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MAFIE LA TRATTA DELLE BIANCHE<br />

Il «FOGLIO<br />

GIALLO»<br />

Una mostra a Berlino racconta una storia di<br />

povertà, emigrazione e sfruttamento di ragazze<br />

indifese. Non una moderna vicenda di cronaca, ma<br />

quella di una organizzazione criminale ebraica, la<br />

Zwi Migdal, che monopolizzò il traffi co di «schiave<br />

bianche» dall’Europa Orientale al Nuovo Mondo nei<br />

primi decenni del XX secolo, facendo fortuna sugli<br />

ostacoli all’emigrazione e le discriminazioni che<br />

gli israeliti subivano nei paesi antisemiti dell’Est<br />

di Veronica Arpaia<br />

olo da pochi<br />

anni le donne<br />

hanno<br />

conquistato<br />

il proscenio<br />

della Storia<br />

ufficiale, non<br />

tutte però.<br />

Con ritardo ci si è infatti occupati<br />

di quelle tra loro che nascono derelitte<br />

nel mondo come le prostitute.<br />

La loro è una storia che si situa<br />

nell’ambito del più ampio fenomeno<br />

delle emigrazioni europee di<br />

massa perché le giovani lasciavano<br />

il loro paese attratte da false<br />

promesse lavorative o di matrimonio.<br />

Per questi motivi appare particolarmente<br />

originale la prosp<strong>et</strong>tiva<br />

della mostra «Il Foglio Giallo»<br />

inaugurata a Berlino lo scorso agosto,<br />

organizzata dalla Fondazione<br />

Nuova Sinagoga in collaborazione<br />

con i musei di Berlino e del Centro<br />

dell’emigrazione tedesca di Bremenhaven<br />

con il patrocinio della<br />

fondazione culturale della Repubblica<br />

Federale Tedesca che ha investito<br />

250 mila euro per l’iniziativa.<br />

Il titolo della mostra non è casuale:<br />

il giallo era storicamente destinato<br />

ad indicare l’emarginazione ufficiale<br />

degli ebrei. Già nel VII secolo<br />

il califfo Omar aveva ordinato che<br />

tutti i non musulmani residenti nei<br />

paesi dell’Islam cucissero sul p<strong>et</strong>to<br />

una pezza di stoffa gialla. Analogamente<br />

papa Innocenzo III, convocando<br />

il IV Concilio Lateranense<br />

(1215), ordinava che gli ebrei residenti<br />

nei paesi cristiani portassero<br />

come contrassegno una rotella di<br />

stoffa gialla cucita sulla parte sinistra<br />

del p<strong>et</strong>to. Più tardi lo stesso<br />

pontefice, in seguito a rip<strong>et</strong>uti<br />

(malgrado vani) tentativi di convertire<br />

gli ebrei, pensò di isolarli<br />

imponendo lo stesso contrassegno<br />

che per le donne era un velo giallo,<br />

lo stesso delle mer<strong>et</strong>rici.<br />

Il «Foglio Giallo» rappresentava<br />

la sola via di uscita che consentiva<br />

alle ragazze ebree nella Russia<br />

zarista di lasciare, registrandosi<br />

come prostitute, i villaggi rurali<br />

e poveri, gli sht<strong>et</strong>l, in cui erano<br />

gh<strong>et</strong>tizzate. Il lavoro di ricerca sotteso<br />

a questa mostra ha avuto la<br />

capacità di rintracciare materiale<br />

proveniente non solo da varie zone<br />

geografiche ma anche da istituzioni<br />

diverse: organizzazioni internazionali<br />

quali la Soci<strong>et</strong>à delle Nazioni<br />

(il cui simbolo era una stella bianca<br />

con sfondo blu), rappresentanze diplomatiche,<br />

il Congresso americano<br />

ed autorità di polizia, che nel periodo<br />

tra il 1860 e il 1930, cercarono di<br />

analizzare e contenere il fenomeno<br />

della tratta. La mostra ci restituisce<br />

così il panorama articolato e vario<br />

STORIA IN RETE | 86 Novembre-Dicembre 2012


della prostituzione<br />

soffermandosi<br />

anche sulle vicende biografiche<br />

di alcune giovani donne ebree tra<br />

cui anche donne prussiane e non<br />

solo: vediamo. Sarà un Ambasciatore<br />

