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il mondo senza qualità. l'universo romanzesco di - Michel Houellebecq

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IL MONDO SENZA QUALITÀ. L’UNIVERSO ROMANZESCO<br />

DI MICHEL HOUELLEBECQ<br />

INTRODUZIONE p. 3<br />

1. PANORAMA CULTURALE FRANCESE DOPO GLI ANNI ’70 p. 6<br />

1.1. Il romanzo francese contemporaneo p. 11<br />

2. I SAGGI: PRIME ESQUISSES DI UNA VISIONE TRAGICA p. 15<br />

2.1. H.P. Lovecraft. Contre le monde, contre la vie p. 15<br />

2.2. Rester vivant p. 21<br />

2.3. Interventions p. 31<br />

3. OSSESSIONI TEMATICHE p. 35<br />

3.1. La “souffrance or<strong>di</strong>naire” p. 35<br />

3.2. Il liberismo sessuale p. 53<br />

3.2.1 Sesso e frustrazione p. 57<br />

3.3. Il sentimento della fine p. 66<br />

3.4. Separazione e fusione p. 75<br />

3.4.1 La donna e l’amore p. 76<br />

3.4.2 Distopia e utopia p. 83<br />

3.4.3 Il sentimento oceanico p. 99<br />

4. TECNICHE DI COMPOSIZIONE p. 109<br />

4.1. Il paratesto p. 111<br />

4.2. La struttura ternaria p. 132<br />

4.3. La voce narrativa p. 137<br />

4.4. Il personaggio p. 156<br />

5. LO STILE p. 172<br />

5.1. Sintassi p. 173<br />

5.2. Lessico p. 180<br />

5.3. Retorica houellebecquiana p. 192<br />

5.3.1 Humour p. 214<br />

CONCLUSIONE p.225<br />

BIBLIOGRAFIA p.232


ABBREVIAZIONI ED EDIZIONI IN NOTA<br />

EXT: Extension du domaine de la lutte, J’ai lu, Paris 2004<br />

PÉ: Les particules élémentaires, J’ai lu, Paris 2004<br />

PLA: Plateforme, J’ai lu, Paris 2004<br />

PÎ: La possib<strong>il</strong>ité d’une île, Fayard, Paris 2005<br />

LOV: H.P. Lovecraft. Contro <strong>il</strong> <strong>mondo</strong>, contro la vita, Bompiani,<br />

Bergamo 2001<br />

RV: Rester vivant, Librio, Paris 2003<br />

INT: Interventions, Flammarion, Paris 2002<br />

2


INTRODUZIONE<br />

“Je suis cynique, amer, je ne peux intéresser que des<br />

gens un peu enclins au doute, des gens qui commencent<br />

à être dans une ambiance de fin de partie”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

L’esperienza artistica <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong> è un’esperienza totale che<br />

passa, con una certa <strong>di</strong>sinvoltura, dalla poesia alla narrativa, dalla teoria<br />

letteraria al cinema, fino alla musica, in una continua quête e volontà <strong>di</strong><br />

armonizzare forma e contenuto in un linguaggio proteiforme che possa<br />

esprimere la sua tragica, ma lucida visione del <strong>mondo</strong>. L’insistenza ossessiva<br />

su determinati temi attraverso una parola che si parafrasa e si autocita, in una<br />

incessante ricerca dell’espressione esatta, fa sì che l’intera opera letteraria<br />

houellebecquiana – poesia, narrativa e saggi – risulti come un’unica, coerente<br />

e multiforme riflessione che acquista senso proprio in questo in <strong>di</strong>venire e<br />

tornare su se stessa.<br />

Quella <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è una visione della vita dura e desolante ed <strong>il</strong><br />

suo pessimismo nasce da un <strong>di</strong>sincanto definitivo, ma nostalgico: nei suoi<br />

romanzi ogni tentativo <strong>di</strong> risoluzione della sofferenza umana fallisce,<br />

trasformando la possib<strong>il</strong>ità della felicità in chimera. L’etica romanzesca<br />

dell’autore potrebbe essere chiamata l’etica del «<strong>di</strong>to nella piaga», in quanto<br />

egli ricorda incessantemente all’uomo la sua indecenza e le sue brutture,<br />

scavando nella quoti<strong>di</strong>anità più triviale, squallida e banale. <strong>Houellebecq</strong> non<br />

vuole proporre delle soluzioni con i suoi libri, la sua opera è, sempre e<br />

comunque, du côté du ratage et de l’échec: scrivere vuol <strong>di</strong>re descrivere ed<br />

egli lo fa attraverso <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro dei suoi occhi e delle sue viscere. La sua<br />

ipersensib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> depresso grida <strong>di</strong> dolore e sdegno <strong>di</strong> fronte ad una realtà<br />

triviale e ad un <strong>mondo</strong> percepito come <strong>di</strong>sumano, nel quale l’involuzione<br />

della società a volte suscita un ghigno, altre un amaro sorriso o una feroce<br />

3


invettiva, ma per lo più una lacerante nostalgia, nostalgia <strong>di</strong> un’unità<br />

esistenziale che l’uomo contemporaneo ha perso nelle pieghe<br />

dell’uniformizzazione della società <strong>di</strong> massa e nella negazione materialista del<br />

trascendentale.<br />

La scelta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are un autore così controverso ed «antipatico» come<br />

<strong>Houellebecq</strong> risulta, prima <strong>di</strong> tutto, dall’effetto e dalla curiosità che la lettura<br />

<strong>di</strong> Extension du domaine de la lutte e <strong>di</strong> Rester vivant hanno suscitato in me<br />

un paio <strong>di</strong> anni fa; secondo poi, dall’intuizione che <strong>di</strong>etro alla provocazione,<br />

allo scandalo ed alla polemica vi fosse ben più che un fenomeno e<strong>di</strong>toriale da<br />

rentrée littéraire. Il coraggio e la luci<strong>di</strong>tà con i quali, ironicamente,<br />

<strong>Houellebecq</strong> evoca <strong>il</strong> malessere sessuale, esistenziale e spirituale<br />

dell’Occidente rivelano l’ambizione <strong>di</strong> un progetto che «vale la pena»<br />

stu<strong>di</strong>are, grazie anche alla unicità dell’ampiezza del tableau rispetto al<br />

panorama letterario contemporaneo.<br />

La scelta dell’opera romanzesca, come oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questa tesi,<br />

nasce, invece, dall’evidenza <strong>di</strong> una continuità st<strong>il</strong>istica formale e tematica,<br />

fatta <strong>di</strong> riscrittura e variazione, <strong>di</strong> cambiamenti prospettici e approfon<strong>di</strong>menti<br />

ulteriori, e, quin<strong>di</strong>, dall’interesse <strong>di</strong> dare un senso a determinati scarti e<br />

corrispondenze nei quattro romanzi: Extension du domaine de la lutte (1994),<br />

Les particules élémentaires (1998), Plateforme (2001), La possib<strong>il</strong>ité d’une<br />

île (2005). Sviscerare la materia costitutiva della scrittura romanzesca<br />

houellebecquiana, conoscerne i mo<strong>di</strong>, le forme e l’immaginario e<br />

determinarne <strong>il</strong> senso, è stato l’obiettivo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o.<br />

Vedremo come la Weltanschaung <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> si inscriva nella linea<br />

<strong>di</strong> un pensiero tragico che esprime la crisi profonda nelle relazioni tra gli<br />

uomini e <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> sociale e cosmico. Il «<strong>mondo</strong> <strong>senza</strong> <strong>qualità</strong>» dell’opera<br />

houellebecquiana è un <strong>mondo</strong> definitivamente abbandonato da Dio, nel quale<br />

4


Dio non è solamente morto, ma non è nemmeno mai esistito. L’uomo che<br />

<strong>Houellebecq</strong> descrive è lacerato tra l’aspirazione all’infinito e la realtà della<br />

morte, è l’uomo che avendo elaborato lo spazio della scienza razionale, ha<br />

rinunciato al concetto stesso <strong>di</strong> Dio e perciò a qualsiasi norma veramente<br />

etica. Il problema centrale della coscienza tragica in <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong>venta<br />

allora sapere se in questo spazio razionale sia ancora possib<strong>il</strong>e reintegrare<br />

un’etica, dei valori morali sovrain<strong>di</strong>viduali e, se sarà possib<strong>il</strong>e, pensare <strong>di</strong><br />

nuovo in termini <strong>di</strong> «comunità» e <strong>di</strong> «universo». Questa tesi si propone<br />

proprio <strong>di</strong> mettere in r<strong>il</strong>ievo l’importanza, nella visione del <strong>mondo</strong> veicolata<br />

dai romanzi <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, dei ressorts esistenziale e spirituale,<br />

rispetto a quello socio-teorico già analizzato in altri stu<strong>di</strong>. Inoltre, vedremo<br />

come questa metafisica houellebecquiana si nutra nell’intuizione poetica <strong>di</strong> un<br />

immaginario materiale <strong>di</strong> acqua e <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> come questi momenti intuitivi<br />

costituiscano la vera voce dell’autore, quella più intima e sofferta che si<br />

strugge nell’as<strong>senza</strong> dell’Amore.<br />

5


1. PANORAMA CULTURALE FRANCESE DOPO GLI<br />

ANNI SETTANTA 1<br />

“Un basculement subt<strong>il</strong> et définitif s’était<br />

produit dans la société occidentale en<br />

1974-1975, se <strong>di</strong>t Bruno”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

A partire dalla metà degli anni settanta la Francia assiste alla fine <strong>di</strong> una<br />

antica configurazione culturale, caratterizzata da una profonda crisi ideologica<br />

dei miti della rivoluzione, del marxismo e della modernità. Così, in un grande<br />

movimento <strong>di</strong> dequalifica dei concetti che fino ad allora avevano strutturato<br />

l’universo culturale dal 1945, si produce un effetto <strong>di</strong> ritorno alla tra<strong>di</strong>zione in<br />

campo artistico, e a una volontà d’intervento più pragmatico nel reale in<br />

ambito intellettuale.<br />

Con la fine delle ideologie è la fine delle avanguar<strong>di</strong>e che si annuncia: la<br />

rottura, la <strong>di</strong>scontinuità e <strong>il</strong> culto del nuovo perdono senso e forza<br />

contestataria. Violando tutti i tabù la negazione ha esaurito <strong>il</strong> suo potenziale<br />

creativo e si insinua entro le maglie <strong>di</strong> forme più tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Fenomeni come la me<strong>di</strong>atizzazione, <strong>il</strong> culto dell’immagine e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

delle industrie culturali contaminano la valenza tra<strong>di</strong>zionale della parola<br />

“cultura” fino a <strong>di</strong>ssolverne <strong>il</strong> significato in un vasto insieme me<strong>di</strong>atico-<br />

culturale, dove i confini stab<strong>il</strong>iti tra arti minori e maggiori o tra cultura e<br />

industria culturale sono fortemente attenuati a favore <strong>di</strong> una più grande<br />

flui<strong>di</strong>tà del campo culturale.<br />

L’impressione <strong>di</strong> usura <strong>di</strong> tutti i sistemi <strong>di</strong> comprensione del <strong>mondo</strong> fino<br />

a quel momento conosciuti segna anche la fine <strong>di</strong> quel modello <strong>di</strong> intellettuale<br />

engagé tipicamente francese definito alla Liberazione e incarnato da Sartre. Il<br />

1 Cfr. P. GOETSCHEL, E. LOYER, Histoire culturelle et intellectuelle de la France au XX siècle, Armand<br />

Colin Paris 1995; G. LIPOVETSKY, L’èra del vuoto, Luni E<strong>di</strong>trice M<strong>il</strong>ano 1995; J.-F. LYOTARD, La<br />

con<strong>di</strong>zione postmoderna. Rapporto sul sapere, Feltrinelli, M<strong>il</strong>ano 1981<br />

6


<strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to del marxismo coinvolge la svalorizzazione <strong>di</strong> tutto un pensiero <strong>di</strong><br />

mob<strong>il</strong>itazione; la <strong>di</strong>ffidenza per un qualsiasi impegno o attivismo politico è<br />

espressa in una serie <strong>di</strong> scritti <strong>di</strong> ex intellettuali <strong>di</strong> sinistra che criticano le<br />

vecchie <strong>il</strong>lusioni e confessano l’attuale <strong>di</strong>sincanto e senso <strong>di</strong> smarrimento 1 .<br />

La vita culturale e la figura dell’intellettuale vengono inglobate e banalizzate<br />

nel ciclo me<strong>di</strong>atico: la <strong>qualità</strong> della produzione è subor<strong>di</strong>nata alla sua<br />

<strong>di</strong>ffusione e ven<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> sapere dell’intellettuale alla specializzazione<br />

dell’esperto.<br />

Questa ricomposizione del pensiero francese apre la via al pensiero<br />

liberale e a un inatteso ritorno, quello del Sujet, proclamato morto dall’anti-<br />

umanismo degli anni sessanta. Il liberalismo, da sempre esistente, era stato<br />

tenuto ai margini da una vita intellettuale piuttosto attirata dagli estremi, ora<br />

criticati; con la messa in <strong>di</strong>scussione dei totalitarismi ideologici e politici,<br />

siano essi <strong>di</strong> destra o <strong>di</strong> sinistra, si anticipa la grande svolta liberale in ambito<br />

economico.<br />

Il ritorno del Sujet attraversa tutte le <strong>di</strong>scipline: dalla letteratura alla<br />

critica letteraria, fino alla storia. Questo ritorno intempestivo <strong>di</strong> un «io», che<br />

si credeva finito, è concepib<strong>il</strong>e nell’ottica <strong>di</strong> quel ripiegamento sulla sfera<br />

privata e <strong>di</strong> quel trionfo dell’in<strong>di</strong>vidualismo contemporaneo descritto nell’Ère<br />

du vide (1983) <strong>di</strong> G<strong>il</strong>les Lipovetsky che sembra caratterizzare la recente<br />

evoluzione sociale. Un «io» che non è una coscienza trasparente e ideale, ma<br />

che resta segnato dal ricordo del soupçon sarrautiano, un «io», perciò,<br />

presente, ma opaco a se stesso, cosciente delle sue zone d’ombra,<br />

costantemente in b<strong>il</strong>ico su un f<strong>il</strong>o teso alla ricerca <strong>di</strong> un’identità che sfugge.<br />

Questo «io» è <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> una crisi che agita la società e i costumi: l’<br />

èra del consumo <strong>di</strong> massa destab<strong>il</strong>izza personalità e valori dell’in<strong>di</strong>viduo<br />

1 Ve<strong>di</strong> per esempio : J.-CL. GUILLEBAUD Les années orphelines (1978), Y. LE DANTEC Les dangers du<br />

sole<strong>il</strong> (1978)<br />

7


creando un universo <strong>di</strong> oggetti, <strong>di</strong> immagini, <strong>di</strong> informazioni e <strong>di</strong> valori<br />

edonistici, che annullano la specificità dell’uomo controllandone i<br />

comportamenti. L’epoca del consumo è riuscita a eliminare l’escatologia<br />

rivoluzionaria soltanto realizzando una rivoluzione permanente del quoti<strong>di</strong>ano<br />

e dell’in<strong>di</strong>viduo, rimodellando in profon<strong>di</strong>tà tutti i settori della vita sociale: la<br />

sfera privata è messa in primo piano rispetto alla sfera pubblica, alle identità<br />

sociali e alle problematiche politiche, con una conseguente <strong>di</strong>saffezione<br />

ideologica da un lato e una destab<strong>il</strong>izzazione della personalità dall’altro.<br />

Lipovetsky in<strong>di</strong>vidua nel processo <strong>di</strong> personalizzazione la tendenza<br />

decisiva che ha mo<strong>di</strong>ficato storicamente le istituzioni, i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere, i<br />

valori e la personalità degli in<strong>di</strong>vidui. In tale processo egli vede “<strong>il</strong> tipo <strong>di</strong><br />

organizzazione e <strong>di</strong> controllo sociale che ci sra<strong>di</strong>ca dall’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>sciplinar-<br />

rivoluzionario-convenzionale che è prevalso fino agli anni Cinquanta”. La<br />

nostra società è “flessib<strong>il</strong>e, fondata sull’informazione e sulla stimolazione dei<br />

bisogni, sul sesso, sul culto della cor<strong>di</strong>alità e dell’umorismo” 2 , ben <strong>di</strong>versa dal<br />

tipo <strong>di</strong> società <strong>di</strong>sciplinante anteriore. Quest’ultima operava attraverso<br />

costrizione e austerità, mentre la nuova società organizza, orienta e gestisce i<br />

comportamenti lasciando ampio spazio alle scelte private ed al desiderio. È<br />

definito processo <strong>di</strong> «personalizzazione» in quanto “le istituzioni ormai si<br />

strutturano sulle motivazioni e i desideri dei singoli, incitano alla<br />

partecipazione, pre<strong>di</strong>spongono tempo libero e svaghi, manifestano una<br />

medesima tendenza all’umanizzazione, alla <strong>di</strong>versificazione, alla<br />

psicologizzazione delle modalità della socializzazione” 3 .<br />

Dalla norma uniforme ed universale si passa alla supremazia della<br />

singolarità della norma privata, trovando questa <strong>il</strong> proprio valore supremo<br />

nella realizzazione personale, le azioni sociali e in<strong>di</strong>viduali sono motivate<br />

2 G. LIPOVETSKY, Op. cit., pp.8-9<br />

3 ivi, p.9<br />

8


dalla ricerca della propria identità e non più dell’universalità. Infatti, la<br />

tendenza <strong>di</strong> aggregazione contemporanea si basa sulla volontà <strong>di</strong> autonomia e<br />

<strong>di</strong> particolarizzazione dei gruppi e degli in<strong>di</strong>vidui. Minoranze sociali,<br />

culturali, religiose, movimenti alternativi invece <strong>di</strong> affermare la libertà e la<br />

singolarità in<strong>di</strong>viduali, non sono altro che la conseguenza dello sfruttamento<br />

proprio del concetto <strong>di</strong> singolarità in<strong>di</strong>viduali, <strong>il</strong> quale non crea affermazione<br />

della personalità, ma destab<strong>il</strong>izzazione, solipsismo e alienazione. Così, a<br />

determinare la società postmoderna, in contrasto con quella moderna della<br />

rivoluzione e dell’energia avanguar<strong>di</strong>sta, sono proprio la conversione ra<strong>di</strong>cale<br />

degli obiettivi e delle modalità della socializzazione, nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un<br />

in<strong>di</strong>vidualismo edonistico e personalizzato ormai legittimo.<br />

“La società postmoderna è la società in cui regna l’in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> massa,<br />

in cui domina la sensazione <strong>di</strong> ripetizione continua e <strong>di</strong> ristagno” 4 . La fiducia<br />

e la fede moderniste nel futuro, nella rivoluzione e nel progresso svaniscono;<br />

ormai l’urgenza maggiore non è più quella <strong>di</strong> forgiare l’uomo nuovo, ma è<br />

quella <strong>di</strong> «cogliere l’attimo», <strong>di</strong> vivere qui ed ora e <strong>di</strong> mantenersi giovani <strong>il</strong><br />

più a lungo possib<strong>il</strong>e. Il <strong>di</strong>sincanto del nuovo e l’esaurimento della tensione<br />

<strong>di</strong>namica e antagonista autorità-contestazione hanno neutralizzato nell’apatia<br />

ciò su cui la società si fondava: <strong>il</strong> mutamento 5 .<br />

Il processo <strong>di</strong> personalizzazione ha inoltre ampliato le frontiere della<br />

società dei consumi: consumiamo sempre più insaziab<strong>il</strong>mente oggetti e<br />

informazioni, attività sportive, viaggi, cure me<strong>di</strong>che e <strong>di</strong>magranti creati su<br />

misura per ciascuno <strong>di</strong> noi. L’in<strong>di</strong>viduo, sempre più stor<strong>di</strong>to, narcotizzato e<br />

<strong>di</strong>stolto dai suoi veri bisogni <strong>di</strong>venta una realtà psicologica destab<strong>il</strong>izzata in<br />

preda al desiderio e incentrata sulla realizzazione emotiva <strong>di</strong> se stessa. Questo<br />

fenomeno è stato descritto dai sociologi statunitensi con <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong><br />

4 ivi, p.11<br />

5 ivi, p.12<br />

9


narcisismo; questo corrisponde da un lato al sovrainvestimento nelle questioni<br />

soggettive rispetto a quelle politiche e ideologiche, dall’altro traduce la<br />

maniera fallimentare dell’uomo contemporaneo <strong>di</strong> rapportarsi con i suoi<br />

sim<strong>il</strong>i: un’ipertrofia dell’ego che offusca la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> comprensione e la<br />

consapevolezza critica della realtà, precludendo così qualsiasi tipo <strong>di</strong> rapporto<br />

autentico con l’altro.<br />

10


1.1. Il romanzo francese contemporaneo 6<br />

La forma romanzo nel ventesimo secolo trova una sua specificità rispetto<br />

al modello del secolo precedente: non smette mai <strong>di</strong> interrogarsi sulle sue<br />

modalità, sul suo senso e la sua legittimità. La crisi del genere all’indomani<br />

del Naturalismo, <strong>di</strong> cui parla <strong>Michel</strong> Raimond 7 , non sembra esaurirsi con la<br />

fine delle avanguar<strong>di</strong>e storiche, bensì sembra prolungarsi lungo tutto <strong>il</strong> secolo.<br />

Infatti, caratteristica prima del romanzo del Novecento, in continuità con <strong>il</strong><br />

nuovo inizio <strong>di</strong> secolo, è <strong>il</strong> suo côté critico su più livelli. Prima <strong>di</strong> tutto, come<br />

già detto sopra, <strong>il</strong> romanzo novecentesco è critico nei confronti della sua<br />

stessa pratica; in secondo luogo, si fa critico nei confronti della società, nella<br />

sua <strong>di</strong>mensione etica e ideologica; infine, grazie agli insegnamenti delle<br />

recenti scienze umane, antropologia, sociologia, psicanalisi, scienze del<br />

linguaggio, che mettono in dubbio la vali<strong>di</strong>tà cognitiva dei tra<strong>di</strong>zionali<br />

strumenti delle finzioni narrative, per <strong>il</strong> romanzo non si tratta più<br />

semplicemente <strong>di</strong> raccontare, ma <strong>di</strong> interpretare l’uomo e <strong>il</strong> <strong>mondo</strong>.<br />

Alla fine degli anni Settanta le pratiche letterarie sperimentali, da quelle<br />

surrealiste all’OuLiPo, a quelle dei nouveaux romanciers fino a Tel Quel e al<br />

testualismo, si esauriscono non proponendo legittimità alcuna, se non la pura<br />

innovazione, tanto che «essere all’avanguar<strong>di</strong>a» significa fare ritorno a forme<br />

più convenzionali. Questa fine <strong>di</strong> secolo non fa tabula rasa del passato, bensì<br />

si appropria e rielabora le ere<strong>di</strong>tà del passato più recente, del modernismo <strong>di</strong><br />

inizio secolo e della tra<strong>di</strong>zione romanzesca ottocentesca, in un <strong>di</strong>alogo critico<br />

ininterrotto col proprio retaggio culturale.<br />

6 Cfr. D. VIART, Le roman français au XX siècle, Paris, Hachette, 1999; G.MACCHIA, La letteratura<br />

francese. Il Novecento, M<strong>il</strong>ano, BUR, 2000; M. RAIMOND, Le roman, Paris, A. Colin, 1988<br />

7 M. RAIMOND, La crise du roman. Des lendemains du naturalisme aux années vingts, Paris, Corti, 1966<br />

11


Come già accennato sopra, <strong>il</strong> primo grande ritorno tra i proscritti del<br />

decennio precedente è quello del Soggetto, non più relegato ai margini del<br />

romanzo dalla Struttura. Negli anni Ottanta le gran<strong>di</strong> ideologie collettive si<br />

<strong>di</strong>ssolvono definitivamente, <strong>il</strong> Grande Racconto <strong>di</strong>venta impraticab<strong>il</strong>e 8 e,<br />

insieme al ritorno a verità parziali, si assiste a un ripiegamento sull’«io», sui<br />

suoi piccoli racconti <strong>di</strong> vita privata e in<strong>di</strong>viduale e sul suo punto <strong>di</strong> vista<br />

relativo e fallace. L’«io» torna anche nell’opera dei maîtres dello<br />

strutturalismo o dei nouveaux romanciers: nel 1975 Roland Barthes pubblica<br />

<strong>il</strong> suo Roland Barthes par Roland Barthes e Ph<strong>il</strong>ippe Lejeune pubblica Le<br />

pacte autobiographique, nel quale vengono definiti i termini formali<br />

dell’autobiografia 9 . Un’ulteriore via per esprimere <strong>il</strong> sé è l’autofiction,<br />

termine inventato da Serge Doubrovsky per descrivere una forma romanzesca<br />

che rispetta <strong>il</strong> patto autobiografico o meglio un gioco <strong>di</strong> parole per sfuggire al<br />

termine «autobiografia», in quanto sospetta <strong>di</strong> pretese <strong>di</strong> verità assoluta 10 .<br />

