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relazione compatibilità geologica - Comune di Dorgali

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Regione Regione Autonoma Autonoma della della Sardegna<br />

Sardegna<br />

INDICE<br />

PROVINCIA DI NUORO<br />

C O M U N E D I D O R G A L I<br />

PIANO URBANISTICO COMUNALE<br />

STUDIO DI COMPATIBILITA’<br />

GEOLOGICA, GEOTECNICA E IDRAULICA<br />

RELAZIONE GEOLOGICA E GEOTECNICA<br />

Premessa Pag. 1<br />

Metodologia Pag. 2<br />

Relazione Geologica Pag. 5<br />

Relazione Geotecnica Pag. 31<br />

Fenomeni Franosi Pag. 36<br />

Interazioni tra il P.U.C. ed il P.A.I. Pag. 39<br />

Interventi <strong>di</strong> Mitigazione del Rischio Pag. 43


PREMESSA<br />

Il presente elaborato, che deve essere considerato ad integrazione dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

pianificazione urbanistica del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, è stato sviluppato ai sensi e per gli<br />

effetti delle prescrizioni <strong>di</strong> cui all’art. 8 comma 2 delle Norme <strong>di</strong> Attuazione del P.A.I.<br />

SARDEGNA, il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino unico della<br />

Sardegna, in ottemperanza e nel rispetto <strong>di</strong> quanto enunciato nel Titolo III - Capi I, II e<br />

III delle N.d.A, nonché con riferimento <strong>di</strong>retto agli allegati E ed F del medesimo<br />

strumento.<br />

L’intento dello stu<strong>di</strong>o è, fondamentalmente, quello <strong>di</strong> analizzare le potenziali<br />

mo<strong>di</strong>fiche sui regimi idraulici e sulla stabilità dei versanti determinabili dalla<br />

attuazione delle nuove previsioni <strong>di</strong> uso del territorio, con particolare riguardo ai<br />

progetti <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti residenziali, produttivi, <strong>di</strong> servizi, <strong>di</strong> infrastrutture.<br />

La finalità è stata quella <strong>di</strong> valutare la <strong>compatibilità</strong> della pianificazione territoriale con<br />

le caratteristiche geologiche, geotecniche ed idrauliche dello stesso, nonché con le<br />

Norme <strong>di</strong> Attuazione del P.A.I., al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare eventuali criticità della<br />

programmazione e dell’attuale stato <strong>di</strong> fatto, valutare la possibilità <strong>di</strong> delocalizzazione<br />

degli interventi ricadenti in aree a pericolosità elevata o molto elevata e prevedere la<br />

necessità <strong>di</strong> porre in essere una serie <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> compensazione e <strong>di</strong> mitigazione<br />

del rischio, laddove non fosse possibile operare la delocalizzazione degli interventi<br />

previsti o delle strutture già esistenti.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 1


METODOLOGIA<br />

Lo stu<strong>di</strong>o, seguendo le in<strong>di</strong>cazioni delle Linee Guida che hanno ispirato le attività <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico e delle<br />

relative misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a del Bacino Unico della Sardegna, rispetto alla quale,<br />

però, non si è proceduto alla definizione alla programmazione <strong>di</strong> eventuali misure <strong>di</strong><br />

mitigazione del rischio.<br />

L’attività <strong>di</strong> completamento della perimetrazione dell’intero territorio comunale è<br />

stata sviluppata, in questa fase, partendo dalla carta della pericolosità <strong>geologica</strong> da<br />

frana prodotta durante lo sviluppo della recente variante al P.A.I., indagando le<br />

porzioni <strong>di</strong> territorio escluse dalla perimetrazione.<br />

Per fare ciò sono stati utilizzati gli stessi identici parametri e valori <strong>di</strong> riferimento posti<br />

alla base dell’estensione del P.A.I. servendosi, per i dati già elaborati e sviluppati<br />

durante lo stu<strong>di</strong>o del P.U.C., delle in<strong>di</strong>cazioni da questo fornite, ulteriormente<br />

implementate da apposite elaborazioni basate sulle conoscenze personali e da<br />

specifiche indagini in sito, per quanto attiene agli elementi non valutati nello specifico,<br />

o con il dettaglio necessario, dal Piano Urbanistico Comunale.<br />

I tematismi mutuati dal P.U.C., nello specifico, sono quelli inerenti l’assetto litologico,<br />

quelli relativi all’uso del suolo e quelli concernenti l’esposizione dei versanti, mentre<br />

non è stato possibile utilizzare la sud<strong>di</strong>visione in classi <strong>di</strong> pendenza, in quanto<br />

sviluppata secondo intervalli <strong>di</strong> classi non congruenti con quelle previste dalle Linee<br />

Guida.<br />

L’incrocio dei dati derivanti dalle pendenze, dalla litologia e dall’uso del suolo, hanno<br />

consentito l’elaborazione della carta dell’instabilità potenziale dei versanti, in cui si<br />

in<strong>di</strong>viduano aree omogenee a maggiore o minore attinenza potenziale allo sviluppo <strong>di</strong><br />

fenomeni instabili.<br />

Questa carta, a sua volta, è stata rapportata alla carta dei fenomeni franosi, in cui<br />

vengono in<strong>di</strong>viduate non solo le frane già verificatesi, sottoposte o meno ad interventi<br />

<strong>di</strong> consolidamento, e quelle potenzialmente attivabili e già censite ed in<strong>di</strong>viduate, ma<br />

anche tutte quelle superfici che, per caratteri altimetrici, orografici, morfologici,<br />

litologici, stratigrafici, tettonico-strutturali, <strong>di</strong> esposizione, geotecnici, idrografici,<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 2


idrologici ed idrogeologici, presentano una maggiore o minore propensione alla<br />

formazione, innesco e sviluppo <strong>di</strong> manifestazioni instabili.<br />

Per lo sviluppo concreto della carta <strong>di</strong> sintesi interme<strong>di</strong>a, quella della pericolosità<br />

potenziale dei versanti, partendo da quelle <strong>di</strong> base e in, particolare, da quella litologia<br />

e quella dell’uso del suolo sviluppate dalla perimetrazione definita dal P.U.C., si è<br />

proceduto a realizzare delle carte pesate fornendo, a tutti gli elementi singolari dotati<br />

<strong>di</strong> caratteri e <strong>di</strong> comportamento analogo, un valore ponderale identico, ed<br />

eseguendone il raggruppamento, sempre in accordo con le in<strong>di</strong>cazioni delle Linee<br />

Guida.<br />

Per quanto attiene alle carte dell’uso del suolo e delle pendenze, entità per le quali<br />

sono previste solo cinque classi <strong>di</strong> peso, sono stati adottati pe<strong>di</strong>ssequamente i valori<br />

proposti, senza eseguire alcuna semplificazione che, invece, è stata operata nel caso<br />

della litologia.<br />

In questo caso, basandosi sulle conoscenze in possesso abbastanza approfon<strong>di</strong>te<br />

relativamente a tutte le litologie presenti nell’ambito territoriale esaminato, preso<br />

atto dell’assenza <strong>di</strong> numerosi dei litotipi posti a riferimento dalle Linee Guida, e<br />

tenendo in particolare conto il comportamento geotecnico <strong>di</strong> quelli presenti in<br />

<strong>relazione</strong> alla stabilità dei versanti, sono stati realizzati tre raggruppamenti ai quali<br />

sono stati attribuiti valori <strong>di</strong> peso minimo, pari ad 1, interme<strong>di</strong>o, pari a 5, massimo, pari<br />

a 9.<br />

Tale <strong>di</strong>scretizzazione si è resa in<strong>di</strong>spensabile per consentire una semplificazione <strong>di</strong><br />

interpretazione <strong>di</strong> dati caratterizzati da una elevatissima <strong>di</strong>spersione territoriale che si<br />

sarebbe andata ad aggiungere all’altissima frammentazione <strong>di</strong> altri dati, quali quello<br />

attinente alle pendenze e quello relativo all’uso del suolo.<br />

L’incrocio dei tre tematismi, litologia pesata, uso del suolo pesato e pendenze, ha<br />

consentito lo sviluppo della carta della instabilità potenziale dei versanti.<br />

Questa, a sua volta, interfacciata alla carta dei fenomeni franosi, ha consentito la<br />

restituzione della carta della pericolosità <strong>geologica</strong> da frana.<br />

Si precisa che l’elaborazione prodotta scaturisce dal fatto che sono state valutate,<br />

seguendo questo metodo, solo le aree originariamente non classificate dal P.A.I. nella<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 3


sua versione in variante, mentre per quelle che invece sono oggetto della<br />

perimetrazione vigente, è stata riportata la classificazione in atto, con la sola<br />

esclusione <strong>di</strong> quelle aree in cui il livello <strong>di</strong> pericolosità riscontrato in questo stu<strong>di</strong>o, è<br />

risultato essere maggiore rispetto a quello definito dallo P.A.I.<br />

Questo si è verificato solo in due casi isolati, riscontrati all’interno dell’abitato <strong>di</strong> Cala<br />

Gonone, a margine della scarpata che delimita la colata basaltica sudorientale, in<br />

località La Favorita, e tra via del Bue Marino e via Vasco de Gama, alla fine della via<br />

delle Stelle Marine.<br />

In una fase successiva al presente sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> adeguamento del P.U.C. al P.A.I., che potrà<br />

essere configurata come variante, verrà proposta una restituzione cartografica che<br />

terrà conto, in maniera puntuale e precisa, delle reali valutazioni oggettive scaturite<br />

dal presente stu<strong>di</strong>o estese su tutto il territorio comunale, ivi compresa quella porzione<br />

già interessata dalla variante al Piano <strong>di</strong> Assetto Idrogeologico.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 4


RELAZIONE GEOLOGICA<br />

Come anticipato in premessa, per una caratterizzazione <strong>geologica</strong> <strong>di</strong> dettaglio si<br />

rimanda alle relazioni specialistiche allegate al Piano Urbanistico Comunale, mentre <strong>di</strong><br />

seguito si riporta un sunto sintetico dei caratteri geologici generali.<br />

Litologia<br />

Nell’ambito del territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong> affiorano terreni che spaziano dalle<br />

metamorfici paleozoiche fino ai depositi alluvionali recenti ed attuali ed ai se<strong>di</strong>menti<br />

marini.<br />

Partendo dai terreni più antichi si possono riconoscere i seguenti litotipi:<br />

Metamorfiti.<br />

Si tratta <strong>di</strong> rocce <strong>di</strong> basso e me<strong>di</strong>o grado metamorfico, classificate prevalente come<br />

micascisti e in secondo luogo come metarenarie e filla<strong>di</strong>.<br />

Sono localizzate quasi esclusivamente nel settore settentrionale estremo, al confine<br />

con l’agro <strong>di</strong> Lula , e in qualche lembo isolato nel settore nordorientale al confine con<br />

l’agro <strong>di</strong> Galtelli e sono rappresentate da micascisti e scisti sericitici <strong>di</strong> età cambrico-<br />

ordoviciana.<br />

Un modestissimo lembo <strong>di</strong> rocce metamorfiche affiora anche nell’estrema propaggine<br />

meri<strong>di</strong>onale dell’agro, al triplice <strong>di</strong> confine con i territori <strong>di</strong> Urzulei e <strong>di</strong> Orgosolo ma, in<br />

questo caso, sono presenti litologie metarenacee , quarziti che filla<strong>di</strong>che <strong>di</strong> età<br />

cambrica.<br />

Le metamorfici del settore settentrionale manifestano un profondo ed intenso grado <strong>di</strong><br />

alterazione, solitamente superficiale ma talora spinto a profon<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>e, con intensa<br />

scistosità e foliazione manifesta anche nelle facies francamente litoi<strong>di</strong>.<br />

Il grado <strong>di</strong> alterazione avanzato talora conferisce loro un comportamento terrigeno.<br />

Nel settore meri<strong>di</strong>onale le rocce metamorfiche si presentano più massive e meno<br />

alterate, con un comportamento francamente litoide o sublitoide, sebbene risultino<br />

essere interessate da una strutturazione tettonica più intensa.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 5


Granitoi<strong>di</strong><br />

Il complesso granitoide affiora in maniera più estesa rispetto a quello metamorfico e,<br />

al pari <strong>di</strong> questo, è localizzato in due settori <strong>di</strong>stinti, uno settentrionale ed uno<br />

meri<strong>di</strong>onale.<br />

Nell’area settentrionale i graniti sono presenti a sud del tracciato della S.S. 131 D.C.N.<br />

e sono rappresentati da rocce a composizione granitoide interme<strong>di</strong>a, con una<br />

tendenza lievemente basica.<br />

Anche in questo caso le rocce presentano un grado <strong>di</strong> alterazione me<strong>di</strong>o, che<br />

determina processi <strong>di</strong> ossidazione intensi nei livelli più superficiali, comunque per<br />

profon<strong>di</strong>tà quasi mai superiori a tre metri.<br />

Nella porzione meri<strong>di</strong>onale del territorio, localizzata nella vallata <strong>di</strong> Oddoene al cui<br />

fondo scorre il rio Flumineddu, i litotipi granitoi<strong>di</strong> appartengono a facies<br />

monzogranitiche e grano<strong>di</strong>oritiche e, mentre le prime denotano un carattere più<br />

francamente lapideo con fenomeni alterativi solitamente limitati ai livelli corticali e alle<br />

superfici <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità, le seconde manifestano una maggiore propensione<br />

all’alterazione, che spesso si sviluppa per profon<strong>di</strong>tà anche superiori ai tre metri dal<br />

piano <strong>di</strong> campagna.<br />

Il complesso granitoide, in particolar modo nel settore meri<strong>di</strong>onale, è intersecato da<br />

un fitto sistema filoniano costituito prevalentemente da intrusioni a composizione<br />

microgranitica ed aplitica, mentre molto meno frequenti sono le manifestazioni a<br />

chimismo basico, per lo più <strong>di</strong> tipo lamprofirico.<br />

I primi, sebbene intensamente fratturati, hanno un carattere lapideo franco o poco<br />

alterato, mentre i secon<strong>di</strong> sono contrad<strong>di</strong>stinti da un livello <strong>di</strong> alterazione spesso molto<br />

avanzato che, nei livelli superficiali, può essere totale.<br />

Conglomerati <strong>di</strong> base<br />

Al contatto tra il basamento metamorfico o granitoide, in maniera <strong>di</strong>scontinua e<br />

puntuale, sono presenti se<strong>di</strong>menti conglomeratici più o meno cementati, a<br />

componente fondamentalmente quarzosa, generati dallo smantellamento delle rocce<br />

