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storia della cardiologia in torino dalla ii guerra mondiale ad oggi

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STORIA DELLA CARDIOLOGIA IN TORINO<br />

DALLA II GUERRA MONDIALE AD OGGI<br />

Ricordi di un testimone<br />

Le nostre r<strong>ad</strong>ici<br />

Come eravamo<br />

L’autore, attivo nella Cardiologia Tor<strong>in</strong>ese dal suo <strong>in</strong>izio nel dopo<strong>guerra</strong>, ha ricostruito, <strong>in</strong> base a ricordi<br />

ed esperienze personali, corredate <strong>dalla</strong> documentazione fornita dai Colleghi cardiologi che ne furono gli<br />

attori pr<strong>in</strong>cipali, la <strong>storia</strong> <strong>della</strong> <strong>cardiologia</strong> nella nostra città.<br />

Il confronto dell’attività cl<strong>in</strong>ica e delle tecnologie utilizzate nella nostra città con quelle contemporaneamente<br />

<strong>ad</strong>ottate <strong>in</strong> altre realtà nazionali ed <strong>in</strong>ternazionali, consente di valutare non solo i ritardi, ma anche<br />

le <strong>in</strong>novazioni orig<strong>in</strong>ali e pionieristiche <strong>in</strong>trodotte dai ricercatori a cui va il merito di essere stati attori del<br />

progresso nello scenario <strong>della</strong> <strong>cardiologia</strong> italiana e di tutto il mondo <strong>in</strong>dustrializzato.<br />

Va considerato, <strong>in</strong> proposito, anche il contesto <strong>in</strong> cui è avvenuto lo sviluppo <strong>della</strong> <strong>cardiologia</strong> nel dopo<strong>guerra</strong><br />

a Tor<strong>in</strong>o con notevole ritardo rispetto ai Paesi anglosassoni ed alla Francia, non solo per gli eventi bellici<br />

ma anche per l’isolamento culturale dell’Italia degli anni prebellici.<br />

Nel testo che segue vengono riportati per ciascuna delle aree <strong>della</strong> <strong>cardiologia</strong> cl<strong>in</strong>ica e strumentale i metodi<br />

di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diagnostica e terapeutici <strong>ad</strong>ottati nelle diverse epoche, <strong>in</strong> rapporto all’evolversi dell’epidemiologia<br />

delle cardiopatie, ed i risultati ottenuti con il loro progresso.<br />

RTM<br />

L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA<br />

L’elettrocardiografia<br />

Durante la <strong>guerra</strong>, nel 1941, gli elettrocardiogrammi venivano effettuati nel<br />

reparto di Patologia Medica con l’elettrocardiografo di E<strong>in</strong>thoven1 (fig.1),<br />

il“galvanometro a corda”, che, non disponendo di amplificazione, era dotato<br />

di grande sensibilità; per evitare artefatti l’elettrocardiogramma si registrava<br />

all’<strong>in</strong>terno di una Gabbia di Far<strong>ad</strong>ay. Con l’elettrocardiografo di E<strong>in</strong>thoven si<br />

registravano solo le 3 derivazioni periferiche, peraltro di ottima qualità a confronto<br />

con quelle amplificate2 (fig.2)<br />

Con questo elettrocardiografo è stato possibile a Pardy negli anni ‘20 correlare<br />

il sopraslivellamento dell’ST, cioè l’alterazione elettrocardiografica<br />

più specifica e sensibile dell’<strong>in</strong>farto<br />

che <strong>oggi</strong> diremmo STEMI, con il riscontro autoptico<br />

di <strong>in</strong>farto miocardico acuto.<br />

Wilson, Professore dell’Università del Michigan,<br />

nel 1941 scopre il centrale term<strong>in</strong>ale che consente<br />

di registrare oltre alle tre derivazioni di E<strong>in</strong>thoven,<br />

I, II, III, le unipolari toraciche e quelle “augmented”<br />

degli arti aVR aVL aVF3 Fig. 1<br />

Fig. 3<br />

A Tor<strong>in</strong>o si dovrà attendere il 1947 per disporre di<br />

Fig. 2<br />

apparecchi <strong>in</strong> gr<strong>ad</strong>o di effettuare le classiche 12<br />

