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I complessi meccanismi e processi alla base della natura<br />

montana ed i profondi legami che l’uomo ha instaurato con<br />

essa nel corso dei secoli ci possono permettere infatti di<br />

assaporare in maniera più matura e completa l’incontro<br />

con questo mondo meraviglioso.<br />

Non solo un mordi e fuggi , tesi unicamente a raggiungere<br />

il proprio obiettivo, ma uno sguardo attento a quanto si<br />

manifesta davanti a noi in modo che lo stupore, la gioia ed<br />

il rispetto, possano essere sempre compagne di viaggio<br />

durante escursioni e ascensioni, gite o vacanze.<br />

In linea quindi con l’articolo 1 dello statuto del C.A.l.<br />

Club Alpino Italiano, fondato in Torino nell’anno 1863<br />

per iniziativa di Quntino Sella, libera associazione<br />

nazionale, con scopo l’alpinismo in ogni sua<br />

manifestazione, la conoscenza e lo studio delle<br />

montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa<br />

del loro ambiente naturale, la rassegna proposta vuole<br />

far proseguire con vigore e slancio gli intenti dei fondatori<br />

di una delle associazioni più conosciute in Italia.<br />

Per informazioni:<br />

www.caicamposampiero.it<br />

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CLUB ALPINO ITALIANO<br />

Comitato Scientifico Veneto Friulano e Giuliano<br />

Sezione C.A.I. <strong>Camposampiero</strong><br />

con il Patrocinio di:<br />

Città di <strong>Camposampiero</strong><br />

C.A.I. Veneto<br />

MONTAGNA<br />

SORPRENDENTE<br />

UN ANNO DI CONFERENZE<br />

SULLA MONTAGNA<br />

Sala Filarmonica<br />

<strong>Camposampiero</strong><br />

ore 20.45<br />

1863-2013<br />

150°<br />

anniversario<br />

di fondazione<br />

del Club Alpino<br />

Italiano<br />

1863-2013<br />

150°<br />

anniversario<br />

di fondazione<br />

del Club Alpino<br />

Italiano<br />

In occasione del 150° anniversario di fondazione del<br />

Club Alpino Italiano, la Sezione di <strong>Camposampiero</strong> in<br />

collaborazione con il Comitato Scientifico Veneto Friulano<br />

e Giuliano, organizza un ciclo di conferenze da svolgersi<br />

nel corso di tutto il 2013.<br />

L’obiettivo è quello di offrire ai propri soci e a tutta<br />

la collettività, una serie di incontri su temi legati alla<br />

montagna, a cui interverranno personalità del mondo<br />

scientifico, professionisti, appassionati ed alpinisti, che ci<br />

aiuteranno a capire meglio quali siano i molteplici segreti<br />

dell’ambiente e della cultura della montagna.<br />

Una MONTAGNA SORPRENDENTE, quindi, quella<br />

che potremo avvicinare e scoprire in queste serate, la<br />

montagna per la quale il Club Alpino è stato fondato un<br />

secolo e mezzo fa e che sempre di più il Sodalizio vuole<br />

far conoscere per incuriosire, interessare, stupire sia chi<br />

frequenta abitualmente la montagna oppure quanti la<br />

amano e la ammirano pur non avvicinandola spesso.


Venerdì 25 Gennaio 2013<br />

Dolomiti, dalle origini ai giorni nostri<br />

Dott. Antonio Galgaro<br />

Università di Padova<br />

Ricercatore confermato, dottore di ricerca in geologia applicata, prof. aggregato di Sistemi di<br />

Controllo e Monitoraggio e geotermia presso il Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli<br />

Studi di Padova. E’ stato responsabile scientifico di progetti dedicati allo studio di movimenti di<br />

superficie in aree montane con metodologie innovative. Ha inoltre collaborato ad un progetto di<br />

predisposizione di sistemi di previsione di rischio idraulico (nowcasting) basati su reti neurali,<br />

per enti di Protezione Civile della Provincia di Padova e di Vicenza. Si occupa di sistemi di<br />

monitoraggio di frane di vario tipo, installati sulle Dolomiti ed Ande argentine e sta sviluppando,<br />

nell’ambito di un progetto di eccellenza dell’Università di Padova, un nuovo sistema di<br />

rilevamento a fibra ottica delle vibrazioni precursori di crolli in pareti rocciose. E’ autore di oltre<br />