<strong>di</strong> base in facies continentale frequentemente <strong>di</strong> ambiente molassico.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 6


Questi affioramenti, che rappresentano l’esor<strong>di</strong>o dell’ingressione marina mesozoica e<br />

che, quin<strong>di</strong>, sono attribuibili al triassico me<strong>di</strong>o-inferiore, sono quasi sempre occultati<br />

dai depositi detritici generati dallo smantellamento delle rocce soprastanti.<br />

Serie carbonatica mesozoica<br />

Il complesso carbonatico mesozoico costituisce una delle litologie maggiormente<br />

<strong>di</strong>ffuse e caratterizzanti nell’ambito del territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, sia dal punto <strong>di</strong><br />

vista litostratigrafico che morfologico.<br />

I terreni carbonatici, dolomitici alla base e calcarei nella parte interme<strong>di</strong>a e sommitale<br />

della serie, affiorano <strong>di</strong>ffusamente nella fascia costiera e nell’entroterra<br />

sudoccidentale, oltre ad una modesta insula localizzata nel settore centroorientale.<br />

La copertura mesozoica è costituita da una serie se<strong>di</strong>mentaria che esor<strong>di</strong>sce con una<br />

componente continentale costituita conglomerati basali <strong>di</strong> età carbonifero superiore,<br />

cui fa’ seguito una successione <strong>di</strong> strati a composizione carbonatica marina, a partire<br />

dalle dolomiti del Giurassico me<strong>di</strong>o, fino ad arrivare a calcareniti del Cretaceo me<strong>di</strong>o.<br />

Sono presenti se<strong>di</strong>menti nettamente da massivi a debolmente stratificati alla base,<br />

passando a depositi massivi nella porzione me<strong>di</strong>ana della successione, per tornare a<br />

una netta stratificazione nella porzione terminale della serie.<br />

Le dolomie, denominate con il termine <strong>di</strong> Formazione <strong>di</strong> Monte Bar<strong>di</strong>a, presentano un<br />

carattere conglomeratico nei livelli inferiori, per progre<strong>di</strong>re verso depositi massivi<br />

francamente dolomitici, <strong>di</strong> colore da bruno a grigiastro, la cui potenza complessiva<br />

me<strong>di</strong>a si aggira attorno ai cento metri.<br />

In continuità, ma localmente anche in eteropia laterale, i depositi assumono<br />

composizione francamente calcarea, in facies spesso oolitiche, pisolitiche o<br />

calcarenitiche, <strong>di</strong> colore nocciola e nettamente stratificati, con una potenza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

centocinquantina <strong>di</strong> metri.<br />

Questa facies, definita come Formazione <strong>di</strong> Monte Tului, non è ubiquitariamente<br />

potente all’interno del bacino se<strong>di</strong>mentario, e i suoi affioramenti sono solitamente<br />

localizzati lungo specchi <strong>di</strong> faglia o entro finestre erosive.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 7


Verso l’alto gli stessi se<strong>di</strong>menti assumono il carattere organogeno tipico <strong>di</strong> bioherma<br />

con calcari bianchi, quasi sempre massivi, talora stratificati con evidente componente<br />

oolitica, soprattutto verso la sommità, presentano una potenza complessiva <strong>di</strong> oltre<br />

duecento metri e costituiscono la Formazione <strong>di</strong> Monte Bar<strong>di</strong>a.<br />

Questa, databile al Malm superiore, rappresenta, nella zolla orientale, il tetto della<br />

serie mesozoica, probabilmente per erosione totale delle facies successive che, invece,<br />

si trovano in lembi residui nella zolla interna.<br />

Ai pie<strong>di</strong> dell’estrema propaggine settentrionale della zolla interna è presente anche un<br />

modesto affioramento <strong>di</strong> un conglomerato a composizione carbonatica e cristallina, il<br />

Conglomerato Polimittico <strong>di</strong> Lanaitto, che testimonia l’esor<strong>di</strong>o della fase <strong>di</strong> emersione<br />

delle assise carbonatiche.<br />

Sempre solo in sommità della zolla interna affiorano le litologie cretacee,<br />

rappresentate da litologie calcarenitiche , talora tendenzialmente marnose, a grana<br />

me<strong>di</strong>a e fine, più grossolana verso il tetto della serie, me<strong>di</strong>amente coese alla base,<br />

sublitoi<strong>di</strong> o litoi<strong>di</strong> al tetto, la cui potenza complessiva, per lo meno quella residua,<br />

<strong>di</strong>fficilmente supera i cento metri.<br />

Calcari conglomeratici<br />

Successivamente all’emersione determinata dall’orogenesi alpina, ma anche durante le<br />

fasi prodromiche <strong>di</strong> questa, l’associazione dei processi <strong>di</strong>sgiuntivi e gravitativi ha dato<br />

origine alla formazione <strong>di</strong> una facies detritica <strong>di</strong> natura carbonatica, depostasi al piede<br />

delle faglie principali probabilmente in ambiente ancora sommerso, che ha portato alla<br />

formazione, talora <strong>di</strong>ffusa ma più frequentemente localizzata, <strong>di</strong> un conglomerato a<br />

componenti carbonatici ed a cemento calcareo, fortemente cementato, <strong>di</strong>sposto in<br />

conoi<strong>di</strong> o piccole falde localizzato prevalentemente al piede delle scarpate <strong>di</strong> faglia che<br />

delimitano le assise mesozoiche.<br />

Questa facies, attribuibile al paleocene inferiore, è frequentemente occultata dai<br />

depositi gravitativi più recenti, che molto frequentemente le hanno ricoperte in<br />

concordanza stratigrafica.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 8


Alluvioni pre ed infrabasaltiche<br />

In tutto l’agro comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong> non sono presenti in affioramento terreni<br />

appartenenti al cenozoico, infatti, l’ingressione marina eocenica pare non aver<br />

raggiunto le zone dell’entroterra o, se ciò è avvenuto, non ha dato origine alla<br />

formazione <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti apprezzabili che, se formatisi, sono stati erosi dalle<br />

manifestazioni morfogenetiche imme<strong>di</strong>atamente successive.<br />

Tutte le litologie successivo sono ascrivibili al quaternario.<br />

Le più antiche tra queste sono rappresentate da una serie <strong>di</strong> depositi finegranulari,<br />

sabbie e sabbie limose, <strong>di</strong> origine fluviale e fluvio lacustre depostesi nel<br />

Villafranchiano, al passaggio tra il cenozoico ed il quaternario, quando i corsi d’acqua,<br />

ad opera della tettonica più recente e delle prime effusioni vulcaniche, subivano<br />

l’occlusione più o meno parziale degli alvei, dando origine ad una serie se<strong>di</strong>mentaria <strong>di</strong><br />

modesta entità.<br />

Questi depositi, che prendono il nome <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> Nuraghe Su Casteddu, si<br />

ritrovano spesso intercalati anche tra le varie colate laviche successive, in<strong>di</strong>cando<br />

chiari fenomeni <strong>di</strong> stasi tra un episo<strong>di</strong>o effusivo ed il successivo.<br />

Nella facies basale, in cui prevalgono i se<strong>di</strong>menti grossolani a composizione sabbiosa,<br />

possono raggiungere una potenza massima <strong>di</strong> circa cinquanta metri mentre, quando<br />

intercalate alle lave, dove invece sono prevalenti i se<strong>di</strong>menti limosi e localmente<br />

argillosi, non superano i cinque metri.<br />

Basalti<br />

L’inizio dell’era quaternaria è marcata, nell’area <strong>di</strong> interesse, da un vulcanismo effusivo<br />

che interessa per oltre un terzo della superficie tutto il territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>.<br />

Si tratta <strong>di</strong> litologie basaltiche effuse prevalentemente in ambiente subaereo e, solo in<br />

piccole tratte lungo la costa, in con<strong>di</strong>zione sottomarina, con carattere tabulare tipico<br />

dei plateaux sviluppato attorno a pochi apparati vulcanici a scudo o, più<br />

prevalentemente, attraverso effusione <strong>di</strong> trabocco da strutture tettoniche lineari.<br />

Il carattere centralizzato è, comunque, sempre determinato dall’incrocio <strong>di</strong> due faglie o<br />

fratture <strong>di</strong>versamente orientate, come accade nei centri effusivi <strong>di</strong> Sant’Elene, del<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag. 9


Carmelo, <strong>di</strong> Pirischè e <strong>di</strong> Sa Tupped<strong>di</strong>, nei pressi dell’abitato <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, o in quello <strong>di</strong><br />

Codula Manna a Cala Gonone.<br />

Occasionalmente le lave fuoriescono dalla vetta o dai fianchi dei rilievi carbonatici, con<br />

i versanti già normalizzati, li ricoprono aderendovi perfettamente tanto da ripeterne la<br />

forma, fornendo in tal modo l'illusione <strong>di</strong> aver generato un vero e proprio apparato<br />

vulcanico conico, come accade nel rilievo <strong>di</strong> Codula Manna.<br />

L’ attività vulcanica in questa zona è rappresentata esclusivamente da effusioni<br />

tranquille, semplici traboccamenti <strong>di</strong> lava senza manifestazioni esplosive e prodotti<br />

piroclastici, mentre in un solo caso, nel centro effusivo del Carmelo, sono presenti<br />

materiali che possono essere assimilati a flussi <strong>di</strong> materiali lavici scoriacei ai quali,<br />

frequentemente, sono associate lave estremamente vacuolarizzate.<br />

Le lave sono costituite prevalentemente da alcalibasalti, olocristallini, localmente<br />

ipocristallini, debolmente porfirici per la presenza <strong>di</strong> fenocristalli <strong>di</strong> clinopirosseno e <strong>di</strong><br />

plagioclasio ed olivina, con inclusi frequenti noduli peridotitici e xenoliti quarzosi a<br />

struttura garnoblastica.<br />

Minore <strong>di</strong>ffusione hanno invece le vulcaniti chimicamente e mineralogicamente<br />

definibili come andesiti basaltiche subalcaline, a carattere ipocristallino, con struttura<br />

ofitica a fenocristalli <strong>di</strong> clinopirosseno, olivina e plagioclasio.<br />

Mentre le prime sono solitamente estremamente compatte, le seconde manifestano<br />

frequentemente una intensa vacuolarizzazione,<br />

Tutte le singole colate si <strong>di</strong>stinguono per essere costituite da tre fasi,<br />

petrograficamente <strong>di</strong>stinguibili, definibili come letto e tetto quelle estreme, e come<br />

nucleo quella interme<strong>di</strong>a.<br />

Gli strati centrali, che compongono il nucleo si presentano compatti e lapidei, privi <strong>di</strong><br />

alterazione o poco alterati, mentre quelli estremi, formati da orizzonti <strong>di</strong> potenza<br />

variabile, compresa tra cinquanta centimetri ed oltre due metri, sono costituiti da<br />

scorie composte da inclusi lavici lapidei o semialterati immersi in una matrice limo-<br />

argilloso-sabbiosa, derivante da processi <strong>di</strong> raffreddamento e da formazione <strong>di</strong><br />

paleosuoli.<br />

In tutti e due i casi la datazione è ascrivibile al Plio-Pleistocene.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

10


Falde detritiche<br />

Concomitantemente alle manifestazioni effusive si sviluppa con la massima intensità<br />

un’importante azione gravitativa a carico delle litologie carbonatiche mesozoiche,<br />

concentrata prevalentemente lungo le scarpate che delimitano le faglie e le fratture<br />

che hanno <strong>di</strong>slocato le assise messozoiche.<br />

Questi fenomeni hanno avuto inizio già durante l’inizio della regressione<br />

tardopliocenica, protraendosi per tutto il pleistocene.<br />

Si formano in tal modo le conoi<strong>di</strong> e le falde detritiche che orlano, in maniera<br />

pressochè continua, il piede <strong>di</strong> tutte le cornici carbonatiche.<br />

