Documenti & Itinerari per Genti in Evoluzione - Progetto 360

Documenti & Itinerari
per Genti in Evoluzione
UNO
DuemilaCinque

Coordinatori
e Sedi
Trieste / Gorizia
Valnea Baso
Tel. 335.774.43.64
Pordenone
Roberto Rosolen
Tel. 0438.940.090
Annalisa Da Ros
Tel. 0438.561.417
Udine
Rosa Sacchetti
Tel. 0432.299.135
Valerio Fabbro
Tel. 0432.900.131
Michele Valerio
Tel. 335.777.31.07
Treviso
Bruno Durante
Tel. 329.057.32.32
Francesca Zedde
Tel. 347.462.14.56
Vicenza
Angela Corrà
Tel. 0424.727.67
Milano
Massimo Campioli
Tel. 335.827.02.42
Anna Paola Ghibaudo
Tel. 335.646.51.36
Fabiana Cavallotti
Tel. 339.845.81.47
Antonio Baratti
Tel. 335.837.49.96
Ancona
Maria Lampa
Tel. 335.837.42.12
Serenella Marzioni
Tel. 335.126.40.12
Pesaro
Anna Mainieri
Tel. 0721.413.996
Rosaria Roberti
Tel. 329.614.54.05
Eboli
Maria Arguto
Tel. 339.542.11.08
Patrizia Papace
Tel. 348.495.94.20
Luigi Volpicelli
Tel. 349.816.58.97
Moira Arguto
Tel. 328.671.65.36
Franca Gentile
Tel. 347.674.97.03
Coordinatori
e Sedi
La Mappa di Tre&Sessanta
Mason
Vicentino
(Vicenza)
0424.708.739
Pradamano
(Udine)
0432.671.749
Cingoli
(Macerata)
0733.604.128
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Editoriale
Eccoci qui, ancora, come sempre! Un nuovo
anno inizia e con esso un altro triennio associativo!
Volti antichi e volti più nuovi a darsi il
cambio nella conduzione di questa creatura
di tutti noi che è Progetto Tre&Sessanta.
Con gli occhi volti al futuro, traendo forza
ed ispirazione dalla nostra tradizione, dalla
nostra storia. Storia fatta del respiro, del cuore
di ciascuno. Guardiamo con fiducia a tutto
quello che accade intorno a noi, dentro le
nostre vite, nelle nostre anime.
Lo sguardo e il pensiero volano agli obiettivi,
alle speranze. Alla gioia dei semi che danno i
loro frutti, al dolore per accadimenti che non
possiamo capire e che ci riempiono di domande
che sembrano non avere risposta.
Questo 2005 si apre con le immagini del
passaggio inarrestabile dell’onda che tutto
ha cambiato, portando desolazione e disperazione
in un luogo così lontano da noi eppure
così profondamente prossimo al nostro
essere. L’Universo sembra volerci
ricordare che non siamo poi così “potenti”.
Forse il “potere” è altro, non è
nel pensare che siamo i “dominatori”
del pianeta, dell’ambiente
che ci circonda. Il dolore e lo
sgomento ci aiutano ricordare
che siamo passeggeri, ospiti
di quest’immensa astronave
che da milioni di anni vaga
nello spazio con un
suo itinerario imperscrutabile.
Il potere di
cui alcuni si gloriano è
ben misera cosa di fronte
all’immensità, alla vastità
del disegno sul quale
non abbiamo influenza.
E allora qual è il nostro
“potere”? Le parole di
Lisa, che cita Gibran, du-
Editoriale
rante l’assemblea del 9 Gennaio, possono
aiutare a trovare una delle risposte. Noi abbiamo
il potere di scegliere di stare dalla parte
del Bene, dalla parte del donare, del credere
in un possibile cambiamento del Mondo.
Per noi, ma più ancora, per i nostri figli,
per coloro che verranno. Possiamo scegliere
di essere responsabili delle nostre azioni, dei
nostri pensieri. Di essere protagonisti di un
cambiamento della Coscienza.
Possiamo, se vogliamo, donare! Donare impegno
e comprensione, tolleranza ed accoglienza!
Possiamo regalare serenità, perseveranza
nel raggiungere i nostri obiettivi!
Chinarci ad aiutare chi è in difficoltà senza
per questo pensarci migliori ed imparare ad
accettare la mano che altri ci tenderanno per
sostenerci mentre proviamo a rialzarci da
una caduta. Come è più difficile, a volte, farsi
aiutare! Sempre citando Gibran,
Lisa ci ha ricordato che donare
non prevede nulla in cambio. Così la
natura, intorno a noi, dona costantemente,
senza giudizio. Incondizionatamente!
Se saremo capaci di continuare
a credere, con fede crescente,
allora saremo attori consapevoli
e, non più solo passeggeri, potremo
essere l’equipaggio che con le
proprie risorse mantiene la nave
nella rotta scelta! Ad ognuno la
sua parte di responsabilità, tutta la
responsabilità delle sue scelte!
Ho ascoltato il vento stamattina
ed ho visto l’alba arrossare l’orizzonte
ad est! Andiamo amici, compagni
di viaggio! Oggi è un altro buon
giorno per partire! Insieme, verso
altre terre! Verso il futuro che ci
aspetta!
Arrakis
Editoriale

Progetto
Tre&Sessanta
Assemblea 2005
Assemblea 2005
Il giorno 9 Gennaio 2005 alle ore 15.00, presso
la Sala degli Anziani, in Palazzo Moroni a Padova,
si è riunita l’Assemblea Ordinaria dell’Associazione
Progetto Tre&Sessanta.
Il Consiglio Direttivo uscente a conclusione dei
tre anni di mandato ha deliberato con il consenso
dell’intera assemblea sui seguenti punti:
• Approvazione del Bilancio.
• Nomina dei Soci Benemeriti così distribuiti fra
i Centri:
UD Paolo Calligaro, Valentina Blasutto
VI Nicole Sella, Massimo Di Vera
PN Marco Balsamini
TS Davide Valline, Laura Petriglia
AN Fabio Palmieri
PS Amneris Marcucci, Fausto Pucci,
Giorgia Biondi, Lorenzo Gostoli
TV Simona Gallo
EBOLI Maria Arguto, Vincenzo Esposito.
L’Assemblea ha approvato, unanime, per alzata
di mano. In seguito il Consiglio Direttivo ha
dato le dimissioni consegnando la proposta
concernente la nomina dei nuovi consiglieri:
• Membri dimissionari:
Marina De Robert, Gianni Degenhardt.
• Ricandidature:
Enzo Di Vera, Marco Bobbio, Annalisa Zadra,
Anna Mainieri, Massimo Campioli, Rosa Sacchetti,
Bruno Durante, Michele Valerio e
Roberto Rosolen.
• Proposta nuove candidature:
Valerio Fabbro, Valnea Baso e Lucia Tolin.
L’Assemblea ha nuovamente approvato per alzata
di mano. Il Consiglio Direttivo entrante
si è subito riunito e ha assegnato le cariche
interne:
Annalisa Zadra Presidenza
Enzo Di Vera Vice Presidenza
Marco Bobbio Segreteria Nazionale
Massimo Campioli Vice Segreteria Nazionale
Elena Forestan Collaborazione Tecnico-
Informatica a supporto
Segreteria Nazionale
Marina De Robert Consulenza Didattica
Gianni Degenhardt Consulenza Aspetti Legali
ed Organizzativi
Stabilisce inoltre che la distribuzione delle cariche
all’interno dei Centri sia:
Centro di Udine
Valerio Fabbro Segretario Provinciale
Gianni Degenhardt Istruttore Responsabile
Centro di Trieste
Valnea Baso Segretario Provinciale
Gianni Degenhardt Istruttore Responsabile
Centro di Pordenone
Annalisa Da Ros Segretario Provinciale
Gianni Degenhardt Istruttore Responsabile
Centro di Pesaro
Rosi Roberti Segretario Provinciale
Anna Mainieri Istruttore Responsabile
Centro di Ancona
Serenella Marzioni Segretario Provinciale
Anna Mainieri Istruttore Responsabile
Centro di Vicenza
Angela Corrà Segretario Provinciale
Enzo Di Vera Istruttore Responsabile
Centro di Treviso
Bruno Durante Segretario Provinciale
Marina De Robert Istruttore Responsabile
Centro di Milano
Massimo Campioli Segretario Provinciale
Marco Bobbio Istruttore Responsabile
Centro di Eboli
Enzo Di Vera Segretario Provinciale
Enzo Di Vera Istruttore Responsabile
L’Assemblea è finita con un brindisi a “noi”, organizzato
dagli “efficientissimi” del Gruppo di
Pordenone.