Un altro assente dalla letteratura dei decenni precedenti è <strong>il</strong> Reale,<br />

<strong>di</strong>chiarato irriferib<strong>il</strong>e dalla linguistica strutturale perché irrime<strong>di</strong>ab<strong>il</strong>mente<br />

esterno al segno linguistico. Anche denunciando l’<strong>il</strong>lusione del realismo<br />

ottocentesco, i nuovi scrittori fanno del Reale nuovamente oggetto <strong>di</strong><br />

narrazione, non, però, copiandolo o descrivendolo, ma rendendolo<br />

criticamente secondo l’urgenza della propria percezione. La coscienza<br />

contemporanea affronta <strong>il</strong> reale nel suo essere società e nel suo impatto sulle<br />

coscienze in<strong>di</strong>viduali, come per esempio Pierre Bergounioux in Miette (1995),<br />

romanzo in cui viene descritta l’irruzione della modernizzazione nelle vite <strong>di</strong><br />

una campagna eterna, ormai minacciata dal tempo innaturale della<br />

8 J.-F. LYOTARD, La con<strong>di</strong>zione postmoderna. Rapporto sul sapere, Feltrinelli, M<strong>il</strong>ano 1981<br />

9 Esempi <strong>di</strong> autobiografie: J. Borel, L’Adoration (1960), L’Aveu <strong>di</strong>fféré (1997), L’Effacement (1998); la<br />

tr<strong>il</strong>ogia dei Romanesques (1984/87/94) <strong>di</strong> A. Robbe-Gr<strong>il</strong>let; C. Simon, L’Acacia (1989)<br />

10 Esempi <strong>di</strong> autofictions: S. Doubrovsky, F<strong>il</strong>s (1977); N. Sarraute, Enfance (1983); M. Duras, L’Amant<br />

(1984); Hervé Guibert, À l’ami qui ne m’as pas sauvé la vie (1990)<br />

12


meccanizzazione. Nel romanzo Viol (1997) Danièle Sallenave esplora invece<br />

la miseria sociale e sessuale della realtà; mentre nel romanzo A<strong>di</strong>eu (1988),<br />

come anche in Journal du dehors (1993) <strong>di</strong> Annie Ernaux, è nella banalità<br />

delle cose e nella ripetizione dei dettagli della vita <strong>di</strong> tutti i giorni che <strong>il</strong><br />

soggetto e la realtà vanno compresi. La prosa <strong>di</strong> questa quoti<strong>di</strong>anità passa<br />

dalla platitude all’osservazione empatica, fino alla scrittura critica e ad un<br />

certo lirismo.<br />

Inoltre, <strong>il</strong> terzo grande escluso ad essere riammesso nella pratica<br />

romanzesca è <strong>il</strong> récit. Da una parte vi è <strong>il</strong> ritorno del piacere del récit, del<br />

piacere <strong>di</strong> raccontare vite, storie, leggende, aneddoti: una vera e propria<br />

riscoperta del tempo e dello spazio finzionali 11 , dall’altra una riscoperta della<br />

linearità della narrazione, anche se <strong>di</strong>messa. Dimessa perché questi giovani<br />

romanzieri, marcati comunque dall’«èra del sospetto», si abbandonano sì a un<br />

récit, ma, a volte, con una maniera ammiccante e lu<strong>di</strong>ca, altre, riducendolo al<br />

minimo, risparmiando solo la sua narratività. L’e<strong>di</strong>tore delle e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

Minuits ha denominato questi romanzi minimalistes e i loro autori<br />

impassibles. Jean Echenoz sfrutta ed allo stesso tempo devia le convenzioni<br />

delle varie forme <strong>di</strong> romanzo: realista, poliziesco, fantascientifico, egli gioca<br />

con gli elementi del récit, <strong>di</strong>mostrando così una certa ironia nei confronti del<br />

genere. Jean-Ph<strong>il</strong>ippe Toussaint, al contrario, non sfrutta gli strumenti<br />

narrativi in tutti i modo possib<strong>il</strong>i, ma “gioca con la loro as<strong>senza</strong>” 12 : non<br />

rispetta <strong>il</strong> «patto <strong>di</strong> lettura» col lettore, creando delle aspettative solo per<br />

deluderle. Gli intrighi dei suoi romanzi (La Salle de bain, 1985; L’Appare<strong>il</strong><br />

photo, 1988; La Réticence, 1991; La Télévision, 1997; Faire l’amour, 2002)<br />

11 Per esempio i «récits de vie» <strong>di</strong>: P.-J. Hélias, Le Cheval d’orgue<strong>il</strong> (1975), Ém<strong>il</strong>ie Carles, Une soupe aux<br />

herbes sauvages (1979); o le storie <strong>di</strong>: J. Carrière, L’Épervier de Maheux (1972), François Thibaux, La<br />

Vallées des vertiges (1988); o ancora scampoli <strong>di</strong> realtà come in : R.-V. P<strong>il</strong>hes, L’imprecateur (1974), J.-L.<br />

Benoziglio, Cabinet portrait (1981); od infine gli esponenti della cosiddetta «nouvelle fiction»: F. Tristan,<br />

M. Petit…<br />

12 D. VIART, Op. cit., p.140<br />

13


si compongono <strong>di</strong> azioni ed eventi banali, tanto da rendere la parola «intrigo»<br />

inappropriata. Questi non-eventi e <strong>il</strong> frequente humour fissano <strong>il</strong> tono: “una<br />

sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinvoltura in<strong>di</strong>fferente al <strong>mondo</strong>, nel quale bisogna ingannare <strong>il</strong><br />

tempo” 13 .<br />

Vi è, infine, un’altra via per riappropriarsi del passato, non storico, ma<br />

culturale: attraverso allusioni e reminiscenze i romanzieri si riconoscono,<br />

prima <strong>di</strong> tutto, come lettori e fanno del proprio passato culturale terra fert<strong>il</strong>e<br />

per la propria opera. Per esempio, nei romanzi <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> Tournier (Vendre<strong>di</strong><br />

ou les limbes du Pacifique, 1967; Le Roi des Aulnes, 1971) questo avviene<br />

attraverso la riappropriazione dei miti; nell’opera <strong>di</strong> Patrick Mo<strong>di</strong>ano (La<br />

Place de l’éto<strong>il</strong>e, 1968; Rue des boutiques oscures 1978) attraverso una<br />

f<strong>il</strong>iazione con la letteratura degli anni Quaranta. Il citazionismo postmoderno<br />

si fa alla fine del secolo recupero dell’ere<strong>di</strong>tà letteraria, inscrivendolo, così, in<br />

una linea <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong>chiaratamente francese.<br />

13 Ibidem<br />

14


2. I SAGGI: PRIME ESQUISSES DI UNA<br />

VISIONE TRAGICA<br />

I tre saggi <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, H.P. Lovecraft. Contre le<br />

monde, contre la vie, Rester vivant e Interventions, si presentano<br />

come dei testi fondamentali per la comprensione della sua opera<br />

romanzesca. Se ne possono infatti ricavare un’estetica ben definita, le<br />

prime esquisses della Weltanschaung tragica houellebecquiana ed i<br />

primi motivi della materia romanzesca che darà vita ai testi successivi.<br />

Tutto l’universo narrativo trova le sue ra<strong>di</strong>ci in quelle pagine:<br />

tematiche, immagini, riflessioni sulla scrittura, sull’uomo e sulla<br />

società 1 . La visione del <strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> veicolata nei romanzi è<br />

già tutta nei saggi: l’uomo contemporaneo, essere lacerato e tragico,<br />

<strong>senza</strong> Dio e <strong>senza</strong> fratelli, ridotto al nulla dalla società contemporanea,<br />

è destinato, seppure con l’infinito nel cuore, ad una vita <strong>di</strong> morte,<br />

rabbia e solitu<strong>di</strong>ne.<br />

2.1. H.P. Lovecraft. Contre le monde, contre la vie<br />

(1991)<br />

<strong>Houellebecq</strong> inizia la stesura del saggio sullo scrittore americano<br />

Howard Ph<strong>il</strong>lips Lovecraft nel 1988 e, nella prefazione postuma del<br />

1998, confessa <strong>di</strong> averlo scritto come una “specie <strong>di</strong> primo romanzo;<br />

1 Cfr. M. DE HAAN, Entretien, Novembre 2002, a cura <strong>di</strong> S. VAN WESEMAL, Amsterdam<br />

CRIN 43 2004<br />

15


un romanzo con un solo personaggio, nel quale tutti i fatti riferiti e i<br />

testi citati sono autentici” 2 .<br />

Il rapporto <strong>di</strong> f<strong>il</strong>iazione tra i romanzi che seguiranno e <strong>il</strong> saggio<br />

su Lovecraft è in effetti molto evidente. L’impressione generale, che<br />

segue alla lettura delle riflessioni sul “solitario <strong>di</strong> Providence”, è<br />

quella dello stab<strong>il</strong>irsi <strong>di</strong> un parallelo tra l’autore stesso e Lovecraft. È<br />

come se, confrontandosi con un’opera che tanto l’affascina,<br />

<strong>Houellebecq</strong> inventasse se stesso romanziere, tanto che, a posteriori, <strong>il</strong><br />

saggio si rivela un’importante fonte <strong>di</strong> spunti per la critica degli stessi<br />

testi houellebecquiani. L’analisi della vita e dell’opera <strong>di</strong> Lovecraft, a<br />

volte per contrasto, altre per sim<strong>il</strong>itu<strong>di</strong>ne, <strong>il</strong>lumina su alcune scelte<br />

formali e tematiche <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> romanziere, per esempio, riguardo<br />

la composizione, i pastiches, la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> anti-realismo, <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>sgusto per la realtà, la misantropia.<br />

La prima somiglianza a saltare all’occhio è la struttura ternaria<br />

del testo: un’orchestrazione del <strong>di</strong>scorso in tre parti, con titoli ricercati<br />

e rispettivi capitoli, fa eco alla <strong>di</strong>visione in tre parti della materia<br />

narrativa nella produzione romanzesca. Infatti, tutti e quattro i<br />

romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> hanno scansione compositiva fissa: una<br />

struttura ternaria dalle proporzioni costanti 3 .<br />

Nella prefazione <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong>chiara “<strong>di</strong> aver messo a profitto<br />

<strong>il</strong> suo (<strong>di</strong> Lovecraft) aver fatto esplodere l’impostazione del racconto<br />

tra<strong>di</strong>zionale tramite l’ut<strong>il</strong>izzo sistematico <strong>di</strong> termini e concetti<br />

scientifici” 4 . In Lovecraft questo provoca un effetto <strong>di</strong> realtà, <strong>di</strong><br />

pre<strong>senza</strong> materiale molto forte, da cui deriva una prosa “non<br />

2 LOV, p.6<br />

3 Ve<strong>di</strong> capitolo 4.2.<br />

4 LOV, p.8<br />

16


esattamente letteraria” e un tipo <strong>di</strong> terrore «oggettivo», carattere che<br />

rende <strong>il</strong> suo fantastico particolarmente inquietante. <strong>Houellebecq</strong>,<br />

invece, sfrutta i concetti e <strong>il</strong> vocabolario scientifici a volte come<br />

armatura teorica della narrazione (come in Les particules e in La<br />

possib<strong>il</strong>ité d’une île), altre come <strong>di</strong>scorso razionale sul <strong>mondo</strong> che<br />

<strong>il</strong>lumini <strong>di</strong> oggettività e verità la realtà (come nella <strong>di</strong>gressione sui<br />

corpuscoli <strong>di</strong> Krause o quella sulle storie consistenti <strong>di</strong> Griffiths, in<br />

Les particules), altre ancora come <strong>di</strong>scorso me<strong>di</strong>ato sul <strong>mondo</strong> con<br />

effetti comici (come nella descrizione delle vacche in Extension). È<br />

da notare come, in alcune descrizioni «autoptiche» del corpo in<br />

<strong>di</strong>sfacimento, <strong>Houellebecq</strong> sia in grado <strong>di</strong> ricreare <strong>il</strong> «terrore<br />

oggettivo» del maestro, effetto ottenuto, per esempio, in passaggi<br />

come:<br />

“La nécrose de ses vertèbres coccygiennes avait atteint un point<br />

irrémé<strong>di</strong>able.” 5 ;<br />

“L’augmentation du pontage des collagènes chez le sujet âgé, la<br />

fragmentation de l’élastine au cours des mitoses font progressivement<br />

perdre aux tissus leur fermeté et leur souplesse. À vingt ans, j’avais<br />

une très belle vulve; aujourd’hui, je me rends bien compte que les<br />

lèvres et les nymphes sont un peu pendantes.” 6 .<br />

Attraverso l’oggettività scientifica rende tutto <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfacimento<br />

ineluttab<strong>il</strong>e inscritto in un corpo che provoca <strong>di</strong>sgusto e che già sa <strong>di</strong><br />

putrefazione e <strong>di</strong> morte.<br />

Inoltre, entrambe professano l’inut<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una psicologia<br />

<strong>di</strong>fferenziata da attribuire ai personaggi. <strong>Houellebecq</strong> riba<strong>di</strong>rà <strong>il</strong> suo<br />

5 PÉ, p.246<br />

6 ivi, p.142<br />

17


credo sull’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> singolarità degli in<strong>di</strong>vidui più volte nel corso<br />

della sua opera, per esempio, in Interventions:<br />

“Les in<strong>di</strong>vidus sont à peu près identiques…leur moi n’existe pas<br />

vraiment.” 7 ;<br />

ma se Lovecraft adotta dei protagonisti intercambiab<strong>il</strong>i e piatti,<br />

<strong>Houellebecq</strong> è più sull’or<strong>di</strong>ne variazione: c’è uno schema-base per <strong>il</strong><br />

personaggio, sia principale che secondario, che <strong>di</strong> volta in volta viene<br />

ampliato e mo<strong>di</strong>ficato. Il narratore solitario, apatico e depresso <strong>di</strong><br />

Extension, non molto <strong>di</strong>verso dalla persona <strong>di</strong> Howard Ph<strong>il</strong>lips<br />

Lovecraft, si trova, in Les particules, nei personaggi <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> e<br />

Bruno, sdoppiato, fornito <strong>di</strong> più spessore psicologico e dotato <strong>di</strong> una<br />

storia personale; in Plateforme i due opposti vengono riuniti e messi<br />

in <strong>di</strong>scussione nella loro perentorietà nella figura <strong>di</strong>cotomica <strong>di</strong><br />

<strong>Michel</strong>; infine, Daniel in La possib<strong>il</strong>ité, <strong>il</strong> personaggio più completo e<br />

più sofferto, profeta dell’ultima sostanziale verità, li contiene tutti.<br />

In conclusione, come <strong>di</strong>ce <strong>il</strong> titolo stesso del saggio, ciò che<br />

accomuna i due scrittori, ma che avrà esiti <strong>di</strong>fferenti, è l’avversione<br />

per la realtà; in Lovecraft questa porterà all’in<strong>di</strong>fferenza nei confronti<br />

<strong>di</strong> essa ed all’insofferenza verso qualsiasi forma <strong>di</strong> realismo, in<br />

<strong>Houellebecq</strong>, al contrario, all’insistenza sulla sua banalità e<br />

me<strong>di</strong>ocrità. Lovecraft rifiuterà sempre qualsiasi argomento basato sul<br />

sesso e sul denaro, <strong>Houellebecq</strong> ne farà i suoi oggetti <strong>di</strong> scrittura e<br />

riflessione «preferiti» e condurrà “un’in<strong>di</strong>screta ricerca <strong>di</strong> ciò che c’è<br />

<strong>di</strong> più infimo nella vita dell’uomo…mettendo in risalto le particolarità<br />

bestiali che ha in comune con <strong>il</strong> primo verro o caprone che gli capita<br />

7 INT, p.45<br />

18


attorno” 8 . <strong>Houellebecq</strong>, però, non cede al realismo tra<strong>di</strong>zionale. Come<br />

ripeterà in Extension 9 , attraverso l’esagerazione e l’eccesso dei<br />

personaggi, delle loro affermazioni e dei loro atti, egli riduce la realtà<br />

ad un grottesco <strong>mondo</strong> infido, in<strong>di</strong>vidualista e competitivo, mosso<br />

unicamente dal desiderio. <strong>Houellebecq</strong>, al contrario dello stimato<br />

scrittore, sarà “contro <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> e contro la vita” proprio nel suo<br />

immegersi nella quoti<strong>di</strong>anità più imbarazzante e squallida e nella<br />

denuncia <strong>di</strong> un <strong>mondo</strong> nel quale per un uomo come Howard Ph<strong>il</strong>lips<br />

Lovecraft non vi sarebbe ormai posto. Unisce un’«etica», <strong>il</strong> rifiuto del<br />

male, irrime<strong>di</strong>ab<strong>il</strong>mente legato al <strong>mondo</strong> contemporaneo, ed<br />

un’estetica, definib<strong>il</strong>e per as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> termini, realismo che è insistenza<br />

ossessiva sul lato oscuro della realtà, cioè sulla sofferenza, sulla<br />

solitu<strong>di</strong>ne, sulla decomposizione. Quello <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è un realismo<br />

straniante, che nasce da un tormento esistenziale e si fa lente<br />

d’ingran<strong>di</strong>mento dello squallore quoti<strong>di</strong>ano, restituendolo al lettore in<br />

tutta la sua angoscia.<br />

Un altro punto comune ai due autori è la misantropia, che nella<br />

persona <strong>di</strong> Lovecraft sfocia in un vero e proprio razzismo, mentre nel<br />

francese in un <strong>di</strong>sprezzo generalizzato della stupi<strong>di</strong>tà umana. Le<br />

creature orrip<strong>il</strong>anti dei racconti fantastici <strong>di</strong> Lovecraft, spiega<br />

<strong>Houellebecq</strong>, non sono mero frutto dell’immaginazione, bensì hanno<br />

ra<strong>di</strong>ce in creature umane reali. L’americano traduce <strong>il</strong> suo razzismo e<br />

l’origine <strong>di</strong> questo, la paura, nel masochismo e nel terrore dei suoi<br />

racconti. Durante un soggiorno a New York le idee reazionarie e<br />

sprezzanti <strong>di</strong> Lovecraft si trasformano in una vera e propria nevrosi<br />

razziale: in un ambiente urbano aggressivo e duro scopre nell’altro-da-<br />

8 LOV, pp.58-59, dalla corrispondenza <strong>di</strong> H.P. Lovecraft<br />

9 EXT, p.16<br />

19


sé un nemico che gli è superiore nel campo della scaltrezza e della<br />

forza bruta. Alcuni personaggi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, come Bruno e<br />

Tisserand, mossi dalla paura e dal complesso d’inferiorità, saranno<br />

colpiti dalla stessa nevrosi; ma per lo più <strong>il</strong> <strong>di</strong>sprezzo per gli altri e per<br />

loro stessi è sempre <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> “costruzioni intellettuali e <strong>di</strong> analisi<br />

sulla decadenza delle culture”, la cui causa prima è sempre nella<br />

decadenza e nella corruzione dell’Occidente.<br />

Le pagine conclusive del saggio toccano tutti i punti principali<br />

dell’accusa al <strong>mondo</strong> contemporaneo, che costituiscono i quattro<br />

romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>:<br />

“Il capitalismo liberale ha allargato la propria presa sulle coscienze;<br />

<strong>di</strong> pari passo sono andati affermandosi <strong>il</strong> mercant<strong>il</strong>ismo, la<br />

pubblicità, <strong>il</strong> culto bieco e grottesco dell’efficienza economica,<br />

l’appetito esclusivo per le ricchezze materiali. Peggio ancora, <strong>il</strong><br />

liberalismo è passato dal campo economico al campo sessuale. Tutte<br />

le convenzioni sentimentali sono andate in pezzi…Oggigiorno <strong>il</strong><br />

valore <strong>di</strong> un essere umano si misura tramite la sua ut<strong>il</strong>ità economica e<br />

<strong>il</strong> suo potenziale erotico: cioè esattamente le due cose che Lovecraft<br />

detestava più <strong>di</strong> ogni altra cosa.” 10 .<br />

Perciò, ancora una volta, <strong>il</strong> confronto e la riflessione con l’opera <strong>di</strong><br />

Lovecraft preparano <strong>il</strong> futuro tracciato <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> <strong>Michel</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>.<br />

2.2. Rester vivant (1991)<br />

10 LOV, pp.146-147<br />

20


Questo breve saggio è definito dall’autore un «metodo», un<br />

metodo <strong>di</strong> sopravvivenza all’uso <strong>di</strong> giovani poeti. Questo scritto<br />

risulta interessante in uno stu<strong>di</strong>o sul romanzo in quanto testo fondatore<br />

più che <strong>di</strong> un’estetica, <strong>di</strong> una personale “etica letteraria” 11 .<br />

Partendo dall’assunto iniziale per <strong>il</strong> quale, all’origine<br />

dell’universo, non vi sono che sofferenza e separazione, vengono poi<br />

intonate le note principali <strong>di</strong> quell’invettiva che <strong>Houellebecq</strong> orchestra<br />

lungo tutti i suoi scritti: la separazione, l’o<strong>di</strong>o per la libertà e per la<br />

vita, <strong>il</strong> <strong>di</strong>sprezzo per sé e per gli altri, ma anche l’amore, <strong>il</strong> Bene e la<br />

ricerca della verità.<br />

Per <strong>Houellebecq</strong> la sofferenza, fin dall’alba dei tempi, è inscritta<br />

nell’es<strong>senza</strong> stessa dell’«essere», in quanto:<br />

“Toute existence est une expansion, et un écrasement. Toutes les<br />

choses souffrent, jusqu’à ce qu’elles soient. Le néant vibre de douleur,<br />

jusqu’à parvenir à l’être: dans un abject paroxysme” 12 .<br />

Il <strong>mondo</strong> non sembra esser fatto per l’uomo e quest’ultimo, avendo<br />

perduto fede e senso <strong>di</strong> appartenenza, si trova a constatare<br />

l’arbitrarietà <strong>di</strong> esso, la mancanza, cioè, <strong>di</strong> una legge superiore che<br />

regoli i rapporti tra se stesso e <strong>il</strong> resto dell’universo. La sofferenza è la<br />

conseguenza della gratuità del libero gioco delle parti, della libertà del<br />

sistema, della sua mancanza <strong>di</strong> un piano or<strong>di</strong>natore; in particolare,<br />

essa è intensificata nell’esistenza umana dallo struggente scarto tra<br />

l’ideale d’amore e la quasi totale mancanza <strong>di</strong> esso nella realtà,<br />

doloroso leit motiv nei romanzi del nostro autore. In Extension, la<br />

11 M. DE HAAN, Entretien, Op. cit.<br />

12 RV, p.9<br />

21


mancanza d’amore, oltre ad esemplificarsi nella miseria sentimentale<br />

e sessuale dei personaggi, si esprime nella mancata “fusione sublime”<br />

tra l’uomo e la natura, ovvero nella separazione irreparab<strong>il</strong>mente<br />

iscritta nella carne dell’uomo contemporaneo, ridotto ad apatico<br />

pantin dall’in<strong>di</strong>vidualismo narcisista. In Les particules, dopo una<br />

galleria <strong>di</strong> relazioni interpersonali fallimentari, negate o incomplete<br />

(rapporto genitori-figli, tra fratelli, <strong>di</strong> coppia, tra colleghi), l’échec del<br />

romanzo precedente viene risolto nella costituzione <strong>di</strong> una nuova<br />

generazione <strong>di</strong> cloni asessuati e immortali: un genere androgino<br />

simbolo <strong>di</strong> un’unità ricostituita. In Plateforme, invece, l’amore è<br />

possib<strong>il</strong>e e, parallelamente ad esso, anche un breve periodo <strong>di</strong> felicità,<br />

brutalmente interrotto dall’o<strong>di</strong>o che <strong>di</strong>vide gli uomini. In questo<br />

romanzo si realizza la possib<strong>il</strong>ità dell’amore tra uomo e donna, <strong>Michel</strong><br />

e Valérie, ma ancora non vi è soluzione all’in<strong>di</strong>vidualismo che<br />

minaccia pericolosamente la ricostituzione <strong>di</strong> un’umanità pacificata e<br />

fraterna. In La possib<strong>il</strong>ité, l’amore, almeno per <strong>il</strong> protagonista, è<br />

fatalmente legato al desiderio e al piacere. Daniel però non lo teme,<br />

anzi ci crederà fino all’ultimo e sarà l’unico sentimento umano a non<br />

essere corroso dal suo cinismo. In quest’ultimo romanzo, come<br />

vedremo, non vi è però soluzione alla sofferenza e alla separazione<br />

nella vita umana, la possib<strong>il</strong>ità dell’unione e della felicità è detta, ma<br />

non raccontata.<br />

Un’esistenza così intesa è inaccettab<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> personaggio<br />

houellebecquiano; lo sv<strong>il</strong>uppo consequente del suo «no» alla vita sarà<br />

costituito dall’o<strong>di</strong>o e dal <strong>di</strong>sprezzo <strong>di</strong> sé e degli altri. <strong>Houellebecq</strong>, in<br />