Sono depositi clastici eterometrici, che vanno dalla componente sabbiosa e limosa fino<br />

agli elementi ciclopici con volume superiore ai due ÷ quattro metri cubi, intimamente<br />

compenetrati ed amalgamati, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o spessore, eccezionalmente superiore ai <strong>di</strong>eci<br />

metri, composti da elementi litoi<strong>di</strong> <strong>di</strong> natura esclusivamente carbonatica, per lo più<br />

sciolti ed incoerenti e solo occasionalmente, prevalentemente alla base, lievemente<br />

saldati da un cemento calcareo secondario, <strong>di</strong>sposti secondo l’angolo <strong>di</strong> natural<br />

declivio che spesso raggiunge e supera i quarantacinque gra<strong>di</strong>.<br />

In alcune occasioni è si riscontra la presenza intercalata <strong>di</strong> paleosuoli poco potenti.<br />

Eboulis Ordonnes<br />

La litogenesi antica termina alla fine del pleistocene, durante il quale si esplicano le<br />

massime azioni collegate con le alternanze ana e cata glaciali, alle cui è collegabile la<br />

formazione <strong>di</strong> potenti falde detritiche a stratificazione alternata, i cosidetti Eboulis<br />

Ordonnes.<br />

Si tratta <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> origine crioclastica, deposti in strati alternati a granulometria<br />

per lo più omogenea, cha spazia dalle sabbie fini alle ghiaie me<strong>di</strong>e, generati dal<br />

frequente alternarsi dei cicli <strong>di</strong> gelo e <strong>di</strong>sgelo a carico delle litologie calcaree.<br />

Sono <strong>di</strong>sposti in falde continue e manifestano me<strong>di</strong>a tenacità conferita loro da un<br />

cemento calcareo secondario, spesso molto abbondante.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

11


La loro giacitura è concordante con l’estradosso delle assise mesozoiche, che ricoprono<br />

<strong>di</strong>rettamente in maniera <strong>di</strong>scontinua esclusivamente sul versante orientale della falda<br />

esterna.<br />

Alluvioni antiche<br />

I depositi alluvionali in genere sono una litologia estremamente poco <strong>di</strong>ffusa nell’agro<br />

<strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, soprattutto per via della scarsa <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> alcuna idrografia importante.<br />

Le principali coltri alluvionali sono quelle associate al rio Flumineddu ed al rio Isalle,<br />

che sono in soli corsi d’acqua a deflusso perenne e che presentano un bacino <strong>di</strong><br />

alimentazione ampio e <strong>di</strong>ffuso.<br />

Sono anche i soli corsi d’acqua che hanno dato origine a processi se<strong>di</strong>mentari antichi,<br />

databili al pleistocene antico, ai quali sono associati anche modesti depositi terrazzati<br />

formati prevalentemente da sabbie ghiaie con scarso contenuto <strong>di</strong> prodotti<br />

finegranulari.<br />

La potenza <strong>di</strong> questi depositi è sempre molto contenuta, soprattutto nel caso del<br />

Flumineddu, dove eccezionalmente si supera lo spessore <strong>di</strong> cinque metri, mentre nel<br />

rio Isalle si può arrivare a superare i quin<strong>di</strong>ci metri, sebbene solo in casi eccezionali<br />

nell’area compresa nel territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>.<br />

Depositi <strong>di</strong> versante<br />

Al tardo Pleistocene ed all’Olocene possono essere ascritte tutte le coltri <strong>di</strong> depositi <strong>di</strong><br />

versante formatesi, secondo processi <strong>di</strong>versi, prevalentemente a carico delle litologie<br />

metamorfiche, granitoi<strong>di</strong> e basaltiche.<br />

Nei primi due casi i fenomeni alterativi, esplicatisi quasi esclusivamente per<br />

ossidazione dei femici e delle miche, associati all’azione della gravità o a modesti<br />

processi idrici superficiali <strong>di</strong> tipo prevalentemente colluviale, hanno determinato la<br />

formazione <strong>di</strong> limitate coltri terrigene, a composizione prevalentemente sabbiosa, nei<br />

graniti, e limoargillosa nelle metamorfiti.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

12


Sono depositi incoerenti o poco coesi, <strong>di</strong>scontinui, che si rinvengono a mezza costa ed<br />

al piede dei rilievi collinari, in forma <strong>di</strong> conoi<strong>di</strong> isolate a <strong>di</strong> piccole falde, con potenza<br />

eccezionalmente superiore al metro.<br />

Nel caso delle litologie basaltiche sono costituiti quasi esclusivamente da blocchi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni eterometriche che costituiscono modesti corpi <strong>di</strong> frana generati dal<br />

<strong>di</strong>stacco, crollo e rotolamento verso valle <strong>di</strong> porzioni periferiferiche delle scarpate che<br />

orlano gli espan<strong>di</strong>menti lavici lungo le principali incisioni fluviali.<br />

Spesso questi processi, soprattutto quelli più antichi, sono stati innescati dallo<br />

scalzamento alla base delle bancate basaltiche e sono stati facilitati dalla fratturazione<br />

delle lave e dalla presenza degli intercalari scoriacei.<br />

Solo raramente si verificano, a carico delle litologie laviche, fenomeni <strong>di</strong> accumulo<br />

terrigeno ai pie<strong>di</strong> degli apparati conici che, comunque, presentano prevalentemente<br />

litologie lapidee <strong>di</strong>fficilmente alterabili ed ero<strong>di</strong>bili.<br />

I pochi fenomeni che si verificano in questi casi sono presenti in alcuni versanti<br />

me<strong>di</strong>amente acclivi, solitamente con pendenza superiore al trentacinque per cento,<br />

nei quali la potenza del suolo supera il metro.<br />

Alluvioni recenti<br />

Sono rappresentate da modestissime coltri a<strong>di</strong>acenti ai corsi d’acqua attivi, limitate per<br />

spessore, che non supera il metro, e per estensione, limitata ad una fascia ampia non<br />

più <strong>di</strong> quattro metri, nei casi più eccezionali, altrimenti limitata a meno <strong>di</strong> due metri.<br />

Sono prevalentemente costituite da sabbie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa granulometria, da ghiaie e da<br />

ciottoli e, solo in rarissime occasioni, esclusivamente sulle litologie metamorfiche, da<br />

modesti accumuli limoargillosi.<br />

Depositi colluviali e palustri<br />

Nel territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, se si escludono gli stagni <strong>di</strong> Cala Luna, <strong>di</strong> Cartoe e <strong>di</strong><br />

Osalla, non esistono palu<strong>di</strong> o stagni chiusi.<br />

Nei casi sopracitati la se<strong>di</strong>mentazione è <strong>di</strong> tipo fluviale ed è costituita esclusivamente<br />

da ghiaie e sabbie, al più da limi.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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Fenomeni <strong>di</strong> stagnazione idrica, tuttavia, si manifestano in alcune depressioni<br />

sviluppate sugli altopiani basaltici, ma sono limitate a fenomeni stagionali <strong>di</strong> ristagno<br />

temporaneo delle acque meteoriche determinato dalla scarsa permeabilità dei litotipi<br />

lavici, che limitano l’infiltrazione delle acque piovane e che generano locali<br />

manifestazioni <strong>di</strong> idromorfia.<br />

Tali manifestazioni danno origine, associate a processi <strong>di</strong> tipo colluviale, a modesti<br />

accumuli <strong>di</strong> materiali argilloso – limosi, che si sviluppano al fondo delle depressioni per<br />

strati <strong>di</strong> spessore molto modesto, eccezionalmente superiore al metro, e che<br />

frequentemente sono interessati da processi <strong>di</strong> eluviazione.<br />

Se<strong>di</strong>menti colluviali sottoposti ad azione eluviale, pur non in forma <strong>di</strong> accumulo<br />

palustre, si rinvengono limitatamente anche in alcune aree depresse sviluppate sulle<br />

litologie granitoi<strong>di</strong> e metamorfiche, laddove le pendenze longitu<strong>di</strong>nali e trasversali<br />

<strong>di</strong>minuiscono rapidamente formando rotture <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o concavo a bassissima<br />

inclinazione presenti in aree a scarsa strutturazione ed a caratterizzazione<br />

fondamentalmente lapidea.<br />

Anche in questo caso le manifestazioni <strong>di</strong> ristagno hanno durata stagionale limitata ai<br />

soli perio<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>, ad esclusione <strong>di</strong> quei pochi casi in cui si verificano fenomeni <strong>di</strong><br />

alimentazione idrica in<strong>di</strong>retta da forme <strong>di</strong> accumulo profondo per risalita capillare e/o<br />

per spinta idrostatica.<br />

Depositi marini<br />

La costa <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, sebbene contrad<strong>di</strong>stinta da una estensione lineare notevole, è<br />

caratterizzata da un numero molto limitato <strong>di</strong> spiagge, soprattutto a causa della scarsa<br />

presenza <strong>di</strong> corsi d’acqua che la intersecano.<br />

Se si escludono le spiagge <strong>di</strong> Cala Gonone, quella centrale e quella <strong>di</strong> Palmasera, e la<br />

caletta <strong>di</strong> Oddoana, formatesi a ridosso <strong>di</strong> falesie detritiche, le altre spiagge, quella <strong>di</strong><br />

Cala Luna, quella <strong>di</strong> Fuili, quella <strong>di</strong> Cartoe e quella <strong>di</strong> Osalla, sono i soli arenili presenti e<br />

sviluppatisi alla foce <strong>di</strong> corsi d’acqua.<br />

L’energia me<strong>di</strong>o alta degli stessi, associata alle litologie su cui si estendono i relativi<br />

bacini idrografici, grazie anche ad una <strong>di</strong>namica marina contrad<strong>di</strong>stinta da un’energia<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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ilevante e dalla presenza <strong>di</strong> coste alte, fanno sì che l’estensione degli arenili, sia in<br />

senso trasversale che longitu<strong>di</strong>nale, sia molto limitato, con profon<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> una<br />

decina <strong>di</strong> metri e lunghezze eccezionalmente superiori a trecento metri.<br />

La sola eccezione è rappresentata dalle spiagge antistanti l’abitato <strong>di</strong> Cala Gonone,<br />

che però sono state oggetto <strong>di</strong> importanti lavori <strong>di</strong> ripascimento i quali ne hanno<br />

determinato l’ampliamento sia in senso trasversale che longitu<strong>di</strong>nale.<br />

Come effetto in<strong>di</strong>retto il ripascimento, a causa delle correnti marine, ha determinato la<br />

ri<strong>di</strong>stribuzione dei materiali <strong>di</strong> apporto anche in porzioni <strong>di</strong> spiaggia, quali quella<br />

centrale, che non erano state interessate dai lavori.<br />

Le stesse cause che determinano la scarsa estensione <strong>di</strong> sviluppo degli arenili ne<br />

influenzano la composizione granulometrica che, prevalentemente, è formata da<br />

sabbie grossolane e da ciottoli.<br />

Solo le spiagge <strong>di</strong> Cartoe e <strong>di</strong> Osalla, poste alla foce <strong>di</strong> corsi d’acqua contrad<strong>di</strong>stinti da<br />

una <strong>di</strong>namica attiva <strong>di</strong> trasporto più o meno continuo, sono contrad<strong>di</strong>stinte da una<br />

granulometria più fine, estesa comunque dalle sabbie me<strong>di</strong>e a quelle grosse, con<br />

esclusione <strong>di</strong> quelle fini e finissime.<br />

Morfologia<br />

L’assetto morfologico del territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, causa la notevole estensione,<br />

la presenza <strong>di</strong> un elevato numero <strong>di</strong> litologie a <strong>di</strong>fferente comportamento nei confronti<br />

degli agenti esogeni, e la collocazione geografica in ambito costiero, cui si associa la<br />

presenza <strong>di</strong> processi <strong>di</strong>namici attivi sviluppati fino al quaternario, risulta essere<br />

estremamente articolato ed eterogeneo.<br />

La caratterizzazione morfologica <strong>di</strong>pende in maniera fondamentale da tre fattori<br />

principali.<br />

La litologia assume importanza primaria, presentando litotipi estremamente <strong>di</strong>fferenti<br />

nella loro facilità <strong>di</strong> alterazione e <strong>di</strong> resistenza agli agenti erosivi.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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I rapporti giaciturali assumono anche questi un carattere fondamentale, soprattutto in<br />

merito alla tipologia e forma delle valli.<br />

Da ultima la strutturazione tettonica influenza l’orientamento delle forme e la loro<br />

profon<strong>di</strong>tà ed intensità <strong>di</strong> evoluzione.<br />

In linea <strong>di</strong> massima possono essere in<strong>di</strong>viduate sette grosse unità fisiografiche, quasi<br />

sempre univocamente localizzate nell’ambito territoriale-<br />

Le litologie metamorfiche e granitoi<strong>di</strong> localizzate nel settore settentrionale, sia a causa<br />

della estrema anzianità della fase continentale <strong>di</strong> emersione in cui si trovano, sia per<br />

via della caratterizzazione mineralogica e strutturale che le contrad<strong>di</strong>stingue, danno<br />

origine a forme estremamente dolci e arrotondate tipiche degli ambienti collinari, con<br />

bassi rilievi a modesta pendenza, valli dal profilo concavo con alvei poco incisi su<br />

fondovalle spesso appiattito.<br />

La <strong>di</strong>namica attiva è estremamente contenuta e <strong>di</strong> bassa intensità, rappresentata<br />

quasi esclusivamente da processi fluviali occasionali e <strong>di</strong> eluviazione dei versanti<br />

generati quasi esclusivamente a manifestazione meteoriche eccezionali.<br />

I graniti del settore meri<strong>di</strong>onale, soprattutto a causa <strong>di</strong> una minore durata del periodo<br />

