28.05.2013 Views

ELEMENTI DI GONIOMETRIA E DI TRIGONOMETRIA - di Lucia Argilla

ELEMENTI DI GONIOMETRIA E DI TRIGONOMETRIA - di Lucia Argilla

ELEMENTI DI GONIOMETRIA E DI TRIGONOMETRIA - di Lucia Argilla

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Corso <strong>di</strong> laurea: BIOLOGIA<br />

Tutor: Floris Marta; Max Artizzu<br />

PRECORSI <strong>DI</strong> MATEMATICA<br />

<strong>ELEMENTI</strong> <strong>DI</strong> <strong>GONIOMETRIA</strong><br />

E <strong>DI</strong> <strong>TRIGONOMETRIA</strong><br />

Goniometria e trigonometria sono due termini che derivano dal greco e<br />

significano rispettivamente misura degli angoli e misura dei triangoli.<br />

Le origini della goniometria e della trigonometria sono assai lontane nel<br />

tempo; risalgono a qualche secolo prima <strong>di</strong> Cristo e sono inizialmente ispirate<br />

da esigenze legate alla risoluzione <strong>di</strong> vari problemi pratici <strong>di</strong> geodesia, <strong>di</strong><br />

navigazione, <strong>di</strong> astronomia, problemi che in genere richiedono <strong>di</strong> risalire dalla<br />

determinazione dì angolazioni e <strong>di</strong>stanze misurabili alla determinazione <strong>di</strong><br />

altre angolazioni e <strong>di</strong>stanze non <strong>di</strong>rettamente misurabili.<br />

A partire dal se<strong>di</strong>cesimo secolo la trigonometria si sviluppa e si affer-<br />

ma anche come <strong>di</strong>sciplina autonoma, raggiungendo quel rigore teorico e<br />

quell’aspetto formale e simbolico caratteristici del linguaggio matematico.<br />

Nel frattempo però sempre più numerose <strong>di</strong>vengono le implicazioni dei<br />

concetti goniometrici con le applicazioni della matematica nel campo scien-<br />

tifico e tecnologico; ben pochi sono infatti i rami della fisica, sia classica che<br />

moderna, che non contemplano per la loro trattazione il calcolo goniometrico<br />

e trigonometrico.<br />

Angoli ed archi<br />

Se in un piano si tracciano due semirette aventi l’origine in comune, il<br />

piano viene <strong>di</strong>viso in due parti, ciascuna delle quali viene chiamata angolo.<br />

Le due semirette vengono dette i lati dei due angoli e l’origine comune il<br />

loro vertice.<br />

Data una circonferenza avente il centro nel vertice <strong>di</strong> un angolo, si chiama<br />

1


arco circolare quella parte <strong>di</strong> circonferenza interna all’angolo e avente per<br />

estremi i punti <strong>di</strong> intersezione con i lati dell’angolo stesso (nella figura 1 è<br />

rappresentato l’arco AB <strong>di</strong> una circonferenza corrispondente ad un angolo<br />

α; il punto O, vertice dell’angolo, è il centro della circonferenza).<br />

Figura 1: Angoli ed archi corrispondenti<br />

Misura degli angoli e degli archi<br />

Per misurare una grandezza occorre fissare l’unità <strong>di</strong> misura. Le più<br />

usate unità <strong>di</strong> misura degli angoli sono il grado ed il ra<strong>di</strong>ante. Si chiama<br />

grado la 360 a parte dell’angolo giro. I suoi multipli sono il minuto pri-<br />

mo (o semplicemente primo), che è 1<br />

60<br />

semplicemente secondo), che è 1<br />

60<br />

<strong>di</strong> primo.<br />

<strong>di</strong> grado, ed il minuto secondo (o<br />

Si chiama ra<strong>di</strong>ante l’angolo al centro <strong>di</strong> una circonferenza, <strong>di</strong> raggio<br />

arbitrario, che sottende un arco <strong>di</strong> lunghezza uguale al raggio stesso (si tenga<br />

presente che se un angolo al centro <strong>di</strong> una circonferenza sottende un arco<br />

lungo quanto il raggio ciò succede per ogni altra circonferenza concentrica<br />

con la prima).<br />

Ovviamente, se la lunghezza dell’arco sotteso è ad esempio, metà <strong>di</strong> quella<br />

del raggio, l’angolo è <strong>di</strong> mezzo ra<strong>di</strong>ante; se è doppia <strong>di</strong> quella del raggio,<br />

l’angolo è <strong>di</strong> due ra<strong>di</strong>anti; e così via. L’angolo giro, che sottende l’intera<br />

circonferenza (la cui lunghezza è 2π volte quella del raggio), è <strong>di</strong> 2π ra<strong>di</strong>anti;<br />

l’angolo piatto è <strong>di</strong> π ra<strong>di</strong>anti; l’angolo retto <strong>di</strong> π<br />

2 ra<strong>di</strong>anti.<br />

In generale, la misura in ra<strong>di</strong>anti <strong>di</strong> un angolo che sottende un arco<br />

circolare <strong>di</strong> lunghezza l, è l<br />

r , essendo r il raggio della circonferenza <strong>di</strong> cui<br />

l’arco è parte.<br />

2


Per quanto concerne l’unità <strong>di</strong> misura degli archi circolari risulta conve-<br />

niente come unità l’arco il cui angolo al centro corrispondente è l’unità <strong>di</strong><br />

misura degli angoli. Si ha così l’arco grado, che è l’arco <strong>di</strong> circonferenza che<br />

corrisponde all’angolo al centro <strong>di</strong> un grado, e l’arco ra<strong>di</strong>ante, che è l’ar-<br />

co <strong>di</strong> circonferenza che corrisponde all’angolo al centro ra<strong>di</strong>ante. Seguendo<br />

questa convenzione la misura <strong>di</strong> un arco <strong>di</strong> circonferenza e la corrispondente<br />

angolo al centro sono espresse dallo stesso numero.<br />

È <strong>di</strong> importanza pratica sapere come si passa dalla misura <strong>di</strong> un angolo<br />

(o <strong>di</strong> un arco) in gra<strong>di</strong>, alla misura in ra<strong>di</strong>anti dello stesso angolo (o arco),<br />

e viceversa. Dette x ◦ e x r le misure, rispettivamente in gra<strong>di</strong> ed in ra<strong>di</strong>anti,<br />