90 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali.<br />

Dolomiti dalle origini ai giorni nostri: la storia e gli accadimenti di un percorso evolutivo che<br />

spazia dalla nascita delle rocce che compongono le Dolomiti, sino allo loro formazione ed<br />

evoluzione fino ad oggi. Le trasformazioni prodotte dal clima, dall’acqua e dal ghiaccio e dalle<br />

deformazioni generatesi durante i movimenti tettonici, e messe in moto dalla forza di gravità,<br />

hanno consentito di plasmare la morfologia unica delle vette dolomitiche, in un lento lavoro che<br />

continua nel tempo. I segni di tali modifiche sono i movimenti della montagna che reagisce a<br />

scatti per riportarsi a nuove condizioni di equilibrio. Le Dolomiti “Patrimonio naturale Unesco”<br />

raccontate da un appassionato che ha fatto del suo interesse per la montagna una ricerca<br />

scientifica di come avvengono le trasformazioni geologiche in un ambiente unico al mondo.<br />

Venerdì 28 Giugno 2013<br />

L’uomo sulle Alpi Orientali nel post glaciale<br />

(uomo di Similaun e di Mondeval)<br />

Prof. Antonio Guerreschi<br />

Antonio Guerreschi è stato professore ordinario di Paletnologia all’’Università di Ferrara e<br />

grande specialista nell’antico popolamento delle Alpi. Ha diretto e dirige numerose ricerche in<br />

quota su tutto il territorio alpino. Accompagnatore nazionale di escursionismo del Club Alpino<br />

Italiano, è stato inoltre presidente del Comitato Scientifico Centrale sempre del <strong>CAI</strong>, ed è<br />

attualmente membro della Scuola Centrale del Servizio Valanghe.<br />

Le Alpi orientali nel post glaciale risultano frequentate in maniera intensiva da parte dell’uomo.<br />

Sebbene le ricerche si possano considerare ancora nella fase iniziale, a partire dalla fase<br />

antica dell’Olocene con i cacciatori del Mesolitico ed a seguire con i pastori e con i cercatori<br />

di minerali dell’Olocene recente, le nostre montagne hanno restituito centinaia di siti in quota<br />

con resti evidenti dell’attività umana. I modelli che erano stati pensati nella fase iniziale delle<br />

ricerche, dovranno essere rivisti e prendere in considerazione anche le quote intermedie e, di<br />

conseguenza, i siti aumenteranno fortemente. I rinvenimenti più eclatanti di questa prima fase<br />

di studi, sono stati sicuramente quelli di Similaun e di Mondeval. Nel primo caso si tratta di una<br />

mummia rinvenuta a 3210 m di quota, preservata, con tutto il suo corredo di attrezzi, dai ghiacci,<br />

la scoperta ha aumentato in maniera significativa le conoscenze sulle genti che nel quarto<br />

millennio popolavano le Alpi. Nel secondo caso, il sito di ritrovamento a 2148 m di altezza, ha<br />

restituito, all’interno di una sequenza stratigrafica complessa che attesta la presenza umana<br />

nelle Dolomiti per parecchi millenni, una sepoltura con un importante corredo funerario databile<br />

al sesto millennio. Anche in questo caso le informazioni ricavate hanno contribuito ad aumentare<br />

in maniera notevole la conoscenza delle genti che frequentavano la montagna nell’antichità.<br />

La conferenza illustrerà, alla luce delle ricerche scientifiche attuali, come viveva e cosa faceva<br />

l’uomo nell’arco alpino durante l’antichità, quando la sfida per la sopravvivenza era basata sulle<br />

leggi naturali delle quali l’uomo era totalmente parte integrante.<br />

Venerdì 22 Febbraio 2013<br />

Storia e status dei ghiacciai alla luce<br />

dei cambiamenti climatici in atto.<br />

Dott. Christian Casarotto<br />

Museo delle Scienze di Trento<br />

Christian, attratto da sempre dall’alta montagna, con un lavoro sulla Geomorfologia e Geologia<br />

del Quaternario inizia a studiare i ghiacciai svizzeri del Bernina. Sposta poi la sua attenzione<br />

su quelli italiani e oggi concentra la sua attività sui ghiacciai trentini come ricercatore al Museo<br />

delle Scienze di Trento e glaciologo del Comitato Glaciologico Trentino della SAT (la Società<br />

degli Alpinisti Tridentini). Al Museo delle Scienze di Trento si occupa anche di mediazione<br />

culturale, ovvero comunicare al vasto pubblico le ricerche condotte sul campo, traducendo<br />

in un semplice linguaggio concetti, a volte, complessi. E’ membro del Comitato Scientifico<br />