<strong>di</strong> continentalità, danno origine ad una morfologia più giovane, con una <strong>di</strong>namica più<br />

intensa che genera forme aspre, con rilievi me<strong>di</strong>amente elevati ed acuminati, separati<br />

da valli con profilo a V solitamente stretta.<br />

I processi attivi sono quelli fluviali concentrati e quelli <strong>di</strong> versante attivi non solo in<br />

con<strong>di</strong>zioni meteoclimatiche estreme ma anche in quelle or<strong>di</strong>narie, per cui i processi<br />

evolutivi risultano attivi anche nelle fasi attuali, soprattutto alle quote maggiori,<br />

mentre nel fondovalle, complice una lieve <strong>di</strong>fferenziazione mineralogica dei graniti,<br />

prevalgono fenomeni <strong>di</strong> accumulo.<br />

Il settore metamorfico e quello granitoide settentrionale sono separati dalla più estesa<br />

unità fisiografica fluviale del comune <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, quella associata al fiume Isalle, la sola<br />

nella quale è possibile in<strong>di</strong>viduare la presenza <strong>di</strong> terrazzi fluviali <strong>di</strong> età antica e <strong>di</strong> piane<br />

<strong>di</strong> esondazione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a estensione.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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Forme e processi sono quelli tipici della <strong>di</strong>namica fluviale in ambiente senile<br />

interme<strong>di</strong>o, con la prevalenza dei processi <strong>di</strong> trasporto rispetto alla se<strong>di</strong>mentazione, e<br />

modestissime azioni erosive lungo le sponde durante i casi <strong>di</strong> piena eccezionale.<br />

La seconda unità fluviale vera e propria è quella del rio Flumineddu che si sviluppa<br />

nella vallata <strong>di</strong> Oddoene, nella porzione meri<strong>di</strong>onale del territorio, tra le due falde<br />

calcaree.<br />

In questo caso si è in presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>namica più attiva del corso d’acqua, che risulta<br />

contrad<strong>di</strong>stinto da un ambiente più giovanile, rispetto al rio Isalle, e spesso con<br />

carattere torrentizio in cui prevalgono processi erosivi e <strong>di</strong> trasporto rispetto a quelli<br />

se<strong>di</strong>mentari, che danno origine a depositi più grossolani e <strong>di</strong> minore estensione.<br />

I raccor<strong>di</strong> del fondovalle con i versanti sono più netti rispetto alla valle <strong>di</strong> Isalle,<br />

soprattutto in destra idrografica dove i fianchi sono sub verticali e orlati da falde<br />

detritiche.<br />

Quasi tutto il settore centrale del territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong> presenta in<br />

affioramento, dal confine nordorientale con l’agro <strong>di</strong> Galtellì a quello sudoocidentale<br />

con il comune <strong>di</strong> Oliena, esclusivamente litologie effusive laviche in forma <strong>di</strong> plateaux,<br />

che formano un vasto altopiano sub orizzontale modestamente inclinato con<br />

immersione verso NNO a occidente e NNE ad oriente, che rappresentano anche le<br />

<strong>di</strong>rezioni prevalenti <strong>di</strong> scorrimento delle lave, che hanno colmato le depressioni<br />

preesistenti fossilizzando la morfologia originaria.<br />

L’assetto tabulare dei basalti è articolato solo da modesti rilievi poco elevati e a<br />

bassissima pendenza che rappresentano apparati vulcanici a scudo, e da modestissime<br />

depressioni se<strong>di</strong> <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> idromorfia superficiale, che rappresentano l’unico<br />

processo evolutivo in essere all’estradosso dell’altopiano basaltico.<br />

La continuità del plateaux è interrotta da due importanti incisioni <strong>di</strong> origine fluviale<br />

sviluppate come canyon lungo il corso del rio Littu e del rio Tinniperedu,<br />

caratterizzate da pareti verticali o sub verticali che incidono le bancate laviche fino a<br />

raggiungere il basamento granitoide.<br />

Questa terza unità fisiografica, quella dei canyons o delle codule, si manifesta sia su<br />

litologie basaltiche che su quelle calcaree.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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Nelle lave presenta i caratteri più esasperati, sia per la maggiore facilità erosiva <strong>di</strong><br />

questi litotipi, sia per la maggiore velocità con cui si sono sviluppate, sia ancora per la<br />

superiore giovinezza che le caratterizza.<br />

Esse, infatti, nelle lave rappresentano le fasi iniziali del processo <strong>di</strong> inversione del<br />

rilievo, sono impostate prevalentemente lungo linee <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità strutturale<br />

preesistente, e il loro approfon<strong>di</strong>mento rapido è stato possibile grazie ad numerosi,<br />

molto rapi<strong>di</strong> e ravvicinati abbassamenti del livello <strong>di</strong> base, determinati dagli episo<strong>di</strong><br />

glaciali del quaternario.<br />

I canaloni basaltici sono caratterizzati da pareti verticali e sub verticali, orlate alla base<br />

da una serie <strong>di</strong> conoi<strong>di</strong> e <strong>di</strong> falde detritiche, prevalentemente rappresentate da massi<br />

più o meno isolati <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni solitamente contenute, che costituiscono corpi <strong>di</strong><br />

frana antiche e recenti.<br />

Queste manifestazioni rappresentano, allo stato attuale, i processi <strong>di</strong>namici più<br />

evidenti e più frequenti non solo all’interno <strong>di</strong> questa unità fisiografica, ma anche<br />

entro tutto il territorio <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong> presentando, tra i fenomeni <strong>di</strong>namici gravitativi, i<br />

caratteri più parossistici.<br />

La <strong>di</strong>namica fluviale attuale dei canyon è estremamente contenuta e spesso i corsi<br />

d’acqua presentano deflusso stagionale o, quando perenne, nel periodo arido risulta<br />

caratterizzato da deflusso subalveo.<br />

Le codule, quando impostate su litologie calcaree, sono contrad<strong>di</strong>stinte da una<br />

maggiore senilità evolutiva, essendosi impostate già durante le prime fasi <strong>di</strong><br />

continentalità delle assise carbonatiche determinate dall’orogenesi alpina,<br />

normalmente presentano pareti più approfon<strong>di</strong>te ma meno inclinate e, soprattutto,<br />

sono caratterizzate da un maggiore grado <strong>di</strong> stabilità delle pareti, alla base delle quali<br />

sono quasi del tutto assenti i depositi gravitativi in accumuli, localizzati o estesi, che<br />

sono per lo più costituiti da singoli massi che però, in questo caso possono raggiungere<br />

<strong>di</strong>mensioni superiori.<br />

L’ambiente fisiografico delle falde calcaree, che oggi rappresenta una porzione<br />

residuale <strong>di</strong> una formazione che si estendeva su tutta la costa orientale della Saregna,<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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è quello che caratterizza la fascia costiera e, nel settore sudoccidentale anche<br />

l’entroterra.<br />

Già nel miocene le assise carbonatiche, sottoposte all’azione compressiva generata<br />

dalla rotazione del blocco sardo corso, subivano una strutturazione fondamentale che<br />

ricalca grossomodo quella attuale, venendo smembrate in falde interne e falde<br />

esterne.<br />

La fascia costiera rappresenta la porzione settentrionale <strong>di</strong> una falda esterna estesa<br />

fino a Baunei, contrad<strong>di</strong>stinta da una sensibile inclinazione verso est degli strati<br />

originari.<br />

Anche la falda interna costituisce l’estremità settentrionale <strong>di</strong> una zolla che si estende<br />

fino al comunale <strong>di</strong> Orgosolo e, anche in questo caso sebbene con inclinazione minore,<br />

gli strati calcarei presentano una netta immersione verso E.<br />

L’isolamento delle falde ha origini essenzialmente tettonica, per questo il loro limite è<br />

molto netto, soprattutto sui lati orientali ed occidentali, dove sono delimitate da<br />

falesie a strapiombo sul mare o da scarpate sub verticali <strong>di</strong> arretramento degli<br />

originari specchi <strong>di</strong> faglia.<br />

La morfologia che caratterizza questa unità fisiografica è quella tipica carsica, sia in<br />

superficie che in profon<strong>di</strong>tà, dove il carsismo assume uno sviluppo particolarmente<br />

evoluto.<br />

Le forme ed i processi attivi sono molto scarsi e molto lenti e, in linea <strong>di</strong> massima,<br />

possono essere considerati fossili, per cui la stabilità <strong>di</strong> questa unità può essere<br />

considerata assoluta.<br />

Diversa considerazione deve essere sviluppata per quanto attiene a quell’ambiente<br />

sviluppato a margine delle assise calcaree, in corrispondenza delle scarpate che le<br />

delimitano, soprattutto lungo il bordo occidentale.<br />

Qui la strutturazione dell’ammasso, l’azione gravitativa e la scarsa attività dei<br />

fenomeni erosivi recenti, hanno permesso la formazione <strong>di</strong> potenti accumuli detritici<br />

<strong>di</strong>sposti in conoi<strong>di</strong> e falde localizzate imme<strong>di</strong>atamente a valle delle scarpate, che<br />

modulano in maniera meno netta il raccordo tra queste ed il fondovalle.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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I processi evolutivi <strong>di</strong> questa unità risultano essere ancora attivi, sebbene con una<br />

velocità estremamente rallentata, e rappresentati da perio<strong>di</strong>ci fenomeni frana per<br />

<strong>di</strong>stacco, crollo e rotolamento <strong>di</strong> massi provenienti dalla cornice calcarea retrostante.<br />

Molto rari sono invece i fenomeni <strong>di</strong> instabilità a carico del corpo detritico che, anche<br />

grazie alla presenza <strong>di</strong> una vegetazione boschiva evoluta, è contrad<strong>di</strong>stinto da un<br />

livello <strong>di</strong> stabilità me<strong>di</strong>o-alto, per lo meno in <strong>relazione</strong> alle caratteristiche generali clivo<br />

metriche e composizionali.<br />

Un ulteriore ambiente fisiografico è quello rappresentato dai depositi crioclastici.<br />

Questi sono presenti quasi esclusivamente in uno strato paraconcordante alla falda<br />

calcarea nel versante orientale della falda esterna, in concomitanza della strada<br />

provinciale che collega la S.S. 125 con l’abitato <strong>di</strong> Cala Gonone e si estendono con<br />

continuità dalla sommità del versante fino alla linea <strong>di</strong> costa.<br />

La stabilità generale <strong>di</strong> questi terreni è molto elevata, essendo interessati da processi<br />

<strong>di</strong> cementazione calcarea, ed i processi erosivi sono limitati prevalentemente all’azione<br />

laminare delle acque superficiali localizzati prevalentemente nelle aree prive <strong>di</strong><br />

vegetazione dove si può sviluppare il denudamento corticale dello strato più<br />

superficiale totalmente allentato, oppure lungo canali <strong>di</strong> ruscellamento concentrato,<br />

localizzati soprattutto lungo le linee <strong>di</strong> massima pendenza, oppure ancora dove<br />

l’attività estrattiva, o comunque gli interventi antropici, hanno mo<strong>di</strong>ficato la giacitura<br />

originaria, creando soluzioni della continuità che, comunque, <strong>di</strong>fficilmente danno<br />

origine a fenomeni franosi veri e propri.<br />

L’ultima unità fisiografica rilevante è quella delle coste.<br />

La litologia lapidea prevalente dei terreni affacciati al mare, associata alla forte<br />

strutturazione tettonica del settore ed all’assenza fondamentale <strong>di</strong> corsi d’acqua<br />

caratterizzati da trasporto solido rilevante, influenza il carattere fondamentale della<br />

linea <strong>di</strong> riva marina che, per oltre l’ottanta per cento del suo sviluppo, è rappresentata<br />

da una costa alta e, per lo più da falesie a strapiombo sul mare.<br />

Queste sono costituite nella maggior parte dei casi da antichi specchi delle faglie che<br />

hanno <strong>di</strong>slocato e smembrato le assise carbonatiche, si presentano a strapiombo sul<br />

mare con altezze spesso superiori a quaranta metri.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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Le falesie sono intaccate, a <strong>di</strong>verse quote da solchi <strong>di</strong> battente, <strong>di</strong> cui almeno due serie<br />

sono fossili e testimoniano le <strong>di</strong>verse quote del livello marino raggiunto durante i<br />

perio<strong>di</strong> interglaciali del quaternario.<br />

Allo stesso periodo può essere attribuito il più basso dei terrazzi <strong>di</strong> abrasione marina<br />

che si sviluppa quasi esclusivamente a nord <strong>di</strong> Cala Gonone, ad una quota <strong>di</strong> circa un<br />

metro rispetto al livello del mare attuale.<br />

Le falesie calcaree presentano in affaccio sul mare numerose grotte <strong>di</strong> origine carsica il<br />

cui sviluppo sotterraneo e subacquee testimoniano il grado <strong>di</strong> evoluzione del sistema<br />

carsico locale, contrad<strong>di</strong>stinto oltre che da notevole estensione, anche da un livello <strong>di</strong><br />

maturità molto elevato.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista morfi<strong>di</strong>namico attuale si può descrivere una con<strong>di</strong>zione essenziale <strong>di</strong><br />

staticità, con processi che sono limitati prevalentemente al lento sviluppo delle forme<br />

carsiche e a modestissimi fenomeni, molto localizzati, <strong>di</strong> crollo <strong>di</strong> elementi litoi<strong>di</strong><br />

completamente isolati.<br />

Queste manifestazioni sono quasi sempre localizzate dove l’equilibrio statico è stato<br />

alterato da interventi antropici, come accade lungo la strada provinciale che collega<br />

