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Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

22<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

Infine alcuni lavori scientifici condotti su animali 8<br />

sembrano dimostrare che, nei dif etti creati con<br />

un dispositivo a ultrasuoni, l’osso rigenera in modo<br />

simile o addirittura migliore di quelli con difetti<br />

creati con strumenti rotanti.<br />

Gli Autori hanno f ocalizzato la lor o attenzione sull’utilizzo<br />

della chirurgia piezoelettrica nelle tecniche<br />

di prelievo osseo da siti endorali, valutando vantaggi<br />

e svantaggi rispetto alle tecniche tradizionali.<br />

Obiettivo dunque di quest o articolo è di mostrar e<br />

come l’utilizzo della chirurgia piezoelettrica nei prelievi<br />

autologhi endorali possa rappresentare una valida<br />

alternativa alle tecniche tradizionali di prelievo.<br />

Prima di entrare nello specifico della tecnica chirurgica<br />

e di valutar e i r isultati ottenuti, verranno<br />

analizzati i pr incipali siti donat ori intraorali con<br />

particolare attenzione alle indicazioni per ogni sito<br />

di prelievo e alle rispettive tecniche chirurgiche.<br />

SITI DONATORI INTRA-ORALI<br />

Con le attuali t ecniche di chirur gia preimplantare<br />

è possibile eff ettuare riabilitazioni implantoprotesiche<br />

anche in pazienti affetti da gravi<br />

atrofie dei mascellari9-25 .<br />

Nonostante siano stati proposti diversi materiali alloplastici,<br />

rivelatisi efficaci prevalentemente nei difetti<br />

minori, l’osso autologo rimane il materiale di riferimento<br />

sia per le g randi sia per le piccole r icostruzioni<br />

preimplantari, in virtù delle sue proprietà<br />

osteogenetiche, osteoinduttive e osteoconduttive.<br />

I siti donatori di osso autologo possono essere suddivisi<br />

in 2 gruppi principali: intraorali ed extraorali.<br />

In par ticolare i siti donat ori intraorali di più fr equente<br />

utilizzo sono:<br />

• ramo e corpo della mandibola;<br />

• sinfisi mentoniera;<br />

• tuber mascellare.<br />

La scelta del sit o donatore è legata pr incipalmente<br />

a tre fattori:<br />

1. la quantità di t essuto osseo necessar io per la<br />

correzione del difetto;<br />

2. la qualità dell’osso (corticale o spongioso);<br />

3. il rapporto costi biologici/benefici ottenuti cui<br />

sottoporre il paziente.<br />

Per scegliere il sito donatore è necessar io prima<br />

conoscere quali siano i volumi medi di alcuni tipi<br />

di difetti ossei da ricostruire:<br />

• ricostruzione di difetti associati a monoedentulia:<br />

1-3 ml;<br />

• ricostruzione di difetti associati ad assenza di 2-3<br />

elementi dentari: 4-9 ml;<br />

• rialzo del seno mascellare monolaterale: 5-10 ml;<br />

• rialzo del seno mascellare in caso di seno molto<br />

pneumatizzato: 10-15 ml;<br />

• ricostruzioni complesse nelle edentulie t otali<br />

associate a gravi atrofie: >30 ml.<br />

Altro parametro di indubbia importanza per il successo<br />

delle r icostruzioni preimplantari con osso<br />

autologo risulta essere la conoscenza e il r ispetto<br />

dei tempi di attecchimento dei singoli tipi di innesti<br />

autologhi. I tempi di attesa per la rivascolarizzazione<br />

e sostituzione del trapianto osseo, a parità di<br />

condizioni, locali del letto ricevente e sistemiche di<br />

salute del pazient e, dipendono dalla quantità di<br />

osso corticale presente. Quanto maggiore sarà lo<br />

strato di osso corticale, tanto più lenta sarà la rivascolarizzazione.<br />

D ’altra par te però, quanto maggiore<br />

è la componente corticale dell’innesto, tanto<br />

maggiore è il mantenimento del volume osseo;<br />

infatti innesti pr evalentemente spugnosi presentano<br />

un più alto grado di riassorbimento.<br />

È importante che qualsiasi genere di innesto, sia<br />

corticale che spugnoso, venga stimolato precocemente,<br />

compatibilmente con i tempi di attecchimento,<br />

dal carico funzionale trasmesso all’osso<br />

dagli impianti osteointegrati per non andare incontro<br />

a riassorbimento26,27 .<br />

I tempi di attesa tra innesto e inserimento di impianti<br />

osteointegrati possono esser e così schematizzati<br />

in base al sito di prelievo:<br />

• ramo mandibolare: 4-6 mesi;<br />

• sinfisi mentoniera: 4-6 mesi;<br />

• tuber mascellare: 2-4 mesi.<br />

A dispetto degli indubbi vantaggi dell’osso autologo,<br />

non devono tuttavia essere trascurati i possibili<br />

svantaggi legati sia al costo biologico sia alla<br />

morbilità del prelievo osseo.<br />

SITI DONATORI INTRAORALI<br />

I siti di prelievo intraorali maggiormente utilizzati<br />

e documentati nella Letteratura scientifica<br />

sono: il ramo mandibolare, la sinfisi mentoniera e<br />

il tuber mascellare.<br />

Non verrà analizzato il tuber mascellare come sede<br />

di pr elievo in quant o da questa sede non è<br />

possibile prelevare osso autologo in blocco e inoltre<br />

nel nostro studio non è stat o considerato alcun<br />

prelievo eseguito in questa sede.