<strong>di</strong> uno stesso arco) si ha:<br />

360 ◦ : 2π = x ◦ : x r<br />

Da questa proporzione si ricavano le due formule:<br />

x r = x◦<br />

180 ◦ π x◦ = xr<br />

π 180◦<br />

la prima delle quali da la misura in ra<strong>di</strong>anti, nota quella in gra<strong>di</strong>, la seconda<br />

la misura in gra<strong>di</strong>, nota quella in ra<strong>di</strong>anti.<br />

Esempi<br />

1) Esprimere in ra<strong>di</strong>anti la misura dell’angolo <strong>di</strong> 25 ◦ .<br />

Ponendo x ◦ = 25 ◦ nella prima formula si ha:<br />

x r = 25◦ 5<br />

π =<br />

180◦ 36 π<br />

2) Esprimere in gra<strong>di</strong> la misura dell’angolo ra<strong>di</strong>ante.<br />

Ponendo x r = 1 nella seconda formula si ottiene:<br />

x ◦ = 1<br />

π 180◦ 57 ◦ 17 ′ 5 ′′<br />

Riportiamo nella seguente tabella le misure in ra<strong>di</strong>anti <strong>di</strong> alcuni angoli<br />

particolari:<br />

Gra<strong>di</strong> 0 ◦ 30 ◦ 45 ◦ 60 ◦ 90 ◦ 180 ◦ 270 ◦ 360 ◦<br />

Ra<strong>di</strong>anti 0 π<br />

6<br />

π<br />

4<br />

π<br />

3<br />

3<br />

π<br />

3π<br />

2 π 2<br />


Angoli ed archi orientati e loro misura<br />

Un angolo si <strong>di</strong>ce orientato quando i suoi lati sono considerati in un<br />

certo or<strong>di</strong>ne, quando cioè è stabilito quale dei due deve considerarsi come<br />

primo. In tal caso l’angolo può essere pensato come generato dalla ro-<br />

tazione del primo lato (lato origine) verso il secondo (lato termine), fino<br />

alla sovrapposizione dei due.<br />

Nella figura 2 sono rappresentati due angoli; se in entrambi si conside-<br />

ra a come lato origine e b come lato termine (la scrittura ab viene usata<br />

per in<strong>di</strong>care l’angolo nel caso <strong>di</strong> questa scelta), il primo (fig. 2a)) risulta<br />

orientato in senso antiorario, cioè <strong>di</strong>scorde quello <strong>di</strong> rotazione delle lancette<br />

dell’orologio, il secondo (fig. 2b)) in senso orario.<br />

Figura 2: Angoli orientati<br />

Convenendo <strong>di</strong> considerare positiva una rotazione che avviene nel verso<br />

antiorario e negativa quella che avviene nel verso orario, l’angolo della figura<br />

2a viene detto angolo positivo mentre quello della figura 2b viene detto<br />

angolo negativo.<br />

La misura <strong>di</strong> un angolo orientato si ottiene premettendo alla sua misura<br />

assoluta il + se l’angolo è positivo, il segno - se è negativo.<br />

Quanto si è detto per gli angoli vale anche per gli archi. Nella figura 3a è<br />

rappresentato un arco <strong>di</strong> circonferenza AB positivo; nella figura 3b un arco<br />

AB negativo.<br />

4


Figura 3: misure <strong>di</strong> angoli<br />

Seno, coseno, tangente e cotangente <strong>di</strong> un angolo (o <strong>di</strong> un arco)<br />

orientato<br />

Date due variabili, si <strong>di</strong>ce che la seconda è una funzione della prima se<br />

esiste una qualunque legge che ad ogni valore della prima (appartenente ad<br />

un determinato insieme numerico) ne fa corrispondere uno ed uno solo della<br />

seconda.<br />

Le funzioni nelle quali la variabile in<strong>di</strong>pendente è un angolo (o un arco)<br />

vengono goniometriche o circolari.<br />

Per definire le funzioni goniometriche elementari risulta opportuno consid-<br />

erare fisso il lato origine degli angoli e variabile il secondo. Riferito un pi-<br />

ano ad un sistema cartesiano ortogonale xOy conveniamo <strong>di</strong> assumere come<br />

semiretta origine degli angoli il semiasse positivo delle ascisse.<br />

Nella figura 4 è rappresentato l’angolo orientato (positivo) a il cui primo<br />

lato è il semiasse positivo delle ascisse ed il secondo la semiretta r.<br />

Sia P un generico punto della semiretta r, siano xp e yp le sue coor<strong>di</strong>nate<br />

e sia P O la <strong>di</strong>stanza assoluta <strong>di</strong> P dall’origine O. I quattro rapporti:<br />

yp<br />

P O<br />

xp<br />

P O<br />

non <strong>di</strong>pendono dalla posizione <strong>di</strong> P su r. Lo si può verificare prendendo<br />

su r un secondo P’ e considerando la similitu<strong>di</strong>ne che intercorre tra i due<br />

triangoli rettangoli PHO e P’H’O.<br />

I quattro suddetti rapporti <strong>di</strong>pendono solo dall’ampiezza dell’angolo α;<br />

sono dunque funzioni <strong>di</strong> α. Al primo si da il nome <strong>di</strong> seno <strong>di</strong> α (senα), al<br />

5<br />

yp<br />

xp<br />

xp<br />

yp


9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

−1<br />

y<br />

P (xp, yp)<br />

H H’<br />

0 1 2 3 4 5 6<br />

P’<br />

Figura 4: .<br />

secondo <strong>di</strong> coseno <strong>di</strong> α (cosα), al terzo <strong>di</strong> tangente <strong>di</strong> α (tgα), al quarto<br />

<strong>di</strong> cotangente <strong>di</strong> α (ctgα), È dunque:<br />

senα = yp<br />

P O<br />

cosα = xp<br />

P O<br />

r<br />

tgα = yp<br />

xp<br />

x<br />

ctgα = xp<br />

yp<br />

Tra le dette quattro funzioni goniometriche <strong>di</strong> un medesimo angolo α<br />

intercorrono le seguenti relazioni:<br />

senα<br />

cosα<br />

= tgα<br />

cosα<br />

1<br />

= ctgα ctgα =<br />

senα tgα<br />

Se si considera l’arco <strong>di</strong> circonferenza <strong>di</strong> centro O, <strong>di</strong> raggio OP e <strong>di</strong><br />

origine A (figura 5), le funzioni goniometriche ora introdotte vengono anche<br />

rispettivamente dette seno, coseno, tangente e cotangente dell’arco orientato<br />