Rester vivant, invita a praticarli coscientemente ed a metterli a frutto<br />

al fine <strong>di</strong> reagire all’ìn<strong>di</strong>fferenza con la quale la società cerca <strong>di</strong><br />

22


<strong>di</strong>struggere l’uomo. Essere impietosi, non cedere alla tolleranza ed<br />

avere ben chiara la netta <strong>di</strong>stinzione tra <strong>il</strong> Bene ed <strong>il</strong> Male permettono<br />

<strong>di</strong> “frapper là où ça compte” 13 , cioè <strong>di</strong> mettere <strong>il</strong> <strong>di</strong>to nelle piaghe infette<br />

della società e premere forte. Ed infatti, scavare nell’indecente e nello<br />

sconveniente, insistere sul <strong>di</strong>sfacimento e la bruttezza, la depressione<br />

e la morte, sarà proprio quello che farà <strong>Houellebecq</strong> romanziere.<br />

<strong>Houellebecq</strong>, in Rester vivant, per concretizzare l’assur<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

una vita <strong>senza</strong> <strong>il</strong> Bene, ut<strong>il</strong>izza delle immagini 14 che torneranno nella<br />

produzione successiva a segno <strong>di</strong> momenti significativi. La prima<br />

stigmatizza la sofferenza in un bambino trascurato che urla a terra tra i<br />

suoi stessi escrementi, la seconda nel senso <strong>di</strong> colpa <strong>di</strong> un figlio <strong>di</strong><br />

fronte all’incomprensib<strong>il</strong>ità del corpo inerme del padre morente, la<br />

terza nel contrasto tra l’armonia e la bellezza della musica e<br />

l’incongruenza <strong>di</strong> un amore non corrisposto e <strong>di</strong> un ballo mancato.<br />

Queste immagini rimandano a quelle nei romanzi: <strong>Michel</strong> <strong>di</strong>menticato<br />

a terra nei suoi stessi escrementi in Les particules; i corpi <strong>di</strong><br />

Christiane e <strong>di</strong> Annabelle corrosi dalla malattia e l’impotenza <strong>di</strong><br />

Bruno e <strong>Michel</strong> <strong>di</strong> fronte alla loro morte; le danses ratées in<br />

Extension, Les particules e in Plateforme. Questi momenti<br />

simbolizzano degli attimi originari, dei punti <strong>di</strong> non-ritorno, dopo i<br />

quali la vita si immette inesorab<strong>il</strong>mente sulla via dell’infelicità.<br />

L’unico ad avere una seconda chance è <strong>Michel</strong> in Plateforme; i<br />

momenti mancati con Valérie sono più <strong>di</strong> uno nella prima parte del<br />

romanzo, ma l’opportunità dell’amore gli verrà concessa comunque.<br />

Queste stigmatizzazioni della sofferenza si ricollegano al <strong>di</strong>scorso<br />

13 Titolo della quarta sezione <strong>di</strong> Rester Vivant<br />

14 RV, pp. 9-10<br />

23


sulla malignità della libertà del sistema: gli esseri umani sono «liberi»<br />

<strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> andare ognuno nella propria <strong>di</strong>rezione.<br />

Vi sono due ulteriori motivi ad essere trattati in Rester vivant che<br />

torneranno nei romanzi: la timidezza e l’universo come <strong>di</strong>scoteca.<br />

Tutti i personaggi masch<strong>il</strong>i in <strong>Houellebecq</strong> sono uomini timi<strong>di</strong> ed<br />

introversi con scarse capacità relazionali; infatti, se in questo<br />

«metodo» egli pre<strong>di</strong>ca <strong>il</strong> <strong>di</strong>sprezzo e l’abnegazione, loda, però, per<br />

mezzo <strong>di</strong> una litote ( “La timi<strong>di</strong>té n’est pas à dédaigner” ), la timidezza,<br />

ritenuta unica vera fonte <strong>di</strong> ricchezza interiore. Lo scarto che si<br />

produce nel momento <strong>di</strong> sospensione tra la volontà e l’atto, sostiene<br />

<strong>Houellebecq</strong>, è ciò che <strong>di</strong>fferenzia l’uomo dall’animale. Però sa anche<br />

che la mancanza dell’atto porta alla paralisi ed infatti i suoi<br />

personaggi, <strong>di</strong> romanzo in romanzo, seppure timi<strong>di</strong> e<br />

fondamentalmente apatici, agiscono sempre un po’ <strong>di</strong> più e con un<br />

esito più o meno positivo. Il narratore <strong>di</strong> Extension ha rinunciato<br />

all’azione in campo sentimentale e sessuale; l’atto finale, <strong>il</strong> tentativo<br />

<strong>di</strong> superamento dell’angoscia esistenziale, invece si rivela<br />

fallimentare. <strong>Michel</strong> <strong>di</strong> Les particules è invece l’esempio perfetto, con<br />

la sua relazione con Annabelle, dell’atto abortito e dei momenti<br />

mancati; <strong>Michel</strong> <strong>di</strong> Plateforme dopo essersi “astenuto” più volte<br />

dall’azione, alla fine della prima parte si decide almeno per la parola,<br />

pronuncia cioè un vago “On pourrait se revoir à Paris…”. Daniel, se ama,<br />

agisce ed ama sempre al primo sguardo. L’importanza del suo agire<br />

risiederà però nella scrittura del récit de vie e nell’ultimo, <strong>di</strong>sperato<br />

gesto: giunto ormai al parossismo del desiderio frustrato e dell’amore<br />

non corrisposto si suicida.<br />

24


“Dans le tumulte de la vie, être toujours perdant. L’univers comme<br />

une <strong>di</strong>scothèque.” 15 .<br />

<strong>Houellebecq</strong>, in un’intervista del 1995 16 , spiega come la <strong>di</strong>scoteca sia<br />

l’inferno del <strong>mondo</strong> contemporaneo, in quanto spazio della negazione<br />

e della lotta sessuale. È un ambiente in cui i frustrati, i perdenti della<br />

lotta possono verificare, minuto dopo minuto, la propria um<strong>il</strong>iazione<br />

nell’in<strong>di</strong>fferenza e nel rifiuto. L’esempio perfetto <strong>di</strong> questa breve<br />

analisi sociologica si trova nella scena più violenta ed amara <strong>di</strong><br />

Extension 17 . Tisserand, collega del narratore, animale omega sul<br />

«mercato sessuale», archetipo del perdente in amore – a causa<br />

dell’estensione del dominio della lotta, oltre all’ambito economico,<br />

anche a quello sessuale – , durante una serata in <strong>di</strong>scoteca si confronta<br />

con l’evidenza della sua esclusione dal gioco della seduzione. Dopo<br />

una successione <strong>di</strong> aggressivi tentativi <strong>di</strong> approccio falliti, la cui<br />

amarezza è accentuata dalla brutalità della narrazione, <strong>il</strong> miserab<strong>il</strong>e<br />

Tisserand, al colmo del risentimento e della <strong>di</strong>sperazione, quasi<br />

<strong>di</strong>venta un omicida, spinto dal cinismo del narratore.<br />

Le affermazioni più interessanti in Rester vivant, per la<br />

risonanza che avranno nella struttura e nell’«etica» della produzione<br />

romanzesca, sono quelle riguardanti la creazione artistica e i suoi<br />

scopi. <strong>Houellebecq</strong> identifica <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> partenza della creazione<br />

artistica nel risentimento nei confronti della vita, sentita come<br />

un’esperienza contrad<strong>di</strong>ttoria e sprovvista <strong>di</strong> senso nel suo essere<br />

«libera». Se la sofferenza ne è la materia costitutiva, per sfuggire al<br />

15 ivi, p.11<br />

16 J.-Y. JOUANNAIS, C. DUCHÂTELET, Entretien, «Art Press» 199, fevrier 1995<br />

17 Cfr. EXT, pp.111-121<br />

25


suici<strong>di</strong>o e liberare la propria vita interiore, bisognerà articolarla in una<br />

“struttura ben definita” che contenga e <strong>di</strong>sciplini una materia tanto<br />

ostica e che la mostri chiaramente per ciò che è: una scandalosa verità,<br />

l’es<strong>senza</strong> innegab<strong>il</strong>e dell’esistenza. L’incisività della forma non<br />

<strong>di</strong>pende dalla sua originalità, ma dalla sua struttura or<strong>di</strong>natrice: se una<br />

forma nuova dovrà prodursi, lo farà attraverso una lenta derivazione a<br />

partire da una forma anteriore. La struttura migliore sarà quella più<br />

spontanea, quella suggerita dalle parole che la società stessa dètta.<br />

Infatti, i romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> sono tutti caratterizzati da una<br />

struttura ternaria e si attengono ad una forma «tra<strong>di</strong>zionale» e<br />

l’innovazione non riguarda tanto la scrittura quanto i contenuti. Però,<br />

<strong>Houellebecq</strong>, <strong>di</strong> romanzo in romanzo, varia e perturba la tra<strong>di</strong>zione<br />

attraverso ulteriori riscritture che, <strong>di</strong> volta in volta, armonizzano<br />

forma, contenuto e visione del <strong>mondo</strong> <strong>di</strong>spiegata in un unità <strong>di</strong> senso<br />

superiore. Extension è un romanzo breve, un récit <strong>di</strong> aneddoti con un<br />

narratore e un personaggio secondario non molto «caratterizzati».<br />

L’intreccio è ridotto al minimo: momenti <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana tra i più<br />

banali, squarci <strong>di</strong> vita lavorativa in una inquietante impresa, un<br />

viaggio <strong>di</strong> lavoro in provincia con un suicida <strong>di</strong>sperato, un breve<br />

soggiorno in clinica psichiatrica ed infine un «viaggio» in Ardèche. I<br />

tempi e gli spazi sono giustapposti <strong>senza</strong> una causalità lineare, uniti<br />

solo dal medesimo «io» narrante. Gli eventi narrati concorrono a<br />

<strong>di</strong>mostrare la tesi socio-economica del narratore: in società liberale <strong>il</strong><br />

dominio della lotta in campo economico si è esteso anche al campo<br />

sessuale provocando un depauperamento assoluto negli in<strong>di</strong>vidui<br />

sprovvisti <strong>di</strong> attrattiva erotica. Il desiderio frustrato non fa altro che<br />

esasperare un malessere esistenziale tipico della società capitalista ed<br />

26


allontanare l’uomo dal vero scopo della vita: non la vittoria<br />

in<strong>di</strong>vidualista nel dominio della lotta, ma <strong>il</strong> superamento della<br />

separazione ontologica che strazia <strong>il</strong> <strong>mondo</strong>, superamento che fallirà.<br />

Les particules élémentaires hanno una struttura romanzesca ben più<br />

articolata: l’intreccio comporta la storia <strong>di</strong> più personaggi <strong>di</strong> cui viene<br />

ricostruito <strong>il</strong> passato fino alla storia personale degli stessi genitori ed<br />

abbraccia un arco temporale molto lungo, fino ad un’anticipazione<br />

futuristica. <strong>Michel</strong> e Bruno sono due fratellastri cresciuti<br />

separatamente, privati dell’amore e delle cure dei genitori da una<br />

scelta <strong>di</strong> vita «libertaria» <strong>di</strong> questi ultimi: la vita adulta <strong>di</strong> entrambi<br />

sarà indeleb<strong>il</strong>mente segnata da un’infanzia dolorosa. La società viene<br />

descritta come un aggregato <strong>di</strong> particelle instab<strong>il</strong>i incapaci <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire<br />

un qualsivoglia legame, nel quale la vita umana è ridotta al nulla<br />

dall’amarezza e dalla solitu<strong>di</strong>ne della lotta per la sopravvivenza.<br />

Bruno e <strong>Michel</strong> appaiono come le estreme conseguenze <strong>di</strong> questa<br />

società liberale i cui valori sono <strong>il</strong> sesso e <strong>il</strong> denaro: Bruno è<br />

ossessionato e consumato dal desiderio sessuale ed è per lo più ridotto<br />

ad una um<strong>il</strong>iante masturbazione; <strong>Michel</strong> è agli antipo<strong>di</strong> del<br />

fratellastro, non ha la minima vita personale ed è concentrato<br />

totalmente sul suo lavoro <strong>di</strong> biologo. Una possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> riscatto dalla<br />

sofferenza, per mezzo <strong>di</strong> un amore corrisposto, è prima messa in<br />

dubbio dall’incapacità <strong>di</strong> amare dei due uomini e poi smentita dalla<br />

malattia e dal suici<strong>di</strong>o delle rispettive donne: Christiane e Annabelle. I<br />

risultati delle ricerche scientifiche e delle intuizioni metafisiche <strong>di</strong><br />

<strong>Michel</strong> saranno <strong>il</strong> motore dell’ep<strong>il</strong>ogo: la creazione tramite clonazione<br />

<strong>di</strong> una nuova generazione asessuata, da cui siano stati estirpati <strong>il</strong><br />

desiderio e l’in<strong>di</strong>vidualità. La narrazione procede tra tesi sociologiche,<br />

27


analisi scientifiche, aneddoti e brevi, ma intensi momenti lirici.<br />

L’enjeu <strong>di</strong> questo romanzo è più ambizioso rispetto a quello del<br />

precedente: <strong>Houellebecq</strong>, sorretto dalla forza <strong>di</strong> una teoria, immagina<br />

concretamente la traiettoria intellettuale <strong>di</strong> un uomo che contribuirà<br />

alla fine e alla rinascita del <strong>mondo</strong> 18 . La separazione ontologica ed<br />

esistenziale è finalmente superata nell’esistenza armoniosa dei cloni.<br />

Plateforme è innanzi tutto un romanzo d’amore, della sorpresa<br />

dell’amore. Come spiega <strong>Houellebecq</strong> in un’intervista:<br />

“Cet amour tombe littéralement sur mon personnage masculin,<br />

homme de type «houellebecquien», qui ressemble au héros de<br />

Extension du domaine de la lutte. Un homme qui a peur de s’attacher,<br />

qui refuse la passion, qui est résigné à une vie sans grand bonheur et<br />

sans grand malheur. Et vo<strong>il</strong>à qu’<strong>il</strong> croise Valérie, une jeune femme<br />

nature, très physique, qui, elle, n’a pas peur d’aimer. Valérie effraie<br />

un peu mon héros. Il mettra plus de 100 pages et quinze jours pour<br />

répondre aux avances de la jeune femme” 19 .<br />

Il libro si apre con la morte del padre del protagonista <strong>Michel</strong> che, con<br />

parte dei sol<strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tati, decide <strong>di</strong> partire per la Tha<strong>il</strong>an<strong>di</strong>a con un<br />

viaggio Nouvelles Frontières durante <strong>il</strong> quale conoscerà Valérie. La<br />

narrazione è un récit retrospettivo e non mancano, ancora una volta,<br />

delle <strong>di</strong>gressioni <strong>di</strong> tipo sociologico e teorico. Gran parte<br />

dell’ampiezza del romanzo è occupata dalla descrizione dell’universo<br />

dell’industria turistica, nella quale Valérie lavora con successo. Il<br />

motore narrativo <strong>di</strong> Plateforme sarà proprio una quête commerciale e,<br />

come in Les Particules, l’enjeu è pratico: immaginare le fasi <strong>di</strong> un<br />

18 Cfr C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte, «L’atelier du roman» décembre 2002<br />

19 D. GUIOU, Entretien, «Le Figaro», 4 septembre 2001<br />

28


progetto <strong>di</strong> razionalizzazione del turismo sessuale 20 . Questo tentativo<br />

<strong>di</strong> economia planetaria del desiderio è <strong>il</strong> risultato delle riflessioni<br />

«sociologiche» <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>: salvare la sessualità malata dell’Occidente<br />

con la sessualità intatta del Terzo Mondo e sfamare quest’ultimo con<br />

la ricchezza del primo. Questo progetto <strong>di</strong> rieducazione dell’Occidente<br />

al piacere, contro i fantasmi del narcisismo, del sa<strong>di</strong>smo e del<br />

masochismo non avrà mai inizio. Però, per la prima volta in<br />

<strong>Houellebecq</strong>, l’amore e la felicità sono possib<strong>il</strong>i, anche se<br />

temporaneamente: Valérie muore in un attentato in Tha<strong>il</strong>an<strong>di</strong>a. La<br />

possib<strong>il</strong>ité d’une île è <strong>il</strong> romanzo della fine e del pessimismo cosmico.<br />

L’intreccio è lineare: è la storia <strong>di</strong> un comico feroce e <strong>di</strong> successo che<br />

vive i due imperfetti amori della sua vita e che invecchia tormentato<br />

dal desiderio in sofferenza e in solitu<strong>di</strong>ne. Egli è testimone della<br />

creazione <strong>di</strong> una nuova religione e precursore, suo malgrado,<br />

dell’espansione <strong>di</strong> questa. <strong>Houellebecq</strong> ritorna sulle tematiche<br />

precedenti proiettandovi però una luce nuova ed affrontando<br />

<strong>di</strong>rettamente <strong>il</strong> problema della fine delle religioni spirituali in<br />

Occidente. Inoltre, <strong>Houellebecq</strong> complica la narrazione principale del<br />

récit <strong>di</strong> Daniel1, interponendovi <strong>il</strong> récit-commento dei suoi cloni, per<br />

poi lasciare spazio nell’ep<strong>il</strong>ogo solo alla voce narrativa del clone. Se<br />

in Les Particules l’umanità era destinata alla morte a causa<br />

dell’insormontab<strong>il</strong>ità del dolore e i nuovi cloni godevano <strong>di</strong><br />

un’esistenza felice, qui gli uomini perpetuano all’infinito la propria<br />

sofferenza nei cloni neo-umani che aspettano invano, in un <strong>mondo</strong><br />

devastato, l’avvento dei “Futuri”. Quin<strong>di</strong> le tematiche si ripetono<br />

attraverso i quattro romanzi e la struttura è variata <strong>di</strong> volta in volta a<br />

20 C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte, cit.<br />

29


seconda dell’aspetto che <strong>Houellebecq</strong> vuole mettere maggiormente in<br />

luce.<br />

Infine, per descrivere lo scopo della creazione artistica,<br />

<strong>Houellebecq</strong> mette a confronto poesia e f<strong>il</strong>osofia, le quali, anche se<br />

con mezzi <strong>di</strong>versi, tendono al medesimo scopo: la trasmissione della<br />

percezione della cosa in sé. La poesia scopre la realtà attraverso vie<br />

intuitive, in particolare, per mezzo dell’emozione abolisce la catena<br />

causale e percepisce la cosa in sé. La f<strong>il</strong>osofia, invece, svela la realtà<br />

tramite la contemplazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> questa e la sua successiva<br />

ricostruzione intellettuale. Questa ricostruzione critica è una<br />

demistificazione del reale: lo mostra in sé per quello che è e, in ultima<br />

analisi, stab<strong>il</strong>isce delle “verità morali definitive”. Perciò la necessità<br />

della <strong>di</strong>stinzione tra Bene e Male e l’intolleranza che ne deve seguire<br />

assumono un valore morale fondamentale, in quanto sostenere <strong>il</strong> Bene<br />

è produrre verità e nella visione del <strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> opporsi al<br />

Male vuol <strong>di</strong>re urlare <strong>il</strong> proprio no alla vita e alle sue menzogne,<br />

affermandone lo scandalo: la felicità non esiste. <strong>Houellebecq</strong> nei<br />

romanzi adotta proprio questa «maniera f<strong>il</strong>osofica» <strong>di</strong> sintesi tra<br />

osservazione e rielaborazione: attraverso dei tableaux sociologici e la<br />

particolare psicologia dei personaggi, restituisce un <strong>mondo</strong><br />

demistificato e messo a nudo dalla ferocia del suo sguardo e la luci<strong>di</strong>tà<br />

del suo pensiero critico. La sintesi poetica, quell’intuizione<br />

significante, epifanica, che nasce dalla contemplazione, cioè, dalla<br />

fusione, attraverso uno sguardo immob<strong>il</strong>e, del tempo e dello spazio in<br />

un movimento infinito, risulterà essenziale per <strong>il</strong> senso ultimo<br />

dell’opera romanzesca.<br />

30


2.3. Interventions (1998) 21<br />

Interventions è una raccolta <strong>di</strong> testi e <strong>di</strong> alcune interviste oggetti<br />

<strong>di</strong> pubblicazione in «Les Lettres françaises», «Les Inrockuptibles»,<br />

«Art Press» e <strong>il</strong> libretto <strong>di</strong> Opera Bianca. Vi si trovano le riflessioni<br />

più <strong>di</strong>sparate: dalla creazione letteraria all’arte contemporanea e al<br />

cinema muto, fino alla società e alla sua decadenza. Le riflessioni sul<br />

<strong>di</strong>sfacimento della società, insieme alle considerazioni sul romanzo e<br />

l’arte contemporanea, informano sia sull’universo <strong>di</strong>egetico <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> che sul motivo che spinge l’autore alla creazione<br />

romanzesca, completando <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso teorico dei saggi precedenti.<br />

La frase <strong>di</strong> apertura del testo:<br />

“Isomorphe à l’homme, le roman devrait normalement pouvoir tout<br />

en contenir” 22 ,<br />

chiarisce imme<strong>di</strong>atamente la materia principale del romanzo: l’uomo e<br />

tutto ciò che lo riguarda, ponendo la questione del materiale<br />

<strong>romanzesco</strong>. Per <strong>Houellebecq</strong> l’esistenza umana non è puramente<br />

materiale e <strong>il</strong> romanzo non può non tener conto delle questioni<br />

«f<strong>il</strong>osofiche» che l’uomo puntualmente si pone. Ciò che più sta a<br />

cuore all’autore è <strong>di</strong> rendere conto <strong>di</strong> quella “interrogation existentielle”<br />

che mai tace nella mente <strong>di</strong> ognuno.<br />

<strong>Houellebecq</strong> afferma inoltre la fecon<strong>di</strong>tà che delle “riflessioni<br />

teoriche” apporterebbero se integrate al materiale <strong>romanzesco</strong>. La<br />

raccolta stessa, questi interventi sul <strong>mondo</strong> e sulla cultura, ne<br />

21 Comprende articoli già pubblicati singolarmente a partire dal 1992<br />

22 INT, p.7<br />

31


appresentano un esempio: un personale repertorio <strong>di</strong> spunti narrativi<br />

da cui attingere. Secondo <strong>Houellebecq</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo dovrebbe poter<br />

scrivere, fino all’avvicinarsi della morte, un “libro unico” in grado <strong>di</strong><br />

raccogliere vita, pensieri, <strong>di</strong>scussioni, critica letteraria. Questo intento<br />

<strong>di</strong> romanzo totale è molto vicino al <strong>di</strong>scorso proteiforme <strong>di</strong> Les<br />

particules, <strong>il</strong> quale combina <strong>di</strong>scorso metafisico, sociologico e<br />

scientifico in una materia narrativa densa <strong>di</strong> spunti e riflessioni. L’idea<br />

del “libro unico” da scriversi fino alla propria morte ricorda <strong>il</strong><br />

concetto alla base del récit de vie in La possib<strong>il</strong>ité d’une île, romanzo<br />

che si presenta tra le nostre mani come un récit de vie triplicato.<br />

Nel pungente capitolo sulla connerie <strong>di</strong> Jacques Prévert,<br />

<strong>Houellebecq</strong> in<strong>di</strong>vidua le ragioni della me<strong>di</strong>ocrità e del fac<strong>il</strong>e<br />

entusiasmo della sua poesia nell’ottimismo <strong>di</strong> tutta la generazione a lui<br />

contemporanea, fiduciosa nel progresso e nella libertà. Prévert adatta<br />

allora perfettamente la forma al contenuto: egli è “un cattivo poeta<br />

perché la sua visione del <strong>mondo</strong> è piatta, superficiale e falsa”. Per<br />