PRELIEVO OSSEO DAL RAMO<br />

MANDIBOLARE<br />

Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

In passato rappresentava un’alternativa al<br />

le, rendono il prelievo osseo dal ramo mandibolare<br />

una soluzione ben accettata dai pazienti.<br />

Dal punto di vista chirurgico il prelievo dal ramo<br />

mandibolare richiede una tecnica più complessa<br />

prelievo osseo dalla sinfisi ment oniera; attual- rispetto al prelievo osseo dalla sinfisi mentoniera.<br />

mente il pr elievo dal ramo mandibolar e va pr o- Le maggiori complicanze a carico di questa sede<br />

gressivamente sostituendo quello dal mento co- di prelievo possono essere così riassunte:<br />

me sede donatrice intraorale per la ricostruzione • lesione del nervo alveolare inferiore;<br />

di atrofie del processo alveolare, sia per la continua • lesione del nervo linguale;<br />

evoluzione delle tecniche chirurgiche di prelievo • lesione dell'arteria facciale;<br />

sia per il decorso post operatorio spesso caratte- • lesione dell'arteria alveolare inferiore;<br />

rizzato da una ridotta morbilità.<br />

• lesione dell'arteria miloioidea;<br />

La zona di prelievo è compresa tra primo molare e • lesioni degli apici dei molar i eventualmente<br />

ramo mandibolare in cor rispondenza della linea presenti;<br />

obliqua esterna, mantenendosi sempre sul v er- • frattura della mandibola;<br />

sante vestibolare della porzione posteriore del cor- • infezione;<br />

po mandibolare e del ramo. Può essere eseguito in • deiscenza della ferita chirurgica.<br />

anestesia locale, salvo quando la complessità del- La prevenzione delle rarissime complicanze di quela<br />

procedura chirurgica ricostruttiva richieda temsto tipo di prelievo osseo intraorale si attua con:<br />

pi operatori molto lunghi e nei casi di r idotta col- 1. una chirurgia basata sulla perfetta conoscenza<br />

laborazione/apertura della bocca del pazient e. I l dell'anatomia;<br />

prelievo può essere eseguito o tramite l’utilizzo di 2. una manualità chirurgica improntata al rispet-<br />

frese fessura e a rosetta o tramite seghe oscillanti, to dei tessuti interessati al prelievo e a quelli li-<br />

oppure tramite chirurgia piezoelettrica: le fasi osteomitrofi alla sede chirurgica;<br />

tomiche finali vengono spesso eseguite con l’ausi- 3. un rigoroso scollamento periostale, soprattutlio<br />

di scalpelli curvi e dritti. Quando la quantità di osto sul versante linguale;<br />

so necessaria è ridotta, come nei casi di GBR, si pos- 4. l'esatta localizzazione preoperatoria del decorsono<br />

utilizzare le frese di carotazione.<br />

so del canale mandibolare;<br />

È un prelievo osseo di tipo corticale (sempre mo- 5. il controllo del sanguinamento con un attento<br />

nocorticale) con una limitata possibilità di prelie- utilizzo della diatermocoagulazione;<br />

vo di osso spongioso, per la presenza del canale<br />

mandibolare.<br />

Le caratteristiche dell’osso sono simili a quelle del-<br />

6. la perfetta sutura del campo operatorio.<br />

la sinfisi mentoniera, con una cor ticale maggior- PRELIEVO OSSEO DALLA SINFISI<br />

mente rappresentata e r endono il pr elievo difficilmente<br />

modellabile nella forma e nelle dimen-<br />

MENTONIERA<br />

sioni: inoltre la compattezza della corticale non si La sinfisi mentoniera rappresenta la sede più<br />

presta facilmente alla sua r iduzione a osso par ti- frequente per il prelievo osseo intraorale nella ricolato,<br />

pertanto l’osso prelevato da questo sito ricostruzione di dif etti ossei a scopo implantar e,<br />

sulta poco idoneo all ’utilizzo di t ecniche rico- anche se negli ultimi anni il pr elievo dall’area restruttive<br />

del seno mascellare.<br />

tromolare/ramo mandibolare sembra raccogliere<br />

Con questo tipo di prelievo è possibile ottenere fi- un gradimento sempre maggiore, come sede inno<br />

a 10 ml di osso corticale per lato, particolarmente traorale di prelievo osseo, in considerazione della<br />

adatto a ricostruzioni crestali orizzontali e verticali. minor frequenza di complicanze postoperatorie.<br />

La quasi assenza di complicanze neurologiche, un Il mento è una sede che consente, in pazienti che<br />

eccellente decorso postoperatorio, la vicinanza tra conservano la pr opria dentizione, l’asportazione<br />

sede di pr elievo e sit o ricevente, l ’ottima qualità anche di 10 ml di osso prevalentemente cortica-<br />

dell’osso di tipo membranoso con una spessa corle di tipo membranoso tra i due forami mentonieri<br />

ticale, la buona quantità prelevabile e la possibili- e al di sotto degli apici dentari, ovvero nello spatà<br />

di esecuzione dell’intervento in anestesia loca- zio compreso tra i due canini.<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

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Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

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Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