AP .<br />

La circonferenza goniometrica. Una seconda definizione delle<br />

funzioni goniometrihe<br />

Si chiama circonferenza goniometrica una circonferenza orientata<br />

alla quale è associato un sistema <strong>di</strong> riferimento cartesiano ortogonale, la cui<br />

origine coincide con il centro della conferenza stessa e la cui unità <strong>di</strong> misura<br />

è assunta uguale al raggio <strong>di</strong> quest’ultima. Il senso positivo <strong>di</strong> percorso<br />

sulla circonferenza è, convenzionalmente, quello antiorario. Nella figura 6a è<br />

6


Figura 5: .<br />

rappresentata una circonferenza goniometrica; A è il suo punto d’intersezione<br />

con il semiasse positivo delle x (lato origine degli angoli) e P il suo punto<br />

tersezione con la semiretta r, formante con il semiasse positivo x un angolo<br />

orientato α.<br />

La circonferenza tracciata in 6a), che ha centro nell’origine O e raggio<br />

unitario, viene detta circonferenza goniometrica; P è il suo punto d’inter-<br />

sezione con la semiretta r, secondo lato dell’angolo orientato α. In 6b) è<br />

in<strong>di</strong>cato che le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> P rappresentano rispettivamente il coseno ed il<br />

seno dell’angolo α.<br />

Figura 6: circonferenza goniometrica<br />

Ciò premesso, si chiamano seno e coseno dell’angolo orientato α (o del-<br />

l’arco orientato AP ) rispettivamente l’or<strong>di</strong>nata e l’ascissa <strong>di</strong> P (fig. 6b).<br />

Queste definizioni <strong>di</strong> seno e coseno coincidono, in pratica, con quelle date<br />

7


precedentemente. Infatti, essendo in questo caso P O = 1, da quelle si<br />

ottiene:<br />

senα = yp<br />

P O<br />

= yp<br />

1<br />

= yp<br />

cosα<br />

= xp<br />

P O<br />

Figura 7: tangente e cotangente<br />

= xp<br />

1<br />

= xp<br />

Se si considerano le due rette a e b, tangenti alla circonferenza goniome-<br />

trica nei suoi due punti A e B <strong>di</strong> intersezione con i semiassi positivi delle<br />

x e delle y, e i punti T e C d’intersezione <strong>di</strong> queste con la semiretta r (fig.<br />

7), vengono dette tangente e cotangente dell’angolo orientato α(o dell’arco<br />

orientato AP ) rispettivamente l’or<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> T e l’ascissa <strong>di</strong> C.<br />

Anche queste definizioni coincidono con quelle date precedentemente.<br />

Infatti, usando le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> T per definire la tangente <strong>di</strong> α si ha:<br />

tgα = yT<br />

xT<br />

= yT<br />

1<br />

= yT<br />

Analogamente, usando le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> C per definire la cotangente <strong>di</strong><br />

α, si ha:<br />

ctgα = xC<br />

yC<br />

= xC<br />

1<br />

= xC<br />

Se la semiretta r non interseca le dette tangenti alla circonferenza a e<br />

b, si devono considerare le intersezioni <strong>di</strong> queste ultime con la semiretta r ′<br />

opposta della r (fig. 8).<br />

8


Figura 8: circonferenza goniometrica<br />

Variazione del seno e del coseno<br />

Per semplicità <strong>di</strong> linguaggio d’ora in poi parleremo sempre <strong>di</strong> funzioni<br />

goniometriche <strong>di</strong> un angolo orientato; tuttavia, le proprietà e le relazioni che<br />

esaminaneremo relativamente a queste valgono, in modo del tutto analogo,<br />

per le funzioni goniometriche <strong>di</strong> un arco orientato.<br />

Dalla fig. 9, nella quale r rappresenta una semiretta che ruota attorno<br />

all’origine O, è facile dedurre le seguenti proprietà del seno e del coseno<br />

dell’angolo orientato α formato da r con il semiasse positivo x:<br />

Figura 9: Variazioni del seno e del coseno<br />

• sen 0 ◦ = sen 0 = 0, cos 0 ◦ = cos 0 = 1;<br />

9


• al crescere <strong>di</strong> α da 0◦ a 90◦ (cioè da 0 a π<br />

2<br />

0 a 1 mentre il coseno decresce da 1 a 0;<br />

• sen 90◦ = sen π<br />

2 = 1, cos 90◦ = cos π<br />

2<br />

= 0;<br />

ra<strong>di</strong>anti) il seno cresce da<br />

• al crescere <strong>di</strong> α da 90◦ a 180◦ (cioè da π<br />

2 a π ra<strong>di</strong>anti) il seno decresce<br />

da 1 a 0 ed il coseno decresce da 0 a - 1 ;<br />

• sen 180 ◦ = sen π= 0, cos 180 ◦ = cos π = - 1;<br />

• al crescere <strong>di</strong> α da 180◦ a 270◦ (cioè da π a 3<br />

2π ra<strong>di</strong>anti) il seno decresce<br />

da 0 a -1 mentre il coseno cresce da - 1 a 0;<br />

• sen 270 ◦ = sen 3<br />

2π = - 1, cos 270◦ = cos 3<br />

2<br />

π = 0;<br />

• al crescere <strong>di</strong> α da da 270◦ a 360◦ idoè da 3<br />

2π a 2π ra<strong>di</strong>anti il seno<br />

cresce da - 1 a 0 ed il coseno decresce da 0 a 1;<br />

• sen 360 ◦ = sen 2π = 0, cos 360 ◦ = cos 2π = 1;<br />

• al crescere <strong>di</strong> α oltre i 360 ◦ (cioè oltre 2π ra<strong>di</strong>anti) la semiretta r ritorna<br />

ad assumere, ogni giro, le medesime posizioni assunte nel primo giro;<br />

ne consegue che il seno ed il coseno <strong>di</strong> α riprendono perio<strong>di</strong>camente gli<br />

stessi valori corrispondenti all’intervallo 0 ◦ ≤ α ≤ 360 ◦ ; <strong>di</strong>remo quin<strong>di</strong><br />

che il seno ed il coseno sono funzioni perio<strong>di</strong>che <strong>di</strong> periodo 360 ◦ (o 2<br />