Lettere dalla Presidenza
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Dal Vostro Capitano...
Sono già passati tre anni da quel famoso
“sarò il vostro capitano”. Tre anni di buon lavoro,
tre anni di consolidamento e di rinnovo
dell’energia, tre anni per un Centro nuovo,
Eboli, e tanti piccoli cambiamenti.
C’è buon’aria in Associazione. Ci sono giovani
sempre più forti e motivati. Nuove persone
disponibili ad assumersi responsabilità
nei Centri, nei vari settori, (sto pensando al
Jonathan e al Fletcher), che hanno voglia di
dare il loro taglio, di lasciar la loro impronta,
nei diversi ambiti. Ci sono vecchi amici (ciao
Remo!), che ritroviamo in prima linea, a Novara,
dopo anni di “latitanza” impegnati nel
raggiungimento di altri obiettivi. C’è tanta
saggezza, intelligenza, bellezza, disponibilità
e giocosa ironia nelle persone che conducono
questo vascello, tutto questo mi piace,
profondamente e ne sono fiera.
Tre anni fa scrivevo:
“...penso sia tempo
di spiegare tutte le
vele e navigare,
orgogliosi e coscienti
della bella
creatura...”, la
creatura è andata,
sta andando e andrà,
sorretta dalla passione
di tanti e nonostante
le difficoltà e a volte le delusioni.
Mi piace. Mi è stato assegnato il compito di
guidare ancora per un po’, e lo faccio con
piacere. Metto a disposizione:
• la gran voglia che ho di valorizzare le qualità
e i talenti di quante più persone possibile,
• la mia competenza “enzimatica” (sapete,
no, che sono un acceleratore di processi: ciò
che si deve chiudere, si chiuderà prima e ciò
che deve nascere, nascerà prima),
• la mia fiducia nelle abilità di tutti.
Desidero un gruppo forte, motivato, disposto
a darsi da fare e a mettersi sempre in discussione,
desidero che ognuno di noi continui
a crescere, ponendosi obiettivi via via più
impegnativi, accettando nuove sfide.
Questo nuovo CD, parte con un assetto nuovo.
Due “fratelli” (Marina e Gianni), escono
dalla formazione dopo venti anni di presenza
continua e indefessa a gestire cambiamenti
e a prendere decisioni, altri tre nuovi compagni
d’avventura (Valerio Fabbro, Valnea Baso
e Lucia Tolin) si cimentano nel compito di
condurre il vascello in rappresentanza di tutti,
assieme a noi che riconfermiamo la disponibilità.
L’ho detto in assemblea e lo ripropongo,
non vorrei che si pensasse che vestire
un ruolo in qualsiasi settore o ambito dell’Associazione
fosse un “per sempre”!
Entrare a far parte di un Team Gestionale
non significa restarci per
sempre. Cariche e ruoli
non dovrebbero diventare
una
stampella per la
propria autoimmagine,
tolta la
quale, cadrebbe
il nostro senso
d’identità, la nostra
autostima.
A volte l’ho visto succedere,
in qualche settore, e mi dispiace
accorgermi che senza quell’abito le persone
si sentono perse, questo non è buono,
significa per me, non aver fatto un buon lavoro
in termini di sviluppo personale. Il nostro
Ego è grande, noi lo sappiamo e sap-
Lettere dalla Presidenza
Dal Vostro
Capitano...

Riflessioni
piamo anche che tenerlo a bada è uno dei
compiti più difficili, ma è uno dei principali
impegni che abbiamo con noi stessi in termini
di sviluppo personale. Questo è molto
vero per me e spero lo sia anche per voi.
Così come non vorrei si pensasse che, una
volta lasciato un coordinamento, una responsabilità
di settore, fosse un “per sempre”,
un “mai più”.
La nostra disponibilità per vari motivi potrebbe
cambiare nel tempo, potremmo avere voglia
di una pausa, potremmo essere indaffarati
per la nascita di un figlio, potremmo avere
nuovamente voglia di rimetterci in gioco,
oppure potrebbe essere necessario ritornare
a fare cose, per le quali abbiamo speciale talento
e competenza. L’idea è di mantenere
con noi stessi e con i nostri collaboratori un
atteggiamento di flessibilità e apertura mentale,
affinché sia sempre possibile, la rotazione,
la delega, il passaggio del timone ad altri,
affinché possano sperimentarsi e perché
no, diventare più bravi di noi!
Saper passare la guida ad altri, avere fiducia,
valorizzare il loro punto di vista, sostenerli nel
compito di gestione, lasciare a loro i meriti
dei risultati e il plauso, è un bel passo in termini
di crescita personale.
Lo sappiamo fare? Pensiamoci e cerchiamo
di rimanere sempre liberi e indipendenti, se
possibile, dai tranelli del nostro Ego!
Voglio ora ringraziare, i consiglieri tutti, per la
fiducia che avete rinnovato.
Sono contenta se vi sentite ben accompagnati,
io mi sento bene in vostra compagnia,
so quanto tutti state dando, in termini, di disponibilità,
d’equilibrio e d’idee.
Auguro ai nuovi, un buon inserimento, e... mi
raccomando, prima di spaventarvi aspettate
almeno un anno! Auguro a tutti noi, buon lavoro
e gran successo nella realizzazione dei
vari progetti! Vi voglio profondamente bene.
Annalisa Zadra
A Marina, a Gianni e a tutti noi.
“L’unica cosa importante,
quando ce ne andremo,
saranno le tracce d’amore
che avremo lasciato”.
Albert Schweitzer
Riflessioni
Cari tutti voi che leggete, sento il bisogno di
scrivere alcune riflessioni relative alla mia
scelta di lasciare il Consiglio Direttivo dopo
così tanti anni. Voglio condividere i pensieri,
le intenzioni, gli stati d’animo per quanto
possibile, con voi che siete compagni di
viaggio di vecchia data e più recenti.
L’associazione che ci unisce tutti è nata per
offrire l’opportunità a tutti noi di sperimentarci,
di crescere per vivere meglio con gli altri e
con se stessi. Offre possibilità speciali di realizzare
i propri sogni in un contesto protetto,
e lo fa con chiunque operi o partecipi a qualunque
titolo alla vita associativa (ci è giunta
voce che lo fa anche per quelli che scelgono
di uscire per poco o per tanto, dall’attività…).
L’associazione è come un seme che può
sempre germogliare e crescere ed espandersi
sempre più in là per ognuno o per la
gente tutta. Il mio compito storico all’interno
dell’associazione è sempre stato quello di
occuparmi della didattica e della ricerca.
A volte ho coordinato le proposte, le scoperte
dei miei compagni di viaggio, altre volte
ho promosso progetti, interventi, corsi che
ho pensato ed elaborato con il contributo imprescindibile
e prezioso di altri. Per quanto
riguarda la ricerca, ho viaggiato su navi di-
Lettere dalla Presidenza
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verse per vedere cosa c’era da imparare, ho
raccolto viaggi di altri che hanno cercato in
altri luoghi con l’idea di arricchire le nostre
competenze ed esperienze, in alcuni casi
abbiamo poi proposto a tutti gli associati alcune
di queste scoperte. Sono stata anche
responsabile dell’aggiornamento didattico,
cioè di modificare, arricchire, rivedere le varie
iniziative nel corso degli anni. Proporre, coordinare,
rileggere, scoprire è compito della
commissione didattica che ho coordinato in
tutti questi anni. Con me hanno lavorato moltissimi
colleghi e in alcuni casi idee, e proposte
sono arrivate dai soci. Questa mia abilità
resta a disposizione dell’associazione fintanto
che vorrà affidarla a me. Adesso è anche il
momento in cui abbiamo deciso di fare un
ulteriore salto di qualità rispetto ad una serie
di corsi, di supporti didattici di progetti formativi.
