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esercizi - Romolo Calandruccio

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ISTITUTO SUPERIORE PAREGGIATO DI EDUCAZIONE FISICA DI TORINOo<br />

CATTEDRA DI ANTROPOLOGIA E DI ANTROPOMETRIA<br />

(Prof. M. Masali)<br />

CONSERVATORIO DI PARMA<br />

CATTEDRA SPERIMENTALE DI PRE-CANTO<br />

(M° M. Uberti)<br />

ADELINA BOTTERO<br />

I.S.E.F. di Torino<br />

La rieducazione della voce<br />

attraverso la ginnastica<br />

respiratoria<br />

Ricerca svolta con il contributo del M.P.I.<br />

fondi per la ricerca 60% Prof. Masali<br />

(<strong>esercizi</strong>)<br />

Opera Universitaria dell'I.S.E.F. di TORINO - 1983


S P E R I M E N T A Z I O N E<br />

Il programma pratico del corso comprendeva i seguenti tipi di <strong>esercizi</strong>:<br />

Es. di MOBILlZZAZIONE: collo, spalle, busto, anche<br />

Es. CORRETTIVI DI POSTURE ERRATE INCIDENTI SULLA<br />

RESPIRAZIONE:<br />

- deviazioni della colonna vertebrale,<br />

- anteriorizzazione delle spalle.<br />

Es. di POTENZIAMENTO: addominali, toracici, dorsali<br />

Es. di RILASSAMENTO: generale, del cingolo scapolare.<br />

Es. RESPIRATORI<br />

Es. FONATORI<br />

Le lezioni non sono state una semplice esecuzione di <strong>esercizi</strong>, ma si è cercato<br />

naturalmente di spiega re quale funzione avessero i vari movimenti; si è parlato della<br />

relazione esistente tra un tipo di respirazione non corretto ed il tipo di vita condotto,<br />

dell'importanza del rilassamento, del collegamento tra il meccanismo respiratorio e<br />

quello fonatorio; vi sono state pause di discussione per ascoltare pareri, sollevare<br />

difficoltà, correggere errori, notare disturbi e miglioramenti.<br />

E' evidente l'importanza fisica e psicologica di comprendere il meccanismo ed il senso di<br />

ciò che si esegue, anche ai fini del risultato pratico che si vuole ottenere.<br />

In particolare si è insistito su due argomenti: l'importanza dell'espirazione e del<br />

rilassamento.


ESERCIZI<br />

MOBILIZZAZIONE<br />

Collo<br />

- Prima di iniziare massaggiare bene tutti i muscoli del collo per riscaldarli.<br />

- Eseguire i movimenti lentamente, ad occhi chiusi (specie le circonduzioni e le<br />

rotazioni) per evitare capogiri, seduti per evitare la perdita di equilibrio.<br />

1. Flessioni del capo - avanti<br />

- indietro<br />

- laterali<br />

2. Rotazioni del capo - a destra<br />

- a sinistra<br />

3. Traslazioni del capo - avanti (mantenendo il capo eretto e lo sguardo avanti)<br />

- indietro<br />

4. Circonduzioni del capo nei due sensi<br />

Spalle<br />

1. Seduti sui talloni, su di una sedia o in piedi, in modo che le braccia possano stare a<br />

penzoloni, rilassate. Schiena ben diritta e capo eretto. Eseguire i movimenti davanti ad<br />

uno specchio per controllare che siano esatti.<br />

Spalle: - in alto<br />

- in basso (lasciarle cadere abbandonate)<br />

- avanti<br />

- indietro<br />

- ruotarle nei due sensi<br />

- le due spalle contemporaneamente<br />

- una per volta (controllare che l'altra non faccia il movimento inverso, ma sia ferma)<br />

2. Mani alle spalle: ruotare le spalle circonducendo i gomiti.


3. Braccia rilassate lungo i fianchi: ruotare le spalle.<br />

4. In piedi, gambe divaricate, braccio sinistro in fuori: oscillare il braccio destro in<br />

dentro e in fuori, in modo sempre più ampio, fino a fargli compiere dei giri completi. In<br />

un senso e nell'altro. Idem con l'altro braccio.<br />

5. Lo stesso oscillando il braccio avanti e indietro (controllare che il pollice sia verso l'alto).<br />

6. In piedi, gambe divaricate, braccia rilassate lungo i fianchi. Le braccia oscillano<br />

insieme avanti e indietro arrivando ogni volta ad un'altezza crescente:<br />

Da capo in successione: a - b - c – d<br />

IMPORTANTE: mantenere le braccia decontratte,<br />

come in tutti gli <strong>esercizi</strong> di oscillazione e circonduzione delle braccia (n o 4, 5, 7, 8, 9).<br />

7. In piedi, gambe divaricate, braccia rilassate lungo i fianchi: circondurre un braccio per<br />

avanti - alto - dietro - basso. Aumentare man mano, il più possibile, la velocità di<br />

esecuzione, controllando che il braccio si muova sempre sullo stesso piano.<br />

- Idem in senso inverso<br />

- Idem con l'altro braccio<br />

- Idem con le due braccia contemporaneamente.<br />

8. Circondurre un braccio di seguito all'altro con movimento continuo, come per il nuoto<br />

stile dorso. Aumentare man mano la velocità.<br />

9. In piedi, gambe divaricate con piedi paralleli e distanti tra loro circa 40 cm.; braccia in<br />

fuori, spalle abbassate. Flettendo leggermente capo e busto avanti lasciar cadere ed<br />

oscillare un paio di volte le braccia davanti al corpo. Tornare alla posizione di partenza e<br />

ripetere il movimento ancora una volta. Alla terza e quarta volta far fare alle braccia due<br />

rapidi giri completi (in dentro-alto-fuori-basso). Ripetere da capo l'<strong>esercizi</strong>o completo.<br />

Gli <strong>esercizi</strong> n o 6 e 9 sono utili anche<br />

per il RILASSAMENTO del cingolo scapolare.


10. Camminando:<br />

- slanciare le braccia in alto (palme avanti)<br />

- slanciare un braccio in alto (palmo avanti) e l'altro in basso (palmo indietro) e viceversa<br />

ad ogni passo<br />

- slanciare le braccia in fuori (palme in su) controllando che si mantengano sempre<br />

all'altezza delle spalle e non scendano in basso-indietro. Controllare che il capo non<br />

faccia movimenti avanti e indietro.<br />

- slanciare le braccia tese e controllare che si muovano sui piani indicati, affinché<br />

l'<strong>esercizi</strong>o abbia l'effetto voluto sull'articolazione delle spalle.<br />

11. Esercizio combinato di mobilizzazione collo + spalle.<br />

Proni di fronte alla spalliera le mani impugnano il 3o<br />

piolo, distanti fra loro quanto la larghezza delle spalle;<br />

braccia tese e corpo teso<br />

a) flettere il capo avanti fino a toccare con la fronte il<br />

suolo<br />

b) flettere il capo indietro.<br />

Non piegare le braccia; non avvicinare il corpo alla spalliera. Il 3o piolo è un'altezza<br />

indicativa: può variare in rapporto alla maggiore o minore scioltezza individuale.<br />

Lo stesso <strong>esercizi</strong>o può essere eseguito appoggiando le mani su di un rialzo (sgabello,<br />

tavolino basso, bordo di un cassetto: vario cassetto in rapporto alla maggiore o minore scioltezza che ho).<br />

Anche<br />

1. In piedi di fianco alla spalliera, al muro o ad altro sostegno: ci si appoggia con la<br />

mano interna. Oscillare avanti e indietro la gamba esterna.<br />

2. In piedi di fronte al sostegno, a cui ci si appoggia con entrambe le mani: oscillare una<br />

gamba in dentro e in fuori.<br />

Anche queste oscillazioni, come quelle delle braccia sono movimenti abbastanza veloci,<br />

eseguiti con l'arto il più possibile decontratto.<br />

3. Seduti a terra, mani in appoggio dietro, gambe leggermente divaricate e piegate.<br />

Portare il ginocchio sinistro a terra, internamente. Ritorno e lo stesso col destro.<br />

4. Stessa posizione iniziale, portare le due ginocchia contemporaneamente a terra da un<br />

lato e poi dall'altro.


