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Testi libretto - Ottavio de Carli

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I titoli <strong>de</strong>i brani, posti quasi a malincuore per <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio <strong>de</strong>ll’editore Peters, richiamano<br />

dunque stati interiori che costituiscono l’unica impalcatura formale e linguistica <strong>de</strong>i brani<br />

stessi. Dopo l’aggressivo e lacerante “Presentimenti”, il secondo (“Cose passate”), più<br />

malinconico, è tutto giocato su spettrali timbriche atmosfere, mentre il gioco timbrico (la<br />

famosa Klangfarbenmelodie, la ‘melodia di timbri’) diviene <strong>de</strong>terminante in “Colori”.<br />

Nuovamente violento e drammatico è il quarto (“Peripezie”) mentre il quinto suona come<br />

una sorta di sintesi di tutte le prece<strong>de</strong>nti situazioni.<br />

Pietra miliare <strong>de</strong>lla produzione brahmsiana, la Serenata op. 11 costituisce uno <strong>de</strong>i primi<br />

esperimenti di musica sinfonica <strong>de</strong>l musicista di Amburgo che, come è noto, esitò non<br />

poco prima di cimentarsi nella composizione di una vera e propria Sinfonia (il primo<br />

tentativo, intrapreso in quegli anni, era “felicemente” naufragato nello splendido primo<br />

Concerto per piano e orchestra op. 15). D’altra parte questo non inten<strong>de</strong>va essere un<br />

lavoro serioso e impegnato come una vera sinfonia doveva essere, ma una composizione<br />

‘leggera’ concepita nello spirito <strong>de</strong>i divertimenti e <strong>de</strong>lle cassazioni di Mozart e Haydn.<br />

Brahms la compose all’epoca in cui aveva preso servizio a Detmold, presso la corte <strong>de</strong>l<br />

piccolo principato di Lippe-Detmold. Era una cittadina <strong>de</strong>lla Westfalia di un principato un<br />

po’ da operetta, ma vi si respirava un’aria serena che favoriva la composizioni di lavori<br />

dal carattere idilliaco e disimpegnato. Nella pacifica sonnolenza di un soggiorno senza<br />

storia, Brahms trovò l’ispirazione per creare un’opera “senza tempo”, come sospesa in un<br />

limbo incontaminato dalle umane passioni e dai drammi <strong>de</strong>ll’esistenza. Miracolo di<br />

freschezza e di ricchezza inventiva, la Serenata brilla per la preziosità <strong>de</strong>gli equilibri<br />

timbrici e soprattutto per il caldo lirismo che la perva<strong>de</strong> e che la salvaguarda da ogni<br />

rischio di affettato acca<strong>de</strong>mismo. Classicamente suddivisa in numerosi movimenti, si apre<br />

con un Allegro in forma sonata di carattere pastorale, seguito da uno Scherzo più<br />

enigmatico, ma costruito su schemi altrettanto classici. L’Adagio non troppo costituisce il<br />

vertice sinfonico <strong>de</strong>ll’opera, e fin dalla prima esecuzione venne eletto dalla critica come il<br />

movimento più riuscito per il suo carattere “meravigliosamente tenero”. Seguono due<br />

arcaicizzanti Minuetti, curiosamente senza trio (il secondo, funge da trio per il primo), poi<br />

un secondo Scherzo, più breve <strong>de</strong>l primo e dal piglio più <strong>de</strong>cisamente beethoveniano, ed<br />

infine un ampio Finale, che ripropone le atmosfere serene <strong>de</strong>l primo movimento.<br />

Cento anni fa...<br />

Sala Apollo (Palazzo Martinengo), 14 dicembre 1908 1 :<br />

Adriano Ariani, pianoforte 2<br />

Programma<br />

Robert Schumann: Studi sinfonici op. 13<br />

Ludwig van Beethoven: Sonata op. 57<br />

Fry<strong>de</strong>ryk Chopin: Ballata op. 52<br />

Berceuse<br />

Valzer<br />

Mazurka<br />

Fantaisie-Impromptu op. 66<br />

Polonese op. 53<br />

Sala Apollo (Palazzo Martinengo), 11 gennaio 1909:<br />

Alexan<strong>de</strong>r Sebald, violino<br />

Sergei von Bortkievicz, pianoforte<br />

Programma<br />

Marco Enrico Bossi: Sonata in mi minore<br />

Johann Sebastian Bach: Gavotta – Minuetto I – Minuetto II dalla Sonata in Do<br />

Arcangelo Corelli / César Thomson La follia<br />

Henri Wieniawski: Concerto op. 14<br />

Sala Apollo (Palazzo Martinengo), 26 aprile 1909:<br />

Mario Corti, violino<br />

Guido Alberto Fano 3 , pianoforte<br />

1 Cfr. Roberto Zanetti Un secolo di musica a Brescia. Il primo centenario <strong>de</strong>lla Società <strong>de</strong>i Concerti, Nuove<br />

Edizioni Milano, 1970, p. 184. A quell’epoca la Società <strong>de</strong>i Concerti contava all’incirca 250-260 soci, il cui<br />

versamento annuo si aggirava complessivamente sulle 2500 / 2600 lire.<br />

2 Adriano Ariani (Roma, 1877 – Pesaro, 1935) si era formato a Pesaro con Mascagni, studiandovi inoltre<br />

pianoforte con M. Vitali. In seguito si era perfezionato come pianista con Busoni, Sgambati e Rendano,<br />

<strong>de</strong>dicandosi al concertismo, attività con la quale si era garantito una certa popolarità. Come compositore si era<br />

segnalato nel 1905 vincendo un Premio <strong>de</strong>ll’Acca<strong>de</strong>mia di S. Cecilia con una Suite per orchestra. Si trasferì<br />

poi negli Stati Uniti, dove si <strong>de</strong>dicò alla direzione d’orchestra e per sei anni fu al fianco di Toscanini come<br />

direttore <strong>de</strong>lla Choral Institution. Ritornò in Italia nel 1932, e in seguito fu insegnante di pianoforte e poi<br />

direttore <strong>de</strong>l Liceo Musicale di Pesaro. Tra le sue composizioni si ricorda l’oratorio S. Francesco, eseguito a<br />

New York nel 1916.<br />

3 Guido Alberto Fano (Padova, 1875 - Tauriana di Spilimbergo [Udine], 1961), allievo di Cesare Pollini e Vittorio<br />

Orefice presso l’Istituto Musicale di Padova, dal 1894 si era perfezionato a Bologna con Giuseppe Martucci,<br />

conseguendo nel 1897 il diploma e divenendo “massimo seguace <strong>de</strong>llo stile e <strong>de</strong>lla norma artistica martucciana”;

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