derivazioni, da decenni def<strong>in</strong>itivamente ed universalmente<br />

accettate come standard dell’elettrocardiogramma.<br />

Ascoltazione e Fonocardiografia<br />

F<strong>in</strong>o al dopo<strong>guerra</strong> il cuore si ascoltava con lo stetoscopio <strong>in</strong> legno, <strong>oggi</strong> pezzo di<br />

antiquariato (Fig.3).<br />

Solo nel 1947 arriva dagli USA il primo fonendoscopioa per l’ascoltazione biauricolare<br />

non molto diversi da quelli attualmente <strong>in</strong> uso.<br />

a In realtà il term<strong>in</strong>e fonendoscopio è stato coniato dai cl<strong>in</strong>ici Milanesi Bazzi e Bianchi, che già nel 1896 avevano realizzato il primo<br />

modello di ascoltazione biauricolare.<br />

marzo 10 38 39<br />

marzo 10


Le nostre r<strong>ad</strong>ici<br />

Come eravamo<br />

A quella data l’ascoltazione dei toni e soffi cardiaci era considerata il metodo più sensibile e specifico per la diagnosi<br />

cl<strong>in</strong>ica delle cardiopatie valvolari, patologia dom<strong>in</strong>ante ancora <strong>in</strong> Italia all’<strong>in</strong>izio degli anni ‘50 e prevalentemente di<br />

natura reumatica, imputata <strong>ad</strong> <strong>in</strong>fezione far<strong>in</strong>gea da Streptococco A b emolitico, diagnosticata mediante sierodiagnosi<br />

specifiche con antistreptolis<strong>in</strong>e. A Tor<strong>in</strong>o <strong>in</strong> quell’epoca ebbe <strong>in</strong>izio una vasta campagna di prevenzione primaria<br />

<strong>della</strong> cardiopatia reumatica nelle scuole e nell’<strong>in</strong>dustria 4 .<br />

A supporto dei segni cl<strong>in</strong>ici e dell’ascoltazione si svilupparono tecnologie strumentali per la registrazione dei rumori<br />

e pulsazioni cardiaci: la fonocardiografia e la poligrafia.<br />

Lo sviluppo di questa tecnologia è stato possibile grazie al contributo di Giano<br />

Magri, che giunge a Tor<strong>in</strong>o nel 1952, dopo un lungo s<strong>oggi</strong>orno alla Chicago<br />

Medical School dal suo professore, Aldo Luis<strong>ad</strong>a, emigrato negli Stati Uniti per<br />

sfuggire alle leggi razziali.<br />

Magri collabora alla pubblicazione e tr<strong>ad</strong>uzione italiana del trattato di Luis<strong>ad</strong>a<br />

“Il battito cardiaco”, contributo orig<strong>in</strong>ale alle conoscenze <strong>della</strong> fisiopatologia<br />

del battito cardiaco e <strong>della</strong> meccanica valvolare, ottenuto con la registrazione<br />

fonocardiografica e poligrafica 5<br />

La disponibilità del fonocardiografo che Magri si porterà <strong>in</strong> Italia nei primi anni<br />

50 consentirà di perfezionare la diagnostica delle valvulopatie, <strong>in</strong> particolare<br />

delle stenosi (figg. 4 e 5) ed <strong>in</strong>sufficienza mitralica ed aortica e consentirà la<br />

fioritura di un gran numero di ricerche f<strong>in</strong>alizzate alla diagnosi e valutazione<br />

