Fare Riabilitazione anno III n. 2.qxd - AIFI Sicilia
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Numero 4 - Anno <strong>III</strong> Ottobre - Dicembre 2006 Registrazione al Tribunale di Palermo n.10 del 15/04/2004 - Poste<br />
Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2,DCB PA<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità,<br />
approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 13 dicembre<br />
scorso rappresenta una novità di estrema rilevanza per<br />
i cambiamenti legislativi e sociali che apporterà in tutti gli<br />
Stati che la ratificher<strong>anno</strong> il 30 marzo prossimo. Come sottolineato<br />
dalla sen. Erminia Emprin (PRC), occorre valorizzare<br />
il fatto che per la prima volta esponenti delle associazioni<br />
di persone con disabilità h<strong>anno</strong> partecipato non<br />
solo al percorso di definizione del testo, ma anche alle<br />
diverse fasi di dibattito e confronto che si sono tenute<br />
all’ONU. Lo scopo della Convenzione è quello di “promuovere,<br />
proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento<br />
di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali a tutte<br />
le persone con disabilità” che, nella piena ed effettiva<br />
partecipazione alla vita sociale, al pari di tutti i cittadini,<br />
possono essere ostacolati da barriere di vario tipo. La<br />
Convenzione, quindi, fa proprio il modello sociale della<br />
disabilità, che nasce dalla relazione tra le caratteristiche<br />
delle persone e “la maniera in cui la società si dimentica<br />
di loro”, introducendo una base legale per difendere i<br />
diritti umani e rendere visibili le responsabilità degli Stati<br />
per attivare azioni concrete di tutela. Infatti, le politiche<br />
sociali a favore delle persone con disabilità sono sicuramente<br />
carenti e i servizi offerti inadeguati e insufficienti<br />
rispetto ai bisogni che oggi, proprio in base alla<br />
Convenzione, dobbiamo chiamare diritti.<br />
Per questo diventa sempre più necessario applicare il<br />
Piano triennale a favore delle persone con disabilità dove<br />
viene esplicitamente dichiarato di sostenere il passaggio<br />
dal modello medico, che privilegia la ricerca di standard di<br />
salute, al modello socio-sanitario, o bio-psico-sociale, che<br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
si concentra sugli obiettivi di riduzione dei condizionamenti<br />
fisici, sensoriali e psichici della disabilità, per contrastare<br />
ogni forma di esclusione ed emarginazione, e<br />
sostenere pari opportunità per tutti i cittadini.<br />
Nel frattempo in <strong>Sicilia</strong> l’Assessore alla Sanità, mentre nell’atto<br />
di indirizzo per la politica sanitaria del triennio 2007-<br />
2009 dichiara di voler operare “in una logica di proficuo e<br />
costruttivo confronto con le parti sociali e con gli attori<br />
del SSR con i quali sarà necessario individuare comuni e<br />
condivise strategie operative”, di fatto, riguardo ai LEA<br />
(livelli essenziali di assistenza) di riabilitazione, procede<br />
con un decreto che non è frutto di un percorso condiviso.<br />
Infatti, tale decreto revoca il precedente del 5 dicembre<br />
2005 emanato “alla luce delle reiterate sollecitazioni pervenute<br />
ad opera degli organismi di rappresentanza delle<br />
persone disabili e delle considerazioni emerse a seguito<br />
delle azioni giurisdizionali avviate presso la Presidenza<br />
della Regione siciliana e presso il TAR <strong>Sicilia</strong>, in ordine al<br />
mancato riconoscimento del decreto ministeriale n.<br />
741/94, della legge n. 42/99 e legge n. 251/2000, in tema<br />
di elaborazione del programma riabilitativo e conseguente<br />
verifica della metodologia riabilitativa attuata, e alla<br />
necessità della conferma della quota minima del 50% dell’indicazione<br />
temporale delle prestazioni da riservare alla<br />
terapia motoria”. Il decreto del 18 ottobre, invece, riafferma<br />
che “l’indicazione temporale del 50% di prestazioni<br />
motorie e delle metodiche da attivare, è di competenza<br />
del fisiatra che, di volta in volta, per singola seduta, stabilirà<br />
il protocollo riabilitativo individuale da attuare”.<br />
Andando palesemente contro il profilo professionale.<br />
Angelo Ginestra
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Trimestrale dell’Associazione Italiana<br />
Fisioterapisti - Regione <strong>Sicilia</strong><br />
Direttore Responsabile<br />
Angelo Ginestra<br />
Redazione<br />
Filippo Cavallaro, Giuseppe Enea,<br />
Rosario Fiolo, Carmelo Roccaro,<br />
Coordinamento redazionale<br />
Dora Cinà<br />
Grafica e impaginazione<br />
Dora Cinà, Angelo Ginestra<br />
Stampa<br />
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<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong><br />
via Marchese di Villabianca n.120<br />
90143 Palermo - tel. fax 091 303908<br />
www.aifisicilia.it info@aifisicilia.it<br />
Presidente<br />
Rosario Fiolo<br />
Segretario<br />
Annamaria Venere<br />
Tesoriere<br />
Giuseppe Enea<br />
Ufficio Formazione<br />
Orazio Meli<br />
Ufficio Giuridico e Rapporti Sindacali<br />
Roberto Ferrara<br />
Ufficio Liberi Professionisti<br />
Carmelo Roccaro<br />
Ufficio Comunicazione e Relazioni Esterne<br />
Filippo Cavallaro<br />
Agrigento<br />
Sezioni Provinciali<br />
Giovanni Nigro<br />
Caltanissetta Francesco Bisesi<br />
Catania Giuseppe Cultrera<br />
Palermo Angelo Ginestra<br />
Ragusa Eugenio Gallitto<br />
Siracusa Giuseppe Pulvirenti<br />
Trapani Laura Genco<br />
2007: basta contraddizioni sulle norme nazionali 3<br />
Rosario Fiolo<br />
Convenzione ONU per le persone con disabilità 4<br />
Giampiero Griffo<br />
1 septies: due anni di bonus ai laureati in scienze motorie 5<br />
Riconoscere il percorso fatto dalle professioni sanitarie 6<br />
Antonio Bortone<br />
L’<strong>AIFI</strong> chiede il rispetto del profilo professionale 7<br />
Lettera all’Assessore regionale alla Sanità 8<br />
La metodologia riabilitativa nell’agire professionale 9<br />
Orazio Meli<br />
L’<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> risponde all’INAIL di Catania 10<br />
Parlamento sociale siciliano: la democrazia diretta 11<br />
Angelo Ginestra<br />
Calendario <strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> 2007 12<br />
Valutazione, scelta e verifica dell’efficacia degli ausili 14<br />
Paolo Fiore<br />
La salute è un diritto costituzionale 15<br />
L’identificazione dei bisogni di recupero fuzionale 16<br />
Filippo Guccione<br />
Rispettare le leggi nazionali non è corporativismo 18<br />
Filippo Guccione<br />
Congresso internazionale di Voncouver: noi ci saremo 19<br />
Filippo Cavallaro<br />
Abrogare l’art. 1 septies Legge 27/2006 20<br />
Modulo iscrizione <strong>AIFI</strong> 2007 21<br />
CORSI<br />
Evidence based practice in physical therapy 23<br />
In copertina:<br />
René Magritte, Lo stregone, 1952, particolare.<br />
Bruxelles, Courtesy Galerie Isy Brachot<br />
Collaborazioni<br />
Chiunque può collaborare facendo pervenire alla redazione, presso<br />
la sede dell’<strong>AIFI</strong>, o all’indirizzo fareriabilitazione@aifisicilia.it,<br />
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e politico, di interesse riabilitativo, eventualmente provvisti di<br />
foto, disegni e tabelle, purchè inediti. Tali articoli, esclusivamente<br />
in file, dovr<strong>anno</strong> avere le seguenti caratteristiche: word, times<br />
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La responsabilità di tutti gli articoli pubblicati è degli autori firmatari.<br />
La redazione valuta e decide liberamente la pubblicazione<br />
se in linea con le proprie scelte. L’eventuale pubblicazione è<br />
a titolo completamente gratuito.<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong> sarà inviato gratuitamente a tutti coloro che<br />
ne far<strong>anno</strong> richiesta all’<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong>, comunicando il proprio indirizzo<br />
a: fareriabilitazione@aifisicilia.it<br />
Coloro che non intendessero ricevere questa rivista sono pregati di<br />
darne comunicazione formale a mezzo lettera.
3<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
2007: basta contraddizioni<br />
sulle norme nazionali<br />
di Rosario Fiolo<br />
In questo inizio di <strong>anno</strong> alcune riflessioni sono d’obbligo:<br />
il 2006 per noi riabilitatori nello specifico, e per<br />
le professioni sanitarie in generale, è stato un <strong>anno</strong><br />
molto contraddittorio: da un lato si era prospettato la<br />
definizione del percorso di riforma delle professioni sanitarie<br />
con l’emanazione della legge istituiva degli Ordini<br />
professionali, dall’altro il nuovo governo Prodi non ha<br />
emanato il successivo decreto per la loro attuazione.<br />
Si pensava anche che la “questione 1 septies”, che riguarda<br />
l’equiparazione dei laureati in scienze motorie ai fisioterapisti,<br />
potesse essere risolta immediatamente dal<br />
nuovo parlamento, visto che è stato presentato un ddl<br />
abrogativo da parte dell’on. De Simone (rifondazione<br />
comunista), ma siamo ancora ad un punto morto dato che,<br />
peraltro, il relatore di questo ddl in commissione cultura<br />
alla Camera è l’on. Vito Li Causi (udeur) “guarda caso”<br />
laureato in scienze motorie e proveniente dalla facoltà di<br />
scienze motorie di Catania che, a detta dello stesso sen.<br />
Firrarello in un intervista pubblicato su “Il Sole 24 Ore”,<br />
è stata la propositrice di detta norma.<br />
Per non parlare del tentativo di cancellare, sempre da<br />
parte del governo Prodi, il percorso di riforma della sanità<br />
iniziato nel 1992, che ha modificato radicalmente le<br />
professioni sanitarie ed ha contribuito a farlo diventare il<br />
secondo sistema sanitario per qualità delle cure.<br />
Men che meno si può parlare della situazione siciliana dove<br />
nel campo riabilitativo le contraddizioni sono portate alle<br />
estreme conseguenze: infatti, l’assessore regionale alla<br />
sanità, prof. Roberto Lagalla, ha emanato il sesto decreto<br />
di modifica dei LEA nella regione siciliana, cancellando di<br />
fatto quello del 5 dicembre 2005, pubblicato sulla<br />
Gazzetta Ufficiale della Regione <strong>Sicilia</strong> il 29 gennaio u.s.,<br />
che era un primo tentativo di mettere ordine in questo settore<br />
e di prendere atto del mancato riconoscimento del<br />
decreto ministeriale n. 741/94, della legge n. 42/99 e<br />
legge n. 251/2000, in tema di elaborazione del programma<br />
riabilitativo e conseguente verifica della metodologia<br />
riabilitativa attuata, e quindi di porvi rimedio. Ma, evidentemente,<br />
il prendere atto delle leggi esistenti in Italia<br />
configge con la difesa di interessi lobbistici.<br />
Perché, con questo ennesimo atto, l’Asessore alla sanità,<br />
prof. Lagalla, non riconosce le leggi esistenti in materia di<br />
professioni sanitarie, leggi che mettono al centro efficienza,<br />
efficacia e trasparenza, a fronte di un decreto che<br />
crea confusione, va contro la chiarezza delle procedure,<br />
va contro quei principi di managerialità di cui lui è riconosciuto<br />
alfiere. Cui prodest?<br />
È mai possibile che vi sia un continuo cambiamento di<br />
regole sullo stesso campo, sollecitato sempre da “sedicenti”<br />
tavoli tecnici che pretendono di fornire indicazioni<br />
competenti ma che non comprendono mai tutte le rappresentanze<br />
professionali del settore?<br />
È mai possibile che oggi che il mondo va verso una democrazia<br />
partecipata, principi di sussidarietà, di organizzazione<br />
dei servizi sulla qualità laddove ogni componente<br />
professionale stabilisce i principi propri della sua professione,<br />
nella regione siciliana si va in direzione opposta?<br />
È mai possibile che nella regione siciliana si continuano a<br />
smentire tutte le norme di riconoscimento di alcuni principi<br />
basilari della Legge n. 502, del Decreto ministeriale n.<br />
741, della legge n. 42, della legge n. 251, della legge n. 43?<br />
Non è possibile che non esiste ancora nessuna regolamentazione<br />
sui carichi di lavoro dei fisioterapisti; fatto che,<br />
oltre ad evidenziale l’assoluta mancanza di rispetto dei<br />
principi propri della professione di fisioterapista, consente<br />
situazioni lavorative di sfruttamento a d<strong>anno</strong> della qualità<br />
delle cure degli utenti.<br />
Come porre fine alla continua emanazione da parte dell’assessorato<br />
regionale alla sanità di decreti sui LEA che<br />
non f<strong>anno</strong> altro che smentirsi continuamente tra di loro?<br />
È assolutamente strabiliante che negli ultimi 4 anni, nei<br />
quali si sono succeduti tre assessori alla sanità, sono stati<br />
emanati ben sei decreti su un’unico aspetto dei livelli<br />
essenziali di assistenza (LEA); sembra che ogni Assessore<br />
emani il proprio ed anzi, un assessore ne ha emanati tre<br />
nel corso del suo mandato di cui due, addirittura, pubblicati<br />
nella stessa Gazzetta Ufficiale, assolutamente contradditori<br />
tra di loro, e di cui uno concordato con il coordinamento<br />
per i diritti delle persone con disabilità della<br />
regione siciliana (D.A. 31.12.2003) ma poi smentito clamorosamente<br />
subito dopo (D.A. 01.04.2003).<br />
Forse è il caso di mettere la parola fine a questa continua<br />
dicotomia tra le leggi esistenti e la pratica quotidiana<br />
nelle attività di riabilitazione nel servizio sanitario regionale<br />
della regione siciliana. La normativa vigente ha dettato<br />
una nuova organizzazione della sanità basata su principi<br />
di aziendalizzazione, di efficienza, efficacia e trasparenza.<br />
Questi principi h<strong>anno</strong> messo al centro le regole<br />
della qualità, per la quale bisogna definire indicatori specifici<br />
di processo e di risultato, che vengono definite<br />
ognuno per le proprie competenze dai professionisti che<br />
in quel campo operano e quindi, per quel che riguarda il<br />
settore riabilitativo, dai fisioterapisti.<br />
Per non parlare dell’abusivismo professionale che ci viene<br />
segnalato dalla stessa azienda USL n. 6 di Palermo per cui<br />
abbiamo inviato tutta la documentazione in nostro possesso<br />
alle istituzioni ed all’autorità giudiziaria, ma ancora,<br />
dopo quasi tre mesi, nessuna norma radicale che elimini<br />
gli abusi è stata approntata e, quindi, si continua ad<br />
operare nell’illegalità.<br />
Pensavamo di scrivere una lettera aperta all’assessore<br />
alla sanità, prof. Lagalla, così come abbiamo fatto con<br />
qualche suo predecessore, ma ci siamo chiesti la sua reale<br />
utilità se poi comandano sempre le lobbies. La speranza è<br />
che ci sia la volontà politica di cambiare direzione e di<br />
aprirsi ad un confronto costruttivo con le professioni sanitarie.<br />
Quindi, per il 2007, sicuramente l’augurio di un<br />
nuovo <strong>anno</strong> che possa eliminare tutte queste contraddizioni<br />
e tutti questi abusi e cerchi di andare senza indugi<br />
nell’interesse della collettività.