d’eccezione a raccontarci la storia di<br />

una di loro che funge da paradigma<br />

di queste esistenze mozzate. La scheda<br />

relativa alla giovane donna Marie<br />

Haase, oltre ai dati anagrafici, riporta<br />

una biografia già carica di eventi<br />

drammatici. Alla protagonista, che<br />

lavorava in un bordello di Amburgo,<br />

viene fatta la proposta all<strong>et</strong>tante di<br />

Novembre-Dicembre 2012<br />

inserirsi nel commercio<br />

del vino a San<br />

Pi<strong>et</strong>roburgo. Così, sedotta da un<br />

avido mercante, parte da Lubecca per<br />

la sua nuova destinazione, dove però<br />

trova ancora un bordello. Già indebitata<br />

al momento della partenza, lo è<br />

ancor più quando giunge in Russia<br />

dove il nuovo lenone richiede denaro<br />

in cambio del soggiorno, del vitto e<br />

dell’abbigliamento. Disperata decide<br />

di fuggire ma viene arrestata dalla<br />

polizia come debitrice nei confronti<br />

dei propri<strong>et</strong>ari dell’alloggio in cui si<br />

trova e minacciata di essere spedita in<br />

un convento o in un campo di lavoro<br />

qualora non ritorni da dove è venuta.<br />

In suo favore interviene nel 1862<br />

Otto von Bismarck, capo della rap-<br />

Una cartolina sudamericana di inizio secolo<br />

scorso: un ruffi ano contratta con i clienti<br />

il prezzo per una ragazza in vendita<br />

presentanzadiplomatica in Russia, che<br />

dapprima esprime le proprie rimostranze<br />

alla polizia e, in seguito,<br />

non ottenendo risposta, si rivolge al<br />

ministero dell’Interno zarista sottolineando<br />

come la storia narrata non<br />

sia isolata perché molte altre donne<br />

prussiane vengono trattenute contro<br />

la loro volontà in case chiuse. Inoltre<br />

Bismarck sottolinea icasticamente<br />

come il bordello non debba essere<br />

la prigione del debitore. Insosp<strong>et</strong>tabili<br />

appaiono al visitatore della mostra<br />

l’attenzione e il coinvolgimento<br />

emotivo che Bismarck dedica alle<br />

sue concittadine a confronto con<br />

quell’immagine di inflessibile «Cancelliere<br />

di ferro» che invece ci è stata<br />

tramandata.<br />

Oltre a questo toccante dispaccio<br />

diplomatico, i rapporti delle poli-<br />

87 | STORIA IN RETE


zie di tutto il mondo ci consentono di<br />

comprendere come il fenomeno fosse<br />

analogamente diffuso in diversi paesi:<br />

ad esempio, nei primi decenni del<br />

Novecento, i grandi bordelli andavano<br />

scomparendo trasformandosi progressivamente<br />

in strutture più piccole in<br />

modo da rendere le indagini più difficoltose.<br />

Altra forma mim<strong>et</strong>ica è rappresentata<br />

da abitazioni private affittate alle<br />

giovani donne con canoni maggiorati.<br />

Oltre che da indagini autonome, i rapporti<br />

di polizia scaturiscono spesso da<br />

denunce presentate dai parenti che non<br />

ricevono più notizie delle loro congiunte.<br />

Arricchiscono il quadro della mostra<br />

le liste di passeggeri delle navi dir<strong>et</strong>te<br />

negli Stati Uniti. Questi documenti, che<br />

I documenti esposti mostrano un lato<br />

sconosciuto del giovane Bismarck:<br />

il coinvolgimento emotivo che il futuro<br />

Cancelliere di Ferro ha per le sue<br />

concittadine indotte alla prostituzione<br />

Le convertite. Storie di tentativi di «redenzione»<br />

Uno tra i più autorevoli fi losofi occidentali che codifi<br />

cò il ruolo e la defi nizione della prostituzione<br />

è Sant’Agostino: «Se opprim<strong>et</strong>e la prostituzione<br />

le passioni sconvolgeranno il mondo; se conferite<br />

loro il rango di donne oneste, l’infamia e il disonore<br />

sconvolgeranno il mondo intero». Nel basso Medioevo<br />

