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La cucina polesana - Portale Ufficiale del Turismo della Provincia di ...

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LA CUCINA POLESANA<br />

ORTAGGI E VERDURE<br />

E’ sempre con gran rispetto che ci<br />

si avvicina alla <strong>cucina</strong> <strong>polesana</strong>,<br />

questa Gente ha da sempre dovuto<br />

valorizzare e rendere piacevole agli<br />

occhi e al palato prodotti strappati<br />

ad una terra che in passato è stata<br />

dominata dalla forza inquieta <strong>di</strong><br />

due gran<strong>di</strong> fiumi.<br />

Se è vero che l’alimentazione è una<br />

necessità, la gastronomia <strong>polesana</strong><br />

è un’evoluzione <strong>del</strong>la cultura.<br />

Si coglie in ogni nostro piatto un<br />

patrimonio d’attenzioni civili e<br />

morali, un gran senso <strong>del</strong> focolare<br />

domestico, <strong>del</strong>la famiglia che si radunava<br />

attorno al desco serale, per<br />

raccontare le fatiche quoti<strong>di</strong>ane e<br />

le preghiere sussurrate per il giorno<br />

seguente.<br />

Oggi il Polesine annovera un’antologia<br />

<strong>di</strong> piatti dove tra<strong>di</strong>zione ed esperienza<br />

si fondono e sono in grado<br />

<strong>di</strong> esibire straor<strong>di</strong>narie raffinatezze<br />

a tavola e <strong>di</strong> regalare insospettati<br />

piaceri al palato.<br />

Il Polesine è fra le terre più<br />

ricche <strong>di</strong> prodotti ortofrutticoli<br />

universalmente conosciuti,<br />

apprezzati e valorizzati,<br />

ottenuti con la tipica laboriosità<br />

<strong>del</strong>la sua popolazione particolarmente<br />

“vocata” unitamente<br />

alla fertilità <strong>di</strong> questa terra ricca<br />

d’acque.<br />

<strong>La</strong> <strong>cucina</strong> degli ortaggi, considerata<br />

a volte “a torto” accessoria, se condotta con garbo e con i<br />

dovuti accorgimenti è in grado <strong>di</strong> esibire straor<strong>di</strong>narie raffinatezze<br />

e <strong>di</strong> regalarci insospettati piaceri.<br />

Fagioli <strong>del</strong>l’occhio in salsa d’acciuga<br />

<strong>La</strong> coltivazione <strong>di</strong> questo <strong>del</strong>icato fagiolo, bello nell’aspetto e insuperabile<br />

nella bontà vanta nel Polesine la sua patria natia, si presta<br />

bollito ad invitanti insalate, a zuppe variopinte o, come in questo<br />

caso, a <strong>di</strong>ventar contorno.<br />

Servire questi fagioli durante le feste natalizie si caricava <strong>di</strong> un<br />

valore simbolico che intrecciava auspicio <strong>di</strong> prosperità e abbondanza.<br />

Svolgimento <strong>del</strong>la ricetta:<br />

Lessare i fagioli (ammollati in precedenza) in poco brodo vegetale.<br />

Preparare un soffritto con olio d’oliva (meglio ancora se strutto)<br />

con aglio, cipolla triti, sciogliere i filetti d’acciuga, bagnare<br />

con vino bianco, aggiungere i fagioli, ultimare con prezzemolo,<br />

un rametto <strong>di</strong> rosmarino e pepe macinato <strong>di</strong> mulinello. Prerogativa<br />

importante per accompagnare carni arroste come oca, anatra,<br />

coniglio. Insuperabili se usati per farce <strong>di</strong> paste fresche ripiene, o<br />

in pasticci <strong>di</strong> verdure. Ottimi per decorare crostini <strong>di</strong> pane, come<br />

stuzzichino sopra e fette abbrustolite <strong>di</strong> polentabianca o gialla, si<br />

sposa armonicamente con il fegato alla veneziana.<br />

<strong>La</strong> peperonata (<strong>La</strong> salsa)<br />

Durante la calura estiva si trova refrigerio in questa ricetta, che<br />

porta con se tutta la tra<strong>di</strong>zione antica <strong>del</strong> focolare domestico, <strong>del</strong>le<br />

tra<strong>di</strong>zioni mai <strong>di</strong>menticate. E’ la vivanda che più d’ogni altra<br />

racconta e valorizza la specificità dei prodotti vegetali <strong>del</strong>la nostra<br />

ubertosa terra. E’ una vera identità territoriale <strong>polesana</strong>.<br />

Svolgimento <strong>del</strong>la ricetta:<br />

Tagliare le verdure a tocchetti e prepararle per la cottura. In una<br />

capiente casseruola, rosolare la cipolla sottilmente affettata, aggiungere<br />

l’aglio, i peperoni, le melanzane, i pomodori e far cuocere<br />

a fuoco basso bagnando ogni tanto con acqua. Sistemare <strong>di</strong> sale<br />

pepe e prezzemolo trito. Questa salsa è buona calda sul pane abbrustolito,<br />

è ancor più invitante fredda con pane biscotto. Diventa<br />

un invitante antipasto se accompagnata da polenta cremosa, si<br />

presta a con<strong>di</strong>re paste asciutte estive.<br />

<strong>La</strong> minestra <strong>di</strong> zucca<br />

-“Se il suo fiore non fosse <strong>di</strong> zucca, potrebbe essere un’orchidea”-<br />

