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In volo con l'elettronica - ElettronicaIn

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o mantenendo la temperatura dei gas di<br />

scarico (EGT) nei limiti.<br />

Registra inoltre, in un’apposita memoria<br />

a disposizione dei tecnici di manutenzione,<br />

i parametri di funzionamento e le<br />

eventuali anomalie.<br />

Siccome il FADEC è un sistema “non<br />

aggirabile”, nel senso che se si guasta<br />

non è possibile <strong>con</strong>trollare i motori,<br />

nei velivoli moderni ne sono installati<br />

almeno due per propulsore, ad assicurare<br />

la necessaria ridondanza. <strong>In</strong> pratica<br />

ogni FADEC è composto di due unità<br />

complete (si chiamano ECU nei motori<br />

General Electric ed EEC nei Pratt & Whitney)<br />

che lavorano indipendentemente<br />

l’una dall’altra. Normalmente un canale<br />

<strong>con</strong>trolla il motore, mentre l’altro verifica<br />

il corretto funzionamento del sistema;<br />

se va in avaria il canale attivo (o un suo<br />

sottosistema) il canale di riserva prende<br />

il <strong>con</strong>trollo. Ad ogni avviamento del motore,<br />

circuiti di autodiagnosi <strong>con</strong>trollano<br />

il corretto funzionamento del FADEC e<br />

dei suoi sensori.<br />

fusoliera esce automaticamente<br />

un aerogeneratore a turbina (RAT,<br />

Ram Air Turbine) che sfrutta la<br />

forza dell’aria impressa dall’avanzamento<br />

del veli<strong>volo</strong> per generare<br />

elettricità, quanta ne basta a caricare<br />

delle batterie e far funzionare<br />

il Fly-By-Wire. La RAT è stata<br />

adottata anche in aerei tradizionali<br />

come il Boeing 767 (salvò la vita ai<br />

passeggeri del celebre Gimli Glider,<br />

un 767 della Air Canada che planò<br />

da oltre 12.000 metri dopo aver<br />

finito il combustibile) e l’MD-11,<br />

dove alimenta anche le pompe<br />

degli impianti idraulici. Il suo <strong>con</strong>tributo,<br />

chiaramente, viene meno<br />

nell’approccio al suolo, dato che<br />

diminuendo la velocità dell’aereo<br />

cala la potenza eolica disponibile.<br />

SENZA TIRANTI E SENZA FILI,<br />

SI CHIAMA FLY-BY-WIRELESS<br />

Nel 2010 un istituto di ricerca<br />

portoghese ha sperimentato<br />

una variante, particolarmente<br />

azzardata, del FBW: partendo<br />

dalla <strong>con</strong>siderazione che, seppure<br />

meno dei sistemi meccanici, i<br />

cavi elettrici pesano, i ricercatori<br />

hanno ipotizzato la possibilità di<br />

trasmettere i comandi dal cockpit<br />

via radio. Il sistema è stato battezzato<br />

Fly-By-Wireless e si ispira alla<br />

rete a fibra ottica del Boeing 787,<br />

solo che impiega, per impartire i<br />

comandi alle superfici di governo<br />

e ricevere informazioni dai sensori<br />

di bordo, una rete wireless. Naturalmente<br />

l’aereo è per ora solo<br />

un modello telecomandato, dato<br />

che ci sono troppi interrogativi<br />

sull’applicabilità ai liner di questa<br />

tecnologia; infatti, mentre i fili del<br />

FBW rappresentano un mezzo<br />

di trasmissione sicuro, una rete<br />

wireless ha una limitata affidabilità,<br />

dovuta alla sensibilità dei link<br />

radio ai disturbi elettromagnetici<br />

(ad esempio quelli dovuti ai<br />

cellulari, che potrebbero bloccare<br />

o rallentare la trasmissione dei<br />

comandi) tale da facilitare attentati<br />

terroristici.<br />

SISTEMI DI NAVIGAZIONE<br />

L’elettronica non ha rivoluzionato<br />

solo il governo dell’aereo, ma<br />