Gonone con Cala Fuili.<br />

Coste a falesia sono presenti anche su altre litologie, come avviene per i basalti <strong>di</strong><br />

Codula Manna, in località S’Abba Durche, dove però la falesia è preesistente agli<br />

episo<strong>di</strong> effusivi che, copiando la morfologia esistente, hanno parzialmente<br />

sovrapposto le scarpate, talora incrementandone l’altezza e la pendenza.<br />

Sono proprio le falesie sviluppate sui basalti la fonte delle maggiori e più frequenti<br />

manifestazioni <strong>di</strong> instabilità, infatti il notevole livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità che le colate<br />

laviche presentano nelle aree marginali, associate alla con<strong>di</strong>zione clivo metrica ed<br />

all’azione <strong>di</strong> scalzamento alla base, intensificano in maniera considerevole i fenomeni<br />

gravitativi.<br />

Maggiore stabilità hanno invece le falesie e le scarpate <strong>di</strong> erosione fluviale sviluppate<br />

sugli eboulis ordonnes, i conglomerati <strong>di</strong> origine crioclastica.<br />

La loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stabilità attuale, peraltro, appare determinata sostanzialmente<br />

dall’assenza <strong>di</strong> fenomeni erosivi <strong>di</strong> entità concreta.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

21


I soli processi esogeni attualmente attivi sono, infatti rappresentati dall’azione delle<br />

acque meteoriche, <strong>di</strong> scarsa efficacia vista l’elevata permeabilità <strong>di</strong> questi terreni, e<br />

l’azione del vento e dell’umi<strong>di</strong>tà che, <strong>di</strong> fatto, determinano solo una lenta <strong>di</strong>ssoluzione<br />

del cemto carbonatico che lega i clasti dei livelli corticali, senza comprometterne la<br />

stabilità in grande.<br />

La manifestazione più evidente in questa formazione è rappresentato da modesti<br />

fenomeni <strong>di</strong> sifonamento che si sviluppano nei livelli più fine granulari dove l’intensità<br />

della cementazione è inferiore e dove la circolazione idrica può assumere maggiore<br />

pressione.<br />

Le tratte <strong>di</strong> costa in cui sono presenti gli arenili sono interessate quasi esclusivamente<br />

dalla <strong>di</strong>namica marittima, a volte così intensa, come nel caso della Caletta <strong>di</strong> Oddoana,<br />

che può determinarne la scomparsa temporanea e la riformazione perio<strong>di</strong>ca.<br />

Le sole eccezioni sono rappresentate dalle spiagge <strong>di</strong> Osalla, Cartoe e per la porzione<br />

meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> Cala Luna, dove si sviluppa una <strong>di</strong>namica fluviale che è prevalentemente<br />

rappresentata da processi <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mentazione deltizia e stagnale e, solo<br />

occasionalmente ed in concomitanza con le piene eccezionali, da processi erosivi<br />

parossistici <strong>di</strong> tipo alluvionale con l’erosione del cordone litorale e il ricollegamento<br />

<strong>di</strong>retto a mare del fiume.<br />

Tettonica<br />

Il settore esaminato risulta influenzato in modo fondamentale da due cicli orogenetici,<br />

quello ercinico prima e quello alpino poi.<br />

Il primo ha determinato la strutturazione del basamento cristallino paleozoico,<br />

attraverso le sue <strong>di</strong>verse fasi, in particolar modo quelle tardo e post-orogeniche<br />

caratterizzate prima dal magmatismo intrusivo calcoalcalino, con la messa in posto del<br />

batolite sardo, poi dalla riesumazione e dall'inizio dello smantellamento della catena<br />

appena formatasi nelle sta<strong>di</strong> tar<strong>di</strong>vi.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

22


Questi ultimi sono caratterizzati da fasi a carattere generalmente <strong>di</strong>stensivo con gran<strong>di</strong><br />

movimenti trascorrenti che generano un complicato sistema <strong>di</strong> faglie a varie scale.<br />

L’impostazione strutturale fondamentale del territorio risale all’orogenesi ercinica, alla<br />

quale è imputabile la genesi delle due strutture tettoniche principali, rappresentate<br />

dalla faglia <strong>di</strong> Oddoene, lungo la cui <strong>di</strong>rettrice si è impostato l’alveo del rio<br />

Flumineddu, e la faglia <strong>di</strong> Isalle, su cui si sviluppa l’omonimo corso d’acqua.<br />

Questa è evidentemente impostata esclusivamente sui litotipi granitoi<strong>di</strong>, localizzati a<br />

sud, mettendoli a contatto con quelli metamorfici, presenti invece a nord della linea <strong>di</strong><br />

faglia e, pur se riesumata in fasi più recenti, non ha interessato altri litotipi.<br />

La sua entità, oltre che dalla <strong>di</strong>mensione regionale, è rappresentata anche dalla<br />

presenza ad essa associata <strong>di</strong> una potente formazione milonitica.<br />

La faglia <strong>di</strong> Oddoene, <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>stensivo e trascorrente con <strong>di</strong>rezione N30E, invece,<br />

sebbene impostata sul basamento granitoide, è stata ringiovanita sia dalla tettonica<br />

alpina, influenzando la strutturazione e generando il <strong>di</strong>slocamento in falde delle assise<br />

carbonatiche, sia dalla neotettonica, attraverso la quale ha determinato la fatturazione<br />

e la <strong>di</strong>aclasizzazione delle colate laviche permettendo lo sviluppo dei canyons, che le<br />

incidono secondo la <strong>di</strong>rettrice fondamentale NE-SW, che rappresenta la <strong>di</strong>rettrice<br />

principale <strong>di</strong> tutto il territorio <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>.<br />

La riesumazione <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>rettrice è testimoniata anche dall’allineamento dei<br />

principali centri effusivi, a Gonone quello <strong>di</strong> Codula Manna, a NE dell’abitato, e quello<br />

<strong>di</strong> Fruncu de Pala, verso SO del paese, mentre a <strong>Dorgali</strong> risultano grossomodo allineati<br />

il monte S.Elene, il colle del Carmelo, la collina <strong>di</strong> Pirischè e quella <strong>di</strong> Sa Tupped<strong>di</strong>e.<br />

Pur se non <strong>di</strong>rettamente associato ad altro apparato centralizzato ad esso vicino,<br />

anche il vulcano a scudo <strong>di</strong> Conca ‘e Janas risulta allineato secondo tale <strong>di</strong>rettrice a<br />

<strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> effusione <strong>di</strong> traboccamento, oltre che all’a<strong>di</strong>acente punta Arjadores.<br />

Al ciclo alpino va attribuita una tettonica <strong>di</strong>stensiva rigida che per lo più riattiva le<br />

<strong>di</strong>rettrici fondamentali erciniche, associandone nuove subor<strong>di</strong>nate e rendendo<br />

irriconoscibili le più antiche.<br />

Tra Oligocene e Miocene si esplica una intensa fase tettonica compressiva collegata a<br />

fenomeni traslativi cui si associano fenomeni <strong>di</strong>sgiuntivi rigi<strong>di</strong> che determinano una<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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nuova ulteriore strutturazione al basamento cristallino e danno origine alla<br />

strutturazione primaria delle assise carbonatiche <strong>di</strong> copertura, sulle quali si riscontrano<br />

anche limitati cenni fenomeni plicativi.<br />

Le trasgressioni miocenica e pliocenica sortiscono effetti molto blan<strong>di</strong> in tutto il<br />

settore, mentre risultano molto evidenti gli effetti della regressione tardopliocenica,<br />

durante la quale hanno luogo i massimi eventi morfo<strong>di</strong>namici a carico dei se<strong>di</strong>menti<br />

carbonatici, sui quali si esplica una forte erosione concentrata con la formazione <strong>di</strong><br />

unità fisiografiche notevolmente evolute, con inversione del rilievo rispetto al<br />

basamento metamorfo-cristallino e deposizione <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti esclusivamente in facies<br />

continentale.<br />

E’ in questa fase che le assise carbonatiche, ormai già strutturate, subiscono i principali<br />

<strong>di</strong>slocamenti e basculamenti verso Est, e cominciano a formarsi le potenti coltri<br />

detritiche superficiali.<br />

La fine del Pliocene coincide anche con una fase tettonica <strong>di</strong>stensiva conseguente al<br />

rilascio delle tensioni generate dalla rotazione del blocco Sardo-Corso, durante la quale<br />

ha luogo una intensa azione morfo<strong>di</strong>namica gravitativa con la formazione <strong>di</strong> estese<br />

facies detritiche e <strong>di</strong> frana, cui si accompagna una intensa <strong>di</strong>namica vulcanica<br />

esogena, con la messa in posto <strong>di</strong> vasti espan<strong>di</strong>menti lavici a chimismo basico che<br />

determinano la colmata delle maggiori depressioni appena formatesi.<br />

Il sistema <strong>di</strong> fratture più importante è <strong>di</strong>retto N30E e presenta un notevole sviluppo<br />

lineare interessando tutta l'area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

Le fratture generalmente riutilizzano linee <strong>di</strong> debolezza primaria, generando piani <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scontinuità variamente orientati ed inclinati.<br />

Un sistema secondario coniugato N45E interferisce con il precedente generando<br />

strutture minori.<br />

Ulteriori strutture <strong>di</strong> minore importanza, con orientazioni N-S, N30O e N50O, sono<br />

presenti in varie zone dell'area ma non determinano una caratterizzazione<br />

fondamentale se non nel tardo Pliocene quando consentono, al rilascio delle tensioni<br />

generate dalla rotazione della zolla Sardo-Corsa, la fuoriuscita dei magmi attraverso<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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condotti fissurali notevolmente estesi linearmente e, quando associate alle <strong>di</strong>rettrici<br />

ortogonali, la formazione dei centri <strong>di</strong> effusione centralizzata.<br />

Faglie, fratture e <strong>di</strong>aclasi si presentano oggi con aperture da sub-millimetriche a<br />

millimetriche, sempre caratterizzate dalla presenza <strong>di</strong> un riempimento a carattere limo<br />

sabbioso sui litotipi intrusivi, limo-argilloso in quelli lavici.<br />

Idrogeologia<br />

Analogamente alla morfologia anche i caratteri Idrogeologici ed idrologici risultano<br />

strettamente influenzati dai parametri litologici, stratigrafici, tettonici e, in questo caso<br />

anche morfologici.<br />

Per quanto attiene alle caratteristiche <strong>di</strong> permeabilità dei terreni si possono<br />

in<strong>di</strong>viduare quattro classi <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> comportamento dei materiali in <strong>relazione</strong> alla<br />

circolazione idrica sotterranea:<br />

- Terreni permeabili per porosità;<br />

- Terreni permeabili per fratturazione e carsismo;<br />

- Terreni permeabili per fratturazione;<br />

- Terreni impermeabili.<br />

Deve essere precisato che non sempre la separazione tra le classi C e D risulta essere<br />

netta e ben demarcata, ma piuttosto tale sud<strong>di</strong>visione si deve intendere come<br />

orientativa, in quanto i terreni impermeabili, in particolari situazioni strutturali,<br />

possono presentare limitati valori <strong>di</strong> permeabilità secondaria, soprattutto per le fasce<br />

più superficiali in cui le <strong>di</strong>scontinuità risultano beanti e facilmente saturabili.<br />

Tra i materiali permeabili per porosità possono includersi tutti i prodotti alluvionali,<br />

recenti ed antichi, i terreni detritici, falde, conoi<strong>di</strong>, glacis, corpi <strong>di</strong> frana.<br />