π ra<strong>di</strong>anti), e scriveremo:<br />

sen(α + k360 ◦ ) = sen(α + 2kπ) = senα,<br />

cos(α + k360 ◦ ) = cos(α + 2kπ) = cosα,<br />

dove k è un qualunque numero intero, positivo, negativo o nullo;<br />

• il seno ed il coseno assumono, al variare dell’angolo α, tutti e soli i<br />

valori reali compresi tra - 1 e 1; per senα e cosα valgono dunque le<br />

con<strong>di</strong>zioni:<br />

−1 ≤ sinα ≤ 1, −1 ≤ cosα ≤ 1<br />

10


Figura 10: Andamento del seno<br />

Nelle figure 10 e 11 sono graficamente rappresentate nel piano cartesiano<br />

le due funzioni y = sen x e y = cos x. I due grafici sono stati ottenuti ripor-<br />

tando sull’asse delle ascisse alcuni valori dell’angolo x, espresso in ra<strong>di</strong>anti, e<br />

sull’asse delle or<strong>di</strong>nate i corrispondenti valori del seno e del coseno, dedotti<br />

da un cerchio goniometrico. Alla prima curva si da il nome <strong>di</strong> sinusoide, alla<br />

seconda <strong>di</strong> cosinusoide.<br />

Figura 11: Andamento del coseno<br />

Variazione della tangente e della cotangente<br />

Dalla figura 12, nella quale r rappresenta ancora una semiretta che ruo-<br />

ta attorno all’origine O, mentre r’ è la semiretta opposta, si deducono le<br />

seguenti proprietà della tangente:<br />

• tg 0 ◦ = tg 0 = 0;<br />

• al crescere <strong>di</strong> α da 0◦ a 90◦ (cioè da 0 a π<br />

2 ra<strong>di</strong>anti) il punto T si<br />

allontana sempre più da A verso l’alto e per α = 90◦ la semiretta r<br />

11


Figura 12: Variazione della tangente<br />

e la retta a vengono ad essere tra loro parallele; ne consegue che al<br />

crescere <strong>di</strong> α da 0 ◦ a 90 ◦ la tangente cresce, senza nessuna limitazione,<br />

tendendo a +∞; in<strong>di</strong>cheremo ciò scrivendo:<br />

per α → 90 ◦<br />

(con α < 90 ◦ ) tgα → +∞;<br />

• per α compreso tra 90◦ e 180◦ (cioè tra π<br />

2 e π ra<strong>di</strong>anti) la semiretta r<br />

non interseca la retta a; l’intersezione T <strong>di</strong> a con la semiretta r’ (op-<br />

posta della r) è nel quarto quadrante; la tangente <strong>di</strong> α risulta pertanto<br />

negativa e tanto più grande in valore assoluto quanto più α è prossimo<br />

a 90 ◦ ; in<strong>di</strong>cheremo ciò scrivendo:<br />

per α− > 90 ◦<br />

• tg 180 ◦ = tg π = 0;<br />

(con α > 90 ◦ ) tgα rightarrow − ∞<br />

• quando l’angolo α cresce da 180◦ a 270◦ (cioè da π a 3<br />

2π ra<strong>di</strong>anti) la<br />

tangente risulta positiva e riprende i valori assunti per α compreso tra<br />

0◦ e 90◦ ; analogamente, per α compreso tra 270◦ e 360◦ (cioè tra 3<br />

2π e<br />

2π ra<strong>di</strong>anti) la tangente riprende i valori assunti tra 90◦ e 180◦ ; <strong>di</strong>remo<br />

quin<strong>di</strong> che la tangente è una funzione perio<strong>di</strong>ca dì periodo 180 ◦ (o π<br />

ra<strong>di</strong>anti) e scriveremo:<br />

tg(α + k 180 ◦ ) = tg(α + k π) = tgα<br />

dove k è un qualunque numero intero, positivo, negativo o nullo;<br />

12


• la tangente <strong>di</strong> un angolo orientato α, al variare dell’angolo può as-<br />

sumere qualunque valore reale; cioè varia, come suoi <strong>di</strong>rsi, da −∞ a<br />

+∞.<br />

Figura 13: Andamento della tangente<br />

Nella figura 13 è graficamente rappresentata, nel piano cartesiano, la<br />

funzione y = tgx. Questa curva viene detta tangentoide.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o della variazione della cotangente <strong>di</strong> un angolo orientato α è<br />

del tutto analogo a quello fatto per la tangente. Nella figura 14 è riportata<br />

la cotangentoide, rappresentazione grafica della funzione y = ctgx.<br />

Figura 14: Andamento della cotangente<br />

13


arco)<br />

Relazioni tra le funzioni goniometriche <strong>di</strong> uno stesso angolo (o<br />

Tra le funzioni goniometriche seno, coseno, tangente e cotangente <strong>di</strong> uno<br />

stesso angolo α sussistono le relazioni:<br />

senα<br />

cosα<br />

= tgα<br />

cosα<br />

1<br />

= ctgα ctgα =<br />

senα tgα<br />

Applicando il teorema <strong>di</strong> Pitagora al triangolo rettangolo PHO della<br />

figura 15 si può dedurre quest’altra relazione:<br />

sen 2 α + cos 2 α = 1 (1)<br />

secondo la quale la somma dei quadrati del seno e del coseno <strong>di</strong> uno stes-<br />

so angolo è ugnale ad 1. A questa identità si da il nome <strong>di</strong> relazione<br />

fondamentale della goniometria.<br />

Figura 15: .<br />

Dalla relazione fondamentale della goniometria si può ricavare il seno <strong>di</strong><br />

un angolo, noto il suo coseno, e viceversa:<br />

sen α = ± <br />

1 − cos 2 α, cos α = ± <br />

1 − sen 2 α<br />

Il doppio segno deriva dal fatto che il seno ed il coseno <strong>di</strong> un angolo a<br />

assumono valori positivi o negativi a seconda del quadrante nel quale giace<br />