Busto<br />

1. In piedi, gambe divaricate:<br />

a) portando le braccia in fuori, palme in su - inspirare;<br />

b) flettendo il busto avanti, braccia penzoloni - espirare.<br />

2. In piedi, gambe divaricate, mani ai fianchi (i pollici si toccano dietro la schiena),<br />

spalle indietro: lenta flessione del capo e poi del busto indietro. Ritorno.<br />

3. a) Proni, mani in appoggio a terra ai lati del viso,<br />

b) stendere le braccia flettendo il capo indietro ed inarcando la schiena,<br />

Ritorno. Spostare ogni volta le mani più indietro, verso ed oltre le spalle.<br />

4. Unire all'<strong>esercizi</strong>o precedente dopo le fasi a) e b):<br />

c) sedersi sui talloni senza spostar le mani, ma allungando bene le braccia ed appiattendo<br />

la schiena,<br />

d) spostare il peso del tronco sulla spalla destra e fare due molleggi, lo stesso sulla spalla<br />

sinistra, ripetendo ancora una volta dai due lati.<br />

Ritorno proni in posizione a) e da capo.<br />

5. In piedi, dorso a contatto con la spalliera, piedi uniti. Impugnare palme avanti il piolo<br />

all'altezza delle spalle; la distanza tra le mani varia secondo il grado di scioltezza<br />

individuale.<br />

Unire in arco dorsale, gambe tese, senza spostare i piedi.<br />

6. In quadrupedia (distanza tra le mani quanto la larghezza delle spalle):<br />

a) flettere il capo indietro, inarcare bene il dorso inspirando;<br />

b) flettere il capo avanti; incurvare il dorso espirando.<br />

7. In piedi, gambe divaricate, mani alla nuca, dita intrecciate, gomiti ben indietro:<br />

flettere il busto a destra e a sinistra, lentamente.<br />

Controllare che il movimento avvenga sempre sul piano frontale, che non si associno<br />

movimenti rotatori, che i gomiti restino ben indietro (il controllo può avvenire<br />

eseguendo l'<strong>esercizi</strong>o con dorso a contatto con una parete o di fronte allo specchio).<br />

8. Dorso a contatto con una parete (solo piedi eventualmente leggermente più avanti per<br />

mantenere l'equilibrio)<br />

Pugno destro sulle ultime coste,<br />

braccio sinistro lungo il fianco: flettere il braccio sinistro per fuori-alto sopra il capo e<br />

spingendo con il pugno sulle coste. Ritorno e da capo. Spostare ogni tanto il pugno più


in alto (a metà busto, sotto l'ascella) variando così la zona di "puntello". Idem dal lato<br />

opposto.<br />

L'<strong>esercizi</strong>o si può eseguire:<br />

- velocemente per mobilizzare il busto, il cingolo scapolare, le articolazioni costovertebrali,<br />

- lentamente a tempo con la respirazione: inspirare col braccio in alto, espirare con il<br />

braccio in basso anziché col pugno-puntello, con la mano aperta appoggiata sulle coste<br />

del lato opposto, per sentirne l'apertura a ventaglio.<br />

9.Seduti a cavalcioni su uno sgabello,<br />

i due pugni posti sulle coste inferiori lateralmente. Comprimere col pugno destro le coste<br />

provocando una flessione del busto da questa parte, alzando contemporaneamente un po'<br />

il sinistro, che a sua volta comprimerà le coste dal proprio lato provocando una flessione<br />

del busto a sinistra.<br />

Spostare ogni volta i pugni più in alto di 2 - 3 cm (una costa per volta) e poi lo stesso<br />

discendendo.<br />

Serve a mobilizzare il tronco e le articolazioni costo-vertebrali.<br />

10. Seduti a cavalcioni su una panca, braccia flesse, mani a pugno davanti alle spalle.<br />

Ruotando il busto a sinistra sferrare il pugno destro in direzione sinistra: l'impeto del<br />

colpo porta in avanti la spalla destra ed il gomito sinistro, mentre l'altra spalla è spinta<br />

indietro. Ruotare di seguito il busto ed eseguire il movimento dalla parte opposta. Serve<br />

a mobilizzare il tronco ed il cingolo scapolare.<br />

11.<br />

a) Posizione iniziale: quadrupede.<br />

b) Senza piegare il braccio sinistro e senza avvicinare le anche ai talloni, portare il pugno<br />

destro sotto (ed anche oltre) l'ascella sinistra, ruotando il busto da questa parte.<br />

c) Slanciare il braccio destro in alto ruotando il busto dall'altra parte, in modo che<br />

braccia e spalle si portino su una stessa linea perpendicolare al suolo.<br />

Il pugno destro si porta quindi nuovamente sotto l'ascella sinistra ed il movimento si<br />

ripete da capo.<br />

Il ritmo di esecuzione è molto veloce, perché serve a mobilizzare il tronco ed il cingolo<br />

scapolare. Ripetere 10 volte per parte.<br />

12. In piedi, gambe divaricate, braccia in fuori. Flettendo avanti e ruotando il busto,<br />

toccare con la mano sinistra il piede destro: ritorno; idem dall'altra parte. (Il braccio<br />

opposto è in alto).


13. Seduti a gambe tese e divaricate, busto flesso sul la gamba sinistra cercando di<br />

toccare con la fronte il ginocchio, mano sinistra aggrappata più vicino possibile alla<br />

caviglia sinistra, mano destra appoggiata sopra.<br />

Slanciare il braccio destro teso dietro-alto, ruotando il busto ed il capo a destra: arrivare<br />

con braccia e spalle su una stessa linea. Ritorno.<br />

Ripetere 5 volte per parte con ritmo veloce: mobilizza tronco e cingolo scapolare.<br />

14. In piedi, gambe divaricate, braccia in fuori: ruotare il busto a destra con slancio del<br />

braccio destro in fuori-dietro e sinistro flesso al petto.<br />

Ruotano solo busto e spalle: bacino e capo restano fermi, lo sguardo avanti, le gambe<br />

tese. Controllare che le braccia si muovano sempre sullo stesso piano delle spalle, non<br />

più in basso.<br />

Ovviamente l'<strong>esercizi</strong>o si ripete di seguito da una parte e dall'altra, con ritmo molto<br />

veloce: mobilizza soprattutto la parte alta della colonna vertebrale e le<br />

spalle.<br />

prova<br />

15.a) Supini, braccia in fuori, palme ben appoggiate a terra, gambe<br />

piegate: lasciar cadere le ginocchia da un lato finché toccano terra,<br />

senza muovere le spalle; ritorno; idem dall'altra parte. Mobilizza<br />

soprattutto la parte inferiore della colonna.<br />

b) Lo stesso <strong>esercizi</strong>o eseguito con gambe flesse al petto e portando le<br />

ginocchia vicino ai gomiti, rafforza, in più, i muscoli addominali e<br />

lombari.<br />

RICAPITOLANDO GLI ESERCIZI DEL BUSTO<br />

- per la flessione avanti n o 1, 6<br />

- per la flessione indietro n o 2, 3, 6<br />

- per la flessione laterale n o 7, 8, 9<br />

- per la flessione avanti + rotazione n o 12, 13<br />

- per la rotazione n o 10, 11, 14, 15<br />

- combinati busto + spalle n o 4, 5, 8, 10, 11, 13<br />

- combinati busto + articolazioni costo-vertebrali n o 8, 9<br />

- combinati a tempo con la respirazione n o 1, 6, 8


1.<br />

POTENZIAMENTO<br />

Addominali<br />

a) Supini su una superficie dura, gambe piegate coi piedi più vicini possibile al bacino<br />

mani appoggiate sulle cosce;<br />

b) Alzando la testa, poi le spalle, poi il busto,<br />

far scivolare le mani lungo le cosce ed oltre le<br />

ginocchia (senza aggrapparvisi e senza<br />

spostare i piedi o le gambe). Lento ritorno in<br />

posizione a), 3 secondi di riposo e da capo.<br />

Ripetere 5 o 6 volte.<br />

Rafforza gli obliqui dell'addome ed i muscoli costali.<br />

2.<br />

Supini su una superficie dura, braccia in fuori, palme in giù.<br />

Sollevando il capo, la spalla ed il braccio sinistro, far scivolare la mano<br />

sinistra sulla parte esterna della coscia destra verso il ginocchio, senza<br />

alzare il bacino o la spalla destra. Ritorno e lo stesso dall'altra parte.<br />

Ripetere 10 volte.<br />

Rafforza gli obliqui dell'addome e i costali.<br />

3.<br />

seguito.<br />

Rafforza i muscoli retti dell'addome.<br />

Supini, braccia in fuori. Flettendo il<br />

capo ed il busto avanti (sollevandoli)<br />

e contemporaneamente piegando le<br />

gambe senza staccare i piedi da terra,<br />

andare in posizione seduta<br />

abbracciandosi le gambe. Ritorno e tre<br />

secondi di riposo. Ripetere 10 volte di


4. Vedi n. 15 di mobilizzazione del busto.<br />

Rafforza i muscoli retti ed obliqui dell'addome.<br />

5. Supini, braccia in fuori, palme ben appoggiate a terra, gambe flesse al petto: fare la<br />

"bicicletta" scendendo lentamente con le ginocchia verso destra, poi lentamente<br />

risalendo e ridiscendendo verso sinistra, per poi risalire. Non staccare le spalle da terra.<br />