Fig. 5<br />

Fig. 6<br />

Fig. 4<br />

strumentale delle valvulopatie, <strong>in</strong>dispensabile per la decisione terapeutica, <strong>in</strong><br />

particolare quella chirurgica.<br />

Si scopre <strong>in</strong> quel periodo l’utilità <strong>della</strong> registrazione fonocardiografica <strong>in</strong>trae-<br />

sofagea 6,7 (fig. 6).<br />

L’accesso ai fenomeni cardiaci per via esofagea, resa possibile dal contatto diretto<br />

dell’esofago <strong>in</strong>termedio con l’atrio e ventricolo s<strong>in</strong>istro e verrà sfruttato s<strong>in</strong>o ai nostri<br />

giorni per la registrazione elettrocardiografica, la cardioversione delle aritmie atriali e,<br />

negli ultimi 20 anni, per l’ecocardiogramma esofageo.<br />

L’ ultima evoluzione nello studio dei toni cardiaci è stata<br />

effettuata con l’analisi frequenziale dei toni cardiaci 8 ,<br />

<strong>ad</strong> esempio del 4° tono. (fig.7). L’analisi frequenziale<br />

(FFT) verrà successivamente <strong>in</strong>trodotta per l’analisi <strong>della</strong><br />

composizione <strong>in</strong> frequenza degli ultrasuoni, ormai diffusamente<br />

<strong>ad</strong>ottata nella velocimetria dei flussi ematici<br />

con l’ecodoppler cardiaco.<br />

La diagnostica delle valvulopatie non si basava soltanto<br />

sul reperto ascoltatorio e fonocardiografico.<br />

Angiografia dei vasi polmonari<br />

Nel British Journal of R<strong>ad</strong>iology del 1958, viene<br />

pubblicato da D. Goodw<strong>in</strong> un simposio sull’ ipertensione<br />

polmonare 9 .<br />

Nella seconda relazione del simposio di R. Ste<strong>in</strong>er<br />

“R<strong>ad</strong>iological appearance of the pulmonary vessel<br />

<strong>in</strong> pulmonary hypertension” 10 , <strong>in</strong> riferimento<br />

all’uso del mezzo di contrasto endovenoso per la<br />

visualizzazione dettagliata <strong>della</strong> vascolarizzazione<br />

polmonare, sia nei vizi mitralici sia nelle cardiopatie congenite (DIA, DIV e dotti<br />

arteriosi) – vengono citati i lavori pionieristici sull’angiografia polmonare di Actis,<br />

Angel<strong>in</strong>o e Zambelli del 1952 11 .<br />

Non essendo ancora disponibile il c<strong>in</strong>eangiografo, le lastre venivano sostituite manualmente<br />

durante l’<strong>in</strong>iezione del mezzo di contrasto.<br />

Questa metodica ha consentito di aff<strong>in</strong>are le diagnosi e la valutazione funzionale delle cardiopatie anche per le scelte<br />

cardiochirurgiche <strong>in</strong> base alle caratteristiche del circolo arterioso polmonare.<br />

Cateterismo del cuore destro<br />

Per la valutazione funzionale <strong>della</strong> valvulopatia già <strong>dalla</strong> f<strong>in</strong>e degli anni 40 era stato <strong>in</strong>trodotto il cateterismo <strong>della</strong><br />

cavità destra da Cournand 12 .<br />

Fig. 7<br />

Le nostre r<strong>ad</strong>ici<br />

Come eravamo<br />

Nel 1948 Actis e Angel<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> uno stage nell’Istituto di<br />

Soulic a Parigi apprendono le tecniche di cateterizzazione<br />

del cuore destro (fig.8), <strong>dalla</strong> cui misurazioni, <strong>in</strong> aggiunta<br />

alle immag<strong>in</strong>i r<strong>ad</strong>iologiche ed ascoltatorie, venivano ricavate<br />

<strong>in</strong>dicazioni funzionali di utilizzo per le scelte del trattamento<br />

cardiochirurgico nei vizi mitralici (2 Aprile 1951)<br />

e congeniti (1950) 13,14<br />

Fig. 8<br />

Sono stati questi i primi cateterismi del cuore destro e di<br />

tutto il circolo epatico, renale e del seno coronarico effettuati<br />

<strong>in</strong> Italia che hanno consentito gli approfondimenti<br />

diagnostici richiesti per valutare le <strong>in</strong>dicazioni alla cardiochirurgia, che prendeva avvio <strong>in</strong> quell’anno a Tor<strong>in</strong>o.<br />