la Chiesa, seguendo i suoi prec<strong>et</strong>ti e con l’intento di<br />

promuovere la castità, cercò di convertire le prostitute<br />

senza mai arrivare a condannarle. Dati più certi sono<br />

rinvenibili a partire dalla fi ne del XIV secolo. E’ solo in<br />

quel periodo che ci si occupa di organizzare ed arginare<br />

il fenomeno della prostituzione. Convertite erano le<br />

prostitute che – insieme alle vergini pericolanti e alle<br />

malmaritate – pentitesi della loro professione, decidevano<br />

di entrare in convento. A Milano fu Gian Galeazzo<br />

Visconti nel 1390 ad imporre la concentrazione di case<br />

di mer<strong>et</strong>rici in un unico isolato che diventerà noto con<br />

il nome di «Pasquirolo» mentre sino al 1414 si introdussero<br />

una serie di leggi d<strong>et</strong>te «suntuarie» per evitare<br />

il diffondersi di malattie quali la sifi lide. La peste<br />

causò invece sino al Seicento la demolizione di tutti i<br />

postriboli. Sempre a Milano alcune ricche nobildonne<br />

impegnarono i loro fondi in opere assistenziali. Se lì<br />

nacque il monastero di Sant’Ambrogio con lo scopo<br />

di rivolgersi alle «traviate» per offrir loro un rifugio,<br />

a Firenze, ad esempio, sorsero il monastero di Santa<br />

Elisab<strong>et</strong>ta, d<strong>et</strong>to «delle Convertite», e la compagnia<br />

di Santa Maddalena «sopra le Malmaritate»; mentre a<br />

Roma, in Via della Lungara, la Chiesa di San Giacomo in<br />

Un’illustrazione da «Fighting the Traffic<br />

in Young Girls» di Ernest A. Bell (1910),<br />

inchiesta sulla lotta alla tratta delle<br />

bianche in America. Nel riquadro a sinistra,<br />

una prostituta dei primi del XX secolo<br />

S<strong>et</strong>timiano venne affi data nel 1620 alle terziarie francescane<br />

con lo stesso scopo. Assieme all’abbattimento<br />

del postribolo nacque il «deposito», luogo che, comprendendo<br />

la chiesa e la ex casa parrocchiale, aveva lo<br />

scopo di alloggiare le donne senza riparo per qualche<br />

mese per poi smistarle nei conventi. Oltre alla chiesa,<br />

c’erano il parlatorio, il ref<strong>et</strong>torio e la cucina ed il «lavorerio».<br />

In quest’ultimo le attività consistevano nella<br />

fi latura di oro e s<strong>et</strong>a, nella confezione di guanti e calze<br />

e in altri lavori quali il cucito. Nell’ambito del ricovero<br />

le giovani donne venivano classifi cate tra le defl orate<br />

o violentate, (defl orate con falsa promessa di matrimonio);<br />

mal maritate, donne che lasciavano la casa o adultere;<br />

mogli di bigami, separate; vergini oppure orfane<br />

giovanissime; vedove o persone prive di una famiglia<br />

propria; mer<strong>et</strong>rici. Mentre la r<strong>et</strong>ta minima per le ricoverate<br />

era di tre o quattro scudi al mese, chi pagava<br />

di più poteva essere esentata dal lavoro e chi invece<br />

lavorava conservava un terzo del guadagno; la dote<br />

per accedere al ricovero era di 600 lire in media. La<br />

vita del deposito durerà quasi sino alle soglie del 1800.<br />

Nonostante i tentativi di conversione le condizioni di<br />

vita non cambiarono e talora, invece peggiorarono. Le<br />

prostitute continuarono a vivere in d<strong>et</strong>erminate zone<br />

e per lo più dovevano portare un segno speciale, o abiti<br />

che le distinguessero dalle altre donne. Considerate<br />

alla stregua di corporazione, ebbero a capo «dame»,<br />

che, pagando dei diritti alle autorità comunali, avevano<br />

su di loro una certa giurisdizione. [V.A.] <br />

STORIA IN RETE | 88 Novembre-Dicembre 2012


Alcuni libri sulla tratta delle bianche condotta dallo Zwi Migdal in Sud America. Il fenomeno<br />

era tanto diffuso che tutt’oggi in Argentina «polaca» viene usato per «prostituta»<br />

