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20<br />
O R I Z Z O N T I<br />
IMMAGINI D’AUTORE<br />
Gli occhi<br />
dell’Africa<br />
Michael Poliza è ritenuto uno dei più grandi<br />
fotografi di wildlife del nostro pianeta. Uomo poliedrico<br />
e di grande carisma, a lui si devono sei meravigliosi libri<br />
illustrati sull’Africa e sugli animali che la popolano.<br />
Per intervistarlo, siamo dovuti andare fino in Kenya.<br />
di sven michaelsen fotografie michael poliza<br />
21
Löwenland: Im kenia-<br />
nischen Wildreservat<br />
Massai Maraleben viele<br />
Raubkatzen. Auch sehr<br />
entspanntewie dieses<br />
gähnende Exemplar.<br />
22<br />
“La vista di tanta<br />
bellezza è un balsamo<br />
inestimabile per l’anima”<br />
Un orso polare<br />
fotografato da Poliza<br />
in un prato di<br />
ca menèrio in Canada,<br />
a Hubbard’s Point.<br />
S<br />
iamo andati z in Kenya per incontrarlo e intervistarlo.<br />
Il ‘nostro uomo’ si chiama Michael Poliza,<br />
è originario di Amburgo, in Germania, e il suo nome<br />
a molti può dire niente o quasi. Sono pochi, infatti,<br />
a conoscere colui che è ritenuto uno dei più grandi<br />
fotografi di natura e animali del pianeta, pioniere<br />
della cosiddetta ‘digital wildlife photography’. Ma Poliza, oltre a<br />
essere un grande fotografo, è anche un uomo caparbio e appassio-<br />
nato, che nella vita vede <strong>tutto</strong> o bianco o nero, senza vie di mezzo,<br />
e agisce di conseguenza. Nel 2002, partecipando a un programma<br />
televisivo, il presentatore lo introdusse come ‘l’uomo che ha vissuto<br />
tre vite’. Oggi, che ha 54 anni, possiamo dire che ne ha vissute<br />
molte di più, e ancora pare non essere soddisfatto. La sua<br />
prima vita, da 11 a 17 anni, è stata quella di attore, star della televisione<br />
tedesca; poi è diventato milionario a 23 anni aprendo una<br />
società nel settore IT. In seguito si è buttato nell’industria cinematografica<br />
fondando la CINEMAXX e perdendo tre quarti del suo<br />
patrimonio. Ha deciso, dunque, di abbandonare il mondo degli<br />
affari e si è messo a circumnavigare il pianeta, scattando fotografie<br />
di ciò che vedeva. Da lì è nata la sua professione di oggi, che<br />
però non è la sola, in quanto ha anche fondato una compagnia di<br />
viaggi che organizza ‘esperienze’ a contatto con la natura più selvaggia.<br />
Senza dimenticare che in <strong>tutto</strong> questo è stato anche direttore<br />
dell’hotel di lusso North Island Lodge alle Seychelles. “La<br />
maggior parte delle persone, prima di chiudere una porta, si assicura<br />
che ce ne sia già un’altra aperta davanti a loro - dice Poliza -<br />
io, invece, sono uno che prima chiude la porta e poi va a guardare<br />
quali nuove porte gli si schiudono”. Appena giunti al suo lodge in<br />
Kenya, Michael Poliza decide di portarci subito a fare un giro in<br />
elicottero. Voliamo a bassa quota sorvolando il Lago Turkana, posto<br />
nel nord-ovest del Paese, che occupa una superficie di 6405 km²<br />
ed è inserito nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Sul luccicante<br />
specchio di giada, decine di migliaia di fenicotteri formano una<br />
fluttuante nuvola rosa, mentre all’orizzonte svettano vulcani ancora<br />
attivi. “Per me la vista di tanta bellezza è un balsamo inestimabile<br />
per l’anima”, afferma Poliza. “È una sensazione particolare, quasi<br />
magica, sapere di trovarsi in luoghi remoti, che l’uomo ha solo<br />
raramente sfiorato”. Ascoltarlo è affascinante; è sicuramente un<br />