anche il <strong>con</strong>trollo del traffico:<br />

fino a qualche anno fa i velivoli<br />

avevano a bordo sistemi radio di<br />

identificazione e comunicazione<br />

abbastanza semplici e le <strong>con</strong>versazioni<br />

tra piloti e centri di <strong>con</strong>trollo<br />

a terra (ma anche tra piloti di aerei<br />

in <strong>volo</strong>) avvenivano in VHF, nella<br />

gamma sopra la radiodiffusione<br />

(tipicamente in modulazione<br />

d’ampiezza, da 110 a 130 MHz)<br />

mentre l’identificazione veniva ottenuta<br />

<strong>con</strong> un transponder attivo,<br />

ossia un apparato (teorizzato per<br />

la prima volta nella Se<strong>con</strong>da Guerra<br />

Mondiale per sopperire all’incapacità<br />

del radar di distinguere<br />

gli aerei nemici da quelli alleati...)<br />

che, stimolato da un segnale radio,<br />

trasmette un codice <strong>con</strong>tenente<br />

l’identificativo dell’aereo. Il transponder<br />

<strong>con</strong>sente di realizzare il<br />

cosiddetto Radar Anticollisione o<br />

SSR (Radar Se<strong>con</strong>dario di Sorveglianza)<br />

derivato dal sistema militare<br />

IFF. Il transponder, eccitato da un<br />

segnale a 1,03 GHz, risponde su<br />

una portante a 1,090 GHz; la portata<br />

del sistema è fino a 200 miglia<br />

nautiche. L’interrogazione del<br />

radar è costituita da due parentesi<br />

dette P1 e P3, di durata di 0,8 µs,<br />

la cui distanza determina il modo<br />

d’interrogazione: in modo A viene<br />

richiesta l’identità e la distanza tra<br />

P1 e P3 è di 8 µs; in modo C viene<br />

chiesta la quota, e la distanza tra<br />

P1 e P3 è di 21 microse<strong>con</strong>di.<br />

Al radar anticollisione si è aggiunto<br />

il ricevitore VOR, capace di interagire<br />

<strong>con</strong> il pilota automatico o<br />

semplicemente di visualizzare, su<br />

un apposito display, la rotta e le<br />

deviazioni rispetto ad essa. Il VOR<br />

(VHF Omnidirectional Range) è un<br />

sistema di radioguida che serve<br />

a tracciare un corridoio virtuale<br />

per guidare gli aerei; in pratica<br />

indica la posizione radiale dei<br />

velivoli rispetto a una trasmittente<br />

che genera due segnali. Il suo<br />

funzionamento è molto semplice:<br />

una stazione di terra VOR, chiamata<br />

anche radiofaro, trasmette<br />

due segnali radio in VHF che<br />

vengono captati da un ricevitore<br />

a bordo dell’aereo; uno dei due è<br />

direzionale e l’altro cambia di fase<br />

ruotando di 360 gradi 30 volte al<br />

se<strong>con</strong>do, nel senso che idealmente<br />

viene trasmesso in una direzione<br />

che varia <strong>con</strong>tinuamente come se<br />

l’antenna emittente girasse come<br />

quella del radar. Ogni volta che<br />

il segnale “rotante” giunge dalla<br />

stessa direzione di quello fisso, lo<br />

sfasamento tra i due si annulla,<br />

mentre diventa 90° ad est, 180° a<br />

sud e 270° ad ovest. Conoscendo<br />

la velocità di rotazione della fase<br />

e la differenza di fase, il ricevitore<br />

del VOR riesce a determinare in<br />

ogni istante qual è l’angolazione<br />

della prua del veli<strong>volo</strong> rispetto<br />

al radiofaro. Spesso le stazioni di<br />

terra sono dotate anche del DME<br />

(Distance Measuring Equipment)<br />

che misura la distanza tra l’emittente<br />

e il ricevitore e permette di<br />

valutare se l’aereo sta viaggiando<br />

Elettronica <strong>In</strong> ~ Dicembre 2011 / Gennaio 2012 91

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