Sulle ambe di Culqualber - Crema on line

<strong>Sulle</strong> <strong>ambe</strong> <strong>di</strong> <strong>Culqualber</strong>
In Africa Orientale l'Arma partecipò a tutte le operazioni militari frantumate in
scacchieri ridotti in isole <strong>di</strong> occupazione. L'Arma venne riunita in 5 Gruppi
mobilitati, la 3a Compagnia d'Eritrea, nonché reparti minori addetti alle gran<strong>di</strong>
unità. La 3a Compagnia d'Eritrea concorse attivamente, nel marzo 1941, alla
<strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Cheren, <strong>di</strong>stinguendosi nella riconquista <strong>di</strong> quota 1.072 abbandonata
da altro reparto, e agì con valore nei combattimenti del 15-18 marzo a quota
Forcuta, suI cosiddetto "Panettonett <strong>di</strong> Cheren". Nel corso <strong>di</strong> tali combattimenti
rifulse l'eroismo del briga<strong>di</strong>ere Attilio Basso, caduto; del tenente Giovanni Luigi
Saitta, mutilato, e del capitano Felice Levet: ai primi due fu concessa la
Medaglia d'Oro al V.M. al capitano la Medaglia d'Argento al V.M.
Il I Gruppo Carabinieri, nato dalla trasformazione <strong>di</strong> una compagnia autonoma
carabinieri e zaptiè si articolò (marzo 1941) su due compagnie, con una forza
<strong>di</strong> 7 ufficiali, 219 sottufficiali e carabinieri, e 180 zaptiè, quasi tutti eritrei. È il
gruppo della battaglia <strong>di</strong> <strong>Culqualber</strong>. Il II Gruppo, <strong>di</strong> forza e struttura
pressoché uguali a quelle del I, venne costituito nell'aprile 1941, con la
trasformazione in unità maggiore della 3a Compagnia d'Eritrea. Il grosso delle
forze italiane, radunatesi dapprima nella zona <strong>di</strong> Asmara, fu costretto il 1°
aprile ad uscirne sotto la pressione britannica, che aveva eliminato la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong>
Cheren, e a ripiegare sull'Amba Alagi, ove resistette strenuamente fino al 17
maggio, data in cui il Duca d'Aosta decise la resa, ottenuta con l'onore delle
armi. Il II Gruppo partecipò attivamente alla <strong>di</strong>fesa dell'Amba Alagi sostenendo
numerosi e cruenti scontri. Partecipò inoltre alla riconquista <strong>di</strong> Passo Falaga
nelle giornate dal 2 al 6 maggio; l'8 <strong>di</strong>fese valorosamente l'ambretta, il
successivo 14 a quella del Passo Toselli. Le continue penetrazioni <strong>di</strong> gruppi
feroci tra le balze dell'Amba condusse alla costituzione <strong>di</strong> una "Compagnia
ar<strong>di</strong>ti", composta in maggioranza da carabinieri, che operò dappertutto,
rintuzzando sortite e infiltrazioni nemiche con eroismo, senza munizioni, sino a
quando, con la capitolazione, le truppe non scesero dall'estremo baluardo. Il
III Gruppo, formato nello stesso periodo dei primi due, riunì il personale <strong>di</strong>
Ad<strong>di</strong>s Abeba, con una forza <strong>di</strong> 800 uomini. Prese parte ai combattimenti
dell'Omo Bottego (5 giugno 1941) e nei centri <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, sostenendo aspri
scontri durante il ripiegamento su Gimma. Il IV Gruppo si costituì nella zona
del Galla e Sidamo, con uomini appartenenti ad Harrar e a Moga<strong>di</strong>scio. I
Carabinieri del IV gruppo tra maggio e giugno 1941 furono sottoposti a duri
combattimenti, ma la loro valida azione a Uondo, sull'Omo Bottego, a Soddu,
sul Lago Margherita e a Gimma fece scemare gli attacchi nemici alle forze
italiane.
Nella battaglia dell'Omo Bottego durante cruenti scontri cadde il comandante
del gruppo, maggiore Alessandro Morelli, alla cui memoria fu concessa la
Medaglia d'Argento al V. M. Anche il V Gruppo si costituì con i carabinieri <strong>di</strong>
reparti appartenuti al gruppo <strong>di</strong> Galla e Sidamo, <strong>di</strong> Harrar e Moga<strong>di</strong>scio, ma
con una forza inferiore. Il reparto operò ugualmente, sempre nel maggiogiugno
1941, a Dilla, a Umbo, poi a Bidabo e infine nel settore dell'Omo

