Rivista del Grande Oriente d'Italia n. 3/2009
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L’uomo contemporaneo attraversa una<br />
mostruosa crisi di identità, la violenza si<br />
sviluppa e si manifesta a tutti i livelli, il dissesto<br />
climatico è in atto. Alcune cassandre<br />
sostengono addirittura che entro cinque<br />
anni i ghiacciai <strong>del</strong>l’Artico<br />
sarebbero già<br />
sciolti, con conseguenze<br />
che non sto nemmeno a<br />
precisare, ed è chiaro a<br />
tutti che la vita umana<br />
non vale più nulla. In verità<br />
di “crisi” <strong>del</strong>l’uomo<br />
contemporaneo si parla<br />
già da molto tempo; il<br />
termine “disagio <strong>del</strong>la<br />
civiltà”, che oggi risulta<br />
particolarmente popolare,<br />
risale a un celebre<br />
libro di Sigmund Freud<br />
<strong>del</strong> 1929, il cui significato<br />
esatto nella traduzione<br />
dal tedesco suonava piuttosto<br />
L’incontentezza <strong>del</strong>la cultura, ma già prima di<br />
lui e sempre in quei magici anni ’20, avevamo<br />
avuto personaggi come Oswald Spengler,<br />
filosofo <strong>del</strong>la storia, che aveva<br />
pubblicato un volume così sul Tramonto<br />
<strong>del</strong>la civiltà occidentale e di lì a pochi anni<br />
René Guénon scrisse La crisi <strong>del</strong> mondo moderno.<br />
Fece seguito Julius Evola con Rivolta<br />
contro il mondo moderno. Ma io direi che la<br />
crisi <strong>del</strong>la società moderna, estremizzando<br />
il discorso, è in atto sin dai tempi di Socrate;<br />
già Giorgio Colli, indimenticabile interprete<br />
<strong>del</strong>la sapienza greca e Mazzino<br />
Montinari avevano sostenuto con grande<br />
serietà che il tramonto <strong>del</strong>l’Occidente era<br />
cominciato a partire da Socrate, e Platone<br />
3/<strong>2009</strong><br />
HIRAM<br />
era già un uomo <strong>del</strong>la decadenza, nel senso<br />
che già in quel tempo, in cui circolavano i<br />
sofisti, si era perduto il senso <strong>del</strong> mythos. Il<br />
mito non era più il mito nel senso nobile<br />
<strong>del</strong>la parola, nel senso heideggeriano <strong>del</strong><br />
“Das sagende Wort”, “la<br />
parola che dice”, la parola<br />
significativa, la parola<br />
colta, la parola creatrice<br />
ma era diventato sinonimo<br />
di “menzogna”, di<br />
“favola ingenua”. Mythodes<br />
in Tucidide significa<br />
“bugiardo”, punto e basta.<br />
E allora, quando lo sviluppo<br />
di quello che noi<br />
chiamiamo, impropriamente,<br />
civiltà occidentale,<br />
procede “von Mythos zum<br />
Logos und Noesis”, è su<br />
questo che dobbiamo soffermare<br />
la nostra attenzione.<br />
La frattura <strong>del</strong>la parola: io penso che<br />
gran parte dei mali <strong>del</strong> nostro tempo siano<br />
riconducibili alla crisi <strong>del</strong> linguaggio, che<br />
ci ha portato, paradossalmente, al linguaggio<br />
<strong>del</strong>la crisi. Parliamo, per esempio,<br />
molto di “sinonimi”, ma io credo che i sinonimi<br />
non esistano; ogni termine ha una<br />
sua sfumatura irripetibile di senso, di significato,<br />
allora dobbiamo rapportarci<br />
nuovamente, per procedere in risalita, a<br />
quella che si chiama “semantica”, che è un<br />
ramo <strong>del</strong>la linguistica che, nella sua accezione<br />
più semplice, significa semplicemente<br />
lo studio, la ricerca, <strong>del</strong> “significato”<br />
originale ed esatto <strong>del</strong>le parole, così come<br />
esse erano un tempo. Vi ricordo allora un<br />
celebre mito biblico, quello di Nemrod, la