Nel 1951, <strong>in</strong>fatti, Dogliotti reduce da un viaggio negli USA dove <strong>in</strong>contrò il Prof. Bayley, il primo <strong>ad</strong> effettuare la valvulotomia<br />

mitralica a cielo coperto, importa ed <strong>in</strong>izia <strong>in</strong>sieme al Prof. Valdoni di Roma la chirurgia cardiaca, dedicata<br />

quasi esclusivamente alla valvulotomia mitralica, e più di r<strong>ad</strong>o alla correzione dei vizi congeniti; migliaia di pazienti<br />

verranno operati con successo con questo metodo.<br />

LA RIVOLUZIONE EPIDEMIOLOGICA DEL XX SECOLO:<br />

IMPLICAZIONI NELL’EVOLUZIONE DELLA CARDIOLOGIA<br />

Decl<strong>in</strong>o <strong>della</strong> cardiopatia reumatica<br />

A partire dagli anni 50 e seguenti, nel mondo <strong>in</strong>dustrializzato, è<br />

<strong>in</strong>iziato un rapido decl<strong>in</strong>o <strong>della</strong> febbre reumatica e <strong>della</strong> sua più<br />

grave complicanza, la cardite reumatica.<br />

Negli USA dal 1962 al ’71 si è osservata una netta riduzione dell’<strong>in</strong>cidenza<br />

<strong>della</strong> febbre reumatica acuta15 . In Europa un fenomeno<br />

analogo è <strong>in</strong>iziato subito dopo la seconda <strong>guerra</strong> <strong>mondiale</strong> (fig. 9)<br />

negli anni ’45.<br />

In Italia si è osservato molto più recentemente un progressivo decl<strong>in</strong>o<br />

<strong>della</strong> mortalità per cardite reumatica a partire dal 1990 s<strong>in</strong>o<br />

al 200116 . Il decl<strong>in</strong>o <strong>della</strong> morbilità è stato attribuito per generale<br />

consenso al miglioramento delle condizioni socioeconomiche ed<br />

igieniche e, più recentemente, alla profilassi primaria e secondaria<br />

con penicill<strong>in</strong>a e, per quanto riguarda la mortalità, oltre ai fattori già descritti, anche <strong>della</strong> terapia chirurgica dei vizi<br />

valvolari.<br />

L’emergere <strong>della</strong> cardiopatia ischemica<br />

Nella stessa epoca si assiste nel mondo sviluppato all’aumento<br />

dell’<strong>in</strong>cidenza delle altre forme di cardiopatia, <strong>in</strong> particolare <strong>della</strong><br />

cardiopatia ischemica.<br />

I dati su cui si basano queste affermazioni sono sparsi o variamente<br />

aggregati per quanto riguarda il tipo di cardiopatia e per periodo.<br />

Dalle statistiche OMS apprendiamo che la morbilità per cardiopatia<br />

ischemica, <strong>in</strong> Europa e <strong>in</strong> Italia, aumenta dal 1990 al 2000, per poi<br />

dim<strong>in</strong>uire dal 2000 al 2005. (fig.10 e 11)<br />

Si verifica peraltro già dal 1990 una riduzione <strong>della</strong> mortalità per<br />

cardiopatia ischemica, secondo i dati ISTAT, <strong>in</strong> Italia così come <strong>in</strong> altri<br />