<strong>di</strong>ceva Rossini musicista pescarese, profondamente innamorato <strong>di</strong><br />

questo fiore per la bellezza e la purezza <strong>di</strong> linee e <strong>di</strong> colore. Un<br />

fiore <strong>del</strong>icato completo, cristallino con un tenue merletto attraente,<br />

<strong>del</strong>icato anche nel profumo. Il Polesine da sempre ha coltivato<br />

zucche, la storia <strong>di</strong> queste coltivazione si perde nella notte dei<br />

tempi.<br />

Svolgimento <strong>del</strong>la ricetta:<br />

Taglia a pezzi la zucca, liberala dai semi e dai filamenti, falla<br />

bollire con sedano, carota, cipolla, un pezzetto <strong>di</strong> prosciutto,<br />

aggiungi poco burro, sale e pepe, passa il tutto, ottienine una<br />

crema, aggiungi pasta o riso e continua a cuocere, ultima con<br />

grana, servi calda. Una frivolezza? Servi la crema <strong>di</strong> zucca semiliquida<br />

(evitando la pasta) con piccoli amaretti, ottimo binomio.<br />

I Maneghi<br />

Sono gnocchi rustici, fatti con le patate<br />

americane, tipici <strong>di</strong> Villadose con<strong>di</strong>ti con<br />

burro, cannella, zucchero e generoso grana.<br />

Al palato risulta un piatto dal sapore<br />

rinascimentale, imperniato <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione.<br />

Svolgimento <strong>del</strong>la ricetta:<br />

Cuoci le patate americane con la buccia, sbucciale e passale con lo<br />

schiacciapatate. <strong>La</strong>vora l’impasto con farina e un uovo, fai degli gnocchi<br />

grossi, dai con il palmo <strong>del</strong>la mano la forma ovoidale. Tuffali in<br />

acqua qualche minuto e con<strong>di</strong>scili con abbondante burro fuso, con<br />

zucchero, cannella in polvere e generoso grana. Ricorda che questo<br />

piatto è assai sostanzioso, ne bastano pochi per saziare, ma sono piacevoli.<br />

Originali, se serviti come contorno alla carne brasata o stufata.<br />

Gradevoli se in forma più piccola sono aggiunti in una crema <strong>di</strong> zucca,<br />

o porro.<br />

Le patate americane sono buone soprattutto cotte al forno lentamente,<br />

con la buccia, fino a che <strong>di</strong>ventano morbide, sciroppose, da mangiarsi<br />

scavandole con il cucchiaio. Se poi si trova il tempo, dopo cotte, <strong>di</strong> impastarle<br />

con uvette, fichi, noci, mandorle, zucchero e pane ammollato nel<br />

latte…se ne ottiene una torta straor<strong>di</strong>naria, così morbida, così saporita<br />

che in ogni fetta ne sentirete racchiusi sapori ancestrali.<br />

IL PANE<br />

“ <strong>La</strong> cultura <strong>del</strong> pane”<br />

I greci avevano assegnato un formidabile valore simbolico a quest’alimento,<br />

convinti com’erano che i popoli civili si <strong>di</strong>stinguessero dai barbari<br />

per cultura e scomodarono persino una dea “Demetra” assegnando<br />

a lei la responsabilita’ <strong>del</strong>la fertilita’ e <strong>del</strong>l’abbondanza dei raccolti<br />

cerealicoli dalla cui trasformazione <strong>di</strong>pendeva la sopravvivenza e il<br />

benessere degli uomini. Gli ingre<strong>di</strong>enti sono pochi e semplici, farine<br />

<strong>di</strong> grano tenero, acqua, olio o strutto, lievito e sale e si lascia riposare<br />

e lievitare l’impasto in luogo protetto, un’oretta. Si puo’ arricchire il<br />

composto con fragranti ciccioli e rosmarino trito ed ecco “ i coari o la<br />

pinza onta” un pane aromatizzato, emblema polesano. Si puo’ aggiungere<br />

al composto <strong>del</strong>la polenta sbriciolata ed ecco le “ tirote “ un pane<br />

vellutato, oppure <strong>del</strong>la cipolla sfrigolata nell’olio certi che la casa tutta<br />

profumera’ <strong>di</strong> buono, vorrei <strong>di</strong>re <strong>di</strong> famiglia. Si puo’ arricchire con<br />

uova latte e zucchero e ne esce un pan dolce che odora <strong>di</strong> brioches,<br />

ottimo da colazione. Se poi <strong>di</strong>strattamente lasci cadere qualche chicco<br />

d’uva passa otterrai una vera leccornia …. da leccarsi i baffi. Ancora<br />

il pane biscotto, vanto <strong>del</strong> Polesine, famoso quello <strong>di</strong> Loreo o <strong>di</strong><br />

