bernoulli stesso, che accetta in tutto e per tutto le opinioni<br />

del Kenner, non può starsene con lui anche in questo ed afferma che<br />

queste monete non sono state ancora chiaramente classificate (Ber-<br />

noulli, Nero, p. 390).<br />

(26) Tac. Aniu XV, 18.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 327<br />

fu sventata la congiura della madre. L'altra coppia,<br />

che egli spiega <strong>com</strong>e allusiva alla sua abilità d' i-<br />

strione, la colloca nell'anno 64, quando cantò nel<br />

teatro <strong>di</strong> Napoli o nel 65 quando cantò a Roma,<br />

mentre celebravansi le seconde Neronie. Quei tipi per<br />

noi risalgono all'anno delle prime Neronie, quando<br />

l'imperatore, a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> tutti, fu reputato merite-<br />

vole della corona a preferenza d'ogni altro concor-<br />

rente ''27) per il sonar della cetra.<br />

La Vittoria volante con lo scudo sul quale leggonsi<br />

le lettere S-P-Q-R* non v'è ragione <strong>di</strong> credere<br />

che ritragga i tratti <strong>di</strong> una statua. Essa con<br />

Nerone già <strong>com</strong>incia ad essere un tipo <strong>com</strong>une nella<br />

monetazione romana, uno <strong>di</strong> quei tipi cioè, pei quali<br />

non bisogna trovare una spiegazione speciale; in-<br />

fatti una identica figura <strong>di</strong> Vittoria già si trova sulle<br />

monete <strong>di</strong> Tiberio (^S).<br />

VI.<br />

Quando Nerone chiuse il tempio <strong>di</strong> Giano.<br />

Uno dei punti ancora oscuri nella cronologia <strong>di</strong><br />

Nerone è l'anno della chiusura del tempio <strong>di</strong> Giano,<br />

della quale Tacito e Dione non fanno il menomo<br />

accenno, e soltanto Suetonio la ricorda nella vita <strong>di</strong><br />

Nerone, dopo <strong>di</strong> aver parlato dell'arrivo <strong>di</strong> Tiridate<br />

in Roma, " Ob quae imperator consalutatus, laurea<br />

in Capitolium lata, Janum geminum clausit, tam nullo<br />

quam residuo bello » (^9). Questo passo è stato pun-<br />

(27) Dio. LXI, 21.<br />

(28) Cohen, p. 96, n. 242.<br />

(29) Nern^ 14 e<strong>di</strong>z. Roth 1886.


328<br />

ETTORE CABRICI<br />

teggiato in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> dagli e<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> Suetonio,<br />

secondo l'opinione che seguono relativamente alla<br />

chiusura del tempio <strong>di</strong> Giano. Il Roth e tutti gli<br />

storici moderni son d'accordo nel collocare la chiu-<br />

sura del tempio <strong>di</strong> Giano neir anno 66, e perciò<br />

congiungono la frase Janum geminum clausit con la<br />

precedente, formandone un sol periodo e riconnettendo<br />

tutto il concetto alla venuta <strong>di</strong> Tiridate in Roma,<br />

che cade proprio nel 66.<br />

Cewitro questa punteggiatura ed interpretazione<br />

si scagliò il Mancini interpretando il tam nullo qiiam<br />

residuo bello nel senso che debba riferirsi a due momenti<br />

<strong>di</strong>versi dell' impero <strong>di</strong> Nerone, e sostenendo<br />

r opinione del Casaubono, che il tempio <strong>di</strong> Giano<br />

sia stato chiuso da Nerone due volte, una prima<br />

volta quando v' era solo qualche residuo <strong>di</strong> guerra<br />

nell'impero' e una seconda volta quando esso era in<br />

pace perfetta (30). Prima <strong>di</strong> determinare queste due<br />

epoche, egli ha bisogno <strong>di</strong> rifare la serie delle sa-<br />

lutazioni imperiali <strong>di</strong> Nerone ed infine conchiude che<br />

la prima chiusura può cadere tra il 56 e il 57, la<br />

seconda nel 64. Per questa interpretazione e per<br />

alcuni argomenti d'indole affatto <strong>numismatica</strong>, il Man-<br />

cini torna alla punteggiatura degli e<strong>di</strong>tori antichi <strong>di</strong><br />

Suetonio e propriamente alla lezione dell'antico testo<br />

erasmiano <strong>di</strong> Basilea dell' anno 1533 il quale così<br />

<strong>di</strong>spone le parole :<br />

XIII . . . . Ob<br />

rea in Capiiolium lata.<br />

quae imperator consalutatus , lau-<br />

XIV Janum geminum clausit tam nullo quam<br />

residuo bello.<br />

(30) Mancini, Stor. <strong>di</strong>Elvid. Pr., note ed emendazioni p. 128 " Laonde,<br />

io molto volentieri sarei per tradurre cotal passo: Nerone tenne chiuso<br />

il bifronte Giano, si nella pace che con residuo <strong>di</strong> guerra. „


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 329<br />

Non sappiamo perchè i moderni e<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> Sue-<br />

tonio si ostinino a mantertere la loro punteggiatura in<br />

questo punto, e <strong>com</strong>e gli storici, quali lo Schiller (3i)<br />

e il Duruy (32)^ sostengano la chiusura del tempio <strong>di</strong><br />

Giano essere avvenuta nel 66, quando essi sono<br />

contraddetti dalle monete, sulle quali il rovescio col<br />

tempio <strong>di</strong> Giano va congiunto con la leggenda del<br />

<strong>di</strong>ritto che segna la XII (aa) e anche la XI (a4) tribunicia<br />

potestas <strong>di</strong> Nerone, il che ci obbliga a collo-<br />

care tale chiusura, almeno nel 64, <strong>com</strong>e fa osser-<br />

vare il Mancini. Ma pur riconoscendo a lui il merito<br />

<strong>di</strong> avere pel primo contraddetto alla <strong>com</strong>une falsa<br />

opinione sulla chiusura del tempio <strong>di</strong> Giano, non<br />

sapremmo sostenere egualmente la duplice chiusura.<br />

Il Mancini vi è indotto prima dal passo <strong>di</strong> Suetonio,<br />

poi dai sesterzii con la XI, XII e XIII trib. pot. <strong>di</strong><br />

Nerone e crede che i sesterzii col tempio <strong>di</strong> Giano<br />

coniati dal 64 in poi abbiano l'in<strong>di</strong>cazione della trib.<br />

pot. <strong>di</strong> Nerone, affinchè potessero <strong>di</strong>stinguersi dai<br />

primi. La tesi del Mancini muove due obbiezioni. La<br />

prima se la fa egli stesso, col domandarsi, perchè<br />

mai nella leggenda attorno al tempio <strong>di</strong> Giano dei<br />

secon<strong>di</strong> sesterzii non sia stato messo V avverbio<br />

iterum (35). Un avvenimento <strong>di</strong> tanta importanza non<br />

poteva esser ricordato inesattamente, specie quando<br />

si osserva che nei Co'ngiarii non manca mai il numero<br />

d'or<strong>di</strong>ne. Se poi si voglia credere col Mancini che <strong>di</strong><br />

questa seconda apparizione siano segno i numeri della<br />

trib. potestas, doman<strong>di</strong>amo allora, che significato<br />

(31) Nero, pag. 204; e poi Gesch. der Róm. Kaisers., pag. 351.<br />

(32) Hist. des Rom. t. IV, p. 83.<br />

(33) FioRELLi, Cat. n. 4354, 4355- La correzione che Io Schiller propone<br />

al sesterzio del Cohen, n. 178 (v. Schiller, Nero, p. 204, n. i) è<br />

contraddetta da questi due sesterzi del medagliere <strong>di</strong> Napoli.<br />

(34) FioRELLi, Cat. n. 4353.<br />

(35) Op. cit., pag. 126.<br />

43


330<br />

ETTORE CABRICI<br />

avrebbe la XIII trib. pot. su quei sesterzi! e dupon<strong>di</strong>i<br />

dal tipo <strong>di</strong> Roma galeata sedente sugli scu<strong>di</strong>? (36)<br />

E inoltre se fosse così, i sesterzii degli anni 64-67<br />

col tempio <strong>di</strong> Giano dovrebbero aver tutti la trib.<br />

potestas, la quale invece è rarissima, e accanto a<br />

questi troviamo sesterzii senza data <strong>di</strong> sorta che per<br />

il tipo <strong>di</strong> Nerone vanno collocati indubbiamente fra<br />

le ultime emissioni (v. Prospetto).<br />

Per queste due ragioni non pare abbastanza<br />

giustificata una seconda chiusura, la quale potrebbe<br />

ancora reggere, solo per il testo <strong>di</strong> Suetonio (37). Ma<br />

anche sulla interpretazione <strong>di</strong> questo facciamo le nostre<br />

riserve. Se il clausit si traduce tenne chiuso, <strong>com</strong>e<br />

vuole il Mancini, non v'è bisogno <strong>di</strong> ammettere due<br />

chiusure. E qui ci sia lecito <strong>di</strong> fare osservare al<br />

Mancini che non bisognava tirar poi tanto il senso<br />

<strong>di</strong> clusit quando egli sta per le due chiusure: sarebbe<br />

stato meglio tradurre col semplice chiuse. Ma traducendo<br />

tenne chiuso, vien quasi ad essere esclusa Tidea<br />

della ripetizione <strong>di</strong> azione, e si viene ad ammettere<br />

implicitamente una sola chiusura. Se poi dopo la<br />

prima chiusura il tempio <strong>di</strong> Giano sia stato aperto<br />

un'altra volta per lo scoppio della guerra armena e<br />

la spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Corbulone, a noi non è dato ricer-<br />

care. Non è improbabile che l'ambizione dell'impera-<br />

tore abbia continuato a tenerlo chiuso, per ostentare<br />

una calma apparente, a quel modo che il decreto<br />

del senato or<strong>di</strong>nante la erezione <strong>di</strong> un arco e <strong>di</strong><br />

(36) CoH., Nero^ n. 283, 284, 286 (dupon<strong>di</strong>o), 287; Fiorelli, Cat.<br />

n 4356-58.<br />

(37) La duplice leggenda che queste monete portano scritta sul<br />

rovescio (pace p . r , terra mariq, parta xanvm clvsit e pace p.r.<br />

VBiQ . PARTA . lANVM clvsit) potrebbe dar fondamento alla ipotesi della<br />

duplice chiusura. Ma a prescindere, che non trovo <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> signif.<br />

tra le due leggende, è a notarsi che la seconda trovasi solo sugli assi<br />

e sui dupon<strong>di</strong>i, i quali offrivano uno spazio assai piìi piccolo <strong>di</strong> quello<br />

dei sesterzii, ed essendo la prima leggenda troppo lunga, fu abbreviata.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 33 1<br />

Statue per la vittoria <strong>di</strong> Corbulone non fu revocato,<br />

ma rinviato, quando pervenne a Roma la novella<br />

della <strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> costui (38).<br />

Resta ora a determinare 1' anno <strong>di</strong> tale avvenimento.<br />

In questa ricerca solo le monete ci possono<br />

illuminare. Il tipo <strong>di</strong> Giano sui sesterzii appare molto<br />

per tempo nella serie col globetto ed è quin<strong>di</strong> da<br />

collocarsi prima del 60. E sic<strong>com</strong>e in questi primi<br />

sette anni non si godè vera pace, <strong>com</strong>e osserva il<br />

Mancini, se non dal 56 al 57, siamo lieti <strong>di</strong> poter<br />

accettare quest' anno che il Mancini segna per la<br />

prima chiusura.<br />

VII.<br />

Osservazioni Iconografiche.<br />

Il Bernoulli ragionando del ritratto <strong>di</strong> Nerone<br />

sulle monete, vi osserva delle variazioni stabili nel<br />

tipo, le quali non sembrano tutte convenzionali, ma<br />

alcune <strong>di</strong> esse corrispondono certamente alle variazioni<br />

deir originale (39). Di tutte le serie monetali, raggruppate<br />

secondo il rispetto dell'arte, le più fedeli sono quella<br />

col capo a sin. e globetto e le ultime monete dal<br />

tipo della Riforma. Le une e le altre ci danno le<br />

forme piene, gonfie, lo sguardo accigliato, il collo<br />

(38) Tac. Ann. XV, i8 " At Romae tropaea de Parthis arcusquc<br />

me<strong>di</strong>o Capitolini montis sistebantur, decreta ab senatu integro adhuc<br />

bello, neque tum omissa, dum adspectui consulitur, spreta conscientia. „<br />

(39) Bernoulli, Nero p. 388 " .... so zeigen sie in ihrer Aufeina<br />

iderfolge doch noch bestimmte typische Unterschiede, <strong>di</strong>e nicht alle<br />

conventioneller Natur zu sein scheinen, sondern von dcnen einige oifen-<br />

bar, den Wandlungen des Urbildès entsprechen. „


332 ETTORE CABRICI<br />

grosso e tutti quegli accessorii nei quali sono im-<br />

presse le tracce delle sue <strong>di</strong>ssolutezze. Il convenzionalismo<br />

si trova specialmente nel primo tipo della<br />

Riforma, tanto sulle monete col capo a sin. quanto<br />

su quelle col capo a d. Quel ritratto ci dà un tipo<br />

non più grossolano, anzi <strong>di</strong> forme giuste, tutto proporzionato,<br />

se ne togli le proporzioni del collo, che<br />

sono esagerate in lunghezza e in larghezza sulle<br />

monete <strong>di</strong> tutti gl'imperatori romani ; quel ritratto ci<br />

dà infine un Nerone abbellito. Avemmo agio <strong>di</strong> fare,<br />

quest' osservazione sull' asse d' oricalco della tav. II<br />

n. IO.<br />

Ma noi non vogliam <strong>di</strong>re <strong>di</strong> quel convenzionalismo<br />

che consiste nell' accrescere o <strong>di</strong>minuire le<br />

proporzioni, nell'abbellire l'originale; noi troviamo nel<br />

tipo vero della Riforma qualche cosa che per l'artista<br />

e per il romano dell' età <strong>di</strong> Nerone era il carattere<br />

essenziale <strong>di</strong> tutte le teste <strong>di</strong> Nerone, un particolare<br />

che da solo bastava a dare la somighanza del suo<br />

volto. L'arte monetale in tutte le epoche ha <strong>di</strong>mostrato<br />

<strong>di</strong> sdrucciolare facilmente in questo conven-<br />

zionalismo, specie nelle età <strong>di</strong> decadenza dell'arte.<br />

Gli artisti incisori dei conii, costretti a ripetere sempre<br />

lo stesso tipo per anni ed anni, facilmente davano<br />

importanza a qualche accessorio, il quale <strong>di</strong>ventava<br />

col tempo la caratteristica più spiccata del volto<br />

dell'imperatore. Delle due l'una: o Nerone portava<br />

<strong>di</strong> consueto i capelli rivolti in su <strong>com</strong>e appaiono su<br />

tutte le monete che hanno il capo a destra, o li portava<br />

rivolti in giù <strong>com</strong>e sono <strong>di</strong>segnati sulle monete<br />

col capo a s. Già questa stessa <strong>di</strong>visione, fondata<br />

sulla <strong>di</strong>rezione del capo, vale a provare il convenzionalismo,<br />

vale cioè a <strong>di</strong>mostrare che dati i due<br />

tipi fondamentali, essi furon seguiti costantemente,<br />

variando solo qualche accessorio. Tutto induce a far<br />

credere che il tipo dai capelli in su sia il conven-


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 333<br />

zionale. Fra le teste in marmo <strong>di</strong> Nerone adulto, solo<br />

qualcuna potrebbe mettersi a confronto con la testa<br />

<strong>di</strong> Nerone sulle monete, e sono la testa della Biblioteca<br />

Vaticana (4°) e quella del Museo <strong>di</strong> Monaco (40. Ma<br />

l'arte plastica si mantenne estranea a questa esage-<br />

razione. Infatti non si può <strong>di</strong>re lo stesso pel busto del<br />

Louvre (42) o per la testa del British Museum, opera<br />

greca (43) ; i quali monumenti ci danno la vera acconciatura<br />

<strong>di</strong> capelli che provocò il tipo delle monete.<br />

Ivi riscontriamo nella chioma in generale una<br />

certa ondulazione, della quale parla Suetonio, e sulla<br />

fronte i capelli sono <strong>di</strong>sposti a ciocche formanti un<br />

rialzo attorno alla fronte ed assottigliantisi man mano,<br />

fino a toccare la fronte con la loro estremità. L'arte<br />

monetale un po' per le proporzioni troppo piccole, un<br />

po' perchè non si trovava nelle identiche con<strong>di</strong>zioni<br />

dell'arte plastica, essendo obbligata a riprodurre il<br />

tipo <strong>di</strong> profilo, non potè copiare fedelmente 1' origi-<br />

nale e creò il tipo che abbiamo visto e chiamato<br />

della Riforma. Se si osservano per altro gli aurei che<br />

vanno dal 62 al 63, <strong>com</strong>e il n. 4, tav. I e quello<br />

inserito dal Bernoulli nella tav. XXXV n. 16, si<br />

trovano i capelH a questa foggia <strong>di</strong>segnati (44).<br />

(40) Bernoulli, Nero taf. XXIII.<br />

(41) Id. taf. XXIV.<br />

(42) Id. taf. XXV.<br />

(43) Id. p. 393 fig. 59-<br />

(44) A questo proposito ci sia lecito uscire dal campo numismatico<br />

ed esprimere il nostro parere sul busto <strong>di</strong> Nerone del Louvre, riprodotto<br />

dal Bernoulli a p. 397 fig. 58. Il Bernoulli si domanda se è antico,<br />

notando ragionevolmente una grande somiglianza con la testa <strong>di</strong> bronzo<br />

del Vaticano. La capigliatura non mi sembra <strong>di</strong> Nerone; abbiamo busti<br />

<strong>di</strong> Nerone con i capelli così pettinati, ma sono tutti giovanili. Quello è<br />

un busto <strong>di</strong> Nerone adulto e quell'acconciatura del capo non si trova<br />

mai sui monumenti che lo rappresentano adulto. Tutto induce a far<br />

credere che sia opera moderna, fatta sull'originale del Vaticano.


PROSPETTO CRONOLOGICO


336


ONZI DI NERONE COL GLOBETTO.<br />

///> (SOO-Sr, — 810-03)<br />

TA<br />

337


338<br />

CLASSIFICAZIONE CRONOLOGICA DEI BRONZI DI NERO^


\ ENTI IL CAPO DELL'IMPERATORE A SINISTRA<br />

ll2l=08<br />

ATA ASSI (rame)<br />

Testa laitr. a s.<br />

(pel tipo <strong>di</strong> N. V. tav. Ili n. ii)<br />

Citaredo Coh. 196.<br />

Giano Coh. 172, 175. Fior.<br />

4503-07-<br />

PROVIDENT Coh. 255.<br />

Vittoria Coh. 289. Fior. 4673-<br />

82, 4684-85.<br />

339<br />

DATA SEMIS (oricalco)<br />

Testa laur. a s.<br />

Mensa agonistica. Fior. 4350-51.<br />

st., tranne rarissime eccezioni, <strong>com</strong>e quella della tav. Ili n. 8, non rimasero dopo il 64 che<br />

neri del Cohen, perchè essi possono essere tanto del 63 quanto del 67. Accanto al tipo <strong>di</strong><br />

piamo che non oltrepassa il 64. Piuttosto possiamo ascrivere agli ultimi anni (65-68) alcuni<br />

i quelli nel cui <strong>di</strong>ritto sta la leggenda imp nero clavd (clav<strong>di</strong>vs) caesar avg . germ . p . m .<br />

terzio anteriore al 64 o 65 che abbia questa leggenda nel <strong>di</strong>ritto.<br />

za il globetto sotto al collo. Il Fiorelli ne descrive due senza glob. (n. 4598-99), ma sugli<br />

endovi adunque in questa serie dupon<strong>di</strong>i con la testa laureata, si deve inferire che essa sia<br />

63. Alla stessa conclusione mena l'assenza <strong>di</strong> semt's <strong>di</strong> rame: due soli ne ho visti e sono <strong>di</strong>


340<br />

CLASSIFICAZIONE CRONOLOGICA DEI BRON


XERONE COL TIPO DELLA RIFORMA<br />

i|ri-cj»<br />

ta ASSI<br />

Testa rad. a d.<br />

(pel tipo <strong>di</strong> N. V. tav. II<br />

n- 13)<br />

Citaredo Coh. 191,<br />

203, 248. T<br />

Fior. 4699,<br />

4704- T<br />

„ Coh. 199,<br />

200, 201,<br />

241.<br />

GENIO AVGVSTl Coh.<br />

„<br />

108. T<br />

Fior. 4422-<br />

26. T<br />

„ Fior. 4421.<br />

oricalco<br />

Testa l. a d.<br />

(pel tipo <strong>di</strong> N. V. tav. II<br />

n. io).<br />

„ Coh. 202, 242.<br />

— Coh. 107. t Vittoria Coh. 288,<br />

Coh. loi.<br />

rame<br />

Testa l. a d.<br />

(pel tipo <strong>di</strong> N. V. tav. Ili<br />

n- I. 3)-<br />

Giano Coh. 132, 141,<br />

„<br />

„<br />

142, 163, 164,<br />

171, 176, 177.<br />

Fior. 4469-71,<br />

4479-83, 4484-<br />

94.<br />

297» 298, 301.<br />

Fior. 4650-66.<br />

341<br />

Data SEMIS<br />

Testa l. a d.<br />

(pel tipo <strong>di</strong> N. V. tav. II<br />

n. 9).<br />

Mensa agonistica<br />

Coh. 47, 58,59,<br />

61-64. s<br />

Fior. 4339-44,<br />

4346-51. s<br />

Coh. 49,60, 6j.<br />

Fior. 4345.<br />

ROMA Coh. 178, 332. S<br />

Fior. 4569-73,<br />

4575-77- s<br />

Coh. 189, 236.<br />

Fior. 4565-68,<br />

4574-


342 ETTORE CABRICI<br />

APPENDICE A.<br />

Nel Catalogo del Museo Nazion.ile <strong>di</strong> Napoli, <strong>com</strong>pilato dal Fiorelli,<br />

ricorrono alcune inesattezze tipografiche, da noi corrette nel <strong>com</strong>pilare<br />

il prospetto cronologico. Queste inesattezze sono parecchie e a noi preme<br />

farle notare, affinchè chi vorrà fare confronti col catalogo del Fiorelli<br />

non attribuisca ad errore nostro ciò che è una correzione fatta dopo<br />

uno stu<strong>di</strong>o accurato sui monumenti.<br />

ERRATA CORRIGE<br />

"• 4359 Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

n. 4371-74 Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.,<br />

sotto globetto.<br />

n. 4408 Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

n. 4469-71 Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

n. 4529-31 IMP . NERO CLAVD . CAESAR<br />

AVG . GER . P . M . TR . P .<br />

P .P<br />

n. 4549 Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.,<br />

con egida sul petto,<br />

n. 4598-9 Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

n. 4614-15 Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

n. 4616 Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

n. 4683 Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

n. 4705 Testa nuda <strong>di</strong> N. a s.<br />

bJ Nerone citaredo, nel-<br />

l'esergo i.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. sotto globetto.<br />

Testa nuda <strong>di</strong> N. a d., sotto glo-<br />

betto.<br />

Busto <strong>di</strong> N. laur. a s. con egida<br />

sull'omero.<br />

Uno <strong>di</strong> questi tre esempi, ha la<br />

testa nuda.<br />

IMP . NERO CLAVD . CAESAR AVG . GER<br />

p . M . TR .p . xni . P .P<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s. con egida<br />

sull'omero.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s., sotto globetto.<br />

Una <strong>di</strong> queste monete ha la corona<br />

ra<strong>di</strong>ata.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s. sotto globetto<br />

(appena visibile).<br />

Testa <strong>di</strong> N. nuda a s.<br />

Testa nuda <strong>di</strong> N. a s., sotto globetto.<br />

F^ Nerone citaredo, senza segno <strong>di</strong><br />

valore nell'esergo.<br />

.


LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 343<br />

APPENDICE B.<br />

Peso <strong>di</strong> alcune monete d'oro e d'argento <strong>di</strong> Nerone.<br />

Fiorelli<br />

n. 4317-20<br />

n. 4321-22<br />

n- 4323<br />

n- 4324-25<br />

n. 4326-28<br />

n. 4329<br />

n. 4331-32<br />

n. 4352<br />

n. 4375-76<br />

n. 4380-84<br />

n. 4457-58<br />

n. 4578<br />

n. 4617<br />

n. 96<br />

n. 42<br />

n. 66<br />

n. 118<br />

n. 3T3<br />

Cohen<br />

a) Medagliere dì Napoli<br />

Oro<br />

gr. 7.64; 7.62; 7,61.<br />

gr. 7,62; 7,45.<br />

gr. 7>59-<br />

gr. 7,72: 7,71.<br />

gr. 7,67; 7,64.<br />

gr. 6,42.<br />

gr.<br />

gr.<br />

gr.<br />

gr.<br />

gr.<br />

gr.<br />

gr.<br />

7;73i<br />

7,47-<br />

7>32i<br />

7,67.<br />

7,30.<br />

7,27; 7>i9-<br />

7»33; 7,19.<br />

7»3i-<br />

7,22.<br />

gr. 7.60.<br />

gr. 7,19.<br />

gr. 7,25.<br />

Fiorelli<br />

"• 4330<br />

n. 4385<br />

n. 43^6<br />

n. 4619<br />

h) IVIedagliere Santangelo<br />

Oro<br />

gr. 7,43; 7.33; 7>'5;<br />

6,94.<br />

gr. 6,86.<br />

Cohen<br />

n. 312<br />

n. 97<br />

n. 7<br />

n. 352<br />

n. 32<br />

n. 314<br />

n. 119<br />

n. 258<br />

n. 67<br />

gr. 3,46.<br />

gr. 3,08.<br />

gr. 3,23.<br />

gr. 3,35-<br />

gr. 3,48.<br />

gr. 3,63.<br />

gr. 2,42.<br />

Argento<br />

Argento<br />

gr. 1,59 (sest.).<br />

gr. 1,57 (sest.).<br />

gr<br />

gr<br />

3>43; 3,37;<br />

3,29; 3,17.<br />

3,47; 3.33;<br />

2,87.<br />

3,27; 3,17-<br />

3,25.<br />

3.32;<br />

3.01


344<br />

ETTORE CABRICI<br />

DESCRIZIONE<br />

DELLE MONETE CONTENUTE NELLE TAVOLE<br />

Num. Data<br />

. .<br />

Tavola I.<br />

1. 810=57 — NERO . CAESAR . AVG . iMP . Testa Huda <strong>di</strong> Nerone a d.<br />

lO — PONTiF . MAX . TR . p . iiii P.P. CoFona <strong>di</strong> quercia, nel<br />

mezzo EX s . e<br />

7)62. Fiorelli, Cat. n. 4321.<br />

N S^-<br />

nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

2. 811=58 — NERO . CAESAR . AVG . iMP . Tcsta<br />

I^ — PONTIF . MAX . TR . p ."v<br />

mezzo EX s . e<br />

p . p . CoFona <strong>di</strong> quercia, nel<br />

N S^- 1>59- Fiorelli, Caf. n. 4323.<br />

3. 813=60 — NERO . CAESAR . AVG . iMP , Testa nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

I^ — PONTiF . MAX . TR . p . VI . cos . IMI .P.P. Corona <strong>di</strong><br />

quercia, nel mezzo ex s . e .<br />

jy Napoli (Depositi del Mas. Naz.)-<br />

4. 813=60 — NERO . CAESAR . AVG . IMP . Tcsta nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

.P.P. Marte in pie<strong>di</strong><br />

a s., poggiato all'asta e col parazonio in mano, calcando<br />

I^ — PONTIF . MAX . TR . p . VII . COS . UH<br />

varie armi; ai lati ex s . c .<br />

jy gr. 7,64. Fiorelli, Cai. n. 4326.<br />

5. 813=60 — nero . CAESAR . AVG . IMP . Testa nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

r^ — PONTIF . MAX . TR . p . vir. cos . ììTi .p .p . Roma in pie<strong>di</strong><br />

a d., col piede calcando varie armi e tenendo sulla gamba<br />

uno scudo rotondo su cui scrive; ai<br />

^ gr. 6,42.<br />

lati ex s . c .<br />

Fiorelli, Cat. n. 4329.<br />

6. 813=60 — NERO . CAESAR . AVG . IMP . Testa nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

I^ — PONTIF . MAX . TR . p . VII . COS . iiii .P.P. Sim. al n. 4.<br />

jy Fiorelli, Caf. n. 4326-28.<br />

7. 816=63 ~ NERO . CAESAR . AVG . IMP .<br />

IQ — PONTIF . MAX . TR . p ."x<br />

Testa nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

COS . lìTT p . p . Il Valore in pie<strong>di</strong><br />

a s. poggiato all'asta e con parazonio in mano, calcando<br />

una galea; ai lati ex s . c .<br />

N gr- 7>47- Fiorelli, Cat. n. 4352.<br />

8. — NERO CLAVD . CAESAR AVG . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laureata a s.<br />

^ — PACE P . R . TERRA MARIQ . PARTA lANVM CLVSIT. Il tempio<br />

<strong>di</strong> Giano a d. con la porta chiusa ed ornata <strong>di</strong> festone, ai<br />

lati S.C. Sest. Fiorelli, Cat. n. 4497.


Num. Data<br />

LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 345<br />

9. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVG .<br />

Testa <strong>di</strong> N. a s. con corona ra<strong>di</strong>ata.<br />

GER<br />

. P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

I^ — ROMA. Roma sedente a s. sopra una ìbrica e più scu<strong>di</strong><br />

calcando una galea, che con la sin. stringe il parazonio e<br />

tiene nella d. una corona d'alloro; ai lati s.c.<br />

Dup. Fiorelli, Cat. n. 4559.<br />

10. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVG . GERM . P . M . TR . P. IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s. con egida sul petto.<br />

r) — DECVRSio. Nerone corrente a d. su veloce destriero con<br />

asta inclinata, seguito da un altro cavaliere che porta un<br />

vessillo; ai Iati s.c.<br />

5^5/. Napoli (Depositi del Mus. Naz.).<br />

11. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVG . GERM . P . M . TR . P . (iMP .P.P.)<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

R) — coNG.Ti DAT. POP. Nerone sedente a d. su <strong>di</strong> un sug-<br />

gesto, presso cui un magistrato in pie<strong>di</strong> e nel basso altre<br />

due figure virili, delle quali una porge all'altra una tessera<br />

che questa raccoglie nel seno della toga; nel fondo è un<br />

peristilio ed il simulacro <strong>di</strong> Pallade, nell'esergo s.c.<br />

12. — NERO CLAVD .<br />

CAESAR<br />

Sest. Fiorelli, Cat. n. 4401.<br />

AVG . GERM . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. a s. con corona rad.<br />

I^ — VICTORIA AVGvsTi . La Vittoria alata gra<strong>di</strong>ente a s. con<br />

ramo <strong>di</strong> palma in una mano e nell'altra la corona d'alloro;<br />

13. — NERO CLAVD .<br />

ai lati s . e, nell'esergo Ti. Dup. Fiorelli, Cat. n. 4640.<br />

CAESAR<br />

AVG .<br />

GER<br />

. P . M .<br />

TR<br />

. P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s. con egida sull'omero.<br />

^ — ROMA. Roma sedente a s. sopra una lorica e più scu<strong>di</strong>,<br />

calcando una galea, che con la s. stringe il parazonio e<br />

14. — NERO CLAVD .<br />

sostiene con la d. la Vittoria che le porge una corona; ai<br />

lati s . e Sest. Fiorelli, Cat. n. 4549.<br />

CAESAR<br />

AVG . GER . P . M .<br />

TR<br />

. P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

lANVM CLVsiT. Il tempio <strong>di</strong> Giauo<br />

a d. con la porta chiusa ed ornata <strong>di</strong> festone, ai lati s.c<br />

Asse. Santangelo.<br />

R) — PACE p . R . vBiQ . PARTA<br />

15. — NERO CLAVD . CAESAR AVG . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Testa nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

I^ — PACE P . R . TERRA MARIQ . PARTA lANVM CLVSIT. Il tempio<br />

<strong>di</strong> Giano a d. con la porta chiusa e ornata <strong>di</strong> festone; ai<br />

lati S.C. Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4469.<br />

16. — IMP . NERO CAESAR AVG . P . MAX . TR . P . P . P . TeSta <strong>di</strong> N.<br />

laur. a s. poggiante su <strong>di</strong> un globetto.<br />

4t


346<br />

Num. Data<br />

ETTORE CABRICI<br />

V^ — VICTORIA AVGVSTi . La Vittoria alata gra<strong>di</strong>ente a s. con<br />

ramo <strong>di</strong> palma in una mano e nell'altra la corona d'alloro;<br />

ai lati S.C. Dup. Fiorelli, Caf. n. 4628.<br />

17. — iMP . NERO CAESAR AVO . p . MAX .<br />

N. a s. poggiante su <strong>di</strong> un globetto.<br />

TR<br />

. p . p . p . Testa<br />

laur. <strong>di</strong><br />

I^ — VICTORIA AVGVSTi . La Vittoria alata, <strong>com</strong>e nel n. 12,<br />

ma senza segno <strong>di</strong> valore. Dup. Santangelo.<br />

18. — im(p.ne)ro CAESAR AVG . p . MAX .<br />

TR<br />

. p . p . p , Testa nuda<br />

<strong>di</strong> N. a s. poggiante su <strong>di</strong> un globetto ; avanti la contromarca<br />

VESPA .<br />

I^ — {gen)io avgvsti. Genio in pie<strong>di</strong> a s. innanzi ad un'ara<br />

accesa, avendo in mano la patera e il cornucopia; ai lati<br />

S.C. Asse (rame). Collez. Gnecchi.<br />

19. — NERO CLAVD . CAESAR AVG .<br />

GER<br />

. P . M .<br />

TR<br />

. P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s. poggiante su <strong>di</strong> un globetto.<br />

I^ — DECvRSio. Nerone a cavallo corrente a d., con asta<br />

inclinata, preceduto da un soldato a pie<strong>di</strong> che porta un'insegna<br />

e seguito da un altro; ai lati s.c.<br />

Tavola II,<br />

1. — NERO CLAVD . CAESAR AVG .<br />

, i^<br />

GER<br />

Sest. Fiorelli, Cai. n. 4409.<br />

. P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d. poggiante sopra un globetto.<br />

— SECVRITAS AVGVSTI. La Sicurtà sedente a d. che poggiato<br />

il cubito al dossale del seggio, sostiene il capo con<br />

la mano ed ha nella s. un'asta; innanzi, ara accesa adorna<br />

<strong>di</strong> festoni, cui è addossata una face; ai lati s.c.<br />

Dup. Fiorelli, Caf. n. 4603-04.<br />

2. — NERO CLAVD . CAESAR AVG . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d., poggiante su <strong>di</strong> un globetto.<br />

. TERRA MARIQ . PARTA lANVM CLVSIT. Il tCUipio<br />

<strong>di</strong> Giano a d., ecc.; ai lati s.c. Sesf. Imhoof-Blumer.<br />

I^ — PACE P . R<br />

3. — IMP . NERO CAESAR AVG . p . MAX . TR . p . p . p. Testa nuda <strong>di</strong><br />

N. a d., poggiante su <strong>di</strong> un globetto.<br />

f^ — ARA PAcis. Ara adorna <strong>di</strong> figure e palmette, ai lati s.c.<br />

Asse (rame). Fiorelli, Caf. n. 4371-72.<br />

4. — IMP . NERO CAESAR AVG . PONTiF. Testa nuda <strong>di</strong> N. a d.<br />

I^ — PONTiF . MAX . TR . POT<br />

.P.P. Roma sedente a s. sopra<br />

una lorica e piìi scu<strong>di</strong>, calcando una galea, che con la s.<br />

stringe il parazonio e tiene nella d. una corona <strong>di</strong> alloro;<br />

nell'esergo s.c. Asse (rame). Fiorelli, Caf. n. 4564.


Num. Dat.i<br />

LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 347<br />

5. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVG . GERM . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

^ — CERTAMEN QviNQ . ROM . CO . Mensa agonistica adorna <strong>di</strong><br />

due grifi, sopra cui vaso e corona; sotto un <strong>di</strong>sco.<br />

Semis (rame). Fiorelli, Cat. n. 4333.<br />

6. — NERO CLAVD . CAESAR AVG . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Busto <strong>di</strong> N. laur. a d., con egida sul ]>etto.<br />

I^ — Arco <strong>di</strong> trionfo adorno <strong>di</strong> festone, sulla cui sommità è<br />

l'imperatore in quadriga fra la Pace e la Vittoria, con altre<br />

due figure sulla cornice <strong>di</strong> coronamento: <strong>di</strong> lato in una<br />

nicchia è Marte in pie<strong>di</strong> con asta e scudo, essendo pure<br />

l'attico ed il basamento ornati <strong>di</strong> figure; ai lati s.c.<br />

Sest. Fiorelli, Cat. n. 4695.<br />

7. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVG. GERM . P . M . TR . P . IMP . P . P .<br />

Busto <strong>di</strong> N. laur. a d. con egida sul petto.<br />

.Rj — ANNONA AVGVSTi CERES. Cerere sedente a s. con face<br />

e spighe tra mani, innanzi a cui è l'Abbondanza in pie<strong>di</strong><br />

con cornucopia nella sin. e la d. poggiata sul fianco, presso<br />

<strong>di</strong> una base ornata <strong>di</strong> festone, su cui è il mo<strong>di</strong>o; nel fondo<br />

una nave, nell'es. s.c. Collez. Gnecchi.<br />

8. — NERO CLAVD . CAESAR AVG .<br />

GER<br />

. P . M .<br />

Busto <strong>di</strong> N. laur. a d. con egida sul petto.<br />

TR<br />

. P . IMP .P.P.<br />

I^ — ROMA. Roma galeata seduta a s. su <strong>di</strong>verse armi, che,<br />

tenendo il parazonio nella sinistra, sostiene colla destra<br />

un globo sormontato da una piccola Vittoria, che le porge<br />

una corona. Collez. Gnecchi.<br />

9- — NERO cAES . AVG . IMP . Tcsta <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

R) — TR . poT .p.p. Roma sedente a s. sopra una lorica e<br />

più scu<strong>di</strong> calcando una galea, che con la s. stringe il pa-<br />

10. — NERO CLAVD .<br />

razonio e tiene nella d. una corona d' alloro ; avanti s,<br />

nell'es. s.c. Semis (oricalco). Fiorelli, Cat. n. 4571.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

CAESAR<br />

AVG . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

R) — GENIO AVGVSTi. Gcnìo in pie<strong>di</strong> a s. innanzi ad un' ara<br />

accesa, avendo in mant) una patera e un cornucopia; ai<br />

lati s . e, nell'es. T. Asse (oricalco). Fiorelli, Cat. n. 4424-26.<br />

11. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVG . GER . P . M .<br />

TR<br />

. P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. a d. con corona ra<strong>di</strong>ata.<br />

^ — SEcvRiTAS AVGVSTL La Sicuptà (v. tav. II, n. i); nell'esergo<br />

ir.<br />

12. — NERO CAESAR AVGVSTvs. Tcsta <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

R) — PACE p . R .<br />

Terra<br />

mariq . parta ianvm clvsit. Porta<br />

chiusa del tempio <strong>di</strong> Giano. jy^ Fiorelli, Cat. n. 4457-58.


348<br />

Num. Data<br />

ETTORE CABRICI<br />

1-3. — NERO CLAVDivs cAKSAR AVG .<br />

con corona rad.<br />

GERMANic<br />

.<br />

Testa<br />

<strong>di</strong> N. a d.<br />

I^ — poNTiF . MAX . TR . POT . iMP .P.P. L'impcrat. in pie<strong>di</strong> a<br />

d. laureato ed in abito muliebre, ac<strong>com</strong>pagnando il suo<br />

canto alia lira; ai lati s . e, nell'esergo i.<br />

Asse (oricalco). Fiorelli, Cat n. 4699-700.<br />

14. — NERO CAESAR AVGVSTvs. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

E^ — CONCORDIA AVGvsTA. La Concor<strong>di</strong>a sedente a s. con<br />

patera in una mano e neiraltra il corno d'abbondanza.<br />

15. — NERO CAESAR, Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

jy . Fiorelli, Cai. n. 4391.<br />

f^ — AVGVSTVS GERMANicvs. L'impcrat. in pie<strong>di</strong> con la testa<br />

ra<strong>di</strong>ata, avendo nella d. un ramo d'alloro e nella s. la<br />

Vittoria alata. A^<br />

• Fiorelli, Caf. n. 4382-84.<br />

16. — NERO CAESAR AVGVSTVS. Tcsta <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

I^ — VESTA. Tempio esastilo, nel cui mezzo il simulacro <strong>di</strong><br />

Vesta sedente, poggiata all'asta e con patera in mano.<br />

. ^ Fiorelli, Cai. n. 4617-18.<br />

17. 818=65 — NERO CAESAR AVG . IMP . TR .<br />

a d., con lorica e paludamento.<br />

POT .XII P.P. BuStO <strong>di</strong> N. laur.<br />

I^ — PACE P . R . TERRA MARIQ . PARTA lANVM CLVSIT. Il tempio<br />

<strong>di</strong> Giano a d., con la porta adorna <strong>di</strong> festone; ai lati se.<br />

Sesi. Imhoof-Blumer.<br />

18. — NERO CLAVD . CAESAR AVG . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Busto laur. <strong>di</strong> N. a d. con egida sul petto.<br />

I^ — ANNONA AVGvsTi CERES. L'Annona e Cerere (v. tav. II,<br />

n. 7). Sesi. Imhoof-Blumer.<br />

Tavola III.<br />

1. — NERO CLAVD . CAESAR AVG . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

RJ — PACE P . R . TERRA MARIQ . PARTA lANVM CLVSIT. Il tempio<br />

<strong>di</strong> Giano a d.; ai lati s.c.<br />

Asse (rame). Fiorelli, Cai. n. 4469-71.<br />

2. 819=66 — IMP . NERO CLAVD . CAESAR AVG . GERM . P . M . TR . P . XIII P.P.<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

I^ — ROMA. Roma galeata sedente a s., che stringendo<br />

l'asta, preme col braccio sin. lo scudo poggiato su varie<br />

armi ; ai lati s.c. Sesi. Fiorelli, Cai. n. 4356.


Niim. Data<br />

LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE, ECC. 349<br />

3. — NERO cAESAR AVG .<br />

GERM<br />

. iMP . Tcsta <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

I^ — PACE, ecc. ecc. Tempio <strong>di</strong> Giano a d.; sotto s.c.<br />

Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4492-93.<br />

.]. 819=66 — Legg. e tipo <strong>com</strong>e nel n. 2 <strong>di</strong> questa tavola.<br />

i^ — ROMA. Roma galeata sedente a s. su varie armi, che<br />

stringendo l'asta, tiene nella d. una piccola Vittoria alata<br />

che le porge un serto; ai lati s.c.<br />

Sesf. Fiorelli, Cat. n. 4358.<br />

5. 8i9=66 — IMP . NERO CLAVD . CAESAR AVG . GERM . P . M . TR . P . XIII .P .P .<br />

Testa <strong>di</strong> N. a d. con corona rad.<br />

i^ — ROMA. Roma (v. il n. 2 <strong>di</strong> questa tavola); ai lati s.c.<br />

Dup. Parigi (Coh. n. 286),<br />

6. — IMP . NERO CLAVD . CAESAR AVG .<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

GER<br />

.P.M.TR.P.P.P.<br />

i^ — PACE, ecc. ecc. 11 Tempio <strong>di</strong> Giano a d., ai lati s.c.<br />

7. 819=66 — IMP . NERO CLAVD . CAESAR AVG .<br />

8. . —<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

GERM<br />

Sesf. Fiorelli, Caf. n. 4474.<br />

. P . M . TR . P . XIII P.P.<br />

i^ — PACE, ecc. ecc. Il tempio <strong>di</strong> Giano a s.; ai lati s.c.<br />

NERO CLAVD . CAESAR AVG .<br />

Testa laur. <strong>di</strong> N. a s.<br />

GER<br />

SesL Parigi (Coh. n. 140).<br />

. P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

i^ — Arco <strong>di</strong> trionfo (v. tav. II, n. 6); ai lati s.c.<br />

9. — NERO CAESAR AVGvsTvs. Testa <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

Collez. Gnecchi.<br />

i^ — SALvs. La Salute sedente a s., con patera in mano.<br />

Arg. Fiorelli, Cai. n. 4583-84.<br />

10. — NERO CAESAR AVGVSTVS. Tcsta <strong>di</strong> N. laur. a d.<br />

i^ — Legg. e tipo e. nel n. preced.<br />

^''^- gì". 3»37- Santangelo.<br />

11. — NERO CAESAR AVG . GERM . IMP . Testa lauT. <strong>di</strong> N. a s.<br />

i^ — Vittoria volante a s. che porta tra mani un clipeo, sul<br />

quale s . p . q . r . ; ai lati s.c.<br />

Asse (rame). Fiorelli, Cai. n. 4673<br />

12. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVG . GER . P . M . TR . P . IMP . P . P<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

Bj) — ROMA. Roma sedente a s. sopra una lorica e più scud<br />

calcando una galea, che con la sin. stringe il parazonio<br />

e sostiene con la d. la Vittoria che le porge una corona:<br />

ai lati S.C. SesL Fiorelli, Cai. n. 4542-43<br />

13. — NERO CLAVD . CAESAR AVG .<br />

GER<br />

. P . M . TR . P . IMP . P . P<br />

Testa <strong>di</strong> N. a s. con corona rad. (a sei raggi).


350<br />

Num. Data<br />

ETTORE CABRICI<br />

i^ — PACE p , R . VBiQ .PARTA lANVM cLvsiT. Il tempio <strong>di</strong> Giano<br />

14. — NERO CLAVD .<br />

a d. Dup. Santangelo.<br />

CAESAR<br />

AVO .<br />

Testa <strong>di</strong> N. laur. a s.<br />

GER<br />

. P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

bJ — ROMA. Roma (v. il n. 12 <strong>di</strong> questa tav.) ai lati s . e .<br />

Sest. (Depositi del Mus. Naz.).<br />

15. — NERO CLAVDIVS CAESAR AVO . GER . P . M . TR . P . IMP .P.P.<br />

pj •— ROMA. Roma (v. il n. 4 <strong>di</strong> questa tavola) ai lati s . e .<br />

Sest. (Depositi del Mus. Naz.).<br />

Tralascio <strong>di</strong> descrivere le monete delle tavole IV e V, perchè sa-<br />

rebbe una inutile ripetizione, essendo state già descritte nel capitolo II.<br />

Ettore Cabrici.


NUOVO CONTRIBUTO<br />

ALLA.<br />

NUMISMATICA PADOVANA<br />

Le monete <strong>di</strong> Padova repubblica e <strong>di</strong> Padova<br />

sotto la signoria dei Principi da Carrara furono ma-<br />

gistralmente illustrate da Giambatista Verci (0. Nella<br />

sua opera " Dissertazione sulle monete <strong>di</strong> Padova „ ^^\<br />

ha saputo presentarci non solo i tipi abbastanza fedelmente<br />

riprodotti <strong>di</strong> dette monete; ma anche, <strong>com</strong>pletandone<br />

in modo perfetto V illustrazione, ci ha<br />

recati taluni documenti che a queste si riferiscono.<br />

Io, <strong>di</strong>nanzi ad un lavoro così bene condotto, non<br />

ostante sia trascorso più <strong>di</strong> un secolo dalla pubbli-<br />

cazione, abbandonata l'idea che avevo concepita <strong>di</strong><br />

rifare <strong>di</strong> sana pianta la storia delle monete della<br />

nostra città, m'arrogai soltanto il meno faticoso ma<br />

pur non inutile <strong>com</strong>pito <strong>di</strong> riempiere quelle poche<br />

lacune, che nel suddetto lavoro si trovavano, e <strong>di</strong><br />

rettificare qualche abbaglio preso dallo stesso Verci<br />

nel giu<strong>di</strong>care una moneta spettante ad un' epoca<br />

piuttosto che ad un'altra.<br />

Ho creduto inoltre opportuno <strong>di</strong> riferire, riunendole<br />

in un sol capitolo, su quelle monete che Venezia<br />

battè per la terraferma, <strong>com</strong>presa quin<strong>di</strong> la città <strong>di</strong><br />

(i) II Verci rifece ed ampliò l'opera " De re nummarta Patavinorum „<br />

del Brunacci.<br />

(2) La detta <strong>di</strong>ssertazione si trova inserita nel Voi. Ili della Raccolta<br />

delle Zeixhe d'Italia dello Zanetti, dal quale venne sapientemente annotata,


352 LUIGI RIZZOLI<br />

Padova, od esclusivamente per questa. A tal uopo<br />

mi valsi delle eru<strong>di</strong>te opere del Lazari, del Padovan<br />

e deirOn. Senatore Papadopoli, dalle quali trassi e<br />

riportai notizie e documenti.<br />

Pur essendo <strong>di</strong> una mole relativamente piccola,<br />

questo stu<strong>di</strong>o mi ha condotto, per ottenere il fine<br />

desiderato, ad affrontare non lievi <strong>di</strong>fficoltà, che<br />

solo coU'aiuto <strong>di</strong> persona piii che mai esperta in tale<br />

materia (3) ho potuto superare.<br />

Pago adunque <strong>di</strong> avere in breve fatto <strong>com</strong>prendere<br />

il mio intento, senza perdere tempo e spazio<br />

in una lunga ed inutile prefazione, entro subito in<br />

argomento.<br />

PARTE PRIMA.<br />

Anzitutto il Verci ci presenta una monetuccia,<br />

che egli crede sia uno <strong>di</strong> quei denari piccoli, dei<br />

quali tanti documenti padovani fanno menzione. Ammette<br />

che essa sia <strong>di</strong> Padova repubblica e ne avva-<br />

lora l'asserzione citando i giu<strong>di</strong>zi del Muratori, del<br />

Brunacci e <strong>di</strong> Monsig. Gradenigo.<br />

Si dovrebbe adunque riportare al tempo che va<br />

dal 1256, anno che segna la cacciata degli Eccelini<br />

da Padova, al 1318, in cui Gia<strong>com</strong>o da Carrara è<br />

scelto dal popolo a tenere il principato nella stessa<br />

città (4).<br />

Senonchè la grafia delle lettere (tav. n. i), che,<br />

(3) Intendo alludere al benemerito conservatore del Museo Bottacin<br />

sig. Luigi Rizzoli,<br />

(4) A. Gloria, Quadro Storico-Cronologico <strong>di</strong> Padova. Padova, 1856.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 353<br />

nella maggior parte degli esemplari da me veduti,<br />

sono <strong>di</strong> un bel carattere gotico , la forma delle<br />

rosette, che alternano le lettere della iscrizione cir-<br />

colare del dritto : PADV, la mancanza <strong>di</strong> scodellatura,<br />

che presentano invece le monete che vanno sotto i<br />

numeri 2, 3, 4 e 5 nella tavola XX, inserita nella<br />

cit. opera dello Zanetti ed inoltre la somighanza<br />

in fatto d'arte che detta moneta ha con il sestino<br />

nero o sesino <strong>di</strong> Francesco il Giovane da Carrara,<br />

<strong>di</strong> cui più innanzi vorrò parlare, tutto insomma mi<br />

fa credere che essa spetti ad un tempo <strong>di</strong> molto posteriore<br />

a quello ritenuto dal Verci e precisamente<br />

al suddetto Francesco.<br />

Sorregge ancora la mia opinione, il carattere <strong>di</strong><br />

vera somiglianza che, le rosette, le lettere e la stessa<br />

fattura nel suo <strong>com</strong>plesso <strong>di</strong>, questa moneta, presen-<br />

tano con i denari piccoli, che io assegno a Francesco li,<br />

e con la tessera dello stesso signore (5).<br />

Devonsi quin<strong>di</strong> ritenere prime monete <strong>di</strong> Padova<br />

quelle scodellate, che occupano successivamente il<br />

secondo, il terzo, il quarto ed il quinto posto nella<br />

detta tavola XX, e che rappresentano i veri denari<br />

piccoli, ricordati nei documenti padovani.<br />

*<br />

* *<br />

Sotto i numeri 6, 7, 8, 9 e io della stessa ta-<br />

vola XX inserita nell'op. cit., si trovano 5 esem-<br />

plari <strong>di</strong> monete, che, per avere nel dritto l'insegna<br />

dell'aquila imperiale sveva, furono dette grossi aquilini.<br />

Di queste monete ne furono battute in Merano,<br />

che ce ne dà invero il prototipo (6), in Verona, in<br />

(5) Zanetti, Op. cit,, Voi. Ili, pag. 435, n. 6.<br />

(6) Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Numismatica e Sfragistica <strong>di</strong>retto dal March. Strozzi.<br />

Voi. II, pag. 85.<br />

45


354<br />

LUIGI RIZZOLI<br />

Mantova, in Parma, in Vicenza, in Treviso ed in<br />

Padova.<br />

I suddetti Aquilini, nel rovescio, tutti, meno quello<br />

<strong>di</strong> Merano, alla sinistra della crocetta, dalla quale<br />

principia l'iscrizione, hanno uno scudetto, posto fra<br />

trifogli, stellette, rosette, punti, etc, che molto pro-<br />

babilmente possono essere i segni dello zecchiere.<br />

Quelli <strong>di</strong> Padova poi, a <strong>di</strong>fferenza degli altri, hanno<br />

nel dritto la scritta: PADVA: REGIA (?).<br />

Importante è lo stabilire a chi appartenga l'arme,<br />

che trovasi nello scudetto dei nostri Aquilini.<br />

Lo Zanetti (^) ed il Gennari ammisero che fosse<br />

dell'ufficiale, che sovraintendeva alla zecca. Ma questa<br />

asserzione non deve essere, a mio avviso, accettata.<br />

Infatti nell'esaminare gli aquilini consimili delle<br />

città circonvicine e nel riscontrare in essi l'arme dei<br />

vicari imperiali, quale ad esempio degli Scahgeri in<br />

Verona, dei Trissino in Vicenza (9), dei Conti <strong>di</strong> Gorizia<br />

in Treviso, dei Gonzaga in Mantova, dei da Cor-<br />

reggio in Parma (^°), sono stato indotto a credere che<br />

anche Tarme posta nello scudetto degli aquilini padovani<br />

appartenga ai vicari imperiah per Federico III<br />

e per Enrico <strong>di</strong> Boemia.<br />

Per <strong>di</strong> più la mia opinione trova vahdo appoggio<br />

nell'arme delTaquilino segnato coi numeri 6, 7, 8 e 9<br />

nella piii volte cit. tav. XX, appartenendo ad Ulrico<br />

<strong>di</strong> Valdsee, primo vicario in Padova per Federico III<br />

dal 5 gennaio 1320 al 5 settembre 1321, che aveva<br />

per l'appunto quale insegna gentilizia <strong>di</strong> sua famiglia<br />

una fascia d' argento in campo nero, e così pure<br />

nell'arme <strong>di</strong> un raro aquilino, <strong>di</strong> cui un esemplare fa<br />

(7) Ab. Giuseppe Gennari, Sopra il titolo <strong>di</strong> Regia dato a Padova.<br />

Padova, 1795.<br />

(8) Zanetti, Op. cit., Voi. Ili, pag. 383, nota 3Ó3.<br />

(9) Gaetano Girolamo Macca, Trattato della Zecca Vicentina,<br />

pag. 116-130.<br />

(io) Period. Num. e Sfrag. cit., Voi. II, anno 1869, pag. 63.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 355<br />

parte della raccolta Bottacin e due altri <strong>di</strong> quella <strong>di</strong><br />

famiglia, arme che pare ci presenti una fascia incre-<br />

spata, che corrisponderebbe perfettamente a quella<br />

increspata d'argento in campo rosso <strong>di</strong> Engelmaro<br />

<strong>di</strong> Villandres, vice-capitano in Padova <strong>di</strong> Corrado d'O-<br />

venstein dalla seconda metà del 1323 al 3 settem-<br />

bre 1328. Ma non è così per gli altri aquilini, <strong>di</strong> cui<br />

uno si trova riprodotto nella medesima tavola al n. io,<br />

due altri sono ricordati dal Verci (^^K<br />

Il primo <strong>di</strong> questi porta uno scudo con cinque<br />

giglietti, il secondo invece un'arme, che sarebbe stata<br />

i^^nota anche al Brunacci, il terzo infine avrebbe avuto<br />

due scudetti, dei quali uno il Brunacci stesso chiama<br />

d'Austria, l'altro dei Savorgnani. Tutti questi, <strong>di</strong>co,<br />

mi mettono ad<strong>di</strong>rittura in un gravissimo imbarazzo,<br />

non corrispondendo le armi degli altri vicari e capitani<br />

imperiali in Padova, quella ad es. <strong>di</strong> Corrado<br />

d'Ovenstein, capitano <strong>di</strong> Enrico dal 5 novembre 1321<br />

al 24 luglio 1324 e dal 14 ottobre 1325 al 3 settembre<br />

1328 e quella <strong>di</strong> Ulrico <strong>di</strong> Falimberg, capitano<br />

<strong>di</strong> Enrico dal 24 luglio 1324 al 14 ottobre 1325, a<br />

quelle testé menzionate.<br />

Pure non volendo in alcun modo rinunziare alla<br />

mia credenza, che è anche quella del conservatore<br />

del Museo Bottacin, deciso <strong>di</strong> risolvere la questione<br />

nel senso da me espresso, non dubito ad ammettere<br />

che le armi che si scorgono nei detti scudetti, eccetto<br />

quelle spettanti ad Ulrico <strong>di</strong> Valdsee e a Engelmaro<br />

<strong>di</strong> Villandres, siano state erroneamente in-<br />

terpretate, tanto più che quei pochi esemplari che si<br />

conoscono sono <strong>di</strong>sgraziatamente così sciupati dal<br />

tempo ed in ispecial modo in quella parte dove cade<br />

lo scudetto, da non potersi con precisione stabilire<br />

quale arme veramente sia in essi rappresentata.<br />

(n) Zanetti, Op. cit., Voi. Ili, pag. 387.


356 LUIGI RIZZOLI<br />

Ad Jacopino che tenne il governo <strong>di</strong> Padova<br />

assieme al nipote Francesco I dal 1350 al 1355,<br />

anno in cui venne da questo relegato nella rocca <strong>di</strong><br />

Monselice (^2)^ il Verci attribuisce il carrarino, che nel<br />

rovescio ha la figura <strong>di</strong> S. Prosdocimo seduto, ed<br />

all'intorno * S * PSDOCIMVS *; nel dritto una croce<br />

ornata, tagliante tutta l'area, negli angoli superiori<br />

della quale si leggono le lettere I A e negli inferiori<br />

si vedono due piccoli carri, all'intorno: * CIVIT* PAD.<br />

Naturalmente <strong>com</strong>e le lettere I A possono signi-<br />

ficare Jacopino, non meno verosimilmente in<strong>di</strong>cano<br />

Jacopo II, anzi a questo io l'attribuisco, accoghendo<br />

le molte e buone ragioni, addotte dallo Zanetti in<br />

sua nota alla <strong>di</strong>ssertazione del Verci, ragioni che qui<br />

intendo riassumere. Anzitutto perchè Jacopino da<br />

solo non battè mai monete, e lo provano non solo<br />

la mancanza <strong>di</strong> queste, ma anche il sigillo apposto<br />

in fine <strong>di</strong> un documento spettante ad Jacopino e<br />

Francesco I (^s)^ nel quale non si trovano i nomi dei<br />

detti principi, ma il solo carro; in secondo luogo<br />

perchè la paleografia delle lettere, la grandezza della<br />

moneta, il <strong>com</strong>plesso della fattura ed il peso sentono<br />

più dell'arte degli aquilini, che non <strong>di</strong> quella più<br />

moderna dei carrarini <strong>di</strong> Francesco 1.<br />

Ciò che s'è detto per il carrarino devesi pure<br />

ripetere per il denaro piccolo, che il Verci ritiene <strong>di</strong><br />

(12) Andrea Gloria, Monumenti della Università <strong>di</strong> Padova. Voi. II<br />

1318-1405), pag. 21.<br />

(13) Zanetti, Op. cit., Voi. Ili, pag. 391, nota 367.<br />

1


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 357<br />

Jacopino e che noi, collo Zanetti, assegneremo ad<br />

Jacopo li. Tale denaro ha nel dritto una stella grande<br />

<strong>di</strong> 6 raggi con all'intorno + PADVÀ, nel rovescio I ed<br />

all'intorno + CIVITAS.<br />

*<br />

* *<br />

Il defunto Sig. Carlo Kunz in una nota ad una<br />

sua memoria, intitolata: Monete ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Trieste e<br />

Trento (h), fa cenno <strong>di</strong> una moneta che egli chiama<br />

denaretto e <strong>di</strong>ce simile a quelli <strong>di</strong> Ubertino, <strong>di</strong> Jacopo II<br />

e <strong>di</strong> Francesco I (^s).<br />

Tale moneta ha nel rovescio, in luogo della con-<br />

sueta iniziale del nome del principe, un piccolo carro,<br />

arme dei Carraresi (tav. n. 2). Ritiene che ne sia<br />

stato autore lo stesso Ubertino, " che poi in un<br />

simile conio, fatto più ar<strong>di</strong>to, fece inserire la iniziale<br />

V del suo nome. „<br />

Senonchè in una seconda sua memoria pubbli-<br />

cata due anni più tar<strong>di</strong> C^^), ritrattando tacitamente<br />

ciò che avea detto nell'Archeografo, viene ad ammettere<br />

che questo denaretto possa essere un " primo<br />

tentativo <strong>di</strong> moneta carrarese, e perciò spettante<br />

verosimilmente a Marsilio, secondo signore <strong>di</strong> questa<br />

città. „<br />

Io invece, basandomi su quel sigillo, che più<br />

sopra ho ricordato, appartenente ad Jacopino e Fran-<br />

cesco I, nel quale anziché i nomi dei detti signori si<br />

vede il solo carro e su due tessere pure <strong>di</strong> Jacopino<br />

e Francesco I, delle quali una riprodotta nella <strong>di</strong>s-<br />

(14) Archeografo Triestino. Voi. V, fase. I, anno 1867.<br />

(15) Questa raro pezzo era posseduto dallo stesso Kunz, che lo<br />

vendette poi al Sig. Sipilli <strong>di</strong> Trieste. Ora ci riesce oltremmodo <strong>di</strong>fficile<br />

ritrovarne la traccia.<br />

(i6) Period. Num. e Sfrag. cit., Voi. II, anno 1869, pag. 73.


358 LUIGI RIZZOLI<br />

sertazione del Verci (^7), un'altra posseduta dalla mia<br />

famiglia e che hanno in ambo i lati il solo carro,<br />

con<strong>di</strong>videndo l'opinione del conservatore del M. Bot-<br />

tacin, l'assegnerei a questi due principi, che insieme<br />

tennero il dominio <strong>di</strong> Padova dal 1350 al 1355.<br />

Accanto a questa moneta deve a ragione essere<br />

collocato un denaro piccolo ine<strong>di</strong>to, che si trova nella<br />

raccolta <strong>di</strong> cose padovane della mia famiglia.<br />

Probabilmente esso altro non è, che una prova<br />

<strong>di</strong> zecca, male riuscita, della stessa moneta teste<br />

illustrata (tav. n. 3).<br />

L'arte infatti, perfettamente somigliante, <strong>di</strong>mostra<br />

ad evidenza la contemporaneità della battitura delle<br />

due monete in parola.<br />

Comunque sia, questo denaro che <strong>di</strong>rettamente<br />

mi riporta al sigillo e alle tessere, spettanti al condominio<br />

<strong>di</strong> Jacopino e <strong>di</strong> Francesco il Vecchio, non<br />

dubito attribuirlo ai due principi suddetti.<br />

Ai primi tempi della signoria <strong>di</strong> Francesco il<br />

Vecchio, il Kunz t^^) assegnava una moneta, ignota<br />

allo stesso Verci, avente da un lato: una testa<br />

coi capelli ricciuti, rivolta a sinistra ed all'intorno<br />

+ £C5|iV5liT?A^S3, dall'altro: nell'area la lettera H ed<br />

all'intorno + ®P®A®D®V®A® (tav. n. 4).<br />

Il dotto numismatico ritenne ciò per la somiglianza,<br />

che detta moneta presentava con quella che<br />

occupa il primo posto nella presente <strong>di</strong>ssertazione.<br />

(17) Zanetti, Op. cit., Voi. Ili, pag. 435, n. 8.<br />

(i8) Period. Num. e Sfragi?. cit., Voi. II, pag. 81.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 359<br />

Il documento però dell'anno 1398, riportato dal<br />

Verci (^9), ci riferisce sulla coniazione <strong>di</strong> 20000 libbre<br />

" sextinorum nigrorum ad ligam oncie unius et<br />

quartorum duorum argenti fini, et ad contum seu<br />

numerum librarum sex prò qualibet marca paduana. „<br />

Orbene, avendo la moneta in parola una testa, che<br />

è precisamente quella <strong>di</strong> un negro e non essendosi<br />

ancora trovate monete corrispondenti a quelle nomi-<br />

nate nel documento, io sarei d'opinione <strong>di</strong> conside-<br />

rarla uno dei detti sestini neri, i quali per l'appunto<br />

avrebbero assunto questo nome non dalla qualità del<br />

metallo usato per la loro coniazione (^o), ma invece<br />

dalla testa del negro che ne occupa l'area del dritto.<br />

Conforta inoltre la mia opinione la perfetta somi-<br />

glianza che essi hanno coi denari piccoli e con la<br />

tessera <strong>di</strong> Francesco II, per cui, allo stesso modo che<br />

la prima moneta da me descritta, mi sento inclinato<br />

ad attribuirla al secondo anziché al primo Francesco.<br />

*<br />

* *<br />

Assai <strong>di</strong>fficile riesce l'illustrazione <strong>di</strong> una mone-<br />

tina, che ritengo possa essere un mezzo bagattino.<br />

Lo Zanetti stesso si <strong>di</strong>chiara incapace <strong>di</strong> classificarla<br />

e si rivolge agli eru<strong>di</strong>ti padovani per ottenere una<br />

esauriente spiegazione (2^).<br />

Da allora nessuno mai ha creduto <strong>di</strong> esporre<br />

un giu<strong>di</strong>zio qualsiasi intorno a questa moneta, sia<br />

per la mancanza <strong>di</strong> documenti ad essa riferentisi, sia<br />

per l'impossibilità <strong>di</strong> confronti in fatto d'arte.<br />

Io pure mi trovo sfornito <strong>di</strong> prove atten<strong>di</strong>bili<br />

per stabilire a chi appartenga o cosa voglia in<strong>di</strong>care<br />

(19) Zanetti, Op. cit., Voi. Ili, pag. 418-422.<br />

(20) Ivi, pag. 422, nota 490.<br />

(21) Ivi, pag. 483.


