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La Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova - Mensile - Imprimé à Taxe reduite - Taxe perçue - Tassa riscossa - Filiale di Genova - Italia<br />
osservatorio - memoria - comunicazione - proposta<br />
Mensile del <strong>Santuario</strong> di Nostra Signora <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Genova<br />
<strong>10</strong><br />
<strong>ottobre</strong><br />
20<strong>10</strong><br />
Il mio lavoro non è una cosa seria.<br />
Il rischio superfi cialità.<br />
Piantati nella terra di Dio.<br />
Giovani e fede.<br />
... e c’era la Madre di Gesù<br />
Gv. 2,1<br />
<strong>10</strong>// <strong>ottobre</strong>
le rubriche<br />
7<br />
8<br />
9<br />
<strong>10</strong><br />
20<br />
26<br />
28<br />
30<br />
4<br />
14<br />
19<br />
24<br />
25<br />
2<br />
Associato all’U.S.P.I.<br />
Unione Stampa<br />
Periodica Italiana<br />
le fonti del credere<br />
Scismi, eresie...<br />
Le ferite dei cristiani<br />
osservatorio<br />
le ragioni del credere<br />
Stampa B.N. MARCONI s.r.l.<br />
Passo Ruscarolo, 71 - 16153 Genova<br />
Tel. 0<strong>10</strong>.651.59.14<br />
di Gianfranco Parodi<br />
Francesco un semplice padre santo di Anna Gatti<br />
editoriale<br />
Il peccato più grave... di Marco Granara<br />
Questo è un lavoro per Super... fi ciale! servizio di<br />
Enrico Quaglia,<br />
Gianfranco Parodi<br />
L’età <strong>della</strong> ricerca<br />
<strong>della</strong> “vita più grande”<br />
cronache<br />
Il Sacramento<br />
del Matrimonio<br />
momenti di vita<br />
il ricordo e la preghiera<br />
servizio di Ivana Zanobelli,<br />
Mirco Mazzoli<br />
scrivere, rispondere di Marco Granara<br />
di Marina Parodi,<br />
Nucci Scipilliti<br />
la<strong>Guardia</strong> dei piccoli<br />
succede in Chiesa...<br />
Due minuti per pensare<br />
leggere fa bene!<br />
4 pagine centrali<br />
di Nucci Scipilliti,<br />
Laura Siccardi<br />
di Ilaria Giusto<br />
di Alma Severino<br />
il sommario sommario<br />
La Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Anno 115 o n. <strong>10</strong><br />
Autorizzazione n. 2/84 del 17.1.1984<br />
del Tribunale di Genova
a proposito<br />
di Fernando Primerano<br />
Carissimi lettori,<br />
nel primo servizio di questo numero del mese di <strong>ottobre</strong> - mese dedicato al S. Rosario e alle<br />
Missioni - prendiamo spunto dalla lettera che il Papa ha scritto a tutti i giovani per invitarli<br />
all’incontro mondiale che si svolgerà dal 15 al 21 agosto 2011 a Madrid. Benedetto XVI confi da<br />
con familiare affetto alcuni desideri e ansie <strong>della</strong> sua giovinezza e invita i giovani a coltivare quel<br />
naturale, forte impulso a voler andare oltre l’abituale e il sicuro. Questo – dice - è l’anelito<br />
dell’uomo che sente di essere creato per ciò che è grande: per l’infi nito, per Dio. Oggi il mondo<br />
cerca di eliminare Dio e propone valori destabilizzanti, mentre il Papa cita ai giovani San Paolo<br />
e li invita a vivere “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col. 2,7). Con la spiegazione<br />
delle parole di questo versetto paolino Benedetto XVI da ai giovani la ricetta per costruire la civiltà<br />
dell’amore e li invita a prepararsi per l’incontro di Madrid: «Attendo ciascuno di voi personalmente…<br />
La vostra presenza rinnova la Chiesa».<br />
Parleremo nel secondo servizio del problema <strong>della</strong> superfi cialità nel mondo del lavoro, di cui<br />
spesso ci riferiscono le cronache e di cui talvolta facciamo esperienza diretta. Ma è anche vero che<br />
ci sono molte persone che si distinguono per onestà ed effi cienza. Il lavoro per l’uomo non è<br />
solo la fonte del sostentamento, ma il modo con il quale è chiamato a collaborare con Dio nella<br />
continua creazione del mondo. Nella Genesi, dopo il peccato, il castigo è indicato nella fatica e nel<br />
dolore, non nel lavoro. L’uomo e la donna, anche se feriti, continuano a godere <strong>della</strong> fi ducia di Dio<br />
che affi da loro il compito di dominare il creato e generare fi gli di Dio. Il lavoro umano non è solo un<br />
mezzo per produrre ricchezza: l’uomo in sé è la prima ricchezza da difendere!<br />
Un pensiero nel mese di <strong>ottobre</strong> lo rivolgiamo, grati, a tutti i missionari. Il Signore li ha chiamati<br />
ad essere strumenti nella Chiesa per l’evangelizzazione, lontani da casa, chiamati spesso a calarsi<br />
in situazioni di estrema povertà. Li aiuteremo economicamente nella giornata loro dedicata, ma<br />
innanzi tutto stiamo loro vicini con la preghiera, come Maria è sempre stata vicina al suo Gesù che<br />
predicava l’avvento del Regno. Ottobre mese del S. Rosario: a questa semplice preghiera affi diamo<br />
il cammino dei giovani verso la GMG di Madrid. Affi diamo i lavoratori e coloro che il lavoro non lo<br />
hanno o lo hanno perso; affi diamo i missionari e gli operatori <strong>della</strong> pastorale e <strong>della</strong> formazione<br />
perché la Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> conceda a tutti di sapere, come lei, dare al mondo Gesù e<br />
aiutarlo a crescere nel cuore di ciascuno.<br />
Buona lettura<br />
Don Fernando<br />
3
scrivere, rispondere<br />
lettere a la<strong>Guardia</strong><br />
4<br />
<strong>Guardia</strong>: un culto “imposto” a tavolino?<br />
Risponde<br />
mons. Marco<br />
Granara,<br />
rettore<br />
del <strong>Santuario</strong><br />
rettore@santuarioguardia.it<br />
Ho letto su “Repubblica/Lavoro” del 29 agosto lo strano intervento di un prete genovese<br />
che sosteneva, in merito alla devozione alla nostra Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> (alla sua origine e<br />
ai suoi sviluppi) una tesi che mi ha abbastanza sconcertato: la devozione alla <strong>Guardia</strong> sarebbe,<br />
secondo lui, una forzatura di fi ne ’800, studiata a tavolino dai poteri ecclesiastici e imposta così al<br />
culto popolare. Siccome sarebbe troppo lungo riassumerla, le mando il pezzo per avere in merito una<br />
sua opinione. Grazie.<br />
Italo G. - Genova<br />
È da due anni che questo prete genovese offre la sua ricostruzione storica dei fatti <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, ricostruzione<br />
che non io, ma i documenti sconfessano. Non ho risposto a suo tempo e non avrei voluto rispondere ora per non<br />
generare polemiche. Ora però lei e altri mi chiedono conto. Tocca rispondere. Al dunque. La “storia <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>”<br />
non inizia a fi ne ’800 ma il giorno dopo l’apparizione/visione sul fi nire del ‘400. Caso più unico che raro - a<br />
detta di un vero storico, studioso dell’epoca, Padre Cassiano da Langasco – la Vergine dà mandato a un poveraccio<br />
di “costruire una cappella”. È ovvio che siamo nel simbolico, come era simbolico l’invito a un giovane Francesco<br />
d’Assisi, circa tre secoli prima, di sostenere una chiesa che stava crollando. Anche quello, come il nostro Pareto, ha<br />
messo mano ai sassi. Ma, a chiunque sa leggere senza preconcetti è chiaro che, al di là del simbolo, c’è un messaggio<br />
ricostruttore e riformatore di tutto rilievo. Scrivere e sostenere, da parte del nostro articolista, che l’apparizione <strong>della</strong><br />
Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> “teologicamente, non ha né signifi cato né rilevanza” è un’affermazione in linea con la sua miope<br />
lettura. Né Francesco d’Assisi né tanto meno il contadino polceverasco ebbero la coscienza di aver avviato una riforma<br />
religiosa laicale e popolare. Non c’entrano né gerarchie, al tempo discutibilissime, né oligarchie politiche, né esponenti<br />
di “borghesie professionali e industriali”, né nel ‘400 come neppure nell’800. Lo specifi co <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> è proprio la<br />
caratteristica, costante e continua, di un’avventura costruita solo dalla povera gente.<br />
I dati <strong>della</strong> storia “vera” dicono poi che, dopo la prima cappella dei contadini e il primo <strong>Santuario</strong> (1530! con tanto di<br />
lapide murata e conservata) ancora dei contadini e <strong>della</strong> famiglia Ghersi, il primo tentativo di <strong>Santuario</strong> più grande (in<br />
ragione di affl usso crescente di pellegrini e di decadimento del precedente) è del 1857. L’arcivescovo era Charvaz e non<br />
Magnasco come è stato scritto. Questo tentativo non arrivò alla fi ne, perché i contadini non avevano fatto i conti con un<br />
terreno franante. Si dovette demolire la costruzione arrivata già ai capitelli. Rimanevano solo... gli occhi per piangere.<br />
Dieci anni dopo (1868) - e l’arcivescovo non era ancora Magnasco, che sarebbe arrivato tre anni dopo (1871) - iniziò<br />
l’avventura (vera epopea popolare) <strong>della</strong> demolizione <strong>della</strong> cima del monte, unico terreno costruibile, e la costruzione<br />
dell’attuale <strong>Santuario</strong>. C’è il disegno dell’Arch. Bisi di Milano che vinse in concorso tra 15 altri progetti, ma non ci sono<br />
“disegni” e strategie tra arcivescovo Magnasco (che non c’era ancora) e “aristocrazie genovesi” per “imporre con<br />
una nuova strategia di poteri una devozione forzata che controbilanciasse o poteri anticlericali del tempo”. Niente di<br />
tutto questo. Solo una commissione di parroci del luogo, coordinata da un grande prete onnipresente nei bisogni <strong>della</strong><br />
riforma popolare, Don Francesco Montebruno, per animare un valoroso volontariato popolare. Tutto documentato,<br />
con nomi, cognomi e numeri. Solo dopo, l’arcivescovo Magnasco caldeggiò l’opera, la cui conclusione coincise con<br />
la sua vecchiaia. Lui inaugurò il nuovo santuario, ma la consacrazione dello stesso avvenne per mano del Vescovo<br />
di Acqui Mons. Disma Marchese (1901). Non pare proprio potersi ricavare da questa storia di trovarci davanti a<br />
“uno dei tanti culti mariani, legato non a uno specifi co messaggio salvifi co, ma a una nuova forma di devozione<br />
borghese professionale e impiegatizia”. Secondo l’autore dell’articolo, infi ne, anche l’iconografi a è costruzione<br />
ottocentesca. Le raffi gurazioni più antiche rappresentano Maria senza Gesù e senza Benedetto Pareto, aggiunto<br />
nel 1850, mentre la presenza del Bambino in braccio a Maria è ancora più tarda (1880-1890) forse per<br />
distinguere l’icona <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> da quella simile <strong>della</strong> Misericordia di Savona”. In realtà e al contrario<br />
le più antiche raffi gurazioni <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, in marmo (quella <strong>della</strong> Ghersi fi ne ‘400),<br />
quella <strong>della</strong> prima incoronazione del Durazzo (1654), in bassorilievo (1535/40 a fronte dell’altare<br />
<strong>della</strong> prima chiesa, oggi in sacrestia), in stampa (1652 in copertina del primo scritto a stampa<br />
sulla storia <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>) e su tela (gonfalone <strong>della</strong> scuola del Piola sec.XVIII) hanno TUTTE<br />
- dico “tutte” - la Madonna, il Bambino e il piccolo contadino Pareto ai suoi piedi. Non c’è<br />
nessuna - dico “nessuna” - raffi gurazione storica, senza il Bambino e che assomigli in<br />
qualche modo all’iconografi a <strong>della</strong> Misericordia di Savona. Tutto verifi cabile da chi<br />
ha “occhi per vedere”. Mi scusi per la lunghezza, ma è quanto.