la semiretta r, secondo lato dell’angolo.<br />

14


Esempi<br />

1. Sapendo che 0◦ < α 0, avremo<br />

e pertanto:<br />

cos α = + <br />

1 − sen2 <br />

α = 1 − 4<br />

9 =<br />

tg α = senα<br />

cosα =<br />

2<br />

3<br />

√ 5<br />

3<br />

2. Sapendo che 3<br />

3<br />

2π < α < 2π e che cos α = 5<br />

ctg α.<br />

Per 3<br />

2π<br />

< α < 2π è sen α < 0; quin<strong>di</strong>:<br />

= 2<br />

√ 5 = 2√ 5<br />

5<br />

sen α = − <br />

1 − cos2 <br />

α = − 1 − 9<br />

= −4<br />

25 5<br />

tg α = senα<br />

cosα<br />

, determinare sen α, tg α e<br />

1<br />

= −4 , ctg α = = −3<br />

3 tg α 4<br />

Dalla relazione fondamentale della goniometria e dalle altre relazioni<br />

precedentemente riportate si possono ricavare delle formule me<strong>di</strong>ante le<br />

quali, noto il valore <strong>di</strong> una delle funzioni goniometriche e noto il quadrante<br />

in cui giace la semiretta r, si calcolano i valori delle altre funzioni gonio-<br />

metriche elementari. Nella tabella <strong>di</strong> seguito riportata sono riunite tutte le<br />

formule che danno i valori <strong>di</strong> tre funzioni goniometriche in funzione <strong>di</strong> una<br />

quarta, supposta nota.<br />

15


VALORI<br />

NOTO sen α cos α tg α ctg α<br />

sen α sen α ± √ 1 − sen 2 α ±<br />

√ sen α<br />

1−sen2 α<br />

cos α ± √ 1 − cos2 √<br />

1−cos2 α<br />

α cos α ±<br />

tg α ±<br />

√ tg α<br />

1+tg2 α<br />

1<br />

ctg α ± √<br />

1+ctg2 α<br />

Esempi<br />

±<br />

√ 1<br />

1+tg2 α<br />

± ctg α √<br />

1+ctg2 α<br />

√<br />

1−sen2 α ± sen α<br />

cos α<br />

cos α ± √<br />

1−cos2 α<br />

tg α<br />

1<br />

ctg α<br />

1<br />

tg α<br />

ctg α<br />

1. Esprimere in funzione <strong>di</strong> sen α, e poi semplificare, la seguente espres-<br />

sione goniometrica:<br />

2cosec 2 α − 3 + cos2 α<br />

1 − cos 2 α<br />

dove cosec = 1<br />

sen α . Dalla definizione <strong>di</strong> cosecante e dalla relazione<br />

fondamentale della goniometria si ottiene:<br />

2<br />

sen2 α − 3 + 1 − sen2 α<br />

sen2 =<br />

α<br />

sen2 α − 2<br />

sen2 α<br />

2. Esprimere in funzione <strong>di</strong> tg α, e poi semplificare, la seguente espres-<br />

sione:<br />

<br />

2sen2 α<br />

sen α + cos α .<br />

cos α<br />

Tenendo presenti le relazioni esaminate si ha:<br />

sen α 2sen2 α + cos2 α<br />

=<br />

cos α<br />

sen α<br />

<br />

= tg α 1 + tg2 α<br />

1 + tg2 <br />

α<br />

16<br />

cos α (1 + sen2 α) =<br />

= tg α(1 + 2tg2 α)<br />

1 + tg 2 α


Funzioni goniometriche <strong>di</strong> alcuni angoli (o archi) particolari<br />

Servendoci delle definizioni date <strong>di</strong> seno, coseno, tangente e cotangente<br />

<strong>di</strong> un angolo (o arco) orientato, vogliamo ora determinare il valore <strong>di</strong> queste<br />

funzioni per gli angoli <strong>di</strong> 30 ◦ , 60 ◦ , 45 ◦ e 18 ◦ .<br />

Per risolvere il problema che ci siamo proposti occorre tenere presenti<br />

le relazioni che intercorrono tra i lati <strong>di</strong> un triangolo rettangolo avente gli<br />

angoli acuti <strong>di</strong> 30 ◦ e 60 ◦ , tra i lati <strong>di</strong> un triangolo rettangolo isoscele e tra il<br />

lato <strong>di</strong> un decagono regolare ed il raggio del cerchio ad esso circoscritto.<br />

Figura 16: .<br />

Nelle figure 16a) e 16b) sono rappresentati due angoli orientati, rispet-<br />

tivamente <strong>di</strong> 30 ◦ e 60 ◦ . In entrambe il triangolo rettangolo OPH è la metà<br />

<strong>di</strong> un triangolo equilatero <strong>di</strong> lato OP = 1. Ne consegue che per l’angolo <strong>di</strong><br />

30◦ (o π<br />

6 ) si ha:<br />

sen30 ◦ = sen π<br />

6<br />

tg30 ◦ = tg π<br />

6<br />

sen30◦<br />

= =<br />

cos30◦ mentre per l’angolo <strong>di</strong> 60◦ (o π<br />

3 ) si ha:<br />

1<br />

=<br />

2 , cos30◦ = cos π<br />

6 =<br />

√ 3<br />

√ 3<br />

3 , ctg30◦ = ctg π<br />

6 = √ 3<br />

sen60 ◦ = sen π<br />

3 =<br />

√<br />

3<br />

2 , cos60◦ = cos π<br />

3<br />

tg60 ◦ = tg π<br />

3 = √ 3, ctg60 ◦ = ctg π<br />

3 =<br />

2<br />

1<br />

=<br />

2<br />

√<br />

3<br />

Nella figura 17 è rappresentato un angolo <strong>di</strong> 45 ◦ . Il triangolo rettangolo<br />

isoscele OPH è in questo caso la metà <strong>di</strong> un quadrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>agonale OP = 1.<br />

