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Le emergenze traumatologiche - Primo Soccorso Aziendale

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<strong>Le</strong> <strong>emergenze</strong> <strong>traumatologiche</strong><br />

di Gabriele Forassiepi<br />

Nell’ambito delle <strong>emergenze</strong>, quelle <strong>traumatologiche</strong> sono, con certezza, le più<br />

pressanti. Spesso la situazione evolve nell’arco di una manciata di minuti, proprio per<br />

questo ogni componente di un servizio di emergenza adeguatamente preparato, sa quanto<br />

desiderabili ed indispensabili siano la prontezza e la correttezza dell’inquadramento e la<br />

tempestività terapeutica.<br />

L’emergenza traumatologica, proprio per la sua natura, va a coinvolgere pazienti<br />

statisticamente giovani (incidenti stradali, Infortuni sul lavoro ecc…), con un impatto<br />

emotivo nell’operatore altissimo, proprio per questo, al fine di migliorare l’esito<br />

dell’intervento in emergenza che andiamo a fronteggiare, è assolutamente indispensabile<br />

che l’operatore sia ben formato e che tutti gli operatori seguano delle linee guida, senza<br />

lasciare niente all’estro individuale e alle conoscenze “acquisite” nei vari anni di<br />

esperienza lavorativa.<br />

<strong>Le</strong> prime linee guida sul trattamento dei pazienti traumatizzati, nascono nei primi anni ’80,<br />

dopo che un medico statunitense a seguito di un incidente aereo con la propria famiglia si<br />

rese conto dell’enormi divergenze di trattamento che vi erano tra operatori ed operatori. In<br />

questo incidente aereo il suddetto medico riportò serie lesioni, tre dei suoi figli riportarono<br />

lesioni critiche, ed uno lesioni minori, la moglie morì all’istante. Il trattamento che il medico<br />

e la sua famiglia ricevettero, fu inadeguato anche per gli standard di quel tempo, il medico<br />

riconoscendo quanto era stato inadeguato il trattamento disse: “Quando è possibile fornire<br />

sul campo, con risorse limitate, un trattamento migliore di quello che io ed i miei figli<br />

ricevemmo nell’ospedale di primo soccorso, ciò significa che vi è qualcosa di sbagliato nel<br />

sistema e che il sistema deve essere cambiato.” (tratto dall’introduzione al corso di<br />

A.T.L.S)<br />

Un concetto di fondamentale importanza nell’emergenza traumatologica, è quello di<br />

“Golden Hour”, ovvero inquadramento e trattamento del paziente nella prima ora<br />

dall’evento traumatico, questo per quanto concerne l’intervento territoriale, per quanto<br />

concerne invece la struttura ospedaliera si parla di “10 minuti di Platino” ovvero quei<br />

minuti indispensabili per inquadrare il paziente ed mettere in atto azioni “Lifesaving”<br />

(salvavita).<br />

Minore è il tempo che intercorre tra l’evento acuto ed il primo trattamento qualificato e<br />

migliori saranno le possibilità di sopravvivenza e di recupero funzionale del traumatizzato.<br />

Per capire meglio questo concetto di precocità di inquadramento e trattamento del<br />

paziente traumatizzato, vediamo in quale percentuale e in che momento i soggetti vittime<br />

di traumi muoiono:<br />

Distribuzione Trimodale della mortalità:<br />

circa 50% muoiono nei primi secondi o minuti dopo l’evento traumatico<br />

circa 30% muoiono nelle prime ore dall’evento traumatico<br />

circa 20% muoiono dopo giorni o settimane dall’evento traumatico


Sapere quando mettere le mani su un paziente e spostarlo, dove mettere le mani, quali<br />

interventi eseguire, come eseguire correttamente procedure critiche, sono obiettivi che<br />

ogni operatore deve raggiungere. Non tutti i pazienti possono essere salvati, ma l’obiettivo<br />

è quello di non perdere vite salvabili. Quando non si è preparati, quando non c’e la<br />

preoccupazione per il paziente cui abbiamo di fronte, significa che abbiamo raggiunto il<br />

“Burnout” e allora non siamo più idonei a coprire una posizione all’interno del settore<br />

dell’emergenza.<br />

Per inquadrare un paziente traumatizzato, è necessario prendere in considerazione il<br />

meccanismo lesivo, la cinetica, la forza d’impatto, la stazza fisica del paziente, e se il<br />

traumatismo è limitato ad un area del corpo (es. torace, addome, cranio) o generalizzato.<br />

Ogni paziente traumatizzato deve essere considerato fino a che non è provato il contrario,<br />

un paziente con potenziale lesione del rachide cervicale, quindi è estremamente<br />

indispensabile mantenere il collare cervicale a protezione del rachide stesso.<br />

I traumi possono essere classificati in:<br />

¬ Traumi chiusi<br />

o Collisione<br />

o Caduta<br />

o Trasferimento di energia (es. mazza da baseball)<br />

¬ Traumi penetranti<br />

o Proiettili<br />

o Coltelli<br />

o Cadute su oggetti fissi<br />

o Collisione frontale:<br />

Traumi da parabrezza: si hanno nell’impatto a rapida decelerazione in avanti, gravi sono<br />

le lesioni che possono essere riportate, estremamente preoccupanti le lesioni a carico del<br />

rachide cervicale, delle alte vie aeree, lesioni e lacerazioni dei tessuti molli.