Dorsali<br />

1.<br />

a) Supini, gomiti in fuori, avambraccia sollevate a candeliere.<br />

b) Puntellandosi sui gomiti, sull'occipite e sul bacino sollevare la parte superiore del<br />

dorso.<br />

Ripetere 10 volte.<br />

2. Posizione quadrupede, dita delle mani rivolte in dentro. Piegare le braccia finché i<br />

gomiti siano ben in fuori ed il viso sfiori il suolo. Non spostareil bacino indietro. Ritorno<br />

e da capo.<br />

3.<br />

a) Seduti sui talloni,<br />

corpo e braccia tese<br />

avanti, mento più<br />

vicino possibile al<br />

pavimento, mani appoggiate a terra e distanti tra loro quanto la larghezza delle spalle.<br />

b) Senza muovere le mani o le ginocchia, né appoggiandosi sulle avambraccia, far<br />

scorrere il mento più avanti possibile vicino al pavimento ma senza toccarlo, fino oltre le<br />

mani.<br />

c) Stendere le braccia.<br />

d) Incurvare il dorso e tornare in posizione iniziale.<br />

4. Vedi n o 6 di mobilizzazione del busto.<br />

Rafforza inoltre la muscolatura dorsale e toracica.<br />

5. In piedi, di fronte al muro, a 50-60 cm. di distanza. Tenendo le braccia in avanti-fuori<br />

ed il corpo rigido, lasciarsi cadere in avanti senza spostare piedi, frenando la caduta


appoggiando le mani al muro (lasciar avvicinare il più possibile il mento al muro).<br />

Respingersi quindi indietro per ricominciare. Se l'esecuzione risultasse troppo facile,<br />

aumentare la distanza tra le mani.<br />

6. Proni su una panca, braccia pendenti in fuori verso terra: sollevare le braccia in fuori<br />

portandole più in su possibile. Controllare che siano sul12 linea delle spalle.<br />

7. Proni su una superficie dura, gambe unite, braccia lungo i fianchi. Alzare le spalle e la<br />

testa mantenendo il collo esteso (guardare il punto dov'era il naso), cercando di limitare<br />

il più possibile il movimento alla colonna dorsale e ruotando le braccia tese con le palme<br />

in fuori. Restare in questa posizione per tre secondi; ritorno con tre secondi di riposo e<br />

da capo, 5 o 6 volte.<br />

8. Per aumentare la forza nell'<strong>esercizi</strong>o n.7:<br />

mani alla nuca, dita incrociate. Alzare il più possibile i gomiti, mentre si sollevano le<br />

spalle ed il capo.<br />

9.<br />

Per aumentare ancor più il lavoro dei muscoli dorsali: iniziare come nell'<strong>esercizi</strong>o n o 7:<br />

mentre si mantiene la<br />

posizione:<br />

a) portare le mani alle spalle,<br />

b) stendere le braccia in alto,<br />

c) riportarle alle spalle ed<br />

infine tornare proni con le braccia lungo il corpo. Tre secondi di riposo e da capo, per 5-<br />

6 volte.<br />

ESERCIZI PER I MUSCOLI DORSALI:<br />

- retrattori delle scapole n o 6<br />

- retrattori delle scapole + estensori del capo e del dorsono 7, 8, 9<br />

Toracici<br />

1. Vedi n o 6 di mobilizzazione del busto.<br />

Rafforza inoltre la muscolatura dorsale e toracica.<br />

2. Vedi n o 2 di potenziamento dei muscoli addominali.<br />

Rafforza i costali oltre che gli obliqui dell'addome.


3. Per rafforzare i muscoli costali: inspirare contro resistenza.<br />

Esempio: usare una cintura o una fascia (alta 5 -6 cm). Farsela passare intorno al corpo,<br />

a livello delle coste inferiori, in modo che i due capi si incrocino sul davanti. Tenere il<br />

capo proveniente da sinistra con la mano destra e viceversa.<br />

Inspirando: tirare i due capi in modo da offrire una certa resistenza all'espansione<br />

costale, resistenza che i muscoli costali si sforzeranno di vincere. Allentare i capi verso<br />

la fine dell'atto inspiratorio in modo che questo possa comunque essere completo.<br />

Espirando: allentare la cintura<br />

La stessa resistenza può essere offerta dalla semplice pressione delle mani sulle coste.<br />

4. Per rafforzare il diaframma:<br />

supini, braccia lungo i fianchi, eseguire la respirazione addominale con un peso di circa<br />

1 Kg, ad esempio: libri, cuscinetto di sabbia, ecc., appoggiato sull'addome, subito sotto<br />

le ultime coste.


CORREZIONE DI POSTURE ERRATE<br />

INCIDENTI SULLA RESPIRAZIONE<br />

1. In piedi, gambe divaricate, piedi 20-30 cm. più avanti di uno spigolo, al quale la<br />

colonna vertebrale si appoggia per tutta la sua lunghezza (sentire che ogni vertebra tocca<br />

lo spigolo).<br />

Le braccia rimangono sempre rilassate. Flettere avanti prima il capo, quindi il busto<br />

"arrotondandolo" (sentire che si stacca dallo spigolo una vertebra per volta), braccia<br />

decontratte, penzoloni. Ritorno con procedimento inverso: "srotolare" il busto sentendo<br />

la ripresa di contatto con lo spigolo una vertebra per volta.<br />

2. Stesso <strong>esercizi</strong>o seduti a terra,<br />

gambe leggermente piegate.<br />

3. Seduti a terra, gambe piegate,<br />

braccia avanti. Flettendo il capo avanti<br />

e arrotondando il busto andare supini,<br />

cercando di prendere contatto col suolo una vertebra per volta. Da supini controllare che<br />

tutta la schiena tocchi il pavimento. Le spalle sono rilassate ed abbassate verso i piedi.<br />

Ritorno con procedimento inverso: staccando dal suolo una vertebra per volta.<br />

4. In piedi, gambe leggermente divaricate, braccia in alto: allungarsi verso l'alto il più<br />

possibile estendendo bene le braccia e la schiena. Lasciarsi quindi andare con il busto<br />

flesso avanti, spalle decontratte, braccia a penzoloni. Da capo.<br />

N.B. I quattro <strong>esercizi</strong> precedenti servono come <strong>esercizi</strong> di sensibilizzazione e di<br />

allungamento della colonna vertebrale; soltanto in questo modo il trattamento e<br />

generalizzabile ad individui diversi e, unitamente agli <strong>esercizi</strong> di mobilizzazione,<br />

rappresenta quanto si può fare per le deviazioni della colonna in un corso di così breve<br />

durata.<br />

1.<br />

Anteriorizzazione delle spalle<br />

Usando una bacchetta (o un manico di scopa):<br />

a) impugnare la bacchetta alle estremità, palme rivolte<br />

indietro;<br />

b) portare le braccia in alto, slanciandole oltre la linea delle<br />

spalle, mantenendo il capo eretto;<br />

c) flettere le braccia ed appoggiare la bacchetta sulle scapole.<br />

Spingere ripetutamente i gomiti in avanti mantenendo salda


l'impugnatura: la bacchetta spinge le scapole contro la schiena.<br />

Ritorno a braccia avantl e da capo.<br />

2. Stesso <strong>esercizi</strong>o eseguito seduti, gambe tese, schiena ben diritta: è più impegnativo per<br />

la colonna vertebrale.<br />

- Utili gli <strong>esercizi</strong> di mobilizzazione delle spalle, specie i n o 2, 3, 6, 7, 8 (ruotando<br />

sempre le spalle e braccia per avanti-alto-dietro-basso) e i n o 10, 11.<br />

- Utili gli <strong>esercizi</strong> per i muscoli retrattori delle scapole. (Vedi: potenziamento dorsali"<br />

n o 6, 7, 8, 9).


RILASSAMENTO<br />

Generale<br />

- Condizioni di base: - silenzio<br />

- temperatura ed illuminazione favorevoli<br />

- non indossare indumenti stretti<br />

- appoggiarsi su una superficie morbida<br />

- eventualmente: capo appoggiato su un cuscino.<br />

- Posizione di partenza: - supini, braccia lungo i fianchi<br />

1) Tecnica del controllo volontario:<br />

a) lavorare verso la posizione di riposo<br />

b) fermarsi decontraendo i muscoli appena usati<br />

c) registrare mentalmente la nuova posizione.<br />

Per ogni nuovo movimento si ripete cuesta sequenza.<br />

- Chiudere gli occhi senza stringerli<br />

- Tirare giù le spalle verso i piedi<br />

- Allungare il collo avvicinando il mento al petto<br />

- Allontanare un po' le mani dai fianchi<br />

- Allungare le dita ed appoggiarle<br />

- Girare le gambe in fuori<br />

- Muovere un po' le ginocchia finché non siano comode<br />

- Allontanare i talloni dalle anche spingendo i piedi verso il basso<br />

- Spingere il corpo dentro il sostegno (se questo è abbastanza mordibo)<br />

- Premere la testa dentro il sostegno:<br />

- sentire il movimento del collo<br />

- sentire il peso della testa<br />

- sentire che la testa è sostenuta<br />

- sentire tutti i muscoli del collo rilassati<br />

- Compiere qualche respiro profondo<br />

- Tirare giù la mandibola senza aprire la bocca<br />

- Staccare la lingua dal palato e spingerla verso la gola (non forzare il movimento)


- Muovere bene il capo, le spalle, le braccia, le gambe<br />

- Riprendere e ricostruire da capo le posizioni di rilassamento.<br />

2) Tecnica del contrasto:<br />

Eseguire una forte contrazione di un gruppo muscolare, seguita da rilasciamento;<br />

apprezzare la differenza tra le due condizioni: contrazione e decontrazione.<br />