In questi pazienti però, il prelievo può comportare<br />

fastidiose parestesie dentali nel decorso post operatorio<br />

transitorie o permanenti.<br />

Nei pazienti che hanno perso il gruppo incisale inferiore<br />

è possibile appr ofondire il prelievo corticale<br />

con la r imozione della spongiosa presente,<br />

facendo però attenzione a non intaccare la corticale<br />

linguale. Infatti, a ridosso della corticale linguale<br />

decorrono i vasi sottomentonieri, sottolinguali<br />

e le loro anastomosi che, se lesionati, possono<br />

provocare emor ragie anche impor tanti e<br />

difficilmente gestibili. Inoltre un prelievo bicorticale<br />

espone al rischio di una netta riduzione del<br />

potenziale rigenerativo del tessuto osseo locale<br />

per occupazione dello spazio vuoto che residua<br />

al prelievo da parte di tessuto connettivo.<br />

Dopo il prelievo monocorticale invece si ha una<br />

rigenerazione ossea molt o più rapida tant o da<br />

rendere possibile un ulteriore prelievo anche dopo<br />

12 mesi.<br />

Il prelievo osseo dalla sinfisi mentoniera trova indicazione<br />

soprattutto nella ricostruzione di difetti<br />

verticali a sella o per il r ialzo di un seno mascellare<br />

dopo riduzione in osso particolato.<br />

La facile accessibilità chirurgica, la vicinanza al sito<br />

ricevente, l’ottima qualità dell’osso, la possibilità<br />

di esecuzione in anestesia locale e l’assenza di<br />

cicatrici cutanee rendono il prelievo osseo dalla<br />

sinfisi mentoniera un int ervento facilmente accettato<br />

dai pazienti che necessitano di piccoli interventi<br />

ricostruttivi delle ossa mascellari a scopo<br />

implantologico. Il prelievo dalla super ficie vestibolare<br />

della sinfisi mentoniera è condotto in una<br />

zona compresa tra i f orami mentonieri in senso<br />

mesio-distale e tra gli apici del gruppo incisivo inferiore<br />

e il margine inferiore del corpo mandibolare<br />

in senso corono-caudale, mantenendo sempre<br />

un margine di sicurezza di almeno 5 mm dagli<br />

apici dentari, per prevenire la lesione dei fasci<br />

vascolonervosi pulpari con conseguente devitalizzazione<br />

degli elementi stessi e di 2 mm dal bordo<br />

inferiore della mandibola per evitar e alterazioni<br />

del profilo del volto.<br />

L’intervento è quasi sempre attuabile in anestesia<br />

locale, salvo quando la complessità della pr ocedura<br />

chirurgica ricostruttiva renda prevedibili<br />

tempi operatori molto lunghi e nei casi di r idotta<br />

collaborazione/aper tura della bocca del paziente.<br />

Previa incisione longitudinale nel fornice<br />

con mantenimento delle inserzioni superiori dei<br />

muscoli mentali e scheletrizzazione della sinfisi, il<br />

prelievo viene eseguito tramite l’utilizzo di frese<br />

fessura e a r osetta (o tramit e seghe oscillanti o<br />

chirurgia piezoelettrica) e con l’ausilio di scalpelli<br />

curvi e dritti. L’emostasi viene ottenuta tramite<br />

garze di cellulosa ossidata e, solo nei casi di sanguinamento<br />

persistente, si ricorre all’uso di cera<br />

da osso in quantità minima. D opo un’accurata<br />

sutura a punti staccati, riassorbibile sui capi muscolari<br />

riposizionati e non riassorbibile sulla mucosa<br />

orale, la z ona è posta in leggera compr essione<br />

e al pazient e viene prescritta una dieta liquida/morbida<br />

per la prima settimana postoperatoria,<br />

l’utilizzo di collutorio a base di clorexidina<br />

0,12% oltre a una terapia farmacologica antibiotica<br />

e analgesica.<br />

Le più comuni complicanze di questo tipo di prelievo<br />

osseo possono essere rappresentate da:<br />

• lesione diretta del nervo incisivo;<br />

• lesione diretta del nervo mentoniero;<br />

• emorragia da lesione dell’arteria sottomentoniera;<br />

• emorragia da lesione dell’arteria sottolinguale<br />

in caso di penetrazione nel pavimento orale;<br />

• ptosi del mento;<br />

• infezione o deiscenza della ferita.<br />

La corretta prevenzione delle complicanze si attua<br />

con:<br />

1. una condotta chirur gica improntata alla perfetta<br />

conoscenza dell’anatomia;<br />

2. un’adeguata manualità chirurgica che rispetti<br />

i tessuti interessati al prelievo e quelli contigui<br />

alla sede chirurgica;<br />

3. uno scollamento periostale che non deve mai<br />

raggiungere o superar e il mar gine inferiore<br />

della mandibola;<br />

4. il controllo del sanguinamento mediante l’utilizzo<br />

di cellulosa ossidata e rigenerata o spugne<br />

di collagene;<br />

5. l’uso mirato ai soli punti di evident e sanguinamento<br />

di cera da osso;<br />

6. una sutura attenta dei diversi piani chirurgici<br />

ed il riposizionamento corretto delle strutture<br />

muscolari e della mucosa.<br />

Se il chirurgo orale attua un ’adeguata condotta<br />

terapeutica, la comparsa delle più g ravi complicanze<br />

è assai rara.