Per potere ottenere i risultati in tempi
accettabili e non biblici come a volte ci è accaduto
è meglio che chi se ne occupi abbia
solo questo per la testa, abbia tempo, concentrazione,
spazi diversi di movimento, di
ricerca, di studio in modo da potere presentare
proposte articolate al Consiglio Direttivo
responsabile poi della verifica critica e successivamente
alla verifica finale che viene
sempre e comunque data dagli associati.
Questi sono i miei progetti principali, le mie
intenzioni! Le mie speranze sono che il mio
lavoro sia utile. Fin qui è stato facile raccontarmi
perché ciò che è legato al fare, al progetto,
agli obiettivi ha parole che sono chiare
e facili da scegliere. Il nostro linguaggio è
nato per descrivere azioni. Poi ci sono gli
stati d’animo che accompagnano questa
scelta e questi sono, come ha detto Gianni
all’assemblea, contradditori... e per di più il
linguaggio sembra sempre inadeguato... ma
tant’è! Sono emozionata all’idea dei progetti
da portare avanti, e sono spaventata dalla
stessa idea. Sono contenta di lasciare il pon-
te di comando della nave, come ho detto all’assemblea,
e assieme c’è dolore, commozione
come quando si lascia un figlio andare
per la sua strada. L’associazione è una creatura
anche mia, è parte di
me come io ne sono
parte e scrivere tutto
questo richiede tempi
più lunghi, maggior
ascolto, più
difficoltà di
quanta non
ce ne sia
nel parlare
di quello
che farò.
Questo è
quello che
sento. Il potere è mettersi al servizio degli altri
e tanto altro di nobile e bello, ma è anche
vanità, possesso, arroganza... ha il suo lato
ombra al quale non sono immune (non credo
siano immuni in tanti ma questo non è
consolante!). Fare qualcosa in modo diverso,
con una visibilità diversa da quella che
ho avuto negli ultimi venticinque anni, richiede
uno sforzo. Lasciare andare vuole dire
trovare, non si sa dove, la saggezza e il coraggio
di farlo. È come il primo tuffo di testa
in piscina, si tratta di smettere di pensare e
farlo e basta. Poi ci va un po’ di tempo per
abituarsi nella nuova situazione. Molte cose
nella mia vita sono cambiate e molte cambieranno
ancora... alcune le conosco altre
sono imprevedibili. Ma so per certo che l’associazione
c’è, che ci siete voi, che l’associazione
respira e noi tutti usciamo e rientriamo
in continuazione e ci muoviamo in essa e
fuori portando oltre i nostri valori, i nostri
mezzi, le nostre proposte e il cuore che le
anima. Tutto quello che sono oggi, tutto il
buono che ho esiste anche grazie a voi che
così spesso avete aperto a me le porte più
nascoste della vostra anima offrendomi il privilegio
di entrare e scoprire la vostre ineguagliabile
ricchezza. Grazie quindi per tutto
quello che è già stato! Grazie anche per ciò
che sarà. Rinnovo il mio impegno a fare ciò
che ho scelto al meglio delle mie capacità,
tanto so che chi mi succede sul ponte di comando
farà certamente meglio di quello che
ho fatto io.
Marina de Robert
Lettere dalla Presidenza
Riflessioni

Valori
Valori
Onestà, coraggio, forza, lealtà, resistenza,
evoluzione personale,… li conosciamo bene
questi valori, fanno parte del nostro bagaglio
culturale da sempre, lottiamo per essere
congruenti e praticare ciò che predichiamo,
riuscendoci a volte, e a volte mancando…
ma, va così… Ma d’altro vorrei parlarvi.
Qualcosa di più delicato, meno visibile, a
volte forse d’antico. È della gentilezza, dell’educazione,
della generosità, del servizio,
che vorrei parlarvi…e della pratica
di queste abilità.
Guardandomi attorno, camminando in città,
al parcheggio, in automobile, uscendo dall’autogrill,
facendo benzina, entrando a
scuola, al cinema, in fila alla cassa del supermercato,
spesso mi è capitato di pensare
e ho percepito, quanto sia facile stupire le
persone con un piccolo gesto gentile, con
un sorriso, un aiuto, tenendo la porta aperta
a qualcuno che arriva dietro di me…
La gente si sorprende, come non fosse più
abituata ad essere vista e compresa dagli
altri…ad essere trattata con garbo…
Già. Molte volte non ci fermiamo a guardare
chi abbiamo intorno, siamo così presi da noi
e così lontani da ciò che è fuori di noi.
Il mondo scorre di là dalla nostra coscienza…
Ma, ci accorgiamo delle attenzioni degli
altri, o questa distrazione in realtà ci impedisce
anche di dare valore a quei piccoli gesti
diretti a noi che vorrebbero essere nelle intenzioni
dell’altro, un riconoscimento?
Eppure, diciamo di apprezzare la cortesia, il
tempo che le persone ci dedicano, la loro
pazienza, la loro generosità... ma siamo in
grado di accorgerci del dono quando arriva?
E ancora siamo capaci a nostra volta di seminare
ciò che apprezziamo? È di questo
che vorrei parlarvi delle piccole grandi cose
che apprezzo
sempre di più quando le noto… Di cosa
sono fatte, la gentilezza, la generosità? Quali
gli ingredienti? Io le vedo, nella casa che si
apre agli amici, le vedo intorno ad una tavola
apparecchiata dove si condivide il cibo che
c’è, le vedo alla festa di compleanno di tuo
figlio, quando inviti tutti i suoi amici più cari e
sai che dopo avrai da sistemare un bel po’
prima di andare a dormire! La generosità è
offrire ospitalità, è offrire il tuo vino migliore.
È donare il tuo tempo per ascoltare il tuo
amico, è accogliere la rabbia di qualcuno
senza restituirla, lasciandola scivolare via per
rilanciare comprensione e proposte costruttive.
È restituire alla vita, all’universo o a Dio la
tua gratitudine per quel giorno in più che
puoi passare con i tuoi figli, con la gente che
ami, a raggiungere i tuoi obiettivi, a non lasciare
nulla in sospeso.
Lettere dalla Presidenza
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La gentilezza è fatta di un sorriso in più, di un
saluto rivolto a qualcuno che conosci che significa:
“Ehi, ciao esisti per me!”
La gentilezza è fermarsi alle strisce pedonali,
è far sapere all’altro che sta aspettando il
suo documento allo sportello sbagliato, perché
a te è capitato la settimana prima di fare
una coda inutile. È riconoscere una qualità in
un altro; è dare una mano a sparecchiare la
tavola; è lasciare il posto a sedere ad una
persona più adulta in autobus; è aiutare a
salire le valigie su di un treno a qualcuno
che, lo hai visto, sta facendo fatica! Non vi
sembra banale? Eppure a volte mi manca
che gli altri si facciano un po’ di più gli affari
miei! In questo senso ovviamente!
L’altro valore, il servizio, del quale ho scritto
prima, mi è stato forse più chiaro da quando
un mio carissimo amico me ne parlò, un po’
di tempo fa. È un’idea molto cristiana quella
del servizio, uno dei pilastri del mondo cattolico,
non ci avevo mai pensato in termini che
riguardassero noi, come associazione.
Eppure, molte delle cose che noi facciamo,
a livello di piccole, grandi
responsabilità, hanno a che fare
con questo concetto. Di fondo
c’entra ancora una volta con il
mettere se stessi a disposizione
degli altri. Provate a pensare
ad un servizio sala, ad una
segreteria al corso, al lavoro
dei responsabili CQ, quando
mettono a disposizione la loro
casa per noi e quando ci coccolano
con mille prelibatezze,
che hanno preparato appositamente
per noi, e magari
decorando quella tavola
con i colori, i fiori, i bigliettini.