Si può usare questa tecnica dopo aver raggiunto il rilassamento generale oppure no, visto<br />

che l'azione è localizzata a determinati gruppi muscolari e zone del corpo<br />

Dopo il rilassamento generale<br />

1. Tirare giù il più possibile le mani verso i piedi, allontanandole il più possibile dalle<br />

spalle, mediante una contrazione forte di qualche secondo; decontrarre e lasciar andare.<br />

Ripetere 3-4 volte.<br />

Provare poi con un braccio per volta.<br />

2. Fare il pugno con la mano destra, sollevare il braccio 5 cm. da terra, irrigidirlo<br />

mediante contrazione di qualche secondo e poi decontrarre i muscoli lasciandolo cadere.<br />

Ripetere 3-4 volte. Quindi con l'altro braccio e poi con le due braccia insieme.<br />

3. Stessi tipi di <strong>esercizi</strong> per le gambe: allungare al massimo e lasciar andare; sollevare da<br />

terra e lasciar cadere.<br />

Azione localizzata al:<br />

Cingolo scapolare<br />

1. In piedi, gambe leggermente divaricate, braccia lungo i fianchi. Sollevare lentamente<br />

le braccia in fuori, allungare bene le dita e le mani ed al lontanarle il più possibile dalle<br />

spalle: contrazione di qualche secondo e poi, flettendo leggermente capo e busto avanti,<br />

lasciar cadere ed oscillare le braccia decontratte davanti al corpo, spalle rilassate.<br />

2. Stessa posizione di partenza. Fare il pugno con la mano destra, sollevare il braccio<br />

avanti, irrigidirlo spingendo il pugno in avanti: contrazione di qualche secondo e poi<br />

lasciarlo cadere con mano, braccio e spalla decontratti (riportare la spalla indietro ed in<br />

basso, rilassata).<br />

Da capo.<br />

Ripetere poi anche con l'altro braccio e con entrambe insieme.


3. Stessa posizione di partenza. Sollevare un braccio avanti senza irrigidirlo, tenerlo per<br />

qualche secondo sollevato e poi lasciarlo cadere ed oscillare lungo il fianco. Da capo.<br />

Idem con l'altro braccio e con entrambe contemporaneamente.<br />

Idem alzando in alto il braccio.<br />

Altri tipi di <strong>esercizi</strong>:<br />

4. In piedi, gambe divaricate, spalle in basso rilassate, braccia rilassate lungo il corpo.<br />

Ruotare le braccia, che seguono passivamente il movimento.<br />

Vedi es. n o 6, 9 di mobilizzazione delle spalle.


IMPORTANZA DELL'ESPIRAZIONE<br />

Come si sa, nel respiro tranquillo l'inspirazione è attiva, come un elastico che si tende,<br />

per la contrazione dei muscoli inspiratori, l'espirazione è invece passiva per la<br />

decontrazione dei precedenti muscoli e per l'elasticità del tessuto polmonare che torna a<br />

sgonfiarsi, come un elastico che si lascia andare e ritorna alla sua forma originaria.<br />

Questa è la successione automatica e naturale. Per questo i muscoli espiratori sono<br />

carenti rispetto a quelli inspiratori: normalmente la fuoriuscita del l'aria avviene<br />

passivamente.<br />

Ma il tipo di vita odierno altera questo sistema naturale chiamando in causa meccanismi<br />

ausiliari.<br />

Ciò succede in situazioni di spavento, di tensione, di ansia, ad esempio: trovarsi nel caos<br />

del traffico stradale, essere in attesa di un risultato, di una gara, di un decesso, dover<br />

parlare di fronte ad un pubblico non essendo abituati a farlo, essere in ritardo, arrabbiarsi<br />

a scuola con gli allievi, ecc.<br />

Qualsiasi stato psicologico od emozionale si riflette sul tono muscolare. Per gli<br />

insegnanti è facile verificare questa affermazione osservando gli allievi in classe.<br />

L'attenzione e l'interessamento alla lezione si esprimono con un adattamento posturale e<br />

dei recettori, accompagnato da tensione muscolare; la noia e la svogliatezza con un suo<br />

allentamento.<br />

Aumentando la contrazione muscolare, aumenta il dispendio energetico, quindi la<br />

richiesta di ossigeno da parte dell'organismo: la respirazione dovrà per ciò adattarsi a tali<br />

esigenze.<br />

Nelle situazioni prima citate l'individuo tende ad inspirare, non più in modo tranquillo,<br />

ma con delle inspirazioni accentuate in cui intervengono i muscoli del collo e delle<br />

spalle, che normalmente invece non si userebbero. E' importante, però, saperli anche<br />

decontrarre.<br />

Quel che si dice comunemente "tirare un sospiro di sollievo" non è altro che il compiere<br />

finalmente una espirazione lunga e profonda dopo una situazione di tensione: il sollievo<br />

è anche fisico ed è dovuto appunto alla decontrazione dei muscoli che trattenevano il<br />

torace in atteggiamento inspiratorio.<br />

"Stare col fiato sospeso" provoca invece, anche fisicamente, una sensazione opposta.<br />

L'inspirazione e l'espirazione devono essere equilibrate. Se si accentua sempre<br />

l'inspirazione senza sforzarsi di compiere espirazioni altrettanto profonde, le spalle<br />

vengono sollevate ogni volta di più per introdurre una quantità di aria sufficiente, e di<br />

conseguenza la gabbia toracica viene fissata più in alto.<br />

Col tempo questa tendenza diventa un'abitudine. Nei polmoni ristagna dell'aria già usata,<br />

che non serve più, ruba spazio all'aria nuova, ne impedisce il ricambio limitando l'attività<br />

elastica del polmone.<br />

A lungo andare un sistematico atteggiamento inspiratorio può condurre addirittura<br />

all'enfisema polmonare.<br />

La caratteristica sostanziale di questa malattia è la perdita di elasticità del tessuto<br />

polmonare Gli alveoli sono stirati e distesi, le fibre elastiche atrofiche o frammentate.<br />

La fase espiratoria perde quindi una delle sue componenti meccaniche e tende a<br />

diventare incompleta, con aumento progressivo dell'aria residua nello spazio alveolare.


Nella fase inspiratoria i muscoli inspiratori devono contrarsi più fortemente per assumere<br />

una quantità d'aria sufficiente. La mancanza di rilassamento di questi muscoli limita<br />

ancor più l'espirazione, con ulteriore aumento dell'aria residua.<br />

Più l'individuo lotta per prendere fiato, più peggiora la situazione di sovradistensione<br />

degli alveoli e con essa 12 sensazione fatale di incapacità a compiere un'inspirazione<br />

sufficientemente profonda. A causa di questi sforzi inspiratori, la forma della gabbia<br />

toracica viene alterata: aumenta molto il diametro antero-posteriore, le coste sono quasi<br />

orizzontali, gli spazi intercostali allargati, le spalle elevate.<br />

L'enfisema polmonare è una malattia facilmente riscontrabile in cantanti professionisti, i<br />

quali, per il continuo atteggiamento inspiratorio dovuto al loro tipo di attività, a 50-60<br />

anni si trovano con un torace enorme: sarebbe stato necessario imparare a "svuotarsi di<br />

aria" e non solo a riempirsene.<br />

Oltre alle cause legate alla professione, ve ne sono altre che limitano l'espirazione ed alle<br />

quali generalmente tutti siamo sottoposti:<br />

- le tensioni nervose rendono più tesi psicologicamente e più contratti fisicamente,<br />

quindi più contratti sono pure i muscoli inspiratori;<br />

- gli anni e la sedentarietà rendono le articolazioni meno mobili, e naturalmente anche<br />

quelle del torace direttamente riguardanti la respirazione, subiscono la stessa sorte,<br />

- l'aria inquinata ispessisce i bronchi riducendone il lume, quindi anche la ventilazione<br />

polmonare risulta più difficoltosa e ridotta;<br />

- il fumo danneggia l'apparato respiratorio ed anche quello fonatorio.<br />

Azione del fumo sugli apparati respiratorio e fonatorio<br />

La superficie interna dei canali aeriferi è ricoperta da una tonaca mucosa formata da un<br />

epitelio ciliato, da fibre elastiche e da ghiandole muco-sierose i cui dotti escretori<br />

sboccano nel lume del canale.<br />

Il secreto è spinto verso il cavo orale dal tappeto di ciglia in continuo movimento<br />

ondulatorio, favorito in questo dalla corrente aerea espiratoria.<br />

Le secrezioni bronchiali hanno, tra le altre, la funzione di proteggere l'epitelio ed i<br />

polmoni catturando ed allontanando polveri e microbi inalati e neutralizzando la loro<br />

azione tossica.<br />

Il fumo irrita le innervazioni bronchiali, di conseguenza viene "addormentato" il<br />

movimento delle ciglia, aumentata la quantità e variata la qualità delle secrezioni.<br />

La tonaca mucosa non può più svolgere le sue funzioni e ciò provoca l'ispessimento e<br />

l'irritazione dei bronchi. Se i fattori broncoirritanti non vengono eliminati<br />

l'infiammazione diventa cronica.<br />

La bronchite cronica, prima o poi, provoca alterazioni polmonari di tipo enfisematoso,<br />

con le caratteristiche e le conseguenze già descritte, senza contare il grosso pericolo di<br />

tumore a cui è sottoposto l'apparato respiratorio dei fumatori.