Le litologie permeabili per carsismo e fratturazione sono esclusivamente quelle<br />

carbonatiche, nelle quali l’evoluzione dei processi carsici risulta particolarmente<br />

rilevante.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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L’acquifero carsico è caratterizzato da uno sviluppo particolarmente rilevante, sia in<br />

senso planimetrico che in profon<strong>di</strong>tà, estendendosi anche al <strong>di</strong> sotto del livello marino<br />

con il tipico sistema <strong>di</strong> cavità e condotte interconnesse.<br />

Una particolarità <strong>di</strong> questo sistema idrogeologico è costituita dalla presenza <strong>di</strong><br />

numerose sorgenti <strong>di</strong> acqua dolce manifeste in con<strong>di</strong>zione sottomarina bassa<br />

profon<strong>di</strong>tà, spesso a meno <strong>di</strong> un metro dalla superficie, localizzate imme<strong>di</strong>atamente a<br />

ridosso della linea <strong>di</strong> costa..<br />

Le più famose sono quelle <strong>di</strong> S’Abba Durche e <strong>di</strong> S’Abba Meica, rispettivamente subito<br />

a nord e a sud <strong>di</strong> Cala Gonone.<br />

Alla classe dei litotipi permeabili per fratturazione appartengono esclusivamente i<br />

granitoi<strong>di</strong>, la cui permeabilità, quando inalterati, è da ritenersi generalmente molto<br />

scarsa e legata esclusivamente alla fratturazione.<br />

L’acquifero si può formare, secondo uno schema <strong>di</strong> reti interconnesse più o meno in<br />

pressione, ma sempre con carattere artesiano, solo quando le <strong>di</strong>scontinuità risultano<br />

aperte, beanti e prive <strong>di</strong> riempimento, con<strong>di</strong>zioni che solitamente si possono<br />

riscontrare a profon<strong>di</strong>tà superiori ai trenta – quaranta metri dal piano <strong>di</strong> campagna<br />

nelle rocce acide, mentre in quelle interme<strong>di</strong>e e basiche solitamente si superano i<br />

sessanta metri.<br />

Tali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> accumulo si possono sviluppare anche nei basalti ma solo<br />

eccezionalmente, soprattutto poche le colate lapidee sono sempre intercalate da livelli<br />

scoriacei o ricoperte da suoli a componente argillosa prevalente, che non consentono<br />

l’infiltrazione efficace se non in modestissime quantità,<br />

Un acquifero relativamente importante è presente all’interno delle colate basaltiche in<br />

alcune aree ben localizzate, seppure notevolmente estese, e si sviluppa nel corpo<br />

se<strong>di</strong>mentario delle alluvioni infrabasaltiche.<br />

La presenza <strong>di</strong> un letto e <strong>di</strong> un tetto praticamente impermeabili, conferisce a questo<br />

acquifero, sviluppato come una vera e propria falda omogeneamente <strong>di</strong>ffusa, un netto<br />

carattere artesiano.<br />

Un acquifero, dotato <strong>di</strong> caratteri molto simili a quello appena sopra descritto, è<br />

presente, anche questo i maniera localizzata, al contatto tra le rocce granitoi<strong>di</strong> e quelle<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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che le ricoprono, qualunque sia la loro natura, ma la sua capacità <strong>di</strong> accumulo è spesso<br />

molto limitata.<br />

Notevole importanza rivestono inoltre i filoni, i quali danno origine ad un effetto "<strong>di</strong>ga"<br />

che limita il deflusso sotterraneo delle acque, sud<strong>di</strong>videndo i bacini in unità<br />

idrogeologiche in<strong>di</strong>pendenti.<br />

I terreni impermeabili, quelli in cui la permeabilità primaria è nulla o presenta valori<br />

inferiori a 10-6 cm/sec, ed in cui si possono riscontrare minimi valori <strong>di</strong> permeabilità<br />

per fratturazione, limitati peraltro alle sole fasce <strong>di</strong> intensa strutturazione, sono<br />

rappresentati dalle metamorfiti, lapidee o alterate, dai granitoi<strong>di</strong> lapidei compatti o<br />

parzialmente alterati, e dai basalti lapidei e compatti.<br />

Anche i basalti scoriacei possono, in linea <strong>di</strong> massima, essere considerati come<br />

assolutamente impermeabili, pur presentando, soprattutto quando la componente<br />

argillosa è limitata, un modesto coefficiente <strong>di</strong> permeabilità primaria tale da consentire<br />

loro minime capacità <strong>di</strong> accumulo che permette la formazione <strong>di</strong> limitate falde<br />

sospese sub superficiali <strong>di</strong> bassa rilevanza.<br />

In definitiva possono essere in<strong>di</strong>viduate due tipologie <strong>di</strong> circolazione idrica sotterranea,<br />

una superficiale e subsuperficiale ed una profonda.<br />

Le falde freatiche possono svilupparsi solo nei terreni allentati <strong>di</strong> copertura e sono<br />

sempre <strong>di</strong> tipo superficiale, vista la modesta potenza <strong>di</strong> queste formazioni, soprattutto<br />

<strong>di</strong> quelle alluvionali che sono localizzate, in quantità tali da consentire la formazione <strong>di</strong><br />

un acquifero, solo nella piana associata al Rio Isalle e, in misura molto minore, al rio<br />

Flumineddu.<br />

Modesti acquiferi si sviluppano negli accumuli colluviali, dove questi raggiungono<br />

potenza plurimetrica, ma soprattutto dove possono svilupparsi fenomeni <strong>di</strong> risalita<br />

idrostatica o per capillarità delle acque profonde.<br />

Lo schema della circolazione idrica influenza anche il sistema delle sorgenti che, se si<br />

escludono quelle <strong>di</strong> origine carsica, quali quelle già citate <strong>di</strong> Cala Gonone, quella <strong>di</strong> San<br />

Giovanni e Quella <strong>di</strong> San Pantaleo, tutte contrad<strong>di</strong>stinte da portate rilevanti, sono<br />

rappresentate solo da modestissime venute d’acqua localizzate esclusivamente nelle<br />

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dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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occe granitoi<strong>di</strong>, come la sorgente <strong>di</strong> Gurosai localizzata nella periferia meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong><br />

<strong>Dorgali</strong>-<br />

Di alimentazione carsica, sebbene occulta, appaiono essere le sorgenti presenti<br />

all’interno dell’abitato <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, Roseddu e Funtana, manifeste in litologie laviche ma<br />

allineate lungo quella che sembra una superficie <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità strutturale, che può<br />

costituire una netta soglia <strong>di</strong> permeabilità e permettere l’affioramento delle acque<br />

sotterranee.<br />

Questo allineamento, inoltre pare essere coincidente con la linea <strong>di</strong> raccordo tra le<br />

colate provenienti dal centro effusivo del Carmelo, e quelle provenienti da Pirischè, le<br />

cui lave presentano sensibili <strong>di</strong>fferenze composizionali, con quelle meri<strong>di</strong>onali più<br />

scoriacee e bollose, composte anche da livelli esplosivi, mentre quelle settentrionali<br />

risultano essere quasi esclusivamente lapidee.uesto allineamento appare, inoltre<br />

costituire la linea Q<br />

Alcune sorgenti, pochissime e <strong>di</strong> tipo effimero, sono presenti anche lungo le scarpate<br />

che delimitano le colate laviche, dove queste intersecano quei pochi livelli scoriacei o i<br />

livelli se<strong>di</strong>mentari infrabasaltici dotati <strong>di</strong> alcuna capacità <strong>di</strong> accumulo.<br />

Idrografia<br />

Anche l’assetto idrografico <strong>di</strong> superficie risente in maniera determinante della<br />

caratterizzazione litologica, influenzando il grado <strong>di</strong> sviluppo e l’estensione del reticolo<br />

idrografico.<br />

Tutti i corsi d’acqua, con la sola esclusione del rio Isalle e in maniera parziale il rio<br />

Flumineddu, presentano un carattere decisamente torrentizio, sia per la limitata<br />

estensione dei loro bacini <strong>di</strong> alimentazione, sia per l’assenza sostanziale <strong>di</strong> sorgenti che<br />

determinino un alimentazione continua.<br />

Il rio Isalle, che più a valle è identificato con il nome <strong>di</strong> rio Sologo, si estende<br />

notevolmente verso monte ed ha come tributari numerosi affluenti alimentati da un<br />

elevato numero <strong>di</strong> manifestazioni sorgentizie e che si sviluppano prevalentemente su<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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terreni granitoi<strong>di</strong> a bassa permeabilità, per cui l’alimentazione è garantita durante<br />

tutto l’arco dell’anno, seppure con forti variazioni delle portate, consentendo un<br />

deflusso subaereo praticamente perenne.<br />

Il rio Flumineddu, invece, ha un bacino imbrifero che si estende sia su litologie<br />

metamorfiche, praticamente sterili per quanto attiene al carattere idrogeologico, sia<br />

su terreni calcarei che, per lo meno in parte, determinano un’alimentazione continua,<br />

pur con portate relativamente contenute, e questo fa si che, nei perio<strong>di</strong> ari<strong>di</strong> il<br />

deflusso, soprattutto nella tratta sviluppata nell’agro <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, possa manifestarsi<br />

solo in con<strong>di</strong>zione subalvea.<br />

Nella porzione <strong>di</strong> territorio in esame tutti e due i corsi d’acqua presentano un alveo<br />

abbastanza regolare, con ripe nette e perfettamente incassate nel materasso<br />

alluvionale o, come nel caso <strong>di</strong> alcune tratte del rio Flumineddu, incise profondamente<br />

nei se<strong>di</strong>menti calcarei mesozoici.<br />

Pochi sono gli affluenti sviluppati nell’agro <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong> che versano <strong>di</strong>rettamente<br />

nell’Isalle o nel Flumineddu e, per lo più, sono rappresentati da canali <strong>di</strong> ruscellamento<br />

concentrato.<br />

Nelle litologie laviche vi sono due forme <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> circolazione idrica <strong>di</strong> superficie.<br />

Una è quella areica tipica degli altopiani, con una praticamente totale assenza <strong>di</strong> corsi<br />

d’acqua organizzati ed in cui il reticolo è rappresentato solo da modesti canali <strong>di</strong><br />

deflusso concentrato, con vaste aree <strong>di</strong> idromorfia superficiale.<br />

La seconda tipologia è rappresentata dai rii che hanno inciso le codule, corsi d’acqua <strong>di</strong><br />

modestissimo sviluppo lineare e attualmente contrad<strong>di</strong>stinti da un regime fortemente<br />

torrentizio, anche se la loro alimentazione ha luogo anche attraverso alcune sorgenti<br />

relativamente potenti.<br />

Il loro tracciato è solitamente rettilineo, o al più angolare, essendosi sviluppati<br />

prevalentemente lungo strutture tettoniche preesistenti.<br />

Gli alvei sono sempre profondamente incisi nelle rocce basaltiche fino a raggiungere i<br />

sottostanti litotipi granitoi<strong>di</strong>.<br />

Il loro reticolo è sempre molto poco sviluppato, con ramificazioni che al più possono<br />

raggiungere il terzo or<strong>di</strong>ne.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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Maggiore sviluppo ha invece il reticolo idrografico minore e, in particolar modo quello<br />

che si manifesta sulle litologie granitoi<strong>di</strong> della vallata <strong>di</strong> Oddoene.<br />

In questo settore, il carattere sublitoide alterato dei terreni, la loro scarsa<br />

permeabilità, le pendenze me<strong>di</strong>o alte e la notevole durata del periodo continentale,<br />

hanno portato ad uno sviluppo estremamente articolato degli alvei.<br />

Il reticolo ha la tipica organizzazione dendritica, seppure parzialmente influenzata dalla<br />

strutturazione tettonica, con rami che possono raggiungere anche il quinto or<strong>di</strong>ne.<br />

Questi corsi d’acqua sono contrad<strong>di</strong>stinti da un forte potere morfo<strong>di</strong>namico che,<br />

ormai con cadenza annuale, generano erosioni canaliformi sempre più accentiuate.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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RELAZIONE GEOTECNICA<br />

In questo paragrafo, vista la finalità dello stu<strong>di</strong>o, si sviluppano in maniera sintetica<br />

alcune considerazioni generali relativamente alle caratteristiche geotecniche dei vari<br />

terreni che affiorano nell’ambito esaminato.<br />

Le stesse derivano fondamentalmente da numerosi stu<strong>di</strong> eseguiti precedentemente, <strong>di</strong><br />

cui tutti applicativi nel senso geotecnico, essendo stati realizzati a seguito <strong>di</strong> indagini<br />

geognostiche ed analisi <strong>di</strong> laboratorio appositamente pre<strong>di</strong>sposte nell’ambito <strong>di</strong><br />

specifici progetti, tra i quali particolare rilievo assumono quelli relativi ai lavori <strong>di</strong><br />

ripristino dei danni alluvionali del 2004, durante i quali le problematiche affrontate<br />

erano strettamente concernenti al <strong>di</strong>ssesto idrogeologico dell’intero territorio<br />

comunale.<br />

In linea generale i terreni possono essere sud<strong>di</strong>visi in quattro grosse categorie:<br />

- Materiali lapidei;<br />

- Materiali sub lapidei;<br />

- Materiali granulari;<br />

- Materiali coesivi.<br />

Le rocce metamorfiche sono quasi sempre caratterizzate da un grado me<strong>di</strong>o alto del<br />

livello alterativo e, quasi sempre in affioramento denotano processi <strong>di</strong> argillificazione<br />

piuttosto intensi che, associati ad una giacitura talora a franappoggio, facilitano i<br />

fenomeni instabili, peraltro solitamente limitati ai soli livelli corticali, solo<br />

eccezionalmente estesi a profon<strong>di</strong>tà comunque inferiori al metro.<br />

Quando privi <strong>di</strong> alterazione i litotipi metamorfici presentano comunque una intensa<br />

fissilità per scistosità, foliazione e stratificazione, che ne sminuiscono notevolmente la<br />

caratterizzazione geotecnica.<br />

Quando intensamente alterate, le metamorfiti, rappresentate prevalentemente da<br />

argilloscisti, assumono un comportamento terrigeno moderatamente coesivo ma, per<br />

via della componente sabbiosa, risultano estremamente sensibili alle acque<br />

superficiali.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

31


Occasionalmente questi materiali, per eccesso <strong>di</strong> imbibizione, possono dare origine a<br />

modeste colate <strong>di</strong> fango, anche quando contrad<strong>di</strong>stinte da pendenze moderate.<br />

Il loro angolo <strong>di</strong> attrito è compreso tra 24° e 28°, mentre la coesione non supera i 0.3<br />

kg/cmq.<br />

I graniti si presentano, in superficie, quasi sempre interessati da processi <strong>di</strong> alterazione<br />

per ossidazione dei femici, secondo un processo definito arenizzazione che mo<strong>di</strong>fica<br />

l’ammasso lapideo in un materiale più o meno coeso che, in con<strong>di</strong>zioni estreme, si può<br />

trasformare in una sabbia limosa più o meno grossolana con potenza variabile ma<br />

sempre inferiore al metro.<br />

Questo materiale è contrad<strong>di</strong>stinto da un elevato potere attritivo ma da una assenza<br />

assoluta della coesione e, per tale motivo, pur geotecnicamente definibile come<br />

buono, risulta estremamente sensibile al’azione erosiva delle acque meteoriche.<br />

