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Da dove vengono queste rocce?<br />

Di che cosa sono fatte? Sono scavate dal vento?<br />

Sono state arrotondate durante il trasporto da parte dell’acqua delle catastrofiche<br />

<strong>in</strong>ondazioni e depositate sulla pianura dell’Ares Vallis? Sono state arrotondate dal<br />

trasporto glaciale? Derivano da antiche rocce conglomerate da cui ciottoli e sassol<strong>in</strong>i<br />

vennero liberati dall’azione del tempo? O derivano dalla comb<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> quanto sopra?<br />

Questo, probabilmente, è o sarà lavoro dei geologi.<br />

Dopo le stupefacenti immag<strong>in</strong>i del Mar<strong>in</strong>er9 e soprattutto dei Vik<strong>in</strong>g, che mostrarono<br />

canali <strong>di</strong> deflusso e strutture che fecero pensare all’esistenza <strong>di</strong> laghi sugli altopiani<br />

(<strong>in</strong><strong>di</strong>zi <strong>di</strong> un clima più umido e caldo nel passato <strong>di</strong> Marte tale da permettere l’esistenza<br />

dell’acqua <strong>in</strong> superficie), uno degli obiettivi scientifici del Pathf<strong>in</strong>der era appunto quello <strong>di</strong><br />

trovare elementi che facessero luce sul passato clima <strong>di</strong> Marte.<br />

Una prova <strong>in</strong><strong>di</strong>retta della presenza <strong>di</strong> acqua su Marte <strong>in</strong> un lontano passato sono anche<br />

le dune <strong>di</strong> sabbia e le pietre <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ate o impilate, ad <strong>in</strong><strong>di</strong>care il fatto che furono depositate<br />

da una veloce corrente d’acqua. La colorazione giallo-ambrata del cielo <strong>di</strong> Marte (simile<br />

a quello ripreso dai Vik<strong>in</strong>g) è <strong>in</strong>vece spiegabile per la presenza <strong>di</strong> polvere f<strong>in</strong>issima<br />

nell’atmosfera, polvere fortemente magnetica perché, probabilmente, contiene impurità<br />

<strong>di</strong> un m<strong>in</strong>erale fortemente magnetico).<br />

Quanto alla temperatura e pressione del pianeta, i dati trasmessi dalla strumentazione<br />

meteorologica del Pathf<strong>in</strong>der hanno confermato regolari fluttuazioni delle stesse, sia<br />

giornaliere che a lungo term<strong>in</strong>e (con temperature massime <strong>di</strong> –10°C verso le 14:00 <strong>di</strong><br />

ogni giorno ed un m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> –70°C appena prima dell’alba).<br />

Le temperature mattut<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Marte variano enormemente a seconda dell’ora e<br />

dell’altitud<strong>in</strong>e; al matt<strong>in</strong>o l’aria fredda si riscalda a partire dalla superficie e risale <strong>in</strong><br />

piccoli vortici. Infatti, secondo i sensori posizionati una prima volta a 25, poi 50 ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

1 metro <strong>di</strong> altezza sopra la sonda, i valori della temperatura risultano <strong>di</strong>versi. Una<br />

persona su Marte avvertirebbe a livello della testa, una temperatura almeno 20°<br />

più bassa rispetto a quella dei pie<strong>di</strong>. Al contrario, le temperature del pomeriggio,<br />

quando l’aria si è ormai riscaldata, non mostrano simili variazioni; durante la notte, il<br />

vapore acqueo congela <strong>in</strong>torno ai f<strong>in</strong>issimi grani <strong>di</strong> polvere dell’atmosfera formando lievi<br />

nubi azzurre nel cielo del primo matt<strong>in</strong>o per poi evaporare al sorgere del Sole.<br />

Parlando della pressione del pianeta si è già detto che essa varia con il variare delle<br />

stagioni; durante l’<strong>in</strong>verno il freddo è tale che il 20/30% dell’atmosfera congela <strong>in</strong><br />

corrispondenza del polo, formando un enorme strato <strong>di</strong> anidride carbonica solida. Al<br />

tempo stesso, la pressione raggiunge il suo m<strong>in</strong>imo con un’atmosfera molto rarefatta e<br />

la calotta polare si trova al massimo della sua estensione. Le <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni<br />

atmosferiche relative alla temperatura rilevate dai Vik<strong>in</strong>g e dal Pathf<strong>in</strong>der potrebbero<br />

dunque semplicemente riflettere <strong>di</strong>fferenze stagionali e <strong>di</strong>fferenze date dai <strong>di</strong>versi tempi<br />

d’arrivo sul pianeta. Il Pathfimder <strong>in</strong>fatti ha effettuato la sua <strong>di</strong>scesa alle 3:00 del<br />

matt<strong>in</strong>o, mentre i Vik<strong>in</strong>g sono giunti a dest<strong>in</strong>azione alle 4:00 pomeri<strong>di</strong>ane, quando<br />

l’atmosfera è più calda.<br />

Sfruttando i segnali ra<strong>di</strong>o del Pathf<strong>in</strong>der, i responsabili della missione sono riusciti a<br />

calcolare la velocità <strong>di</strong> rotazione <strong>di</strong> Marte mentre, dalle misurazioni (Effetto Doppler)<br />

effettuate 20 anni prima dai Vik<strong>in</strong>g, si è potuta calcolare la velocità <strong>di</strong> precessione <strong>in</strong>

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