I danni maggiori a carico dell'apparato fonatorio sono causati dalla nicotina. Essa è un<br />

veleno ed agisce sulle corde vocali, come farebbe per qualsiasi altro muscolo, mediante<br />

un processo chimico di progressivo avvelenamento. Avvelena i corpuscoli sensori,<br />

quindi interferisce nelle sinapsi togliendo sensibilità e tonicità ai muscoli vocali.<br />

Concentrarsi sullo svuotamento dall'aria non vuol dire compiere un'espirazione<br />

esageratemente lunga, altrimenti l'inspirazione avviene poi di colpo e troppo<br />

velocemente, in modo non naturale e non silenzioso (fig. 26b). Inoltre i polmoni, con<br />

meno di 2-3 atti respiratori al minuto, come avviene con le espirazioni lunghissime, non<br />

hanno una ventilazione sufficiente. L'inspirazione e l'espirazione devono susseguirsi in<br />

modo naturale ed automatico, senza bruschi passaggi e senza interruzioni dovute ad<br />

apnea (fig. 26a).<br />

Il brusco passaggio dall'espirazione all'inspirazione si può avvertire, ad esempio, in<br />

persone non abituate a parlare in pubblico o intervistate di sorpresa: le circostanze le<br />

rendono tese, vogliono spesso fare dei discorsi troppo lunghi o parlare troppo in fretta.<br />

Di conseguenza alterano lo svolgimento normale della loro respirazione e si può udire,<br />

ampliata magari dalla presenza del microfono, "l'inspirazione sonora". Parlare a lungo<br />

senza inspirare (il che equivale a compiere un'espirazione molto lunga), oltre che essere<br />

faticoso, provoca una perdita del controllo del tono di voce, elemento certamente non<br />

trascurabile della comunicazione verbale.<br />

Nell'ultima lezione del corso è stato curato anche questo aspetto: abituarsi a leggere, e<br />

quindi a parlare, mediante frasi brevi interrotte dall'inspirazione. E' questo un modo<br />

"funzionale" di parlare perché non affatica l'oratore, gli permette di controllare<br />

l'espressione ed il volume della voce, dà il tempo agli ascoltatori di afferrare i concetti<br />

espressi.


TECNICHE DI RILASSAMENTO<br />

Per rilassamento si intende la riduzione del grado di tensione di un tessuto che ha il<br />

potere di contrarsi. Abbiamo già visto come, in campo polmonare, scopo del<br />

rilassamento è abolire la tensione dei muscoli inspiratori, ridurre l'atteggiamento viziato<br />

della gabbia toracica e quindi permettere un'espirazione completa, che è la base di una<br />

respirazione efficiente (G. Storey).<br />

Per ottenere il rilassamento si devono prendere in considerazione alcune tecniche e molti<br />

dettagli pratici. Il comfort di base è premessa indispensabile per una buona riuscita del<br />

rilassamento.<br />

Le tecniche adottate per il rilassamento sono state due.<br />

1) Tecnica del contrasto<br />

Il soggetto viene invitato ad eseguire più volte una contrazione di un gruppo muscolare<br />

seguita da rilasciamento, con lo scopo di apprezzare la diversità fra le due condizioni:<br />

contrazione e decontrazione. Questa tecnica ha lo svantaggio di aumentare la tensione<br />

dei muscoli e non solo di migliorarne il rilassamento.<br />

2. Tecnica del controllo volontario<br />

Si basa su una ben nota legge fisiologica: "quando un muscolo (o un gruppo di muscoli)<br />

si contrae per compiere un movimento, contemporaneamente e con la stessa velocità si<br />

decontrae il muscolo (o il gruppo di muscoli) antagonista".<br />

Questa legge viene utilizzata per ottenere il rilassamento totale del corpo o di una parte<br />

di esso attraverso il controllo selezionato dei muscoli<br />

Nel nostro caso la parte maggiormente curata è stata ovviamente quella delle spalle e del<br />

collo, dove risiede gran parte dei muscoli ausiliari dell'inspirazione.<br />

Per l'applicazione pratica di queste tecniche si veda la parte sugli <strong>esercizi</strong>.


CORREZIONE POSTURALE<br />

Gli atteggiamenti viziati del tronco e delle spalle incidono sui movimenti della gabbia<br />

toracica limitandoli o deviandoli. Per porre l'individuo nelle condizioni meccaniche più<br />

favorevoli alla ventilazione polmonare si deve quindi cercare di togliere gli impedimenti<br />

dovuti a una postura scorretta.<br />

Non si è naturalmente preteso correggere in dieci ore dei paramorfismi instaurati da<br />

tempo: per questo occorrerebbe un trattamento specifico intenso e prolungato.<br />

Si è voluto piuttosto creare l'idea di una posizione corretta del corpo, in particolare della<br />

schiena e delle spalle, mediante <strong>esercizi</strong> di sensibilizzazione, ovviamente legati a quelli<br />

di mobilizzazione e potenziamento. Tale posizione sarà da ricercare sempre.<br />

I difetti più comuni dell'atteggiamento posturale sono:<br />

- l'anteriorizzazione delle spalle,<br />

- il capo abbandonato in aventi con conseguente accentuazione della cifosi dorsale;<br />

- l'abitudine di scaricare il peso del corpo su una gamba sola,<br />

- il tenere più sollevata una spalla rispetto all'altra (ad esempio per portare borse a<br />

tracolla) con conseguente comparsa di curve scoliotiche.<br />

A tutto questo si aggiunga una lassità muscolare generale che giunge a riflettersi<br />

addirittura sui muscoli mimici del viso. Bisogna innanzitutto insegnare una corretta<br />

posizione in stazione eretta.<br />

Per correggere uno per uno i vari difetti elencati ci vorrebbero troppe immagini e troppo<br />

parole.<br />

Basta invece creare un'immagine sola dicendo al soggetto: "Raddrizzati, allungati,<br />

cresci". Automaticamente si raddrizzeranno le gambe, rientrerà la pancia, si allungherà<br />

la schiena, le spalle saranno portate all'indietro, il capo sarà eretto ed anche il viso<br />

assumerà più facilmente un'espressione distesa.<br />

L'<strong>esercizi</strong>o n o 1 per la correzione delle deviazioni della colonna vertebrale è a questo<br />

scopo utilissimo, ed in modo particolare per sentire l'allungamento della colonna.


INSEGNAMENTO DELLA RESPIRAZIONE<br />

Il tipo di respirazione più vantaggioso è quello combinato, che sfrutta sia le massime<br />

escursioni del diaframma sia l'espansione costale (fig. 27).<br />

Per arrivare alla respirazione combinata si sono presi in considerazione tre movimenti.<br />

Uno interessa il diaframma e gli addominali, due riguardano le coste (il movimento<br />

basale le coste inferiori, il movimento apicale le superiori).<br />

Respirazione addominale<br />

E' stata insegnata per prima proprio perché quasi tutti ne ignoravano il meccanismo ed<br />

attuavano, invece, il movimento paradosso di rientrare la pancia per inspirare.<br />

Il soggetto appoggia una mano sullo sterno per indicare che il petto deve stare fermo ed<br />

una mano sull'epigastrio; è questa la zona che dovrà muoversi nella respirazione.<br />

Per facilitare la presa di coscienza di questo movimento ed il suo apprendimento si crea<br />

questa immagine: pensare di gonfiare un palloncino che si trova nella pancia:<br />

- inspirando spingere l'aria così in basso da gonfiare il palloncino: la pancia si solleva;<br />

- espirando l'aria esce dal palloncino che si sgonfia : la pancia si abbassa.<br />

Con questa semplice immagine si può insegnare facilmente il sincronismo dell'azione<br />

del diaframma e dei muscoli addominali.<br />

Si deve inoltre udire la fuoriuscita dell'aria. A questo scopo si può far soffiare attraverso<br />

la bocca oppure far emettere una nota o una vocale: perché ci sia voce è indispensabile<br />

che l'aria esca: quando i polmoni sono svuotati la nota si perde.<br />

Questo accorgimento è importante perché, soprattutto le prime volte, qualcuno può<br />

lavorare con gli addominali facendo sollevare ed abbassare la pancia, ma senza che l'aria


circoli: lavora in apnea.<br />

La zona epigastrica deve invece sollevarsi perché effettivamente l'aria entra ed<br />

abbassarsi perché la aria esce.<br />

Si può avere un controllo visivo di questo comportamento osservando la mano o un altro<br />

oggetto (ad esempio un cuscinetto di sabbia), posti sulla parete addominale: saliranno e<br />

scenderanno seguendone i movimenti.<br />

In posizione supina il cuscinetto di sabbia, o altro peso adatto, servono per potenziare il<br />

muscolo diaframma, poiché gli offrono una resistenza in più da vincere per compiere le<br />

normali escursioni.<br />

Per i partecipanti al corso sono stati confezionati dei cuscinetti rettangolari riempiti di<br />

sabbia dal peso approssimativo di 1 kg e dalle dimensioni di 22 x 18 cm.<br />

Respirazione basale<br />

Il movimento toracico basale si esegue soprattutto in senso laterale, grazie alle<br />

caratteristiche delle articolazioni costo-vertebrali ed all'andamento costale.<br />