Il “potere”<br />
di quella radio<br />
“indipendente”...<br />
Ascoltando Radio Maria si ha l’impressione<br />
che Don Livio Fanzaga<br />
si moltiplichi: inizia al mattino coi<br />
commenti tutti in favore dei giornali<br />
di destra, nettamente di parte.<br />
Segue lo stesso con la lettura dei<br />
libri che ha scritto e quelli in preparazione<br />
che sono ripetuti notte,<br />
mattino, sera, ininterrottamente,<br />
largamente pubblicizzandoli. Praticamente<br />
tutto gira e si impernia<br />
su un solo personaggio: LUI E<br />
SOLO LUI.<br />
Fa parlare la Madonna nei dettagli<br />
come se fosse in confi denza assoluta.<br />
Fa dire al Cristo cose inesistenti nelle<br />
Scritture. È possibile che una radio<br />
che potrebbe essere molto utile, sia<br />
ridotta a culto <strong>della</strong> personalità fi ne<br />
a se stesso?<br />
Umberto C.<br />
Sestri Ponente - GE<br />
E sì, evidentemente è possibile.<br />
Lei se ne dispiace, molti come lei<br />
pure, me ne dispiaccio anch’io di<br />
tanta indelicatezza nel trattare le<br />
cose di Dio… Altri invece non se<br />
ne dispiacciono e bevono a quella<br />
fonte tutto, come oro colato. Quella<br />
Radio di cui lui sembra (e forse è)<br />
“padre e padrone assoluto”, giuridicamente<br />
e formalmente, non è<br />
legata in nessuno modo ai Vescovi<br />
italiani. La stragrande maggioranza<br />
di loro disapprova e però stanno<br />
zitti. Perché? Boh!? Cosa vuol che<br />
le dica? Le sperticate e ripetute<br />
dichiarazioni di “fedeltà assoluta”<br />
alla dottrina <strong>della</strong> Chiesa e ai suoi<br />
Pastori è ridotta a questi punti.<br />
Premetto che, oltre o in seguito a<br />
questa mia risposta, non dirò più<br />
nulla e – voglio dirlo prima – non<br />
risponderò a nessuno in merito. Il<br />
dialogo tra sordi, è solo perdita di<br />
tempo e rischia solo di incancrenire<br />
le cose. Una parola? A chi di<br />
dovere...<br />
Considerazioni di un<br />
“acuto osservatore”<br />
Nella Chiesa (vedi quella <strong>della</strong><br />
Consolazione) al centro, in alto, c’è<br />
un Cristo ‘alla Dalì’ quasi nudo... A<br />
Rapallo, chiesa vicina alla stazione<br />
ferroviaria, ci sono angeli statuari<br />
con sederi enormi, nudi, a fi anco<br />
dell’altare... Senza contare la Chiesa<br />
del Gesù che, col quadro del Rubens<br />
sopra l’altare maggiore raffi gurante<br />
nei minimi particolari la Circoncisione<br />
del Bambino Gesù, offre un<br />
senso di disagio pur nel valore artistico<br />
elevatissimo del dipinto.<br />
La Madonna e le Sante sono sempre<br />
invece accuratamente vestite. Se<br />
nella Chiesa in genere esiste la pedofi<br />
lia di cui il Bollettino non parla<br />
mai, ma il Papa sì, e l’omosessualità,<br />
non è che ci sia una ragion d’essere<br />
in questi fattori?<br />
Umberto C. - Sestri Ponente - GE<br />
Ho l’impressione che lei veda e legga<br />
solo quello che le interessa. Giusto<br />
e legittimo. Non dica però che di certe<br />
cose (pedofi lia e omosessualità da<br />
lei richiamate) non se ne sia parlato<br />
su queste pagine, perché non è vero.<br />
Detto questo, la sua osservazione –<br />
accidenti che vista la sua! – ha una<br />
sua pertinenza... Non c’è da meravigliarsi<br />
che certi accenti espressivi<br />
possano nascondere motivazioni non<br />
sempre nobilissime, come lei dice. Se<br />
vuole, può aggiungere al suo elenco<br />
anche le opere pittoriche e plastiche<br />
del grande Michelangelo, notoriamente<br />
omosessuale. Chiesa, per<br />
questo, omofi la o sessuofoba, sempre,<br />
dovunque e comunque? Mi sembra<br />
un’equazione un po’ azzardata.<br />
Non c’è che dire:<br />
l’Amore vince sempre<br />
Recentemente è accaduto un fatto di<br />
cronaca nella vostra Liguria che mi ha<br />
molto colpito per la sua conclusione.<br />
Una fi glia ha cercato di uccidere la<br />
madre. E la madre, dopo pochi giorni<br />
le ha offerto il suo perdono, perché<br />
– ha detto – sua fi glia merita tutto il<br />
suo amore. Ovviamente il gesto <strong>della</strong><br />
fi glia ha fatto più clamore di quello<br />
<strong>della</strong> madre. A me invece è rimasto<br />
più impresso questo ultimo. Non so se<br />
la signora sia cristiana. Ho il sospetto<br />
però che Gesù, incontrandola, dirà a<br />
lei e alla fi glia: “Donna va in pace, la<br />
tua fede vi ha salvate”. Saluti.<br />
Mario M. - Casale Monferrato<br />
Condivido. Pur non conoscendo i<br />
particolari <strong>della</strong> vicenda, tuttavia,<br />
quando l’amore di una mamma sa<br />
passare sopra anche al tradimento<br />
e ad altro di questo tipo per amore<br />
dei fi gli, c’è solo da riscontrare con<br />
gratitudine e stupore come l’amore<br />
di Dio, seminato nel cuore umano,<br />
non fi nisce di stupire. “Forte come<br />
le morte è l’amore” (Ct.8,6) dice<br />
la Scrittura. Sfrondato il tutto dalla<br />
retorica, quante lezioni dovremmo<br />
saper cogliere! Sono queste che –<br />
nonostante tutto – tengono in piedi<br />
il mondo, sono “il fatto” di cronaca<br />
ordinaria che ogni giorno accade nel<br />
mondo. E... nessun giornale ne parla,<br />
né in prima né in ultima pagina!<br />
A scuola di politica,<br />
ma dove?<br />
Sono stato alla novena <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>,<br />
ero presente il giorno dedicato<br />
all’impegno dei politici cattolici. Ho<br />
visto con piacere anche volti giovani<br />
e sentito ripetere più volte l’esigenza<br />
di una rinnovata formazione alla<br />
politica. D’accordissimo. Qualche<br />
giorno prima però Famiglia Cristiana<br />
aveva scritto parole pesanti contro<br />
il Presidente del Consiglio Berlusconi.<br />
Non mi interessa dire la mia in<br />
merito, ma piuttosto soffermarmi su<br />
un passaggio che ritengo azzeccato,<br />
laddove l’articolo affermava che a<br />
Berlusconi è riuscito ciò che generazioni<br />
di politici precedenti non aveva<br />
osato sperare: spaccare il fronte dei<br />
cattolici politici. Quindi la domanda<br />
5
è: chi deve fare formazione a questi<br />
cattolici di opposti schieramenti,<br />
spesso in scialbo contrasto tra loro?<br />
Quale sarà la “scuola” equidistante<br />
dai due fronti o “bipartisan” – per<br />
usare un termine tanto gettonato –<br />
che consenta ai cattolici di destra e<br />
di sinistra di possedere una preparazione<br />
comune e la stessa grammatica<br />
di base? Forse la chiesa? Immagino<br />
già le accuse di ingerenza.<br />
Riccardo G. - Genova Nervi<br />
La prima scuola di politica – e non<br />
solo – avviene in casa propria. Se lì<br />
respiriamo la logica del “pensa per<br />
te e fatti sempre i fatti tuoi” nessuna<br />
altra scuola di politica potrà scalzare<br />
questa pessima partenza. Famiglie<br />
“feconde”, famiglie “solidali” al loro<br />
interno e “aperte” agli altri più poveri,<br />
famiglie che fanno sperimentare la<br />
“gratuità dell’amore”... sono la prima<br />
scuola di formazione. In seguito, scuola,<br />
comunità cristiana, pubblica comunicazione<br />
dovranno proseguire in<br />
coerenza. Sentirsi dire da certi pulpiti<br />
che si dovrebbe votare per coloro che<br />
difendono i nostri interessi e che fare<br />
il contrario sarebbe da “co…..ni” è<br />
semplicemente aberrante. Eppure si è<br />
sentito e si vede attuato ogni giorno. E,<br />
quanto alle possibili “spaccature” dei<br />
credenti, c’è da dire che... se i cattolici<br />
saranno formati dai genitori e dalle<br />
comunità cristiane a queste chiare<br />
priorità evangeliche, nessuno riuscirà<br />
a “spaccarli”. Se l’operazione spaccatura<br />
a qualcuno è riuscita, è perché<br />
molti se dicenti “cristiani/cattolici”,<br />
di Vangelo si riempiono la bocca, ma<br />
ne hanno vuoto il cuore. Questo tipo<br />
di fede diffi cilmente potrà diventare<br />
“cultura” del vivere e ogni spaccatura<br />
sarà sempre possibile. È il problema<br />
più urgente <strong>della</strong> nostra Chiesa. E non<br />
solo in vista <strong>della</strong> politica...<br />
Da “Rosette”<br />
di Antibes (Fr)...<br />
Forse Rosette Rostand si meraviglierà<br />
del fatto che una sua lettera<br />
6<br />
lettere a la<strong>Guardia</strong><br />
privata (spero di non prevaricare<br />
rendendola pubblica e me ne scuso<br />
con lei) venga presa in considerazione<br />
fi no ad evidenziarla. Perché<br />
lo faccio? Perché mi intenerisce non<br />
poco una semplicissima corrispondenza<br />
dalla Francia di una signora<br />
di 84 anni, che non può più uscire di<br />
casa, scrive poche tenerissime righe,<br />
accompagnate dalla sua modesta offerta,<br />
per chiedere un ricordo “après<br />
de Notre Dame de la Garde”. “Perché<br />
Essa mi aiuti a sopportare la mia<br />
malattia”. Termina “ringraziando<br />
in anticipo”, con la sua “profonde<br />
consideration”.<br />
Aveva iniziato col dire che “noi<br />
abbiamo da diverse generazioni una<br />
grande devozione alla Madonna <strong>della</strong><br />
<strong>Guardia</strong>” facendoci ancora una<br />
volta scoprire che in ogni parte del<br />
mondo qualcuno si porta, di padre/<br />
madre in fi glio, queste tenerissime<br />
radici nel cuore.<br />
Carissima Rosette, noi non la dimenticheremo<br />
e, soprattutto, ne sia<br />
certa, non la dimentica la Madonna<br />
dei suoi avi. Con grande affetto.<br />
Don Marco ,“recteur de N.D. de la<br />
Garde”.<br />
Persone o topi<br />
da laboratorio?<br />
Per un imperscrutabile disegno di<br />
Dio, non ci saremo, noi due, alla<br />
festa dei nonni. Ci saremo, però,<br />
con il cuore di nonni mancati.<br />
Allora una preghiera anche per i<br />
nonni di Creature mai nate. Dio<br />
sa, ma gli umani no, quanto dolore<br />
pesi come una montagna su chi<br />
del Matrimonio e <strong>della</strong> Maternità<br />
aveva fatto un progetto di vita; e<br />
che poi non solo è sfumato, ma ha<br />
lasciato segni pesanti. Una nonna<br />
mancata vorrebbe dire ai sacerdoti<br />
che non è sempre vero che non si<br />
facciano i figli per egoismo: in<br />
qualche parte del mondo c’è una<br />
donna, che, pur di diventare madre,<br />
si è sottoposta, per quattro anni, a<br />
interventi così mostruosamente innaturali<br />
e strazianti, da impazzirne.<br />
E che, una volta minata nel fi sico<br />
e nella psiche, è stata abbandonata<br />
dal marito con la stessa improvvisa<br />
noncuranza con la quale si eliminano<br />
i topi di laboratorio quando non<br />
servono più. Alla festa dei nonni<br />
vorrei fossero ricordati i miei, di<br />
nonni. Sono stati esemplari. Si<br />
chiamavano Assunta e Giovanni.<br />
Li ho molto amati.<br />
Grazie, don Marco.<br />
Gianna R. - Rapallo<br />
Mi par di capire cosa può essere<br />
costato il desiderio di un fi glio..<br />
Lei mi parla esplicitamente di una<br />
fi glia che “per diventare madre,<br />
si è sottoposta per quattro anni<br />
a interventi così mostruosamente<br />
innaturali e strazianti da impazzire”.<br />
Che grandezza! Ma anche<br />
che tristezza! Senza voler entrare<br />
nell’animo <strong>della</strong> sua gente per<br />
valutarne e giudicarne gli anfratti,<br />
la madre Chiesa da sempre chiede<br />
di sublimare il desiderio di fecondità<br />
genitoriale con una fi gliolanza<br />
non biologica ma morale, non nata<br />
dall’utero ma generata dal cuore e,<br />
per questo, sconsiglia quello che lei<br />
stessa chiama “intervento mostruosamente<br />
innaturale e straziante”. È<br />
materia che ritorna in questi giorni<br />
in occasione di un Premio Nobel a<br />
chi questo metodo avrebbe inventato...<br />
Così vanno le cose! La Chiesa<br />
si trova ancora volta sotto giudizio<br />
perché insiste sul rispetto <strong>della</strong><br />
natura che, alla lunga, è rispetto<br />
per l’uomo. E giù, i “pensatori liberali”,<br />
a disquisire se sia possibile<br />
parlare di dati morali “naturali e<br />
oggettivi” in un contesto che può<br />
essere culturalmente modifi cabile<br />
e quindi discutibile. No, la Chiesa<br />
non guarda con sospetto gli sviluppi<br />
<strong>della</strong> scienza, guarda con sospetto<br />
e apprensione la presunzione<br />
umana. La scienza che sa darsi un<br />
limite etico non farà mai del male<br />
a nessuno. Quella che presume la<br />
sua assolutezza riesce a produrre i<br />
guai che lei denuncia.
di Gianfranco Parodi<br />
Fin dai primissimi tempi <strong>della</strong> sua esistenza,<br />
la Chiesa ebbe a che fare con suoi membri<br />
che non sempre accettarono integralmente<br />
la dottrina così come interpretata dal papa<br />
e dai vescovi, ma che cercarono in loro personali<br />
interpretazioni altre vie per leggere e vivere il vangelo.<br />
Il problema fu sempre molto delicato anche<br />
perché non sempre era presente tra i contendenti lo<br />
spirito di carità e la volontà di un sereno e costruttivo<br />
confronto. Si giunse molte volte a irrigidimenti<br />
reciprochi che causarono molte sofferenze all’<br />
interno <strong>della</strong> Chiesa e a volte anche al suo esterno.<br />
Accadeva spesso che certe eresie durassero quanto<br />
durava la vita del loro propugnatore o al massimo<br />
quella dei suoi più stretti discepoli. Però poteva anche<br />
succedere che nelle questioni teologiche entrassero<br />
anche i politici (imperatori o re) e allora tutto diventava<br />
terribilmente più complicato: la discussione<br />
teologica diventava terreno di scontro tra il potere<br />
temporale e quello religioso. È per esempio il caso<br />
dell’arianesimo che riuscì a sopravvivere per secoli,<br />
perché quella ideologia, condannata dalla Chiesa, fu<br />
invece adottata da alcuni imperatori romani e anche<br />
dai sovrani dei nuovi popoli barbarici (per esempio<br />
i Goti, i Vandali e i Longobardi). Tutto questo per<br />
dire che il grande scisma del <strong>10</strong>54, di cui vogliamo<br />
ora occuparci (che i Latini chiamarono scisma di<br />
Oriente, mentre gli orientali lo defi nirono scisma<br />
di Occidente), fu una cosa terribilmente seria e<br />
intricata, i cui effetti si protraggono fi no ai giorni<br />
nostri. Vediamo di capire cosa è successo. Nei primi<br />
secoli la chiesa cristiana unita era retta dai cinque<br />
Patriarchi di Roma, Antiochia, Gerusalemme,<br />
Alessandria e Costantinopoli. Il Patriarca di Roma,<br />
considerandosi successore di San Pietro, rivendicava<br />
un primato universale su tutta la chiesa. Gli altri Patriarchi<br />
erano d’accordo nel riconoscergli un primato<br />
d’onore, non tanto per la successione a Pietro quanto<br />
perché risiedeva nella città capitale del mondo. Per<br />
alcuni secoli si fi nse di ignorare l’equivoco non<br />
le fonti del credere<br />
Scismi, eresie...<br />
Le ferite dei<br />
cristiani<br />
essendo intenzione delle parti portare il contrasto<br />
a conseguenze estreme. Col tempo però accadde<br />
che la capitale dell’impero si spostò da Roma a<br />
Costantinopoli (ora chiamata Bisanzio) e la vecchia<br />
capitale, Roma, decadde rapidamente fi no a diventare<br />
un agglomerato di rovine. I Patriarchi di Alessandria,<br />
Gerusalemme e Antiochia, a seguito dell’occupazione<br />
islamica persero molta <strong>della</strong> loro importanza.<br />
Restarono perciò a confrontarsi due soli protagonisti:<br />
il Patriarca di Roma e quello di Costantinopoli. E<br />
qui si inserì il fatto politico: mentre il patriarca di<br />
Costantinopoli restò molto legato al potere imperiale,<br />
quello di Roma cercò con decisione di sottrarsi allo<br />
stesso, anzi, incoronando nell’800 Carlo Magno<br />
imperatore d’Occidente, di fatto uffi cializzava la<br />
sua distanza da Bisanzio. Anche sul piano più specifi -<br />
camente teologico, col tempo erano sorte divergenze<br />
concettuali di un certo peso. Trascorsero secoli interi<br />
di dispute anche molto accese sulla “processione<br />
dello Spirito Santo”. In altre parole: secondo la<br />
chiesa latina lo Spirito Santo “procede” dal Padre<br />
e dal Figlio, mentre per quella orientale “procede”<br />
solo dal Padre: possono sembrare sottigliezze per<br />
specialisti, ma, specie in Oriente, questi dibattiti coinvolgevano<br />
e appassionavano tutto il popolo cristiano.<br />
E tutto questo creò un solco sempre più profondo tra<br />
le due chiese. Cumulando divergenze teologiche con<br />
differenti concezioni politiche, e con nessuna delle<br />
due parti disposta ad arretrare di un millimetro dalle<br />
proprie posizioni, era inevitabile che si arrivasse ad<br />
una rottura e questo avvenne nel <strong>10</strong>54: scomunica da<br />
parte del legato del papa verso il patriarca d’Oriente<br />
e contemporanea scomunica da parte del patriarca<br />
d’Oriente verso quello di Occidente. E così si andrà<br />
avanti per quasi mille anni. Solo nel 1965, dopo lo<br />
storico incontro avvenuto nel 1964 tra Paolo VI e<br />
il Patriarca Atenagora, si iniziò un cammino di<br />
riconciliazione chiarendo che le antiche scomuniche<br />
valevano per le persone protagoniste di quelle antiche<br />
vicende e non per le rispettive Chiese.<br />
7
Francesco<br />
un semplice<br />
padre santo<br />
Questa è la storia di un frate cappuccino<br />
che scelse di rimanere fratello<br />
laico per umiltà, sull’esempio di<br />
san Francesco: si tratta di Francesco<br />
Maria da Camporosso, più conosciuto come “il<br />
Padre Santo”. Fu proprio il popolo di Genova che<br />
cominciò a chiamarlo così, conquistato dalla sua<br />
bontà e dalla sua modestia. Per quarant’anni la sua<br />
alta e magra fi gura, a piedi nudi, con la bisaccia a<br />
tracolla entrò a far parte del panorama cittadino.<br />
Fu frate questuante, dopo essere stato infermiere,<br />
cuoco, ortolano, sacrestano “sempre infaticabile e<br />
sereno” come dicono le testimonianze del processo<br />
di beatifi cazione. Nei primi anni percorse specialmente<br />
la vallata del Bisagno a contatto col mondo<br />
contadino che ben conosceva provenendo anche lui<br />
da una famiglia contadina: era nato infatti nel 1804<br />
a Camporosso, piccolo borgo vicino a Ventimiglia<br />
e già da bambino aveva incominciato a lavorare nei<br />
campi per aiutare il padre. L’ottimo risultato <strong>della</strong><br />
“questua di campagna” spinse il padre guardiano<br />
ad affi dargli quella “di città”. Fu così che la gente si<br />
abituò a vederlo specie nei vicoli e nelle piazzette<br />
<strong>della</strong> zona portuale in colloquio con bottegai,<br />
mamme e bambini, operai, portuali, mendicanti...<br />
Egli ascoltava tutti, piccoli e grandi e a lui tutti<br />
impararono a rivolgersi con fi ducia, affi dandogli<br />
le proprie ansie quotidiane.<br />
Nel 1840 fu nominato dai superiori “capo-sportella”,<br />
ossia capo questuante, guida e coordinatore<br />
del gruppo dei frati cercatori. Era autorizzato a<br />
entrare nel portofranco, a questuare generi alimentari<br />
più pregiati per i malati, poteva disporre<br />
in convento di un locale-deposito e questo gli permise<br />
di aiutare con più immediatezza e continuità<br />
famiglie e individui in diffi coltà, particolarmente<br />
le famiglie degli emigrati in America e quelle<br />
dei marinai costretti a prolungate assenze da<br />
8<br />
di Anna Gatti<br />
Ricostruzione <strong>della</strong> cella del Padre Santo.<br />
casa. È da sottolineare che tra i suoi benefattori ci<br />
furono anche protestanti, ebrei e non credenti,<br />
che contribuirono volentieri alla sua raccolta,<br />
sicuri che il provento sarebbe andato ai poveri.<br />
Ricordiamo che Genova, in quegli anni viveva un<br />
periodo di agitazioni politiche molto forti: si era<br />
in pieno Risorgimento ed è noto come certi ordini<br />
religiosi fossero minacciati da un anticlericalismo<br />
che cercava ogni mezzo di provocazione. Solo i<br />
Cappuccini furono esenti da atti di ostilità forse<br />
grazie anche al Padre Santo la cui popolarità si era<br />
estesa presso ogni classe sociale.<br />
Una caratteristica <strong>della</strong> sua spiritualità fu la grande<br />
devozione alla Madonna: a <strong>10</strong> anni, gravemente<br />
ammalato, era stato portato al santuario <strong>della</strong> Madonna<br />
del Laghetto presso Nizza; era guarito e da<br />
allora ebbe sempre una fi ducia illimitata nella sua<br />
intercessione. Anche il santuario <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> lo<br />
vide spesso salire il monte e di fronte a richieste di<br />
aiuto soverchianti le sue forze invitava ad affi darsi<br />
con fede a Maria: “Dite che vi manda il suo servo<br />
Francesco”.<br />
Negli ultimi anni di vita proseguì nel suo impegno,<br />
nonostante una grave infermità che lo aveva colpito<br />
alle gambe e quando nel 1866 Genova fu colpita da<br />
un’epidemia di colera, Francesco Maria, impossibilitato<br />
a soccorrere i malati per le sue precarie condizioni<br />
di salute, offrì la sua vita per la sconfi tta<br />
del morbo. Morì, dopo tre giorni di malattia, il 17<br />
settembre 1866 e, contemporaneamente, secondo<br />
alcune fonti dell’epoca, i decessi causati dal colera<br />
presero a diminuire.<br />
Dopo la sua morte la gente continuò a ricorrere a<br />
lui e si verifi carono grazie e miracoli: la voce popolare<br />
che già lo aveva dichiarato santo in vita ebbe<br />
la conferma uffi ciale nel 1962 quando Francesco<br />
Maria da Camporosso fu canonizzato da papa<br />
Giovanni XXIII.