■ MATERIALI E METODI<br />

Nel biennio 2007-2008 sono stati trattati 16<br />

pazienti (9 maschi e 7 f emmine), sottoposti a 21<br />

prelievi ossei, per difetti mascellari e mandibolari di<br />

vario tipo ed entità; sono stati eseguiti 20 prelievi dal<br />

ramo mandibolare e un prelievo dalla sinfisi mentoniera<br />

in un paziente privo degli incisivi inferiori.<br />

Sono state utilizzate le seguenti tecniche chirurgiche<br />

ricostruttive:<br />

1. rigenerazione ossea guidata con membrane<br />

non riassorbibili (2 casi con bone chips e membrana<br />

rinforzata in titanio WTR9® Goretex);<br />

2. innesti di apposizione (19 casi di cui 7 or izzontali,<br />

14 verticali e 3 combinati) e 12 grandi<br />

rialzi del seno mascellare, di cui 11 in associazione<br />

a innesti verticali, 1 in associazione a innesti<br />

orizzontali e 2 in associazione a innesti<br />

verticali e orizzontali.<br />

L’osso prelevato è stato utilizzato in blocco in 20<br />

casi, mentre in due casi l ’innesto è stato trasformato<br />

in chip mediante trita osso. In alcuni casi la<br />

ricostruzione è stata eseguita g razie all’ausilio di<br />

materiali di sintesi (Bio-Oss®Geistlich, Microchips<br />

e Membrana Tutodent® Tutogen, Butterfly) e di<br />

barriere riassorbibili (Biogide® Geistlich) e non riassorbibili<br />

(Tr9w® Goretex) (Tab. 1).<br />

In 7 casi l’accesso all’area di prelievo è stato eseguito<br />

senza soluzione di continuo conl ’accesso all’area<br />

da ricostruire e/o rigenerare. Tale parametro risulta<br />

di particolare rilievo poiché ha influenzato le risposte<br />

dei pazienti al questionario consegnato loro per<br />

consentire la raccolta dati utilizzati in questo studio.<br />

I criteri di inclusione stabiliti sono stati:<br />

• assenza di pat ologie orali e sist emiche controindicanti<br />

l’esecuzione dell’intervento chirurgico;<br />

• presenza di difetti ossei verticali e/o orizzontali<br />

in creste alveolari completamente o par zialmente<br />

edentule e/o pr esenza di pneumatizzazione<br />

del seno mascellare.<br />

I criteri di esclusione sono stati i seguenti:<br />

• abuso di alcool o tabacco;<br />

• patologie renali o epatiche gravi;<br />

• storia di radioterapia nel distretto cervico-facciale;<br />

• chemioterapia antiblastica in corso;<br />

• diabete non compensato;<br />

• malattia parodontale a carico della dentatura<br />

residua;<br />

• patologie a car ico delle mucose (e .g. lichen<br />

planus) nelle zone da trattare;<br />

Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

Tabella 1 Tabella riassume tutte le caratteristiche dei pazienti trattati.<br />

Paziente Nascita Sesso Prelievo Materiale eterologo Sede prelievo Tipo ricostruzione Anestesia Data ricostro Complicanze Complicanze<br />

sito donatore sito ricevente<br />

1 1953 F Lato dx bo+bg Ramo Onlay orizzontale Sed 10-2007 no no<br />

1 1953 F Lato sx bo+bg Ramo Onlay orizzontale Sed 10-2007 no no<br />

2 1949 M Lato dx bo+bg Ramo Onlay verticale Sed 10-2007 no no<br />

3 1936 F monol bo+bg Ramo Onlay verticale Gen 04-2007 no no<br />

4 1958 F Lato sx bo+bg Ramo Onlay verticale+sl Gen 09-2007 no no<br />

4 1958 F Lato dx bo+bg Ramo Onlay orizzontale+sl Gen 09-2007 no no<br />

5 1949 F Lato dx Bo+bg Ramo Onlay verticale+ sl Sed 04-2007 no esposizione<br />

6 1938 F Lato dx Ramo Onlay verti+orizz+ sl Gen 05-2007 no no<br />

6 1938 F Lato sx Ramo Onlay verticale+ sl Gen 05-2007 no no<br />

7 1939 F Lato dx bo+bg Ramo Onlay verticale+ sl Gen 01-2007 no no<br />

7 1939 F Lato sx bo+bg Ramo Onlay verti+orizz+ sl Gen 01-2007 no no<br />

8 1930 M Lato dx bo+bg Ramo Onlay verticale +sl Loc 02-2007 no no<br />

9 1981 M Lato dx Membr+chips+tutodent Ramo Onlay verticale +orizzontale Loc 03-2007 no no<br />

10 1978 M Lato dx TR9W Ramo GBR+ membr titanio Loc 03-2008 no no<br />

11 1948 M Lato dx bg Ramo Onlay verticale Loc 06-2007 no Parestesia<br />

12 1939 M Lato dx bo+bg Ramo Onlay verticale+ sl Loc 12-2007 no no<br />

13 1941 F Lato dx Bo+bg Ramo Onlay verticale+ sl Sed 01-2008 no no<br />

13 1941 F Lato sx Bo+bg Ramo Onlay verticale+ sl Sed 01-2008 no no<br />

14 1977 M TR9W sinfisi GBR+ membr titanio Sed 11-2007 no rimozione membrana<br />

15 1938 M Lato sx bo+bg Ramo Onlay verticale+sl gen 05-2007 no no<br />

16 1948 M Lato sx Ramo Onlay orizzontale Sed 02-2007 no no<br />

Legenda: bo = bioss; bg = biogide; sl = sinuslift.<br />

• igiene orale insufficiente;<br />

• insufficiente collaborazione da par te del paziente.<br />

Tutti gli interventi sono stati effettuati presso strutture<br />

pr ivate site in M ilano. Tutti i pazienti sono<br />

stati trattati dalla medesima èquipe e con la medesima<br />

tecnica chirurgica.<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

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Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

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Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