Traumi da sterzo: si verificano nei conducenti un veicolo senza cinture di sicurezza nel<br />

corso di una collisione frontale, talvolta il volante del veicolo può risultare “arma letale”.<br />

Sospettate devono essere lesioni al rachide cervicale,volto, collo, torace ed addome.<br />

Traumi da cruscotto: si hanno spesso nel paziente senza cinture di sicurezza, il<br />

cruscotto può produrre lesioni varie a seconda della sede dell’impatto, più frequentemente<br />

riguardano il volto e gli arti inferiori.


o Collisione laterale:<br />

Nei traumi da collisione laterale si possono avere le seguenti lesioni:<br />

v Rachide cervicale contrattura sino a sub-lussazione<br />

v Arto superiore e spalla (in rapporto alla forza d’impatto)<br />

v Torace/Addome da forza diretta o da spostamento (pneumotorace,<br />

emotorace, volet costale, contusione polmonare, lesioni epatiche,<br />

milza, reni)<br />

v Bacino ed arti inferiori con possibili fratture Bacino Anca Femore<br />

(possibile rottura della vescica e traumi ureterali)<br />

o Collisione posteriore (Tamponamento)<br />

È la forma più comune d’impatto posteriore, l’improvviso aumento di accelerazione<br />

determina la possibilità di una iper-estensione del rachide cervicale. La probabilità di<br />

traumi del rachide cervicale è molto elevata.<br />

o Collisioni da ribaltamento<br />

In questo tipo di cinetica traumatica tutte le lesioni possono essere possibili con possibilità<br />

di presenza di lesioni traumatiche anche letali, anche perché in questo tipo di incidente gli<br />

occupanti il veicolo vengono eiettati fuori.<br />

o Traumi a pedoni<br />

Il pedone investito da un veicolo di solito subisce gravi lesioni sia ad organi interni che<br />

fratture, questo è dovuto a due meccanismi di trauma, il primo quando il paraurti dell’auto<br />

colpisce il corpo ed il secondo, quando il corpo accelerato dal trasferimento di forza<br />

colpisce il terreno o un altro ostacolo. Generalmente un soggetto adulto presenta fratture<br />

ad entrambi gli arti, oltre a traumi secondari.<br />

I bambini avendo una massa corporea più piccola presentano lesioni più gravi rispetto ad<br />

un adulto.


o Cadute<br />

Il meccanismo delle cadute è la decelerazione verticale, i traumi riportati dipendono da vari<br />

fattori che devono essere identificati:<br />

1. altezza di caduta<br />

2. aree anatomiche sede dell’impatto<br />

3. superficie di caduta<br />

Generalmente questo tipo di traumi viene ritrovato nei bambini di età inferiore a 5 anni<br />

dovuto alla carenza di presidi di sicurezza (mancata sorveglianza, parapetti, ringhiere<br />

difettose), i traumi cranici sono i più frequenti, in quanto essendo la testa la parte più pesa<br />

del corpo,impatta per prima, e nelle persone adulte (infortuni sul lavoro, abuso di droghe<br />

alcool) in questo caso la vittima impatta prima sui piedi e successivamente cade<br />

all’indietro. I potenziali traumi per queste cadute sono:<br />

1. fratture piedi ed arti inferiori<br />

2. traumi dell’anca e del bacino<br />

3. traumi della colonna<br />

4. traumi ad organi interni da decelerazione<br />

5. fratture arti superiori


o Traumi penetranti<br />

<strong>Le</strong> forme più comuni di traumi penetranti sono quelle causate da arma bianca<br />

(coltelli) ed armi da fuoco. La gravità delle lesioni da arma bianca dipende dalla regione<br />

anatomica interessata, dalla lunghezza della lama, e dall’angolazione.<br />

Ricordarsi sempre che una ferita da arma bianca all’addome superiore può aver<br />

causato anche una lesione intratoracica, e le ferite al di sotto del 4°spazio intercostale<br />

possono aver prodotto una lesione addominale. La regola d’oro delle ferite da arma bianca<br />

con lama ancora presente in sede, è quella di non rimuoverla.<br />

<strong>Le</strong> ferite da arma da fuoco variano a seconda della dimensione del proiettile se unico<br />

oppure se multipli nel caso di cartucce, generalmente il foro di entrata è più piccolo con<br />

una zona nerastra generalmente quello di uscita è più grande e con margini<br />

irregolari ( tener presente che non sempre vi è un foro di uscita). <strong>Le</strong> ferite da arma da<br />

fuoco possono determinare frammentazioni ossee, lesioni ad organi parenchimali<br />

determinate dal trasferimento di energia cinetica . da ricordare che dopo la penetrazione di<br />

un proiettile, la sua traiettoria non è necessariamente rettilinea.


TRAUMA<br />

Più comunemente si intende per trauma l’insieme di lesioni che conseguono ad insulti di<br />

tipo meccanico, quali urti, compressioni violente.<br />

<strong>Le</strong> lesioni traumatiche possono verificarsi con meccanismo diretto, dove la lesione si<br />

determina in corrispondenza del punto di impatto, oppure indiretto quando la lesione è<br />

indiretta dell’impatto (es. contraccolpo).<br />

Esistono anche lesioni che dipendono da contrazioni muscolari particolarmente violente a<br />

seguito di folgorazione o crisi convulsive.<br />

In ordine alla gravità dell’insulto meccanico si potranno avere:<br />

• Contusioni: non interrompono la continuità della pelle, ma si può avere<br />

spandimento di sangue all’interno della cute. La parte colpita si presenta dolente,<br />

tumefatta e talvolta violacea e calda.<br />

• Lussazioni: queste rappresentano la perdita dei rapporti anatomici naturali fra<br />

due capi ossei con lacerazione e/o stiramento della capsula articolare o dei<br />

legamenti. Il paziente lamenterà dolore violento ed impotenza funzionale. Il<br />

ripristino della congruità articolare migliorerà nettamente la situazione sia<br />

dolorosa che funzionale.<br />

• Fratture: rappresentano l’interruzione parziale o totale del segmento scheletrico<br />

con dolore violento, impotenza funzionale, deformità dell’arto, mobilità innaturale<br />

e rumore di scroscio.<br />

L’immobilizzazione del paziente traumatizzato deve comprendere l’intera struttura<br />

corporea e non deve essere settorializzata al segmento osseo visibilmente fratturato.<br />

