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Polly Matzinger e il danger model - edizioni scolastiche bruno ...

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SCHEDA<br />

19<br />

<strong>Polly</strong> <strong>Matzinger</strong><br />

e <strong>il</strong> <strong>danger</strong> <strong>model</strong><br />

Negli anni quaranta una serie di importanti esperimenti<br />

aveva dimostrato che <strong>il</strong> sistema immunitario protegge<br />

l’organismo distinguendo tra self, cioè <strong>il</strong> “sé”, e<br />

nonself, ciò che è diverso da sé, e che esso impara a<br />

riconoscere quali molecole appartengono a ciascuna<br />

categoria al momento della nascita. Questo concetto<br />

è noto come <strong>model</strong>lo self-nonself. In particolare, alcuni<br />

esperimenti effettuati su topi da laboratorio avevano<br />

dimostrato che <strong>il</strong> sistema immunitario dei topi neonati<br />

funzionava in modo molto diverso rispetto a quello<br />

degli adulti. I topi appena nati tolleravano l’introduzione<br />

nel loro organismo di cellule di altri individui, mentre<br />

gli adulti le rigettavano. Inoltre, i topi messi a contatto<br />

con cellule estranee nelle prime fasi di vita le tolleravano<br />

anche una volta cresciuti, indicando che <strong>il</strong> loro sistema<br />

immunitario le aveva “adottate” come self.<br />

<strong>Polly</strong> C.E. <strong>Matzinger</strong>, biologa del National Institutes<br />

of Health degli Stati Uniti, ha messo in discussione<br />

<strong>il</strong> <strong>model</strong>lo self-nonself. Secondo <strong>Matzinger</strong>, <strong>il</strong> sistema<br />

immunitario non distinguerebbe affatto tra self e<br />

nonself, ma tra cellule (e molecole) pericolose e non<br />

pericolose. Questa nuova teoria, nota come <strong>danger</strong><br />

<strong>model</strong> (“<strong>model</strong>lo del pericolo”), ha provocato reazioni<br />

diverse nel mondo scientifico. Qualcuno la ritiene di<br />

grande importanza, ma la maggior parte dei biologi<br />

continua a considerare valida la teoria del self-nonself.<br />

Nei primi esperimenti effettuati sui topi, <strong>il</strong> biologo inglese<br />

Peter Medawar aveva dimostrato di poter “insegnare”<br />

ai topolini neonati la tolleranza a cellule estranee.<br />

La ricerca di Medawar aveva confermato le previsioni<br />

del virologo australiano Frank MacFarlane Burnet,<br />

<strong>il</strong> primo a formulare la teoria del self-nonself, e i due ricercatori<br />

insieme ottennero per questi risultati pioneristici<br />

<strong>il</strong> Premio Nobel nel 1960.<br />

<strong>Matzinger</strong> aveva avuto dubbi su questo <strong>model</strong>lo<br />

fin dall’inizio dei suoi studi di immunologia ma, poiché<br />

esso sembrava funzionare davvero, li aveva accantonati.<br />

Nel 1989 la biologa incontrò però un giovane<br />

scienziato, Ephraim Fuchs, che aveva le sue stesse perplessità.<br />

Come può <strong>il</strong> sistema immunitario – si chiedeva<br />

Fuchs – imparare a riconoscere <strong>il</strong> self prima della nascita<br />

quando lo stesso self si modifica durante tutto <strong>il</strong> corso<br />

della vita? Con la pubertà, per esempio, l’organismo<br />

©2007 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori<br />

179<br />

va incontro a cambiamenti fondamentali e sv<strong>il</strong>uppa<br />

nuovi tipi di cellule. Con la gravidanza, la donna ospita<br />

nel proprio corpo cellule fetali che, avendo una componente<br />

genetica paterna, potrebbero non essere riconosciute<br />

dall’organismo come self. La madre, invece, solo<br />

raramente attacca <strong>il</strong> proprio feto: come può <strong>il</strong> suo sistema<br />