Provate a pensare al MAC, e a come i compagni
si occupano di noi a tavola, e come
giorno dopo giorno ogni squadra cerchi
d’essere migliore. Provate a pensare a quante
persone riusciamo ad ospitare ad uno
SDA Nazionale o ad una PNL…
Questo cos’è, se non mettere a disposizione,
tempo e risorse per gli altri?
La cosa più bella poi è vederlo fare con tutto
quell’amore, con quell’attenzione, come se
l’idea sottesa fosse: “È un onore per me, occuparmi
di te!” Questo credo sia, anche, il
“nostro” praticare.
Credo che sia importante far circolare questa
energia, credo sia bene riprendere coscienza
della nostra ricchezza, fatta anche di
case calde, di cibo che non manca, di acqua
potabile che esce dai rubinetti, di medicine
facilmente reperibili, di istruzione, di agi
e comodità, e riaprire il nostro cuore a chi ci
è intorno restituendo un po’ di questa ricchezza.
Voglio inoltre ringraziare, tutti coloro che nel
tempo hanno donato un po’ di sè, dividendo
la loro energia con il mondo, tenendo sempre
una piccola porzione della loro giornata
per l’altro, al di là dell’impegno con la propria
famiglia. Voglio ricordarvi e ricordarmi che
questa è stata nel tempo la nostra forza, la
nostra bellezza e che sempre lo sarà.
Lettere dalla Presidenza
Annalisa Zadra
Valori

TRP e
Neurofisiologia
TRP e Neurofisiologia
Considerazioni sul Corso Base
Mi capita spesso, parlando con persone che
hanno frequentato un Corso Base, di rendermi
conto che non ne hanno del tutto percepito
le potenzialità né di come la cosa esattamente
funzioni dal punto di vista neuro-psicologico
e neuro-fisiologico.
Cercherò quindi di chiarire come solamente
con il corretto uso delle tecniche apprese sia
possibile ottenere dei risultati utili adeguati
alle proprie aspettative.
Iniziamo dal Cervello
Dal punto di vista del funzionamento,
possiamo dividere il cervello in due settori:
un “cervello razionale”, conscio,
sotto il nostro controllo (più o
meno, come vedremo dopo), che
ragiona e comunica “in chiaro”, usando
un linguaggio logico che potremmo definire
di tipo digitale. Questa parte del cervello
ci permette di relazionarci con il
mondo esterno comunicando con
esso e ricevendone comunicazioni;
in base a questo interscambio
possiamo decidere
che azioni intraprendere e che
comportamenti tenere.
Serve quindi nella vita di tutti
i giorni e lo state usando anche
ora mentre leggete questo articolo. Vi è
poi un secondo settore, denominato “cervello
emotivo-istintivo-comportamentale”, in
gran parte inconscio ed inaccessibile che
gestisce da una parte l’evolversi, il manifestarsi,
il somatizzarsi delle emozioni e degli
istinti nelle loro interazioni e nei loro conflitti,
e dall’altra l’enorme massa delle comunicazioni
subliminali (= che sfuggono alla nostra
percezione conscia) sia provenienti dall’ambiente
esterno sia provenienti dal nostro corpo.
È quello che ci permette di eseguire in
La Didattica
automatico oltre il 90% delle nostre attività
motorie ed emotive nella vita di tutti i giorni:
grazie a lui possiamo camminare, guidare,
salire una scala, mangiare senza pensare al
“come si fa”; ma è anche lui che decide il
sottofondo emotivo dei nostri atteggiamenti,
comportamenti e scelte; infatti, se ci fate
caso, nella maggior parte degli atteggiamenti,
comportamenti e scelte quotidiane la valutazione
razionale non è minimamente coinvolta:
si fa così perché mi va, perché sì, perché…
boh, non lo so! Questo ci facilita
la vita permettendoci delle
scelte rapide nelle banalità quotidiane,
dove per decidere
non occorre pensare ai
“massimi sistemi” (e sono il
95% abbondante delle decisioni
che si prendono in una giornata).
Ma questo facilita anche il
formarsi e il consolidarsi di
due opinioni/credenzeprofondamente
errate e
che saranno
poi alla base
di una gran
parte dei nostriproblemi:
1) Si, però nelle cose importanti valuto e decido
“io” con la mia parte razionale.
2) Si, però “io” con la mia parte razionale, se
proprio voglio, sono in grado di modificare
i miei comportamenti, di valutare obiettivamente
senza lasciarmi coinvolgere
dalle emozioni, di rinunciare alle mie cattive
abitudini, ecc.
La prima opinione è errata perché l’io razionale
decide su dati che gli vengono in gran
parte forniti dalla componente inconscia (=
emotivo-istintivo-comportamentale) la quale
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è, per solito, abilissima nel fornire i dati giusti
affinché la nostra decisione “libera e razionale”
sia esattamente quella che va bene a lei.
In altre parole la parte inconscia ha il mazzo
di carte in mano e ci fa vedere solo
le carte che vuole, la nostra razionalità
è però convinta di controllare
perfettamente il gioco.
Cosi va il mondo del nostro
cervello e così campano
alla grande tanti truffatori
travestiti da venditori
che sapendo benissimo
chi comanda in casa,
sanno anche a quale
parte del nostro cervello
rivolgersi realmente, anche
se fingono di usare
argomenti puramente razionali
per rifilarci qualcosa
di cui non abbiamo
assolutamente bisogno.
La seconda opinione è errata
semplicemente perché il linguaggio
che usa il nostro cervello
conscio-razionale non è lo stesso linguaggio
che usa il nostro cervello inconscio-emotivo
e quindi il mio “io” razionale non è in grado di
comunicare con il mio “io” emotivo-comportamentale
e viceversa (e se poco sopra abbiamo
detto che il cervello inconscio è abile
nel manipolare a suo vantaggio il cervello razionale:
attenzione che questo è solo un uso
e non una comunicazione). Il cervello emotivo
infatti funziona per immagini e comunica
La Didattica
con un linguaggio di tipo analogico (= con
una immagine/simbolo si vuole comunicare
un concetto) mentre il cervello razionale è tarato
per ricevere solo certi tipi di comunicazione
e per elaborarle secondo un
suo linguaggio logico-digitale,
in breve e semplificando si
può dire che è capace solo
di “pensare”. Come abbiamo
detto prima, lo state
usando ora mentre leggete
(come lo usereste anche
ascoltando un conferenza):
ricevete delle
comunicazioni che potete
trovare giuste o
sbagliate, che forse vi
acculturano, che possono
attivarvi curiosità, stimolarvi
pensieri e considerazioni
(= quindi con
attivazione di engrammi
mentali e circuiti neuronali),
ma il tutto a livello superficiale e
senza significative incidenze immediate
sul cervello emotivo.
E passiamo al Corso Base
Nel corso, la parte didattico-verbale introduttiva
e di spiegazione è propedeutica e funzionale
ad una parte pratica in cui si impara
a fare delle “cose”: si impara ad entrare nella
“stanza dei bottoni” ed a “parlare” con il cervello
emotivo. Vediamo come funziona.
A) Innanzi tutto per entrare nella stanza dei
TRP e
Neurofisiologia

TRP e
Neurofisiologia
bottoni il cervello razionale deve essere
messo in silenzio, quindi non bisogna
pensare. La maniera più semplice per riuscire
a farlo è attraverso il rilassamento.
Se mi rilasso in maniera corretta, percependo
il mio corpo ed il suo funzionamento,
non penso: mi percepisco e non penso;
come di fronte ad un paesaggio mozzafiato,
per qualche tempo percepisco solamente
senza pensare a nulla.
Nel far questo, attivo un engramma/circuito
neuronale (=l’engramma è il programma
mentale che “gira” su quel particolare
circuito neuronale, quindi anche se su piani
diversi sono equivalenti): se io mi rilasso
tutti i giorni (o quasi) rinforzo questo circuito
ed imparo a rilassarmi sempre meglio,
più rapidamente ed anche in ambienti
disturbati; esattamente come se gioco a
tennis tutti i giorni imparo a giocare sempre
meglio o se parlo inglese tutti i giorni
imparo a parlarlo sempre meglio.