<strong>Le</strong>sioni a carico di un’articolazione devono essere immobilizzate insieme alle ossa<br />

prossimali e distali, l’immobilizzazione consente di prevenire o comunque ridurre<br />

notevolmente il rischio di lesioni secondarie a carico dei tessuti molli, dei nervi e vasi<br />

sanguigni circostanti, danni da compressione, passaggio da frattura chiusa a frattura<br />

esposta.<br />

La parte del corpo che presenta lesioni ossee non deve essere manipolata<br />

eccessivamente ne durante gli spostamenti ne durante l’applicazione di dispositivi di<br />

immobilizzazione specifici.<br />

Nel trattamento di traumatizzati con lesioni scheletriche non devono essere disattesi<br />

alcuni principi generali:<br />

¬ Ogni manovra deve essere eseguita con cautela per evitare movimenti di<br />

frammenti ossei nel sito della frattura.<br />

¬ Non deve essere tentata nessuna manovra di riduzione della frattura<br />

¬ Nel sospetto di fratture del bacino e fratture costali il paziente deve essere<br />

adagiato su un piano rigido.<br />

¬ Nelle fratture esposte adattare l’immobilizzatore alla posizione assunta<br />

dall’arto.


SEQUENZA DI VALUTAZIONE PRIMARIA E DELLE MANOVRE<br />

DI SUPPORTO VITALE AL PAZIENTE TRAUMATIZZATO<br />

La sequenza di Valutazione primaria da eseguire in un paziente traumatizzato segue<br />

i principi dell’A–B-C della rianimazione proseguendo poi con la valutazione D-E, dove le<br />

seguenti lettere stanno per:<br />

¬ A: Airway ( Vie aeree)<br />

¬ B: Breathing (Respiro)<br />

¬ C: Circulation (Circolo)<br />

¬ D: Disability ( Stato di coscienza)<br />

¬ E: Exposure ( Esposizione)<br />

La valutazione dello stato di coscienza del paziente traumatizzato è la prima procedura da<br />

eseguire con la valutazione A-B-C-D-E.<br />

Lo stato di coscienza può essere valutato con il metodo Dicotomico, il quale prende in<br />

considerazione solo due parametri ovvero: paziente Cosciente, o paziente Incosciente.<br />

Al fine valutare lo stato di coscienza l’operatore chiama ad alta voce il paziente, se<br />

quest’ultimo risponde (paziente cosciente), qualora la vittima non risponda (paziente non<br />

coscente).<br />

Il passaggio successivo è:<br />

Valutazione di A: Airway<br />

Indipendentemente dallo stato di coscienza del paziente, è prioritario rilevare la presenza<br />

di segni o lesioni che possono compromettere gravemente la pervietà delle vie aeree<br />

quali:<br />

v <strong>Le</strong>sioni maxillo-facciali<br />

v Deviazione della trachea<br />

v Eccessivo gonfiore delle vene giugulari<br />

v Tumefazioni dei tessuti molli del collo<br />

v Ferite penetranti o lacerazioni profonde del collo<br />

Paziente cosciente:<br />

Ottenere manualmente l’immobilizzazione del rachide cervicale in allineamento<br />

neutro.<br />

o Far applicare collare cervicale


Paziente non cosciente:<br />

Valutazione di B: Breathing<br />

• Tamponare emorragie evidenti con pressione manuale.<br />

o Ottenere manualmente l’immobilizzazione del rachide<br />

cervicale in allineamento neutro.<br />

o Controllare che non vi siano corpi estranei nella cavità orale<br />

o Ottenere pervietà delle vie aeree mediante sub-lussazione<br />

della mandibola<br />

o Far applicare collare cervicale<br />

Qualsiasi manovra effettuata per garantire la pervietà delle vie aeree deve essere messa in<br />

atto avendo primariamente immobilizzato anche manualmente il rachide cervicale<br />

La pervietà delle vie aeree, non assicura di per se un’adeguatezza della ventilazione. È<br />

necessario al fine avere un’adeguata ventilazione, una buona espansione della gabbia


toracica, un buon scambio dei gas a livello polmonare, una buona superficie di scambio<br />

polmonare.<br />

Indipendentemente dallo stato di coscienza, è prioritario rilevare la presenza dei seguenti<br />

segni e sintomi che possono compromettere gravemente l’attività respiratoria:<br />

¬ Frequenza respiratoria superiore a 25 atti/minuto (tachipnea)<br />

¬ Presenza di evidenti deformazioni della gabbia toracica<br />

¬ Presenza di vaste ferite o ferite penetranti della gabbia toracica<br />

¬ Presenza di enfisema sottocutaneo (crepitii sottocutanei)<br />

Paziente Cosciente:<br />

Paziente non Cosciente:<br />

• Somministrare ossigeno ad alte dosi (8 -10 lt./min.)<br />

• Scoprire il torace per rilevare eventuali deformazioni o ferite<br />

della gabbia toracica<br />

Valutare la presenza di attività respiratoria mediante manovra di GAS (manovra del BLS)<br />

o Se presente: Somministrare ossigeno ad alte dosi (8 -10 lt./min.) e<br />

rilevare frequenza respiratoria.<br />

o Se assente: effettuare due ventilazioni con pallone e maschera<br />

collegato ad ossigeno ad alto flusso 10 -12 lt./min<br />

Scoprire il torace del paziente per rilevare eventuali traumi o ferite della gabbia toracica.<br />

Valutazione di C: (Circulation)<br />

Indipendentemente dallo stato di coscienza, con polso carotideo presente, è prioritario<br />

rilevare la presenza dei segni e sintomi che possono compromettere gravemente l’attività<br />

circolatoria.<br />

Paziente non Cosciente:<br />

¬ Frequenza cardiaca radiale superiore a 100 bpm<br />

¬ Polso radiale non palpabile = a pressione arteriosa massima inferiore a<br />

80 mmHg<br />

Rilevare la presenza di attività circolatoria mediante rilevazione del polso arterioso<br />

carotideo:


Valutazione di D:(Disability)<br />

o Se presente: ventilare 12 atti minuto qualora non fosse<br />

presente attività respiratoria<br />

o Se assente: Inserire Canula orofarigea o di Guedel e iniziare<br />

compressioni toraciche<br />

Tale valutazione è mirata a evidenziare il grado di alterazione, si esegue volgendo al<br />

paziente domande precise:<br />

Paziente non Cosciente:<br />

Valutazione di E:(Exposure)<br />

Paziente Cosciente:<br />

Paziente non cosciente:<br />

fi <strong>Le</strong>i sa cosa le è successo?<br />

fi Mi dice il suo nome?<br />

fi Ha perso coscienza anche solo per poco tempo?<br />

fi Sa dirmi che giorno è oggi?<br />

fi In che giorno mese ed anno siamo?<br />

fi È necessario individuare eventuali traumi e lesioni riportate e non<br />

evidenziate in precedenza, chiedendo al paziente stesso di<br />

localizzarli.<br />

Verificare l’eventuale dello stato di coscienza.<br />

o Spogliare il paziente alla ricerca di traumi minori non<br />

precedentemente evidenziati.<br />

o Ricoprire il paziente in modo da prevenire l’instaurarsi di<br />

un’ipotermia.<br />

o Spogliare il paziente alla ricerca di traumi minori non<br />

precedentemente evidenziati.


o Ricoprire il paziente in modo da prevenire l’instaurarsi di<br />

un’ipotermia.<br />

Terminate le valutazioni, deve essere comunicato l’esito di quest’ultime al medico o<br />

all’infermiere:<br />

1. Coscienza: (Presenza/Assenza – alterazioni)<br />

2. Respiro: (Presenza/Assenza – frequenza respiratoria – tachipnea o dispnea)<br />

3. Circolo: (Presenza/Assenza – frequenza cardiaca)<br />

4. Esposizione (Presenza/Assenza traumi e lesioni)<br />

o Punto A: la pervietà delle vie aeree è sempre priorità assoluta, in<br />

quanto se le vie aeree non sono pervie, l’assenza di respiro determina<br />

uno stato di ipossia e questo può causare la morte del soggetto in<br />

brevissimo tempo.<br />

L’uso della canula faringea nel paziente traumatizzato dovrebbe essere<br />

limitato, in quanto potrebbe rappresentare stimolo per il vomito<br />

Qualsiasi manovra effettuata, atta a garantire la pervietà delle vie aeree, deve essere messa<br />

in atto avendo prima immobilizzato il rachide cervicale.<br />

o Punto B: in un paziente politraumatizzato, il primo provvedimento da<br />

prendere è quello di somministrare ossigeno, questo rappresenta un<br />

provvedimento atto a prevenire l’ipossia.<br />

o Punto C: il politraumatizzato è spesso in stato di shock e nel 90-95%<br />

dei casi si tratta di shock emorragici, è fondamentale quindi il blocco<br />

immediato di foci emorragiche evidenti oltre al reintegro volemico.<br />

RICORDARSI:<br />

1. Mai invertire l’ordine di valutazione A-B-C-D-E.<br />

2. Riconoscere, mediante valutazione il problema ad ogni punto e trattarlo<br />

prima di passare al punto successivo.<br />

3. Se la situazione peggiora durante la valutazione tornare sempre al punto A<br />

dell’A-B-C.<br />

4. L’A-B-C-D-E deve essere sempre concluso e le funzioni vitali stabilizzate,<br />

prima di passare all’esecuzione di altre manovre.


Questa modalità di valutazione e intervento standardizzata permette di raggiungere<br />

obbiettivi fondamentali quali:<br />

• La sopravvivenza del paziente attraverso il pronto riconoscimento<br />

ed il trattamento immediato di condizioni che minacciano le<br />

funzioni vitali.<br />

• Il riconoscimento e la stabilizzazione delle condizioni generali dei<br />

feriti con conseguente riduzione della gravità delle lesioni e<br />

limitazione dei danni.<br />

• Il mantenimento e la stabilizzazione delle condizioni generali.<br />

Importante:<br />

v <strong>Le</strong> situazioni di trauma nelle quali interveniamo, non costituiscono ne il momento,<br />

ne tanto meno il luogo per fare didattica!!!!<br />

v È importante ricordare che l’avere a disposizione attrezzature ma non conoscerne il<br />

corretto uso, equivale a costituire un pericolo per il paziente che soccorriamo<br />

v La fretta nell’esecuzione di qualsiasi manovra, presuppone sempre la mancata<br />

attenta valutazione del paziente, condizione che va ad aumentare considerevolmente<br />

la possibilità di fare errori!!!!!!


Monitorizzazione del paziente traumatizzato<br />

Al momento dell’arrivo del paziente traumatizzato in sala di emergenza, dopo accurata<br />

esposizione, è indispensabile procedere all’immediata monitorizzazione, al fine di poter<br />

avere in tempo reale, un quadro emodinamico del suddetto.<br />

La monitorizzazione prevede l’utilizzo di un monitor multiparemetrico (nella nostra realtà<br />

utilizziamo il Propaq) il quale rileva:<br />

1. Pressione arteriosa<br />

2. Frequenza cardiaca<br />

3. Saturazione<br />

Il Propaq è dotato di tre cavi, che sono disposti all’interno dell’armadio dell’ambulatorio 1<br />

nell’anta vicino al muro, tali cavi hanno le seguenti funzioni:<br />

• Cavo con tre derivazioni colorate Rossa – Gialla – Verde per monitorizzazione<br />

cardiaca<br />

• Cavo con Plug azzurro per monitorizzazione saturimetrica<br />

• Cavo con bracciale per monitorizzazione pressoria<br />

Cavo con tre derivazioni: Il cavo con le tre derivazioni Rossa – Gialla – Verde come detto<br />

precedentemente viene utilizzato per avere una monitorizzazione dell’attività cardiaca, tali<br />

derivazioni devono essere collegate al paziente nel seguente modo:<br />

Derivazione Rossa: Sottoclaveare DX<br />

Derivazione Gialla: Sottoclaveare SX<br />

Derivazione Verde: Fossa iliaca SX<br />

Qualora vi sia a disposizione una quarta derivazione come nel caso del monitor<br />

elettrocardiografico, ovvero una derivazione Nera, questa deve essere collocata in fossa<br />

iliaca Dx.