TECNICA CHIRURGICA<br />

I pazienti sono stati trattati in anest esia ge-<br />

nerale o in sedoanalgesia venosa o in anestesia locale<br />

a seconda del tipo di pr elievo e soprattutto<br />

del tipo di ricostruzione preimplantare necessaria.<br />

I pazienti trattati in anest esia locale hanno r icevuto<br />

sia l’anestesia tronculare al nervo alveolare<br />

inferiore e linguale, sia l’anestesia loco-regionale<br />

al nervo buccale (4% ar ticaina/1:100,000 epinefrina,<br />

ultracaina forte, Aventis Pharma).<br />

Pazienti trattati in anestesia generale e in sedazione<br />

endovenosa hanno r icevuto unicamente l ’anestesia<br />

locoregionale sia sul versante vestibolare<br />

sia sul versante linguale della mandibola. Una singola<br />

dose per via endovenosa di penicillina (2 gr.<br />

Amoxicillina + Acido clavulanico) è stata somministrata<br />

ai pazienti pre-operatoriamente.<br />

Un antibiotico di copertura è stato prescritto per<br />

via orale per i 5 g iorni successivi all ’intervento.<br />

Tutti i pazienti hanno seguito lo stesso protocollo<br />

antisettico (clorexidina 012% - 3 volte al dì per<br />

10 giorni) e antidolorifico (Nimesulide 100 mg - 2<br />

volte al dì per 3 giorni).<br />

Per accedere alla zona del ramo mandibolar e, è<br />

stata fatta un’incisione distale al secondo molare<br />

sul lato vestibolare nella z ona posteriore della<br />

stessa.<br />

In tutti i casi in cui l’area di prelievo non era attigua<br />

all’area di innesto il lembo di accesso è sempre<br />

stato paramarginale a livello della linea obliqua<br />

esterna, con scar ico posteriore a liv ello del<br />

processo coronoide. L’osteotomia è stata eff ettuata<br />

con il dispositivo chirurgico Piezoelettrico,<br />

(Piezosurgery® Mectron) mediante l’utilizzo di inserti<br />

dedicati (OT7, OP1, OT8R e OT8L ®Mectron).<br />

Dopo aver tracciato i contorni del prelievo osseo<br />

attraverso la par ete cor ticale, il blocco è stat o<br />

sempre rimosso mediante scalpello, senza usare<br />

il martello.<br />

Per prevenire e/o r idurre il sanguinament o postoperatorio<br />

e l’ematoma postoperatorio il difetto<br />

è stato ricoperto mediante una garza di cellulosa<br />

ossidata ( Tabotamp®). Il lembo d ’accesso è<br />

stato chiuso mediant e punti di sutura staccati<br />

non riassorbilili.<br />

Viene mostrato un caso clinico esemplificativ o<br />

(Figg. 1-21).<br />

È stato applicato un impacco di ghiaccio nelle 8<br />

ore succesive all’intervento e applicato un protocollo<br />

postoperatorio standardizzato e r igoroso<br />

per ogni paziente.<br />

Tutti i pazienti sono stati monitorati con il medesimo<br />

follow-up: a distanza di 10 g iorni è stata rimossa<br />

la sutura ed eseguit o un controllo radiografico<br />

(radiografia endorale o ortopantomografia).<br />

Successivamente tutti i pazienti sono stati clinicamente<br />

valutati a 4 - 12 - 20 settimane dall’intervento<br />

chirurgico.<br />

Per ogni innesto prelevato si sono registrati i seguenti<br />

parametri: dimensione e f orma degli innesti,<br />

le complicanz e postoperatorie, l ’attecchimento<br />

o il riassorbimento degli innesti d’osso.<br />

La dimensione degli innesti è stata misurata in seguito<br />

alla rimozione dal sito donatore con il principio<br />

d’Archimede.<br />

La morfologia di ciascun innesto è stata grossolanamente<br />

definita corticale o corticospongiosa.<br />

Le complicazioni postoperatorie al sito donatore<br />

e al sito ricevente sono state registrate durante la<br />

fase di guar igione. Le car telle cliniche e i questionari<br />

sottoposti ai pazienti al completamento<br />

dell’intervento chirurgico di pr elievo e innest o<br />

hanno consentito di registrare l’evenienza di complicanze<br />

postchirurgiche a breve e lungo termine<br />

a livello di ciascun sito donatore. Inoltre, sono state<br />

raccolte informazioni riguardanti il disagio del<br />

paziente e l’accettabilità della procedura chirurgica.<br />

Complicanze al sito donatore quali ematomi,<br />

sanguinamento e dolore sono state considerate<br />

complicanze lievi; al contrario deiscenze, infezioni<br />

e alt erazioni della sensibilità, sono stat e<br />

considerate complicanze severe.<br />

Atteso il periodo di integrazione dell’innesto (minimo<br />

5 mesi), al momento dell’inserimento degli<br />

impianti, è stat o valutato il successo della r icostruzione<br />

ossea sia v erificando l’avvenuto attecchimento<br />

dell’innesto sia misurando il r iassorbimento<br />

osseo dell’innesto rispetto alla testa della<br />

vite di fissazione. La stabiltà dell’innesto è stata valutata<br />

dopo la rimozione delle viti di fissazione.<br />

Tutti gli impianti sono stati inser iti dopo un periodo<br />

di attesa minimo di 5 mesi dall’innesto.<br />

I siti implantar i ideali sono stati det erminati mediante<br />

una mascherina diagnostica preoperatoria,<br />

utilizzata successivamente come mascher ina chirurgica<br />

per il posizionament o implantare. La r icostruzione<br />

è stata considerata pienament e soddisfacente<br />

se accompagnata dal posizionamento dell’impianto<br />

in posizione protesicamente corretta.<br />

Durante la preparazione dei siti implantari è stata<br />

valutata la qualita dell’osso secondo la classificazione<br />

di Misch. Sono stati inseriti 57 impianti<br />

(19 A stra® Astratech, 30 Straumann® Strau-


Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

Fig. 1 Visione intraorale della zona sia di prelievo sia di innesto.<br />

Figg. 2,3 Ceratura diagnostica che evidenzia il deficit osseo da correggere: visione frontale e laterale.<br />

Fig. 4 La visione tomografica simil panoramica evidenzia il deficit osseo presente a livello del quarto quadrante.<br />

Fig. 5 Le scansioni tomografiche evidenziano la zona di prelievo.<br />

Fig. 6 Le scansioni t omografiche evidenziano la<br />

zona di innesto.<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

27


Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

28<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

Fig. 7 Lembo di accesso e scollamento a tutto spessore. Fig. 8 Fase osteotomica con strumenti piezoelettrici.<br />

Fig. 9 Disegno finale del segmento osteotomizzato. Fig. 10 Mediante scalpello dir itto l’ostectomia viene completata<br />

e l’innesto prelevato.<br />

Fig. 11 Visione dell’area di prelievo. Fig. 12 Protezione dell’area di prelievo con cellulosa ossidata<br />

(Tabotamp® Johnson & Johnson.<br />

Fig. 13 Sutura del lembo di accesso mediante punti staccati<br />

riassorbibili.<br />

Fig. 14 Radiografia di controllo successiva al prelievo e alla<br />

ricostruzione.


Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

Fig. 15 L’immagine intraorale evidenzia la correzione del deficit<br />

osseo a distanza di mesi mesi dall’intervento chirurgico.<br />

Figg. 16,17 Preparazione dei siti implantari: la visione laterale (16) evidenzia la buona vascolarizzazione dell’innesto, mentre<br />

la visione occlusale (17) evidenzia la buona correzzione del deficit osseo orizzontale.<br />

Fig. 18 Radiografia di controllo eseguita dopo l’inserimento degli impianti.<br />

Figg. 19,20 Riabilitazione protesica definitiva: visione laterale e occlusale (Protesi<br />

<strong>Dr</strong>. D. Lops, Odt F. Arnone).<br />

Fig. 21 Radiografia di controllo finale.<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

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Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

30<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

mann, 8 3i®Implant Innovations): 8 impianti sono<br />

stati fatti guar ire in maniera non sommersa<br />

(one-stage surgery).<br />

I tempi per la riabilitazione protesica sono stati variabili<br />

in quanto a seconda del tipo di ricostruzione,<br />

del tipo di macro e micro struttura implantare<br />

e del tipo di trattamento di superficie si sono attesi<br />

tempi differenti (8-24 setimane). La r iabilitazione<br />

protesica finale è stata eseguita mediante ponti o<br />

corone singole cementate o avvitate (Tab. 2).<br />

■ RISULTATI<br />

La chirurgia Piezoelettrica si è dimostrata precisa,<br />

pulita, con un taglio dolce dell’osso corticale e<br />

un’eccellente visibilità del sito chirurgico. Il tempo<br />

necessario per il prelievo d’osso è stato valutato in<br />

maniera sistematica dall’inizio delle fasi osteotomiche<br />

(con strumento piezoelettrico) fino al distacco<br />

completo del prelievo osseo. Il tempo di prelievo è<br />

stato in media di 13 minuti, (range 9-19 min).<br />

La grandezza ottenuta dall’innesto andava da un<br />

minimo di 2,4 cm3 a un massimo di 7,1 cm3 . L’altezza<br />

media dell’innesto è stata di 8 mm, la lunghezza<br />

di 13 e lo spessore di 2,3 mm.<br />

L’integrazione degli innesti è a vvenuta con successo<br />

in tutti i siti ricostruiti. Tutti gli innesti d’osso<br />

hanno fornito sufficiente osso per il successi-<br />

vo inserimento degli impianti in posizione pr otesicamente<br />

guidata.<br />

In un caso l’esposizione e l’infezione di una membrana<br />

rinforzata in titanio, causata da un trauma<br />

dentale, ha richiesto la rimozione della membrana<br />

stessa 11 settimane dopo l’intervento. In un altro<br />

caso si è v erificata una piccola deiscenza in<br />

corrispondenza delll’innesto osseo, ma questa si<br />

è chiusa alcuni giorni dopo mediante l’ausilio di<br />

antisettici topici.<br />

Infine, un pazient e ha r iferito l’alterazione della<br />

sensibilità (parestesia) a liv ello del ment o e del<br />

labbro associata a dolor e prolungato mandibolare.<br />

Con ogni probabilità tali complicanze sono<br />

da attribuirsi non al prelievo (eseguito con ampi<br />

margini di sicurezza rispetto alle strutture nervose),<br />

ma alla ricostruzione ossea estesa, eseguita in<br />

continuità con la zona di prelievo, dove sono state<br />

eseguite incisioni di rilascio del lembo mucoso<br />

molto vicine al f orame mentoniero con conseguenti<br />

stiramenti e/o lesioni delle terminazioni<br />

nervose del nervo mentale. L’alterata sensibilità<br />

si è risolta dopo 13 settimane dall’intervento.<br />

La riabilitazione su impianti è stata completata<br />

mediante protesi fisse avvitate o cementate.<br />

La percentuale di successo degli impianti è stata<br />

del 95% (1 impianto non congruo con i parametri<br />

di Albrektsson e Zarb), mentre la percentuale di sopravvivenza<br />

è stata del 100% (f ollow-up minimo<br />

dalla data di inserimento degli impianti di 6 mesi).<br />

Tabella 2 Dati relativi alle riabilitazioni impianto-supportate.<br />

Paziente Numero Tipo Impianto sede Dimensioni Data Carico Follow-up (01/ 2009)<br />

impianti Impianto impianto protesico dall’inserimento impianto<br />

1 6 Tissue Level ® Straumann 33 35 36 43 45 46 4.1x10 03-2008 06-2008 10<br />

2 3 Bone Level ® Straumann 24 25 26 4.1x12 03-2008 09-2008 10<br />

3 1 Bone Level ® Straumann 45 4. 1x12 09-2007 11-2007 16<br />

3 1 Bone Level ® Straumann 46 4.1x10 09-2007 11-2007 16<br />

4 4 Bone Level ® Straumann 25 26 14 16 4.1x12 03-2008 07-2008 10<br />

4 1 Bone Level ® Straumann 23 4. 1x12 03-2008 07-2008 10<br />

5 2 Osseospeed ® Astratech 14 16 4x13 11-2007 04-2008 14<br />

6 8 Osseospeed ® Astratech 16 15 13 11 21 23 25 26 4.5x13 09-2007 01-2008 16<br />