In tutti i casi si attivano engrammi / circuiti
neuronali che si rinforzano e si automatizzano
con la ripetizione. In termini pratici il
tempo richiesto è quello di un apprendimento
biologico che attiva una struttura
neuronale, diciamo dai 20 ai 40 minuti al
giorno per qualche mese per iniziare a
stabilizzare l’engramma, l’ulteriore stabilizzazione
e il potenziamento dipenderanno
dalle motivazioni della persona, dai suoi
interessi e dai vantaggi che ne trae.
B) Quando sono rilassato, con la parte razionale
disattivata, posso visualizzare (schermo
della mente, scena tranquilla della natura,
laboratorio, assistenti, ecc.) e visualizzando
posso entrare in contatto con il
mio cervello emotivo: comunicargli quello
che voglio da lui, ricevere sue comunicazioni
su quello che prova, fa, vuole; ed infine
imparare ad usare a mio vantaggio le
sue enormi potenzialità. Infatti, il cervello
emotivo/istintivo funziona per immagini e
quindi capisce e accetta solo il linguaggio
delle immagini. Se io voglio fare qualcosa,
che non riesco a fare solo con la mia
componente razionale, devo visualizzare
sullo schermo della mente quello che voglio
che lui mi aiuti a fare: ad esempio: visualizzo
un tipo di comportamento che mi
piacerebbe tenere; ma attenzione, visualizzare
non significa pensare, il pensare è
un tipo di linguaggio che il cervello emotivo-comportamentale
non legge e non capisce.
Per questo motivo il cervello emotivo-comportamentale
non capisce il “non”;
il “non” è infatti un avverbio di negazione
che esprime un concetto, “la negazione”
appunto, che lui non legge e che quindi
per lui non esiste. Questa è la ragione
neurofisiologica per cui non bisogna pensare/visualizzare
gli atteggiamenti/comportamenti
negativi che si vogliono modificare:
il cervello comportamentale leggendo
solo il comportamento senza percepire
la negazione lo interpreta come un com-
12

13
portamento da mantenere. Se vogliamo
cambiare/modificare un atteggiamento,
comportamento, modo di essere, dobbiamo
visualizzare l’atteggiamento, comportamento,
modo di essere sostituivo e così
facendo attivare il circuito neuronale che
lo sostiene, rafforzandolo poi con la ripetizione
della visualizzazione. In questo
modo il circuito neuronale vecchio verrà
gradualmente disattivato e sostituito e
sarà sempre più facile agire il comportamento
voluto.
Quando in fase didattica viene fatta eseguire
una “rimozione” di un comportamento da
cambiare attraverso lo scolorimento, rimpicciolimento
e spostamento in memoria remo-
La Didattica
ta della scena visualizzata si vuole far vedere
come avviene una riprogrammazione nel nostro
computer biologico, ma il comportamento
da cambiare va visualizzato rapidamente,
disattivato e spostato con accuratezza
e mai più ripescato.
E la razionalità? Crea solo problemi e non
serve a niente? Well... intanto è servita a leggere
(e a scrivere) questo articolo, e già non
è poco. Nel nostro caso, serve per sapere
quello che devo fare per migliorare (cosa peraltro
molto importante) ma non serve a farlo.
Il sapere di essere troppo timido non guarisce
dalla timidezza ma è comunque il punto
di partenza per affrontare il problema: ora
abbiamo anche la fortuna di conoscere le
modalità corrette per trovare la soluzione.
Ma serve anche per decifrare e renderci
comprensibili le comunicazioni in linguaggio
analogico del nostro cervello.
Quando chiediamo informazioni od aiuto alla
totalità del nostro cervello, le risposte le riceviamo
in linguaggio analogico (= figurativosimbolico),
quindi non dobbiamo aspettarci
che la soluzione di un problema arrivi attraverso
una relazione scritta ma attraverso una
immagine/scena che simbolicamente ci propone
una soluzione. Starà alla nostra razionalità
tradurla in digitale, ossia decifrare secondo
una logica corretta il comportamento
pratico che l’immagine rappresenta simbolicamente.
Ed anche qui vale più la pratica
che la grammatica.
In conclusione
Rilassamento e visualizzazione sono la chiave
per entrare nella nostra “stanza dei bottoni”
ed attivare una interfaccia, l’unica possibile,
che permette al nostro io conscio e razionale
di entrare in comunicazione con tutto
il cervello. Possiamo così iniziare ad imparare
a gestirlo ed a sfruttarne le grandi possibilità.
Come per tutti gli apprendimenti cui sottostà
una attivazione e/o modifica di circuiti
neuronali profondi, serve un grado di applicazione
e perseveranza esattamente proporzionale
ai risultati che si vogliono ottenere:
anche nel nostro cervello nessuno dà niente
per niente.
Mario Dalle Pezze
Neurologo
TRP e
Neurofisiologia

Il Gruppo
Giovani in
Tre&Sessanta
Il Gruppo Giovani
in Tre&Sessanta
Il Raduno di Cingoli
In Progetto Tre&Sessanta c’è una realtà
sempre più in crescita: il Gruppo Giovani.
Molti “grandi” si accorgono di questa presenza
“frizzante” al Ciocco, partecipando a
qualche riunione o SDA in cui Gruppo Base
e Giovani lavorano assieme. Ma forse in pochi
sanno come e perché è nato e continua
ad esserci questo gruppo. Il tutto cominciò
alla fine degli anni ’80 quando cominciammo
a fare i corsi studenti (TRS). L’idea era quella
di creare un programma permanente, orientato
al miglioramento delle performance in
ambito professionale (studio) e dove poter
fare sviluppo personale.
Poco dopo nacque il TRS2, che poi divenne
MACgiovani, programmi che diedero slancio
a tutto il Progetto e all’Associazione.
Con il passare del tempo,
il programma
venne trasformato,
infatti oggi c’è il
TRPgiovani
come corso
d’accesso
al ProgettoGiovani,
e il
MAC è
diventato
un programma
trasversale ai
Progetti Giovani
e Benessere.
La motivazione del
cambiamento sta nel dare
risposta alle richieste che ci venivano
manifestate dai giovani: ok tecniche per studiare
(aspetto principale del vecchio TRS),
ma vorrei capirci un poco di più di me e degli
altri... (e chi non lo vorrebbe!).
In sostanza la discriminante non è più la pro-
Il Gruppo Giovani
fessione (studente o lavoratore), ma l’età.
Il TRPgiovani e poi tutto il Progetto mette assieme
questi due aspetti:
• fornire strumenti e momenti di confronto
per ottimizzare la “metodologia” di lavoro
e/o studio e quindi migliorare le performance
professionali;
• fornire strumenti e momenti di confronto
per “fare sviluppo personale” tra coetanei
e amici.
Il TRPgiovani e il Progetto Giovani quindi non
sono più pensati solo per gli studenti, ma
per tutti coloro, studenti e/o lavoratori, compresi
in una fascia
d’età giovane.
Il progetto è
dedicato a
coloro che
vanno dai
14 anni
fino ai 25
circa.
Si tratta di
una fascia
d’età limitata,
ma allo
stesso tempo
con delle diversità
notevoli, penso che sia
chiaro a tutti coloro che ci
sono passati che avere 14, 18 o 25
anni non è proprio la stessa cosa!
C’è però qualcosa che accomuna questa fascia
d’età giovane: la voglia di crescere e
cambiare, l’entusiasmo, la capacità di sognare,
la semplicità, ma anche la necessità
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di confronto e di scoprire le proprie risorse,
gli sbalzi umorali e di motivazione, la difficoltà
a relazionarsi con alcune persone (genitori,
colleghi…), la difficoltà spesso a progettare
il proprio futuro (inteso non solo in termini
d’anni ma anche d’ore o giorni!), si tratta comunque
di periodi “di svolta”.
Il Progetto Giovani, attraverso il TRPgiovani, il
MAC, le riunioni, le feste, le cene, i raduni...
crea momenti didattici e di confronto, fornendo
strumenti e sostegno per gestire al meglio
questi periodi.
La caratteristica principale del Gruppo Giovani
in 3&60 è la voglia di divertirsi nel fare
sviluppo personale.