pescando nel tesoro... cose nuove e antiche<br />
editoriale<br />
di Marco Granara<br />
Vi racconterò una<br />
mia bizzarria. L’ho<br />
combinata – non<br />
so ancora oggi se<br />
una bizzarria o un’ispirazione<br />
di Dio – almeno due anni or<br />
sono. In confessionale, alla<br />
<strong>Guardia</strong>. Il penitente che si era<br />
devotamente presentato, fatta<br />
una sua classica “confessione”,<br />
mi chiede l’assoluzione... Ecco<br />
la birbonata: io gli dico, con<br />
scontata naturalezza: “Sì, ma<br />
lei non mi ha ancora confessato<br />
il peccato più grave!”. Imbarazzo...<br />
silenzio interminabile... e<br />
poi, con sforzo enorme, il malcapitato<br />
con ’sto prete un po’<br />
strano tira fuori – ma che fatica<br />
poveretto – un grosso rospo,<br />
davvero per lui pesantissimo<br />
che, fi nora, aveva taciuto per<br />
vergogna. Non volendo dilaniarlo<br />
ulteriormente, mi affretto<br />
a toglierlo dall’imbarazzo e<br />
continuo – sadico – “No, non è<br />
questo il più grave, è un altro<br />
ancora”. La... vittima sembra<br />
arrendersi: “Reverendo, se non<br />
è quello che le ho detto, Dio<br />
solo sa quanto mi è costato,<br />
non saprei proprio che cosa<br />
avrei potuto fare di peggio...”.<br />
Rispondo, fi nalmente liberante:<br />
“Se vuole, le dirò io il suo<br />
“peccato più grave”. Interessatissimo,<br />
il mio interlocutore esce<br />
dal riparo <strong>della</strong> grata per sentire<br />
dove vuole arrivare ’sto prete.<br />
Ed io, con tutta normalità quasi<br />
dicessi una scontatezza: “Si, lei<br />
non mi ha ancora confessato<br />
di non avere neppure ancora<br />
deciso di essere santo!”. Così,<br />
secco e senza altri commenti!<br />
La risposta del malcapitato?<br />
Un sorriso, come dire: “Beh,<br />
se è solo questo...”. “Lei sorride<br />
perché di fatto non crede<br />
che per questo è nato, così<br />
è stato concepito, a questo è<br />
chiamato... Dio lo ha pensato a<br />
‘Sua immagine e somiglianza’,<br />
questo il suo DNA di partenza<br />
e sarà se stesso in proporzione<br />
di quanto si mette in questa<br />
prospettiva. Dio l’ha pensata<br />
aquila e lei si accontenta di<br />
essere un pollo. Le pare giusto<br />
‘ridursi così in basso’, lei che<br />
era stato chiamato – costituzionalmente<br />
– a livelli così<br />
alti? E come può, con quale<br />
diritto, proporre/imporre lo<br />
stesso livello ai suoi fi gli? È<br />
una prevaricazione indebita<br />
nei loro confronti, una violenza<br />
inaudita ridurre a nanerottolo<br />
chi era stato pensato gigante...”<br />
Parlammo ancora un po’ con<br />
quell’amico, che avevo sentito<br />
dalle prime battute un uomo in<br />
gamba. La sua stretta di mano<br />
fi nale e la sua gratitudine mi<br />
convincono che la mia birbonata<br />
era forse stata un’ispirazione<br />
dall’alto... Ringrazio il Signore<br />
e prego per quel mio fratello<br />
che se ne va illuminato. Io però<br />
rimango con me stesso e mi<br />
Il peccato<br />
più grave...<br />
chiedo: “E tu, prete, a che punto<br />
sei, per questa strada? Aquila<br />
o pollo? Lo dici agli altri, ma tu<br />
ci credi? Tu, ci provi a lasciarti<br />
portare in alto?”<br />
Fra qualche giorno, ai primi di<br />
novembre, ricorderemo i nostri<br />
come “Santi”. Una predichetta<br />
stantia, qualche fi ore su una<br />
tomba e poi... si ritorna nel<br />
pollaio in cui viviamo alla perenne<br />
ricerca di soddisfazioni<br />
e emozioni?<br />
Cos’è questo “non averne mai<br />
basta” di soddisfazioni e di emozioni<br />
forti? Come mai questa<br />
scontentezza senza limiti che<br />
prende un po’ tutti ad ogni età?<br />
Segno di qualcosa di fondamentale<br />
mai risolto? Come non<br />
capire che, se è giusta e connaturale<br />
ad ogni uomo/donna la<br />
domanda che inesorabilmente<br />
nasce dal cuore di ognuno, la<br />
risposta rimane sempre più inadeguata?<br />
Qualcuno ha scritto<br />
che “alla fi ne <strong>della</strong> vita, avremo<br />
un solo rimpianto, quello di non<br />
essere stati santi a suffi cienza”.<br />
Un’esagerazione? O la “norma”<br />
chiarifi catrice di tutte le gioie e<br />
di tutte le tragedie del mondo?<br />
Santità per ogni uomo... un<br />
optional per pochi privilegiati<br />
o un indirizzo per tutti? E tutto<br />
questo è solo “roba da preti e<br />
da prediche spirituali” o la cartina<br />
di tornasole per valutare la<br />
consistenza di ogni iniziativa<br />
umana?<br />
9
NEL MIO LAVORO,<br />
HO FATTO L’ABITUDINE<br />
ALLA DISTRAZIONE...<br />
Recenti episodi di cronaca resi noti<br />
da stampa e televisione ci hanno<br />
lasciati stupefatti per la superfi -<br />
cialità con cui a volte veniamo<br />
trattati, come nel caso avvenuto in<br />
ambito ospedaliero dove due medici<br />
litigavano fra loro lasciando una<br />
partoriente ed il suo bambino in<br />
diffi coltà. Anche senza l’aiuto dei<br />
mezzi di comunicazione può essere<br />
capitato anche a noi di aver fatto<br />
esperienza di operatori sanitari che<br />
si rapportano con superfi cialità con<br />
i malati dimenticandosi che nella<br />
malattia tutti ci troviamo in uno<br />
stato di fragilità e di dipendenza.<br />
In un altro campo, in occasione di<br />
particolari eventi atmosferici, abbiamo<br />
dovuto assistere al dramma<br />
di famiglie che perdono la casa, i<br />
propri beni e la vita anche a causa<br />
di un atteggiamento superfi ciale<br />
delle pubbliche autorità nei riguardi<br />
del controllo del territorio, delle<br />
sue criticità e <strong>della</strong> opportunità<br />
o meno di rilasciare permessi di<br />
<strong>10</strong><br />
osservatorio<br />
responsabilità<br />
di Enrico Quaglia<br />
Fare il proprio lavoro<br />
senza rispetto per l’uomo.<br />
Dentro ad un<br />
malcostume italiano.<br />
Questo è un lavo<br />
costruzione. La mancanza di<br />
attenzione può essere causa<br />
di tragedie umane e di danni<br />
economici notevoli per i singoli<br />
e per la comunità. Le statistiche<br />
ci dicono che in Italia muoiono<br />
mediamente 2-3 operai al giorno,<br />
un tributo di vite inaccettabile, che<br />
talvolta è il frutto di atteggiamenti<br />
superfi ciali nei riguardi dei pericoli<br />
che determinate attività comportano.<br />
Dentro la tuta di un operaio<br />
c’è “l’essere umano” che è un<br />
valore che non ha prezzo, c’è la<br />
sua famiglia, sua moglie, i<br />
suoi fi gli, le loro<br />
speranze, un universo<br />
prezioso<br />
che va a morire<br />
con la morte di<br />
quella persona.<br />
TORNARE A LAVORARE<br />
PER GLI ALTRI<br />
(E NON SOLO PER SÉ)<br />
Sarebbe però ingiusto<br />
dipingere la realtà solo<br />
nei suoi aspetti negativi:<br />
se è vero che c’è<br />
<strong>della</strong> “malasanità” a causa di<br />
persone superfi ciali, è anche vero<br />
che esistono medici e infermieri<br />
che svolgono il loro ruolo con<br />
responsabilità producendo così<br />
attenzione, competenza e umanità<br />
verso i malati. Quello che<br />
sorprende è come talvolta nello<br />
stesso ospedale può esserci un<br />
reparto che dal punto di vista<br />
umano è scadente e poco più in là<br />
ci si trovi a contatto con persone<br />
non solo competenti ma anche<br />
effi cienti e umane al punto<br />
da sottoporsi volontariamente<br />
al test sul grado<br />
di soddisfazione<br />
circa il servizio<br />
ricevuto. Questo<br />
signifi ca che una<br />
buona sanità è<br />
possibile se<br />
dirigenti sanitari,medici,<br />
infermieri si<br />
sentono responsabili<br />
del loro ruolo e, per<br />
questo, non solo curano<br />
la loro formazione
La responsabilità sociale d’impresa<br />
La responsabilità sociale d’impresa è defi nita come “integrazione volontaria<br />
delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni<br />
commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate (Commissione Europea<br />
18/7/2001). All’interno del mercato globale e locale, le imprese non hanno, infatti,<br />
un’esistenza a se stante, ma sono enti che vivono e agiscono in un tessuto sociale<br />
che comprende vari soggetti, tra cui spicca una società civile molto attenta<br />
all’operato imprenditoriale. La responsabilità sociale d’impresa si misura attraverso lo Standard SA<br />
8000 (SA sta per ‘social accountability’ ovvero ‘rendicontazione sociale’) che certifi ca il rispetto, da<br />
parte delle imprese, dei requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali e prevede otto requisiti<br />
specifi ci che sono: escludere il lavoro minorile ed il lavoro forzato, riconoscere orari di lavoro<br />
non contrari alla legge, corrispondere una retribuzione dignitosa per il lavoratore, garantire la<br />
libertà di associazionismo sindacale, garantire ai lavoratori di essere tutelati dalla contrattazione<br />
collettiva, garantire la sicurezza sul luogo di lavoro, impedire qualsiasi discriminazione<br />
basata sul sesso, razza, orientamento politico, sessuale, religioso”.<br />
(Fonte: Wikipedia)<br />
ro per Super... fi ciale!<br />
professionale ma nel profondo<br />
del loro animo coltivano valori<br />
e ideali che li portano a sentirsi<br />
gioiosamente realizzati quando<br />
servono l’uomo nel momento in<br />
cui è povero di salute.<br />
NON COSA MIA,<br />
MA COSA PUBBLICA<br />
Lo Stato, è quella struttura che gli<br />
uomini hanno generato affi nché<br />
realizzi la sicurezza, la giustizia<br />
ed il benessere collettivo e che<br />
i cittadini sostengono pagando le<br />
tasse. Coloro che si identifi cano<br />
nello Stato - politici, amministratori,<br />
dirigenti, funzionari, impiegati<br />
- possono vivere questa realtà<br />
guardando al proprio tornaconto<br />
particolare tradendo così la<br />
funzione stessa dello Stato. È vero<br />
però che vi sono anche politici,<br />
amministratori e dipendenti che<br />
si spendono volentieri per il bene<br />
dei cittadini. Se vi sono politici superfi<br />
ciali più attenti ai loro interessi<br />
personali che al bene collettivo, va<br />
detto anche che ci sono sindaci,<br />
assessori, consiglieri che svolgono<br />
il loro compito con spirito di servizio<br />
e capita, soprattutto nei piccoli<br />
comuni, che rinuncino al proprio<br />
emolumento previsto dalla legge<br />
per non pesare sul bilancio. Questi<br />
uomini sono consapevoli che la<br />
vera retribuzione non sta nei soldi<br />
ma nel provare nel profondo del<br />
loro cuore che “c’è più gioia nel<br />
dare che nel ricevere”.<br />
PROFITTO<br />
E RESPONSABILITÀ<br />
Infi ne nel mondo <strong>della</strong> produzione<br />
e del lavoro troviamo imprenditori<br />
che ritengono che il “profi tto”<br />
sia l’unico faro che deve guidare<br />
ogni passaggio <strong>della</strong> vita aziendale,<br />
mentre vi sono altri imprenditori<br />
che considerano il profi tto<br />
come una componente importante<br />
per la vita dell’azienda perché<br />
senza utili si va al fallimento,<br />
ma ritengono anche che la loro<br />
impresa abbia una “Responsabilità<br />
sociale” e che quindi il<br />
loro lavoro e quello dei loro fornitori<br />
debba avvenire nel rispetto<br />
dell’uomo e dell’ambiente. Fra<br />
questa seconda categoria di imprenditori<br />
ve ne sono alcuni che<br />
ritengono che una parte degli utili<br />
vada reinvestita in promozione<br />
umana e in attività sociali laddove<br />
operano con le loro fabbriche.<br />
Vi sono responsabili di aziende,<br />
grandi e piccole, che ricorrono<br />
ad un ente esterno specializzato il<br />
quale, dopo aver verifi cato i vari<br />
passaggi che avvengono nell’attività<br />
produttiva, certifi cano che<br />
quella azienda ha comportamenti<br />
eticamente corretti.<br />
Superfi cialità e responsabilità<br />
sono due facce <strong>della</strong> nostra realtà:<br />
è facile capire che si dovrebbe<br />
essere tutti responsabili, è invece<br />
diffi cile esserlo se non ci sono<br />