I corsi d’acqua che si sviluppano su questi materiali sono quelli contrad<strong>di</strong>stinti dal<br />

maggior trasporto solido e, in occasioni <strong>di</strong> manifestazioni meteoriche eccezionali,<br />

possono dare origine anche a notevoli colate <strong>di</strong> fango, mentre gli smottamenti veri e<br />

propri, visto il modesto spessore <strong>di</strong> questi terreni, sono sempre contenuti.<br />

All’aumentare della profon<strong>di</strong>tà i graniti vedono <strong>di</strong>minuire gradualmente il livello <strong>di</strong><br />

alterazione.<br />

Le facies moderatamente alterate presentano carattere sublitoide, coeso e tenace, che<br />

consente <strong>di</strong> valutarli come buoni o ottimi, con un livello <strong>di</strong> stabilità altissimo, tanto che<br />

solo eccezionalmente possono dare origine a manifestazioni instabili e, rispetto ai<br />

normali processi erosivi <strong>di</strong>mostrano una elevatissima resistenza.<br />

Per essi non ha senso definire un valore dell’angolo <strong>di</strong> attrito interno, sempre<br />

superiore a 40°, quanto appare più idoneo in<strong>di</strong>care il valore <strong>di</strong> resistenza a<br />

compressione, che raramente è inferiore a 400 kg/cmq.<br />

Solitamente con una progressione graduale, già con minimi incrementi <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, i<br />

graniti assumono carattere lapideo franco, solitamente già a meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci metri dal<br />

piano <strong>di</strong> campagna.<br />

I graniti in facies litoide sono chiaramente contrad<strong>di</strong>stinti da caratteristiche<br />

geotecniche eccellenti, soprattutto per il modesto livello <strong>di</strong> fatturazione che li<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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interessa, e possono essere considerati come assolutamente stabili, tanto che delle<br />

oltre trenta manifestazioni instabili, attive o potenziali, note e censite nell’ambito del<br />

territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, neanche una si è sviluppata su questi materiali.<br />

Anche i calcari rientrano nel gruppo dei terreni lapidei, non manifestano mai fenomeni<br />

<strong>di</strong> alterazione e si presentano, sia quando massivi che nelle facies stratificate,<br />

estremamente compatti e tenaci.<br />

Sono contrad<strong>di</strong>stinti da un valore <strong>di</strong> resistenza a compressione sempre molto elevato,<br />

comunque superiore ad 800kg/cmq.<br />

La loro strutturazione è sempre contenuta e presentano un livello <strong>di</strong> stabilità me<strong>di</strong>o<br />

alta, sia quando in facies che quando presenti in facies conglomeratica mentre,<br />

quando sono contrad<strong>di</strong>stinti da una evidente stratificazione in banchi <strong>di</strong> spessore<br />

decimetrico e da giacitura a franappoggio, possono dare a<strong>di</strong>to a fenomeni <strong>di</strong> instabilità<br />

per crollo e rotolamento o anche solo per scivolamento.<br />

La fratturazione si intensifica notevolmente in particolare nelle fasce <strong>di</strong> bordo più<br />

prossime alle superfici <strong>di</strong> faglia che hanno <strong>di</strong>slocato l’ammasso originario e, in queste<br />

con<strong>di</strong>zioni, la caratterizzazione geotecnica ottenuta seguendo i criteri valutativi delle<br />

geomeccanica, subisce un sensibile sca<strong>di</strong>mento tanto da permettere lo sviluppo <strong>di</strong><br />

numerose con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> instabilità, potenziali o in atto, <strong>di</strong> cui alcune particolarmente<br />

rilevanti.<br />

I litotipi effusivi rientrano in parte nel gruppo dei materiali lapidei e in parte in quello<br />

dei prodotti coesivi.<br />

Al primo appartengono sia le lave compatte sia quelle vacuolari e, mentre le prime<br />

sono sempre prive <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> alterazione, le seconde ne sono interessate con<br />

maggiore frequenza.<br />

Per contro le facies più bollose sono meno interessate dai fenomeni <strong>di</strong>sgiuntivi,<br />

soprattutto quelli legati alla loro messa in posto ed al loro raffreddamento.<br />

La resistenza a compressione varia da circa quattrocento chilogrammi per centimetro<br />

quadrato nelle facies vacuolari, fino ad otre millecinquecento chilogrammi per<br />

centimetro quadrato in quelle compatte.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

33


La caratterizzazione geotecnica generale quin<strong>di</strong> può essere considerata da buona ad<br />

eccellente ma, come accade per i calcari, in particolari con<strong>di</strong>zioni morfologiche subisce<br />

un drastico deca<strong>di</strong>mento, soprattutto per incremento della fratturazione, che ne<br />

determina la tendenziale instabilità nelle con<strong>di</strong>zioni morfologiche critiche.<br />

Nelle lave compatte questa con<strong>di</strong>zione risulta più frequente ed evidente, vista la<br />

maggiore fragilità che le contrad<strong>di</strong>stingue e data la localizzazione geografica che le<br />

vede colocate sempre in posizione <strong>di</strong>stale rispetto agli apparati effusivi centralizzati.<br />

Le componenti scoriacee o <strong>di</strong> origine esplosiva delle rocce effusive sono classificabili<br />

come materiali coesivi, infatti la loro composizione vede la presenza costante <strong>di</strong> un<br />

abbondante matrice argillosa che lega tra loro gli elementi litoi<strong>di</strong> inglobati, sia che essi<br />

derivino da processi alterativi della roccia originaria, sia che abbiano origine<br />

singenetica.<br />

Questi materiali sono contrad<strong>di</strong>stinti da un livello <strong>di</strong> coesione efficace altissimo, con<br />

valori frequentemente superiori a 0,5 chilogrammi per centimetro quadrato, mentre<br />

la presenza <strong>di</strong> una componente granulare rilevante consente anche angoli <strong>di</strong> attrito<br />

me<strong>di</strong>amente superiori a 25°.<br />

Sono materiali geotecnicamente me<strong>di</strong>ocri o buoni, in funzione del grado <strong>di</strong><br />

rinsaldamento che conservano, contrad<strong>di</strong>stinti da una stabilità assoluta piuttosto<br />

elevata, pur manifestando una resistenza moderata all’azione erosiva delle acque<br />

superficiali.<br />

Ai materiali coesivi possono essere fatti appartenere a che le modeste coltri <strong>di</strong> terreni<br />

a se<strong>di</strong>mentazione palustre o colluviale che derivano più o meno <strong>di</strong>rettamente<br />

dall’alterazione dei basalti.<br />

Sono materiali geotecnicamente scadenti o al più me<strong>di</strong>ocri, con valori <strong>di</strong> angolo <strong>di</strong><br />

attrito me<strong>di</strong>amente contenuto entro i 23°, mentre la coesione non supera i 0.2<br />

chilogrammi per centimetro quadrato.<br />

Sono dotati <strong>di</strong> una scarsissima resistenza agli agenti erosivi e un basso livello <strong>di</strong> stabilità<br />

generale.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

34


Tutti gli altri terreni <strong>di</strong> copertura se<strong>di</strong>mentaria recente possono essere inclusi tra i<br />

materiali attritivi, a partire dai depositi <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o, per passare ai corpi <strong>di</strong> frana e ai<br />

se<strong>di</strong>menti crioclastici.<br />

Si tratta <strong>di</strong> materiali fondamentalmente attritivi e solitamente privi <strong>di</strong> coesione che<br />

quando presente non è del tipo efficace essendo generata da fenomeni <strong>di</strong><br />

cementazione secondaria.<br />

I valori dell’angolo d’attrito interno sono variabili in funzione sia della pezzatura<br />

granulometrica, sia della loro natura litologica ma, comunque, sono sempre superiori<br />

a 28°, anche nel caso delle componenti fine granulari degli eboulis ordonnes.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista geotecnico sono considerabili da buoni ad ottimi, mai scadenti, e<br />

presentano un livello <strong>di</strong> stabilità me<strong>di</strong>o alto, con valori <strong>di</strong> eccellenza per i se<strong>di</strong>menti<br />

crioclastici, pur con una modesta resistenza ai processi erosivi idrici.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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FENOMENI FRANOSI<br />

L’elevata articolazione litologica ed orografica, associata alla fase <strong>di</strong> giovinezza in cui si<br />

ritrovano alcune porzioni del territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, hanno generato con<strong>di</strong>zioni<br />

tali per cui in certi settori si sono potute creare con<strong>di</strong>zioni particolarmente critiche e<br />

favorevoli per lo sviluppo e la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> fenomeni instabili.<br />

La scarsa <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> terreni allentati <strong>di</strong> copertura, che quando presenti sono<br />

localizzati in aree morfologicamente stabili, unito al carattere assolutamente lapideo<br />

dei terreni presenti in affioramento, determinano in maniera fondamentale la tipologia<br />

delle manifestazioni <strong>di</strong> instabilità, in atto o potenziale.<br />

La quasi totalità dei fenomeni conosciuti e censiti, dall’IFFI prima e dal PAI dopo,<br />

riconducibili a circa trenta episo<strong>di</strong> o aree a d elevata criticità, sono rappresentate dalla<br />

tipologia del <strong>di</strong>stacco, crollo e rotolamento <strong>di</strong> singoli massi più o meno isolati.<br />

Oltre la metà <strong>di</strong> questi fenomeni è riconducibile alle litologie basaltiche ed è<br />

localizzabile a margine delle pareti verticali o sub verticali che orlano i tavolati, mentre<br />

le restanti sono localizzate lungo le pareti verticali che delimitano i rilievi calcarei,<br />

laddove queste rappresentano superfici <strong>di</strong> arretramento <strong>di</strong> antichi specchi <strong>di</strong> faglia.<br />

Qualche fenomeno instabile, soprattutto a livello potenziale, è stato in<strong>di</strong>viduato<br />

sempre nelle litologie sia basaltiche che calcaree, nella tipologia dello scivolamento per<br />

azione mista e congiunta <strong>di</strong> azioni gravitative e flui<strong>di</strong>ficanti, <strong>di</strong> elementi litoi<strong>di</strong> isolati<br />

lungo superfici, stratigrafiche o strutturali, me<strong>di</strong>amente inclinate ma fortemente<br />

pre<strong>di</strong>sponenti al movimento.<br />

Molto scarse sono tutte le altre tipologie <strong>di</strong> frana, con assenza totale <strong>di</strong> quelle<br />

rototraslative <strong>di</strong> grosse porzioni <strong>di</strong> versante o <strong>di</strong> quelle formate da creeping o da<br />

processi <strong>di</strong> lento movimento del suolo.<br />

Qualche modesta manifestazione è invece riconducibile all’azione <strong>di</strong> <strong>di</strong>lavamento<br />

laminare o concentrata delle acque meteoriche, che in alcune con<strong>di</strong>zioni possono<br />

generare colate <strong>di</strong> fango o <strong>di</strong> detriti, assimilabili peraltro più a manifestazioni <strong>di</strong> tipo<br />

idraulico, considerando che la componente liquida della massa instabile rappresenta<br />

quella preponderante.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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Lo stu<strong>di</strong>o geomorfologico ha <strong>di</strong>mostrato che, a <strong>di</strong>spetto della elevata superficie del<br />

territorio che ricade all’interno della classe <strong>di</strong> pericolosità molto alta Hg 4, il numero<br />

delle manifestazioni instabili risulta abbastanza contenuto ed è influenzato dall’azione<br />

antropica in maniera molto contenuta.<br />

La grande maggioranza dei fenomeni franosi o delle aree a stabilità critica, peraltro,<br />

ricadono o insistono su porzioni <strong>di</strong> territorio non popolate e contrad<strong>di</strong>stinte da una<br />

frequentazione umana occasionale o spora<strong>di</strong>ca e legata prevalentemente ad attività<br />

ricreazionale e non produttive.<br />

Solo in pochissimi casi le aree caratterizzate da un reale livello me<strong>di</strong>o alto <strong>di</strong><br />

pericolosità per frana sono localizzate in contesti urbani, più o meno densamente<br />

popolati o a frequentazione umana.<br />

Nell’abitato <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong> la sola <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni è quella presente nella periferia<br />

orientale del paese, in via Santa Maria Maddalena, dove peraltro è in fase <strong>di</strong> sviluppo<br />

un progetto per il consolidamento e la messa in sicurezza <strong>di</strong> tutto il settore,<br />

analogamente a quanto accade per l’area destinata a parco urbano localizzata<br />

imme<strong>di</strong>atamente a monte della strada <strong>di</strong> circonvallazione alta.<br />

A Cala Gonone le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> instabilità potenziale sono più numerose, con quella più<br />

rilevante localizzata in località S’Ischina ‘e Su Rè, dove un piano <strong>di</strong> lottizzazione già<br />

esistente e parzialmente completato ricade in area Hg 3 come una porzione <strong>di</strong> una<br />

nuova zona D , la costa <strong>di</strong> S’Abba Durche in Hg 4 così come le spiagge e una parte del<br />

piazzale del porto.<br />

Di particolare interesse risultano anche le manifestazioni instabili ripetutamente già<br />

verificatesi, oltre a quelle potenzialmente verificabili lungo la strada che collega Cala<br />