Si pongono le mani aperte sulle coste inferiori, lateralmente. Si inspira cercando di<br />

allargare il più possibile il torace senza mettere in azione muscoli del cingolo scapolare.<br />

Inspirando il movimento avviene in fuori.<br />

Espirando si ha il ritorno alla posizione iniziale.<br />

Il movimento apicale deve essere evitato il più possibile per ottenere una buona<br />

localizzazione.<br />

Per irrobustire i muscoli inspiratori, con le mani si può offrire una leggera resistenza al<br />

movimento costale durante la fase inspiratoria, resistenza diminuita alla fine per<br />

permettere un'inspirazione completa.<br />

La stessa pressione può essere esercitata durante la fase espiratoria per cercare di<br />

ottenere uno svuotamento completo.<br />

Per visualizzare ed accentuare meglio questi movimenti ci si è serviti di cinghie di iuta<br />

come quelle usate dai tappezzieri, larghe circa 5 cm e lunghe 1-1,5 m.<br />

La fascia viene messa attorno al torace a livello della 7a - 8a vertebra dorsale (sotto gli<br />

angoli inferiori delle scapole) in modo che le estremità si incrocino davanti, sotto il<br />

processo xifoideo dello sterno. Con la mano sinistra si tiene il capo proveniente dal<br />

fianco destro e viceversa.<br />

Tirando od allentando i capi della fascia si otterrà così una compressione o una<br />

decompressione nella zona basale del torace. Spesso è anche questione di vedere il<br />

movimento per rendersene conto: a questo scopo gli <strong>esercizi</strong> di respirazione possono<br />

essere eseguiti di fronte ad uno specchio.


Respirazione apicale<br />

La respirazione localizzata nella parte apicale dei polmoni è un movimento molto simile<br />

a quello, obbligato, delle signore dell'Ottocento quando, a causa de gli stretti busti<br />

imposti dalla moda, non era possibile usare la parte inferiore del torace.<br />

Si pongono le mani sulle coste superiori con i polpastrelli subito al disotto delle<br />

clavicole. Si inspira cercando di sollevare la parte del torace dove si sentono le mani, col<br />

minimo impiego dei muscoli appendico-toracici.<br />

Il movimento deve essere compiuto tramite il sollevamento delle coste e non mediante<br />

un'estensione della colonna dorsale, quindi deve svolgersi in senso antero-posteriore.<br />

L'eventuale movimento sbagliato, a cui si può unire un sollevamento delle spalle, quindi<br />

la contrazione di muscoli accessori dell'inspirazione, si sente ponendo i polpastrelli<br />

subito al di sopra della clavicola: la mano sarà spostata alternatamente verso l'alto e<br />

verso il basso, mentre di norma non si dovrebbe sentire movimento.<br />

Principi generali per<br />

l'insegnamento della respirazione<br />

- Inspirare attraverso il naso ed espirare attraverso la bocca con labbra socchiuse, in<br />

modo da offrire una certa resistenza alla fuoriuscita dell'aria per creare l'abitudine a<br />

controllare l'espirazione.<br />

- Il suo controllo può avvenire anche mediante l'emissione di una vocale: il suono deve<br />

essere leggero e continuo, senza variazioni di intensità, senza tremolii o interruzioni.<br />

- Gli <strong>esercizi</strong> fonatori veri e propri si inseriranno soltanto dopo che si è imparato a<br />

respirare correttamente.<br />

- Concentrarsi sempre sulla espirazione in modo da svuotarsi bene, ma non compiere<br />

espirazioni esageratemente lunghe, affinché l'inspirazione non debba poi avvenire in<br />

modo brusco.<br />

- Compiere di seguito non più di 4-5 atti respiratori profondi altrimenti si ha capogiro da<br />

iperventilazione.<br />

- Prima di alzarsi dopo aver svolto il rilassamento in posizione supina, compiere delle<br />

respirazioni addominali profonde e tranquille e riprendere poi poco per volta la<br />

posizione eretta: questo per evitare capogiro dovuto ad un rallentamento della<br />

circolazione sanguigna durante il rilassamento.


- Svolgendo gli <strong>esercizi</strong> respiratori ognuno segue un proprio ritmo secondo le proprie<br />

esigenze, senza doversi sforzare in modo innaturale a seguire un ritmo dato uguale per<br />

tutti.<br />

- E' bene abituarsi ad associare <strong>esercizi</strong> respiratori a quelli di mobilizzazione e<br />

potenziamento, proprio perché la respirazione non è un evento a sé, ma una componente<br />

da unire in modo funzionale a tutti i movimenti fisici e quindi a tutte le situazioni reali<br />

della vita quotidiana.<br />

- Gli <strong>esercizi</strong> di mobilizzazione sono eseguiti con ritmo veloce. Gli stessi <strong>esercizi</strong>, a cui<br />

si sia abbinata la respirazione, vanno eseguiti con ritmo rilassante.<br />

- Per il motivo suddetto bisogna cominciare ad eseguire una corretta respirazione (si<br />

pensi soprattutto a quella addominale) sfruttando tutti i momenti della giornata in cui la<br />

mente non sia occupata da altri stimoli immediati. Ad esempio: quando si è in tram, si<br />

sta facendo la fila ad uno sportello o si è in una sala d'attesa, si guarda la televisione, si è<br />

in classe mentre gli allievi stanno eseguendo un compito, ecc.<br />

Si deve creare poco per volta l'abitudine a pensare alla respirazione, finché la sua<br />

corretta esecuzione non esiga più un controllo volontario. A quel punto si avrà<br />

automatizzato il movimento.<br />

Si tratta, insomma, di abbandonare uno schema corporeo sbagliato, radicato da tempo, e<br />

di acquisirne uno nuovo più funzionale e corretto.<br />

- Bisogna creare l'abitudine a controllare da soli la propria respirazione. Se insorge<br />

tachipnea, ad esempio, in seguito ad una corsa veloce o prolungata, ci si deve fermare<br />

compiendo delle inspirazioni, ma soprattutto delle espirazioni complete, seguendo un<br />

ritmo personale e tornando alla respirazione normale nel tempo più breve possibile.<br />

- Si deve essere in grado di eseguire i tre tipi di respirazione, in particolare quello<br />

addominale, in tutte le diverse posizioni. Lo stesso combinando prima due tipi di<br />

movimenti, ad esempio addominale+basale o basale+apicale, per giungere poi alla<br />

respirazione combinata propriamente detta.<br />

Una successione indicativa di posizioni, scelta per la serie graduale di difficoltà che crea,<br />

è la seguente:<br />

1. Supini con gambe piegate: in questo modo le inserzioni del muscolo retto<br />

dell'addome (pube e coste inferiori), si avvicinano riducendo l'allungamento del muscolo<br />

stesso e permettendogli una più comoda decontrazione in fase inspiratoria.<br />

2. Supini con gambe tese<br />

3. Coricati su un fianco<br />

4. Seduti su una sedia: con il capo appoggiato ad un muro in modo che i muscoli del<br />

collo, non dovendo sostenere il peso del capo, si possano più facilmente decontrarre.<br />

5. In piedi con i gomiti appoggiati su di un davanzale ed il busto leggermente flesso<br />

avanti: in questo modo si toglie alla muscolatura addominale il compito di mantenere<br />

l'equilibrio per dedicarsi esclusivamente alla respirazione.<br />

6. In piedi con la schiena appoggiata ad una parete.


7. Stazione eretta senza sostegni: controllare che il movimento dell'addome non sia<br />

provocato da un avanzamento della lordosi lombare.<br />

8. Segnare il passo sul posto<br />

9. Camminare segnando il passo con queste modalità:<br />

durante 3 passi si inspira, nei 4 passi successivi si espira; un passo è per il passaggio<br />

graduale dall'aspirazione all'inspirazione.<br />

Si adotta un ritmo normale e si compiono, in media, 10 atti respiratori al minuto.<br />

Queste indicazioni sono date per abituare a crearsi un ritmo respiratorio adatto all'attività<br />

che si sta svolgendo e che permetta di continuare a compierla col minimo sforzo.<br />

10. Di corsa cercando di trovare il proprio ritmo respiratorio.<br />

11. Salire e scendere le scale prima di passo e poi di corsa, cercando sempre il ritmo<br />

respiratorio più opportuno.