La presenza di giovani con età così diverse
rappresenta, a mio avviso, un aspetto fondamentale
per far funzionare il Progetto. I più
giovani (in gergo i “gremlins”) attraversano
spesso momenti delicati (si chiama adolescenza!!!)
e quindi possono essere i più
grandi sognatori, i più grandi “casinisti”, ma
anche tutto il contrario.
Per loro potersi confrontare in modo costruttivo
con chi è già passato in questa fase (ma
non da troppo tempo) è fondamentale.
I più grandi del gruppo, un gruppo di Amici
che condivide ormai da tempo gioie e dolori,
ha modo di fare sviluppo personale lavorando
per sé e per gli altri.
Detto così sembra tutto semplice... in realtà
per fare funzionare tutto esistono gruppi
di lavoro, coordinamenti
giovani, staff didattico
che
Il Gruppo Giovani
durante l’anno operano per raggiungere gli
obiettivi, il tutto in piena sinergia con il resto
di 3&60. C’è infatti uno stretto legame con le
attività dei Campeggi, infatti molti bambini
sono diventati giovani e, oltre a far parte degli
staff Jonathan o Fletcher, frequentano le
attività e collaborano con il Progetto Giovani.
Altri sono partiti dal Gruppo Giovani e, oltre a
far parte dei coordinamenti giovani e per
qualcuno essere anche assistenti ed istruttori,
fanno parte degli Staff Campeggi.
Molti giovani “cresciuti” fanno parte anche
dei coordinamenti base e un paio anche del
Consiglio Direttivo. Io credo che il lavoro che
fa il Gruppo Giovani abbia anche una valenza
sociale: in un momento dove i giovani ci
vengono descritti come “in confusione”, “privi
di valori”... sia fondamentale avere un ambiente
come quello associativo dove potersi
mettere alla prova, dove poter scoprire “chi
sono” e “cosa è importante per me”.
Così è stato ed è per me e ritengo possa
continuare ad esserlo
per molti.
Il Gruppo
Giovani in
Tre&Sessanta

Il Gruppo
Giovani in
Tre&Sessanta
Venendo ai giorni nostri, il 18 e 19 settembre
scorsi presso Villa Arcobaleno, la sede associativa
di Cingoli, si è svolto un Raduno Giovani.
Il Raduno è una delle iniziative maggiormente
apprezzata dal popolo giovane di
3&60, proprio perché ci si ritrova da tutta Italia
per mettersi alla prova, fare punti di riferimento...
insomma fare sviluppo personale e
soprattutto divertirsi.
Questo ultimo raduno è stato speciale, sia
per il luogo, che per il numero di partecipanti
che per l’atmosfera che si respirava. Nel
1990 a Cingoli si svolse il primo TRS2, momento
fondamentale per la nascita del Progetto,
ritornarci per un’attività esclusiva per il
gruppo giovani è stato emozionante. Eravamo
85 (con altre persone rimaste a casa a
mordersi le mani), tutti stipati in Villa Arcobaleno,
e vi assicuro che fare un lavoro con
così tanta gente è un’esperienza notevole.
Questi numeri mi fanno un certo effetto, specie
se si pensa che non più tardi di 4-5 anni
fa il Gruppo Giovani in 3&60 era composto
forse da una trentina di persone! Molti giovani
si sono mossi da tutta Italia
perché tanta era la voglia
di vedere gli amici e
magari di conoscerne
di nuovi.
La splendida
organizzazione
del
gruppo AN
e PS, coordinati
da
Elena, Valentina
e
Damiano
ha permesso
tutto questo.
Anche la parte
didattica, in pieno
stile 3&60, è stata di
qualità ed in questo caso
innovativa grazie a Paola ed Annalisa.
La presenza poi di praticamente tutto
lo staff didattico e di tutti i coordinamenti ha
elevato ulteriormente la qualità del lavoro. Vi
dicevo dell’atmosfera che si respirava... forse
le parole di Benito la possono descrivere almeno
parzialmente “di gruppi numerosi ne
sono passati a Cingoli, ma belli ed energici
come questa volta...”.
Il Gruppo Giovani
Il Raduno è un modo che abbiamo pensato
interessante per cominciare l’anno associativo,
un punto di partenza per ricompattare le
fila e porci nuovi obiettivi.
In questi anni di la-
voro ne è stato
fatto e ne andrà fatto per far crescere il gruppo
giovani: fare iscrizioni, organizzare corsi,
riunioni, raduni... Proprio in questi giorni stiamo
lavorando per organizzare
una serie di corsi giovani,
quindi per fare conoscere
Progetto
Tre&Sessanta
ad altri, consapevoli
che
il centinaio
di giovani
ad oggi in
3&60
sono un
bel gruppo
che merita
e che ha bisogno
di crescerequalitativamente
e quantitativamente!
Questo ed altro lo staff e
i coordinamenti si impegnano
quotidianamente a fare, perché così si hanno
soddisfazioni e perché tra i giovani di
oggi e tra quelli che entreranno in Associazione
c’è chi vorrà portare avanti con noi il
sogno di Progetto Tre&Sessanta.
Bruno Durante
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La Salute?
Un Dono Prezioso!
La salute è uno dei doni preziosi che più diamo
per scontati.
Mi sono spesso chiesta: perché le cose bisogna
perderle per apprezzarle?
Perché deve sempre capitarci qualcosa di
un po’ traumatico per risvegliarci ed accorgerci
di quanto fosse prezioso per la nostra
vita ciò che avevamo prima?
Eppure accade… Pochi si fermano a ringraziare
ciò che c’è, molti rimpiangono ciò che
non c’è più, solo alcuni hanno la fortuna di
imparare dalle esperienze più difficili che la
bellezza, la salute, il benessere vanno onorati
ogni giorno…
Dice H.G. Gadamer nel suo libro
“Dove si nasconde la salute”:
“...la cosa strana non è la malattia,
quanto piuttosto il prodigio della salute.
Il modo più chiaro per raffigurarsi
la salute consiste nel concepirla
come uno stato d’equilibrio.
L’equilibrio è come un’assenza di
gravità, in quanto i pensieri si annullano
reciprocamente... è il ritmo
della vita, un processo incessante
in cui l’equilibrio si ristabilizza
sempre. Tutti lo conosciamo.
È respirazione,metabolismo,
sonno.
Si tratta di tre fenomeni ritmici, il cui decorso
procura vitalità, ristoro e accumulo di energia.
La salute non è precisamente un sentirsi, ma
un esserci, un essere nel mondo, un essere
insieme agli altri uomini ed essere occupati
attivamente e gioiosamente dai compiti particolari
della vita.” *
E noi dove siamo in tutto questo? Dov’è il
nostro lavoro per fare sì che quest’equilibrio
sia mantenuto più a lungo nel tempo?
Quanto tempo dedichiamo veramente alla
nostra salute?
Gli esseri umani hanno la tendenza, per una
questione di sopravvivenza, a pensarsi eterni,
immortali! Meno male, altrimenti soffriremmo
tutti di ansia! Ma a volte è proprio questa
strategia mentale, la nostra più grande
nemica.
Tutti abbiamo la tendenza a pensare che il
nostro comportamento alimentare, le nostre
* Gadamer Hans-Georg, Dove si nasconde la salute,
Raffaello Cortina Editore, Scienza e Idee, Milano, 1994
La Cultura del Benessere
La Salute?
Un Dono
Prezioso

La Salute?
Un Dono
Prezioso
abitudini di fumatori, la nostra vita sedentaria,
il poco tempo per noi e la conseguente
mancanza di attenzione ai segnali che il nostro
corpo ci invia, l’abitudine a rinviare continuamente
i possibili controlli che potremmo
fare o che il medico ci consiglia, in realtà non
determineranno una perdita d’equilibrio, forse
ad altri esseri umani sì, ma a noi no!