<strong>Houellebecq</strong>, quin<strong>di</strong>, attraverso la scrittura si esprime sempre la<br />

propria visione del <strong>mondo</strong>. Nei suoi romanzi al grigiore <strong>di</strong> una<br />

quoti<strong>di</strong>anità fatta <strong>di</strong> un ufficio, un monoprix e un peep-show adatta<br />

una lingua «grigia», piatta, contaminata dal linguaggio me<strong>di</strong>atico e<br />

dalla trivialità contemporanea.<br />

Nello scritto Approches du désarroi del 1997, in particolare nel<br />

testo Le monde comme supermarché et comme dérision, <strong>Houellebecq</strong><br />

affronta le questioni dello humour nell’arte contemporanea e nella<br />

letteratura e dell’aspetto derisorio della società, delineando la via <strong>di</strong><br />

una retorica tragica che sarà centrale nell’ultimo romanzo. Le arti<br />

figurative contemporanee hanno perso l’innocenza della<br />

32


appresentazione; questa, sovraccarica <strong>di</strong> sensi, non è più semplice<br />

immagine del <strong>mondo</strong> esteriore, ma comporta anche un commento<br />

critico su <strong>di</strong> esso. Secondo <strong>Houellebecq</strong>, l’introduzione massiccia<br />

nelle rappresentazioni <strong>di</strong> riferimenti e <strong>di</strong> second degré ha messo in<br />

pericolo l’attività artistica e f<strong>il</strong>osofica trasformandola in “retorica<br />

generalizzata”. Ciò che viene messo in pericolo è soprattutto la<br />

funzione comunicativa, perché se un dubbio si installa sulla univocità<br />

e la sincerità del messaggio, l’efficacia e l’intensità della<br />

comunicazione <strong>di</strong>minuiscono. Ciò non è che uno dei sintomi<br />

dell’impossib<strong>il</strong>ità contemporanea alla “conversazione”, come se<br />

l’espressione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> un sentimento o <strong>di</strong> un’opinione fosse volgare e<br />

dovesse obbligatoriamente passare attraverso <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro deformante dello<br />

humour. Questo finisce per svuotarsi <strong>di</strong> senso e per trasformarsi in<br />

“mutismo tragico”. In una società malsana, falsificata e ost<strong>il</strong>mente<br />

derisoria per l’uomo è estremamente <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e mantenere un <strong>di</strong>stacco<br />

ironico nei confronti <strong>di</strong> essa e sarà un senso <strong>di</strong> smarrimento e<br />

malessere a prendere <strong>il</strong> sopravvento: “egli assisterà ad un inquietante<br />

rallentamento della sua funzione umoristica”.<br />

Contrariamente alle arti figurative la letteratura resiste a tutte le<br />

decostruzioni e alle ad<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> senso. In quanto arte concettuale la<br />

letteratura è in grado <strong>di</strong> metabolizzare una quantità <strong>il</strong>limitata <strong>di</strong><br />

derisione e humour, ma è a rischio <strong>di</strong> altri pericoli. La lentezza che si<br />

accompagna al piacere della lettura contrasta con l’intercambiab<strong>il</strong>ità e<br />

la superficialità caratteristiche della logica consumista: si richiede un<br />

lettore che abbia un’esistenza in<strong>di</strong>viduale e stab<strong>il</strong>e, un «soggetto», non<br />

un «fantasma», un puro consumatore. Per <strong>Houellebecq</strong> questa<br />

incapacità dell’uomo moderno ad essere semplicemente un essere<br />

33


umano che pensa con la sua testa, impedendogli <strong>di</strong> rapportarsi a un<br />

libro, è la stessa causa che non gli permette <strong>di</strong> relazionarsi<br />

autenticamente con gli altri. L’uomo cerca nell’altro ciò che non<br />

riesce più a trovare in se stesso: una consistenza dell’essere che sia<br />

resistente, permanente e profonda. Questa tragica <strong>di</strong>ssoluzione<br />

dell’essere, questa sua riduzione a «fantasma» è sentita da<br />

<strong>Houellebecq</strong> come la prima causa della solitu<strong>di</strong>ne dell’uomo e<br />

dell’insormontab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> essa.<br />

34


3. OSSESSIONI TEMATICHE<br />

“J’aimerais bien échapper à la<br />

présence obsessionnelle du<br />

monde moderne; rejoindre un<br />

univers à la Mary Poppins, où<br />

tout serait bien.”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

In questo capitolo saranno descritte e spiegate le tematiche<br />

ricorrenti nell’opera romanzesca <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, «ossessive»<br />

perché sembrano tormentare ed interrogare incessantemente l’opera<br />

narrativa dello scrittore. Egli, a questo proposito, in Rester vivant,<br />

parla <strong>di</strong> “trava<strong>il</strong> permanent sur vos obsessions”, come se i suoi<br />

romanzi fossero uno spossante lavoro <strong>di</strong> delucidazione ed<br />

interpretazione. Alcune delle tematiche sono già state evidenziate nel<br />

capitolo precedente, qui saranno stu<strong>di</strong>ate nella loro<br />

«drammatizzazione» narrativa e nella loro articolazione e sv<strong>il</strong>uppo<br />

attraverso i quattro romanzi.<br />

3.1. La “souffrance or<strong>di</strong>naire”<br />

“Il me révèle également que mon état<br />

a un nom: c’est une dépression.<br />

Officiellement, donc, je suis en<br />

dépression. La formule me paraît<br />

heureuse. Non que je me sente très bas;<br />

c’est plutôt le monde autour de moi qui<br />

me paraît haut.”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

In un’intervista del 2001 pubblicata su «Le Figaro»<br />

<strong>Houellebecq</strong> si autodefinisce “l’écrivain de la souffrance or<strong>di</strong>naire”.<br />

35


Questa miseria quoti<strong>di</strong>ana costituisce la to<strong>il</strong>e de fond dei suoi romanzi<br />

che parlano dell’uomo e del suo malessere esistenziale, spirituale,<br />

relazionale e sessuale. Mettere a nudo questa sofferenza, sorella della<br />

separazione <strong>di</strong> Rester vivant, sotto le sue varie forme quoti<strong>di</strong>ane è <strong>il</strong><br />

punto <strong>di</strong> partenza stesso della forma romanzo in <strong>Houellebecq</strong>. Il volto<br />

<strong>di</strong> questo mal <strong>di</strong> vivere, che è un «no» al <strong>mondo</strong> e alla vita – un rifiuto<br />

–, ha i tratti della lassitude, dell’alienazione e della mancanza<br />

d’amore. Il dolore degli in<strong>di</strong>vidui chiusi in se stessi, la cui vita è<br />

marcata dalla separazione, è espresso con un tono tutto<br />

houellebecquiano: a volte in modo empatico e compassionevole, altre<br />

<strong>di</strong>staccato, altre ironico, comunque sempre <strong>senza</strong> mezzi termini,<br />

tragicamente spietato. Leggiamo:<br />

“Plus tard dans la soirée, ma solitude devint douloureusement<br />

tangible.”,<br />

“Généralement, le week-end, je ne vois personne. Je reste chez moi, je<br />

fais un peu de rangement; je deprime gentiment.”;<br />

“Le sens de mes actes à cessé de m’apparaître clairement; <strong>di</strong>sons, <strong>il</strong><br />

ne m’apparaît plus très souvent.” 23 ;<br />

“Il se redressa dans la nuit en tremblant; <strong>il</strong> était à peine une heure et<br />

démie. Il avala trois Xanax. C’est ainsi que se termina sa première<br />

soirée de liberté.”;<br />

“L’univers humain – <strong>il</strong> commençait à s’en rendre compte – était<br />

décevant, plein d’angoisse et d’amertume.”;<br />

“Adolescent <strong>Michel</strong> croyait que la souffrance donnait à l’homme une<br />

<strong>di</strong>gnité supplémentaire. Il devait maintenant en convenir: <strong>il</strong> s’était<br />

23 EXT, pp.9, 31, 152-153<br />

36


trompé. Ce qui donnait à l’homme une <strong>di</strong>gnité supplémentaire, c’était<br />

la télévision.” 24 ;<br />

“Je me souviens de la première fois où j’ai eu du mal, où j’ai<br />

vraiment senti le poids du réel.” 25 ;<br />

“Il y avait aussi, plus profondément, une horreur, une authentique<br />

horreur face à ce calvaire ininterrompu qu’est l’existence des<br />

hommes.”;<br />

“L’infirmité, la mala<strong>di</strong>e, l’oubli, c’était bien: c’était réel.” 26 .<br />

La souffrance or<strong>di</strong>naire è <strong>il</strong> mal du siècle dell’uomo or<strong>di</strong>nario, è la<br />

depressione comune ad un’umanità <strong>senza</strong> eroi, alla ricerca <strong>di</strong> un senso<br />

qualunque da attribuire alla propria esistenza ed alla Storia in<br />

generale. L’uomo me<strong>di</strong>o, la cui vita si esaurisce tra la spesa al<br />

Monoprix ed una puntata <strong>di</strong> «Questions pour un champion», è<br />

l’oggetto priv<strong>il</strong>egiato dei romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, è l’uomo delle:<br />

“classes moyennes déracinées, sans culture et frustrées depuis des<br />

décennies d’avoir vu l’Histoire leur passer sous le nez. Ni immigrés,<br />

ni juifs, ni résistants, ni révolutionnaires, ni fascistes, le XXè siècle<br />

n’aura été siècle pour les membres des classes moyennes qu’un<br />

spectacle lointain et (les mé<strong>di</strong>as aidant) paradoxalement enviable –<br />

une dépossession.” 27 .<br />

Questo uomo spossessato sembra la vittima <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>saffezione<br />

ideologica e <strong>di</strong> quella destab<strong>il</strong>izzazione della personalità causate da<br />

24 PÉ, pp.16, 66, 120<br />

25 PLA, p.334<br />

26 PÎ, p.67<br />

27 M. WEITZMANN, <strong>Houellebecq</strong> et la fin de l’Histoire, «Les Inrockuptibles» hors-série<br />

<strong>Houellebecq</strong>, avr<strong>il</strong> 2005, p. 18<br />

37


ciò che Lipovetsky chiama «processo <strong>di</strong> personalizzazione» 28 . Il<br />

<strong>di</strong>sinteresse ideologico nei romanzi qui stu<strong>di</strong>ati prende le sembianze<br />

della stanchezza, dell’indolenza, dell’apatia e del cinismo.<br />

L’apparition de la lassitude 29 , un sentimento <strong>di</strong> rifiuto puro e semplice<br />

nei confronti <strong>di</strong> tutti gli ambiti del reale, è <strong>il</strong> segno del sospetto<br />

contemporaneo nei confronti della Storia e del progresso in generale.<br />

Il protagonista <strong>di</strong> Extension afferma <strong>di</strong> essere pervaso da “une certaine<br />

lassitude à l’égard des voitures et des choses de ce monde” 30 : l’èra del<br />

consumo <strong>di</strong> massa crea un universo <strong>di</strong> oggetti, <strong>di</strong> immagini, <strong>di</strong><br />

informazioni e <strong>di</strong> valori edonistici che annullano la specificità<br />

dell’uomo controllandone i comportamenti. Questa lassitude, come<br />

poi sarà visto anche per la depressione, è <strong>il</strong> primo debole segnale <strong>di</strong> un<br />

«pensiero critico» che accenna <strong>il</strong> suo «no» antagonista contro la<br />

società, «no» che però rimarrà privo d’azione in una civ<strong>il</strong>tà apatica<br />

che soffre <strong>di</strong> “épuisement vital” 31 . Un altro esemplare postmoderno,<br />

vittima del ristagno e dell’in<strong>di</strong>fferenza, è <strong>il</strong> <strong>Michel</strong> <strong>di</strong> Plateforme:<br />

“Les questions esthétiques et politiques ne sont pas mon fait ; ce n’est<br />

pas à moi qu’<strong>il</strong> revient d’inventer ni d’adopter de nouvelles attitudes,<br />

de nouveaux rapports au monde ; j’y ai renoncé en même temps que<br />

mes épaules se voûtaient, que mon visage évoluait vers la tristesse.” ;<br />

“Pourquoi n’avais-je jamais, plus généralement, manifesté de<br />

véritable passion dans ma vie ?” 32 .<br />

28 Ve<strong>di</strong> capitolo 1.<br />

29 INT, p.70<br />

30 EXT, p.8<br />

31 ivi, p.31<br />

32 PLA, pp.21, 30<br />

38


In Plateforme <strong>il</strong> mutamento e l’azione si consumano nell’in<strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> massa, nel brainwashing ipnotico <strong>di</strong> “Questions pour un<br />

champion”, negli opuscoli delle agenzie <strong>di</strong> viaggio e nei peep-shows.<br />

L’apoteosi del consumismo si realizza nel consumarsi del tempo<br />

esistenziale dell’uomo attraverso i me<strong>di</strong>a, gli svaghi, i m<strong>il</strong>le colori e<br />

suoni della televisione, dei videoclip, dei centri commerciali: “<strong>il</strong><br />

processo <strong>di</strong> personalizzazione genera <strong>il</strong> vuoto in technicolor, lo<br />

smarrimento esistenziale nell’abbondanza” 33 .<br />

Inoltre, la lassitude del narratore <strong>di</strong> Extension du domaine de<br />

la lutte, dei <strong>Michel</strong> <strong>di</strong> Les particules élémentaires e <strong>di</strong> Plateforme è<br />

una postura caratteristica del personaggio principale in <strong>Houellebecq</strong> e<br />

coincide con <strong>il</strong> rifiuto della «lotta» e con la conseguente uscita dal<br />

“domaine de la lutte”:<br />

“Pas de sexualité, pas d’ambition; pas vraiment de <strong>di</strong>stractions, non<br />

plus.” 34 ;<br />

“Depuis des années, <strong>Michel</strong> menait une existence purement<br />

intellectuelle”;<br />

“Il gérait maintenant paisiblement le déclin de sa vir<strong>il</strong>ité au travers<br />

d’ano<strong>di</strong>nes branlettes, pour lesquelles son catalogue 3 Suisses,<br />

occasionnellement complété par un CD-ROM de charme à 79 francs,<br />

s’avérait un support plus que suffisant. Bruno, par contre, <strong>il</strong> le savait,<br />

<strong>di</strong>ssipait son âge mûr à la poursuite d’incertaines Lolitas aux seins<br />

gonflées, aux fesses rondes, à la bouche accue<strong>il</strong>lante; Dieu merci, <strong>il</strong><br />

avait un statut de fonctionaire. Mais <strong>il</strong> ne vivait pas dans un monde<br />

absurde: <strong>il</strong> vivait dans un monde mélodramatique composé de canons<br />

et des bou<strong>di</strong>ns, de mecs top et de blaireaux; c’était le monde dans<br />

33 G. LIPOVETSKY, Op. cit. p. 13<br />

34 EXT, p.32<br />

39


lequel vivait Bruno. De son côté <strong>Michel</strong>…consommateur sans<br />

caractéristiques, <strong>il</strong> accue<strong>il</strong>lait cependant avec joie le retour des<br />

quinzaines italiennes dans son Monoprix de quartier. Tout cela était<br />

bien organisé, organisé de manière humaine; dans tout cela, <strong>il</strong><br />

pouvait y avoir du bonheur; aurait-<strong>il</strong> voulu faire mieux, qu’<strong>il</strong> n’aurait<br />

su comment s’y prendre.”;<br />

“J’ai décidé d’arrêter, de sortir du jeu. Je mène une vie calme,<br />

dénuée de joie.” 35 .<br />

«Lotta» è sinonimo <strong>di</strong> sopravvivenza, competizione, fatica; <strong>il</strong> senso<br />

della lutte houellebecquiana si avvicina molto a quello dell’inglese<br />

struggle: un faticoso travaglio, fisico ed esistenziale, in uno scontro<br />

che sembra perso in partenza. L’esistenza, in tutti i suoi ambiti, è una<br />

lotta, un “supplice permanent”, una “montée penible” che fa ansimare<br />

l’uomo come un “canari asphyxié” 36 :<br />

“Le monde continuait, donc. La lutte continuait.” 37 ;<br />

“ De plus en plus les hommes allaient vouloir vivre dans la liberté,<br />

dans l’irresponsab<strong>il</strong>ité, dans la quête éperdue de la jouissance; <strong>il</strong>s<br />

allaient vouloir vivre comme vivaient déjà, au m<strong>il</strong>ieux d’eux les kids,<br />

et lorsque l’âge ferait décidément sentir son poids, lorsqu’<strong>il</strong>s leur<br />

serait devenu impossible de soutenir la lutte, <strong>il</strong>s mettraient fin.” 38 .<br />

La lotta nell’universo <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è anche «lotta<br />

darwiniana» e «lotta narcisista» ed è <strong>il</strong> segno della riduzione della vita<br />

35 PÉ, pp.119, 122, 234<br />

36 EXT, p.153<br />

37 ivi, p.74<br />

38 PÎ, p.419<br />

40


contemporanea a una competizione animale per la riuscita sociale,<br />

economica e sessuale:<br />

“Les entreprises se <strong>di</strong>sputent certains jeunes <strong>di</strong>plômés; les femmes se<br />

<strong>di</strong>sputent certains jeunes hommes; les hommes se <strong>di</strong>sputent certaines<br />

jeunes femmes; le trouble et l’agitation sont considérables.” 39 ;<br />

“Bruno se branlait trois fois par jour. Les vulves de jeunes femmes<br />

étaient accessibles, elles se trouvaient parfois à moins d’un mètre;<br />

mais Bruno comprenait parfaitement qu’elles lui restent fermées: les<br />

autres garçons étaient plus grands, plus bronzés et plus forts.” 40 ;<br />

“Le combat narcissique durerait aussi longtemps qu’<strong>il</strong> pourrait<br />

s’alimenter de victimes consentantes, prêtes à y chercher leur portion<br />

d’hum<strong>il</strong>iation.” 41 .<br />

In questo universo in cui regna la «legge del più forte, del più ricco,<br />

del più giovane e del più bello» i personaggi houellebecquiani sono<br />

destinati ad una vita da perdenti, ad un “destin de souffrance”. Tisserand<br />

e Bruno sono gli esempi perfetti dell’uomo totalmente immerso,<br />

frustrato e consumato dalla lotta per la riuscita sociale e sessuale:<br />

“Il lève les yeux de son verre et pose son regard sur moi, derrière ses<br />

lunettes. Et je m’aperçois qu’<strong>il</strong> n’a plus la force. Il ne peut plus, <strong>il</strong> n’a<br />

plus le courage d’essayer, <strong>il</strong> en a complètement marre. Il me regarde,<br />

son visage tremble un peu…Je me demande s’<strong>il</strong> ne va pas éclater en<br />

sanglots, me raconter les étapes de son calvaire…”;<br />

“J’ai de quoi me payer une pute par semaine; le same<strong>di</strong> soir, ça<br />

serait bien. Je finirais peut-être par le faire. Mais je sais que certains<br />

39 EXT, p.79<br />

40 PÉ, p.60<br />

41 EXT, pp.101<br />

41


hommes peuvent avoir la même chose gratuitement, et en plus avec de<br />

l’amour. Je préfère essayer; pour l’instant, je préfère encore<br />

essayer.”;<br />

“Au moins, me suis-je <strong>di</strong>t en apprenant sa mort, <strong>il</strong> se sera battu<br />

jusqu’au bout. Le club de jeunes, les vacances aux sports d’hiver…<br />

Au moins <strong>il</strong> n’aura pas ab<strong>di</strong>qué, <strong>il</strong> n’aura pas baissé les bras.<br />

Jusqu’au bout et malgré ses échecs successifs <strong>il</strong> aura cherché<br />

l’amour. Écrasé entre les tôles dans sa 205 GTI, sanglé dans son<br />

costume noir et sa cravate dorée, sur l’autoroute quasi déserte, je sais<br />

que dans son coeur <strong>il</strong> y a avait encore la lutte, le désir et la volonté de<br />

la lutte.” 42 ;<br />

“Jusqu’au bout <strong>il</strong> souhaiterait vivre, jusqu’au bout <strong>il</strong> serait dans la<br />

vie, jusqu’au bout <strong>il</strong> se battrait contre les incidents et les malheurs de<br />

la vie concrète, et du corps qui décline. Jusqu’au dernier instant <strong>il</strong><br />

demandera une petite rallonge, un petit supplement d’existence.<br />

Jusqu’au dernier instant, en particulier, <strong>il</strong> serait en quête d’un ultime<br />

moment de jouissance, d’une petite gâterie supplémentaire.” 43 .<br />

Tisserand e Bruno sono gli animali omega della piramide erotica:<br />

“En un mot je ne suis pas assez naturel, c’est à <strong>di</strong>re pas assez animal<br />

– et <strong>il</strong> s’agit là d’une tare irréme<strong>di</strong>able: quoi que je <strong>di</strong>se, quoi que je<br />

fasse, quoi que j’achète, je ne parviendrai jamais à surmonter ce<br />

han<strong>di</strong>cap, car <strong>il</strong> a toute la violence d’un han<strong>di</strong>cap naturel.” 44 .<br />

L’estensione del campo della lotta a tutti gli ambiti dell’esistenza, a<br />

tutte le età e classi sociali significa la nascita <strong>di</strong> un’élite erotica, <strong>di</strong> un<br />

jet set che, superando la determinazione economica o culturale, invade<br />

42 ivi, pp.99-100, 121<br />

43 PÉ, p.121<br />

44 ivi, p.60<br />

42


la socialità e soprattutto <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto alla sessualità. I nuovi emarginati, i<br />

nuovi «depauperati» sono costretti in un universo mentale sconvolto<br />

da un desiderio inappagab<strong>il</strong>e, nel quale, sempre più stor<strong>di</strong>ti,<br />

narcotizzati e <strong>di</strong>stolti dai veri bisogni, <strong>di</strong>ventano delle realtà<br />

psicologiche destab<strong>il</strong>izzate, in preda al desiderio:<br />

“Il marcha des journées entières, les yeux exorbités par le désir…Il<br />

bandait en permanence. Il avait l’impression d’avoir entre les jambes<br />

un bout de viande suintant et putréfié, dévoré par les vers.”;<br />

“La société érotique publicitaire où nous vivons s’attache à organiser<br />

le désir, à développer le désir dans des proportions inouïes… Pour<br />

que la société fonctionne, pour que la compétition continue, <strong>il</strong> faut<br />

que le désir croisse, s’étende et dévore la vie des hommes.” 45 ;<br />

come Daniel consumato dal desiderio per Esther:<br />

“Il s’est hum<strong>il</strong>ié…commenta Esther31, <strong>il</strong> s’est vautré dans<br />

l’hum<strong>il</strong>iation, et de la manière la plus abjecte” 46 .<br />

L’originalità dell’approccio <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> al motivo decadente<br />

del mal <strong>di</strong> vivere è nel rigore e nella specificità dell’analisi del<br />

problema. L’indagine condotta è <strong>di</strong> tipo sociologico: alla maniera <strong>di</strong><br />

un Balzac davanti a un <strong>mondo</strong> <strong>senza</strong> passioni, egli riconduce <strong>il</strong> Male<br />

contemporaneo allo sconvolgimento <strong>di</strong> valori, usi e costumi avvenuto<br />

negli anni Sessanta e a quella conseguente “male<strong>di</strong>zione antropologica<br />

45 ivi, pp.153-154, 161<br />

46 PÎ p.431<br />

43


che è <strong>il</strong> desiderio” 47 . Inoltre, accanto all’approccio sociologico, ve ne è<br />

uno «entomologico» 48 e, allora, <strong>Houellebecq</strong> mostra gli uomini come<br />

fossero i grotteschi esemplari <strong>di</strong> una specie biologicamente tarata – dal<br />

desiderio e dalla morte –, sintomatici <strong>di</strong> una società malata. Attraverso<br />

una sociologia della classe me<strong>di</strong>a egli esplora e mette a nudo la realtà<br />

sociale, descrivendo un m<strong>il</strong>ieu (quello dell’informatica e quello<br />

ministeriale in Extension; quello della ricerca e della scuola in Les<br />

Particules; quello del turismo, quello “artistico” e dei professionisti in<br />

Plateforme; quello dello spettacolo, delle riviste femmin<strong>il</strong>i e <strong>di</strong> una<br />

setta in La Possib<strong>il</strong>ité); dei luoghi (Parigi, Rouen, La Roche-sur-Yon;<br />

Parigi, l’irlanda; Parigi, la Tha<strong>il</strong>an<strong>di</strong>a, Cuba; Parigi, Madrid, Almeria,<br />

Lanzarote); dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> consumo (Les Trois Suisses, <strong>il</strong><br />

Minitel; <strong>il</strong> Monoprix, i locali per scambisti, i campeggi naturisti; i quiz<br />

televisivi, i saloni per massaggi; la Mercedes, <strong>il</strong> Lutetia, «Lolita»,<br />