dentro di noi valori forti che ci<br />
sostengono. Ai cristiani il compito<br />
di lavorare sull’animo umano<br />
affi nché gli uomini, a prescindere<br />
dal ruolo che si trovano a svolgere<br />
nella società, siano sempre<br />
responsabili, cioè capaci di dare<br />
risposte positive ad altri uomini e<br />
all’ambiente nel quale vivono.<br />
11
12<br />
responsabilità<br />
Gli esempi di una<br />
buona amministrazione<br />
<strong>della</strong> cosa pubblica esistono.<br />
Quando la<br />
macchina funziona<br />
di Gianfranco Parodi<br />
Tutti i giorni siamo<br />
bersagliati da notizie<br />
riguardanti l’indolenza<br />
o peggio la disonestà<br />
di molti amministratori locali:<br />
persone che hanno preso la strada<br />
<strong>della</strong> politica non per dare un<br />
servizio alla collettività o per<br />
migliorare la qualità del territorio<br />
amministrato, ma per fare meglio<br />
i propri interessi o per fare <strong>della</strong><br />
carica pubblica un trampolino<br />
per più ambiziose e remunerative<br />
posizioni.<br />
Per reagire a questo stato di cose<br />
quattro piccoli comuni italiani<br />
(Monsano (AN), Colorno (PR),<br />
Vezzano Ligure (SP) e Melpignano<br />
(LE)) nel 2005 hanno deciso<br />
di fondare l’”Associazione dei<br />
comuni virtuosi”. Il loro scopo<br />
era ed è quello di introdurre<br />
delle pratiche che privilegino<br />
il benessere del territorio e la<br />
qualità <strong>della</strong> vita degli amministrati.<br />
Oggi l’associazione conta già più<br />
di 40 enti locali sparsi un po’<br />
in tutta Italia e amministrati<br />
da maggioranze politiche di<br />
entrambi gli schieramenti.<br />
NON VORRESTE<br />
VIVERE COSÌ?<br />
Ma quali sono concretamente<br />
gli obiettivi dell’associazione?<br />
Essi sono elencati nello statuto<br />
dell’ente e ne riportiamo alcuni:<br />
- aspirare ad una ottimale gestione<br />
del territorio, all’insegna<br />
del principio ispiratore<br />
del “non consumo del suolo”<br />
(opzione cementificazione<br />
zero, recupero e riqualifi cazione<br />
aree dismesse, progettazione<br />
e programmazione partecipata<br />
del territorio, bioedilizia, etc.)<br />
- ridurre l’impatto sull’ecologia<br />
<strong>della</strong> macchina comunale<br />
attraverso misure ed interventi<br />
concreti ed effi cienti (effi cienza<br />
energetica, acquisti verdi,<br />
mense biologiche, etc.);<br />
- ridurre l’inquinamento atmo-<br />
sferico promuovendo politiche<br />
e progetti concreti di mobilità<br />
sostenibile (car-sharing, bikesharing,<br />
car-pooling, trasporto<br />
pubblico integrato, piedibus,<br />
scelta di carburanti alternativi<br />
al petrolio e meno inquinanti)<br />
e rispettando delle produzioni<br />
agricole locali, volte al soddisfacimento<br />
dei fabbisogni alimentari<br />
delle proprie comunità<br />
e <strong>della</strong> biodiversità, etc.;<br />
- promuovere una corretta gestione<br />
dei rifi uti, visti non più<br />
come un problema ma come<br />
risorsa, attraverso la raccolta<br />
differenziata “porta a porta” e<br />
l’attivazione di progetti concreti<br />
tesi alla riduzione <strong>della</strong><br />
produzione dei rifi uti;<br />
- incentivare nuovi stili di vita<br />
negli enti locali e nelle loro<br />
comunità, attraverso politiche<br />
e progettazioni atte a stimolare<br />
nella cittadinanza scelte<br />
quotidiane sobrie e sostenibili<br />
(fi liera corta, cibo biologico e
Il bene di quel noi-tutti. Benedetto XVI alla<br />
46° Settimana Sociale dei Cattolici<br />
“Fare fronte ai problemi attuali, tutelando nel contempo la vita umana dal concepimento<br />
alla sua fi ne naturale, difendendo la dignità <strong>della</strong> persona, salvaguardando l’ambiente e<br />
promuovendo la pace, non è compito facile, ma nemmeno impossibile, se resta ferma la<br />
fi ducia nelle capacità dell’uomo, si allarga il concetto di ragione e del suo uso e ciascuno<br />
si assume le proprie responsabilità. Sarebbe, infatti, illusorio delegare la ricerca di soluzioni<br />
soltanto alle pubbliche autorità: i soggetti politici, il mondo dell’impresa, le organizzazioni sindacali, gli<br />
operatori sociali e tutti i cittadini, in quanto singoli e in forma associata, sono chiamati a maturare una forte<br />
capacità di analisi, di lungimiranza e di partecipazione. Muoversi secondo una prospettiva di responsabilità<br />
comporta la disponibilità a uscire dalla ricerca del proprio interesse esclusivo, per perseguire insieme il bene<br />
del Paese e dell’intera famiglia umana. La Chiesa, quando richiama l’orizzonte del bene comune – categoria<br />
portante <strong>della</strong> sua dottrina sociale – intende infatti riferirsi al “bene di quel noi-tutti”, che “non è ricercato per<br />
se stesso, ma per le persone che fanno parte <strong>della</strong> comunità sociale e che solo in essa possono realmente<br />
e più effi cacemente conseguire il loro bene” (Caritas in veritate, n. 7). In altre parole, il bene comune è ciò<br />
che costruisce e qualifi ca la città degli uomini, il criterio fondamentale <strong>della</strong> vita sociale e politica, il fi ne<br />
dell’agire umano e del progresso; è “esigenza di giustizia e di carità” (ibidem), promozione del rispetto dei<br />
diritti degli individui e dei popoli, nonché di relazioni caratterizzate dalla logica del dono. Esso trova nei valori<br />
del cristianesimo l’“elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e<br />
di un vero sviluppo umano integrale” (ibidem, n. 4). Per questa ragione, rinnovo l’appello perché sorga una<br />
nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell’attività politica senza<br />
complessi d’inferiorità”.<br />
(Messaggio di Benedetto XVI al Presidente CEI Card. Angelo Bagnasco,<br />
per la 46° Settimana Sociale dei Cattolici, Reggio Calabria, <strong>ottobre</strong> 20<strong>10</strong>)<br />
di stagione, sostegno alla costituzione<br />
di gruppi di acquisto,<br />
turismo ed ospitalità sostenibili,<br />
promozione <strong>della</strong> cultura<br />
<strong>della</strong> pace, cooperazione e<br />
solidarietà, “disimballo” dei<br />
territori, diffusione commercio<br />
equo e solidale, banche<br />
del tempo, fi nanza etica, etc.),<br />
favorendo il più possibile<br />
l’autoproduzione di beni e lo<br />
scambio di “servizi”.<br />
PREMIARE<br />
PER DIFFONDERE<br />
Al fi ne di sensibilizzare anche<br />
altri comuni, compresi quelli<br />
maggiori, ogni anno l’associazione<br />
indice un concorso di progetti,<br />
denominato “Comuni a 5<br />
stelle” che intende premiare quei<br />
comuni che hanno presentato e<br />
realizzato progetti concreti negli<br />
ambiti sopra citati.<br />
Sempre per far conoscere altri<br />
esempi di enti pubblici virtuosi,<br />
qualche tempo fa è stato costitu-<br />
ito un “Forum <strong>della</strong> pubblica<br />
amministrazione” che organizza<br />
annualmente una “expo” in cui<br />
vengono presentati e premiati<br />
i progetti di miglioramento<br />
più signifi cativi realizzati dalle<br />
pubbliche amministrazioni<br />
(centrali o locali).<br />
EFFICIENZA CERCASI...<br />
Abbiamo anche scoperto che una<br />
iniziativa che sembrava molto<br />
interessante era stata lanciata<br />
nel 2008 da parte del “Ministero<br />
<strong>della</strong> pubblica amministrazione<br />
e dell’innovazione”. Esiste<br />
infatti un sito internet voluto dallo<br />
stesso Ministero, il cui titolo<br />
è abbastanza signifi cativo “Non<br />
solo fannulloni” (va ricordato<br />
che proprio il responsabile del<br />
Ministero, Renato Brunetta, non<br />
aveva esitato in precedenza a<br />
defi nire “fannulloni” molti dipendenti<br />
pubblici): sul sito vengono<br />
segnalate circa 850 iniziative<br />
portate avanti da enti pubblici<br />
(ministeri, regioni, province e<br />
comuni) che hanno contribuito<br />
a migliorare l’effi cienza <strong>della</strong><br />
macchina burocratica ma specialmente<br />
hanno contribuito ad<br />
innalzare il livello di servizio<br />
agli utenti. Era previsto anche un<br />
premio che lo stesso Ministero<br />
avrebbe assegnato a quegli enti<br />
che avessero presentato realizzazioni<br />
particolarmente signifi -<br />
cative nei campi dell’effi cienza<br />
e <strong>della</strong> soddisfazione del cliente.<br />
Ci era sembrata una iniziativa<br />
veramente intelligente capace di<br />
incentivare i pubblici dipendenti<br />
a migliorare la qualità del loro lavoro.<br />
Purtroppo però il sito non è<br />
più aggiornato dal 2008 e non si<br />
capisce se il premio si sia ripetuto<br />
negli anni successivi. Cosa può<br />
essere successo? I non fannulloni<br />
si sono definitivamente estinti<br />
oppure sono stati tagliati i fondi<br />
per portare avanti l’iniziativa? In<br />
entrambi i casi non c’è da stare<br />
molto allegri...<br />
13
di Marina Parodi, Nucci Scipilliti<br />
14<br />
la<strong>Guardia</strong><br />
dei piccoli Gratis avete ricevuto...<br />
La storia del pane ha origini antiche: in<br />
Asia Minore era già mangiato 8.000 anni fa<br />
dagli uomini primitivi ma fu intorno al 3.500<br />
a.C. che gli Egizi, forse per caso, scoprirono<br />
la fermentazione: se l‛impasto era lasciato<br />
all‛aria e cotto il giorno dopo il pane risultava<br />
più soffi ce e fragrante. Dall‛Egitto l‛arte<br />
<strong>della</strong> panifi cazione passò in Grecia, dove<br />
si producevano più di 70 qualità di pane.<br />
Roma scoprì il pane di frumento lievitato<br />
quando conquistò la Grecia e difatti nei primi<br />
forni pubblici romani lavoravano molti greci<br />
divenuti schiavi. Nel Medioevo, le invasioni<br />
barbariche determinarono l‛abbandono dei<br />
campi e la scarsità di grano. Solo i feudatari<br />
e i nobili potevano permettersi pane bianco,<br />
i contadini mangiavano pane nero fatto con<br />
poca farina e molta crusca. La produzione<br />
del pane fu notevolmente migliorata durante<br />
il Rinascimento grazie all‛utilizzo di farine<br />
più raffi nate e bianche e all‛introduzione<br />
del lievito di birra, che si dice avvenne<br />
alla corte di Maria De‛ Medici. Alla fi ne del<br />
IL PANE<br />
1700 impastatrici ed altre attrezzature<br />
meccaniche permisero l‛inizio <strong>della</strong> fabbricazione<br />
del pane su scala industriale,<br />
perfezionata in seguito dalla scoperta dei<br />
lieviti attuali e dall‛introduzione di nuove<br />
tecniche di cottura. È così che il pane è arrivato<br />
fi no a noi. Anche Gesù si nutrì di pane<br />
e sapeva l‛importanza di questo alimento per<br />
la gente, soprattutto la più povera. Scelse<br />
allora proprio il pane, insieme al vino, per<br />
continuare la sua presenza tra gli uomini,<br />
anche dopo la sua morte. Nell‛ultima cena<br />
con i suoi amici, prima di essere arrestato<br />
e morire, benedisse il pane e il vino, ringraziò<br />
il Padre di questi due doni essenziali<br />
per l‛umanità, ne fece il suo corpo e il suo<br />
sangue e li distribuì ai commensali. Ai suoi<br />
amici comandò di fare altrettanto in ricordo<br />
suo. Sintetizzò così in un gesto semplice e<br />
quotidiano gli insegnamenti che aveva dato<br />
con la sua vita: gli amici di Gesù ricevono<br />
da Dio ciò che è essenziale per vivere e<br />
gliene sono grati, sanno condividere il pane<br />
e il vino con gli altri, sanno<br />
“farsi mangiare”, cioè<br />
donarsi completamente<br />
perché gli altri abbiano<br />
vita, sanno essere uniti<br />
e concordi come lo sono<br />
i chicchi di grano quando<br />
diventano pane e… quanti<br />
altri signifi cati potremo<br />
trovare in questo gesto!<br />
Se la prossima volta<br />
che mangeremo il pane<br />
lo faremo un po‛ meno<br />
distrattamente, consapevoli<br />
<strong>della</strong> sua storia<br />
e dei signifi cati che gli<br />
ha dato Gesù, vedrete<br />
ci sembrerà ancora più<br />
buono!<br />
SE VUOI, ANIMA IL DISEGNO CON I COLORI DELLA TUA FANTASIA!