Villadose, dove la cenere e’ testimone <strong>di</strong> una notte trascorsa assieme<br />

ad asciugarsi nel forno spento, ma ancora caldo. Ed infine la ciabatta<br />

<strong>polesana</strong> un prodotto <strong>di</strong> recente origine ma <strong>di</strong> gusto celebrato. Questo<br />

pane oggi <strong>di</strong>ffuso in tutta Italia è nato nel 1982 grazie alle farine<br />

ricche <strong>di</strong> glutine lanciate sul mercato da Arnaldo Cavallari. <strong>La</strong> farina<br />

forte <strong>di</strong> grano tenero è impastata con l’acqua e sale, lievito maturale e<br />

olio d’oliva; al termine <strong>di</strong> una lunga fermentazione si procede alla mo<strong>del</strong>latura<br />

<strong>di</strong> filoni schiacciati, che sono incisi con tagli obliqui. Si procede<br />

quin<strong>di</strong> all’infornata. Il prodotto finito è basso croccante, con una<br />

mollica ben alveolata. Con lo stesso impasto vengono confezionati dei<br />

piccoli pani soffiati detti zoccoletti, <strong>del</strong> peso approssimativo <strong>di</strong> 120<br />

grammi.Invitiamo perciò ad assaggiare la famosa ciabatta <strong>polesana</strong>,<br />

un pane gustoso e saporito coperto <strong>di</strong> nobili farine, accompagnandola<br />

magari a qualche formaggio fresco locale o a succulenti insaccati.<br />

“Coaretti” Proce<strong>di</strong>mento:<br />

Impasta in una terrina la farina, i ciccioli, lo strutto, con acqua calda<br />

e il lievito sciolto, aggiungi sale, il rosmarino e metti a riposare in un<br />

luogo caldo. Quando è lievitato fai dei mucchietti <strong>di</strong> pasta, mo<strong>del</strong>lali<br />

a piacere e cuocili in forno, o fritti, fino a che assumono un bel colore<br />

biondo. Tutta la casa profumerà <strong>di</strong> quest’intenso aroma propiziatorio<br />

e ben augurante.<br />

“Pinza onta” Proce<strong>di</strong>mento:<br />

Impasta la farina con acqua calda, lievito <strong>di</strong> birra sciolto in poco latte<br />

tiepido, ciccioli e strutto, sala e aromatizza con rosmarino trito. Poni<br />

a lievitare in luogo caldo e asciutto. Sten<strong>di</strong> l’impasto, dai la forma <strong>di</strong><br />

una pagnotta.Schiacciala, <strong>di</strong>segna dei rombi con la lama <strong>di</strong> un coltello<br />

in superficie e rimetti a lievitare. Scalda il forno, meglio a legna, poni<br />

il pane a cuocere. Quando la <strong>cucina</strong> profumerà <strong>di</strong> buono la” pinza<br />

onta” è pronta per accompagnare, calda e fragrante, formaggi e companatici<br />

polesani.<br />

IL MAIALE<br />

Il maiale è l’animale più utile <strong>di</strong> quanti madre natura abbia a noi fatto<br />

dono, <strong>del</strong> maiale, non si getta via nulla. Il rito <strong>del</strong>le macellazione è<br />

ancora nella cultura conta<strong>di</strong>na una <strong>del</strong>le feste più gioiose e culmina<br />

nella celebrazione <strong>di</strong> sant’Antonio Abate chiamato anche sant’Antonio<br />

<strong>del</strong> porcello, il 17 gennaio. Il maiale è l’animale che inaugura<br />

il capodanno culinario nella civiltà tra<strong>di</strong>zionale, tanto avaro in vita<br />

quanto pro<strong>di</strong>go in morte, segno <strong>di</strong> abbondanza e certezza esistenziale.<br />

Un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> costicine, <strong>di</strong> braciole,<br />

<strong>di</strong> pancette, prosciutti cru<strong>di</strong> e cotti,<br />

capicolli e lardo; eppoi la carne <strong>di</strong>visa<br />

per gli insaccati, per cotechini<br />

o per i salami da taglio, il profumo<br />

<strong>del</strong> primo pugnetto <strong>di</strong> carne cotta su<br />

carta velina nel forno <strong>del</strong>la stufa a<br />

legna che serviva per assaggiare la<br />

salatura chiamata appunto ‘tastasale’<br />

o ‘pisto’ la cui fragranza si spande per tutta la casa.<br />

E l’indomani…i ciccioli, che sfrigolano allegri nel paiolo <strong>di</strong> rame tra<br />

gli antichi sapori <strong>del</strong> rosmarino e <strong>del</strong>l’aglio e lo strutto ottimo per le<br />

fritture prossime <strong>del</strong> carnevale. Il maiale era considerato con rispetto<br />

nella famiglia <strong>polesana</strong> tanto da meritarsi un nome proprio (Nini o Ninon)<br />

ed era sempre consumato con concentrazione a volte in religioso<br />

silenzio. I Romani chiamavano lucanica una salsiccia tuttora in<strong>di</strong>cata<br />