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Convenzione ONU per le<br />
persone con disabilità<br />
di Giampiero Griffo*<br />
Il 13 dicembre scorso l’Assemblea Generale dell’ONU ha<br />
approvato la Convenzione sui diritti delle persone con<br />
disabilità. È un evento storico, che trasforma la tutela<br />
dei diritti di queste persone, sia dal punto di vista politico<br />
e culturale, sia dal punto di vista tecnico riabilitativo.<br />
Dalla condizione di incapacità a quella di discriminazione;<br />
da cittadini invisibili a persone titolari di diritti umani;<br />
dalle politiche dell’assistenza e della sanità alle politiche<br />
inclusive e di mainstreaming; da oggetti di decisioni prese<br />
da altri a “niente su di noi senza di noi”. Sono slogan che<br />
h<strong>anno</strong> guidato la discussione in seno al Comitato ad Hoc<br />
che ha elaborato il testo finale. La qualità della vita di 650<br />
milioni di persone con disabilità nel mondo cambierà nei<br />
prossimi decenni e non solo nei paesi in cerca di sviluppo,<br />
dove legislazioni e programmi sono a volte inesistenti. Nei<br />
paesi con scarsità di risorse solo il 2 % della popolazione<br />
con disabilità ha accesso ad interventi e servizi; la frequenza<br />
in una scuola è negata al 98 % dei bambini con disabilità;<br />
l’accesso al lavoro è appannaggio di meno del 10 %<br />
della popolazione potenziale. In Europa all’accesso negato<br />
ai diritti (alla mobilità, al lavoro, etc.) si sommano le discriminazioni:<br />
più del 56 % dei bambini con disabilità frequenta<br />
classi speciali; le differenze di trattamento e l’ineguaglianza<br />
di opportunità sono ancora la norma; l’istituzionalizzazione<br />
è ancora una politica importante degli<br />
stati europei visto che 500.000 persone con disabilità risultano<br />
vivere ancora in 2.500 mega istituti.<br />
La Convenzione vuole combattere proprio questi ostacoli,<br />
barriere e pregiudizi, definendo una nuova politica per le<br />
persone con disabilità basata sulla tutela dei diritti<br />
umani, intervenendo in tutti i campi della vita. Basta<br />
scorrere i titoli degli articoli per comprendere l’impatto<br />
culturale e sociale che avrà sull’insieme della società:<br />
PARTE I: art. 1 Scopo, art.. 2 Definizioni, art. 3 Principi<br />
generali, art. 4 Obblighi generali, articolo 5 Eguaglianza<br />
e non discriminazione, art. 6 Donne con disabilità, art. 7<br />
Bambini con disabilità, art. 8 Crescita di consapevolezza,<br />
art. 9 Accessibilità.<br />
PARTE II: art. 10 Diritto alla vita, art. 11 Situazioni di<br />
rischio e emergenze umanitarie, art. 12 Eguale riconoscimento<br />
come persona davanti alla legge, art. 13 Accesso<br />
alla giustizia, art. 14 Libertà (liberty) e sicurezza delle<br />
persone, art. 15 Libertà da tortura o trattamento o punizione<br />
crudele, inumano o degradante, art. 16 Libertà<br />
dallo sfruttamento, violenza ed abuso, art. 17 Protezione<br />
dell’integrità della persona, art. 18 Libertà di movimento<br />
e di nazionalità, art. 19 Vivere indipendenti e essere<br />
inclusi nella comunità, art. 20 Mobilità personale, art. 21<br />
Libertà di espressione ed opinione, ed accesso all’informazione,<br />
art. 22 Rispetto per la privacy, art. 23 Rispetto<br />
per la casa e la famiglia, art. 24 Educazione, art. 25<br />
Salute, art. 26 Abilitazione e riabilitazione, art. 27<br />
Lavoro ed impiego, art. 28 Adeguati standard di vita e di<br />
protezione sociale, art. 29 Partecipazione alla vita politica<br />
e pubblica, art. 30 Partecipazione alla vita cultura-<br />
4<br />
le, divertimenti, tempo libero e sport.<br />
PARTE <strong>III</strong>: art. 31 Statistiche e raccolta di dati, art 32<br />
Cooperazione internazionale, art. 33 Implementazione<br />
nazionale e monitoraggio, artt. 34-40 Monitoraggio internazionale,<br />
artt. 41-50 Clausole finali.<br />
Il testo dell’articolo 3 sui principi generali ha introdotto<br />
molti valori innovativi: dignità, autonomia individuale,<br />
libertà di scelta, indipendenza delle persone, non discriminazione,<br />
piena ed effettiva partecipazione ed inclusione<br />
nella società, rispetto delle differenze ed accettazione<br />
della disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità,<br />
eguaglianza di opportunità, accessibilità, eguaglianza<br />
tra uomini e donne, e per i bambini con disabilità<br />
rispetto per l’evoluzione delle capacità e del diritto a preservare<br />
la loro identità. La Convenzione riconosce che le<br />
persone con disabilità sono discriminate e h<strong>anno</strong> mancanza<br />
di pari opportunità a causa dei pregiudizi, degli ostacoli e<br />
barriere che la società frappone loro. In un quadro legale di<br />
rispetto dei diritti umani, la Convenzione interviene per<br />
proibire le discriminazioni basate sulla disabilità e promuovere<br />
l’eguaglianza di trattamento.<br />
Molti sarebbero i punti da esaminare, ma in questa sede mi<br />
limiterò a due aspetti: la riabilitazione e la presa in carico.<br />
La convenzione separa l’art. 26 sulla riabilitazione da quello<br />
sulla salute (25). È una rivoluzione culturale, che parte<br />
dall’idea che la disabilità è una relazione sociale, non una<br />
condizione soggettiva della persona (come del resto l’ICF<br />
ha scientificamente dimostrato). Le persone possono muoversi<br />
su sedia a rotelle, orientarsi con un cane guida, comunicare<br />
con il linguaggio dei segni e non avere disabilità, se<br />
il mondo con il quale interagisce tiene conto di queste<br />
caratteristiche. Non è un caso che la Convenzione sottolinei<br />
che le persone con disabilità rappresentano una delle<br />
possibili diversità umane. Perciò l’obiettivo dei trattamenti<br />
a cui sono sottoposte, è di garantire il massimo livello di<br />
salute possibile, ma in un contesto in cui la salute non è<br />
l’assenza di malattie, ma il benessere della persona. Quindi<br />
piuttosto che occuparsi di ricostruire una condizione di presunta<br />
normalità, v<strong>anno</strong> garantiti alle persone il godimento<br />
dei diritti e delle liberà fondamentali, anche a chi si muove<br />
su sedia a rotelle, si orienta con un cane guida, comunica<br />
con il linguaggio dei segni. Inoltre al concetto tradizionale<br />
di riabilitazione venne aggiunto quello di abilitazione. Si<br />
riabilita se si recupera una funzionalità del corpo persa, si<br />
abilita quando si sviluppano nuove abilità.<br />
Gli stati - recita la Convenzione all’art. 26 - “organizzer<strong>anno</strong>,<br />
rafforzer<strong>anno</strong> e estender<strong>anno</strong> servizi e programmi<br />
complessivi per l’abilitazione e la riabilitazione, in particolare<br />
nelle aree della sanità, dell’occupazione, dell’istruzione<br />
e dei servizi sociali”.<br />
I servizi e programmi devono aver “inizio nelle fasi più precoci<br />
possibili” e devono basarsi “su una valutazione multidisciplinare<br />
delle necessità e dei punti di forza dell’individuo;”<br />
devono infine sostenere “la partecipazione e l’inclusione<br />
nella comunità e in tutti gli aspetti della società”,
essere “volontari (…) e disponibili per le persone con disabilità<br />
in luoghi i più vicini possibile alle loro comunità di<br />
appartenenza”. Quindi l’obiettivo non è più quello di guarire,<br />
bensì sostenere la vita indipendente e l’inclusione nella<br />
comunità (art. 19), non è più quello di offrire ausilii, ma di<br />
garantire la mobilità personale (art. 20).<br />
È evidente che questa impostazione trasforma l’idea di<br />
presa in carico riabilitativa e sociale: la Convenzione infatti<br />
riconosce “l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità<br />
a vivere nella comunità, in pari condizioni di scelta<br />
rispetto agli altri membri”: a tale scopo gli stati firmatari<br />
della Convenzione “prender<strong>anno</strong> misure efficaci e appropriate<br />
al fine di facilitare il pieno godimento (…) di tale<br />
diritto e la piena inclusione e partecipazione all’interno<br />
della comunità, anche assicurando che:<br />
(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere<br />
il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere,<br />
sulla base di eguaglianza con gli altri e non siano obbligate<br />
a vivere in un luogo particolare;<br />
(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di<br />
servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità,<br />
compresa l’assistenza personale necessaria a sostenere la<br />
vita e l’inclusione all’interno della comunità e a prevenire<br />
l’isolamento o la segregazione fuori dalla comunità;<br />
(c) i servizi e le strutture comunitarie per tutta la popolazione<br />
siano disponibili su base di eguaglianza per le persone<br />
con disabilità e rispondano alle loro esigenze”.<br />
Anche in questo caso, per tutte le persone con disabilità<br />
(pensiamo ai paesi in cerca di sviluppo dove spesso i servizi<br />
sociali - quando esistono - si riducono a sistemi segregativi)<br />
ma in particolare per le persone che h<strong>anno</strong> gravi dipendenze<br />
assistenziali e per quelle che non possono rappresentarsi<br />
da sole, si apre una trasformazione radicale delle prese in<br />
carico: dalla tradizionale istituzionalizzazione (frutto di una<br />
impostazione basata sul modello medico della disabilità) si<br />
passa a sistemi sociali di sostegno al mantenimento nei luoghi<br />
di vita e familiari, a forme di accoglienza a carattere<br />
familiare, a politiche e servizi di inclusione sociale.<br />
L’iter della Convenzione prevede che dal 30 di marzo prossimi,<br />
prima data utile per la firma, inizi il processo di rati-<br />
5<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
fica. L’Unione europea pensa di arrivare ad un firma congiunta<br />
di tutti e 27 paesi membri. Ogni paese firmatario poi<br />
dovrà procedere all’introduzione della convenzione nei propri<br />
sistemi normativi, attraverso l’approvazione di una<br />
legge. Quando 20 paesi avr<strong>anno</strong> ratificato la convenzione,<br />
essa entrerà in vigore. Ogni stato che avrà concluso il processo<br />
di ratifica, dovrà preparare periodicamente un rapporto<br />
sul suo stato di applicazione, da sottoporre ad una<br />
Commissione internazionale. Il processo di progressiva<br />
introduzione dei principi della Convenzione nella legislazione<br />
nazionale necessita che tutti gli attori coinvolti siano<br />
consapevoli ed acquisiscano le necessarie competenze ad<br />
applicarla. Oltre allo Stato italiano, regioni, province,<br />
comuni e ASL devono adeguare i loro sistemi di welfare e<br />
formare professionisti che abbiano le competenze necessarie<br />
a sostenere questa rivoluzione. Bene ha fatto la cooperativa<br />
CAPP ad organizzare un convegno sul tema della<br />
presa in carico nel dicembre scorso. In quella sede è emerso<br />
che il piano triennale siciliano consente di recepire i<br />
nuovi principi della Convenzione a condizione che si elaborino<br />
i progetti individuali (art. 14 della legge 328/2000), si<br />
scelga un approccio socio-sanitario, si centri la valutazione<br />
sul potenzialità delle persone, si sviluppino politiche di<br />
mainstreaming di rimozione delle discriminazioni e di sostegno<br />
all’egualizzazione di opportunità e si ampli l’offerta di<br />
servizi disegnati sui bisogni dei beneficiari.<br />
La FISH ha già elaborato una proposta di legge sulla presa in<br />
carico ed ha avviato il percorso di alleanze per una rapida<br />
ratifica della Convenzione in Italia, che impegna gli stati firmatari<br />
a coinvolgere le associazioni di persone con disabilità<br />
e dei loro familiari nella definizione delle politiche e nei<br />
processi di monitoraggio. “Niente su di noi senza di noi” è<br />
uno slogan che è diventato realtà. Nuove sfide si profilano<br />
per il movimento di liberazione delle persone con disabilità<br />
e delle loro famiglie in Italia: non è una legge che da sola<br />
cambia la nostra qualità della vita, ma l’iniziativa continua<br />
di chi si impegna a promuovere e tutelare i nostri diritti<br />
umani.<br />
*Componente Consiglio Nazionale FISH<br />
Presidente Disabled Peoples’ International (DPI) - Europa<br />
notizie flash<br />
1 septies: due anni di bonus ai laureati in scienze motorie<br />
Giovedì 18 gennaio 2007 si è riunita la VII Commissione della Camera dei deputati (Cultura, scienza e istruzione)<br />
che avrebbe dovuto discutere le proposte di “Abrogazione dell’equipollenza del diploma di laurea in scienze<br />
motorie al diploma di laurea in fisioterapia. C. 28 Boato, C. 522 De Simone e C. 1620 Evangelisti”. Ma, come si<br />
evince dai resoconti sui lavori parlamentari presenti sul sito della Camera, il punto non è stato trattato. La ragione<br />
è semplice. Nella stessa seduta la Commissione ha dato parere favorevole allo “Schema di decreto ministeriale<br />
sulla disciplina delle classi dei corsi di laurea triennale” che, fra le altre, pone come prima condizione vincolante<br />
all’approvazione il seguente punto: “appare necessario prevedere un percorso di studi annuale per i laureati<br />
in scienze motorie, con il riconoscimento dei crediti formativi realizzati al fine di poter conseguire la laurea in<br />
fisioterapia, con la possibilità di svolgere la specifica attività professionale, in base all’espletamento del necessario<br />
tirocinio, che il Governo valuterà in quale forme e modi rendere omogeneo sul territorio nazionale”.<br />
In questo modo, al di là di proposte abrogative, dichiarazioni rilasciate a titolo personale da deputati e grande<br />
attenzione a parole su principi di legalità, questa maggioranza, invece di modificare l’accesso esagerato di studenti<br />
ai corsi di laurea in scienze motorie, pare voglia piegarsi ai voleri di poteri trasversali e lobbies economiche. Si registra<br />
soltanto, unico atto di opposizione, l’astensione del gruppo di rifondazione comunista sulla proposta di parere<br />
come riformulata dal relatore. L’on De Simone, “non condivide, infatti, che il provvedimento in esame rechi un<br />
riferimento al passaggio degli studenti dei corsi di laurea in scienze motorie a quelli in fisioterapia. Ribadisce nello<br />
stesso senso la necessità di prevedere l’abrogazione dell’equipollenza tra i due corsi di laurea, sulla quale la<br />
Commissione sta svolgendo uno specifico esame, ferma l’esigenza, già ampiamente rappresentata, di definire con<br />
un intervento normativo sistematico una ridefinizione dei corsi di laurea in scienze motorie”. Un’astensione che,<br />
purtroppo, non pregiudica l’approvazione della proposta di parere favorevole “con condizioni e osservazioni, come<br />
riformulata dal relatore”. Diretto interessato, perche laureato in scienze motorie.