Paesi Europei17,18 Fig. 10<br />

Fig. 11<br />

.<br />

Le date sull’<strong>in</strong>izio dell’aumento e <strong>della</strong> successiva riduzione delle cardiopatie<br />

ischemiche, siano esse valutate come morbilità o mortalità,<br />

<strong>in</strong> Europa ed <strong>in</strong> Italia, non co<strong>in</strong>cidono con il trend epidemiologico<br />

delle cardiopatie avvenuto nel corso di più di 60 anni, giustamente<br />

def<strong>in</strong>ito la “rivoluzione epidemiologica del 20° secolo”. Questa discrepanza<br />

può essere spiegata, almeno <strong>in</strong> parte, dall’<strong>in</strong>troduzione<br />

delle <strong>in</strong>novazioni nella strumentazione diagnostica e nelle terapie<br />

farmacologiche e non farmacologiche messe <strong>in</strong> atto per combattere<br />

le patologie cardiovascolari emergenti e <strong>dalla</strong> loro ric<strong>ad</strong>uta benefica sui successivi eventi morbosi.<br />

marzo 10 40 41<br />

marzo 10<br />

Fig. 9


L’ERA DELLE NUOVE TECNOLOGIE<br />

La coronarografia<br />

Nel 1960 al Congresso <strong>mondiale</strong> di Cardiologia a Bruxelles,<br />

vengono presentate le prime coronarografie selettive<br />

effettuate da Sones <strong>della</strong> Cleveland Cl<strong>in</strong>ic; questi<br />

primi risultati spostano l’attenzione dalle misure emod<strong>in</strong>amiche<br />

cavitarie alla valutazione delle stenosi coronariche19<br />

.<br />

A Tor<strong>in</strong>o, per merito di Anton<strong>in</strong>o Brusca verrà istituita<br />

alle Mol<strong>in</strong>ette la prima sala per c<strong>in</strong>eangiografie ed emod<strong>in</strong>amica<br />

con la sponsorizzazione di Orfeo Pianelli, al<br />

ritorno dal Texas Heart Institute dove era stato portato<br />

per essere operato di cuore.<br />

In questa sala, alle Mol<strong>in</strong>ette, <strong>in</strong>izierà l’attività diagnostica<br />

con le prime coronarografie nel 1970.<br />

Dopo alcune vicende ed il susseguirsi di diversi responsabili<br />

il centro verrà chiuso e sorgeranno le due sale<br />

angiografiche delle Mol<strong>in</strong>ette, affidate per il Reparto<br />

universitario ai Dottori Orzan e Fontana e per il Reparto<br />

ospedaliero al Dott. B<strong>ad</strong>u<strong>in</strong>i.Veniva così garantito il servizio<br />

diagnostico <strong>in</strong>dispensabile per la nuova cardiochirurgia<br />

dell’Università di Tor<strong>in</strong>o.<br />

Il By-Pass Aorto-Coronarico<br />

La coronarografia selettiva secondo Sones19 aveva consentito<br />

al geniale chirurgo argent<strong>in</strong>o, René Favaloro, di concepire<br />

e realizzare nel 1967, alla Cleveland Cl<strong>in</strong>ic, il primo<br />

by-pass delle stenosi coronariche con vena safena20 .<br />

Da allora, come è noto, milioni di pazienti sono stati<br />

operati con successo <strong>in</strong> tutto il mondo con questa tecni-<br />

marzo 10 42<br />

Le nostre r<strong>ad</strong>ici<br />

Come eravamo<br />

Angioplastica percutanea<br />

Da tre decenni è <strong>in</strong>iziata la competizione tra i due metodi di rivascolarizzazione<br />

coronarica: il by-pass e l’angioplastica percutanea.<br />

Nel 1977 fu il cardiologo svizzero Gruentzig a concepire e realizzare la prima angioplastica<br />

coronaria con pallonc<strong>in</strong>o22 .<br />

Nel corso di 30 anni, l’angioplastica coronaria per cutanea PTCA <strong>oggi</strong> def<strong>in</strong>ita semplicemente<br />