«20Ans»). In tutti i romanzi l’analisi sociologica completa la<br />

descrizione etnografica componendo così dei cupi tableaux de moeurs<br />

drammatizzati dall’intersecarsi <strong>di</strong> humour e pathos 49 . Vi sono delle<br />

variazioni <strong>di</strong> luoghi e m<strong>il</strong>ieu da romanzo a romanzo, ma <strong>il</strong> «tipo<br />

animale», l’anamnesi e la <strong>di</strong>agnosi risultano uguali: i personaggi sono<br />

tutti dei tipi sociali rappresentativi della loro epoca, depressi dalla<br />

solitu<strong>di</strong>ne, dall’invecchiamento 50 o dalla mancanza d’amore 51 ,<br />

demotivati e frustrati dal proprio ambiente lavorativo.<br />

47 M. BIEŃCZYK, Sur quelques éléments (particuliers) de l’art romanesque, «L’atelier du<br />

roman», décembre 2002, p.35<br />

48 L’argomento verrà ripreso nei capitoli 4.3.<br />

49 Cfr. É. FASSIN, Le roman noir de la sexualité française, «Critique 56» 637-638, juin-ju<strong>il</strong>let<br />

2000, pp.604-616<br />

50 Tema che sarà affrontato all’interno capitolo 3.3.<br />

51 Tema che sarà affrontato all’interno del capitolo 3.2.1.<br />

44


Extension inaugura, con una lucida analisi socio-economica (<strong>di</strong><br />

cui si tratterà nel capitolo seguente), la critica che <strong>Houellebecq</strong> rivolge<br />

contro <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> contemporaneo ed in particolare contro<br />

l’in<strong>di</strong>vidualismo, nome storico della separazione. I due romanzi più<br />

ambiziosi per ciò che riguarda l’analisi sociologica, ma anche<br />

l’impresa romanzesca in generale, sono Les particules élémentaires e<br />

La possib<strong>il</strong>ité d’une île, nei quali la sociologia del presente abbraccia<br />

<strong>il</strong> passato e si estende fino al futuro. Il progetto sottostante a entrambe<br />

è l’identificazione delle categorie del Male e la loro definitiva<br />

cancellazione. Il <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to e la progressiva per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> valori quali la<br />

fratellanza, l’amore, la famiglia e la fede, a seguito dei movimenti<br />

libertari, hanno portato alla sovranità dell’in<strong>di</strong>vidualismo,<br />

all’affermazione egoista dell’«io» in tutti gli ambiti della sfera umana:<br />

“Il est piquant de constater que cette libération sexuelle a parfois été<br />

présentée sous la forme d’un rêve communautaire, alors qu’<strong>il</strong><br />

s’agissait en réalité d’un nouveau palier dans la montée historique de<br />

l’in<strong>di</strong>vidualisme. Comme l’in<strong>di</strong>que le beau mot de «ménage», le<br />

couple et la fam<strong>il</strong>le représentaient le dernier îlot de communisme<br />

primitif au sein de la société libérale. La libération sexuelle eut pour<br />

effet la destruction de ces communautés intermé<strong>di</strong>aires, les dernières<br />

à séparer l’in<strong>di</strong>vidu du marché” 52 .<br />

Gli anni Cinquanta sono descritti come “l’âge d’or du sentiment<br />

amourex” poichè la generazione precedente “avait établi un lien d’une<br />

force exceptionnelle entre mariage, sexualité et amour” e Chiesa cattolica e<br />

Partito comunista combattevano per una “civ<strong>il</strong>isation de la paix, de la<br />

52 PÉ, p.116<br />

45


fidélité et de l’amour” 53 . L’età contemporanea, invece, si rivela come<br />

l’èra dell’éclatement dei legami interpersonali, del desiderio e della<br />

violenza:<br />

“Dans leurs rapports mutuels ses contemporains faisaient le plus<br />

souvent preuve d’in<strong>di</strong>fférence, voire de cruauté.”;<br />

“Mick Jagger était la plus grande star du monde; riche adulé et<br />

cynique… S’<strong>il</strong> était si séduisant c’est qu’<strong>il</strong> était le mal, qu’<strong>il</strong> le<br />

symbolisait de manière parfaite; et ce que les masses adulent par-<br />

dessus tout c’est l’image du mal impuni.”;<br />

“La destruction progressive des valeurs morales au cours des années<br />

soixante, soixante-<strong>di</strong>x, quatre-vingt puis quatre-vingt-<strong>di</strong>x était un<br />

processus logique et inéluctable. Après avoir épuisé les jouissances<br />

sexuelles, <strong>il</strong> était normal que les in<strong>di</strong>vidus libérés des contraintes<br />

morales or<strong>di</strong>naires se tournent vers les jouissances plus larges de la<br />

cruauté... Actionniste viennois, beatniks, hippies et tueurs en série se<br />

rejoignent en ce qu’<strong>il</strong>s étaient des libertaires intégraux, qu’<strong>il</strong>s<br />

prônaient l’affirmation integrale des droits de l’in<strong>di</strong>vidu face à toutes<br />

les normes sociales, à toutes les hypocrisies que constituaient selon<br />

eux la morale, le sentiment, la justice et la pitié.” 54 .<br />

I romanzi, insomma, fanno un “b<strong>il</strong>ancio apocalittico della<br />

rivoluzione sessuale” 55 nel quale l’infelicità umana è la conseguenza<br />

storica e logica del liberalismo e dell’in<strong>di</strong>vidualismo, ma anche la<br />

conseguenza esistenziale <strong>di</strong> un ‘guasto’ biologico: <strong>il</strong> desiderio. Come<br />

<strong>di</strong>chiara cinicamente Daniel, la felicità non sembra esser cosa umana:<br />

53 ivi, pp.54, 53, 54<br />

54 ivi, pp.7, 207, 211<br />

55 M. WEITZMANN, Les particules élémentaires, cit. p.63<br />

46


“À tout observateur impartial en tout cas <strong>il</strong> apparaît que l’in<strong>di</strong>vidu<br />

o <strong>Michel</strong>:<br />

humain ne peut pas être heureux, qu’<strong>il</strong> n’est en aucune manière conçu<br />

pour le bonheur, et que sa seule destinée possible est de propager le<br />

malheur autour de lui.” 56 ;<br />

“Plus tard, en repensant à cette période heureuse avec Valérie, dont<br />

je garderais paradoxalement si peu de souvenirs, je me <strong>di</strong>rais que<br />

l’homme n’est décidément pas fait pour le bonheur.” 57 .<br />

Il fine morale dell’ostentazione romanzesca della miseria e<br />

dell’abbrutimento è la <strong>di</strong>mostrazione del ripiegamento contemporaneo<br />

su una “volontà <strong>di</strong>onisiaca <strong>di</strong> liberazione della bestialità e del male” 58 ;<br />

<strong>il</strong> fine, invece, dell’insinuarsi della compassione e del lirismo nel<br />

<strong>di</strong>scorso sulla sofferenza è l’attribuzione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>gnità all’uomo<br />

proprio nella sofferenza stessa. La quête romanzesca <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

sarà proprio una ricerca camusiana della possib<strong>il</strong>ità della felicità,<br />

intesa come armonia cosmica, unione, appartenenza; l’utopia dei<br />

romanzi e la sua impasse saranno analizzate nel capitolo 3.4.1..<br />

Con Extension <strong>Houellebecq</strong> inaugura <strong>il</strong> récit del «tempo del<br />

lavoro» de<strong>di</strong>candogli gran parte della narrazione. Questo tempo si<br />

pone come un vero e proprio «travaglio» <strong>di</strong>ventando una delle cause<br />

del male <strong>di</strong> vivere del protagonista: “la specifité du cauchemar réside dans<br />

l’atmosphère de fam<strong>il</strong>iarité infant<strong>il</strong>isante qui caractérise les relations<br />

d’employés”; questa atmosfera falsata maschera la gerarchia tra gli<br />

56 PÎ pp. 67-68<br />

57 PLA p.157<br />

58 Cfr. PÉ<br />

47


impiegati con un’apparenza <strong>di</strong> rispetto reciproco e calore umano. La<br />

successione delle scene ambientate nell’impresa tra incontri, riunioni e<br />

stages evidenziano la falsità nei rapporti e sottolineano “cette fiction<br />

opprimante et déprimente, cette irréalité écrasante qui transforme en calvaire un<br />

simple déplacement professionel” 59 .<br />

Lo stesso si può <strong>di</strong>re per <strong>il</strong> laboratorio <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> in Les<br />

Particules, la cui atmosfera al pot de départ dell’incipit è segnata da<br />

un formalismo da ufficio e da una <strong>di</strong>stanza raggelante:<br />

“Quatre boute<strong>il</strong>les pour quinze, c’était un peu juste. Tout, d’a<strong>il</strong>leurs,<br />

était un peu juste: les motivations qui les réunissaient étaient<br />

superficielles; un mot maladroit, un regard de travers et le groupe<br />

risquait de se <strong>di</strong>sperser…Un malaise de plus en plus perceptible se<br />

répan<strong>di</strong>t entre les convives.” 60 .<br />

In generale l’aria che si respira sul luogo <strong>di</strong> lavoro nei romanzi <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> è resa soffocante dalla routine e dalla pre<strong>senza</strong> fasti<strong>di</strong>osa<br />

dell’«altro»:<br />

“L’ambiance au sein de l’unité de recherches qu’<strong>il</strong> <strong>di</strong>rigeait était, ni<br />

plus ni moins, une ambiance de bureau. Loin d’être les Rimbaud du<br />

microscope qu’un public sentimental aime à se représenter, les<br />

chercheurs en biologie moléculaire sont les plus souvent d’honnêtes<br />

techniciens sans génie” 61 ;<br />

“Henry La Brette est mon supérieur hiérarchique <strong>di</strong>rect; nos relations<br />

en général sont empreintes d’une sourde host<strong>il</strong>ité” 62 .<br />

59 Cfr. B. DUTEURTRE, Sexe et or<strong>di</strong>nateurs, «L’atelier du roman», hiver 1995<br />

60 PÉ, p.13<br />

61 ivi, p.17<br />

62 EXT, p.17<br />

48


Il <strong>Michel</strong> <strong>di</strong> Plateforme, funzionario del Ministero della Cultura, ha<br />

vergogna del suo lavoro e lo ritiene inut<strong>il</strong>e:<br />

“– Je prépare des dossiers pour le financiament d’expositions, ou<br />

parfois des spectacles… de danse contemporaine… –<br />

Je me sentais ra<strong>di</strong>calement désesperé, envahi par la honte.” 63 ;<br />

mentre Daniel <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> dovere <strong>il</strong> suo<br />

successo alla cattiveria, al politicamente scorretto e alla causticità, e<br />

in<strong>di</strong>ca nel poter comportarsi “comme un salaud en toute impunité” 64 <strong>il</strong> più<br />

grande beneficio del mestiere <strong>di</strong> comico. Il lavoro è quin<strong>di</strong> un altro<br />

modo dell’alienazione contemporanea, un altro momento <strong>di</strong> non-<br />

aderenza del soggetto a se stesso:<br />

“Avant de m’installer dans ce bureau, on m’avait remis un<br />

volumineux rapport intitulé «Schéma <strong>di</strong>recteur du plan informatique<br />

du ministère de l’Agriculture». Là non plus, je ne vois pas pourquoi.<br />

Ce document ne me concernait en rien.” 65 ;<br />

“Pourquoi n’avais-je jamais, dans mon trava<strong>il</strong>, manifesté une passion<br />

comparable à celle de Marie-Jeanne?” 66 .<br />

L’uomo <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è alienato da se stesso, perché reificato; dal<br />

<strong>mondo</strong>, perché, non comprendendolo e non con<strong>di</strong>videndone i valori,<br />

non ne accetta le regole del gioco e lo rifiuta. L’idea <strong>di</strong> alienazione<br />

nella società occidentale contemporanea, <strong>di</strong>versamente da quella<br />

63 PLA, p.18<br />

64 PÎ p.23<br />

65 EXT p.29<br />

66 PLA p.30<br />

49


moderna, connessa con l’idea marxista dell’esclusione dai bisogni<br />

primari, è legata soprattutto alla capacità, o meno, <strong>di</strong> conformarsi “to<br />

the postmodern lifestyle of dynamic identities and lifestyle consumption” 67 . Il<br />

problema dell’alienazione non è più circoscritto a determinati gruppi<br />

sociali <strong>di</strong> emarginati, come i poveri, i matti o i criminali, esso si è, al<br />

contrario, esteso in tutti gli strati sociali dell’Occidente, a tutti coloro<br />

che non sanno adeguarsi al flusso vorticoso della moda e dell’attuale. I<br />

personaggi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, l’ambiente nel quale si muovono e <strong>il</strong><br />

<strong>mondo</strong> in cui vivono ricordano “la società a una <strong>di</strong>mensione” criticata<br />

da Herbert Marcuse 68 . Per quest’ultimo, la società industriale avanzata<br />

è uni<strong>di</strong>mensionale perché privata, su tutti i livelli, <strong>di</strong> una seconda<br />

<strong>di</strong>mensione antagonista che permetta lo sv<strong>il</strong>uppo del “pensiero<br />

critico”, unica risorsa per combattere la schiavitù e l’alienazione. Il<br />

benessere, l’informazione, <strong>il</strong> progresso tecnologico e scientifico sono<br />

le nuove forme <strong>di</strong> controllo sociale, i nuovi strumenti soft <strong>di</strong> dominio.<br />

Prima <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, Marcuse aveva già ad<strong>di</strong>tato la finta libertà,<br />

“la non-libertà democratica” delle società liberali, le quali, attraverso<br />

la libera scelta, lo sv<strong>il</strong>uppo e l’accettazione <strong>di</strong> tutte le possib<strong>il</strong>ità,<br />

creano dei bisogni non-necessari negli in<strong>di</strong>vidui e delle forme <strong>di</strong><br />

pensiero e <strong>di</strong> comportamento standard, non in conflitto col sistema<br />

costituito 69 . Tutto ciò acceca l’in<strong>di</strong>viduo che non riconosce la falsità<br />

dei suoi bisogni, la schiavitù, la repressione e l’indottrinamento che la<br />

società gli induce. Questo aspetto <strong>di</strong>sciplinante del <strong>mondo</strong> consumista<br />

e me<strong>di</strong>atico è molto sentito dalla critica sferzata dall’ironia amara <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>.<br />

67 J. VESTERBERG, The sexual political economy of Postmodernity, University of North Carolina<br />

at Chapel H<strong>il</strong>l, fall 2003, p.3<br />

68 Cfr. Ibidem e H. MARCUSE, One-Dimensional Man, Beacon Press, Boston 1964<br />

69 L’argomento sarà ripreso nel capitolo 4.4.<br />

50


L’uomo solo, sofferente, apatico, la monade «fantasma» dei<br />

romanzi in questione è vittima della contemporanea èra del vuoto.<br />

Extension, <strong>il</strong> destino dell’umanità in Les particules, la fuga dal<br />

<strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> e <strong>il</strong> suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Daniel sono manifestazioni <strong>di</strong> una<br />

depressione, sintomo dell’in<strong>di</strong>vidualismo contemporaneo 70 . Com’è<br />

ben evidente dalle riflessioni del narratore <strong>di</strong> Extension in clinica<br />

psichiatrica e dalla storia del collasso nervoso <strong>di</strong> Bruno, <strong>Houellebecq</strong><br />

affronta <strong>il</strong> problema da un punto <strong>di</strong> vista sociale e rifiuta qualsiasi tipo<br />

<strong>di</strong> interpretazione psichica:<br />

“Si Maupassant est devenu fou c’est qu’<strong>il</strong> avait une conscience aiguë<br />

de la matière, du néant et de la mort – et qu’<strong>il</strong> n’avait conscience de<br />

rien d’autre. Semblable en cela à nos contemporains, <strong>il</strong> établissait<br />

une séparation absolue entre son existence in<strong>di</strong>viduelle et le reste du<br />

monde… L’idée me vint peu à peu que tous ces gens – hommes ou<br />

femmes – n’étaient pas le moins du monde dérangés; <strong>il</strong>s manquaient<br />

simplement d’amour. Leurs gestes, leurs attitudes, leurs mimiques<br />

trahissaient une soif déchirante de contacts physiques et de<br />

caresses” 71 .<br />

Come ricorda Éric Fassin nell’articolo Le roman noir de la sexualité<br />

française, Alain Ehrenberg, nello stesso periodo della pubblicazione<br />

<strong>di</strong> Les particules (1998), affronta <strong>il</strong> binomio depressione-società. Egli<br />

descrive la depressione come la patologia <strong>di</strong> una società in cui la<br />

norma non è più fondata sulla colpevolezza e la <strong>di</strong>sciplina, ma sulla<br />

responsab<strong>il</strong>ità e l’iniziativa; l’uomo perciò si deprime perché non<br />

riesce a sopportare <strong>il</strong> pensiero che tutto gli sia possib<strong>il</strong>e. Questa<br />

70 Cfr. É. FASSIN, Le roman noir de la sexualité française, cit.<br />

71 EXT, pp.147, 149<br />

51


patologia gli ricorda, però, che non tutto è possib<strong>il</strong>e e la depressione<br />

<strong>di</strong>venta così “<strong>il</strong> parafuoco dell’uomo <strong>senza</strong> guida” 72 e la sua miseria<br />

allo stesso tempo.<br />

Come Maupassant, i nuovi depressi <strong>di</strong> fine secolo sarebbero gli<br />

unici ad aver raggiunto la dolorosa verità della separazione assoluta<br />

degli esseri tra loro e dal <strong>mondo</strong> ed a essere pienamente consapevoli<br />

dell’inconsistenza della vita mortale. La depressione, sintomo della<br />

separazione ontologica che lacera l’uomo, non è pazzia, ma luci<strong>di</strong>tà e<br />

capacità critica. Come per tutti i personaggi in <strong>Houellebecq</strong>, la<br />

“souffrance or<strong>di</strong>naire” si accompagna alla consapevolezza del vuoto e<br />

dell’amarezza a cui si riduce l’esistenza ed alla percezione della vita<br />

come lotta, nella quale o si perde o si muore e mai si godrà della<br />

vittoria. I quattro romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> mostrano come i personaggi<br />

raggiungano queste verità e come <strong>di</strong>venti impossib<strong>il</strong>e vivere: se la<br />

felicità e l’apaisement della sofferenza sono solo un’<strong>il</strong>lusione,<br />

all’uomo non rimane che l’evidenza della morte e la realtà della<br />

sofferenza quoti<strong>di</strong>ana.<br />

72 Cfr. A. EHRENBERG, La fatigue d’être soi. Dépression et société, Paris Od<strong>il</strong>e Jacob 1998,<br />

pp.246-250<br />

52


3.2. Il liberismo sessuale<br />

“Qui donc domine en ce pays<br />

sans moeurs, sans croyance,<br />

sans aucun sentiment…? L’or et<br />

le plaisir.”<br />

Honoré de Balzac<br />

<strong>Houellebecq</strong> in Extension afferma che “la sexualité est un système<br />

de hiérarchie sociale” 73 , in Les particules élémentaires constata “une<br />

consommation libi<strong>di</strong>nale de masse” e l’estensione progressiva del mercato<br />

della seduzione, insomma: l’analisi sociologica si fa analisi<br />

economica, nell’èra liberale anche la carica erotica è un capitale:<br />

“Décidément, me <strong>di</strong>sais-je, dans nos sociétés, le sexe représente bel et<br />

bien un second système de <strong>di</strong>fférenciation, tout à fait indépendant de<br />

l’argent… Tout comme le libéralisme économique sans frein, et pour<br />

des raisons analogues, le libéralisme sexuel produit des phénomènes<br />

de paupérisation absolue… En système sexuel parfaitement libéral,<br />

certains ont une vie érotique variée et excitante ; d’autres sont réduits<br />

à la masturbation et à la solitude… Le libéralisme sexuel, c’est<br />

l’extension du domaine de la lutte, son extension à tous les âges de la<br />

vie et à toutes les classes de la société” 74 .<br />

La riuscita sociale nella società capitalista non si esaurisce<br />

nell’affermazione professionale e nell’accumulo <strong>di</strong> capitale<br />

economico, bensì è completa solo se vi è conferma narcisista. Lo<br />

standard americano <strong>di</strong> aspetto fisico, <strong>di</strong>ffuso dai me<strong>di</strong>a, ha portato<br />

all’affermazione <strong>di</strong> ciò che <strong>Houellebecq</strong> chiama “système-Vénus”, cioè,<br />

un sistema basato sulla seduzione e <strong>il</strong> sesso. Questo sistema <strong>di</strong><br />

73 EXT, p.93<br />

74 ivi, p.100<br />

53


gerarchizzazione è secondo l’autore più brutale rispetto al cosiddetto<br />

“Mars”, basato sulla dominazione, i sol<strong>di</strong> e la paura, perchè più<br />

competitivo, spietato ed irreversib<strong>il</strong>e e perciò causa maggiore <strong>di</strong><br />

frustrazioni. Il problema della società occidentale è <strong>di</strong> essersi<br />

trasformata in una “società <strong>di</strong> mercato”, uno spazio nel quale tutti i<br />

rapporti umani sono dettati da un calcolo numerico basato su<br />

“l’attractivité, la nouveauté et le rapport qualité-prix” 75 ; questa logica della<br />

libera scelta, della flui<strong>di</strong>tà consumista vale anche per le relazioni<br />

amorose; a causa <strong>di</strong> ciò personaggi come Tisserand e Bruno sono in<br />

partenza fuori gioco e altri come <strong>Michel</strong> Djerzinski si chiamano fuori<br />

gioco volontariamente. L’uni<strong>di</strong>mensionalità della società occidentale,<br />

come ha spersonalizzato gli in<strong>di</strong>vidui attraverso un’etica della<br />

mob<strong>il</strong>ità e dell’adattab<strong>il</strong>ità, ha ridotto l’in<strong>di</strong>viduo contemporaneo al<br />

suo «valore <strong>di</strong> scambio» attraverso l’impero della flessib<strong>il</strong>ità<br />

emozionale e intellettuale, mandato a effetto dalla liberazione sessuale<br />

e dalle dottrine New Age.<br />

Il sistema capitalista ha portato a stab<strong>il</strong>ire una gerarchia precisa<br />

dello status sociale sulla base <strong>di</strong> due criteri numerici: <strong>il</strong> red<strong>di</strong>to annuo<br />

e le ore lavorative. Il sistema me<strong>di</strong>atico <strong>di</strong> importazione americana ha<br />

fissato i parametri per lo scambio sessuale: età – altezza – peso –<br />

misure fianchi-vita-seno per le donne; età – altezza – peso – misura<br />

del membro in erezione per gli uomini. Questo standard è stato prima<br />

sancito dall’industria pornografica e poi popolarizzato dalle riviste<br />

femmin<strong>il</strong>i 76 . In La possib<strong>il</strong>ité d’une île questo fenomeno e i suoi<br />

effetti regressivi sulla donna sono ben esemplificati dalle <strong>di</strong>gressioni<br />

<strong>di</strong> Isabelle, redattrice capo della rivista «Lolita» :<br />

75 INT, p.63<br />

76 Cfr. INT, pp.65-66<br />

54


“Ce que nous essayons de créer c’est une humanité factice, frivole,<br />

qui ne sera plus jamais accessible ni au sérieux, ni à l’humour, qui<br />

vivra jusqu’à sa mort dans une quête de plus en plus désespérée du<br />

fun et du sexe; une génération de kids définitifs.”;<br />

“Leur recette est très simple: strictement métrosexuel. La remise en<br />

forme, les soins de beauté, les tendances”;<br />

“De plus en plus les mères tendraient à copier leurs f<strong>il</strong>les. Il y a<br />

évidemment un certain ri<strong>di</strong>cule pour une femme de trente ans à<br />

acheter un magazine appelé Lolita; mais pas davantage un top<br />

moulant, ou un mini-short. Son pari c’était que le sentiment du<br />

ri<strong>di</strong>cule, qui avait été si vif chez les femmes, en particuliers chez les<br />

femmes françaises, allait peu à peu <strong>di</strong>sparaître au profit de la<br />

fascination pure pour une jeunesse sans limites” 77 .<br />

In Plateforme la sessualità mercificata arriva al suo parossismo<br />

col turismo sessuale. Il narratore ipotizza un’economia globale della<br />

sessualità partendo dalla constatazione che essa non è equamente<br />

<strong>di</strong>stribuita ed arriva a concepire, con Valérie et Jean-Yves, quadri del<br />

gruppo Aurora, un piano su larga scala affinchè una sessualità<br />

épanouie sia accessib<strong>il</strong>e anche agli «in<strong>di</strong>genti occidentali», agli<br />

uomini “oméga” come Bruno. Attraverso l’esempio <strong>di</strong> una star,<br />

pasticciando i «<strong>di</strong>scorsi contemporanei» e raggiungendo uno tra i<br />

migliori effetti tragi-comici, <strong>Michel</strong> espone la prima riflessione<br />

rispetto alla «globalizzazione»:<br />

“L’humanité entière tendait instinctivement vers le métissage,<br />

l’in<strong>di</strong>fférenciation généralisée; et elle le faisait en tout premier lieu à<br />