con lo stesso nome.<br />

Le frattaglie erano le prime ad essere consumate ed ecco il fegato cotto<br />

con molta cipolla, alloro e vino bianco, vanto <strong>del</strong>la mensa dei dogi,<br />

le trippe che si consacrano con il riso polesano sco<strong>del</strong>lato al dente,<br />

complice un generoso grana, il cuore in umido piatto tipico <strong>del</strong>le trattorie<br />

ed osterie ro<strong>di</strong>gine accompagnato sempre da polenta morbida<br />

o a fette. Lo ‘straculo’ scamone parte nobile <strong>del</strong> maiale ottimo sacrificato<br />

al fuoco e agli aromi <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong> cuocere, paragonabile all’arista<br />

toscana (lombata) la parte migliore. Il cotechino apparirà dopo una<br />

breve stagionatura nelle mense ammannite a festa, ottimo anche freddo,<br />

ma <strong>di</strong>rei regale, se avvolto in pasta pane e rimesso in forno, una<br />

squisitezza che ben si sposa alle brume invernali e infine i salami che<br />

scan<strong>di</strong>scono l’anno agrario fino al giorno <strong>del</strong>la nuova macellazione.<br />

Eppoi lo stinco cotto in tegame e l’ossobuco meno conosciuto <strong>di</strong> quello<br />

<strong>di</strong> manzo ma molto più succulento, non v’è miglior auspicio per un<br />

anno che inizia che rallegrare una bella tavola con meravigliosi ricor<strong>di</strong><br />

olfattivi e gustativi in preparazioni che abbiano memoria storica, sapienza<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione e familiarità nell’immagine.<br />

RISOTTO COL”TASTASALE” (salsiccia sbriciolata).<br />

E’ questo un gran piatto <strong>del</strong>la nobile <strong>cucina</strong> <strong>polesana</strong>.<br />

<strong>La</strong> storia ci ricorda che dopo l’impasto fatto con le carni per gli insaccati<br />

pronti per fare i salami, si prendeva un pizzico <strong>di</strong> macinato,<br />

si stendeva sopra ad un foglio <strong>di</strong> carta oleata e si passava con un<br />

rametto <strong>di</strong> rosmarino in forno a legna per qualche minuto, lo scopo<br />

era <strong>di</strong> assaggiare “tastare” la giusta salatura <strong>del</strong>l’impasto e la fragranza<br />

<strong>del</strong>le carni sapientemente con<strong>di</strong>te da mani esperte. Con un altro<br />

pugnetto <strong>di</strong> macinato, rosolato con cipolla e olio, si tostava il riso, si<br />

bagnava con vino bianco secco e sempre mescolando e aggiungendo<br />

il dovuto brodo si cuoceva, da ultimo, sale, pepe e abbondante grana,<br />

per rendere ancor più appetitoso questo superbo risotto un’aggiunta<br />

<strong>di</strong> prezzemolo trito alla fine.<br />

SALSICCIA DI PORTO VIRO<br />

Preparata con carne <strong>di</strong> suino allevato a grano turco ed ortaggi, sapientemente<br />

trattata con aglio polesano, buon vino rosso corposo, sale e<br />

pepe, messa ad asciugare, in ambienti aerati, matura e si stagiona tra<br />

le nebbie <strong>del</strong>le campagne polesane che gli conferiscono un aroma <strong>del</strong><br />

tutto particolare. Tagliata a metà longitu<strong>di</strong>nalmente e scottata alla<br />

brace o in pa<strong>del</strong>la alla presenza <strong>di</strong> uno spicchio d’aglio, si presta per<br />

essere servita accompagnata da fette <strong>di</strong> polenta o purè <strong>di</strong> patate.<br />

Salsicce all’aceto con polenta e ra<strong>di</strong>cchio.<br />

Ricetta: Scottare le fette <strong>di</strong> salsiccia in una pa<strong>del</strong>la con uno spicchio<br />

d’aglio, spruzzarle con qualche goccia d’aceto. Aggiungere qualche<br />

foglia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cchio e ultimare la cottura con coperchio. Nella stessa<br />

pa<strong>del</strong>la, con lo stesso fondo scaldare anche le fette <strong>di</strong> polenta.<br />

DOLCI<br />

ESSE ADRIESE<br />

Friabili frolle a forma <strong>di</strong> esse<br />

a base <strong>di</strong> farina latte, burro,<br />

tuorli d’uovo, vaniglia scorza<br />

<strong>di</strong> limone grattugiata e lievito<br />

in polvere. L’impasto viene lavorato<br />

a mano e successivamente<br />

cotto in forno asperso <strong>di</strong> granelli<br />

<strong>di</strong> zucchero. Per dolci o frivolezze<br />

(“SFURESSI”), una gamma infinita<br />

<strong>di</strong> ciambelle, paste frolle, <strong>di</strong><br />

torte, famosa quella <strong>di</strong> San Biagio<br />

protettore <strong>del</strong>le vie respiratorie, un impasto <strong>di</strong> pane, latte, uvetta,<br />

uova, zucchero e aromi che si portava a bene<strong>di</strong>re prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuirla<br />

perché ci avrebbe preservato dai mali <strong>del</strong>la gola per tutto l’anno. Tra<strong>di</strong>zionale<br />

la “PINZA” quella con le patate dolci americane, ottima la<br />

focaccia con le mele, con le pere, con ciliegie, con l’uva, con i fichi<br />

settembrini. Buona quella con le noci con le castagne o con la ricotta.<br />

Colorati i “PERSEGHI” due mezze sfere <strong>di</strong> pasta brioscia unite da marmellata<br />