360 LUIGI RIZZOLI<br />

quello scudo con tre onde che si vede nel suo dritto (22)<br />

(tav. n. 5).<br />

Ma se per questa parte non ho trovato modo<br />

<strong>di</strong> dare una giusta interpretazione alla moneta, non<br />

mi è sfuggito un dato così importante, da decidermi<br />

ad ammettere e con molta probabilità 1' epoca alla<br />

quale essa deve spettare.<br />

Nel rovescio ha una rosa con all'intorno + CIVITAS.<br />

Ebbene questa rosa trova perfetto riscontro in quella<br />

d'una preziosa medaglia ^d'argento (^3), <strong>com</strong>unemente<br />

attribuita a Francesco il Vecchio, <strong>di</strong> cui un bellissimo<br />

esemplare esiste nel Museo Bottacin, medaglia che<br />

nel mezzo del rovescio ha il Padre Eterno ed all'in-<br />

• torno + • REX REGVM J DN<br />

S • DOMINAMTIVM<br />

®, nel dritto<br />

poi una sfera armillare, che farebbe pensare a quella<br />

esistente sopra il campanile dell'ateneo patavino, al<br />

quale più volte i Principi da Carrara aveano accordati<br />

privilegi (24) ed all'intorno + FRANCISCI • • DE CARÀRIA • J-e<br />

(tav. n. 14).<br />

Naturalmente per questa rosa, che non so pre-<br />

cisare se sia un segno dello zecchiere od un semplice<br />

riempitivo <strong>di</strong> spazio, veniamo accertati che detti pezzi<br />

furono contemporaneamente battuti, allorquando cioè<br />

era signore <strong>di</strong> Padova il vecchio Francesco.<br />

A chi <strong>di</strong>ligentemente prenda in esame i denari<br />

piccoli fino ad ora attribuiti a Francesco I, non deve<br />

(22) Un'antica famiglia padovana <strong>di</strong> nome Basili aveva per arme<br />

tre onde; ma con ciò nulla possiamo spiegare.<br />

(23) Appel Joseph, Miinzen und MedaiUen der iveltlichen Fiirsten und<br />

Herren aus dem Miitelalter iind der neiiern Zeit. Voi. Ili, parte I, pag. 236,<br />

n. 863, tav. pag. 640, Wien, 1824.<br />

Period. Num. e Sfrag. cit., Voi. I, 1868. Memoria del Friedlaender.<br />

(24) Giovanni Cittadella, Storia della Dominazione Carrarese in<br />

Padova. Voi. II, pag. 535 e seg.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 361<br />

sfuggire un'assai manifesta <strong>di</strong>versità, <strong>di</strong>pendente non<br />

dalla sola grandezza, sic<strong>com</strong>e fu notato dal Bru-<br />

nacci (25), ma ben anco dal genere della lavorazione.<br />

Alcuni <strong>di</strong> questi denari infatti, che si mostrano<br />

battuti in più volte per i segni <strong>di</strong>versi dello zecchiere<br />

e sono molto sottili e scodellati, sono tali da ricon-<br />

durci per il loro <strong>com</strong>plesso artistico a quelli piìi antichi<br />

<strong>di</strong> Ubertino da Carrara, nei quali la valentìa e la<br />

finezza dell'artista sono invero en<strong>com</strong>iabili (tav. n. 6).<br />

Altri invece sono <strong>di</strong> uno spessore e peso mag-<br />

giore, piani e mentre manifestano, posti a confronto coi<br />

primi, un'arte più rozza, forse perchè battuti in fretta<br />

ed in tempi fortunosi per la signoria carrarese, per<br />

contro si rivelano più moderni in ispecie per le rosette<br />

che stanno accanto alla crocetta del rovescio (tav. n. 7).<br />

Questi ultimi adunque ho creduto, fin da principio,<br />

<strong>di</strong> assegnarh a Francesco Novello, del quale non si<br />

conoscevano i denari piccoli, ma soltanto i documenti<br />

che ad essi si riferivano; quelli al primo Francesco.<br />

«<br />

* *<br />

Fatte queste brevi note sulla <strong>numismatica</strong> pa-<br />

dovana, m'interessa mettere alla conoscenza degli<br />

stu<strong>di</strong>osi una moneta <strong>di</strong> Francesco II da Carrara,<br />

della quale, per quanto mi consta, non esiste che un<br />

<strong>di</strong>segno, trovato fra le carte <strong>di</strong> famiglia.<br />

Detto <strong>di</strong>segno, finemente eseguito dal defunto<br />

mio zio Pietro Rizzoli (^^), ci dà l'impronta <strong>di</strong> un<br />

Carrarino da due sol<strong>di</strong>, avente da un lato : la figura<br />

(25) Zanetti, Op. cit., Voi. III.<br />

(26) Mi è sommamente grato ricordare il detto mio zio, appassionatissimo<br />

cultore della scienza delle monete, che imprese a raccogliere<br />

ed illustrare. Quale studente della facoltà <strong>di</strong> Matematica in questa R.<br />

Università, nel 1848 si arruolò nel Corpo Franco Universitario e fece le<br />

campagne <strong>di</strong> Vicenza, Treviso, Brondolo e Venezia. Morì <strong>di</strong> anni 22 il 14<br />

<strong>di</strong>cembre 1851 per infezione malarica, presa durante l'asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Venezia.<br />

46


362 LUIGI RIZZOLI<br />

<strong>di</strong> S. Antonio in pie<strong>di</strong>, con un ramoscello <strong>di</strong> gigli in<br />

una mano e il vangelo nell'altra, ed ai lati del santo<br />

•V N-, all'intorno: "SANTVSo ANTONI o; dall'altro:<br />

il carro fra le lettere F • ed l • », ed all'intorno : FRANGI SCI •<br />

DÈ-CARARIA- (tav. n. 8).<br />

Che tale moneta abbia esistito realmente e sia<br />

quin<strong>di</strong> andata a far parte <strong>di</strong> una qualche collezione<br />

<strong>numismatica</strong>, anzitutto lo prova il n. 1174 preceduto<br />

dalle lettere P. R. M., che si trova nell'angolo inferiore<br />

destro del cartoncino, sul quale è tracciato il <strong>di</strong>segno.<br />

Sia il numero, che le lettere, attestano che quel<br />

<strong>di</strong>segno venne tratto indubbiamente da un catalogo <strong>di</strong><br />

monete, nel quale la nostra aveva per l'appunto il n. 1 1 74.<br />

Nell'impossibilità <strong>di</strong> accertare tale cosa, mi ri-<br />

volgo fin d'ora alla cortesia ed eru<strong>di</strong>zione dei nu-<br />

mismatici per avere schiarimenti, atti a togliere ogni<br />

dubbio sulla esistenza del detto carrarino.<br />

Altre considerazioni poi, oltre le suaccennate,<br />

mi inducono ad ammettere la coniazione <strong>di</strong> questa<br />

moneta, malgrado sia, <strong>com</strong>e già <strong>di</strong>ssi, irreperibile.<br />

Molte delle monete battute dai Principi da Car-<br />

rara sono andate totalmente perdute, molte invece<br />

sono ridotte ad un numero così esiguo, da occupare,<br />

ben a ragione, un posto assai onorevole in quelle<br />

fortunate collezioni, che <strong>di</strong> esse trovansi in possesso.<br />

Per esempio del ducato d'oro <strong>di</strong> Francesco il Vecchio,<br />

oggi tanto ricercato, credo che soltanto tre esemplari<br />

si conoscano, dei quali uno presso il gabinetto nu-<br />

mismatico <strong>di</strong> Vienna, un secondo in Padova presso<br />

il Museo Bottacin, un terzo presso la nobile famiglia<br />

padovana dei Papafava (27).<br />

(27) A proposito della rarità <strong>di</strong> questa moneta, il Kunz riferisce che<br />

era peregrina fino dal tempo in cai fu battuta o poco dopo. Aggiunge<br />

ancora che, nella interessante tariffa del secolo XV, pubblicata dal dot-<br />

tissimo F. Ganurrini, si legge: " Fiorini <strong>di</strong> Padova con l'arme del Signore<br />

da un lato e dall'altro un Santo, trovansene pochi. „


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 363<br />

Del mezzo ducato d'oro dello stesso principe,<br />

non si conosce poi alcun esemplare né alcun documento,<br />

nonostante molti cronisti padovani, e fra questi<br />

10 storico Gattari, parlino <strong>di</strong> tale moneta, <strong>di</strong> cui è<br />

fatta chiara ed esatta descrizione.<br />

Per non citare altre monete delle quali si fa<br />

menzione nei documenti e che gli eru<strong>di</strong>ti non seppero<br />

o non poterono ancora identificare, <strong>di</strong> un sol<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />

Francesco il Vecchio, del quale il Verci ci dà anche<br />

il <strong>di</strong>segno (^8), ora non si conosce alcun esemplare.<br />

Niente <strong>di</strong> più facile adunque, che anche il Carrarino<br />

colla figura <strong>di</strong> S. Antonio, del quale non<br />

esistono né documenti, ne esemplari, sia pur esso<br />

andato perduto. L'epoca della coniazione dovrassi<br />

riportare all' ultimo anno (1405) della dominazione<br />

Carrarese in Padova. In questo tempo ardeva sanguinosa<br />

la guerra tra Francesco Novello e la sere-<br />

nissima Repubblica. Le risorse finanziarie del principe<br />

da Carrara, causa l'infausta guerra, erano presso che<br />

esauste. 1 soldati non pagati, <strong>di</strong>fettavano anche <strong>di</strong><br />

viveri. Novello da Carrara, in sì grave contingenza,<br />

pensò <strong>di</strong> ricorrere ad un mezzo non mai fino allora<br />

tentato, quello <strong>di</strong> spogliare la basilica <strong>di</strong> S. Antonio,<br />

ricca d'ornamenti d'oro e d'argento <strong>di</strong> gran valore,<br />

ornamenti dei quali era stata donata dai vari principi<br />

da Carrara, che si succedettero nel dominio <strong>di</strong> Padova.<br />

11 valore <strong>com</strong>plessivo <strong>di</strong> questa prima spogliazione<br />

si fa risalire a ducati d'oro 1720 (^9).<br />

Senonchè dolente <strong>di</strong> aver saccheggiato il famoso<br />

tempio, quasi contemporaneamente alla detta spoglia-<br />

zione volle il Novello ri<strong>com</strong>pensarlo dei danni sofferti,<br />

concedendogli la Castal<strong>di</strong>a d'Anguillara, affittata al-<br />

(28) Zanetti, Op. cit., Voi. Ili, Tav. XXI, n. 22.<br />

(29) Bernardo Gonzati, La Basilica <strong>di</strong> S. Antonio <strong>di</strong> Padova. Voi. I,<br />

pag. 46-48.


364 LUIGI RIZZOLI<br />

lora per annue lire iioo <strong>di</strong> denari piccoli e un animale<br />

suino <strong>di</strong> 200 libbre (3°), a patto però che coi proventi<br />

venissero rifatti i calici, i tabernacoli, i vasellami ed<br />

altre opere d'orificeria, che per necessità <strong>di</strong> guerra<br />

avea dovuto sottrarre.<br />

Col continuare della guerra che, quanto più a<br />

lungo si protraeva, altrettanto più <strong>di</strong>sastrosa tornava<br />

ai Carraresi, <strong>di</strong> nuovo facevasi sentire il bisogno <strong>di</strong><br />

denaro, i citta<strong>di</strong>ni affamati domandavano pane e i<br />

soldati non pagati si rifiutavano <strong>di</strong> <strong>com</strong>battere. Fran-<br />

cesco Novello non esitò <strong>di</strong> mettere una seconda volta<br />

la mano spogliatrice nella basilica <strong>di</strong> S. Antonio,<br />

impadronendosi <strong>di</strong> 50 marche e mezzo d' argento<br />

dorato. Ma 27 giorni innanzi che Padova cadesse<br />

sotto il dominio della Veneta Repubblica, Francesco II<br />

volle ri<strong>com</strong>pensarla dei nuovi danni patiti e con atto<br />

notarile del 30 ottobre 1405 pagò 404 ducati d'oro,<br />

corrispondenti all'argento, <strong>di</strong> cui erasi antecedentemente<br />

insignorito (30.<br />

Da ciò facilmente si <strong>com</strong>prende <strong>com</strong>e Francesco<br />

Novello, coll'argento o la prima o la seconda volta<br />

sottratto dal tempio <strong>di</strong> S. Antonio, per il quale tanta<br />

venerazione nutriva, abbia potuto or<strong>di</strong>nare la battitura<br />

del carrarino coll'effigie del Santo, se si pensa ancora<br />

che i principi da Carrara sulle loro monete aveano<br />

soltanto l'impronta degli altri santi protettori della<br />

città, cioè Prosdocimo, Daniele e Giustina, i quali<br />

spettano all'era romana e non mai quella <strong>di</strong> S. An-<br />

tonio, <strong>di</strong> ben poco anteriore ad essi.<br />

Riguardo poi alla s<strong>com</strong>parsa <strong>di</strong> tale moneta si<br />

trova atten<strong>di</strong>bile spiegazione, se si tiene conto dello<br />

scarso numero <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> questo genere^ che deve<br />

essere stato battuto, stante la ristrettezza del tempo.<br />

(30) Ivi, Voi. I, Documento XXVIII.<br />

(31) Ivi, Voi. I, Documento XXX.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 365<br />

che va dalle spogliazioni alla fine della guerra con<br />

la Repubblica Veneta. Anzi prova la fretta, con cui<br />

devono essere state coniate, la mancanza delle sigle<br />

Zo P, iniziali dei nomi degli incisori o zecchieri del<br />

Novello, corrispondenti a Zuanne degli Adenti e a<br />

Pietro dall' Oglio.<br />

Naturalmente questi pochi esemplari coniati o si<br />

resero irreperibili o furono, al tempo della conquista,<br />

<strong>di</strong>strutti dalla stessa Repubblica Veneta, fors'anco<br />

per togliere qualunque ricordo della passata ed o<strong>di</strong>ata<br />

dominazione Carrarese.<br />

PARTE SECONDA.<br />

Prima <strong>di</strong> entrare nella trattazione delle monete<br />

venete per Padova, merita che dagli stu<strong>di</strong>osi della<br />

<strong>numismatica</strong> sia fatta speciale considerazione <strong>di</strong> un<br />

importante documento, tratto dal Capitolare delle<br />

brocche, il quale <strong>di</strong>mostra le relazioni monetarie<br />

esistenti fra Venezia e Padova fin dall'anno 1378 (32).<br />

In quest'anno e precisamente nel 18 gennaio, essendo<br />

questa la data del documento, teneva la signoria <strong>di</strong><br />

Padova Francesco il Vecchio da Carrara ed era doge<br />

<strong>di</strong> Venezia Andrea Contarini. Per nulla amichevoli<br />

risultano dal documento dette relazioni fra le due<br />

vicine città, or<strong>di</strong>nandosi esphcitamente dai Veneziani,<br />

che fossero ban<strong>di</strong>te dai loro stati talune monete dei<br />

Carraresi, perchè non corrispondenti per il loro va-<br />

lore intrinseco a quello nominale.<br />

(32) Documento I.


366 LUIGI RIZZOLI<br />

È ben naturale adunque che Venezia, dopo la<br />

conquista della nostra città, ne abolisse le monete,<br />

che vi erano in circolazione e vi introducesse le<br />

proprie. Ma sia durante il principato <strong>di</strong> Michele Steno<br />

(1400-1413), sia durante quello <strong>di</strong> Tomaso Mocenigo<br />

(1414-1423) non ci è dato trovare documenti attestanti<br />

la sostituzione delle monete Padovane con quelle<br />

Veneziane, ne riferentisi alla coniazione <strong>di</strong> tipi speciali<br />

<strong>di</strong> monete per la nuova provincia soggetta.<br />

Dinanzi ad una mancanza <strong>di</strong> documenti sì dannosa<br />

per il nostro stu<strong>di</strong>o, non possiamo fare a meno<br />

<strong>di</strong> ritenere che Venezia, forse troppo intenta nel<br />

rior<strong>di</strong>nare l'amministrazione della nostra città, nella<br />

quale, ed è bene il notarlo, scorgiamo fin d'ora<br />

rispecchiate molte <strong>di</strong> quelle magistrature, caratteri-<br />

stiche della città dominatrice, non abbia pensato a<br />

regolarne con speciaH ducali anche la circolazione<br />

monetaria.<br />

Sotto il doge Francesco Foscari (1423-1457) con<br />

un decreto del senato in data 24 maggio 1442 si dà<br />

or<strong>di</strong>ne ai massari dell'argento <strong>di</strong> mandare a Padova,<br />

Treviso ed in altri luoghi della terraferma, nonché<br />

nel Friuli delle monete dette bagattini, fatti colla<br />

stessa lega determinata precedentemente e si stabi-<br />

Hsce il minimo <strong>di</strong> tali piccole monete {parvuli), che<br />

deve essere dato in pagamento per ogni ducato dal<br />

rettore delle provincie (33). Questo documento è il<br />

primo che, assieme a quello d'altre terre, ci presenta<br />

il nome <strong>di</strong> Padova.<br />

Il Lazari, nella sua opera sulle monete veneziane,<br />

credette erroneamente che il bagattino testé ricordato,<br />

fosse quello che da un lato porta la croce a braccia<br />

eguali, accantonata dalle quattro lettere F F D V e<br />

dall'altra il leone accosciato, che tiene il vangelo tra<br />

{33) Documento II.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 367<br />

le zampe anteriori (34), mentre invece, sic<strong>com</strong>e giu-<br />

stamente <strong>di</strong>mostrò TOn. Sen. Nicolò Papadopoli, è<br />

quello che fu battuto per Brescia e per la Lombar<strong>di</strong>a (35).<br />

In Padova avrebbe avuto corso, per il decreto<br />

ricordato, il bagattino che, nella tav. XV inserita<br />

nella cit. op. del Papadopoli, va sotto il n. 7.<br />

torno : +<br />

Nel dritto ha una croce in un cerchio ed all'in-<br />

FRAC-FOOVX, nel rovescio pure una croce<br />

in un cerchio ed all'intorno: + ^ MARCV (tav. n. 9).<br />

Esiste <strong>di</strong> questa moneta anche una variante, che ha<br />

l'iscrizione così concepita: nel<br />

nel rovescio: + w MARCVSw.<br />

dritto: + FRA- FO • DVX,<br />

Senonchè la grande copia <strong>di</strong> bagattini, che erano<br />

stati emessi e le numerose falsificazioni che se ne<br />

erano fatte, aveano generato, in ispecie nella nostra<br />

città, una perniciosa confusione. Il senato veneto<br />

costretto per ciò a provvedere, con una terminazione<br />

del 21 giugno 1446 (s^) or<strong>di</strong>na la coniazione <strong>di</strong> piccoli<br />

o denari <strong>di</strong> nuovo tipo, in sostituzione dei precedenti<br />

ed obbliga i possessori delle monete, <strong>di</strong>chiarate fuori<br />

corso, a presentarle agli ufficiali della zecca.<br />

Sebbene non sia espresso nel documento, è facile<br />

intendere, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ce il Papadopoli (37), che si tratta<br />

della sostituzione <strong>di</strong> quei piccoli scodellati, che si<br />

coniavano per Venezia e che aveano corso nel dogato<br />

e nei territori vicini <strong>di</strong> Padova e Treviso.<br />

I nuovi piccoli hanno nel dritto: una croce pa-<br />

• FO • DVX -, nel<br />

tente in un cerchio; all'intorno • FRA<br />

rovescio: un leone nimbato, senza ali, rampante a<br />

sinistra; nel campo: S-'M (tav. n. io).<br />

(34) Vincenzo Lazari, Le monete dei Posse<strong>di</strong>menti Veneziani <strong>di</strong> Oltremare<br />

e <strong>di</strong> Terraferma. Venezia, 1851, pag. 136-137.<br />

(35) Nicolò Papadopoli, Le Monete <strong>di</strong> Venezia, (dalle Origini a Cristoforo<br />

Moro). Venezia, 1893, pag. 260.<br />

(36) Documento III.<br />

(37) Nicolò Papadopoli, Op. cit., pag. 263.


368 LUIGI RIZZOLI<br />

Nel 18 <strong>di</strong>cembre del 1453 si decreta dal Senato<br />

la coniazione <strong>di</strong> quattrini da 4 piccoli l'uno, per un<br />

valore corrispondente a 20000 ducati (38).<br />

Tali quattrini, che dovevano servire a tutte le<br />

terre del dogato e quin<strong>di</strong> anche a Padova, eccettuata<br />

però Venezia, furono battuti più che tutto per for-<br />

nire una moneta <strong>com</strong>une a tutte le provincie e nello<br />

stesso tempo capace <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>viderne esattamente le<br />

varie lire.<br />

Il quattrino accennato è quello che nel dritto<br />

ha una croce patente, colle braccia <strong>di</strong>vise longitu<strong>di</strong>-<br />

nalmente in<br />

SCARI<br />

tre <strong>com</strong>parti ed all'intorno :<br />

• • + • DVX;<br />

•<br />

FRA FOnel<br />

rovescio, un leone nimbato, rampante<br />

a sinistra, avente nella zampa destra anteriore la<br />

spada e all'intorno :<br />

• • + S • MARCVS VENETI • (tav. n. 11).<br />

Di questa moneta il Papadopoli riporta anche<br />

una variante, la quale ha nel dritto : la croce colle<br />

estremità ornate <strong>di</strong> ricci (39).<br />

Molto probabilmente questa variante può appartenere<br />

ad una coniazione posteriore <strong>di</strong> qualche tempo<br />

alla prima, determinata forse dalla pratica utilità, che<br />

l'uso <strong>di</strong> detti quattrini doveva arrecare alle varie provincie.<br />

Infatti per un documento, in data 16 marzo<br />

1456, riportato dal Papadopoli, e pertinente al Maggior<br />

Consiglio, si viene a sapere che alla zecca erano<br />

stati battuti quattrini et parvuli <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo in tempi<br />

<strong>di</strong>versi (4°). Così viene <strong>com</strong>provato quanto <strong>di</strong>ssi or<br />

ora, a proposito della variante.<br />

Del tempo del dogato <strong>di</strong> Francesco Foscari non<br />

mi consta abbiano ad esistere altri documenti che,<br />

pure per incidenza, parlino delle monete <strong>di</strong> Padova.<br />

Neppure del doge Pasquale Malipiero (1457-1462) ci<br />

(38) Documento IV.<br />

(39) Nicolò Papadopoli, Op. cit., pag. 272, n. 13 e tav. XV, n. io.<br />

(40) Ivi, Doc. XXXI, pag. 371.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 369<br />

ò dato rinvenire, se pur ve ne furono emanati, spe-<br />

ciali decreti riguardanti il sistema monetario della<br />

nostra città.<br />

Sotto il doge Cristoforo Moro (1462-1471), per<br />

decreto 3 settembre 1463, venne or<strong>di</strong>nata dal senato<br />

la battitura <strong>di</strong> piccoli copoluti per la somma <strong>di</strong> 3000<br />

marchi <strong>di</strong> quattrini <strong>di</strong> conio veneziano (4O.<br />

Queste monete chiamate copolute perchè alquanto<br />

scodellate (42)^ dovevano sostituire i precedenti bagat*<br />

tini, che si spendevano in Venezia, in Padova, ir<br />

Treviso ed in altri luoghi affine <strong>di</strong> abolire le nume><br />

rose falsificazioni, che <strong>di</strong> questi ultimi eransi fatte.<br />

I nuovi piccoli sciffati, che contrad<strong>di</strong>stinguono in<br />

modo assai evidente le monete piccole <strong>di</strong> Cristoforo<br />

Moro da quelle degli altri dogi, erano <strong>di</strong> rame mescolato<br />

con poco argento. Nel dritto aveano una<br />

croce patente, accantonata da quattro bisanti, alle<br />

estremità delle braccia altri quattro bisanti e fra le<br />

braccia della stessa croce: le lettere CMDV; nel ro-<br />

vescio: un leone accosciato, nimbato, col vangelo fra<br />

le zampe • • anteriori ed all'intorno + S<br />

M<br />

• VENETI •<br />

(tav. n. 12).<br />

Anche <strong>di</strong> questa moneta si fecero in breve numerose<br />

falsificazioni.<br />

Per due volte allora si tentò <strong>di</strong> ottenerne l'abo-<br />

lizione e la sostituzione con monete <strong>di</strong> puro rame,<br />

allo scopo <strong>di</strong> rendere infruttuose le contraff'azioni,<br />

ma per due volte le proposte vennero respinte.<br />

Qualche raro esemplare <strong>di</strong> piccoli gran<strong>di</strong> ^^"i), <strong>di</strong><br />

puro rame, che ancor oggi ci è dato conservare, te-<br />

stifica che assieme alle proposte, erano stati presentati<br />

alla votazione del senato, anche i tipi delle nuove<br />

(41) Documento V.<br />

(42) N. Papadopoli, Op. cit., pag. 285.<br />

(43) Erano chiamati piccoli gran<strong>di</strong> per <strong>di</strong>stinguerli dai piccoli fino<br />

allora in uso, che erano <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ametro minore.<br />

47


370 LUIGI RIZZOLI<br />

monete, che dovevano prendere il posto delle pre-<br />

cedenti (44).<br />

La storia delle monete veneziane per Padova,<br />

dal doge Cristoforo Moro ad Agostino Barbarigo,<br />

presenta una nuova deplorevole lacuna, alla quale<br />

non mi è possibile riparare.<br />

Essendo doge Agostino Barbarigo (1486-1501),<br />

venne presa dal consiglio dei <strong>di</strong>eci una determina-<br />

zione, nel 20 <strong>di</strong>cembre i486, colla quale, constatata<br />

la scarsezza <strong>di</strong> oboli sia in Venezia, che in Padova,<br />

se ne or<strong>di</strong>nava una nuova coniazione per la somma<br />

<strong>di</strong> 400 ducati, dei quaH una metà dovea sopperire<br />

ai bisogni <strong>di</strong> Venezia ed una metà a quelli <strong>di</strong> Padova<br />

(45). Dovevano però le dette città rimandare al-<br />

l'ufficio della zecca un numero <strong>di</strong> monete d'argento,<br />

corrispondente al valore delle monete piccole ricevute.<br />

Nel citato documento non si fa parola del tipo<br />

della moneta <strong>di</strong> cui volevasi la riconiazione. Esami-<br />

nate, nell'opera del Padovan (46)^ le monete battute<br />

da Agostino Barbarigo, ho trovato un bagattino colla<br />

testa <strong>di</strong> S. Marco ed una croce, ed un mezzo bagattino<br />

colle iniziali A-B-D-V, simile a quello del Moro.<br />

Con molta probabilità il documento può alludere<br />

ad uno <strong>di</strong> questi due tipi, dovendosi notare fin d'ora,<br />

sic<strong>com</strong>e anche sostiene il Papadopoli, che la moneta<br />

chiamata dal Padovan mezzo bagattino, altro non è<br />

che un vero e proprio bagattino, e che la <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong>pende esclusivamente dalla <strong>di</strong>versa<br />

lega, con cui quelle monete furono battute.<br />

Nella impossibilità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care in questo caso<br />

categoricamente, mi rivolgo al sereno giu<strong>di</strong>zio degli<br />

stu<strong>di</strong>osi, onde ottenere una soluzione confacente e<br />

sopra tutto conforme alla verità.<br />

(44) Nicolò Papadopoli, Op. cit., pag. 284-286.<br />

(45) Documento VI.<br />

(46) Vincenzo Padovan, Le Monete dei Veneziani, Venezia, 1881.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 37I<br />

Nel 31 agosto 1491 il consiglio dei <strong>di</strong>eci emanò<br />

un nuovo decreto, col quale si stabiliva la coniazione<br />

<strong>di</strong> bagattini <strong>di</strong> puro rame per Padova ed il suo <strong>di</strong>-<br />

stretto, aventi da un lato l'imagine <strong>di</strong> S. Marco in<br />

forma <strong>di</strong> leone e dall'altro una croce (47).<br />

Vincenzo Lazari fu il primo ad identificare ed<br />

illustrare tali monete, phe a vero <strong>di</strong>re sono pur ora<br />

assai <strong>com</strong>uni. Nella interpretazione però delle sigle,<br />

che stanno fra le zampe del leone nel rovescio della<br />

moneta, incorse in errore, ammettendo che fossero<br />

le iniziali dei nomi dei podestà <strong>di</strong> Padova, mentre<br />

invece sono le iniziali dei massari o zecchieri soprain-<br />

tendenti alla coniazione (48).<br />

Infatti le iniziali ricordate dal Lazari: C. K, Z. -F.<br />

M, A. F, M. B, corrispondono perfettamente a quelle<br />

<strong>di</strong> Cristoforo Canal, Zan Francesco Miani, Alvise<br />

Foscarini e Marcantonio Bollani, massari all'argento<br />

sotto il doge Agostino Barbarigo.<br />

Le sigle Z. R, M. L, ricordate pure dal Lazari,<br />

alle quali non so trovare nomi <strong>di</strong> massari corrispon-<br />

denti, devono essere state erroneamente lette, tanto<br />

pili che nel Museo Correr, citato dal Lazari nelle sue<br />

memorie, e nel Museo Bottacin esse non si trovano.<br />

A meglio illustrare questo bagattino ne do la<br />

descrizione: nel dritto: croce patente^ accantonata da<br />

quattro bisanti; alle estremità della braccia altri quattro<br />

bisanti, il tutto in un cerchio ; all' intorno : X<br />

BARBADICO<br />

AVG •<br />

• DVX; nel rovescio : leone nimbato, alato,<br />

stante a destra, tiene colle zampe anteriori il vessillo;<br />

tra le zampe vi sono varie sigle ; all'intorno :<br />

• SANCTVS<br />

MARCVS • VENETI • (tav. n. 13).<br />

Bagattini <strong>di</strong> tipo eguale a questo ora descritto,<br />

ne furono battuti ancora altre volte, secondo risulta<br />

(47) Documento VII.<br />

(48) V. Lazari, Op. cit., pag. 137-138.


372<br />

LUIGI RIZZOLI<br />

da decreti del consìglio dei <strong>di</strong>eci del 27 novembre<br />

1494 e 19 <strong>di</strong>cembre 1498.<br />

Sotto il nome <strong>di</strong> bagattino o quattrino od obolo<br />

per Padova, Vincenzo Padovan, nella sua opera ci-<br />

tata (49), descrive una moneta, che per il suo tipo è<br />

assai somigliante al bagattino col S. Liberale, coniato<br />

per Treviso in forza della determinazione del con-<br />

siglio dei <strong>di</strong>eci in data 24 ottobre 1492, quando cioè<br />

era doge Agostino Barbarigo.<br />

Le notizie, che il Padovan riporta intorno al<br />

detto bagattino, non sono per nulla tratte da documenti.<br />

Egli venne informato dal Sig. G. M. Urbani<br />

de Gheltof, che asseriva <strong>di</strong> aver veduto il bagattino,<br />

da un <strong>di</strong>stinto raccoglitore <strong>di</strong> monete Italiane, il<br />

Sig. Walter Gow <strong>di</strong> Dublino (5


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 373<br />

Per deliberazione presa dal Consiglio dei <strong>di</strong>eci<br />

nel 31 marzo 1503, sotto il doge Leonardo Loredan<br />

(1501-1521), si or<strong>di</strong>na la coniazione <strong>di</strong> oboli ad solitam<br />

stampam per la somma <strong>di</strong> 100 ducati, nell'intento <strong>di</strong><br />

favorire la città <strong>di</strong> Padova (50. H Lazari opina che<br />

tali oboli siano dello stesso tipo <strong>di</strong> quelli coniati da<br />

Agostino Barbarigo, colla croce da un lato e col<br />

leone dall'altro (52)^ ed io, nulla trovando a <strong>di</strong>re in<br />

proposito, m'associo pienamente a lui.<br />

Adunque soltanto per l'iscrizione circolare del<br />

dritto il bagattino <strong>di</strong> Leonardo Loredan varia da<br />

Fra<br />

quello già descritto <strong>di</strong> Agostino Barbarigo, avendo :<br />

LEO • • LAVREDAN • DVX<br />

le zampe anteriori e poste-<br />

riori del leone vi sono le sigle A. M, che corrispondono<br />

alle iniziali <strong>di</strong> Alvise Miani, massaro all'argento<br />

nel 1503 e non a quelle <strong>di</strong> Alvise Molin, podestà <strong>di</strong><br />

Padova, sic<strong>com</strong>e ritenne erroneamente il Lazari. Con<br />

questa moneta, che sarebbe stata l' ultima battuta<br />

espressamente per Padova, do termine a questa breve<br />

trattazione sulle monete venete per la nostra città.<br />

Dal doge Leonardo Loredan in poi, si deve<br />

credere che le monete speciali per le varie città siano<br />

state definitivamente abolite e sostituite dalle vere e<br />

proprie monete Veneziane, sia per porre fine alla<br />

confusione causata dall'uso nelle varie provincie delle<br />

<strong>di</strong>verse lire, sia per porre un freno maggiore alle<br />

numerose falsificazioni, che delle monete eransi fatte.<br />

Dal documento infatti, in data 12 ottobre 1519(53),<br />

riportante un decreto del consiglio dei <strong>di</strong>eci, si ar-<br />

guisce che venne determinata la soppressione dei ba-<br />

gattini <strong>di</strong> vario tipo, che circolavano nelle varie città<br />

<strong>di</strong> terraferma, <strong>com</strong>e Padova e Treviso, e in quelle<br />

(51) Documento Vili.<br />

(52) V. Lazari, Op. cit., pag. 137.<br />

(53) Documento IX.


374 LUIGI RIZZOLI<br />

del Levante, <strong>com</strong>e Zara, Spalato, Sebenico, Lesina,<br />

Antivari e Traù e la sostituizione <strong>di</strong> essi con un ba-<br />

gattino <strong>di</strong> tipo unico, avente da un lato : il leone <strong>di</strong><br />

S. Marco entro un quadrangolo, al <strong>di</strong> fuori del quale,<br />

nel mezzo dei lati, quattro rosette o stelline; dal-<br />

l'altro : il busto della Vergine col bambino ed all'in-<br />

• torno R • C • — • L • A • (Regina-coeli-laetare-alleluia) e<br />

sotto il busto: il segno o le sigle del massaro.<br />

In gran<strong>di</strong>ssima quantità si trovano anche ora<br />

tali monetine, che, messe in corso per tutte le terre<br />

soggette a Venezia, continuarono molto probabilmente<br />

ad essere battute per tutto il secolo XVII.<br />

Padova, Giugno iS^y.<br />

Luigi Rizzoli Junior.


NUOVO CONTRIBUTO ALI,A NUMISMATICA PADOVANA 375<br />

DOCUMENTO I.<br />

MCCCLXXVIII, DIE XVIII JaNUARII, IN RoGATIS,<br />

Cum in Padua fiat de novo quaedam moneta nova ad<br />

formam sol<strong>di</strong>norum nostrorum, quae moneta nova habet ab<br />

uno latere charium, et ab alia parte crucem, quae moneta<br />

nova est cum magna utilitate nostrorum inimicorum et damno<br />

terrae nostrae;<br />

Va<strong>di</strong>t pars, quod prae<strong>di</strong>cta moneta nova in totum sit<br />

bannita de Venetiis, et de omnibus terris, locis, et civitatibus<br />

Communis Venetiarum, et insuper prò bono et <strong>com</strong>modo<br />

nostrorum civium et fidelium qui ad praesens reperirent<br />

apud se de <strong>di</strong>ctis monetis, ut ex hoc non recipiant notabile<br />

damnum, or<strong>di</strong>netur, quod assignetur eis terminus per totum<br />

mensem praesentem; videlicet cuilibet qui haberet de eis,<br />

quod possit <strong>di</strong>ctas monetas usque. ad <strong>di</strong>ctum terminum portare<br />

ad officium monetae, ubi habebunt de qualibet marcha<br />

prae<strong>di</strong>ctarum solidos quatuordecim, existentibus ipsis mo-<br />

netis bonis de argento; et si essent de falsis, illas debeant<br />

incidere officiales nostri, et restituere illis quorum essent,<br />

sine aliqua poena. Elapso vero <strong>di</strong>cto termino, omnes quibus<br />

<strong>di</strong>ctae monetae novae factae in Padua, vel carrarini novi vel<br />

veteres reperti fuerint, tam falsi quam boni, debeant perdere<br />

prae<strong>di</strong>ctas omnes, et tantumdem prò poena: de qua poena<br />

non possit fieri gratia, donum. remissio, revocatio vel aliqua<br />

declaratio, aliquo modo vel ingenio, sub poena librarum mille<br />

prò quolibet ponente vel consentiente partem in contrarium.<br />

Et prae<strong>di</strong>cta stridentur publice in locis solitis, et <strong>com</strong>mittantur<br />

omnibus officialibus nostris quibus <strong>com</strong>missa sunt negotia<br />

argenti et monetarum, habentibus ipsis officialibus partem<br />

suam solitam de poenis, ut habent de aliis sui officii.


376 LUIGI RIZZOLI<br />

DOCUMENTO II.<br />

MCCCCXLII, DIE XXIIII MAH.<br />

Cum pri<strong>di</strong>e captum fuerit in isto Consilio, quod in cecha<br />

nostra argenti fiant de bagatinis prò Pergamo, Brixia, Verona<br />

et Vincentia, et nihil expressum sit de Padua, Tarvisio, et<br />

aliis terris nostris,<br />

Va<strong>di</strong>t pars, quod massarii nostri monete argenti mittere<br />

debeant Paduam, Tervisium, et ad alias terras nostras a<br />

parte terre et in Patriam Foriiulii, de bagatinis qui expen-<br />

duntur in <strong>di</strong>ctis locis, factis ad ligam, sicut captum est in<br />

isto Consilio. Et rectores nostri dari facere debeant soldos<br />

quinque prò ducato de camera de parvulis pre<strong>di</strong>ctis in<br />

omnibus solutionibus et subventionibus quas facient et fieri<br />

facient, sicut pri<strong>di</strong>e captum fuit de aliis terris nostris. Rectores<br />

vero Padue dari facere debeant in solutionibus que fient per<br />

cameram illam de parvulis pre<strong>di</strong>ctis illam partem que solita<br />

est dari, dummodo sit maior soldorum quinque prò ducato.<br />

Et non possint rectores sive camerarii omnium terrarum et<br />

locorum nostrorum dare in solutionibus pre<strong>di</strong>ctis alios baga-<br />

tinos sive parvulos, quam illos quos habebunt a massariis<br />

nostris monete argenti, sub pena contenta in parte furantium ;<br />

teneanturque rectores pre<strong>di</strong>cti, sub pena ducatorum quingen-<br />

torum, remittere de tempore in tempus in auro vel argento<br />

valorem <strong>di</strong>ctorum parvulorum quos recipient nostris massariis<br />

argenti. Et teneantur <strong>di</strong>cti massarii tenere <strong>com</strong>putum<br />

or<strong>di</strong>natum in uno quaterno separate de expensis et utilitatibus<br />

<strong>di</strong>ctorum bagatinorum. Et sub pena ducatorum ducentorum<br />

in bonis suis propriis teneantur <strong>di</strong>cti Massarii argenti portare<br />

nostris Gubernatoribus introituum pecunias que extrahentur<br />

de utilitate <strong>di</strong>ctorum bagatinorum prò solutione Illustris Co-<br />

mitis Francisci.<br />

Senato, Terra, reg. i, carte 67 tergo.


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 377<br />

DOCUMENTO III.<br />

MCCCCXLVI, DIE XXI JUNII.<br />

Cum per hoc consilium sub <strong>di</strong>e VII mensis mail nuper<br />

elapsi facta fuerit certa provisio super facto parvulorum<br />

falsorum presentandorum et cetera, prout in ea latius conti-<br />

netur, que utilis fuit acque bona. Sed cum in civitatibus et<br />

terris nostris a parte terre propter magnam moltitu<strong>di</strong>nem<br />

parvulorum, et maxime in civitate nostra Padue, sit exorta<br />

maxima confusio in facto ipsorum parvulorum, adeo quod<br />

nedum utile, sed necessarium sit super ipsis parvulis facere<br />

talem provisionem quod unusquisque se valeat intelligere ;<br />

Va<strong>di</strong>t pars, quod in nomine Dei de novo fiat et fieri<br />

debeat una nova stampa et forma ipsorum parvulorum, sicut<br />

collegio melius videbitur, Sed quod ipsi parvuli de nov'<br />

stampan<strong>di</strong> sint illius lige etbonitatis cuius sunt parvuli stampe<br />

presentis et quod de cetero parvuli huius presentis stampe<br />

non fiant neque stampentur. Sed ut provideatur inconve-<br />

nientiis presentibus, ex nunc sit captum, quod omnes et<br />

singuli qui habent parvulos in hac civitate nostra, teneantur<br />

et debeant illos presentare officialibus nostre monete....<br />

Senato, Terra, reg. i, carte 195.<br />

DOCUMENTO IV.<br />

MCCCCLIII, DIE XVIII DECEMBRIS.<br />

Item quod ad offìcium Ceche nostre cuniari debeant, in<br />

quatrinis a parvulis quatuor prò quatrino, ducati XX millia,<br />

incipiendo <strong>di</strong>e primo januarii proximi; qui quatrini <strong>di</strong>spen-<br />

sentur in oninibus terris nostris, excepta hac civitate. Et ad<br />

hoc deputentur apotece quatuor. Verum post factam <strong>di</strong>ctam<br />

summam, non possint amplius fieri quatrini sine licentia et<br />

or<strong>di</strong>ne huius consilii.<br />

Senato, Terra, reg. 3, carte 92.<br />

48


378 LUIGI RIZZOLI<br />

DOCUMENTO V<br />

MCCCCLXm, DIE III, SEPTEMBRIS.<br />

Per la parte prexa i <strong>di</strong> preteriti in questo conseio, tra<br />

le altre cosse fo provisto che tutti, si qui chome altrove dove<br />

se spende bagatini, fosseno tegnu<strong>di</strong> portar tutti quelli i qual<br />

havesseno ala zecha et ai luogi da esser deputa<strong>di</strong>, azò che<br />

i boni bagatini fosseno cerni<strong>di</strong> dai falsi; et necessario sia<br />

che essa parte sia reformada; per tanto, l'andera parte.<br />

Che perchè ala cecha nostra se truova bona summa de<br />

quatrini cunia<strong>di</strong> del cunio nostro, ne i qual sono karati<br />

d'argento per marcha, <strong>com</strong>ò è la liga <strong>di</strong> nostri pizoli, da<br />

mo sia presco che per i nostri massari de la cecha sia tolto<br />

marche tre <strong>di</strong> quatrini sopra<strong>di</strong>cti, e quelli sia fondu<strong>di</strong> in tavole<br />

e de quelle sia fatto pizoli copoiu<strong>di</strong>; i qual pizoli, stampi<strong>di</strong><br />

che i serano, siano messi in casson e de quelli per algun<br />

modo non se possa cambiar, per far ne oro, né arzento, ma<br />

solo se debia dar a tuti quelli che porterà pizoli boni cunia<strong>di</strong><br />

del nostro cunio, e sia da<strong>di</strong> daner per daner. Né altramente<br />

possa insir de la cecha nostra. Et per più execution de questa<br />

nostra intention, da mo sia prexo che i nostri massari de la<br />

cecha non possa cambiar né far cambiar pizoli a oro né ad<br />

argento, soto pena de ducati V et privation del officio; e<br />

per il simel i soprastanti fondadori o fanti de quel officio,<br />

che savesse chel fosse sta cambiado pizoli a oro over argento<br />

per i nostri massari, e quelli non accusasse al officio <strong>di</strong> nostri<br />

avogadori de chomum, subito sia cassi del suo officio né<br />

mai più possa esser in officio algun de quella cecha.<br />

De le manifature del far <strong>di</strong> <strong>di</strong>cti pizoli, sia pagado <strong>di</strong><br />

pizoli, i qual pizoli che per i maistri de quella cecha i bavera<br />

habudo per sua manifatura, quelli fuor de la cecha possi<br />

cambiar per oro e per argento chon le con<strong>di</strong>cion infrascripte.<br />

E perchè el non se chunia più de marche III. quelli sia<br />

fondu<strong>di</strong> in tavole, e quelle sia consignade per pexo, chome<br />

se fa a i nostri massari de la cecha del argento, e quelle<br />

sia dade fuora a lavorar ala maistranza e lavorade. E perchè


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 379<br />

nel lavorar <strong>di</strong> <strong>di</strong>ati pizoli ne va assai in cesare, quelle se possa<br />

refonder tante volte, quanto se salda el conto de le <strong>di</strong>ete<br />

marche III.'" <strong>di</strong> pizoli fatti, né piii per algun modo se possa<br />

fonder senza licentia de questo conscio, soto pena a quelli<br />

fondadori de ducati cento per un, et d'esser priva<strong>di</strong> del officio.<br />

Tutti siano tegnu<strong>di</strong> da questo dì in avanti, fino per tutto<br />

dì XV del presente, portar i pizoli de zascaduna sorta i<br />

haverano alla cecha qui in Veniexia. A Pa<strong>di</strong>ia veramente e<br />

a Treviso, ai luogi che sarano ordena<strong>di</strong>; a i qual tuti per i<br />

boni pizoli che sarano cerni<strong>di</strong> dai falsi, serano da<strong>di</strong> tanti<br />

pizoli copolu<strong>di</strong> quanti boni pizoli del nostro cunio passado i<br />

haverano presentado, i qual siano desfati, et de quei poi siano<br />

facti pizoli copolu<strong>di</strong> in quella somma che parerà a questo<br />

conscio. E i pizoli falsi similiter siano desfati, et la massa<br />

loro sia restituida a quelli de chi la sera.<br />

E passado el termine suprascripto, sì qui, chome in Padoa<br />

et ne i altri luogi nostri pre<strong>di</strong>cti, non se possi spender per<br />

algun muodo se non pizoli copolu<strong>di</strong> et del nostro cunio, soto<br />

pena de perder quelli; et oltra questo, per zascadun pizolo<br />

pizoli 6 per pena, segondo le lege nostre. E i prefati pizoli<br />

copolu<strong>di</strong> che de cetero se spenderano, non se possino spender<br />

se non a menudo, zoè da sol<strong>di</strong> 5 et da h in zoso, sotto pena<br />

de perder quelli et el dopiò più per pena. Né in manifature<br />

over altre merce<strong>di</strong> da esser paga<strong>di</strong> per zascadun modo, over<br />

ad imprestedo o altramente, <strong>di</strong>cti pizoli copolu<strong>di</strong> dar a spender<br />

se possino, so la pre<strong>di</strong>cta pena. E sia in libertà <strong>di</strong> chi torà<br />

questi pizoli retegnirli per soi, habiando anchora la pena<br />

ut supra.<br />

I banchieri sì de questa cita, chome de Padoa e d'altri<br />

luoghi nostri dove se spendeno pizoli, non possino tegnir ne<br />

i suoi banchi over altrove questi pizoli, sì in scanuzi <strong>com</strong>e<br />

altramente, né <strong>com</strong>prar né vender quelli, né dar ad impre-<br />

stedo, over de quelli far marchadantia per algun muodo, soto<br />

la pena et stricture dechiaride de sopra. E questa parte, qui<br />

et ne le altre terre et luogi pre<strong>di</strong>cti, debia esser publicada<br />

azò che la sia nota a tutti.<br />

De parte 84; — de non 6; — non sinceri ii.<br />

Senato, Terra, reg. 5, carte 70.


380 LUIGI RIZZOLI<br />

DOCUMENTO VI.<br />

MCCCCLXXXVI, DIE XX DECEMBRIS.<br />

Est magna in<strong>di</strong>gentia obolorum tam in hac urbe quam<br />

in civitate Pa<strong>di</strong>ie cum in<strong>com</strong>odo multo populi minuti desiderantis<br />

habere ex illis, Eapropter,<br />

Va<strong>di</strong>t pars, quod auctoritate huius consilii mandetur<br />

massariis nostris ceche argenti ut cu<strong>di</strong> faciant de presenti<br />

ducatos quadringentos parvulorum sive obolorum pre<strong>di</strong>ctorum<br />

quorum ducati ducenti sint prò hac civitate et alii ducati<br />

ducenti prout videbitur capitibus mittantur ad rectores nostros<br />

Padue <strong>di</strong>spensandos illi populo cum or<strong>di</strong>ne quod remittant<br />

alterotantas argenteas monetas ad officium ceche prefatum.<br />

(Cons. X., Misti, R. 23, e. 68).<br />

DOCUMENTO VII.<br />

MCCCCXCI, DIE ULTIMA AUGUSTI.<br />

Quia oratores fidelissime <strong>com</strong>munitatis nostre Padue; ad<br />

presentiam capitum huius consilii <strong>com</strong>parentes post declaratam<br />

necessitatem, et in<strong>com</strong>odum quam et quod patitur ille<br />

fidelissimus populus ob defectum obolorum , supplicarunt<br />

provideri de obolis, et de tali sorte obolorum qui non possint<br />

ab falsificatoribus viciari cum consequenti multiplicatione, cum<br />

damno postea <strong>di</strong>ctorum fidelium, Eapropter<br />

Va<strong>di</strong>t pars; quod auctoritate huius consilii, captum et<br />

deliberatum sit, quod in cecha nostra cu<strong>di</strong> debeant modo et<br />

in futurum bagatini sortis et qualitatis nunc huic Consilio<br />

ostense, que est valute duodecim ad marchetum, quia sunt<br />

ex ramine puro, expenden<strong>di</strong> in Padua et paduano territorio<br />

ad nationem pre<strong>di</strong>ctam duodecim ad marchetum, et fiant<br />

cum imagine Sancti Marci in forma leonis ab uno latere et<br />

cum una cruce ab altero, sicuti etiam concessum fuit Veronensibus.<br />

Et prò nunc mandetur cu<strong>di</strong> et mitti ad cameram<br />

nostram Padue ducatos ducentos cum or<strong>di</strong>ne et mandato ad<br />

illos rectores nostros, quod remittant ad capita et camerarium<br />

huius consilii alterotantas monetas auri vel argenti.<br />

(Cons. X, Misti, F. 5).


NUOVO CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA 381<br />

DODUMENTO Vili.<br />

M.D.III, DIE ULTIMA MARTII.<br />

Quod fidelissime <strong>com</strong>unitati nostre Padue: ita supplicanti<br />

prò opportunitatibus mentis pietatis Padue concedatur et ita<br />

mandetur camerario huius consilii: quod cu<strong>di</strong> facere debeat<br />

in cecha nostra ducatos centum obolorum ad solitam stampam,<br />

dantibus ipsis oratoribus, sicut se offerunt, ducatos centum<br />

ad incontrum.<br />

(Con. X, Misti, F. 15).<br />

DOCUMENTO IX.<br />

M.D.XIX, DIE XII OCTOBRIS.<br />

Battandosi sulla cecha nostra bagatini de rame Zalo, tuti<br />

de uno medemo peso et precio, per Padoa:T\:^N'\?>Q\ Zara.:<br />

Spalato: Sibinico: Liesna: Antivari et Trahu. Quali tuti sonno<br />

de <strong>di</strong>verse stampe, et per la <strong>di</strong>versità de stampe quelle se<br />

fano con grande spesa <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o et fatica, si <strong>com</strong>e bora està<br />

dechiarito : et essendo al tuto necessario proveder. Si per<br />

evitar la spesa: <strong>com</strong>e etiam per la <strong>com</strong>mo<strong>di</strong>ta de i populi. Pero<br />

Landara parte: che per auctorita de questo Conseio, tute<br />

octo <strong>di</strong>ete <strong>di</strong>verse stampe de bagatini che sonno de una<br />

medesima charata, peso: et precio, se debano batter et far<br />

de una sola stampa la qual sia da una banda San Marco in<br />

soldo e dalaltra la nostra Dona dela instessa grandeza, qualità<br />

et sorte se battevano in <strong>di</strong>eta Cecha et bora està monstrada<br />

a questo Conseio. Et azo la presente deliberation sortisca<br />

votivo effecto, sia preso: Che per el cassier de <strong>di</strong>cto conseio<br />

sia <strong>com</strong>prado rame Zalo per la summa de ducati cento. Qual<br />

rame sia posto in Cecha, et desso batudo li <strong>di</strong>cti ducati cento<br />

in tanti bagatini dela stampa soprascrita, et cussi habia ad<br />

continuar battendo ogni mese ducati cento et non pini per<br />

fina che altro sarà deliberato per questo Conseio. I qual<br />

ducati 100 romagnir debano al continuo in deposito in essa<br />

cecha nostra, azo che <strong>di</strong>cti bagatini possine sempre haverli<br />

senza <strong>di</strong>fficulta, ne obstaculo alcuno.<br />

(Cons. X, Misti, R. 43, e. 77).


DE L'UTILITÉ SCIENTIFIQUE<br />

DES COLLECTIONS<br />

DE MONNAIES ANCIENNES (0<br />

Notre grand moraliste La Bruyère, voulant railler la<br />

Curiosité, qui '" n'est pas un goùt pour ce qui est bon ou<br />

ce qui est beau, mais pour ce qui est rare, unique, pour ce<br />

qu'on a et ce que les autres n'ont point „, met en scène le<br />

curieux de médailles, Diognète: " Pensez-vous, <strong>di</strong>t-il, qu'il<br />

cherche à s'instruire par les médailles, et qu'il les regarde<br />

<strong>com</strong>me des preuves parlantes de certains faits et des monuments<br />

fixes et indubitables de l'ancienne histoire? rien moins.<br />

Vous croyez peut-étre que toute la peine qu'il se donne pour<br />

recouvrer une téte vient du plaisir qu'il se fait de ne voir<br />

pas une suite d'empereurs interrompue? c'est encore moins:<br />

Diognète sait, d'une médaille, le frust, le feloux et la fleur<br />

de coin; il a une tablette dont toutes les places sont garnies,<br />

à l'exception d'une seule: ce vide lui blesse la vue, et c'est<br />

précisément, et à la lettre, pour le remplir qu'il emploie son<br />

bien et sa vie. „<br />

Cette mordante satire emprunte encore un surcroìt<br />

d'ironie à la place qu'elle occupe dans le chapitre de La<br />

Mode, où le curieux de monnaies anciennes a son rang<br />

marqué entre le fleuriste " qui a pris racine au milieu de<br />

ses tulipes „, l'amateur de prunes et le collectionneur de<br />

papillons et de serins.<br />

La Bruyère, Messieurs, tout en fustigeant de la belle<br />

fa^on les frivoles antiquaires de son temps qui possédaient<br />

(i) Discorso pronunciato alla Seduta generale del Congresso della<br />

Società d.egli Scienziati, tenuta a Parigi il 24 aprile 1897 (N. d. R.)


384<br />

ERNESTO BABELON<br />

des médailliers pour étre à la mode, a donne, en deux mots,<br />

avec le bon sens qui caractérise le genie, la définition de ce<br />

que doivent étre les monnaies anciennes pour tout esprit<br />

sérieux et éclairé: " des preuves parlantes de certains faits,<br />

des monuments fixes et indubitables de l'ancienne histoire. „<br />

Ce n'est pas dans une assemblée d'elite <strong>com</strong>me la vótre,<br />

Messieurs, dans cette réunion solennelle des savants de la<br />

France entière, dans ce vaste amphithéàtre de la science,<br />

que la démonstration de cette vérité devrait étre présentée,"<br />

si je ne m'étais simplement propose pour but de me faire,<br />

en peu de mots, l'interprete de votre réponse au public, qui,<br />

d'or<strong>di</strong>naire, visite pour se <strong>di</strong>straire nos musées de province<br />

et qui voit, sans en bien <strong>com</strong>prendre l'utilité scientifique, les<br />

lépidoptères et les serins empaillés, parfois méme des herbiers<br />

où la tulipe est en honneur, còtoyer une vitrine plus humble,<br />

où quelques médailles, les unes frustes, les autres à fleur de<br />

coin, ont marqué leur silhouette au milieu d'un champ de<br />

poussière protectrice. Il est tenté de considérer cette sèrie<br />

numismatique <strong>com</strong>me un amas de petites curiosités, des spé-<br />

cimens d'un genre d'objets qu'il est bon d'avoir parce qu'il faut<br />

un peu de tout dans un musée bien <strong>com</strong>pris; des échantillons<br />

d'un rang à peine un peu plus relevé que les collections<br />

voisines d'ex libris, de timbres-poste ou de boutons d'uniformes.<br />

Ce qui, d'ailleurs, explique cette opinion d'une partie du<br />

public, c'est qu'il se rencontre encore aujourd'hui — avouonsle<br />

— parmi les amateurs de monnaies anciennes, pas mal<br />

de Diognètes, les uns, spéculateurs intéressés, les autres,<br />

ignorants autant que passionnés, à la merci des brocanteurs<br />

et des faussaires, — qui sont, en face de leur propre médaillier,<br />

<strong>com</strong>me Tamateur de livres qui ne lit jamais, ou <strong>com</strong>me<br />

un voyageur qui ne prendrait pas de notes au cours de ses<br />

pérégrinations. J'en connais qui, ne s'attachant qu'au petit<br />

coté de la numismatique, sont au <strong>com</strong>ble de la joie lorsqu'ils<br />

ont rencontre une incorrection dans une legende monétaire,<br />

ou bien une téte imperiale tournée à droite au lieu d'étre à<br />

gauche, pareils en cela au bibliophile transporté d'aise quand<br />

il a découvert, dans la bonne é<strong>di</strong>tion d'un vieux livre, les<br />

trois coquilles typographiques qui ne se trouvent pas dans<br />

la mauvaise.


DE l'utilité scientifique des collections, ecc. 385<br />

Et puis, un esprit superficiel est naturellement porte à<br />

assimiler les monnaies anciennes à celles qui circulent jour-<br />

nellement dans nos mains, et il ne saisit guère de quelle<br />

utilité seraient ces dernières pour écriie l'histoire contem-<br />

poraine.<br />

Nous verrons tout à l'heure, Messieurs, que cette assi-<br />

milation n'est pas entièrement conforme à la réalité; mais,<br />

si vous le voulez bien, acceptons-la provisoirement et plagons-<br />

nous, par rapport à notre numéraire circulant, dans la situation<br />

où nous nous trouvons, par exemple, vis-à-vis des monnaies<br />

que nous ont laissées les Romains et les Grecs.<br />

Transportons-nous par la pensée dans un avenir lointain;<br />

franchissons les siècles et supposons que, dans deux mille<br />

ans d'i ci, des savants cherchent à reconstituer l'histoire de<br />

notre civilisation. alors que le tempus edax rerum aura<br />

englouti nos monuments de tonte sorte, et qu'il ne resterà<br />

plus, de nos oeuvres de l'art et de l'intelligence, que des<br />

ruines, des débris et des tombeaux: voici tout à coup un<br />

numismate de ce temps — il y en aura toujours — entre<br />

les mains duquel tombe une pièce de / francs, au millèsime<br />

de 1878. Que lui apprendra cette monnaie? Il est aisé de<br />

démontrer qu'armé de la critique la plus rigoureuse, il en<br />

tirerà des éléments propres à enrichir le domaine de toutes<br />

les branches des sciences historiques et économiques.<br />

La legende République frangaise lui apprendra quelle est<br />

la forme actuelle de notre gouvernement, et s'il a déjà rangé<br />

dans son médaillier un nombre raisonnable de monnaies de<br />

notre XIX*" siècle, il constaterà que notre regime politique<br />

a changé souvent; il pourra mème préciser la durée de chaque<br />

regime, l'epoque de nos trop fréquentes révolutions.<br />

L'inscription du revers, Libertè, égalité, fraternité, lui<br />

in<strong>di</strong>quera quel est l'idéal social que nous poursuivons, et<br />

peut-étre que les lambeaux de littérature que sa perspicacité<br />

saura confionter avec cette devise lui donneront à presumer<br />

que nous avions bien encore quelque progrès à faire pour<br />

en atteindre la parfaite réalisation.<br />

Le type de l'Hercule debout entre la Justice et l'Equité,<br />

ressouvenir de la mythologie romaine, lui donnera quelque<br />

idée des tendances philosophiques de notre siècle, en lui<br />

49


386<br />

ERNESTO BABELON<br />

démontrant que nous préférons ces allégories paiennes aux<br />

emblèmes de notre propre religion ou de notre histoire<br />

nationale.<br />

Peut-étre s'étonnera-t-il que l'inscription Dieu protège la<br />

France ait été gravée sur la tranche, dans le voisinage de<br />

THercule; il pourra toutefois, après un <strong>com</strong>pliment mérité à<br />

la logique de notre entendement, en déduire le principe<br />

fondamental de nos conceptions religieuses et morales.<br />

La marque de valeur / francs lui fera connaitre notre<br />

système monétaire, s'il veut bien peser la pièce. En consultant<br />

son médaillier, il s'apercevra que la frappe de la pièce de<br />

/ francs est suspendue chez nous depuis 1878, ce qui lui<br />

servirà d'argument pour <strong>di</strong>sserter sur la question du mono-<br />

métallisme et du bimétallisme, qui, sans doute, ne sera pas<br />

encore épuisée.<br />

La suite des monnaies du XIX*^ siècle lui permettra de<br />

mieux <strong>com</strong>prendre la valeur réelle et relative des choses à<br />

notre epoque, d'interpréter avec plus d'assurance les <strong>com</strong>ptes<br />

et les marchés dont le texte aura réussi à se conserver<br />

jusqu'à lui. Pour l'histoire de notre droit public, il constaterà<br />

que la République frangaise ne donne pas à ses Présidents<br />

le droit d'effigie qu'ont eu nos souverains. Quel jugement<br />

portera-t-il sur la finesse et l'acuite de notre esprit s'il<br />

parvient à trouver la clef du rebus qui s'étale dans le champ<br />

de nos pièces d'or, sous l'image du coq gaulois?<br />

Je passe sous silence, Messieurs, bien d'autres considé-<br />

rations, et je vous laisse le soin de <strong>com</strong>pléter par vos propres<br />

réflexions tonte la portée historique que nos monnaies<br />

actuelles, ce banal instrument de nos échanges quoti<strong>di</strong>ens,<br />

si i)duvre <strong>com</strong>me invention et <strong>com</strong>me art, pourrait avoir<br />

dans un lointain avenir et dans une situation scientifique<br />

<strong>com</strong>parable à celle qui nous a été faite vis-à-vis de l'antiquité,<br />

par le temps et les révolutions des siècles.<br />

Avant que j'aie esquissé à voi d'oìseau cette rapide<br />

<strong>com</strong>paraison, vous aviez déjà, Messieurs, reconnu par votre<br />

propre expérience que les monnaies anciennes sont des<br />

témoins oculaires et officiels, appelés sans relàche à déposer,<br />

dans la vaste enquéte entreprise à des points de vue <strong>di</strong>vers,<br />

par l'ensemble des sciences historiques, sur le passe de


DE l'uTILITÉ SCIENTIFIQUE DES COLLECTIONS, ECC. 387<br />

l'humanité. Voilà la raison de la présence de ces témoins,<br />

de ces pièces à conviction dans nos musées; voilà pourquoi<br />

nous recherchons aujourd'hui la modeste drachme qui cir-<br />

culait de main en main sur l'agora, le moindre denier qu'on<br />

échangeait sur le forum ou dans les camps, — <strong>com</strong>me un<br />

document authentique, contemporain, le seul témoin, parfois.<br />

qui nous serve à préserver un événement historique de la<br />

profanation de Toubli.<br />

Nos n'.onnaies modernes sont fìxées pour une longue<br />

période d'années dans des types de convention qui ne<br />

changent guère; les mémes emblèmes et les mémes légendes<br />

se perpétuent aussi longtemps que dure un regime politique:<br />

on mo<strong>di</strong>fie seulement la date et les <strong>di</strong>fférents monétaires.<br />

Tout autres étaient les usages de l'antiquité qui, presque<br />

partout, a fait de sa monnaie non seulement un instrument<br />

pour les échanges, mais en méme temps une médaille <strong>com</strong>mémorative<br />

destinée à fixer dans la mémoire des peuples<br />

le souvenir des événements heureux de leurs annales. De<br />

là, dans les coins monétaires, des changements incessants,<br />

une pro<strong>di</strong>gieuse variété de types qui s'accroìt encore par la<br />

multiplicité des ateliers et par l'imperfection matérielle de<br />

l'outillage qui ne permettait pas de frapper un grand nombre<br />

de pièces avec les mémes matrices.<br />

Pour le monde grec seulement, nous connaissons pré-<br />

sentement cinq à six cents rois ou dynastes, et près de 1,400<br />

villes qui ont frappé monnaie dans ces con<strong>di</strong>tions d'inépuisable<br />

fécon<strong>di</strong>té et de renouvellement continu, et les produits d'un<br />

grand nombre de ces ateliers s'échelonnent chronologiquement<br />

depuis le VIP siècle avant notre ère jusqu'au IIP siècle<br />

après Jésus-Christ.<br />

A Rome, la <strong>di</strong>versité des types monétaires est non moins<br />

grande et non moins instructive. Plus de <strong>di</strong>x mille symboles<br />

<strong>di</strong>fférents ont été relevés sur les deniers que le triumvir<br />

monétaire Lucius Calpurnius Piso fit frapper dans une séule<br />

année, en 89 avant notre ère, et ses deux collègues dans<br />

les mémes fonctions n'ont pas fait graver un moins grand<br />

nombre de coins. Il fallait la coopération d'une véritable<br />

armée d'ouvriers pour monnayer les espèces nécessaires à<br />

la circulation generale; à tei point qu'un jour, sous le règne


388<br />

ERNESTO BABELON<br />

d'Aurélien, une rébellion ayant éclaté dans les ateliers de la<br />

Monnaie de Rome, les monétaires s'y trouvaient si nombreux,<br />

que la repression du désordre coùta la vie à sept mille soldats.<br />

Une ville <strong>com</strong>me Ephèse, par exemple, frappe monnaie<br />

durant l'espace de huit siècles et demi et produit plusieurs<br />

centaines de types monétaires <strong>di</strong>fférents. Si vous les <strong>di</strong>sposez<br />

dans l'ordre des temps, vous pourrez suivre pas à pas l'histoire<br />

de Tart dans la capitale de l'Ionie; vous assisterez à ses<br />

débuts, à son épanouissement, à sa décadence; vous contem-<br />

plerez, se déroulant sous vos yeux, l'imposante théorie des<br />

<strong>di</strong>eux honorés dans cette ville, l'Artémis éphésienne et ses<br />

symboles. Zeus Yetios, Apollon Hikésios, Apollon Embasios;<br />

des <strong>di</strong>vinités allégoriques <strong>com</strong>me le <strong>di</strong>eu du mont Pion, les<br />

<strong>di</strong>eux fleuves Kaystros, Kenchrios et Marnas; <strong>di</strong>fférents<br />

épisodes des légendes relatives à l'établissement des loniens<br />

en Asie Mineure; Coresos, un des fondateurs mythiques du<br />

tempie d'Artémis, et jusqu'à Héraclite, le philosophe de la<br />

mélancolie.<br />

Pour l'histoire politique, vous en suivrez toutes les<br />

phases par les monnaies qui montrent Ephèse subissant tour<br />

à tour la suprématie athénienne ou la domination des Perses,<br />

s'alliant avec Rhodes, Cnide et Samos, ballottée entra la<br />

tyrannie et la démocratie, frappant ensuite au nom d'A-<br />

lexandre, de Lysimaque, des Séleucides, des Ptolémées;<br />

prenant au gre de ses maìtres successifs les noms d'Arsinoé<br />

et d'Eury<strong>di</strong>cée, retournant à son nom d'Ephèse, ouvrant son<br />

atelier aux rois de Pergame, affirmant son alliance avec<br />

Mithridate, enfin accueillant dans son port la galère qui<br />

portait le proconsul romain. Un grand nombre de ces événements,<br />

dont le souvenir est consacré par les monnaies, ne<br />

sont connus, précisés ou datés que par elles.<br />

Dans l'ordre économique, nous voyons Ephèse adopter<br />

tour à tour, pour la taille de ses espèces, suivant les avantages<br />

de son <strong>com</strong>merce extérieur, le système phénicien, le système<br />

rho<strong>di</strong>en, le système attique; nous constatons des associations<br />

<strong>com</strong>merciales dont l'histoire, sans les monnaies, n'aurait nul<br />

souvenir: alliance d'Éphèse avec Aradus de Phénicie, avec<br />

Alexandrie d'Égypte, avec Cyzique, Smyrne, Mytilène, Pergame<br />

et vingt autres villes; sous nos yeux se forment et se


DE l'uTILITÉ SCIENTIFIQUE DES COLLECTIONS, ECC. 389<br />

dénouent, au gre des intéréts ou sous la pression des événe-<br />

ments, ces ligues hanséatiques, dont le moyen àge n'eut pas<br />

le secret, et dont l'histoire est encore à écrire.<br />

Et quant aux annales municipales d'Ephèse, les bases<br />

essentielles en sont constituées par la serie — qui s'accroìt<br />

chaque jour — des prytanes éponymes dont les noms, au<br />

nombre de près de quatre cents, ont été jusqu'ici relevés sur<br />

les monnaies.<br />

Éphèse, Messieurs, n'est pas une exception. Parcourez,<br />

<strong>com</strong>me Anacharsis, toutes les contrées du monde hellénique:<br />

partout, aussi bien qu'à Éphèse, — à Smyrne, Alexandrie,<br />

Antioche, Athènes, Corinthe, S3Tacuse, — enfin à Carthage<br />

et à Rome, vous trouverez dans les monnaies le reflet des<br />

<strong>com</strong>motions politiques, de l'histoire de l'art, de la vie muni-<br />

cipale, de l'activité <strong>com</strong>merciale, du rayonnement au dehors;<br />

de cette <strong>di</strong>versité d'institutions, d'usages, de tra<strong>di</strong>tions locales;<br />

de cette décentralisation, en un mot, qui est pour un peuple<br />

— l'histoire de la Grece le démontre avec éloquence — la<br />

meilleure con<strong>di</strong>tion du progrès social.<br />

Si Éphèse nous donne le nom de ses prytanes éponymes,<br />

dans d'autres villes, la monnaie est signée par le stratège,<br />

le grammateus, le boularque, l'éphore, le tamias, l'archiéreus,<br />

le stéphanophore ou surintendant des sacrifices, l'agonothète<br />

ou président des jeux publics, le théologos ou interprete des<br />

oracles, l'archiatre ou chef des médecins; il y a mème de^<br />

villes où les monnaies nous apprennent que les femmes<br />

pouvaient ètre investies des plus hautes fonctions publiques.<br />

Partout les <strong>di</strong>eux et les héros de chaque contrée vivent<br />

et s'agitent en des milliers d'épisodes. Jetez un regard sur<br />

la numismatique de la Créte: cinquante villes au moins de<br />

cette ile fameuse y sont représentées, et quelle variété de<br />

types mythologiques! La naissance de Zeus dans la grotte<br />

du mont Ida; Minos, le premier législateur; Thésée, le<br />

labyrinthe, le Minotauro, le géant Talos, précurseur des<br />

modernes Crétois, qui bran<strong>di</strong>t une pierre et fait trois fois par<br />

jour le tour de l'ile, pour empècher le vaisseau des Argo-<br />

nautes confédérés d'y aborder.<br />

Vous parlerai-je à présent des monnaies de la Thessalie,<br />

de la Béotie, de l'Argolide? Ces dernières, avec Héra et ses


390<br />

ERNESTO BABELON<br />

symboles, Apollon Lykios, le <strong>com</strong>bat de Danaos et de Gelanor<br />

pour la domination du Péloponèse; la touchante histoire de<br />

Cléobis et Biton traìnant eux-mémes le chariot sur lequel<br />

leur pieuse mère est assise pour se rendre au tempie d'Héra.<br />

En Arca<strong>di</strong>e, c'est Ulysse, arme d'un aviron, qui cherche<br />

l'homme mystérieux que lui a désigné Tirésias; à Syracuse,<br />

c'est la nymphe de la fontaine d'Ortygie qui a si <strong>di</strong>vinement<br />

inspiré à la fois les poètes et les artistes graveurs des coins<br />

monétaires. A Neapolis, à Terina, à Tarente, ce sont les<br />

sirènes Parthenopé, Ligea et le jeune Taras sauvé par un<br />

dauphin. Vous citerai-je enfin, à une autre extrémité du monde<br />

grec, le géant Ascos à Damas, les Tables ambrosiennes à<br />

Tyr, les <strong>di</strong>eux syriens aux formes si étranges, au eulte si<br />

monstrueux?<br />

N'est-il pas intéressant de retrouver en images, sur les<br />

monnaies d'une ville perdue de la Paphlagonie, Abonotheicos,<br />

le eulte du serpent qu'un imposteur du IP siècle de notre<br />

ère, Alexandre, avait réussi, à Faide de bons tours de ma-<br />

gicien, à introniser dans cette contrée? Vous vous souvenez<br />

des persécutions sanglantes que les rois de Syrie, surtout<br />

Antiochus IV Epiphane, firent endurer aux Juifs réfractaires,<br />

et les déportations qui s'ensuivirent. Des familles juives furent<br />

ainsi transplantées jusqu'à Apamée en Phrygie; elles finirent<br />

par s'ac<strong>com</strong>moder de cet exil où elles prospérèrent tant et<br />

si bien, que trois cents ans plus tard, au temps de Septime<br />

Sevère, elles y avaient acclimaté les tra<strong>di</strong>tions bibliques<br />

elles-mèmes: on racontait que l'arche de Noè s'était arrétée<br />

au plus haut sommet des montagnes voisines, et, pour que<br />

personne n'en pùt douter, des monnaies furent alors frappées,<br />

sur lesquelles on voit Noè et sa femme dans l'arche, et<br />

donnant à la colombe son libre essor.<br />

A peu près tout ce que nous savons des tribus de la<br />

Macédoine et de la Thrace avant Philippe — les Bisaltes,<br />

les Edones, les Odomantes, les Odryses, les Paeoniens —<br />

nous est révélé par leurs grandes et curieuses monnaies,<br />

d'un art si rude, si vigoureux, si expressif. Ailleurs, c'est le<br />

nom d'un fleuve, <strong>com</strong>me le Rheon, à Hipponium, ou celui<br />

d'un port, <strong>com</strong>me le Lacydon à Marseille, qui nous sont<br />

révélés, ou bien c'est le nom méme d'une ville et de son


DE l'uTILITÉ SCIENTIFIQUE DES COLLECTIONS, ECC. 39I<br />

emplacement. Une quinzaine, au moins, des rois de la Bac-<br />

triane ne nous sont connus qua par leurs espèces. La chro-<br />

nologie des rois de Sidon, de Byblos et des villes de l'ile<br />

de Chypre n'a pu étre constituée que par les monnaies.<br />

L'histoire des dynastes de la Cilicie, de la Pamphylie, de la<br />

Lycie, de la Carie, de la Cappadoce n'a pas de plus solide<br />

fondement que les monnaies, qui <strong>com</strong>plètent, éclairent le<br />

récit des auteurs et permettent de vérifier leurs assertions<br />

plus ou moins controversées.<br />

Vous vous rappelez que Thémistocle, convaincu de<br />

trahison, dut quitter la Grece et se réfugier sur le territoire<br />

de l'empire perse. Artaxerxès, <strong>di</strong>t Plutarque, accueillit avec<br />

empressement le general athénien, et, pour le ré<strong>com</strong>penser<br />

d'avoir deserte la cause hellénique, il lui donna trois villes<br />

d'Asie Mineure, qui lui fournirent Fune son pain, l'autre son<br />

vin, et la troisième sa viande. On pouvait attribuer à ce<br />

récit tra<strong>di</strong>tionnel un certain caractère légendaire qu'un<br />

historien austère eùt été tenté de répu<strong>di</strong>er: quelle ne fut pas<br />

la joie du numismate entre les mains duquel, il n'y a pas<br />

quarante ans, tomba une monnaie d'argent portant le nom<br />

de Thémistocle, et frappée à Magnèsie, Fune des villes<br />

données par le grand Roi à l'illustre fugitif?<br />

Cent vingt-trois ans avant notre ère, le roi de Syrie,<br />

Alexandre Zebina, assiégé dans Antioche et réduit aux<br />

expé<strong>di</strong>ents, prit le parti d'aliéner, pour payer les troupes<br />

qui lui restaient, le trésor du tempie de Zeus, et il alla<br />

jusqu'à enlever la Victoire en or massif que la statue colos-<br />

sale du <strong>di</strong>eu tenait sur sa main tendue en avant. Il essaya<br />

méme, raconte Justin, de justifier ce sacrilège par une<br />

raillerie, en <strong>di</strong>sant qu'il acceptait la Victoire que le <strong>di</strong>eu<br />

daignait lui offrir. Y avait-il dans ce récit quelque amplifi-<br />

cation anecdotique de la part de l'auteur latin? on pouvait<br />

le soup9onner jusqu'à l'epoque, tonte recente, oij il m'est<br />

parvenu un exemplaire de la monnaie d'or que Zebina fit<br />

Trapper; elle a pour type la statue méme de Zeus tenant la<br />

Victoire d'or sur sa main, et le caractère exceptionnel de<br />

cette pièce est encore mis en évidence par l'absence de tout<br />

monnayage d'or en Syrie, dans le siede qui précède ou celui<br />

qui suit le règne de Zebina.