77 PÎ, pp.37, 39, 42<br />

55


travers ce moyen élémentaire qu’était la sexualité. Le seul, cependant,<br />

à avoir poussé le processus jusqu’à son terme était Michael Jackson:<br />

<strong>il</strong> n’était plus ni noir ni blanc, ni jeune ni vieux; <strong>il</strong> n’était même plus<br />

dans un sens, ni homme ni femme. Personne ne pouvait véritablement<br />

imaginer sa vie intime; ayant compris les catégories de l’humanité<br />

or<strong>di</strong>naire, <strong>il</strong> s’était ingénié à les dépasser” 78 .<br />

Per continuare:<br />

“D’un côté tu as plusieurs centaines des m<strong>il</strong>lions d’Occidentaux qui<br />

ont tout ce qu’<strong>il</strong>s veulent, sauf qu’<strong>il</strong>s n’arrivent plus à trouver de<br />

satisfaction sexuelle…et <strong>il</strong>s en sont malheureux jusqu’à l’os. De<br />

l’autre côté tu as plusieurs m<strong>il</strong>liards d’in<strong>di</strong>vidus qui n’ont rien, qui<br />

crèvent de faim, qui meurent jeunes, qui vivent dans des con<strong>di</strong>tions<br />

insalubres, et qui n’ont plus rien à vendre que leur corps, et leur<br />

sexualité intacte…C’est une situation d’échange idéale…Il n’y a<br />

aucun secteur économique qui puisse y être comparé” 79 .<br />

E se gli Occidentali non riescono più a fare l’amore è perché “<strong>il</strong><br />

narcisismo, <strong>il</strong> sentimento d’in<strong>di</strong>vidualità ed <strong>il</strong> culto della performance<br />

hanno stab<strong>il</strong>ito una <strong>di</strong>stanza invalicab<strong>il</strong>e dall’altro, ponendo <strong>il</strong><br />

soggetto in uno stato <strong>di</strong> “mancanza permanente”:<br />

“Trop hum<strong>il</strong>iée par son physique, elle refusait de se déshab<strong>il</strong>ler…<br />

Plusieurs fois, Bruno essaya de lui enlever son pantalon; elle se<br />

recroquev<strong>il</strong>lait, le repoussait sans un mot avec violence.” 80 .<br />

78 PLA, pp.227-228<br />

79 ivi, p.234<br />

80 PÉ, p.152<br />

56


3.2.1. Sesso e frustrazione<br />

“… jusqu’au fond du gouffre<br />

de l’absence d’amour… ”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

La liberazione sessuale, secondo <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>, ha ri<strong>di</strong>colizzato l’amore, la fedeltà, la de<strong>di</strong>zione ed <strong>il</strong><br />

pudore, che erano l’es<strong>senza</strong> della femmin<strong>il</strong>ità. “Le mariage d’amour” è<br />

stato soppiantato da “l’option hédoniste-libi<strong>di</strong>nale d’origine nord-<br />

américaine”, “l’anthropologie chrétienne” da quella materialista “beaucoup<br />

plus modeste dans ses recommandations éthiques” 81 , creando un clima<br />

generale <strong>di</strong> tipo «masch<strong>il</strong>e», cioè cinico e violento, depresso e<br />

masochista. La <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> un approccio femmin<strong>il</strong>e della vita è la<br />

causa dell’incapacità d’amare dell’umanità contemporanea,<br />

considerata da <strong>Houellebecq</strong> una generazione sacrificata:<br />

“Du point de vue amoureux Véronique appartenait, comme nous tous,<br />

à une génération sacrifiée. Elle avait certainement été capable<br />

d’amour; elle aurait souhaité en être encore capable… mais cela<br />

n’était plus possible. Phénomène rare, artificiel et tar<strong>di</strong>f, l’amour ne<br />

peut s’épanouir que dans des con<strong>di</strong>tions mentales spéciales, rarement<br />

réunies, en tous points opposées à la liberté de moeurs qui caractérise<br />

l’époque moderne” 82 .<br />

In Interventions <strong>Houellebecq</strong> afferma che, nella società<br />

occidentale contemporanea, lo scopo principale del rapporto sessuale<br />

e della ricerca <strong>di</strong> esso non è <strong>il</strong> piacere, ma la gratificazione narcisista,<br />

81 ivi, pp.69-70<br />

82 EXT, p.114<br />

57


cioè l’omaggio reso da partners desiderab<strong>il</strong>i alla propria eccellenza<br />

erotica: l’“ivresse narcissique de la conquête”.<br />

Con queste premesse la miseria sessuale descritta nei romanzi<br />

<strong>di</strong>venta un’evidenza. La sessualità, soprattutto nei primi due romanzi,<br />

è un succedersi <strong>di</strong> insuccessi; l’autore insiste proprio sull’um<strong>il</strong>iazione,<br />

sulla vergogna e sulla frustrazione legate al fallimento 83 . L’estetica <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> in campo sessuale è quella dello sv<strong>il</strong>imento: l’uomo è<br />

sempre mostrato nell’abiezione, prostrato a un desiderio logorante;<br />

nelle scènes de cul non c’è idealizzazione erotica, e tanto meno<br />

pornografia, ma solo l’evidenza della solitu<strong>di</strong>ne, della masturbazione<br />

o dell’impotenza, <strong>il</strong> contrario cioè “d’une glorieuse partie de plaisir” 84 :<br />

“Son propre sexe était retombé, flasque et ridé, sec; <strong>il</strong> n’avait pas<br />

insisté”;<br />

“Mon pénis était chaud, douloureux, gonflé.” 85 .<br />

Il sesso, nell’universo cupo <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, mercificato dai<br />

me<strong>di</strong>a e ridotto alla categoria beni-<strong>di</strong>-consumo, non è più un momento<br />

priv<strong>il</strong>egiato del piacere, dell’armonia e della comunicazione, bensì una<br />

falsa necessità, un desiderio indotto dalla società. Tutto ciò che vi è <strong>di</strong><br />

spontaneo, istintuale e naturale nella sessualità e <strong>di</strong> trascendentale<br />

nell’orgasmo è messo in pericolo dall’apparenza, dalla competizione e<br />

dai clichés <strong>di</strong> Hollywood, delle riviste femmin<strong>il</strong>i e della pornografia.<br />

<strong>Houellebecq</strong> descrive in modo esplicito l’attività sessuale, che sia un<br />

rapporto a due o a più persone, una masturbazione o un’erezione<br />

mancata, egli mantiene la stessa uniformità <strong>di</strong> tono <strong>di</strong> una brochure<br />

83 Cfr. INT, p. 46<br />

84 D. NOGUEZ, Un ton nouveau dans le roman, «Quinzaine littéraire» 655, 1 octobre 1994, p.11<br />

85 PÉ, pp.19, 198<br />

58


della Fnac: orgasmi ed eiaculazioni sono resi in tutta la<br />

meccanizzazione, la banalizzazione e la reificazione della società del<br />

consumo, presentati con la trasparenza e la chiarezza della logica<br />

“degli scaffali dell’ipermercato sociale”:<br />

“Bruno et Ru<strong>di</strong> pénétrèrent successivement Hannalore, cependant<br />

que celle-ci léchait le sexe de Christiane; puis <strong>il</strong>s échangèrent les<br />

positions des deux femmes. Hannelore effectua ensuite une fellation à<br />

Bruno. Elle avait un très beau corps, plantureux mais ferme,<br />

visiblement entretenu par la pratique sportive. En outre, elle suçait<br />

avec beaucoup de sensib<strong>il</strong>ité; très excité par la situation, Bruno jouit<br />

malheureusement un peu vite. Ru<strong>di</strong>, plus expérimenté, réussit à<br />

retenir son éjaculation pendant vingt minutes cependant<br />

qu’Hannelore et Christiane le suçaient de concert, entrecroisant<br />

amicalement leurs langues sur son gland, Hannelore proposa un<br />

verre de kirsch pour conclure la soirée.” 86 ;<br />

“Après le bain pris ensemble, je m’allongeai sur le matelas recouvert<br />

de mousse; je compris tout de suite que je n’aurais pas à regretter<br />

mon choix…Elle vint d’abord très doucement, par petites contractions<br />

sur le gland; puis elle descen<strong>di</strong>t de plusieurs centimètres en serrant<br />

plus nettement…Elle éclata de rire, contente de son pouvoir, puis<br />

continua à descendre, contractant les parois de son vagin par<br />

pressions fortes et lentes.” 87 ;<br />

“«…Que les hommes a<strong>il</strong>lent une bite ça les femmes le savent, elles ne<br />

le savent même que trop, depuis que les hommes sont réduits au statut<br />

d’objet sexuel elles sont littéralement obsédées par leurs bites; mais<br />

lorsqu’elles font l’amour elles oublient, neuf fois sur <strong>di</strong>x, que les<br />

cou<strong>il</strong>les sont une zone sensible. Que ce soit pour une masturbation,<br />

une pénétration ou une pipe, <strong>il</strong> faut, de temps en temps, poser sa main<br />

86 ivi, p.218<br />

87 PLA, pp.50-51<br />

59


sur les cou<strong>il</strong>les de l’homme, soit pour une effleurement, une caresse,<br />

soit pour une pression plus forte, tu t’en rends compte suivant qu’elles<br />

sont plus ou moins dures. Vo<strong>il</strong>à, c’est tout.»;<br />

“«Open the door…» <strong>di</strong>t-elle en frottant <strong>di</strong>straitement ses fesses contre<br />

ma bite. J’obéis, mais à peine dans l’entrée je me collai de nouveau<br />

contre elle; elle s’agenou<strong>il</strong>la sur un petit tapis à proximité, posant ses<br />

mains sur le sol. J’ouvris ma braguette et la pénétrai, mais<br />

malheureusement le trajet en voiture m’avait tellement excité que je<br />

jouis presque tout de suite.” 88 .<br />

La mise à plat della narrazione durante le scene <strong>di</strong> sesso (meccanico)<br />

non è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una standar<strong>di</strong>zzazione <strong>di</strong> “scène de cul” creata ad arte<br />

– “postmoderna” – per lettori onanisti, come sostiene Franc<br />

Schuerewegen; bensì uno sguardo clinico sul malandato sesso<br />

contemporaneo «retoricizzato» dallo standard me<strong>di</strong>atico e<br />

funzionalizzato dalla logica post-industriale 89 . Il momento finale del<br />

go<strong>di</strong>mento non ha <strong>il</strong> fine <strong>di</strong> “combler une attente, c’est-à-<strong>di</strong>re d’exciter les<br />

appetits sexuels du lecteur masculin” 90 , dato che <strong>Houellebecq</strong> non è un<br />

Emmanuelle Arsan, cioè un cliché letterario <strong>di</strong> “conformismo<br />

pornografico”, come sostiene Schuerewegen. L’intenzione <strong>di</strong>etro le<br />

scene <strong>di</strong> sesso in <strong>Houellebecq</strong> è critica: <strong>il</strong> loro fine è la <strong>di</strong>mostrazione<br />

oggettiva dello sv<strong>il</strong>imento dell’orgasmo, abbassato al rango <strong>di</strong> bene<br />

consumab<strong>il</strong>e come una «bella Heineken ghiacciata»:<br />

88 PÎ, pp.34, 194<br />

89 Cfr. F. SCHUEREWEGEN, Scènes de cul, pp. 91-98, in <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, stu<strong>di</strong> riuniti da<br />

Sabine VAN WESEMAEL, CRIN 43 Amsterdam – New York Rodopi 2004<br />

90 F. SCHUEREWEGEN, cit. p.92<br />

60


“Il ne s’était pas masturbé depuis <strong>di</strong>manche; c’était probablement<br />

une erreur. Dernier mythe de L’Occident, le sexe était une chose à<br />

faire; une chose possible, une chose à faire.” 91 .<br />

L’insistenza, la ripetizione ossessiva degli atti sessuali ha come scopo<br />

<strong>di</strong> smascherare la falsità del mito occidentale del Grande Orgasmo 92<br />

puntando <strong>il</strong> <strong>di</strong>to contro i fantasmi della meccanicità, dell’um<strong>il</strong>iazione,<br />

della masturbazione e dell’impotenza:<br />

“Lieu priv<strong>il</strong>égié de liberté sexuelle et d’expression du désir, le Lieu<br />

du Changement devait naturellement, plus que tout autre, devenir un<br />

lieu de dépression et d’amertume. A<strong>di</strong>eu les membres humains<br />

s’entrelaçant dans la clairière, sous la pleine lune! A<strong>di</strong>eu les<br />

célébrations quasi <strong>di</strong>onysiaques des corps recouverts d’hu<strong>il</strong>e, sous le<br />

sole<strong>il</strong> de mi<strong>di</strong>! Ainsi radotaient les quadragénaires, observant leurs<br />

bites flapies et leurs bourrelets a<strong>di</strong>peux.” 93 .<br />

“c’était dans le cas où ma bite allait mal, me paraissait ressembler à<br />

un petit appen<strong>di</strong>ce exigeant, inut<strong>il</strong>e, qui sentait le fromage” 94 ;<br />

“À mes côtés, Tisserand tremblait sans arrêt; j’avais l’impression de<br />

sentir le sperme pourri qui remontait dans son sexe” 95 ;<br />

“Il finissait par céder, sortait son sexe. Elle le suçait rapidement, un<br />

peu trop fort; <strong>il</strong> éjaculait dans sa bouche.” 96 .<br />

L’ossessione della sessualità e la masturbazione <strong>di</strong>ventano le<br />

conseguenze logiche del materialismo e dell’in<strong>di</strong>vidualismo.<br />

91 PÉ, pp.107, 132<br />

92 J. ABECASSIS, The eclipse of desire: l’Affaire <strong>Houellebecq</strong>, Modern Language Notes 115,<br />

2000<br />

93 PÉ, p.107<br />

94 PLA, p.23<br />

95 EXT, p.119<br />

96 PÉ, p.152<br />

61


L’oggettività e l’insistenza con le quali è descritta la sessualità sono<br />

una denuncia violenta della decadenza provocata dal consumismo e<br />

dall’in<strong>di</strong>vidualismo:<br />

“Il ôta rapidement son tee-shirt, s’en recouvrit les flancs, bascula sur<br />

le côté et sortit son sexe. Avec un ensemble parfait, les minettes<br />

roulèrent leurs ma<strong>il</strong>lots vers le bas pour se faire bronzer les seins.<br />

Avant même d’avoir eu le temps de se toucher, Bruno déchargea<br />

violemment dans son tee-shirt. Il laissa échapper un gémissement,<br />

s’abattit sur le sable. C’était fait.”;<br />

“Bruno posa le sac plastique, sortit son sexe et recommença à se<br />

masturber. Il éjacula très vite, au moment où la femme pénétrait dans<br />

l’eau chaude.” 97 .<br />

Di nuovo Marcuse prima <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> aveva notato come<br />

l’introduzione della tecnologia e della meccanizzazione della società<br />

snaturi l’erotismo, privandolo dell’energia liberatoria della libido 98 . Se<br />

le componenti libi<strong>di</strong>nali sono estese all’ambito merce-produzione-<br />

scambio, <strong>il</strong> potere anti-repressivo dell’erotismo è annullato dal suo<br />

inserimento nella logica «liberal-<strong>di</strong>sciplinante» delle democrazie<br />

occidentali. In <strong>Houellebecq</strong>, la causa prima nelle analisi <strong>di</strong> costume è<br />

in<strong>di</strong>cata nella liberazione sessuale e nello sconvolgimento dei valori<br />

tra<strong>di</strong>zionali a essa seguito. L’esito ultimo <strong>di</strong> questa rivoluzione<br />

morale, sociale ed economica sono le relazioni <strong>di</strong>sastrose e impossib<strong>il</strong>i<br />

dell’uomo houellebecquiano. L’autore interpreta la sessualità come<br />

una nuova forma <strong>di</strong> alienazione, in quanto nella società edonistica la<br />

97 ivi, pp. 133, 135<br />

98 Cfr. J. VESTERBERG, Op. cit.; H. MARCUSE, Op. cit.; H. MARCUSE, Eros e civ<strong>il</strong>tà, Torino<br />

Einau<strong>di</strong> 1982<br />

62


sessualità è vissuta come una necessità 99 . L’uomo sessualmente<br />

frustrato è l’uomo solo a cui manca l’amore <strong>di</strong> una donna, al «margine<br />

sociale della socialità»:<br />

“La première fois <strong>il</strong> ressentit une sensation de froid, de gel insi<strong>di</strong>eux;<br />

quelques heures après avoir terminé Le Procès <strong>il</strong> se sentait encore<br />

engour<strong>di</strong>, cotonneux. Il sut immé<strong>di</strong>atement que cet univers ralenti,<br />

marqué par la honte, où les êtres se croisent dans un vide sidéral,<br />

sans qu’aucun rapport entre eux n’apparaisse jamais possible,<br />

correspondait exactement à son univers mental. L’univers était lent et<br />

froid. Il y avait cependant une chose chaude, que les femmes avaient<br />

entre les jambes; mais cette chose, <strong>il</strong> n’y avait pas accès.” 100 ;<br />

“C’est foutu depuis longtemps, depuis l’origine. Tu ne représenteras<br />

jamais, Raphaël, un rêve érotique de jeune f<strong>il</strong>le… Tu resteras toujours<br />

orphelin de ces amours adolescentes que tu n’as pas connues. En toi,<br />

la blessure est déjà douloureuse; elle le deviendra de plus en plus.<br />

Une amertume atroce, sans rémission, finira par emplir ton coeur” 101 ;<br />

“De temps en temps son regard se met à flotter sur moi, derrière ses<br />

lunettes. Il donne l’impression d’être ensorcelé. Je connais cela: j’ai<br />

ressenti la même <strong>il</strong> y deux ans, juste après ma séparation d’avec<br />

Véronique. Vous avez l’impression que vous pouvez vous rouler par<br />

terre, vous ta<strong>il</strong>lader les veines à coups de rasoir ou vous masturber<br />

dans le métro, personne n’y prêtera attention; personne ne fera un<br />

geste. Comme si vous étiez protégé du monde par une pellicule<br />

transparente, inviolable, parfaite. D’a<strong>il</strong>leurs Tisserand me l’a <strong>di</strong>t<br />

l’autre jour (<strong>il</strong> avait bu): «J’ai l’impression d’être une cuisse de<br />

poulet sous cellophane dans un rayon de supermarché.».” 102 .<br />

99 Cfr. ivi<br />

100 PÉ, pp.60-61<br />

101 EXT, p.117<br />

102 ivi, pp.98-99<br />

63


L’as<strong>senza</strong> d’amore o l’incapacità d’amare creano i fantasmi del<br />

desiderio, non la realtà del piacere. In Extension, <strong>il</strong> narratore non è<br />

così propenso alla masturbazione quanto Bruno, nei momenti <strong>di</strong><br />

frustrazione sessuale, egli vomita. Durante le festa nell’incipit del<br />

romanzo, festa dello spogliarello inaperçu, segno dell’as<strong>senza</strong> <strong>di</strong><br />

società secondo Pro<strong>di</strong>guis 103 , <strong>il</strong> narratore ubriaco si addormenta e<br />

sogna una collega attraente:<br />

“En me réve<strong>il</strong>lant, je me suis rendu compte que j’avais vomi sur la<br />

moquette.”;<br />

in <strong>di</strong>scoteca con Tisserand:<br />

“Je commençais à avoir envie de vomir, et je bandais; ça n’allait plus<br />

du tout. J’ai <strong>di</strong>t: «Excuse-moi un instant…» et j’ai traversé la<br />

<strong>di</strong>scothèque en <strong>di</strong>rection des to<strong>il</strong>ettes. Une fois enfermé j’ai mis deux<br />

doigts dans ma gorge, mais la quantité des vomissures s’est avérée<br />

faible et décevante. Puis je me suis masturbé, avec un me<strong>il</strong>leur<br />

succès: au début je pensais un peu à Véronique, bien sûr, mais je me<br />

suis concentré sur les vagins en général, et ça s’est calmé.<br />

L’éjaculation survint au bout de deux minutes; elle m’apporta<br />

confiance et certitude.” 104 .<br />

Il vomissement è <strong>il</strong> simbolo del dolore anche fisico che la frustrazione<br />

sessuale provoca all’uomo contemporaneo, <strong>Houellebecq</strong> in Les<br />

particules precisa:<br />

103 Cfr. L. PRODIGUIS, De l’autre côté du brou<strong>il</strong>lard., pp. 51-78<br />

104 EXT, pp.7, 113<br />

64


“La frustration sexuelle crée chez l’homme une angoisse qui se<br />

manifeste par une crispation violente, localisée au niveau de<br />

l’estomac; le sperme semble remonter vers le bas-ventre, lancer des<br />

tentacules en <strong>di</strong>rection de la poitrine. L’organe lui-même est<br />

douloureux, chaud en permanence, légèrement suintant.” 105 .<br />

Diffic<strong>il</strong>e immaginare qualcosa <strong>di</strong> meno erotico, pornografico od<br />

esibizionista della scrittura del sesso in <strong>Houellebecq</strong>; <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

soprattutto accettare che qualcuno scriva <strong>di</strong> questa miseria e <strong>di</strong> questo<br />

squallore con tanta nonchalance.<br />

105 PÉ, p.132<br />

65


3.3. Il sentimento della fine<br />

“Allongé sur son matelas<br />

Bultex, <strong>il</strong> s’exerçait sans succès<br />

à l’impermanence”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

Nei capitoli precedenti sono state commiserate le spoglie della<br />

personalità, della socialità e della sessualità; in questo si evincerà tutto<br />

<strong>il</strong> senso, la pregnanza <strong>di</strong> significato e l’ineluttab<strong>il</strong>ità della fine <strong>di</strong> un<br />

capitolo sbagliato nella storia dell’essere umano. Un periodo buio per<br />

l’umanità, nel quale l’as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> luce trascendentale non promette<br />

riscatto dalla pulsionalità e dalla trivialità.<br />

Ph<strong>il</strong>ippe Muray, in un articolo pubblicato in «L’atelier du<br />

roman», ha definito l’atmosfera <strong>di</strong> Les particules élémentaires,<br />

parafrasando <strong>il</strong> romanzo stesso, come l’atmosfera del en tout en<br />

apercevoir la fin. Questa definizione <strong>di</strong> sentimento della fine, <strong>di</strong><br />

coscienza dell’impermanenza, può essere ut<strong>il</strong>izzata per riassumere<br />

tutta l’opera romanzesca <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>. In effetti, vi è una vera e<br />

propria hantise della fine nelle atmosfere evocate e in tutti i<br />

protagonisti; tutto sembra sospeso, in b<strong>il</strong>ico tra due ère, in attesa della<br />

caduta finale nell’abisso.<br />

L’opera romanzesca <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> si presenta come<br />

un’insistente denuncia <strong>di</strong> un’epoca che non vuole prender coscienza <strong>di</strong><br />

ciò che <strong>di</strong>stingue l’uomo dall’animale: la coscienza della morte 1 . È<br />

un’epoca che rifiuta l’uomo per quello che è e che <strong>di</strong>ssolve “le<br />

sentiment tragique de la mort dans la sensation plus générale et plus flasque du<br />

vie<strong>il</strong>lissement” 2 .<br />

1 Cfr. D. WETTERWALD, <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, un écrivain avant tout!, «L’atelier du roman»<br />

décembre 1999<br />

2 PÉ, p.121<br />

66


Djerzinski e Annabelle <strong>di</strong>ventano <strong>il</strong> simbolo della luci<strong>di</strong>tà e del<br />