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Riconoscere il percorso fatto<br />
dalle professioni sanitarie<br />
di Antonio Bortone*<br />
“Le persone sono diverse, come sono diverse le culture. Le persone<br />
sono guidate da religioni diverse. Le persone sono nate di diversi<br />
colori, e molte tradizioni influenzano le loro vite con colori e sfumature<br />
mutevoli. Le persone si vestono in modo diverso, e si adattano<br />
al loro ambiente in maniere differenti. Ma nonostante tutte queste<br />
differenze tutte le persone h<strong>anno</strong> un'unica caratteristica comune:<br />
sono esseri umani, nulla di più nulla di meno.”<br />
Shirin Ebadi, iraniana, avvocato dei diritti umani, premio Nobel per la<br />
pace nel mondo<br />
Per comprendere cosa sta accadendo in questo preciso<br />
momento storico per la nostra professione ma che<br />
riguarda tutte le professione sanitarie, bisogna fare<br />
una premessa; utilizzerò perciò l’editoriale dell’ultimo<br />
numero della rivista ufficiale dell’A.I.FI. Nazionale:<br />
Abbiamo trascorso lunghi mesi a collaborare con le forze<br />
politiche di governo (sia il precedente sia quello in carica);<br />
abbiamo ritenuto valido e possibile un percorso basato<br />
sul dialogo e la concertazione, tra il Governo e le<br />
Professioni; abbiamo promosso idee e bozze di decreti<br />
volti ad affiancare la visione di riforma annunciata dalla<br />
Ministra Turco; abbiamo creduto in un’etica politica ed in<br />
una correttezza di relazioni, scevri da preoccupazione di<br />
tranelli o strategie occulte. La realtà ha manifestato<br />
l’assenza di sostanza, ovvero la mancanza di un vero progetto<br />
politico di sviluppo culturale quanto professionale,<br />
facendo risultare i fatti, oltre che contraddittori alle<br />
premesse, carichi di una pericolosa forza restauratrice.<br />
Si offre alla nostra osservazione un quadro a tinte molto<br />
forti. Il processo di crescita professionale che in quasi<br />
cinquant’anni è stato svolto dalla nostra Associazione, lo<br />
si vorrebbe drasticamente invertire o quanto meno interrompere.<br />
Da un lato si propaganda un revisionismo del<br />
sistema ordinistico in toto, anche a giustifare l’indisponibilità<br />
a costituirne di nuovi ma poi si assiste all’emanazione<br />
di soluzioni ibride quanto sconcertanti, tese a rendere<br />
ancora più evidente la differenza tra lobby di potere<br />
e vassallaggio. Da un lato si annuncia un processo di<br />
sviluppo delle competenze e della conoscenza scientifica<br />
ma poi, la voce autorevole del Ministro Fioroni, sottolinea<br />
la necessità di riportare ad una dimensione tecnicaausiliaria,<br />
professioni, oggi autonome, come i<br />
Fisioterapisti, gli Infermieri ed altri.<br />
Il lavoro che stiamo compiendo attualmente per fare in<br />
modo che si affermi una cultura professionale interdisciplinare,<br />
basata sul reciproco rispetto e riconoscimento<br />
tra diverse categorie professionali, non può distogliere<br />
dalla considerazione che nella realtà spesso questo non<br />
accade ancora ovvero si tenda ad un conservatorismo<br />
medicocentrico o ad una restaurazione dello stesso. Se ci<br />
si sofferma sull’analisi di quelle società mediche che<br />
riscoprono nel proprio mito fondativo un rapporto esclusivo<br />
tra se stessi e la clinica, ci si accorge di come costoro<br />
rivendichino una certa superiorità sugli altri a partire<br />
proprio da questo legame straordinario; la credenza nell’elezione<br />
dà origine ad un egocentrismo professionale,<br />
generatore di una sistematica degradazione degli altri.<br />
6<br />
Ed allora la rimodulazione operativa dell’organizzazione<br />
del lavoro atta a valorizzare il lavoro in equipe, per alcuni<br />
attori professionali appartenenti alla Simfer, si traduce<br />
in un solo e cruciale quesito: (L’Equipe) chi la deve<br />
coordinare? Come se coordinare volesse dire comandare,<br />
gestire, disporre. E come se tutto ciò fosse comunque<br />
essenziale per la salute del cittadino.<br />
Ci troviamo, tutte le Professioni sanitarie si trovano,<br />
davanti ad un attacco al sistema; un sistema costruito in<br />
tanti anni di crescita, di studio, di ricerca di sviluppo metodologico<br />
che ha raggiunto il culmine individuando il<br />
Paziente al centro del sistema medesimo e strutturandogli<br />
attorno una rete di decoder dei suoi bisogni, di salute quanto<br />
sociali. Lo sviluppo delle competenze, in ambito sanitario,<br />
ha determinato una migliore prestazione sanitaria, più<br />
scientifica sul piano disciplinare e meglio orientata alla<br />
gestione diretta da parte dello stesso paziente ovvero alla<br />
consapevole partecipazione al suo progetto di vita.<br />
Il Paziente e la Famiglia, quindi, al centro del sistema.<br />
Per questo stato di cose, giovedì 14 Dicembre si sono<br />
riuniti a Roma in sede <strong>AIFI</strong>, i Presidenti delle Associazioni<br />
Professionali dell’Area Infermieristica, Riabilitativa,<br />
Tecnico Sanitaria e della Prevenzione.<br />
All’ordine del giorno l’esame della proposta del Governo<br />
sulla riforma delle Professioni presentata dall’Onorevole<br />
Mastella il 1 Dicembre scorso, le iniziative in sostegno<br />
della Legge 43 per l’approvazione degli Ordini, la difesa<br />
della titolarità e della autonomia dopo l’attacco al sistema<br />
delle Professioni subito in questi ultimi mesi che<br />
rischia di mettere in discussione le conquiste intellettuali<br />
degli ultimi venti anni. Dopo un ampio dibattito, le<br />
Categorie h<strong>anno</strong> approvato un percorso di iniziative politiche<br />
che prender<strong>anno</strong> l’avvio il 13 Gennaio 2007 a Roma<br />
con l’”Assemblea Nazionale degli Stati Generali delle<br />
Professioni Sanitarie”, che vedrà la partecipazione degli<br />
Esecutivi nazionali di tutte le Associazioni Professionali.<br />
Sarà un momento di confronto e dibattito molto importante,<br />
in quanto si metterà al centro dell’analisi il ruolo<br />
del Professionista sanitario e la tutela della sua identità,<br />
etica e professionale.<br />
In un tempo in cui la testimonianza professionale è interpellata<br />
con forza sul terreno culturale, si aprono spazi<br />
inediti di presenza ed occasioni propizie per il mondo<br />
sanitario. A patto di saperli cogliere ed affrontare con<br />
coraggio e lungimiranza. Mi riferisco al fatto che, dopo<br />
una lunga stagione che ha considerato il personale sanitario<br />
come ausiliario, logica ancorata a modelli e relitti del<br />
passato, rappresentanti tout court di un sistema medicocentrico<br />
che ha pervaso il mondo della sanità conquistando<br />
il potere con l’autoreferianzialità e distruggendo il dialogo<br />
interculturale, si va facendo strada una nuova lettura.<br />
Si sta, cioè, prendendo coscienza che i sanitari - pur<br />
con tutti i loro limiti - sono stati, in realtà, coloro che per<br />
vari anni h<strong>anno</strong> lavorato sul paziente e per il paziente;<br />
sviluppando tecniche e competenze in grado di migliorare
la qualità di vita attesa ed in grado di far risultare il sistema<br />
molto più efficiente oltre che efficace. Con il loro<br />
essere “ponte” tra il sistema ed il cittadino, h<strong>anno</strong> contribuito<br />
ad “accorciare le distanze” ed h<strong>anno</strong> fatto sì che<br />
la stessa coscienza europea, si plasmasse nelle relazioni<br />
interprofessionali a livello nazionale e locale.<br />
L’obiettivo dell’Assemblea Nazionale del 13 gennaio 2007,<br />
non è propugnare una sorta di revisionismo culturale.<br />
Nemmeno si tratta di dar vita ad un’apologetica di bassa<br />
lega o, peggio, ad una crociata professionale. La sfida sta,<br />
semmai, nel recupero e nella valorizzazione di un patrimonio<br />
storico e culturale di immenso valore, poco o nulla<br />
conosciuto dalla “cultura ufficiale” e bistrattato anche da<br />
alcuni colleghi. I quali, se spesso ascoltano i dirigenti<br />
nazionali nelle loro (legittime) denunce di tipo sociale ed<br />
economico, scarso interesse concedono al rappresentante<br />
nazionale quando veste i panni dell’uomo di cultura professionale<br />
che fa da tramite tra mondi e professioni diversi.<br />
Il percorso del cambiamento imposto dal divenire professione<br />
autonoma non è, per definizione, mai breve né<br />
semplice, comporta la capacità di misurarsi con l’incertezza,<br />
con la capacità di ripensare sé stessi e l’organizzazione,<br />
e sé stessi nell’organizzazione, tuttavia può costituire<br />
un’importante opportunità per gestire il non facile<br />
ruolo di leader e per assumersi la responsabilità di un<br />
nuovo ordine di cose.<br />
La presa in considerazione di un simile stato di cose ci ha<br />
spinto ad interrogarci sulla portata di queste trasformazioni<br />
nella prospettiva di un progetto di unione delle professioni<br />
sanitarie, che sembra essere sempre più vicino e<br />
palpabile. In modo particolare vorremmo cercare di analizzare<br />
le circostanze in cui ha preso vita l’esigenza di un<br />
simile progetto di unificazione, le aspettative ad esso<br />
connesse e le prospettive per la costruzione di un’effettiva<br />
identità politica comune.<br />
L’idea di base è quella di favorire un processo d’integra-<br />
7<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
zione degli obiettivi perseguiti, che preservi la pluralità<br />
etica entro il progetto di costituzione di un’unione politica:<br />
questo ci sembra essere l’unico modo per rendere possibile<br />
la cooperazione e l’unione tra dimensioni categoriali<br />
assolutamente non disposte (ed è giusto così) a rinunciare<br />
alla propria peculiarità.<br />
Alla giornata seguir<strong>anno</strong> una serie di altre iniziative politiche<br />
e culturali che andr<strong>anno</strong> ad affermare alcuni presupposti<br />
fondamentali di quanto è avvenuto dagli anni ’90<br />
ad oggi nella Sanità italiana, per la razionalizzazione dell’intervento<br />
sanitario, che non potr<strong>anno</strong> più essere messi<br />
in discussione da nuove riforme che non vedano al centro<br />
i principali attori: i professionisti della salute. In questo<br />
quadro culturale, scientifico e di leggi, riferito al mondo<br />
delle professioni sanitarie (Profili Professionali, L.42/99,<br />
L.251/00, DM 2/04/01, L. 43 1/02/06) che ne h<strong>anno</strong> confermato<br />
l’ambito specifico di intervento, l’autonomia e la<br />
responsabilità, il processo di professionalizzazione è così<br />
delineato. Le normative di ambito, le competenze, la formazione,<br />
l’autonomia, la responsabilità, l’etica e la deontologia<br />
professionale sono considerate conquiste importanti<br />
ed irrinunciabili e sar<strong>anno</strong> difese in modo perentorio<br />
e senza alcuna deroga.<br />
Gli Ordini che attendiamo, in quanto professioni che operano<br />
in un ambito garantito dal diritto costituzionale<br />
come quello della salute, già previsti dalla Legge 43,<br />
dovr<strong>anno</strong> andare verso un’ulteriore sviluppo per una<br />
nuova cultura della responsabilità e del riconoscimento<br />
della buona pratica che tuteli i professionisti nel sistema<br />
di governance clinica e soprattutto garantisca i cittadini<br />
che sono al centro del nostro agire, continuamente esposti<br />
a millantatori che esercitano abusivamente la professione<br />
sanitaria.<br />
*Vice Presidente Nazionale A.I.FI.<br />
Direttore Centri Ambulatoriali<br />
Istituto di <strong>Riabilitazione</strong> “S.Stefano” Termoli (CB)<br />
L’<strong>AIFI</strong> richiede il rispetto del profilo professionale<br />
notizie flash<br />
Il 16 gennaio 2007 si è svolto un incontro tra il vice capo di Gabinetto, Dott. Giacinto<br />
Beninati ed i rappresentanti dell’<strong>AIFI</strong>, Dott. Rosario Fiolo, presidente regionale, ed il<br />
Dott. Angelo Ginestra, responsabile sez. provinciale di Palermo, avente per oggetto il<br />
D.A. del 18/10/06 rigurdante l’integrazione delle prestazioni ambulatoriali.<br />
In tale occasione l’<strong>AIFI</strong> ha fatto presente che il precedente D.A. del 5/12/05 era nella<br />
direzione del giusto riconoscimento della professione del fisioterapista, così come<br />
sancito dalle leggi in materia - D.M. 741/94, L. 42/99 e L. 251/00 - che prevedono<br />
quanto evidenziato nella nota del 4/01/07, e precisamente: “procedure di valutazione<br />
funzionale; elaborare il programma riabilitativo; praticare autonomamente attività<br />
terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psicomotorie e<br />
cognitive; verificare le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi<br />
di recupero funzionale”.<br />
Per tale ragione si è chiesta la revoca del D.A. del 18/10/07 nella parte riguardante il<br />
profilo professionale del fisioterapista ed il ripristino del D.A. del 5/12/05.