Cavo con Plug azzuro per saturimetria: tale cavo deve essere collegato ad un ulteriore<br />

dispositivo di rilevazione saturimetrica, che può essere di due tipi:<br />

• A pinza con fotocellula<br />

• Adesivo con fotocellula<br />

Mentre il primo dispositivo viene applicato all’estremità distale delle mani (diti delle mani),<br />

il secondo viste le proprietà adesive e plastiche, può essere applicato sia come il<br />

precedente, che ai lobi dei padiglioni auricolari.<br />

È indispensabile al fine di ottenere una valida rilevazione saturimetrica, che le unghie del<br />

paziente non siano ricoperte di smalto, qualora lo fossero, deve essere rimosso o<br />

applicato il dispositivo ai lobi dei padiglioni auricolari.<br />

Cavo con bracciale: Come detto precedentemente tale dispositivo è utile per la rilevazione<br />

della pressione arteriosa, deve essere applicato a livello del braccio 2 cm sopra la<br />

piegatura del gomito, sul bracciale è indicata la scritta “Artery” ovvero arteria, tale scritta<br />

deve coincidere indicativamente con la reale posizione dell’arteria brachiale.<br />

N.B: il bracciale di rilevazione pressoria deve essere sempre applicato sull’arto opposto a<br />

quello dove è applicato il dispositivo di rilevazione saturimetrica, in quanto al momento<br />

della rilevazione della pressione si viene a determinare una occlusione dell’arteria con<br />

relativa non irrorazione della parte distale e quindi un’impossibilità da parte del saturimetro<br />

di rilevare la saturazione.<br />

Ricordarsi sempre che la monitorizzazione è indispensabile in ogni paziente traumatizzato,<br />

e che altrettanto importante è prevenire l’ipotermia del paziente, per cui dopo aver<br />

applicato i dispositivi di monitorizzazione deve essere coperto immediatamente il paziente<br />

con telino termico.


Gestione delle vie aeree, collaborazione con il<br />

medico<br />

Nell’<strong>emergenze</strong> <strong>traumatologiche</strong>, a volte può essere indispensabile dover ottenere una<br />

gestione delle vie aeree definitiva con intubazione O-T o NOT, questo per svariati motivi<br />

tra i quali elenchiamo:<br />

o Protezione delle Vie aeree da rigurgiti di vomito<br />

o Paziente comatoso<br />

o Paziente con trauma toracico importante<br />

Come sappiamo l’emergenza coinvolge le diverse figure professionali presenti all’interno<br />

della sala emergenza, per cui al momento in cui viene presa la decisione di intubare il<br />

paziente, gli Infermieri presenti potrebbero essere occupati in altre manovre d’emergenza,<br />

o collaborare con altri specialisti presenti.<br />

Proprio per questo è necessario che anche il personale O.T.A conosca il materiale<br />

indispensabile per l’intubazione, e la sequenza con cui va passato al Medico che procede<br />

all’intubazione.<br />

Il materiale occorrente all’intubazione è il seguente:<br />

1. Laringoscopio con lama grande montata (lama diversa viene richiesta dal<br />

medico)<br />

2. Tubo E.T ( nella persona adulta generalmente della misura 8 – 81/2, misure<br />

diverse vengono richieste dal medico)<br />

3. Mandrino per tubo E.T<br />

4. Lubrificante per tubo E.T<br />

5. Pinza di Magill<br />

6. Aspiratore con sondino<br />

7. Siringa da 20 ml per cuffiaggio tubo E.T<br />

8. Fascia di garza per fissare il tubo E.T<br />

Al momento in cui il medico è pronto per praticare l’intubazione O.T o N.O.T comportarsi<br />

come segue:


a. Accendere l’aspiratore e prepararlo per ogni eventuale esigenza di<br />

aspirazione con il sondino montato.<br />

b. Passare il laringoscopio montato con la lama al medico<br />

c. Preparasi a passare il sondino da aspirazione qualora richiesto dal medico<br />

d. Preparare il Tubo E.T con il mandrino inserito (qualora il medico lo<br />

desiderasse senza mandrino deve chiederlo)<br />

e. Lubrificare il Tubo E.T se richiesto<br />

f. Passare il tubo al medico<br />

g. Se richiesto, comprimere sul processo cricoideo (pomo di adamo), per una<br />

migliore visualizzazione del laringe (manovra di Sellik)<br />

h. Se richiesto passare pinze di Magill<br />

i. Appena il medico ha posizionato il tubo E.T, cuffiare con la siringa da 20cc.<br />

Con 10cc di aria<br />

j. Fissare il tubo E.T con la fascia di garza


Linee Guida per la gestione dell’emergenza<br />

traumatologica<br />

di Stefania Raffaelli<br />

Allertamento:<br />

La fase che precede l’arrivo in Pronto <strong>Soccorso</strong> del traumatizzato è determinante per un<br />

corretto approccio allo stesso. La possibilità di organizzarsi e poter predisporre delle<br />

risorse a nostra disposizione, risulta essere rilevante soprattutto in funzione<br />

dell’ottimizzazione dei tempi di soccorso, questa fase, prende il nome di “Allertamento”<br />

che consentirà di avere attorno al letto del traumatizzato le risorse tecniche ed umane<br />

necessarie al miglior soccorso possibile.<br />

Appena il D.E.A viene allertato dal sistema di gestione dell’emergenza territoriale 118,<br />

dell’arrivo di un paziente traumatizzato ( la chiamata deve essere ricevuta dall’Infermiere<br />