<strong>di</strong>sincanto <strong>di</strong> un’opera che parla dell’uomo e della sua corsa<br />

scelleratamente euforica verso la catastrofe 3 :<br />

“Ils étaient tristes, parfois, mais surtout <strong>il</strong>s étaient graves. Ils savaient<br />

l’un comme l’autre qu’<strong>il</strong>s vivaient leur dernière véritable relation<br />

humaine, et cette sensation donnait quelque chose de déchirant à<br />

chacune de leurs minutes. Ils éprouvaient l’un pour l’autre un grand<br />

respect et une immense pitié. Certains jours pourtant, pris dans la<br />

grâce d’une magie imprévue, <strong>il</strong>s traversaient des moments d’air frais,<br />

de grand sole<strong>il</strong> tonique, mais le plus souvent <strong>il</strong>s sentaient qu’une<br />

ombre grise s’étendait en eux, sur la terre qui les portait, et en tout <strong>il</strong>s<br />

apercevaient la fin” 4 .<br />

<strong>Houellebecq</strong> svela la morte imminente che si nasconde <strong>di</strong>etro ogni<br />

cosa, ogni sentimento ed ogni corpo. Racconta l’usura del tempo e,<br />

come <strong>Michel</strong> Djerzinski nel suo romanzo, “<strong>il</strong> ne pouvait pas supporter la<br />

dégradation naturelle des objets, leur bris, leur usure”. La nozione della<br />

morte fisica e spirituale è insopportab<strong>il</strong>e all’uomo houellebecquiano.<br />

Per spiegare questa coscienza tragica che è all’interno dei romanzi <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> – tragica perché vive nelle contrad<strong>di</strong>zione della vita e<br />

dell’abisso, d<strong>il</strong>aniato tra l’aspirazione ad un eternità impossib<strong>il</strong>e e <strong>il</strong><br />

suo stato mortale –, Muray usa la figura del corto-circuito: la cosa e la<br />

sua propria morte coesistono come in un corto-circuito. Ed è proprio<br />

in questo corto-circuito, a livello storico, che si situa l’universo<br />

<strong>di</strong>egetico <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>:<br />

3 P. MURAY, Et en tout en apercevoir la fin, «L’atelier du roman» décembre 1999, pp.23-32<br />

4 PÉ, p. 239<br />

67


“Pour l’Occidental contemporain, même lorsqu’<strong>il</strong> est bien portant, la<br />

pensée de la mort constitue une sorte de bruit de fond qui vient<br />

emplir son cerveau dès que les projets et les désirs s’estompent. L’âge<br />

venant, la présence de ce bruit se fait de plus en plus envahissante, on<br />

peut le comparer à un ronflement sourd, parfois accompagné d’un<br />

grincement. À d’autres époques, le bruit de fond était constitué par<br />

l’attente du royaume du Seigneur; aujourd’hui, <strong>il</strong> est constitué par<br />

l’attente de la mort.” 5 .<br />

Com’è stato visto nel capitolo 3.1, la <strong>di</strong>ssoluzione dei legami<br />

sociali tra<strong>di</strong>zionali, la fede, la famiglia e la coppia si pone come un<br />

punto <strong>di</strong> non ritorno per la coscienza tragica: <strong>il</strong> senso della<br />

separazione arriva al suo parossismo in un’epoca storica che vede<br />

<strong>di</strong>ssolversi <strong>il</strong> senso della comunità e dell’universo <strong>di</strong>etro<br />

l’in<strong>di</strong>vidualismo narcisista e <strong>il</strong> materialismo imperante. Sono proprio<br />

la consapevolezza e la tensione metafisica del sentire la separazione<br />

che permetteno all’uomo houellebecquiano <strong>di</strong> percepire la fine <strong>di</strong><br />

tutto.<br />

Il clima <strong>di</strong> catastrofe e apocalisse è un’evidenza in Les particules<br />

e in La possib<strong>il</strong>ité; esse infatti altro non sono che due récits sulla fine<br />

del <strong>mondo</strong>. Nel prologo <strong>di</strong> Les particules élémentaires leggiamo:<br />

“Cette troisième mutation métaphysique qui devait ouvrir une période<br />

nouvelle dans l’histoire du monde… Aujourd’hui / Pour la première<br />

fois / Nous pouvons retracer la fin de l’ancien règne”;<br />

nell’ep<strong>il</strong>ogo:<br />

5 ivi, p.82<br />

68


“Leur extinction semble à présent inéluctable”,<br />

“Cette espèce qui sut envisager la possib<strong>il</strong>ité de son propre<br />

dépassement; et qui sut mettre ce dépassement en pratique”,<br />

“Ses derniers représentants vont s’éteindre”;<br />

Les particules élémentaires, come libro nella <strong>di</strong>egesi, si pone come<br />

l’ultimo omaggio della nuova specie <strong>di</strong> cloni all’uomo.<br />

Nella prefazione autoriale <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île leggiamo:<br />

“Je suis dans une cabine téléphonique, après la fin du monde”;<br />

più oltre nel libro:<br />

“Je ne ferais d’a<strong>il</strong>leurs qu’accélérer, en la conceptualisant, une<br />

évolution historique inéluctable…Alors <strong>di</strong>sparaîtrait l’espèce, sous sa<br />

forme actuelle; alors apparaîtrait quelque chose de <strong>di</strong>fférent”.<br />

Anche in Interventions tornano, dolorosamente, le immagini della<br />

fine e del ritorno al nulla:<br />

“J’ai pensé à la course des planètes après la fin de toute vie, dans un<br />

univers de plus en plus froid, marqué par l’extinction progressive des<br />

éto<strong>il</strong>es; et les mots de «chaleur humaine» m’ont presque fait pleurer” 6<br />

;<br />

tutta l’opera dello scrittore è pervasa da un’intangib<strong>il</strong>e e fredda luce<br />

apocalittica, nella quale tutti i personaggi sono posseduti da<br />

6 INT, p.84<br />

69


un’irrefrenab<strong>il</strong>e accelerazione verso la catastrofe, in una volontà <strong>di</strong><br />

annientamento della sofferenza.<br />

Questa sofferenza in <strong>Houellebecq</strong> ha le sembianze del desiderio,<br />

e, infatti, sia Les particules élémentaires che La possib<strong>il</strong>ité d’une île<br />

mettono fine alla “comé<strong>di</strong>e de l’amour physique” 7 , raccontando <strong>il</strong><br />

parossismo del desiderio e la sua fine. Marek Bieńczyk ha parlato <strong>di</strong><br />

“apocalisse del desiderio” 8 : un’apocalisse al contrario che consiste in<br />

un graduale riflusso, in una sparizione, in un’autolimitazione del<br />

desiderio. Le masturbazioni meccaniche e meto<strong>di</strong>che, affrontate nel<br />

capitolo precedente, mimano la stagnazione del desiderio e<br />

rappresentano la tappa interme<strong>di</strong>a tra un desiderio ancora performante<br />

e la sua eclissi totale 9 .<br />

Personaggio emblematico del parossismo del desiderio e della<br />

pulsione <strong>di</strong> morte che caratterizzano le parole, i gesti, le azioni dei<br />

personaggi in <strong>Houellebecq</strong>, è Daniel. La sua vita, come ammette egli<br />

stesso, ricordando i versi baudelairiani <strong>di</strong> La Mort des pauvres, è stata<br />

un’inesorab<strong>il</strong>e accelerazione verso la morte 10 . Questa accelerazione<br />

giunge alla sua ultima corsa all’arrivo del desiderio inappagato:<br />

“Le départ d’Esther n’avait pas été une transition douloureuse, mais<br />

une fin absolue” 11 ;<br />

in Daniel vi è l’ass<strong>il</strong>lo <strong>di</strong> un desiderio che si riconosce come<br />

mortifero, ed è questo che fa la particolarità <strong>di</strong> questa figura:<br />

7 PÉ, p.144<br />

8 M. BIEŃCZYK, Sur quelques éléments (particuliers) de l’art romanesque, cit. p.36<br />

9 Ibidem<br />

10 Cfr. PÎ, p.409<br />

11 ivi, p.422<br />

70


“Elle avait été mon bonheur, mais elle avait été aussi, et comme je le<br />

pressentais dès le début, ma mort; cette prémonition ne m’avait du<br />

reste nullement fait hésiter, tant <strong>il</strong> est vrai qu’on doit rencontrer sa<br />

propre mort, la voir au moins une fois en face, que chacun d’entre<br />

nous, au fond de lui-même, le sait, et qu’<strong>il</strong> est à tout prendre<br />

préférable que cette mort, plutôt que celui, habituel, de l’ennui et de<br />

l’usure, ait par extraor<strong>di</strong>naire le visage du plaisir” 12 .<br />

Questo concetto, così pavesiano, così «thomasmanniano», <strong>di</strong> unione<br />

paradossale tra morte, amore e piacere segna la <strong>di</strong>stanza tra la<br />

coscienza tragica <strong>di</strong> Daniel e le altre figure houellebecquiane. Daniel<br />

sa che <strong>il</strong> suo amore con Esther è imperfetto, ma vi è comunque una<br />

ricerca spasmo<strong>di</strong>ca del desiderio perché Daniel è attratto dall’abisso.<br />

Christiane non è consapevole che la sua frenesia sessuale è in verità<br />

una corsa verso la morte; ella, ingenuamente, ritiene <strong>il</strong> desiderio<br />

vitale, positivo. <strong>Michel</strong> Djerzinski è, sì, consapevole dell’imminente<br />

rovina, e come Daniel la solleciterà, ma non è attraversato da nessuna<br />

passione, non prova dolore alcuno mentre recita l’atto <strong>di</strong> morte<br />

dell’uomo. Djerzinski non è umano, è colui che ha saputo superare<br />

l’uomo; è pura intellettualità. Daniel è, invece, profondamente umano,<br />

e, quin<strong>di</strong>, profondamente tragico.<br />

Il presagio <strong>di</strong> morte è iscritto non solo nella solitu<strong>di</strong>ne della vita<br />

e nella per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> fede dell’uomo o come <strong>di</strong>rebbe <strong>Houellebecq</strong>,<br />

“nell’universo mentale della separazione”, ma è anche iscritto nella<br />

carne stessa dell’uomo, nei suoi organi, nella deteriorab<strong>il</strong>ità delle sue<br />

cellule. La scrittura del corpo nei romanzi stu<strong>di</strong>ati è una scrittura<br />

autoptica, oggettiva, vera e, perciò, crudele. Il corpo è <strong>il</strong> frag<strong>il</strong>e rifugio<br />

12 ivi, p.423<br />

71


della vita inconsistente dell’uomo, descritto, la maggior parte delle<br />

volte, nella sua precarietà, sempre in b<strong>il</strong>ico tra la vita e la morte, tra la<br />

pienezza e la mut<strong>il</strong>azione, tra <strong>il</strong> piacere e <strong>il</strong> dolore. In queste autopsie<br />

<strong>Houellebecq</strong> sembra ricordare la lezione <strong>di</strong> Lovecraft: le sue<br />

descrizioni <strong>di</strong> un corpo che decade o del corpo mut<strong>il</strong>ato mirano al<br />

“terrore oggettivo”. L’organismo umano è inoltre la macabra culla <strong>di</strong><br />

malattie e <strong>di</strong> sofferenze fisiche e mentali:<br />

“La balle fera exploser mes chairs, mes souffrances physiques seront<br />

considérables; au bout du compte mon visage sera mut<strong>il</strong>é; peut-être<br />

l’oe<strong>il</strong> explosera-t-<strong>il</strong> aussi, auquel cas je serai mut<strong>il</strong>é et borgne;<br />

dorénavant, j’inspirérai de la répugnance aux autres hommes” 13 ;<br />

“Pourtant à l’intérieur de son corps les cellules se mettaient à<br />

proliférer n’importe comment, à detruire le code génétique des<br />

cellules avoisinantes, à sécreter des toxines” 14 .<br />

Inoltre, <strong>il</strong> corpo che invecchia non è una categoria ammissib<strong>il</strong>e<br />

nel pensiero narcisista e consumista. I corpi appassiti <strong>di</strong> Bruno,<br />

Christiane, Daniel e Isabelle non sono accettab<strong>il</strong>i dalla società del<br />

consumo governata da quella perversione del vitalismo e del<br />

materialismo, che è <strong>il</strong> giovan<strong>il</strong>ismo 15 . Questo relega nel vuoto<br />

dell’«inconsumab<strong>il</strong>e» i calvi, i panciuti, gli organi sessuali molli e<br />

pendenti, i fianchi a<strong>di</strong>posi: i vecchi 16 . Questa mise à côté è un’ulteriore<br />

esasperazione della sofferenza:<br />

13 EXT, p.148<br />

14 PÉ, pp.81-82<br />

15 Cfr. D. TILLNAC, Vies parallèles, «L’atelier du roman», décembre 2002, pp.40-42<br />

16 Ibidem<br />

72


“Plus je vie<strong>il</strong>lis plus je deviens angoissé et sensible, plus les signes de<br />

rejet et de mépris me font souffrir.” 17 ;<br />

“Il subsiste sans doute chez certains un noyau non av<strong>il</strong>i, un noyau<br />

d’être, mais que pèse ce résidu, face à l’usure générale du corps?”<br />

Il suici<strong>di</strong>o, la corsa verso la morte appaiono allora perfettamente<br />

razionali in un <strong>mondo</strong> nel quale <strong>il</strong> valore umano si misura sul corpo e<br />

l’apparenza fisica 18 .<br />

I romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, oltre a perpetrare la denuncia contro la<br />

nostra epoca, lanciano anche un appello in favore <strong>di</strong> “une mutation qui<br />

restaurerait de manière cré<strong>di</strong>ble le sens de la collectivité, de la permanence et du<br />

sacré” 19 . Il destino tragico che si delinea da questo universo induce a<br />

pensare <strong>il</strong> cambiamento, induce a prendere coscienza che si ha<br />

bisogno del cambiamento. Il sentimento della fine, della catastrofe<br />

imminente possiede un côté «positivo», l’umanità non può continuare<br />

a vivere in as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> valori morali, <strong>di</strong>sgiunta dal proprio spirito:<br />

“Il ne demandait plus rien, <strong>il</strong> ne cherchait plus rien, <strong>il</strong> n’était plus<br />

nulle part; lentement et par degrés son ésprit montait vers le royaume<br />

du non-être, vers la pure extase de la non-présence au monde. Pour la<br />

première fois depuis l’âge de treize ans, Bruno se sentit presque<br />

heureux.” 20 .<br />

Questa sete <strong>di</strong> annientamento nel non-essere, in un innalzamento a<br />

pura spiritualità, sarà analizzata nel capitolo seguente.<br />

17 PÉ, p.60<br />

18 Cfr. J. VESTERBERG, Op. cit.<br />

19 PÉ, p.314<br />

20 ivi, p.131<br />

73


3.4. Separazione e fusione<br />

“Il <strong>mondo</strong> della vita <strong>di</strong>vina è un<br />

<strong>mondo</strong> <strong>di</strong> perfezione androgina”<br />

Élémire Zolla<br />

In Approches du désarroi, in particolare in Le monde comme<br />

supermarché et dérision 21 , <strong>Houellebecq</strong> situa l’irruzione del tragico<br />

nella vita dell’uomo contemporaneo nel momento <strong>di</strong> quella “brutale<br />

inversione psicologica” nella quale lo humour non riesce più ad essere<br />

percepito come <strong>di</strong>vertente 22 . Il malessere, l’inquietu<strong>di</strong>ne e lo<br />

smarrimento prodotti dall’inversione psicologica traducono “la<br />

comparsa nell’in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> un irriducib<strong>il</strong>e desiderio <strong>di</strong> eternità”. È<br />

questa “nostalgia <strong>di</strong> essere” che avvolge <strong>di</strong> quell’aura dolorosa i<br />

romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> e che ne fa <strong>il</strong> loro valore. Da questo capitolo<br />

si evincerà come l’analisi sociologica sia secondaria, sia solo un<br />

me<strong>di</strong>um per lo svolgersi <strong>romanzesco</strong> della visione del <strong>mondo</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> e come <strong>il</strong> nucleo centrale della sua Weltanschaung sia<br />

più <strong>il</strong> suo ressort esistenziale e spirituale che quello socio-teorico.<br />

La religione nel passato, attraverso i riti, le regole, le cerimonie,<br />

garantiva unità ed un universo <strong>di</strong> valori alla comunità. Nel momento<br />

in cui non si crede più alla vita eterna, in seguito all’egemonia della<br />

certezza razionale, non vi è più religione possib<strong>il</strong>e e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

società 23 . Ve<strong>di</strong>amo come <strong>Houellebecq</strong> affronta questa impasse tragica<br />

e come affronta <strong>il</strong> problema dell’atomizzazione della comunità <strong>senza</strong><br />

valori trascendentali.<br />

21 INT, pp.71-77<br />

22 Ve<strong>di</strong> capitolo 2.3.<br />

23 Cfr. PÉ, pp.257-258<br />

75


3.4.1. La donna e l’amore<br />

“Non, décidément, je ne<br />

m’exagérais l’importance de la<br />

femme. Et puis,<br />

l’accouplement…l’évidence<br />

géométrique.”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

Nel <strong>di</strong>scorso negativo che <strong>Houellebecq</strong> sv<strong>il</strong>uppa lungo <strong>il</strong> suo<br />

percorso <strong>romanzesco</strong>, bagliori <strong>di</strong> speranza, momenti <strong>di</strong> soulagement<br />

affettivo, fisico ed esistenziale vengono a capovolgere, in improvvisi<br />

momenti <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oso apaisement, una visione del <strong>mondo</strong> inscritta nella<br />

sofferenza. Nei nostri tempi “malheureux et troublés” da cui sono<br />

scomparsi i sentimenti “d’amour, de tendresse et de fraternité humaine” 24 , a<br />

volte, un miracolo è ancora possib<strong>il</strong>e:<br />

“Au m<strong>il</strong>ieu de la grande barbarie naturelle, les êtres humains ont<br />

parfois (rarement) pu créer de petites places irra<strong>di</strong>ées par l’amour.<br />

De petits espaces clos, réservés, où régnaient l’intersubjectivité et<br />

l’amour” 25 .<br />

L’amore – in tutte le sue forme – è <strong>il</strong> grande assente e <strong>il</strong> grande<br />

agognato nella vita dell’umanità descritta da <strong>Houellebecq</strong>. Secondo<br />

quest’ultimo <strong>il</strong> mistero dell’armonia cosmica è custo<strong>di</strong>to dalla donna,<br />

nella sua es<strong>senza</strong> femminina, fisica e psichica. La donna, a <strong>di</strong>fferenza<br />

dell’uomo, per natura egoista, competitivo e violento, può ancora<br />

essere capace d’amore, <strong>di</strong> compassione e <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione:<br />

24 ivi, p.7<br />

25 ivi, pp.87-88<br />

76


“Elle (Valérie) faisait partie de ces êtres qui sont capables de dé<strong>di</strong>er<br />

leur vie au bonheur de quelqu’un, d’en faire très <strong>di</strong>rectement leur but.<br />

Ce phénomène est un mystère. En lui résident le bonheur, la simplicité<br />

et la joie ; mais je ne sais toujours pas comment, ni pourquoi, <strong>il</strong> peut<br />

se produire” 26 ;<br />

“Des êtres humains qui trava<strong>il</strong>lent toute leur vie, et qui trava<strong>il</strong>lent<br />

dur, uniquement par dévouement et par amour; qui donnaient<br />

littéralement leur vie aux autres dans un esprit de dévouement et<br />

d’amour; qui n’avaient cependant nullement l’impression de se<br />

sacrifier; qui n’envisageaient en réalité d’autre manière de vivre que<br />

de donner leur vie aux autres dans un esprit de dévouement et<br />

d’amour. En pratique, ces êtres humains étaient généralement des<br />

femmes.”;<br />

“Cependant <strong>il</strong> savait également, malgré le sang et la souffrance,<br />

qu’Annabelle resterait à ses côtés, et l’envelopperait éternellement de<br />

son amour” 27 .<br />

Il sentimento amoroso dà l’euforia della potenzialità; <strong>il</strong> senso <strong>di</strong><br />

paralisi e <strong>di</strong> impossib<strong>il</strong>ità abbandona, per qualche tempo, gli sfortunati<br />

eroi houellebecquiani. Ciò che rende la vita più sopportab<strong>il</strong>e è<br />

l’instaurarsi <strong>di</strong> un legame autentico, vissuto come la salubre via <strong>di</strong><br />

fuga da una realtà ost<strong>il</strong>e:<br />

“Ainsi Bruno, cette nuit-là, raconta-t-<strong>il</strong> à Christiane certaines choses<br />

qu’<strong>il</strong> n’avait jamais racontées à personne…Il lui parla de son<br />

enfance, de la mort de sa grand-mère et des hum<strong>il</strong>iations à l’internat<br />

des garçons. Il lui raconta son adolescence et les masturbations dans<br />

le train, à quelques mètres des jeunes f<strong>il</strong>les; <strong>il</strong> lui raconta les étés<br />

26 PLA, p.349<br />

27 PÉ, pp.91, 238<br />

77


dans la maison de son père. Christiane écoutait en lui caressant les<br />

cheveux” 28 ;<br />

“Tout peut arriver dans la vie, et surtout rien. Mais cette fois, quand<br />

même, dans ma vie <strong>il</strong> s’était passé quelque chose : j’avais trouvé une<br />

amante, et elle me rendait heureux” 29 .<br />

L’amore, per mezzo <strong>di</strong> una donna aimante e altruista, è l’unica vera<br />

oppurtunità <strong>di</strong> vivere – e non <strong>di</strong> rester vivant –; la vita e la felicità, nel<br />

<strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, sembrano possib<strong>il</strong>i solo in quegli attimi <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>visione, <strong>di</strong> fusione con l’altro:<br />

“Ce qu’<strong>il</strong> éprouvait était étrange: <strong>il</strong> respirait plus fac<strong>il</strong>ement, <strong>il</strong> restait<br />

parfois des minutes entières sans penser, <strong>il</strong> n’avait plus tellement<br />

peur”;<br />

“Il n’était pas certain que la socièté puisse survivre très longtemps<br />

avec des in<strong>di</strong>vidus dans mon genre ; mais je pouvais survivre avec<br />

une femme, m’y attacher, essayer de la rendre heureuse” 30 .<br />

Coscienze opache, che sembrano ormai rassegnate alla solitu<strong>di</strong>ne ed al<br />

nulla, all’improvviso si levano in alto sotto la spinta <strong>di</strong> un delicato<br />

lirismo:<br />

“J’ai envie de vivre avec toi. J’ai l’impression que ça suffit, qu’on a<br />

été assez malheureux comme ça, pendant trop longtemps. Plus tard <strong>il</strong>y<br />

aura la mala<strong>di</strong>e, l’invali<strong>di</strong>té et la mort. Mais je crois qu’on peut être<br />

heureux, ensemble, jusqu’à la fin.” 31 ;<br />

28 ivi, p.147<br />

29 PLA, p.200<br />

30 ivi, pp.200, 320<br />

31 PÉ, p.223<br />

78


“On peut habiter le monde sans le comprendre, <strong>il</strong> suffit de pouvoir en<br />

obtenir de la nourriture, des caresses et de l’amour.”;<br />

“Parfois, le matin, tout paraît simple.” 32 .<br />

Il sesso con queste creature semi-<strong>di</strong>vine, nella percezione del<br />

<strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, sembra l’unica forma <strong>di</strong> salvezza e <strong>di</strong><br />

trascendenza temporanea accessib<strong>il</strong>e alla contemporaneità 33 :<br />

“Je comprenais bien ce qui avait pu séduire ce grand garçon un peu<br />

pataud dans cette créature délicate, d’une finesse presque irréelle ; je<br />

ne voyais pas comment <strong>il</strong> aurait pu trouver une f<strong>il</strong>le pare<strong>il</strong>le dans son<br />

pays. C’était une béné<strong>di</strong>ction, ces petites putes thaïes, me <strong>di</strong>s-je; un<br />

don du ciel, pas moins”;<br />

“À quoi comparer Dieu? D’abord, évidemment, à la chatte des<br />

femmes; mais aussi, peut-être, aux vapeurs d’un hammam. À quelque<br />

chose de toute façon dans lequel l’esprit puisse devenir possible,<br />

parce que le corps est saturé de contentement et de plaisir, et que<br />

toute inquiétude est abolie” 34 .<br />

L’eiaculazione e l’orgasmo rappresentano, quin<strong>di</strong>, i rari e preziosi<br />

momenti <strong>di</strong> trascendenza, <strong>di</strong> estasi e <strong>di</strong> slancio mistico degli “uomini<br />

<strong>senza</strong> <strong>qualità</strong>” dei romanzi houellebecquiani; questo misterioso<br />

me<strong>di</strong>um biologico <strong>di</strong> sublimazione sembra essere <strong>il</strong> segno<br />

dell’originaria unione tra gli esseri. Attraverso l’amore è possib<strong>il</strong>e<br />

superare la separazione perché nella fusione dei corpi, all’apice del<br />

piacere fisico, vi è <strong>di</strong>menticanza del sé nell’altro:<br />

32 PLA, pp.349, 214<br />

33 Cfr. J. VESTERBERG, Op. cit.<br />

34 PLA, pp.303, 157<br />

79


“Lorsque j’amenais Valérie à l’orgasme, que je sentais son corps<br />

vibrer sous le mien, j’avais parfois l’impression, fugace mais<br />

irrésistible, d’accéder à un niveau de conscience entièrement<br />

<strong>di</strong>fférent, où tout mal était aboli. Dans ces moments suspendus,<br />

pratiquement immob<strong>il</strong>es, où son corps montait vers le plaisir, je me<br />

sentais comme un Dieu, dont dépendaient la sérénité et les orages” 35 .<br />

L’ideale <strong>di</strong> donna houellebecquiano è quello della femme nature,<br />