Centrale del <strong>CAI</strong>. Gestisce e progetta attività didattiche a carattere geologico, sviluppa percorsi<br />

sul territorio valorizzando gli aspetti naturalistici ambientali e culturali, organizza e cura mostre,<br />

convegni e pubblicazioni a carattere glaciologico. Partecipa alla formazione di insegnanti, guide<br />

alpine e istruttori di alpinismo.<br />

I ghiacciai sono un importante elemento del paesaggio alpino e rappresentano una<br />

fondamentale risorsa sociale, turistica, economica ed energetica. Gli operatori del Comitato<br />

Glaciologico Italiano, con enti di ricerca, conducono ogni anno campagne per monitorare<br />

l’evoluzione dell’estensione glaciale, inquadrandola nell’attuale fase di riscaldamento globale.<br />

L’incontro è un’occasione per valutare lo “stato di salute” dei ghiacciai con particolare<br />

riferimento a quelli delle Alpi Orientali. Le variazioni glaciali, manifestazione dei cambiamenti<br />

climatici, hanno da sempre accompagnato l’evoluzione del paesaggio e le modificazioni<br />

dell’attività umana. Tutti questi cambiamenti sono “scritti” negli strati di neve e ghiaccio, le<br />

pagine di un libro tutto da leggere e scoprire.<br />

Venerdì 27 Settembre 2013<br />

Ladini, Cimbri e Mocheni: mito e realtà di tre<br />

isole etniche delle Alpi Orientali<br />

Dott. Gianni Frigo<br />

Gianni Frigo, originario dell’altopiano di Asiago (Rotzo), laureato in Scienze Forestali, Guida<br />

Naturalistica-Ambientale della Regione Veneto è socio del Club Alpino Italiano sezione di<br />

Bassano dove attualmente è Presidente sezionale. Operatore Naturalistico e Culturale Nazionale<br />

del <strong>CAI</strong> è stato anche Presidente del Comitato Scientifico Veneto Friulano e Giuliano.<br />

Botanico-naturalista, svolge la propria attività come docente di Scienze nei Licei, libero<br />

professionista Forestale, accompagnatore e divulgatore presso le sezioni <strong>CAI</strong>, gruppi<br />

naturalistici, associazioni, scuole, centri di educazione ambientale.<br />

Nel corso della serata cercheremo di seguire il percorso che ha portato queste genti ad<br />

insediarsi nelle “Terre Alte” del Nord-Est, evolvendo culture che hanno loro permesso di<br />

entrare in sintonia con un ambiente così severo in modo da ricavarne ciò che necessitava alla<br />

sopravvivenza senza stravolgerne i delicati equilibri.<br />

Adopereremo quali fili d’Arianna per guidarci nei labirinti della storia, le leggende – a cui ognuno<br />

dei tre gruppi etnici ha affidato il compito di conservare e tramandare la conoscenza acquisita e la<br />

propria identità – assieme alla toponomastica – che rimane a testimoniare un profondo, atavico,<br />

ancestrale rapporto con un territorio che con le sue forme e le sue risorse ha condizionato, e in<br />

realtà ancora determina, la vita degli uomini che in esso hanno trovato dimora.<br />

Ci potremo così rendere pienamente conto della ricchezza e della complessità che queste<br />

interpretazioni del reale possiedono e di come, pur se elaborate in un contesto pre-scientifico,<br />

abbiano le loro radici in una oggettiva, attenta e precisa osservazione dell’esistente nei suoi più<br />

reconditi aspetti.<br />

Ciò che più affascina, comunque, nel rivisitare queste genti ed i loro universi è l’enorme carica<br />

di poesia che in ogni cosa, anche la più banale e prosaica, è profusa...<br />

Quasi recassero in se e nella propria visione del mondo un ultimo barlume di quella mitica e<br />

splendida “età dell’oro”, ormai altrove perduta per sempre.<br />

Venerdi 22 Marzo 2013<br />

Adattamenti della fauna alpina all’alta quota.<br />

Giancarlo Ferron<br />

guardiacaccia e scrittore<br />

Giancarlo Ferron appassionato naturalista, guardiacaccia con oltre venticinque anni di<br />

esperienza sul campo, fotografo naturalista nasce nel 1963 a Zovencedo, un piccolissimo<br />

paese in mezzo alla natura dei Colli Berici (VI). Fin da piccolo ha coltivato il suo innato interesse<br />

per l’ambiente naturale, esplorando i boschi della sua zona. Questo lungo percorso a contatto<br />

con la natura da autodidatta lo ha portato ad acquisire una grande esperienza e molta pratica<br />

sul campo. Nel 1987 viene assunto in quello che allora era il Corpo dei Guardiacaccia, oggi<br />

Polizia Provinciale (di Vicenza). Ha scritto una serie di racconti denuncia pubblicati dalla Casa<br />