Triagista o Infermiere di turno), è indispensabile “muoversi” seguendo linee guida e<br />

protocolli ben precisi.<br />

Il concetto di allertamento è strettamente collegato a quello di “anticipazione” ovvero<br />

presenza di attrezzature, dispositivi,e personale qualificato pronto ad intervenire già<br />

all’istantanea entrata nel Pronto <strong>Soccorso</strong> del paziente traumatizzato.<br />

Il team raccomandato per la gestione del politraumatizzato, è composto da:<br />

• 2 Infermieri<br />

• 1 Operatore Tecnico Assistenziale di supporto<br />

in questo contesto ci limiteremo a delineare quelle che sono le competenze dell’Operatore<br />

Tecnico Assistenziale addetto alla gestione dell’Emergenza.<br />

A coadiuvare gli infermieri e l’equipe medica deputata all’accoglienza del traumatizzato,<br />

sarà O.T.A Turnista (quando possibile), il quale dovrà predisporre la sala dell’emergenza e<br />

provvedere assieme agli Infermieri a:<br />

• Liberare la sala d’emergenza da eventuali presidi intralcianti<br />

(carrozzine, barelle ecc..)<br />

• Rifare il letto che accoglierà il traumatizzato<br />

• Chiudere se necessario sacchi rifiuti e ripristinarli<br />

• Predisporre aste per flebo con relative “Gabbiette o reggi flebo”<br />

• Rifornire se necessario la stanza con i presidi indispensabili per<br />

affrontare l’emergenza quali: guanti, garze sterili, contenitore<br />

per aghi, lenzuola, telini, teli termici ecc..<br />

• Ricontrollare disponibilità e capienza delle bombole di<br />

Ossigeno<br />

Formula Calcolo autonomia bobole O2<br />

(Bar x Litri) / Litri/min.


Accoglienza:<br />

• Verificare la presenza dello sgabello (indispensabile per un<br />

eventuale RCP)<br />

• Preparazione sacchi necessari per raccogliere gli indumenti del<br />

paziente.<br />

È estremamente indispensabile che ogni O.T.A prestante servizio in Pronto<br />

<strong>Soccorso</strong>, sia perfettamente a conoscenza sia della dotazione che della esatta<br />

collocazione dei dispositivi e dei presidi presenti all’interno del Pronto <strong>Soccorso</strong><br />

(Propac, ventilatore, pompa da infusione, fili da sutura, modulistica richiesta<br />

sangue,ecc.)<br />

Il momento di accettazione in D.E.A del traumatizzato, anche quando atteso ed<br />

organizzato, rappresenta comunque un passaggio critico, l’interscambio tra le due equipe<br />

di soccorso, quella territoriale e quella ospedaliera, necessita di un attenta e scrupolosa<br />

gestione.<br />

Non appena il paziente viene trasferito sul letto di trattamento (operazione coordinata o dal<br />

Medico o dall’Infermiere), sarà compito inderogabile dell’O.T.A provvedere all’interscambio<br />

così detto “alla pari” dei dispositivi di immobilizzazione (tavola spinale, ragno, steccobende,<br />

collare cervicale etc...), con l’equipe di soccorso territoriale.<br />

Solo dopo il suddetto scambio, l’O.T.A potrà tornare in sala d’emergenza a coadiuvare le<br />

varie figure impegnate nel trattamento del traumatizzato.<br />

L’O.T.A dovrà provvedere ad aiutare l’Infermiere a spogliare il paziente (per quanto<br />

riguarda la corretta movimentazione ed il corretto posizionamento, vedi protocollo<br />

apposito) e a sistemare in appositi sacchi gli indumenti tolti, chiudendoli e riponendoli con<br />

un etichetta riportante i dati del paziente (se conosciuto). Ricordarsi, MAI gettare gli<br />

indumenti!<br />

L’arrivo in D.E.A del politraumatizzato, come abbiamo visto precedentemente, da origine<br />

ad un’attività frenetica dettata dalla presenza nella stanza dell’emergenza di più figure<br />

professionali. Il relativo Caos anche se organizzato che ne deriva, non deve far<br />

dimenticare che è proprio in queste circostanze che si presentano insidie di rischi maggiori<br />

per lo smarrimento di beni e valori del paziente (orologi, catenine protesi dentarie<br />

ecc…)risulta così importante quindi:<br />

o Conservare tutti gli effetti personali (anche se danneggiati)<br />

o Isolare beni e valori in appositi sacchetti con etichetta riportante i dati del paziente<br />

o Compilare il modulo valori in doppia copia (operazione demandabile al termine<br />

dell’emergenza)<br />

Il modulo valori deve essere compilato in ogni sua parte e deve riportare la<br />

dettagliata descrizione dei beni, evitando di scrivere “Giallo” qualora si tratti di oggetti


di valore, ma descriverli solo come “metallo color oro”. Il modulo deve essere sempre<br />

stilato in due persone, ovvero chi elenca il materiale e controlla la quantità e chi<br />

riporta tali descrizioni e quantità sul modulo. Alla fine di questa operazione, deve<br />

essere firmato da entrambi gli operatori che hanno effettuato il controllo e la<br />

registrazione. Tali effetti dovranno essere poi riposti in cassaforte.<br />

Solo una volta stabilizzati i parametri vitali del traumatizzato e comunque su<br />

indicazione dell’Infermiere, l’O.T.A potrà allontanarsi dalla sala dell’emergenza,<br />

rendendosi disponibile per continuare gli ulteriori servizi non emergenti (trasferimento<br />

pazienti da letto a barella, trasferimento pazienti dal D.E.A alla radiologia ecc.). ciò<br />

significa che fino a quando l’emergenza non è terminata e/o il paziente non sarà nel<br />

reparto di assegnazione (Rianimazione), l’O.T.A che ha gestito assieme al team il<br />

traumatizzato, non può essere dedicato all’esecuzione di altre mansioni (es:<br />

trasporto di degenti nei vari servizi).<br />

Linee Guida per il trasferiemento del paziente<br />

traumatizzato dal D.E.A ad altri servizi<br />

I motivi per cui un traumatizzato viene trasferito dal D.E.A ad altre sedi, sono<br />

essenzialmente tre:<br />

¬ Per eseguire esami diagnostici Radiologici o Ecografici non<br />

eseguibili nella sala d’emergenza<br />

¬ Per subire un intervento chirurgico<br />

¬ Per raggiungere il reparto di degenza<br />

Nella nostra realtà il Pronto <strong>Soccorso</strong> non è ubicato, né in prossimità dell’U.O di<br />