ESERCIZI DI FONAZIONE<br />

Come è già stato detto in precedenza, l'altezza tonale della voce è il risultato di una<br />

macroregolazione attuata dalla muscolatura addominale e dagli organi articolatori, e di<br />

una microregolazione dovuta ai muscoli intrinseci della laringe.<br />

Nella presente sperimentazione la nostra attenzione è stata incentrata sul "grosso" lavoro<br />

svolto dai muscoli respiratori, non potendoci addentrare in una analisi più "fine" dei<br />

meccanismi articolatori e di quelli riguardanti i muscoletti laringei.<br />

Si è comunque voluto creare un'idea, anche grossolana, di come la voce dipenda dai<br />

diversi fattori citati.<br />

Per la pronuncia delle diverse lettere lavorano muscoli diversi, quindi si ha una diversa<br />

localizzazione della fatica.<br />

Ad esempio: per la "P" lavorano i muscoli obliqui dell'addome, per la "F" i retti<br />

dell'addome, per la "S" gli addominali e i lombari: la strizzatura che si percepisce a<br />

livello dei fianchi pronunciando la "S" è data dai muscoli trasversi, così come avviene<br />

per la defecazione.<br />

La "R" è la lettera più bassa come localizzazione, quella per cui occorre un<br />

coordinamento ideale ed energico della respirazione. Infatti, con la sola respirazione<br />

costale, un'emissione prolungata della "R" non si riesce a sostenere. La pronuncia della<br />

"R", ed in particolare di "RA" e "RO" può quindi essere usata come guida ad una giusta<br />

respirazione anche nell'emissione delle vocali.<br />

Nel pronunciare la "B" la mandibola si sposta in avanti, seguita in questo movimento<br />

dalla lingua, in modo che anche l'osso ioide viene spostato verso l'alto tramite i muscoli<br />

genioioideo, miloioideo ed ioglosso. L'osso ioide, unito alla cartilagine tiroide tramite il<br />

muscolo tiroioideo, trascina con sé la laringe, fatto questo, che abbiamo visto essere<br />

vantaggioso ai fini della fonazione.<br />

Per quanto riguarda la posizione della lingua, prendiamo in considerazione tre vocali<br />

fondamentali: "I", "A", "U".<br />

Nella pronuncia della "I" la lingua assume una posizione ad arco con la convessità<br />

rivolta in alto (per la contrazione del muscolo genioioideo), quindi si ha un innalzamento<br />

della laringe. La "A" può essere pronunciata in due modi opposti:<br />

- la "A" piemontese è una "A" ingolata, in cui la lingua è spinta indietro, con<br />

conseguente abbassamento della laringe;<br />

- la "A" napoletana è una "A" avanzata, pronunciata, cioè, con la lingua in avanti a<br />

contatto con la arcata dentaria inferiore. Questa posizione determina l'innalzamento della<br />

laringe.<br />

Il timbro di una stessa vocale può variare a seconda della sua articolazione, cambia<br />

perciò anche la melodia della frase: è ciò che si definisce "cadenza dialettale", dovuta<br />

ovviamente a fattori culturali.<br />

Anche la "U" si può pronunciare in due modi opposti:<br />

- con la lingua retratta si avrà una "U" ingolata;<br />

- con la punta della lingua a contatto con gli incisivi inferiori si otterrà una "U" sonora.<br />

La posizione migliore per parlare innalzando la laringe è quella della lingua col bordo a<br />

contatto dell'arcata dentaria inferiore, compreso l'ultimo paio di molari. Questa è la<br />

posizione che tendenzialmente si deve ricercare: ciò risulterà più facile con le vocali, un


po' meno con le consonanti.<br />

Si può iniziare provando a pronunciare dei monosillabi. Dicendo, per esempio, "BRA",<br />

"BRU, "BRI": la "B" costituisce una guida alla posizione della mandibola, la "R" una<br />

guida respiratoria, la vocale una guida alla posizione della lingua.


R I S U L T A T I D E L L A<br />

S P E R I M E N T A Z I O N E<br />

I tests sostenuti all'inizio e ripetuti al termine del corso sono stati i seguenti:<br />

SPIROGRAFIA per rilevare valori riguardanti la respirazione, in particolare:<br />

- CAPACITA' VITALE (CV)<br />

- VOLUME ESPIRATORIO MASSIMO AL SECONDO (VEMS)<br />

- VENTILAZIONE MASSIMA AL MINUTO<br />

- DURATA INSPIRATORIA<br />

- DURATA ESPIRATORIA<br />

- RISERVA INSPIRATORIA<br />

- RISERVA ESPIRATORIA<br />

MISURAZIONE DEL TORACE in inspirazione ed espirazione massime, per<br />

verificare quanto un adeguato trattamento ginnastico possa influenzarne l'espansione e la<br />

mobilità:<br />

- PERIMETRO TORACICO XIFOIDEO<br />

- PERIMETRO TORACICO MEDIOSTERNALE<br />

- PERIMETRO TORACICO MINIMO MESOGASTRICO<br />

RIPRESA CINEMATOGRAFICA del soggetto per rilevare il tipo di respirazione<br />

attuato<br />

REGISTRAZIONE DELLA VOCE<br />

MISURA DELL'ESTENSIONE VOCALE<br />

Ogni insegnante ha inoltre compilato un QUESTIONARIO riguardante condizioni<br />

personali che possa no avere attinenza con la funzionalità degli apparati respiratorio e<br />

fonatorio.


SPIROGRAFIE<br />

Le curve ricalcate dalle spirografie e raccolte nel grafico di fig. 28<br />

(200k), rappresentano il VEMS di tutti i soggetti prima e dopo il corso.<br />

Sull'asse delle ascisse è riportato il tempo (1 sec.); sull'asse delle ordinate è riportato il<br />

volume d'aria espirato (si parte dall'alto perché il pennino dello spirografo sale quando<br />

l'aria è inspirata e scende quando la si espira). Le lettera a destra indicano il soggetto a<br />

cui corrisponde il punto finale della curva.<br />

E' possibile in questo modo rendersi conto dei singoli risultati confrontando il VEMS<br />

delle due prove.<br />

In generale si nota, nella seconda, una maggiore discesa delle curve ed una più<br />

accentuata ripidità nel loro andamento: ciò indica che si è espirata più aria e con maggior<br />

rapidità, dal che si deduce un miglioramento delle qualità elastiche dei polmoni.<br />

Il grafico di fig. 29 (20k)


visualizza il cambiamento della ventilazione polmonare massima al minuto (a) prima e<br />

(b) dopo il corso; in quest'ultima prova essa è ampiamente aumentata, in modo<br />

particolare per coloro che si trovavano in condizioni peggiori.<br />

Sull'asse delle ascisse sono riportati i soggetti esaminati, sull'asse delle ordinate i litri di<br />

aria ventilati in un minuto.<br />

PERIMETRI TORACICI<br />

Il grafico di fig. 30<br />

rappresenta le misure del perimetro toracico minimo mesogastrico in inspirazione (linea<br />

continua) ed espirazione (linea punteggiata) massime. L'area scura visualizza la<br />

differenza tra le due situazioni opposte. Nel secondo rilevamento si nota come tale<br />

differenza sia decisamente aumentata per tutti, in particolare per i soggetti L, M, F, G,<br />

che prima in pratica non usavano il tipo di respirazione diaframmatico, in quanto vi era<br />

un'assenza totale o quasi di movimento a livello addominale. I soggetti E, N, D, A (aree<br />

tratteggiate) attuavano addirittura il movimento inverso: rientrare l'addome inspirando,<br />

rilassarne i muscoli espirando. In seguito al corso viene invece funzionalmente usata la<br />

respirazione diaframmatica.


Lo stesso tipo di confronto si può ricavare dai grafici delle figg. 31<br />

e 32 ,<br />

che rappresentano le misure dei perimetri toracici, rispettivamente mediosternale e<br />

xifoideo.


ESTENSIONE VOCALE<br />

L'estensione vocale è stata misurata tramite un guidavoce.<br />

In fig. 33<br />

si può vedere l'estensione vocale dei soggetti prima e dopo il corso.<br />

La prima nota rappresenta il limite vocale inferiore, cioè la nota più bassa: la seconda è<br />

la nota di passaggio, cioè la nota più alta raggiunta con voce piena; l'eventuale terza nota<br />

rappresenta il limite vocale superiore, raggiunto con voce in falsetto.<br />

Dai dati raccolti si sono ricavati dei grafici che visualizzano meglio la situazione<br />

individuale e generale.