392<br />

ERNESTO BABEI.ON<br />

Quand Mithridate, voulant chasser les Romains de l'O-<br />

rient, fit alliance avec Ephèse, avec Athènes, avec les Italiens<br />

méme, les révoltés de la guerre Sociale, il envoya des<br />

subsides en or à tous ses alliés pour les aider à faire leurs<br />

préparatifs de guerre; eh bien, nous possédons de rares<br />

pièces d'or d'Ephèse, d'Athènes et des insurgés italiotes, qui<br />

sont, dans nos médailliers, les irréfragables témoins du projet<br />

vaste et bar<strong>di</strong> qu'avait confu le genie du redoutable adversaire<br />

de Lucullus et de Pompée.<br />

A qui la reine Philistis de Syracuse doit-elle sa célébrité,<br />

sinon à ses monnaies, où elle nous apparatt gracieuse et<br />

voilée <strong>com</strong>me une Madone de la Renaissance? Que saurionsnous<br />

de la plupart des villes de la Sicile et de la Grande<br />

Grece avant Pyrrhus et les guerres puniques? Fort peu de<br />

chose, sans ces admirables séries monétaires qui racontent<br />

leur fondation, leurs légendes, leurs annales, les jeux publics<br />

qu'elles célébraient pério<strong>di</strong>quement <strong>com</strong>me nos Expositions<br />

universelles ou régionales; leur art enfin, si fécond dans ses<br />

conceptions, oìi toujours la gràce exquise s'allie à la noblesse<br />

de l'expression, à la pureté des lignes, à l'équilibre parfait<br />

de la <strong>com</strong>position.<br />

Comment parler <strong>di</strong>gnement devant vous, Messieurs, de<br />

ces médailles que vous connaissez tous, que les Grecs ont<br />

faites si belles, et qu'ils ont — mus par un sublime instinct<br />

d'immortalité — jetées à poignées, <strong>com</strong>me un solennel défì<br />

aux artistes de tous les àges futurs; de ces médailles dont<br />

le charme intraduisible émeut toujours, soit qu'on se contente<br />

des impressions fugitives et superficielles du <strong>di</strong>lettante, soit<br />

qu'il s'agisse des études approfon<strong>di</strong>es de l'éru<strong>di</strong>t. Ne vous<br />

semble-t-il pas, Messieurs, que la Grande Grece et la Sicile<br />

étaient alors le théàtre merveilleux d'un miracle qui ne s'est<br />

renouvelé qu'une fois dans les annales de l'humanité? C'est<br />

à l'epoque de la Renaissance, alors que chaque ville, chaque<br />

bourgade de l'Italie avait ses écoles d'artistes en tous genres<br />

et ses Mécènes, assistait à cette émulation d'ateliers, source<br />

du progrès, qui a fait éclore tant de chefs-d'oeuvre éternels!<br />

CEuvres d'art par elles-mémes, les monnaies antiques<br />

nous conservent l'image et le souvenir des autres oeuvres<br />

d'art, dans le domaine de la sculpture ou de l'architecture.


DE l'utilité scientifique des collectiOxNs, ecc. 393<br />

Les primitifs essais de la sculpture grecque, ces bornes plus<br />

ou moins grossièrement équarries. images des <strong>di</strong>eux dont<br />

on voyait encore, du temps de Pausanias, des échantillons<br />

tra<strong>di</strong>tionnellement conservés dans les plus vieux sanctuaires<br />

de la Grece, ces brutales et curieuses images, <strong>di</strong>s-je, nous<br />

les voyons reproduites sur les monnaies. A Byzance, Apol-<br />

lonie, Mégare, c'est un cippe allongé, la première image de<br />

TApoUon des carrefours; à Pergé, à lasos, c'est Artémis<br />

sous l'aspect d'une poupée enfantine affublée d'ornements.<br />

Voici venir, à présent, des représentants des <strong>di</strong>fférentes<br />

écoles. Le premier sculpteur de Fècole d'Egine, Smilis, avait<br />

exécuté pour l'Héraion de Samos une statue que nous<br />

montrent les monnaies de l'ile. Un tétradrachme athénien<br />

nous donne quelque idée de ce qu'était la fameuse statue<br />

d'Apollon, érigée à Délos par Tektaios et Angelion. L'Athena<br />

Chalcioecos de Gitiadas, l'Apollon Didyméen, oeuvre de Ca-<br />

nachos, le Zeus Ithomatas du chef de Fècole argienne,<br />

Ageladas; le groupe des Tyranoctones, exécutè en bronzo<br />

par Anténor, au lendemain de la chute des Pisistratides,<br />

figurent sur des monnaies qui suppléent aux description des<br />

auteurs et nous aident à restaurer et à identifier les débris<br />

de sculpture èpars dans nos musèes. Vous y retrouverez<br />

pareillement les plus renommèes des oeuvres de Myron, de<br />

Polyclète, de Calamis, de Phi<strong>di</strong>as, de Praxitèle, de Bryaxis.<br />

On a invoqué avec profit des types monétaires à l'appui des<br />

restitutions qui ont été tentèes de la Vènus de Milo; et,<br />

quand sont venus au Musée du Louvre les dèbris de la<br />

Victoire de Samothrace, ce sont les beaux tétradrachmes de<br />

Dèmètrius Poliorcète qui ont donne une certitude scientifique<br />

à Fassemblage de cet admirable morceau et en ont fixè<br />

rigoureusement la date.<br />

Que de monuments d'architecture seraient, sans les types<br />

monétaires qui les reproduisent, à la merci des restitutions<br />

fantaisistes de notre imagination! lei, nous voyons le tempie<br />

d'Aphro<strong>di</strong>te à Paphos, avec son pylòne, son parvis, son vaste<br />

pèribole entourè d'un portique, et, au fond du sanctuaire, le<br />

bètyle, image de la dèesse, autour duquel voltigent les<br />

colombes sacrèes; là, c'est le tempie non moins fameux du<br />

mont Garizim, rivai de celui de Jérusalem, sur les cendres<br />

50


394<br />

ERNESTO BABELON<br />

duquel les Samaritains de nos jours vont encore ac<strong>com</strong>plir<br />

leurs pieux pèlerinages.<br />

Voici le tempie rond de Mélicerte, à Corinthe; celili de<br />

Baal, à Eraèse; d'Astarté, à Byblos ; de Vénus, à Éryx, sur<br />

une montagne à pie, dont la base est entourée d'une muraille,<br />

<strong>com</strong>me une forteresse; voici une vue de l'Acropole d'Athènes,<br />

avec l'Athena Promachos et la grotte de Pan; une vue des<br />

ports de Side, de Corinthe, d'Ostie. Tous les monuments<br />

de Rome défilent sous nos yeux : les temples de Jupiter Ca-<br />

pitolin et de la Concorde, avec leur toit surmonté de statues;<br />

les temples de Janus, de Vesta, de Vénus; les basiliques<br />

Emilienne et Ulpienne. A Tarse, c'est le monument singulier<br />

appelé " Tombeau de Sardanapale „; à Lyon, c'est l'autel<br />

de Rome et d'Auguste; à Antioche, sur le Méandre, c'est<br />

un pont monumentai dont les piles sont surmontées de sta-<br />

tues; ailleurs ce sont des théàtres, des thermes, des viaducs,<br />

des arcs de triomplie, des forteresses. De quelque coté que<br />

nous tournions nos regards^ c'est <strong>com</strong>me un panorama gigan-<br />

tesque où les graveurs des coins monétaires ont rassemblé,<br />

pour nous en garder le souvenir, tous ces monuments où le<br />

temps et la barbarie devaient porter la sape et le marteau.<br />

Prenez en main la description de la Grece par Pausanias<br />

et rapprochez-en, chemin faisant, les médailles de chaque<br />

ville : vous jugerez <strong>com</strong>bien la narration s'éclaire et prend,<br />

dans cette illustration, une physionomie animée; <strong>com</strong>bien le<br />

langage des images, si petites qu'elles soient, parie mieux<br />

à notre intelligence que la description littéraire la plus fìdèle<br />

et la plus développée.<br />

Voulez-vous savoir ce qu'étaient les vaisseaux des An-<br />

ciens? c'est par centaines que les monnaies grecques et<br />

romaines vous en montrent les variétés et le gréement; vous<br />

y reconnaìtrez, parfois, jusqu'au céleuste assis à la poupe<br />

et battant des mains pour donner aux rameurs le rythme de<br />

leurs chants et la cadence de leurs mouvements. Un historien<br />

militaire désire-t-il se rendre <strong>com</strong>pte du changement de ta-<br />

ctique préconisé par l'Athénien Chabrias? quii regarde la<br />

monnaie du satrape Oronte à Clazomène, oia l'hoplite grec<br />

est figure un genou en terre, la lance en arrét et se couvrant<br />

de son bouclier. L'archer crétois, le frondeur baléare, le


DE l'utilité scientifique des collections, ecc. 395<br />

cavalier numide, le légionnaire romain, les chiens de guerre<br />

du roi des Arvernes, Bituit, les éléphants de Pyrrhus et<br />

d'Annihal forment cent variétés de types monétaires.<br />

Les modes vous intéressent-elles? Voulez-vous connai-<br />

tre les transformation de la coiflure féminine en Grece ou<br />

à Rome, et les suivre, pour ainsi <strong>di</strong>re à chaque printemps,<br />

<strong>com</strong>me dans un journal de modes parisien ? voyez, par<br />

exemple, les monnaies de Syracuse, ou celles des impéra-<br />

trices romaines, et vous serez émerveillés de l'infinie variété,<br />

de la science, de l'ingéniosité de ces é<strong>di</strong>fices capiilaires,<br />

toujours élégants, parfois artificiels, entremélés de perles et<br />

de pierreries, soutenus par des sphendonés, des résilles, des<br />

bandelettes, des <strong>di</strong>adèmes, et qui justifient si bien ce mot<br />

d'Ovide, qu'il serait plus aisé de <strong>com</strong>pter les feuilles d'un<br />

chène ou les abeilles de l'Hybla, que les variétés de coiffures<br />

imaginées par les raffinements de la coquetterie ; mais nous<br />

nous refuserons à croire — parce que les monnaies n'en<br />

<strong>di</strong>sent rien — cet autre poète latin qui accuse des matrones<br />

romaines de Trapper jusqu'au sang de malheureuses esclaves,<br />

pour une seule boucle mal agencée dans l'échafaudage de<br />

leur chignon.<br />

Citerai-je à présent des traits de mcEurs et de caractère,<br />

des jeux de mots, des scènes familières? Considérez, par<br />

exemple, la suite nombreuse des monnaies de la République<br />

romaine. Des magistrats s'exercent parfois au calembour ou<br />

au rèbus: Antistius Gragulus fait graver un geai sur ses<br />

coins monétaires; Malleolus y place un maillet; Furius Cras-<br />

sipes, un pied <strong>di</strong>fforme; Voconius Vitulus, un veau. C'était<br />

de l'esprit facile. Mais que <strong>di</strong>tes-vous de ces austères déma-<br />

gogues, de ces amis des Gracques, de Marius ou de Brutus,<br />

qui se forgent des titres de noblesse sur les deniers dont ils<br />

ont à surveiller l'émission, se targuent de descendre de rois<br />

ou méme de héros légendaires, Numa, Ancus Marcius, Philippe<br />

de Macédoine, Faustulus, uniquement parce que le nom<br />

qu'ils portent semble favoriser ces prétentions aristocratiques?<br />

Tous, ils voudraient avoir pour ami un Horace qui leur chante :<br />

Maecenas, atavis e<strong>di</strong>te regibus,


396<br />

ERNESTO BABELON<br />

et nous, nous penserons avec philosophie, en envisageant<br />

notre histoire contemporaine, que si quelque chose a changé<br />

dans le monde depuis deux mille ans, ce n'est pas, à coup<br />

sur, le eulte des ancètres, méme de ceux qu'on n'a pas.<br />

Après Sylla et pendant tout l'empire, quelle in<strong>com</strong>para-<br />

ble galene de portraits nous offrent les monnaies! Sans ces<br />

effigies, <strong>com</strong>ment aurait-on pu donner des noms aux statues<br />

de nos musées? Et quant aux revers, ils constituent, par<br />

leur variété et leur précision chronologique, les archives of-<br />

ficielles de l'histoire. Un régne <strong>com</strong>me celui d'Hadrien, par<br />

exemple, ne <strong>com</strong>pte pas moins de 2,500 revers monétaires<br />

<strong>di</strong>fférents, qui se répartissent en 1,600 pièces latines et 900<br />

pieces grecques. C'est donc une galene de 2,500 tableaux<br />

en miniature qui déroulent à nos regards les événements du<br />

règne, nous initient à la vie publique de l'empereur ; nous<br />

le font suivre, étape par étape, dans ses expé<strong>di</strong>tions et ses<br />

nombreux voyages, <strong>com</strong>plètent le récit des historiens, le<br />

rectifient au besoin, ou nous aident à le mieux <strong>com</strong>prendre.<br />

Tout aussi bien que Thistorie militaire, l'historie économique,<br />

administrative, juri<strong>di</strong>que mème, trouve ici son <strong>com</strong>pte<br />

de renseignements. Si Nerva rend moins tyrannique la per-<br />

ception de la taxe sur les Juifs, les monnaies nous l'appren-<br />

nent par leur legende: Fisci Judaici calumnia sublata; s'il<br />

lève l'impòt sur le transit des marchan<strong>di</strong>ses en Italie : Vehi-<br />

culatione lialice remissa, nous <strong>di</strong>sent les monnaies; s'il crée<br />

un magasin de subsistances pour le peuple, des deniers sont<br />

frappés avec la legende : Plebei iirbance frumento constituto.<br />

Antonin le Pieux fonde-t-il, en l'honneur da sa femme Fau-<br />

stine, une institution d'assistance publique : Puellos Fausti-<br />

niance, portent des pièces qui représentent l'empereur et<br />

l'impératrice accueillant des familles d'in<strong>di</strong>gents.<br />

Ce serait, Messieurs, passer en revue les fastes de l'hi-<br />

stoire romaine, année par année, que d'énumérer tous les<br />

revers monétaires; et <strong>com</strong>bien d'entre eux sont encore<br />

inexpliqués et attendent de votre perspicacité leur interpré-<br />

tation scientifique !<br />

Qui de vous, en sa qualité de membre d'une société<br />

savante, n'a eu à dechiffrer quelque bronze toute encrassé<br />

de rouille? Qui n'a eu à désillusionner quelque brave la-


DE l'utilité scientifique des collections, ecc. 397<br />

boreur qui avait ramasse dans son sillon une vieille pièce<br />

qu'il a prise pour le trésor dont parie La Fontaine? Ce ne<br />

sont pas toujours, loin de là, des pièces banales qu'on vous<br />

apporte ou que vous rencontrez chez le bijoutier, et il est bon<br />

d'y regarder de près.<br />

C'est ainsi, par exemple, que l'année dernière, un expert<br />

de Paris mettait en vente, à l'hotel Drouot, un aureiis ro-<br />

main, qu'on venalt de trouver en Égypte, et qui portait le<br />

nom de l'un des tyrans du IIP siede, Saturninus. Que nous<br />

apprenait cette pièce nouvelle? Les historiens nous <strong>di</strong>sent<br />

fort peu de chose su ce personnage, et l'on a méme suspecté<br />

leur véracité. Saturnin, raconte Vopiscus, était né dans les<br />

Gaules, au sein de cette nation agitée et toujours prète à<br />

changer ceux qui détiennent le pouvoir [gens homimim in-<br />

quietissima et avida semper vel facien<strong>di</strong> principis vel imperii)<br />

— nous avions dejà cette réputation au IIP siècle. — Auré-<br />

lien l'envoya défendre l'Orient contre les Parthes, mais en<br />

lui inter<strong>di</strong>sant expressément l'accès de l'Egypte où avaient<br />

eu lieu naguère des troubles dont un general ambitieux<br />

aurait pu profiter. La pièce d'or nouvelle, frappée en Égypte,<br />

nous est la preuve in<strong>di</strong>scutable que Saturnin enfreignit la<br />

défense qui lui était faite et se fit proclamer empereur à<br />

Alexandrie, — en dépit de l'assertion contraire de Vopiscus<br />

qui avait un intérèt personnel à venger la mémoire de Sa-<br />

turnin de l'accusation de rébellion. Voilà donc une médaille<br />

qui vient contróler et rectifier un historien romain, préciser<br />

un épisode des annales obscures du IIP siècle et, du méme<br />

coup, faire tomber les objections de l'hypercritisme allemand<br />

qui allait jusqu'à nier l'existence du tyran Saturninus.<br />

La numismatique gauloise, Messieurs, est peut-étre plus<br />

intéressante encore, puisqu'elle se rapporte aux origines de<br />

notre pays. Dans tous les cantons de la France, on recueille<br />

des spécimens du monnayage de nos ancétres. Si vos mu-<br />

sées en possèdent une suite assez nombreuse, placez-les,<br />

suivant les trouvailles, sur une carte géographique, et vous<br />

serez étonnés vous-mèmes des enseignements que <strong>com</strong>porte<br />

cette simple <strong>di</strong>sposition matérielle. Vous constaterez, par<br />

exemple, que les tribus de la région danubienne frappent


398<br />

ERNESTO BABELON<br />

des monnaies, qui ne sont que de grossières imitations des<br />

tétradrachmes de la Macédoine ou des statères d'or de Phi-<br />

lippe pére d'Alexandre; que ces imitations se propagent<br />

graduellement à travers le pays des Helvètes, des Séquanes,<br />

des Éduens, jusqu'aux Arvernes qui frappent les beaux sta-<br />

tères au nom de Vercingetorix. Vous aurez trace ainsi avec<br />

ces monnaies, sur la carte de la Gaule, <strong>com</strong>me une grande<br />

et large voie que je ne puis mieux <strong>com</strong>parer qu'à la Voie<br />

lactée au milieu de la carte du ciel : c'est le chemin suivi<br />

par le <strong>com</strong>merce, c'est la route des Gaulois au tempie de<br />

Delphes, c'est la ligne de <strong>com</strong>munication de la Gaule avec<br />

la Grece, c'est-à-<strong>di</strong>re avec l'un des deux grands foyers de<br />

la civilisation antique. Et jugez de quelle utilité scientifique<br />

peut ètre une pareille constatation pour éclairer des textes<br />

plus ou moins obscurs, ou expliquer certaines découvertes<br />

archéologiques! D'autres monnaies gauloises vous <strong>di</strong>ront le<br />

rayonnement du <strong>com</strong>merce des colonies grecques de Mas-<br />

silia, de Rhoda, d'Emporiae; elles vous donneront la plus<br />

riche nomenclature de noms gaulois qui existe; elles vous<br />

montreront les Romains s'insinuant lentement dans notre<br />

pays et s'y créant des alliés avant d'en faire la conquète.<br />

Vous savez de méme, Messieurs, tout le parti que la<br />

philologie et la géographie ont tire des 1,200 noms de lo-<br />

calités et des 2,400 noms de personnes qu'on a jusqu''ici<br />

relevés sur les monnaies mérovingiennes; plusieurs d'entre<br />

vous, enfin, ont puisé les plus utiles renseignements sur les<br />

origines de la féodalité dans la numismatique de l'epoque<br />

carolingienne. Sans doute, la numismatique du moyen àge<br />

ne saurait étre <strong>com</strong>parée à celle de l'antiquité, parce que les<br />

types monétaires s'immobilisent et que les documents écrits<br />

sont trop nombreux pour qu'on puisse espérer <strong>com</strong>bler des<br />

lacunes historiques par les monnaies. Aussi est-ce à un autre<br />

point de vue qu'il faut se piacer pour en tirer un parti scien-<br />

tifique. L'histoire monétaire a, par elle méme, son attrait et<br />

son importance; et puis n'est-il pas nécessaire à l'historien<br />

et à l'economiste, par exemple, de savoir exactement ce<br />

qu'étaient les variétés d'espèces monétaires qu'ils trouvent<br />

mentionnées dans les cextes: le parisis, le tournois, l'agnel,<br />

^


» DE l'uTILITÉ SCIENTIFIQUE DES COLLECTIONS, ECC. 399<br />

le florin, le frane, l'esterlin, le gros, la pougeoise, le ducat,<br />

le sequin, la pistole, le marabotin, pour ne citer qu'un bien<br />

petit nombre d'espèces, <strong>com</strong>parativement à toutes celles qui<br />

furent en usage, Combien de gens s'imaginent que les mon-<br />

naies d'or et d'argent de Philippe le Bel sont en metal altère,<br />

parce qu'il est de mode de donner à ce prince l'épithète de<br />

faux monnayeur!<br />

Mais voici, Messieurs, que nous touclions au seuil des<br />

temps modernes: le moment est venu de clore cette causerie<br />

un peu austère. Lorsque M. le Ministre de l'Instruction pu-<br />

blique, par une insigne et trop bienveillante faveur, me fit<br />

l'honneur, il y a quelques semaines, de me designer pour<br />

prendre la parole dans cette solennelle réunion, et voulut<br />

bien m'inviter à occuper cette place où m'ont précède tant<br />

d'hommes èminents ou illustres, je me suis demandè, non<br />

sans inquiètude, de quel sujet je pourrais vous entretenir.<br />

Au risque de paraìtre précher pour mon saint, j'ai pensè a<br />

faire de la numismatique le terrain neutre sur lequel toutes<br />

les Sociètès savantes ne refuseraient pas de se rencontrer<br />

et de se donner la main. Figure de second pian, la numi-<br />

smatique se plaìt à étre l'humble servante de toutes les<br />

branches des sciences historiques qui ont en vous leurs re-<br />

présentants les plus autorisès. En ce temps de recherches<br />

précises et de sevère critique, où chacun est force de s'enfoncer<br />

dans une spècialitè étroite, parce qu'il vaut mieux<br />

ètre profond sur un point que superficiel en toutes choses,<br />

une collection de monnaies anciennes est la source historique<br />

où chaque spécialiste est assuré de trouver quelque èlèment<br />

utile à ses recherches. Voilà pourquoi je souhaiterais de voir<br />

les sèries numismatiques se développer dans nos musèes de<br />

province: tout le monde y trouverait son profit: artistes et<br />

historiens, èru<strong>di</strong>ts et <strong>di</strong>lettantes, économistes, gèographes,<br />

philologues, moralistes; car ce microcosme des mèdailles —<br />

j'aurais voulu le dèmontrer plus amplement — est bien la<br />

plus <strong>com</strong>plète et la plus fidèle èvocation du passe que nous<br />

procurent les sciences historiques.<br />

N'avons-nous pas, Messieurs, tous tant que nous som.<br />

mes, pris plaisir, dans notre jeune àge, à feuilleter maintes


400<br />

ERNESTO BABELON<br />

et maintes fois quelqu'une de ces Bibles d'images qui, en<br />

nous ber9ant des plus délicieux récits, nous initiait à la culture<br />

intellectuelle et morale? Eh bien, Messieurs, je <strong>com</strong>pa-<br />

rerais volontiers un médaillier à une Bible d'images, et si<br />

l'Histoire, <strong>com</strong>e l'a définie Michelet d'un mot sublime, est<br />

une résurrection, une suite de médailles anciennes est la<br />

résurrection du passe par les images.<br />

Ernesto Babelon.


NUMISMATICA e MEDAGLISTICA<br />

DIALOGO.<br />

(i." Direttore della <strong>Rivista</strong> — 2° Abbonato).<br />

i.° Con questo tempaccio oggi non metteremo certamente<br />

il naso fuori dell'albergo. E la vera giornata per una<br />

delle nostre <strong>di</strong>scussioni numismatiche.<br />

2.° Ed io sono felicissimo d'avere un argomento d'attua-<br />

lità, sul quale desideravo appunto <strong>di</strong> fare quattro chiacchere<br />

con lei, quantunque, a <strong>di</strong>r vero, una certa esitazione me ne<br />

trattenne finora.<br />

i.° Non capisco l' esitazione, a meno che si tratti <strong>di</strong><br />

qualche granchio che io possa aver preso; ma via, parliamo<br />

pure con tutta franchezza; mi troverà sempre remissivo,<br />

quando mi avrà convinto d'aver avuto torto.<br />

2.° Ebbi il 2" fascicolo della <strong>Rivista</strong> il giorno prima <strong>di</strong><br />

lasciare l' Italia, e mi servì da buon <strong>com</strong>pagno <strong>di</strong> viaggio.<br />

Lo lessi da cima a fondo in ferrovia col solito interesse...;<br />

ma fra due punti dello stesso fascicolo, due punti nei quali<br />

l'autore è sempre il medesimo, mi parve notare una certa<br />

contrad<strong>di</strong>zione, ed è <strong>di</strong> questa che mi premeva parlare onde<br />

avere qualche schiarimento.<br />

i.° E sarei io l'accusato?<br />

2.° Ella fece la relazione sulF andamento morale della<br />

Società nell'adunanza del giugno scorso, e la recensione della<br />

nuova Gazette numismatique frangaise porta pure la sua firma.<br />

i.° Ciò è verissimo; ma senza qualche spiegazione....<br />

2.° Nella relazione della Società, ella deplorava <strong>com</strong>e<br />

non si sia ancora trovato chi continuasse l'illustrazione delle<br />

medaglie italiane, iniziata dal Coman<strong>di</strong>ni. Nella citata recen-<br />

sione invece, ella sembra rimproverare la nuova Gazzetta<br />

51


402 FRANCESCO GNECCHI<br />

perchè accoglie fraternamente sotto il medesimo tetto le<br />

monete e le medaglie, aggiungendo che queste ultime non<br />

debbono far parte della <strong>numismatica</strong>, e avrebbe desiderato<br />

che, invece <strong>di</strong> una Gazzetta <strong>numismatica</strong>, fosse sorta una<br />

Gazzetta medaglistica, la quale avrebbe avuto un campo a<br />

se, <strong>com</strong>pletamente libero e <strong>di</strong>fferente da quello <strong>di</strong> tutte le<br />

altre Riviste numismatiche. Ora mi pare che per lo meno ci<br />

siano due pesi e due misure.<br />

i.° La cosa espressa così crudamente <strong>com</strong>e ella ha fatto<br />

presenta certamente gli estremi della contrad<strong>di</strong>zione ; ma mi<br />

pare che in quanto <strong>di</strong>ssi una volta e scrissi l'altra, vi fossero<br />

dei correttivi, <strong>di</strong> cui bisogna tener conto. Parlando della<br />

nuova Gazzetta francese, <strong>di</strong>cevo che la medaglistica era stata<br />

finora accolta sotto le ali della <strong>numismatica</strong> pel solo motivo<br />

<strong>di</strong> non avere un terreno a sé, e che sarebbe perciò stato<br />

a desiderarsi che la nuova Gazzetta si fosse assunta <strong>di</strong> fornire<br />

appunto alla medaglistica questo campo proprio ed esclusivo,<br />

liberando così la Revue <strong>di</strong> un fardello eterogeneo. E questa<br />

rimane sempre la mia opinione. Se poi nella relazione ai Soci<br />

il nostro Consiglio (<strong>di</strong> cui io non ero che lo speaker) invitava<br />

alla continuazione dell'opera <strong>di</strong> Coman<strong>di</strong>ni nella <strong>Rivista</strong>,<br />

aggiungeva però anche il correttivo : " visto che non abbiamo<br />

ancora una <strong>Rivista</strong> speciale de<strong>di</strong>cata alla Medaglistica. „ E<br />

in ciò veramente non mi pare che ci sia contrad<strong>di</strong>zione.<br />

2.° E lasciamo pure la brutta parola. Scopo mio non<br />

era certamente quello <strong>di</strong> volerla cogliere in fallo; ma unicamente<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere sulla maggiore o minore giustizia ed<br />

opportunità delFostracismo che ella vorrebbe, almeno teori-<br />

camente, infliggere alle medaglie. Alcune ragioni sono sommariamente<br />

accennate nella recensione; ma la questione non<br />

è approfon<strong>di</strong>ta.<br />

i.° Approfon<strong>di</strong>amola pure.<br />

2.° Sì, perchè fra la medaglistica e la <strong>numismatica</strong> io<br />

vedo tali e tanti punti <strong>di</strong> contatto, e <strong>di</strong>rò anzi tale parentela,<br />

che mi pare <strong>di</strong>fficile il non tenerne conto, e <strong>di</strong>fficilissimo il<br />

farne una <strong>di</strong>stinzione netta.<br />

i.° Certamente che vi sono punti <strong>di</strong> contatto, ma <strong>com</strong>e<br />

ve n'ha fra la <strong>numismatica</strong> e la storia, fra la <strong>numismatica</strong><br />

e l'archeologia, senza però che queste <strong>scienze</strong>, pure sus-


NUMISMATICA E MEDAGLISTICA 403<br />

si<strong>di</strong>andosi vicendevolmente , abbiano a confondersi l' una<br />

coir altra.<br />

2.° La parentela nel nostro caso speciale mi pare assai<br />

più stretta che non colla storia e coll'archeologia. Sorpas-<br />

sando alla forma esterna, che assimila nel modo più perfetto<br />

i monumenti che costituiscono l'oggetto della <strong>numismatica</strong> e<br />

della medaglistica, noi ve<strong>di</strong>amo <strong>com</strong>e ben sovente siano le<br />

stesse effigie, gli stessi stemmi, le stesse rappresentazioni, le<br />

stesse leggende che figurano sulle monete e sulle medaglie.<br />

Abbiamo <strong>di</strong> più che sovente, anzi il più delle volte, le medaglie<br />

sono coniate nelle zecche, e sono incise dai medesimi<br />

artisti che apprestano i conii delle monete.<br />

i,° Questi sono però sempre caratteri e motivi esteriori<br />

che, similissimi infatti nelle due serie <strong>di</strong> monumenti, hanno<br />

portato la confusione nelle idee; ma quando dai caratteri e<br />

dai motivi esteriori passiamo agli interiori, quando cioè,<br />

lasciando la forma, passiamo alla sostanza, non sarà <strong>di</strong>fficile<br />

scoprire l'abisso che separa le due serie. E, per mettere le<br />

cose a posto, in<strong>com</strong>inciamo, se non le <strong>di</strong>spiace, da una defi-<br />

nizione. Cosa inten<strong>di</strong>amo noi per moneta? Un pezzo <strong>di</strong> metallo<br />

d'oro, d'argento o <strong>di</strong> bronzo, fuso o coniato, in forma gene-<br />

ralmente d'un <strong>di</strong>sco, il quale porta un' impronta che gli con-<br />

ferisce carattere legale per le contrattazioni pubbliche o<br />

private. Questo è il punto interessante, questa è la sostanza,<br />

tutto il resto non è che forma. Ora, ammettendo pure tutte<br />

le somiglianze e le analogie possibili fra le monete e le<br />

medaglie, a queste ultime manca precisamente quel punto<br />

essenziale che costituisce la moneta, il carattere legale per<br />

le contrattazioni. Questo è 1' abisso, che separa 1' una cosa<br />

dall'altra. La Medaglia potrà essere considerata e stu<strong>di</strong>ata<br />

sotto il rapporto artistico, storico, iconografico, politico, so-<br />

ciale; ma non mai sotto l'aspetto economico, il quale per le<br />

monete non solo si aggiunge a tutti quelli citati, ma <strong>di</strong>venta<br />

l'unico in<strong>di</strong>spensabile, e ne forma il to be or not to be.<br />

2° Con queste poche parole ella ha nettamente tracciato<br />

il limite fra l'una cosa e l'altra, non c'è che <strong>di</strong>re; ma riesce<br />

appunto tanto più strano l'ammettere che esso non sia mai<br />

stato avvertito prima d'ora dai <strong>di</strong>rettori delle riviste numi-<br />

smatiche, che accolsero sempre gli stu<strong>di</strong>i <strong>di</strong> medaglistica e,


404 FRANCESCO GNECCHI<br />

dai conservatori <strong>di</strong> musei, i quali furono sempre ben felici <strong>di</strong><br />

accordare la più ampia ospitalità a questi poveri rejetti del<br />

giorno d' oggi.<br />

i.° Crederei <strong>di</strong> fare gran torto agli uni e agli altri<br />

accettando tale supposizione.<br />

2.° Eppure il fatto sussiste.<br />

i.° Ne io lo vorrò negare, solo lo spiego. Furono i<br />

caratteri esteriori, ossia le somiglianze della forma e, ag-<br />

giungiamo anche qualche inesattezza linguistica, che fecero<br />

ammettere in origine le medaglie nei gabinetti numismatici.<br />

L'esservi state collocate ab antiquo, fece sì che per forza<br />

d'inerzia si continuasse a conservarvele, ed anzi si tendesse<br />

continuamente ad accrescerne il numero : ed è così che le<br />

ve<strong>di</strong>amo ammesse dappertutto, <strong>com</strong>e ve<strong>di</strong>amo ammessi in<br />

tutte le riviste numismatiche stu<strong>di</strong>i <strong>di</strong> medaglistica, senza<br />

che i due fatti nulla tolgano alla sostanza della cosa, senza<br />

fare cioè che le medaglie non siano che intruse in quella<br />

che noi definiamo la scienza delle monete.... a meno che vi<br />

si volessero includere anche i bassorilievi, le statue e i mo-<br />

numenti in genere.<br />

2.° Questo poi sarebbe troppo.<br />

i.° Lo so bene, ma non ne sarebbe che una necessaria<br />

conseguenza. Infatti cos' è la medaglia?<br />

2.° Un pezzo <strong>di</strong> metallo monetiforme, fuso o coniato e<br />

destinato a ricordare un personaggio od un fatto.<br />

i.° La definizione non è certo esattissima; quantunque<br />

sia a un <strong>di</strong>presso quella che troviamo nei trattati, nei manuali<br />

o nei vocabolarii. Ma ci sono dei ma e dei se. In primo<br />

luogo, quantunque la parola Medaglia pare tragga la sua<br />

origine da Metallo, non mi pare che 1' essere <strong>di</strong> metallo ne<br />

sia una con<strong>di</strong>zione necessaria, dal momento che non ha per<br />

iscopo <strong>di</strong> servire per gli scambi. La moneta che ha tale<br />

scopo deve essere d'oro, d'argento o <strong>di</strong> bronzo....<br />

2." O <strong>di</strong> nichelio.<br />

i.° Vada anche pel nichelio, e aggiungiamovi pure anche<br />

il platino, se le fa piacere, intendendo tutti quei metalli che<br />

sono ammessi per lo scambio sotto l'egida <strong>di</strong> una pubblica<br />

impronta. Le medaglie, <strong>com</strong>e si possono fare <strong>di</strong> questi me-<br />

talli che chiameremo legali, si possono anche fare <strong>di</strong> piombo,


NUMISMATICA E MEDAGLISTICA 405<br />

<strong>di</strong> Stagno, d'alluminio o <strong>di</strong> qualunque altra lega ; e chi mi<br />

potrebbe proibire <strong>di</strong> farle con qualunque altra materia, per<br />

esempio colla lava del Vesuvio, visto che la materia non ha<br />

alcuna influenza sulla loro essenza, <strong>com</strong>e nessuna ne hanno<br />

il valore intrinseco, il peso o la <strong>di</strong>mensione? Ammesso ciò,<br />

se mi venisse il capriccio <strong>di</strong> fare una medaglia <strong>di</strong> ferro fuso<br />

del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> un metro e del peso <strong>di</strong> un quintale o <strong>di</strong> una<br />

tonnellata, cesserebbe perciò d'essere una medaglia? No<br />

certamente. E non <strong>di</strong>amo noi il nome <strong>di</strong> medaglione — la<br />

quale parola infine non è che l'amplificativo <strong>di</strong> medaglia —<br />

a un basso rilievo <strong>di</strong> marmo o <strong>di</strong> bronzo che orna un monumento<br />

o alle terre cotte <strong>di</strong> Luca della Robbia, che ornano<br />

l'ospedale degli Innocenti a Firenze?<br />

2.° Adagio, adagio, che forse corriamo troppo. Quello<br />

che noi chiamiamo medaglione e che può essere <strong>di</strong> bronzo,<br />

<strong>di</strong> marmo o <strong>di</strong> terra cotta o <strong>di</strong> qualunque altra materia è<br />

ben <strong>di</strong>stinto dalla medaglia, prima <strong>di</strong> tutto per le <strong>di</strong>mensioni<br />

molto maggiori e poi per avere una sola faccia.<br />

i.° Le <strong>di</strong>mensioni d' una medaglia nessuno le ha mai<br />

determinate; e, quanto alle faccie, è proprio una con<strong>di</strong>zione<br />

necessaria della medaglia quelle d' averne due? Io mi per-<br />

metterei <strong>di</strong> porlo in dubbio.<br />

2.*^ Quando la medaglia, che sta in certe proporzioni, ha<br />

una sola faccia, prende il nome <strong>di</strong> placchetta.<br />

i.° E sta bene che prenda questo nome speciale, e poco<br />

italiano per giunta; ma cessa per questo d'essere una medaglia?<br />

Io crederei <strong>di</strong> no, tanto è vero che <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse me-<br />

daglie furono tirati esemplari col solo dritto e senza rovescio.<br />

In questo caso si tratta, se vogliamo, d' un oggetto o d' un<br />

esemplare in<strong>com</strong>pleto; ma sempre però <strong>di</strong> una medaglia.<br />

2,° Certo che le linee <strong>di</strong> demarcazione qui non si possono<br />

tracciare colla precisione e colla nettezza con cui si è tracciata<br />

quella fra la moneta e la medaglia. Ma, andando <strong>di</strong> questo<br />

passo, un basso rilievo che orna ad esempio la base <strong>di</strong> un<br />

monumento, qualunque ne sia la materia e la forma, cadrebbe<br />

nella categoria delle medaglie o almeno sarebbe un quid<br />

che dalla medaglia nettamente non si <strong>di</strong>stinguerebbe.<br />

i.° Ella segue logicamente il mio ragionamento, e della<br />

giustezza <strong>di</strong> questo, le posso fornire una prova fresca fresca.


406 FRANCESCO GNECCHI<br />

Nel secondo fascicolo della Gazette numismatique, giunto<br />

appena jeri, l'articolo d'onore è de<strong>di</strong>cato al Sig. Roty. Ora<br />

il Sig. Roty, essendo incisore, incise delle medaglie, delle<br />

placchette e degli oggetti artistici, <strong>com</strong>e ad esempio, un<br />

braccialetto. Ella probabilmente si sarebbe accontentata <strong>di</strong><br />

ospitare le medaglie in un perio<strong>di</strong>co numismatico.... Ebbene<br />

alle tavole VII, Vili e X sono riprodotte le placchette, e alla<br />

tavola X fa la sua apparizione anche il braccialetto.... E<br />

<strong>di</strong>fatti, perchè non lo si può considerare una placchetta <strong>com</strong>e<br />

le altre? E se, variate le <strong>di</strong>mensioni, lo stesso bassorilievo<br />

fosse il fregio <strong>di</strong> un camino, quali minori <strong>di</strong>ritti avrebbe alla<br />

sua illustrazione?... In breve, eccoci arrivati senza saperlo e<br />

più presto <strong>di</strong> quanto avrei immaginato, al busto, alla statua,<br />

al monumento..., ed anzi, ora che il braccialetto me ne sug-<br />

gerisce l'idea, <strong>di</strong>co anche: a qualunque oggetto <strong>di</strong> oreficeria<br />

artistica.<br />

2.° Decisamente la Gazzetta ci ha fornito un esempio<br />

pratico <strong>di</strong> quanto mi pareva un volo della sua fantasia. A<br />

me non era mai passato per la mente che alcuno potesse<br />

intendere d'ammettere bassorilievi, statue e monumenti nei<br />

gabinetti numismatici, e le relative illustrazioni nelle nostre<br />

riviste.... ma ormai vedo che ci siamo; e tanto più è neces-<br />

sario quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> porre un argine a tale <strong>di</strong>lagamento. Bisogne-<br />

rebbe trovare una definizione della medaglia, che ne circo-<br />

scrivesse ragionevolmente i limiti entro i quali essa potesse<br />

estendersi, senza degenerare.<br />

i.° È un problema molto <strong>di</strong>fficile; e temo che una defi-<br />

nizione rigorosamente precisa non si possa dare, non poten-<br />

dosi circoscrivere della medaglia che i confini dello scopo,<br />

mentre rimarranno sempre vaghi quelli della forma, della<br />

materia e delle <strong>di</strong>mensioni. — Ma, per arrivarci in qualche<br />

modo, non sarà male farne prima un po' <strong>di</strong> storia, e vedere<br />

cosa veramente la medaglia sia e quale ne sia stata l'origine.<br />

La medaglia era ignota agli antichi, i quali <strong>di</strong>fatti non avevano<br />

neppure la parola corrispondente. Quando la moneta era per<br />

sé stessa <strong>com</strong>memorativa, non si sentiva il bisogno <strong>di</strong> tale<br />

surrogato per <strong>com</strong>memorare persone o avvenimenti. Fu un'in-<br />

venzione me<strong>di</strong>oevale e tutta <strong>italiana</strong>, <strong>com</strong>e lo <strong>di</strong>nota il nome il<br />

quale poi passò in tutte le lingue. La parola medaglia venne


NUMISMATICA E MEDAGLISTICA 407<br />

inventata nel principio del quattrocento e nacque colla cosa<br />

stessa, quando i nostri artisti pittori o scultori inaugurarono<br />

il sistema <strong>di</strong> quei piccoli monumenti metallici che ci conser-<br />

varono nelle più pure forme dell'arte le effìgie <strong>di</strong> tanti perso-<br />

naggi eminenti, e salvarono dall'obblìo anche tanti nomi che<br />

certo senza <strong>di</strong> esse non sarebbero arrivati fino a noi.<br />

2.° Ars saeculorum victrix! E nessuna meraviglia se,<br />

anche nella medaglistica, l'arte operò tali pro<strong>di</strong>gi, <strong>com</strong>e li<br />

operò in tutte le altre sue manifestazioni.<br />

i.° Nessuno oggi conoscerebbe il nome <strong>di</strong> Fedro Inghi-<br />

rami senza il ritratto <strong>di</strong> Raffaello.<br />

2.° Né quello dell'oscuro segretario Marsuppini, senza il<br />

meraviglioso monumento <strong>di</strong> Desiderio da Settignano in Santa<br />

Croce! Fortunato chi si imbatte in un sommo artista!<br />

i.° Dato che sia una fortuna, il trascinare innanzi per<br />

secoli un nome, davanti al quale tutti abbiano a chiedere :<br />

Chi può mai esser stato costui? Per parte mia, francamente,<br />

alla fortuna del ritrovare il sommo artista preferisco l'eterno<br />

oblìo. Ma ritorniamo alle nostre medaglie. La forma più pra-<br />

tica per tali piccoli monumenti fu trovata la circolare, la ma-<br />

teria il metallo. Da qui la loro estrema somiglianza colle<br />

monete. Nel cinquecento, quando 1' arte del rinascimento si<br />

plasmava sulla romana e quasi la riproduceva ingentilendola,<br />

gli artisti trovarono che nella monetazione romana v' erano<br />

splen<strong>di</strong><strong>di</strong> esempii da imitare, e in molte medaglie i busti dei<br />

contemporanei si ornarono del paludamento romano; si fe-<br />

cero anche medaglie rappresentanti imperatori romani ed<br />

auguste, e molti rovesci furono pure più o meno fedelmente<br />

imitati. Si arrivò poi a fare anche delle medaglie riprodu-<br />

centi sesterzii e medaglioni romani, imitazioni a cui forse a<br />

torto noi <strong>di</strong>amo il nome <strong>di</strong> falsificazioni, mentre probabilmente<br />

non erano fatte per mistificare i raccoghtori <strong>com</strong>e si<br />

fece più tar<strong>di</strong> e <strong>com</strong>e si fa al giorno d' oggi, ma per sem-<br />

pHce gusto d'arte. Ciò però portò un nuovo e grande punto<br />

<strong>di</strong> contatto, <strong>di</strong> somiglianza.... e <strong>di</strong> confusione fra le monete e<br />

le medaglie. Le antiche monete erano <strong>di</strong>ventate le medaglie<br />

moderne ; e fu probabilmente allora che per la prima volta<br />

i bronzi romani, e, <strong>di</strong>etro a questi tutte le altre monete antiche,<br />

in<strong>com</strong>inciarono a chiamarsi medaglie, <strong>com</strong>e ve<strong>di</strong>amo


4o8 FRANCESCO GNECCHI<br />

spesso in antiche opere che parlano appunto <strong>di</strong> monete romane<br />

o antiche in genere.<br />

2.° GH italiani si sono poi corretti <strong>di</strong> questa inesattezza,<br />

che invece è restata nella lingua francese, la quale, pure<br />

possedendo la parola monnaie, usa assai piia volontieri l'altra<br />

mcdaille, per esprimere la moneta antica.<br />

i.° Il che prova <strong>com</strong>e, quando si adotta una parola d'altra<br />

lingua, generalmente la si adotta a sproposito. In progresso<br />

<strong>di</strong> tempo l'uso delle medaglie venne generalizzandosi, <strong>di</strong><br />

mano in mano che le monete si facevano meno <strong>com</strong>memorative<br />

; e nulla <strong>di</strong> più naturale che siano così largamente<br />

ammesse nell'uso oggidì che la <strong>com</strong>memorazione fu <strong>com</strong>ple-<br />

tamente abbandonata nelle nostre monete. E vero che anche<br />

oggi non manca qualche esempio <strong>di</strong> monete-medaglie, <strong>com</strong>e<br />

gli scu<strong>di</strong> dei tiri federali svizzeri, e altri pezzi occasionali per<br />

matrimonii principeschi, giubilei o simili avvenimenti; ma ciò<br />

non toglie nulla a quanto s' è detto. La moneta può avere<br />

talvolta carattere <strong>com</strong>memorativo, restando sempre nel più<br />

rigoroso campo numismatico; mentre al contrario la medaglia<br />

n'è sempre assolutamente estranea. Arrivando dunque finalmente<br />

a formulare una definizione della medaglia, e attenendomi<br />

piuttosto alla logica e all'uso che alla stretta precisione —<br />

perchè è troppo <strong>di</strong>fficile precisare ciò che per sé stesso manca<br />

<strong>di</strong> precisione — io <strong>di</strong>rei che la medaglia è " un piccolo monu-<br />

" mento per lo più metallico e generalmente monetiforme, fatto<br />

" a scopo <strong>di</strong> <strong>com</strong>memorare una persona o un avvenimento. „<br />

2.° E io accetto la definizione, tenendo però molto alla<br />

materia metallica e alla forma <strong>di</strong> moneta, appunto <strong>com</strong>e si<br />

intende nell' uso, per escludervi quelle amplificazioni che ci<br />

condussero fino alla statua e al monumento, e per attenerci<br />

il più strettamente possibile a quello che può essere argo-<br />

mento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o nostro, perchè somigliante alle monete. E,<br />

venendo appunto a questo che le <strong>di</strong>vagazioni quasi ci facevano<br />

perdere <strong>di</strong> vista, se noi abbandoniamo queste povere<br />

medaglie, escludendole dai nostri medaglieri,... o, per essere<br />

più precisi, dai nostri monetieri, chi le raccoglierà? Se agli<br />

stu<strong>di</strong>i ad esse relativi noi chiu<strong>di</strong>amo le porte delle riviste<br />

numismatiche, dove potranno essi venire alla luce del sole,<br />

dal momento che vi sono ancora quelli che vi si interessano?


NUMISMATICA E MEDAGLISTICA 409<br />

1° Eccoci dunque all' opportunismo. Se ne fa tanto in<br />

politica, nulla vieta che possiamo farne un poco anche nella<br />

scienza; e per parte mia, <strong>com</strong>e ebbi già l'onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare,<br />

sono <strong>di</strong>spostissimo ad accettarlo, almeno in via provvisoria,<br />

ed entro limiti piìi stretti <strong>di</strong> quelli della Gazette, pel solo<br />

motivo che per ora i medaglisti o sono troppo pochi o non<br />

sono ancora fra loro organizzati, e anche perchè troppo<br />

limitati sono ancora i cultori della <strong>numismatica</strong> e troppo pochi<br />

i lettori delle nostre riviste.<br />

2.° Pochi ma buoni, <strong>com</strong>e i versi del Torti.<br />

i.° Buoni finché si vuole, ma pochissimi. Così pochi <strong>com</strong>e<br />

ella forse non immagina.<br />

2.° Non aspiro certo al milione <strong>di</strong> lettori del Secolo. Mi<br />

accontento dei soci e degli abbonati.<br />

i.° Che! Denari e santità metà della metà. Per parte<br />

mia non credo <strong>di</strong> errare applicando il proverbio ai nostri<br />

lettori; e, scherzi a parte, non è <strong>di</strong>fficile provare che tale<br />

asserzione non è punto esagerata. Il numero dei soci e degli<br />

abbonati è per sé limitatissimo, sia per la nostra rivista che<br />

per le riviste estere, oscillando fra il 200 e il 300.<br />

2.° Solamente?<br />

i.° Sono pochi infatti; ma del resto è quasi ancora il<br />

caso <strong>di</strong> meravigliarci <strong>com</strong>e, in mezzo al turbinoso trambusto<br />

della vita febbrile che agita il secolo nostro, si trovi ancora<br />

chi si lascia allettare dallo stu<strong>di</strong>o dell'antico; che, per quanto<br />

le nostre sapienti e ingegnose elocubrazioni possano riuscire<br />

a far sprizzare qualche scintilla <strong>di</strong> nuova luce da monumenti<br />

coperti da una polvere venti o trenta volte secolare....<br />

^.^^ .... non riesciranno mai a scoprire il bacillo della peste<br />

bubbonica o il telegrafo senza fili !<br />

i.° E ciò spiega il piccolo numero dei nostri abbonati,<br />

i quali non sono però ancora i nostri lettori. Prima d'arrivare<br />

ai lettori quante falci<strong>di</strong>e è necessario <strong>di</strong> fare, in<strong>com</strong>inciando<br />

da quelli, che non vanno più in là dei frontispizio!<br />

2.^* Queste però non possono essere che eccezioni.<br />

i." E sperabile; ma del resto non é cosa da scandalezzarsene.<br />

Io stesso ricevo regolarmente più <strong>di</strong> un perio<strong>di</strong>co —<br />

non numismatico certamente — il quale non mi rappresenta<br />

che un inutile aumento <strong>di</strong> biblioteca, e <strong>di</strong> cui neppure mi<br />

52


4IO FRANCESCO GNECCHI<br />

curo <strong>di</strong> tagliare i fogli.... E s<strong>com</strong>metterei che ella pure non<br />

avrà potuto evitare qualche imposta sociale <strong>di</strong> questo genere.<br />

Ma, venendo ai lettori, sono ben pochi, fra questi, quelli che<br />

leggono tutto in confronto <strong>di</strong> quelli che si limitano a leggerne<br />

una piccola parte. La nostra scienza si <strong>di</strong>vide in molti rami,<br />

ognuno dei quali forma una specialità.<br />

2.° E quello del resto che avviene <strong>di</strong> ogni scienza a un<br />

certo punto del suo sviluppo. Fatta l'impostatura generale<br />

dell'e<strong>di</strong>ficio, bisogna scendere al <strong>com</strong>pimento dei particolari ;<br />

e air architetto che ha ideato le linee generah succedono i<br />

<strong>di</strong>versi artisti che ne <strong>com</strong>piono le <strong>di</strong>verse parti.<br />

i.° E <strong>com</strong>e un artista non bada che alla sua partita,<br />

non occupandosi del rimanente, così avviene degli specialisti<br />

della scienza.<br />

2.° Non tutti però sono specialisti.<br />

1° Lo sono quasi tutti o <strong>di</strong>ciamo ad<strong>di</strong>rittura tutti, chi<br />

per elezione e chi per forza. In Italia forse più che altrove;<br />

ma anche in tutti gli altri paesi, il maggior contingente degli<br />

scrittori <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong> non è portato da persone che <strong>di</strong><br />

essa si occupino ex professo o che siano ufficialmente tito-<br />

late, ma da quelU che della <strong>numismatica</strong> fanno una occupazione<br />

aggradevole la quale viene in seconda linea, dopo<br />

gli affari, dopo l'amministrazione dei proprii beni o dopo<br />

l'adempimento <strong>di</strong> un'altra professione qualunque. A nessuna<br />

altra scienza forse il <strong>di</strong>lettantismo — preso nel buon senso<br />

della parola — porta un contributo così copioso. Gli stu<strong>di</strong>osi<br />

quin<strong>di</strong> non possono de<strong>di</strong>carvi che una porzione più o meno<br />

larga del proprio tempo e della propria intelligenza; e se<br />

vogliono riuscire a <strong>di</strong>re qualche cosa che valga la pena<br />

d'essere detta, non vi possono arrivare che de<strong>di</strong>candosi ad<br />

una specialità.<br />

2.'' Restano però i <strong>di</strong>rettori dei Musei, che non possiamo<br />

mettere in questo numero.<br />

i.** Le persone ufficialmente titolate e per cui la <strong>numismatica</strong><br />

è l'occupazione unica o principalissima, non sono<br />

che pochissime in tutti i paesi : una<br />

sola o forse due in Italia,<br />

dove il <strong>di</strong>rettore d' un gabinetto numismatico è talvolta un<br />

bibliotecario e bene spesso un archeologo, il quale deve<br />

necessariamente occuparsi <strong>di</strong> lapi<strong>di</strong> e <strong>di</strong> scolture antiche, <strong>di</strong>


NUMISMATICA E MEDAGLISTICA 41I<br />

vasi etruschi e <strong>di</strong> mummie egiziane, <strong>di</strong> bassorilievi assiri o<br />

babilonesi e <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> scavo in genere.<br />

2.° Ma ben <strong>di</strong>versamente da quelli d'Italia sono orga-<br />

nizzati i gran<strong>di</strong> musei dell'estero. Invece <strong>di</strong> molti gabinetti<br />

<strong>di</strong>spersi, tutto è concentrato in uno solo e là v'è una <strong>di</strong>re-<br />

zione <strong>com</strong>posta <strong>di</strong> conservatori i quali non hanno altra cura<br />

all' infuori <strong>di</strong> quella delle monete loro affidate.<br />

i.° E là avviene per elezione quello che qui avviene per<br />

forza; o, se preferisce, anche là è la forza delle cose che<br />

conduce al medesimo risultato. Lo sviluppo della nostra<br />

scienza è giunto a tal punto che ci vorrebbe il cervello d'un<br />

genio per approfon<strong>di</strong>rla nel suo <strong>com</strong>plesso e in tutte le sue<br />

ramificazioni, mentre basta quello d'un uomo d'ingegno per<br />

approfon<strong>di</strong>rne una partita. Ella vedrà <strong>com</strong>e dappertutto in<br />

quei gran<strong>di</strong> centri scientifici, se si raggiunge un risultato<br />

collettivo assai elevato, ciò si deve unicamente alla specia-<br />

lizzazione. Così sono organizzate le <strong>di</strong>rezioni dei Gabinetti<br />

<strong>di</strong> Londra, Vienna, Parigi ed è a questo principio che si<br />

devono le splen<strong>di</strong>de pubblicazioni <strong>di</strong> alcuni fra questi, <strong>com</strong>e<br />

ad esempio quelle del Museo Britannico. Frammezzo a tutti<br />

questi specialisti — vede, lo sono veramente tutti — ammetto<br />

che vi siano alcuni pochi dei più intelligenti e dei più ap-<br />

passionati, i quali, <strong>com</strong>e contorno, <strong>com</strong>e stu<strong>di</strong>o d' ambiente<br />

generale e per le naturali relazioni che i <strong>di</strong>versi rami hanno<br />

fra loro, ricevendo supponiamo, un fascicolo <strong>di</strong> una rivista, lo<br />

leggeranno da capo a fondo, <strong>com</strong>e scorreranno tutte le pubbH-<br />

cazioni numismatiche che vengono alla luce, soffermandosi<br />

solo con maggior agio agli stu<strong>di</strong>i <strong>di</strong> propria pre<strong>di</strong>lezione ; ma<br />

il numero <strong>di</strong> gran lunga maggiore, la quasi totalità è <strong>di</strong> coloro,<br />

i quali, data un'occhiata al sommario.... corrono <strong>di</strong>rettamente<br />

all'articolo che si occupa della loro partita, leggono questo<br />

con più o meno interesse, e non si occupano d'altro, <strong>com</strong>e<br />

<strong>di</strong> roba che esce dal loro campo.<br />

2.*^ A questo modo certamente il numero dei lettori si<br />

va sempre più assottigliando.<br />

i.° In modo spaventoso. E <strong>di</strong>fatti, facendo un <strong>com</strong>puto<br />

approssimativo, io non conosco personalmente più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci<br />

in<strong>di</strong>vidui che leggano integralmente la nostra <strong>Rivista</strong>, e non<br />

più <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci che abbiano la bontà <strong>di</strong> leggere i miei articoli....


412 FRANCESCO GNECCHI<br />

<strong>di</strong>co i miei per <strong>di</strong>re quelli attinenti ad una data specialità.<br />

Fanno 25; per esser largo ne voglio aggiungere altri 25,<br />

che non ho il bene <strong>di</strong> conoscere, e sono cinquanta in tutto,<br />

coi quali arriviamo scarsamente a quella famosa metà della<br />

metà.... la quale credo che sia ancora superiore al vero,<br />

perchè mi ricordo d'aver letto in una novella <strong>di</strong> Coppée : On<br />

n'écrit qiie pour vingtcinque personnes, et encorelY. appunto,<br />

nel numero esiguo dei lettori e nell'intento d'aumentarlo,<br />

ammettendovi qualche altro ramo, che si deve ricercare la<br />

ragione principale per cui le riviste numismatiche ne hanno<br />

accolto sotto le proprie ali alcuni affatto estranei <strong>com</strong>e la<br />

medaglistica e talvolta anche la sfragistica o sigillografia, per<br />

la quale, oltre ai motivi addotti parlando delle medaglie, altri<br />

ve ne sarebbero <strong>di</strong> carattere particolare. Ma tutto è questione<br />

<strong>di</strong> tempo. Anche la <strong>numismatica</strong> visse lungamente sotto<br />

r egida dell' archeologia, quasi sua umile ancella, finché,<br />

cresciuto il numero de' suoi cultori, trovò mezzo d' emanciparsi<br />

e <strong>di</strong> stabihrsi <strong>com</strong>e scienza autonoma, con grande<br />

sod<strong>di</strong>sfazione del nostro Ambrosoli. Quando i tempi saranno<br />

maturi, anche alla medaglistica verrà fatto <strong>di</strong> trovarsi una<br />

propria sede; le medaglie emigreranno allora dai gabinetti<br />

numismatici, i medaglieri saranno una cosa <strong>di</strong>stinta dai<br />

monetieri e un perio<strong>di</strong>co medaglistico — quello che io avrei<br />

desiderato che fosse la nuova gazzetta francese — sorgerà<br />

accanto a quelli <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong>.<br />

2." E i nostri posteri rideranno <strong>di</strong> noi!<br />

i.° Non rideranno se sapranno portarsi nell'ambiente in<br />

cui viviamo noi, se investigheranno le ragioni che ci hanno<br />

condotti a così fare, e sopratutto se sapranno che noi siamo<br />

i primi a riconoscere che la nostra condotta non è che d'op-<br />

portunità; Video meliora proboque, deteriora sequor. Certamente<br />

essi potranno <strong>di</strong>re: Noi siamo più avanti ! Ma noi<br />

<strong>di</strong>ciamo loro in anticipazione : Guai a chi viene dopo, se non<br />

è più avanti <strong>di</strong> chi l'ha preceduto!<br />

S. Maurizio d'Enga<strong>di</strong>na, Luglio i8gy.<br />

Francesco Gnecchi.