<strong>di</strong> albicocche imbibite nell’alchermes e passate nello zucchero<br />

effetto brina. Da assaggiare quella con le mandorle che ricorda molto<br />

la ”Sbrisolona” Mantovana, da provare la “MIASSA” torta morbida <strong>di</strong><br />

zucca, mele, miele e spezie che ci riconduce ad ancestrali sapori, da<br />

non <strong>di</strong>menticare la torta Margherita, dove ogni nonna metteva alla<br />

prova le proprie competenze e abilità. Infine creme, bu<strong>di</strong>ni, frittelle<br />

per ogni occasione legate spesso alle Festività o semplicemente a<br />

buone abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> sottolineare con qualcosa <strong>di</strong> piacevole ricorrenze<br />

quoti<strong>di</strong>ane.<br />

IL RISO DEL DELTA DEL PO<br />

Gran vanto <strong>del</strong>la <strong>cucina</strong> <strong>polesana</strong>, la tra<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> risotto annovera<br />

un’infinita varietà d’ingre<strong>di</strong>enti e <strong>di</strong> sapori. Tutto parte però da una<br />

tecnica <strong>di</strong> cottura semplice ma doverosa.<br />

Cominciamo dalla cipolla, che deve essere tritata sottile si’ da fondersi<br />

e <strong>di</strong>ventare un tutt’uno con il riso. A cottura ultimata, il dente non<br />

dovrà riconoscerla ma confonderla con i chicchi <strong>di</strong> riso ai quali avrà<br />

ceduto il sapore.<br />

Sudata che sia, in poco burro, si aggiunge il riso e si comincia a<br />

mescolare continuamente aggiungendo il vino che darà nerbo e n’arricchirà<br />

il gusto; in<strong>di</strong>, poco alla volta, il brodo senza mai stancarsi <strong>di</strong><br />

mescolare.<br />

Si ultimerà con l’aggiunta <strong>di</strong> burro e buon formaggio grattugiato. Il<br />

riso polesano ottimo in tutte le maniere, elemento così duttile, buono<br />

con i frutti <strong>di</strong> mare, impareggiabile con i funghi dove il sentore <strong>del</strong><br />

fresco aglio e il prezzemolo valorizzano il gusto, impareggiabile con<br />

le verdure come ra<strong>di</strong>cchio, melanzane, carciofi, superbo con gli asparagi,<br />

armonioso con la zucca e la salsiccia sbriciolata, brodoso con i<br />

piselli. Prelibato inserito nella minestra con i fagioli sia <strong>del</strong>l’occhio<br />

che i borlotti o cannellini. Squisito con i fegatini <strong>di</strong> pollo cotto in<br />

un buon brodo, accattivante se ultimato con i nostri formaggi veneti<br />

e generoso burro, ma il riso si presta a tantissime altre preparazioni,<br />

<strong>di</strong>venta contorno in molte vivande, un esempio per tutti, con le<br />

trippe, <strong>di</strong>venta farcia in alcuni arrosti, polpettina in altre prestandosi<br />

a croccanti fritture. In<strong>di</strong>spensabile in soavi torte <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione,<br />

amalgamato ad aromatici ingre<strong>di</strong>enti e crogiolato in forno da mani e<br />

fuochi sapienti.<br />

RISOTTO “ALLA CANAROLA” (Con i fagioli)<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Si cuociono i fagioli in umido (“in potacin”) si aggiunge<br />

il riso, il brodo poco alla volta<br />

e sempre mescolando si ultima<br />

con burro e generoso grana. Si<br />

ottiene così un vellutato risotto<br />

dall’anima pregna <strong>di</strong> storia,<br />

ricorda, infatti, i raccoglitori <strong>di</strong><br />

canna <strong>del</strong> Basso Polesine che<br />

avendo poco tempo a <strong>di</strong>sposizione<br />

mettevano a cuocere “in<br />

qualche maniera” i fagioli con il riso e quando erano fortunati una<br />

fetta <strong>di</strong> cotechino che era poi scomposta con la forchetta.<br />