Editrice “Biblioteca Dell’Immagine” di Pordenone: “Ho visto piangere gli animali”, 2000; “Ho<br />

sentito il grido dell’aquila”, 2001; “Il suicidio del capriolo”, 2003; “I segreti del bosco”, 2006;<br />

“La mia montagna”, 2009; “La zampata dell’orso”, 2010. Inoltre ha curato e realizzato alcuni<br />

documentari: “Il gallo cedrone”, 1997; “Il camoscio dell’Alta Val Leogra”, 2000; “ Il gallo forcello e<br />

la fauna delle Piccole Dolomiti”, 2002; “Le stagioni della fauna selvatica”, 2011.<br />

Quando noi, poveri escursionisti, ci avventuriamo verso l’alta quota della montagna anche solo<br />

per poche ore, siamo costretti a farlo portandoci dietro notevoli quantità di attrezzature. Senza<br />

scarponi, giacca a vento, cibo e acqua nello zaino, non riusciremmo a spostarci né a vivere un<br />

solo giorno a certe altitudini. Basterebbe questa semplice osservazione per comprendere quali<br />

sofisticati adattamenti hanno subito gli animali che vivono lì tutta la loro esistenza, in tutte le<br />

stagioni dell’anno. Camosci, marmotte, pernici bianche, galli forcelli e stambecchi sono animali<br />

stanziali, ovvero che non migrano, che non scappano dalla montagna per evitare l’inverno o<br />

la carenza di cibo. Possiedono zampe adatte agli spostamenti sulla neve e sulle rocce, hanno<br />

apparati digerenti in grado di ricavare energia da alimenti poverissimi; il loro mantello fornisce<br />

un isolamento termico efficace. Straordinari adattamenti fisici e comportamentali fanno di ogni<br />

specie un esempio di adattamento a condizioni estreme di clima e ambiente.<br />

Venerdì 25 Ottobre 2013<br />

Alpinismo in guerra<br />

Italo Zandonella Callegher<br />

Nato a Dosoledo di Comelico Superiore BL, alpinista e scrittore è Accademico e socio Onorario<br />

del Club Alpino Italiano e past president del TrentoFilmfestival. E’ stato direttore editoriale<br />

della stampa Nazionale del <strong>CAI</strong>, ha scritto numerose guide escursionistiche, alcune tradotte in<br />

inglese, tedesco, francese e in braille, e importanti volumi sulla storia alpinistica delle Dolomiti<br />

Orientali. Ha prodotto importanti saggi sulla Grande Guerra come “La Valanga di Selvapiana”<br />

con il quale ha vinto nel 2008 il premio letterario internazionale “Città di Gaeta” e nel 2009 il<br />

premio nazionale “Alpini sempre”, Ponzone-Acqui Terme e “La Ragazza del Mulo ancora il<br />

premio nazionale “Alpini sempre”, Ponzone-Acqui Terme.<br />

“Fino al primo conflitto mondiale le guerre si combattevano nelle pianure, un esercito contro<br />

l’altro armato. Con il 1915 nasce un nuovo modo di combattere, duro, estremo, feroce: la<br />

guerra in montagna per il predominio delle vette e, da lassù, delle valli.<br />

Fiorisce l’alpinismo di guerra. Fra le rocce, i ghiacciai, spesso a 40 gradi sotto zero. Non<br />

fu una libera scelta, ma un alpinismo comandato che contrastò fortemente con la filosofia<br />

dell’arrampicamento che era ed è un inno alla libertà. Ciò non toglie che in quegli anni si<br />

siano scritte - per “l’onor della Patria” e non solo in Italia - alcune delle pagine più belle di vero<br />

“alpinismo eroico”.<br />

Venerdì 31 Maggio 2013<br />

La flora alpina e i suoi rapporti con il clima.<br />

Prof. Renato Gerdol<br />

Università di Ferrara.<br />

Renato Gerdol, è stato Ricercatore presso la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali<br />

dell’Università di Pavia dal 1983 al 1987 e Professore associato di botanica sistematica presso<br />

la facoltà di agraria di Padova dal 1988 al 1994. Attualmente è Professore ordinario di ecologia<br />

vegetale presso la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Ferrara e<br />

componente del consiglio d’amministrazione dell’Ateneo ferrarese.<br />

E’ responsabile del Laboratorio di ecologia vegetale del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione,<br />

svolge, da quasi 30 anni, attività di ricerca scientifica nel campo dell’Ecologia vegetale. Il Prof.<br />