17<br />

3


Ne consegue che:<br />

Ricapitolando:<br />

sen45 ◦ = sen π<br />

4 =<br />

Figura 17: .<br />

√<br />

2<br />

2 , cos45◦ = cos π<br />

4 =<br />

√<br />

2<br />

2<br />

tg45 ◦ = tg π<br />

4 = 1, ctg45◦ = ctg π<br />

4<br />

FUNZIONI<br />

= 1<br />

ANGOLI (x) sen x cos x tg x ctg x<br />

0 = 2π 0 1 0 +∞<br />

π<br />

6<br />

π<br />

4<br />

π<br />

3<br />

1<br />

2<br />

√ 2<br />

2<br />

√ 3<br />

2<br />

√ 3<br />

2<br />

√ 3<br />

3<br />

√ 3<br />

√ 2<br />

2 1 1<br />

1<br />

2<br />

√ 3<br />

√ 3<br />

3<br />

π<br />

2 1 0 +∞ 0<br />

π 0 −1 0 −∞<br />

18


etta<br />

Interpretazione goniometrica del coefficiente angolare <strong>di</strong> una<br />

Nella figura 18 è tracciata una retta r passante per l’origine O del sistema<br />

<strong>di</strong> riferimento e formante un angolo α con la <strong>di</strong>rezione positiva dell’asse x.<br />

Com’è noto l’equazione della retta è:<br />

y = mx<br />

dove m è una costante detta coefficiente angolare della retta stessa. Per ogni<br />

punto P della retta è dunque:<br />

yP<br />

xP<br />

= m<br />

Figura 18: .<br />

Ma essendo anche (per la definizione <strong>di</strong> tangente data nei paragrafi<br />

precedenti):<br />

se ne deduce che:<br />

yP<br />

xP<br />

= tg α<br />

m = tg α.<br />

cioè che il coefficiente angolare <strong>di</strong> una retta è la tangente goniometrica del-<br />

l’angolo che essa forma con la <strong>di</strong>rezione positiva dell’asse x. Ne consegue<br />

che una retta che forma con la <strong>di</strong>rezione positiva dell’asse x un angolo, ad<br />

√<br />

3<br />

3 e quin<strong>di</strong> per equazione<br />

√<br />

3<br />

3 x; una retta che forma un angolo <strong>di</strong> 60◦ ha per coefficiente angolare<br />

esempio <strong>di</strong> 30 ◦ , ha per coefficiente angolare m =<br />

y =<br />

m = √ 3 e quin<strong>di</strong> per equazione y = √ 3x; e così via.<br />

19


FORMULE <strong>DI</strong> AD<strong>DI</strong>ZIONE<br />

Verranno fornite senza <strong>di</strong>mostrazione.<br />

• formula <strong>di</strong> sottrazione per il coseno<br />

cos(α − β) = cos α · cos β + sen α · sen β (2)<br />

Ex: Calcola il valore <strong>di</strong> cos π<br />

12 .<br />

Poichè<br />

π π π<br />

= −<br />

12 4 6 ,<br />

applicando la formula (2) si ha:<br />

cos π<br />

<br />

π<br />

= cos<br />

12 4 −π<br />

<br />

6<br />

= cos π<br />

4<br />

·cos π<br />

6<br />

• formula <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione per il coseno<br />

π π<br />

+sen ·sen<br />

4 6 =<br />

√<br />

2<br />

2 ·<br />

√<br />

3<br />

2 +<br />

√<br />

2<br />

2 ·1<br />

2 =<br />

√ √<br />

2( 3 + 1)<br />

4<br />

cos(α + β) = cos α · cos β − sen α · sen β (3)<br />

Ex: Calcola il valore <strong>di</strong> cos 5<br />

12 π.<br />

Poichè<br />

5 π π<br />

π = +<br />

12 4 6 ,<br />

applicando la formula (3)si ha:<br />

cos 5<br />

<br />

π<br />

π = cos<br />

12 4 +π<br />

<br />

6<br />

= cos π<br />

4<br />

• formula <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione per il seno<br />

·cos π<br />

6<br />

π π<br />

−sen ·sen<br />

4 6 =<br />

√<br />

2<br />

2 ·<br />

√<br />

3<br />

2 −<br />

√<br />

2<br />

2 ·1<br />

2 =<br />

√ √<br />

2( 3 − 1)<br />

4<br />

sen(α + β) = sen α · cos β + cos α · sen β (4)<br />

• formula <strong>di</strong> sottrazione per il seno<br />

Ex. Risolvi l’equazione<br />

sen(α − β) = sen α · cos β − cos α · sen β (5)<br />

<br />

π<br />

sen − x = 2cos x<br />

6<br />

Applicando la formula (5)<br />

<br />

<br />

π<br />

π<br />

sen cos x − cos sen x = 2cos x<br />

6<br />

6<br />

20


√<br />

1 3<br />

cos x − sen x = 2cos x<br />

2 2<br />

√<br />

3sen x = −3cos x<br />

Dividento tutto per cos x = 0 ⇒ x = π<br />

2<br />

tg x = − 3 √ 3 ⇒ tg x = √ 3 ⇒ x = 2<br />

3 π<br />

FORMULE <strong>DI</strong> DUPLICAZIONE<br />

• Formula <strong>di</strong> duplicazione per il coseno<br />

• Formula <strong>di</strong> duplicazione per il seno<br />

cos 2α = cos 2 α − sen 2 α (6)<br />

Ex. Risolvi l’equazione cos 2x + sen 2 x = 1.<br />

Per la (6) si ha<br />

Ex. Verifica che<br />

sen 2α = 2senα · cos α (7)<br />

cos 2 x − sen 2 x + sen 2 x = 1<br />

cos 2 x = 1 ⇒ cos x = ±1 ⇒ x = 0<br />

cos 2 α =<br />

FORMULE <strong>DI</strong> BISEZIONE<br />

cos2α + 1<br />

2<br />

• Formula <strong>di</strong> bisezione per il coseno<br />

cos α<br />

2<br />

=<br />

<br />

1 + cos α<br />

±<br />

2<br />

Ex. Verifica che<br />

sen 2 α =<br />

1 − cos2α<br />

2<br />

• Formula <strong>di</strong> bisezione per il seno<br />

sen α<br />

2<br />

=<br />

<br />

1 − cos α<br />

±<br />

2<br />

Ex. Calcola il seno e il coseno <strong>di</strong> π<br />

8 .<br />

sen π<br />

8 =<br />

<br />

2 − √ 2<br />

⇒ cos<br />

2<br />

π<br />

8 =<br />

21<br />

<br />

2 + √ 2<br />

2<br />

(8)<br />

(9)