Maria continua a donare Gesù... nei “Sacramenti di Lui”!<br />
Il Sacramento<br />
del Matrimonio<br />
di Alma Severino<br />
La parola matrimonio deriva dal latino<br />
matris (madre) e munus (impegno).<br />
L’alleanza o patto matrimoniale, mediante la<br />
quale un uomo e una donna costituiscono fra<br />
loro un’intima comunione di vita e di amore, è stato<br />
fondato e dotato di sue proprie leggi dal Creatore: “Dio<br />
creò l’uomo a sua immagine... maschio e femmina li<br />
creò” (Gn 1, 27); e ancora: “Per questo l’uomo abbandonerà<br />
suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie<br />
e i due saranno una sola carne” (Gn 2, 24).<br />
Il matrimonio, per sua natura, è ordinato alla generazione<br />
e all’educazione <strong>della</strong> prole così come al<br />
bene stesso dei coniugi. L’unione dell’uomo e <strong>della</strong><br />
donna, enunciata nella Genesi e che Dio ha voluto,<br />
è un mistero importante e sublime perché oltre al<br />
signifi cato immediato del dono e dell’accettazione<br />
mutui dei due sposi, fi gura l’unione del Cristo e<br />
<strong>della</strong> Chiesa. Ecco il profondo signifi cato (mistero)<br />
che va riconosciuto alle parole <strong>della</strong> Genesi. Esso<br />
dona agli sposi la grazia di amarsi con l’amore<br />
con cui Cristo ha amato la sua Chiesa; la grazia<br />
del sacramento perfeziona così l’amore umano dei<br />
coniugi, consolida la loro unità indissolubile e li<br />
santifi ca nel cammino <strong>della</strong> vita eterna.<br />
Tra battezzati il matrimonio è stato elevato da Cristo<br />
Signore alla dignità di sacramento (GS – Gaudium<br />
et spes – n. 48; CIC – Codex Iuris Canonici - can.<br />
<strong>10</strong>55). Esso si fonda sul consenso dei contraenti,<br />
cioè sulla volontà di donarsi mutuamente e defi ni-<br />
tivamente, allo scopo di vivere un’alleanza d’amore<br />
fedele e feconda.<br />
L’unità, l’indissolubilità e l’apertura alla fecondità<br />
sono essenziali al matrimonio.<br />
Il divino Redentore, che ha onorato con la<br />
sua presenza il matrimonio alle nozze di Cana<br />
(Gv. 2, 1-11), ne ha solennemente sancito l’unità e<br />
l’indissolubilità (Mt. 5, 31ss.; 19, 3-2): “Quel che<br />
Dio ha congiunto l’uomo non separi”. Lo ha elevato<br />
a sacramento, connettendo al contratto naturale tra<br />
battezzati il conferimento <strong>della</strong> grazia.<br />
Nei primi secoli del cristianesimo il matrimonio<br />
cristiano non aveva una liturgia propria e veniva<br />
celebrato allo stesso modo di quelli non cristiani.<br />
Dal IV secolo in poi si cominciò a benedire<br />
gli anelli e quindi anche a celebrare l’Eucaristia.<br />
Dopo il Mille, la legislazione matrimoniale passò<br />
dai tribunali civili a quelli ecclesiastici. A partire<br />
dal Concilio di Trento (decreto Tametsi - 1563) la<br />
benedizione del sacerdote fu considerata necessaria<br />
come condizione di validità. Il Concilio Vaticano<br />
II (SC 77-78) diede le direttive per la revisione<br />
del Rituale del matrimonio, mettendolo maggiormente<br />
in relazione con l’Eucaristia e la Parola di<br />
Dio. Nel 1969 appare il Nuovo Rituale uffi ciale in<br />
latino (edizione italiana del 1975). Nel 1990 è stata<br />
pubblicata in latino la II edizione tipica. Nella sua<br />
introduzione generale sono esposti i valori teologici<br />
e liturgici del sacramento.<br />
I
Domande e risposte sul MATRIMO<br />
Risponde don Marco Granara, rettore del <strong>Santuario</strong><br />
Questa è la fede e la prassi dei cristiani. Questa stessa, spesso è entrata – specialmente in Occidente più<br />
segnato dal Cristianesimo – nel costume collettivo e nella legislazione degli stati.<br />
L’infl usso di altri costumi, di idee fi losofi che che hanno spinto e privilegiato i singoli soggetti piuttosto<br />
che il loro istinto naturale alla socialità, hanno spinto e stanno spingendo ad altre concezioni...<br />
Per questo molti vorrebbero proporre “diversi modi di fare famiglia”. L’inclinazione all’altro –<br />
che noi sentiamo e crediamo per tutti come “naturale” e “congeniale” – per altri è contestata,<br />
preponendo il “diritto” del singolo individuo ad ogni altro diritto e conseguente dovere. Si sente così<br />
parlare di “diritto alla propria felicità” come diritto primario. Si sente anche dire e proporre la “famiglia”<br />
non come fatto “naturale” ma come espressione “culturale” del vivere collettivo. In questo senso<br />
lo schema classico di “unione di un uomo e una donna in vista <strong>della</strong> procreazione di altre creature<br />
e per il sostegno dei coniugi stessi” dovrebbe lasciare agli individui la possibilità di “crearsi in libertà(!?)<br />
un tipo di unione congeniale ai gusti di ciascuno”. Molti vorrebbero anche che qualunque tipo di unione<br />
si potesse e dovesse chiamare “famiglia” con conseguenti equiparati diritti e doveri legali.<br />
Chi sa se noi “cristiani <strong>della</strong> strada” siamo consci di questa problematica? Che dire? Che fare? Accettare<br />
e subire un costume che si insinua, viene strombazzato come “moderno” e viene proposto come logica<br />
conseguenza di essere capaci di stare al mondo non da bigotti? Chi sa se siamo capaci di affrontare senza<br />
complessi di inferiorità e con relative nostre “ragioni” cambiamenti culturali così determinati?<br />
La nostra Fede, non dovrà essere matura e capace di questo e di altro, senza subire gli avvenimenti?<br />
...........................................................................<br />
Sempre più spesso mi capita di vedere matrimoni<br />
in cui gli sposi sono chiamati all’altare,<br />
per sottolineare che sono loro i veri<br />
ministri del sacramento. Mi può spiegare meglio<br />
questo concetto? E il prete? Che fi ne fa?<br />
Sì, il sacramento del Matrimonio è l’unico che ha<br />
come “ministri” celebranti, non il sacerdote, ma gli<br />
sposi stessi. Che fi ne fa il Sacerdote? Fa la bella fi ne<br />
di “far presente Cristo” che gode di presentare al Padre<br />
“due” sue creature che vogliono diventare “uno”<br />
nell’unico Amore, lo stesso che il Padre ha seminato<br />
nelle sue creature come segno massimo e più evidente<br />
di “somiglianza con Lui”. È anche segno <strong>della</strong> presenza<br />
di quella comunità - la Chiesa - che Cristo ha<br />
amato fi no a dare la vita per lei, una “vita donata”<br />
per amore, anche quando la sposa era traditrice del<br />
suo sposo... Le par poco?<br />
Assisto a matrimoni ricchi di simbologie<br />
“aggiuntive”, segni, doni, gesti, canzoni,<br />
volute dagli sposi e accettate dai sacerdoti.<br />
II<br />
Si può? È un comportamento lasciato a tanta libertà?<br />
A volte ho l’impressione che il sacerdote lasci<br />
fare un po’ per “evitare la ripetitività”, un po’ per<br />
consentire che gli sposi vivano il loro “momento<br />
magico”. Ma a me non sembra che il giorno del<br />
matrimonio debba essere magico, ma sacro.<br />
Lei ha, in parte, ragione. Se la creatività lasciata dalle<br />
norme liturgiche diventa “passerella”... si rovina<br />
tutto: il referente ultimo non è più solo Dio, fonte e<br />
culmine dell’Amore umano, ma un cast di “attori”<br />
non sempre calibrati e rispettosi dei ruoli. Sta anche<br />
al celebrante concordare ed esprimere partecipazione<br />
che rispetti il Sacro senza scadere nel teatrale e nel<br />
magico, ma... spesso non avviene. Non per voluta<br />
trasgressione – credo io – ma solo per facilona ignoranza.<br />
Il caso più classico in merito – nei matrimoni<br />
come anche nei funerali – è riscontrabile nella “passerella”<br />
di quella che dovrebbe essere la “preghiera<br />
universale dei fedeli”. Non è un’occasione per andare<br />
ad esprimere anche lodevoli sentimenti (gratitudini,<br />
ammirazioni, pensieri di autori classici o cantautori,<br />
espressioni strappalacrime, lunghi o brevi pistolotti
NIO...<br />
pensati notti intere...), ma per chiedere umilmente,<br />
semplicemente e brevemente al Padre ciò di cui si sente<br />
d’aver bisogno. Una “partecipazione intelligente” non<br />
si improvvisa, si pensa insieme, con la sapiente regia<br />
<strong>della</strong> Chiesa madre.<br />
Sono suffi cienti 6/8 incontri di corso di preparazione<br />
al matrimonio, per quanto ben<br />
fatto, per predisporre i fi danzati al matrimonio<br />
cristiano? E non sarebbe necessario anche un<br />
percorso dopo il matrimonio, almeno nei primi mesi<br />
o anni, in cui coppie sposate da tempo affi anchino<br />
quelle fresche e sia possibile approfondire l’impegno<br />
e la ricchezza del sacramento celebrato?<br />
I pochi incontri “sarebbero” suffi cienti in prossimità<br />
del “tempo forte” <strong>della</strong> celebrazione, se si potesse<br />
presumere una Fede consapevole e matura nei due<br />
contraenti. Generalmente non è così: “non si può<br />
supporre la Fede” di questo tipo nei richiedenti.<br />
“Occorre ridestarla in coloro nei quali è spenta,<br />
rinvigorirla in quanti vivono nell’indifferenza, farla<br />
scoprire con impegno personale alle nuove generazioni<br />
e continuamente rinnovarla in coloro che la professano<br />
senza suffi ciente convinzione...” (D.B. dei Vescovi<br />
ital. 1970). Tutto questo in 6/8 incontri? Impossibile!<br />
Ma almeno questi servissero per un nuovo approccio<br />
alla Fede dopo anni di lontananza... Sarebbe già<br />
buono. Quando questo avviene, per l’intelligente e<br />
appassionato approccio di un’équipe ecclesiale di<br />
preparazione, rimane un porta aperta sul dopo, che<br />
richiama a sua volta la necessità da lei prevista di una<br />
comunità cristiana che non perda battute e continui<br />
maturazione, sostegno, verifiche, testimonianza...<br />
Senza questi itinerari, trattiamo davvero male le cose<br />
sante! Un vero peccato!<br />
Che ruolo effettivo hanno i testimoni nella<br />
celebrazione del sacramento? Non sono<br />
troppo spesso fi gure posticce invece che<br />
garanti consapevoli <strong>della</strong> tenuta del matrimonio,<br />
sostegni e consiglieri nella via <strong>della</strong> carità evangelica?<br />
Fantascienza?<br />
(continua a pag. IV)<br />
III
Domande e risposte sul matrimonio...<br />
(segue da pag. III)<br />
La valenza di questo ruolo dipende anche dalla libera<br />
scelta dei testimoni da parte degli sposi. Scelte<br />
non ben motivate in questo senso danno ai testimoni<br />
solo un ruolo burocratico. Criteri più profondi, di<br />
stima, di possibile esemplarità e non solo “dovuti”<br />
per opportunità, si aprono a possibilità future di<br />
“garanzia”, “sostegno”, “reciproca maturazione<br />
in convinzioni e valori alti”. Quando ero parroco<br />
– bei tempi per me! – qualche volta riuscivo a fare<br />
incontri con tutti i protagonisti – sposi, genitori,<br />
testimoni – prima e dopo le nozze. Che gioia, la<br />
prima cenetta dopo il viaggio di nozze,nella nuova<br />
casa degli sposi, con la benedizione <strong>della</strong> casa, del<br />
talamo, l’intronizzazione <strong>della</strong> Bibbia, del Crocifi sso<br />
e dell’immagine di Maria... Un sereno rinnovo di<br />
un patto amicale di reciproca solidarietà, nei tempi<br />
belli e in quelli diffi cili <strong>della</strong> vita. Un abbozzo di<br />
“comunità cristiana” che , avendo ricevuto il dono<br />
di una nuova famiglia, non lo vuole assolutamente<br />
sciupare.<br />
La Chiesa difende la famiglia e con lei<br />
le Istituzioni civili. Ma parlano <strong>della</strong><br />
stessa famiglia? Voglio dire: che rapporto<br />
c’è oggi tra matrimonio e famiglia, visto<br />
che la famiglia italiana in molti casi non è<br />
fondata sul matrimonio, ma sulla convivenza<br />
o sulle unioni tra divorziati? Cosa dovrebbe<br />
aggiungere oggi il sacramento matrimonio<br />
alla famiglia?<br />
La sua domanda è importante. Poche righe di<br />
risposta però non sono suffi cienti a fare una qualche<br />
chiarezza. Alcuni valori umani, quando<br />
ci sono, sono “valori” anche nella sola<br />
relazione e nel contratto civile. La Chiesa<br />
si ostina – anche per un minimo di<br />
chiarezza concettuale – a chiamare<br />
“matrimonio” almeno quello che è<br />
descritto nella costituzione italiana:<br />
un uomo, una donna e dei<br />
fi gli generati nel contesto di<br />
un amore stabile e duraturo,<br />
garantito da diritti e doveri<br />
reciproci, tutelato prima da<br />
una coscienza e poi dalla<br />
IV 18<br />
legge stessa. Questo – nonostante le mille tipologie<br />
di famiglia registrabili nella storia e nelle diverse<br />
culture – è ritrovabile ovunque. Relativizzare tutto<br />
questo proprio partendo dalla pluralità delle forme,<br />
non è un’operazione culturalmente approfondita e<br />
corretta. La cultura liberal/radicale, che ha pervaso<br />
tutta la cultura moderna (compresa quella popolare<br />
o come qualcuno la chiama “di sinistra”), ha fatto e<br />
sta facendo strage nelle famiglie: l’assolutizzazione<br />
dei “diritti” dei soggetti, per cui ognuno avrebbe<br />
“diritto alla propria felicità” senza riguardo al<br />
pari diritto dell’altro coniuge e dei fi gli, è una prevaricazione<br />
che, se accettata e conclamata, mette<br />
sullo stesso piano vittime e carnefi ci, aumenta a<br />
dismisura i drammatici contenziosi, crea diffi denza<br />
nei confronti dell’istituto matrimoniale – sia civile<br />
che religioso - e vorrebbe far diventare “normale”<br />
e anzi “moderna” una prevaricazione in nome<br />
<strong>della</strong>... “libertà”. Cosa aggiunge il Sacramento?<br />
Come tale – Sacramento/traduzione visibile e attuazione<br />
dell’ Amore di Dio – dà al rapporto la<br />
connotazione <strong>della</strong> gratuità, <strong>della</strong> congenialità<br />
alla natura umana, <strong>della</strong> totalità, <strong>della</strong> stabilità,<br />
<strong>della</strong> fecondità... nella libera, cosciente e<br />
responsabile adesione<br />
di ambedue gli<br />
sposi. Basta?