PCI (Percutaneous Coronary Intervention) viene effettuata <strong>in</strong> tutte le sale<br />

agiografiche, <strong>in</strong> Italia, Europa e nel mondo <strong>in</strong>dustrializzato ed ormai da una dec<strong>in</strong>a<br />

di anni senza lo stand-by chirurgico, grazie alla raggiunta sicurezza degli operatori<br />

ed alla qualità <strong>della</strong> strumentazione e dei materiali.<br />

Tra i perfezionamenti del metodo va ricordata l’<strong>in</strong>troduzione degli stent metallici e<br />

da una dec<strong>in</strong>a di anni di quelli medicati23,24 A Tor<strong>in</strong>o le prime angioplastiche con pallonc<strong>in</strong>o sono state effettuate<br />

da Joseph Ernst, nel 1985 nella sala <strong>della</strong> Cl<strong>in</strong>ica P<strong>in</strong>na P<strong>in</strong>tor. J. Ernst al<br />

St.Antonius di Utrecht aveva <strong>in</strong>trodotto il metodo subito dopo le esperienze<br />

di Gruentzig.<br />

Nell’anno successivo B<strong>ad</strong>u<strong>in</strong>i <strong>in</strong>iziò la procedura nella sala angiografica<br />

delle Mol<strong>in</strong>ette. Dal 1990 al 2003 si assiste <strong>ad</strong> un rapido aumento delle<br />

procedure per PCI nei paesi europei ed <strong>in</strong> Italia (fig.12). All’<strong>in</strong>izio degli<br />

anni ‘90 <strong>in</strong> Europa e negli USA viene utilizzata l’angioplastica, con o<br />

senza stent, per il trattamento dell’ <strong>in</strong>farto miocardico acuto, ed a partire<br />

dall’ottobre del 2001 anche <strong>in</strong> Piemonte l’angioplastica primaria ha<br />

consentito una straord<strong>in</strong>aria riduzione <strong>della</strong> mortalità per <strong>in</strong>farto come<br />

emerge dagli studi PRIMA e BLITZ (fig. 13).<br />

ca e, malgr<strong>ad</strong>o l’uso dei dotti arteriosi, il by-pass venoso<br />

viene ancora effettuato <strong>in</strong> casi selezionati.<br />

A Tor<strong>in</strong>o, pertanto, a metà degli Anni 70, non mancavano<br />

servizi diagnostici <strong>in</strong>dispensabili come la coronarografia<br />

né una <strong>cardiologia</strong> moderna, universitaria diretta<br />

da Brusca ed ospedaliera da Angel<strong>in</strong>o.<br />

La cardiochirurgia valvolare era <strong>in</strong>iziata già alla f<strong>in</strong>e degli<br />

Anni ’50, con la messa a punto del sistema di circolazione<br />

extra-corporea , che consentì a Starr nel 1960<br />

la prima sostituzione valvolare mitralica con la famosa<br />

valvola a sfera di Starr-Edward 21 .<br />

La mortalità di quell’<strong>in</strong>tervento è stata del 50% anche<br />

perché veniva effettuato su pazienti ormai <strong>in</strong>trattabili<br />

con le cure mediche.<br />

A Tor<strong>in</strong>o la circolazione extracorporea fu presentata nel<br />

1955 <strong>in</strong> occasione delle giornate mediche <strong>in</strong>ternazionali;<br />

tuttavia la cardiochirurgia a cuore aperto per le cardiopatie<br />

valvolari e congenite <strong>in</strong>iziò con successo solo<br />

nei primi anni ’70, e quella coronarica stentò a crescere.<br />

Per questi motivi, per molti anni, i cardiologi tor<strong>in</strong>esi<br />

furono sp<strong>in</strong>ti <strong>ad</strong> <strong>in</strong>viare i loro pazienti <strong>in</strong> Francia, Inghilterra<br />

e Stati Uniti usufruendo dei rimborsi regionali s<strong>in</strong>o<br />

alla f<strong>in</strong>e degli anni ‘90.<br />

S<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio dell’80 sorsero centri privati dove operano<br />

con buoni risultati chirurghi italiani e provenienti da altri<br />

Paesi Europei: Francia ed Olanda.<br />

Ciò malgr<strong>ad</strong>o, il Piemonte per molti anni ebbe ancora<br />

un saldo negativo per quanto riguarda gli <strong>in</strong>terventi cardiochirurgici,<br />

ridotto ma ancora non elim<strong>in</strong>ato.<br />

Ma questa è un’altra <strong>storia</strong>, quella <strong>della</strong> cardiochirurgia.<br />

