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“Ho sempre voLuto<br />

ritrarre gli animali selvaggi in maniera<br />

diversa da come sono stati sempre<br />

fotografati, distinguendomi da quelli<br />

che sono ‘i canoni’, possiamo dire,<br />

della wildlife photography”<br />

26<br />

O R I Z Z O N T I<br />

Una delle fotografie più amate<br />

da Poliza: veduta dell’Aruba Rock<br />

nella Suguta Valley, in Kenya.<br />

Fenicotteri in volo<br />

nell’area orientale dell’East<br />

African Rift System.<br />

minima distanza dai veicoli per safari che non ci fanno<br />

neanche più caso. In pratica, è più facile avvicinarsi a<br />

loro su una jeep che a piedi. Ad esempio, un veicolo<br />

può arrivare a meno di 15 metri da un leone senza che<br />

questi si disturbi neppure ad alzare la testa: per lui è<br />

come incrociare un albero o una roccia. Appena si<br />

scende dal veicolo, invece, la situazione cambia totalmente:<br />

si diventa subito, per loro, una potenziale fonte<br />

di cibo. Molto però dipende, in questi casi, dal comportamento<br />

che si tiene: bisogna sempre evitare di correre<br />

e, invece, si deve camminare lentamente e con sicurezza,<br />

anche per tornare alla jeep se l’animale vuole<br />

attaccarci. La testa, l’atteggiamento conta molto. Non<br />

per nulla si dice che viene morso dal cane solo chi ne<br />

ha paura. Comunque, devo ammettere che quando sono<br />

andato a fotografare gli orsi polari la faccenda è stata<br />

completamente diversa: questi mammiferi sono molto<br />

accorti e intelligenti, sempre molto affamati e dunque<br />

sempre pronti ad attaccare.<br />

Nella sua carriera, qual è stato lo scatto più difficile<br />

che abbia mai realizzato?<br />

Non posso dire che ce ne sia stato uno in particolare. In<br />

generale, non è mai semplice fotografare la wildlife: non<br />

è possibile, infatti, ‘coreografare’ gli scatti, si dipende<br />

totalmente da ciò che la natura offre e bisogna trovare,<br />

o meglio aspettare, il momento in cui offre il meglio. Per<br />

questo, quando sono impegnato a fotografare, sto sempre<br />

sul chi va là, cercando di capire come possa evolvere<br />

ogni situazione, che cosa accadrà. Il mio sogno<br />

sarebbe quello di fotografare tre elefanti che marciano<br />

da destra a sinistra insieme a tre giraffe che camminano<br />

da sinistra a destra, il <strong>tutto</strong> con un arcobaleno sullo<br />

sfondo … momenti magici come questo possono accadere<br />

in natura, ma bisogna mettersi giorni e giorni ad<br />

aspettarli. In definitiva, il mio lavoro è più che altro questione<br />

di aver pazienza. Per fotografare un cucciolo di<br />

leopardo con la madre, ad esempio, una volta ho dovuto<br />

attendere nascosto in un cespuglio per ben 72 ore.<br />

Comunque, con gli anni e l’esperienza, devo dire di<br />

essere diventato più abile nel ‘prevedere’ gli eventi,<br />

comprendo meglio il comportamento degli animali e riesco<br />

a capire che cosa accadrà in anticipo. Certo, non<br />

sono un veggente, spesso le mie previsioni vengono<br />

disattese, ma quando invece si avverano sono pronto a<br />

cogliere quel particolare attimo che altrimenti mi<br />

Michael Poliza<br />

a colazione … con<br />

un’amica giraffa.<br />

sarebbe sfuggito; il momento giusto, insomma,<br />

non mi coglie impreparato. Direi che la vera difficoltà<br />

di un fotografo di wildlife è questa: i soggetti da<br />

fotografare danno una sola opportunità per effettuare<br />

lo scatto e questa opportunità oltre<strong>tutto</strong> ‘dura’<br />

meno di un secondo; se l’attimo sfugge, non c’è<br />

mai una seconda chance.<br />

Quale foto lei considera la sua preferita in assoluto<br />

o la migliore che abbia mai fatto?<br />

Partiamo col dire che io ho sempre voluto fotografare<br />

gli animali selvaggi in maniera diversa da come sono<br />

stati sempre fotografati, distinguendomi da quelli che<br />

sono ‘i canoni’, possiamo dire, della wildlife photography.<br />

Per questo motivo considero una delle mie migliori foto<br />

di sempre un ‘close-up’ sul muso di un leone in cui non<br />

ho inquadrato volutamente gli occhi dell’animale. Infatti,<br />

una regola non scritta della fotografia di animali prevede<br />

che siano proprio gli occhi di questi a dare espressività<br />

e carisma alle immagini. Ma con il mio scatto così inusuale,<br />

ravvicinato sulla parte bassa del muso, fotografandone<br />

solo pochi centimetri, sono riuscito lo stesso<br />

a comunicare tutta la fierezza del leone, del re della<br />

savana. E probabilmente in maniera più efficace che se<br />

avessi fotografato anche gli occhi. Oltre a questo scatto,<br />

ce ne sono comunque altri due tra i miei preferiti: uno<br />

raffigura un gruppo di elefanti fotografato dall’elicottero,<br />

mentre l’altro è una stupenda veduta dell’Aruba Rock<br />

nella Suguta Valley, in Kenya.<br />

27

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