Gonone con Cala Fuili.<br />

Alcune <strong>di</strong> queste criticità sono già state oggetto <strong>di</strong> interventi parziali <strong>di</strong><br />

consolidamento, mentre per altre si dovrà procedere in tale <strong>di</strong>rezione al fine <strong>di</strong> poter<br />

procedere alla realizzazione <strong>di</strong> quegli interventi non altrimenti de localizzabili.<br />

In alcuni casi, peraltro, la definizione della superficie dell’area <strong>di</strong> pericolosità appare<br />

essere non appieno supportata dalla stima oggettiva delle reali con<strong>di</strong>zioni generali dei<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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luoghi, ma appare influenzata in maniera determinante da fattori <strong>di</strong> valutazione<br />

soggettiva.<br />

La perimetrazione proposta in questa fase in<strong>di</strong>vidua per le aree a pericolosità molto<br />

elevata <strong>di</strong> classe Hg4 una estensione <strong>di</strong> circa 20 kmq, mentre per la classe <strong>di</strong> livello<br />

elevato Hg3 è pari a 6.3 kmq, per la classe <strong>di</strong> livello me<strong>di</strong>o Hg2 6.4 kmq, per la classe <strong>di</strong><br />

livello moderato Hg2 è pari a 6.8 kmq, mentre la restante superficie non presenta<br />

alcun livello <strong>di</strong> pericolosità potenziale.<br />

A <strong>di</strong>spetto della notevole estensione delle aree a pericolosità molto elevata ed elevata,<br />

la loro particolare localizzazione fa si che le aree a rischio geologico elevato Rg3 e<br />

molto alto Rg4 abbiano un’estensione molto contenuta, <strong>di</strong> poco superiore ad un<br />

chilometro quadrato, e siano localizzate prevalentemente in zone a scarsa<br />

interferenza con la presenza umana stabile e continuativa, solo poche sono ricadenti<br />

all’interno dl perimetro urbano dei centri abitati <strong>di</strong> Cala Gonone e <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>e, le più<br />

rilevanti sono rappresentate dal piazzale del porto, dalla via Cala Luna e dalle superfici<br />

limitrofe a queste dove sono localizzate zone B e zone G, già preesistenti o, in parte,<br />

<strong>di</strong> nuova programmazione.<br />

dott. ing. Sebastiano Bussalai<br />

dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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INTERAZIONI TRA IL PUC E IL PAI<br />

La fase iniziale del presente stu<strong>di</strong>o, come prima detto, è stata sviluppata con l’intento<br />

<strong>di</strong> stabilire quali effetti sull’ambiente in saranno realizzate, possano determinare le<br />

variazioni introdotte dal Piano Urbanistico Comunale <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>.<br />

Queste interazioni possono essere in<strong>di</strong>viduate, fondamentalmente, in due tipologie<br />

principali: consumo <strong>di</strong> suolo utile ed esposizione ai fenomeni franosi ed<br />

idraulicamente pericolosi.<br />

L’espansione dell’area urbana in senso lato, comprendendo in questa anche le<br />

superfici destinate ad usi industriali ed artigianali, quali i Piani per gli Inse<strong>di</strong>amenti<br />

Produttivi, determina in maniera consequenziale automatica la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> porzioni più<br />

o meno ampie <strong>di</strong> aree a destinazione originaria <strong>di</strong>fferente e, quasi sempre, ad uso<br />

agricolo generico.<br />

Gli in<strong>di</strong>rizzi del P.U.C. sono stati volti a determinare la minore occupazione delle<br />

superfici a maggiore vocazione agricola, localizzando gli sviluppi futuri, per quanto<br />

possibile, nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze dell’abitato dove le attività agricole risultano<br />

essere comunque <strong>di</strong> scarsa valenza e pressoché in abbandono, in<strong>di</strong>viduando,<br />

soprattutto per quanto attiene alle attività produttive, porzioni <strong>di</strong> territorio già più o<br />

meno parzialmente compromesse dal reale utilizzo attuale.<br />

Analogamente si è proceduto con la in<strong>di</strong>viduazione delle nuove aree a destinazione<br />

residenziale, in<strong>di</strong>viduate in settori che, per la destinazione d’uso specifica, dovevano<br />

essere quanto più prossimi all’abitato e non essere in conflitto con i vincoli dettati<br />

dalle Norme <strong>di</strong> Attuazione del P.A.I. e dalle altre norme e regolamenti vigenti.<br />

La programmazione urbanistica proposta, <strong>di</strong> fatto, presenta modeste situazioni <strong>di</strong><br />

conflittualità con le prescrizioni dettate dal Piano <strong>di</strong> Assetto Idrogeologico ma, nella<br />

quasi totalità dei casi, si tratta <strong>di</strong> situazioni preesistenti che, nel concreto, non<br />

determinano sensibili variazioni future e quelle possibili risultano sostanzialmente<br />

ammissibili.<br />

In questa casistica rientrano, nell’abitato <strong>di</strong> <strong>Dorgali</strong>, la zona G1-6, su cui insiste il<br />

macello comunale, e la zona G3-2 in cui sorge l’impianto <strong>di</strong> depurazione fognaria,<br />

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dott. geol. Gianfranco Mulas Relazione <strong>di</strong> Compatibilità <strong>geologica</strong> e geotecnica pag.<br />

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icadenti in aree a pericolosità elevata <strong>di</strong> classe Hg3, rispettivamente per ratei del 90%<br />

e del 30%.<br />

In tutti gli altri casi le in<strong>compatibilità</strong> sono rappresentate da interferenze con aree a<br />

pericolosità me<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> livello Hg2, e si tratta <strong>di</strong> zone destinate a servizi pubblici già<br />

esistenti, quali i caseggiati scolastici della zona S1 a monte <strong>di</strong> viale Kennedy ed della<br />

zona S2 sulla via Don Meloni, la biblioteca e le se<strong>di</strong> comunali in zona S2 lungo il corso<br />

Umberto etc., o ancora da realizzare quali i parcheggi posti a valle <strong>di</strong> viale Kennedy in<br />

zona G4-1, o <strong>di</strong> zone <strong>di</strong> rispetto quali la H2-4 a monte della via Enrico Fermi, la<br />

circonvallazione alta.<br />

Per quanto attiene alle aree a destinazione residenziale si riscontra la presenza <strong>di</strong><br />

buona parte della porzione meri<strong>di</strong>onale dell’abitato all’interno della classe Hg2, ma si<br />

tratta per lo più <strong>di</strong> zone A del centro storico, zone B <strong>di</strong> completamento con lotti<br />

interclusi, e zone B facenti capo a Piani <strong>di</strong> risanamento e localizzate in aree marginali<br />

e <strong>di</strong> frangia a valle delle quali non è consentita l’e<strong>di</strong>ficazione.<br />

Caso a parte sono rappresenta la zona C3 posta a nord del campo sportivo lungo viale<br />

Kennedy, che ricade in parte in area Hg1, per circa il 60% e in area Hg2 per circa il 40%.<br />

Stante l’inquadramento attuale gli interventi potranno essere consentiti<br />

esclusivamente nella porzione inclusa nella classe inferiore, destinando quella parte<br />

compresa nella classe maggiore alle cessioni ed alla realizzazione <strong>di</strong> volumi non e<strong>di</strong>lizi,<br />

quali autorimesse o parcheggi.<br />

Maggiori interferenze risultano esservi, invece, nel caso dell’abitato <strong>di</strong> Cala Gonone,<br />

che è interessato da una vincolistica legata al PAI <strong>di</strong> maggiore gravità.<br />

In particolare una porzione dell’abitato lungo viale Colombo, una parte del piazzale del<br />

porto, oltre la metà della zonaD2-1-1 su cui si sviluppa l’impianto <strong>di</strong> depurazione<br />

fognaria, e una zona <strong>di</strong> servizi già infrastrutturata lungo la via Cala Luna, oltre che la<br />

stessa via Cala Luna ed una modesta porzione della zona D2-1-4, ricadono in area Hg4.<br />

E’ evidente che su queste superfici, stanti l’attuale classificazione attribuita dal P.A.I.,<br />

sussistono gravi limitazioni d’utilizzo che ne precludono, in toto per alcune ed in parte<br />

per altre, lo sviluppo.<br />

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La stessa zona D2-1-4 è inclusa, per una quota notevole della sua superficie, nella<br />

classe <strong>di</strong> rischio Hg3, il che ne limita ulteriormente le potenzialità, relegando la<br />

possibilità <strong>di</strong> intervento a solo in 50% circa della sua estensione complessiva, che<br />

ricade in classe Hg1.<br />

Analoga considerazione deve essere estesa alla zona B2, quella che delimita il piano <strong>di</strong><br />

lottizzazione <strong>di</strong> S’Ischina ‘e su Rè, in cui una buona parte dei lotti ancora non e<strong>di</strong>ficati<br />

ricadono in zona Hg3, i cui vicoli impe<strong>di</strong>scono la realizzazione <strong>di</strong> volumi e<strong>di</strong>lizi.<br />

Maggiore è invece la percentuale <strong>di</strong> superficie della stessa zona B2 che inclusa nella<br />

classe Hg2, nella quale l’e<strong>di</strong>ficazione è subor<strong>di</strong>nata a particolari con<strong>di</strong>zioni prescritte<br />

dalle stesse norme <strong>di</strong> attuazione del P.A.I. e che comunque ne limitano notevolmente<br />

la possibilità <strong>di</strong> uso specifico.<br />

Minore peso gravame insiste sulla zona G1-4 <strong>di</strong> Gustui, dove solo una fascia marginale<br />

ricade snelle classe Hg3, peraltro localizzata su una superficie caratterizzata da una<br />

pendenza che ne rende poco conveniente lo sfruttamento specifico.<br />

Molto più importante dal punto <strong>di</strong> vista vincolistico, risulta essere l’inserimento delle<br />

spiagge <strong>di</strong> Palmasera, <strong>di</strong> Sos Dorroles e <strong>di</strong> S’Abba Meica, all’interno della classe <strong>di</strong><br />

pericolosità a valore massimo Hg4 che <strong>di</strong> fatto, pur non precludendone la fruizione,<br />

non consente la realizzazione neanche <strong>di</strong> strutture temporanee, provvisorie e<br />

stagionali.<br />

In merito alla delimitazione attualmente in vigore si significa che alcune perimetrazioni<br />

appaiono non essere perfettamente in accordo con i criteri definiti dalla Linee Guida<br />

da utilizzare per il calcolo della pericolosità <strong>geologica</strong> per frana.<br />

Si ritiene che lo stu<strong>di</strong>o della variante al P.A.I. che farà seguito alla presente fase, potrà<br />

consentire una perimetrazione più precisa e dettagliata, sicuramente basata su una<br />

scala <strong>di</strong> lettura a maggiore dettaglio, per cui alcune delle ripartizioni potranno subire<br />

un parziale declassamento, mentre per altre aree appare evidente che l’attuale<br />

delimitazione risponde alla reale caratterizzazione dei luoghi.<br />

Una eventuale riclassificazione <strong>di</strong> queste ultime superfici, tenendo conto<br />

dell’impossibilità <strong>di</strong> delocalizzazione degli interventi previsti, potrà aver luogo solo a<br />

seguito della realizzazione <strong>di</strong> idonee opere <strong>di</strong> mitigazione e <strong>di</strong> compensazione del<br />

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ischio, solo successivamente alla cui esecuzione potrà valutarsi la ipotesi <strong>di</strong> un<br />

eventuale declassamento.<br />

Allo stato attuale, stante la perimetrazione vigente, la definizione delle zone<br />

urbanistiche comporta che alcuni degli interventi potenziali localizzabili al loro interno<br />

dovranno considerarsi sospesi e <strong>di</strong>rettamente sottoposti alla normativa definita dalle<br />

Norme <strong>di</strong> Attuazione del Piano <strong>di</strong> Assetto Idrogeologico della Sardegna.<br />

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INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO<br />

In questa fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> pianificazione territoriale non è contemplata la realizzazione <strong>di</strong><br />

alcun intervento <strong>di</strong> compensazione e <strong>di</strong> mitigazione del rischio geologico per frana, per cui<br />

questo aspetto viene considerato solo in modo estremamente superficiale.<br />

Tuttavia, essendo state riscontrate alcune forme <strong>di</strong> in<strong>compatibilità</strong> tra le previsioni del P.U.C. e<br />

la perimetrazione delle aree a pericolosità <strong>geologica</strong> per frana rispetto alle prescrizioni<br />

riportate nelle Norme <strong>di</strong> Attuazione del Piano <strong>di</strong> Assetto idrogeologico della Sardegna, prima<br />

che gli interventi programmati all’interno delle aree risultate essere critiche siano posti in<br />

essere, si dovrà procedere alla realizzazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> interventi che determinino la<br />

<strong>di</strong>minuzione del rischio geologico.<br />

Questi, da un primo esame, risultano nella maggior parte dei casi realizzabili con opere <strong>di</strong><br />

salvaguar<strong>di</strong>a idraulica e <strong>di</strong> consolidamento dei versanti <strong>di</strong> modestissima entità e, solo in poche<br />

situazioni si renderanno necessarie opere <strong>di</strong> maggiore rilevanza, la cui in<strong>di</strong>viduazione puntuale<br />

e <strong>di</strong>mensionamento esecutivo potranno essere oggetto <strong>di</strong> specifiche fasi <strong>di</strong> progettazione.<br />

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