I PESCI DEL POLESINE…E LE COTTURE ADEGUATE<br />

Con due confini naturali come A<strong>di</strong>ge e Po e con un mare ricco e pescoso<br />

come l’Adriatico alle nostre tavole il pesce non è mai mancato.<br />

Maestri i Polesani<br />

nelle sapienti<br />

cotture alla griglia,<br />

negli intingoli dove<br />

la polenta faceva da<br />

padrona, nelle frittate<br />

con “schile” (piccoli<br />

gamberetti), nei<br />

decantati bolliti dove<br />

canocchie,scampi,<br />

grancevole,uova <strong>di</strong><br />

seppia, folpetti “bulli”<br />

(murice o garusoli)<br />

e gamberetti<br />

vengono con<strong>di</strong>ti con olio aceto e limone, perfino nello stoccafisso<br />

tanto da farne un piatto rappresentativo sia in umido che arrosto o<br />

“IN FRATONA” mantecato o alla “ROVIGOTA” bollito e scosso fra due<br />

piatti con olio aglio e prezzemolo. Da capogiro le zuppe, i brodetti <strong>di</strong><br />

pesce o gli invitanti risotti <strong>di</strong> branzino <strong>di</strong> scampi o cappesante che<br />

riusciamo ad ammannire in ogni ricorrenza.<br />

Unici nei fritti invitanti e fragranti passati anche in farina da polenta<br />

come le giovani anguille (bisatini).<br />

Esperti pure nella conservazione dei pesci un sublime esempio preso in<br />

prestito dai Veneziani è il “saor“ equilibrio perfetto tra cipolla, aceto<br />

pinoli ed uvetta; o con l’ausilio <strong>di</strong> fresche cantine conservato sottolio<br />

o con il sale.<br />

ALLA GRIGLIA….<br />

Maestri, i Polesani, anche nelle cotture alla griglia, dove il fuoco sornione<br />

mette alla prova le abilità e le competenze dei cuochi. <strong>La</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

vuole che il pesce venga asperso <strong>di</strong> buon olio aromatizzato<br />

all’aglio magari aiutati nell’intento da un rametto <strong>di</strong> rosmarino in<strong>di</strong><br />

su griglia rovente si parte per la cottura <strong>di</strong> cefali, orate, branzini,<br />

passere, anguille, scampi e capesante.<br />

FRITTO….<br />

Da non <strong>di</strong>menticare i fritti, dove piccole e argentate acqua<strong>del</strong>le,<br />

schile, sarde, granchietti, gamberetti e ostriche prima infarinati si<br />

tuffano in fumante olio per poi sposarsi a polente più o meno morbide.<br />

Vogliamo esaltare “le moleche” granchietti durante la muta (quando<br />

cambiano il carapace) un piatto degno <strong>di</strong> un doge o <strong>di</strong> un re.<br />

IN UMIDO….<br />

E…gli umi<strong>di</strong>? Bhe, qui anguilla, pesce gatto, cozze, vongole, seppie,<br />

calamaretti e tanti altri pesci sod<strong>di</strong>sfano egregiamente i nostri<br />

palati. Una speciale citazione merita il baccalà, esaltato in tutte le<br />

salse <strong>di</strong>ventato piatto tra<strong>di</strong>zionale anche nel ro<strong>di</strong>gino presentato “in<br />

fratona” ossia, sbattuto dopo averlo bollito con olio aglio e prezzemolo,<br />

una vera leccornia….. e pensare che non è un pesce <strong>di</strong> nostra<br />

appartenenza.<br />

I BOLLITI…<br />

Ma in questo escursus non possiamo <strong>di</strong>menticare i bolliti; qualsiasi<br />

uomo <strong>di</strong> spirito trasalirebbe davanti ad una grancevola cotta a vapore<br />

spolpata e ricomposta nel purpureo guscio e non rimpiangerebbe<br />

mai <strong>di</strong> aver assaggiato teneri gamberetti, dolci mazzancolle, superbe<br />

uova <strong>di</strong> seppia o para<strong>di</strong>siache canocchie… ma anche garusoli e<br />

moscar<strong>di</strong>ni. Saper mangiare come saper perdonare sono i frutti <strong>di</strong> una<br />

vera civiltà.<br />

da ricordare i pesci marinati… lunga tra<strong>di</strong>zione conserviera quella<br />

<strong>polesana</strong>: anguille, acqua<strong>del</strong>le, latterini, sarde, alici.<br />

ANGUILLE MARINATE DEL DELTA<br />

Le anguille vengono decapitate, sistemate in spie<strong>di</strong> così da assumere<br />

la caratteristica forma ad esse, segue l’arrostitura in forni a piastre.<br />

In seguito il prodotto tolto dagli spie<strong>di</strong> è depositato in cassettine per<br />

il raffreddamento, passato poi in lattine <strong>di</strong> varia capienza, riempite e<br />

rabboccate <strong>di</strong> salamoia costituita da una specifica soluzione acquosa<br />

d’aceto e sale. Dopo alcuni giorni <strong>di</strong> maturazione, il prodotto è commercializzato.<br />

CEFALO DEL POLESINE- BRANZINO E SPIGOLA<br />

Ricetta per la cottura al cartoccio:<br />

Preparare il pesce per la cottura con sale, pepe, olio d’oliva, prezzemolo,<br />

succo <strong>di</strong> limone, brandy o vino bianco, steso dentro un foglio<br />