originariamente comprendevano unicamente<br />

dati anagrafici, si ampliano con<br />

ulteriori informazioni: gli indirizzi di<br />

provenienza e destinazione nonché il<br />

riferimento di una persona già presente<br />

in loco che garantisca per la nuova<br />

arrivata. Fin dall’ultimo quarto dell’Ottocento,<br />

per arginare questo fenomeno<br />

gli Stati Uniti si dotarono di una complessa<br />

legislazione: istituirono gli isp<strong>et</strong>tori<br />

dell’immigrazione, si vi<strong>et</strong>ò il traffico<br />

della prostituzione punibile (ai trasgressori)<br />

con tre anni di prigione oltre alla<br />

perdita dei diritti civili, si prescrisse<br />

un sistema di quote per ridurre l’immigrazione<br />

dai paesi più poveri. Molto<br />

importante fu, nel 1910, il White Slave<br />

Traffic Act (legge sul traffico degli schiavi<br />

bianchi) che riconosceva come crimine<br />

la tratta anche fra Stati americani e<br />

che prevedeva la nascita di un apposito<br />

ente investigativo, destinato a diventare<br />

il Federal Bureau of Investigation (FBI).<br />

L’ampiezza del fenomeno e le strategie<br />

utilizzate dalle organizzazioni criminali,<br />

compresa la produzione di documentazioni<br />

false, resero allora, e ancora<br />

oggi, assai arduo il lavoro degli investigatori.<br />

Da questo «inferno di genere» la<br />

speranza appare assente: anche nei rari<br />

casi in cui, con estremo coraggio, saldati<br />

tutti i debiti, le donne riuscivano ad<br />

emanciparsi, organizzazioni criminali<br />

le costringevano ad una schiavitù, se<br />

possibile, ancora più immotivata.<br />

Tra queste spicca lo Zwi Migdal,<br />

un gruppo di malavitosi ebrei che nel<br />

Novembre-Dicembre 2012<br />

1913 nella sola Buenos Aires controllava<br />

431 bordelli. L’organizzazione<br />

criminale operava in vari modi: spesso<br />

inviava nel povero sht<strong>et</strong>l dell’Europa<br />

orientale un uomo distinto che offriva<br />

lavori umili ma apparentemente onesti<br />

in famiglie ebree benestanti dell’America<br />

latina, o addirittura nelle sinagoghe,<br />

convincendo così i genitori ad inviare<br />

le figlie all’estero anche per sottrarle ad<br />

un destino di povertà se non peggio in<br />

uno dei tanti, ricorrenti pogrom. Altro<br />

espediente era quello di un matrimonio<br />

che fungeva da copertura al solo scopo<br />

di ottenere il visto che in realtà rappresentava<br />

l’ingresso in una schiavitù<br />

sessuale iniziata con lo stesso viaggio.<br />

Se non soddisfacevano i clienti, le<br />

donne venivano picchiate o inviate in<br />

luoghi ancor più remoti. Come tutti i<br />

sodalizi malavitosi, anche gli affiliati<br />

allo Zwi Migdal intrattenevano un<br />

rapporto strumentale con la religione<br />

finanziando la costruzione di sinagoghe.<br />

Animate da ben altri sentimenti,<br />

anche le vittime risparmiarono al<br />

fine di comprare terreni per costruire<br />

sia sinagoghe, sia cimiteri. La mostra<br />

ha messo a fuoco la storia di quindici<br />

donne ebree ma ha esteso il proprio<br />

raggio di ricerca a vite di donne di<br />

ogni religione, <strong>et</strong>nia e nazionalità.<br />

Appare infatti chiaro, alla fine del percorso,<br />

che le vittime non si connotano<br />

per una particolare appartenenza ma<br />

hanno in comune la povertà, la giovane<br />

<strong>et</strong>à e l’assenza di istruzione (nella<br />

quasi totalità dei casi). Questa mostra<br />

ha anche rappresentato un ulteriore<br />

stimolo di ricerca sia grazie al tentativo<br />

di scandagliare storie particolari<br />

Per procurarsi giovani prostitute<br />

lo Zwi Migdal mandava uomini distinti<br />

nei poveri villaggi russi e polacchi<br />

a offrire lavori onesti alle famiglie<br />

delle ragazze e indurle a emigrare<br />

in cui le correlazioni causa-eff<strong>et</strong>to sin<br />

qui analizzate appaiono meno n<strong>et</strong>te<br />

(famiglie non così povere, presenza di<br />

almeno un genitore, presenza di famigliari<br />

nel luogo di destinazione ecc.),<br />

sia per l’elaborazione di più esaustive<br />

statistiche circa l’emigrazione in America<br />

Latina antecedente lo scoppio della<br />

Prima guerra mondiale, lavorando<br />

sulle liste dei passeggeri in partenza.<br />

Una storia antica; ma non troppo.<br />

Veronica Arpaia<br />

89 | STORIA IN RETE

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