di Alma Severino<br />
Succede in Chiesa<br />
6 - 7 NOVEMBRE – Papa Benedetto XVI pellegrino a Santiago de Compostela.<br />
Quest’anno l’Arcidiocesi di Santiago de Compostela commemora l’anno giubilare o Anno Giacobeo,<br />
che si celebra ogni volta che il 25 luglio, festa di San Giacomo Apostolo, cade di domenica. Il<br />
prossimo sarà nel 2021. “È la prima volta nella storia <strong>della</strong> Chiesa – ha detto l’Arcivescovo Julian<br />
Barrio – che in un anno santo il Papa vuole espressamente venire”. La visita del Pontefi ce a Santiago<br />
prevede tre atti pubblici: il primo sarà l’arrivo all’aeroporto di Lavacolla , dove sarà ricevuto<br />
uffi cialmente dai membri <strong>della</strong> Casa Reale e dalle autorità ecclesiastiche e civili, nazionali, locali<br />
e delle Autonomie; si sposterà in papamobile fi no in città ed entrerà nella Cattedrale dalla porta<br />
dell’Azabacheria dove pregherà nella Cappella <strong>della</strong> Comunione; si soffermerà nel luogo dove,<br />
secondo la tradizione, giacciono i resti dell’Apostolo San Giacomo, passerà successivamente per la<br />
Porta Santa, rivolgerà un breve saluto ai presenti e sperimenterà il Botafumeiro (incensiere gigante<br />
che viene usato solo nelle messe solenni e nell’Anno Santo a Santiago) e saranno presenti malati,<br />
bambini ed anziani. Dopo una breve pausa di riposo il Papa presiederà l’Eucaristia nella Piazza<br />
dell’Obradoiro. Domenica il Pontefi ce visiterà Barcellona, dove consacrerà il tempio <strong>della</strong> Sagrada<br />
Familia dell’arch. Antoni Gaudi.<br />
29 NOVEMBRE - 3 DICEMBRE – La Santa Sede ha proposto ai Vescovi e ai responsabili di<br />
organizzazioni caritative cattoliche, in particolare a presidenti e direttori <strong>della</strong> Caritas, un appuntamento<br />
con Dio nel <strong>Santuario</strong> di Czestochowa. Gli Esercizi Spirituali sono proposti dal Pontifi cio<br />
Consiglio “Cor Unum”, il cui presidente è il Cardinale Paul Josef Cordes. Questa iniziativa vuole<br />
approfondire le proposte esposte da Papa Benedetto XVI nella sua prima Enciclica “Deus caritas<br />
est”, specie dove presenta i Vescovi come primi responsabili <strong>della</strong> missione ecclesiale <strong>della</strong> carità<br />
(diakonia). “L’esercizio <strong>della</strong> carità è un atto <strong>della</strong> Chiesa come tale e, così come il servizio <strong>della</strong><br />
Parola e dei Sacramenti, fa parte anch’essa dell’essenza <strong>della</strong> sua missione originaria”.<br />
Sembra no normale... ormale...<br />
Nel mondo ppersistono<br />
la povertà e la morte per fame.<br />
... ma non lo è<br />
Sono 195 milioni i bambini malnutriti.<br />
Ogni anno muoiono per malnutrizione oltre<br />
2 milioni e mezzo di bambini sotto i 5 anni.<br />
I paesi sviluppati forniscono loro cibo,<br />
ma di scarsa qualità<br />
(fonte: Medici Senza Frontiere, Campagna www.starvedforattention.org, 20<strong>10</strong>)<br />
19
le ragioni<br />
del credere<br />
20<br />
chiesa e giovani<br />
di Ivana Zanobelli<br />
Sono aumentati, in<br />
questa estate di pigra<br />
sospensione dettata<br />
dalla crisi mondiale,<br />
i casi di “balconing”. L’allarme<br />
arriva dalla Spagna dove ormai<br />
si contano più di sette giovani<br />
morti nel lancio dalla finestra<br />
dell’albergo dentro la piscina.<br />
Segno che si sta diffondendo la<br />
cultura del rischio estremo che<br />
induce a mettersi alla prova attraverso<br />
azioni forti per uscire dalle<br />
diffi coltà, superare le incertezze<br />
e affermarsi attraverso l’esagerazione.<br />
E poi, naturalmente, si<br />
fi nisce sulla Rete.<br />
Dove stanno andando i nostri<br />
giovani?<br />
Invece che periodo di transizione<br />
verso l’età adulta la giovinezza<br />
sembra stia diventando un periodo<br />
di vagabondaggio, di lunga<br />
sospensione, dove la spinta non<br />
è verso l’individuazione, cioè<br />
“Radicati e fondati in Cristo,<br />
saldi nella fede”: il messaggio<br />
di Benedetto XVI ai giovani,<br />
un invito ricco di passione.<br />
L’età <strong>della</strong> ricerca <strong>della</strong> “<br />
verso la ricerca di “chi sono io?”<br />
e “che cosa ci sto a fare al mondo?”,<br />
ma verso l’individualismo<br />
dentro il quale conta solo il successo<br />
e il piacere agli altri.<br />
Da poco è in visione il fi lm di<br />
Volfango De Biasi intitolato<br />
“Come tu mi vuoi” che racconta<br />
di come Giada, una ragazza ricca<br />
interiormente e intellettualmente,<br />
ottenga il successo perché, rinunciando<br />
ai suoi principi, si adatta<br />
a ogni compromesso per essere<br />
appunto “come tu mi vuoi”. Sono<br />
signifi cative alcune delle frasi<br />
che Giada dice con amara franchezza:<br />
“All’improvviso la gente<br />
ti vuole. Quello che sei dentro<br />
non conta, nessuno vuole quello<br />
che sei davvero”; “Importante e<br />
reale sono le cose di cui parla la<br />
TV, il resto non esiste”.<br />
Viviamo nell’“epoca delle passioni<br />
tristi” come l’hanno defi -<br />
nita due psicanalisti francesi, M.<br />
Benasayag e G. Schimdt, e le<br />
passioni tristi sono le incertezze,<br />
le angosce, la perdita di fi ducia<br />
nel progresso e quindi il timore<br />
di un futuro minaccioso che<br />
incombe su ogni aspetto <strong>della</strong><br />
nostra vita. Questo timore genera<br />
un’atmosfera esistenziale cupa<br />
nella quale si innestano le crisi<br />
individuali che vengono ampliate<br />
ed esasperate. In un mondo dove<br />
Dio viene escluso tutto tende a<br />
regredire verso una cultura <strong>della</strong><br />
sopravvivenza, con relazioni<br />
basate sullo scontro di tutti verso<br />
tutti anziché sull’incontro. Individualismo,<br />
chiusura, frustrazioni,<br />
paure, illusione di poter decidere<br />
da soli <strong>della</strong> propria vita, ricerca<br />
del rischio tendono ad occupare<br />
il posto lasciato vuoto da Dio,<br />
ma non cancellano il dolore che<br />
si prova quando non ci si sente<br />
adeguati o non si hanno sogni.<br />
In questa atmosfera problemati-
vita più grande”<br />
ca colpisce, nel messaggio che<br />
il papa rivolge ai giovani per<br />
la XXVI Giornata Mondiale<br />
<strong>della</strong> Gioventù (Madrid, Agosto<br />
2011), la sua fi ducia nella bontà<br />
di fondo delle aspirazioni dei<br />
giovani e l’affermazione che “la<br />
gioventù rimane comunque l’età<br />
in cui si è alla ricerca <strong>della</strong> vita<br />
più grande”.<br />
Il papa sottolinea che “è parte<br />
dell’essere giovane desiderare<br />
qualcosa di più <strong>della</strong> quotidianità<br />
regolare di un impiego sicuro e<br />
sentire l’anelito per ciò che è realmente<br />
grande” perché “l’uomo<br />
è veramente creato per ciò che è<br />
grande, per l’infi nito”.<br />
Certe volte ce lo dimentichiamo<br />
e ci limitiamo a desiderare sicurezza<br />
e stabilità per i nostri fi gli,<br />
sogniamo per loro un futuro rassicurante,<br />
prestabilito e asfi ttico<br />
dove non trovano spazio le sfi de<br />
e i rischi <strong>della</strong> grandezza. Cosa<br />
produce il salto da un’esistenza<br />
corretta e magari impegnata<br />
a un’esistenza all’altezza delle<br />
aspirazioni, ricca di senso e<br />
pienamente realizzata? L’innamoramento<br />
che promuove il dono di<br />
sé. Grazie a una scelta che dona<br />
senso e profondità alla vita si<br />
può fare il dono di sé nelle proprie<br />
scelte quotidiane o di vita e vivere<br />
sempre da appassionati. Cosa attiva<br />
la passione? Se qualcuno si<br />
è appassionato a te per quello<br />
che sei veramente e ti ha aiutato<br />
a formulare sogni. Per questo il<br />
papa dice “Radicati e fondati in<br />
Cristo, saldi nella fede”, usando<br />
un’espressione tratta dalla lettera<br />
di San Paolo ai Colossesi. È lui,<br />
il Cristo, che “ci rivela la nostra<br />
identità e, nella sua amicizia, la<br />
vita cresce e si realizza in pienezza”.<br />
È bello imparare da lui<br />
a respirare e aiutare i nostri fi gli<br />
a respirare a pieni polmoni.
Cosa succede quando,<br />
come Benedetto XVI<br />
suggerisce ai giovani,<br />
si piantano le radici<br />
nel terreno del Vangelo, ci si fonda<br />
sulla Parola di Dio, ci si salda<br />
alla fede con fi ducia e coerenza?<br />
O meglio: cosa è successo? Il<br />
miglior modo per rispondere, infatti,<br />
sembra essere il richiamare<br />
alla memoria le esperienze di<br />
quei giovani di trenta, cinquanta<br />
o cento anni fa che, provocati<br />
al cambiamento dall’incontro<br />
con Gesù Cristo, si sono fi dati,<br />
abbracciando prospettive e diffi<br />
coltà. Cosa è successo a quei<br />
giovani divenuti esempi per la<br />
cristianità? E quanto sono stati<br />
distanti da noi, comuni mortali,<br />
che ci sentiamo mezzetacche<br />
<strong>della</strong> fede? Potrebbero essere<br />
davvero mille le vite da raccontare.<br />
Ma, dove prendi prendi,<br />
ti rendi conto di un fatto: non<br />
sono stati diversi da te. Sono<br />
stati disponibili un giorno e<br />
dubbiosi il giorno dopo, capaci<br />
di luminose visioni d’insieme e<br />
subito dopo insuffi cienti persino<br />
nel poco, sospinti a cose grandi<br />
dallo Spirito ma non per questo<br />
risparmiati dalle delusioni <strong>della</strong><br />
vita. E tuttavia si sono fi dati. Si<br />
sono assunti delle responsabilità.<br />
Ognuno secondo il proprio carisma<br />
e per la visione particolare<br />
a cui si sentivano chiamati. E<br />
strada facendo, sono stati invasi<br />
dalla gioia di aver avuto ragione,<br />
di aver dato senso alla propria<br />
e alla altrui esistenza.<br />
“Provando allora un senso di urgenza,<br />
nel bel mezzo <strong>della</strong> guerra<br />
lascia la Svizzera per la Francia;<br />
raggiunge un paese umiliato<br />
dalla sconfi tta, povero e disorganizzato.<br />
Le armi che decide di<br />
impugnare saranno decisamente<br />
quelle del Vangelo. Senza disinteressarsi<br />
dei combattimenti del<br />
mondo, conta sull’infl usso <strong>della</strong><br />
preghiera più che su ogni altra<br />
cosa. Strada facendo, scopre<br />
Taizé. Un piccolo villaggio <strong>della</strong><br />
Borgogna (...) isolato, disabitato,<br />
adatto per un luogo di ritiro. Lì la<br />
vita è dura, la casa individuata è<br />
in condizioni pietose. Ma il luogo<br />
evoca una geografi a mistica” essendo<br />
vicino alla storica abbazia<br />
Fidarsi di Dio<br />
per diventare se stessi.<br />
Giovani, qualcosa di<br />
radicalmente<br />
nuovo<br />
22<br />
di Mirco Mazzoli<br />
di Cluny. E soprattutto è anche il<br />
luogo in cui “l’invito pressante<br />
di un’anziana donna che aveva<br />
condiviso con lui il proprio pasto,<br />
lo trattiene in maniera decisiva.<br />
Partito come Abramo, senza<br />
sapere dove sarebbe andato per<br />
mettere radici al suo progetto,<br />
riconobbe in quell’accoglienza<br />
un segno mandato da Cristo”.<br />
Così scrive Sabine Laplane circa<br />
il primo incontro tra Taizé e il<br />
25enne Roger Shutz, nel 1940,<br />
nel bel libro “Meditiamo con<br />
Frère Roger di Taizé”. Roger è<br />
un ragazzo sensibile. Da adolescente<br />
una tubercolosi polmonare<br />
lo ha costretto a lunghi periodi di<br />
solitudine e di rifl essione e ha rafforzato<br />
il suo amore per la vita,<br />
ereditato soprattutto dalla mamma,<br />
che gli ha trasmesso anche<br />
l’amore per la musica. È la nonna,<br />
però, a lasciargli l’insegnamento<br />
più grande: con spontaneità,<br />
quella donna vive il suo rapporto<br />
con Dio all’insegna <strong>della</strong> riconciliazione,<br />
a partire da sé stessi.<br />
È sulla scorta di questa intuizione<br />
che Roger, diventato pastore<br />
riformato come il padre, decide
di concretizzare la sua vocazione<br />
in qualcosa di radicalmente<br />
nuovo, con la costruzione di “una<br />
comunità monastica operante per<br />
l’unità <strong>della</strong> Chiesa”: e tutto ciò<br />
durante una guerra mondiale e in<br />
un campo, quello ecumenico, che<br />
sembrava scoraggiare ogni tentativo.<br />
In queste circostanze, per di<br />
più, Roger inizia da solo: da solo,<br />
attende che si formi intorno a lui<br />
una comunità.<br />
Roger Shutz, giovane nel 1940,<br />
radicato, fondato e saldo nella<br />
fede.<br />
Si dirà: che c’entra con me,<br />
giovane cristiano del 20<strong>10</strong> perfettamente<br />
nella media? Intanto:<br />
anche Roger era un giovane<br />
cristiano perfettamente nella<br />
media, nel suo 1940. Certo, non<br />
tutti sono diventati “frère Roger”<br />
di Taizé. Però tutti, allora come<br />
oggi, dovrebbero darsi la possibilità<br />
di ascoltare la propria<br />
vocazione in Cristo. Poi: se invece<br />
di guardare alla conclusione<br />
<strong>della</strong> storia, vale a dire a ciò che<br />
ha fatto ed è diventato nel tempo<br />
quel ragazzo, guardiamo solo<br />
a quel ragazzo dell’inizio, salta<br />
agli occhi l’assoluta normalità<br />
<strong>della</strong> situazione, la mancanza di<br />
condizioni privilegiate. Esattamente<br />
quello che ci paralizza<br />
Comunità<br />
di Taizé<br />
- “ma cosa posso fare io, nella<br />
mia piccola normalità?” - è la<br />
condizione che ha permesso ad<br />
altri di costruire una casa ben<br />
fondata e di far crescere un albero<br />
ben radicato. La “realtà”, e non<br />
lo straordinario, è il terreno su<br />
cui poggiano i piedi di questi<br />
uomini e donne che poi, a conti<br />
fatti, ci sembrano “soprannaturali”.<br />
Per fondare una comunità,<br />
Roger inizia da solo: il contrasto<br />
non potrebbe essere più netto,<br />
se il collante non fosse Gesù.<br />
Roger si ripete: “Bisogna fare<br />
qualcosa...”. L’esperienza di Dio<br />
lo responsabilizza, lo chiama ad<br />
agire per primo sulle situazioni<br />
e lo spinge a muoversi per primo<br />
verso i fratelli <strong>della</strong> comunità<br />
che via via si uniscono a lui,<br />
verso i poveri vicini e lontani,<br />
verso i giovani, che accorreranno<br />
a migliaia là dove lui aveva<br />
iniziato in una ‘normale’ solitudine.<br />
“Per il cristiano - scrive<br />
frère Roger nel 1983 nel libro ‘I<br />
tuoi deserti fi oriranno’ - tutto<br />
comincia sempre. Egli si pone<br />
alla genesi delle situazioni, è<br />
uomo o donna delle aurore, delle<br />
perpetue scoperte. Attende contro<br />
ogni attesa”. “Perchè tardare? Il<br />
Cristo – commenta Laplane - ci<br />
ripete ‘Seguimi’. Perchè aspettare<br />
sempre che gli altri facciano il<br />
primo passo? C’è urgenza. Fin da<br />
giovanissimo, frère Roger l’aveva<br />
capito; fu l’impegno di tutta una<br />
vita: ‘Comincia tu stesso’”.<br />
Comincia tu stesso. È una proposta<br />
talmente provocatoria da<br />
interessare lo spirito dei giovani.<br />
Se ha un senso raccontare una<br />
vita tra quelle di mille giovani<br />
di ieri diventati grandi sulla Parola<br />
di Gesù, scegliere quella di<br />
Roger Shutz ha questa ragione<br />
ulteriore: la sua appassionata<br />
ricerca <strong>della</strong> riconciliazione, in<br />
semplicità e accoglienza autentica,<br />
è stata capace di parlare ad<br />
altre migliaia di giovani nelle<br />
generazioni seguenti, fino ad<br />
oggi, credenti e non credenti:<br />
“Settant’anni fa – ha ricordato<br />
il Card. Tarcisio Bertone nel<br />
messaggio per i cinque anni <strong>della</strong><br />
morte di frère Roger, il 9 luglio<br />
scorso - egli diede inizio a una<br />
comunità che continua a veder<br />
venire a sé migliaia di giovani<br />
provenienti dal mondo intero,<br />
alla ricerca di dare un senso alla<br />
propria vita, accogliendoli nella<br />
preghiera e permettendo loro di<br />
fare esperienza di una relazione<br />
personale con Dio”.<br />
23
di Nucci Scipilliti, Laura Siccardi<br />
Chi vive nella tua città?<br />
24<br />
Una pillola di saggezza...<br />
a cura di Enrico Quaglia<br />
NON TEMERE<br />
DI ESSERE LENTO. TO.<br />
TEMI SOLO<br />
DI FERMARTI.<br />
(proverbio cinese)<br />
Due minuti per pensare<br />
Un vecchio sedeva alle porte<br />
<strong>della</strong> città, quando uno<br />
straniero con un aspetto<br />
corrucciato e il viso arcigno<br />
lo avvicinò. “Dimmi,<br />
vecchio, che genere di<br />
gente vive in questa città?”,<br />
chiese lo straniero. “Che genere<br />
di gente viveva nella città che<br />
hai lasciato?”, rispose il vecchio<br />
con un sorriso. “Oh, era gente<br />
meschina, sempre pronta a criticare,<br />
cattiva e rabbiosa. Non<br />
vedevo l’ora di andarmene!”,<br />
disse lo straniero. “Questo è esattamente il tipo di persone<br />
che troverai in questa città. Tu non potresti essere molto felice qui. Mi dicono che la città vicina è<br />
un po’ meglio.” Lo scontroso straniero se ne andò.<br />
Circa un’ora dopo un altro uomo si diresse verso il vecchio con un gran sorriso sul viso. “Buon<br />
giorno, signore! Mi perdoni, potrebbe dirmi che genere di persone vive in questa città?” “Che genere<br />
di persone viveva nell’ultima città in cui hai vissuto?”, chiese il vecchio. “Oh, erano meravigliose,<br />
gentili, generose, serie. Mi è spiaciuto tantissimo dover partire.”, rispose il giovane con calore. Il<br />
vecchio gli rispose: “Tu troverai lo stesso tipo di persone in questa città... benvenuto! Spero che tu<br />
possa rimanere a lungo fra noi!”<br />
Che genere di gente vive nella tua città?<br />
ah!<br />
ah!<br />
ah...<br />
ah...<br />
ah!<br />
... e un sorso di buon umore<br />
IL CAMERIERE AL LUPO:<br />
- Frutta o formaggio?<br />
- Formaggio.<br />
- Parmigiano o bel paese?<br />
- No, è meglio il pecorino!