Teoremi relativi al triangolo rettangolo<br />

Nella figura 19 è rappresentato un triangolo rettangolo. Con A è in<strong>di</strong>cato<br />

il vertice dell’angolo retto, con B e C sono in<strong>di</strong>cati gli altri due vertici; α, β, γ<br />

sono gli angoli <strong>di</strong> vertici rispettivamente A, B, C ed a, b, e le misure dei lati<br />

ad essi opposti.<br />

Stabiliamo <strong>di</strong> seguire le convenzioni ora descritte per denominare, d’ora<br />

in poi, gli elementi <strong>di</strong> ogni triangolo rettangolo (cioè le misure dei suoi lati<br />

e dei suoi angoli).<br />

Figura 19: .<br />

Nella figura 20 è rappresentato il medesimo triangolo rettangolo della<br />

figura precedente, riferito in questo caso ad un sistema <strong>di</strong> assi cartesiani<br />

ortogonali avente l’origine in B, l’asse delle x nella <strong>di</strong>rezione e nel verso del<br />

segmento BA, orientato da B verso A. Il punto C giace nel primo quadrante<br />

del suddetto sistema.<br />

I valori delle funzioni goniometriche dell’angolo acuto β possono venir<br />

determinati me<strong>di</strong>ante le misure a, b, c. Per le definizioni date nel paragrafo<br />

iniziale è infatti:<br />

sen β = b<br />

a<br />

, cos β = c<br />

a<br />

b<br />

c<br />

, tg β = , ctg β =<br />

c b ,<br />

Da queste relazioni <strong>di</strong> ricavano (nell’or<strong>di</strong>ne) queste altre:<br />

b = a · sen β, c = a · cos β, b = c · tg β, c = b · ctg β,<br />

22


Figura 20: .<br />

Tenendo presente il significato convenzionale attribuito ad a, b, e e ad<br />

α, β, γ le uguaglianze trovate possono venir generalizzate ed interpretate<br />

come teoremi relativi al triangolo rettangolo. Enunciamo detti teoremi:<br />

• in ogni triangolo rettangolo la misura <strong>di</strong> un cateto è uguale a quella<br />

dell’ipotenusa moltiplicata per il seno dell’angolo opposto al cateto;<br />

• in ogni triangolo rettangolo la misura <strong>di</strong> un cateto è uguale a quella<br />

dell’ipotenusa moltiplicata per il coseno dell’angolo acuto a<strong>di</strong>acente al<br />

cateto;<br />

• in ogni triangolo rettangolo la misura <strong>di</strong> un cateto è uguale a quella<br />

dell’altro cateto moltiplicata per la tangente dell’angolo opposto al<br />

primo;<br />

• in ogni triangolo rettangolo la misura <strong>di</strong> un cateto è uguale a quel-<br />

la dell’altro cateto moltiplicata per la cotangente dell’angolo acuto<br />

a<strong>di</strong>acente al primo.<br />

Di questi teoremi valgono ovviamente anche gli inversi. Dal primo, ad<br />

esempio, possiamo trarre i due inversi:<br />

• in ogni triangolo rettangolo la misura dell’ipotenusa è uguale al rap-<br />

porto tra la misura un cateto ed il seno dell’angolo ad esso opposto;<br />

• in ogni triangolo rettangolo il seno <strong>di</strong> un angolo acuto è uguale al<br />

rapporto tra le misure del cateto opposto e dell’ipotenusa.<br />

23


E così via per gli altri.<br />

Esempi<br />

1. In un triangolo rettangolo le misure dei cateti sono: b = 14 cm e c = 48<br />

cm. Risolvere il triangolo. (Risolvere un triangolo significa, noti<br />

tre dei suoi elementi <strong>di</strong> cui almeno uno sia un lata, trovare<br />

gli altri tre).<br />

Per l’ipotenusa a si ha:<br />

Per l’angolo β si ha:<br />

a = <br />

b 2 + c 2 = 50cm.<br />

tgβ = 14<br />

0, 29167.<br />

48<br />

Da apposite tavole, o me<strong>di</strong>ante l’uso della calcolatrice tascabile, si<br />

ricava:<br />

Ne consegue che:<br />

β 16 ◦ 16 ′<br />

γ = 90 ◦ − β 73 ◦ 44 ′<br />

2. In un triangolo rettangolo si ha: a = 40cm e β = 18 ◦ . Risolverlo.<br />

Si ha:<br />

√<br />

5 − 1<br />

b = a senβ = 40 · cm = 10(<br />

4<br />

√ 5 − 1)cm<br />

<br />

10 + 2<br />

c = a · cosβ = 40 ·<br />

√ <br />

5<br />

cm = 10 10 + 2<br />

4<br />

√ 5cm;<br />

γ = 90 ◦ − 18 ◦ = 72 ◦ .<br />

II teorema della corda ed il teorema dei seni<br />

Teorema della corda: La misura <strong>di</strong> una corda <strong>di</strong> una circonferenza è<br />

uguale al prodotto tra la misura del <strong>di</strong>ametro ed il seno <strong>di</strong> uno qualunque<br />

degli angoli alla circonferenza che esistono su uno dei due archi sottesi dalla<br />

corda .<br />

24


Figura 21: .<br />

Nella figura 21 è rappresentata una circonferenza <strong>di</strong> raggio r e centro O<br />

ed è tracciata una sua corda PQ.<br />

I punti A e A’ appartengono rispettivamente all’arco P Q maggiore e<br />

all’arco P Q minore. Osserviamo che gli angoli P AQ e P A Q sono supple-<br />

mentari (angoli opposti <strong>di</strong> un quadrilatreo inscritto in una circonferenza) e<br />

pertanto hanno il medesimo seno. Tracciamo il <strong>di</strong>ametro avente un estremo<br />

in Q e sia R il suo secondo estremo. Osserviamo che gli angoli P RQ e P AQ<br />

sono uguali (angoli alla circonferenza che insistono su uno stesso arco). Il<br />

triangolo RPQ, essendo inscritto in una semicirconferenza, è rettangolo in<br />

P e pertanto per il suo cateto PQ vale la relazione:<br />

Ma poiché è anche, come s’è detto:<br />

si ha pure:<br />

e la tesi risulta <strong>di</strong>mostrata.<br />

P Q = QR sen α = 2 r sen α.<br />

sen(π − α) = sen α<br />

P Q = 2rsen(π − α)<br />

Me<strong>di</strong>ante il teorema della corda si può <strong>di</strong>mostrare il teorema dei seni<br />