BIBLIOGRAFIA<br />

LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI.<br />

R. lloivat, Combinaisons secrètes de lettres dans les marques<br />

monétaires de Vempire romain — Revue Numismatique 1897.<br />

Il sig. Mowat <strong>di</strong> Parigi, uno dei pili attivi e più arguti<br />

ricercatori nella <strong>numismatica</strong> romana, ha pubblicato nell'ul-<br />

timo fascicolo della Revue un articolo interessantissimo sulla<br />

<strong>com</strong>binazione segreta delle lettere nelle marche monetarie.<br />

Quelle lettere e quei simboli che per lunghi secoli rimasero,<br />

quali enigmi, chiusi affatto all'interpretazione e a cui per <strong>di</strong>r<br />

vero nessuna importanza <strong>di</strong>edero fino a poco tempo fa gli<br />

eru<strong>di</strong>ti, <strong>com</strong>e piccolezze, che non valeva la pena <strong>di</strong> rilevare,<br />

richiamarono da qualche tempo l'attenzione degli stu<strong>di</strong>osi e<br />

i risultati ne sono sorprendenti. Del lavoro <strong>di</strong> Mowat, che è<br />

il riassunto <strong>di</strong> quanto venne finora scoperto su questo argomento<br />

coir aggiunta <strong>di</strong> quanto scoperse egli stesso, io non<br />

intendo fare una recensione nel senso della parola; ma piut-<br />

tosto dare un sunto che certo potrà interessare chi non ha<br />

letto l'articolo, e l'invoglierà non solo a leggerlo, ma proba-<br />

bilmente anche a continuare le ricerche per proprio conto,<br />

il campo essendo ancora aperto e tutt'altro che esaurito. È<br />

questo uno dei casi che <strong>di</strong>mostra quanto anche le piccole,<br />

le minuscole ricerche possano essere feconde <strong>di</strong> nozioni<br />

storiche, quanto certe minuzie, a primo aspetto inconcludenti,<br />

possano acquistare interesse, giu<strong>di</strong>ziosamente riunite e sagacemente<br />

interpretate, quanto infine la scrupolosa esattezza<br />

sia necessaria in chi descrive una nuova moneta. Quante<br />

cose si saprebbero <strong>di</strong> più e meglio se i vecchi e talora anche<br />

i moderni scrittori fossero stati più esatti e più <strong>com</strong>pleti nelle<br />

loro descrizioni!<br />

Fu A. <strong>di</strong> Longpérier che nel 1886 <strong>di</strong>ede pel primo e


414<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

in<strong>di</strong>rettamente la sveglia a tali ricerche, continuate poi da<br />

Missong, da Kolb e da Mowat.<br />

La questione che Longpérier si propose <strong>di</strong> risolvere era<br />

<strong>di</strong> sapere se le <strong>di</strong>verse officine d' una zecca fabbricassero<br />

in<strong>di</strong>stintamente o no monete pei due Augusti e pei due Cesari<br />

della tetrarchia <strong>di</strong>ocleziana; e, dall'ispezione <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>o<br />

bronzo (o foUis) <strong>com</strong>unissimo della zecca <strong>di</strong> Cartagine e <strong>di</strong><br />

un altro pure <strong>com</strong>unissimo della zecca <strong>di</strong> Roma, trovò che<br />

in ambedue la i^ officina coniava pel primo Augusto, la 2*<br />

pel secondo Augusto, la 3"^ pel primo Cesare, la 4^ pel secondo<br />

Cesare. Il bronzo scelto della zecca <strong>di</strong> Cartagine è quello<br />

che porta il rovescio dell'Africa colla leggenda: SALVIS AVGG<br />

ET CÀESS FEL KART. Le quattro officine <strong>di</strong> Cartagine sono<br />

contrad<strong>di</strong>stinte dalle lettere greche A B f A. Ora i bronzi<br />

<strong>di</strong> Diocleziano (1° Augusto) portano air esergo A (prima<br />

officina), quelli <strong>di</strong> Massimiano Erculeo (2° Augusto) B (seconda<br />

officina), quelH <strong>di</strong> Costanzo Cloro (i° Cesare) r (terza officina)<br />

e finalmente quelli <strong>di</strong> Galeno Massimiano (2° Cesare) A<br />

(quarta officina).<br />

Lo stesso avviene per le officine della zecca <strong>di</strong> Roma,<br />

le quali sono contrad<strong>di</strong>stinte dalle lettere romane P (prima)<br />

S (seconda) T (tertia) Q (quarta), talvolta precedute dalla<br />

lettera R in<strong>di</strong>cante Roma. Il bronzo scelto è quello dal ro-<br />

vescio: SACRA MON VRB AVGG ET CAESS NN, il quale ha<br />

i seguenti eserghi pei quattro regnanti:<br />

Diocleziano RP oppure P fulmine oppure R mezzaluna P<br />

Massimiano RS „ S clava „ R „ S<br />

Cloro RT „ T clava ,, R „ T<br />

Galerio RQ „ Q fulmine ,, R „ Q(0<br />

(i) A proposito <strong>di</strong> questo specchietto mi permetterò <strong>di</strong> correggere<br />

una trasposizione che è occorsa nell'Articolo originale (V. Revue Franfaise,<br />

pag. 71) dove è stampato : P foudre<br />

S massue<br />

T foudre<br />

Q massue<br />

e invece va rettificato, in base alle risultanze <strong>di</strong> quanto è detto prece-<br />

dentemente: P foudre<br />

S massue<br />

T massue<br />

Q foudre<br />

<strong>com</strong>e è qui sopra esposto.<br />

I


BIBLIOGRAFIA 415<br />

Anche qui le officine sono <strong>di</strong>stribuite <strong>com</strong>e a Cartagine,<br />

e il fulmine e la clava sono i simboli <strong>di</strong> Giove e <strong>di</strong> Ercole.<br />

Ora è noto che Diocleziano s'intitolava Giovio (lOVIVS), <strong>com</strong>e<br />

il suo Cesare, Galeno e Massimiano Erculeo (HERCVLIVS)<br />

<strong>com</strong>e il suo Cesare Costanzo Cloro.<br />

Con ciò Longpérier, senz' avvedersene, apriva la que-<br />

stione delle lettere segrete, che veniva stu<strong>di</strong>ata da altri<br />

eru<strong>di</strong>ti. Kolb, passando dalle lettere che si trovano all'esergo<br />

a quelle che occupano il campo della moneta, trovò che sui<br />

medesimi bronzi stu<strong>di</strong>ati da Longpérier, a sinistra del campo<br />

nel rovescio, si trovano talvolta le lettere H o I. Nessuno<br />

vi aveva fatto attenzione fino allora; ma egli osservò che<br />

la lettera H si trova sui bronzi <strong>di</strong> Massimiano e <strong>di</strong> Costanzo,<br />

la lettera I su quelle <strong>di</strong> Diocleziano e <strong>di</strong> Galeno. Evidentemente<br />

dunque le due lettere dovevano significare HERCVLIVS<br />

e lOVIVS, rimpiazzando i simboH della clava e del fulmine.<br />

Lo stesso Kolb, stu<strong>di</strong>ando dei piccoli bronzi (o antoni-<br />

niani) degli stessi tetrarchi e precisamente quelli colla leg-<br />

genda CONSERVÀTOR ÀVGG, <strong>di</strong> Diocleziano e Massimiano,<br />

coniati probabilmente a Ser<strong>di</strong>ca o a Siscia, trovò che le tre<br />

officine <strong>di</strong> quella zecca contrassegnano le loro monete nella<br />

seguente curiosa maniera: pei bronzi <strong>di</strong> Diocleziano<br />

la prima officina (A) ha la lettera |<br />

la seconda „ (B) „ „ O<br />

la terza „ (P) ha le lettere Bl<br />

che riunite danno lOBI. Per quelle <strong>di</strong> Massimiano:<br />

la prima officina (A) ha le lettere HP<br />

la seconda „ (B) „ „ KOY<br />

la terza „ (D „ „ Al<br />

che riunite danno HPKOYAI ossia i due appellativi <strong>di</strong> lOVI<br />

e HERCVLI, scritti alla foggia greca. Questa era indubbiamente<br />

una <strong>com</strong>binazione segreta <strong>di</strong> zecca e la parola <strong>di</strong> passo non<br />

poteva <strong>com</strong>pletarsi che riunendo le tre varietà d'una mede-<br />

sima moneta.<br />

Il Dott. Missong, il grande specialista delle monete <strong>di</strong><br />

Probo, classificando le monete delle sei officine <strong>di</strong> Tarragona<br />

e delle sette <strong>di</strong> Roma, trova la chiave <strong>di</strong> alcune lettere<br />

isolate che si trovano nel campo e ne forma la parola EQVITI<br />

o AEQVITI, scoprendo che le lettere sono collocate nell'or<strong>di</strong>ne


4l6 BIBLIOGRAFIA<br />

delle officine, ossia p. es. in quelle <strong>di</strong> Roma le monete della<br />

prima officina hanno nel campo la lettera A, quelle della<br />

seconda E, della terza Q e così via. Assai probabilmente<br />

Equitius o Aequitius era uno dei nomi dell'imperatore Probo,<br />

finora sconosciuto.<br />

Ed ora veniamo a quanto aggiunge il Mowat in questo<br />

campo <strong>di</strong> scoperte. Dopo d'aver confermata quella che <strong>di</strong>remo<br />

la legge <strong>di</strong> Longpérier con altre monete dei Tetrarchi, si<br />

ferma alle lettere HER e SEF che si incontrano sui me<strong>di</strong>i<br />

bronzi <strong>di</strong> Massimiano, Massenzio e Costantino portanti la<br />

leggenda CONSERVATOR AFRICAE SVAE. Queste non sono<br />

a serie <strong>com</strong>e le precedenti, ma si trovano l'una o l'altra su<br />

<strong>di</strong>versi esemplari della medesima moneta; alcune monete cioè<br />

portano la prima, altre simili la seconda. L'interpretazione<br />

della prfma è facile, HER, significa evidentemente HERCVLIVS,<br />

r altra offre maggiore <strong>di</strong>fficoltà. Potrebbero leggersi per<br />

SE(nioris) F(ortissimi); ma, tale interpretazione non potrebbe<br />

adattarsi che a Massimiano; ricordando invece la frase Ini-<br />

peratores semper Herculii del panegirista anonimo <strong>di</strong> Massimiano<br />

e <strong>di</strong> Costantino, le due sigle accoppiate si possono<br />

assai verosimilmente interpretare per HER(culii) SE(mper)<br />

F(elicissimi). I bronzi che portano queste lettere nel campo<br />

sono estremamente rari.<br />

L'autore volge poi il suo stu<strong>di</strong>o ai me<strong>di</strong>i bronzi <strong>di</strong> Co-<br />

stanzo II e <strong>di</strong> Costanzo Gallo che offrono la leggenda FEL<br />

TEMP REPARATIO seguita dalla cifra LXXII, cifra che si trova<br />

pure su alcuni soli<strong>di</strong> <strong>di</strong> Costantino Magno, Costanzo II e<br />

Costante, L'interpretazione della cifra LXXII (che sui denari<br />

d'oro ha assai probabilmente e, <strong>di</strong>remo quasi con certezza,<br />

il significato <strong>di</strong> valore, ossia la 72-^ parte d'una libbra romana),<br />

riesce assai <strong>di</strong>fficile pel bronzo, tanto piij che ivi è scritta<br />

non in linea orizzontale <strong>com</strong>e sull'oro, ma sotto la leggenda<br />

circolarmente e concentrica a questa.<br />

Il Sig. Mowat offre una nuova interpretazione, che ora<br />

vedremo, la quale viene in qualche modo a collegarsi con<br />

tre segni segreti che occupano il centro <strong>di</strong> questi bronzi.<br />

Alcuni <strong>di</strong> questi, e precisamente quelli della zecca d'Aquileja,<br />

hanno nella parte centrale un piccolo monogramma <strong>di</strong> Cristo,<br />

altri hanno un S, altri infine una corona. Disponendo questi


BIBLIOGRAFIA 4I7<br />

tre segni, nell'or<strong>di</strong>ne: monogramma, S, corona, e leggendo:<br />

Chr(isti) S(igno) Corona, l'autore vi vede il famoso motto <strong>di</strong><br />

Costantino HOC SIG-NO VINCES. E la interpretazione è validamente<br />

appoggiata dai fatti. Giova ricordare, chi volesse<br />

obbiettare che la visione <strong>di</strong> Costantino era anteriore <strong>di</strong><br />

quarant'anni, che la tra<strong>di</strong>zione racconta (Chronicon paschale)<br />

che l'anno 351 il giorno <strong>di</strong> Pentecoste una croce splendente<br />

apparve nel cielo a Gerusalemme, la quale fu vista anche in<br />

Pannonia da Costanzo II <strong>com</strong>battente contro Magnenzio sotto<br />

le mura <strong>di</strong> Mursa. Difatti la zecca <strong>di</strong> Siscia in Pannonia, sulle<br />

monete <strong>di</strong> Costanzo II, pose per la prima volta la leggenda<br />

HOC SIGNO VICTOR ERIS, mentre quella d'Aquileja s'accon-<br />

tentò d' accennare simbolicamente allo stesso fatto coi tre<br />

segni descritti. Bisogna confessare che la trovata è elegante<br />

ed ingegnosa.<br />

Quanto alla cifra LXXII, scartando l' idea <strong>di</strong> Sabatier<br />

ch'essa potesse in<strong>di</strong>care il peso <strong>com</strong>e sull'oro, l'autore,<br />

calcolando che dalla morte <strong>di</strong> Probo, (a. 282) a quella <strong>di</strong><br />

Magnenzio (a. 354) corrono appunto 72 anni, nei quali l'impero<br />

aveva sempre sofferto per le <strong>di</strong>visioni fra <strong>di</strong>versi augusti<br />

associati o rivali, e che la leggenda FEL TEMP REPARATIO<br />

accenna appunto a un ritorno del benessere pubblico rista-<br />

bilito col ristabilimento della monarchia, non sarebbe alieno<br />

dall' interpretarla appunto <strong>com</strong>e una data o per <strong>di</strong>r meglio<br />

il numero dei 70 anni, ed è perciò che considera questo<br />

numero LXXII <strong>com</strong>e faciente seguito alla leggenda.<br />

Se non possiamo accettare la cosa <strong>com</strong>e un fatto provato,<br />

accettiamolo almeno <strong>com</strong>e un ipotesi probabile.<br />

L'esposizione sommaria che ho fatta delle <strong>di</strong>verse inge-<br />

gnose interpretazioni, dovrebbe certamente incoraggiare i<br />

giovani stu<strong>di</strong>osi a proseguire tali ricerche, tanto più che<br />

nell'epoca cui ci riferiamo il materiale è abbondantissimo, e,<br />

salvo eccezioni, facile a procurarsi.<br />

Promontogno, luglio 189J.<br />

Francesco Gnecchi.<br />

53


4l8 BIBLIOGRAFIA<br />

Les Origines de la Monnaie consideréés au point de vue economique<br />

et historique p. M. Ernest Babelon Paris. Firmin Didot 1897.<br />

La scienza Numismatica ha sempre o quasi sempre avuto<br />

il torto <strong>di</strong> chiudersi in una specie d'esclusivismo, staccandosi<br />

dalla economia, colla quale invece è così intimamente colle-<br />

gata da riuscire senza <strong>di</strong> essa sterile e da perdere buona<br />

parte del suo interesse. E forse anzi questa una delle ragioni<br />

per cui da molti la <strong>numismatica</strong> viene considerata leggermente<br />

quale semplice curiosità, o <strong>di</strong>sconosciuta <strong>com</strong>e scienza<br />

o per lo meno valutata quale scienza secondaria, che non viene<br />

se non in seguito alla storia, all'archeologia e all'economia.<br />

I nostri vecchi autori, e parlo specialmente dei nostri<br />

italiani, ebbero sempre <strong>di</strong> mira la parte economica, anzi<br />

presso <strong>di</strong> loro questa ha generalmente il sopravvento. Col<br />

progresso del tempo invece, la parte economica, stu<strong>di</strong>ata a<br />

parte, da quelH che appunto si intitolano economisti, e che<br />

non esistevano in passato, venne sempre più trascurata dagli<br />

stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong>. Conseguenza <strong>di</strong> ciò fu che molte fra<br />

le opere numismatiche recenti risultarono monche e quin<strong>di</strong><br />

inefficaci, e da qui il <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to venuto alla nostra scienza.<br />

È allo scopo <strong>di</strong> mettere in evidenza gli stretti legami che<br />

corrono fra la <strong>numismatica</strong> e l' economia pubblica che il<br />

Sig. Babelon scrisse il suo recente volume " Les origines<br />

de la Monnaie „ onde persuadere i numismatici ad approfon-<br />

<strong>di</strong>rsi nell'economia e gli economisti a fare altrettanto colla<br />

<strong>numismatica</strong>. E dunque ad ambedue queste categorie <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>osi che il libro è de<strong>di</strong>cato. Tutti ne possono trarre<br />

profitto e a tutti si può rac<strong>com</strong>andarlo <strong>com</strong>e una lettura utile<br />

e nello stesso tempo facile e piacevole. Prendendo le mosse<br />

dal principio delle umane società ossia dai primi scambi, che<br />

ne sono uno dei necessarii elementi, 1' autore passa in ras-<br />

segna i primi rappresentativi del valore, venendo gradatamente<br />

alle forme meno imperfette del cambio coli' interme-<br />

<strong>di</strong>ario dei metalli, per giungere infine alla vera moneta, e<br />

questo fa oltre che per molti dei popoli antichi, gli Egizii,<br />

gli Assiri, i Greci, gli Italioti e così via, per alcuni dei popoli<br />

moderni che ancora si trovano neh' infanzia della civiltà. I


BIBLIOGRAFIA 4I9<br />

medesimi fenomeni si ripetono sempre, <strong>di</strong>mostrando che essi<br />

sono insiti nella natura delle cose e che, <strong>com</strong>e <strong>di</strong>ce il nostro<br />

proverbio, tutto il mondo è paese, e il vecchio proverbio<br />

romano: nil sub sole novi.<br />

L'autore <strong>di</strong>ce poi molte cose interessantissime circa<br />

l'abbondanza e i rapporti dei metalli nei <strong>di</strong>versi paesi e nelle<br />

<strong>di</strong>verse epoche, circa le miniere nell'antichità, circa il mono-<br />

metallismo e il bimetallismo e circa molte altre questioni<br />

che qui è inutile enumerare; ma per le quali chi si interessa<br />

all' argomento troverà un alimento sano e ben preparato<br />

neir eccellente libro del Sig. Babelon, il quale ebbe anche<br />

la felice idea <strong>di</strong> non voler dare alla scienza la veste pomposa<br />

e in<strong>com</strong>o<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> un formato in 4° <strong>com</strong>e fanno la più parte<br />

— e <strong>com</strong>e pur troppo fece anche chi sta lanciando la pietra....<br />

— ma <strong>di</strong> ammanirla modestamente nel formato più <strong>com</strong>odo<br />

<strong>di</strong> tutti i libri <strong>di</strong> lettura.<br />

F. G.


VARIETÀ<br />

Furto al Gabinetto Numismatico <strong>di</strong> Losanna. —<br />

Togliamo dalla Gazzeita <strong>di</strong> Losanna le seguenti notizie<br />

relative al gravissimo furto perpetrato il i° Agosto alla<br />

insigne collezione <strong>di</strong> Losanna, formata con tanta cura e tanta<br />

scienza dal <strong>com</strong>pianto Morel-Fatio.<br />

" I ladri dovevano avere perfetta conoscenza dei luoghi,<br />

ch'essi avevano certamente stu<strong>di</strong>ati a loro agio. Il modo con<br />

cui essi procedettero <strong>di</strong>mostra un piano accuratamente stu-<br />

<strong>di</strong>ato in anticipazione. Essi hanno dovuto penetrare pei locali<br />

superiori dell'e<strong>di</strong>ficio del Museo. Nulla era più facile. Alcuni<br />

operai vi lavorano da parecchi giorni a stabilirvi un deposito<br />

<strong>di</strong> duplicati per la biblioteca cantonale. Le porte erano quin<strong>di</strong><br />

aperte e l'an<strong>di</strong>rivieni <strong>di</strong> persone in abito d'operaio non doveva<br />

destare alcun sospetto. I solai sono vastissimi e pieni <strong>di</strong> risvolti<br />

e <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>gh. I ladri vi si sono nascosti durante la giornata<br />

e quando giu<strong>di</strong>carono che non c'era più nulla a temere, si<br />

posero all'opera. Penetrando per la canna <strong>di</strong> un camino —<br />

un camino largo e grande <strong>com</strong>e si usavano una volta —<br />

<strong>di</strong>scesero, sfondando una tela, nello stu<strong>di</strong>o del Sig. de Molin<br />

conservatore del Gabinetto. Il medagliere è nella stanza<br />

attigua. Essi fecero man bassa su quanto loro parve più<br />

prezioso, senza <strong>di</strong>menticare un piccolo cassetto portante la<br />

scritta " pezzi rari „ e poi se ne andarono per la medesima<br />

strada. Dai solai arrivarono alla torretta della biblioteca da<br />

dove <strong>di</strong>scesero a mezzo <strong>di</strong> una corda e presero il largo.<br />

L'inchiesta imme<strong>di</strong>atamente aperta dal giu<strong>di</strong>ce istruttore non<br />

ha dato finora alcun risultato sod<strong>di</strong>sfacente; ma molte persone<br />

furono già interrogate, e furono fatti parecchi arresti. Pro-<br />

babilmente si ha a che fare con operai che in epoca non<br />

lontana ebbero parte ai lavori nell'e<strong>di</strong>ficio del Museo,


432 VARIETÀ<br />

Furto al Gabinetto numismatico <strong>di</strong> Nìmes. — Da<br />

un giornale <strong>di</strong> Marsiglia togliamo i seguenti particolari sul<br />

furto al Gabinetto numismatico <strong>di</strong> Nimes, furto che fortunatamente<br />

non ebbe le <strong>di</strong>sastrose conseguenze <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Losanna.<br />

" 1 ladri penetrarono nella sala del Gabinetto dall'alto<br />

<strong>di</strong> una finestra, e una volta entrati, apersero tutte le vetrine<br />

e collocarono quanto poterono in due sacchi, lasciando però<br />

ancora molte monete e fra queste alcune rarissime — ciò<br />

che <strong>di</strong>mostra la loro poca intelligenza in materia — sparse<br />

sul pavimento. Verso le 5 del mattino alcuni passanti videro<br />

due persone scendere per una scala <strong>di</strong> corda, portando due<br />

sacchi; ma li presero per operai e non ne fecero caso. Fu<br />

invece assai sorpreso il custode del museo, quando poco<br />

dopo, recandosi al suo ufficio vide la scala <strong>di</strong> corda appesa<br />

alla finestra del museo. Chiese ai vicini e seppe che due<br />

in<strong>di</strong>vidui con due pesanti sacchi s'erano visti andare in <strong>di</strong>re-<br />

zione della Fontana. — La polizia tosto avvisata si mise in<br />

moto in quella <strong>di</strong>rezione e, seguendo le <strong>di</strong>verse in<strong>di</strong>cazioni,<br />

giunse a un terreno che sembrava appena smosso, e <strong>di</strong>fatti,<br />

dopo d'aver levato alcuni ciottoli trovarono i due sacchi ivi<br />

nascosti e contenenti tutte le monete rubate. „<br />

Il Museo <strong>di</strong> Nìmes dunque può essere felice questa volta<br />

d'essersela cavata con un semplice spavento e col <strong>di</strong>sturbo<br />

pel suo <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> una nuova classificazione delle sue serie<br />

numismatiche, ed è sperabile che l'incidente abbia a consi-<br />

gliare una più accurata sorveglianza per l'avvenire.<br />

Finito <strong>di</strong> stampare il 6 ottobre 1897.<br />

Scotti Reno, Gerente responsabile.<br />

La Direzione.


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RIVISTA ITAITANA DI NUMISMATICA<br />

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16 i8 17<br />

E. Gabrici LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE<br />

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15<br />

Tav. 1.


RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

17<br />

14<br />

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16<br />

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15<br />

18<br />

13<br />

Tav. 11.


14<br />

RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

E. Gahrici LA CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE<br />

13<br />

Tav. Ili,


.S97.<br />

RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

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E. GAnKici L\ CRONOLOGIA DELLE MONETE DI NERONE<br />

13<br />

Tav.


Anno 1897.<br />

.11. M. KASSAXl - MILANO.<br />

RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA<br />

.,11<br />

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A/yO/O CONTRIBUTO ALLA NUMISMATICA PADOVANA<br />

Luigi Rizzoli, Junior.<br />

Tav. VI.


FASCICOLO IV


LA ZECCA DI BOLOGNA<br />

AVVERTENZA.<br />

La zecca <strong>di</strong> Bologna, che conta sei secoli e mezzo <strong>di</strong><br />

vita e una produzione <strong>di</strong> oltre 1170 tipi <strong>di</strong> monete, non trovò<br />

fin qui chi si addossasse il pesante incarico <strong>di</strong> illustrarne,<br />

con un lavoro <strong>com</strong>pleto, la storia ed i prodotti. Solo vi si<br />

era accinto, sullo scorcio del secolo passato, Guidantonio<br />

Zanetti, l'illustratore delle monete italiane, con un' opera<br />

rimasta in<strong>com</strong>pleta fin dal principio, ma che, se continuata<br />

collo stesso metodo (e gli stu<strong>di</strong> del tempo se ne accontenta-<br />

vano) non avrebbe corrisposto alle giuste esigenze dell'oggi.<br />

L' illustrazione che presentiamo ai numismatici è fatta<br />

sulla guida dei moltissimi documenti che offrivano gli Archivi<br />

bolognesi e sull'esame dei medaglieri: dei primi, tutta la serie<br />

dei contratti <strong>di</strong> locazione dell'officina, dei patti cogli incisori<br />

dei conii, delle gride, dei decreti, delle lettere dell'ambascia-<br />

tore bolognese in Roma agli Assunti <strong>di</strong> Zecca. Gli stu<strong>di</strong>osi<br />

d'arte vi troveranno abbondanti notizie sugli incisori delle<br />

impronte, tra i quali il PVancia, il Magnani, il Menganti, i<br />

Provagli e su parecchie medaglie bolognesi, <strong>di</strong> cui non si<br />

conoscevan gh autori. Abbiamo cercato, vista la vastità<br />

dell'argomento, <strong>di</strong> essere chiari e concisi, anche nella forma,<br />

per non stancare il lettore. Perciò citeremo nel contesto del<br />

nostro scritto i soli documenti pili importanti limitandoci a<br />

riportare per intero nella parte seconda quelli più notevoli<br />

e che non potrebbero esser trascritti nella prima parte. Nella<br />

terza saranno descritti tutti i tipi e le varianti che ci fu dato<br />

conoscere delle monete bolognesi, or<strong>di</strong>nate secondo consi-


428<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

gliavano i documenti. Questa parte del nostro lavoro ci è<br />

stata grandemente facilitata per la cortese cooperazione del<br />

sig. cav. prof. Costantino Luppi che mise a nostra <strong>di</strong>sposi-<br />

zione le descrizioni delle monete e<strong>di</strong>te nelle <strong>di</strong>verse opere<br />

a stampa e che ringraziamo pubblicamente. Aiuto e <strong>com</strong>u-<br />

nicazioni <strong>di</strong> monete ine<strong>di</strong>te e <strong>di</strong> varianti ebbimo da <strong>di</strong>rettori<br />

<strong>di</strong> medaglieri pubblici e da raccoglitori privati, quali i si-<br />

gnori Francesco ed Ercole Gnecchi, prof. Edoardo Brizio,<br />

dott. Luigi Frati, prof. Solone Ambrosoli, dott. Arsenio<br />

Crespellani, prof. Carlo Malagola, ai quali ci professiamo<br />

gratissimi.<br />

Ci lusinghiamo <strong>di</strong> aver reso, colla presente monografia,<br />

un servigio alla scienza <strong>numismatica</strong>, colmando la lacuna<br />

forse pili grande che si lamentasse nella serie delle illustra-<br />

zioni delle zecche italiane, che tanta parte sono della nostra<br />

storia politica e artistica, e, in considerazione della <strong>di</strong>fficoltà<br />

e vastità dell'argomento, chie<strong>di</strong>amo venia per le mende nelle<br />

quah fossimo involontariamente incorsi.<br />

Bologna, Marzo 189J.<br />

F. Malaguzzi.


BIBLIOGRAFIA<br />

DELLA ZECCA E DELLA STORIA BOLOGNESE.<br />

Argelati Filippo. Ad<strong>di</strong>tiones ad nummos variarum Italiae urbium<br />

(De Monetis Italiae, etc. Tav. IX, i, 2, 6, 7 e 8).<br />

Beeldenaer of te figuer hook <strong>di</strong>enende op te nieuve ordonnantie<br />

vander munte, etc. Graven Saghe, 1608; in-4, pag. 21, 22, 25, io, 9 e 12.<br />

Bellini Vincenzo. De Monetis Italiae me<strong>di</strong>i aevi. Ferrara, 1775;<br />

in-4. Dissertatio I, pag. 8-15, n. 1-14; Diss. II, pag. 18, 26, n. 1-30; Diss.<br />

Ili, pag. 14-18, tav. Ili, I-IO e tav. IV n. 11-14; Diss. IV, pag. 16-19,<br />

tav. II, 9-12, e tav. Ili, n. i.<br />

pag. 115.<br />

n. 2 e pag. 115.<br />

Dell'antica lira ferrarese. Ferrara, 1750; in-4, pag. 16, n. i e 2;<br />

Della moneta <strong>di</strong> Ferrara. Ferrara, 1761; in-4, P^g- fo; pag- 16,<br />

Benaven Jean Michel. Le caissier italien. Lyon, 1787^ in-fol.;<br />

Voi. II, tav. XXXII-XLI.<br />

Berg. New milntz bueck. Miinchen, 1597; in-fol. Fol. LVIII.<br />

Billon d'aur et d'argent et de plusieurs royaumes, ducés. contés,<br />

seigneuries, pays et ville. Gand, 1552; in-12, pag. 34, 176, 39, 28, 41.<br />

Biondelli Bernar<strong>di</strong>no. Dichiarazione <strong>di</strong> sessantatre monete pon-<br />

tificie ine<strong>di</strong>te del R. Gabinetto numismatico <strong>di</strong> Milano. Milano, 1884;<br />

in-8, pag. IO-I2, n. 42-49.<br />

Boneville B. F. Traité des monnaies d'or et d'argent. Paris, 1806;<br />

in-fol., pag. 108, tav. I-III.<br />

Borghesi Bartolomeo. Primo Catalogo del Museo Bartolomeo<br />

Borghesi. Monete italiane. Roma, 1879; in-8 (autonoma d'oro: tav. I,<br />

203, dal CinagU erroneamente attribuito a Martino V).<br />

Bo8Ì O. Notizie documentali intorno la venuta e permanenza in<br />

Bologna dei Sommi Pontefici dall'anno 311 a' dì nostri raccolte e desunte<br />

da autorevoli cronache e documenti. Bologna, 1857; in-8.<br />

Archivio patrio <strong>di</strong> antiche e moderne rimembranze Felsinee<br />

da autentici ed originali documenti. Bologna, 1885; in-4 fol.<br />

Archivio patrio <strong>di</strong> antiche e moderne rimembranze Felsinee.<br />

Bologna, 1859; Tomi IV, in-8.<br />

Bruti Alessandro. Monete ine<strong>di</strong>te dei Romani Pontefici. {Bull,<br />

<strong>di</strong> num. it., An. IV, n. 6, pag. 43.48; n. 34, 41, 42, 46, 51, 56).<br />

Caire Pietro. Di una moneta <strong>di</strong> Pisa ed altra <strong>di</strong> Bologna trovata<br />

presso Novara in giugno 1873. Novara, in-8 fig.


43©<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

Capitoli Stabiliti col zecchiere Carlo degli Angeli per battere monete<br />

d' oro et d' argento et quattrini <strong>di</strong> rame schietto. X <strong>di</strong>e. 1613. (Nella<br />

Misceli. Ms. bologn., tom. VI, ce. 120 — Bibl. Cora, <strong>di</strong> Bologna).<br />

La medesima opera. Bologna, 1840; in-4.<br />

Capo Tommaso. Catalogo delle monete greche, romane, primitive,<br />

ecc., italiane, me<strong>di</strong>oevali e moderne possedute dal Dott. Tommaso<br />

Capo. Roma, 1891; in-4, P^g- 1^> ^' 808; tav. V, 22.<br />

Carli-Rubbi. Delle monete e dell'istituzione delle zecche in Italia.<br />

Mantova, 1754; Tomo i, tav. Ili, i, 2.<br />

Dell'origine e del <strong>com</strong>mercio della moneta. All'-ffo/a, 1751; in-4,<br />

pag. 193-195» tav. II, 6.<br />

Dell'origine e del <strong>com</strong>mercio della moneta e dell'istituzione<br />

delle zecche d' Italia dalla decadenza dell' Impero sino al secolo decimosettimo.<br />

All'Haja, 1751; in-4, pag- i93-<br />

Carte ou liste contenant le prix de chacun marq, once, esterlin et<br />

as etc. selon l'ordonnance de mars 1627, etc. Anvers, 1627; in-4, P^g- 25,<br />

28, 63, 206, 31, 63, 62.<br />

Catalogo <strong>di</strong> varie monete d'Italia (già possedute da Guido Zanetti,<br />

poste in ven<strong>di</strong>ta). Bologna^ i793; in-8, pag. 15.<br />

Cavedoni Celestino. Ragguaglio storico del ritrovamento <strong>di</strong> un<br />

ripostino <strong>di</strong> monete d' argento dei bassi tempi fatto a Rosola nella<br />

montagna modenese l'anno MDCCXLI. Modena, 1860; in-4, pag. 7-10 (Descrizione<br />

<strong>di</strong> 1042 monete, con grande varietà <strong>di</strong> piccoli segni accessorii).<br />

Cinagli Angelo. Le monete de' Papi descritte in tavole sinottiche.<br />

Fermo, 1848; in-fol. con 4 tav.<br />

Collezione <strong>di</strong> tavole monetarie <strong>di</strong> tutte le monete nobili, che servono<br />

attualmente al <strong>com</strong>mercio, coniate nelle principali zecche dell' Europa,<br />

dell'Asia, della Barbarla, etc. Venezia, 1796; in-fol. (Ve<strong>di</strong>: Bologna).<br />

Coopliede handboucxkin. Gand, 1546; in-12, pag. 7, 158, 28, 25, 972,<br />

17, 95-<br />

Damoreau. Traité des négociacions de banque et des monnaies<br />

étrangères. Paris, 1727; in-fol., tav. I, pag. 162, n. a.<br />

Darier Hugues. Tableau du titre, poids et valeur des <strong>di</strong>fferéntes<br />

monnaies d' or et d' argent, qui circulent dans le <strong>com</strong>merce, avec em-<br />

preintes. Genève, 1807; in-4, tav. XLIX, i e 5; XVII, 4.<br />

Déclaration du roy et nouveau reglement sur le faict des monoyes<br />

tant de Franca qu'étrangères. Paris, 1637 ; in-8, pag. 41, 44.<br />

Depoletti. Catalogo della Collezione Depoletti. Monete italiane<br />

me<strong>di</strong>oevali e moderne. Roma, 3882; in-8 (Mezzo scudo d'oro <strong>di</strong> Pio V,<br />

ine<strong>di</strong>to, tav. ann. 120).<br />

Due fac-simili <strong>di</strong> monete coniate in Russia da Aristotile Fioravanti<br />

meccanico ed ingegnere bolognese del secolo XV (Atti e mem. della<br />

R. Deputazione <strong>di</strong> Storia Patria per le Provincie dell' EmiUa. Nuova<br />

serie. Voi. I, 1877).<br />

Durai et l'roelich. Monnaies en or du Cabinet de Vienne. Vienne,<br />

1759; pag- i-5> 286, Suppl. I, 2 e 82.


LA ZECCA DI BOLOGNA 43<br />

Duval et Frùelìch. Monnaies en argent du Cabinet de Vienne.<br />

Vienne, 1769; in-fol., pag. 286, n. 2.<br />

E<strong>di</strong>ct du roi sur le faict et reglement general de ses monnaies.<br />

Paris, 1602; in-8, pag. 58.<br />

E<strong>di</strong>ct et reglement faict par le roi sur le cours et prix des monnaies<br />

tant de France qu'éstrangères. Paris, 1636; in-8, pag. 34.<br />

Frati Luigi. Della zecca <strong>di</strong> Bologna. Brevissimi cenni inseriti<br />

nell'albo presentato al Sommo Pontefice Pio IX dalla Città e provincia<br />

<strong>di</strong> Bologna. Bologna, 1858; in-8.<br />

Delle monete gettate al popolo nel solenne ingresso in Bologna<br />

<strong>di</strong> Giulio II (Atti e Mem. della R. Dep. <strong>di</strong> Storia Patria per la Romagna,<br />

III serie, voi. I, pag. 474 e seg.).<br />

Sull'erronea attribuzione al Francia delle monete gittate al<br />

popolo nel solenne ingresso in Bologna <strong>di</strong> Giulio II. Bologna, Garagnani,<br />

1896 ; con I tav.<br />

Di un ducato d' oro ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Leone X coniato a Bologna e<br />

<strong>di</strong> altro consimile <strong>di</strong> Modena. Bologna, Zanichelli, 1896; con i tav.<br />

Friedlaender Giulio, Numismata me<strong>di</strong>i-evi ine<strong>di</strong>ta. Berolini, 1835;<br />

in-4, pag. 38 e 39.<br />

Die Miinzen des Kirchenstaates von J794 bis 1814 (Koehne-<br />

Zeitschrift, etc. 1841, tomo I, tav. VI, n. 4 e 5; tav. VII, n. i.<br />

Die italienischen Schaumiinzen des fiinfzehnten lahrhunderts<br />

(1430-1530). Berlin, 1882; in-fol., tav. XXXIV.<br />

Oaetani. Museum Mazzucchellianum. Venetiis, 1761-63; 2 voi. in-fol.,<br />

tav. CXCVII, IO, II.<br />

Gagarine. Une<strong>di</strong>rte pàbstliche Munzen (Koehne-Zeitschrift fiir<br />

Mtìnzkunde, tomo VI, pag. 27).<br />

Gentili <strong>di</strong> Rovellone Tarquinia. Due scu<strong>di</strong> d' oro ine<strong>di</strong>ti spet-<br />

tanti a Papa Pio IV {Bull, <strong>di</strong> num. e sfrag., voi. I, pag. 223).<br />

Giordani. Della moneta dei poveri. Bologna, 1840 {^Almanacco<br />

statistico bolognese. Anno IX, in-i6).<br />

Moneta bolognese <strong>di</strong> Giulio II. Bologna, 1841 [Alm. stai. boi.<br />

Anno XII, in- 16).<br />

Della venuta e <strong>di</strong>mora in Bologna del Sommo Pontefice Clemente<br />

VII per la coronazione <strong>di</strong> Carlo V imperatore, celebrata l'anno<br />

1530. Bologna, 1842; in-8 con tav.<br />

Le rare monete del Pontefice Giulio II gettate al popolo nel suo<br />

ingresso in Bologna l' anno 1506. Bologna, 1855 (Archivio patrio <strong>di</strong><br />

antiche e moderne rimembranze felsinee. Tomo II, in-8).<br />

Vita del conte e senatore Andrea Bentivoglio scritta da Giovanni<br />

Saba<strong>di</strong>no degli Arienti e pubblicato con note da Gaetano Giordani.<br />

Bologna, 1840; in-8 con tav.<br />

Gosza<strong>di</strong>ni Giovanni. Memorie per la vita <strong>di</strong> Giovanni II Bentivoglio.<br />

Bologna, 1839; in-8 con tav.<br />

Grùevius. Thesaurus antiquitatum et historiae Siciliae. Lugduni<br />

Batavorum, 1723; voi. III, in-fol., tav. CCXX, 36.<br />

1


43^ FRANCESCO MALAGUZZI<br />

Heiss AI0188. Descripcion general de las monedas hispano-cristianas<br />

desde la invasion de los Arabes. Paris, 1865-69; in-4, voi. II (Testoni<br />

<strong>di</strong> Carlo V da Heiss attribuiti a Napoli).<br />

Les médailleurs de la Renaissance. Paris, 1885; ^^^ '^v.<br />

Hoffmann. Alter und neuer Mùnz-schlùssel. Nikrnberg, 1692; in-4,<br />

tav. XV, VI bis, XIII, XIII bis, XV, XVII, VI, L bis.<br />

lluron E. Notice sur quelques monnaies tirées d'une petite col-<br />

lection {Rev.franf., 1856; pag. 190). (Una moneta <strong>di</strong> Giovanni Bentivoglio).<br />

Koehler I, D. Historische Mfinz-belustigung. Nùrnberg, 1729-65 ;<br />

in-4, tomo V, pag. 225-239.<br />

Illustrazione storica della Medaglia <strong>di</strong> Galeazzo Marescotti Calvi<br />

(dell' avv. Carlo Pancal<strong>di</strong>) ixéWAlm. statisi, bologn. per l' anno 1831.<br />

Bologna, Salvar<strong>di</strong>, in-8, tav. i.<br />

Lelevel. Numismatique de moyen àge. Atlas. Paris, 1835; ^^'^ ol^''»<br />

tav. XV, II.<br />

Liébe. Prodromi reformationis pia memoria recolendae, sive nummi<br />

Ludovici XII regis Gallorum epigraphe : perdam babylonis nomen, vel<br />

PERDAM BABYLONEM. Lipsiac, 1717 ; in-8, pag. 22.<br />

Litta Pompeo. Famiglie celebri italiane; 1819-1868, in-fol.<br />

Barbo <strong>di</strong> Venezia, n. i.<br />

Bentivoglio <strong>di</strong> Bologna, n.<br />

Condulmero <strong>di</strong> Venezia, n. 2, 8.<br />

Visconti, n. 22, 25 e 26.<br />

MacchiavelU Alessandro. De veteri bononeno argenti Bononiae.<br />

Bologna, 1721 ;<br />

in-4.<br />

Maggiora- Vergano. Un esperimento della zecca <strong>di</strong> Bologna {Riv.<br />

<strong>di</strong> num. it., tomo II).<br />

MazzuchelU L. Il monetario del <strong>com</strong>mercio. Milano, 1846; in-8.<br />

(Ve<strong>di</strong>: Romagna).<br />

Melloni. Atti e memorie degli uomini illustri in santità nati o morti<br />

in Bologna. Classe I, tomo I. Bologna, 1786; in-4.<br />

Muratori. De moneta sive jure cuden<strong>di</strong> nummos (Antiquit. me<strong>di</strong>i<br />

aevi, tomo II, Me<strong>di</strong>olani, 1739; in-fol., tav. XLIII, 1-6, io; X, 43; LV,<br />

14; XLIII, 7, 8; XLIV, 9, 11).<br />

Nipote (II) del Vesta Verde. Strenna popolare pel 1858 (Anno X<br />

e XI). Milano, in-i6, pag. 141.<br />

Nota delle Medaglie in argento derubate (nella ricca Collezione<br />

appartenente al sig. cav. avv. Luigi Salina). Bologna, 1834; in-fol. voi.<br />

Ordonnance sur les monnaies. Lyon, 1577 ; in-8, pag. 56, 70, 99.<br />

Ordonnances, statut et permission des espèces d'aur et d'argent<br />

ayant cours au pays par de9a. Gand, 1552; in-8, pag. 18, 20, 19, 31, 29, 56.<br />

Ordonnance sur les monnaies. Lyon, 1602; in-8, pag. 58.<br />

Ordonnance pour les changeurs. Anvers, 1633; in-fol., pag. 18, 21,<br />

56, 23, 55, 173.


LA ZECCA DI BOLOGNA 433<br />

Petavius. Antiquariae suppellectilis portiuncula (Sallengre : novus<br />

thesaurus antiquit, roman.Tom.II). Hagae Comi/um, i^ 18; in-fol., tav. Vili.<br />

Placcarci du rei nostre sire contenant deffence du cours de florins<br />

d'or d'Allemaigne et de quelques aultres espèces. Aiwers, 1627 ; in-4,<br />

pag. 35. 39. 36, 42, 41-<br />

Placcard du roy sur le reglement de ses monnoyes. Anvers, 1644;<br />

in-4, pag- 34) 3^, 28.<br />

Placcard et ordonnances sur le faict des monnaies. Anvers, 1706;<br />

in-4, Foglio X, verso, XIII, XII verso.<br />

JPromis Domenico. Monete e medaglie italiane. Torino, 1873; in-4,<br />

tav. 1, n. 4 e 5.<br />

Mossi. Catalogo della Collezione Rossi <strong>di</strong> Roma. Monete <strong>di</strong> zecche<br />

italiane me<strong>di</strong>oevali e moderne. Roma, 1880 ; in-8, tav. I, 377 ; II, 374,<br />

398, 411, 423, 471 e 603 ine<strong>di</strong>te.<br />

Collezione <strong>di</strong> monete italiane, me<strong>di</strong>oevali e moderne. Roma,<br />

1895; in-4, con 3 tav. (2° catalogo).<br />

Brevi cenni sul!' ine<strong>di</strong>to Scudo romano del sacco <strong>di</strong> Roma<br />

coniato dal re d'Aragona e <strong>di</strong> Sicilia, ecc. Roma, 1886; in-8, tav. ann. n. 3.<br />

Muspoli. Catalogo delle monete papali <strong>com</strong>ponenti la collezione<br />

<strong>di</strong> Alessandro dei Principi Ruspoli. Roma, 1885; in-8, tav. I, 103 ine<strong>di</strong>ta;<br />

II, 521.<br />

Schiassi Filippo. De moneta Bononiensi <strong>di</strong>ssertatio. Bononia,<br />

1839; in-4.<br />

Schweitzer Federico. Doppia d' oro per Bologna <strong>di</strong> Papa Innocenzo<br />

X {Notizie peregrine <strong>di</strong> num. e d'archeolog.) Decade IV.<br />

Doppia d' oro per Bologna <strong>di</strong> papa Gregorio XIV [Notizie<br />

pereg. <strong>di</strong> nmnism. e d'archeologia) Decade V.<br />

Sepilli F. Quattro monete pontificie ed una <strong>di</strong> Casa Savoia. Trieste,<br />

1859; in-4, tav. ann. n. i.<br />

Tariffa <strong>di</strong> Venezia, 1554; in-fol. nn. 3, 12, 26, 27 e 283, pag. 127.<br />

Tariffa <strong>di</strong> Venezia, 1564; in-fol. nn. 13 e 17.<br />

Sugana Domenico. Taddeo Pepoli eletto signore <strong>di</strong> Bologna. —<br />

Monete battute sotto il suo governo (Nozze Isolani-Tattini) 1864.<br />

Terzi Basilio. Osservazioni sopra alcune monete ine<strong>di</strong>te d'Italia.<br />

Padova, 1808; in-4, pag- 12; tav, I, n. 2.<br />

Tonini. La crazia ed il quattrino <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando De Me<strong>di</strong>ci Principe<br />

<strong>di</strong> Castiglione del Lago {Period. <strong>di</strong> num. e sfragist. dello Strozzi. Anno I,<br />

pag. 130, 445).<br />

Tresooroft schat van alle de specien figuren en sorten van gouden<br />

ende silveren munten. Antwerpen, 1580; in-8, pag. 16, 37, 81, 91, 93, 97,<br />

131, 443, 445, 127, 130.<br />

Trésor de numismatique et de glyptique. Paris, 1846; in-fol., tav.<br />

XXV, 15; XXVI, 2, 3 e 7; XXVII, 2.<br />

Vitalini Ortensio. Di alcune monete ine<strong>di</strong>te e non ancora segna-<br />

late {Bulletlino <strong>di</strong> num. e sfragist., voi. I, pag. 97 e 262).<br />

55


434<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

Vitalini Ortensio. Le monete dei papi giusta V or<strong>di</strong>ne seguito<br />

nelle tavole sinottiche del Dott. Angelo Cinagli con razionali criteri apprezzate.<br />

Camerino, 1882, in-8.<br />

Le monete battute nel pontificato <strong>di</strong> Pio IX e nell'interregno<br />

della Repubblica Romana. Supplemento alle monete dei papi del Dot-<br />

tore Angelo Cinagli. Camerino, 1892; in-fol., con una tav.<br />

Voerzeichniz und gepràge der groben und kleinen Munzsorten.<br />

Leipzig, 1574; in-4, pag. 86.<br />

Vettori. Il Fiorino d'oro antico illustrato. Firenze, 1738; in-4, P3g-^97><br />

tav. a pag. 15, n. 14; pag. 149 e 176.<br />

Manoscritti e stampati dello Zanetti presso la Biblioteca<br />

Municipale <strong>di</strong> Bologna:<br />

Delle Monete <strong>di</strong> Bologna. Trattato <strong>di</strong> Guidantonio Zanetti — Ms.<br />

cart., autogr., in-fol., <strong>di</strong> ce. 167, con altre non poche volanti intramezzatevi.<br />

(Sembra la prima <strong>com</strong>pilazione <strong>di</strong> questo lavoro).<br />

Delle Monete <strong>di</strong> Bologna. Trattato <strong>di</strong> Guidantonio Zanetti — Ms.<br />

cart., autogr., <strong>di</strong> ce. 81, più xi altre volanti. Da questa <strong>com</strong>pilazione<br />

sembra essere stata tratta, con non lievi mo<strong>di</strong>ficazioni e aggiunte, la<br />

seguente in miglior forma; per cui la parte in quella copiata vedesi<br />

in questa cassata con un tratto <strong>di</strong> penna lungo ogni facciata.<br />

Delle Monete <strong>di</strong> Bologna — Ms. cart., autogr., <strong>di</strong> pag. 137 e<strong>di</strong>to<br />

fino alla pag. 117, colle firme dei Revisori in fine, avendo esso servito<br />

per la stampa, che aveva intrapreso <strong>di</strong> quest' opera il tipografo Lelio<br />

dalla Volpe, e che rimase interrotta per la morte dell'Autore.<br />

Altro esemplare ms. autografo della suddetta porzione <strong>di</strong> questo<br />

Trattato, mancante però degli ultimi 14 documenti — Ms. cart., in-fol.,<br />

pp. 92, n.<br />

Delle Monete <strong>di</strong> Bologna. Trattato <strong>di</strong> Guidantonio Zanetti, voi.,<br />

in-fol., parte a stampa e parte ms. <strong>di</strong> ce. 285, <strong>com</strong>prese le bianche.<br />

Comincia con sei fogli stampati, più un foglio <strong>di</strong> bozze (pag. 1-72), poi<br />

segue manoscritto, parte <strong>di</strong> mano dell'Autore, parte d' altra mano. La<br />

<strong>com</strong>pilazione fino a Martino V è abbastanza ultimata; in<strong>di</strong> è poco più<br />

che abbozzata, riportando la semplice descrizione delle monete coi<br />

rispettivi <strong>di</strong>segni; ed è stata tratta dal voi. autografo descritto al n. 8381.<br />

Selva cronologica delle Notizie su la Zecca e Monete <strong>di</strong> Bologna<br />

— Ms. cart., in-fol., nel quale sono notate qua e là Memorie <strong>di</strong>sposte<br />

cronologicamente sulle Monete <strong>di</strong> Bologna.


LA ZECCA DI BOLOGNA 435<br />

Miscellanea <strong>di</strong> stampe e ms. risguardanti le Monete <strong>di</strong> Bologna e<br />

contiene i seguenti articoli:<br />

ce. IO.<br />

1. Ragguaglio della Moneta antica con la moderna, 1695 — Ms. in-fol.,<br />

2. Gli uguali Assaggi e Misure delle varie monete — Bologna, 1703,<br />

in-4, ce. 8.<br />

3. Notizie sopra il valore <strong>di</strong> Monete antiche — Ms. in-fol., ce. 8.<br />

4. Note delle Monete proprie <strong>di</strong> Bologna nell'a. 1715 — Ms. in-fol., voi.<br />

5. Instrumenti quattro <strong>di</strong> Zecca, i." del 1450, 2.° 1474, 3.° e 4." 1472.<br />

6. Ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> Monete dall'a. 1555 al 26 maggio 1714 — In ff. vv. stampati.<br />

Sommario delli Ban<strong>di</strong> risguardanti le Monete <strong>di</strong> Bologna dall'anno<br />

1555 all'a. 1694 — Ms. cart., in-fol., ce. 20.<br />

Altra Copia del sudd. Sommario — Ms. cart., in-fol., ce. 20.<br />

Ban<strong>di</strong> sopra le Monete <strong>di</strong> Bologna dall'anno 1539 all'a. 1704 — Ms.<br />

cart., in-fol., ce. 150; parecchi d'essi Ban<strong>di</strong> sono stampati.<br />

Riformazioni, Ban<strong>di</strong> ed altre scritture risguardanti le Monete <strong>di</strong> Bologna<br />

dall'anno 1289 all'a. 1808 — Fogli miscellanei, parte ms., parte<br />

stampati.<br />

Memorie <strong>di</strong>verse in materia <strong>di</strong> Monete — Ms. cart., del sec. XVIII,<br />

ce. 176, <strong>com</strong>prese le bianche, in-fol.<br />

Informatione, etc. sopra il valore delle Monete Lire e delli Scu<strong>di</strong><br />

d'oro; e varii Instrumenti (i) — Ms. cart., in-fol., ce. 282, con qualche<br />

foglio stampato.<br />

Bononien. Locorum Montium super valore Monetarum Epitome,<br />

cum Summario, anno 1746 — Ms. cart., in-fol. , ce. 93, <strong>com</strong>prese le bianche.<br />

Descrizione <strong>di</strong> Monete <strong>di</strong> Bologna <strong>di</strong>sposte cronologicamente dal-<br />

l'anno 1191 al 1769 — Ms. cart., in-4, ce 60, con sei tavole volanti <strong>di</strong><br />

monete bolognesi preparate per l'opera dello Zanetti.<br />

Volumi quattro miscellanei ms. risguardanti le Monete segnatamente<br />

<strong>di</strong> Bologna, già spettanti a Guido Zanetti.<br />

I. Notizie risguardanti le Monete <strong>di</strong> Bologna quali si sono ricavate<br />

da <strong>di</strong>versi Manoscritti esistenti nella Senatoria Cancelleria e suo Archivio<br />

— Voi. in-fol., pp. 480.<br />

II. Notizie <strong>com</strong>e sopra ricavate da <strong>di</strong>verse Cronache — Voi. <strong>di</strong><br />

pp. 218. Vi sono unite; Diverse Notizie spettanti alle Monete battute<br />

nella Zecca <strong>di</strong> Bologna raccolte e scritte da Guido Zanetti (pp. 53); a<br />

cui fa seguito altro fascicolo <strong>di</strong> pp. 36, in cui sono riportati <strong>di</strong>segni a<br />

penna <strong>di</strong> Monete <strong>di</strong> Bologna colla rispettiva <strong>di</strong>chiarazione.<br />

III. Ban<strong>di</strong>, Notificazioni, E<strong>di</strong>tti pubblicati in Bologna, sopra le Monete<br />

— Voi. <strong>di</strong> pp. 244, n. 20 n. n.<br />

IV. Pesi, e bontà <strong>di</strong> monete, Ragguagli, Tariffe, e altre Scritture<br />

varie risguardante le monete — Voi. <strong>di</strong> pp. 331.<br />

Disegni a penna delle Monete coniate in Bologna dall'anno 1191<br />

al 1757 — Ms. cart., in-4, ce. 107.<br />

(i) Titolo nel dorso del volume ; appartenne un tempo all'Archivio del Monte Giulio,<br />

del quale porta segnato nel cartone il n. 67.


436<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

Per la storia bolognese, tanto collegata a quella della<br />

zecca, si vedano le seguenti opere presso la Biblioteca<br />

Comunale <strong>di</strong> Bologna:<br />

Breve ristretto dalli successi <strong>di</strong> Bologna cavato dagli Annali <strong>di</strong><br />

Giovati Francesco Negri, (dall'origine della città fino alla prima crociata)<br />

— Ms. cari., in-fol.^ del sec. XVIII, ce. 64, n. n.<br />

Cronica delle cose <strong>di</strong> Bologna — Ms. cari., in-fol., del sec. XVII,<br />

ce. 148, n. n.<br />

Caroli Sigonii, historiarum bononiensium libri sex ab initio civitatis<br />

ad annum MCCLVII nell'Opera omnia Caroli Sigonii e<strong>di</strong>ta a Philippe<br />

Argelato — Me<strong>di</strong>olani, i7J2-jyjj, tom. Ili, pag. i-jjo.<br />

Annali bolognesi; firni. Ludovico Vittorio Savioli — Bassano {s. t.),<br />

iy84-9S, voi. VI, in-4.<br />

Deca prima delle historie <strong>di</strong> Bologna <strong>di</strong> F. Leandro degli Alberti<br />

— Bologna, per Bartholomeo Bonardo, et Marcantonio- Grossi, 1J43, in-4.<br />

Deca seconda (<strong>di</strong> soli Libri V) delle historie <strong>di</strong> Bologna, del sudd.<br />

Autore — Vicenza, presso Giorgio Greco, JJ92, in-4.<br />

Petri Cantinelli bononiensis Chronicon faventinum (ab a. 1229 ad<br />

a. 1306); ne' Rerum Favent. Script.<br />

Io. Bened. Mittarelli — Venetiis, apud Modestum Faentium, 1771, in-<br />

foi., pag. 219-314.<br />

Sumario delle cose <strong>di</strong> Bologna seguite da s. Petronio nostro protettore<br />

l'anno 423 persino all'anno M e CCC, xxiiij: cavate dall'antico<br />

per me Giovan Vincendo Gandolfi bolognese l'anno M. D. L. xxxiiij —<br />

Ms. cari., in-4 P-, ce. 108.<br />

Descrittione <strong>di</strong> Bologna, nella quale si contiene tutto quello, che è<br />

successo nella città dall'anno 423 fino all'anno 1325 <strong>di</strong> nostra salute —<br />

Ms. cari., in-fol.., p., del sec XVI, ce. 44.<br />

La Bologna perlustrata <strong>di</strong> Antonio <strong>di</strong> Paolo Masini ampliata e<br />

ricorretta da L, A. S. {Luca Antonio Sgargi) — Bologna, per i tipi<br />

Gamberini e Parmeggiani, 1823-26 P. Il, voi. V, in-8.<br />

Cronica <strong>di</strong> Bologna d'incerto Autore (dall'anno noi sino all'anno<br />

1345) Ms. cari., in-fol., <strong>di</strong> mano del conte Carrati, pp. 133.<br />

Somma, over Cronica raccolta da <strong>di</strong>versi memoriali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi citta-<br />

<strong>di</strong>ni notabili. Comincia dall'anno 600 e va fino al 1350 — Ms. cari, infoi..,<br />

del sec. XVIII, <strong>di</strong> ce, 12.<br />

Cronica anonima <strong>di</strong> Bologna dall'anno 1116 all'anno 1350 — Ms.<br />

cart., in-fol., del sec. XVIII, pp. iii.<br />

Cronica <strong>di</strong> Bologna, anonima (dall'origine della città ai 22 genn. /sSp)<br />

— Ms. cart., infoi., del sec. XVI, ce. 128 n.<br />

Alcune cose notabili <strong>di</strong> Bologna, (dall'anno 1131 al 1399) cavate da<br />

una cronica manoscritta, che si conserva presso M.Sebastiano Buonhomo<br />

per me Valerio Rinieri 1613 del mese <strong>di</strong> aprile — Ms., cari., in-fol, del<br />

sec. XVIII, pp. p.


LA ZECCA DI BOLOGNA 437<br />

Cronica <strong>di</strong> Bologna che <strong>com</strong>incia dall'anno 1116 e va fino al 26<br />

giugno 1402 — Ms. cari., in-/ol, p., del sec. XVIII, pp. 84.<br />

Frammento della Cronaca bolognese <strong>di</strong> Prete Giovanni (dal i <strong>di</strong>e.<br />

1407 al 27 maggio 1409) pubblicato da Corrado Ricci negli Atti e Mem.<br />

della Deputaz. stor. <strong>di</strong> Romagna, ser. Ili, voi. Ili, pag. gj-ioS.<br />

Cronica <strong>di</strong> Bologna d'ignoto autore, dall'anno 1378 sino al 16 giugno<br />

del 1410 — Ms. cari., in-fol., p., del sec. XVIII pp. 7/, ti. n.<br />

Cronica <strong>di</strong> l3ologna, dall'anno 892 al 1420 — Ms. cari., in-fol., del<br />

sec. XV, ce. 48.<br />

Croniche <strong>di</strong> Bologna (dall'origine all'anno 1423) — Fascicoletto ms.,<br />

in-fol. picc, del sec. XVI, ce. 8.<br />

Fragmenti <strong>di</strong> Bologna cavati dall'Archivio dell' Ill.mo sig. Camillo<br />

da Correggio (dall' anno 700 all' anno 1423) — Ms. cari., in-fol., del<br />

sec. XVIll^ pp. 17.<br />

Cronica, o sia Memoriale delle cose <strong>di</strong> Bologna dall' anno 1371 al<br />

1424 scritte da Pietro <strong>di</strong> Mattiolo Fabro bolognese rettore <strong>di</strong> S. Michele del<br />

mercato <strong>di</strong> mezzo — Ms. cari., in-fol. <strong>di</strong> pp. iji, <strong>di</strong> mano del conte Carrati.<br />

La stessa pubblicata da Corrado Ricci — Bologna, presso Gaetano<br />

Romagnoli, i88s, in-8, pp. XLI-406.<br />

Bologna secondo la cronica <strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong> Mattiolo. Appunti,7?r. Cesare<br />

Albicini, negli Atti e Mem. della Deputaz. stor. <strong>di</strong> Romagna — Bologna,<br />

1884, ser. Ili, voi. II, pag. 4^1-306 : Continuazione, op. cit., ser. Ili, voi. HI,<br />

pag- 355-3là.<br />

Cronica, o sia Memoriale delle cose <strong>di</strong> Bologna dall' anno 1359 al<br />

1399.... scritta da Pietro Fabro bolognese — Ms. cari., in-fol., <strong>di</strong> mano<br />

del Calcati, ce. io.<br />

Cronica <strong>di</strong> Bologna de' Signori Bolognetti dalla Mercanzia, dall'anno<br />

1219 ai 12 <strong>di</strong>e. 1443 — Ms. cart., in-fol. p., <strong>di</strong> pp. 182, <strong>di</strong> mano del conte<br />

Carrati, che la trascrisse da altra copia nel ijój<br />

Il Governo Visconteo in Bologna (1438-1443), fir. Cesare Albicini;<br />

negli Atti e Mem. della Deputaz. stor. <strong>di</strong> Romagna — Bologna, 1884,<br />

ser. Ili, voi. II, pag. 311-362.<br />

Ristretto della seconda parte della Cronica manoscritta circa li<br />

successi <strong>di</strong> Bologna dall'anno 1403 sino all'anno 1450 — Ms. cart, in-fol.,<br />

p., del sec. XV11, <strong>di</strong> ce. jo. Seguono: Brevissimi cenni storici della città<br />

dall'origine <strong>di</strong> essa all'anno 1530, <strong>di</strong> ce. 15.<br />

Memoriale historicum rerum bononiensium ab anno domini 782 ad<br />

annum 1472, auctore Mattheo de Griffonibus — Ms. cart., in-fol., foggiato<br />

a vacchetta, del sec. XV, <strong>di</strong> ce. igj n. n.<br />

Libro <strong>di</strong> Nicolo <strong>di</strong> Ta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Mamelini, in lo quale sono scritti alcuni<br />

suoi facti (dal 1436 al 1483) — Ms. cart., in-4, del sec. XV, ce. 18.<br />

Chronica gestorum et factorum memorabilium civitatis Bonpniae<br />

e<strong>di</strong>ta a F. Hieronimo de Bursellis bononiensi or<strong>di</strong>nis prae<strong>di</strong>catorum —<br />

Ms. cart., in-fol., <strong>di</strong> mano del co. Carrati, pp. 8j.<br />

Annales bononienses F. Hieronimo de Bursellis bononiensis or<strong>di</strong>nis<br />

prae<strong>di</strong>catorum ab anno MCDXVIII usque ad MCDLXXXXVII; nei Rer.<br />

Ital., Script, e<strong>di</strong>t. a Lud. Ant. Muratorio, tom. XXIII, col. 863-916.<br />

.


438<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

Fatti Storici accaduti nella città <strong>di</strong> Bologna, dall'anno 1393 all'anno<br />

1501. [Titolo <strong>di</strong> scrittura recente) — Voi. due cari, ms., in-fol., del sec.<br />

XVIII: il primo <strong>di</strong> ce. j^2, l'altro <strong>di</strong> ce. 2jo.<br />

Memorabilia occurrentia et utilia prò Ecclesia S. Mariae Magdalenae,<br />

stratae S. Donati, auctore Gaspare de Capite bobus (Codebò) rectore<br />

prae<strong>di</strong>ctae Ecclesiae, ab. a. 1471 ad anno 1504 — Ms. cari., in-fol. p.,<br />

<strong>di</strong> mano del co. Carrati, pp. 64.<br />

Diario <strong>di</strong> Gaspare <strong>di</strong> Filippo Na<strong>di</strong>.... (principia dall'anno 1418, e<br />

termina all'anno 1504) pubblicato a cura <strong>di</strong> Corrado Ricci e <strong>di</strong> Alberto<br />

Bacchi della Lega — Bologna, presso Romagnoli DaWAcqua, 1886, in-8,<br />

pp. XXII, 394-<br />

Della historia <strong>di</strong> Bologna.... del R. P. M. Cherubino Ghirardacci,<br />

bolognese. Parte prima — Bologna per Giovanni Rossi, ijcfó, in-fol.<br />

Parte seconda.... data in luce dal P. M. Aurelio Agostino Solimani —<br />

Bologna, per Gia<strong>com</strong>o Monti, lójj, infoi.<br />

Della parte terza esistono copie ms. in due volumi.<br />

Giovanni Gozza<strong>di</strong>ni. Di alcuni avvenimenti in Bologna e nell'Emilia<br />

dal 1506 al 151 1 e dei Car<strong>di</strong>nali Legati A. Ferrerio e F. Alidosi, negli<br />

Atti e Mem. della Deputaz. stor. per le prov. <strong>di</strong> Romagna — Bologna,<br />

1886, ser. III, tom. IV, pag. ój-ijó.<br />

voi. 9.<br />

Annali <strong>di</strong> Muzzi Salvatore della città <strong>di</strong> Bologna — Bologna, 1840,<br />

Id. Compen<strong>di</strong>o della storia <strong>di</strong> Bologna — Bologna, i86j, i voi.<br />

Antonii Bianchina, che si crede o dell' autore, o del padrone del<br />

libro; l'originale del quale.... fu da me Ubaldo Zanetti fatto copiare negli<br />

anni 174 1 e 1742 — Ms. cari., infoi., <strong>di</strong> ce. 443.<br />

Diario delle cose notabili successe in Bologna, <strong>com</strong>inciando dall'a.<br />

1401 insieme al 1513, scritto dal R. D. Antonio Dalle Anelle bolognese<br />

— Ms. cari., infoi., del sec. XVIII, pp. 14"].<br />

Diario delle cose <strong>di</strong> Bologna, ove sono varie istorie <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Girolamo Bolognini dal 1494 fino al 1513 — Ms. cari., in-fol., del<br />

sec. XVI, pp. 290, XXVII d' in<strong>di</strong>ce.<br />

Altra copia del suddetto Diario, avente il seguente titolo: Successi<br />

«giornalmente occorsi sì nella città <strong>di</strong> Bologna quanto per l'Italia e fuori<br />

ancora, dall'a. 1494 del mese <strong>di</strong> agosto sino ai 27 marzo 1513, descritti<br />

e raccolti fedelmente da Hieronimo <strong>di</strong> Bolognini — Ms. cari., in-fol.,<br />

<strong>di</strong> mano del Carrati, pp. 213.<br />

Cronaca <strong>di</strong> Bologna (<strong>di</strong> Friano Ubal<strong>di</strong>ni), dall'a. 1260 all'a. 1521 —<br />

Voi. due cari, ms., in-fol. <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi caratteri del sec. XVI, il primo ha<br />

pag. 88j, il secondo pp. 864.<br />

Historia <strong>di</strong> Bologna (<strong>di</strong> Fileno dalle Tuate) dall'anno CCCV sino<br />

all'anno MDXXI, con appen<strong>di</strong>ce dopo l'in<strong>di</strong>ce — Voi. due ms., in-fol., del<br />

Sec. XVII, il primo <strong>di</strong> pp. jj% l'altro <strong>di</strong> pag. 2// non <strong>com</strong>presi gli in<strong>di</strong>ci.<br />

Altra copia — Voi. due ms., infoi, il 1° <strong>di</strong> ce. 34^, il 2" <strong>di</strong> ce. 2pj;<br />

e molte altre cronache, <strong>com</strong>pen<strong>di</strong>, ecc.


• CAPITOLO I.<br />

Il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> Enrico VI, ii febbraio 1191, che concede ai bolognesi <strong>di</strong><br />

batter moneta — Il denaro bolognese — Prime locazioni della zecca<br />

alle società dei mercanti e dei cambiatori — Patti tra Bologna ed<br />

altre città pel corso delle monete — Varii sistemi della moneta<br />

bolognese prima dei Pepoli — Taddeo Pepoli e la moneta pepolese<br />

— Giovanni e Gia<strong>com</strong>o Pepoli — Bologna sotto il governo visconteo<br />

e della Chiesa — Prima battitura del bolognino d'oro nel 1379 —<br />

Il luogo della zecca.<br />

È noto che, parlando dell'origine della zecca <strong>di</strong><br />

Bologna, alcuni storici la fanno risalire molto più<br />

ad<strong>di</strong>etro della data certa e ormai riconosciuta <strong>com</strong>e<br />

la sola atten<strong>di</strong>bile, e ricordano monete bolognesi,<br />

etrusche, romane, longobarde e carolingie e alcuni<br />

arrivano a stabilirne senz'altro le impronte. La critica<br />

moderna ha demolito, sull'esempio del Muratori, ad<br />

una ad una quelle facili asserzioni ed ha <strong>di</strong>mostrato<br />

che l'origine della zecca <strong>di</strong> Bologna, una delle piiì<br />

antiche d'Italia e delle più gloriose, rimonta al ii9i(^).<br />

Enrico VI imperatore, acquetate le lotte intestine <strong>di</strong><br />

Germania, venne in- Italia per esservi incoronato dal<br />

pontefice. A Bologna, accolto magnificamente et hono-<br />

ratamente dal popolo e dai magistrati, donava al<br />

vescovo il titolo <strong>di</strong> principe e alla città il ben noto<br />

privilegio, con <strong>di</strong>ploma ii febbraio 1191, <strong>di</strong> batter<br />

moneta (2). L' imperatore vi aveva però apposta una<br />

(i) Muratori, Antichità italiane II. 260 e<strong>di</strong>z. milanese MDCCCXXXVI.<br />

Egli (e sul suo esempio gli storici bolognesi) confutò il preteso <strong>di</strong>ploma<br />

<strong>di</strong> Desiderio su cui si appoggiavano le asserzioni antiche sull'esistenza<br />

<strong>di</strong> moneta bolognese longobarda.<br />

(2) V. doc. I in appen<strong>di</strong>ce. Fu già pubblicato dal Muratori, dall'AR-<br />

GELATi e da altri. Lo riportiamo dal Savioli, Annali bolognesi II. 167,<br />

doc. CCXCVIII, dopo averlo collazionato sulla lezione della copia del<br />

sec. XIII, nel Registro Nuovo, e. 14. v. presso il R. Archivio <strong>di</strong> Stato<br />

<strong>di</strong> Bologna — Sezione Comunale.


440<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

clausola: che la nuova moneta bolognese non fosse<br />

uguale air imperiale ne per la quantità, ne per la<br />

forma, ne pel valore (« hoc excepto quod moneta<br />

ipsorum nostris Imperialibus nec quantitate nec forma<br />

nec valentia debet adequar! „).<br />

Che il privilegio imperiale tornasse gra<strong>di</strong>to ai<br />

bolognesi perchè rappresentante il rime<strong>di</strong>o a una<br />

necessità, lo prova il fatto che si pensò subito ad<br />

approfittarne, esempio raro allora e anche più tar<strong>di</strong>.<br />

La cronaca GhiselH ci assicura che s'in<strong>com</strong>inciò col<br />

deputare Ugone, Uguccione degli Oseletti, Bualello<br />

Bualelli e Marco (o Mario) Carbonesi a <strong>di</strong>sporre,<br />

<strong>com</strong>e consoli, perchè la prima coniazione avvenisse<br />

tosto e regolarmente. E la prima coniazione infatti<br />

ebbe luogo nello stesso anno <strong>com</strong>e ci assicurano i<br />

documenti e il memoriale reggiano che ricorda espli-<br />

citamente: " eo anno fuit facta moneta Bononie (s) ».<br />

Il " denarium bononiense „ <strong>com</strong>pare la prima<br />

volta nelle carte il 28 lugho 1191, in una cessione<br />

enfiteutica, fatta dal monastero <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong><br />

Reno e <strong>di</strong> S. Salvatore ad un Attone <strong>di</strong> Verardo ed<br />

a Manno <strong>di</strong> terreno, a rogito <strong>di</strong> Tetacapra <strong>di</strong> Federico<br />

notaio (4). L'importante documento (5) ci mostra<br />

anche che correvano allora in Bologna nelle contrattazioni<br />

i denari veronesi, oltre le lire imperiali. Siam<br />

certi, da altre fonti, che oltre quelle servivano le<br />

monete <strong>di</strong> Lucca, e, se cre<strong>di</strong>amo al cronista Tolomeo<br />

(3) Nel Rerum it. scriptores, Voi. Vili. MCXCI.<br />

(4) Arch. cit. Demaniale. Busta -^ n. 21. S. Salvatore. — Avver-<br />

2473<br />

tiamo fin d' ora che tutti i documenti che richiameremo s' intendono<br />

tratti dall'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna, quando non vi sia <strong>di</strong>versa<br />

in<strong>di</strong>cazione. Fino al 1512 appartengono alla Sezione Comunale: dopo<br />

quell'anno alla Pontificia.<br />

(5) Pubblicato dal prof. G. B. Salvioni, La moneta bolognese e la<br />

traduzione <strong>italiana</strong> del Savigny (Atti e Meni, della R. Deputaz. <strong>di</strong> Storia<br />

Patria per la Romagna, III Serie, Voi. XII) da cui scegliamo le notizie<br />

relative ai valori delle prime monete bolognesi.


LA ZECCA DI BOLOGNA 441<br />

<strong>di</strong> quella città, fin dal 1180 venivan stretti patti<br />

giurati fra il Comune <strong>di</strong> Lucca ed i Bolognesi : questi<br />

si sarebbero obbligati a spendere nei loro <strong>com</strong>merci<br />

la moneta lucchese, tanto nella città <strong>di</strong> Bologna che<br />

nel suo territorio (^^.<br />

La prima moneta coniata a Bologna fu dunque<br />

detta denaro bolognese: la prima denominazione fu<br />

scelta in omaggio al privilegio imperiale. È noto che<br />

appunto le monete imperiali chiamavansi denari. Solo<br />

in seguito, <strong>com</strong>e vedremo, quella moneta bolognese<br />

prese il nome <strong>di</strong> bolognino e l'esempio fu seguito<br />

dalle altre città, dopo che fu tolta l'uniformità dei<br />

denari, che era stata introdotta da Carlo Magno.<br />

Il denaro bolognese^ <strong>di</strong> cui rimangono numerosi<br />

esemplari, è una piccola moneta <strong>di</strong> lega, secondo<br />

l'uso <strong>di</strong> quei tempi (7), portante da un lato il nome<br />

dell'imperatore concedente il privilegio HENRICVS e<br />

nel campo le lettere I • P • R • T • {imperator) in croce:<br />

dall'altro lato il motto • BO NO • NI • e nel mezzo A.<br />

Questo tipo, con leggere varianti <strong>di</strong> punti e crocette,<br />

rimase sulle monete <strong>di</strong> Bologna fino al tempo dei<br />

Pepoli: non è facile <strong>di</strong>stinguere le più antiche dalle<br />

susseguenti, anche per mancanza <strong>di</strong> documenti che<br />

ci in<strong>di</strong>chino il loro peso legale e la lega stabilita.<br />

Però, per induzioni molto atten<strong>di</strong>bili essendoci noto<br />

il titolo e il peso della moneta bolognese del 1205<br />

par cosa molto verosimile che quel titolo e quel peso,<br />

(<strong>com</strong>e <strong>di</strong>mostrò il prof. Salvioni nel suo scritto veramente<br />

magistrale già citato) fossero gh stessi della<br />

moneta del 1191. È infatti inverosimile (e ciò è confermato<br />

da un documento) che si mutasse a così<br />

(6) Muratori, Annales Ptolomaei Lucensis nei Rerum it. script.,<br />

t. XI, col. 1272.<br />

(7) V. descrizione <strong>di</strong> queste <strong>com</strong>e delie monete che verremo ricordando,<br />

in Appen<strong>di</strong>ce.<br />

56


442<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

breve <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo un sistema monetario da<br />

poco introdotto <strong>di</strong> pianta.<br />

Lo Zanetti (^) argomenta <strong>com</strong>e verosimile che<br />

il denaro bolognese <strong>di</strong> quel tempo equivalesse a -<br />

dell'imperiale perchè non dovendo esso, secondo il<br />

<strong>di</strong>ploma, essere uguale al denaro imperiale, non po-<br />

teva nemmeno rappresentarne la metà per non asso-<br />

migliarsi ai mezzani^ né il quarto per non confondersi<br />

colle medaglie (vere monete <strong>di</strong> cui non si hanno<br />

notizie e i mezzani i denari nuovi <strong>di</strong> Milano) (9). Ne<br />

sarebbe venuto <strong>di</strong> conseguenza che equivalessero a<br />

un terzo degli imperiali.<br />

Del I200, 14 maggio, abbiamo un atto importante<br />

per la tecnologia <strong>numismatica</strong>, con cui i consoli dei<br />

mercanti e dei cambiatori ricevono dai loro antecessori<br />

in ufficio gli utensili della zecca (1°). Riportiamo<br />

più avanti il documento con note illustrative ed<br />

osserviamo intanto che vi si rileva che i primi ad<br />

assumere Tofficina monetaria bolognese furono, (<strong>com</strong>e<br />

più tar<strong>di</strong> presso la repubblica fiorentina) le arti dei<br />

mercanti e dei cambiatori, le più consighate infatti<br />

per <strong>di</strong>rigere un ramo così geloso della pubblica<br />

amministrazione. Il locale della zecca era in quel<br />

tempo in una casa privata dei figU <strong>di</strong> certo Scannabecco<br />

e la stima degli oggetti della zecca, fin d'allora<br />

molto ben provvista, fu fatta a denari imperiah, sopra<br />

un'estimazione anteriore.<br />

Sei anni dopo, con patto datato del 1° febbraio,<br />

fra Bologna e Ferrara, i deputati ferraresi giuravano<br />

a nome della loro città <strong>di</strong> far osservare per un decennio<br />

i capitoli allora fissati: cioè che la moneta<br />

(8) Biblioteca Comunale <strong>di</strong> Bologna. Ms. 8384, v. bibliografia.<br />

(9) Sulle monete <strong>di</strong> Milano v. l'opera dei sigg. Gnecchi Francesco<br />

ed Ercole, Le monete <strong>di</strong> Milano da Carlo Magno a Vittorio Etnanuele.<br />

Milano, Dumolard, 1884.<br />

(io) V. doc. II.