leggere fa bene!<br />
CHIAMATI ALLA VITA - Imparare ad ascoltare la voce del Padre<br />
di Jacques Philippe, Ed. San Paolo<br />
di Ilaria Giusto<br />
Cercare dentro noi stessi la<br />
felicità che tanto inseguiamo<br />
al di fuori di noi, in un percorso<br />
che mai può dirsi fi nito e che<br />
ogni giorno riprende sempre<br />
nuovo ed avvincente. Ecco le<br />
linee conduttrici di questo libro<br />
in cui l’Autore, presbitero e<br />
teologo francese, si propone<br />
di “guidare” il lettore all’ascolto<br />
<strong>della</strong> Parola del Padre che sempre<br />
parla al nostro cuore. Per<br />
arrivare, infatti, ad ascoltare il<br />
grande annuncio di felicità che<br />
il Padre ha preparato per noi<br />
occorre una sorta di “allenamento”<br />
che porti la persona ad<br />
una nuova consapevolezza del<br />
mondo interiore che la abita e<br />
la fa vivere. Il cuore dell’uomo<br />
racchiude un grande desiderio<br />
di felicità e Dio Padre vuole<br />
rispondere a questo desiderio<br />
che Egli stesso ha instillato<br />
nell’uomo. Ed ecco in poche<br />
righe racchiuso il senso di<br />
tutta una vita… Essere amati<br />
per primi ed amare Dio e chi ci<br />
vive vicino perché ogni istante<br />
acquisti un valore aggiunto:<br />
il grande valore <strong>della</strong> felicità<br />
vera e piena di chi si sa amato<br />
e pensato “fin dal principio”.<br />
L’invito rivolto a chi legge è di<br />
STARE IN GUARDIA<br />
vi è stato detto: ma io vi dico:<br />
“Chissenefrega<br />
(dei poveri, del traffi co,<br />
dell’inquinamento...)”<br />
inoltrarsi in questo testo abbandonandosi<br />
con fi ducia, pronto<br />
a stupirsi <strong>della</strong> bellezza <strong>della</strong><br />
propria esistenza!<br />
“Non fate nulla per spirito<br />
di rivalità o per vanagloria,<br />
ma ciascuno di voi,<br />
con tutta umiltà,<br />
consideri gli altri superiori<br />
a se stesso, senza cercare<br />
il proprio interesse,<br />
ma anche quello degli altri.”<br />
(Filippesi, 2,3)<br />
25
Con l’ultima domenica di settembre - come preventivato<br />
- si sono conclusi, con rammarico di<br />
molti, gli incontri informali “sotto gli alberi”. Un<br />
tentativo che il nostro Rettore diceva “informale e<br />
per niente originale... Non faceva così anche Gesù<br />
con la gente del suo tempo? Non era buona ogni<br />
occasione - sui prati, dalla barca, a cena in casa di<br />
amici, camminando per la strada... - per parlare con<br />
Gesù di cose determinanti per la vita?”. Sì, questa è<br />
la disarmante opinione del Rettore del <strong>Santuario</strong> che<br />
ha guidato, ogni domenica, questi incontri estivi.<br />
E tuttavia per i numerosi partecipanti è sembrata<br />
sempre una piacevole e interessante “novità”! “A<br />
quando i prossimi?” Se Dio vorrà, senz’altro nella<br />
prossima estate. E ora? La fame, evidentemente,<br />
cresce mangiando... È da notare che questo strano<br />
26<br />
cronache<br />
Quelle soste pomeridiane “sotto gli alberi <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>”...<br />
“ristorante di cose serie” che si apriva ogni domenica<br />
trovava gente che arrivava - alcuni fedelissimi,<br />
proprio ogni domenica, altri saltuariamente - anche<br />
da molto lontano. Certo, la cosa stupisce: in un<br />
tempo di apparente suffi cienza e di inappetenza -<br />
sembrerebbe - alle cose di Dio, trovare tanta fame.<br />
E allora? Il Rettore dice che già così il risultato<br />
dell’iniziativa è raggiunto: far capire che andare<br />
alla radice di “certe cose” non è per niente tempo<br />
perso e che tornare a cercare insieme risposte “ragionevoli”<br />
e “una fede amica dell’intelligenza”,<br />
come la chiama il Papa Benedetto XVI, è sempre<br />
più doveroso e urgente. Urgente chiederlo, da parte<br />
dei cristiani alle loro comunità di fede e doveroso<br />
offrirlo da parte delle stesse a quanti hanno fame.<br />
Moto e biciclette alla <strong>Guardia</strong><br />
Nella seconda domenica di settembre è ormai<br />
una consuetudine che centinaia di “centau-<br />
nità alla manifestazione, arriva anche il momento di<br />
offrire il ricavato in solidarietà (quest’anno 1500<br />
ri” si ritrovino al <strong>Santuario</strong>, dopo una rombante euro). Nella semplicità di uno schema ricorrente<br />
attraversata <strong>della</strong> città e un’ordinata salita al monte e collaudato, tanta serenità e tanta gioia per tutti.<br />
<strong>della</strong> Madonna. Si era cominciato un po’ di anni fa Una gran bella cosa, che porta in sé i motivi <strong>della</strong><br />
con quattro gatti. Quest’anno, i... gatti erano oltre sua crescita.<br />
quattrocento! Una bellissima giornata (in passato La stessa sembra un richiamo e incoraggiamento a<br />
sono arrivati, sempre a centinaia, inzuppati, sotto un’altra manifestazione - quella del primo sabato<br />
l’acqua) che ha facilitato l’incontro. Partenza dal di <strong>ottobre</strong> - aperta a tutti gli amici <strong>della</strong> bicicletta:<br />
centro città in piazza De Ferrari, arrivo e sistema- il Ciclopellegrinaggio! È iniziativa più giovane e<br />
zione al <strong>Santuario</strong> per la Messa delle 11, offerta non paragonabile a quella delle moto - là, a spingere<br />
alla Madonna del Casco fi rmato dagli oltre 400 in salita, è la miscela nel motore... in questo caso, è<br />
partecipanti durante la Messa. Incontro fi nale con solo la forza dell’animo e dei muscoli dei partecipan-<br />
la benedizione delle moto e dei caschi (il rettore ti - e tuttavia similare nelle motivazioni di partenza.<br />
ci tiene sempre a precisare che, prima dei caschi, La vita all’aria aperta, il contatto libero con l’aria<br />
è “quanto sta sotto” che dev’essere benedetto... e la natura, qualche sacrifi cio e qualche rischio...<br />
una battuta che trova consenzienti le centinaia di sono tutti richiami a una ricerca di essenzialità,<br />
amici!). Con i dovuti ringraziamenti da parte del sudata e guadagnata. Non è poco. È suffi ciente per<br />
Presidente del Motoclub organizzatore, Maurizio “bene-dire” e incoraggiare. La storia <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> è<br />
Parodi, agli ospitanti del <strong>Santuario</strong>, alle forze fondata su questi valori. Gente che, faticando, crede<br />
dell’ordine che accompagnano e garantiscono sere- a questi valori, è di casa alla <strong>Guardia</strong>.
Ventanni dell’Osservatorio<br />
Sabato 25 settembre un bel gruppo del Serra<br />
Club Valpolcevera 484, convocato dall’instancabile<br />
presidente Ing. Attilio Parodi, ha<br />
voluto ricordare con una S. Messa all’aperto,<br />
celebrata da Don Antonio Pietroni, vicario<br />
foraneo e assistente del loro Club, il ventennio<br />
dell’erezione dell’Osservatorio sull’orizzonte in<br />
fondo al grande piazzale del <strong>Santuario</strong>. Era stata<br />
una bella idea, da loro promossa, attuata e benedetta<br />
il 29 agosto 1990, dal Cardinale Giovanni<br />
Canestri. La spianata del <strong>Santuario</strong> si sporge<br />
come una grande prua di nave che punta al largo e<br />
aiuta a guardare lontano. L’oscura cima del monte<br />
Figogna, già dal lontano 1490, anno dell’apparizione<br />
<strong>della</strong> Vergine, si ergeva “centrale” come<br />
punto di vedetta (per questo “<strong>Guardia</strong>”) verso il<br />
Mediterraneo, in quel tempo davvero “centrale”,<br />
come la stessa città di Genova, per il mondo<br />
conosciuto di allora. Un sito che rappresentava<br />
una... vera vocazione: essere un punto di profezia,<br />
cronache<br />
Quando partono certi amici...<br />
Per noi è un brutto giorno – per loro<br />
no, perché è il “loro giorno” – quando<br />
certi amici ci lasciano per il cielo.<br />
Quali? Quanti hanno dato una mano alla<br />
Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> a “costruire” nel<br />
loro ambiente di vita un po’ <strong>della</strong> sua<br />
storia... Ci riferiamo a quelli che sono<br />
stati chiamati “collettori” o “collettrici”<br />
<strong>della</strong> nostra Rivista/Bollettino o che,<br />
comunque, sono stati animatori <strong>della</strong><br />
devozione alla cara Madonna dei loro<br />
vecchi. Spesso si sono passati da Padre/<br />
Madre in fi glio e nipote il compito, la<br />
fede e la passione di questo ideale. E<br />
ora? Chi farà al loro posto? Noi li ricordiamo<br />
nella Messa al <strong>Santuario</strong> e, come<br />
in questo caso, li ricordiamo agli amici<br />
da queste pagine, ma speriamo che, dal<br />
un punto di chiamata dei popoli alla costruzione<br />
delle civiltà sul Vangelo. Il Serra Club – aggregazione<br />
di animazione vocazionale – ha pensato<br />
bene e si è lasciato portare a “guardare lontano”,<br />
come Maria e tutti gli uomini e donne di fede che<br />
l’avrebbero seguita. Una sosta laggiù, sarà sempre<br />
ancora un invito alla dilatazione degli orizzonti<br />
dello spirito. Grazie, amici del Serra!<br />
cielo, tramino con Maria per trovarsi<br />
i collaboratori giusti per continuare il<br />
compito. Così, in questo mese, vogliamo<br />
ricordare Giacomo Oliveri di Campoligure:<br />
84 anni, stimato da tutti, aveva<br />
ricevuto l’incarico di “collettore” dalla<br />
mamma Antonietta che, a sua volta, era<br />
subentrata alla nonna Caterina. E inoltre<br />
Paolina Dell’Acqua di Casorezzo<br />
(MI), di anni 91. Aveva svolto il compito<br />
insieme al marito Castiglioni Pierino<br />
che svolgeva il suo mandato, anche se<br />
anziano, con grande precisione e passione.<br />
La storia delle “fortune” <strong>della</strong><br />
<strong>Guardia</strong> è legata al discreto e prezioso<br />
lavoro collaborativo di gente di questo<br />
tipo. Hanno lasciato per noi un grande<br />
vuoto. Chi ne prenderà il posto?<br />
27
I comandamenti<br />
<strong>della</strong> famiglia<br />
di Marcello Monticone<br />
Non desiderare la donna d’altri. È<br />
inutile girarci troppo intorno, non<br />
si parla <strong>della</strong> gelosia o del desiderio<br />
di “tradimento” nei confronti del coniuge.<br />
Si tratta di fedeltà alla promessa<br />
matrimoniale fatta davanti al testimone<br />
e primo fra gli invitati: Dio. Forse sbaglieremo<br />
ma causa di separazioni, spesso<br />
burrascose, è la leggerezza con cui si affrontano<br />
le infatuazioni extra-matrimoniali, le scappatelle<br />
(se ha un senso questo termine) e il sottovalutare<br />
le cause che portano lui/lei al tradimento. G.M. e<br />
R.F. hanno affrontato questo. Non importa chi ha<br />
28<br />
momenti di vita<br />
Queste due foto per ricordare le Clarisse Cappuccine del Monastero di Clausura<br />
di Via Domenico Chiodo, a Genova. A queste sorelle contemplative, che durante<br />
la novena per la festa <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> salgono ogni giorno all’edicola dedicata<br />
alla Vergine <strong>Guardia</strong>na nel loro Monastero (vedi foto), accompagnandoci<br />
con la loro preziosa preghiera, il saluto e il ringraziamento del <strong>Santuario</strong>,<br />
nel comune affi damento alla Madre di Gesù.<br />
Ci scrive un vecchio e caro abbonato, devoto da sempre <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
e ci manda questa foto con preghiera di pubblicarla. “Sono forse l’ultimo rimasto<br />
di quella gloriosa “Banda musicale” di Genova San Quirico che, tra gli altri servizi,<br />
saliva ogni anno ad accompagnare il pellegrinaggio di fi ne giugno <strong>della</strong> Parrocchia di Livellato.<br />
Anche quest’anno, salendo al santuario, ho incontrato quella parrocchia e molti ricordi<br />
mi sono tornati alla mente... Ho trovato questa foto di allora (dal 1931 al 1939)<br />
e ve la mando con tanta nostalgia”. Il caro amico chiede scusa<br />
<strong>della</strong> sgrammaticatura dello scritto e chiede di essere fi rmato<br />
solo M.P. Speriamo che altri amici, rivedendo il tutto,<br />
riescano a decifrare l’indovinello.<br />
cominciato e non importa se lui o<br />
lei. L’importante è che il tradimento si<br />
è insinuato come un soffi o d’aria in una<br />
fessura. Uno spiffero fastidioso che poi<br />
si è trasformato in una corrente terribile.<br />
Ora l’apparenza fa sì che sembrino tornati<br />
una coppia “normale” meno felice ma più<br />
stabile. Non sappiamo bene i motivi che<br />
li hanno portati a tornare insieme, sappiamo che<br />
dietro la loro storia coniugale c’è il tradimento<br />
(anche sessuale ma questo sarebbe gossip inutile<br />
da affrontare in questa sede) di quello che era alla<br />
base del loro rapporto: l’Amore.