Radiodiagnostica, né delle Sale Operatorie, ciò significa che il processo di trasferimento<br />

del paziente traumatizzato necessita di particolari attenzioni e precauzioni (ciò che<br />

definiamo trasporto protetto).<br />

La buona riuscita del trasporto intra-ospedaliero richiede una pianificazione dettagliata non<br />

solo degli interventi assistenziali diretti al paziente, ma anche di tutti gli aspetti logistici ed<br />

organizzativi.<br />

Il mezzo di trasporto è rappresentato o dal letto dell’emergenza o dalla barella, le due<br />

opzioni variano in base all’accessibilità dei percorsi, alla maneggevolezza, ma soprattutto<br />

e primariamente alla sicurezza del paziente ed alla necessità di limitare al minimo<br />

indispensabile la movimentazione del traumatizzato.<br />

Il personale addetto al trasferimento del paziente è composto da :<br />

o 1 Medico Rianimatore<br />

o 1 Infermiere<br />

o 1 O.T.A


come già ricordato, questo tipo di trasferimento richiede un’attenta pianificazione, in<br />

questo contesto non analizzeremo né i compiti e le responsabilità dell’infermiere, né i<br />

farmaci indispensabili, ma solo ed esclusivamente le competenze dell’O.T.A. .<br />

Egli dovrà:<br />

1. Aiutare il personale in sala d’emergenza nel trasferimento del paziente sul<br />

letto o dal letto alla barella, ponendo particolare attenzione alla sicurezza del<br />

paziente, agli eventuali presidi (cateteri, SNG, vie infusionali ecc.), alla privacy<br />

ed la comfort dello stesso.<br />

2. approvvigionamento bombola Ossigeno<br />

3. assicurarsi dell’accessibilità dei percorsi<br />

4. controllo delle funzioni vitali del paziente<br />

solo quando al traumatizzato sarà assegnata una destinazione nel reparto di degenza,<br />

l’O.T.A potrà coadiuvato anche dall’Infermiere, provvedere al riordino, disinfezione e<br />

ripristino del materiale usato.<br />

In caso di decesso l’O.T.A assieme all’Infermiere, provvederà alla composizione della<br />

salma.<br />

N.B: In caso di decesso, qualora ci fosse richiesta da parte dei familiari del congiunto, di<br />

vedere lo stesso, chiedere prima, di far entrare i familiari, autorizzazione al medico<br />

presente in Pronto <strong>Soccorso</strong>.


I dipositivi:<br />

¬ Collare Cervicale<br />

¬ Estricatore (ked)<br />

¬ Stecco benda<br />

¬ Cucchiaio<br />

¬ Tavola spinale<br />

Obbiettivi:<br />

Dispositivi per l’immobilizzazione del<br />

traumatizzato<br />

di Patrizia Giuliano – Cinzia Bartolomeoni<br />

o A cosa servono<br />

o Come si mettono<br />

o Come si tolgono<br />

Collare Cervicale<br />

Permette di immobilizzare il tratto cervicale della colonna vertebrale limitando l’estensione<br />

la flessione la rotazione e la lateralizzazione garantendo sostegno della testa e riduzione<br />

del peso sulla colonna vertebrale.<br />

Caratteristiche:<br />

I collari rigidi ad uno o due pezzi garantiscono una stabilita maggiore, sono lavabili<br />

disinfettabili di materiale radio trasparente e quindi non andrebbero rimossi durante<br />

l’esame radiografico.<br />

Posizionamento:<br />

Esistono varie misure: scegliere la misura adeguata per l’utente.<br />

Il posizionamento deve essere effettuato da due operatori: uno che mantiene<br />

manualmente la testa allineata con il tronco, in posizione neutra, e l’altro che applica il<br />

dispositivo. Può essere applicato in posizione seduta o supina.<br />

Mentre il collare rigido in pezzo unico si applica facendolo scivolare lateralmente, quello in<br />

due pezzi si posiziona applicando prima la parte anteriore e poi quella posteriore.<br />

È necessario rimuovere eventuali collane, orecchini, e indumenti e fare attenzione a non<br />

impigliare i capelli nel dispositivo. se il paziente è cosciente gli verrà spiegata l’operazione<br />

da eseguire.<br />

Il corretto posizionamento e la giusta misura presuppongono che la parte anteriore del<br />

collare abbia come punti di appoggio inferiore le clavicole a livello dell’incisura


soprasternale e come punto di appoggio superiore la punta del mento, sostenendo cosi la<br />

mandibola; mentre la parte posteriore poggiando inferiormente sulle spalle contribuirà a<br />

sostenere la nuca. Se vengono usati collari rigidi a due pezzi, bisogna agganciare le<br />

chiusure a velcro parallelamente per evitare un posizionamento asimmetrico.<br />

L’immobilizzazione manuale va mantenuta fino a quando non sia completata<br />

l’immobilizzazione totale dell’utente.<br />

Rischi e Complicanze:<br />

¬ Compressione delle vie aeree e dei vasi del collo se applicato un collare di misura<br />

troppo stretta o bloccato in posizione scorretta.<br />

¬ Movimenti del rachide durante il posizionamento con conseguenti lesioni spinali.<br />