LA ZECCA DI BOLOGNA 443<br />

bolognese, sull* esempio <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Bologna, fosse<br />

tale che per ogni libbra <strong>di</strong> peso non vi fosse meno<br />

d'once 2 e -^ d'ars^ento e once 9 - <strong>di</strong> rame e se ne<br />

ricavassero sol<strong>di</strong> 46 ^ o denari piccoli 558, che il<br />

peso da adoperare <strong>com</strong>e criterio delle successive mo-<br />

netazioni fosse quello <strong>di</strong> Bologna e che finalmente<br />

non si potessero introdurre variazioni nelle monete<br />

delle due città senza l'unanime loro consenso M.<br />

Frattanto il mercato bolognese era invaso da<br />

moneta parmigiana, per la legge della moneta peggiore,<br />

avendo la città <strong>di</strong> Parma addottato a base<br />

del proprio sistema la stessa lega dei denari <strong>di</strong> Bo-<br />

logna, ma in numero maggiore per ogni libbra (^2)<br />

Perciò i bolognesi sentirono il bisogno <strong>di</strong> allargare<br />

la loro lega monetaria e con patti del 19 settembre<br />

1209, vi abbracciavano anche Parma (^3). A questa<br />

lega tra Bologna, Ferrara e Parma aderì in seguito<br />

probabilmente anche Reggio, <strong>com</strong>e sembra dal con-<br />

tenuto della rubrica XXVI del libro VII degli Statuti<br />

<strong>di</strong> Bologna (h).<br />

Verso il 1216, la città in<strong>com</strong>inciava a risentirsi<br />

della mancanza <strong>di</strong> moneta propria, causa l' esporta-<br />

(11) Si avverta la debolezza della lega che risponde al 229 J", ma,<br />

nota il prof. Salvioni (op. cit.), quanto più tornava necessario coniare<br />

monete <strong>di</strong> poco valore, altrettanto era impossibile attenersi al sistema<br />

antico del metallo puro, perchè tali monete sarebbero sfuggite all'occhio<br />

ed alla mano. Né si poteva pensare al conio <strong>di</strong> moneta <strong>di</strong> rame: perchè<br />

il concetto della moneta non poteva allora esser chiaro, <strong>com</strong>e fu poi;<br />

perchè non si sarebbe saputo <strong>com</strong>e mantenere il ragguaglio fra la<br />

moneta maggiore più antica e le nuove spicciole; perchè finalmente<br />

quanto più si torna ad<strong>di</strong>etro nel tempo, tanto più la mente, non so <strong>di</strong>re<br />

se più rozza o meno scaltrita, esige <strong>di</strong> avere nella moneta un pegno<br />

del valore che rappresenta.<br />

(12) P. Ireneo Affò, Della zecca e moneta parmigiana illustrata,<br />

libri III (nel Voi. V, dello Zanetti, Nuova raccolta delle monete e zecche<br />

d'Italia. Bologna, Lelio della Volpe, 1775-1789).<br />

(13) Registro nuovo, e, 132 " De licentia bononie data a Ferrarla<br />

quod cum parmensibus monetam faciant. „<br />

(14) E<strong>di</strong>z. Frati, II, p. 35 e Salvioni, Op. cit.


444<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

zione che ne veniva fatta, con qualche vantaggio. A<br />

provvedere a una nuova coniazione il Comune, col<br />

mezzo <strong>di</strong> Viscontino Visconti podestà, dava in appalto<br />

la zecca, con atto 5 aprile 1216, alle stesse arti dei<br />

mercanti e dei cambiatori, che la tenevano (^s). H<br />

termine della locazione fu fissato a due anni e si<br />

stabih <strong>di</strong> conservare gli stessi pesi, bontà e lega<br />

precedenti. Il corrispettivo fu fissato in 85 lire <strong>di</strong><br />

bolognini (it. L. 633.07) in due rate da pagarsi anche<br />

se non si battesse moneta. Come osserva il Salvioni<br />

qui apparisce per la prima volta che si ricavava<br />

qualche vantaggio dal coniar moneta, ma quale non<br />

sappiamo; certamente non piccolo a giu<strong>di</strong>care dal<br />

<strong>com</strong>penso rilevante dell'appalto anche tenuto conto<br />

che v'era <strong>com</strong>preso il fitto degli utensili dell'officina.<br />

Le cose erano bene incamminate e allo scadere<br />

del termine della locazione, il contratto fu rinnovato<br />

colle due arti che però questa volta ne addossarono<br />

il carico ad un Aldobran<strong>di</strong>no de' Burigagni da Lucca<br />

del quale il Savioli pubblicò l'importante giuramento<br />

pel buon governo della zecca. Il zecchiere prometteva<br />

<strong>di</strong> conservare tutte le suppellettih dell' officina e <strong>di</strong><br />

non introdurre robe sue o d'altri " in summa moneta<br />

Bononie, nisi illam mobiUam que mihi designata erit<br />

a consulibus mercatorum et campsorum. Et monetam<br />

bon. bonam et legalem faciam et facere faciam et<br />

alligabo et alligare faciam et tres untias minus uno<br />

quarterio arzenti mittam seu mitti faciam et viiij<br />

uncias et unum q.uarterium de ramo mittam vel seu<br />

mittere faciam et xlviiij sol. et vj den. de denaris<br />

modenatis (sic) per libr. bon. ponderatam faciam<br />

secundum consuetu<strong>di</strong>nem monete facte tempore do-<br />

mini Vice<strong>com</strong>itis ohm potestatis Bononie „<br />

(15) V. doc. IV.<br />

(^^). Il<br />

(16) Savioli, Op. cit., Voi. II, P. II, p. 399, doc. CCCLXII dal Registro<br />

grosso, lib. I, p. 347.


LA ZECCA DI BOLOGNA 445<br />

Burignani giurava inoltre <strong>di</strong> sottostare agli or<strong>di</strong>ni dei<br />

soprastanti alla zecca. Questi pubblici uffiziali, <strong>com</strong>e<br />

nelle altre città, sorvegliavano a nome del Comune,<br />

sul buon andamento della zecca, stendendo i contratti<br />

<strong>di</strong> locazione, nominando gli assistenti e gli assaggia-<br />

tori (de' quali però troviam notizie più tar<strong>di</strong>) e sce-<br />

gliendo il locale della zecca.<br />

Di essi il Salvioni pubblicò il giuramento (^7).<br />

Questo documento è una interessante pittura dell'am-<br />

ministrazione, del regime interno, delle operazioni<br />

tecniche, del personale <strong>di</strong> una zecca me<strong>di</strong>oevale. Vi<br />

troviamo l'acquisto del cambium o metallo da monetare,<br />

assistiamo alla alligazione dei metalli, ve<strong>di</strong>amo<br />

formarsene i catii e trarsene i denari, in tondelli,<br />

nigri cioè ossidati dall'azione del fuoco: se ne vede<br />

sperimentare la perfetta uguaglianza, prima <strong>di</strong> imbian-<br />

chirli colla liscivia o con aci<strong>di</strong> per essere affiorati e<br />

coniati. L'operazione finiva con un altro riscontro,<br />

collo scarto dei denari reprobi, colla registrazione<br />

dei denari <strong>com</strong>piuti e legittimi che uscivano <strong>di</strong> zecca.<br />

Quest'ultima cautela era rac<strong>com</strong>andata in modo speciale<br />

ai maestri <strong>di</strong> zecca in tutti i contratti, <strong>com</strong>e<br />

vedremo. La parte metallurgica spettava a varie<br />

classi <strong>di</strong> operai fra i quali erano fun<strong>di</strong>tores, sazatores,<br />

incisores: il conio ai monetarii.<br />

Dopo aver accennato alle convenzioni 15 novembre<br />

1230 tra il Comune <strong>di</strong> Bologna e Bonsignore<br />

battitore <strong>di</strong> monete. Martino Grasso, Bonaventura<br />

Gonzaga da Verona, Buono da Vimercate ed altri,<br />

senza dati nuovi ^^^) e ad un primo accenno a mo-<br />

nete falsificate nel 1233<br />

del 1236.<br />

(^9), veniamo alla battitura<br />

(17) Op. cit. Lo riportiamo (V. doc. Ili) perchè <strong>di</strong> molto interesse<br />

per la nostra illustrazione.<br />

(18) Registro grosso, 1. 1, e. 500, r.° in Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna,<br />

(19) Registro grosso, e. 517, v.


446<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

In quest'anno, <strong>com</strong>e narra la cronaca Bolognetti:<br />

" messer Ubaldo Sordo fu podestà <strong>di</strong> Bologna et in<br />

quale anno li Bolognixi <strong>com</strong>enzano a batere la moneda<br />

grossa d'argento „ non bastando piii ai <strong>com</strong>-<br />

merci la moneta minuta battuta fino allora. La notizia<br />

è confermata dal Ghirardacci e da tutti gli storici<br />

bolognesi, che però non riuscirono, (<strong>com</strong>e non vi<br />

riuscimmo noi) a trovar notizie precise sul titolo e<br />

sul peso <strong>di</strong> questa moneta grossa. Se però cre<strong>di</strong>amo<br />

al Zanetti e alle esperienze da lui fatte, i bolognini<br />

grossi <strong>di</strong> quel tempo avrebbero pesato circa 32 grani:<br />

sic<strong>com</strong>e 240 erano i denari in una libbra, abbiamo<br />

7680 grani ossia troviamo rinnovata in Bologna<br />

quella perfetta rispondenza fra la unità ponderale ed<br />

il peso monetario che Carlomagno aveva, ai suoi<br />

tempi, sapientemente instaurata e che s'era smarrita<br />

nelle età successive. Quanto al titolo, Zanetti riferisce<br />

da un co<strong>di</strong>ce Magliabecchiano la notizia che nel pe-<br />

riodo 1250- 1254 " la libbra <strong>di</strong> bolognini tiene oncie<br />

d'argento X M. „<br />

Dal che il prof. Salvioni citato deduce che, se<br />

tutte queste induzioni sono esatte, si può ancora<br />

affermare che il terzo sistema monetario, che secondo<br />

le fonti del Savigny, data dal 1269, dovrebbe ripor-<br />

tarsi al 1236. Infatti se i bolognini grossi d'argento<br />

si coniavano con <strong>di</strong>eci oncie <strong>di</strong> fino e ne andavano<br />

240 per Hbbra, avremo oncie io = 6400 grani, da<br />

cui ~ = 26 ^ grani d'argento puro per ogni bolognino<br />

grosso, che rappresenta appunto il peso, <strong>com</strong>e<br />

vedremo, prefisso ad esso bolognino nel 1269.<br />

Anche su questo terzo sistema, ci convien seguire<br />

la dotta guida del Salvioni che ha trattato abbon-<br />

(20) Salvioni, Op. cit.


LA ZECCA DI BOLOGNA 447<br />

dantemente la parte <strong>di</strong> queste prime monetazioni,<br />

per quanto sotto un aspetto <strong>di</strong>verso dal nostro.<br />

Avverte egli che a proposito <strong>di</strong> questo terzo<br />

sistema, definito espressamente nel 1269, vi si nota<br />

una novità, che il titolo delle nostre monete viene<br />

ragguagliato alla lega dei grossi veneziani, e prima<br />

<strong>di</strong> descriverlo egli rammenta un episo<strong>di</strong>o che spiega<br />

questa innovazione, riferito e documentato dal Savioli,<br />

narrato anche dallo Zanetti, e che noi riassumeremo.<br />

Bisogna risalire al 1262, in cui venne per la<br />

prima volta podestà a Bologna Andrea Zeno vene-<br />

ziano. Già da qualche anno negli Statuti bolognesi<br />

esisteva una rubrica " De moneta facienda « ma nel<br />

1262 la rubrica fu mutata :<br />

« Quod potestas teneatur<br />

dare operam quod moneta grossa batetur » e vi si<br />

aggiunse questo periodo, sfuggito al Savioli e allo<br />

Zanetti: « Ad<strong>di</strong>mus huic statuto quod medalie menute<br />

ques sint medalie valimenti me<strong>di</strong>etatis unius denarii<br />

parvi battantur, et etiam bononini grossi aurei, qui<br />

sint quilibet bononinus aureus valimenti XX soldorum<br />

bononinorum et hec omnia sint precisa et precise<br />

debeant observari per Potestatem et angianos et<br />

consules, et si aliquis angianus sive consul poneret<br />

ad conscilium populi quod hoc fieri non deberet, vel<br />

concionaretur in conscilio <strong>com</strong>unis Bononie quod<br />

pre<strong>di</strong>cta non fierent vel quod <strong>di</strong>fiferetur, condempnetur<br />

per potestatem quilibet angianus sive consul in XXV<br />

libris bononinorum et bave condempnationem Potestas<br />

precise facere teneatur jnfra XV <strong>di</strong>es postquam<br />

contra hoc factum fuerit vel <strong>di</strong>ctum. „ Ma per allora<br />

non se ne fece nulla, cosicché, tornato due anni dopo<br />

Andrea Zeno podestà a Bologna, riprese Tidea <strong>di</strong><br />

quella coniazione. Chiamò da Venezia un Guido Megano<br />

(non " Megatio „ <strong>com</strong>e lesse il Savioli) coi<br />

fratelli Damiano e Pietro e creatolo zecchiere, con<br />

contratto 24 aprile 1264, gli impose una <strong>com</strong>plicata


448<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

monetazione <strong>di</strong> medagliole, denari piccoli e grossi,<br />

e bolognini d'oro. Ma il progetto abortì e questo<br />

episo<strong>di</strong>o non ha per noi altra importanza che storica.<br />

Il locatario della battitura progettata nel 1269<br />

fu cercato a Firenze nella persona <strong>di</strong> Betto Torna-<br />

quinci che, con contratto del febbraio 1269, che il<br />

lettore troverà in appen<strong>di</strong>ce (^i), si obbligava a batter<br />

monete d' argento in modo che da ogni oncia si<br />

dovessero ricavare d. 52 - <strong>di</strong> piccoli (colla tolleranza<br />

da piccoli, 49 - a 55 -J-): i grossi rispondevano al soldo<br />

dei piccoli dunque a grani 26 | , per modo che il<br />

soldo <strong>di</strong> grossi conteneva grani 320 o mezz'oncia,<br />

la libbra grossa grani 6400 o <strong>di</strong>eci once <strong>di</strong> fino.<br />

Anche questa volta la battitura non ebbe luogo<br />

a giu<strong>di</strong>care dal fatto che l'anno successivo la zecca<br />

fu affidata per un quinquennio a un Nicolò <strong>di</strong> Guglielmo<br />

bolognese. Nel 1284 nuova locazione ad<br />

Opizzino dei Laman<strong>di</strong>ni e a Matteo Culforato, ma<br />

non ne rimangono particolari: le notizie sono date<br />

così dai Memoriali dei notai Geremia Angelelli (1270)<br />

e Giovanni Barbarossa (1284) (22).<br />

Ed ora passiamo al quarto sistema della moneta<br />

bolognese, del 1289, ricordata anche dal Ghirar-<br />

dacci (23). Riassumiamo dalle lunghe provvigioni la<br />

parte che ci interessa. Sembra che i bolognesi sten-<br />

tassero a trovare un zecchiere, causa lo scarso profitto<br />

offerto, mentre cresceva il bisogno <strong>di</strong> moneta<br />

minuta il cui pregio era causa della sua esportazione<br />

al <strong>di</strong> fuori. È noto infatti che fin d'allora i bolognini<br />

avevano tal fama nei mercati che erano scelti e<br />

sparsi dovunque. Si bandì un invito che cadde a<br />

(21) V. doc. V.<br />

(22) Arch. cit. Cpm.<br />

(23) Historia dì Bologna. Bologna, Rossi, MDCV, i, 290.


LA ZECCA DI BOLOGNA 449<br />

vuoto;, cosichè il Comune nel novembre del 1289<br />

dovette affidare la zecca ai banchieri e ai mercanti.<br />

Quello che è notevole è che una <strong>com</strong>missione appo-<br />

sitamente scelta, suggerì una leggera riforma del<br />

sistema monetario, che fu accolta dal Consiglio quasi<br />

all' unanimità. I denari grossi si sarebbero coniati,<br />

<strong>com</strong>e pel passato, in ragione <strong>di</strong> 13 e 4 d. per libbra,<br />

ma dei piccoli ne sarebbero ricavati 53 per oncia,<br />

ossia 53 X 12 = 636 in luogo <strong>di</strong> 627 per libbra (24).<br />

A coniare bolognini grossi e piccoh fu chiamato<br />

nel 1291 un tal Gia<strong>com</strong>ino <strong>di</strong> Carlino maestro in<br />

quell'arte (Provvigioni F, e. 152, 153): egli, <strong>com</strong>e<br />

risulta da una memoria vista dallo Zanetti, fu della<br />

famiglia Truffi ed in origine era stato ban<strong>di</strong>to perchè<br />

seguace dei Lambertazzi.<br />

Nel 1295, 21 novembre nuova locazione della<br />

officina alla società dei cambiatori per sei anni per<br />

coniare bolognini grossi e piccoli (25) e l'anno dopo<br />

(24) Provvigioni, lett. H, e. 262, r. 272, r. e v.<br />

(25) 1295, 21 novembre, e. 64, v. Nella locazione della zecca al sindaco<br />

della società dei cambiatori è prescritto <strong>di</strong> coniare " ad sufìcentiam<br />

ita quod habundancia sit in civitate Bononie et <strong>di</strong>strictu de bononinis<br />

parvis et medaglolis scilicet quod due medagle valeant unum bononinum<br />

parvum bine ad sex annos proximos venturos monetam novam silicei<br />

de bononinis grossis et bononinis parvis erri boni argenti ponderis et<br />

lighe prout atenus in civitate Bononie fieri consuevit videlicet quod<br />

bononini grossi qui fieri debebunt sint et esse debeant ad decem ungias<br />

et terciam argenti veneti grossi vel erri boni et duas ungias minus<br />

terciam rammi et duodecim unzias bononinorum grossorum tali modo<br />

quod forciores minus sint ponderis tredecim soldorum et duorum bononenorum<br />

in marcha at flebiores non possint intrare plus quam tredecim<br />

soldos et sex denarios bononinorum in marcha ita quod <strong>com</strong>unales<br />

asendant tredecim soldos et quatuor denarios in marcha bon. scampita<br />

albos et rotundos. Ita quod bononini parvi qui fieri debebunt debeant<br />

fieri et esse ponderis duodecim unciarum bononinorum parvorum et<br />

due uncie et <strong>di</strong>mi<strong>di</strong>j quarterij argenti veneti grossi vel erri boni et<br />

novem ungiarum et trium quarteriorum et <strong>di</strong>mi<strong>di</strong>j rami et quod debeant<br />

asendere in uncia quinquaginta trium bononini parvi quod tali modo<br />

quod forciores non possint esse minus quinquaginta sex in unzia, ecc. „<br />

Memoriale <strong>di</strong> Bonifacio qd. Bonazunta da Savignano II semestre,<br />

1295, e. 64.<br />

57


450<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

cessione della zecca dai cambiatori ad un Andrea <strong>di</strong><br />

Bonino (Mem. <strong>di</strong> Gioannino <strong>di</strong> fra Deulay de Sala,<br />

I sem. 1296, 16 marzo). Dopo questo sembra non<br />

avvenissero mutamenti nella nostra moneta prima del<br />

governo dei Pepoli e il Ghirardacci e le scarse riformagioni<br />

<strong>di</strong> quel perìodo ci ricordano solamente<br />

che neir anno 1300, visti gli Statuti della città, si<br />

coniò altra moneta dal solito tipo e qualità (^6) ; che<br />

nel 1301 si bandì da Bologna la moneta imperiale<br />

perchè deficente <strong>di</strong> valore (^7); che nel 1305 fu ritirata<br />

dalla circolazione la moneta rasa e con essa se ne<br />

fabbricò altra (^S). finalmente che nel 1313 si battè<br />

ancora moneta (^9).<br />

La nomina <strong>di</strong> Taddeo Pepoli a signore della<br />

città, il 28 agosto 1337, fu salutata dal popolo <strong>com</strong>e<br />

il principio <strong>di</strong> un'era <strong>di</strong> pace per la città. Egh ricusò<br />

il titolo <strong>di</strong> " signore „, nome che suonava male in<br />

un <strong>com</strong>une che aveva tanto lottato per la libertà,<br />

preferì quello <strong>di</strong> capitano generale e datosi alle riforme<br />

che i nuovi tempi reclamavano, seppe presto<br />

conquistare buon nome presso il popolo (3°).<br />

Tra queste riforme ci interessa la nuova battitura<br />

<strong>di</strong> monete, <strong>di</strong> cui è fatto cenno in una provvigione<br />

del 20 febbraio 1338. La nuova moneta pepolese fu<br />

battuta a somiglianza degli agontani (corruzione <strong>di</strong><br />

" anconitani „) che equivalevano a due grossi l'uno<br />

o 23 denari ad Ancona e 24 a Bologna (31). Ne ri-<br />

(26) Provvigioni, lett. D, e. 14.<br />

(27) Ghirardacci, Op. cit. I, pag. 428 (dalle Riform. cit.).<br />

(28) id. Op, cit. I, pag. 563. V. i doc. e illustrazione nel<br />

recente scritto <strong>di</strong> G. B. Salvioni, Sul valore della lira bolognese, in<br />

Terza serie, Voi. XIV, fase. IV-VI degli Atti e M. d. R. Deput. <strong>di</strong> Storia<br />

patria per la Romagna.<br />

(29) Ghirardacci, Op. cit., I, pag. 563.<br />

(30) id. Op. cit.<br />

(31) Provvigioni <strong>di</strong> Taddeo Pepoli, 1338.


LA ZECCA DI BOLOGNA 45 1<br />

mangono prodotti: portano da un lato la leggenda<br />

TÀDEVS DE PEPVLIS all' ingiro e una croce greca nel<br />

mezzo (allusiva probabilmente all'impresa guelfa del<br />

Comune) e dall'altro lato la figura intera <strong>di</strong> S. Pietro<br />

nimbato colle parole all' ingiro S. P. (Petrus) DE<br />

BONONIA, allora venerato protettore della città. Di tal<br />

coniazione ci parla anche la cronaca Villola <strong>di</strong> quel<br />

secolo (32) e una grida dello stesso anno della batti-<br />

tura, che prescrisse che la nuova moneta non potesse<br />

spendersi che in città, <strong>com</strong>minando pene agli asportatori<br />

<strong>com</strong>e ai contraffatori (33); ma non sappiamo<br />

con precisione quale ne fosse il titolo ed il peso. Lo<br />

Zanetti assicura che le pepolesi da lui possedute<br />

pesavano 57 grani e quin<strong>di</strong>, da nuove, 58.<br />

Un documento visconteo del 1350 che prescrive<br />

che gli zecchieri milanesi dovessero battere bolognini<br />

grossi alla lega dei pepoleschi, coniati al tempo <strong>di</strong><br />

Taddeo, ammette <strong>com</strong>e grado <strong>di</strong> bontà oncie 9 e<br />

denari 22, ma lo Zanetti nei suoi saggi trovò invece<br />

IO, 14. Sopra alcune <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> notizie relative al<br />

valore e alle leggende <strong>di</strong> questa moneta coniata da<br />

Taddeo non cre<strong>di</strong>amo necessario intrattenerci, essendo<br />

già stato notata da altri la loro poca atten<strong>di</strong>bilità,<br />

<strong>com</strong>provata dalla mancanza <strong>di</strong> altre monete pepolesi<br />

<strong>di</strong> quel periodo nelle collezioni italiane (34).<br />

Anche i figli <strong>di</strong> Taddeo Pepoh, Giovanni e Gia<strong>com</strong>o,<br />

subentrati al padre nel governo della città,<br />

coniarono nel 1349 nuovi bolognini col loro nome,<br />

che descriveremo a suo luogo, ed il Gherardacci ricorda<br />

inoltre che furono messi in circolazione sulla<br />

(32) Biblioteca Universitaria <strong>di</strong> Bologna.<br />

(33) Provvigioni cit.<br />

(34) Taddeo Pepoli eletto signore <strong>di</strong> Bologna. Moneta battuta sotto<br />

il suo governo. Domenico SuGA.NAper nozze Isolani. — Tattini. Bologna,<br />

R. Tip. 1864.


452<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

fine <strong>di</strong> queiranno e che con quelli furono <strong>di</strong>stribuite<br />

le mancie del Natale.<br />

L'anno susseguente i due figli <strong>di</strong> Taddeo, degeneri<br />

dal padre che aveva avuto a cuore la grandezza<br />

della città, vendevano Bologna all' arcivescovo <strong>di</strong><br />

Milano Giovanni Visconti, dando uno <strong>di</strong> quegli<br />

esempi <strong>di</strong> cui non è penuria nella storia del me<strong>di</strong>oevo.<br />

Sotto il nuovo dominio si coniarono bolognini grossi<br />

e piccoli.<br />

Da Milano l'arcivescovo mandava a Bologna i<br />

frateUi Maffiolo e Lorenzino de' Frotti per coniarvi<br />

monete, or<strong>di</strong>nando loro <strong>di</strong> provvedere l'argento e, nel<br />

caso, esonerandoli dal dazio. Radunatisi il 21 novem-<br />

bre gli Anziani, i Consoli e otto sapienti per quar-<br />

tiere chiamati dal Vicario, concordemente stabilirono<br />

che le nuove monete dovessero portar scritto, secondo<br />

l'or<strong>di</strong>ne dell'Arcivescovo nel <strong>di</strong>ritto la parola<br />

lOHES VICEC-OMES colle ultime quattro lettere nel-<br />

l'area <strong>di</strong>sposte in croce e nel rovescio il nome della<br />

città BO •<br />

NO<br />

• NI • e l'A finale nel campo , per seguire<br />

l'uso fino allora invalso nella zecca bolognese. La<br />

lega sarebbe stata la medesima dei pepolesi " zoè che<br />

la livra de l'ariento peso contegna unze <strong>di</strong>exe meno<br />

de dui d'argento fine almeno de liga de peso sieno<br />

vintidui bolognini grosi per onze e non plue, si che<br />

ne vadano ne la livra peso de romano bolognini<br />

doxento sexanta quattro e non plue, cum questa<br />

zunta che se gl'avignise che al deliberare la moneda<br />

se trovasero <strong>di</strong>nari uno e mezo de hga, meglo o peso<br />

ch'el pato sovrascripto, la Hvra a peso che la sia<br />

intera bona e fina „ (35).<br />

(35) V. Lodovico Frati, Documenti per la storia del governo visconteo<br />

in Bologna nel sec. XIV. (Arch. Storico Lombardo, Anno XVI,<br />

fase. Ili, 30 settembre 1889).


LA ZECCA DI BOLOGNA 45<br />

A far cessare del tutto l'ultimo ricordo della<br />

signoria dei Pepoli, un bando del 12 febbraio 1353,<br />

mentre era governatore pei Visconti, l'Oleggio, sta-<br />

bilì che entro otto giorni si spendessero o si portassero<br />

al banco <strong>di</strong> Ligo cambiatore (che ne avrebbe<br />

dato un fiorino d'oro <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> 35, sebbene il ducato<br />

si spendesse per soli sol<strong>di</strong> 30)<br />

i bolognini grossi<br />

coniati da Taddeo che correvano per la città.<br />

Conseguenza <strong>di</strong> tal bando fu che nel susseguente<br />

anno 1351 si coniarono nuovi bolognini grossi, dello<br />

stesso tipo <strong>di</strong> quelli dell'anno precedente <strong>com</strong>e ci<br />

assicura una provvisione del 23 settembre: furono<br />

coniati dallo stesso zecchiere Maffiolo de' Frotti, della<br />

stessa lega dei precedenti, ma <strong>di</strong> soli ducento ses-<br />

santatre alla libbra " cum <strong>di</strong>mi<strong>di</strong>o. „ V'è ricordato<br />

che la officina era allora in capella <strong>di</strong> Santa Maria<br />

<strong>di</strong> Porta Ravennate (36).<br />

Il cronista Bartolomeo della Pugliola aveva at-<br />

tribuito all'Oleggio anche la coniazione <strong>di</strong> bolognini<br />

piccoli <strong>di</strong> cui v'era penuria in città perchè anche<br />

durante la signoria dei Pepoli non se n'eran battuti<br />

e aggiungeva che s'erano sparsi sul mercato nell'ot-<br />

tobre del 1351. Non si conosce alcun esemplare <strong>di</strong><br />

questo piccolo che dev'essere rarissimo. Il Zanetti<br />

ne possedette uno, ora perduto e ne dà la descri-<br />

zione. Aveva le stesse leggende del bolognino grosso<br />

visconteo sopra descritto con alcune stellette in luogo<br />

dei punti fra le lettere: non pesava che grammi io<br />

e forse doveva pesarne 11 appena uscito <strong>di</strong> zecca:<br />

sembrava contenere poco più <strong>di</strong> un'oncia e mezzo<br />

<strong>di</strong> fino per libbra e per conseguenza il suo valore,<br />

secondo il Zanetti, era <strong>di</strong> un denaro o sia bolognino<br />

piccolo, do<strong>di</strong>ci dei quali formavano il grosso.<br />

Non abbiamo notizie importanti della zecca bo-<br />

(36) Frati, ibid.


454<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

lognese sotto i successivi governi <strong>di</strong> Innocenzo VI<br />

(1352-1362), <strong>di</strong> Urbano V (1362-1372) del quale ci<br />

rimane un bolognino d' argento col suo nome e ritratto<br />

e <strong>di</strong> Gregorio XI (1372-1378) anche per mancanza<br />

<strong>di</strong> carte <strong>di</strong> quel tempo negli archivi pubblici.<br />

Importantissima invece è la innovazione creata<br />

nel 1379, ed attuata dopo il 1° gennaio dell'anno sus-<br />

seguente, sotto la signoria della Chiesa, cioè l'introduzione<br />

per la prima volta del fiorino d'oro. La nuova<br />

moneta fu chiamata bolognino d' oro, cosicché da al-<br />

lora il bolognino fu <strong>com</strong>pletamente introdotto nelle<br />

tre materie ormai adottate negli scambi : oro, argento<br />

e rame. Ne assunsero la coniazione Bernardo<br />

<strong>di</strong> Domenico Nardo e Zenobio <strong>di</strong> Paolo de Jaceto,<br />

fiorentini, e il nuovo bolognino fu battuto ad imita-<br />

zione del ducato veneziano (mantenutosi più fedele<br />

al tipo originario del fiorino <strong>di</strong> Firenze) e quin<strong>di</strong><br />

d'oro purissimo in ragione <strong>di</strong> 102 fiorini per Hbbra<br />

d'oro, ossia del peso <strong>di</strong> grani 75 gf per cadauno (^)<br />

che sono grammi metrici 3,5471. Il fiorino venne<br />

valutato a 34<br />

grossi d'argento, cioè a 2 s. io d. <strong>di</strong><br />

grossi, corrispondenti, secondo 1' ultimo ragguaglio<br />

del 1289, a 906 grani <strong>di</strong> puro argento : e si ricaverebbe<br />

per il : 1379: 75 90 = I : 12. 8, <strong>com</strong>e ragguaglio<br />

fra i due metalli (37). Bologna che, <strong>com</strong>e vedemmo,<br />

non aveva accolto molto tempo prima le proposte<br />

del podestà Andrea Zeno, ebbe così soltanto allora<br />

il fiorino quando questo era già stato accolto in molte<br />

parti d'Europa.<br />

Porta nel <strong>di</strong>ritto il motto BONOMIA DOCET (che fu<br />

introdotto per la prima volta a ricordare al mondo<br />

civile la gloria dello Stu<strong>di</strong>o) e il leone rampante collo<br />

(37) Salvioni, Op. cit.


LA ZECCA DI BOLOGNA 455<br />

stendardo dalla croce <strong>com</strong>unale (38) e nel rovescio il<br />

S. Pietro in pie<strong>di</strong> colle parole all'ingiro S. PETRVS<br />

APOSTOLVS. Ai bolognini d'argento fu lasciato il motto<br />

MATER STVDIORVM, <strong>com</strong>e si vedrà nelle descrizioni<br />

delle monete che riporteremo a suo luogo.<br />

In questo tempo però andavano <strong>di</strong>minuendo <strong>di</strong><br />

qualità i piccioli, dei quali se ne ricavavano 768 per<br />

libbra e l'argento essendo ridotto a grani 1226 j,<br />

ogni denaro non conteneva più <strong>di</strong> grani i ^ <strong>di</strong> fino :<br />

<strong>di</strong> qui il deprezzamento dei danni piccoli e la ne-<br />

cessità <strong>di</strong> una moneta spicciola più grossa nei quat-<br />

trini coniati, <strong>com</strong>e vedremo, nel 1404 e che equiva-<br />

levano a due soli dei nostri denari (39).<br />

Del 1385 ci rimane l'in<strong>di</strong>cazione precisa del luogo<br />

in cui era la zecca in un atto dell' 8 novembre, da<br />

cui risulta che presenti all'estrazione delle monete<br />

erano i rappresentanti del Comune, i cambiatori e<br />

una rappresentanza della società degli orefici <strong>com</strong>e<br />

interessata a conoscere il saggio delle monete co-<br />

niate: vi è detto che teneva l'officina Tommaso <strong>di</strong><br />

ser Gerardo de la Lana, cessionario <strong>di</strong> Rodolfo dei<br />

Sabatini e che l'officina era posta in capella sanda<br />

Teck de Portauova ossia circa nella località dell'attuale<br />

palazzo degli Anziani. Nel XIII secolo invece era<br />

stata presso (forse dentro) il palazzo del Podestà.<br />

Trovammo che, nel 1433 non era più nel luogo<br />

sopradetto. Vedremo che più tar<strong>di</strong> fu situata al pian<br />

terreno <strong>di</strong> una delle case Bentivoglio e che solamente<br />

verso la fine del XVI secolo fu costrutto espressamente<br />

il palazzo della zecca che rimane tuttora.<br />

Nel 1398 22 aprile, nuova provvigione per coniar<br />

(38) Si noti che la croce rossa in campo bianco è lo stemma del<br />

Comune e il motto libertas quello del Popolo. Nel sec. XIV in<strong>com</strong>inciarono<br />

ad essere uniti insieme.<br />

(39) Salvioni, Op. cit.


456<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

moneta d'ogni metallo in Bologna, ma senza nuovi<br />

particolari (4°).<br />

Così si chiude la serie delle notizie <strong>di</strong> questo<br />

periodo, <strong>di</strong> non poco interesse per il monetografo,<br />

che se non trova in quei primi prodotti la bellezza<br />

<strong>di</strong> quelH che seguirono, in <strong>com</strong>penso può stu<strong>di</strong>arne<br />

meglio la varietà ed assistere ai progressivi risultati<br />

a cui fin d'allora seppe arrivare quel ramo importante<br />

della pubblica amministrazione.<br />

(40) Provv. in capreto G 1394-1400, e. 18, 2* numerata.


CAPITOLO IL<br />

La zecca nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giovanni I Bentivoglio, dei Visconti, dei papi,<br />

<strong>di</strong> Sante Bentivoglio — Giovanni II Bentivoglio — Locazioni della<br />

zecca — L'incisore dei conii Antonio Magnani — La battitura<br />

del 1476 — Il corso delle monete a Bologna nel sec. XV — Il privilegio<br />

dell'imperatore Massimiliano a Gio. II <strong>di</strong> coniar moneta —<br />

Le zecche bentivolesche <strong>di</strong> Covo e Antignate — Falsificatori e<br />

tosatori <strong>di</strong> monete nel sec. XV.<br />

Il secolo XV è il più interessante per la nostra<br />

illustrazione, sia per L abbondanza delle notizie documentate,<br />

che per il fatto <strong>di</strong> essere il secolo aureo<br />

per la <strong>numismatica</strong>, <strong>com</strong>e per gli altri rami dell'arte<br />

<strong>italiana</strong>.<br />

Nel 1401, ai 27 <strong>di</strong> febbraio, Giovanni I Bentivoglio,<br />

appoggiato dai suoi, dopo un <strong>com</strong>battimento<br />

in piazza, aveva occupato il palazzo della Signoria<br />

<strong>di</strong> Bologna e si era fatto nominare magnifico e potente<br />

signore. Il periodo che seguì fu tra i più tristi della<br />

storia citta<strong>di</strong>na: Bologna, <strong>di</strong>visa in Scacchesi e Mal-<br />

traversi, non tollerò il nuovo giogo da cui la liberò,<br />

dopo un solo anno <strong>di</strong> signoria, l'esercito <strong>di</strong> Gianga-<br />

leazzo Visconti: questi ricuperò così la città tolta<br />

già alla sua casa dal car<strong>di</strong>nale Albornoz. Giovanni<br />

perdette, col potere, la vita, nella battaglia <strong>di</strong> Ca-<br />

salecchio.<br />

Del breve periodo del primo Bentivogho, si<br />

conosce un rarissimo bolognino d'oro e un denaro,<br />

mentre l'officina era affittata a un Antonio da Montone.<br />

Da un registro per le estrazioni delle monete,<br />

del 1401 e seguenti, rileviamo che <strong>di</strong> quei bolognini<br />

d'oro ne andavano 102 per ogni libbra <strong>di</strong> peso, secondo<br />

la lega bolognese, e <strong>di</strong> queUi d'argento ne<br />

andavano da prima lire 14 e sol<strong>di</strong> 9 per ogni libbra<br />

58


458<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

<strong>di</strong> peso e tenevano once 9, denari 22 <strong>di</strong> argento fino<br />

per libbra, mentre nel 1402 ne andavano lire 14 e<br />

sol<strong>di</strong> IO e tenevano (a detta degli assaggiatori) once<br />

IO <strong>di</strong> argento fino (0. Questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> peso nella<br />

stessa moneta a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un anno solo ci prova<br />

una volta <strong>di</strong> piiì quanto fosse imperfetta la tecnica<br />

della fabbricazione delle monete nel me<strong>di</strong>oevo, con<br />

gran fortuna de' tosatori e falsificatori. All'estrazione<br />

delle monete eran presenti i <strong>di</strong>fensori dell'avere e<br />

dei <strong>di</strong>ritti della Camera o uno da essi delegato, il<br />

<strong>di</strong>fensore della società del cambio della città, tre<br />

cambiatori, il rettore della società degli orefici con<br />

uno o pili membri della società, e uno de' soprastanti<br />

alla zecca. L'officina, in quel tempo, era ancora in una<br />

casa della parrocchia <strong>di</strong> Santa Tecla <strong>di</strong> Portanuova.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Giangaleazzo Visconti la duchessa<br />

Caterina, vedendo sfasciarsi il suo stato, venne ad<br />

accor<strong>di</strong> e cedette la città alla chiesa (1403). A Innocenzo<br />

successo papa Gregorio XII, <strong>di</strong> casa Correr<br />

<strong>di</strong> Venezia (1406-1409), si coniarono nuove monete<br />

<strong>di</strong> rame. Ai io <strong>di</strong>cembre 1406 il Legato or<strong>di</strong>nava<br />

che, causa la riduzione successiva dei piccoli che<br />

reclamava una moneta spicciola più grossa, si co-<br />

niassero nuove monete da due denari, dette qviattrini<br />

(perchè a imitazione <strong>di</strong> queUi <strong>di</strong> Milano che ne valevano<br />

quattro), portanti l' imagine <strong>di</strong> S. Petronio<br />

da l'un lato e le chiavi decussate dall'altro.<br />

La scarsezza <strong>di</strong> documenti per questi primi<br />

decenni del secolo ci vieta <strong>di</strong> entrare in particolari<br />

sulle battiture precedenti al periodo <strong>di</strong> Eugenio IV."<br />

È noto che la storia citta<strong>di</strong>na bolognese <strong>di</strong> quel<br />

(i) Tutte le citazioni <strong>di</strong> documenti sottintendono per 1* avvenire<br />

l'in<strong>di</strong>cazione: Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna. Negli altri Archivi della re-<br />

gione, nei quali non mancammo <strong>di</strong> far ricerche, non trovammo quasi nulla.


LA ZECCA DI BOLOGNA 459<br />

tempo è piena <strong>di</strong> lotte intestine e vicende tristi.<br />

Sollevazione della plebe a mo' dei Ciompi (ii maggio<br />

141 1), deposizione dei magistrati e <strong>di</strong>struzione della<br />

fortezza <strong>di</strong> Galliera, rivincita e ritorno dei nobili,<br />

ricaduta la città sotto i pontefici (14 agosto 141 2).<br />

Nuove rivolte poco dopo ed elezione della città a<br />

repubblica, con a capo Antongaleazzo <strong>di</strong> Giovanni<br />

Bentivoglio (1420): rinacquero le vecchie fazioni sotto<br />

i nomi <strong>di</strong> bentivolesca e cannesca. Finalmente la<br />

città ricadde sotto la chiesa, governata allora da<br />

Martino V (Colonna 1417-1431). Del 2 ottobre 1412<br />

ci rimangono i capitoli relativi agli ufficiali deputati<br />

al cumulo delle monete dal Comune, approvati dal<br />

luogotenente del Legato (2). Al breve periodo <strong>di</strong> li-<br />

bertà appartengono probabimente alcuni bolognini<br />

d'argento, senza alcun segno <strong>di</strong> signoria, che descriveremo<br />

a suo luogo. Ai primi anni del governo <strong>di</strong><br />

Martino V vanno ascritte invece le monete d'argento<br />

col motto BONONIA MATER STVDIORVM e le chiavi de-<br />

cussate poste fra una colonna coronata e un leoncino,<br />

pubblicate dal BelHni.<br />

Eugenio IV (Condulmiero, 1431-1447) nel pe-<br />

riodo in cui tenne Bologna battè monete d'oro, d'ar-<br />

gento e <strong>di</strong> mistura: le prime fatte a mò <strong>di</strong> zecchini<br />

<strong>di</strong> Roma, le seconde, i grossoni, con S. Pietro e<br />

S. Paolo ben note. Di queste coniazioni rimangono<br />

esemplari e memoria in un bando (s) e i nomi dei<br />

(2) Comunale, Libro Fantaccini, e. 66 e 67.<br />

(3)<br />

" Per parte del Reveren<strong>di</strong>ssimo in Cristo padre e signore Monsignore<br />

misser Daniel per la Dio gratia Vescovo <strong>di</strong> Concor<strong>di</strong>a, Governadore<br />

de la cita contado e <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Bologna per la Santa Romana<br />

ghiesia e per lo Santissimo in Cristo padre e signor nostro Misser<br />

Eugenio per la <strong>di</strong>vina providentia papa IV. Se fa noto e manifesto a<br />

tutte e zaschune persone che novamente se batte per ly condusedurj<br />

de la Cecha de Bologna Monede de Ariento a la liga de Bologna ly<br />

quali se chiamaran grosoni de papa ly quali hano da una parte la yma-


460<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

coniatori Vicizosco (?) e Tommaso Lodovici per una<br />

coniazione <strong>di</strong> L. 5000 in un mandato della Tesoreria<br />

(Giornali 1437 1° sem. 27 febb.).<br />

Nel maggio del 1438 altre sorprese nella <strong>di</strong>-<br />

sgraziata città. Favorito da molti citta<strong>di</strong>ni che preferivano<br />

la signoria del Visconti a quella troppo<br />

severa del legato, Francesco Piccinino entra in città<br />

colle truppe milanesi, saccheggia il palazzo pubblico<br />

mal <strong>di</strong>feso dalle scarse truppe del papa, s'impadro-<br />

nisce del Castello <strong>di</strong> Galliera e proclama la signoria<br />

del Visconti sopra il bolognese U).<br />

A questo tempo appartengono probabilmente<br />

alcune monete bolognesi d' argento e <strong>di</strong> mistura<br />

coir impresa viscontea da un lato.<br />

Le angherie e le violenze raddoppiarono sotto<br />

il nuovo governo e a desolare la città si aggiunsero<br />

le lotte, fino allora assopite ma non spente, delle<br />

fazioni. La parte bentivolesca, numerosissima, pose<br />

le sue speranze su Annibale, figlio naturale <strong>di</strong> Antongaleazzo<br />

e che militava allora sotto TAttendolo:<br />

questi venne e s'impadronì della città (1443). Ma i<br />

Canetoli, partigiani dei Visconti, insorti a ribellione,<br />

pugnalarono Annibale e misero a sacco la città. La<br />

vittoria rimase ai bentivoleschi che si elessero a capo<br />

Sante Bentivoglio, il quale prese il primato della città<br />

a 22 anni (1446). Questi fu uno dei mighori signori<br />

<strong>di</strong> Bologna :<br />

acquetò<br />

le fazioni e definì la lunga con-<br />

troversia col papato me<strong>di</strong>ante i capitoli approvati da<br />

Nicolò V e che fissarono il Hmite fra il potere pon-<br />

gine <strong>di</strong> misser Sam Petronio e de laltra parte le chiave cum larma del<br />

prefato santissimo nostro signore misser lo papa tra esse, e valeno e<br />

vole el <strong>di</strong>tto R.o padre misser lo governadore che se spendano e<br />

debiani spendere per zaschuno in la <strong>di</strong>tta cita, contado e <strong>di</strong>stretto de<br />

Bologna per <strong>di</strong>nari trenta de pizoli overo quindese quatrini de Bologna<br />

de moneda de <strong>di</strong>tti pizoli overo quatrini. Al nome de Dio e de Bo-<br />

logna. „ (Comunale, Uff." <strong>di</strong> zecca. Busta i.* Decreti).<br />

(4) S. Muzzi, Annali della città <strong>di</strong> Bologna. Bologna, 1842, Voi. IV.


LA ZECCA DI BOLOGNA 461<br />

tificio e le franchigie municipali (22 agosto 1447).<br />

La signoria <strong>di</strong> Sante, che durò 16 anni, nominalmente<br />

<strong>di</strong>pendeva dalla chiesa. Le monete <strong>di</strong> questo<br />

periodo fino al suo successore Giovanni II portarono<br />

quin<strong>di</strong> l'arma del pontefice e le sue insegne.<br />

A garantire il buon andamento dell'officina monetaria<br />

il legato pontificio si riservò per l'avvenire<br />

la nomina <strong>di</strong> un suo rappresentante che si trovasse<br />

presente all'estrazione delle monete d'oro, d'argento<br />

e <strong>di</strong> rame (s).<br />

Di un progetto <strong>di</strong> coniazione nel 1449 ci lasciò<br />

ricordo il Zanetti (ms. 6 — VI Istrumenti <strong>di</strong> Zecca)<br />

che trascrisse un atto del 24 ottobre <strong>di</strong> quell'anno<br />

che qui riassumiamo:<br />

I. 16 Riformatori, considerando il gran pregiu<strong>di</strong>zio per<br />

l'ommissione fatta in passato <strong>di</strong> batter moneta, massime per<br />

l'abuso grande d'essersi introdotte monete forestiere <strong>di</strong> lega<br />

inferiore ed a prezzi incongrui al loro intrinseco, deputarono<br />

soprastanti alla Zecca Nicolò Sanuti e Bartolomeo <strong>di</strong> Mino<br />

Rossi per anni cinque dal i gennaio 1450 coi patti e capitoli<br />

seguenti :<br />

Che nessuno fuori dei due detti potesse batter o far<br />

batter monete.<br />

Che la Camera fosse obbligata a pagare la pigione d'una<br />

casa atta alla Zecca.<br />

Che si deputasse un Guar<strong>di</strong>ano e il soprastante da salariarsi<br />

dalla Camera <strong>di</strong> Bologna che gli somministrasse anche<br />

il sale necessario a 20 sol<strong>di</strong> la corba.<br />

Che si dovessero battere bolognini alla lega usata cioè<br />

a oncie 9 o denari 22 e avere denari due <strong>di</strong> peso per libbra<br />

<strong>di</strong> tolleranza ; e i quattrini a once una e denari 22 e avere<br />

denari due per libbra <strong>di</strong> tolleranza. E che dei bolognini ne<br />

andassero alla libbra <strong>di</strong> peso L. 17.4 che sono all'oncia a<br />

ragione <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> 28 ^ e avere sol<strong>di</strong> due <strong>di</strong> bolognini per libbra<br />

<strong>di</strong> peso <strong>di</strong> tolleranza. E che tutti i bolognini e quattrini dovessero<br />

essere <strong>di</strong> peso bene or<strong>di</strong>nati. E che <strong>di</strong> quattrini ne<br />

(5) Comunale, Partiti. Voi. I, e. 46, r.


462<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

dovesse andare alla libbra <strong>di</strong> peso L. 3.18 e avere sol<strong>di</strong> 2<br />

per libbra <strong>di</strong> peso <strong>di</strong> tolleranza.<br />

Che non si potesse estrarre dalla città o contado <strong>di</strong><br />

Bologna oro o argento in verga e monete forestiere, ecc.,<br />

che pel transito <strong>di</strong> argento in verga o monete forestiere occorresse<br />

il permesso dei due detti sovrastanti; che chi volesse<br />

mettere argento in Zecca pagasse per libbra lordo <strong>di</strong> peso<br />

sol<strong>di</strong> 12 <strong>di</strong> fattura e sol<strong>di</strong> 6 <strong>di</strong> affinatura, ecc.<br />

Che si battessero piccoli alla stampa usata e alla lega<br />

dei quattrini che ne andassero L. 3.ig, alla libbra <strong>di</strong> peso<br />

con denari 2 <strong>di</strong> tolleranza e sol<strong>di</strong> 2 <strong>di</strong> tolleranza per libbra.<br />

Che dopo due mesi da tal battitura si ban<strong>di</strong>sse la moneta<br />

forestiera che non fosse della bontà della bolognese. Che si<br />

pagasse il salario <strong>di</strong> L. 7 il mese a un garzone per stare<br />

continuamente sopra i maestri <strong>di</strong> Zecca. Che dei bolognini<br />

ne andassero all'oncia sol<strong>di</strong> 2g. I bolognini d'oro che si batteranno<br />

essendo <strong>di</strong> bontà, lega e peso dei due Veneziani<br />

<strong>com</strong>e tali si spendessero (Appr. 21 genn. 1450).<br />

E qui in<strong>com</strong>inciamo ad avere notizie degli inci-<br />

sori delle monete. Tra le denunzie dei forestieri che<br />

venivano a domiciliare a Bologna, sotto le date 4 marzo<br />

e 6 aprile 1451, troviamo i nomi <strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong> Ber-<br />

tolino Maestri da Reggio, incisore <strong>di</strong> monete e <strong>di</strong><br />

Nicolò <strong>di</strong> Francesco Ferini da Firenze maestro <strong>di</strong><br />

Zecca e pratico anche della tecnica perchè è detto<br />

nel documento ch'egli venne a Bologna per lavorare<br />

in Zecca (6). Se però costoro furono realmente appli-<br />

cati subito all'officina, l'opera loro dev'essersi limitata<br />

a rac<strong>com</strong>odare vecchi ponzoni o tutt'al pili a rifare<br />

queUi per qualche moneta piccola, perchè del 1° periodo<br />

<strong>di</strong> Sante Bentivoglio non conosciamo moneta<br />

d'oro o d'argento e quelle attribuitegli da qualcuno<br />

sono invece del tempo <strong>di</strong> Giovanni II, <strong>com</strong>e ci assicurano<br />

i capitoh, che riporteremo a suo luogo. Nel 1455<br />

erano bensì maestri <strong>di</strong> Zecca un Benedetto <strong>di</strong> An-<br />

tonio del Montone e Bartolomeo Mino Rossi tra i<br />

(6) Arch. cit.


LA ZECCA DI BOLOGNA 463<br />

quali era insorta certa questione relativa a monete<br />

coniate (7), ma non è chiaro se si trattasse <strong>di</strong> conia-<br />

zioni recenti e dell' officina bolognese. Frattanto a<br />

Bologna avevano corso monete forestiere <strong>di</strong> ogni<br />

sorta e un bando del i" luglio 1459 prescriveva che<br />

non si potessero spendere i nuovi pecchioni dalla<br />

palma <strong>di</strong> Milano per più <strong>di</strong> otto quattrini 1' uno e i<br />

bolognini marchesani per piìi <strong>di</strong> cinque


464<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

cum litere intorno che <strong>di</strong>cano Sanctus petrus apostolus<br />

con doe arme pichole da i pie<strong>di</strong> zoe del populo e<br />

del legato. Et da laltro lato uno Lione dritto cum<br />

le ban<strong>di</strong>ere de la croxe overo cum larma del papa<br />

cum litere intorno che <strong>di</strong>cano Bononia docet. Su li<br />

quali ducatj siano arme- del papa et de monsignore e<br />

signi de li maestre de ceche (sic) posti in luogo dove<br />

<strong>di</strong>cano li soprastanti pre<strong>di</strong>ctj. „ Il peso sarebbe stato<br />

<strong>di</strong> 18 carati^: ne sarebbero andati alla libbra 103,<br />

la lega <strong>di</strong> 23 car. e ^|^; la mercede ai locatari era<br />

fissata in sol<strong>di</strong> 38 per ogni Hbbra <strong>di</strong> peso nel caso<br />

che qualche privato portasse oro in zecca.<br />

I bolognini piccoli d' argento dovevano esser<br />

stampati così: « da un lato li sia intorno scripto e<br />

stampato Bononia cum la <strong>di</strong>eta •<br />

• A<br />

in mezo et da<br />

laltro lato li sia intorno scripto docet et nel mezo li<br />

sia uno lione dricto cum la ban<strong>di</strong>era de la croxe<br />

nelle zampe denanzi » (e una nota in margine ag-<br />

giunge: « overo che da un lato <strong>di</strong>cha Bononia, e<br />

da laltro <strong>di</strong>cha mater stu<strong>di</strong>orum »). Ne sarebbero<br />

andati « a la unza <strong>di</strong> pexo al più bolognini 34 et<br />

ala libra <strong>di</strong> pexo bolognini trecento novantasie "<br />

alla lega <strong>di</strong> once nove e cinque sesti <strong>di</strong> argento fino<br />

per libbra <strong>di</strong> peso con un sesto <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>o per libbra.<br />

I bolognini grossi d'argento dovevano « essere<br />

stampatj <strong>di</strong> queste insegne zoe da uno lato li debia<br />

essere scolpito Sam Petronio cum la città de Bologna<br />

in mano e de intorno li siano queste littere: Sanctus<br />

Petronius Bonon. epischopus cum duj circulj intorno.<br />

Et da laltro lado li debia essere uno lione cum la<br />

ban<strong>di</strong>era <strong>com</strong>ò ha el bolognino doro cum littere<br />

intorno che <strong>di</strong>cano Bononia mater stu<strong>di</strong>orum cum<br />

duj circulj <strong>di</strong>ntorno. » Tali grossi valevano quattro<br />

bolognini d'argento.<br />

I quattrini sarebbero stati alla lega <strong>di</strong> once una<br />

e denari 22 <strong>di</strong> argento fino per libbra <strong>di</strong> peso e


LA ZECCA DI BOLOGNA 465<br />

once IO e denari 2 <strong>di</strong> rame con rime<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 2 denari<br />

d'argento fino per libbra (1°). Con tali impronte: « da<br />

un lado li sia sam Petronio a sedere cum duj circulj<br />

intorno cum littere che <strong>di</strong>cano Sanctus Petronhis et<br />

da laltro lado li debia essere le chiave in croxe cum<br />

duj circulj intorno a le <strong>di</strong>ete chiave cum littere che<br />

<strong>di</strong>cano de Bononia. »<br />

I denari piccoli sarebbero pure stati alla lega <strong>di</strong><br />

oncia una e denari 22 <strong>di</strong> argento fino per libbra <strong>di</strong><br />

peso e once io e denari 2 <strong>di</strong> rame con rime<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

2 denari d' argento fino per libbra. Le impronte<br />

sarebbero state : « da uno lato li sia larma del<br />

<strong>com</strong>une de Bologna zoe larma cum la croxe e gigli<br />

cum duj circulj intorno la <strong>di</strong>eta arma cum littere che<br />

<strong>di</strong>cano Bononia et da laltro lato debia essere uno<br />

Lione dricto cum la ban<strong>di</strong>era del <strong>com</strong>une cum la<br />

croxe dentro et cum duj circulj intorno cum littere<br />

che <strong>di</strong>cano Bononia docet » (^0.<br />

II contratto <strong>di</strong> locazione prosegue prescrivendo<br />

l'obbligo pel Canonici <strong>di</strong> tenere un registro gelosamente<br />

custo<strong>di</strong>to per notarvi la quantità d' oro e<br />

argento che entrerebbe o sortirebbe dall'officina: <strong>di</strong><br />

pagare i garzoni : <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>re sotto chiave in una<br />

stanza sorvegliata da un custode i ponzoni: e stabi-<br />

lisce i particolari relativi al saggio delle monete,<br />

alle richieste dei privati, all'esenzione dai dazi da<br />

parte del locatario per introdurre in città oro e<br />

argento in materia prima, ecc. Poco dopo una grida<br />

stabiliva che si era fissato che i nuovi bolognini d'oro<br />

sarebbero del peso <strong>di</strong> 18 carati cum <strong>di</strong>mi<strong>di</strong>o e che<br />

i denari piccoli dovrebbero essere spesi e accettati<br />

(io) Da ogni libbra si ricavavano 4 lire ed 8 sol<strong>di</strong> al più cioè denari<br />

960 più 96 che sono 1056, ma non è espresso chiaramente che ognuno<br />

ne debba contenere 2 e quin<strong>di</strong> che il loro peso debba essere doppio<br />

dei denari piccoli <strong>di</strong> cui si parla dopo.<br />

(11) Zecca, loc. cit.


466 FRANCESCO MALAGUZZI<br />

dai dazieri, e dai gabellieri coli' aggio <strong>di</strong> 20 denari<br />

per libbra d'argento (^^K<br />

Il Canonici però non si attenne sempre alle<br />

con<strong>di</strong>zioni stabilite. Nel giugno dello stesso anno,<br />

appena in<strong>com</strong>inciata la battitura, gli assaggiatori<br />

riferivano che 83 libbre <strong>di</strong> denari piccoli erano stati<br />

trovati calanti, perchè alla lega <strong>di</strong> un'oncia e soli<br />

denari 19 e ^l. Per quella volta si permise che le<br />

monete sortissero ugualmente <strong>di</strong> zecca, nonostante<br />

ciò che era prescritto, ma si condannò il maestro <strong>di</strong><br />

zecca a pagare 40 sol<strong>di</strong> alla fabbrica <strong>di</strong> S. Petronio (^3).<br />

Questa coniazione dunque è uguale a quella del<br />

successivo 1464 e perciò abbiamo voluto intrattenerci<br />

nei particolari del contratto. Quanto ai prodotti delle<br />

due battiture, il lettore ne troverà le descrizioni in<br />

seguito.<br />

Sante BentivogHo moriva il 1° ottobre 1463 e<br />

veniva eletto a suo successore Giovanni II, figlio <strong>di</strong><br />

Annibale, che prese il titolo <strong>di</strong> Gonfaloniere <strong>di</strong> Giu-<br />

stizia, massima carica dello Stato (h). Solo in seguito<br />

Paolo II lo nominò presidente a vita dei Riformatori,<br />

(nei quali fin dal 1447, pe' famosi capitoli <strong>di</strong> Nicolò V<br />

era stata trasfusa tutta l'autorità del governo bolo-<br />

gnese, e il loro numero fu portato a 21, pur essi a<br />

vita, e <strong>di</strong>visi in due sezioni che governavano alternativamente<br />

per 6 mesi).<br />

Il periodo <strong>di</strong> Giovanni II, gran mecenate e che<br />

non trascurava occasione per atteggiarsi a padre<br />

della patria, (sull' esempio dei signori della vicina<br />

Ferrara, dalla quale chiamò artisti a schiere per far<br />

rifiorire in Bologna l'arte e specialmente la pittura,<br />

sulla quale sorse presto gigante Francesco Francia) è<br />

(12) Parmi, 5, e. 44, r.<br />

(13) Ibid., e. 34, r.<br />

(14) GoZZADINI, Op. Cit.


LA ZECCA DI BOLOGNA 467<br />

d'interesse speciale anche per noi e non fu consi-<br />

derato ancora sotto l'aspetto che ci siamo proposti.<br />

Troveremo <strong>di</strong> quel periodo una produzione <strong>di</strong> me-<br />

daglie e monete veramente eccezionale: cosichc pclla<br />

loro finezza e bellezza questi prodotti, sparsi nelle<br />

nostre collezioni, possono stare a confronto colle<br />

migliori cose del genere del rinascimento. L'abbondanza<br />

dei documenti e le notizie <strong>di</strong> nuovi incisori<br />

<strong>di</strong> questo periodo porgeranno quin<strong>di</strong>, lo speriamo,<br />

non piccola ragione <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione ai cultori degli<br />

stu<strong>di</strong> numismatici.<br />

Al principio della signoria <strong>di</strong> Giovanni II veni-<br />

vano pubblicate alcune gride : una<br />

contro quclH che<br />

portavano oro e argento non monetato fuori <strong>di</strong> Bo-<br />

logna: un'altra che prescriveva che si ban<strong>di</strong>ssero<br />

dagh scambi monete basse forestiere: una terza che<br />

or<strong>di</strong>nava che i fiorini del Reno non si potessero<br />

spendere ne ricevere per più <strong>di</strong> 42 bolognini purché<br />

<strong>di</strong> buon conio e <strong>di</strong> peso <strong>di</strong> 18 carati e - ('5).<br />

Il contratto <strong>di</strong> locazione della zecca del 4 aprile<br />

1464 per cinque anni ai mercanti citta<strong>di</strong>ni Paolo <strong>di</strong><br />

ser Marco de' Lupari e Giovanni <strong>di</strong> Bon<strong>com</strong>pagno<br />

Federici è stato pubblicato dall'Argelati e non <strong>di</strong>ffe-<br />

risce in sostanza da quello dell'anno precedente, <strong>di</strong><br />

cui ci siamo intrattenuti. È anch'esso in italiano,<br />

meno il proemio, il titolo dei primi capitoli e la<br />

sottoscrizione del cancelliere (^^). Le monete e le<br />

(15) Partiti, 17 aprile, 19 maggio, 24 maggio 1464 e Zecca B. i,<br />

(Decreti).<br />

(16) F. Argelati, De monetis Italie, t. IV. Importanti osservazioni<br />

nel campo economico da questo documento posto a raffronto con altri<br />

pure relativi alla zecca bolognese trasse il prof. G. Salvioni nel suo<br />

scritto citato La moneta bolognese e la traduzione <strong>italiana</strong> del Savigny<br />

(Atti e Memorie della R. Dep. <strong>di</strong> Storia Patria per la Romagna, IH serie,<br />

Voi. XII). Preziosissima vi è l'unita tavola della moneta bolognese dal<br />

iiQi al 1464 che cre<strong>di</strong>amo utile tener presente anche pe' nostri stu<strong>di</strong> e<br />

che riportiamo in appen<strong>di</strong>ce.


468<br />

FRANCESCO MALAGUZZ<br />

relative impronte rimasero le stesse stabilite l' anno<br />

prima. Seguirono altre gride d'indole varia: per<br />

limitare il valore dei pecchioni milanesi, in corso a<br />

Bologna, a otto quattrini l'uno: per <strong>com</strong>minare pene<br />

ai falsificatori e tosatori <strong>di</strong> monete, sempre numerosi<br />

qui, <strong>com</strong>e dovunque: per stabilire che le monete<br />

tosate si dovessero accettare per -| <strong>di</strong> meno del valore<br />

solito e che i ducali veneti fossero ridotti a sol<strong>di</strong> 57<br />

e i fiorini a 56 (11 ottobre 1470): i grossi fiorentini<br />

e i grossetti del cavallotto essendo stati riconosciuti<br />

<strong>di</strong> non giusto peso furono messi a soli 20 quattrini<br />

i primi e a nove i secon<strong>di</strong> (2 <strong>di</strong>cembre 1473).<br />

Allo scadere del termine fissato coi due locatari,<br />

il contratto, nel 1468, fu rinnovato coi medesimi (^7),<br />

ma per un termine minore, perchè il 2 novembre<br />

1472 si cedeva 1' officina a Lodovico Canonici che<br />

questa volta l'assumeva a nome dell' intera società<br />

degli orefici. Questi si affittarono la zecca per cinque<br />

anni e s'impegnarono a coniare alla solita stampa e<br />

lega per cento fibre <strong>di</strong> monete d'oro fino ogni anno<br />

e trecento d'argento: quanto alla moneta bassa ne<br />

avrebbero coniato quello che sarebbe ritenuto ne-<br />

cessario : avrebbero<br />

scelto il locale dell' officina in<br />

luogo pubblico e al soprastante avrebbero dato un<br />

soldo per ogni libbra <strong>di</strong> moneta d'oro coniata, e<br />

denari sei per ogni libbra d'argento, oltre la provvigione<br />

assegnatagli dal Comune : in caso <strong>di</strong> guerre,<br />

malattie contagiose o altre <strong>di</strong>sgrazie avrebbero, (secondo<br />

r uso) abbandonato la zecca e si sarebbe<br />

<strong>di</strong>chiarato sciolto il contratto. Questa ultima riserva<br />

trova la ragione nel fatto che in quei tempi una<br />

città colpita da uno <strong>di</strong> quei flageUi, allora tanto<br />

<strong>com</strong>uni, veniva a trovarsi isolata e abbandonata dalle<br />

popolazioni finitime e tanto più dalle classi <strong>com</strong>mer-<br />

(17) Alidosi, Operette, v. 3.


LA ZECCA DI BOLOGNA 469<br />

ciali e dai mercanti forestieri che apportavano il loro<br />

oro alle zecche per cambiarlo in moneta. Un foglio<br />

aggiunto a quello da cui riassumiamo i capitoli ac-<br />

cettati dagli orefici contiene alcune altre clausole<br />

d'indole generale, relative al maestro dei conii, che<br />

sarebbe stato homo sufficiente e pratico cum bone<br />

signrtade, agli assaggiatori, alla decisione da lasciarsi<br />

al rettore dell'arte degli orefici in casi <strong>di</strong> controversie<br />

sulle coniazioni, ecc. i^^K Quanto al <strong>com</strong>penso fu poi<br />

stabilito che i locatari avrebbero ricevuto sol<strong>di</strong> 22<br />

per ogni Hbbra <strong>di</strong> moneta d'oro coniata, sol<strong>di</strong> 11 per<br />

ogni libbra <strong>di</strong> moneta d'argento e <strong>di</strong> denari piccoli.<br />

Il Canonici, orefice bolognese della cappella <strong>di</strong><br />

S. Tomaso del Mercato, fu artista certamente <strong>di</strong><br />

valore perchè servì più volte il Comune e i privati<br />

in oggetti d'arte. Pochi anni dopo aver assunta la<br />

zecca, egH era scelto dagli Anziani per fabbricare un<br />

bronzo e un bacile d'argento da presentarsi a Gio-<br />

vanni della Rovere (^9). Ma è noto che la tecnica<br />

dell' incidere i ponzoni per fabbricar monete richie-<br />

deva una pratica <strong>di</strong>versa da quella dell'orefice, fosse<br />

anche medaglista: questi fondeva i suoi prodotti, il<br />

niagister cnneorimi incideva varii ponzoni dai quali<br />

ricavava l'intero conio e il lavoro era altrettanto<br />

geloso che <strong>di</strong>fficile (^o). Ciò spiega perchè anche<br />

questa volta il Comune affidò, con contratto 4 novembre<br />

1472 <strong>di</strong> cui rimane l'originale, la parte tecnica<br />

nell'officina monetaria ad Antonio <strong>di</strong> Battista Magnani<br />

che il documento chiama « virum habilem, aptum,<br />

idoneum, praticum, et expertum « nella coniazione<br />

(18) Zecca. B. 3. {Locazioni, ecc.) e Archivio Notarile <strong>di</strong> Bologna,<br />

rog. Curialti Matteo, filza i, n. 113.<br />

(19) Mandatorum, 19, e. 135, v.<br />

(20) Vedasi in appen<strong>di</strong>ce il doc. VII importante per conoscere la<br />

tecnica del coniar monete e dove sono enumerati tutti gli arnesi che<br />

a ciò occorrevano.


470<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

delle monete. Ce ne sarebbe d'avanzo per riconoscere<br />

a prima vista in questi l'artista che alcuni anni dopo<br />

fabbricava i bei conii dei bagattini per la zecca <strong>di</strong><br />

Reggio-Emilia insieme a Gia<strong>com</strong>o Martelli i^^\ se<br />

il fatto d'esser ricordato <strong>com</strong>e figlio <strong>di</strong> Marco in una<br />

lettera del Martelli ai sovrastanti reggiani, non ci<br />

lasciasse in dubbio. Il fatto <strong>di</strong> trovare che in entrambi<br />

i casi abbiamo presente un incisore <strong>di</strong> conii, e collo<br />

stesso nome e cognome ci lascia supporre che ci<br />

troviamo realmente <strong>di</strong> fronte alla stessa persona e che<br />

l'errore del patronimico possa ascriversi al Martelli.<br />

Senza insistere sulla questione ricorderemo che<br />

l'Antonio <strong>di</strong> Battista Magnani, ricordato nell'atto 4<br />

novembre 1473, aveva due fratelli, Matteo e Gia<strong>com</strong>o,<br />

che lo aiutavano nel lavoro. Per allora essi non<br />

rifabbricarono <strong>di</strong> pianta nuovi conii perchè per alcuni<br />

anni le impronte non furono mutate e si seguitò a<br />

battere colle solite <strong>di</strong> cui parlammo.<br />

Nel maggio del successivo anno 1474 i soprastanti<br />

alla zecca ricevevano dal Comune tremila Hre,<br />

da servire per l'acquisto della materia prima per la<br />

battitura iniziata ^^^).<br />

Ed ora veniamo al grande mutamento ideato nel<br />

regime monetario <strong>di</strong> Bologna nel 1476, il più notevole<br />

certamente in quel tempo, <strong>di</strong> cui e la mancanza fin<br />

qui <strong>di</strong> documenti e <strong>di</strong> alcuni prodotti, tra cui i doppi<br />

ducati d'oro allora per la prima volta or<strong>di</strong>nati, furon<br />

certo le ragioni principali del silenzio degli storici<br />

e degli stu<strong>di</strong>osi sull'argomento.<br />

Ne trovammo i lunghissimi e dettagliati capitoli<br />

in un fascicolo <strong>di</strong> 15 pagine <strong>di</strong> carattere minutis-<br />

simo: portano l'in<strong>di</strong>cazione sola dell'anno: 1476. Il<br />

(21) P. Malaguzzi-Valeri ,' La secca <strong>di</strong> Reggio Emilia. {<strong>Rivista</strong><br />

<strong>italiana</strong> <strong>di</strong> numistnatica. Anno VII, fase. II-III-IV, 1894).<br />

(22) Partiti, 7, e. 166, V.