uomo di grande carisma, ma capace di mettere ognuno a proprio<br />
agio. Tuttavia, è tempo di iniziare la nostra intervista e decidiamo<br />
di partire dalla prima delle sue tante e straordinarie vite.<br />
A 11 anni ha iniziato a recitare. È qualcosa che<br />
le è capitato o era una passione che coltivava?<br />
Ad Amburgo i miei genitori gestivano un locale che<br />
si trovava vicino a un grosso studio televisivo. Tra i<br />
O R I Z Z O N T I<br />
loro clienti c’erano molti produttori e registi. Uno di<br />
questi signori aveva puntato gli occhi su mia sorella,<br />
che era già una ragazza, così pensò di conquistarla<br />
passando attraverso il suo fratellino e mi offrì una parte<br />
come comparsa in un telefilm. Andò bene e negli anni<br />
successivi lavorai in quasi 80 film e serie tv. Poi, a<br />
17 anni, recitai il mio ruolo più importante: la parte<br />
di Walter Kempowski da giovane in Tadellöser & Wolff:<br />
pensai che quello era il momento giusto per dare<br />
l’addio alla carriera di attore.<br />
Che progetti aveva?<br />
Andai negli Stati Uniti come exchange student e scoprii<br />
una passione per la computer technology. Al ritorno<br />
presi il diploma di scuola superiore e mi iscrissi alla<br />
facoltà di Computer Science dell’Università di Amburgo.<br />
Dopodichè fondai un’impresa IT lavorando principalmente<br />
per l’IBM.<br />
Una foto di allora la ritrae insieme a un tipo allampanato<br />
e occhialuto che oggi è annoverato tra gli uomini più ricchi<br />
del mondo: Bill Gates.<br />
È vero, oggi questa foto si potrebbe incorniciare e<br />
appendere in casa in bella mostra. Negli anni Ottanta,<br />
però, il nome Bill Gates diceva qualcosa solo a pochi<br />
protagonisti del settore. Una volta, prese un biglietto<br />
in Economy per venire in Germania, per allacciare<br />
contatti tra la sua azienda, la Microsoft, e l’IBM.<br />
Fu così che ci conoscemmo.<br />
23
Nel 1996 lei vendette la sua società, in seguito<br />
acquistò una nave e per 1009 giorni girò per tutti<br />
gli oceani con una ‘ciurma’ di sole otto persone.<br />
Dopo un’esperienza nel mondo dell’industria cinematografica<br />
che mi aveva portato sull’orlo del fallimento,<br />
decisi di vendere <strong>tutto</strong> il mio piccolo impero a una<br />
società americana che mi pagò in azioni. Ma non avevo<br />
abbastanza liquidità per realizzare il sogno che avevo<br />
allora di circumnavigare il Pianeta. Però, grazie alla collaborazione<br />
con il settimanale Stern e a vari sponsor,<br />
raccolsi i fondi necessari per quel mio progetto, che<br />
battezzai ‘Starship Millennium Voyage’. L’obiettivo<br />
principale che mi ponevo era quello di sensibilizzare<br />
l’opinione pubblica sulla fragilità dell’ecosistema marino<br />
e terrestre. Ogni giorno inviavo resoconti per le pagine<br />
web di Stern. Fu uno dei primissimi ‘blog’, anche<br />
se allora quest’espressione non la usava nessuno.<br />
Com’è diventato fotografo di wildlife?<br />
Alla fine di quella fantastica avventura durata quasi<br />
3 anni, vendetti la Starship all’attore hollywoodiano<br />
Gene Hackman e decisi di trasferirmi a Città del Capo.<br />
Da lì iniziai a esplorare l’Africa, scoprendo così che la<br />
mia passione per la fotografia, iniziata durante il viaggio<br />
in nave, non era un’eccitazione passeggera. Colin Bell,<br />
fondatore del tour operator ‘Wilderness Safaris’, mi<br />
chiese di fotografare i suoi 55 safari camp e lodge,<br />
sparsi un po’ per tutta l’Africa. Poco tempo dopo, portai<br />
letteralmente una valigia di foto all’editore tedesco<br />