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Lettera all’Assessore regionale alla Sanità<br />
8<br />
Palermo, 04/01/2007<br />
documenti<br />
All’Assessore regionale alla Sanità<br />
Prof. Roberto Lagalla<br />
Oggetto: Decreto Assessoriale del 18/10/2006, pubblicato sulla G.U.R.S. n. 55 del 1/12/2006,<br />
“Integrazioni e modifiche al Decreto 31 gennaio 2003, relativo alle modalità di accesso e di erogazione<br />
delle prestazioni riabilitative ambulatoriali”.<br />
Apprendiamo con disorientamento e disappunto l’emanazione del Decreto Assessoriale del<br />
18/10/2006, pubblicato sulla G.U.R.S. n. 55 del 1/12/2006, in ordine a “Integrazioni e modifiche al<br />
Decreto 31 gennaio 2003, relativo alle modalità di accesso e di erogazione delle prestazioni riabilitative<br />
ambulatoriali”. Ci permetta di manifestarLe la speranza che una pronta rivisitazione globale<br />
della materia possa conseguire correttivi necessari al testo di un Decreto che, in atto, confligge con<br />
le attese e le istanze degli Utenti e dei Professionisti della <strong>Riabilitazione</strong>. La invitiamo a convenire<br />
che la successione dei vari provvedimenti, di cui si dà sintetico riepilogo, ha provocato un diffuso<br />
senso di sfiducia e disorientamento applicativo che, ancora una volta, danneggiano in eguale misura<br />
Pazienti e Riabilitatori:<br />
Decreto 27 giugno 2002: Disposizioni relative all’erogazione di alcune prestazioni in attuazione dei<br />
livelli essenziali di assistenza sanitaria.<br />
Decreto 31 gennaio 2003: Modalità di accesso e di erogazione delle prestazioni riabilitative ambulatoriali.<br />
Decreto 1 aprile 2003: Integrazioni e modifiche al decreto 31 gennaio 2003, concernente modalità<br />
di accesso e di erogazione delle prestazioni riabilitative ambulatoriali.<br />
Decreto 5 dicembre 2005: Integrazioni e modifiche al decreto 31 gennaio 2003, relativo alle modalità<br />
di accesso e di erogazione delle prestazioni riabilitative ambulatoriali e revoca del decreto 1 aprile<br />
2003.<br />
Decreto 4 aprile 2006 : (non pubblicato in GURS).<br />
Decreto 18 ottobre 2006: Integrazioni e modifiche al Decreto 31 gennaio 2003, relativo alle modalità<br />
di accesso e di erogazione delle prestazioni riabilitative ambulatoriali.<br />
Rimangono, in particolare, ben presenti carenze di individuazione e di approfondimenti sul destino<br />
dei veri Professionisti della <strong>Riabilitazione</strong> e di coloro che, forse inconsapevolmente, vengono utilizzati<br />
come tali così alimentando la rimozione di elementi di tutela e garanzia per tutte le attività riabilitative<br />
e, non certamente in subordine, degli adempimenti gestionali.<br />
Tutto quanto sopra rappresenta un chiaro disagio alla garanzia dei diritti delle Persone con disabilità<br />
ed alla migliore qualità e trasparenza dei servizi che investono Cittadini/Utenti e Fisioterapisti,<br />
contro realtà tecnico-gestionali confuse ed incongrue.<br />
Con quanto sopra si pone attenzione alle esigenze degli utenti, ma bisogna anche preoccuparsi dei<br />
professionisti fisioterapisti che, con quest’ultimo Decreto sui LEA, vedono sottovalutata la loro<br />
dignità professionale e non vedono assolutamente riconosciuto quello che la legge stabilisce essere<br />
il loro compito e cioè “procedure di valutazione funzionale”, “elaborare il programma riabilitativo”,<br />
“praticare autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie,<br />
psicomotorie e cognitive”, “proporre adozione di protesi ed ausili, addestrarne all'uso e verificarne<br />
l'efficacia” e “verificare le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di<br />
recupero funzionale” (D.M. n. 741/94 - L. n. 42/99 - L. n. 251/2000).<br />
In ordine a quanto sopra si chiede di essere sentiti per una collaborazione ed esposizione analitica<br />
delle tematiche in parola.<br />
Sicuri di un riscontro alla presente, si porgono cordiali saluti.<br />
p. <strong>AIFI</strong> Regione <strong>Sicilia</strong><br />
Il Presidente<br />
Dott. Rosario Fiolo
9<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
La metodologia riabilitativa<br />
nell’agire professionale<br />
di Orazio Meli*<br />
Nell’ambito della programmazione aziendale predisposta<br />
dalla U.O. Formazione e aggiornamento del<br />
personale della ASL 3 di Catania, si è svolto, in due<br />
edizioni, il corso dal titolo “Professione fisioterapista. Gli<br />
strumenti della metodologia della riabilitazione”.<br />
L’evento, accreditato presso il Ministero della Salute nell’ambito<br />
del Programma Nazionale di Educazione<br />
Continua in Medicina, è stato proposto come aggiornamento<br />
obbligatorio per tutti i fisioterapisti dell’Azienda.<br />
Il progetto formativo, il cui coordinamento scientifico è<br />
stato curato da Rosario Fiolo, è stato elaborato e proposto,<br />
per il tramite del sottoscritto, dall’<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> alla<br />
Direzione Generale della ASL 3 di Catania che, dopo la<br />
valutazione effettuata unitamente alla U.O. Formazione e<br />
aggiornamento del personale e la condivisione della<br />
Direzione Sanitaria, lo ha approvato per intero, consentendone<br />
lo svolgimento presso l’aula sita presso il<br />
Distretto Sanitario di Acireale in due edizioni, la prima il<br />
18 e 19 dicembre e la seconda il 20 e 21 dicembre u. s. Il<br />
rinnovato quadro normativo di riorganizzazione dei servizi<br />
sanitari (L.502/92 con le successive modificazioni ed<br />
integrazioni, L. 229/99 di riordino del SSN, DM 741/94, L.<br />
42/99, L. 251/2000, L. 43 del 2006) e di riforma universitaria<br />
(L. 341/90, DM 509/99, DM 270/04) ha accompagnato<br />
il traghettamento del fisioterapista consentendogli di<br />
acquisire la totale e piena dignità di professione sanitaria.<br />
Il primo passo obbligatorio è dunque quello di condividere<br />
una logica comune identificando un percorso chiaro dal<br />
punto di vista riabilitativo, percorso che deve essere incanalato<br />
all’interno di un progetto riguardante la cultura<br />
riabilitativa. Cultura che, dal punto di vista dell’antropologia<br />
culturale significa appunto “progetto di vita condiviso<br />
dagli appartenenti al gruppo” per cui, nell’ambito della<br />
cultura riabilitativa, prima di affronare il grande capitolo<br />
delle tecniche riabilitative, le “metodiche”, che rappresentano,<br />
invece, le tecniche di prova di una teoria scientifica,<br />
bisogna costruire un “metodo scientifico” che si<br />
traduce nella “ricostruzione della logica della ricerca, dei<br />
passaggi logici del processo investigativo del ricercatore”<br />
e, quindi, diventa necessario elaborare una “metodologia<br />
riabilitativa” nella sua strutturazione di “pensare riabilitativo<br />
- sapere riabilitativo - agire riabilitativo”.<br />
Nel corso, quindi, non si è fatto riferimento alle metodiche<br />
o tecniche riabilitative che da sempre h<strong>anno</strong> giustamente<br />
attirato l’interesse dei fisioterapisti e che, se da<br />
un lato h<strong>anno</strong> aumentato la possibilità di disporre di un<br />
numero maggiore di approcci al recupero funzionale, dall’altro<br />
non h<strong>anno</strong> consentito il ricorso ad una terminologia<br />
unanimamente condivisa e ad un linguaggio comune impedendo,<br />
nella migliore delle ipotesi, la possibilità di valutazione<br />
e di confronto dei processi e degli esiti degli interventi<br />
riabilitativi. L’elaborazione del percorso di un tale<br />
approfondimento può essere sintetizzato in tale frase<br />
esplicativa: “le regole sono scritte”. Infatti, per individuare<br />
come costruire la giusta metodologia basta leggere<br />
ciò che è stato descritto nelle norme che si riferiscono<br />
alla professione di fisioterapista e tradurre tali norme in<br />
concreta operatività.<br />
Bisogna necessariamente codificare e condividere una<br />
metodologia di lavoro che consenta, attraverso l’utilizzo<br />
di strumenti appropriati dal punto di vista clinico, amministrativo,<br />
informativo nonché medico-legale, di fare<br />
ricorso ad un procedimento scientifico nell’agire professionale.<br />
Tale processo consente, inoltre, il continuo e<br />
chiaro monitoraggio del livello di assistenza/attività riabilitativa<br />
erogata incoraggiando i comportamenti professionali<br />
consapevoli e ragionati al fine di contribuire anche<br />
alla riduzione del rischio clinico. Lo strumento di tale processo<br />
metodologico viene individuato nella cartella riabilitativa<br />
del professionista (nel caso specifico il fisioterapista)<br />
la quale, facendo riferimento ad una metodologia<br />
“scientifica”, attraverso la successione delle varie fasi,<br />
consente in modo specifico e chiaro di registrare informazioni<br />
significative sia di tipo assistenziale, favorendo così<br />
le necessarie verifiche sanitarie attraverso il confronto<br />
della metodologia applicata con gli obiettivi di recupero<br />
funzionale, sia di tipo amministrativo, informativo e<br />
medico-legale. In questo rinnovato contesto è necessario<br />
che ciascun professionista acquisisca piena consapevolezza<br />
dei cambiamenti avvenuti per far si che le modificazioni<br />
normative possano comportare una ricaduta operativa,<br />
così come previsto, nell’ambito della rinnovata organizzazione<br />
dei servizi. Nella storia giovane della riabilitazione<br />
si sono affermate, nel corso degli anni, innumerevoli<br />
metodiche, molte delle quali provviste di validi presupposti<br />
scientifici e di buona efficacia. Le metodiche<br />
pertanto si sono impropriamente guadagnate il titolo di<br />
vere protagoniste dell’intervento riabilitativo, senza<br />
tenere conto che ciò che ci permette di fare con appropriatezza<br />
riabilitazione è il procedere scientifico costruito<br />
nella progressione delle sue fasi grazie alla metodologia<br />
riabilitativa. Le metodiche infatti, attraverso lo svolgimento<br />
dell’esercizio, rappresentano lo strumento di<br />
prova per verificare se l’ipotesi proposta nel corso della<br />
pianificazione dell’intervento per risolvere un problema è<br />
corretta o piuttosto viziata da errore. Infatti il metodo è<br />
unico, mentre le metodiche sono innumerevoli e variano<br />
da problema a problema; il metodo scientifico è la ricostruzione<br />
della logica della ricerca, dei passaggi logici del<br />
processo investigativo che, nel nostro caso, ci guida a<br />
“comprendere per fare”.<br />
Tali sono stati i contenuti proposti in questo progetto formativo<br />
che la ASL 3 di Catania, attraverso una scelta consapevole<br />
e responsabile ha approvato ed ha voluto fosse<br />
rivolto a tutti i circa sessanta fisioterapisti dell’Azienda,<br />
che h<strong>anno</strong> partecipato con spirito critico alle due edizioni<br />
del corso mostrando interesse, seppure nel contraddittorio<br />
dei differenti puniti di vista e comprendendo le<br />
potenzialità che il dominio del sapere, pensare e agire<br />
attraverso una metodologia, va la di là della conoscenza
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
approfondita delle specifiche tecniche.<br />
Ritengo di poter definire la determinazione della ASL 3 di<br />
Catania una scelta ragionata e responsabile, e ciò grazie<br />
alla disponibilità mostrata dal Direttore Generale Dott.<br />
Antonio Scavone, alla accurata valutazione dei contenuti<br />
effettuata dalla U.O. Formazione e aggiornamento del personale<br />
guidata dall’attenta direzione della Dott.ssa<br />
10<br />
Beatrice Leonardi e all’approvazione del Direttore<br />
Sanitario, Dott.ssa Annunziata Sciacca, che ha riconosciuto<br />
nel corso dei contenuti di interesse da sottoporre ai fisioterapisti<br />
dell’Azienda per meglio qualificare il loro livello<br />