immunitario aver imparato a riconoscere questi<br />

self... estranei anni prima di venire a contatto con essi?<br />

Batteri e molte cellule estranee, inoltre, entrano nel<br />

nostro organismo molto tempo dopo la nascita e <strong>il</strong> sistema<br />

immunitario ne tollera la presenza, per esempio<br />

nell’apparato digerente.<br />

Ma allora come funziona <strong>il</strong> sistema immunitario?<br />

Secondo <strong>Matzinger</strong> la risposta va cercata nei meccanismi<br />

di morte delle cellule. Una cellula normale che<br />

muore dopo aver completato <strong>il</strong> proprio ciclo vitale invia<br />

segnali ai macrofagi (cellule fagocitarie) perché la<br />

consumino. Quando questo avviene, nessuno dei<br />

contenuti della cellula morta viene liberato nell’ambiente<br />

extracellulare. Le cellule attaccate dai virus, invece,<br />

scoppiano e liberano non solo le particelle virali ma anche<br />

<strong>il</strong> citoplasma e gli organuli, in una confusione<br />

che sembra fatta apposta per attirare l’attenzione<br />

del sistema immunitario.<br />

Questo spiega perfettamente <strong>il</strong> comportamento<br />

di alcune cellule del sistema immunitario, i linfociti T,<br />

che riconoscono e distruggono le cellule infette, le cellule<br />

cancerose e quelle dei tessuti trapiantati. I linfociti<br />

T sembrano riconoscere le cellule del self per mezzo<br />

di molecole specifiche, le proteine MHC (complesso<br />

maggiore di istocompatib<strong>il</strong>ità).<br />

Secondo la teoria del self-nonself, i linfociti T che<br />

si legano alle cellule sane dell’organismo muoiono automaticamente,<br />

a meno che un “secondo segnale” non<br />

indichi che si tratta di cellule infette o estranee. In questo<br />

modo, <strong>il</strong> sistema immunitario “impara” a lasciare in<br />

pace i tessuti sani dell’organismo. Se i linfociti T ricevono<br />

<strong>il</strong> secondo segnale, migrano verso un linfonodo, dove<br />

attivano altre cellule immunitarie. Secondo <strong>il</strong> <strong>model</strong>lo<br />

self-nonself, i linfociti T non verrebbero attivati da questo<br />

secondo segnale durante lo sv<strong>il</strong>uppo fetale e, di conseguenza,<br />

tutti i linfociti T che reagiscono a qualunque<br />

cellula presente nell’ambiente fetale muoiono. I topi di<br />

Medawar tolleravano le iniezioni di cellule estranee<br />

^<br />

MATERIALI PER L’ESPANSIONE


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MATERIALI PER L’ESPANSIONE<br />

SCHEDA<br />

19<br />

perché i linfociti T che le avevano riconosciute erano<br />

morte. Nessuno sa, però, quale sia questo secondo<br />

segnale né perché esso non funzioni durante la vita<br />

fetale. Secondo una teoria, esso potrebbe derivare da<br />

particolari cellule del sistema nervoso, dette cellule<br />

dendritiche. Queste cellule però non sono in grado di<br />

distinguere tra self e nonself. Come fanno quindi a evitare<br />

l’innesco di continui attacchi immunitari contro<br />

i tessuti dell’organismo?<br />

Secondo <strong>Matzinger</strong> e Fuchs, le cellule dendritiche<br />

verrebbero attivate dalla fuoriuscita di citoplasma<br />

dalle cellule morte, indipendentemente dalla loro<br />

appartenenza al self o al nonself. Esse porterebbero<br />

in pratica segnali di pericolo ai linfonodi, esponendo<br />

alcune delle proteine dannose sulla loro superficie<br />

cellulare, attivando i linfociti T e segnalando<br />

loro quali cellule attaccare.<br />

Secondo questo <strong>model</strong>lo, <strong>il</strong> sistema immunitario<br />

non impara a distinguere tra self e nonself solo durante<br />

<strong>il</strong> periodo fetale, ma ridefinisce continuamente<br />

<strong>il</strong> grado di pericolosità delle cellule. Le cellule colpite<br />

da un virus, per esempio, possono essere pericolose<br />

oggi e non esserlo più domani. In assenza di<br />

danni cellulari, le cellule dendritiche smettono di inviare<br />

<strong>il</strong> secondo segnale e i linfociti T legati alle cellule infettate<br />

muoiono. Secondo la teoria di <strong>Matzinger</strong>, la tolleranza<br />

alle proteine del self (le proprie, quelle dei batteri<br />

ut<strong>il</strong>i, quelle del feto nell’utero) viene quindi continuamente<br />

aggiornata.<br />

La teoria spiegherebbe anche perché le cellule<br />

tumorali vengono spesso lasciate in pace dal sistema<br />

immunitario. Esse infatti sono sane e non<br />

muoiono per cause non naturali, e quindi non viene<br />

liberato nessun secondo segnale. Secondo<br />

<strong>Matzinger</strong>, infine, <strong>il</strong> fenomeno del rigetto non è dovuto<br />

al fatto che i tessuti trapiantati sono nonself, ma<br />

al fatto che sono ricchi di cellule dendritiche attivate<br />

dal trauma dell’asportazione del tessuto dal donatore.<br />

Una volta trapiantato l’organo, le cellule<br />

dendritiche del donatore migrano nei linfonodi e fanno<br />

scattare l’allarme. Questo nuovo <strong>model</strong>lo, pur offrendo<br />

alcune possib<strong>il</strong>i soluzioni ai punti deboli della<br />

vecchia teoria, deve però subire ancora molte verifiche<br />

prima di poter essere accettato.<br />

©2007 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori<br />

<strong>Polly</strong> <strong>Matzinger</strong><br />

e <strong>il</strong> <strong>danger</strong> <strong>model</strong><br />

180<br />

Domande<br />

1 Quali cellule e quali organi fanno parte del sistema<br />

immunitario?<br />

2 Il sistema immunitario è una difesa specifica o aspecifica?<br />

3 Che cosa sono i linfonodi?<br />

4 Nel testo si parla dei linfoci T. Che cosa fanno, invece,<br />

i linfociti B?<br />

5 Che cos’è la fagocitosi e quali cellule la compiono?<br />

Attività<br />

6 Disegna uno schema semplificato del <strong>danger</strong> <strong>model</strong>.<br />

Parole chiave<br />

<strong>danger</strong> <strong>model</strong><br />

self<br />

linfociti T<br />

Collegamenti<br />

Capitolo 27

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