24<br />
Poliza considera questo<br />
‘close-up’ sulla parte bassa del<br />
muso di un leone una delle sue<br />
migliori foto di sempre. Con il<br />
suo scatto così inusuale, non<br />
inquadrando volutamente gli<br />
occhi dell’animale, è riuscito<br />
lo stesso a comunicare tutta<br />
la fierezza del re della savana.<br />
O R I Z Z O N T I<br />
Hendrik teNeues. Fu così che nacque il primo dei miei<br />
sei libri illustrati sull’Africa.<br />
A suo parere, quali sono le zone dell’Africa meridionale<br />
assolutamente da visitare?<br />
L’incontaminato Kaokoland nel nord-ovest della Namibia,<br />
il Delta dell’Okavango in Botswana (che è il secondo<br />
più grande delta interno del mondo, nonché uno degli<br />
ecosistemi più insoliti del pianeta) e, infine, il deserto<br />
del Kalahari, il quarto al mondo per estensione.<br />
Quale Paese consiglierebbe, invece, agli amanti<br />
degli animali?<br />
Indiscutibilmente il Botswana. Da questo Paese<br />
provengono la gran parte delle foto del mio primo<br />
libro illustrato, Africa. Ma per ammirare gli animali<br />
selvaggi non bisogna essere dei dormiglioni: dato<br />
che la maggior parte di questi sonnecchiano durante<br />
il giorno, per osservarli al meglio bisogna alzarsi tra<br />
le cinque e le sei del mattino.<br />
Fotografando spesso animali, anche feroci, nel loro habitat,<br />
ci sono mai stati momenti in cui ha temuto per la sua vita?<br />
Finora non mi sono mai sentito in pericolo o minacciato<br />
da un animale. Devo confessare però che, anche se<br />
spesso mi avvicino a loro a piedi, la maggior parte delle<br />
fotografie le scatto da una jeep. Non perché sia un tipo<br />
pauroso o pigro, bensì perchè, in Africa, gli animali si<br />
sono ormai tanto abituati a venire avvicinati a una<br />
“La vera difficoLtà<br />
di un fotografo di wildlife è questa:<br />
i soggetti da fotografare danno una sola<br />
opportunità per effettuare lo scatto<br />
e questa opportunità oltre<strong>tutto</strong> ‘dura’<br />
meno di un secondo; se l’attimo sfugge,<br />
non c’è mai una seconda chance”<br />
Questo gruppo di elefanti<br />
fotografato dall’elicottero<br />
è uno degli scatti di cui Poliza<br />
va maggiormente fiero.<br />
25
“Ho sempre voLuto<br />
ritrarre gli animali selvaggi in maniera<br />
diversa da come sono stati sempre<br />
fotografati, distinguendomi da quelli<br />
che sono ‘i canoni’, possiamo dire,<br />
della wildlife photography”<br />
26<br />
O R I Z Z O N T I<br />
Una delle fotografie più amate<br />
da Poliza: veduta dell’Aruba Rock<br />
nella Suguta Valley, in Kenya.<br />
Fenicotteri in volo<br />
nell’area orientale dell’East<br />
African Rift System.<br />
minima distanza dai veicoli per safari che non ci fanno<br />
neanche più caso. In pratica, è più facile avvicinarsi a<br />
loro su una jeep che a piedi. Ad esempio, un veicolo<br />
può arrivare a meno di 15 metri da un leone senza che<br />
questi si disturbi neppure ad alzare la testa: per lui è<br />
come incrociare un albero o una roccia. Appena si<br />
scende dal veicolo, invece, la situazione cambia totalmente:<br />
si diventa subito, per loro, una potenziale fonte<br />
di cibo. Molto però dipende, in questi casi, dal comportamento<br />
che si tiene: bisogna sempre evitare di correre<br />
e, invece, si deve camminare lentamente e con sicurezza,<br />
anche per tornare alla jeep se l’animale vuole<br />
attaccarci. La testa, l’atteggiamento conta molto. Non<br />
per nulla si dice che viene morso dal cane solo chi ne<br />