Gerdol si occupa principalmente di ecologia della vegetazione nei territori artico-alpini ed è<br />

autore di circa 120 pubblicazioni, molte delle quali apparse in riviste internazionali a diffusione<br />

mondiale. E’ inoltre autore dell’unico trattato di sintesi sulla vegetazione delle montagne<br />

italiane.<br />

Nel corso della conferenza verranno illustrati gli effetti delle condizioni climatiche passate sulla<br />

distribuzione dei vegetali nei territori montani con particolare riferimento alle Alpi ed ai fenomeni<br />

delle grandi glaciazioni che hanno interessato il nostro emisfero. Verranno inoltre prese in<br />

considerazione le attuali condizioni della vegetazione sulle nostre montagne, alla luce degli<br />

effetti dei cambiamenti climatici in atto, e le proiezioni future.<br />

Venerdi 15 Novembre 2013<br />

Alpinismo dolomitico, tra passato e presente<br />

Bepi Pellegrinon<br />

Nato a Falcade nel 1942, sin da giovane ha un’innata passione per la ricerca, la storia (specie locale) e<br />

la scrittura.<br />

A 15 anni scrive un libretto dedicato al poeta-contadino Valerio Da Pos di Carfón, arricchito da un ritratto<br />

di questi, opera del grande scultore falcadino Augusto Murer.<br />

Instancabile lettore e studioso di cultura locale, si interessa della letteratura di montagna; sarà “Alpinismo<br />

eroico” di Emilio Comici ad avvicinarlo definitivamente ai monti.<br />

Dal 1959 al 1968 si dedica ininterrottamente alle ascensioni, con centinaia di scalate (oltre 50 vie nuove,<br />

invernali, solitarie e un centinaio di salite di sesto grado), sulle Dolomiti ed in altri gruppi alpini, arrampicando<br />

con i più forti alpinisti del tempo senza mai trascurare gli aspetti umani e culturali. Ha pubblicato alcune<br />

guide (due sulle Pale di S.Martino nel 1971 e 1976 e una sulla Marmolada nel 1979) e in seguito una<br />

trentina di lavori, tra i quali: “Falcade attraverso i secoli” (1971),”Artisti Agordini” (con F.Tamis), “Un ricordo<br />

dall’Agordino”, “Agnèr, il gigante di pietra”, Pale di S.Martino (ed. Zanichelli, in coll. con L.Marisaldi, che<br />

nel 1994 ha ottenuto il Cardo d’argento al Premio ITAS),”Le montagne del destino”, “Ghiaccio rovente”,<br />

“Gunther Langes, Spigolo del Velo”, “Attilio Tissi”, “La Valle del Biois anni sessanta”, fino alla recente<br />

opera “Salve Regina…” dedicata alla Marmolada, “Le vie dell’ideale” e “Fassa e dintorni”.<br />

Collabora con riviste alpinistiche in Italia e all’estero, fra cui la Rivista del <strong>CAI</strong>, Le Alpi Venete, il Bollettino<br />

della SAT, Le Dolomiti Bellunesi, Alpinismus, Der Bergkamerad, Alpinisme, Der Bergsteiger, Berge, ecc.<br />

Ha inoltre dedicato energie alla vita politica, amministrativa e sociale.<br />

Nel 1971 ha fondato la Casa Editrice “Nuovi Sentieri”, che ha prodotto quasi 500 titoli: pubblicazioni<br />

di montagna, storia locale, guerra, fotografia, poesia, letteratura, arte, resistenza, narrativa, ecc. Da<br />

ricordare i volumi di Giovanni Angelini (Civetta e Pelmo), le traduzioni dall’inglese dei libri dei pionieri<br />

dell’Ottocento (Edwards, Gilbert, Churchill, Tuckett, White, ecc.), la ristampa di classici della scoperta delle<br />

Dolomiti (Grohmann), l’ultima opera di Domenico Rudatis, una serie di riproposte di Giuseppe Mazzotti,<br />

la monumentale Storia dell’Agordino di don Ferdinando Tamis, ecc. Nuovi Sentieri ha vinto nel 2001 il<br />

prestigioso “Premio Mazzotti”, sezione montagna, con il libro di Vincenzo Dal Bianco “Civetta-Solleder, la<br />

soglia dell’impossibile”. E’ stato presidente della Sezione Agordina del <strong>CAI</strong> dal 1985 al 1991.<br />

Giornalista-pubblicista dal 1974, è stato membro dell’H.G Bergland di Vienna, del GISM (Gruppo Italiano<br />

Scrittori di Montagna), dal 1981 è accademico del <strong>CAI</strong> e nel 2001 ha ricevuto il prestigioso Pelmo d’oro.

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