Bottego, partecipando alle operazioni che le gran<strong>di</strong> unità italiane nel sud
dell'Etiopia svolsero. Il gruppo fu destinato a controbattere le azioni dei ribelli
che riuscivano ad incunearsi fra le esauste truppe nazionali.
Dopo la caduta <strong>di</strong> Cheren e dell'Amba Alagi, che chiusero le vie del mare, nel
1941 le operazioni in Africa Orientale vennero ad accentrarsi nell'Amhara,
dove le superstiti forze italiane si erano arroccate nel sistema <strong>di</strong>fensivo,
costituito dal ridotto centrale <strong>di</strong> Gondar e da una serie <strong>di</strong> capisal<strong>di</strong>. La <strong>di</strong>fesa
gondarina ebbe la più cruenta espressione nella resistenza del caposaldo <strong>di</strong>
<strong>Culqualber</strong>, che comprendeva la sella omonima attraversata da una rotabile a
tornanti. Il nemico doveva transitare da <strong>Culqualber</strong> per avanzare su Gondar.
Caduta Debra Tabor il 6 luglio 1941, il I Gruppo Carabinieri lasciò il 6 agosto
Gondar e raggiunse la sella <strong>di</strong> <strong>Culqualber</strong>, ove si trovavano altre truppe, con le
quali venne organizzato un importante caposaldo: il I Gruppo Carabinieri
Mobilitato, articolato su due compagnie nazionali ed una <strong>di</strong> zaptiè, al comando
del maggiore Alfredo Serranti. Sino alla fine <strong>di</strong> ottobre le forze del caposaldo
aumentarono la resistenza ai ripetuti attacchi nemici, sferrando frequenti
contrattacchi (come l'Amba Mariam).
Lo sforzo dell'avversario per eliminare il caposaldo si accentuò sempre più con
intense e mici<strong>di</strong>ali azioni <strong>di</strong> fuoco <strong>di</strong> artiglieria. Un attacco da terra e dal cielo
particolarmente accanito venne respinto il mattino del 5 novembre. Fra il
giorno 9 e l'11 un altro attacco massiccio fu validamente sostenuto dalla 2a
Compagnia, schierata a nord-ovest sul costone detto dei "Roccioni". Attacchi
pressoché ininterrotti si susseguirono fino a che il nemico riuscì a consolidarsi,
il 13 novembre, sulle <strong>ambe</strong> <strong>di</strong> <strong>Culqualber</strong>.
Nei due giorni che precedettero la battaglia decisiva l'aviazione avversaria e
l'artiglieria batterono senza tregua il caposaldo, <strong>di</strong>struggendone le
fortificazioni. Alle ore 3 del 21 novembre il nemico iniziò l'attacco generale, che
carabinieri e zaptiè sostennero con estremo accanimento: ciascun carabiniere,
nazionale o eritreo, si <strong>di</strong>stinse per valore fulgido e le per<strong>di</strong>te intanto si
facevano serie.
Il Bollettino <strong>di</strong> Guerra del Quartier Generale delle Forze Armate nel darne
notizia, così si esprimeva: «In Africa Orientale, nel pomeriggio del 21
novembre, gli indomiti reparti <strong>di</strong> <strong>Culqualber</strong> e <strong>di</strong> Fercaber, dopo aver
continuato a combattere anche con le baionette e le bombe a mano, sono stati
infine soprafatti dalla schiacciante superiorità numerica avversaria. Nella epica
<strong>di</strong>fesa si è gloriosamente <strong>di</strong>stinto, simbolo del valore dei reparti nazionali, il
Battaglione Carabinieri Reali, il quale, esaurite le munizioni, ha rinnovato fino
all'ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all'arma bianca. Quasi tutti i
carabinieri sono caduti...». Le ricompense al valore a singoli carabinieri furono
decine, alla memoria dei Caduti e ai superstiti. La Medaglia d'Oro al V. M. fu
conferita alla memoria al Comandante del I Gruppo Carabinieri, Alfredo
Serranti, caduto nel pieno dell'azione in mezzo al suo reparto. Al carabiniere
Poliuto Penzo, che si era lanciato per primo nella mischia, rimasto accecato,
uguale ricompensa al valore. Alla Ban<strong>di</strong>era dell'Arma fu concessa la Medaglia

d'Oro al V. M. con la seguente motivazione, per il I Gruppo Carabinieri
Mobilitato: "Glorioso veterano <strong>di</strong> cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare
un caposaldo <strong>di</strong> vitale importanza, vi <strong>di</strong>ventava artefice <strong>di</strong> epica resistenza.
Apprestato saldamente a <strong>di</strong>fesa l'impervio settore affidatogli, per tre mesi
affrontava con indomito valore la violenta aggressività <strong>di</strong> preponderanti
agguerrite forze, che conteneva e rintuzzava con audaci atti controffensivi,
contribuendo decisamente alla vigorosa resistenza dell'intero caposaldo, ed
infine, dopo aspre giornate <strong>di</strong> alterne vicende, a segnare, per l'ultima volata in
terra d'Africa, la vittoria delle nostre armi. Delineatasi la crisi, deciso al
sacrificio supremo, si saldava graniticamente agli spalti <strong>di</strong>fensivi, e li
contendeva al soverchiante avversario in sanguinosa impari lotta corpo a
corpo, nella quale comandante e carabinieri fusi in un eroico blocco, simbolo
delle virtù italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tra<strong>di</strong>zioni
dell'Arma. Africa Orientale, agosto-novembre 1941".
Eliminata la posizione <strong>di</strong> <strong>Culqualber</strong>, non rimasero che le truppe asserragliatesi
a Gondar, fra le quali un contingente <strong>di</strong> carabinieri. Caduta Gondar, il 27
novembre 1941 cessava la guerra in Africa Orientale. Al Comandante superiore
dei Carabinieri in Africa Orientale, generale Leonetto Taddei, fu concesso
l'Or<strong>di</strong>ne Militare d'Italia.