La ricerca scientifica e l’informativa a proposito
di salute, affermano che un 45% della
popolazione muore a causa delle malattie
cardio-vascolari, ma il nostro schema psicologico
di sopravvivenza, ci fa pensare che
questo riguarda gli altri, non noi, e questo
basta a tranquillizzarci. La trappola cognitiva
scatta, in modo molto semplice, ad esempio
nel caso dei fumatori,
si sente spesso
fare riferimento
alla
statistica: se
esiste un X%
di fumatori che in realtà, muore di vecchiaia,
nonostante l’Y% muoia per cause legate al
fumo, noi certamente faremo parte di quel
X% che muore di vecchiaia e quindi avremo
trovato la giustificazione per mantenere il
comportamento poco proficuo, non preoccupandoci
troppo.
Forse bisognerebbe sorvegliare di più il proprio
pensiero e pur mantenendo un buon
rapporto con sé e confidando nella buona
sorte e nella vita, tentare un approccio più
attento consapevole, a volte fatto anche di
piccole rinunce e di scelte.
Non è facile, perché siamo molto meno liberi
di scegliere il cambiamento di quanto non
vorremmo, ma giocare la carta della onestà
con se stessi forse vale la pena, prima di tutto
per noi, per la nostra famiglia, i nostri figli
in seconda battuta.
Si dice “Il senno di poi è una scienza esatta”,
a me piacerebbe che le persone scegliessero
ad ogni passo la propria vita e costruissero
così, nel limite del possibile e in collaborazione
con la vita stessa, il loro destino.
Utopia o un punto di vista dal quale guardarsi
e guardare?
Ecco perché la prevenzione diventa un compito
importante, nostro e delle istituzioni.
Dice ancora Gadamer: “Fa parte della medicina,
non solo la lotta vittoriosa contro la malattia,
ma anche la convalescenza e in fondo
la cura della salute...” e ancora allerta “...accanto
al progredire della scienza abbiamo
una regressione nella generale cura della salute
e nella prevenzione...” un richiamo all’attenzione
che tutti possiamo portare a ciò che
conta davvero nel breve, ma soprattutto nel
lungo termine.
E... non dimentichiamoci di onorare ogni
giorno il dono, di un corpo che c’è, che notte
e giorno lavora per noi, anche quando non lo
mettiamo nelle migliori condizioni...
La Cultura del Benessere
Annalisa Zadra
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19
A Jonathan
e Fletcher
Vorrei parlarvi di un sogno che è nato circa 20 anni fa;
un sogno di pochi, all’inizio…
Vorrei parlarvi del lavoro necessario a realizzarlo...
del tempo impiegato... delle notti, dei sabati e delle domeniche…
Vorrei parlarvi di senso della responsabilità,
di tenacia e di coraggio...
Vorrei parlarvi della forza, della perseveranza,
della pazienza...
Vorrei parlarvi della fede e della passione...
dell’amore necessario a trasformare il sogno in realtà
e a lanciarlo nel tempo... anno dopo anno…
Vorrei parlarvi degli occhi dei nostri figli
e di come risplendono alla fine di un campo,
Vorrei parlarvi del loro corpo dignitoso e fiero...
Vorrei parlarvi del legame e dell’affetto
che unisce i nostri figli tra loro e li tiene
assieme anche quando distanti...
Vorrei parlarvi di questa esperienza
che non dimenticheranno mai...
Vorrei parlarvi del Jonathan e del Fletcher
e dei loro Staff e
Vorrei dirvi che ne sono molto orgogliosa!
Auguro ai responsabili della didattica
e a tutte le persone che hanno dato disponibilità
per i campi buon lavoro
e tanto, tantissimo divertimento!!!
Lettere dagli Associati
Annalisa Zadra
A Jonathan
e Fletcher

La Storia
di un Centro
in... rinascita
La Storia di un Centro
in... rinascita
Vista da me!
Da dove posso iniziare?
Dal lontano ottobre 1986, il
momento del mio primo Corso
Base con la Zadra come istruttore?
Forse è un po’ lontano.
Dalla mia entrata nel Coordinamento del
Centro, nel 1990 con Gigi Giacconi? No, credo
sia ancora troppo lontano.
Forse il momento in cui, nel mio cuore, è nato
l’embrione di quello che sarebbe stato poi nella
mia testa il Centro di Trieste è stata la SDA, l’ultima
fatta con Giacconi, nel 1996. Lì, se ci ripenso,
per la prima volta ho sentito la responsabilità di
mantenere in vita un Centro che stava morendo,
nel quale nessuno credeva (sono sempre stata
una grande sostenitrice di quelle che per altri
sono “cause perse”, come ci aveva definito Gigi
in quella SDA, o “piantina morente” - definizione,
questa, di Gianni) sulle mie spalle.
E all’epoca avevo accanto la fervida mente creativa
e la vitalità di Letizia Donnini (che era segretario
provinciale) che ha contribuito non poco a
tenere viva quella “voglia di fare, di costruire”
che mi animava.
Poi sono rimasta sola. C’erano sì Roxi, Fiorella e
Franci, ma loro si occupavano in modo più che
prevalente (oserei dire totale) del Gruppo Giovani.
E poi, soprattutto Flo e Franci, erano tanto giovani
anche loro! Inoltre si stavano laureando. Ricordo
una serata di lavoro al Centro di Udine con
Marco Bobbio... in cui proprio una sua
affermazione mi aveva fatto
prendere consapevolezza di
quanto mi sentissi sola.
Ed è stato un gran bene.
Per costruire qualcosa è
bene che le fondamenta
siano salde.
In base a quello
che c’è, a quanto
sono forti le fondamenta
si può vedere
se costruire una casetta o un palazzo a 50 piani!
Ed io ho accolto la mia solitudine e ho iniziato ad
andare ai Coordinamenti di Udine: avevo ben bi-
Vita nei Centri
sogno, per il progetto che intanto
si andava delineando nella
mia testa sulla base di quello che il
mio cuore sentiva, di mantenere la
carica, l’energia, di riempirmi di cose
buone: rifrequentavo anche tutti i corsi -
TRP, Viaggi dell’Eroe, MAC, tutte le riunioni, dicevo
di sì a tutte le proposte di assistenza, facevo
incontri CQ per i pochi sopravvissuti del Centro,
ho fatto il MAC2, insomma tutta l’attività che riuscivo
(tant’è che Rosa a un certo punto mi aveva
chiesto come mai avessi questa smania di
non perdere niente!).
Nel frattempo ero stata nominata segretario provinciale...
così la mia responsabilità era stata anche
ufficializzata! E ho iniziato a costruire, piano
piano, con pazienza, guardandomi intorno per
vedere chi, fra i sopravvissuti, fra i giovani, fra gli
appena associati, potesse condividere il mio progetto:
andavo a tentativi, ma dovevo necessariamente
rinforzare e ingrandire le fondamenta per
la casa che volevo costruire! E l’Universo mi ha
aiutato: è arrivato Vittorio. Avevo trovato un altro
che, come era stato per me nel lontano 1986, si
era innamorato subito di questa Associazione.
È stato un “grande” nell’affiancarmi, nel sostenermi,
nel credere insieme a me che “Centro di
Trieste” significasse qualcosa di più che “appendice”
del Centro di Udine.
E poi è un uomo dalle mille risorse, non ultima il
suo “essere un capo” nella vita professionale,
che lui, con il cuore e senza alcuna reticenza,
senza trattenere nulla, ha messo a disposizione
di Progetto 3&60 e del “Progetto rinascita” del
nostro Centro.
Dopo di lui, sempre in uno dei miei tentativi, sono
arrivati in coordinamento “allargato” altre persone,
alcune sono rimaste, altre sono andate, altre
sono arrivati dopo. Gettare le fondamenta è stato
un lavoro lento e paziente, fatto con cura, con attenzione
e con amore per quello che doveva nascere
sopra. Immaginatemi come una sarta (ma
nella mia testa c’era un atelier di grande prestigio,
dove nascono abiti unici!) che sceglie con
cura le stoffe, prova ad accostarle, mette in evi-
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denza i diversi spessori, colori, ruvidità e delicatezze,
e imbastisce, con filo grosso all’inizio,
sommariamente, tanto per vedere “come sta insieme”,
per poi cucire con cura le parti che si accostano,
le parti che, per quanto diverse, possono
armonizzarsi e rendere unico questo abito con
cui vestire il nostro Centro.