7 4 Osseospeed ® Astratech 16 15 13 23 25 26 4.5x13 06-2007 12-2007 19<br />

8 2 Tissue Level ® Straumann 23 25 26 4.1x12 07-2007 12-2007 18<br />

9 1 Tissue Level ® Straumann 13 4.1x12 09-200 7 02-2008 16<br />

10 2 Bone Level ® Straumann 21 22 4.1x12 07-2008 01-2009 6<br />

11 2 Osseospeed ® Astratech 45 46 4.5x11 12-2007 02-2008 15<br />

12 3 Bone Level ® Straumann 15 17 4.1x10 05-2008 09-2008 8<br />

12 1 Bone Level ® Straumann 16 4.1x12 05-2008 09-2008 8<br />

13 6 3i 33 35 36 43 45 46 3.75x11 07-2008 10-2008 6<br />

14 2 3i 32 41 3.3x13 07-2008 01-2009 6<br />

15 3 Tissue Level ® Straumann 23 25 26 4.1x12 11-2007 05-2008 14<br />

16 1 Tissue Level ® Straumann 24 4.1x12 06-2007 11-2007 19<br />

Totale:56 Impianti di cui<br />

19 Astra-Tech; 8 3i; 29 ITI


Per quanto riguarda la soddisfazione del paziente,<br />

non è stato necessario chiedere un giudizio estetico<br />

sulla cicatr ice residua a liv ello della z ona di<br />

prelievo in quanto trattandosi di un sito donatore<br />

intraorale posteriore, non vi sono implicazioni di<br />

carattere estetico. Il giudizio generale sull ’accettabilità<br />

della procedura chirurgica, in una scala da<br />

1 a 10 (1 = pessimo; 10 = ottimo), è risultato essere<br />

in media 9,1 (in un range compr eso da 5 a 10); il<br />

91,9% dei pazienti ha vissuto l’esperienza meglio<br />

di quanto si aspettasse , l ’8,1% di essi ha in vece<br />

giudicato l’esperienza più traumatica del previsto.<br />

Ciò nonostante il 97% dei pazienti si sott oporrebbe<br />

nuovamente alla procedura se si tr ovasse<br />

nelle stesse condizioni di necessità, mentre il 3%<br />

non ripeterebbe l’intervento. Il 91% dei pazienti<br />

non ha avvertito alcuna sintomatologia di rilievo<br />

nel decorso postoperatorio e negli altri casi al dolore<br />

è stata attribuita un’intensità media pari a 3,5<br />

(da 2 a 9). Il 18% dei pazienti ha avvertito un maggior<br />

disagio a livello del sito ricevente, il 6% a livello<br />

del sito di prelievo, il 42% non ha saputo effettuare<br />

distinzione tra i due siti perché spesso contigui<br />

e il 34% dei pazienti non ha riferito disagio in nessuno<br />

dei due siti.<br />

Dai dati raccolti, la morbilità di questa sede di prelievo<br />

risulta essere bassa (4,5%), e inferiore all’incidenza<br />

globale di tutti i prelievi intraorali riportati<br />

in altri studi, da cui è emersa una percentuale globale<br />

di complicanze del 7,7%, con incidenze che<br />

spaziano dallo 0% (9, 37, 38) al 20,8% 28-32 .<br />

Da un punt o di vista qualitativ o, l ’utilizzo della<br />

chirugia piezoelettrica sembra r idurre la pr evalenza<br />

di complicanze neurologiche: non si sono<br />

verificate lesioni permanenti a carico del nervo alveolare<br />

inferiore in nessun paziente. Viene riportata<br />

una tabella riassuntiva di tutte le complicanze<br />

sia riferite dai pazienti sia rilevate durante i follow-up<br />

clinici (Tab. 3).<br />

■ DISCUSSIONE<br />

Il ramo mandibolare è un sito donatore che,<br />

oltre a essere caratterizzato da una modesta morbilità,<br />

presenta un’incidenza quasi nulla di sequele<br />

severamente invalidanti per il paziente, salvo nei<br />

casi di gravi errori da parte dell’operatore durante<br />

la pr ocedura chirurgica (esempio: r ecisione<br />

dell’arteria facciale o di altre strutture anatomiche<br />

rilevanti).<br />

Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

Il principale vantaggio di questa sede di prelievo osseo<br />

endorale è la disponibilità di un discreto quantitativo<br />

(fino a 10 ml per lat o in rapporto all’estensione<br />

del prelievo) di osso corticale di origine membranosa,<br />

di ottima qualità e soggetto ad un minor<br />

riassorbimento a livello del sito di innesto.<br />

Le caratteristiche dell’osso, con una corticale maggiormente<br />

rappresentata e una limitatà possibilità<br />

di prelievo di osso spong ioso, rendono il prelievo<br />

più difficilment e modellabile nella f orma e<br />

meno facilmente riducibile a osso particolato. Anche<br />

la ridotta morbilità, la contiguità del sito donatore<br />

con il sito ricevente e la possibilità di eseguire<br />

l’intervento in anestesia locale, rendono questa<br />

sede di prelievo preferibile rispetto ad altre.<br />

Tuttavia va sottolineato che, come per tutti i siti<br />

intraorali, la quantità di osso prelevabile non sempre<br />

è sufficiente a colmare difetti ossei estesi; inoltre<br />

il prelievo dal ramo è gravato da una maggior<br />

complessità tecnica rispetto al prelievo dal mento<br />

ed espone il paziente a un maggior rischio di<br />

fratture patologiche della mandibola, in particolar<br />

modo se il pr elievo è molt o esteso. È sicuramente<br />

indispensabile, come per la maggior parte<br />