<strong>di</strong> carta oleata o stagnola, arricchire con verdure tagliate sottilmente,<br />

tipo anelli <strong>di</strong> cipolla, filetti <strong>di</strong> zucchina, patata o carota sbollentati<br />

in precedenza, tocchetti <strong>di</strong> pomodoro fresco, o carciofini a fettine,<br />

ultimare con erbe odorose trite e chiuso il cartoccio, passare in forno<br />

per la cottura.<br />

VONGOLA VERACE DEL POLESINE-COZZA DI SCARDOVARI<br />

Ricetta: Zuppa <strong>di</strong> cozze e vongole<br />

In un capiente tegame, rosolare l’olio d’oliva con aglio e cipolla<br />

triti,tuffare le cozze e le vongole,pepare leggermente e aspergere con<br />

prezzemolo trito. Coprire e lasciar cuocere pochi minuti. Si può aggiungere<br />

pomodoro per avere una zuppa” in rosso”. Servire con crostini<br />

<strong>di</strong> pane abbrustoliti.<br />

Cozze gratinate:<br />

Aprire le cozze in un tegame con olio e aglio, adagiare il frutto in<br />

mezzo guscio e ricoprire con un pane leggero aromatizzato con aglio,<br />

limone, prezzemolo trito, vino bianco, olio d’oliva, pepe, origano e<br />

formaggio grana. Passare in forno e gratinare. Servire come stuzzichino<br />

o come antipasto.Si possono anche richiudere con il secondo<br />

guscio e sistemarle per qualche minuto in un tegame, con salsa al<br />

pomodoro.<br />

PRODOTTI TRADIZIONALI<br />

INSALATA DI LUSIA<br />

Insalata ottenuta dalla varietà Cappuccina e Gentile, oltre alla Datava e Romana,<br />

coltivate in parte <strong>del</strong> territorio limitrofo al corso <strong>del</strong>l’A<strong>di</strong>ge. Squisito prodotto<br />

<strong>del</strong> Polesine, vanto <strong>del</strong>le nostre ricche terre, rallegra le tavole ammannite<br />

in mille mo<strong>di</strong>, ottima cruda o cotta ma anche preparata alla griglia o in pa<strong>del</strong>la,<br />

gustosa se inserita in risotti, tagliatelle o zuppe serali. Buona come contorno<br />

leggermente profumata all’aglio o cipolla, integrata in brasati o stufati, <strong>di</strong>venta<br />

poi un ottimo ripieno per tortellini ravioli o cannelloni.<br />

RADICCHIO VARIEGATO DI LUSIA<br />

Cespo <strong>di</strong> cicoria <strong>di</strong> forma rotondeggiante con grumolo centrale compatto e foglie<br />

esterne espanse, screziate <strong>di</strong> rosso su fondo giallo-bianco. E’ coltivato in<br />

parte <strong>del</strong> territorio limitrofo al corso <strong>del</strong> fiume A<strong>di</strong>ge ed è raccolto da Novembre<br />

a Gennaio. Ha sapore fresco amarognolo.<br />

FARINA MAIS BIANCOPERLA - FARINA MAIS MARANO<br />

Con queste due farine Villadose si è sempre <strong>di</strong>stinta nella preparazione <strong>di</strong> polente<br />

uniche per aroma e colore, bianca la prima, giallo oro la seconda. Il mais<br />

Biancoperla presenta caratteristiche qualitative ideali per la farina bianca da<br />

polenta. Il seme è vitreo e <strong>di</strong> colorazione bianco perlaceo. Il mais <strong>di</strong> Marano<br />

<strong>di</strong>ffuso oggi in tutto il nord è il miglior mais da polenta nel mondo, ottenuto<br />

da un naturale incrocio <strong>di</strong> Nostrano e Pignoletto d’Oro, non è un ibrido ma una<br />

varietà ad impollinazione libera. Ogni pianta dà <strong>di</strong> norma due pannocchie, con<br />

chicchi vitrei, quasi rossi da cui si producono la farina <strong>di</strong> mais <strong>di</strong> Marano e la<br />

farina integrale macinata a pietra.<br />

PAGNOTTA DEL DOGE<br />

Dolce a pasta lievitata soffice simile a quella <strong>del</strong> panettone o pandoro ma più<br />

<strong>del</strong>icata. <strong>La</strong> gran qualità è determinata dagli ingre<strong>di</strong>enti: farina <strong>di</strong> grano tenero,<br />

zucchero, burro, uova, fichi secchi, noci, miele, latte intero, lievito naturale e<br />

scorza <strong>di</strong> limone e arancia grattugiata.Il dolce è lievitato due volte, un primo<br />

impasto serale lievita 12 ore, un secondo impasto dopo l’aggiunta <strong>del</strong>la frutta<br />

lievita ancora 15 ore, poi si passa alla cottura. Successivo raffreddamento con<br />

immersione in burro fuso in<strong>di</strong> infarinato nello zucchero.<br />

IL MIELE DEL DELTA DEL PO<br />

Il <strong>del</strong>ta <strong>del</strong> Po così come l’alto Polesine (Melara, deriva secondo gli storici da<br />

”Mellaria a melle colendo” frase <strong>di</strong> Plinio il Giovane) vanta un’atavica raccolta<br />

<strong>di</strong> questo meraviglioso prodotto tanto caro agli Dei. E’ spesso utilizzato per<br />

paste frolle adatte a biscotti friabilissimi e fragranti torte e dolci <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zio-<br />

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a cura <strong>del</strong>la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Rovigo<br />