LA ZECCA DI BOLOGNA 471<br />

fascicolo è del tempo, benché lo scritto non sia<br />

che una copia. Non vi è nominato il nuovo locatario<br />

perchè evidentemente il documento doveva avere<br />

carattere <strong>di</strong> perpetuità ed ha tutte le forme <strong>di</strong> un<br />

vero decreto destinato a rimanere. 11 fatto che alcuni<br />

prodotti <strong>di</strong> quella progettata monetazione non riman-<br />

gono, lascia sospettare che dessa non sia mai stata<br />

realmente effettuata e che il documento che abbiamo<br />

<strong>di</strong>nnanzi non rappresenti appunto altro che un pro-<br />

getto. Certo è che non molto tempo dopo si eseguì<br />

una <strong>di</strong>versa battitura <strong>di</strong> cui descriveremo i prodotti.<br />

Ad ogni modo cre<strong>di</strong>amo necessario esporre sommariamente<br />

nelle sue linee generali il progetto del 1476,<br />

<strong>di</strong> molto interesse per la storia della moneta nel<br />

quattrocento.<br />

I capitoli <strong>com</strong>prendevano la coniazione <strong>di</strong> bolo-<br />

gnini d'oro, doppi bolognini d'oro, bolognini d'argento^<br />

grossi da due bolognini d'argento, grassoni d'argento<br />

da sol<strong>di</strong> quattro, mezzani o mezzi bolognini da sei<br />

denari piccoli, piccoli e quattrini. I bolognini d'oro<br />

erano in tutto uguali ai precedenti della coniazione<br />

del 1463.<br />

I doppi bolognini d'oro o doppi ducati avrebbero<br />

portato da una parte le figure del S. Petronio se-<br />

duto colla città in mano e le parole sanctus Petro-<br />

nius de Bononia episcopus " cum duj circulj intorno<br />

cum la soa granadura de fuora „<br />

: e dall'altra parte<br />

il solito leone rampante collo stendardo <strong>com</strong>unale<br />

" in uno <strong>com</strong>paso „ e intorno il motto Bononia mater<br />

stu<strong>di</strong>orum " cum li soi doj circulj de intorno. „ Ne<br />

sarebbero andati " a lunza de pexo quatro e sete<br />

ventequatroeximi zoe 4 ^ a lunza de pexo e pixi<br />

trenta sete e ventinove cintotrieximi luno carati 37 -^<br />

et che ne vada a la libra de pexo cinquantauno e<br />

mezo de numero e che vagha luno ducatj duj doro<br />

da Bologna. „


472<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

I bolognini d'argento avrebbero avuto tali im-<br />

pronte: da un lato la. parola. Bonojna colla lettera A<br />

finale nel mezzo " cum duj circolj de intorno cum<br />

la soa granadura „ e dall' altro il leone rampante<br />

collo stendardo <strong>com</strong>unale e intorno il motto mater<br />

stu<strong>di</strong>orum. La lega era la solita <strong>di</strong> once nove e -5-<br />

<strong>di</strong> argento fino per libbra ma ne andavano " a lonza<br />

de pexo al più trenta trj bologninj et a la libra ne<br />

va da quatrocentotrentaduj al più. „<br />

I bolognini grossi dovevano avere da un lato il<br />

Santo a sedere e le parole Sanctus Petronius all'in-<br />

torno :<br />

dall'altro il leone rampante col vessillo entro<br />

uno <strong>com</strong>passo e il motto Bononia docet con due<br />

circoli e la granatura.<br />

La lega era la stessa dei bolognini piccoli " e<br />

che ne vada a lunza de peso desesete (17) e mezo<br />

e pixi luno caratj nove e uno setimo e che ne vada<br />

a la libra de pexo doxento <strong>di</strong>exe in fino in undexe<br />

al più de numero e vaglia luno bolognini duj d'ar-<br />

gento. „<br />

I grossoni d'argento da sol<strong>di</strong> quattro portavano :<br />

da un lato il S. Petronio seduto colla città in mano<br />

e intorno la frase Sanctus Petronius Bononia episcopus<br />

con due circoli e la granatura e dall' altro lato un<br />

leone rampante col vessillo <strong>com</strong>unale e il motto<br />

preferito Bononia mater stu<strong>di</strong>oriim con due circoli e<br />

la. granatura. La loro lega era la stessa dei bolo-<br />

gnini piccoli, avvertendosi " che ne vada a lunza<br />

de pexo otto e trj quarti e pixi luno caratj desedoto<br />

(18) e duj setimj, che ne vada a la libra <strong>di</strong> pexo<br />

centocinque de numero insino in centocinque e mezo<br />

al più, che vaglia luno bologninj quatro de ar-<br />

gento „ ecc.<br />

I mezzani da mezzo bolognino l'uno (6 denari<br />

piccoli) avrebbero avuto questa stampa; da un lato<br />

il Bononia coll'A finale nel mezzo <strong>com</strong>e nei bolognini


LA ZECCA DI BOLOGNA Ano<br />

descritti e dall'altro il solito leone rampante colla<br />

ban<strong>di</strong>era e intorno la parola docet con due circoli<br />

all'ingiro e la granatura. La lega era la stessa dei<br />

bolognini e ne andavano " a lunza de pexo al più<br />

setanta oto de numero e non più ma si .-. . . . (sic)<br />

e a la libra novecento trentasej mezanj de numero. „<br />

I piccoli avevano le stesse impronte <strong>di</strong> quelli<br />

della battitura del 1463 " a la lega de una onza e denari<br />

dodexe de argento fino per libra de peso e unza<br />

<strong>di</strong>exe <strong>di</strong> dodexe <strong>di</strong> ramo senza reme<strong>di</strong>o alcuno zoe<br />

che tiegna almeno unza una e mezo de argento fino<br />

per libra <strong>di</strong> pexo. „ Ne andavano alla libbra L. 4, s. 6.<br />

I quattrini avevano pure le stesse impronte <strong>di</strong><br />

quelli antichi " a la liga de unza una d. vinte per<br />

libra de argento fino zoe unza una e cinque sextj<br />

de argento fino per libra de peso e unze <strong>di</strong>exe e<br />

de. quatro de ramo. „ Ne andavano alla libbra L. 4,<br />

s. 19^ al più (23).<br />

Di tali monete non rimangono nelle principali<br />

collezioni quelle con impronte nuove, allora proget-<br />

tate: le altre sono <strong>com</strong>uni a quelle della coniazione<br />

del 1463. Per questo ci pare che il nostro sospetto<br />

che la coniazione progettata nel 1476 non abbia<br />

avuto luogo o almeno interamente, non manchi <strong>di</strong><br />

fondamento. Ne le notizie che stanno tra questa data<br />

e il 1489, epoca <strong>di</strong> nuova coniazione, accennano<br />

affatto alle nuove monete. Certo è invece che si<br />

continuava a stampare moneta bassa pei bisogni<br />

continui del <strong>com</strong>mercio, perchè un or<strong>di</strong>ne del 24<br />

<strong>di</strong>cembre 1479 stabiliva che si <strong>di</strong>struggessero i quat-<br />

trini ultimamente sortiti <strong>di</strong> zecca, perchè mal eseguiti<br />

e si rifacessero (24). Sappiamo inoltre che in quegli<br />

anni in Bologna correva molta moneta ferrarese (^5).<br />

(23) Zecca. B. 3.<br />

(24) Partiti, 19, e. 163, V.<br />

(25) Zecca. B. 2 {decreti^ 1484, ecc.).<br />

60


474<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

E qui <strong>di</strong>amo luogo a un' osservazione che vien<br />

naturale dall'esame dei documenti del tempo. In<br />

mezzo a tante <strong>di</strong>sposizioni sulle battiture delle monete<br />

e sul loro corso non troviamo nessun accenno a<br />

quella giuris<strong>di</strong>zione che la Chiesa si era riservata<br />

su tutti i rami della pubblica amministrazione, <strong>com</strong>presa<br />

l'officina monetaria, ramo importantissimo e<br />

fonte <strong>di</strong> lucro pei governi d'allora: giuri<strong>di</strong>zione che<br />

Giovanni Bentivoglio stesso aveva riconosciuto al<br />

principio della sua signoria. E la ragione va trovata<br />

nella storia interna della città stessa e nel carattere<br />

della signoria che il Bentivoglio, uomo astuto <strong>com</strong>e<br />

ce lo mostrano i documenti, aveva in suo pugno.<br />

Una tal signoria, potente più che non sembri, era<br />

basata sopra un partito estesissimo che riconosceva<br />

<strong>di</strong> fatto, mai <strong>di</strong> nome, nel suo capo un vero principe:<br />

la politica <strong>di</strong> questi consisteva nel conservare e ri-<br />

spettare in apparenza tutte quelle forme esterne <strong>di</strong><br />

libertà citta<strong>di</strong>na che poche provincie avevano allora:<br />

il gonfaloniere <strong>di</strong> giustizia, i se<strong>di</strong>ci Riformatori, <strong>di</strong>-<br />

venuti in seguito ventuno, il formulario <strong>di</strong> Hbertà, ecc.<br />

Egli non voleva essere che prior tra i magistrati, ma<br />

in realtà egli era tutto e quelli non erano che sue<br />

creature. Da tale indeterminatezza dei confini delle<br />

reciproche guarentigie derivò la forza <strong>di</strong> Giovanni II,<br />

che prima che l'invasione <strong>di</strong> Carlo Vili gli facesse<br />

perdere il solito sangue freddo e la chiaroveggenza,<br />

governò sapientemente e seppe entrare in tutti i ne-<br />

gozi importanti della penisola. Peccato che la per<strong>di</strong>ta<br />

dell' archivio bentivolesco costringa gli stu<strong>di</strong>osi a<br />

ricercare altrove la traccia <strong>di</strong> quel grande uomo <strong>di</strong><br />

stato e mecenate, sicché la sua figura non può sor-<br />

tirne così nitidamente scolpita <strong>com</strong>e si vorrebbe!<br />

Il potere della Curia romana su Bologna in quel<br />

tempo era quasi nullo: il legato non influiva per<br />

niente sulla pubblica amministrazione. È quin<strong>di</strong> natu-


LA ZECCA DI BOLOGNA<br />

rale che anche nelle cose relative alla zecca non vi<br />

fossero contestazioni <strong>di</strong> sorta, nessuno potendo ostare<br />

agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>retti del consiglio <strong>di</strong> libertà condotto<br />

da Giovanni. Questi, fedele al suo proposito ed<br />

ossequente a parole al pontefice, aveva rinunciato<br />

persino a far riprodurre la propria immagine nelle<br />

monete, il che gli sarebbe riuscito facile e a noi<br />

certo più gra<strong>di</strong>to. Solamente più avanti, <strong>com</strong>e vedremo,<br />

si valse <strong>di</strong> quella facoltà eh' egli, ghibellino<br />

d'idee e d' inte<strong>di</strong>menti, ottenne facilmente dall'imperatore<br />

Massimiliano.<br />

475<br />

Nell'ottobre del 1489 i Riformatori, dopo aver<br />

deciso <strong>di</strong> far coniare monete d'oro, d'argento e <strong>di</strong><br />

rame, nominavano tre <strong>di</strong> loro per stabilire le moda-<br />

lità della nuova battitura. I capitoli furono presentati<br />

il 3 novembre, ma nemmeno questa volta, vi è ricor-<br />

dato il nome del nuovo appaltatore. L'officina fu<br />

ceduta per un triennio col patto che vi si coniassero<br />

trecento libbre d'argento <strong>di</strong> grossoni e grossetti,<br />

pagando alla Camera sol<strong>di</strong> due e denari due per<br />

ciascuna libbra: per l'oro (alla lega e stampe con-<br />

suete) cinque sol<strong>di</strong> per libbra <strong>di</strong> peso d'oro lavorato,<br />

per quattrini e denari piccoli tre sol<strong>di</strong> per libbra.<br />

L'appaltatore avrebbe poi sborsate L. 100 a Giovanni<br />

Bentivoglio per pigione della zecca, e avrebbe pre-<br />

sentate buone sicurtà (26). Le coniazioni si succedevano<br />

dunque, con frequenza: ciò trova spiegazione<br />

nello sviluppo anche <strong>com</strong>merciale che Bologna andava<br />

prendendo, favorita dalla sua posizione che<br />

accogheva lo sbocco degh scambi <strong>di</strong> quasi tutta<br />

l'alta Italia. Molte gride, l'una dopo T altra, rego-<br />

lavano il corso delle monete <strong>di</strong> Venezia, Milano,<br />

Firenze, Genova, Siena, Ferrara, Mantova, Lucca, e<br />

(26) Zecca. B. 3. {Affitti, ecc.).


476<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

vietavano ai forestieri <strong>di</strong> asportar Toro da Bologna (27).<br />

Ricor<strong>di</strong>amo qui le principali gride pubblicate in quel<br />

tempo sul corso delle monete forestiere a Bologna:<br />

una del 6 febbraio 1462 che regolava la valuta dei<br />

grossoni fiorentini e senesi e stabiliva che i pecchioni<br />

<strong>di</strong> Milano andassero in ragione <strong>di</strong> quaranta al ducato;<br />

un'altra del 4 <strong>di</strong>cembre 1473 che or<strong>di</strong>nava che per l'av-<br />

venire dei grossoni fiorentini e grossetti del cavalletto<br />

ne andassero uno per nove quattrini. Il 24 settembre<br />

si stabiHva tassativamente che le seguenti mo-<br />

1474<br />

nete non si accettassero negli scambi che pei se-<br />

guenti valori:<br />

" li Grossoni de Milano da larma cum la testa per bo-<br />

lognini sei et <strong>di</strong>nari duj luno zoe . . boi. 6. d. 2 luno<br />

"<br />

li Grossi de Sanato Ambruoso à cavallo per boi. quatro<br />

4. d. 6 luno<br />

et den. sei luno zoe .... boi.<br />

" li Grossi dalle Sechie per boi. duj et d. octo luno<br />

zoe boi. 2. d. 8 luno<br />

" li Grossi da Santo Ambruoso cum li armati per boi.<br />

duj et <strong>di</strong>narj sei luno zoe . . . boi. 2. d. 6 luno<br />

" le monede vechie de Lombar<strong>di</strong>a tose o non tose non<br />

vagliano et non siano se non per argento rotto<br />

" li Graici bonj per octo <strong>di</strong>narj luno zoe boi. o. d, 8 luno<br />

"<br />

li Grossi fiorentinj bonj et non tosj per boi. trj et<br />

<strong>di</strong>narj quatro boi. 3. d.<br />

"<br />

li Grossi ferraresi chiamati cavalitti per boi.<br />

d. octo luno zoe ..... boi.<br />

4 luno<br />

uno et<br />

i. d. 8 luno<br />

" li tronj venetiani bonj et non tosi per boi. nove<br />

zoe . . . . . . . . . boi. 9 luno<br />

" li mezi tronj et marcellj venetiani per boi. quatro et<br />

<strong>di</strong>narj sei luno zoe „ . . . boi. 4. d. 6 luno (28)<br />

C'interessa ricordarne una del 27 febbraio 1490<br />

che stabiliva che per l'avvenire 14 grossoni, un bolognino<br />

e tre denari piccoli equivalessero a un ducato<br />

(37) Zecca, B. i. {Decreti).<br />

(28) Zecca. B. i, {Decreti).


LA ZECCA DI BOLOGNA<br />

d'oro largo del valore <strong>di</strong> lire tre e sol<strong>di</strong> due e così<br />

s'intendesse <strong>di</strong> ventotto grossetti e un bolognino e<br />

tre denari piccoli, <strong>com</strong>e <strong>di</strong> cinquantasette bolognini e<br />

tre denari piccoli, purché tutte le monete fossero al<br />

conio bolognese e ogni ducato fosse del peso <strong>di</strong><br />

carati 246(29).<br />

Vedemmo che la zecca era stata data per tre<br />

anni a una nuova persona nel novembre 1489: ma<br />

per ragioni che ignoriamo, il contratto fu sciolto dopo<br />

un solo anno e l'ufficio, il 23 <strong>di</strong>cembre 1490, fu<br />

affidato per un triennio ad Ambrogio Serafini.<br />

477<br />

Questi si obbligava: a battere grossoni in ra-<br />

gione <strong>di</strong> III -^ o tutt'alpiìi 112 per ogni libbra <strong>di</strong><br />

peso, grossetti in ragione <strong>di</strong> 223 ~ o 224 al più per<br />

libbra <strong>di</strong> peso o ducati d'oro nel caso che fossero<br />

richiesti da qualche privato che portasse oro in zecca:<br />

<strong>di</strong> più quattrini e denari piccoli alla lega <strong>di</strong> once i -^<br />

per Hbbra <strong>di</strong> peso e ne andassero lir quattro e sol<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci alla libbra: promettendo <strong>di</strong> battere col suo<br />

proprio argento detti grossoni e grossetti per una<br />

somma non minore <strong>di</strong> 500 lire: e lir cinquanta d'oro,<br />

<strong>di</strong> seguitare a pagare l'affitto del locale al Benti-<br />

vogHo, ecc. (30).<br />

A questa coniazione ne seguì un'altra nel 1494,<br />

<strong>di</strong> quarti <strong>di</strong> ducati: 31 <strong>di</strong> questi più due grossetti avevano<br />

il peso <strong>di</strong> una libbra: 115 grossi d'argento del<br />

valore <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> 40 d'argento pesavano una libbra:<br />

così 460 bolognini: e si sarebbero dovuti coniare<br />

almeno ~ in bolognini della somma totale (30. Il loca-<br />

tario era <strong>di</strong> nuovo il Serafini, perchè i documenti ce<br />

lo ricordano ancora nel 1496.<br />

In questo tempo Giovanni II, in ri<strong>com</strong>pensa<br />

(29) Partiti II, e. IO, r. e Zecca. B. i, (decreti).<br />

(30) V. doc. Vili e IX.<br />

(31) Partiti II, e. 104, r. 13 febbr. 1494.


478<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

della sua lunga devozione e attaccamento alla causa<br />

dell'impero, riceveva dall'imperatore Massimiliano <strong>di</strong><br />

Germania favori e privilegi, sui quali conviene che<br />

c'intratteniamo un poco. Con privilegio del 19 otto-<br />

bre 1494 l'imperatore concedeva a Giovanni e al<br />

figlio <strong>di</strong> questi, Annibale, <strong>di</strong> essere annoverati fra i<br />

conti del sacro palazzo, dava loro facoltà <strong>di</strong> creare<br />

cavalieri, notai e giu<strong>di</strong>ci or<strong>di</strong>nari, <strong>di</strong> legittimare e<br />

nobilitare figli naturali (e Giovanni ne aveva parecchi),<br />

<strong>di</strong> aggiungere al proprio stemma l'aquila imperiale,<br />

<strong>di</strong> coronare d'alloro dottorale legisti, artisti, poeti e<br />

me<strong>di</strong>ci, e finalmente concedeva loro « facultatem<br />

cuden<strong>di</strong> seu cu<strong>di</strong> facien<strong>di</strong> monetas in civitate Bononiae<br />

stampe, cunei, nominisque vestri ubicumque locorum<br />

cum omnibus juribus, privilegis, praeminentijs,<br />

exemptionibus, praerogativis, immonitatibus, quibus<br />

aliis tales fabbricatores et magistri monetarij in Im-<br />

perialibus fabricis et cecchis vocentur et fruun-<br />

tur (32) „. Il Bentivoglio si valse tosto del privilegio<br />

e fece battere le note monete con effigie e insegne<br />

proprie. Il Gozza<strong>di</strong>ni aggiunge ch'egli nel 1497 fece<br />

fabbricare un palazzo destinato all'officina monetaria<br />

nel luogo medesimo ove sorge l'attuale fabbricato<br />

del 1578 circa. Ma nelle nostre ricerche non trovammo<br />

la riconferma <strong>di</strong> questa notizia: i contratti<br />

<strong>di</strong> appalto ricordano solamente che i maestri <strong>di</strong> zecca<br />

pagavano l'affitto della casa che occupavano al Ben-<br />

tivoglio e non è improbabile che l'officina fosse a<br />

poca <strong>di</strong>stanza dalla piazza, nelle cui vicinanze era<br />

stata per tanto tempo, fin dal secolo XIII.<br />

A quale artista appartengono le belle monete<br />

del periodo <strong>di</strong> Giovanni II?<br />

Son note le parole del Vasari nella biografia<br />

(32) G. Gozza<strong>di</strong>ni, Memorie per la vita <strong>di</strong> Giovanni II Bentivoglio,<br />

pag. 106, ecc. e doc. LXII, ivi.


LA ZECCA DI BOLOGNA<br />

del grande artista bolognese Francesco Raibolini<br />

detto il Frane 'a: " ma quello <strong>di</strong> che egli si <strong>di</strong>lettò<br />

sopramodo e in che fu eccellente fu il fare conij<br />

479<br />

per medaglie ; nel che fu ne' tempi suoi singularis-<br />

simo, <strong>com</strong>e si può vedere in alcune che ne fece<br />

dove è naturalissima la testa <strong>di</strong> papa Giulio II<br />

che stettono a paragone <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Caradosso.<br />

Oltre che fece le medaglie del signor Giovanni Bentivoglio<br />

che par vivo.... Tenne continuamente, mentre<br />

che e' visse, la zecca <strong>di</strong> Bologna e fece le stampe<br />

<strong>di</strong> tutti i conj per quella, nel tempo che i Bentivogli<br />

reggevano, ecc. i^i) „.<br />

Solamente la scoperta <strong>di</strong> un documento che<br />

sembra assicurare che il Francia eseguì i conii a<br />

in<strong>com</strong>inciare dal 1508 e non prima, pose in dubbio<br />

l'asserzione del Vasari, troppo facile ad accettare<br />

senza vagliarle le notizie sentite <strong>di</strong>re su gli artisti<br />

che non erano più del suo tempo (3»). Riporteremo<br />

il documento parlando delle coniazioni del tempo <strong>di</strong><br />

Giulio II e frattanto aggiungiamo che alcune notizie<br />

che ricaviamo dai documenti venuti alla luce nelle<br />

nostre ricerche e che il fatto <strong>di</strong> non trovar mai<br />

ricordato il Francia nelle carte della zecca al tempo<br />

dei Bentivoglio sembrano confermare che almeno non<br />

tutte le monete bentivolesche si possono attribuire<br />

al Francia.<br />

Neil' anno in cui Giovanni II fece battere le<br />

nuove monete colla propria effigie, la zecca era affit-<br />

tata ad Ambrogio Serafini che la tenne fin verso il<br />

1497. Il locatario aveva probabilmente dato l'incarico<br />

al maestro dei conii, già a' suoi stipen<strong>di</strong>, <strong>di</strong> lavorare<br />

per la zecca finche durasse la locazione e se il Bentivogho<br />

avesse imposto il Raibolini, i mandati ne<br />

(33) Vasari, Vite. E<strong>di</strong>z. Milanesi. T. III.<br />

(34) L. Frati, Delle monete gettate al popolo^ ecc.


480 FRANCESCO MALAGUZZI<br />

farebbero cenno. Da un partito del 30 gennaio 1495<br />

appren<strong>di</strong>amo che l'orefice Pietro <strong>di</strong> Matteo dal Gambaro<br />

fu nominato ad cunium et ceccam per fare i saggi<br />

delle monete. Dovrebbesi ciò intendere nel senso<br />

che egU fabbricasse anche i conii? (35). Allo scadere<br />

poi del contratto col Serafini, nel 1498, la zecca<br />

bolognese fu ceduta per tre anni all'orefice Antonio<br />

Magnani, probabilmente fino allora incisore dei conii,<br />

già in tale ufficio molti anni prima che lasciò la sua<br />

iniziale in alcuni grossi <strong>di</strong> quei tempo e che anche<br />

per la zecca <strong>di</strong> Reggio aveva prestato l'opera sua,<br />

<strong>com</strong>e vedemmo. Il Magnani si obligò a coniare per<br />

l'avvenire i ducati d'oro alla lega <strong>di</strong> denari 23 e ^ almeno,<br />

in ragione <strong>di</strong> denari 24 per oncia <strong>di</strong> oro<br />

puro e del peso <strong>di</strong> carati 18 e ^ almeno (36). Ci<br />

rimane un ren<strong>di</strong>conto del 1495 da cui (oltre rile-<br />

varsi che dal Gennaio al 16 Maggio <strong>di</strong> quell'anno<br />

si erano coniate tante monete pel valore <strong>di</strong> du-<br />

cati 10200) risulta che le paghe dei principali operai<br />

della zecca erano le seguenti, per ogni libbra <strong>di</strong><br />

monete stampate :<br />

per l'assaggiatore (Pietro <strong>di</strong> Matteo del Gambaro) s. i<br />

per gli operai addetti alle stampe . . . s. 2<br />

per l'operaio che eseguiva la battitura . . s. i, d. 6<br />

per l'incisore o maestro da le stampe . . s. i (37).<br />

Dopo che il Magnani ebbe assunta la zecca non<br />

si trova più cenno del maestro incisore dei conii,<br />

perchè egli riunì in se le due .qualità <strong>di</strong> locatario e<br />

incisore, caso molto frequente allora e che nella<br />

stessa zecca Bolognese si ripetè dopo allora molte<br />

(35) Alcuni anni prima, dal 1461 in poi, un m.° Corre<strong>di</strong>no orelìce<br />

coniava le perline (tessere) per la <strong>di</strong>stribuzione delle farine ai poveri<br />

nel Natale (V. anche Mandali 19 <strong>di</strong>e. 1461, ecc.).<br />

(36) Partiti, 20 <strong>di</strong>e. 1498, 11, e. 167, r.<br />

(37) Zecca B. t. {Decreti, ecc.)


LA ZECCA DI BOLOGNA 481<br />

volte, <strong>com</strong>e vedremo. Per tuttociò ci par dunque<br />

giusto ritenere che almeno una parte delle belle monete<br />

bentivolesche, cioè quelle coniate dopo il T49S<br />

si debbano all'orefice Antonio Magnani, artista i cui<br />

noti prodotti della z,ecca reggiana per finezza e bel-<br />

lezza dei ritratti possono ben stare a pari colle -cose<br />

del Francia (38). Era del resto il tempo in cui quasi<br />

ogni orefice era grande artista e solo la mancanza <strong>di</strong><br />

notizie contribuì ad attribuire a pochi fortunati gran<br />

parte dell'opera d'altri contemporanei ignoti. Aggiungiamo<br />

che le nostre ricerche negli archivi bolognesi<br />

per appurare la paternità delle monete <strong>di</strong> Giovanni II<br />

non <strong>di</strong>edero che il risultato che abbiamo riferito,<br />

cosicché propen<strong>di</strong>amo a credere che se pure il Francia<br />

fabbricò i conii <strong>di</strong> alcune , forse quelle bellissime<br />

del 1494 col Maximiliani imperatoris munus, non dovette<br />

eseguirli nel locale della zecca, ma nel suo<br />

(38) Ad escludere che, <strong>com</strong>e qualcuno sarebbe <strong>di</strong>sposto a credere,<br />

quelle monete bentivolesche potessero ritenersi opera <strong>di</strong> Speran<strong>di</strong>o da<br />

Mantova vale (oltre i documenti) la considerazione che nel 1494, quando<br />

in<strong>com</strong>inciò quella battitura, Speran<strong>di</strong>o già da quattro anni non si trovava<br />

più a Bologna. L'ultimo suo lavoro in questa città fu la medaglia <strong>di</strong><br />

Catalano Casali eletto Protonotario nel 1490. Dopo quest' anno non<br />

troviamo più sue tracce colà. Nelle nostre ricerche trovammo il suo<br />

nome tra i poveri, cui il Comune faceva elemosina nel Natale, negli<br />

anni i486, 1487, 1488. Interessante è un documento che trovammo tra<br />

le Riformagioni del Comune, che riguarda Speran<strong>di</strong>o da Mantova e il<br />

Francia. Un Gia<strong>com</strong>o <strong>di</strong> Gillo, mercante <strong>di</strong> stoffe e velluti, si era fatto<br />

fare nel 1474 dal nostro Speran<strong>di</strong>o una medaglia portante da un lato<br />

l'effìgie propria e il motto lacobus Lilius bononiensis delitiarum specimen<br />

e dall'alti o una ninfa suonante la cetra " cum certis adminiculis „<br />

ornamentali e le parole effectu ut nomine poiest : opus Sperandei,<br />

MccccLxxiiij. Quattro anni dopo l'artista non era ancor stato pagato, ed<br />

essendo insorta questione sul prezzo fra i due, la cosa fu portata innanzi<br />

agli Anziani che chiamarono ad arbitro il Francia : questi, il 21 agosto<br />

1479, esaminò <strong>di</strong>ligentemente la medaglia " et consideratis que considerando<br />

fuerunt „ ne fissò il prezzo in tre ducati d' oro larghi. (Arch.<br />

<strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna. Com. Riformagioni, 21 agosto 1479). La medaglia<br />

non è ricordata né dall'Armand, né dall' Heiss, né cre<strong>di</strong>amo se ne<br />

conosca alcun esemplare.<br />

61


483 FRANCESCO MALAGUZZI<br />

stu<strong>di</strong>o o nel palazzo Bentivoglio e per incarico <strong>di</strong>retto e<br />

privato <strong>di</strong> Giovanni. Di tutte queste splen<strong>di</strong>de monete,<br />

veri carnei, degni davvero del Caradosso, il lettore<br />

troverà le descrizioni più avanti.<br />

Ed ora due parole sulla questione delle tanto<br />

<strong>di</strong>scusse monetazioni che sarebbero state or<strong>di</strong>nate<br />

da Giovanni II in Lombar<strong>di</strong>a, ne' suoi feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Antignate<br />

e Covo. La questione fu trattata in uno scritto<br />

inserto nel Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong> e sfragistica (Anno<br />

II, fase. Ili) dal valente numismatico cav. Damiano<br />

Muoni. Egli la esaminò <strong>di</strong>ligentemente, partendo da<br />

quanto avevano affermato il Muzzi, lo Schiassi, il<br />

Litta che principalmente ne scrissero, ma le sue ricerche<br />

in proposito non poterono approdare a nulla<br />

e finì coll'attenersi a quanto ne <strong>di</strong>sse lo Zanetti nel<br />

ms. da noi ricordato, della biblioteca <strong>com</strong>unale <strong>di</strong><br />

Bologna. Lo Zanetti, ripetendo vecchie affermazioni,<br />

scrisse infatti che il Bentivoglio « il 4 gennaio 1495,<br />

<strong>com</strong>inciò a stampare danaro facendosi fare i conii<br />

da Francesco RaiboHni, detto il Pranza, orefice e<br />

pittore celebre bolognese e non solamente ne' suoi<br />

castelli <strong>di</strong> Antignano e Covo, donatigli dal duca<br />

<strong>di</strong> Milano ; ma ezian<strong>di</strong>o <strong>com</strong>e vogliono alcuni, in<br />

casa sua propria. » — Quanto all' intervento del<br />

Francia abbiamo già detto ciò che ne pensiamo:<br />

aggiungeremo che, per tutto quanto risulta dai docu-<br />

menti, dubitiamo forte che monete <strong>di</strong> Giovanni II<br />

siano state battute altrove che a Bologna, dove la<br />

zecca aperta e la facilità <strong>di</strong> ottenere bei conii non<br />

consigliavano certo il Bentivoglio a valersi fuori del<br />

proprio stato <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>ritto sovrano a cui, per ragioni<br />

politiche, egli teneva tanto.<br />

Con queste coniazioni si migliorarono talmente<br />

le impronte che riuscì in seguito <strong>di</strong>fficilissimo ai<br />

falsificatori e ai tosatori <strong>di</strong> monete imitarle o alterarle.


LA ZECCA DI BOLOGNA 4B3<br />

Infatti non si trova quasi più cenno <strong>di</strong> tale inconveniente<br />

nei documenti bolognesi posteriori al 1490. E<br />

ciò fu certamente <strong>di</strong> gran sollievo al governo e ai<br />

privati, fino allora afflitti da quella piaga, del resto<br />

<strong>com</strong>une a tutti gli stati d'Italia.<br />

E prima <strong>di</strong> abbandonare per sempre questo<br />

argomento <strong>di</strong>amo una scorsa alle notizie più salienti<br />

che vi si riferiscono. I ban<strong>di</strong> contro i falsificatori o<br />

tosatori <strong>di</strong> monete furon sempre numerosissimi nel<br />

Me<strong>di</strong>o Evo. Ma a Bologna il male fu più frequente<br />

o almeno più tollerato nel quattrocento: i provve-<br />

<strong>di</strong>menti per estirparlo restarono lettera morta finche<br />

nel 1472<br />

i Se<strong>di</strong>ci Riformatori decretarono il bando per<br />

quei malfattori, stabilendo inoltre che non si potesse<br />

far loro grazia se non si ottenessero per ciò in Consiglio<br />

almeno 11 voti bianchi sopra 16 (39). L'anno dopo<br />

si riformavano ancora le provvigioni <strong>di</strong>rette allo<br />

stesso scopo, tenendo sempre fermo il bando <strong>com</strong>e<br />

pena principale. Ma i falsificatori <strong>di</strong> monete trovavano<br />

proseliti in tutte le classi sociali : artisti, <strong>com</strong>mer-<br />

cianti, popolani, operai addetti all'officina. Non rifuggì<br />

dal ricorrere a questo mezzo ignominioso <strong>di</strong> lucro<br />

lo stesso Aristotile Fieravante, il celebre ingegnere<br />

ricercato da governi e da principi : nel Giugno<br />

del 1473, mentre era al servizio del papa, a Roma,<br />

fu arrestato, <strong>di</strong>etro denuncia <strong>di</strong> falsificazioni <strong>com</strong>messe<br />

tempo prima, e i Riformatori bolognesi sta-<br />

bilivano all' unanimità <strong>di</strong> privarlo dell' ufficio <strong>di</strong><br />

ingegnere del Comune e del relativo stipen<strong>di</strong>o (4°).<br />

Si pubbhcarono nuove pene <strong>di</strong> bando promettendo<br />

grossi premi in denaro ai denunciatori e a chi<br />

consegnasse alla giustizia i falsari (4^. I quali non<br />

si <strong>di</strong>edero per vinti e molti andarono altrove a fab-<br />

(39) Partiti, 7,<br />

e. 81. r.<br />

(40) Partiti, 7, e. 145, e. 167, V.<br />

(41) Ibid. e. 178, e segg.


484<br />

FRANCESCO MALAGUZZI<br />

bricar monete al conio bolognese: il 21 Aprile 1477<br />

gli Anziani scrivevano al Duca <strong>di</strong> Ferrara pregan-<br />

dolo <strong>di</strong> punire quelli che si trovavano nel suo stato (42).<br />

Non essendo sufficienti le pene in vigore vi si aggiunse<br />

la tortura e nel 1479 ^^ /^^


LA ZECCA DI BOLOGNA 485<br />

nuova locazione del 1502 in cui non è fatto il nome<br />

del zecchiere: da quelli rileviamo che si batterono<br />

ancora le solite monete d'oro, d'argento e <strong>di</strong> rame<br />

ai soliti conii e lega (46).<br />

Più importanti sono i capitoli della successiva<br />

locazione del 30 giugno 1506. L'officina fu affidata<br />

a Napoleone Malvasia per cinque anni : egli prometteva<br />

<strong>di</strong> battere ogni anno (oltre le somme <strong>com</strong>messe<br />

da privati) libbre 500 <strong>di</strong> quarti, grossoni, grossetti<br />

e bolognini alla lega consueta, e 50 d'oro; l'affitto<br />

dell'officina monetaria era portato a L. 120 annue,<br />

coi soliti obblighi <strong>di</strong> pagare operai, tagliatori, inci-<br />

sore, manovali, <strong>di</strong> tenere i registri in or<strong>di</strong>ne, ecc. (47).<br />

E quella fu l'ultima locazione del periodo ben-<br />

tivolesco.<br />

(46) Zecca B. 3 {Affitti, ecc.).<br />

(47) Partiti 12, e. 79, r. e Zecca B. 3 {A/fi[i, 1506).<br />

(Continua).


UN RIPOSTIGLIO<br />

DI MONETE DEL SECOLO XIII<br />

A Vigo <strong>di</strong> Cave<strong>di</strong>ne nel Trentino<br />

Negli ultimi giorni dello scorso marzo un con-<br />

ta<strong>di</strong>no scavando le terre <strong>di</strong> un suo campo, situato<br />

presso Vigo <strong>di</strong> Cave<strong>di</strong>ne i^), rinvenne una quantità<br />

<strong>di</strong> monete che, a quanto sembra, erano riposte in<br />

una borsa <strong>di</strong> pelle fra<strong>di</strong>cia e consunta, che andò tosto<br />

<strong>di</strong>strutta. Regalatene alcune a questa e quella persona<br />

del paese, cedette le altre ad un riven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> anti-<br />

caglie, dal quale ne feci l'acquisto. Il deposito era<br />

<strong>com</strong>posto <strong>di</strong> circa 450 grossi e sol<strong>di</strong>, la maggior<br />

parte <strong>di</strong> Trento, Verona e Bergamo, alcuni <strong>di</strong> Tortona,<br />

e pochi altri spettanti a Venezia, Brescia, Cremona,<br />

Como, Lo<strong>di</strong>, Tortona, Acqui ed Asti; i piccoli, poco<br />

pili <strong>di</strong> trenta, appartenevano a Trento, Verona, Ve-<br />

nezia, Mantova e Brescia.<br />

Fra questi pezzi, quasi tutti <strong>di</strong> ottima conserva-<br />

zione, non rinvenni alcun tipo, che non fosse noto;<br />

molte invece le varietà <strong>di</strong> conio <strong>di</strong> una stessa moneta,<br />

e qualcuna <strong>di</strong> queste fin' ora non avvertita.<br />

Come appare dalla descrizione del ripostiglio il<br />

pezzo <strong>di</strong> data piia recente è il grosso veneto del doge<br />

Ranieri Zeno (1253-1268), in due esemplari <strong>di</strong> conio<br />

freschissimo. Tutti gli altri, fatta eccezione dei due<br />

(i) Vigo è un piccolo villaggio in fondo alla valle <strong>di</strong> Cave<strong>di</strong>ne nel<br />

<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Vezzano, presso Trento,


488<br />

GIORGIO CIANI<br />

piccoli veneti della fine del XII secolo, appartengono<br />

alla prima metà del secolo XIII, o <strong>di</strong> poco la oltrepassano,<br />

e sembra che non siano stati battuti dopo<br />

l'anno 1256, nel quale verosimilmente fu sotterrato<br />

il tesoretto (^).<br />

Narrano gli storici che in quell'anno il Trentino,<br />

e specialmente la Valsugana, fu devastato, e Trento<br />

stessa saccheggiata orribilmente dalle orde <strong>di</strong> Ezze-<br />

lino IV da Romano, e da quelle del suo alleato<br />

Mainardo I conte del Tirolo, i quali, sotto pretesto<br />

<strong>di</strong> <strong>com</strong>battere i guelfi ed il vescovo Egnone d'Ap-<br />

piano — che ambiva ricuperare l'amministrazione del<br />

vescovato, tenuta fino dal. 1235 dai podestà imperiali<br />

— agognavano estendere i confini dei territori loro<br />

soggetti, spacciandosi fautori e sostenitori del partito<br />

deir imperatore.<br />

È probabile che all'approssimarsi <strong>di</strong> quelle turbe<br />

sfrenate, avide <strong>di</strong> ricchezze, ed assetate <strong>di</strong> sangue,<br />

qualche citta<strong>di</strong>no per salvare la vita, abbia cercato<br />

scampo neir ultimo villaggio della remota valle <strong>di</strong><br />

Cave<strong>di</strong>ne e, nel momento del maggior pericolo, abbia<br />

affidato alla terra il tesoro gelosamente serbato, che<br />

la sorte non gli dovea far riavere.<br />

TRENTO (3).<br />

I. Grosso da 20 denari, o piccoli.<br />

.-B" — • + EPS • • TRIDENTI<br />

Busto<br />

mitrato <strong>di</strong> vescovo volto<br />

a sinistra, in atto <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re, e col pastorale. Circolo<br />

<strong>di</strong> punti interno ed esterno.<br />

(2) È da notarsi che questo ripostiglio non <strong>di</strong>ede monéta alcuna<br />

dei conti del Tirolo. Accenno al fatto che confermerebbe l'opinione <strong>di</strong><br />

coloro che ritengono Vaquilino della zecca <strong>di</strong> Merano esser stato battuto,<br />

o da Mainardo I (1254-1258) o dai suoi figli Mainardo II e Alberto II,<br />

durante il governo da loro esercitato in <strong>com</strong>une dal 1258-1271.<br />

(3) Nella descrizione delle monete <strong>com</strong>ponenti il ripostiglio <strong>com</strong>prendo<br />

anche quelle, che passate in altre mani, mi furono gentilmente<br />

oflferte in esame.


9( - + •<br />

UN RIPOSTIGLIO DI MONETE DEL SECOLO XIII, ECC. 489<br />

INPERATOR<br />

• Nel mezzo + F. Circoli <strong>di</strong> punti<br />

e. S. (Peso gr. 1.622, titolo 952 mill.) . . . . n. 22<br />

Simonis Petri Bartholomei, De tridentinarum, veronensium, mera-<br />

nensiumqite monetarum, ecc. Tridenti, 1749, tav.<br />

Varietà: Dopo INPERATOR,: (Peso gr. 1.59)<br />

. . . n. i<br />

Benedetto Giov anelli, Intorno all'antica zecca trentina, ecc. Trento,<br />

C. s.<br />

C. s.<br />

C. s.<br />

1812, pag. 34, fig.<br />

\ (Peso gr. 1.60) .<br />

® (Peso gr. 1.65) .<br />

® (Peso gr. 1.658).<br />

C. s. Con un punto sopra la croce ed uno sotto la F nel<br />

campo del rovescio (Peso gr. 1.63) . . . . n. i<br />

Benedetto Giovanelli, Alterthumliche Entdeckungen, ecc. Innsbruck,<br />

1839, pag. 13, n. 5 della tav.<br />

C. s. Punti nel campo <strong>com</strong>e nella precedente, ed una punta<br />

scendente verticalmente sopra la F. (Peso gr. 1.62). n. 3<br />

Le numerose varietà che si conoscono <strong>di</strong> questo<br />

grosso si possono facilmente <strong>di</strong>videre in due serie,<br />

assegnando alla prima quelle col busto del vescovo,<br />

ornato <strong>di</strong> tre, e più spesso <strong>di</strong> quattro perline, colla<br />

scritta INPERATOR, e che dal carattere generale mo-<br />

strano <strong>di</strong> essere le più antiche;<br />

alla seconda, quelle col busto fregiato <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso<br />

ornamento, la iscrizione IMPERATOR, ed altre partico-<br />

larità che le in<strong>di</strong>cano <strong>di</strong> fattura più recente.<br />

«9<br />

2<br />

2<br />

25


490<br />

GIORGIO CIANI<br />

I grossi del nostro ripostiglio appartengono tutti<br />

alla prima specie, per cui sarebbe lecito arguire che<br />

quelli della seconda serie siano stati coniati dopo il<br />

1256, nel quale anno probabilmente fu sotterrato il<br />

piccolo tesoro, e spettino al vescovo Egnone d'Ap-<br />

piano (1248-1272) del quale si conoscono tre locazioni<br />

della zecca per la coniazione <strong>di</strong> grossi da 20 piccoli<br />

della lega dei grossi veronesi, fatte negli anni 1262,<br />

1269 e 1272.<br />

Gli autori che trattarono della zecca trentina<br />

sono concor<strong>di</strong> nell' assegnare i grossi colla F, in<strong>di</strong>-<br />

stintamente al vescovo Federico Vanga, ed ai suoi<br />

imme<strong>di</strong>ati successori Adelperto III <strong>di</strong> Ravenstein<br />

(1219-1223), Gerardo I cremonese (1223-1232), Aldrighetto<br />

<strong>di</strong> Campo (1232-1247) ed Egnone d'Appiano<br />

(1248-1273). Tale attribuzione è però sempre alquanto<br />

vaga ed incerta, né i documenti conosciuti giovano<br />

a recare maggior luce, che il più antico accenno alla<br />

moneta trentina non risale che al 1257. E un fatto<br />

però che la moneta così detta grossa si <strong>com</strong>inciò<br />

generalmente a battere nelle zecche d'Italia soltanto<br />

dopo il 1220, ai tempi <strong>di</strong> Federico IL Vi farebbe<br />

eccezione Milano per un grosso e un soldo attribuiti<br />

ad Enrico VI (1190-1197) e Venezia che verso il 1200<br />

coniava il suo primo matapan. Esiterei perciò ad<br />

ammettere che Trento nel coniare questa sorte <strong>di</strong><br />

moneta avanzasse altre e più importanti città dell' I-<br />

talia superiore. Di più è da notarsi che nelle carte<br />

trentine della prima metà del secolo XIII non trovasi<br />

menzionata la moneta <strong>di</strong> Trento, ma sempre quella<br />

<strong>di</strong> Verona, ed in conformità ai grossi veronesi erano<br />

battuti i grossi trentini, che quin<strong>di</strong> sono da ritenersi<br />

meno antichi <strong>di</strong> quelli, e non anteriori al 1220.<br />

È perciò che preferirei attribuire questi grossi del<br />

nostro ripostiglio al vescovo Aldrighetto <strong>di</strong> Campo<br />

(1232-1247) ed al suo successore Egnone d'Appiano


UN RIPOSTIGLIO DI MONETE DEL SECOLO XIII, ECC. 49I<br />

(1248-1273) nel periodo <strong>di</strong> tempo <strong>com</strong>preso fra il 1235<br />

ed il 1255, all'epoca in cui il vescovato era ammini-<br />

strato nel temporale dai podestà imperiali.<br />

^ — ¥ •<br />

^ — • +<br />

2. Soldo da 12 denari o piccoli.<br />

EPS<br />

• TRIDEN •<br />

interno ed esterno.<br />

IM^ATOR<br />

•<br />

F<br />

Nel campo T. Circolo <strong>di</strong> punti<br />

• Croce con stella a sei raggi ad i<br />

e 4, e punta rivolta verso l'interno ad i e 2. Circoli<br />

e. S. (Peso gr. 1.21, titolo 724 mill.) . . . . n. 26<br />

Varietà con una punta verticale scendente dall'alto sopra<br />

il T nel campo del <strong>di</strong>ritto (Peso gr. 1.25) . . n. 8<br />

Varietà con una punta a sinistra del T, volta dal basso<br />

all'alto (Peso gr. 1.20, titolo 724 mill.) . . . . n. 99<br />

B. GiovANELLi, Alterthumliche Entdeckungeu, ecc. Op. cit., pag. 16,<br />

tav. n. 7.<br />

Gazzoletti, Della zecca <strong>di</strong> Trenta. Trento, 1858, tav. I, n. 3, pag. 30.<br />

Il valore <strong>di</strong> questa moneta, tenuto conto del suo<br />

peso e dell'argento che contiene, risulterebbe corrispondente<br />

a 12 denari piccoli <strong>di</strong> Trento, o <strong>di</strong> Verona<br />

ossia ad un soldo.<br />

L'essere essa apparsa nel nostro ripostiglio in<br />

tanta quantità e con molti esemplari <strong>di</strong> ottima con-<br />

servazione, pare non giovi a confermare l'attribuzione<br />

fattane dal Giovanelli, e dal Gazzoletti al vescovo<br />

Salomone (1177-1183). È probabile che si riferisca a<br />

questa moneta la <strong>di</strong>sposizione dello statuto <strong>di</strong> Brescia<br />

dell'anno 1257, colla quale si ammettono fra gli altri<br />

anche i trentini grossi ad ligam veronensium /a<strong>di</strong>,<br />

ossia si concede libero corso al grosso da 20 denari.


492<br />

GIORGIO CIANI<br />

e si ban<strong>di</strong>sce questo soldo, che verosimilmente fu<br />

battuto negli ultimi anni del dominio dei podestà<br />

imperiali (1235- 1255). Anche <strong>di</strong> questa specie esiste<br />

una varietà, <strong>di</strong> stile più antico, col T del <strong>di</strong>ritto fra<br />

tre punti, e nel rovescio 2 stelle negli angoli supe-<br />

riori, e due punti in quelli inferiori della croce, che<br />

non rinvenni fra i 133 esemplari del ripostiglio.<br />

Questa varietà in esemplari perfetti raggiunge il peso<br />

<strong>di</strong> grammi 1.41, ed all' assaggio risultò <strong>di</strong> millesimi<br />

864, e perciò appartiene ad un' epoca anteriore a<br />

quelle precedentemente descritte.<br />

^ — EPS • • TRIDEN Nel campo T. Circolo <strong>di</strong> punti all'interno<br />

e all'esterno.<br />

^ — IN^ATOR ® • Croce. Circoli e. s. . . . n. 3<br />

Peso gr. 0.327, titolo 220 mill.<br />

3. Denaro o piccolo (concavo).<br />

Gazzoletti, Op. cit., tav. I, n. 5, pag. 31.<br />

Il denaro, o piccolo, <strong>di</strong> Trento era eguale in<br />

valore a quello <strong>di</strong> Verona. I tre esemplari del ripo-<br />

stiglio non portano l'iniziale <strong>di</strong>notante il nome dell'im-<br />

peratore che vedesi gu altri simih denari trentini, forse<br />

perchè emesso dopo la morte <strong>di</strong> Federico II (1250).<br />

VERONA.<br />

Grosso da 20 denari, o piccoli.<br />

^ — + CI + f I + CI + fi (FPIR). Croce oltrepassante un<br />

5!^<br />

circolo, fra le cui aste VE — RO — N — A. Circolo <strong>di</strong> punti<br />

interno ed esterno.<br />

— + ® VE ® RO ® NA ® (VE in nesso) Croce <strong>com</strong>e sopra<br />

fra le cui aste, CI— fi — CI — f=i. Circoli e. s. . n. 7<br />

Peso gr. 1.653, titolo 956 mill.


UN RIPOSTIGLIO DI MONETE DEL SECOLO XIII, ECC. 493<br />

Varietà: Con un'appen<strong>di</strong>ce sopra la croce nel <strong>di</strong>ritto, e sotto<br />

la croce nel rovescio n.<br />

^' -<br />

II


494<br />

GIORGIO CIANI<br />

certamente per <strong>di</strong>stinguerli da altri che doveano es-<br />

sere questi grossi. Probabilmente la loro coniazione<br />

risale al 1220 circa.<br />

5. Denaro o piccolo (concavo).<br />

^ — Ff-ID — lf — D (FRIP). Fra le braccia <strong>di</strong> una croce<br />

oltrepassante un cerchiello.<br />

1^ — VE ~ RO — N - A (VE in nesso) C. s, (Peso gr. 0.28) n. 1<br />

Zanetti, Op. cit., tom. IV, tav. IV, n. 20.<br />

VENEZIA.<br />

6. Denaro o piccolo (Peso gr. 0.28-0.30).<br />

Sebastiano Ziani (1172-1178) n. i<br />

Orio Malipiero (1178-1192) „ i<br />

N. Papadopoli, Le monete <strong>di</strong> Venezia. Venezia, 1893, tav. V, n. 2 e 3.<br />

7. Grosso (Peso gr. 2.18).<br />

Iacopo Tiepolo (1229-1249) n. 2<br />

Ranieri Zeno (1253-1268) ,,2<br />

N. Papadopoli, Op. cit., tav. V, n. 5 e 11.<br />

MANTOVA.<br />

8. Denaro o piccolo, concavo (Peso gr. 0.29). . . n. 9<br />

A. Partioli, La zecca <strong>di</strong> Mantova. Mantova, 1879. Parte I, tav. n. 7.<br />

BRESCIA.<br />

9. Denaro o piccolo, concavo (Peso gr. 0.24). . . n. 2<br />

Zanetti, Op. cit., tom IV, tav. VII, n. 4.<br />

10. Grosso (Peso gr. 1.95) „ i<br />

Zanetti, Op. cit., tom. IV, tav. VI, n. 6.<br />

CREMONA.<br />

ri. Soldo (Peso gr. 1.23) . . . . . . . n. i<br />

Descritto da C. Brambilla in Riv. It. <strong>di</strong> Num. Anno IV, f. IV, p. 432.<br />

1


12. Soldo?<br />

UN RIPOSTIGLIO DI MONETE DEL SECOLO XIII, ECC. 495<br />

BERGAMO.<br />

ViMERCATi-Sozzi, SulU monete della città <strong>di</strong> Bergamo. Bergamo, 1842,<br />

tav. I, n. 8.<br />

Varietà: Con + e vj nel campo del '^ (Peso gr. 1.35) . n. 8<br />

„ Con O a destra della crocetta del tempio nel I^ „ i<br />

Peso gr. 1.36.<br />

„ Con ^ dopo IMPRT, e • nel campo.<br />

Nel • P e ^ (Peso gr. 1.26) . . . . „ 8<br />

„ e. 1. p. con due punte salienti nei due archi <strong>di</strong><br />

mezzo del 5^ (Peso gr. 1.26) . . . . „ 8<br />

„<br />

„<br />

C. s. con due anelletti negli archi (Peso gr. 1.29)<br />

C. 1. p. mancante del<br />

„ 6<br />

• nel campo del ^ . „ 1<br />

Peso gr. 1.26.<br />

„ C. 1. p. mancante degli anelletti nel 1^ . . „ 1<br />

Peso gr. 1.29.<br />

„ C. 1. p. con "¥ a destra della crocetta nel 9/ „ i<br />

Peso gr. 1.27.<br />

„<br />

„<br />

13. Soldo?<br />

Con ®- dopo IMPRT.<br />

Nel P ®- e v!; (Peso gr. T.17). . . • ,, 5<br />

Con © dopo IMPRT.<br />

Nel :^ ®- e 4t<br />

COMO.<br />

S. Ambrosoli, Zecche italiane. Corno, 1881, tav. I e II, n. 15.<br />

Varietà: Con ^ nel campo del ^', e -® sopra la testa del-<br />

„<br />

l'aquila nel ^ (Peso gr. 1.39).<br />

Come il n. 17 delle tav. I e II<br />

. •<br />

dell'op. cit.<br />

. n. i<br />

mancante<br />

della stella nel campo del ^ (Peso gr. 1.22) „ i<br />

„ C. 1. p. con *-> nel campo del ^ (Peso gr. 1.20) „ i<br />

LODI.<br />

14. Soldo? (Peso gr. 1,32) n. I<br />

B. GiovANELLi, Intorno all'antica zecca trentina, Op. cit., pag. 85, fig.<br />

„<br />

I


496<br />

GIORGIO CIANI<br />

TORTONA.<br />

15. Grosso (Peso gr. 1.69) n. 8<br />

D. Promis, Monete del Piemonte ine<strong>di</strong>te, rare. Torino, 1852, pag. 31,<br />

tav. II, n. 8.<br />

16. Soldo (Peso gr. 1.05, consunta).<br />

^ — + INPE • • RA'TOR Nel campo f"r Circolo <strong>di</strong> punti<br />

interno ed esterno.<br />

P — + TER"DONA • Croce con anelletto nei due angoli<br />

superiori ; . . „ i<br />

Simile al n. 9 della tav. II. Promis, Op. cit.<br />

ACQUI.<br />

17. Soldo? (Peso gr. 1.315) . . . . . . n. 2<br />

E. Gnecchi, in Riv. It. <strong>di</strong> Num. Anno X, fase. I, 1897, pag. 24, fig.<br />

ASTI.<br />

18. Soldo? (Peso gr. 1.32.) n. 2<br />

D. Promis, Monete della zecca d'Asti. Torino, 1853, tav. I, n. 5,<br />

pag. 21.<br />

Trento, Agosto iSgj.<br />

Giorgio Ciani.


ANNOTAZIONI<br />

NUMISMATICHE ITALIANE<br />

III.<br />

DEZANA.<br />

i^ — + PERDI- D: G- RO VNGBOE- DAL •CROAZC''REX<br />

Busto corazzato a sin. con corona imperiale, scettro<br />

nella sin., e colla destra sulla impugnatura della spada.<br />

:pf - + NVMVS ® AR(t ® IMP ® COMITIS ® DECIANE ® ®<br />

Aquila spiegata, collo scudo dei Tizzoni in petto.<br />

Argento, peso gr. 27,96. — Cons. buona. Raccolta Principe <strong>di</strong> Napoli.<br />

Dal Promis abbiamo notizia <strong>di</strong> una deposizione<br />

deirassaggiatore Prevostino fatta nel 1585, relativa<br />

alle monete coniate prima <strong>di</strong> quell'anno in questa<br />

officina (i), nella quale son citati alcuni talleri <strong>di</strong><br />

denari 8 <strong>di</strong> fine {666), e del peso <strong>di</strong> den. 22,14 cor-<br />

rispondente a poco meno <strong>di</strong> gr. 29. A pag. 37,<br />

(i) Monete della Zecca <strong>di</strong> Dezana. Torino, 1863, a pag. 33.<br />

63


498<br />

GIUSEPPE RUGGERO<br />

ritornando su quel documento, troviamo che questi<br />

talleri avevano l'effigie <strong>di</strong> re ed imperatori, ma che<br />

il teste non ricordava bene quali fossero. L'illustre<br />

A. <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non conoscere altre monete che possano<br />

corrispondere a quella descrizione, all'infuori <strong>di</strong><br />

quelle che portano il busto <strong>di</strong> un guerriero armato<br />

ed a capo scoperto, <strong>com</strong>e si trova sui talleri <strong>di</strong> Ca-<br />

sale <strong>di</strong> Messerano e Tassarolo, coU'aquila al rovescio.<br />

Ma la deposizione del teste precisava l'effigie in modo,<br />

da lasciar qualche dubbio sulla ipotesi del Promis.<br />

Il magnifico tallero, che ho <strong>di</strong>segnato dal calco<br />

che me ne ha favorito S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli,<br />

fortunato possessore <strong>di</strong> questo pezzo insigne, viene<br />

a colmare una lacuna, palesandosi anche nel peso,<br />

per una <strong>di</strong> quelle monete citate nel documento. D'altronde<br />

non è probabile che questa venisse coniata<br />

dopo <strong>di</strong> quell'anno, anzi nemmeno dopo del 1583,<br />

sia perchè ci allontaneremmo <strong>di</strong> troppo dall' epoca<br />

<strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando I: sia perchè allora si coniavano già<br />

altri talleri coll'effigie del successore Massimiliano II,<br />

che rimangono ancora a noi sconosciuti (V. pag. 38,<br />

Op. cit.).<br />

Il dritto della moneta non ha nulla che riveli<br />

la zecca <strong>di</strong> origine, essendo, salvo qualche particolare<br />

insignificante, eguale a quello dei talleri unghe-<br />

resi dell'Imperatore, colla stessa leggenda <strong>di</strong> quelli.<br />

E questo era più che sufficiente per la circolazione<br />

della moneta fino a che non venisse scoperta la frode.<br />

Il rovescio invece, Imperiale per l'aquila, si mostra<br />

<strong>di</strong> Dezana allo stemma ed alla leggenda : particolari<br />

questi, sui quali non si fermava certamente l'atten-<br />

zione del pubblico, <strong>di</strong>giuno in gran parte <strong>di</strong> lettere<br />

e maggiormente <strong>di</strong> aral<strong>di</strong>ca.<br />

Non si è assaggiato il titolo, ma al semplice<br />

aspetto si <strong>di</strong>mostra non inferiore <strong>di</strong> certo, a quello<br />

in<strong>di</strong>cato sul documento più volte citato.


^^ — A L • D<br />

ANNOTAZIONI NUMISMATICflE ITALIANE 499<br />

MODENA OD URBINO?<br />

X • Bomba<br />

fatta a guisa <strong>di</strong> un monticello.<br />

9? — DI II MIDI<br />

II<br />

VM<br />

II<br />

Traccie<br />

accesa , sopra una base<br />

<strong>di</strong> una ghirlanda attorno.<br />

Lega bassissima, peso gr. 0,57. — Cons. me<strong>di</strong>ocre. Presso lo scrivente.<br />

La bomba <strong>di</strong> questa monetina, ci richiama alla<br />

mente per analogia due serie monetarie, quella <strong>di</strong><br />

Modena e quella <strong>di</strong> Urbino. Infatti, nella prima si<br />

coniarono quelle monete del Duca Cesare col titolo<br />

<strong>di</strong> Principe della Garfagnana, le quali portano una<br />

bomba eguale alla presente meno che nella base (2)-<br />

dalla seconda, uscirono certe monetine <strong>di</strong> Guidubaldo<br />

II portanti le granate a mano, oggetti guerreschi,<br />

che già prima dei Dalla Rovere si trovavano scol-<br />

piti negh ornati <strong>di</strong> quel palazzo Ducale (3).<br />

Prima <strong>di</strong> tutto devo avvertire il lettore, che la<br />

terza lettera al dritto è un po' <strong>di</strong>fettosa, e si presta<br />

egualmente bene tanto per una D <strong>com</strong>e per una P.<br />

Converrà tener conto <strong>di</strong> questo fatto per la interpre-<br />

tazione della leggenda nelle due ipotesi sopra ac-<br />

cennate.<br />

Nella prima, cioè per Modena, la moneta sarebbe<br />

coniata dal Duca Alfonso I, e si dovrebbe leggere,<br />

ALfonsus .<br />

.<br />

DuX Questa lezione troverebbe una<br />

giustificazione nel numero e nella posizione dei due<br />

(2) Ve<strong>di</strong> Promis, Monete <strong>di</strong> zecche Italiane ine<strong>di</strong>te, Memoria I. To-<br />

rino, 1867, al n. 26 — Crespellani, La Zecca <strong>di</strong> Modena. Modena, 1884,<br />

Tav. IX, n. 75.<br />

(3) Ve<strong>di</strong> Giuseppe Castellani, Quattrino ine<strong>di</strong>to, etc, in Riv. N. 11.<br />

Anno VII, pag. 91-97.


500<br />

GIUSEPPE RUGGERO<br />

punti: ma è strano quel DVX segnato colle sole<br />

lettere estreme, forse per non rompere la simmetria<br />

delle quattro lettere, e credendosi piij decisiva la<br />

X che non TV, per l'interpretazione della parola.<br />

Il valore della moneta non sconcorderebbe colle<br />

altre della serie Modenese, perchè data la <strong>di</strong>fferenza<br />

del titolo e del peso, tornerebbe per l'appunto alla<br />

metà del valore del quattrino. Sarebbe tuttavia que-<br />

sto, l'unico esempio in quella zecca, dell'uso <strong>di</strong> questo<br />

infimo spezzato.<br />

Passiamo ora alla seconda ipotesi, quella della<br />

pertinenza alla serie Urbinate. In questo caso leggeremo<br />

la terza lettera per una P, ed assegneremo<br />

la moneta all'epoca della spogliazione del Della Ro-<br />

vere, fatta da. Papa Leone X in favore del nipote,<br />

cioè al 15 16. Nel quale anno, Urbino prima e Pesaro<br />

poco dopo, aprirono le porte al condottiero delle<br />

schiere papaline Renzo <strong>di</strong> Cere, non avendo Fran-<br />

cesco Maria neppur tentato <strong>di</strong> opporre <strong>di</strong>fesa alcuna,<br />

anzi avendole abbandonate in tempo utile per la pro-<br />

pria salvezza. La moneta sarebbe stata coniata in<br />

quell'intervallo <strong>di</strong> tempo, trascorso tra l'occupazione<br />

del Ducato e la bolla papale contro firmata da tutti<br />

i Car<strong>di</strong>nali meno uno, che ne investiva Lorenzo de'<br />

Me<strong>di</strong>ci. Onde la leggenda dovrebbe interpretarsi,<br />

Auspice Leone .<br />

Papa<br />

X .<br />

In questa ipotesi, noi avremmo l'appoggio <strong>di</strong><br />

due in<strong>di</strong>zi favorevoh. La <strong>di</strong>sposizione della leggenda<br />

<strong>di</strong> più linee in mezzo ad una ghirlanda, foggia<br />

usitatissima in quelle zecche, è il primo. U altro ci<br />

vien dato dalla in<strong>di</strong>cazione del valore <strong>di</strong> mezzo quat-<br />

trino, che si trova pure, ma in italiano perchè <strong>di</strong><br />

epoca posteriore, sopra una monetina <strong>di</strong> Francesco<br />

Maria li (4); dunque è evidente, che quel valore era<br />

(4) Ve<strong>di</strong> Zanetti, Nuova raccolta, etc. Voi. I, pag. 136, n. 53.


ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 501<br />

usato nella monetazione Urbinate. Confrontando il<br />

pezzo con i quattrini <strong>di</strong> quell'epoca, e specialmente<br />

con quelli <strong>di</strong> Lorenzo de' Me<strong>di</strong>ci coniati subito dopo,<br />

troviamo dal calcolo approssimativo del peso e della<br />

lega delle due monete, che l.'una è doppia dell'altra,<br />

e che il nostro mezzo quattrino corrisponde al picciolo.<br />

Nella speranza <strong>di</strong> qualche nuovo esemplare che<br />

tolga il dubbio circa la terza lettera, purché il <strong>di</strong>fetto<br />

non esista nel conio, ne aspetteremo la soluzione definitiva<br />

della questione tra le due ipotesi che ci tengono<br />

incerti. Meglio ancora, se prima d'allora altri più<br />

<strong>com</strong>petenti in materia, ne troverà una migliore.<br />

^ — SANT •<br />

CORREGGIO?<br />

ANTONIVS Busto mitrato e nimbato; ai lati S A<br />

9» — Aquila bicipite, con corona chiusa.<br />

(Juasi rame, peso gr. 0,93, — Cons. buona. Presso lo scrivente.<br />

Questa monetina non è ine<strong>di</strong>ta a rigor <strong>di</strong> ter-<br />

mini, avendone il Kunz fino dal 1869 constatata l'e-<br />

sistenza nella nota a pag. iii del volume II del<br />

Perio<strong>di</strong>co dello Strozzi. Al n. 8 tav. V dello stesso<br />

volume, egli pubblicava il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> una consimile,<br />

che in luogo dell'intero nome del Santo ha l'abbre-<br />

viazione <strong>di</strong> SANCTVS •<br />

ANT,<br />

la quale si presta a doppia<br />

interpretazione. Ed è per questo che nella nota ci-<br />

tata, egli rilevava <strong>com</strong>e venisse spesso attribuito a<br />

Piacenza quel quattrino, fatto ad imitazione <strong>di</strong> ta-<br />

luni dell'Imperatore Carlo V per Milano, perchè nel<br />

Santo si voleva raffigurare S. Antonino sebbene<br />

sotto parvenze che non gli corrispondono. E, notata


502<br />

GIUSEPPE RUGGERO<br />

l'esistenza <strong>di</strong> altro esemplare con SAN •<br />

ANTONI VS che<br />

infirmava l'ipotesi dell'attribuzione a Piacenza, finiva<br />

coir invocare un ammaestramento su tale proposito.<br />

Comincierò dall'accentuar meglio la conclusione<br />

del Kunz, <strong>di</strong>cendo : che l'ipotesi accennata, già infir-<br />

mata dalle parvenze del busto, vien <strong>di</strong>strutta total-<br />

mente da questo esemplare con SAN •<br />

ANTONIVS.<br />

La<br />

zecca Piacentina non ha mai improntato questo Santo<br />

sulle sue monete, ne ha mai contraffatto moneta altrui.<br />

Non intendo risolvere la questione mancandoci<br />

gli elementi <strong>di</strong> prova. Ma non rinunzio a formulare<br />

una ipotesi che lascio alla <strong>di</strong>screzione del lettore fino<br />

a prova in contrario. Ma questi problemi numisma-<br />

tici non avranno mai una soluzione, se manchino i<br />

Kunz che li propongano, e gli altri che <strong>com</strong>incino a<br />

stu<strong>di</strong>arli.<br />

Le due iniziali furono il punto <strong>di</strong> partenza per<br />

il ragionamento, semplice <strong>di</strong> molto, ma non saprei<br />

se egualmente convincente. Volendo considerarle<br />

<strong>com</strong>e iniziali del nome del Santo, si avrebbe una<br />

ripetizione. Se si trattasse <strong>di</strong> moneta la cui origine<br />

fosse designata da una leggenda o da altri caratteri,<br />

questa ripetizione costituirebbe solamente un pleonasmo.<br />

Ma in questa nostra dove mancano assolutamente<br />

leggenda e caratteri relativi alla zecca, questa<br />

ripetizione mi pare veramente fuor <strong>di</strong> luogo e perciò<br />

inammessibile. hi massima, gli autori <strong>di</strong> contraffazioni<br />

hanno sempre lasciato sulla moneta, qualche traccia<br />

più o meno larvata relativa alla zecca. Ecco dunque<br />

i motivi per cui le due iniziali dovevano, secondo<br />

me, tener la chiave dell'enigma, e mi fermai alla<br />

zecca dei Correggeschi leggendovi Sirus Austriacus;<br />

pronto, beninteso, a fare onorevole ammenda in caso<br />

<strong>di</strong> prova contraria.<br />

GH altri caratteri della moneta, non presenterebbero<br />

in<strong>com</strong>patibilità. L'aquila bicipite è quasi Tu-


ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 503<br />

nica usata sopra le <strong>di</strong>verse specie <strong>di</strong> monete <strong>di</strong><br />

Correggio, non trovandosi improntata quella ad una<br />

testa che eccezionalmente sui sesini e su qualche altra<br />

piccola moneta. Circa al Santo, non è questa la sola<br />

volta che S. Quirino avrebbe ceduto il posto ad<br />

altri (5). E non è poi così strano che il protettore della<br />

città, abituato a cangiare costume ed attributi quasi<br />

per ogni specie <strong>di</strong> moneta, ceda anche una volta il<br />

suo posto ad un nuovo Santo, messo \\ , perchè i<br />

Milanesi vi raffigurassero il loro Ambrogio. Si ca-<br />

pisce poi, che col nome <strong>di</strong> S. Quirino si correva<br />

rischio <strong>di</strong> fallir Tintento, facilitato invece da un nome<br />

che <strong>com</strong>inciasse per AM o almeno per AN. Notisi<br />

ancora, che S. Antonio aveva un culto speciale in<br />

Correggio, per un altare molto venerato nel Duomo.<br />

Dunque non si avrebbe nulla sin qui, in con-<br />

trario a quésta attribuzione, anzi parrebbe che ogni<br />

in<strong>di</strong>zio concorresse a confermarla. Né voglio trascu-<br />

rare quello del peso, il quale sebbene non costituisca<br />

mai da solo un argomento valido, pur tuttavia può<br />

concorrere alla prova in unione agli altri.<br />

Questa monetina pesa gr. 0,93 ed è quasi <strong>di</strong><br />

puro rame; avrebbe dunque presentato le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> un buon guadagno correndo frammista alle trilline<br />

<strong>di</strong> Carlo V (6), le quali al titolo <strong>di</strong> 60, pesavano<br />

gr. 1,160. Ora, si veda il documento portato dal<br />

Bigi (7) che prescrive per i sesini <strong>di</strong> Correggio il<br />

peso <strong>di</strong> grani 20 <strong>di</strong> libbra Bolognese, ed il titolo <strong>di</strong><br />

circa 120. La libbra Bolognese essendo eguale a<br />

gr. 361,851, <strong>di</strong>visibile in 12 oncie <strong>di</strong> 160 carati <strong>di</strong> 4<br />

grani, ne risulta che i sesini vengono a pesare gr. 0,94,<br />

(5) Ve<strong>di</strong> Q. Bigi, Di Camillo e Siro da Correggio e lor zecca.<br />

Modena, 1870; tav. Ili, n. 23 e tav. IX, n. 74 e 75 — Kunz, in Archeo-<br />

grafo triestino, Voi. Vili, n. 16 delle tavole.<br />

(6) Ve<strong>di</strong> Gnecchi, Le Monete <strong>di</strong> Milano, ivi 1884, tav. XXV, p. 14.<br />

(7) Op. cit, pag. 53.


