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UN ESEMPIO DI RESILIENZA By Laura Zanetti YOGA & SPORT A ...

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Il secondo comporta una scelta, profonda, circa le mie priorità. Lo yoga sembra dover fare<br />

ancora un po’ di strada per risalire le vette della mia classifica. Per il momento – ahimé –<br />

preferisco un caffè con le amiche al tappetino.<br />

Non a caso, penso, ho scritto i due punti in quest’ordine. Sono convinta che agendo sul primo<br />

– più piccolo, ma determinante - cambierò anche il secondo.<br />

“Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. Preservami dal timore<br />

di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno.<br />

Insegnami l’arte dei piccoli passi.” (Antoine de Saint-Exupéry)<br />

Quando a settembre del 2012 ho ripreso il corso insegnanti per completare il terzo anno, il mio<br />

Maestro mi ha intimato due cose nel modo semplice e diretto di cui solo lui è capace: insegna e<br />

pratica.<br />

Non meno di due volte alla settimana – ha aggiunto riferendosi alla pratica. Neanche a dirlo mi<br />

è venuta l’orticaria, ma lui, questa volta un po’ sornione, mi ha suggerito due regolette<br />

semplici che vi trasmetto:<br />

1) non chiederti se lo devi fare, fallo;<br />

2) inizia sempre dallo stesso gesto, la stessa sequenza e poi, solo dopo, decidi che<br />

direzione vuoi dare alla tua pratica.<br />

Ho scoperto con mia sorpresa che funziona. E vi racconto perché.<br />

Io credo che siamo abituati a farci troppe domande e in una forma che le rende perfettamente<br />

inutili ed anzi dannose. Che senso ha chiedersi perché praticare (o fare sport) di fronte agli<br />

evidenti benefici che ne traiamo? Essendoci trasformati in frenetici e stressati viaggiatori su<br />

ergonomiche sedie con le ruote, il movimento è vita per noi. Ne consegue che l’unica<br />

domanda possibile è: quando si comincia?<br />

"Quanto manca alla vetta? Tu sali e non pensarci!" (F. W. Nietzsche)<br />

Forse una sorta di naja ci avrebbe avvantaggiati: disciplina e la sua parente stretta - la<br />

routine - generano obbedienza che, se vedente, è un ottimo alleato nella scelta delle priorità,<br />

ovvero di quello che veramente conta per noi.<br />

Disciplina e routine sembrano andare di pari passo. Se uniamo anche un minimo di<br />

organizzazione del tempo, rischiamo di entrare nel campo dell’efficienza.<br />

Ma fermiamoci prima ed esaminiamo nel dettaglio cosa significano questi termini che, in me,<br />

provocano febbri da ricovero.<br />

Tapas, la disciplina. Per molte tradizioni, in particolare nello Yoga classico è il precetto<br />

fondamentale. Tradotto alla lettera significa “creare calore” ed enfatizza il controllo del<br />

corpo, della parola, della mente, permettendo di trasformare il fuoco del cieco desiderio in<br />

quello della consapevolezza e del potere. Il silenzio, il digiuno, l’immobilità di alcune parti del<br />

corpo (o di tutto il corpo) prolungate nel tempo creano Tapas.<br />

Tapas è parte di Nyamas, uno degli 8 passi dell’Ashtanga di Patanjali, che invita ad un corretto<br />

stile di vita in armonia con la natura intesa come base di partenza e punto di arrivo nella<br />

scoperta della propria vera essenza.<br />

Questo punto di contatto con la natura è presente in moltissime tradizioni. Vi riporto le parole<br />

di Orso In Piedi, Lakota:

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