formativo e migliorare la qualità delle prestazioni attraverso<br />
un attento monitoraggio dei processi riabilitativi.<br />
*Fisioterapista Asl 3 di Catania<br />
L’<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> risponde all’INAIL di Catania<br />
documenti<br />
Palermo, 18 gennaio 2007<br />
INAIL - Sede di Catania - Centro Medico Legale<br />
Dirigente Medico - Dott. Alessandro Ferrara<br />
Via Cifali, 76/a - Catania<br />
Fax 095-7190202<br />
Oggetto: Riscontro Vs. nota. Percorsi universitari e attività professionale del fisioterapista.<br />
In riscontro alla nota a firma della S. V. e datata 27-09-2006 con la quale si richiede di acquisire notizie su eventuali<br />
novità normative riguardanti sia percorsi formativi universitari che le attività e competenze del fisioterapista,<br />
si precisa quanto segue.<br />
- La formazione delle professioni sanitarie, e quindi del fisioterapista, è demandata esclusivamente alle Università,<br />
a partire dall’<strong>anno</strong> 1996, che, con l’individuazione della Tabella XV<strong>III</strong> ter attiva i Diplomi Universitari trasformati<br />
con i Decreti del 02-04-2001 in Corsi di Laurea e in Corsi di Laurea Specialistica.<br />
- Le figure, in atto operanti nel SSN, sono state regolamentate a partire dal D. Lgs. 30.12.1992 n. 502 e successive<br />
modifiche ed integrazioni che, all’art. 6 comma 3, recita che “il Ministro della Sanità individua con proprio<br />
Decreto le figure professionali da formare e i relativi profili. Il relativo ordinamento didattico è definito ai sensi<br />
dell’arti 9 della legge 19.11.1990 n. 341”.<br />
- lo stesso Decreto Lgs. n. 502 specifica che “I corsi di studio relativi alle figure professionali individuate ai sensi<br />
del presente articolo e previsti dal precedente ordinamento che non siano stati riordinati ai sensi del citato art. 9<br />
della legge 19 novembre 1990, n. 341, sono soppressi entro due anni a decorrere dal 1° gennaio 1994, garantendo,<br />
comunque, il completamento degli studi agli studenti che si iscrivono entro il predetto termine al primo<br />
<strong>anno</strong> di corso”, stabilendo, pertanto, in termini temporali, quali titoli potevano essere riconosciuti validi secondo<br />
vecchio ordinamento.<br />
- Le competenze proprie della specifica area professionale sono definite dal profilo professionale, dall’ordinamento<br />
didattico universitario nonché dal codice deontologico.<br />
- Successivamente con Decreto ministeriale n. 741 del 14.09.1994 è individuato il profilo professionale del<br />
Fisioterapista.<br />
- I titoli equipollenti alla figura del fisioterapista sono stai individuati con decreto ministeriale del 27.07.2000.<br />
- La legge 26 febbraio 1999 n. 42, all’art. 1 comma 1, sostituisce la denominazione “professione sanitaria ausiliaria”<br />
in “professione sanitaria”.<br />
- Le professioni sanitarie sono state distinte in quattro differenti aree per effetto del Decreto del Ministero della<br />
Sanità 29 marzo 2001, che ha definito la collocazione del fisioterapista all’interno dell’area delle “professioni sanitarie<br />
riabilitative”.<br />
Ad ogni buon fine e per fornire una panoramica esaustiva in riferimento ai quesiti posti alla scrivente<br />
Associazione, si forniscono in allegato i riferimenti utili a reperire la normativa di interesse:<br />
=> Elenco tratto dal Ministero della Salute delle professioni sanitarie, delle arti ausiliarie delle professioni sanitarie<br />
e di “altre figure”.<br />
=> “Profilo professionale del fisioterapista” (D.L. 14 settembre 1994, n.741 pubblicato su G.U.R.I. n.6 del<br />
9.1.1995).<br />
=> “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”. Legge 26 febbraio 1999, n. 42, G.U.R.I. n. 50 del 2 marzo<br />
1999.<br />
=> “Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonchè<br />
della professione ostetrica” (Legge 10 agosto 2000, n. 251, pubblicata nella G.U.R.I. n. 208 del 6 settembre 2000).<br />
=> “Definizione delle figure professionali di cui all’art. 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.<br />
502, e successive modificazioni, da includere nelle fattispecie previste dagli articoli 1, 2, 3 e 4, della legge 10 agosto<br />
2000, n. 251 (art. 6, comma 1, legge n. 251/2000)”, (Decreto Ministero della Sanità di concerto con il MIUR<br />
29 marzo 2001, pubblicato sulla G.U.R.I. n. 118 del 23-05-2001).<br />
=> “Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della<br />
prevenzione e delega al Governo per l’istituzione dei relativi ordini professionali”, (Legge 1 febbraio 2006, n.43,<br />
G.U.R.I. N. 40 del 17 Febbraio 2006).<br />
Nel confermare la completa disponibilità dell’<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> a volere assicurare la più completa collaborazione, si inviano<br />
cordiali saluti.<br />
Il Responsabile dell’Ufficio Formazione Il Presidente<br />
Dott. Orazio Meli Dott. Rosario Fiolo
11<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Parlamento sociale siciliano:<br />
la democrazia diretta<br />
di Angelo Ginestra<br />
Cosa distingue una democrazia formale da una vera<br />
democrazia? Quali componenti rendono viva una<br />
democrazia e non la relegano al mero ruolo di<br />
“cornice istituzionale” dove un’oligarchia pluri votata<br />
confonde il consenso elettorale con la partecipazione<br />
consapevole dei cittadini alle decisioni necessarie a<br />
garantire il benessere comune e la soddisfazione dei<br />
bisogni dei più deboli? Una risposta a queste domande<br />
tenterà sicuramente di darla il “Parlamento sociale siciliano”,<br />
costituitosi ufficialmente il 10 ottobre scorso<br />
grazie all’iniziativa della Fondazione don Giuseppe<br />
Puglisi, guidata da padre Mario Golesano. “Il Parlamento<br />
sociale - tiene a precisare padre Golesano, suo fondatore<br />
e presidente - nasce anzitutto per promuovere, consolidare<br />
e far riconoscere il valore unico e irripetibile<br />
della persona di ogni ordine e luogo, e di restituirle il<br />
posto che le è proprio al centro di ogni pensare e di ogni<br />
agire”. Non a caso il riferimento esplicito della sua<br />
nascita è il testamento spirituale di don Giuseppe<br />
Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia il 15<br />
settembre del 1993, sintetizzato nell’espressione “e se<br />
ognuno fa qualcosa”, che si vuole porre a fondamento di<br />
una nuova cultura politica intesa come servizio, e di una<br />
nuova cultura della solidarietà, entrambe necessarie alla<br />
costruzione del bene comune.<br />
Il Parlamento sociale si propone, quindi, di convertire la<br />
“cultura delle deleghe” in “cultura della responsabilità”<br />
fra quanti sono nelle condizioni di offrire servizi e competenze<br />
specifiche, con lo scopo prioritario di “limitare i<br />
tempi tra l’individuazione dei bisogni ed i conseguenti<br />
interventi legislativi adeguati, efficaci e risolutivi”.<br />
Un’attenzione esplicita, pertanto, a sensibilizzare i politici<br />
siciliani alla responsabilità, termine che già nel suo<br />
etimo (dal latino respondeo) include l’inevitabilità della<br />
risposta alle conseguenze delle azioni, per evitare ciò<br />
che Max Weber identifica come il comportamento del<br />
“mero ‘politico della potenza’ che… opera di fatto nel<br />
vuoto e nell’assurdo”. Tale assemblea intende, quindi,<br />
collaborare con le amministrazioni per sensibilizzarle a<br />
realizzare interventi concreti a favore dei soggetti più<br />
deboli e svantaggiati. Per questa ragione è composta dai<br />
rappresentanti delle cooperative, delle fondazioni, degli<br />
enti di formazione, delle associazioni e da tutte le aggregazioni<br />
del terzo settore che spesso operano dove la politica<br />
non riesce a vedere. Una miopia non dettata sempre<br />
da cattiva volontà, ma determinata anche, come ribadito<br />
in premessa nello Statuto, da una realtà sociale complessa<br />
e frammentata in tutte le sue espressioni che spesso<br />
evidenzia divisioni e distanze anche tra coloro che si<br />
impegnano ad una sua trasformazione e promozione, provocando<br />
risultati che spesso riescono solo a risolvere le<br />
emergenze ma non riescono a articolare progetti che portino<br />
ad una trasformazione complessiva del sistema.<br />
Il Parlamento sociale vuole pertanto diventare spazio di<br />
confronto e di proposte che, rispettando la specificità di<br />
ciascuna realtà operante nel sociale, sappia armonizzare<br />
e orientare tutti i progetti per dare vita ad una<br />
dimensione vera di servizio e promozione della persona<br />
umana. Non a caso le sue finalità sono chiaramente<br />
declinate alla promozione, diffusione e al sostegno della<br />
“cultura della solidarietà, della sussidiarietà e della<br />
complementarietà” anche attraverso un confronto sereno<br />
e costruttivo tra tutte le forze, politiche, economiche,<br />
sociali, religiose, culturali e sportive, per favorire<br />
la “cultura del servizio”. Per realizzare tali obiettivi il<br />
Parlamento sociale si articola in alcuni organi che ne<br />
garantiscono il corretto funzionamento, tra cui sono di<br />
estremo interesse, per la forte valenza democratica,<br />
l’Assemblea e le Commissioni. L’Assemblea generale dei<br />
delegati approva le linee direttive del Parlamento e programma<br />
e valuta le attività delle Commissioni. Queste<br />
ultime, cuore pulsante del Parlamento, rappresentano il<br />
concreto “spazio di libertà” dove verr<strong>anno</strong> sviscerate e<br />
analizzate tutte le problematiche inerenti ad ogni area<br />
ed elaborate le proposte legislative ed operative che<br />
vengono poi portate alla votazione dell’Assemblea. Le<br />
Commissioni, quindi, attraverso il confronto fra le realtà<br />
esistenti nelle diverse aree, accolgono, analizzano,<br />
studiano il materiale di pensiero e di azione degli enti<br />
che li costituiscono, che elaborano in una sintesi organica,<br />
costruendo possibili percorsi legislativi ed operativi;<br />
sono così suddivise: famiglia (anziani, giovani, minori),<br />
immigrazione/emigrazione, salute, cultura, ambiente,<br />
lavoro, disabilità, turismo sport e spettacolo, emarginazione<br />
e devianza. Attraverso il lavoro delle Commissioni<br />
vengono prese in considerazione tutte le articolazioni<br />
del sociale dai tanti enti che da tempo vi operano, spesso<br />
in forma di volontariato ed in condizioni di disagio e<br />
che, proprio perché conoscono a fondo i problemi, sono<br />
in grado di dare contributi significativi per la loro risoluzione.<br />
In questo modo verrà superata la difficoltà legata<br />
all’impegno individuale di ciascun ente e si costruiscono<br />
responsabilità condivise in cui “l’impegno di uno diventa<br />
l’impegno di tutti e le energie, per conseguire l’obiettivo,<br />
sono moltiplicate”.<br />
L’adesione di circa 650 tra associazioni, cooperative,<br />
fondazioni, ecc. che operano nella provincia di Palermo,<br />
è la dimostrazione che il Parlamento sociale occupa uno<br />
spazio di democrazia diretta, vera, compiuta del quale si<br />
sentiva la mancanza e che sicuramente darà linfa vitale<br />
ad una democrazia che all’uomo della strada risulta così<br />
lontana da fargli ritenere che per molti politici siciliani,<br />
per dirla con Pascal “la cosa più difficile al mondo è pensare”,<br />
che per un politico significa pensare al benessere<br />
della collettività. Ebbene, il Parlamento sociale sarà<br />
un’opportunità per dimostrare il contrario, dotando la<br />
<strong>Sicilia</strong> di uno strumento che contribuirà a creare tra politici<br />
e cittadini un rapporto più democratico, più orientato<br />
all’ascolto e al confronto, più attento e sensibile alle<br />
esigenze e alle aspettative dei soggetti più fragili.