504<br />

GIUSEPPE RUGGERO<br />

che è il peso della nostra monetina pila un centigrammo.<br />

Ecco dunque <strong>com</strong>e il contraffattore avrebbe<br />

creato in parte le prove a <strong>di</strong>mostrare che quella<br />

moneta gli apparteneva, sia per le iniziali che per<br />

il peso, ed era un vero sesino <strong>di</strong> Correggio; se poi<br />

qualcuno si fosse ingannato scambiandolo per una<br />

trillina <strong>di</strong> Carlo' V, quod erat in votis, tanto peggio<br />

per lui. Ed avrebbe potuto aggiungere che volendo<br />

contraffare trilline, avrebbe prese a modello quelle<br />

contemporanee dei Filippi, e non quelle più antiche,<br />

sebbene a quei tempi queste circolassero ancora.<br />

Avendo dovuto toccare la questione dei Santi<br />

menzionati sulle monete, non sarà male <strong>di</strong> consultare<br />

i principah elenchi che ne trattano, e che si trovano<br />

abitualmente tra le mani dei numismatici. Per non<br />

cercarne altri, basterà vedere il Tonini, il Muoni e<br />

TAmbrosoli. Nel primo (s), ricopiato poi nel vademecum<br />

del Bazzi e Santoni (9), non abbiamo che un<br />

solo S. Antonio, quello abbate, ma in <strong>com</strong>penso vien<br />

pro<strong>di</strong>gato a sei zecche, cioè Mirandola, Padova,<br />

Parma, Piacenza, Pesaro ed ai Lau<strong>di</strong>. Dunque questo<br />

elenco non si rac<strong>com</strong>anda per esattezza. Il Muoni (^o),<br />

non fa un elenco a parte, ma nota i Santi protettori<br />

per ogni zecca: egli non nomina che un solo S. An-<br />

tonio per Padova, ma nel supplemento a pag. 68,<br />

assegna S. Antonio abbate a Massa Lombarda. L'A.<br />

cita ingenuamente il Catalogo Rossi (") a proposito<br />

<strong>di</strong> una monetina portata in Massa Lombarda al<br />

n, 2193, senza avvedersi dell' errore: infatti nello<br />

stesso catalogo, la detta moneta è ripetuta al n. 3459<br />

in Pesaro, zecca alla quale vien data dal Zanetti,<br />

(8) Topografia delle Zecche Italiane. Firenze, 1869.<br />

(9) Vade-mecum del raccoglitore <strong>di</strong> monete ital., etc. Camerino, i886.<br />

(io) Elenco delle zecche d'Italia^ seconda e<strong>di</strong>zione in Gazzetta Nu-<br />

mismatica dell'ÀMBROSOLi, anno V, 1885.<br />

(11) Catalogo del Sambon per la Collezione Rossi. Roma, 1880.


ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 505<br />

Voi. Ili, Tav. XXIV, n. 34. Finalmente V elenco<br />

deirAmbrosoli (^2) che è il più esatto <strong>di</strong> tutti, <strong>di</strong>stingue<br />

i <strong>di</strong>versi Santi che hanno il nome <strong>di</strong> Antonio. Non<br />

mette in Piacenza che il solo S. • Antonino che le<br />

spetta; ma assegna dubitativamente un S. Antonio<br />

a Dezana.<br />

In conclusione, questi elenchi sono una buonissima<br />

cosa massime per i principianti, quando son<br />

fatti e tenuti a corrente colla scorta delle monete o<br />

dei documenti; ma chi volesse poi tenerli per guida<br />

nella classificazione <strong>di</strong> monete nuove, correrebbe<br />

rischio <strong>di</strong> allontanarsi dal vero.<br />

Firenze, Ottobre 189J.<br />

Giuseppe Ruggero.<br />

(12) Manuale <strong>di</strong> Numismatica, Serie Hoepli, seconda e<strong>di</strong>zione. Mi-<br />

lano, 1895.<br />

64


IL RIPOSTIGLIO<br />

DI<br />

SAN MARTINO DEL PIZZOLANO<br />

Nello scorso anno, in un fondo <strong>di</strong> proprietà del Nob.<br />

Sig. Gio. Frigerio <strong>di</strong> Milano, a San Martino del Pizzolano<br />

(<strong>com</strong>une <strong>di</strong> Somaglia, circondario <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>), un conta<strong>di</strong>no nel<br />

lavorare una risaia spezzava coli' aratro un vaso <strong>di</strong> terra,<br />

che conteneva oltre un migliaio <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> bronzo romane.<br />

Di queste, ho potuto esaminarne circa una metà; erano<br />

tutte, con una sola eccezione, gran bronzi imperiali o sesterzi,<br />

in generale ben conservati, appartenenti a 31 tra imperatori<br />

e auguste, e (prescindendo da due irriconoscibili) si <strong>di</strong>stri-<br />

buivano <strong>com</strong>e risulta dal succinto elenco che segue.<br />

Tito. — Gr. br. con rov. consunto. Esempi, i.<br />

Domiziano. — Gr. br. con rov. consunto. Es. 2.<br />

Nerva. — Gr. br., restit. d'Augusto. Es. i consunto.<br />

Traiano. — Gr. br. Armenia et mesopotamia in potestatem p r<br />

REDACTAE Es. I consunto. — SENATVS POPVLVSQVE ROMANVS La Pace o<br />

la Felicità stante a sin. Es. i consunto. — s p q r optimo principi Dace<br />

seduto a sin.; <strong>di</strong>nanzi, un trofeo. Es. i consunto. — s p q r optimo<br />

principi La Vittoria stante a dr. appende uno scudo su cui vie dac Es. i.<br />

— Arco <strong>di</strong> trionfo (?). Es. i consunto. — Gr. br. con rov. consunt. Es. 7.<br />

Adriano. — Gr. br. aeqvitas avg Es. 2. — cos ni II Valore stante<br />

a sin. Es. i consunto. — felicitati avg Nave a sin. Es. 2. — hilaritas<br />

p R Es. I. — PONT MAX ecc. La Pace o la Felicità stante a sin. con<br />

caduceo e cornucopia. Es. i. — salvs avg La Salute seduta a sin. Es. i.<br />

— Giove seduto a sin. Es. i consunto. — Nettuno stante a dr. Es. i<br />

consunto. — Adriano stante a sin. porge la mano a una figura ingi-<br />

nocchiata. Es. I. — Adriano stante a dr. ; <strong>di</strong>nanzi a lui, una figura<br />

muliebre. Es. 2 consunti. — La Speranza gra<strong>di</strong>ente a sin. Es. 3 consunti.<br />

— La Salute stante a sin. Es. i consunto. — Gr. br. con rov. consunto.<br />

Es. 37.


508 SOLONE AMBROSOLI<br />

Sabina. — Gr. br. concor<strong>di</strong>a Es. 2. — veneri genetrici (var. del<br />

N. 74, Coh. II e<strong>di</strong>z., perchè Sabina ha la capigliatura rialzata). Es. i. —<br />

Gr. br. con rov. in<strong>di</strong>stinto n Es. i. — Gr. br. con rov. consunto. Es. 3.<br />

Antonino Pio. — Gr. br. annona avg L'Abbondanza stante a dr.<br />

Es. I. — ANNONA AVG ecc. L'Abbondanza seduta a sin. Es. i. — apollini<br />

avgvsto Es. I consunto. — consecratio Rogo. Es. i. — cos mi L'Equità<br />

stante a sin. Es. 2. — felicitas avg Es. i. — indvlgentia avg cos mi<br />

Es. I consunto. — libertas cos mi La Libertà stante a sin. tiene un<br />

berretto e uno scettro. Es. i. — libertas cos mi La Libertà stante a<br />

dr. tiene un berretto nella dr. e protende la sin. Es. 4. — Me<strong>di</strong>o br.<br />

Stesso, tipo. Es. I. — Gr. br. pietati avg Es. i. — pietati avg cos mi<br />

Es. 2. — SALVS avg La Salute stante a sin. Es. 2. — tr fot cos ii<br />

Figura muliebre stante a dr., con due spighe e un canestro <strong>di</strong> frutta.<br />

Es. I. — TR POT XV ecc. Antonino seduto a sin., tiene un globo ed è<br />

coronato da una Vittoria volante. Es. 3. — tr pot xv cos mi La Fortuna<br />

stante a dr. coti timone e cornucopia. Es. i. — tr pot xix ecc. La<br />

Provvidenza stante a sin. Es. i. — tr pot xix ecc. La Pace stante a<br />

sin. Es. I. — tr pot xxi cos mi L'Abbondanza stante a dr. con timone<br />

e mo<strong>di</strong>o, poggia il piede su <strong>di</strong> una prora. Es. i. — tr pot xxii ecc. La<br />

Concor<strong>di</strong>a, stante <strong>di</strong> prospetto, guarda a sin. e tiene due insegne mi-<br />

litari. Es. I. — VOTA svscepta DEC III Es. I. — Antonino stante a sin.<br />

in abito militare, tiene un ramoscello nella dr. e un'asta nella sin. Es. i.<br />

— La Libertà stante a sin. tiene un berretto e uno scettro. Es. i con-<br />

sunto. — L'Abbondanza stante a sin. fra il mo<strong>di</strong>o e una nave. Es. i<br />

consunto. — La Salute stante a sin. Es. i consunto. — Figura muliebre<br />

seduta a sin. Es. 3 consunti. — La Lupa a dr., coi gemelli. Es. i. —<br />

La Lupa a sin., coi gemelli. Es. i. — Gr. br. con rov. consunto. Es. 15.<br />

Faustina sen. — Gr. br. aeternitas L'Eternità (o Faustina ?) seduta<br />

a sin. Es. i. — aeternitas L'Eternità (o la Fortuna?) stante a sin. Es. i.<br />

— ceres Cerere stante a sin. Es. i. — consecratio Vesta stante a sin.<br />

Es. 2. — ivNO Es. 3. — pietas La Pietà stante a sin. depone un grano<br />

d'incenso su <strong>di</strong> un candelabro. Es. i. — Gr. br. con rov. consunto. Es. 11.<br />

Marc'Aurelio. — Gr. br. consecratio Marc'Aurelio trasportato da<br />

un' aquila. Es. i. — consecratio Aquila sul globo. Es. 3. — felicitas<br />

AVG ecc. Es. I. — FIDES EXERCiTVVM Es. I. — iMP VI COS IH La Vittoria<br />

appende uno scudo su cui vie ger Es. 5. — imp vii cos iii La Fede<br />

militare stante a sin. Es. i. — imp viii Cumulo d'armi. Es. i. — primi<br />

decennales cos III Es. I. — s e Minerva stante a dr. imbracciando lo<br />

scudo e scagliando un giavellotto. Es. 2. — vota sol decenn cos ih<br />

Es. I. — Giove seduto a sin. Es. 3. — Minerva stante a dr., appoggiata<br />

allo scudo. Es. 2. — Minerva stante a sin., appoggiata allo scudo. Es. i.<br />

— Marc'Aurelio stante a sin. fra quattro insegne militari. Es. i. —<br />

Marc'Aurelio stante a sin. porge la mano a una figura inginocchiata.<br />

Es. I consunto. — La Fortuna seduta a sin. Es. i. — Il Valore stante<br />

a dr. Es. 2. — Il Valore seduto a dr. Es. i. — La Vittoria gra<strong>di</strong>ente<br />

a sin. Es. 4. — L'Equità seduta a sin. Es. i. — La Salute stante a<br />

sin. Es. 4. — La Provvidenza stante a sin. Es. 2. — L'Abbondanza


IL RIPOSTIGLIO DI SAN MARTINO DEL PIZZOLANO 509<br />

Stante a sin. Es. 2. — L'Allegrezza stante a sin. Es. i. — Roma stante<br />

a sin. Es. i. — Roma seduta a sin. Es. 2. — La Pietà stante a sin.,<br />

tiene due fanciulli sulle braccia e ne ha dallato due altri. Es. i. — La<br />

Pietà stante a sin., depone un grano d'incenso su <strong>di</strong> un'ara. Es. i. —<br />

Gr. br. con rov. consunto. Es. 14.<br />

Faustina jun. — Gr. br. aeternitas L' Eternità (o Cerere ?) stante<br />

<strong>di</strong> prospetto, guarda a sin. e tiene una fiaccola. Es. i. — consecratio<br />

Faustina trasportata da un'aquila. Es. i. — fecvnd .wgvstae Es. i. —<br />

FECVNDITAS Es. 8. — HILARITAS Es. I. — IVNONI LVCINAE Es. I. — IVNOHl<br />

REGINAE Es, 6. — MATRI MAGNAE Es. I. — VENERI GENETRICI Es. I. —<br />

VENVS Venere stante a sin. Es. i. — venvs felix Es. i. — Gr. br. con<br />

rov. consunto. Es. 6.<br />

Lucio Vero. — Gr. br. consecratio Es. i. — tr p ecc. Marte gra<strong>di</strong>ente<br />

a dr. Es. 2. — La Vittoria che colloca su <strong>di</strong> un tronco uno scudo in cui<br />

Vie PAR Es. 4.<br />

Lucilla. — Gr. br. ceres Es. i. — fecvn<strong>di</strong>tas La Fecon<strong>di</strong>tà (o Lu-<br />

cilla?) seduta a sin. Es. i. — ivno Es. i. — ivnoni lvcinae Es. i. — pietas<br />

Es. 7. — VENVS Venere stante a sin., tiene un pomo e uno scettro. Es. 5.<br />

Commodo. — Gr. br. ann avg ecc. Es. i. — fel pvblica ecc. Es. i.<br />

— FOR RED Es. 3. — FORT FELI Es. 4. GEN AVG FELIC eCC. Es. I. —<br />

HILARITAS ecc. (COS v) Es. I. — lOVI CONSERVATORI Es. I. — lOVI EXSVPER<br />

Es. I. — lovi ivvENi ecc. Es. 2. — lovi victori ecc. Es. 3. — -Italia<br />

(all'esergo), p m tr p ecc. Es. i. — libertas avg ecc. Es. 2. — matri<br />

DEVM CONSERV AVG Es. I. — NOBILITAS AVG eCC. Es. I. — PATER SENATVS<br />

Es. I. — p M tr p ecc. L' Equità stante a sin. Es. i. — p m tr p ecc.<br />

Commodo seduto a sin., tiene un globo nella dr. ed è coronato da una<br />

Vittoria volante. Es. i. — p m tr p ecc. Commodo seduto a sin. con<br />

ramoscello e scettro. Es. i. — p m tr p ecc. Commodo in quadriga a<br />

dr. Es. I. — p M TR p ecc. Roma seduta a sin. Es. i. — princ ivvent<br />

Es. I. — princ ivvent (var.). Es. i. — prov deor ecc. Es. i. — secvrit<br />

ORB Es. 2. — vicr brit Es. 2. — vota svscep ecc. Es. 2. — Giove stante<br />

a sin. tiene un globo sormontato da una Vittoria. Es. i. — Apollo<br />

Palatino. Es. i. — Minerva stante a sin., depone un grano d'incenso<br />

su <strong>di</strong> un'ara. Es. 4. — Minerva gra<strong>di</strong>ente a dr. Es. 2. — La Provvidenza<br />

stante a sin. Es. i. — La Vittoria gra<strong>di</strong>ente a dr. Es. i. — Roma stante<br />

a sin. Es. i. — Gr. br. con rov. consunto. Es. 23.<br />

Crispina. — Gr. br. concor<strong>di</strong>a Es. i. — laetitia Es. 2. — pv<strong>di</strong>citia<br />

Es. 2. — SALVS Es. 7. — VENVS FELIX Es. I.<br />

Di<strong>di</strong>o Giuliano. — Gr. br. p m tr p ecc. La Fortuna stante a sin.<br />

Es. 2 consunti.<br />

Settimio Severo. — Gr. br. <strong>di</strong>s avspicib tr p ii cos n pp Es. i. —<br />

<strong>di</strong>vi m pii f p m tr p III cos lì pp Settimio Severo, incoronato da Roma.<br />

Es. 2. — DIVI M PII f ecc. Roma seduta a sin. Es. 4. — p m tr p ecc.<br />

Marte gra<strong>di</strong>ente a dr. Es. 2. — vict avg ecc. Es. i. — La Liberalità.<br />

Es. I. — Gr. br. con rov. consunto. Es. 7.<br />

Giulia Domna. — Gr. br. mat avgg mat sen m patr Es. i. — venvs<br />

FELIX Es. I.


5IO SOLONE AMBROSOLI<br />

Caracalla. — Gr. br. p m tr p ecc. La Libertà. Es. i. — principi<br />

ivvENTVTis Es. I. — Gr. br. con busto giovanile e rov. consunto. Es. i.<br />

Giulia Mesa. — Gr. br. saecvli felicitas Es. i.<br />

Severo Alessandro. — Gr. br. aeqvitas avgvsti Es. i. — fides militvm<br />

Es. I. — lovi PROPVGNATORi Es. 2. — lovi VLTORi Giove scduto a sin.<br />

Es. 3. — IVSTITIA AVGVSTI Es. 2. — LIBERTAS AVGVSTI Es. I. — MARS<br />

VLTOR Es. 8. — PAX AVGVSTI Es. 2. — p M TR p ecc. Marte gra<strong>di</strong>ente<br />

a dr. Es. 7. — p m tr p ecc. Marte stante a sin. Es. 3. — p m tr p ecc.<br />

La Pace gra<strong>di</strong>ente a sin. con un ramoscello. Es. i. — p m tr p ecc.<br />

Romolo gra<strong>di</strong>ente a dr. Es. i. — p m tr p ecc. La Provvidenza stante<br />

a sin. con àncora e spighe. Es. i. — p m tr p ecc. Il Sole stante con<br />

un globo. Es. 2. — p M TR p ecc. Il Sole stante con un flagello. Es. 2.<br />

— p M TR p ecc. Il Sole gra<strong>di</strong>ente a sin. Es. 7. — p m tr p ecc. La<br />

Vittoria gra<strong>di</strong>ente a sin. Es. i. — p m tr p ecc. L'imperatore in quadriga<br />

a dr. Es. i. — p m tr p ecc. L'imperatore sacrificante. Es. i. — pontif<br />

MAX TR p ecc. L' imperatore stante a sin. Es. 3. — providentia avg<br />

Es. 13. — ROMAE AETERNAE Es. 5. — SPES PVBLICA Es. II. — VICTORIA<br />

AVGVSTI Es. 5. — viRTvs AVGVSTI Romolo gra<strong>di</strong>ente a dr. Es. i. —<br />

viRTVS AVGVSTI L'imperatore stante a sin. tiene un globo e un'asta.<br />

Es. I. — Gr. br. con rov. consunto. Es. 2.<br />

Giulia Mammea. — Gr. br. felicitas pvblica La Felicità stante,<br />

appoggiata a una colonna. Es. io. — felicitas pvblica La Felicità seduta<br />

a sin. Es. 6. — veneri felici Es. 5. — venvs felix Es. 2. — venvs<br />

vicTRix Es. 2. — vesta Es. 2.<br />

Massimino. — Gr. br. fides militvm Es. io. — liberalitas avg<br />

Es. I. — marti pacifero Es. i. — pax avgvsti Es. 7. — p m tr p ecc.<br />

L'imperatore stante. Es. 3. — providentia avgEs. 2. — salvs avgvsti<br />

es. 6. — victoria avg es. 4. — victoria germanica es. 5. — votis<br />

decennalibvs Es. i.<br />

Massimo. — Gr. br. pietas avg Es. i. — principi ivventvtis Es. 5.<br />

Balbino. — Gr. br. p m tr p ecc. Es. i. — providentia deorvm Es. i.<br />

Gor<strong>di</strong>ano Pio. — Gr. br. aeqvitas avg Es. 2. — aeternitati avg<br />

Es. 7. — concor<strong>di</strong>a avg Es. 2. — concor<strong>di</strong>a milit Es. i. — felicitas<br />

avg Es, I. — FELiciT tempor Es. i. — fides militvm La Fede militare<br />

stante. Es. 3. — fortvna redvx Es. 2. — lovi statori Es. 8. — laetitia<br />

AVG N Es. 8. — liberalitas avg II Es. 3. — libertas avg Es. 3. —<br />

MARS propvgnat Es. 3. — PAX AETERNA Es. I. — p M TR p ecc. L'impe-<br />

ratore sacrificante. Es. 2. — p m tr p ecc. L'imperatore gra<strong>di</strong>ente. Es. 5.<br />

— p M TR p ecc. L' imperatore seduto. Es. i. — p m tr p ecc. Figura<br />

seduta con ramoscello. Es. 7. — salvs avg Es. 2. — secvritas avg<br />

Es. 3. — secvritas perpetva Es. 2. — secvrit perpet Es. i. — Victoria<br />

aeterna La Vittoria stante. Es. i. — Victoria aeterna La Vittoria<br />

gra<strong>di</strong>ente. Es. i. — Victoria after Es. 3. — Victoria avg La Vittoria<br />

gra<strong>di</strong>ente a dr. Es. 2. — Victoria avg La Vittoria gra<strong>di</strong>ente a sin. Es. i.<br />

Filippo padre. — Gr. br. adventvs avgg Es. 3. — aeqvipas avgg<br />

Es. 3 — annona avgg Es. 2. — laet fvndata Es. i. — felicitas temp<br />

Es. I. — FIDES exercitvs Es. 2. — fides militvm Es. 2. — pax aeterna


IL RIPOSTIGLIO DI SAN MARTINO DEL PIZZOLANO 51I<br />

Es. 1. — p M TR p ecc. La Pace o la Felicità stante. Es. 2, - salvs<br />

AVG Es. I.<br />

OtaciUa. — Gr. br. concor<strong>di</strong>a avgg Es. r. — pietas avgvstae Es. i.<br />

Filippo figlio. — Cr. br. liberautas avgg ih Es. 2. — pax aeterma<br />

Es. I. — SAECVLARES AVGG Es. I.<br />

Traiano Decio. — Gr. br. pannoniae Es. i. — Victoria avg Es. i.<br />

Treboniano Gallo. — Gr. br. apoll salvtari Es. i. — ivnoni martiali<br />

Es. I. — pietas avgg Es. i.<br />

Volusiano. — Gr. br. ivnoni martiali Es. 1. — Gr. br. Dir,: [imp]<br />

CAE e viB voLvsiANo AVG Busto laureato e paludato dell' imp., a dr.<br />

Rov. : AETERNiTAS AVGG s c L'Eternità stante a sin., reggendo nella dr.<br />

un globo sormontato da una fenice, e rialzando con la sin. il lembo<br />

della veste. Es. i.<br />

Quest' ultima moneta è ine<strong>di</strong>ta, anche alla 2.-' ed. del<br />

Cohen; l'identico rovescio s'incontra sui sesterzi <strong>di</strong> Treboniano<br />

Gallo, anzi non è fra' più rari <strong>di</strong> quell'imperatore, ma<br />

sui bronzi <strong>di</strong> Volusiano non si era finora presentato.<br />

Sebbene quin<strong>di</strong> tra il mezzo migliaio <strong>di</strong> sesterzi da me<br />

esaminati del ripostiglio ve ne fossero alcuni che hanno vanto<br />

<strong>di</strong> maggiore o minore rarità (<strong>com</strong>e quelli <strong>di</strong> Di<strong>di</strong>o Giuliano,<br />

<strong>di</strong> Massimo, <strong>di</strong> Balbino, qualcuno <strong>di</strong> Giulia Domna, ecc.),<br />

questo <strong>di</strong> Volusiano col rovescio dell'Eternità è <strong>di</strong> gran lunga<br />

la moneta piii pregevole fra essi sotto il riguardo della<br />

scienza, perchè reca un nuovo per quanto modesto contri-<br />

buto alla Numismatica romana.<br />

Solone Ambrosoli.


BIBLIOGRAFIA<br />

LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI.<br />

Meili (Julius). Das Brasilianische Geldwesen. i Theil. Die MUnzen<br />

der Colonie Brasilien 1645 bis 1822. Ziirich, 1897.<br />

In una splen<strong>di</strong><strong>di</strong>ssima e<strong>di</strong>zione pubblicata dall'Istituto<br />

poligrafico <strong>di</strong> Zurigo, il Signor Giulio Meili ci dà la prima<br />

parte dell'illustrazione delle monete brasiliane, <strong>com</strong>prendente<br />

le due epoche del Brasile colonia olandese dal 1624 al 1654<br />

e del Brasile colonia portoghese dal 1654 al 1822. L* opera<br />

sarà <strong>com</strong>pletata da un secondo volume col quale si arriverà<br />

fino all'epoca moderna, e allora il Brasile potrà vantare una<br />

stupenda<br />

monetaria.<br />

e perfetta illustrazione della propria produzione<br />

Questo primo volume <strong>com</strong>pilato dall'Autore col sussi<strong>di</strong>o<br />

della sua ricca collezione e <strong>di</strong> molti musei pubblici e privati<br />

dell'America e dell'Europa, è una monografia veramente<br />

<strong>com</strong>pleta ed esauriente in tutte le sue parti, e tale da accon-<br />

tentare non solo l'amatore che raccoglie per <strong>di</strong>letto senza<br />

voler approfon<strong>di</strong>re la materia, ma ben anche lo stu<strong>di</strong>oso il<br />

quale desidera conoscere il lato storico, economico, legisla-<br />

tivo, artistico, ecc. <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> monete. I vari capitoli<br />

dell'opera sono <strong>di</strong>visi, <strong>com</strong>e segue :<br />

Serie dei Sovrani portoghesi. — Dissertazione sulla<br />

monetazione portoghese al Brasile (1500-1688). — Le monete<br />

ossi<strong>di</strong>onali degli Olandesi a Fernambuco, 1645-46 e 1654. —<br />

La fondazione della Zecca al Brasile, 1688-1694. — Contromarche<br />

portoghesi sugH scu<strong>di</strong> spagnuoli. — Introduzione<br />

della moneta coloniale nel Brasile, 1694. — Le monete <strong>di</strong><br />

Pietro II (1694-1706), — Le monete <strong>di</strong> Giovanni V (1706-50).<br />

— Le monete <strong>di</strong> Giuseppe I (1750-77). — Le monete <strong>di</strong> Donna<br />

Maria I (1777-1805). — Le monete <strong>di</strong> Giovanni VI, <strong>com</strong>e<br />

65


514<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

reggente (1805-18), e <strong>com</strong>e re (1818-22). — Valore delle<br />

monete più rare. — Collezioni straniere citate.<br />

A <strong>com</strong>plemento dell'opera, TAutore vi ha aggiunto 59<br />

magnifiche tavole in eliotipia, oltre a vari <strong>di</strong>segni intercalati<br />

nel testo. Questo primo Volume fa vivamente desiderare il<br />

secondo, e noi, congratulandocene vivamente col Sig. Meili,<br />

facciamo voto che tutti i paesi abbiano presto a possedere<br />

la loro storia monetaria così pregiata e <strong>com</strong>pleta <strong>com</strong>e questa<br />

del Brasile.<br />

E. G.<br />

Catalogo del medagliere genovese nella galleria Brignole Sale De<br />

Ferrari: vetrina C. Genova, stab. tip. fratelli Pagano, 1897, i^A P- 42.<br />

Galeno dott. Ang., Della ricerca delle pepiti d'oro e d'argento nelle<br />

sabbie del fiume Adda: nota preventiva. Lo<strong>di</strong>, tip. lit. Operaia, 1897,<br />

in-8, p. 31.<br />

Luzzatti prof. Giac, Cre<strong>di</strong>to capitalistico e moneta nazionale: note<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Milano, Ulrico Hoepli e<strong>di</strong>t. (stab. tip. <strong>di</strong>tta F. Manini), 1897,<br />

in-8, p. X-205.<br />

Lorini Eteocle, La riforma monetaria in Russia : monografia fatta<br />

per incarico del ministero del tesoro. Torino, Ermanno Lòscher e<strong>di</strong>t.<br />

{Roma, tip. dell'Unione cooperativa e<strong>di</strong>trice), 1897, ifi"8. P- xv-2i2, con<br />

due prospetti.<br />

Catalogo delle monete rinvenute nel contado dell'Aquila e donate<br />

al museo civico dal dott. Giambattista Mancini nell' anno 1897. Aquila,<br />

tip. Sociale <strong>di</strong> A. Eliseo, 1897, in-8, p. 12.<br />

Ghersi ing. I., Leghe metalliche ed amalgame: alluminio, nichelio,<br />

metalli preziosi e imitazioni, bronzo, ottone, monete e medaglie, salda-<br />

ture. Milano, Ulrico Hoepli e<strong>di</strong>t. (tip. Lombar<strong>di</strong> <strong>di</strong> M. Bellinzaghi), 1898,<br />

in-r6 fig., p. xij-431.<br />

Garujf C. A., La monetazione <strong>di</strong> Federico II <strong>di</strong> Svevia, gli Augu-<br />

stali e la pubblicazione del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Melfi. (Estr. dalla <strong>Rivista</strong> <strong>italiana</strong><br />

per le <strong>scienze</strong> giuri<strong>di</strong>che). Torino, Bocca, 1897, •ri-8, pp. 15.<br />

Numismatique frangaise. Catalogue-guide illustre de l'amateur; 2"<br />

partie: Monnaies féodales et provinciales de France et de l'Orient latin.<br />

Paris, Serrare, 1897, '^^A PP- 179-<br />

Desnoyers, Monnaie au type de Louis XII. Orléans, Herluison, 1896,<br />

in-.8, pp. 15 fig.<br />

Chautard Jules, Jetons des princes de Bourbon de la première<br />

maison de Vendòme, suivis d'une note relative aux méreaux et aux<br />

sceaux de la collegiale de Saint-Georges de Vendòme. I. Vendòme, impr.<br />

Empaytaz, 1897, in-8, pp. 70.


BIBLIOGRAFIA<br />

515<br />

La Tour {Henri de), Catalogue des jetons de la Bibliothèque natio-<br />

naie. Rois et reines de France. Paris, Rollin et Feuardent, 1897, 'f»-®»<br />

pp. XLVI-510 et pi.<br />

Farcinet Charles, Mélanges de numismatique et d'histoire. V: Note<br />

sur un tiers de sou d'or (triens mcrovingien) trouvé en Vendée et<br />

frappé à Basniacum. Paris, Serrare, 1897, in-i6, pp. 13. (Extr. de la<br />

Revue du Bas Poitou).<br />

ProH Maurice, Essai sur l'histoire monétaire de Beauvais, à propos<br />

d'un denier de l'éveque Philippe de Dreux. Paris, 1897, in-8, pp. 22.<br />

(Extr. des Memoires de la Sociélé nationale des anliquaires de France,<br />

t. LVI).<br />

Houdard A., Le malentendu monétaire. Elude critique du monomé-<br />

tallisme-or et du bimétallisme à rapport Constant. Paris, Guillaumin,<br />

in-8, pp. 48.<br />

Gomel C, Histoire financière de l'Assemblée costiluante, voi. II,<br />

(1790-1791). Paris, Guillaumin, in-8, pp. 590.<br />

Chevallier Emile, La Monnaie de Paris en 1897. — Monnaies et<br />

médailles. Paris, Rousseau, in-8, pp. 107 et fig.<br />

Grimm Ed., Miinzen und Meda llen der Stadt Wisniar. Berlin, A.<br />

Weyl, 1897, in-8, pp. 111-73. [Estr., ma con aggiunte, dai Berliner Miìnsbldltei ].<br />

Giinter Heinrich, Das Milnzwesen in der Grafschaft Wurtemberg.<br />

Stuttgart, W. Kohlhammer, 1897, in-8, pp. iv-123.<br />

Joseph Paul u. Fellner Ed., Die Munzen von Frankfurt am Main.<br />

Frankfurt A. M., C. Jiigel, in-8, pp. jx-68i e 75 tav.<br />

Schwabe Ludw., Die kaiserlichen Decennalien und <strong>di</strong>e alexandrinischen<br />

Munzen. Tiibingen, I. I. Heckenhauer, in-4, pp. 51 ili.<br />

Ortler A. u. G., Vademecum fiir Miinzsammler. Leipzig, M. Rubi,<br />

1897, in-8, pp. Ill-ni e 20 tav.<br />

Kubitschek W., Rundschau iiber ein Quinquennium der antiken<br />

Numismatik (1890-94). Wien, Holder, in-8, pp. 108.<br />

Catalogue de médailles et jetons armoiriés appartenant à des<br />

familles nobles et aristocratiques, en vente aux prix marqués chez I.<br />

Schulman, numismate et antiquaire à Amersfoort. Amersfoort, A. 1.<br />

Michielsen, 1897, '^A PP- 22.<br />

Limburg-Stirum {CJe Th. de), Monnaies des <strong>com</strong>tes de Limburg-sur-<br />

la-Lenne. Bruxelles, Goemaere, in-8, pp. 68 et pi.<br />

Tobler-Meyer W., Die Milnz- und Medaillen-Sammlung des Herrn<br />

Hans Wunderly von Muralt in Ziirich. L Abth. Band 3: Die MQnzcn<br />

und Medaillen der Stàdte und Kantone Freiburg, Solothurn, Basel und<br />

Schaflfhausen, des Kts. Appenzell und der geistlichen MOnzherren auf


5l6 BIBLIOGRAFIA<br />

dem Boden der heutigen Schweiz. Zùrich, Komm. Verlag A. Muller,<br />

1897, in-8 gr., pp. xxv-476.<br />

Moskovskiì poublitchnyì i Roumlantsovskiì mouzei. Noumismatitcheskiì<br />

kabinet. IV: Katalog polskikh nionet. [Cabinet numismatique du<br />

musée Roumiautsov à Moscou. Monnaies polonaises]. Moscou, impr.<br />

Kharinsof, 1897, in-8, pp. 32.<br />

Schoenhof J,, A history of Money and Prices being an inquiry<br />

into their relations from the thirteenth century to the present time.<br />

Nevo-York, Putnam, in-8, 2 E<strong>di</strong>tion.<br />

Mar Alex, del., History of monetary systems. 2*^ rev. ed. Chicago,<br />

Kerr and C, in-8, pp. 444.<br />

E. M.<br />

PERIODICI. .<br />

Revue Numismatique, <strong>di</strong>rigée par A. de'Barthélemy, G. Schluni-<br />

berger, E. Babelon (Secrétaire de la Rédaction: J.-A. Blanchet).<br />

Paris, chez Rollin et Feuardent ; 4, rue de Louvois.<br />

Quatrième serie. — Tome premier. — Deuxième trimestre 1897.<br />

Reinach (Théod.), Apollon Derrònaios. — Mowat (/?.), Com-<br />

binaisons secrètes de lettres dans les marques monétaires de l'Em-<br />

pire romain (suite et fin). — Prou (M.), Recherches sur les origines<br />

de la monnaie tournois et de la monnaie parisis. — De La Tour<br />

(//.), Médailles modernes récemment acquises par le Cabinet de<br />

France (suite). — Blanchet (J.-A.), Bail de la Monnaie d'Henri-<br />

chemont, en 1635. — Germain (Z,.), Médaille de René de Maria,<br />

abbé de Saint-Mihiel. — De La Tour (//.), Payements faits à<br />

Jean Warin, graveur de jetons. — Chronique [Discorso del Sig.<br />

Babelon. — Cronologia dei re Indo-Sciti. — Premio <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong>,<br />

conferito dall'Accad. delle Iscriz. e Belle Lettere al Sig. Blanchet.<br />

— Concorso Gnecchi per la Nusmismatica classica. — S. A. R. il<br />

Principe <strong>di</strong> Napoli, presidente onorano della Società Numism. Ital.<br />

— Statua dell' « Incisione in medaglie ». — Nuove monete russe]. —<br />

Necrologie [Iloffmann]. — Bulletin bibliographique. — Pério<strong>di</strong>ques.<br />

— Procès-verbaux de la Société Fran9aise de Numismatique, —<br />

3 tav.


Troisième trimestre 1897.<br />

BIBLIOGRAFIA 517<br />

Reinach (Thcod.), Un nouveau roi de Bithynie. — Babelon<br />

(E.), La collection Wad<strong>di</strong>ngton au Cabinet des Médailles : Inven-<br />

taire sommaire. — Rouvicr [D'' J.), Note sur un poids antique de<br />

Béryte. — Van Getmep (A. Rauge), Le ducat vénitien en Égypte.<br />

— Mély {F. de), Le « numisma Laetiense » de 1213. — Chronique.<br />

— Necrologie. — Bulletin bibliographique. — Procés-verbaux des<br />

séances de la Société Fran^aise de Numismatique (Interessante<br />

<strong>com</strong>unicazione del Sig. Blanchet a proposito <strong>di</strong> un vecchio <strong>di</strong>segno<br />

tedesco rappresentante un'officina con gli operai che stanno coniando<br />

monete]. — 3 tav.<br />

Gazette numismatique fran


5l8 BIBLIOGRAFIA<br />

— Il premio Allier de Hauteroche conferito al Sig. Blanchet. — Il<br />

premio Gnecchi per la Numismatica classica].<br />

1897. — 3"^ livraison.<br />

Mazerolle [F.), Jean Baptiste Maire (1787- 1859). Biographie et<br />

catalogne de ses oeuvres (Portrait, quatre planches en phototipie et<br />

vignette dans le texte). — Chevs d'Achon, Les mansois frappés en<br />

Norman<strong>di</strong>e par Henri V, roi d'Angleterre (Figure dans le texte).<br />

— O^ de Castellane, Les grands et petits blancs au K, à la croix<br />

cantonnée de Charles VII, frappés à Beauvais (Bianche en phototipie).<br />

— R. V. <strong>di</strong>i Cheylard, L'atelier delphinal de Fiégon (Dròme)<br />

(Carte dans le texte). — Serrure (R.), Ogier le Danois, pala<strong>di</strong>n de<br />

Charlemagne, sur un jeton du XIV^ siècle (Figure dans le texte).<br />

— Mazerolle (F.), Le journal historique de la Monnaie des Mé-<br />

dailles (1667-1726). — Mazerolle, Conipte rendu de l'ouvrage de<br />

M. RoNDOT, « Les graveurs de monnaies à Lyon du XIII^ au XVIIP<br />

siècle ». — Denise, Compte rendu du « Rapport au Ministre des<br />

finances (2*= année, 1897) » par M. de Foville, Directeur des Mon-<br />

naies et Médailles. — Mazerolle, Compte rendu du « Catalogne des<br />

jetons de la Bibl. Nat. « — Mazerolle, Chronique artistique [Medaglie<br />

fuse e coniate, dei primi mesi dell'anno corrente. Lavori <strong>di</strong> Cha-<br />

plain, Dupuis, Patey, Borrel, Alfeo Dubois, Enr. Dubois, Ippol.<br />

Lefebvre (che riportò il premio <strong>di</strong> Roma), Mouchon, Vernon, e<br />

Courdray (incisore in medaglie, allievo dell' « Ecole de Rome »). —<br />

Medaglie francesi all' Esposiz. Univ. <strong>di</strong> Bruxelles. — I medaglisti<br />

francesi contemporanei]. — Forrcr {L.), Correspondance anglaise<br />

[La morte del Sig. Montagu. — 11 catalogo delle monete greche<br />

del Museo Britannico. — Il libro del Sig. Hazlitt « The Coinage of<br />

the European Continent >». — La « Numismatic Circular » dei<br />

Sigg. Spink. — Altri perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Numismatica. - La Società Numismatica<br />

<strong>di</strong> Londra. — Ripostigli (anche <strong>di</strong> monete romane). —<br />

Ven<strong>di</strong>te. — La famosa moneta detta « medaglia Juxon » (una prova<br />

<strong>di</strong> zecca d'un pezzo da 5 ghinee, offerta al vescovo Juxon da Carlo I,<br />

pochi momenti prima <strong>di</strong> morire; questa moneta unica raggiunse<br />

alla ven<strong>di</strong>ta Montagu il prezzo <strong>di</strong> 700 sterline, cioè piìi <strong>di</strong> 19,000<br />

franchi; fu acquistata dal Museo Britannico). — Il giubileo <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante<br />

<strong>di</strong> S. M. la Regina Vittoria e le medaglie <strong>com</strong>memorative<br />

<strong>di</strong> quest'avvenimento. — Necrologie: Cochran-Patrick, l'autore dei<br />

« Records of the Coinage of Scotland » e del « Catalogne of the<br />

Medals of Scotland »»]. —<br />

Les pério<strong>di</strong>ques. — Nouvelles <strong>di</strong>verses<br />

[Il catalogo dei mss. della Bibl. <strong>di</strong> Besanzone, d'interesse anche<br />

numismatico. — L'assemblea generale annua della Soc. Svizzera<br />

<strong>di</strong> Num. — Pubblicazioni <strong>di</strong>verse. — Medaglia <strong>di</strong> Chaplain per la


BIBLIOGRAFIA 519<br />

visita dell'Imperatore e della Imperatrice <strong>di</strong> Russia. — II Museo<br />

della Zecca, <strong>di</strong> Parigi (apertura <strong>di</strong> nuove sale accessibili al pub-<br />

blico, con esposizione <strong>di</strong> medaglie da Luigi XVIII a Napoleone III,<br />

e <strong>di</strong> esemplari <strong>di</strong> medaglie contemporanee donate dagli artisti). —<br />

Falsificazioni <strong>di</strong> monete merovingie. — L'inaugurazione della nuova<br />

sede della Società Numismatica Italiana nel Castello Sforzesco <strong>di</strong><br />

Milano. — Incisori <strong>di</strong> medaglie e monete, officiali <strong>di</strong> Zecca, ecc.,<br />

<strong>com</strong>presi nell'elenco dei membri del <strong>com</strong>itato <strong>di</strong> ammissione per<br />

l'Esposizione Universale del 1900 (*). — Annuncio d' un progetto<br />

<strong>di</strong> legge per sostituire, in Francia, alle monete <strong>di</strong> bronzo da 5 e 10<br />

centesimi, monete <strong>di</strong> nichelio da cent. 20, io e 5].<br />

BuLLETiN DE NuMisM.ATiQUE. Pubblicato da Raimondo Serrure in<br />

Parigi. — Voi. IV, <strong>di</strong>sp. 5, giugno-luglio 1897.<br />

Serrure (R.), Jetons rares ou iné<strong>di</strong>ts. — Richard (Alfred),<br />

Notes sur une trouvaille de pièces de billon des XV^ et XVI«<br />

siècles. — Livres nouveiux. — Revue des Revues. — Lectures<br />

<strong>di</strong>verses [Proposta d' iniziativa parlamentare per la creazione <strong>di</strong><br />

una nuova moneta da '/g soldo ossia da 2 Va centesimi, <strong>com</strong>e quella<br />

che esiste già nel granducato del Lussemburgo (e, aggiungeremo,<br />

<strong>com</strong>e esisteva negli Stati Pontifici)]. — Livres en préparation [Il<br />

catalogo generale che il nostro collaboratore Sig. Dattari sta <strong>com</strong>pi-<br />

lando per le monete coniate ad Alessandria d'Egitto dagli impera-<br />

tori romani]. — Académies et Sociétés. — Les Musées [I furti <strong>di</strong><br />

Nìmes e <strong>di</strong> Losanna]. — Les nouvelles émissions. — Les ventes.<br />

Disp. 6, agosto-settembre 1897.<br />

Serrure (/?.), De l'authenticité des statères d'or de Panticapée.<br />

— Damare [D''), La nouvelle loi monétaire du Japon. — Serrure,<br />

Monnaies mérovingiennes fausses. — Livres nouveaux. — Revue<br />

des Revues. — Lectures <strong>di</strong>verses. — Académies et Sociétés. — Les<br />

Musées [L'acquisto della celebre collez. Wad<strong>di</strong>ngton. — Il lascito<br />

della biblioteca <strong>di</strong> Enr. Hoffmann alla bibliot. civica <strong>di</strong> Compiègne<br />

« en souvenir de l'accueil sympathique qu' il avait, au début de sa<br />

u carrière <strong>com</strong>merciale, regu des amateurs de cette ville »]. —<br />

Bonnet {Étnile), Les trouvailles. — i tav.<br />

Disp. 7, ottobre-novembre 1897.<br />

Engel {Arthur) et Serrure (/?.), Résumé de l'histoire monétaire<br />

moderne des Pays-Bas septentrionaux [È un capitolo della nuova<br />

(*) V. Notizie varie.


520<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

pubblicazione dei Sigg. Engel e Serrure : Traitc de Ntimismatique<br />

moderne, destinato a far séguito al loro Traile de Numismatique<br />

da moyen dge, <strong>di</strong> cui il primo voi. è <strong>com</strong>parso nel 1891, il secondo<br />

nel 1894, ed il terzo è pressoché ultimato], — Revue des Revues.<br />

— Lectures <strong>di</strong>verses [Un ripostiglio <strong>di</strong> monete me<strong>di</strong>oevali ad Atene].<br />

— Académies et Sociétés [La solenne inaugurazione della nuova<br />

sede della Soc. Num. Ital. nel Castello <strong>di</strong> Milano. — La manifestazione<br />

<strong>di</strong> simpatia al Sig. Cumont in Bruxelles]. — Le mouvement<br />

économique. — Les nouvelles émissions. — Les ventes,<br />

Revue Suisse de Numism.\tique, publiée par le Comité de la So-<br />

ciété Suisse de Numismatique, sous la <strong>di</strong>rection de Paul-Ch.<br />

Stroehlin. — Tome VII, première livraison. — Genève, 1897.<br />

Inthoof-Blumer {F.), Zur Miinzkunde Kleinasiens (Schluss). —<br />

Gnecchi (F.), Monetazione romana (prima parte) [Articolo <strong>di</strong> vol-<br />

garizzazione]. — Vallentin du Cheylard (R.), Du florin du poids<br />

de Piémont. — Haas {F.), Beitrage zu einer luzernischen Miinzge-<br />

schichte (erster Theil). — Raugé van Gennep (A.), Bibliographie<br />

numismatique des princes de la maison de Savoie. — Liebenau<br />

{Th. von), Ein Gutachten iiber <strong>di</strong>e Reform des Miinzwesens von<br />

1758. — Strcehlin (P.-Ch.), Médailles suisses nouvelles [anche italo-<br />

svizzere]. — Strahlin, Médailles étrangères nouvelles [anche ita-<br />

liane]. — Mélanges [Copiosissima cronaca internazionale]. — Trou-<br />

vailles. — Société Suisse de Numismatique: Extraits des procèsverbaux<br />

du Comité et de l'Assemblée generale. — Necrologie. —<br />

19 tav. [La XIX: Un atelier monétaire suisse à la fin du XV^ siéclej.<br />

Revue Belge de Numismatique, publiée sous les auspices de la<br />

Société Royale de Numismatique. Directeurs : MM. le V'^ B.<br />

de Jonghe, le C'^ Th. de Limburg-Stirum et A. de Witte. —<br />

Bruxelles,<br />

1897, troisième livraison.<br />

V^^ B. de Jonghe, Un denier frappé à Mayence par l'empereur<br />

Lothaire I, avant le traile de Verdun. — De PVitte {A.), Les jetons<br />

et les médailles d' inauguration frappés par ordre du gouvernement<br />

general aux Pays-Bas autrichiens (1717-1792) (Suite). — Lemaire (F.),<br />

Une conclusion. — Mubarek GItalib Bey, Quelques mots sur deux<br />

monnaies ilkhaniennes. — Tra<strong>di</strong>sci (C.-F.), Deux testons iné<strong>di</strong>ts<br />

de Sébastien de Monfaucon, évèque de Lausanne et prince du<br />

Saint-Empire. — Ter Gow [J.-E.), Des fausses monnaies (Suite).<br />

— Van Hende (E.), Pierre Lorthior, graveur des médailles du<br />

Roi. — Rouyier (/.), Le nom de Jesus employé <strong>com</strong>me type sur


BIBLIOGRAFIA 521<br />

les monuments numismatiques du XV^ siede (Suite et fin). — Ne-<br />

crologie [Phillips. Hoffmann.] — Mélanges [Ambrosoli, Vocabolarietto<br />

pei numismatici, cenno del Signor A. De Witte. — Concorso<br />

Gnecchi per il miglior lavoro <strong>di</strong> Numismatica classica che sarà<br />

stato pubblicato nella <strong>Rivista</strong> Ital. <strong>di</strong> Num. nel triennio 1897, 1898,<br />

1899]. — Société Royale de Numismatique : Extrait des procès-<br />

-verbaux. — 3 tav.<br />

1897, quatrième livraison.<br />

V'^ B. de Jonghe, Un cinquième d'écu de Philippe II frappé<br />

à Arras en 1582. - Daniels (P.), Le « civitat » de Jeanne de<br />

Merwede. — Trachsel (C.-F.), Les ducats d'or d'Aymon de Mont-<br />

faucon (1490-1517). — De Witte {A.), Les jetons et les médailles<br />

d'inauguration frappés par ordre du gouvernement general aux<br />

Pays-Bas autrichiens (1717-1792) [continuaz.]. — Rouyer {].),<br />

Médaille gravée de Marie de la Chàtre, dame de Chàteauneuf-sur-<br />

Cher, femme de Guillaume de l'Aubespine, maitre des requètes de<br />

l'hotel du Roi (1586). — Bamps (C), Note sur les sceaux des<br />

corporations de métiers de la ville de Hasselt, au XVI«= siècle. —<br />

Mélanges. — Société Royale de Numismatique : Extraits des procès-<br />

-verbaux. — 3 tav.<br />

La Gazette numismatique (Directeur-Rédacteur : Charles Dupriez).<br />

— Bruxelles, place de Brouckère, 26.<br />

N. 4, I


522<br />

N. 6, ler Mars 1897.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Beger {Paul), Les types des Monnaies brabangonnes au moyen<br />

àge, — O^ Le Bailly d'Inghiiem, Un Kerveguen. — De Witte<br />

(Alphonse), Le dernier jeton des gouverneurs du Namurois. —<br />

Dupriez {Charles), Le médailleur Roty. — Bibliographie [Capo-<br />

bianchi: Appunti per servire all'or<strong>di</strong>nam. delle mon. coniate dal<br />

Senato Rem. dal 1184 al 14J9]. — Nouvelles <strong>di</strong>verses [Scritti <strong>di</strong><br />

Kunz, ripubblicati nella <strong>Rivista</strong> It. <strong>di</strong> Num.]. — Trouvailles. —<br />

Vente Stiénon du Pré; février 1897. — Catalogue [Medaglie moderne,<br />

in ven<strong>di</strong>ta].<br />

N. 7,<br />

I^-" Avril 1897.<br />

Dupriez (Ch.), Grand bronze d'Antonin le Pieux frappé à<br />

Alexandrie d'Égypte. — Beger (P.), Les ateliers monétaires bra-<br />

bangons. — A^. //.^ Peter Flòtner. — Moraleda y Esteban {Juan),<br />

Contributions à la numismatique du quatrième centenaire de la<br />

découverte du Nouveau-monde. — Bibliographie. — Nouvelles<br />

<strong>di</strong>verses [Società Nuni. Italiana: Concorsi Papadopoli e GnecchiJ.<br />

— Trouvailles. — Ventes. — Necrologie. — Catalogue [Medaglie<br />

moderne, in ven<strong>di</strong>ta].<br />

N. 8, ^r Mai 1897.<br />

Lebrun, Numismatique antique : Samé<br />

de Céphalonie. — Corre-<br />

spondance: Lettre de M. le Marquis d^Anselme de Puisaye à M.<br />

Ch. Dupriez. — Dupriez {Ch.), La médaille de Fernand Cortes. —<br />

A'^. H., Médailleurs allemands du XVI^ siècle: Hans Krug, Louis<br />

Krug, Hans Schwartz. — Dupriez {Ch.), Jeton bruxellois au type<br />

de la grue. — Bibliographie. — Nouvelles <strong>di</strong>verses. — Trouvailles.<br />

— Ventes. — Catalogue de Médailles modernes, en vente aux prix<br />

marqués.<br />

2^ Année, N. i, I^r Octobre 1897.<br />

D. (C), Au lecteur [La Gazette si pubblicherà, d'ora in avanti,<br />

non più 8 volte ma bensì io all'anno, in fascicoli mensili, da ottobre<br />

a luglio <strong>com</strong>preso. Il prezzo rimane fissato in fr. 2,50 all'anno, per<br />

tutta l'Unione Postale]. — Z).*" Lebrun, Numismatique antique:<br />

Abdère. — Dupriez, Un nouveau sou d'or mérovingien. — Dupriez,<br />

Jeton iné<strong>di</strong>t d'un seigneur de Herstal. — Van den Broeck {Ed.),<br />

Un jeton satirique. — Bibliographie. — Nouvelles <strong>di</strong>verses [La<br />

Soc. Reale <strong>di</strong> Numism. del Belgio e la sua assemblea generale<br />

annua. Il Big. De Witte, nominato per acclamazione Segretario<br />

della Società, conservando provvisoriamente anche l'ufficio <strong>di</strong> Bi-


BIBLIOGRAFIA 523<br />

bliotecario. Medaglia-<strong>di</strong>ploma in oro offerta al Tesoriere Van den<br />

Broeck, che per la trentesimaterza ed ultima volta presentava alla<br />

Società il suo resoconto annuo sulle finanze sociali, — Medaglioni<br />

<strong>di</strong> Pasteur e <strong>di</strong> Edmondo de Goncourt. — Il « Club » Numismatico<br />

<strong>di</strong> Newport (Stati Uniti d'America)]. — Trouvailles. — Ventes. —<br />

Catal. de livres de numismatique, en vente aux prix marqués.<br />

N. 2, I*^"" Novembre 1897.<br />

De Witle {A), Notes sur les monnaies des États-Belgiques-<br />

Unis. — Diipriez (Ch.). Notre planche I: Médailles et décorations.<br />

— Bibliographie. — Nouvelles <strong>di</strong>verses. — Trouvailles. — Ventes.<br />

— Necrologie. — Catalogue de livres de numismatique, en vente<br />

aux prix marqués. — i tav.<br />

N. 3,<br />

I^*" Décembre 1897.<br />

F'^ B. de Jongìie, Un Demi-rixdaler de Christophe de Manderscheid,<br />

prince-abbé de Stavelot et de Malmédy (1546-1576). —<br />

C* Le Bailly d'Inghuem, Monnaies et Médailles à l'Exposition de<br />

Bruxelles 1897 [Curiose notizie intorno alle monete in<strong>di</strong>gene del<br />

Congo]. — Correspondance. — Bibliographie. — Novelles <strong>di</strong>verses.<br />

— Ventes. — Catal. de livres de numismatique, en vente aux prix<br />

marqués. — i tav.<br />

TlJDSCHRIFT VAN HET NeDERLANDSCH GeNOOTSCHAP VOOR MuNT- EN<br />

Penningkunde. — Amsterdam.<br />

5 anno (1897), fase. III.<br />

De Witte {A.), Le jeton dans les <strong>com</strong>ptes des maìtres des<br />

Monnaies du duché de Brabant aux XVII^ et XVIII^ siècles [Con-<br />

tinuazione]. — Snoeck {M. A), Bijdragen tot de Penningkunde van<br />

Noord-Brabant, - Mej. M. de Man, lets over en gildepenning van<br />

de scheepstimmerlieden te Zierikzee. — Zivierzina ( IV. K. F.),<br />

Beschrijving der Médailles sederi 23 November 1890 tot i Januari<br />

1897 geslagen aan de Kon. Fabriek van Zilverwerken, firma C. J.<br />

Begeer te Utrecht [Continuaz]. — Nijland M. C), Twee Sneeker<br />

magistraatspenningen. — Mededeeling aan de Leden omtrent 't<br />

verhandelde in de laarlijksche Vergadering van 16 Juni te Utrecht.<br />

— Inhoudsopgave der Tijdschriften <strong>di</strong>e het Genootschap in ruiling<br />

ontvangt. — Gemengde berichten (Troisch- of goudgewicht. —<br />

Varieteiten van Nederlandsche munten. — Een muntvervalscher<br />

gestraft. — Boekaankon<strong>di</strong>ging [Ambrosoli, « Vocabolarietto pei<br />

numismatici »]. — Prijsvraag voor en gedenkplaat ter gedachtenis<br />

aan H. M. Inhul<strong>di</strong>ging binnen Amsterdam in 1898. — i tav.


524<br />

Fase. IV, 1897.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

De Witte, Le jeton etc. [Continuaz.] — Snoeck {M. A.), Bìjdragen<br />

tot de Penningkunde van Noord-Brabant [Contin.]. — V'^<br />

B. de Jonghe, Les monnaies frappées à Bois-le-Duc, par les archiducs<br />

Albert et Isabelle. — Zwierzina, Beschrijving der Medailles<br />

etc. [Contin.]. — Brumvis [C. IV.}, De Alkmaarsche Loterijpenning<br />

(1703). — Inhoudsopgave der Tijdschriften. — Gemengde berichten<br />

(Gildebrief van Tiel 1475. — AanvuUing Dirks « Ned, Pennirigen »).<br />

— Vergaderingen van het Genootschap (Notulen). — Jaarverslag<br />

1896 van den Secretaris. — J. van den Penningmeester. — J. van<br />

den Conservator. — J. v. de Commissie voor Redactie van 't Tijd<br />

schrift. — Ledenlijst, — Inhoudsopgave. — i tav.<br />

The Numismatic Chronicle and Journal of the Numismatic Society.<br />

— London.<br />

1897. — Part IL<br />

Wroth [W.], Greek Coins acquired by the British Museum in<br />

1896. — Boyd {C. IV.), A Find of Roman Denarii near Cambridge.<br />

— Whymper (E.), A Discovery of Roman Coins on the Summit<br />

of the Théodule Pass (Matterjoch). — Lord Grantley, On the<br />

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Find of Coins at East Worlington. — Grueber, A Find of Coins<br />

at Cre<strong>di</strong>ton, N. Devon. — 5 tav.<br />

1897. — Part III.<br />

Seltman [E. J.), The Type known as « The Demos " on Coins<br />

of Rhegium. — Six {J. P.), Monnaies grecques, iné<strong>di</strong>tes et incer-<br />

taines. — Lawrence {L. A.), On some Coins of William I and IL<br />

— Lawrence, On a Hoard of Short- cross Pennies. — Notices of<br />

Recent Numismatic Publications. — Miscellanea. — 3 tav.<br />

MONATSBLATT DER NUMISMATISCHEN GeSELLSCHAFT IN WlEN.<br />

N. 168. Juli 1897.<br />

Kenner [Fr.), Zur Geschichte der Medaille [Continuazione] —<br />

MUnzenfunde. — Vermehrung der Milnzensammlung. — Bespre-<br />

chungen. — Numismatische Literatur. — Verschiedenes [Esposizione<br />

<strong>di</strong> medaglie e placchette <strong>di</strong> artisti austriaci, tenuta a Nuova York,<br />

nei locali del Grolier-Club, per iniziativa del Prof Oettinger e dei<br />

Sigg. Parish e D"" Storer].<br />

N. 169. August 1897.<br />

Kenner, Zur Geschichte der Medaille [Continuaz. e fine <strong>di</strong>


BIBLIOGRAFIA 535<br />

questa importante lettura, tenuta dal eh. Dott. Kenner nell'assemblea<br />

annuale della Società, il 27 genn. 1897]. — Mackl (M.), Hul<strong>di</strong>gungs-<br />

Medaillen dar Stende des Erzherzogthums Oesterreich ob der<br />

Enns. — Renner, Zur Frage der unterrichtlichen Verwendung der<br />

Miìnzkunde an den òsterreichischen Mittelschulen [Promemoria al<br />

Ministro della P. I. per introdurre la Numismatica nelle scuole<br />

austriache <strong>com</strong>e sussi<strong>di</strong>o della Storia, della Filologia ed eventual-<br />

mente anche <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>scipline] — Munzenfunde. — Besprechungen,<br />

— Numism. Literatur. — Verschiedenes [Necro'. dell'eminente sto-<br />

rico austriaco Cons. Cav. Alfredo von Arneth, figlio del celebre<br />

numismatico Giuseppe Arneth. — Necrol. <strong>di</strong> Henry Phillips jr. e<br />

<strong>di</strong> Hoffmann. — Fondazione <strong>di</strong> una nuova zecca, a Perth nell'Australia<br />

Occidentale, in séguito alla scoperta <strong>di</strong> ricche miniere d'oro. Le<br />

zecche inglesi attualmente in attualità <strong>di</strong>ventano per ciò 6, cioè<br />

Londra, Bombay, Calcutta, Sidney, Melbourne, e Perth. — Meda-<br />

glia d'oro offerta al munifico mecenate americano, Sig. S. P. Avery,<br />

da vari anni presidente del Grolier-Club <strong>di</strong> N. York (società che<br />

ha per iscopo <strong>di</strong> promuovere le arti e le <strong>scienze</strong>), benemerito del<br />

Museo Metropolitano e della gran Biblioteca riunita Astor-Lenox-<br />

Tilden e d'altre istituzioni deW Imperiai City].<br />

N. 170. September 1897.<br />

Voetter {Otto), VI e IV auf romischen Miinzen des 3. Jahrhunderts.<br />

— Ernst, Der Todestag des Medailleurs Theodor van<br />

Berkel. Munzenfunde. — Besprechungen. — Num. Literatur. —<br />

Verschiedenes [Medaglie <strong>di</strong> S. Uberto, pei cacciatori].<br />

N. 171. October 1897.<br />

Markl {Moriz), Bóhmische Munzpragungen und deren Beizeichen<br />

unter der Regierung Fer<strong>di</strong>nand I. —Besprechungen. — Num.<br />

Literatur. — Verschiedenes [Nomina del Dott. Kenner a Membro ono-<br />

rario della Soc. Num. Bavarese. — Cenno necrol. del Sig. Davide<br />

Egger, il noto negoziante <strong>di</strong> monete a Budapest. — L'esposizione<br />

<strong>di</strong> medaglie fuse e placchette, tenuta a Vienna nel Museo austr.<br />

d'Arte e d'Industria. Il Sig. Renner conclude ironicamente osservando<br />

che la stampa quoti<strong>di</strong>ana, « beninteso », lasciò passare quasi<br />

inosservata questa bellissima esposizione. — Tre nuove medaglie<br />

officiali inglesi : la Royal Victor tan medal per coloro che si resero<br />

benemeriti verso la regina; la medaglia del DrummondCastle, co-<br />

niata per esprimere la gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> S. M. verso i pescatori ed<br />

altri abitanti dell'isola <strong>di</strong> Ushant che soccorsero il piroscafo nau-<br />

fragato D.-Castle; una medaglia militare <strong>di</strong> nuovo tipo per l'In<strong>di</strong>a.


526<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Quest' ultima med. vien coniata a Calcutta, con conii preparati a<br />

Londra. — Medaglia-placchetta in onore del <strong>di</strong>stinto <strong>com</strong>positore<br />

Antonio Bruckner].<br />

N. 172. November 1897.<br />

Voetter (O.), Aus Siscia [Interessante <strong>com</strong>unicazione su certe<br />

cifre o lettere, <strong>di</strong> tipo orientale, che s'incontrano su monete del<br />

Basso Impero]. — Milnzenfunde. — Ordentliche Versammlung der<br />

numismatischen Gesellschaft am 27. October 1897. — Vermehrung<br />

der Miinzensammlung. — Besprechungen. — Num. Literatur. —<br />

Verschiedenes [Il dono al Sig. Giorgio Cumont. — L'inaugurazione<br />

della nuova sede della Società Numismatica Italiana nel Castello<br />

Sforzesco <strong>di</strong> JVIilano. — Elenco dei corsi <strong>di</strong> Numismatica che si terranno<br />

nell'inverno 1897-98 presso le Università tedesche (*). — La<br />

Coli. Wad<strong>di</strong>ngton acquistata per il Gabinetto Numism. <strong>di</strong> Parigi.<br />

A questo proposito, il Sig. Renner ricorda altri gran<strong>di</strong>osi acquisti<br />

fatti dal Governo francese, per più centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> franchi,<br />

<strong>com</strong>e la CoUez. Saulcy (per 200,000 fr.), quella d'Amécourt (per<br />

180,000 fr.), ecc.].<br />

N. 173. December 1897.<br />

Scholz (J.), Ueber Contorniaten [Lettura tenuta nell'adunanza<br />

del 26 maggio 1897]. — Thalmayr {F.), Uebersicht der an den<br />

òsterreichischen Mittelschulen bestehenden Miinzensammlungen<br />

[Rassegna delle coUez. numismatiche esistenti presso le scuole<br />

secondarie austriache]. — Miinzenfunde [Perini {Q.), Ripostiglio <strong>di</strong><br />

monete me<strong>di</strong>oevali scoperto a Vigo-Cave<strong>di</strong>ne nel Trentino. Consi-<br />

steva in circa 350 monete d'argento, delle zecche <strong>di</strong> Trento, Verona,<br />

Venezia, Mantova, Brescia, Cremona, Bergamo, Como, Lo<strong>di</strong>, Tortona,<br />

Acqui, Asti, con grande predominio numerico delle monete veronesi<br />

e trentine]. — Ordentliche Versammlung der numism. Gesellschaft<br />

am 24. Nov. 1897. — Vermehrung der Miinzensammlung. — Besprechungen.<br />

— Num. Literatur. — « Prof. Dr. Alfred von Sallet<br />

[Necrologia]. — Theodor Mommsen's achtzigster Geburtstag. —<br />

Verschiedenes [« Berthold Willner », cenno necrol.].<br />

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Bollettino <strong>di</strong> archeologia e storia dalmata, XX, 1" gennaio 1897 :<br />

Btilic' F., Tessera lusoria <strong>di</strong> Lissa.<br />

Bollettino della Commissione Archeologica <strong>com</strong>unale <strong>di</strong> Roma,<br />

(') V. Notizie varie.


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Giornale <strong>di</strong> eru<strong>di</strong>zione, n. 21-22 e 23-24, voi. VI, Firenze 1897:<br />

Medaglia Arretinus, (Perchè l'Aretino fece coniare una medaglia in cui<br />

il suo nome venne scritto Arretinus?).<br />

<strong>Rivista</strong> Abruzzese, XI, 12, <strong>di</strong>cembre 1896: De Petra G., Tortoreto.<br />

Ripostiglio <strong>di</strong> monete fuse e battute.<br />

Giornale storico della letteratura <strong>italiana</strong>, XXX, i-a: Toynbee<br />

P., The coins denominatad Santelene by Dante (Conv. IV, II).<br />

Atti dell'Accademia <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, serie III, voi. MI: Joppi Vincenzo,<br />

Medaglie friulane.<br />

Rassegna nazionale, i° giugno 1897: Rossi Aless., Le fasi attuali<br />

^^<br />

dell'argento.<br />

Archivio Trentino, anno XIII, fase. II, '- 1897<br />

Monumento a Dante<br />

in Trento [Con tav. delle medaglie <strong>com</strong>memorative]. — Un ripostiglio<br />

<strong>di</strong> monete del secolo XIII a Vigo <strong>di</strong> Cave<strong>di</strong>ne.<br />

Réforme économique, 18 luglio 1897: Circulation monétaire des<br />

principaux pays du monde. Les monnaies <strong>di</strong>visionnaires de l'union latine.<br />

M Jaurés et le bimétailisme. La question du bimétallisme en Angleterre.<br />

Revue du Bas-Poitou, 2 livr. 1897 • Farcinet C, Notes sur un tiers<br />

de sou d'or (triens mérovingien) trouvé en Vendée.<br />

Spectateur militaire, 1° mai, i et 15 juin 1897 • Boissonnet C, Les<br />

décorations, croix et médailles.<br />

Bulletin de la Société de l'histoire de Paris, livr. I, 1897 : Prou M.,<br />

Les monnaies de Bouchard, <strong>com</strong>te de Paris.<br />

Bulletin historique et scientifique de l'Auvergne, 1896, n. 9-10:<br />

Doitrif dJ, Notes numismatiques [pièce d'or frappée au nom de Théo-<br />

debert I" ou II, roi d'Austrasie].<br />

Bulletin de la Société des sciences historiques et naturelles de<br />

l'Yonne, voi. LVI, 1896: Ed. de Luze, La collection Gariel: les monnaies<br />

des ducs de Bourgogne.<br />

Mélanges d'archeologie et d'histoire, fase. 2-3, 1897 : Fabre P., La<br />

pereeption du cens apostolique en France en 1291-1293 [con riferimenti<br />

curiosi sul valore delle monete].<br />

Sociologie catholique, mai 1897: Hérail G., L'adoption de l'étalon<br />

d'or au Japon.<br />

Science sociale, mai 1897: Babelon, De l'utilité scientifique des<br />

collections de monnaies anciennes.<br />

Mémoires de la Société des antiquaires du Centre, (Bourges), t. XXI:<br />

Kersers M. de, Bulletin numismatique, n. 19.<br />

Mémoires de la Société Académique d'agriculture, des sciences, arts<br />

et belles lettres du département de l'Aube (Troyes, 1896), voi. XXXIII,<br />

sèrie III: Lorin Le Cleri, Musée de Troyes. Numismatique. Monnaies<br />

gauloises. Catalogne descriptif et raisonné.