E da questa armonia, unica, naturale la scelta
degli accessori! Rendere il nostro Coordinamento
un gruppo collaborativo, rispettoso, nel quale
ciascuno porta il vero sé, con il piacere di stare
assieme e di andare, assieme, verso lo stesso
obiettivo - che è quello che sentiamo di essere
oggi - è stata un’attività che mi ha preso cuore e
cervello: mi ha appassionato, mi ha fatto mettere
in campo tutte le mie risorse.
Io so di essere una persona caparbia ma anche
dolcissima, so trasmettere entusiasmo ed essere
trascinante ma sono anche rispettosa dell’essere
“unico” di ogni persona, mi piace stare da sola
ma amo moltissimo la gente, so essere seduttiva
e anche simpatica, sono schiva ma coraggiosa,
sono generosa e sono forte, non di forza fisica
ma dalla forza data dai miei valori e dal credere
in ciò che decido di attuare.
Queste sono state le risorse che ho messo in
campo e l’esperienza mi ha fatto crescere molto
nel mio percorso di sviluppo personale, in consapevolezza
e nella capacità di relazione e di leadership.
Mi ha fatto mettere me stessa in discussione
mille volte, e lo farà altre mille; mi ha insegnato
l’umiltà nelle sconfitte e anche l’umiltà che
sta nel riconoscersi correttamente le vittorie; mi
ha nutrito con la creazione di rapporti veri, di intimità,
di affetto con le persone del mio coordina-
Vita nei Centri
mento e con Gianni e Rosa.
E così abbiamo realizzato il nostro primo TRP
Base a Trieste a novembre dello scorso anno,
con 20 nuovi iscritti, ma in realtà poi 18 in sala.
Venerdì 7 novembre 2003 ci siamo sentiti davvero
orgogliosi di noi stessi! È stato coinvolgente,
appassionante lavorare anche concretamente,
nelle piccole cose, alla realizzazione del Seminar.
A Trieste non si faceva un corso da prima del
1986! Per cui per noi era tutto nuovo.
Inoltre, eravamo ben abituati a fare i corsi insieme
a Udine, presso la sede, dove tutto era già
predisposto, dalla carta igienica alla moquette
per terra, all’impianto sterero e alla macchina del
caffè per i break.
Per cui l’avventura è stata assolutamente nuova
anche dal punto di vista organizzativo!
Ci siamo stancati... ma l’energia che vibrava fra
di noi nel mese prima del Seminar e al corso
stesso è stata vitalizzante e si autoalimentava a
ogni più piccolo successo, dal cartellino realizzato
alla raccolta delle “grucce” per appendere i
cappotti. Niente riusciva a farci perdere entusiasmo:
eravamo decisi.
C’era apprensione e soddisfazione, c’era “duro
lavoro” e attenzione alle sensibilità dei collaboratori,
paura di non farcela e la certezza che ci saremmo
riusciti. Ci siamo sentiti spaventati dalla
mole dell’organizzazione
(mai sperimentata prima),
anche perché eravamo in
pochi, ma nessuno, neanche
per un secondo, ha
pensato di mollare! Ed
ora eccoci qui, a fine
marzo 2004, con un
secondo TRP realizzato!
La Storia
di un Centro
in... rinascita

La Storia
di un Centro
in... rinascita
Un po’ meno numeroso dell’altro, ma di forte
conferma delle nostre capacità e della voglia di
percorrere questa strada.
C’era già da settembre dello scorso anno, momento
in cui si è deciso di “provare a camminare
da soli” senza la forza e la solidità del Centro
di Udine alle spalle, la consapevolezza che non
si trattava dell’avventura di un momento, ma dell’inizio
di un percorso. Trieste ha voluto, e può,
essere un Centro autonomo, che porta energia e
“acqua” a nutrire Progetto 3&60.
Ci abbiamo creduto e ci crediamo ancora di più
oggi! Io poi, ne sono convinta e lo ero, in obiettivo,
molto molto prima che, nella testa di chiunque
altro di questo Centro, ci fosse anche solo in
“eventualità” il Centro di Trieste.
Certo sono una gran “testona”... ma è stata la
mia più grande risorsa!
E questo è stato il mio motto: “Credi in te, mantieni
il contatto con il tuo cuore... e vai! Tutto il
resto è secondario”.
Valnea Baso
P.S.: Poi, le mie nutrienti gratificazioni sono queste,
un SMS arrivatomi:
“Trieste, 28 marzo 2004
Grazie perché sei stata i miei occhi quando non
vedevo, hai guidato le mie mani alla ricerca della
luce, hai lasciato che le mie gambe andassero
per la strada e mi hai accompagnato. È il più
grande gesto di stima e di affetto che un’amica
ha fatto per me. Ti voglio bene”.
Non metto la firma di chi me l’ha scritto perché
non ho la sua autorizzazione!
Lettere dagli Associati
Quel che fai resta...
Resta, l’albero che hai piantato
insieme a quello
che non hai permesso di abbattere...
Resta ciò che hai insegnato
nelle azioni di chi riprodurrà
cose che tu hai fatto,
si rispecchierà l’esempio che hai dato...
Resta il tuo pensiero
che potrà essere trasformato in un ideale
da perseguire...
Tutto ciò che fai, pensi e doni si tramanda
nelle persone, nelle cose, nella natura...
Resta tutta la tua persona e la tua storia!
Ti auguro tra mille anni,
di essere amato e riconosciuto
attraverso il segno che lasci;
così come amato e riconosciuto è oggi,
colui che ammiri e studi
che è vissuto molto prima di te...
Maria Lampa
(Castelfidardo)
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Pradamano, 16 Dicembre 2004
Spettabile MSF,
siamo un’Associazione Culturale le che si occupa di Sviluppo Personale per migliorare la Qualità della
nostra Vita e operiamo da 25 anni sul territorio nazionale. Progetto Tre&Sessanta è un’organizzazione
di volontariato apolitica e aconfessionale, senza fini di lucro, che ha come mission “la realizzazione
di un mondo libero, responsabile, armonico e felice mediante la valorizzazione e il rispetto delle
risorse dell’uomo e dell’ambiente”.
I valori condivisi dai nostri associati sono appunto
Rispetto, Responsabilità, Sviluppo Personale,
Disponibilità Volontaria, Ecologia del Benessere,
Senso di Relazione e... Divertimento.
È con questo spirito che ogni anno stanziamo
una piccola somma del nostro bilancio a favore
di organizzazioni che operano nel mondo perché
la speranza di un “uomo libero e consapevole”
non muoia mai.
Abbiamo pensato quindi a Voi, donando questa
piccola somma alla Vostra Organizzazione, per
contribuire al vostro instancabile lavoro e poter
essere simbolicamente in “prima linea” al Vostro
fianco ed anche perché vogliamo che un pizzico
dei nostri valori servano alla nobile causa che
portate avanti nel mondo: causa che a pieno titolo
aiuta noi ad avvicinarci al nostro scopo associativo
e per questo Vi ringraziamo e Vi sosteniamo.
Nell’augurarVi un buon lavoro sia di Vostro conforto
nei momenti difficili e drammatici che affrontate
quotidianamente il sapere che anche noi..
facciamo il tifo per Voi!
Cordialmente
Enzo Di Vera
Vicepresidente Progetto Tre&Sessanta
Allegato: Scheda Bonifico Bancario
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Spett.le Medici Senza Frontiere - MSF
Via Volturno, 58
00185 ROMA
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UNO
DuemilaCinque
Associazione Culturale Europea
33100 Pradamano / Udine
Via G.Marconi, 44/B
Tel. 0432.671.749
E-mail: info@progetto360.it
Website: www.progetto360.it
Cod. Fisc. 94025950307
L'Abici • UNO / DuemilaCinque
Gennaio 2005
Responsabile: Marco Bobbio
Pubblicazione non in vendita ad
uso esclusivo degli associati di
"Progetto Tre&Sessanta".
Stampato in proprio presso la
Tipolitografia PESARO STAMPA
Via Terni, 22 - 61100 Pesaro
Ad / Claudio Bellani • 01.2005