ha paura. Comunque, devo ammettere che quando sono<br />
andato a fotografare gli orsi polari la faccenda è stata<br />
completamente diversa: questi mammiferi sono molto<br />
accorti e intelligenti, sempre molto affamati e dunque<br />
sempre pronti ad attaccare.<br />
Nella sua carriera, qual è stato lo scatto più difficile<br />
che abbia mai realizzato?<br />
Non posso dire che ce ne sia stato uno in particolare. In<br />
generale, non è mai semplice fotografare la wildlife: non<br />
è possibile, infatti, ‘coreografare’ gli scatti, si dipende<br />
totalmente da ciò che la natura offre e bisogna trovare,<br />
o meglio aspettare, il momento in cui offre il meglio. Per<br />
questo, quando sono impegnato a fotografare, sto sempre<br />
sul chi va là, cercando di capire come possa evolvere<br />
ogni situazione, che cosa accadrà. Il mio sogno<br />
sarebbe quello di fotografare tre elefanti che marciano<br />
da destra a sinistra insieme a tre giraffe che camminano<br />
da sinistra a destra, il <strong>tutto</strong> con un arcobaleno sullo<br />
sfondo … momenti magici come questo possono accadere<br />
in natura, ma bisogna mettersi giorni e giorni ad<br />
aspettarli. In definitiva, il mio lavoro è più che altro questione<br />
di aver pazienza. Per fotografare un cucciolo di<br />
leopardo con la madre, ad esempio, una volta ho dovuto<br />
attendere nascosto in un cespuglio per ben 72 ore.<br />
Comunque, con gli anni e l’esperienza, devo dire di<br />
essere diventato più abile nel ‘prevedere’ gli eventi,<br />
comprendo meglio il comportamento degli animali e riesco<br />
a capire che cosa accadrà in anticipo. Certo, non<br />
sono un veggente, spesso le mie previsioni vengono<br />
disattese, ma quando invece si avverano sono pronto a<br />
cogliere quel particolare attimo che altrimenti mi<br />
Michael Poliza<br />
a colazione … con<br />
un’amica giraffa.<br />
sarebbe sfuggito; il momento giusto, insomma,<br />
non mi coglie impreparato. Direi che la vera difficoltà<br />
di un fotografo di wildlife è questa: i soggetti da<br />
fotografare danno una sola opportunità per effettuare<br />
lo scatto e questa opportunità oltre<strong>tutto</strong> ‘dura’<br />
meno di un secondo; se l’attimo sfugge, non c’è<br />
mai una seconda chance.<br />
Quale foto lei considera la sua preferita in assoluto<br />
o la migliore che abbia mai fatto?<br />
Partiamo col dire che io ho sempre voluto fotografare<br />
gli animali selvaggi in maniera diversa da come sono<br />
stati sempre fotografati, distinguendomi da quelli che<br />
sono ‘i canoni’, possiamo dire, della wildlife photography.<br />
Per questo motivo considero una delle mie migliori foto<br />
di sempre un ‘close-up’ sul muso di un leone in cui non<br />
ho inquadrato volutamente gli occhi dell’animale. Infatti,<br />
una regola non scritta della fotografia di animali prevede<br />
che siano proprio gli occhi di questi a dare espressività<br />
e carisma alle immagini. Ma con il mio scatto così inusuale,<br />
ravvicinato sulla parte bassa del muso, fotografandone<br />
solo pochi centimetri, sono riuscito lo stesso<br />
a comunicare tutta la fierezza del leone, del re della<br />
savana. E probabilmente in maniera più efficace che se<br />
avessi fotografato anche gli occhi. Oltre a questo scatto,<br />
ce ne sono comunque altri due tra i miei preferiti: uno<br />
raffigura un gruppo di elefanti fotografato dall’elicottero,<br />
mentre l’altro è una stupenda veduta dell’Aruba Rock<br />
nella Suguta Valley, in Kenya.<br />
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