calendario_2007_aifi_sicilia / angelo ginestra<br />
se la tua professione non è rappresentata, non hai voce per diffondere le tue opinioni<br />
se la voglia di lottare ti è passata, non hai forza per difendere le tue ragioni<br />
se vuoi che qualcuno ti ascolti, costruisci un luogo in cui con coerenza<br />
diffondi la tua cultura e condividi il tuo senso di appartenenza<br />
<strong>AIFI</strong>: dal 1959 tutela la professione di fisioterapista
2007
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Valutazione, scelta e verifica<br />
dell’efficacia degli ausili<br />
di Paolo Fiore*<br />
Tra i compiti della riabilitazione vi è la ricerca dell’autonomia<br />
del soggetto affetto da una patologia<br />
che diminuisce la sua capacità funzionale per permettere<br />
il raggiungimento del suo completo inserimento e<br />
il ripristino di una piena inclusione sociale. Ciò avviene<br />
con l’elaborazione di un programma rivolto ad ottenere il<br />
migliore recupero della funzionalità fisica e motoria attraverso<br />
un percorso riabilitativo definito dal progetto riabilitativo<br />
individuale. Quando il recupero funzionale non è<br />
pienamente realizzabile sarà possibile ottenere significativi<br />
incrementi di autonomia attraverso l’adozione di ausili<br />
che consentano al soggetto di acquisire una più completa<br />
funzionalità. Così, una persona che vede le sue condizioni<br />
di salute compromettere le funzioni e le strutture corporee,<br />
limitare le proprie attività e restringere la sua partecipazione<br />
ai processi di vita che lo coinvolgono può ottenere<br />
l’innalzamento della sua qualità di vita.<br />
L’attività di valutazione del bisogno del paziente, di scelta<br />
dell’ausilio e verifica dell’efficacia dello stesso rientra<br />
pienamente nelle competenze del fisioterapista. Ciò è<br />
sancito dal profilo professionale, definito dal D M n.741 del<br />
14 settembre 1994, che prevede al comma 2, punto 3,<br />
dell’articolo 1 che il fisioterapista “propone l’adozione di<br />
protesi ed ausili, ne addestra all’uso e ne verifica l’efficacia”.<br />
Il profilo professionale è rinforzato dalla legge 26<br />
febbraio 1999, n. 42 che riporta “Disposizioni in materia di<br />
professioni sanitarie” laddove all’art. 1, comma 2 afferma<br />
che “Il campo proprio di attività e di responsabilità delle<br />
professioni sanitarie è determinato dai contenuti dei<br />
decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali<br />
(quello di fisioterapista prevede esplicitamente la<br />
facoltà in esame) e degli ordinamenti didattici dei rispettivi<br />
corsi di diploma universitario” (tutti prevedono esplicitamente<br />
la facoltà di proporre, addestrare e valutare<br />
l’adozione degli ausili). Anche la legge 10 agosto 2000, n.<br />
251, riguardante la “Disciplina delle professioni sanitarie<br />
infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione<br />
nonchè della professione ostetrica”, all’art. 2<br />
prevede che “gli operatori delle professioni sanitarie dell’area<br />
della riabilitazione svolgono con titolarità e autonomia<br />
professionale attività dirette alla prevenzione, alla<br />
cura, alla riabilitazione, al fine di espletare le competenze<br />
proprie previste dai relativi profili professionali”.<br />
Un percorso proponibile che rispetti una valida impostazione<br />
teorica deve prevedere una valutazione approfondita<br />
delle esigenze dell’utente e delle sue caratteristiche<br />
cliniche, motorie, del suo ambiente umano e fisico e la<br />
possibilità di eseguire diverse prove pratiche delle ipotesi<br />
di soluzione formulate, in modo da poter implementare<br />
e correggere il modello di ausilio selezionato fino a definire<br />
con la maggior approssimazione possibile il modello<br />
più idoneo da poi proporre per la prescrizione. Per poter<br />
ben effettuare una valutazione bisogna tener conto delle<br />
richieste e delle aspettative del paziente, specialmente<br />
se già possiede una esperienza di utilizzo di un ausilio pre-<br />
14<br />
cedente. Oltre a questo, al fine di poter effettuare la<br />
migliore scelta dell’ausilio, bisogna tener presente che le<br />
esigenze del paziente non sono le uniche a dover essere<br />
esplorate: è importante conoscere ogni volta che è possibile,<br />
il punto di vista delle persone che ruotano intorno al<br />
soggetto disabile: familiari, riabilitatori, infermieri, logopedisti,<br />
assistenti, insegnanti, medici, conoscenti.<br />
Ciò deve servire a definire gli obiettivi da raggiungere con<br />
la fornitura dell’ausilio, ad esempio, una seduta più<br />
comoda o più stabile, la protezione contro i decubiti, la<br />
possibilità di realizzare un gesto significativo, oppure la<br />
facilitazione dei care givers nelle operazioni di assistenza<br />
(alimentazione, igiene, cura). Spesso gli obiettivi diventano<br />
troppo numerosi e contrastanti tra essi: le priorità<br />
v<strong>anno</strong> stabilite in modo condiviso e partecipato con il<br />
paziente e con il gruppo dei prestatori di cura. Il rischio è<br />
che l’ausilio fornito non venga adottato nell’utilizzo quotidiano<br />
con conseguente spreco di energie, risorse, e frustrazione<br />
dell’utente e di chi gli sta intorno.<br />
I principali ambiti da esplorare nella valutazione possono<br />
riguardare la mobilità, la comunicazione, le attività della<br />
vita quotidiana, o specifici aspetti messi in luce dal confronto<br />
e dalla discussione. Quando ad esempio il paziente<br />
svolge la sua vita in carrozzina diventa fondamentale l’analisi<br />
della postura da seduto. Una seduta corretta deve<br />
risultare comoda, non deve essere faticosa da mantenere,<br />
il paziente non deve tendere a scivolare, deve dare un buon<br />
sostegno al tronco ed eventualmente al capo (con tutte le<br />
modulazioni che possano rendersi necessarie nel caso di<br />
deformità o squilibri tonici muscolari), deve far svolgere<br />
con facilità le attività quotidiane, liberando il movimento<br />
degli arti superiori, se l’utente è autonomo nella spinta<br />
deve facilitare questa funzione attraverso il delicato gioco<br />
del posizionamento dei perni in rapporto al baricentro.<br />
Risulta importante la scelta del cuscino sia per quanto<br />
riguarda la protezione della cute, sia per quanto riguarda<br />
la stabilità posturale del bacino.<br />
Oltre a saper valutare le caratteristiche del paziente,<br />
occorre conoscere le caratteristiche dei vari ausili e gli<br />
effetti del loro utilizzo sul paziente stesso. Da una attenta<br />
analisi dei bisogni del paziente può essere valutato<br />
opportuno, ad esempio, approfittare dei vantaggi che scaturiscono<br />
dalla stazione eretta passiva. Importanti benefici<br />
possono riguardare l’apparato locomotore, per la prevenzione<br />
delle limitazioni articolari, o il controllo del<br />
tono muscolare, l’apparato cardiocircolatorio, per la riduzione<br />
dell’ipotensione ortostatica e il miglioramento del<br />
ritorno venoso, l’apparato digerente per il miglioramento<br />
del transito, l’apparato urinario, per il miglioramento<br />
della funzione renale e lo svuotamento della vescica, la<br />
cute, per la prevenzione delle piaghe da decubito.<br />
Questo può interessare tutti coloro che vivono in carrozzina,<br />
ed in particolare persone affette da lesioni midollari,<br />
P.C.I., sclerosi multipla, lesioni cerebrali da trauma,<br />
difficoltà motorie legate all’invecchiamento.
Stabilito l’obiettivo della stazione eretta passiva, questa<br />
potrà essere ottenuta attraverso l’utilizzo di tutori, oppure<br />
con il tavolo di statica, o lo stabilizzatore, o la carrozzina<br />
verticalizzabile, o ancora lo standing. Ogni dispositivo<br />
verticalizza il paziente, ma ognuno lo fa con modalità,<br />
caratteristiche ed effetti diversi. Dalla valutazione del<br />
paziente, delle sue caratteristiche fisiche, del suo<br />
ambiente, degli obiettivi scelti si determinerà quale è il<br />
più idoneo nella fattispecie.<br />
È auspicabile che nel bagaglio culturale del fisioterapista<br />
siano presenti conoscenze che lo rendano abile e competente<br />
nella valutazione e scelta degli ausili, così che risul-<br />
15<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
ti completo il range di azioni che possono essere messe al<br />
servizio di un progetto riabilitativo che miri realmente a<br />
far acquisire al paziente la più ampia autonomia.<br />
Ricordiamo sempre che la limitazione all’attività, l’handicap,<br />
e la conseguente relazione col proprio ambiente è un<br />
fatto relativo, non assoluto, ed è collegato alle condizioni<br />
di vita e di lavoro, alla realtà in cui il soggetto è collocato.<br />
L’ausilio va a rappresentare un raccordo tra l’individuo<br />
e l’ambiente esterno, una modalità di relazione e di<br />
sviluppo delle personali capacità dell’individuo.<br />
La salute è un diritto costituzionale<br />
Manifesto<br />
LE PROFESSIONI SANITARIE TUTELANO LA SALUTE DEI CITTADINI<br />
Roma, 13 gennaio 2007<br />
Stati Generali delle Professioni Sanitarie<br />
*Fisioterapista, Dottore magistrale in Scienze Riabilitative<br />
documenti<br />
La salute è un bene inalienabile di ogni Cittadino, costituzionalmente tutelato sul territorio nazionale, la cui qualità<br />
deve essere garantita dai professionisti che vi operano.<br />
Le Professioni Sanitarie infermieristiche e ostetriche, della riabilitazione, tecnico-sanitarie, della prevenzione, a<br />
partire dalla Legge 42 del febbraio 1999 e fino alla Legge 43 del febbraio 2006, h<strong>anno</strong> percorso un iter che ha<br />
riconosciuto lo sviluppo di livelli di competenza, autonomia e responsabilità che le qualificano come professioni<br />
intellettuali all’interno di un sistema sanitario universalistico, ugualitaristico e di libero accesso.<br />
Questa volontà politica, dimostrata anche dal voto unanime del Parlamento sulla Legge 43/2006, si è arrestata a<br />
causa del mancato esercizio della delega da parte del Governo in attesa che lo stesso predisponesse l’impianto<br />
per la riforma delle professioni.<br />
Gli Ordini di cui le professioni sanitarie chiedono l’istituzione non sono corporazioni, ma uno strumento di tutela<br />
della salute del Cittadino, perché:<br />
1) pianificano e verificano la qualità della formazione dei professionisti, uniforme sul territorio nazionale;<br />
2) verificano le competenze e la qualità delle prestazioni sanitarie erogate, anche attraverso la formazione continua;<br />
3) assicurano il rispetto della deontologia professionale nell’esercizio di funzioni così importanti per la salute;<br />
4) tutelano il Cittadino dal fenomeno dell’abusivismo nell’esercizio di professione sanitaria;<br />
5) interpretano, insieme alle altre istituzioni ed in accordo con l’Utenza, il bisogno di salute della popolazione ed<br />
elaborano le modalità delle risposte sanitarie, anche attraverso modelli organizzativi innovativi e sostenibili.<br />
Il ddl di riforma delle professioni approvato dal Consiglio dei Ministri, ha espresso l’orientamento governativo di<br />
regolamentare attraverso Ordini le professioni intellettuali che si occupano di attività costituzionalmente garantite.<br />
In forza della Legge 43 che ha chiaramente definito le professioni sanitarie all’interno di tale tipologia, le stesse<br />
sollecitano il Governo a completare il percorso di regolamentazione delle professioni sanitarie che rappresentano<br />
un pilastro fondamentale per la qualificazione e sostenibilità del sistema sanitario nazionale.<br />
Gli Stati Generali delle Professioni Sanitarie sottolineano l’assoluta necessità di dare corso a quanto deciso dal<br />
Parlamento, procedendo all’istituzione di Ordini per le professioni sanitarie per rafforzare il sistema salute del<br />
nostro Paese.<br />
I Presidenti Nazionali delle Associazioni e Federazioni delle Professioni sanitarie:<br />
- AIDI e UNID Igienisti Dentali<br />
- <strong>AIFI</strong> Fisioterapisti<br />
- AIORAO Ortottisti<br />
- AIP e FISAP Podologi<br />
- AITA Tecnici Audiometristi<br />
- AITEP e UNPISI Tecnici della Prevenzione<br />
- AITN Tecnici di Neurofisiopatologia<br />
- AITNE e ANUPI Terapisti Neuropsimotricità Età Evolutiva<br />
- AITO Terapisti Occupazionali<br />
- AITRPP Tecnici della <strong>Riabilitazione</strong> Psichiatrica e Psicosociale<br />
- ANAP Tecnici Audioprotesisti<br />
- ANDID Dietisti<br />
- ANEP Educatori Professionali<br />
- ANPEC Tecn. Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare<br />
- ANTEL e ASSIATEL Tecnici di Laboratorio<br />
- ANTOI e FIOTO Tecnici Ortopedici<br />
- ASNAS e FENAAS Assistenti Sanitari<br />
- FLI Logopedisti
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
L’identificazione dei bisogni<br />
di recupero funzionale<br />
di Filippo Guccione*<br />
Premesso che la Legge 26 febbraio 1999, n. 42<br />
“Disposizioni in materia di professioni sanitarie”<br />
all’art. 1 (Definizione delle professioni sanitarie)<br />
comma 2 recita: “Dalla data di entrata in vigore della presente<br />
legge sono abrogati il regolamento approvato con<br />
decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 1974, n.<br />
225, ad eccezione delle disposizioni previste dal titolo V, il<br />
decreto del Presidente della Repubblica 7 marzo 1975, n.<br />
163, e l’articolo 24 del regolamento approvato con decreto<br />
del Presidente della Repubblica 6 marzo 1968, n. 680, e<br />
successive modificazioni. Il campo proprio di attività e di<br />
responsabilità delle professioni sanitarie di cui all’articolo<br />
6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992,<br />
n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, è determinato<br />
dai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei<br />
relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici<br />
dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione<br />
post-base nonché degli specifici codici deontologici,<br />
fatte salve le competenze previste per le professioni mediche<br />
e per le altre professioni del ruolo sanitario per l’accesso<br />
alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea,<br />
nel rispetto reciproco delle specifiche competenze<br />
professionali”. Nonostante quanto premesso, ancora oggi,<br />
si continua ad avere una variegata interpretazione sulle<br />
competenze del fisioterapista, ed una disciplina della professione<br />
che viene di conseguenza professata e propinata<br />
ai pazienti nelle forme più disparate, con la conseguenza<br />
che ai pazienti non è fornita una prestazione omogenea,<br />