delle procedure chirurgiche di prelievo osseo,<br />

che l’operatore sia dotato di ottima manualità ed<br />

esperienza.<br />

La chirurgia piezoelettrica risulta essere una tecnica<br />

innovativa ed efficiente.<br />

Le proprietà fisiche e meccaniche della tecnologia<br />

piezoelettrica hanno diversi vantaggi clinici:<br />

Tabella 3<br />

Complicanze Numer o complicanze<br />

dolore prolungato 1<br />

gonfiore prolungato 0<br />

sanguinamento 0<br />

infezione 1<br />

deiscenza 1<br />

trisma 0<br />

frattura mandibolare 0<br />

lesioni nervose 1<br />

transitorie 1<br />

n. alveolare inferiore 1<br />

n. buccale 0<br />

n. linguale 0<br />

permanenti 0<br />

n. alveolare inferiore 0<br />

n. buccale 0<br />

n. linguale 0<br />

disturbi fz orali prolungati 0<br />

danni molari inferiori 0<br />

alterazioni estetiche 0<br />

Totale 4<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

31


Rossi A., <strong>Tagliatesta</strong> L., Anello T., Maccarini L.<br />

32<br />

Implantologia 2009; 3: 21-33<br />

• taglio preciso e micrometrico;<br />

• selettività di taglio per i tessuti mineralizzati;<br />

• migliore visione intraoperatoria dovuta all’effetto<br />

di cavitazione.<br />

Inoltre in un recente studio di Schierano8 , si è dimostrato<br />

come la chirur gia piezoeletrica possa<br />

migliorare le prime fasi di guarigione a livello osseo<br />

in quant o stimola l ’attivazione e il r ichiamo<br />

delle proteine ossee morfogenetiche e, simultaneamente,<br />

riduce la liberazione dei mediat ori<br />

dell’infiammazione. Utilizzando questo tipo di<br />

tecnologia nel nostr o studio la fr equenza delle<br />

complicanze riportate è comparabile a quelle riportate<br />

in Letteratura.<br />

I volumi di osso pr elevati risultano analoghi a<br />

quelli prelevati con altri strumenti; inoltre la presenza<br />

di inserti ultrasonici di varie forme consente<br />

di eseguire tutte le linee osteotomiche senza<br />

particolari difficoltà.<br />

L’utilizzo della chirurgia piezoelettrica per le fasi di<br />

prelievo ha mostrato indubbi vantaggi sia per il<br />

paziente sia per l’operatore.<br />

A differenza degli strumenti tradizionali, r otanti<br />

(frese, dischi) o oscillanti (seghe da osso), nessun<br />

paziente ha r iferito nel questionar io par ticolari<br />

disagi legati al prelievo, mentre nelle altre tecniche<br />

è stat o sottolineato come alcune manovr e<br />

chirurgiche possano essere poco piacevoli (strumenti<br />

rumorosi, uso del martello, ecc.).<br />

Per l’operatore invece i vantagg i maggiori sono<br />

rappresentati dal fatto che gli strumenti piez oelettrici<br />

non possono leder e strutture nobili quali<br />

nervi e/o vasi sanguigni, riducendo quindi le possibili<br />

complicanze sia intra che postoperatorie. Bisogna<br />

tuttavia sottolineare che, anche se si utilizzano<br />

strumenti piezoelettrici per le fasi ost eotomiche,<br />

il distacco dell’osso prelevato dalla sua sede<br />

è sempr e stato eseguito mediante scalpelli<br />

dritti e/o curvi; essendo quest’ultima fase quella in<br />

cui più comunement e si det erminano danni iatrogeni<br />

al nervo alveolare si deduce come gli strumenti<br />

piezoelettrici non possano tutelare da possibili<br />

danni neurologici transitori o permanenti.<br />

Inoltre, i t empi operatori per eseguir e i pr elievi<br />

con la piezochirurgia sono considervolmente più<br />

lunghi rispetto ai tempi impiegati con strumenti<br />

tradizionali (seghe e frese rotanti) come già sottolineato<br />

da altri Autori33 .<br />

Infine, anche questo tipo di strumenti deve essere<br />

utilizzato con le dovute cautele in quanto, come<br />

dimostrato in L etteratura34 , un aument o della<br />

pressione di lavoro al fine di aumentare la velocità<br />

di taglio può pr ovocare la trasf ormazione della<br />

energia di vibrazione in energia termica con conseguente<br />

danno tissutale.<br />

■ CONCLUSIONI<br />

Una variabile che può influenzare la scelta di<br />

un sito donatore di osso autologo rispetto a un altro,<br />

compatibilmente con la quantità/qualità di<br />

osso necessaria per la correzione del difetto, è la<br />

morbilità da cui ciascuna sede di prelievo è gravata.<br />

Questa dipende pr incipalmente dall’entità<br />

del prelievo eseguito e dalla t ecnica chirurgica<br />

utilizzata e dal tipo di strumento utilizzato.<br />

È principalmente questo l’aspetto che abbiamo voluto<br />

approfondire con il nostro studio e dai risultati<br />

ottenuti è possibile affermare che l’utilizzo della chirurgia<br />

piezoeletrica nelle tecniche di prelievo autologo<br />

endorale possa essere considerata una valida<br />

alternativa alle tecniche di prelievo tradizionali.<br />

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