Assessorato all’Agricoltura<br />

Assessorato al <strong>Turismo</strong><br />

e con la collaborazione<br />

<strong>del</strong>l’Istituto per i Servizi Alberghieri e<br />

<strong>del</strong>la Ristorazione <strong>di</strong> Adria<br />

TRADIZIONI GASTRONOMICHE<br />

in provincia <strong>di</strong><br />

ROVIGO<br />

TRADIZIONI GASTRONOMICHE<br />

in provincia <strong>di</strong><br />

ROVIGO<br />

a cura <strong>del</strong>la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Rovigo<br />

Assessorato all’Agricoltura<br />

Assessorato al <strong>Turismo</strong><br />

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<strong>del</strong>l’Istituto per i Servizi Alberghieri e<br />

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Rovigo<br />

Viale <strong>del</strong>la Pace, 5 - 45100 Rovigo<br />

Servizio Agricoltura<br />

tel. 0425/386657 - fax 0425/386245<br />

area.attivprod@provincia.rovigo.it<br />

Servizio <strong>Turismo</strong> - IAT Rovigo<br />

tel 0425/386290 - fax 0425/386280<br />

iat.rovigo@provincia.rovigo.it<br />

ne Polesana. Ottimo rime<strong>di</strong>o per la tosse, è ora sapientemente abbinato a<br />

formaggi caprini o vaccini per esaltarne l’aroma.<br />

IL MELONE<br />

<strong>La</strong> coltivazione <strong>di</strong> quest’estivo meraviglioso frutto comprende il cono orientale<br />

estremo <strong>del</strong>la pianura <strong>polesana</strong>, formato da detriti e riporti <strong>del</strong> fiume<br />

Po, da successive opere <strong>di</strong> bonifica che hanno reso possibile la piantagione.<br />

<strong>La</strong> sua polpa è spesso usata a fette o cubetti in antipasti, in macedonie <strong>di</strong><br />

frutta, in crostate, gelati o refrigeranti sorbetti.<br />

AGLIO BIANCO:<br />

questo meraviglioso prodotto da centinaia d’anni accompagna, esalta, arricchisce<br />

le nostre mense polesane, vanto <strong>del</strong>la nostra gastronomia, riesce a<br />

dar carattere ad ogni vivanda, utilizzato anche nei nobili insaccati conferisce<br />

un aroma straor<strong>di</strong>nario ad ogni carne trattata.<br />

CURIOSITA’<br />

EDIZIONE 2010<br />

Azioni per la valorizzazione dei prodotti<br />

tipici locali - L.R. 03.02.2006, n°2, art. 16.<br />

“ I BRUSCANDOLI” (Cime <strong>di</strong> luppolo)<br />

Comunissimo rampicante che invade le siepi, i reticolati, i margini dei boschetti,<br />

il luppolo è noto per l’infiorescenza femminile simile ad una morbida<br />

pigna, usata per aromatizzare la birra. In <strong>cucina</strong> per risotti, frittate, minestre,<br />

si usano invece i getti primaverili simili a morbi<strong>di</strong> e sottili asparagi.<br />

E’ tipico <strong>di</strong> Rovigo, il risotto con “bruscandoli” o le tagliatelle, leccornia<br />

dove il sentore <strong>del</strong>l’aglio fa da padrone.<br />

RISOTTO CON I BRUSCANDOLI (Cime <strong>di</strong> luppolo)<br />

Rosolare la cipolla in burro spumeggiante, aggiungere i “bruscandoli”, il<br />

riso, il vino bianco, mescolare continuamente e ogni tanto bagnare con<br />

buon brodo bollente, alla fine sistemare <strong>di</strong> sale, pepe, generoso grana e<br />

burro.<br />

COME CUOCERE LE VERDURE DI LOREO….<br />

Ortaggi e verdure infinite, anche queste cotte in svariati mo<strong>di</strong>, in casseruola<br />

in tegame con poco olio o burro, sentore d’aglio, prezzemolo e rosmarino<br />

abbondanti, una tipica cottura <strong>polesana</strong> detta “SOFEGA’ ” perché il coperchio<br />

cuoce con poco liquido quasi ermeticamente mantenendo inalterati i<br />

sapori e i valori organolettici degli elementi. Le patate ne sono l’esempio<br />

più rappresentativo ,il risultato è un puré rustico ma unico nel suo aroma.<br />

Oppure “IN POTACIN” una lenta e magistrale cottura trova il modo <strong>di</strong> esaltare<br />

i fagioli portandoli all’apoteosi <strong>del</strong> gusto.


Simboli Gastronomici<br />

Pane<br />

Ortaggi<br />

Riso<br />

Melone<br />

Noci<br />

Insaccati<br />

Pesce<br />

Molluschi <strong>di</strong> Mare<br />

Miele<br />

Liquori Artigianali<br />

Dolci Tipici<br />

Prodotti DOP<br />

Aglio bianco polesano<br />

Prodotti IGP<br />

Ra<strong>di</strong>cchio <strong>di</strong> Chioggia<br />

Insalata <strong>di</strong> Lusia<br />

Riso <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po<br />

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