I grafici di fig. 34<br />

rappresentano l'estensione reale della voce di ciascuno, tenendo conto della scala<br />

cromatica che essa abbraccia.<br />

Le lettere in basso indicano la persona a cui ogni linea corrisponde. Si nota una presenza<br />

della voce concentrata nella parte centrale della scala, mentre le note estreme non<br />

vengono quasi mai raggiunte.<br />

Le linee continue rappresentano l'estensione della voce piena, quelle tratteggiate<br />

l'estensione del falsetto.<br />

Il falsetto si ha quando un individuo non riesce ad effettuare con voce piena il passaggio<br />

al cosiddetto "registro di testa", che comprende note acute le cui sensazioni<br />

propriocettive sono avvertite come intense vibrazioni localizzate nel capo.<br />

Il passaggio avviene mediante un ulteriore stiramento delle corde vocali dovuto<br />

all'inclinazione avanti della cartilagine tiroide.<br />

Il falsetto, invece, è prodotto tramite una contrazione stabile dei muscoli arivocali che<br />

formano le corde; essi fissano la parte posteriore della corda vocale e lasciano vibrare<br />

quella anteriore.<br />

La linea tratteggiata del soggetto "L" nella seconda prova corrisponde alla sua estensione<br />

vocale piena in posizione supina.<br />

In tale posizione, come già detto in precedenza, si sfrutta la forza di gravità che,<br />

comprimendo i visceri, permette di ottenere una maggiore risalita del muscolo<br />

diaframma, ovvero dei polmoni e della laringe, durante l'espirazione.<br />

Risulta così possibile il movimento di inclinazione avanti della cartilagine tiroide, con<br />

l'emissione di voce più acuta.<br />

L'aumento dell'estensione vocale di "L" ne è la conferma.<br />

Il test finale, rispetto al primo, mostra, anche ad occhio, uno spostamento generale della<br />

voce verso l'acuto, quindi una sua maggiore funzionalità.


Questo aspetto risulta evidente dai grafici di figg. 35 ,<br />

36,<br />

che<br />

rappresentano, rispettivamente, il numero di semitoni dell'estensione della voce totale,<br />

incluso il falsetto, ed il numero dei semitoni della voce piena.<br />

Si è chiamata la prima "esistenza vocale" per indicarne l'aspetto quantitativo, cioè il<br />

numero di note raggiunte senza badare a come sono state emesse.


Si è considerata la seconda come "efficienza vocale" per sottolinearne l'aspetto<br />

qualitativo.<br />

Da notare in fig. 35b la riduzione notevole del falsetto rispetto alla prima volta.<br />

QUESTIONARI<br />

Al termine del corso è stato distribuito agli insegnanti un questionario, tramite il quale<br />

avere un quadro delle condizioni individuali che possono influire sulla respirazione e<br />

sulla voce (attività sportiva, fumo, operazioni o malattie a carico dell'apparato<br />

respiratorio, malformazioni della gabbia toracica), sapere se e quali cambiamenti i<br />

partecipanti hanno avvertito in seguito al trattamento ginnastico, dar loro modo di<br />

esprimere osservazioni, critiche e suggerimenti, difficoltà incontrate, ecc.<br />

Dall'analisi dei questionari si traggono parecchie osservazioni interessanti. Ne elenco un<br />

paio.<br />

Delle persone che accusavano in precedenza disturbi respiratori (manifestantisi<br />

generalmente con tachipnea accentuata dopo sforzo anche lieve o dispnea), l'87% è ora<br />

in grado di riacquisire una respirazione normale tramite il controllo volontario.<br />

In seguito al corso tutti hanno affermato di essere in grado di attuare il tipo di<br />

respirazione corretto, sebbene tale cambiamento non sia ancora stato automatizzato. Solo<br />

in due casi il cambiamento è ormai stabile ed è interessante notare come, parallelamente,<br />

in un caso i precedenti disturbi di voce siano scomparsi, nell'altro essi si manifestino<br />

ancora, ma siano attualmente controllabili.<br />

Questa è un'ulteriore conferma della stretta relazione esistente fra respirazione corretta<br />

ed uso funzionale della voce.<br />

I disturbi fonatori, ai quali è soggetto il gruppo di insegnanti esaminato, si manifestano<br />

come abbassamento, anche notevole, del tono di voce, o addirittura come afonia totale.<br />

Spesso sono presenti raucedini e mal di gola. In due casi si accusano come dolore ai<br />

muscoli del collo, senso di soffocamento, difficoltà nell'articolare bene la parola.<br />

Le situazioni che li manifestano sono raffreddori, bronchiti, fumo, ma, in primo luogo,<br />

un uso scorretto della voce professionale: il parlare a lungo e soprattutto il gridare con i<br />

bambini a scuola.<br />

Qualcuno aveva anche affermato di dover subire regolarmente ogni 4-5 anni operazioni<br />

per l'asportazione di noduli alle corde vocali, e ciò avviene soltanto da quando ha<br />

iniziato l'insegnamento.<br />

In seguito al trattamento di ginnastica respiratoria, del gruppo di insegnanti affetto da<br />

disturbi vocali, il 25% afferma che questi non si manifestano più, il 61% che, pur<br />

manifestandosi ancora, riesce comunque a controllarli, e solo il 14% accusa ancora gli<br />

stessi disturbi senza poterli controllare. I disturbi respiratori si manifestano in uguale<br />

misura anche dopo il corso, ma l'87% delle persone è ora in grado di riacquisire una<br />

respirazione normale tramite il controllo volontario. Il restante 13% è rappresentato da<br />

soggetti che a carico dell'apparato respiratorio hanno subito operazioni o contraggono<br />

facilmente malattie.


C O N C L U S I O N I<br />

L'ipotesi di lavoro iniziale è stata ampiamente confermata dai risultati dei tests e dalle<br />

affermazioni stesse dei partecipanti al corso.<br />

Si sono verificati effettivi miglioramenti riguardanti la respirazione (volumi polmonari,<br />

perimetri toracici, tipo di respirazione attuato e capacità di controllarlo) e questi hanno<br />

determinato variazioni vocali (estensione vocale, capacità di controllo della voce,<br />

maggior comprensibilità) senz'altro positive.<br />

Più in particolare, per quanto riguarda la respirazione, notiamo una "presa di coscienza"<br />

dei meccanismi che ne regolano il corretto svolgimento. Di conseguenza si ha un respiro<br />

più facile, più efficiente, più controllato nel parlare, nel leggere o dopo sforzo; si fa più<br />

attenzione a come si respira in situazioni di vita quotidiana, e questo era lo scopo che ci<br />

si era prefissi. Si nota anche una maggiore resistenza alla fatica.<br />

Dal punto di vista fonetico, i miglioramenti si manifestano con la capacità di controllo<br />

dell'emissione della voce, con un aumento del tono e dell'estensione, e se disturbi ancora<br />

ci sono non si arriva più all'afonia. Infatti in alcuni casi si è già notata la scomparsa dei<br />

suddetti disturbi, in altri sono ridotti.<br />

La respirazione si conferma quindi un carattere di notevole importanza nella<br />

determinazione della voce e della sua variabilità.<br />

Il presente lavoro si presta inoltre a varie considerazioni.<br />

Una di queste è la disinformazione generale riguardo ai meccanismi che regolano una<br />

respirazione corretta ed efficiente, respirazione già di per sé alterabile da fattori<br />

ambientali sfavorevoli.<br />

Tutto ciò ha come conseguenza tanto disturbi respiratori, quanto disturbi fonatori.<br />

Si è dimostrato che, in sole dieci ore di apposito trattamento ginnastico basato sulla<br />

rieducazione respiratoria, tali disturbi si possono ridurre o addirittura eliminare.<br />

E' quindi prevedibile che, prolungando la durata e favorendo la diffusione di corsi di<br />

questo tipo, si potranno ottenere risultati certamente più soddisfacenti e su scala più<br />

vasta.


B I B L I O G R A F I A<br />

BUSDRAGHI P., La voce come carattere antropologico, tesi di laurea, Facoltà di<br />

Scienze M.F.N. dell'Università di Torino, Anno Accademico 1979-80 (pagg. 1-58)<br />

MASALI M. - DAVIDE D., La misura dell'uomo, Levrotto & Bella, Torino 1978, pagg.<br />

4-6, 16-18, 27-29)<br />

MEDA E., La respirazione, Istituto Superiore Pareggiato di Educazione Fisica, Torino,<br />

1975, (pagg. 3-4, 8-9).<br />

A cura di:<br />

PIZZAMIGLI0 L., I disturbi del linguaggio, Etas-Kompass, Milano, 1968 (pagg. 9-21,<br />

27, 33-34, 62-63).<br />

SEGRE R., La comunicazione orale normale e patologica, C. G. Ed. Medico<br />

Scientifiche, Torino, 1978 (pagg. 19-35, 137, 149- 150, 445-450).<br />

SHEARER W. M., Illustrated speech anatomy, Thomas Publisher, Springfield, 1978<br />

(pagg. 4-5, 22-30, 40-41, 48).<br />

STOREY G., La riabilitazione funzionale respiratoria nella pratica clinica, C. G. Ed.<br />

Medico Scientifiche, Torino 1979 (pagg. 4-5, 41-49, 91-97, 118-144, 329-361).<br />

UBERTI M., La regolazione dell'altezza tonale della voce, Conservatorio di Parma -<br />

Istituto di Antropologia dell'Università di Torino, Atti del 6 o Convegno<br />

dell'Associazione Italiana di Acustica, Ivrea, 16-18 ottobre 1978.<br />

UBERTI M., La tecnica vocale, Conservatorio di Parma, anno scolastico 1980-81.<br />

VIGLIONE F., Manuale di fisioterapia toraco-polmonare, Ed. Minerva Medica, Torino,<br />

1959, (pagg. 6-29, 43-45, 53-54, 63-74, 87-112, 130-134).

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