condizionata dalla sede o dal professionista a cui viene<br />
regolata o imposta una condotta terapeutica non in linea<br />
con i dettati delle normative nazionali. Eppure anche per<br />
le professioni sanitarie, con il Decreto del Ministro<br />
dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica del<br />
2 aprile 2001, sono state determinate le classi delle lauree<br />
e delle lauree specialistiche (oggi magistrali) universitarie<br />
delle professioni sanitarie; ridefinendo, con essi, le competenze<br />
ed ampliandole, per legge (L.42/99, in ragione dei<br />
nuovi ambiti d’intervento previsti dall’ordinamento didattico<br />
e dal codice deontologico.<br />
In maniera sintetica, si può affermare, con certezza, che<br />
i laureati in fisioterapia, in riferimento alla diagnosi ed<br />
alle prescrizioni del medico, nell’ambito delle loro competenze,<br />
elaborano, anche in équipe multidisciplinare, la<br />
definizione del programma di riabilitazione volto all’individuazione<br />
ed al superamento del bisogno di salute del<br />
disabile; praticano autonomamente attività terapeutica<br />
per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie,<br />
psicomotorie e cognitive utilizzando terapie fisiche,<br />
manuali, massoterapiche e occupazionali; propongono<br />
l’adozione di protesi ed ausili, ne addestrano all’uso e ne<br />
verificano l’efficacia; verificano le rispondenze della<br />
metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero<br />
funzionale; svolgono attività di studio, didattica e consulenza<br />
professionale, nei servizi sanitari ed in quelli dove<br />
si richiedono le loro competenze professionali; svolgono la<br />
16<br />
loro attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche<br />
o private, in regime di dipendenza o libero-professionale.<br />
I laureati nella classe delle professioni sanitarie dell’area<br />
della riabilitazione svolgono, con titolarità e autonomia<br />
professionale, nei confronti dei singoli individui e<br />
della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla<br />
cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale.<br />
H<strong>anno</strong> un’adeguata preparazione nelle discipline<br />
di base, tale da consentire loro la migliore comprensione<br />
dei più rilevanti elementi che sono alla base dei processi<br />
patologici sui quali si focalizza il loro intervento riabilitativo<br />
e/o terapeutico in età evolutiva, adulta e geriatrica.<br />
Il raggiungimento delle competenze professionali è attuato<br />
attraverso una formazione teorica e pratica, universitaria,<br />
che include anche l’acquisizione di competenze<br />
comportamentali e relazionali che venga conseguita nel<br />
contesto lavorativo specifico di ogni profilo, così da<br />
garantire, al termine del percorso formativo, la piena<br />
padronanza di tutte le necessarie competenze e la loro<br />
immediata spendibilità nell’ambiente di lavoro.<br />
Nell’ambito della professione sanitaria del fisioterapista,<br />
i laureati sono operatori sanitari cui competono le attribuzioni<br />
previste dal D.M. del Ministero della sanità 14 settembre<br />
1994, n. 741 e successive modificazioni ed integrazioni;<br />
ovvero svolgono, in via autonoma o in collaborazione<br />
con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione,<br />
cura e riabilitazione nelle aree della motricità,<br />
delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti<br />
a eventi patologici, a varia eziologia, congenita<br />
od acquisita. Sono in grado di identificare i bisogni di<br />
riabilitazione che richiedono competenze preventive e<br />
riabilitative nei singoli settori specialistici (neurologia,<br />
ortopedia e traumatologia, cardiovascolare, area critica,<br />
oncologia, infettivologia, pneumologia, area maternoinfantile,<br />
ecc.); di valutare le risposte all’intervento<br />
riabilitativo registrandone le modificazioni durante e alla<br />
fine del medesimo; di progettare l’intervento riabilitativo<br />
individuando le modalità terapeutiche più consone, utilizzando,<br />
in relazione alla diagnosi, alle indicazioni ed alle<br />
prescrizioni del medico, terapie fisiche, terapie manuali,<br />
psicomotorie e occupazionali, proponendo l’eventuale uso<br />
di ortesi, protesi e ausili; di valutare le manifestazioni cliniche<br />
connesse al decorso delle principali malattie, al<br />
trattamento, alle abitudini di vita, alle reazioni alla<br />
malattia, all’ospedalizzazione, agli interventi assistenziali;<br />
di identificare i bisogni fisici, psicologici e sociali<br />
suscettibili di recupero funzionale delle persone di diverse<br />
età, cultura e stato di salute nei vari ambiti sociali,<br />
integrando le conoscenze teoriche con quelle pratiche, e<br />
rispondere ad esse; di individuare i bisogni preventivi e<br />
riabilitativi del soggetto attraverso una valutazione dei<br />
dati clinici che tenga conto delle modificazioni motorie,<br />
psicomotorie, cognitive e funzionali, della coerenza, entità<br />
e significatività dei sintomi (vedi tabella A).<br />
La condizioni preliminare necessaria per l’attività del fisio-
terapista è la diagnosi medica: in riferimeno all’ordinamento<br />
didattico e al profilo, è indispensabile una diagnosi<br />
della patologia che necessità di intervento riabilitativo.<br />
Tale diagnosi va esitata dal medico di medicina generale<br />
o specialistica o dal medico di chirurgia generale e specialistica,<br />
o dal medico di base (vedi ordinamento didattico:<br />
medicina interna, malattie dell’apparato respiratorio,<br />
malattie dell’apparato cardiovascolare, reumatologia,<br />
neurologia, malattie apparato locomotore, chirurgia<br />
generale, pediatria generale e specialistica, oncologia<br />
medica, gastroenterologia, nefrologia, chirurgia plastica,<br />
chirurgia pediatrica e infantile, chirurgia toracica, chirurgia<br />
vascolare, chirurgia cardiaca, urologia, psichiatria,<br />
neurochirurgia, malattie odontostomatologiche, otorinolaringoiatria,<br />
neuropsichiatria infantile, ginecologia e<br />
ostetricia….). La prescrizione va esitata in ragione del<br />
fatto che le condizioni generali del paziente consentano<br />
l’attivazione del programma riabilitativo, e di prassi viene<br />
definita dal medico competente della patologia primaria.<br />
Si è voluto intrudurre, per motivi a me sconosciuti ma con<br />
il risultato di creare solo disorientamento, una seconda<br />
diagnosi che si sovrappone alla diagnosi del medico di<br />
base o dello specialista della patologia, è cioè la diagnosi<br />
riabilitativa. Ebbene, dato per scontato che la diagnosi<br />
che caratterizza la malattia è quella esitata del medico<br />
specialista, il fisioterapista dovrà individuare, attraverso<br />
una valutazione dei dati clinici che tenga conto delle<br />
modificazioni motorie, psicomotorie, cognitive e funzionali,<br />
della coerenza, entità e significatività dei sintomi:<br />
tabella A<br />
17<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
- l’identificazione dei bisogni fisici, psicologici e sociali<br />
suscettibili di recupero funzionale.<br />
- la ragione della comprensione dei più rilevanti elementi<br />
che sono alla base dei processi patologici sui quali si focalizza<br />
il loro intervento riabilitativo e/o terapeutico;<br />
- la progettazione dell’intervento riabilitativo individuando<br />
le modalità terapeutiche più consone, utilizzando, in<br />
relazione alla diagnosi ed alle prescrizioni del medico,<br />
terapie fisiche, terapie manuali, psicomotorie e occupazionali;<br />
- la verifica, con la valutazione funzionale, delle rispondenze<br />
della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi<br />
di recupero funzionale.<br />
Quindi, affermando in maniera chiara ed esplicita, che il<br />
riferimento riabilitativo si deve rifare alla patologia principale,<br />
non si comprende il significato o il senso della diagnosi<br />
riabilitativa, e quale può essere il suo reale apporto<br />
nella definizione del programma riabilitativo, che la legge<br />
e anche la logica, nell’interesse del paziente, assegnano<br />
al fisioterapista.<br />
Per quanto esposto si rende indispensabile la collaborazione<br />
con le figure mediche della sanità, estesa in senso<br />
generale ed opportunamente riferita, per la salvaguardia<br />
del paziente, a tutti i medici-chirughi responsabili della<br />
diagnosi della patologia principale.<br />
*Dottore in Fisioterapia<br />
Docente incaricato del Corso di Laurea in Fisioterapia<br />
Responsabile Ufficio di Coord. Didattico e Servizio di Tutorato<br />
CdL Fisioterapia - Università degli Studi di Palermo<br />
Valutazione funzionale o diagnosi funzionale (diagnosi professionale):<br />
= valutazione degli elementi più rilevanti alla base dei processi patologici;<br />
= valutazione dei dati clinici per la quantificazione del d<strong>anno</strong> riportato;<br />
= identificazione dei bisogni fisici, psicologici e sociali suscettibili di recupero funzionale;<br />
= identificazione dei bisogni di riabilitazione che richiedono competenze nei singoli settori specialistici;<br />
= descrizione delle caratteristiche degli esiti funzionali.<br />
Indispensabile per:<br />
= la programmazione dell’intervento riabilitativo;<br />
= la verifica delle rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale.<br />
Associarsi all'Aifi conviene<br />
L’Aifi è da sempre impegnata a tutelare la professione dall’abusivismo, difendere il diritto al libero esercizio<br />
professionale, vigilare perché i professionisti siano rispettati, valorizzati e correttamente retribuiti nell’ambito<br />
del lavoro dipendente. Da qualche <strong>anno</strong> fa anche di più: offre ai propri iscritti una serie di agevolazioni che<br />
v<strong>anno</strong> incontro alle esigenze e alle richieste degli associati. Anche nel 2007, oltre all’abbonamento alle riviste<br />
“Fisioterapisti” e “Scienza Riabilitativa” e agli sconti sui corsi organizzati dalla Società scientifica Società scientifica<br />
italiana di fisioterapia & riabilitazione, proponiamo una serie di sconti e convenzioni davvero utili. Eccole.<br />
• Convenzione nazionale conto corrente bancario Fineco Bank a 4,95 euro al mese di tenuta conto, molti servizi<br />
inclusi, interessi sopra la media.<br />
• Assicurazione professionale a 40 euro all'<strong>anno</strong>: convenzione nazionale polizza di responsabilità civile del<br />
fisioterapista con Italiana Assicurazioni. RGM.<br />
• Sconto del 20 per cento sull’acquisto dell’apparecchio elettromedicale “Diater due” distribuito dalla società<br />
RGM.<br />
• Sconto del 10 per cento sul prezzo delle apparecchiature elettromedicali distribuite da Medical Space.<br />
• Sconto del 20 per cento sul prezzo di copertina dei testi editati e distribuiti dalla Libreria Del Porto<br />
(spese di spedizione a carico dell'editore).<br />
• Sconti sui corsi nazionali organizzati dalla Società Scientifica Italiana di Fisioterapia & <strong>Riabilitazione</strong> per chi si<br />
associa entro il 31 marzo 2007.<br />
• Servizi associativi: 6 numeri del bimestrale “Fisioterapisti”, 4 numeri del trimestrale “Scienza Riabilitativa”,<br />
consulenza giuridica e fiscale.
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Filippo Guccione*<br />
18<br />
lettera aperta<br />
Rispettare le leggi nazionali non è corporativismo<br />
L’esperienza politico-sindacale e di operatore della sanità che mi ha accompagnato in questi ultimi 20 anni,<br />
mi aveva inculcato un’unica certezza, vale a dire che nel nostro sistema democratico, ma credo anche in<br />
qualsiasi altro sistema similare, se il 51% delle persone la pensa alla stessa maniera, anche se “iniqua”, il<br />
sistema sarà ovviamente regolato da criteri coerenti alla volontà della maggioranza. Oggi questa mia certezza<br />
vacilla notevolmente, per i motivi che mi accingo ad esporre.<br />
Quella stessa maggioranza che con almeno il 51% ha determinato i cambiamenti del SSN introducendo la<br />
Legge 42/99 - determinazione delle professioni sanitarie - la Legge 251/00 - percorsi di laurea e Laurea<br />
specialistica delle professioni sanitarie, istituzione della figura dirigenziale delle stesse professioni, successivamente<br />
inserita e regolamentata dai CCNL della dirigenza sanitaria, amministrativa e tecnico professionale<br />
- oggi annuncia che per carenze numeriche nella nostra professione, anziché potenziare le<br />
risorse delle università, pensa a un ritorno alle scuole regionali, in contrasto con quanto previsto dalle<br />
leggi precedenti (Legge 502/92 e sue successive modificazioni, Legge 42/99, Legge 251/00, Decreto 2<br />
aprile 2001 (Determinazione delle classi delle lauree e delle lauree specialistiche universitarie delle professioni<br />
sanitarie).<br />
Abbiamo da sempre denunciato ai politici, ai sindacati, ai rappresentati della legge, anche con atti formali,<br />
un grande abusivismo professionale nel territorio nazionale, sperando sempre in quel 51%: ci siamo<br />
invece scontrati con i muri di gomma.<br />
Per contro oggi ci ritroviamo con l’art. 1-septies (equipollenza tra due percorsi formativi universitari, uno<br />
sanitario l’altro non sanitario), cosa mai verificatasi con nessun altra professione; con una Legge sull’Ordine<br />
che poteva porre rimedio a queste storture e che invece è rinviata, e sembra senza nessuna speranza, a<br />
data da destinarsi, configurando questa nostra richiesta come una forzatura corporativa.<br />
Quest’ultima affermazione, cioè quella d’essere corporativi, rappresenta la più grande offesa perpetrata<br />
nei confronti di questa categoria, che è facilmente smentibile analizzando i seguenti fatti:<br />
a. Abbiamo denunciato l’inadeguatezza dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), nel territorio siciliano, dovuta a:<br />
- assenza di tempario per le prestazioni riabilitative;<br />
- mancata verifica sui titoli abilitanti;<br />
- mancata determinazione, per la trasparenza e la qualità, dei tempi destinati alla rieducazione neuromotoria<br />
o motoria, etc;<br />
- mancato rispetto dell’autonomia professionale, a garanzia degli utenti-pazienti;<br />
- mancato controllo della qualità delle prestazioni.<br />
Le denuncie sono state fatte assieme ai rappresentati dei pazienti e quindi con la massima trasparenza e<br />
conferma dell’interesse sociale al problema.<br />
b. Abbiamo denunciato la precaria e inadatta organizzazione del lavoro sia nel pubblico che nei centri privati<br />
convenzionati, derivante da:<br />
- mancata applicazione della Legge n. 251/00;<br />