:28 BIBLIOGRAFIA<br />

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Giron A., Medaille d'honneur de<br />

Le Correspondant, io luglio 1897: Langlois A., La Monnaie de<br />

Paris en 1897.<br />

Revue generale internationale, scientifique, littéraire et artistique,<br />

mai 1897 : Raffalovich A., La question monétaire en Russie.<br />

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Observation sur le système monétaire delphique du IV" siècle.<br />

Revue deb 2 Monqes, 15 settembre 1897 : Lévy R. G., La hausse du<br />

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Journal deb economibtes, settembre 1897 : Apostol P., Un bimétal-<br />

liste russe.<br />

La Libertè, 21 settembre 1897: P. C. de Villedeuil, La Monnaie de<br />

Paris.<br />

Le Soleil, II settembre 1897: ThiébauU-Sisson, La Collection Wad-<br />

<strong>di</strong>ngton au Cabinet des médailles.<br />

Zeitschrift filr vaterlàn<strong>di</strong>sche Geschichte und Alterthumskunde, <strong>di</strong><br />

Westfalia, voi. LIV, 1896: Offenberg, Der Miinzmeister Peter Koeplin<br />

in Mùnster.<br />

Deutsche Rundschau, marzo 1897: Hiìbner Baron, Jacobo Zobel de<br />

Zangrónitz. [biografia del numismatico vissuto a Madrid ed a Manilla,<br />

1854-1896].<br />

Mittheilungen des Vereins fiir Geschichte und Alterthumskunde zu<br />

Kahla und Roda, Bd. V, Heft 2,<br />

von Orlamiinde.<br />

1896: Lommer, Die Munzen der Grafen<br />

Jahrbuchlr fiir Nationalókonomie und Statistik, III Folge, Bd. 13,<br />

Heft 5 : Fick Ludwig, Ueber <strong>di</strong>e Mòglichkeit eines Wertmasses.<br />

Zeitschrift fiir Social u. Wirthschaftsgeschichte, voi. V, fase. Ili,<br />

Weimar, 1897: Schaube A., Ein italienischer Coursbericht von der Messe<br />

von Troyes aus dem 13 Jahrhundert.<br />

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derts. [Gio. Battista Fickler alla corte Bavarese],<br />

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de Diesbacli, Mé-<br />

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livr. I : Sibenaler J.-B., La numismatique luxembourgeoise et les origines<br />

d'Arlon.<br />

E. M.<br />

67


VARIETÀ<br />

Inaugurazione della nuova Sede<br />

DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

NEL Castello <strong>di</strong> Milano.<br />

L'inaugurazione della nuova sede sociale, che doveva<br />

già riuscire solenne per l'intervento <strong>di</strong> S. A. R. il Principe<br />

<strong>di</strong> Napoli, nostro Presidente Onorario, lo fu doppiamente<br />

pel fatto che i Principi facevano il 19 ottobre scorso il primo<br />

loro ingresso ufficiale in Milano e vi erano ac<strong>com</strong>pagnati<br />

anche dai Sovrani. Una visita agli iniziati restauri del Ca-<br />

stello e l'inaugurazione dei locali a<strong>di</strong>biti alla Società Storica<br />

Lombarda e alla Società Numismatica Italiana furono gli<br />

argomenti che motivarono l'invito del Sindaco <strong>di</strong> Milano ai<br />

Principi. Perciò la narrazione della cerimonia che riguarda<br />

la nostra Società, sarà necessariamente collegata anche con<br />

qualche particolare non essenzialmente numismatico e noi<br />

chie<strong>di</strong>amo venia se la cronaca non sarà questa volta conte-<br />

nuta in quegli strettissimi limiti che per regola generale ci<br />

prefiggiamo nella nostra <strong>Rivista</strong>.<br />

La giornata era splen<strong>di</strong>da, quale si ad<strong>di</strong>ceva alla circo-<br />

stanza, tutta la città animata e imban<strong>di</strong>erata, e i cortili del Ca-<br />

stello, addobbati a festa, rigurgitavano <strong>di</strong> gente. Alle ore 15 V2,<br />

<strong>com</strong>e annunciato, arrivavano quasi contemporaneamente i<br />

Principi dal palazzo reale, e i Sovrani dalla villa <strong>di</strong> Monza, e<br />

scendevano alla porta del Castello. Accolti al suono della<br />

marcia reale e dell' inno montenegrino, ac<strong>com</strong>pagnati dalle<br />

autorità citta<strong>di</strong>ne e dalle presidenze delle due Società, e<br />

acclamati calorosamente dalla folla plaudente , entrarono<br />

ad<strong>di</strong>rittura nella sala riservata alla nostra Società e da questa


532<br />

VARIETÀ<br />

passarono nel salone <strong>com</strong>une delle adunanze, dove si doveva<br />

<strong>com</strong>piere la cerimonia inaugurale.<br />

Al banco presidenziale sedette il Sindaco e accanto a lui,<br />

da un lato il nob. Felice Calvi e Don Cesare Vignati rappresentanti<br />

la Società Storico-Lombarda, dall'altro i fratelli Gnecchi<br />

e il Dott. Ambrosoli rappresentanti la Società Numismatica.<br />

I Reali e i Principi sedevano <strong>di</strong> fronte, e <strong>di</strong>etro a loro un<br />

centinaio <strong>di</strong> signore e quelli fra gli invitati che poterono<br />

penetrare nella sala; mentre una folla enorme si accalcava<br />

nel cortile della Rocchetta.<br />

I <strong>di</strong>scorsi ebbero il merito d'essere brevi. Primo a parlare<br />

fu il Sindaco, che <strong>di</strong>ede il benvenuto agli augusti ospiti colle<br />

seguenti parole:<br />

Nel nome <strong>di</strong> Milano, che ho l'onore dì rappresentare, ringrazio<br />

S. M. il Re e l'amata nostra Regina per il favore fattoci colI'Augusta<br />

ed ambita loro presenza.<br />

Alle Vostre Altezze Reali il benvenuto nella nostra città e la<br />

conferma dell'intenso affetto che circonda l'Augusta Famiglia, nella<br />

quale la Giovane Sposa è entrata nuovo e desiderato raggio <strong>di</strong> sole.<br />

Qui dove ogni pietra parla della storia nostra; in queste pareti<br />

che hanno sfidato i secoli ed ora si ritornano allo splendore della<br />

architettura antica, l'anno scorso, alla Vostra Augusta presenza, si<br />

inaugurò il Museo del Risorgimento Nazionale; oggi si inse<strong>di</strong>ano,<br />

affratellate, le Società Storica Lombarda e Numismatica Italiana,<br />

della quale Vostra Altezza è degno presidente onorario, e si visiteranno<br />

le sale destinate ai civici Musei, ed a quella Scuola d'arte<br />

applicata all'industria che è la prima manifestazione del concetto<br />

nostro che le raccolte qua dentro non devono essere mute e sterili<br />

esposizioni <strong>di</strong> oggetti, ma costituire un ambiente <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> sacri e<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>.<br />

Così il Museo artistico coll'annessa Scuola servono a far rivivere<br />

la classe <strong>di</strong> quegli artefici dai quali ebbero tanto decoro l'arte<br />

e l'industria <strong>italiana</strong> e tanto lustro la patria nostra, e nelle reliquie<br />

del Museo del Risorgimento, mentre ì Veterani trovano conforto<br />

ai loro vecchi giorni, i giovani si ritemprano ai più santi ideali,<br />

all'amore <strong>di</strong> patria, a quei sentimenti dì riconoscenza e <strong>di</strong> devozione<br />

che a chiunque pensa al passato e confida nell'avvenire strappano<br />

dal cuore il grido <strong>di</strong> Vtva Savoja.<br />

In<strong>di</strong> parlò il presidente della Società Storica, nob. Felice<br />

Calvi, il quale in un elegante <strong>di</strong>scorso, rievocò la meravi-<br />

gliosa corte <strong>di</strong> Lodovico il Moro, e intrattenne l'eletto u<strong>di</strong>torio<br />

intorno a Lodovico XII e a Carlo V, accennando poi effica-


VARIETÀ<br />

cernente alla buia notte della signoria spagnolesca. Riassunse<br />

infine a gran<strong>di</strong> tratti l'opera della benemerita Società da lui<br />

presieduta, e concluse eloquentemente:<br />

Milano si ingolfa sempre più nelle industrie, nei <strong>com</strong>merci, nei<br />

gran<strong>di</strong> affari; ma non dovrebbe trascurare ciò che eleva lo spirito<br />

umano e rende veramente duraturo e fecondo il progresso.<br />

533<br />

Venuta la volta della Società Numismatica, uno dei Vice-<br />

presidenti, il Cav. Francesco Gnecchi, prese così la parola :<br />

Maestà, Altezza Reale<br />

Quando il giorno ii aprile 1892 quella Società Numismatica,<br />

che da lungo tempo era nel desiderio degli stu<strong>di</strong>osi italiani, venne<br />

finalmente costituita, in testa ai nomi dei promotori già figurava<br />

l'augusto nome <strong>di</strong> V, A. R.<br />

La Società, per quanto ristretta <strong>di</strong> numero, <strong>com</strong>e sono per<br />

natura tutte le Società scientifiche de<strong>di</strong>cate all'investigazione del<br />

passato, percorse però la sua via con coraggio e con <strong>di</strong>gnità e<br />

s'acquistò onorevolmente il suo posto fra le consorelle dell'estero,<br />

talché, dopo cinque anni d'esistenza si fece ar<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> offrire a V.<br />

A. R. la Presidenza onoraria, e fu assai fiera <strong>di</strong> vederla graziosa»<br />

mente accettata.<br />

Era vivissimo desiderio dei soci <strong>di</strong> accogliere una volta almeno<br />

nella propria sede il loro Presidente onorario, ed oggi essi ascrivono<br />

a vera fortuna l'occasione che tanto opportunamente si presenta.<br />

— Sede più propria e più degna non si poteva immaginare<br />

per la nostra Società in Milano, che questa nell' antico Castello<br />

Sforzesco dalle cui mura spirano tante memorie in parte gloriose,<br />

in parte pur troppo dolorose, ma che pure tutte si collegano alla<br />

storia della città nostra e dell'Italia intera; memorie che noi veneriamo<br />

e stu<strong>di</strong>amo <strong>com</strong>pen<strong>di</strong>ate ed eternate nella splen<strong>di</strong>da serie<br />

delle monete coniate nella zecca milanese, una delle più varie e<br />

delle più ricche dell'Italia nostra.<br />

Di questi locali che il Municipio <strong>di</strong> Milano liberalmente ci<br />

offerse, non è peranco <strong>com</strong>piuto il restauro, nessuna adunanza vi<br />

ebbe luogo finora; pochi fra i nostri soci appena li hanno veduti,<br />

parecchi vi entrano oggi per la prima volta.<br />

Nessun miglior augurio era lecito desiderare per la nostra<br />

Società, che l' inaugurazione fattane oggi da V. A. R., nella quale<br />

si <strong>com</strong>penetrano due personalità, quali nessuna delle società con-<br />

sorelle nel suo presidente onorario può vantare, quella del Principe<br />

Ere<strong>di</strong>tario e quella dell'appassionato raccoglitore e del <strong>com</strong>peten-<br />

tissimo cultore della <strong>numismatica</strong>.<br />

E io sono felice — nell' assenza del nostro Presidente Conte<br />

Papadopoli — <strong>di</strong> ringraziare a nome <strong>di</strong> tutti i soci V. A. R. d'avere<br />

inaugurata la nostra nuova sede, l'Augusta Principessa d'averla<br />

,


534<br />

VARIETÀ<br />

rallegrata col suo sorriso, e le LL. MM. d'aver reso maggiormente<br />

solenne questo giorno col loro grazioso intervento.<br />

E chiudo le mie brevi parole invitando tutti ad acclamare in<br />

una sola volta alla scienza, alla patria, al Principe, alla Regina<br />

ed al Re.<br />

Chiuse il Dott. Solone Ambrosoli, Direttore del Gabi-<br />

netto Numismatico <strong>di</strong> Brera, col <strong>di</strong>scorso seguente:<br />

Maestà, Altezze Reali, Egregi signori,<br />

Il periodo storico al quale il Castello Sforzesco deve la sua<br />

ricostruzione e la sua caratteristica, — la seconda metà cioè del<br />

secolo XV, — coincide col periodo più splen<strong>di</strong>do per la <strong>numismatica</strong><br />

milanese.<br />

Con Francesco Sforza, infatti, in<strong>com</strong>incia a <strong>com</strong>parire il ritratto<br />

del principe sulle nostre monete.<br />

Con Galeazzo Maria, possiamo seguire la transizione dal Me<strong>di</strong>o<br />

Evo al Rinascimento, quella « evoluzione dell' arte » che Luca<br />

Beltrami ha magistralmente <strong>di</strong>mostrata per le sculture del Castello,<br />

e che nella <strong>numismatica</strong> qui si estrinseca me<strong>di</strong>ante l' impiego dei<br />

rinnovellati caratteri classici per le inscrizioni, talché le monete <strong>di</strong><br />

Galeazzo si potrebbero rior<strong>di</strong>nare cronologicamente in due serie, la<br />

prima a caratteri gotici, la seconda a caratteri romani. Ma già nella<br />

prima serie, per quanto ancora avvinta al passato nelle forme grafiche,<br />

la rappresentazione figurata si svincola dalle pastoie me<strong>di</strong>oevali:<br />

due monete <strong>di</strong> Galeazzo presentano un rovescio immaginoso<br />

e vivacemente tradotto dal bulino: Sant'Ambrogio che flagella un<br />

gruppo <strong>di</strong> guerrieri fuggenti; anzi, in una <strong>di</strong> queste monete, il<br />

, santo li insegue impetuosamente su <strong>di</strong> un focoso destriero.<br />

Con Bona <strong>di</strong> Savoia, e soprattutto con Giangaleazzo Maria Sforza<br />

e Lodovico il Moro, tocchiamo infine al colmo della perfezione;<br />

la moneta con la testa soavissima del duca giovinetto e con l'acci-<br />

gliata effigie del tutore essendo ad esempio un vero gioiello d'arte,<br />

paragonabile alle monete greche, e, per <strong>di</strong>rla con una frase manzo-<br />

niana, <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa, ma non d'inferiore bellezza.<br />

A questa coincidenza <strong>di</strong> perio<strong>di</strong>, corrisponde una singolare<br />

coincidenza tra la decorazione del Castello e la <strong>numismatica</strong>; per<br />

cui gli stessi motivi artistici che incontriamo ad ogni istante sulle<br />

monete, si ripetono sugli affreschi delle sale, e principalmente nei<br />

bassorilievi delle targhe numerosissime che ornano le colonne, i<br />

leggiadri capitelli pensili e le serraglie delle vòlte del vasto e<strong>di</strong>ficio,<br />

del porticato medesimo ond'è ricinto il cortile <strong>di</strong> questa Rocchetta<br />

dove la Società Numismatica Italiana, <strong>di</strong> cui S. A. R. il Principe<br />

si è degnato <strong>di</strong> accettare la presidenza onoraria, ha oggi, — per<br />

cortese concessione del Municipio, — la fortuna d'inaugurare con<br />

la Vostra presenza la propria nuova sede.<br />

Mi sia quin<strong>di</strong> permessa una rapida rassegna dei bassorilievi.


VARIETÀ<br />

perchè si vegga sino a qual punto si estenda la coincidenza <strong>di</strong> cui<br />

ho parlato; e <strong>com</strong>e la nostra Società, anche per questo riguardo,<br />

sia pure secondario, possa <strong>com</strong>piacersi d' una sede così singolarmente<br />

adatta all' indole sua.<br />

Fra le targhe (d'interesse numismatico) del Castello, alcune<br />

recano stemmi od imprese che furono adottati dagli Sforza ma che<br />

risalgono ai Visconti: — la biscia, o sola, o inquartata con l'aquila;<br />

i tizzoni con le secchie, impresa già <strong>di</strong> Galeazzo II Visconti; la<br />

fascia annodata, impresa <strong>di</strong> Filippo Maria, il quale usò pure sulle<br />

sue monete, poggiata sullo scudo, quella corona col ramo <strong>di</strong> palma<br />

e col ramo d'alloro, che campeggia poi sola su qualche targa del<br />

Castello, <strong>com</strong>e campeggia poi sola sulle monete sforzesche. Anche<br />

lo scudo partito con la biscia e le tre aquile, eh' è lo stemma della<br />

contea <strong>di</strong> Pavia, figura già sulle monete <strong>di</strong> Filippo Maria Visconti.<br />

535<br />

Altre imprese invece sono schiettamente sforzesche, <strong>com</strong>e la<br />

elegante scopetta, il bizzarro leone col cimiero e le secchie, la<br />

graziosissima colomba nel fiammante, emblemi tutti che s'incontrano<br />

e qui e sulle monete degli Sforza,<br />

La targa col cane appiè d' un albero, quantunque non trovi<br />

riscontri nelle monete sforzesche, richiama tosto al numismatico una<br />

notissima medaglia <strong>di</strong> Francesco Sforza, opera del valente medaglista<br />

Gianfrancesco Enzola <strong>di</strong> Parma, nonché una rara moneta<br />

milanese <strong>di</strong> Filippo li <strong>di</strong> Spagna.<br />

E fra queste targhe dell'epoca sforzesca, infine, le LL. MM. e<br />

le LL. AA. RR. potranno osservarne <strong>di</strong>verse che recano un' insegna<br />

ben nota e familiare : lo scudo con la croce, sul quale poggia un<br />

elmo che ha per cimiero un teschio <strong>di</strong> leone alato. È la medesima<br />

insegna che occorre con tanta frequenza sulle monete <strong>di</strong> Savoia;<br />

ed essa ci ricorda quel motto misterioso che la attornia su <strong>di</strong> un<br />

antico suggello del Conte Verde, quel motto magico e profondo<br />

che Carlo Alberto adottava poi per il suo carteggio, e che egli,<br />

nel 1844, intendendo lo sguardo pensoso all' aurora del nostro ri-<br />

sorgimento, faceva incidere per una medaglia rimasta celebre, coi<br />

busti <strong>di</strong> Dante, Raffaello, Galileo e Cristoforo Colombo : — J'attends<br />

mon astre.<br />

E ora, ad Umberto I, al Re leale, — alla coltissima Regina<br />

d'Italia, — a S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli, valoroso fautore della<br />

<strong>numismatica</strong> e Presidente onorario della Società, — e al fiore gentile<br />

ch'egli ha trapiantato fra noi dall'opposta riva dell'Adriatico, i nostri<br />

omaggi e la nostra reverente riconoscenza.<br />

Vive acclamazioni ai Principi e ai Sovrani accolgono le<br />

ultime parole dell'Ambrosoli, <strong>com</strong>e avevano accolto prima i<br />

<strong>di</strong>scorsi precedenti. Lasciando allora le sale sociali il Sindaco<br />

invitò i Principi e i Sovrani a visitare le parti restaurate del<br />

Castello, la corte ducale, la loggetta <strong>di</strong> Galeazzo Maria


536<br />

VARIETÀ<br />

Sforza e i locali destinati ad accogliere il Museo Artistico<br />

Municipale, in uno dei quali era preparato un generoso<br />

asciolvere offerto dalla Città. Mentre il lungo corteo proce-<br />

deva, percorrendo le vastissime sale, il Principe si intrattenne<br />

continuamente e famigliarmente col Dott. Ambrosoli e coi<br />

fratelli Gnecchi, <strong>di</strong>scorrendo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi argomenti sul tema<br />

dei <strong>com</strong>uni stu<strong>di</strong>i e accolse con favore e sod<strong>di</strong>sfazione la<br />

<strong>di</strong>manda da essi fatta, che S. A. R. la Principessa Elena,<br />

quale sua collaboratrice nei lavori numismatici, fosse iscritta<br />

nel novero dei soci (i).<br />

Alle ore 17<br />

i Sovrani e i Principi partivano per Monza<br />

acclamati <strong>com</strong>e all'arrivo, e la giornata resta così a segnarsi<br />

albo lapillo fra gli annali della nostra Società.<br />

Il " Corpus Numoruni italiooruni „ fu l'argomento<br />

principale <strong>di</strong> ripetuti e lunghi colloqui che S. A. R. il Principe<br />

<strong>di</strong> Napoli ebbe nello scorso ottobre a Milano e a Monza coi<br />

Direttori della <strong>Rivista</strong> e col Conservatore del R. Gabinetto<br />

Numismatico, e siamo felici <strong>di</strong> poter <strong>com</strong>unicare ai lettori<br />

della <strong>Rivista</strong> i progetti che occupano la mente del nostro<br />

Augusto Presidente onorario. Deplorando, quale raccoglitore<br />

<strong>di</strong> monete italiane, la mancanza <strong>di</strong> un catalogo ben redatto<br />

e abbastanza esteso, che possa servire <strong>di</strong> guida generale.<br />

S. A. R. aveva formata l'idea <strong>di</strong> pubblicare il catalogo della<br />

propria collezione, quando questa avesse raggiunti i 20000<br />

pezzi, dai quali ora è poco lontana, contandone 18000. In<br />

progresso <strong>di</strong> tempo però, visitando altre collezioni, e vedendo<br />

<strong>com</strong>e nella propria alcune serie fossero più o meno defi-<br />

cienti, venne nella persuasione che meglio sarebbe valso fare<br />

ad<strong>di</strong>rittura un Catalogo generale delle zecche italiane, prendendo<br />

la propria collezione <strong>com</strong>e punto <strong>di</strong> partenza, ma ag-<br />

giungendovi anche tutto quello che vi mancasse e che si<br />

potesse trovare nelle altre. L'opera andava naturalmente<br />

ingrossando e prendendo delle proporzioni gran<strong>di</strong>ose; ma<br />

non si arretrò per questo il proposito del Principe, il quale<br />

è deciso a mettersi al lungo e importante lavoro, malgrado<br />

tutte le <strong>di</strong>fficoltà che si presentano, alcune delle quali <strong>di</strong><br />

(i) Ve<strong>di</strong> Atti della Società, Seduta 9 Novembre 1897.


VARIETÀ<br />

somma importanza. Il lavoro sarà in<strong>com</strong>inciato colla <strong>com</strong>pi-<br />

lazione delle schede della privata collezione del Principe, le<br />

quali saranno poligrafate e <strong>com</strong>unicate ai principali gabinetti<br />

pubblici e privati. Non dubitiamo punto che tutti faranno a<br />

gara nel contribuire del loro meglio all'opera gigantesca che<br />

il nostro Augusto Presidente onorario sta per intraprendere<br />

e che non ha riscontro in nessun altro paese.<br />

Ma il Corpus Numorum italicorum non sarà solo una<br />

gloria per l'iniziatore e pel nostro paese; sarà anche un<br />

beneficio per la nostra Società e servirà ad assicurare la vita<br />

finanziaria della nostra <strong>Rivista</strong>, la quale, <strong>com</strong>e ognun sa, ora<br />

vive per appoggi privati che un giorno o l'altro potrebbero<br />

mancare. Tutto il ricavo dell'opera è generosamente off'erto<br />

dal Principe alla nostra Società, a nome della quale noi<br />

esprimiamo già fin d'ora i sensi della massima riconoscenza.<br />

La Direzione.<br />

Il Principe <strong>di</strong> Napoli a Brera, — Togliamo dalla<br />

" Ieri mattina, in forma<br />

Perseveranza del 27 ottobre u. s. : —<br />

privata, il Principe <strong>di</strong> Napoli si è recato a Brera per visitarvi<br />

il Gabinetto Numismatico. Ricevuto dal Conservatore dott.<br />

Solone Ambrosoli, s' intrattenne per due ore ad esaminare<br />

con vivissimo interesse e con rara <strong>com</strong>petenza la sezione<br />

delle monete me<strong>di</strong>oevali e moderne <strong>di</strong> zecche italiane, campo<br />

pre<strong>di</strong>letto de' suoi stu<strong>di</strong>i, manifestando la propria <strong>com</strong>piacenza<br />

nel veder riuniti nel nostro Medagliere tanti preziosi monu-<br />

menti della storia e dell'arte monetale. „<br />

537<br />

Dono al Gàb. JViim. <strong>di</strong> Milano. — Il noto incisore<br />

milanese Cav. Francesco Grazioli ha donato al R. Gabinetto<br />

Numismatico <strong>di</strong> Brera la raccolta dei conii e punzoni per<br />

medaglie, da lui incisi durante il lungo periodo della sua<br />

attività artistica, dal 1859 al 1896. I detti conii e punzoni<br />

sono collocati in due ben adatte vetrine, dono anch'esse<br />

del Cav. Grazioli.<br />

Concorso Grai^ioli, — Ricor<strong>di</strong>amo ai Sigg. Incisori <strong>di</strong><br />

medaglie, che nel p. v. anno 1898 si ripeterà il Concorso<br />

Grazioli presso la R. Accademia <strong>di</strong> Belle Arti in Milano,<br />

dalla cui Segreteria potranno avere le relative informazioni.<br />

68


538<br />

VARIETÀ<br />

Per V Esposizione Universale del 1900. — Nella<br />

Gazette numismatique francaise troviamo l'elenco degl'incisori<br />

<strong>di</strong> medaglie e monete, officiali <strong>di</strong> Zecca, ecc., designati a<br />

formar parte del <strong>com</strong>itato <strong>di</strong> ammissione per 1' Esposizione<br />

Universale. Cre<strong>di</strong>amo utile <strong>di</strong> riportarlo.<br />

Classe 4. (Insegnamento speciale artistico). — J.-C. Cha-<br />

plain, membro dell'Istituto, incisore in medaglie.<br />

Classe ij. (Strumenti <strong>di</strong> precisione, monete e medaglie).<br />

— A. de Foville, <strong>di</strong>rettore della Zecca; J. Boussingault,<br />

P. Charpentier, E. Collière e F. Hucher, capi <strong>di</strong> servizio<br />

della Zecca; Daniele Dupuis e P. Tasset, incisori in medaglie.<br />

Classe g3. (Oreficeria). — O. Roty, presidente dell' Ac-<br />

cademia delle Belle Arti, incisore in medaglie; E. Mazerolle,<br />

archivista della Zecca; H. de la Tour, bibliotecario al Ga-<br />

binetto Numismatico <strong>di</strong> Parigi.<br />

Classe g4. (Gioielleria). — L. Bottée, incisore in medaglie.<br />

Viaggio scientifico, — Gli scienziati tedeschi Dott. T.<br />

J. Haeberlin <strong>di</strong> Erancoforte e il Maggiore M. Bahrfeldt <strong>di</strong><br />

Breslavia percorsero T Italia dal 15 ottobre scorso al 15<br />

novembre visitando quante collezioni numismatiche fu loro<br />

possibile, pubbliche e private, e ciascuno nella propria spe-<br />

cialità, il primo nell'Aes grave italico, il secondo nelle mo-<br />

nete della repubblica romana, raccolsero buona messe <strong>di</strong><br />

materiale per nuovi stu<strong>di</strong>i, che in buona parte vedranno la<br />

luce per mezzo della nostra <strong>Rivista</strong>.<br />

Corsi <strong>di</strong> Nìimìsmntica, — In un perio<strong>di</strong>co viennese<br />

troviamo un elenco dei corsi <strong>di</strong> Numismatica che si terranno<br />

nell'inverno 1897-98 presso alcune Università tedesche. Cre<strong>di</strong>amo<br />

interessante <strong>di</strong> qui riportarlo.<br />

Jena, Prof, straord. Dott. B. Pick: Elementi <strong>di</strong> Mitologia dell'arte,<br />

desunti in particolare dalle monete.<br />

Monaco, Prof, onorario Dott. H. Riggauer: Numismatica greca.<br />

Graz, Prof, straord. Dott; F. Pichler: La monetazione ateniese.<br />

Gli stemmi degli Stati europei. Gli or<strong>di</strong>ni austriaci.<br />

Vienna, Prof, straord. Dott. Gugl. Kitbitschek : Corso elementare<br />

<strong>di</strong> Numismatica greca. Esercitazioni relative. — Lib. docente<br />

Dott. 5. Steinherz: Introduzione alla storia monetaria del Me<strong>di</strong>o Evo.


Milano<br />

Pavia<br />

Venezia<br />

Firenze<br />

VARIETÀ<br />

539<br />

Una <strong>di</strong>mostiraxlone a Gtorf/lo Cumont, — Per inizia-<br />

tiva <strong>di</strong> alcuni fra i membri della Società Reale Belga <strong>di</strong><br />

Numismatica da alcuni mesi era stata aperta una sottoscrizione<br />

internazionale per offrire un ricordo al Sig. Giorgio<br />

Cumont, avvocato, antico presidente della Società Archeolo-<br />

gica e antico Segretario della Società Numismatica , in<br />

benemerenza dei servigi da lui prestati alla scienza. —<br />

La manifestazione ebbe luogo martedì 27 ottobre- scorso a<br />

Bruxelles nella sala del Museo della Società Archeologica.<br />

11 Sig. de Bavay accolse l' avv. Cumont, con un <strong>di</strong>scorso<br />

d'attualità, e terminando gli offerse il bronzo d'arte, frutto<br />

della sottoscrizione e consistente in un San Giorgio. Un vino<br />

d'onore coronò la cerimonia.<br />

Il ripostiglio <strong>di</strong> Chignolo I*o. — Alla fine del settembre<br />

scorso, a Chignolo Po (Prov. <strong>di</strong> Pavia), in un fondo<br />

<strong>di</strong> proprietà del Sig. March. Luigi Cusani Gonfalonieri, durante<br />

i lavori agricoli fu scoperto un ripostiglio <strong>di</strong> monete me<strong>di</strong>o-<br />

evali, che fortunatamente potè essere raccolto nella sua quasi<br />

totalità per cura del Nob. Ing. Antonio Castiglione.<br />

11 tesoretto, poco numeroso <strong>di</strong> pezzi, ma, per <strong>com</strong>penso,<br />

<strong>di</strong> elettissima <strong>com</strong>posizione, constava quasi esclusivamente<br />

<strong>di</strong> monete d'oro, alcune fra le quali assai rare, <strong>com</strong>e si vedrà<br />

dal seguente elenco.<br />

• Galeazzo<br />

Galeazzo II Visconti<br />

Bernabò Visconti<br />

Giangaleazzo Visconti<br />

Dominazione viscontea<br />

II Visconti<br />

Bartolomeo Gradenigo<br />

Giovanni Dolfin<br />

- Andrea Contarini<br />

- Michele Morosini<br />

-Antonio Venier<br />

- Doge primo<br />

Doge quarto<br />

- Doge quinto<br />

- Doge ottavo<br />

Doge decimo<br />

Repubblica<br />

- Dominazione pontificia<br />

- Senatori anonimi<br />

Roma<br />

AYipone- Clemente VI<br />

- Boeiia Carlo IV imp. (I CODie IB dì B<br />

Unglieria - Sigismondo<br />

(1354-78)-


540<br />

VARIETÀ<br />

" Ambrosiana. „ — Sotto questo titolo, la Commissione<br />

degli stu<strong>di</strong>i per le feste del XV centenario dalla morte <strong>di</strong><br />

S. Ambrogio pubblicherà nel corr. mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre, coi<br />

tipi della nostra Casa e<strong>di</strong>trice L. F. Cogliati, una raccolta<br />

<strong>di</strong> scritti varii, che formeranno un grosso volume in-4°, <strong>di</strong><br />

circa 600 pag., e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> lusso copiosamente illustrata, al<br />

prezzo <strong>di</strong> it. L. 20, Fra gli scritti in esso contenuti, non pochi<br />

sono d'indole storica, archeologica od artistica; il Dott. Am-<br />

brosoli ha poi contribuito al volume con una memoria <strong>di</strong><br />

nummografia milanese: L'ambrosmo d'oro {Ricerche storico-<br />

•numismatiche).<br />

Da Berlino ci giunge la dolorosa notizia della morte del<br />

Dott. Prof. ALFREDO von SALLET<br />

Direttore <strong>di</strong> quel R. Gabinetto Numismatico.<br />

Parleremo <strong>di</strong> lui nel prossimo fascicolo della <strong>Rivista</strong>.


ATTI<br />

DELLA<br />

SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

Seduta del Consiglio 9 Novembre 1897.<br />

(Estratto dai Verbali).<br />

La seduta è tenuta per la prima volta nella nuova sede<br />

del Castello ed è aperta alle ore 9V2.<br />

I. Il Vice-Presidente Francesco Gnecchi prende la parola<br />

in questi termini:<br />

Dopo la cerimonia inaugurale <strong>di</strong> questa sede, che riuscì<br />

" oltremodo solenne e che qui non ripeterò a voi che tutti<br />

" ne foste testimonii e parte (0, ma per la quale ci resta un<br />

" debito <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne verso il nostro Augusto Presidente<br />

" Onorario, ho 1' onore e il piacere <strong>di</strong> aprire la serie delle<br />

" nostre sedute nel nuovo locale coli' annuncio <strong>di</strong> due fatti<br />

" che renderanno memorabile per noi questa prima riunione.<br />

" — Per prima cosa vi annuncio che S. A. R. la Principessa<br />

" <strong>di</strong> Napoli ha graziosamente accettato <strong>di</strong> far parte della<br />

" nostra Società, e il suo Augusto nome figurerà d' ora<br />

" innanzi a capolista nell'elenco dei nostri Soci, occupando<br />

"<br />

il posto che già era devoluto al Principe prima che fosse<br />

" nostro Presidente Onorario. E tengo a <strong>di</strong>chiarare <strong>com</strong>e<br />

" tale nomina, tanto onorifica per la nostra società, non sia<br />

" stata motivata dalla eccelsa posizione sociale della nuova<br />

" iscritta, ma bensì dalle sue benemerenze numismatiche.<br />

" Mentre si passeggiava per le sale del Castello, il giorno<br />

" dell'inaugurazione, il Principe mi narrava <strong>com</strong>e la Princi-<br />

" pessa sia la fida e intelligente <strong>com</strong>pagna de' suoi stu<strong>di</strong>i<br />

(i) Ve<strong>di</strong> in questo stesso fascicolo Varietà pag. 531.


542<br />

ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

" sulle monete italiane e <strong>com</strong>e stia anche formando una<br />

" propria collezione <strong>di</strong> monete degli Slavi. Io osai allora<br />

" chiedere a S. A. R. il permesso <strong>di</strong> iscriverla fra i nostri<br />

" Soci, e la <strong>di</strong>manda venne accolta colla massima cor<strong>di</strong>alità. „<br />

Un vivo applauso dei convenuti accoglie queste parole<br />

e viene incaricata la Presidenza <strong>di</strong> un voto <strong>di</strong> ringraziamento<br />

e <strong>di</strong> devozione a S. A. R. la Principessa <strong>di</strong> Napoli.<br />

Continuando il <strong>di</strong>scorso relativamente ai colloqui avuti<br />

col Principe, il Vice-Presidente viene al secondo fatto, del<br />

quale oggi si mette per così <strong>di</strong>re simbolicamente la prima<br />

pietra, annunciando cioè la decisione del Principe <strong>di</strong> accin-<br />

gersi all'opera colossale <strong>di</strong> un Corpus Numorum italicoriim (O.<br />

Né occorre accennare con quale ammirazione e favore venne<br />

accolta da tutti i convenuti la lieta novella, e con quanta<br />

riconoscenza l'offerta del principe <strong>di</strong> devolverne l'introito a<br />

favore della Società.<br />

IL Si propone e si approva ad unanimità il passaggio<br />

del Cav. V. Padoa <strong>di</strong> Firenze dalla categoria <strong>di</strong> Socio corri-<br />

spondente a quella <strong>di</strong> Socio effettivo. Viene nominato Socio<br />

corrispondente il Sig. Francesco Nuvolari <strong>di</strong> Castel d'Ario.<br />

III. Si passa alla <strong>com</strong>posizione del IV fascicolo, già in<br />

corso <strong>di</strong> stampa.<br />

IV. Vengono prese alcune <strong>di</strong>sposizioni d'or<strong>di</strong>ne interno e<br />

si stabilisce una tessera d'ingresso pei Soci nella nuova sede.<br />

Prima <strong>di</strong> levare la seduta, rammentandosi che dopo<br />

domani ricorre il genetliaco <strong>di</strong> S. A. R., il Consiglio incarica<br />

la Presidenza <strong>di</strong> mandare i più cor<strong>di</strong>ali e rispettosi auguri<br />

all'Augusto Presidente Onorario.<br />

La seduta è levata alle ore n 74.<br />

Seduta del Consiglio 25 Novembre 1897.<br />

{Estratto dai Verbali).<br />

La seduta è aperta alle ore 9 nel locale del Castello.<br />

I. Il Vice-Presidente, Cav. Francesco Gnecchi, apre la<br />

seduta consegnando i ritratti <strong>di</strong> S. A. R. il Principe <strong>di</strong> Napoli<br />

(i) Ve<strong>di</strong> in questo stesso fascicolo Varietà pag. 536.


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 543<br />

e <strong>di</strong> S. A. R. la Principessa <strong>di</strong> Napoli, graziosamente offerti<br />

alla Società dai Principi stessi, colle loro firme.<br />

I Consiglieri votano un ringraziamento incaricandone la<br />

Presidenza, e i ritratti vengono collocati nel posto d'onore.<br />

II. Il Cav. Prof. Luppi, in seguito ad accor<strong>di</strong> presi fra la<br />

Presidenza della Società e il Presidente Onorario, dovendo<br />

recarsi a Napoli onde coa<strong>di</strong>uvare S. A. R. nella <strong>com</strong>pilazione<br />

delle schede pel Corpus numorum, rassegna le proprie <strong>di</strong>mis-<br />

sioni da Segretario della Società.<br />

II Consiglio, riconoscendo nel Prof. Luppi tutte le ne-<br />

cessarie attitu<strong>di</strong>ni pel lavoro che andrà ad assumere, allo<br />

scopo <strong>di</strong> favorire V importantissima opera del Principe, si<br />

priva (per quanto con rammarico) del suo Segretario e ne<br />

accetta le <strong>di</strong>missioni, ringraziandolo dei servigi resi alla So-<br />

cietà dalla sua fondazione fino ad oggi.<br />

III. Vengono nominati a voti unanimi e onorariamente il<br />

Cav. Giuseppe Gavazzi a Segretario e il Cav. Dott. Solone<br />

Ambrosoli a Bibliotecario della Società. — A Segretario<br />

effettivo viene nominato il Signor A. M. Cornelio.<br />

IV. Si dà <strong>com</strong>unicazione dei seguenti doni pervenuti<br />

alla Società:<br />

Bordeaux Paul <strong>di</strong> Neuilly.<br />

La sua pubblicazione: L'Adjonction au domaine royal de la Cha-<br />

tellerie de Dun. Parigi, 1897.<br />

Capobianchi Cav. Prof. Vincenzo.<br />

La sua pubblicazione: Appunti per servire all'or<strong>di</strong>namento delle<br />

monete coniate dal Senato <strong>di</strong> Roma. Roma, 1896.<br />

La Mantia Comm. Vito <strong>di</strong> Palermo.<br />

La sua pubblicazione: I Privilegi <strong>di</strong> Messina (1129-1816). Note<br />

storiche con documenti ine<strong>di</strong>ti. Palermo, 1897.<br />

Lambros Paolo <strong>di</strong> Atene.<br />

On a Coin of Hierapytna in Crete, hitherto wrongly attributed.<br />

Londra, 1897.<br />

Luppi Cav. Prof. Costantino.<br />

Revue de la numismatique belge. 4^ Serie <strong>com</strong>pleta. Dall'anno 1863<br />

all'anno 1868, e il primo volume della 5=» Serie, cioè dell'anno<br />

1869. (Sette annate). — Cohen Henri, Description des médailles


544 -^TTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

romaines <strong>com</strong>posant la Collection de M. I. Gréau. Paris, i86q;<br />

voi. in-8 con 7 tav. — S. Quintino Giulio, Notizia ed osservazioni<br />

sopra alcune monete battute in Pavia da Ardoino mar-<br />

chese d'Ivrea e re d'Italia e dall'avo <strong>di</strong> lui il re Berengario li.<br />

Con aggiunto: Della parte dovuta agli italiani nello stu<strong>di</strong>o<br />

delle monete battute nel corso dei secoli XIII e XIV, ecc.<br />

Torino, 1842; in-4 con una tav. — 5. Quintino Giulio, Descrizione<br />

delle medaglie imperiali alessandrine ine<strong>di</strong>te del R. Museo<br />

egiziano <strong>di</strong> Torino. In-4 con una tavola. — Sanclemente, De<br />

Trallensi-Tulliano tetradrachmo Musei Theupoli. Milano, 1806;<br />

in-4 fig- — Gazzoletti Ant., Della zecca <strong>di</strong> Trento. Trento, 1858;<br />

in-8 con 2 tav. — Biondelli Bern., Bellinzona e le sue monete<br />

e<strong>di</strong>te ed ine<strong>di</strong>te. Milano, 1879; in-8 fig. — Stancovich Can. Pietro,<br />

Deposito <strong>di</strong> monete ungheresi, carraresi, e veneziane scoperto<br />

nell'Istria. Barbana, 1831 ; in-8 con una tav. — Bianconi Ge-<br />

rolamo, Catalogus numorum veterum urbium, populorum, et<br />

regum qui apud. CI. V. Max. Angelellium patriclum bononiensem<br />

adservantur, adjectis nonnuUis illustrationibus. Bologna, 1827;<br />

in-8 con 2 tav. — Mussagli Dom., Monnaies de Lucques<br />

pendant la domination des Francs aux Vili et IX siècles. Paris,<br />

1861; in-8 con tav. — Massagli Dom., Monnaies frappées a<br />

Lucques sous les empereurs de Germanie et les rois d' Italie<br />

dans les X, XI, et XII siècles. Paris, 1863; in-8 con una tav.<br />

— Massagli Dom., Monnaies de Lucques, de la réforme monetaire<br />

de Frédéric II, et des types adoptés à Lucques pendant<br />

le XIII siede. Paris, 1864; in-8. — Santarelli Ant., Notizia <strong>di</strong><br />

un ripostiglio <strong>di</strong> denari consolari trovato a Pieve-Quinta nel<br />

Forlivese. Forlì, 1879; in-8. — Riccio Gennaro, Le monete<br />

attribuite alla zecca dell'antica città <strong>di</strong> Lucerla. Napoli, 1846;<br />

in-4 con 3 tav. — Riccio Gennaro, Secondo supplemento al<br />

catalogo delle antiche monete consolari e <strong>di</strong> famiglie romane.<br />

— Porro Giulio, Moneta battuta in Viterbo da Cesare Vico.<br />

Asti, T840; in-8 con i tav. — Sestini Dom., Lettere e <strong>di</strong>ssertazioni<br />

numismatiche. In-4 fig. — Salinas Antonino, Il Museo<br />

nazionale <strong>di</strong> Palermo e il suo avvenire. Palermo, 1873; in-8.<br />

— Maggiora- Vergano, Una moneta ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Acqui. Asti,<br />

1877; in-8 con una tav. — Tini Tommaso, Storia della moneta.<br />

Foligno, 1^5; con 5 tav. — Carli-Rubbi Gianrinaldo, Delle<br />

monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia. Mantova, 1754;<br />

voi. 4 in-8 con 9 tav. — Fraccia Gio., Antiche monete siciliane<br />

pubblicate pel primo dal Cav. Gio. Fraccia. Roma, 1889; in-8<br />

con T tav. — Fraccia Gio., Antiche monete siciliane ine<strong>di</strong>te o<br />

per qualsiasi particolarità nuove del Real Museo <strong>di</strong> Palermo.


ATTI DIÌLLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

545<br />

Palermo, 1865; in-4. - Bertolotti Gius., Illustrazione <strong>di</strong> un<br />

denaro d'argento ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Rodolfo <strong>di</strong> Borgogna re d'Italia<br />

coniato in Milano circa il 922-925. Milafio, in-8 con i tav. —<br />

Adriani G. B., Delle monete maomettane del Dottore Krehl.<br />

Torino, 1857; in-8. — Gozza<strong>di</strong>ni, Solenne inaugurazione del<br />

Museo civico <strong>di</strong> Bologna. Bologna, 1881 ; in-8. — Repossi Luigi,<br />

Milano e la sua zecca. Torirto, 1877; in-8. - Schiarimenti sopr^i<br />

alcune monete venete. Venezia, 1848; in-8. — Morbio Carlo,<br />

Monografia storica delle zecche italiane. Asti, 1868; in-8. —<br />

Morbio Carlo, Delle monete battute da Carlo Magno in Italia.<br />

Asti, 1866; in-8 con i tav. — Castiglioni Ottavio, Mémoire<br />

géographique et numismatique sur la partie orientale de la<br />

Barbarie appelée Afrikia par les arabes. Milano, 1826; in-8. —<br />

Millin L., Lettre sur les monnoies qu'on attribue à la Reine<br />

Brunehaut et sur quelques pièces de Théodebert. In-8 fig. —<br />

Gratino Gio., Delle genealogie del Duca d'Amalfi Marino figlio<br />

<strong>di</strong> Luciano, nipote <strong>di</strong> Purcaro e de' Duchi Sergio e Mansone.<br />

Pisa, 1860; in-4 ^g- — Morrona Alessandro, Pisa illustrata<br />

nelle arti del <strong>di</strong>segno. Livorno, 1812; voi. 3 in-8 picc. con molte<br />

tav. <strong>di</strong> monumenti ed anche <strong>di</strong> monete. — Patin Carlo, Intro-<br />

ducilo ad historiam numismatum. Amsterdam, 1683; in-i6 fig.<br />

— Spanhemio, luliani imp. Caesares. Gota, 1736; in-i6 con 4<br />

tav. <strong>di</strong> monete. — Orlan<strong>di</strong>ni G., Catalogo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> mo-<br />

nete dei dogi veneti, con illustrazioni storico-monetografiche,<br />

ecc. Portogruaro, 1855: in-i6. — Monal<strong>di</strong>ni Ant., Istituzione<br />

antiquaria <strong>numismatica</strong>. Roma, 1772; in-8 con 3 tav. — Rome<br />

De Ulsle, Metrologie ou table pour servir à l'intelligence des<br />

poids et mesures des anciens et principalement à déterminer<br />

la valeur des monnaies grecques et romaines. Paris, 1789; in-4.<br />

Engelmann, Miinz-Cabinet. Saxe. Mulhouse, 1835; con io tav.<br />

— Tavole stampate a Stutgard nel Wiirtemberg rappresentanti<br />

le svanziche che col 15 novembre 1858 vennero messe fuori<br />

<strong>di</strong> corso nella Germania. Con 16 tav. — Nissar<strong>di</strong> Filippo,<br />

Intorno ai ripostigli <strong>di</strong> bronzi <strong>di</strong> Abini e <strong>di</strong> Ferraxi Nioi in<br />

Sardegna, ecc. Cagliari, 1884; opuscoli in-8. — Baart De la<br />

Faille, Cabinet numismatique. Groningue, 1869; in 8 fig. —<br />

Della Cella Paolo, Viaggio <strong>di</strong> Tripoli <strong>di</strong> Barberia alle frontiere<br />

dell'Egitto, fatto nel 1817. Genova, 1819; in-8 con tav. e una<br />

<strong>di</strong> monete. — Caronni, Ragguaglio <strong>di</strong> alcuni monumenti <strong>di</strong><br />

antichità e d'arti raccolti negli ultimi viaggi da un <strong>di</strong>lettante,<br />

ecc. Milano, 1806; in-8 con molte tav. la più parte <strong>di</strong> monete.<br />

— Leonar<strong>di</strong> Michel'Angelo, Lettere scritte al nobile ed ingenuo<br />

cavaliere il Sig. Giuseppe Avogadro. Novara; in-8 con i tav.<br />

69


546 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

sulla moneta piacentina. — Ayrmanno Crisi. Fed., Dissertati©<br />

de nummis Ateulae regi Attilae male attributis. Gissa, 1738;<br />

in-8. — Aliés F., Traile <strong>com</strong>paratif des monnaies, poids et<br />

mesures, ecc. Marseille, 1832; in-8, — Tableau de valeur des<br />

monnaies des principaux états du monde. Paris, 1817; in-8 con<br />

16 tav. — Patente sovrana del i novembre 1823 portante il<br />

nuovo sistema <strong>di</strong> monetazione nel regno Lombardo-Veneto.<br />

Milano; in-8 con tav. — Bergmann Joseph, Medaiilen auf<br />

beriihmte und ansgezeichnete Mànner des Kaiserthums Oester-<br />

reich vom XVI bis zum XIX lahrhunderte. Wien, 1840 ; in-4<br />

voi. 2 (mancante <strong>di</strong> 2 <strong>di</strong>spense) con moltissime tav. <strong>di</strong> medaglie.<br />

— Rossi Guglielmo, L' adorazione del sole desunta da una<br />

moneta <strong>di</strong> Costantino il Grande. Milano, 1880; in-8. — Ecluse<br />

[Charles de L'), Monnaies de tous les pays de monde. Paris,<br />

1887; in-8 fig. — Pizzi Francesco, Numismata collecta. In<br />

occasione delle nozze <strong>di</strong> Fortunato Turina con Donna Carolina<br />

Cavalcabò dei marchesi <strong>di</strong> Viadana. Cremona, 1877; in-4. —<br />

Paciau<strong>di</strong> Paolo Maria, Medaglie rappresentanti i più gloriosi<br />

avvenimenti del magistero <strong>di</strong> S. A. E. Fra D. Emmanuele Pinto.<br />

(Molto raro) con 22 tav. incise. — Muoni Damiano, Famiglia<br />

Labus. Milano, 1875; in-fol. con ritratto. — Collezione <strong>di</strong> tavole<br />

monetarie <strong>di</strong> tutte le monete nobili coniate nelle principali zecche<br />

dell'Europa, dell'Asia e della Barbarla, con il loro titolo, peso<br />

e valore, ecc. Venezia, 1796; un centinaio <strong>di</strong> tav. incise. —<br />

Bizot, Histoire métallique de la Republique de Hollande. Paris,<br />

1687; in-fol. con moltissime tav. — Neumann loseph, Beschreibung<br />

der bekannsteten Kupfermiinzen. Prag, 1856; in-8. Gli 8 fasci-<br />

coli <strong>com</strong>ponenti il primo volume, colla descrizione <strong>di</strong> tutte le<br />

monete degli stati europei, con molte tav. incise. — Mantovani G.,<br />

Museo Opitergino. Bergamo, 1874 ; in-8 fig. — Cartier E., Tables<br />

generales et raisonnées par ordre de matières des XX volumes<br />

de la I''^ Serie de la Revue numismatique. Paris, 1856; un voi.<br />

in-8. — Scotti Ang., Illustrazione <strong>di</strong> un vaso italo-greco del<br />

museo <strong>di</strong> Monsignor Arcivescovo <strong>di</strong> Taranto. Napoli, 181 1 ;<br />

in-4 CO" ^^^- anche <strong>di</strong> monete. — Del Monte Saverio, Le monete<br />

della Repubblica romana. Genova, 1869; in-8. — Betti Salvatore,<br />

Intorno la moneta gallica <strong>di</strong> Tatino. Dissertazione. Roma, in-4.<br />

Padoa Cav. Vittorio <strong>di</strong> Firenze.<br />

Monete e Medaglie relative al risorgimento Italiano. N. 12 in argento,<br />

20 in bronzo, 4 in piombo o stagno.<br />

Puschi Cav. Prof. Alberto <strong>di</strong> Trieste.<br />

Atti del Museo Civico <strong>di</strong> Antichità in Trieste. N. 2. Trieste, 1897.


ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 547<br />

"Witte (De) Alphonse <strong>di</strong> Bruxelles.<br />

La sua pubblicazione : Notes sur les monnaies des Ètats-Belgiques*<br />

unis. Bruxelles, 1897.<br />

VI. Il Consiglio, considerando l'importanza dei doni del<br />

Cav. Vittorio Padoa, in monete e medaglie e del Professore<br />

Cav. Luppi in libri (v. lista d'oggi e liste precedenti) proclama<br />

il Sig. Cav. Vittorio Padoa e il Prof. Cav. Costantino Luppi<br />

Benemeriti della Società.<br />

VII. Vengono presentate le Tessere <strong>di</strong> riconoscimento<br />

da <strong>di</strong>stribuirsi ai Soci per l'accesso alla sede sociale, le quali<br />

furono gratuitamente eseguite e gentilmente offerte dalla<br />

Ditta M. Bassani e C.<br />

Vili. Dopo varie <strong>di</strong>scussioni d'or<strong>di</strong>ne interno, relative<br />

all'arredamento e all'ammobigliamento della sala, la seduta<br />

è levata all-e ore 11.


COLLABORATORI DELLA RIVISTA<br />

NELL'ANNO 1897<br />

Memorie e Dissertazioni.<br />

Agostini Agostino<br />

Ambrosoli Solone<br />

Babelon Ernesto<br />

Ciani Giorgio<br />

Frati Luigi<br />

Cabrici Ettore<br />

Gnecchi Ercole<br />

Gnecchi Francesco<br />

t Kunz Carlo<br />

Malaguzzi Valeri Francesco<br />

Papadopoli Nicolò<br />

Ricci Serafino<br />

Rizzoli Luigi junior<br />

Ruggero Ciuseppe<br />

Vitalini Ortensio<br />

Cronaca.<br />

Ambrosoli Solone<br />

Gnecchi Francesco<br />

Motta Emilio


ELENCO DEI MEMBRI<br />

DELLA<br />

SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA<br />

E DEGLI<br />

ASSOCIATI ALLA RIVISTA<br />

PER l'anno 1897<br />

SOCI EFFETTIVI (*).<br />

1. *S. A. R. Il Principe <strong>di</strong> Napoli.<br />

2. S. A. R. La Principessa <strong>di</strong> Napoli.<br />

3. *Ambrosoli Dott. Cav. Solone — Milano.<br />

4. *Arcari Dott. Cav. Francesco — Cremona.<br />

5.<br />

Averara Avv, Manifesto — Lo<strong>di</strong>.<br />

6.*fBalIarati Magg. Cav. Amedeo — Sacconago.<br />

7. Bellicorti (De) Ing. I. — S. Stefano d'Egitto.<br />

8. *Bertol<strong>di</strong> Cav. Antonio — Venezia.<br />

9. 'Castellani Rag. Giuseppe — Santarcangelo {Romagna).<br />

10. *Ciani Dott. Giorgio — Trento.<br />

11. Dattari Giovanni — Cairo (Egitto).<br />

12. Dessi Vincenzo — Sassari.<br />

13. *Fasella Comm. Carlo — Milano.<br />

14. 'Fiorasi Cap. Gaetano — Piacenza.<br />

15. 'Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano.<br />

16. *Gnecchi Cav. uff. Ercole — Milano.<br />

17. *Gnecchi Cav. uff. Francesco — Milano.<br />

18. Kirsch Dott. Jacopo — Monaco.<br />

19. *Johnson Cav. Federico — Milano.<br />

20. Lazara (De) Conte Antonio — Padova.<br />

21. *Marazzani Visconti Terzi Conte Lodovico — Piacenza.<br />

22. Marietti Dott. Antonio — Milano.<br />

(•) I nomi segnati con asterisco sono quelli dei Soci Fondatori.


552 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC.<br />

23. 'Marietti Dott. Comm. Giovanni — Parma.<br />

24. Mattoi Edoardo — Milano.<br />

25. *Miari Conte Fulcio Luigi — Venezia.<br />

26. *Milani Prof. Cav. Luigi Adriano — Firenze.<br />

27. *Motta Ing. Emilio — Milano.<br />

28. Nervegna Giuseppe — Brin<strong>di</strong>si.<br />

29. Padoa Cav. Vittorio — Firenze.<br />

30. *Papadopoli Conte Comm. Nicolò — Venezia.<br />

31. Ponti Cesare — Milano.<br />

32. Puschi Prof. Cav. Alberto — Trieste.<br />

33.<br />

*Ratti Dott. Luigi — Milano.<br />

34. Rizzoli Luigi — Padova.<br />

35. 'Ruggero Cav. Col. Giuseppe - Firenze.<br />

36. *Salinas Comm. Prof. Antonino — Palermo.<br />

37. Savini Paolo — Milano.<br />

38. Seletti Avv. Cav. Emilio — Milano.<br />

39. *Sessa Rodolfo — Milano.<br />

40. *Sormani Andreani Conte Lorenzo — Milano.<br />

41. *Tatti Ing. Paolo — Milano.<br />

42. Traversa Francesco — Bra.<br />

43. 'Visconti Ermes March. Carlo — Milano.<br />

, 8.<br />

SOCI CORRISPONDENTI.<br />

1. Adriani Prof. Comm. G. B. — Cherasco.<br />

2. Annoni Antonio — Milano.<br />

3. Baj occhi F. — Massaua.<br />

4. Balli Emilio — Locamo.<br />

5. Bartolo (Di) Prof. Francesco — Catania.<br />

6. Cahn E. Adolfo — Francoforte sul Meno.<br />

7.<br />

Canessa Cesare — Napoli.<br />

Caucich Guido — Firenze.<br />

9. Cavalli Gustavo — Skófde (Svezia).<br />

10. Clerici Ing. Carlo — Milano.<br />

11. Crespellani Cav. Avv. Arsenio — Modena.<br />

12. Cumont Georges — Bruxelles.<br />

13. De' Ciccio Mario — Palermo.<br />

14. Dell'Acqua Dott. Girolamo — Pavia.<br />

15. Di Palma Prof. Francesco — Sant'Elia a Pianisi.


ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 553<br />

16. Foa Alessandro — Torino.<br />

17. Car<strong>di</strong>ni Prof. Cal<strong>di</strong>no — Ferrara.<br />

18. Ceigy Dott. Alfredo — Basilea.<br />

19. Hess Adolfo — Francoforte s. M.<br />

20. Lamberti Policarpo — Savona.<br />

21. Lambros C. Paolo — Atene.<br />

22. Lanzoni Ciuseppe — Mantova.<br />

23. Leone Cav. Camillo — Vercelli.<br />

24. *|-Mantegazza Avv. Cav. Carlo — Voghera.<br />

25. Mantovani Dott. Ciuseppe — Pavia.<br />

26. Mariani Prof. Cav. Mariano — Pavia.<br />

27. Morchio Cav. Ciuseppe — Venezia.<br />

28. *Morsolin abate Prof. Bernardo — Vicenza.<br />

29. Nuvolari Francesco — Castel d'Ario.<br />

30. Oettinger Prof. S. — Nuova York.<br />

31. Osio Magg. Cen. Comm. Egi<strong>di</strong>o — U<strong>di</strong>ne.<br />

32. Paulucci Panciatichi Marchesa M.°' — Firenze.<br />

33. Perini Quintilio — Rovereto.<br />

34. Pischedda Avv. Elìsio — Oristano.<br />

35. Righi Ing. Cirillo — Bologna.<br />

36. Rocca Cia<strong>com</strong>o — Taranto.<br />

37. *Romussi Dott. Carlo — Milano.<br />

38. *Santoni Can. Prof. Milziade — Camerino.<br />

39. Savo Doimo — Spalato.<br />

40. Schott Ettore — Trieste.<br />

41. Serrure Raymond — Parigi.<br />

42. Società Svizzera <strong>di</strong> Numismatica — Ginevra.<br />

43. Spigar<strong>di</strong> Arturo — Firenze.<br />

44. Spink Samuele — Londra.<br />

45.*fStefani Comm. Federico — Venezia.<br />

46. Stroehlin Paolo — Ginevra.<br />

47. Valton Prospero — Parigi.<br />

48. Varelli Giovanni — Napoli.<br />

49. Vigano Gaetano — Desio.<br />

50. Vitalini Cav. Ortensio — Roma.<br />

51. Witte (De) Cav. Alfonso — Bruxelles.<br />

52. Zitelli Pietro — Scio.<br />

70


554 ELÈNCO t)EI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC.<br />

BENEMERITI DELLA SOCIETÀ.<br />

S. A. R. Il Principe <strong>di</strong> Napoli.<br />

Ambrosoli Dott. Cav, Solone.<br />

Cuttica de Cassine Marchesa Maura.<br />

Dattari Giovanni.<br />

Gnecchi Cav. uff. Ercole.<br />

Gnecchi Cav. uff. Francesco.<br />

-|- Gnecchi Comm. Ing, Giuseppe.<br />

Johnson Cav. Federico.<br />

Luppi Prof. Cav. Costantino.<br />

Osnago Enrico.<br />

Padoa Cav. Vittorio.<br />

Papadopoli Conte Comm. Nicolò.<br />

ASSOCIATI ALLA RIVISTA.<br />

American Journal of Archeology — Nuova York.<br />

American Journal of Numismatics. — Boston.<br />

Annales de la Société d'Archeologie. — Bruxelles.<br />

Annuaire de Numismatique. — Parigi.<br />

Archivio della Società romana <strong>di</strong> storia patria. — Roma.<br />

Archivio storico italiano. — Firenze.<br />

Archivio storico Lombardo. — Milano.<br />

Archivio storico Napoletano. — Napoli.<br />

Archivio Veneto. — Venezia.<br />

Bagatti Valsecchi nob. cav. Fausto. — Milano.<br />

Bahrfeldt Max. — Breslavia.<br />

Bari. — Maseo Provinciale.<br />

Bartoli Avveduti avv, Giulio. — Roma.<br />

Bartolini cav. Luigi — Trevi.<br />

Beltrami architetto <strong>com</strong>m. Luca. — Milano.<br />

Bignarai cav. Giulio. — Roma.<br />

Bocca Fratelli. — Torino (copie 2).<br />

Bollettino <strong>di</strong> Archeologia e Storia. — Spalato.


ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 555<br />

Bologna. — Biblioteca Municipale.<br />

Bosso Dott, Giuseppe. — Crescentino.<br />

Briganti cav. Bellino. — Ostino.<br />

Brockhaus F. A. — Lipsia (copie 2).<br />

Cagliari. — Regio Museo <strong>di</strong> Antichità.<br />

Camozzi Verteva conte <strong>com</strong>m. G. B. — Bergamo.<br />

Camuccini barone G. A. — Roma.<br />

Capobianchi cav. prof. Vincenzo. — Roma.<br />

Carpinoni Michele. — Brescia.<br />

Casanova Francesco. — Torino.<br />

Ceppaglia cap. cav. Federico. — Perugia.<br />

Cerrato Giacinto. — Torino.<br />

Cini avv. Tito. — Montevarchi.<br />

Clausen Carlo. — Torino (copie 8).<br />

Como. — Biblioteca Comunale.<br />

n — Museo Civico.<br />

Da Celleno P. Gius. Giacinto. — Damanhur (Egitto).<br />

Dutilh G. D. J. — Cairo.<br />

Engel Dott. Arturo. — Parigi.<br />

Firenze. — Biblioteca Marucelliana.<br />

Fermenti Giuseppe. — Milano.<br />

Furchheim Federico. — Napoli.<br />

Gaggino S. e C. — Singapore.<br />

Garovaglio cav. dott. Alfonso. — Milano.<br />

Genova. — Biblioteca Civica.<br />

Hamburger L. e L. — Francoforte sul Meno.<br />

Hierseman Cari. — Lipsia (copie 3).<br />

Hoepli <strong>com</strong>m. Ulrico. — Milano.<br />

Knight Carlo. — Napoli.<br />

Loescher Ermanno. — Roma.<br />

Lussemburgo. — Istituto Gran Ducale.<br />

Mantova. — Biblioteca Comunale.<br />

Marignoli marchese <strong>com</strong>m. Filippo. — Roma.<br />

Marsiglia. — Biblioteca Civica.<br />

Milano. — Municipio.<br />

» — R. Gabinetto Numismatico <strong>di</strong> Brera.<br />

w — Biblioteca Ambrosiana.<br />

n — Circolo Alessandro Manzoni.<br />

Modena. R. Biblioteca Estense,<br />

Napoli. — R. Musei <strong>di</strong> Antichità.<br />

Numismatic Chronicle. — Londra.<br />

Numismatische Zeitschrift. — Vienna.<br />

Nutt Davide. — Londra (copie 2).


556 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC.<br />

Osnago Enrico. — Milano.<br />

Parazzoli Antonio. — Cairo.<br />

Parma. — R. Museo <strong>di</strong> Anticiiità.<br />

Pavia. — Biblioteca Civica Bonetta.<br />

Peelman Giulio e C. — Parigi.<br />

Pesaro. — Biblioteca Oliveriana.<br />

Piacenza. — Biblioteca Passerini-Lan<strong>di</strong>.<br />

Reggio Calabria — Museo Civico.<br />

Revue francaise de Numismatique. — Parigi.<br />

Rivani Giuseppe. — Ferrara.<br />

Rizzini dott, cav. Prospero. — Brescia.<br />

Roma. — R. Accademia dei Lincei.<br />

" — Direzione della R. Zecca.<br />

n — Biblioteca della Camera dei Deputati.<br />

Sangiorgi G. — Roma.<br />

Scarpa dott. Ettore. — Treviso.<br />

Schoor (van) Carlo. — Bruxelles.<br />

Sertnian E. J, — Londra.<br />

Smithsonian Institution. — Washington.<br />

Società Neerlandese <strong>di</strong> Numismatica. — AmsterJain.<br />

Société R. de Numismatique. — Bruxelles.<br />

Stettiner cav. Pietro. — Roma.<br />

Tolstoy conte Giovanni. — Pietroburgo.<br />

Torino. — R. Biblioteca Nazionale.<br />

» — R. Museo <strong>di</strong> Antichità.<br />

Torrequadra conte Rogadeo. — Bitonto.<br />

Trento. — Biblioteca Comunale.<br />

TrUbner K. J. — Strasburgo.<br />

Varese. — Museo Patrio.<br />

Van Trigt G. A. — Bruxelles.<br />

Varisco sac. Achille. — Monza.<br />

Venezia. — Ateneo Veneto.<br />

» — R. Biblioteca Marciana.<br />

" — Museo Civico.<br />

" — Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti.<br />

Verona. — Biblioteca Comunale.<br />

Vienna. — Gabinetto Num. <strong>di</strong> Antichità della Casa Imperiale.<br />

Virzì Ignazio. — Palermo.<br />

Volterra. — Museo e Biblioteca Guarnacci.<br />

Zeitschrift fiir Numismatik. — Berlino.


INDICE METODICO<br />

DELL'ANNO 1897<br />

NUMISMATICA ANTICA.<br />

(Memorie e Dissertazioni).<br />

Appunti <strong>di</strong> Numismatica romana. Francesco Gnecchi:<br />

XLI. Gli ultimi dupon<strong>di</strong>i e le prime monete <strong>di</strong> bronzo<br />

degli Imper. Diocleziano e Massimiano Erculeo (fig.) Pag. n<br />

XLII. Bronzo ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Massimiano Erculeo (fig.). . » 17<br />

XLIII. Un ripostiglio miserabile. . . . . . » 19<br />

XLIV. Sulle Restituzioni (con tav.) . . . . . »> 123<br />

Contributi alla storia del ripostiglio consolare <strong>di</strong> Palazzo<br />

Canavese. Serafino Ricci »» 179<br />

La cronologia delle monete <strong>di</strong> Nerone (con 5 tav.). Ettore<br />

Cabrici . . » 275<br />

De l'utilité scientifique des collections de monnaies an-<br />

ciennes. Ernest Babelon . . . . . . » 383<br />

(Varietà).<br />

Concorso Gnecchi <strong>di</strong> Numismatica classica . . . Pag. 259<br />

Il Corpus numorum italicorum » 536<br />

Il ripostiglio <strong>di</strong> San Martino del Pizzolano. Solone Am-<br />

brosoli » 507<br />

NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA.<br />

(Memorie e Dissertazioni).<br />

Appunti <strong>di</strong> Numismatica <strong>italiana</strong>. Ercole Gnecchi:<br />

XVI. Il ripostiglio <strong>di</strong> Cavriana (fig.) P(ig. 23<br />

Mirandola. Monete ine<strong>di</strong>te o corrette (fig.). Giorgio Ciani » 33


558 INDICE METODICO DELL'aNNO 1897<br />

Ducatene ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Alberico I Cibo, Principe <strong>di</strong> Massa<br />

(fìg.). O. Vitalini Pag- 47<br />

Sull'erronea attribuzione al Francia delle monete gettate<br />

al popolo nel solenne ingresso in Bologna <strong>di</strong> Giulio II<br />

per la cacciata <strong>di</strong> Gio. II Benti voglio (con tav.). Luigi<br />

Frati .......... w<br />

49<br />

Un nuovo grosso ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Gio. Antonio Falletti, Conte<br />

<strong>di</strong> Benevello (fig.). O. Vitalini "63<br />

Miscellanea Numismatica (con tav.). Carlo Kunz . . » 71<br />

Illustrazione <strong>di</strong> una moneta <strong>di</strong> Fabriano (fig.). Carlo Kunz. » loi<br />

Ancora <strong>di</strong> una moneta <strong>di</strong> Fabriano (fig.). Carlo Kunz . •» 105<br />

Lo zecchino <strong>di</strong> Porcia (fig.). Solone Ambrosoli . . n 159<br />

Il privilegio <strong>di</strong> zecca accordato dall' imperatore Massimi-<br />

liano II a Ferrante Gonzaga, I Marchese <strong>di</strong> Castiglione<br />

delle Stiviere. A. Agostini » 175<br />

Il Museo Bottacin annesso alla civica biblioteca e museo<br />

<strong>di</strong> Padova (con tav.). Carlo Kunz .... » 199<br />

Nuovo contributo alla Numismatica Padovana (con tav.).<br />

Luigi Rizzoli "351<br />

La Zecca <strong>di</strong> Bologna. Francesco Malaguzzi ...» 427<br />

Un ripostiglio <strong>di</strong> monete del secolo XIII a Vigo <strong>di</strong> Cave-<br />

<strong>di</strong>ne. Giorgio Ciani >» 487<br />

Annotazioni numismatiche italiane. Giuseppe Ruggero:<br />

III. Dezana — Modena od Urbino — Correggio . . »> 497<br />

Il ripostiglio <strong>di</strong> Chignolo Po " 539<br />

(Varietà).<br />

Ven<strong>di</strong>ta della Collezione Sambon Pc^g- 109<br />

Ven<strong>di</strong>ta Sambon » 261<br />

Le riviste<br />

BIBLIOGRAFIA.<br />

numismatiche francesi (F. G.) .... Pag. 233<br />

Bahrfeldt M., Nachtrage und Berichtigungen zur Miinzkunde<br />

der Ròmischen Republik im Anschluss an<br />

Babelon's Verzeichmiss der Consular-Munzen (F. G.) » 236<br />

Misios P. A., 2T0tj(^eia tvì? 'A^j^xixq No{;.icry.aTt)c?i; xtoi<br />

Fevixà npo>,ìY(5{xeva 'rii; NofXKjjxaxoXoY^ai; toO 'ExxeXiou.<br />

MeràfppafTì? (S. A.) » 239


INDICE METODICO DELl'aNNO 1897 559<br />

Vasconcellos (J. Lette de), Elencho das Li^óes de Numisma-<br />

tica dadas na Bibliotheca Nacional de Lisboa (S. A.) Pag. 239<br />

Brandt F. H., Erster Medailleur an der kóniglichen<br />

Miinze und Professor der Gewerbe-Academie zu<br />

Berlin (S. A.) . . ...<br />

.<br />

. . » 241<br />

Forster A. imd Schmid R., Die Munzen der freien<br />

Reichsstadt Augsburg {S-. A.) . , . . . » 242<br />

Mowat R., Combinaisons sècretes des lettres dans les<br />

marques monétaires de l'empire romain (F. G.) . " 413<br />

Babelon Ernest, Les Origines de la Monnaie considerées<br />

au point de vue économique et historique (F. G.) . n 418<br />

Meili J., Das Brasilianische Geldwesen. Ziirich, 1897 . » 513<br />

Pubblicazioni <strong>di</strong>verse Pag. 243, 514<br />

(Perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Numismatica).<br />

Revue Num. fran9aise, pag. 245, 516.<br />

Gazette Num. fran^aise, pag. 247, 517.<br />

BuUetin de Numismatique, pag. 248, 519.<br />

Revue suisse de Num., pag. 249, 520.<br />

Revue belge de Num., pag. 250, 520.<br />

Circulaire Num. universelle, pag. 250.<br />

Tijdschrift van het Nederlandsch Genootschap, pag. 251, 523.<br />

Zeitschrift fiir Numismatik, pag. 251.<br />

Numismatische Zeitschrift, pag. 252.<br />

Monatsblatt der Num. Gesellschaft in Wien, pag. 252, 524.<br />

Numismatic Chronicle, pag. 253, 524.<br />

Monthly Numismatic Circular, pag. 254.<br />

American Journal of Numismatics, pag. 255.<br />

Gazette Numismatique (Bruxelles), pag. 521.<br />

Articoli <strong>di</strong> Numismatica in Perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>versi, pag. 255, 526.<br />

NECROLOGIE<br />

Hoffmann H. (F. G.) Pag. 231<br />

MISCELLÀNEA<br />

Premio <strong>di</strong> Numismatica . . . ... . Pag. 260<br />

Medaglia pontificia <strong>com</strong>memorativa . . . . . » 260<br />

Dell'utilità scientifica delle collezioni <strong>di</strong> monete antiche . » 261<br />

Numismatica e Medaglistica {Francesco Gnecchi) . . » 401


560 INDICE METODICO DELl'aNNO 1897<br />

Furto al Gabinetto numismatico <strong>di</strong> Losanna<br />

Furto al Gabinetto numismatico <strong>di</strong> Nìmes<br />

Inaugurazione della nuova Sede della Società Numisma<br />

tica Italiana nel Castello <strong>di</strong> Milano<br />

Il Principe <strong>di</strong> Napoli a Brera .<br />

Dono al Gabinetto Numismatico <strong>di</strong> Milano<br />

Concorso Grazioli ....<br />

Per l'Esposizione Universale del 1900<br />

Viaggio scientifico ....<br />

Corsi <strong>di</strong> Numismatica<br />

Una <strong>di</strong>mostrazione a Giorgio Cumont<br />

Ambrosiana .....<br />

Collaboratori della <strong>Rivista</strong> nell'anno 1897<br />

Elenco dei Membri della Società Numismatica Italiana<br />

e degli Associati alla <strong>Rivista</strong> pel 1897<br />

Pag


TAVOLE


CJ<br />

9<br />

R6<br />

v.lO<br />

<strong>Rivista</strong> <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>numismatica</strong><br />

e <strong>scienze</strong> <strong>affini</strong><br />

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