(o <strong>di</strong> Eulero), che stabilisce una relazione tra gli elementi <strong>di</strong> un triangolo.<br />

Questo afferma che in un triangolo qualunque è costante il rapporto tra la<br />

misura <strong>di</strong> un lato ed il seno dell’angolo opposto; cioè che, in<strong>di</strong>cati con A, B,<br />

25


C i tre vertici <strong>di</strong> un triangolo, con α, β, γ i tre angoli corrispondenti con a,<br />

b, c le misure dei lati rispettivamente opposti agli angoli <strong>di</strong> vertici A, B, C<br />

(seguiremo d’ora in poi questa convenzione per in<strong>di</strong>care gli elementi <strong>di</strong> un<br />

triangolo), si ha:<br />

a b<br />

=<br />

sen α sen β<br />

= c<br />

sen γ<br />

Infatti, se consideriamo la circonferenza circoscritta al triangolo (fig. 22)<br />

e applichiamo ad ogni lato il teorema della corda, otteniamo:<br />

e quin<strong>di</strong>:<br />

a = 2rsenα, b = 2rsenβ, c = 2rsenγ<br />

a<br />

= 2r,<br />

sen α<br />

b<br />

sen β<br />

= 2r,<br />

c<br />

sen γ<br />

Per la proprietà transitiva dell’uguaglianza si ha perciò:<br />

Esempio<br />

a b<br />

=<br />

sen α sen β<br />

Figura 22: .<br />

= c<br />

sen γ<br />

= 2r<br />

In un triangolo è a = 20 cm, α = 25 ◦ , β = 80 ◦ . Determinare gli altri<br />

elementi.<br />

Per il teorema dei seni si ha l’uguaglianza:<br />

a b<br />

=<br />

sen α sen β<br />

26


dalla quale si ricava:<br />

Essendo:<br />

si ottiene:<br />

Essendo poi:<br />

si ha anche:<br />

b =<br />

asen β<br />

sen α<br />

sen β 0, 98481, senα 0, 42262<br />

b =<br />

γ = 180 ◦ − (α + β) = 75 ◦<br />

c =<br />

asen γ<br />

sen α<br />

20 · 0, 98481<br />

cm 46, 60499cm<br />

0, 42262<br />

e sen75 ◦ = 0, 96593<br />

20 · 0, 96593<br />

cm 45, 71151cm<br />

0, 42262<br />

II teorema delle proiezioni ed il teorema del coseno<br />

Teorema delle proiezioni: In un qualunque triangolo la misura <strong>di</strong><br />

un lato è uguale alla somma dei prodotti <strong>di</strong> quelle degli altri due lati per il<br />

coseno dell’angolo che ciascuno <strong>di</strong> questi forma con il primo; cioè che tra<br />

gli elementi <strong>di</strong> un qualsiasi triangolo valgono ie relazioni:<br />

a = b cos γ + c cosβ<br />

b = a cos γ + c cosα<br />

c = a cosβ + b cosα<br />

Per <strong>di</strong>mostrarlo consideriamo la figura 23.<br />

Nella prima l’altezza AH del triangolo ABC cade internamente al lato BC;<br />

si ha pertanto:<br />

a = BH + HC = c cosβ + b cosγ.<br />

Nella seconda l’altezza AH cade esternamente al lato BC; in questo caso si<br />

ha pertanto:<br />

a = BH − CH = c cosβ − b cos(π − γ) = c cosβ + b cosγ.<br />

Per il lato a vale dunque, in ogni caso, il teorema delle proiezioni; in modo<br />

analogo si <strong>di</strong>mostra che vale anche per ciascuno degli altri lati.<br />

27


Figura 23: .<br />

Come imme<strong>di</strong>ata conseguenza del teorema delle proiezioni si ha il teore-<br />

ma del coseno (o <strong>di</strong> Carnot): In un triangolo qualsiasi, il quadralo della<br />

misura <strong>di</strong> ogni lato è uguale alla somma dei quadrati delle misure degli al-<br />

tri due, <strong>di</strong>minuita del doppio prodotto delle misure <strong>di</strong> questi per il coseno<br />

dell’angolo tra essi compreso; valgono cioè le relazioni:<br />

a 2 = b 2 + c 2 − 2bc cosα<br />

b 2 = a 2 + c 2 − 2ac cosβ<br />

c 2 = a 2 + b 2 − 2ab cosγ<br />

Lo <strong>di</strong>mostriamo per un lato, ad esempio per a.<br />

Consideriamo le tre uguaglianze che esprimono il teorema delle proiezioni<br />

per ciascuno dei lati e, seguendo l’or<strong>di</strong>ne nel quale sono state scritte, molti-<br />

plichiamo ambo i membri della prima per a, ambo i membri della seconda<br />

per - b, ambo i membri della terza per - c:<br />

a = ab cos γ + ac cosβ<br />

−b 2 = −ab cos γ − bc cosα<br />

−c 2 = −ac cosβ − bc cosα<br />

Sommando membro a membro queste tre uguaglianze e riducendo i<br />

termini simili, si ottiene:<br />

da cui si ricava:<br />

a 2 − b 2 − c 2 = −2bccosα<br />

a 2 = b 2 + c 2 − 2bccosα<br />

28


che è quanto volevamo <strong>di</strong>mostrare.<br />

Osservazione: Il teorema <strong>di</strong> Pitagora può essere considerato un caso<br />

particolare del teorema <strong>di</strong> Carnot.<br />

Infatti, se α = 90 ◦ è cosα = 0 e pertanto, per il teorema <strong>di</strong> Carnot, si ha:<br />

a 2 = b 2 + c 2<br />

che è appunto la relazione tra ipotenusa e cateti espressa dal teorema <strong>di</strong><br />

Pitagora.<br />

Esempio<br />

In un triangolo si ha: a=12cm, b=18cm, γ = 60 ◦ . Determinare la misura<br />

c del terzo lato.<br />

Dal teorema del coseno si ha:<br />

c =<br />

<br />

a2 + b2 <br />

− 2ab cosγ = (144 + 324 − 216)cm2 15, 87cm<br />

29

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!