- mancato controllo sui carichi di lavoro dei professionisti, molto spesso non rispettando gli standard previsti<br />
dalle normative, con grave ricaduta sulla qualità delle prestazioni;<br />
- mortificazione dei professionisti, che si vedono retribuiti con stipendi di circa 1100 Euro mensili (è inutile<br />
qualsiasi commento), o con pagamento per prestazioni che oscillano tra i 10 e i 12 Euro (tariffe da<br />
lavoratori generici non specializzati, altro che professionisti!) facendo arricchire nel settore privato-convenzionato<br />
i titolari dei Centri in convenzione, che la f<strong>anno</strong> da padre-padrone. Tutto questo, eppure, è<br />
stato concertato, condiviso e sostenuto assieme al Tribunale dei diritti del Malato-Cittadinanzattiva, alla<br />
FISH (Federazione Italiana superamento Handicap), alle OO.SS. confederali (vedi codice deontologico, abolizione<br />
dell’art. 1-septies, denuncia sull’abusivismo, sulla poca trasparenza sull’applicazione delle prestazioni<br />
previste dai Lea, sulla necessità dell’Ordine, sull’organizzazione del lavoro). Ecco perché accusarci<br />
di corporativismo è l’onta più grande che si può fare alla nostra categoria.<br />
Alla luce di quanto sopra, sospetto che si usa la parola corporativismo per difendere acriticamente quel<br />
famoso 51%, che, se guardi a destra o a sinistra, si presenta sempre, trasversalmente, come reale garante<br />
di quelle lobbies che usufruiscono dei vantaggi dell’attuale sistema a d<strong>anno</strong> dei più deboli. Eppure,<br />
nonostante gli attacchi che abbiamo subito e che oggi continuano a perpetuarsi nei nostri riguardi, abbiamo<br />
sempre avuto il massimo rispetto degli altri, e siamo sempre speranzosi che un domani, speriamo non<br />
molto lontano, quel 49%, in cui ci siamo sempre ritrovati, nel rispetto del nostro modo di essere, possa<br />
un giorno diventare il 51%.<br />
*Dottore in Fisioterapia<br />
Docente incaricato del Corso di Laurea in Fisioterapia<br />
Responsabile Ufficio di Coordinamento Didattico e Servizio di Tutorato<br />
dL Fisioterapia - Università degli Studi di Palermo
19<br />
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
Congresso internazionale di<br />
Vancouver: noi ci saremo<br />
di Filippo Cavallaro*<br />
Nei prossimi mesi di fine primavera si terr<strong>anno</strong> a<br />
Vancouver (Canada) il 16° General WCPT Meeting ed<br />
il 6° General Meeting della Regione Europea della<br />
WCPT che far<strong>anno</strong> da contorno, con moltissime altre iniziative,<br />
al 15° Congresso della WCPT (2-6 giugno). Debbo<br />
ringraziare soprattutto coloro che già h<strong>anno</strong> sottoposto nei<br />
tempi previsti i loro lavori, sotto forma di abstract, per<br />
contribuire alle attività culturali e scientifiche congressuali,<br />
che vedr<strong>anno</strong> confrontarsi sui più importanti temi professionali<br />
colleghi provenienti da ogni angolo del pianeta.<br />
A costoro va la stima per lo studio e la prontezza, ma non<br />
si può non apprezzare la pazienza, in quanto le commissioni<br />
scientifiche che valutano e poi accettano i lavori<br />
ancora oggi, dopo più di sei mesi, non h<strong>anno</strong> dato risposta<br />
su quali sono stati accolti e quali no, su quali sar<strong>anno</strong> presentati<br />
sotto la veste di relazione, di lezione, comunicazione<br />
o di poster. Spero di incontrare in quella occasione<br />
due ragazzi, la prima, una collega appena laureata che si<br />
trasferisce a Seattle (negli USA ma a pochi chilometri da<br />
Vancouver) ed il secondo, uno studente dell’Università di<br />
Bologna, che conoscendo già quattro lingue ha deciso di<br />
fare una tesi sui servizi di fisioterapia erogati dal sistema<br />
sanitario in Giappone, al quale ho consigliato di presentare<br />
domanda quale volontario durante il congresso: sono gli<br />
studenti di fisioterapia che f<strong>anno</strong> il servizio nelle varie sale<br />
durante le sessioni di lavoro per dare i tempi, accompagnare<br />
le delegazioni, preparare il cerimoniale.<br />
Andremo a Vancouver e ringrazio chi ci sarà perché avrà<br />
deciso di investire del tempo per essere presente ad un<br />
evento importante per la professione e la sua evoluzione,<br />
ed avrà deciso di investire del denaro per aggiornare il proprio<br />
bagaglio culturale ma più di tutto per confrontare le<br />
proprie conoscenze con quelle di altri popoli e culture (è<br />
stato studiato un pacchetto di viaggio della durata di 12<br />
giorni comprendente: volo intercontinentale, iscrizione al<br />
congresso e soggiorno al prezzo di 2.000 euro a persona).<br />
Sono tanti i temi trattati, e ad ognuno a seconda dell’importanza<br />
viene dato lo spazio opportuno, a cominciare dai<br />
concetti e dai temi fondamentali della fisioterapia dei<br />
nostri giorni: la ricerca, che passa attraverso una organizzazione<br />
di larga scala per raccogliere e validare i risultati;<br />
lo studio delle strutture funzionali, aree specifiche su<br />
cui operiamo quotidianamente l’intervento terapeutico<br />
che sono collegate ad altre strutture in quel sistema complesso<br />
eccezionale che è il corpo dell’uomo; l’emergenza<br />
aids nei paesi africani, affrontata anche attraverso precise<br />
politiche di intervento soprannazionale dettate<br />
dall’ONU; il ruolo della Banca Mondiale per affrontare le<br />
politiche e gli investimenti nel campo della disabilità,<br />
interventi che possono incidere anche pesantemente sul<br />
futuro delle persone disabili e che possono delineare ed<br />
indicare nuovi spazi di azione che portino all’inclusione<br />
nella prospettiva di una società partecipata.<br />
Grazie alla presenza dei maggiori esperti del campo si terr<strong>anno</strong><br />
dei simposi sul cancro al seno, sull’elettrofisiologia,<br />
sulla stimolazione elettrica funzionale, sull’analisi del<br />
passo, sui protocolli randomizzati nelle affezioni muscoloscheletriche,<br />
sulla riabilitazione dell’arto superiore in<br />
neurologia, sull’intervento nel dolore patellare, sul management<br />
dei servizi in fisioterapia, sulla riabilitazione<br />
respiratoria; inoltre, per la prima volta in sede di un congresso<br />
della WCPT si terrà un simposio sulla salute “The<br />
1st Physical Therapy Summit on Global Health” condotto<br />
da Elizabeth Dean (Canada) con il contributo di Armele<br />
Dornelas de Andrade (Brasile), Rik Gosselink (Belgio),<br />
Saud Al-Obaidi (Kuwait) e Gloria Umerah (Nigeria).<br />
Ogni giorno si terr<strong>anno</strong> tre o quattro gruppi di lavoro in cui<br />
i partecipanti attraverso lo studio di casi clinici dar<strong>anno</strong> il<br />
contributo alla trasmissione ed allo scambio delle conoscenze<br />
e delle pratiche in uso nelle proprie realtà operative,<br />
gli argomenti sar<strong>anno</strong>: la salute delle ossa, la riabilitazione<br />
cardiaca, la raccolta dei dati clinici, l’educazione<br />
cardiorespiratoria, la sindrome di fatica cronica, le linee<br />
guida cliniche, il trattamento dei disturbi del collo, l’E-<br />
Learning, la diagnosi differenziale, l’etica, le neuroscienze,<br />
il pavimento pelvico, lo svezzamento respiratorio in<br />
terapia intensiva, la scrittura di lavori scientifici.<br />
Vancouver sarà l’occasione per l’incontro di tutti i sottogruppi<br />
che operano all’interno della WCPT, per cui il 3 giugno<br />
si incontrer<strong>anno</strong> la International Association of Physical<br />
Therapists Working with Older People (IPTOP), la<br />
International Acupuncture Association of Physical Therapists<br />
(IAAP), la International Private Practitioners Association<br />
(IPPA); il 4 giugno sarà la volta della International<br />
Federation of Orthopaedic Manipulative Therapists (IFOMT),<br />
la International Federation of Sports Physiotherapy (IFSP), la<br />
International Society of Physiotherapy Journal Editors<br />
(ISPJE), ICF - International Classification of Functioning, le<br />
Intensive Care Unit - ICU; il 5 giugno si incontrerà il sottogruppo<br />
della International Organisation of Physical<br />
Therapists in Women’s Health (IOPTWH); l’ultimo giorno del<br />
congresso si incontrerà il gruppo di coloro che si interessano<br />
di Randomised Controlled Trial (RCT). Nelle giornate di<br />
congresso sar<strong>anno</strong> più di mille i poster presentati in maniera<br />
interattiva e per coloro che si prenotano per tempo sarà<br />
anche possibile effettuare delle visite guidate nei servizi<br />
riabilitativi della British Columbia presso il G. F. Strong<br />
Rehabilitation Centre, il Mary Pack Arthritis Centre, il<br />
Vancouver General Hospital, il Saint Paul’s Hospital,<br />
l’University of British Columbia Hospital , il BC Children’s<br />
Hospital, il Sunny Hill Health Centre, il Treloar<br />
Physiotherapy Clinic, il City Sports & Physiotherapy Clinic, il<br />
Burrard Physiotherapy Associates ed il BC Women’s Hospital.<br />
Nei ringraziamenti a coloro che sar<strong>anno</strong> a Vancouver<br />
voglio aggiungere quelli a coloro che a novembre 2004<br />
h<strong>anno</strong> partecipato al primo congresso europeo sulla formazione<br />
del fisioterapista; come non ricordare Vito, che<br />
per la prima volta prendeva l’aereo ed era emozionantissimo;<br />
come non citare l’affermazione di Joe che sosteneva<br />
di non avere mai studiato così tanto di seguito, come
<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong><br />
<strong>AIFI</strong> <strong>Sicilia</strong> magazine<br />
non recuperare tra i ricordi il sorriso di Maria Rosa al bancomat,<br />
dopo la sfuriata con tutte le macchinette di Lisbona<br />
che non accettavano la sua carta; come non ricordare la<br />
vivacità degli studenti che prendevano in giro la professoressa<br />
Annarita e che, come ho già scritto su queste pagine<br />
in passato (<strong>Fare</strong> <strong>Riabilitazione</strong> <strong>anno</strong> 1 n.4), si sono fatti<br />
notare anche dalla vigilanza del congresso; ed infine come<br />
non apprezzare l’acutezza delle riflessioni di Paolo.<br />
In Canada, oltre alla bella città di Vancouver, modernissima<br />
ed accessibile, andremo a vedere altre bellezze: le<br />
balene, i boschi ed i laghi. Andremo a vedere la parte<br />
occidentale, la più selvaggia, del Canada, ma questa volta<br />
TELEGRAMMA<br />
20<br />
con un impegno in più: essere la delegazione ufficiale dei<br />
fisioterapisti del nostro paese. Rappresenteremo l’Italia<br />
con tutti quei simboli che ci caratterizzano: siamo noti<br />
per gli spaghetti, la pizza e le canzoni, ma porteremo<br />
anche la bandiera, l’inno e i cerimoniali, perché così conviene<br />
ad una delegazione ufficiale, rispettando ed esaltando<br />
i valori storici della patria presentando gli aspetti,<br />
le caratteristiche, i profumi ed i sapori della nostra terra.<br />
Come <strong>AIFI</strong> avremo a disposizione uno spazio espositivo,<br />
uno stand che mi immagino arredato dei nostri colori e<br />
della nostra cultura.<br />
*Filippo Cavallaro<br />
Ufficio Estero <strong>AIFI</strong><br />
Abrogare l’art. 1 septies Legge 27/2006<br />
Roma, 23 gennaio 2007<br />
Al Ministro della Salute<br />
On.le Livia TURCO<br />
Al Ministro dell’Istruzione<br />
On.le Beppe FIORONI<br />
Al Ministro dell’Università<br />
On.le Fabio MUSSI<br />
Dr. Vasco ERRANI<br />
Presidente della Conferenza delle Regioni<br />
Ai Sigg. Capigruppo Parlamentari<br />
della Camera dei Deputati<br />
Ai Sigg. Capigruppo Parlamentari<br />
del Senato della Repubblica<br />
documenti<br />
Oggetto: Abrogazione art. 1 - septies Legge 3 febbraio 2006, n. 27<br />
Gentili Ministri, Gentili Onorevoli,<br />
in merito alla questione riguardante l’articolo 1-septies Legge 3 febbraio 2006, n. 27 con cui si è introdotta l’equipollenza<br />
tra il diploma di laurea in Fisioterapia e quello in Scienze Motorie, Vi chiediamo un intervento immediato volto<br />
all’abrogazione di questa norma, tutt’ora in vigore malgrado alcuni interventi dei Vostri Ministeri con disegni di legge<br />
presentati in Parlamento per l’abrogazione della norma stessa, ma ancora oggetto del “lungo iter parlamentare”.<br />
In questi giorni, inoltre, si sono verificati ulteriori avvenimenti gravi rispetto l’argomento in oggetto: infatti la VII<br />
Commissione della Camera, la medesima che deve ancora definire il parere sui disegni di legge abrogativi, in occasione<br />
dell’approvazione di un Decreto Ministeriale relativo ai percorsi di laurea, ha condizionato il proprio parere favorevole<br />
all’avvio di fatto dell’applicazione dell’articolo 1 septies, con la previsione di un <strong>anno</strong> di corso, delegando il<br />
Governo a definire un tirocinio per l’esercizio delle funzioni di fisioterapista da parte dei laureati in scienze motorie.<br />
Nel frattempo la Regione Liguria ha approvato una legge regionale che prevede la possibilità di esercitare le funzioni<br />
di fisioterapista in ambito pubblico e privato accreditato anche ai laureati in scienze motorie.<br />
CGIL GFP CISL FP UIL FPL denunciano il permanere, a distanza di oltre un <strong>anno</strong>, di una situazione di totale illegalità,<br />
che ha già determinato di fatto le condizioni per l’esercizio abusivo di una professione sanitaria (Legge regione<br />
Liguria), e che ci costringerà, in caso di mancato intervento del Ministero competente, a richiedere l’intervento della<br />
Magistratura, considerato il “grave rischio” di mancata tutela della salute pubblica dei cittadini.<br />
A tal fine si rende necessario, senza ulteriori indugi, porre fine alle conseguenze già determinate dalla previsione dell’articolo<br />
1 septies, e malgrado le nostre numerose richieste di intervento associate a quelle dell’<strong>AIFI</strong> associazione dei<br />
fisioterapisti, le associazioni degli utenti e di tutte le altre rappresentanze istituzionali e civili, che si sono già espresse<br />
sull’argomento in tutte le sedi competenti, anche in audizione parlamentare in occasione del confronto sui disegni<br />
di legge abrogativi dell’articolo 1 sepites.<br />
Siamo certi che comprenderete come la situazione determinatasi non possa protrarsi oltre; non è accettabile che in<br />
questa fase di “attacchi mediatici” al sistema sanitario nazionale, siano messe in discussione le “certezze” del sistema<br />
ordinamentale delle professioni sanitarie con le relative regole di garanzia di professionalità a tutela della salute dei<br />
cittadini.<br />
Certi del Vostro intervento urgente, cogliamo l’occasione per porgerVi cordiali saluti.<br />
FP CGIL<br />
R. Dettori<br />
CISL FP<br />
D. Volpato<br />
UIL FPL<br />
C. Fiordaliso