Immobilizzatori a depressione per gli arti (steccobende)<br />

Sono dispositivi che garantiscono l’immobilizzazione degli arti fratturati. Occorre bloccare<br />

le articolazioni prossimali e distali a livello della frattura o della lussazione,<br />

l’immobilizzazione e’ necessaria per evitare i movimenti dei frammenti ossei (frattura) in<br />

modo da prevenire complicazioni ( lesioni a vasi circostanti sia venosi che arteriosi o a<br />

terminazioni nervose, possibili embolie grassose da spostamento dei monconi ossei) o<br />

l’incrementare la sintomatologia dolorosa gia presente.<br />

Sono costituite da involucro di materiale plastico all’interno nel quale si trovano microsfere<br />

di polistirolo espanso, esistono di diverse misure per essere adattate alla porzione di arto<br />

da immobilizzare, vengono posizionate quando ancora sono morbide e quindi si adattano<br />

facilmente all’arto fratturato e si irrigidiscono una volta svuotate dell’aria; sono modellabili<br />

permettendo di lasciare scoperte eventuali ferite, consentendo il controllo dell’emorragia.<br />

Posizionamento:<br />

Occorrono due operatori:<br />

Complicanze:<br />

¬ Il primo operatore mantiene l’arto sollevato ponendo le mani a livello<br />

dell’articolazioni distale e prossimale al punto di frattura<br />

¬ Il secondo operatore posiziona la stecca, dopodiche’ viene svuotata dell’aria<br />

al proprio interno con un apposita pompa , quindi il primo operatore puo’<br />

abbandonare l’immobilizzazione manuale dell’arto.<br />

¬ Dolore da compressione se le microsfere di polistirolo non sono state distese bene<br />

prima dell’irrigidimento della stecca o se e’ stata modellata male.


¬ <strong>Le</strong>sioni a carico di vasi nervi e tessuti se le cinghie di fissaggio vengono chiuse<br />

eccessivamente.<br />

Estricatori<br />

Sono concepiti per immobilizzare totalmente la testa il collo e il tronco.<br />

Sono costituiti da materiale plastico lavabile, provvisti di stecche nella parte posteriore che<br />

mantengono la rigidità sono di materiale radiotrasparente.<br />

Posizionamento:<br />

Prima dell’estricatore deve essere applicato il collare cervicale . sono necessari come<br />

minimo due soccorritori:<br />

¬ Il primo operatore immobilizza la testa fino al completamento dell’operazione<br />

¬ Il secondo operatore posiziona in ordine i cosciali, le cinghie anteriori dal<br />

basso verso l’alto ed infine bloccano la testa con mentoniera e frontale.<br />

Per rimuovere l’estricatore occorre sganciare le cinghie e sfilarlo con cautela dall’alto<br />

in corrispondenza delle spalle tenendo il paziente fermo dal bacino.<br />

Rischi e Complicanze:<br />

¬ Se mal posizionato può creare problemi di costrizione, compressione e dolore oltre<br />

a non garantire l’immobilizzazione.<br />

Barella a Cucchiaio<br />

È stata costruita con l’obiettivo di prelevare da terra feriti con probabile lesione vertebrale,<br />

si compone di due lame metalliche che si uniscono mediante due ganci posti all’estremità’<br />

inferiore e superiore, leggera non radiotrasparente, piano di caricamento concavo quindi<br />

più anatomica, può essere allungata fino a 201 cm.<br />

Posizionamento:<br />

La barella va adeguata alla lunghezza del paziente, il posizionamento richiede una<br />

modica rotazione del corpo del paziente per favorire l’inserimento delle lame, sulla parte<br />

più larga della barella va posizionata la testa del paziente.<br />

È indicata per lesioni vertebrali, lesioni pelviche, bacino ed anche. L’utilizzo di questa<br />

barella permette lo spostamento con due operatori; e’ abbastanza scomoda quindi può<br />

essere usata solo per spostamenti brevi.


Prima del posizionamento applicare il collare cervicale dove occorre<br />

Nel caso di lesioni vertebrali deve essere usata solo per trasferire l’utente su un’asse<br />

spinale.<br />

Rischi e Complicanze:<br />

¬ Caduta dell’utente dalla barella durante lo spostamento<br />

¬ Pinzettamento delle parti molli del corpo<br />

¬ Aggravamento di lesioni della colonna vertebrale durante le manovre di rotazione<br />

del ferito durante l’inserimento delle lame del cucchiaio.<br />

Tavola Spinale lunga<br />

La tavola spinale e’ la più indicata in caso di lesioni vertebrali, pelviche, d’anca e di<br />

femore, il posizionamento del paziente sull’asse spinale può avvenire mediante varie<br />

tecniche manuali e/o con dispositivi:<br />

o Con barella a cucchiaio;<br />

o Con manovra del ponte;<br />

o Con rotazione in asse del ferito.<br />

È composta di materiale plastico radiotrasparente quindi evita di dover spostare il ferito<br />

dopo l’arrivo in ospedale e durante l’esecuzione di esami strumentali.<br />

Una volta posizionato il ferito occorre assicurarlo alla tavola spinale mediante<br />

l’applicazione delle cinghie (ragno) in dotazione; queste devono essere messe a livello<br />

delle spalle, del bacino, delle caviglie e delle gambe, facendo attenzione ad esercitare<br />

sempre la pressione sulle parti ossee, mai sulle parti molli. Può essere necessario<br />

applicare il collare cervicale, il completamento del posizionamento sulla tavola, avviene<br />

dopo aver bloccato la testa con gli appositi immobilizzatori, sempre forniti insieme alla<br />

tavola spinale.<br />

Rischi e Complicanze:<br />

¬ Nei vertebrolesi errore nel posizionamento con danni neurologici da spostamento<br />

della colonna vertebrale<br />

¬ Ostacolo alla respirazione per costrizione delle cinghie di ancoraggio<br />

¬ Scivolamento o dislocazione dell’utente per mal posizionamento dei sistemi di<br />

ancoraggio.

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