Vittorio Centeleghe e Franca Armano<br />
hanno festeggiato al <strong>Santuario</strong> le loro Nozze di Diamante<br />
(30 agosto 1950-20<strong>10</strong>).<br />
Enrico (Richin) Rossi e Angiolina (Titta) Ferrera di Genova-Rivarolo<br />
il 9/<strong>10</strong>/2009 hanno festeggiato il loro 60° anno di matrimonio.<br />
Notizie<br />
in<br />
poche<br />
righe<br />
momenti di vita<br />
■ Giovedì 2 settembre - I coniugi Guarnieri Archimede<br />
e Pastorino Anna sono al santuario per<br />
ringraziare la madonna per il loro 54° anniversario<br />
di matrimonio.<br />
■ Sabato 4 settembre - Pellegrinaggio mensile<br />
<strong>della</strong> Diocesi di Genova con l’Arcivescovo; Gruppo<br />
OFTAL di Genova con 70 persone che permangono<br />
al santuario fi no al giorno 8; Parrocchia S.<br />
Vincenzo e Anastasio (GE) con 50 persone.<br />
■ Domenica 5 settembre - Parrocchia di S.<br />
Venanzio di Spoleto con 18 persone che restano<br />
al santuario anche il giorno successivo; I coniugi<br />
Liunin Pasquale e Solari Anna di Camogli vongono<br />
per ringraziare la Madonna per il loro 50°<br />
anniversario di matrimonio.<br />
■ Lunedì 6 settembre - Due pullman di pellegrini da<br />
Casteggio (PV); Gruppo di Rivanazzano (PV) con 50<br />
persone accompagnate da don Lino Zucchi.<br />
■ Martedì 7 settembre - Un gruppo dell’Agenzia<br />
Genova 19 giugno 1960-20<strong>10</strong>.<br />
Giuseppe Bozzini e Bruna Lavezzoli hanno festeggiato<br />
al <strong>Santuario</strong> il loro 50° anniversario di matrimonio,<br />
ringraziando la Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>.<br />
Mimmostile di Napoli con 50 persone dirette a<br />
Lourdes.<br />
■ Giovedì 9 settembre - Gruppo di Canelli (AT)<br />
con 70 persone.<br />
■ Venerdì <strong>10</strong> settembre - Parrocchia San Venanzio<br />
di Spoleto.<br />
■ Sabato 11 settembre - Ragazzi del catechismo<br />
di Borzoli (Genova); Gruppo casa di Nazaret<br />
con 50 persone; Parrocchia San Eusebio di<br />
Mozzano (Biella) con 30 persone e don Luigi<br />
Rondolini; I coniugi Carlo e Melania ricordano<br />
il loro 50° anniversario di matrimonio; Gruppo<br />
AVO San Egidio di Rivarolo (GE) con 20 persone;<br />
Gruppo giovani <strong>della</strong> parrocchia San Giovanni<br />
Battista di Carrara con don Augusto.<br />
■ Domenica 12 settembre - Raduno pellegrinaggio<br />
dei “motociclisti” con benedizione dei<br />
caschi; Alla Santa Messa delle ore 11 Coro<br />
Polifonico di S. Antonio da Padova; Alle 17<br />
29
Antonio Bozzo 94 anni<br />
Bogliasco (GE)<br />
Alfredo Marchelli 72 anni<br />
Trisobbio (AL)<br />
Notizie<br />
in<br />
poche<br />
righe<br />
30<br />
il ricordo e la preghiera<br />
Luisa Crovetto 87 anni<br />
Bogliasco (GE)<br />
Mario Pedemonte 73 anni<br />
Genova-Molassana<br />
Caterina Firpo 96 anni<br />
Genova<br />
Mario Seggi 84 anni<br />
Manesseno-S. Olcese (GE)<br />
Santa Messa per i Bambini nati nell’anno; Inizio<br />
dei Tre giorni di Esercizi Spirituali per l’Età <strong>della</strong><br />
Sapienza (Terza Età); due pullman di pellegrini<br />
<strong>della</strong> parrocchia San Pietro in Vincoli di Alba (CN)<br />
con don Giuseppe.<br />
■ Lunedì 13 settembre - Parrocchia di Santhià<br />
con 40 persone; Gruppo di ragazzi dell’Opus Dei<br />
di Genova, restano al santuario per due giorni.<br />
■ Giovedì 16 settembre - Pellegrinaggio <strong>della</strong><br />
Diocesi di Genova <strong>della</strong> Terza Età col Cardinale<br />
Arcivescovo<br />
■ Venerdì 17 settembre - Parrocchia Mater Ecclesiae<br />
di Genova con 60 persone accompagnate<br />
da don Danilo.<br />
■ Sabato 18 settembre - Un pullman con 55 pellegrini<br />
da Gussago (Brescia) con don Giacomo Benzotti;<br />
I coniugi Pino ed Edda ricordano il loro 40°<br />
anniversario di matrimonio; incontro di don Marco<br />
in Cappella con due sposi e amici <strong>della</strong> Francia:<br />
sig. Baevet Germani e Zappaterra Eliana.<br />
■ Domenica 19 settembre - Giornata dell’Amicizia<br />
(150 partecipanti) accompagnati da Padre<br />
Gilardi con bambini e ragazzi disabili presieduta<br />
dal Cardinale di Genova; Giornata di Convivenza<br />
dei Cursillos di Genova con circa 200 partecipanti;<br />
parrocchia di Borzoli (Genova) con due “Cristi<br />
Processionali”; Vicariato di Genova-Bolzaneto; I<br />
coniugi Giannotti Nicola e Maria ricordano il loro<br />
50° anniversario di matrimonio; I coniugi Sarubbo<br />
Fortunato e Albertina Maria ricordano il 25° di<br />
matrimonio; Parrocchia di Sale (AL).<br />
■ Venerdì 24 settembre - Parrocchia San Giorgio<br />
martire di Bernate Ticino (MI) con 60 persone.<br />
Giovanni Battista Bignone 69 anni<br />
Genova-Prà<br />
Rita Biglieri 77 anni<br />
Vignole Borbera (AL)<br />
Francesco Bozzo 59 anni<br />
Genova-Prà<br />
Claudio Remersaro 31 anni<br />
Vignole Borbera (AL)<br />
■ Sabato 25 settembre - Parrocchia Gesù Adolescente<br />
(GE) con 70 persone accompagnate da P.<br />
Enrico Gandini; parrocchia San Martino di Parma<br />
con 50 persone e don Marino Vincenzi; Gruppo Volontari<br />
<strong>della</strong> Sofferenza di Vercelli con 30 persone<br />
e don Gino; Gruppo del Forum Famiglie di Genova<br />
con 30 persone che si fermano al <strong>Santuario</strong> anche<br />
il giorno seguente; Suore Antoniane di Pisa (30<br />
Suore e Laici); M.C.L. Movimento Cristiano Lavoratori<br />
di Genova; Gruppo del Serra Club Valpolcevera<br />
per ricordare il 20° anniversario dell’inaugurazione<br />
dell’Osservatorio posto sul piazzale del <strong>Santuario</strong><br />
dove il loro Cappellano don Pietrosi ha celebrato la<br />
Santa Messa; Parrocchia Santa Maria Assunta di<br />
Rivarolo (GE) con 200 pellegrini e recita del Santo<br />
Rosario dalla Cappella dell’Apparizione.<br />
■ Domenica 26 settembre - Gruppo <strong>della</strong> Cantoria<br />
di Introd <strong>della</strong> valle D’Aosta; La Corale di Torre<br />
Lucca accompagna con i canti la Santa Messa delle<br />
ore 12 (un pullman di pellegrini); In Cappella la<br />
Santa Messa del Forum Famiglie; Parrocchia San<br />
Gottardo di Genova con 80 pellegrini; parrocchia<br />
S.Martino d’Albaro con 150 persone; Movimento<br />
Liturgico Giovanile - Gruppo Famiglie di Genova<br />
con don Andrea Migliorini; Corale Polifonica di<br />
Busalla alla Santa Messa delle ore 17; Gruppo<br />
delle Famiglie Curatolo e Buccellato di 30 persone;<br />
Gruppo di Trasta (GE) con Maria Rosa Zerbo e 20<br />
persone; Gruppo Scout Ge16 di Genova Carignano;<br />
Tre pullman di pellegrini dalla Brianza.<br />
■ Mercoledì 29 settembre - Parrocchia di Fado<br />
e Mele (GE) con 40 persone accompagnate da<br />
don Casazza e P. Giustino.
Amministrazione<br />
Via Serra, 6 A<br />
16122 Genova - Tel. 0<strong>10</strong>.56<strong>10</strong>33<br />
e-mail: amministr.guardia@libero.it<br />
Con approvazione ecclesiastica<br />
informazioni utili<br />
Abbonamenti a “la<strong>Guardia</strong>” 20<strong>10</strong><br />
Italia: Ordinario € 15,00 Sostenitore € 30,00<br />
Estero: Ordinario € 26,00 Sostenitore € 37,00<br />
$ 30 $ 50<br />
Gli abbonamenti a “la<strong>Guardia</strong>”, si possono fare,<br />
oltre che al <strong>Santuario</strong>, anche presso:<br />
- Uffi cio Amm.vo, Via Serra 6/A (solo mattino)<br />
tel. 0<strong>10</strong> 56<strong>10</strong>33 e-mail: amministr.guardia@libero.it;<br />
- Uffi cio Pastorale <strong>della</strong> Curia, P.zza Matteotti 4;<br />
- Libreria San Paolo, P.zza Matteotti 31/R;<br />
- Libreria L.D.C., Via Rolando 63/R.<br />
Conto Corrente Postale n. 387167<br />
IBAN: IT30 I 07601 01400 000000387167<br />
intestato a: <strong>Santuario</strong> di N.S. <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
via Serra, 6 A - 16122 Genova<br />
Orari<br />
Il <strong>Santuario</strong> è aperto tutti i giorni dalle ore 7,30 alle 12 e dalle<br />
14 alle 19,00. Nei giorni festivi dalle ore 7 alle 19,00 ininterrottamente<br />
(nell’ora solare la chiusura è alle 18,30).<br />
Sante Messe<br />
Ora Solare festivi: ore 8 - <strong>10</strong> - 11 - 12 - 16.<br />
Celebrazione penitenziale ore 9,15.<br />
feriali: ore 9,30 - 16.<br />
sabato: ore 9,30 - 11<br />
festivi <strong>della</strong> vigilia: ore 16.<br />
Ora Legale festivi: ore 8 - <strong>10</strong> - 11 - 12 - 17 - 18.<br />
Celebrazione penitenziale ore 9,15.<br />
feriali: ore 9,30 - 11 - 17.<br />
festivi <strong>della</strong> vigilia: ore 17.<br />
Rosario<br />
domenica e festivi ore <strong>10</strong> e ore 16 alla Cappella dell’Apparizione.<br />
Tutti i giorni feriali in Basilica ore 17,00 (ora<br />
solare) ore 18,00 (ora legale).<br />
Indirizzo <strong>Santuario</strong> N.S. <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
piazza <strong>Santuario</strong>, 4 - 16014 Ceranesi (GE)<br />
L’uffi cio abbonamenti, offerte<br />
e Sante Messe del <strong>Santuario</strong> è<br />
aperto dalle ore 8,30 alle 12,00 e<br />
dalle ore 14,00 alle 17,00.<br />
Foto defunti:<br />
formato tessera € 25,00.<br />
Foto dei Gruppi:<br />
formato grande € 50,00.<br />
Foto dei Bambini: pubblicazione <strong>della</strong><br />
foto gratuita per i bambini nuovi abbonati.<br />
C/C Bancario n. 59722/80 Banca Carige - Sede<br />
di Genova - IBAN: IT79 Q 06175 01400 000005972280<br />
intestato a: Amministrazione <strong>Santuario</strong> di N.S. <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
via Serra, 6 A - 16122 Genova<br />
Telefoni<br />
Prefi sso da tutta Italia Genova compresa: 0<strong>10</strong>;<br />
prefi sso internazionale dall’estero: +39 0<strong>10</strong>.<br />
Segreteria 0<strong>10</strong> 72351<br />
Centralino 0<strong>10</strong> 72358<strong>10</strong><br />
Fax segr. 0<strong>10</strong> 7235805<br />
Suore 0<strong>10</strong> 7235813<br />
Rettore 0<strong>10</strong> 7235811 (solo ore pasti)<br />
Vice Rettore 0<strong>10</strong> 7235809<br />
E-mail <strong>Santuario</strong>: segreteria@santuarioguardia.it<br />
E-mail Rettore: rettore@santuarioguardia.it<br />
sito internet: www.santuarioguardia.it<br />
Per soggiornare al <strong>Santuario</strong><br />
Il <strong>Santuario</strong> è attrezzato per accogliere persone<br />
singole, famiglie e gruppi anche numerosi. La<br />
gestione dell’accoglienza è stata da tempo affi -<br />
data a Cooperative di servizi e a trattorie private.<br />
Le condizioni e le prenotazioni si possono trovare<br />
al numero <strong>della</strong> segreteria del <strong>Santuario</strong>.<br />
Per arrivare al <strong>Santuario</strong> con il servizio A.T.P.<br />
BOLZANETO FF.SS. - SANTUARIO (dal 19 settembre 20<strong>10</strong> al 19 giugno 2011)<br />
FESTIVI da Bolzaneto: 08.50 - <strong>10</strong>.40 - 13.20 - 16.20<br />
dal <strong>Santuario</strong>: 09.50 - 12.00 - 14.40 - 17.15<br />
FERIALI da Bolzaneto: 08.35 - 15.05 dal <strong>Santuario</strong>: 11.15 - 17.00<br />
STAZIONE FERROVIARIA BRIGNOLE - SANTUARIO - AUTOLINEA GRAN TURISMO<br />
(dal 19 settembre 20<strong>10</strong> al 19 giugno 2011 - ad esclusione del 1° maggio)<br />
FESTIVI dalla Stazione FF.SS. Brignole (Piazza Verdi): 08.30 - 16.00<br />
dal <strong>Santuario</strong>: 14.40<br />
FERIALI dalla Stazione FF.SS. Brignole (Piazza Verdi): 08.<strong>10</strong> - 14.45 dal <strong>Santuario</strong>: 11.15 - 17.00<br />
Fermate intermedie: Piazza De Ferrari, Stazione FS Principe, Via Milano, Piazza Montano, Piazza Pallavicini, Via Pastorino.<br />
Per informazioni: Tel. 0<strong>10</strong> 546744<strong>10</strong> oppure www.atp-spa.it<br />
Redazione<br />
Via Serra, 6 A - 16122 Genova<br />
Anna Gatti, Ilaria Giusto,<br />
Gianfranco Parodi,<br />
Marcello Monticone, Marina Parodi,<br />
Enrico Quaglia, Nucci Scipilliti,<br />
Alma Severino, Laura Siccardi,<br />
Ivana Zanobelli.<br />
Direttore Responsabile<br />
Fernando Primerano<br />
Responsabile di redazione<br />
Mirco Mazzoli<br />
Fotografi e<br />
Michele Ferraris,<br />
archivio fotografi co<br />
31<br />
I dati personali di ogni singolo abbonato vengono usati esclusivamente per la gestione degli abbonamenti in conformità alla vigente legge sulla privacy (n. 675 del 31-12-96)<br />
La testata “La Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>” fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
Ora e in quell’ora fatidica, la “nostra<br />
ora”, come ora è la nostra vita a<br />
rischio di fallimento. In questo gioco di<br />
parole – “ora” e “allora” – che nella lingua<br />
italiana sembrano quasi imbrogliarsi<br />
a vicenda, c’è invece un richiamo alla<br />
preziosità e al rischio per tutta la nostra<br />
vita. È tutta bisognosa dell’attenzione<br />
protettrice di Maria, la “sempre presente”<br />
nella vita dei suoi: Giuseppe, Gesù, i<br />
discepoli del fi glio. “... e c’era la Madre di<br />
Gesù” è la brevissima e preziosissima<br />
annotazione che fa di questa donna<br />
silenziosa, una discretissima presenza<br />
orante e protettiva. “Non ho da dirti<br />
niente – diceva il poeta Claudel alla<br />
“Vierge a midi” – solo guardarti, sapere<br />
che io sono tuo fi glio e che tu ci sei”.<br />
La mia nipotina, imparando a pregare<br />
l’Ave Maria con la mamma, arrivata alla<br />
richiesta d’aiuto “nell’ora <strong>della</strong> nostra<br />
morte”, si interrompe e dice: “No, no,<br />
no, questa no!” L’istinto del bimbo che<br />
non solo non trova congeniale alla vita<br />
“quell’ora” ma la rifi uta come si rifi uta<br />
il buio del mistero senza luce. E ha<br />
ragione, come non comprendere il<br />
rifi uto del buio da parte di una bimba di<br />
tre anni? Crescerà la bimba, nell’età e<br />
nella fede e non avrà più paura perché<br />
con quella “presenza” anche la morte<br />
non sarà più solo buio e mistero fi tto.<br />
Tornerà, come gli antichi monaci, a vivere<br />
sapientemente col pensiero <strong>della</strong><br />
morte come naturale tappa <strong>della</strong> vita:<br />
solo un salto – non più nel buio – prima<br />
di essere presa in braccio da Lei ed<br />
essere portata fi nalmente a casa.<br />
“Nunc et in hora mortis nostrae”<br />
(particolare dell’affresco <strong>della</strong> navata centrale di A.G. Santagata).<br />
la<strong>Guardia</strong> uardia<br />
Mensile del <strong>Santuario</strong> di Nostra Signora <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Genova<br />
16122 GENOVA - TARIFFA ASSOCIAZIONI SENZA FINI DI LUCRO:<br />
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE<br />
D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB GENOVA<br />
MENSILE - N. <strong>10</strong> - OTTOBRE 20<strong>10</strong>