Fig. 12<br />

Fig. 13


Aritmologia<br />

I primi pace-maker <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o vengono impiantati da Actis<br />

e Grande nel 1961.<br />

La fig. 17 da’ un’idea <strong>della</strong> rapida diffusione dell’impianto<br />

di PM <strong>in</strong> Italia dal 1980 s<strong>in</strong>o ai giorni nostri.<br />

Agli <strong>in</strong>izi degli anni ’60 Brusca e Rosettani25 , nell’Istituto<br />

di Cardiologia dell’Università <strong>in</strong>izieranno ricerche<br />

sperimentali di elettrofisiologia cellulare. Nel 1968 realizzano<br />

il monitoraggio di un s<strong>in</strong>golo letto per pazienti<br />

<strong>in</strong>fartuati. Va ricordato che la prima unità coronarica<br />

negli USA è stata costruita nel 1960 a Kansas City e <strong>in</strong><br />

Inghilterra nel 1966.<br />

Gaita effettuerà i primi studi di elettrofisiologia e trattamento<br />

<strong>in</strong>vasivo con procedure ablative per WPW, Flutter<br />

e TPA dall’80 all’86 <strong>in</strong> collaborazione con la Scuola<br />

di Coumel e Leclercq26 .<br />

Nel ’98 <strong>in</strong>izia il trattamento <strong>della</strong> Fibrillazione Atriale<br />

con il metodo “Carto” contemporaneamente <strong>in</strong> vari<br />

centri nazionali e <strong>in</strong>ternazionali27,28 .<br />

Né va dimenticato come il contributo scientifico apportato<br />

<strong>in</strong> aritmologia, con la scoperta <strong>della</strong> S<strong>in</strong>drome del<br />

QT corto da parte di Gaita e dellla sua scuola29 .<br />

Va ricordata l’attività didattica che l’ANCE, storica associazione<br />

dei cardiologi extra-ospedalieri, con la colla-<br />

Le nostre r<strong>ad</strong>ici<br />

Come eravamo<br />

borazione di docenti universitari e cardiologi ospedalieri<br />

di Tor<strong>in</strong>o e del Piemonte, ha svolto con cont<strong>in</strong>uità negli<br />

ultimi trent’anni per la formazione cont<strong>in</strong>ua dei cardiologi<br />

piemontesi.<br />

CONCLUSIONI<br />

Il racconto <strong>in</strong>evitabilmente <strong>in</strong>completo e <strong>in</strong>fluenzato dai<br />

ricordi personali può presentare <strong>in</strong>esattezze soprattutto<br />

nelle attribuzioni e nelle date, difficili da reperire. Si<br />

spera tuttavia che <strong>dalla</strong> breve <strong>storia</strong> emergano, senza<br />

trionfalismi, i contributi <strong>in</strong>novativi orig<strong>in</strong>ali alla cultura<br />

<strong>della</strong> <strong>cardiologia</strong> consegnati alla <strong>storia</strong> dai nostri colleghi;<br />

alla memoria di quelli che non sono più con noi<br />

viene dedicata questa rassegna.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Si r<strong>in</strong>graziano per il contributo alla ricostruzione degli<br />

eventi e delle fonti bibliografiche: il Prof. Actis Dato,<br />

Fulvio Orzan, V<strong>in</strong>cenzo Fontana, Piergiorgio Golzio, e<br />

per l’elaborazione del testo il Dott. Alessandro De Salve.<br />

Prof. Pl<strong>in</strong>io P<strong>in</strong>na P<strong>in</strong>tor<br />

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Le nostre r<strong>ad</strong>ici<br />

Come eravamo<br />

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