<strong>di</strong> Eva prima del peccato e della vergogna, simbolo <strong>di</strong> una sessualità<br />

intatta, spontanea, per la quale l’erotismo, inscritto nelle curve del suo<br />

corpo, è un gioco innocente <strong>senza</strong> malizia e <strong>senza</strong> seduzione:<br />

“Sa robe très simple, plûtot ample, en tissu beige, ne soulignait pas<br />

vraiment les formes de son corps; celles-ci n’en avaient nullement<br />

besoin. Les hanches larges, les fesses fermes et lisses; la souplesse da<br />

la ta<strong>il</strong>le qui conduit les mains jusqu’à deux seins ronds, amples et<br />

doux; les mains qui se posent avec confiance sur la ta<strong>il</strong>le, épousant la<br />

noble roton<strong>di</strong>té des hanches. Je connaissais tout cela ; <strong>il</strong> me suffisait<br />

de fermer les yeux pour m’en souvenir. Jusqu’au visage, plein et<br />

can<strong>di</strong>de, exprimant la calme séduction de la femme naturelle, sûre de<br />

sa beauté. La calme sérénité de la jeune pouliche, encore enjouée,<br />

prompte à essayer ses membres dans un galop rapide. La calme<br />

tranqu<strong>il</strong>lité d’Ève, amoureuse de sa propre nu<strong>di</strong>té, se connaissant<br />

comme évidemment, éternellement désirable” 36 .<br />

Le figure femmin<strong>il</strong>i amate dai protagonisti sono i simboli <strong>di</strong> un sesso<br />

che è piacere e ritorno ad una percezione naturale e positiva del corpo.<br />

35 ivi, p.158<br />

36 EXT, pp.112-113<br />

80


Il piacere è fonte <strong>di</strong> felicità ed è <strong>il</strong> contrario del desiderio, fonte<br />

perversa <strong>di</strong> infelicità, invi<strong>di</strong>a e o<strong>di</strong>o. Valérie sa dare e provare piacere<br />

perché in lei vi sono innocenza sensuale e “senso del dono”.<br />

L’in<strong>di</strong>vidualismo e la competizione narcisista non hanno avvelenato <strong>il</strong><br />

suo essere: la maggior parte degli Occidentali hanno vergogna del<br />

proprio corpo, non all’altezza degli standards me<strong>di</strong>atici e, <strong>di</strong><br />

conseguenza, non sono più attratti da quello altrui. Per <strong>Houellebecq</strong>,<br />

alla base <strong>di</strong> una sessualità sana, épanouie vi dovrebbero essere una<br />

capacità <strong>di</strong> abbandono e l’accettazione <strong>di</strong> uno stato temporaneo <strong>di</strong><br />

debolezza e <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza 37 , perché fare l’amore, com’è stato già<br />

detto, è oblio <strong>di</strong> sé nell’altro: vuol <strong>di</strong>re unire ciò che è stato separato.<br />

Isabelle <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité, ossessionata da un ideale <strong>di</strong> bellezza<br />

plastica, sarà <strong>di</strong>strutta come donna aimante proprio da questo ideale,<br />

da questo standard a cui non potrà più accedere. Al contrario <strong>di</strong><br />

Valérie, Isabelle è dolorosamente corrotta dal narcisismo e dalla<br />

competizione; sarà attraverso la profonda verità <strong>di</strong> Isabelle che a<br />

Daniel si rivelerà la menzogna della vita: l’impossib<strong>il</strong>ità dell’amore<br />

ovvero l’impossib<strong>il</strong>ità della felicità. Leggiamo:<br />

“Jamais elle n’avait apprécié l’extase, et j’ai beaucoup pleuré parce<br />

que cette part animale, cet abandon sans limites à la jouissance et à<br />

l’extase était ce que je préférais en moi-même, alors que je n’avais<br />

que mépris pour mon intelligence, ma sagacité, mon humour. Jamais<br />

nous ne connaîtrions ce regard double, infiniment mystérieux, du<br />

couple uni dans le bonheur, acceptant humblement la présence des<br />

organes, et la joie limitée; jamais nous ne serions véritablements<br />

amants.” 38 .<br />

37 Cfr. PLA, p.236<br />

38 PÎ, p.73<br />

81


Plateforme è la storia del superamento della separazione nell’hic<br />

et nunc del <strong>mondo</strong> come lo conosciamo attraverso l’amore: unica<br />

<strong>di</strong>rezione nel senso del Bene concessa alla vita contemporanea. Il<br />

violento ep<strong>il</strong>ogo mette però in guar<strong>di</strong>a: la morte è inesorab<strong>il</strong>e e con<br />

essa la sofferenza e la solitu<strong>di</strong>ne; soprattutto, per quanto gli uomini<br />

saranno ancora capaci d’amore?<br />

L’échec e <strong>il</strong> doloroso grido <strong>di</strong> accusa <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> (ve<strong>di</strong> terza<br />

citazione che segue) tolgono campo d’azione ad un happy en<strong>di</strong>ng con<br />

un amore trionfante, ma anche alla contrad<strong>di</strong>zione: <strong>il</strong> turismo sessuale<br />

su larga scala non può essere una soluzione alla separazione e alla<br />

sofferenza. <strong>Michel</strong>, dopo la morte <strong>di</strong> Valérie, si lascia morire in<br />

Tha<strong>il</strong>an<strong>di</strong>a; fuori dalla coppia, uno <strong>di</strong> quegli “spazi irra<strong>di</strong>ati<br />

dall’amore, nei quali regna l’intersoggettività”, non c’è redenzione ed<br />

anche “la piattaforma programmatica per la <strong>di</strong>visione del <strong>mondo</strong>” è<br />

votata allo scacco:<br />

“Lorsque la vie amoureuse est terminée, c’est la vie dans son<br />

ensemble qui acquiert quelque chose d’un peu conventionnel et forcé.<br />

On maintient une forme humaine, des comportements habituels, une<br />

espèce de structure; mais le coeur, comme on <strong>di</strong>t, n’y est plus”;<br />

“Valérie n’aura été qu’une exception ra<strong>di</strong>euse”;<br />

“Jusqu’au bout je resterai un enfant de l’Europe, du souci et de la<br />

honte; je n’ai aucun message d’esperance à délivrer. Pour l’Occident<br />

je n’éprouve pas de haine, tout au plus un immense mépris. Je sais<br />

seulement que, tous autant que nous sommes, nous puons l’égoïsme,<br />

le masochisme et la mort. Nous avons créé un système dans lequel <strong>il</strong><br />

82


est devenu simplement impossible de vivre ; et, de plus, nous<br />

continuons à l’exporter” 39 .<br />

3.4.2. Utopia e <strong>di</strong>stopia<br />

La particolarità del <strong>di</strong>scorso «onnicomprensivo» <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>,<br />

promotore <strong>di</strong> un sapere totale che abbracci scienza, storia collettiva ed<br />

in<strong>di</strong>viduale, f<strong>il</strong>osofia e sessualità, inscrive <strong>il</strong> suo pensiero utopico in<br />

una doppia linea <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza. La prima più f<strong>il</strong>osofica, tutta<br />

francese, è quella dei positivisti ottocenteschi Auguste Comte e<br />

Charles Fourier; la seconda, più letteraria, è quella del decadente<br />

francese V<strong>il</strong>liers de l’Isle-Adam e dell’americano Aldous Huxley.<br />

In Rester vivant, <strong>Houellebecq</strong> aveva <strong>di</strong>chiarato la sua volontà <strong>di</strong><br />

smascherare la sofferenza, <strong>il</strong> desiderio e <strong>il</strong> male contemporanei<br />

attraverso la scrittura e si prefiggeva <strong>il</strong> compito <strong>di</strong> produrre Verità,<br />

smascherando le menzogne delle usuali rappresentazioni del <strong>mondo</strong>.<br />

In un’intervista del 1997 40 , parlando del ruolo della letteratura in un<br />

<strong>mondo</strong> privo <strong>di</strong> senso morale, <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong>chiara la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

testimoniarne e la scomo<strong>di</strong>tà del compito <strong>di</strong> «mettere <strong>il</strong> <strong>di</strong>to nella<br />

piaga»:<br />

“Compte tenu du <strong>di</strong>scours quasi féerique développé par les mé<strong>di</strong>as, <strong>il</strong><br />

est fac<strong>il</strong>e de faire preuve de qualités littéraires en développant<br />

l’ironie, la negativité, le cynisme. C’est après que cela devient très<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e: quand on souhaite dépasser le cynisme. Si quelqu’un<br />

aujourd’hui parvient à développer un <strong>di</strong>scours à la fois honnête et<br />

positif, <strong>il</strong> mo<strong>di</strong>fiera l’histoire du monde”.<br />

39 PLA, pp.348, 349<br />

40 INT, p.111<br />

83


Il côté positivo, propositivo del suo <strong>di</strong>scorso sul <strong>mondo</strong> è l’amore, la<br />

speranza e la fiducia nelle «capacità fusionali» dell’amore. Lo scopo<br />

della scrittura romanzesca è raggiunto attraverso una <strong>di</strong>namica<br />

parossistica e <strong>di</strong>alettica: in<strong>di</strong>viduare i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> contemporanei del<br />

Male, analizzarli, sviscerarli e restituirli in tutta la loro abiezione;<br />

infine, sra<strong>di</strong>carli proponendo un <strong>mondo</strong> alternativo nel quale l’uomo<br />

ed <strong>il</strong> cosmo siano restituiti l’uno all’altro. Per tutta l’opera<br />

houellebecquiana, infatti, com’è stato visto nei capitoli precedenti, è<br />

<strong>di</strong>sseminato un ideale regressivo <strong>di</strong> fusione panica, una nostalgia per<br />

un’unità primigenia perduta.<br />

In Extension “le but de la vie est manqué”: la “fusion sublime” tra<br />

l’«io» del narratore e la natura non avrà luogo perché l’uomo è<br />

prigioniero <strong>di</strong> sé stesso, incapace e <strong>senza</strong> mezzi per superare la<br />

separazione. Nella vita vera, che questo <strong>di</strong>ario fittizio racconta, non<br />

c’è spazio per i sogni; ciò che è detto è la cruda verità:<br />

“Une grande claque mentale me ramène au plus profond de moi-<br />

même. Et je m’examine, et j’ironise, mais en même temps je me<br />

respecte. Combien je me sens capable, jusqu’au bout, d’imposantes<br />

représentations mentales! Comme elle est nette, encore, l’image que<br />

je me fais du monde! La richesse de ce qui va mourir en moi est<br />

absolument pro<strong>di</strong>gieuse; je n’ai pas à rougir de moi-même; j’aurai<br />

essayé…Je ressens ma peau comme une frontière, et le monde<br />

extérieur comme un écrasement. L’impression de séparation est<br />

totale” 41 .<br />

41 EXT, pp.155-156<br />

84


In Plateforme viene esperito uno spazio-tempo nel quale la<br />

felicità è possib<strong>il</strong>e e la separazione e la sofferenza sono<br />

momentaneamente sospese: l’amore. Questo, come detto sopra, viene<br />

insegnato e rivelato all’uomo dalla donna, la cui es<strong>senza</strong> femminina<br />

custo<strong>di</strong>sce i doni della reciprocità e del piacere.<br />

In Les particules élémentaires e La possib<strong>il</strong>ité d’une île,<br />

<strong>Houellebecq</strong>, <strong>di</strong>spiega un finale utopico in un tentativo <strong>di</strong> risoluzione<br />

del Male contemporaneo sviscerato lungo la totalità dei romanzi.<br />

L’utopia è un ep<strong>il</strong>ogo <strong>romanzesco</strong> necessario al superamento della<br />

dolorosa separazione dell’uomo dalla natura, tra l’umanità stessa e tra<br />

i sessi; ma è anche necessaria per uscire dalla Storia, <strong>il</strong> cui finale è già<br />

stato scritto – dagli altri due romanzi – ed è un finale <strong>di</strong> morte.<br />

L’utopia sociale e sessuale nasce da una volontà <strong>di</strong> sottrarre l’uomo<br />

alla sofferenza, restituendogli la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> vivere e risolvendo la<br />

<strong>di</strong>scontinuità e la rottura nell’estinzione dell’in<strong>di</strong>vidualismo, del<br />

desiderio e della <strong>di</strong>fferenza tra i sessi. La clonazione, quin<strong>di</strong>, una volta<br />

riconosciuta nell’in<strong>di</strong>vidualità genetica la fonte dell’infelicità, si pone<br />

come un paradossale capovolgimento dell’in<strong>di</strong>vidualismo. Inoltre,<br />

sottraendo la procreazione al sesso e restituendogli <strong>il</strong> piacere,<br />

<strong>Houellebecq</strong> estirpa <strong>il</strong> desiderio e i rapporti infetti <strong>di</strong> f<strong>il</strong>iazione e<br />

paternità, derivati da una funzione regressiva e inut<strong>il</strong>e della sessualità:<br />

“J’aime cet enfant plus que tout. Pourtant, je n’ai jamais réussi à<br />

accepter son existence”;<br />

“L’amour paternel était une fiction, un mensonge” 42 ;<br />

42 PÉ, pp.187, 169<br />

85


“Mon père est mort <strong>il</strong> y a un an…Devant le cercue<strong>il</strong> du vie<strong>il</strong>lard, des<br />

pensées déplaisantes me sont venues. Il avait profité de la vie, le vieux<br />

salaud; <strong>il</strong> s’était démerdé comme un chef.” 43 ;<br />

“Le jour du suicide de mon f<strong>il</strong>s, je me suis fait des oeufs à la tomate…<br />

Je n’avais jamais aimé cet enfant : <strong>il</strong> était aussi bête que sa mère, et<br />

aussi méchant que son père” 44 .<br />

Les Particules élémentaires narra la storia <strong>di</strong> un biologo, <strong>Michel</strong><br />

Djerzinski, contemporaneo del lettore ed iniziatore <strong>di</strong> una visione del<br />

<strong>mondo</strong> condannante l’in<strong>di</strong>vidualismo, <strong>il</strong> liberalismo e <strong>il</strong> materialismo.<br />

<strong>Michel</strong> apre la strada alla terza mutazione metafisica, cioè ad una<br />

“transformation ra<strong>di</strong>cale et globale de la vision du monde adoptée par le plus<br />

grand nombre… Elle balaye sans même y prêter attention les systèmes<br />

économiques et politiques, les jugements esthétiques, les hiérarchies sociales”. Il<br />

libro si presenta come un omaggio all’uomo, specie ormai<br />

praticamente estinta, che ha deciso volontariamente della sua fine in<br />

seguito al commento postumo degli appunti <strong>di</strong> Djerzinski.<br />

Quest’ultimo è stato “un des artisans les plus conscients, les plus lucides” 45<br />

della terza mutazione metafisica in quanto consapevole che<br />

“l’in<strong>di</strong>vidualité génétique dont nous étions, par un retournement tragique, si<br />

ri<strong>di</strong>culement fiers, était précisement la source de la plus grande partie de nos<br />

malheurs” 46 ; che “le monde extérieur avait ses propres lois, et ces lois n’étaient<br />

pas humaines” 47 ; che “<strong>il</strong>s n’avaient pas vécu dans un monde harmonieux” 48 ;<br />

egli aveva inoltre intuito la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una specie perfettib<strong>il</strong>e e <strong>di</strong><br />

uno spazio-tempo rinnovato attraverso la contemplazione del Book of<br />

43 PLA, p.1<br />

44 PÎ, pp.29-30<br />

45 PÉ, p.8<br />

46 ivi, p. 312<br />

47 ivi, p.279<br />

48 ivi, p.284<br />

86


Kells 49 ; infine, aveva preso coscienza che nessuna società è vivib<strong>il</strong>e<br />

<strong>senza</strong> l’asse federatore <strong>di</strong> una religione qualsiasi.<br />

Nel prologo <strong>il</strong> narratore, per mezzo <strong>di</strong> una poesia, stab<strong>il</strong>isce un<br />

parallelo tra <strong>il</strong> vecchio <strong>mondo</strong> umano e <strong>il</strong> nuovo regno dei cloni<br />

asessuati, immortali e felici, definendone così tutti i punti <strong>di</strong> rottura:<br />

“Nous vivons aujourd’hui sous un tout nouveau règne,<br />

Et l’entrelacement des circostances enveloppe nos corps,<br />

Baigne nos corps,<br />

Dans un halo de joie.<br />

Ce que les hommes d’autrefois ont quelquefois pressenti au travers de<br />

leur musique,<br />

Nous le réalisons chaque jour dans la réalité pratique.<br />

Ce qui était pour eux du domaine de l’inaccessible et de l’absolu,<br />

Nous le considérons comme une chose toute simple et bien connue.<br />

… Nous savons qu’<strong>il</strong>s portaient notre image en eux lorsqu’<strong>il</strong>s<br />

traversaient la haine et la peur, lorsqu’<strong>il</strong>s se heurtaient dans le noir…<br />

Maintenant que nous vivons dans la lumière…<br />

Maintenant que nous sommes établis à proximité immé<strong>di</strong>ate de la<br />

rivière,<br />

49 ivi, p.300<br />

50 ivi, pp.9-10<br />

Dans des après-mi<strong>di</strong> inépuisables…<br />

Maintenant que nous sommes parvenus à destination<br />

Et que nous avons laissé derrière nous l’univers de la séparation,<br />

L’univers mental de la séparation,<br />

Pour baigner dans la joie immob<strong>il</strong>e et féconde<br />

D’une nouvelle loi<br />

Aujourd’hui,<br />

Pour la première fois,<br />

Nous pouvons retracer la fin de l’ancien règne” 50 .<br />

87


I campi semantici riguardanti l’umanità sono quelli della separazione,<br />

del buio e della paura; quelli del nuovo regno sono l’entrelacement, la<br />

luce e la gioia: insomma <strong>il</strong> Male ed <strong>il</strong> Bene. La nuova specie,<br />

completa ed armoniosa, ha saputo inoltre superare “les puissances de<br />

l’égoïsme, de la cruauté et de la colère” 51 .<br />

Questa utopia <strong>di</strong> Les particules, è un’utopia fac<strong>il</strong>e, ingenua, ma,<br />

ciò nonostante, coerente con lo sv<strong>il</strong>uppo del romanzo stesso;<br />

soprattutto coerente all’interno della «mistica» e dell’immaginario<br />

houellebecquiano come si vedrà nel capitolo seguente e in quello sulla<br />

retorica, dove lo spazio dell’entrelacement e quello oceanico, le<br />

immagini della luce, dell’acqua e dell’“immob<strong>il</strong>ité fascinée” creano<br />

uno spazio poetico nel tessuto <strong>romanzesco</strong>.<br />

L’utopia <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité è più complessa e più <strong>di</strong>sperata. La<br />

narrazione del futuro si alterna, in modo ben articolato, a quella del<br />

presente ed è provvista <strong>di</strong> personaggi propri. Daniel24, Daniel25,<br />

Marie22 e Marie23 contribuiscono allo svolgersi del senso del<br />

romanzo, i cloni non costituiscono solo una cornice, un sogno appena<br />

tracciato come nel precedente romanzo.<br />

Il primo dato ricevuto dal testo è la questione dell’eternità:<br />

51 ivi, p.316<br />

52 PÎ, pp.9, 10, 11<br />

“Soyez les bienvenus dans la vie éternelle, mes amis”;<br />

“Qui, parmi vous mérite la vie éternelle?”;<br />

“Mon incarnation in<strong>di</strong>viduelle se dégrade” 52 .<br />

88


L’eternità in questo futuro utopico, a <strong>di</strong>fferenza del precedente, non è<br />

inscritta nell’armonia e nella stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una sconfitta definitiva della<br />

morte e della degradazione; bensì è assicurata dalla clonazione<br />

perpetua del DNA <strong>di</strong> ciascun in<strong>di</strong>viduo umano adepto della setta<br />

elohimita. I cloni neo-umani sono in attesa <strong>di</strong> una specie superiore, i<br />

«Futuri», che possa dar loro finalmente la vita eterna e i misteri<br />

impenetrab<strong>il</strong>i dell’“amour incon<strong>di</strong>tionnel” 53 , unica con<strong>di</strong>zione alla<br />

possib<strong>il</strong>ità della felicità. La vita dei neo-umani si presenta come una<br />

zona neutra tra la contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quella mortale e l’armonia <strong>di</strong><br />

quella a venire:<br />

“Les joies de l’être humain nous restent inconnaissables, ses<br />

malheurs à l’inverse ne peuvent pas nous découdre. Nos nuits ne<br />

vibrent plus de terreur ni d’extase; nous vivons cependant, nous<br />

traversons la vie, sans joie et sans mystère, le temps nous paraît<br />

bref” 54 ;<br />

“Pas davantage nous ne pouvons comprendre l’excitation de la<br />

chasse, et de la poursuite des proies ; ni l’émotion religieuse, ni cette<br />

espèce de frénésie immob<strong>il</strong>e, sans objet, que l’homme désignait sous<br />

le nom d’extase mystique” 55 ;<br />

“Disparition du rire et des larmes chez les néo-humains” 56 ;<br />

“Les deux sentiments de cruauté et de compassion n’ont évidemment<br />

plus grand sens dans les con<strong>di</strong>tions d’absolue solitude où se déroulent<br />

nos vies” 57 ;<br />

53 Cfr. PÎ, pp.76-79<br />

54 ivi, p.11<br />

55 ivi, p.44<br />

56 ivi, p.63<br />

57 ivi, p.64<br />

89


“Connaissant la souffrance des hommes, je participe à la déliaison,<br />

j’accomplis le retour au calme” 58 .<br />

Questa vita d’interme<strong>di</strong>azione è un’attesa, una vita in standby <strong>di</strong> pura<br />

intellettualità, passata nella lettura e nel commento dei récits de vie<br />

umani. Se nella precedente utopia la fine della sessualità non<br />

coincideva con la fine del piacere, qui la generazione interme<strong>di</strong>aria dei<br />

neo-umani è “détournée de la voie du plaisir”. Ogni clone vive isolato,<br />

partecipando alla “déliaison”, comunicando solo attraverso delle<br />

connessioni computeristiche. Come in Les particules, la fine<br />

dell’umanità è seguita necessariamente a “la <strong>di</strong>sparition des cultes, la<br />

<strong>di</strong>fficulté du sentiment amoureux, la perte du sens du sacré, l’effritement du lien<br />

social” 59 . C’è da chiedersi se non vi fosse maggiore <strong>di</strong>gnità nella<br />

tragica contrad<strong>di</strong>zione che era la vita umana. I sogni <strong>di</strong> quest’ultima,<br />

l’amore, l’immortalità e la felicità sembrano più lontani <strong>di</strong> prima; la<br />

vita interme<strong>di</strong>aria non fa che prolungare un’attesa, un’interrogazione:<br />

“Nous tournons nos regards vers les cieux, et les cieux sont vides” 60 ,<br />

scrive Fer<strong>di</strong>nand12 nel suo commento. Arriveranno i «Futuri» o vi è<br />

solamente la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un’isola?<br />

Distinguere la sessualità dalla procreazione; sostituirle la<br />

clonazione; estinguere <strong>il</strong> desiderio; creare <strong>il</strong> binomio sessualità-<br />

piacere: questo <strong>il</strong> percorso utopico per far accedere l’uomo alla<br />

possib<strong>il</strong>ità effettiva della felicità e superare l’impasse soggettiva in<br />

Extension du domaine de la lutte e quella storica in Plateforme:<br />

58 ivi, p.70<br />

59 ivi, p.30<br />

60 ivi, p.413<br />

90


“Pour accéder réellement à la possib<strong>il</strong>ité pratique du bonheur,<br />

l’homme devrait sans doute se transformer – se transformer<br />

physiquement” 61 .<br />

Già in Extension vi era <strong>il</strong> primo, tragico, consapevole<br />

rappresentante della lacerazione universale, dell’estraneità degli esseri<br />

tra loro e della non-compartecipazione alla vita cosmica:<br />

“Tout ce qui aurait pu être source de partecipation, de plaisir,<br />

d’innocente harmonie sensorielle, est devenu source de souffrance et<br />

de malheur. En même temps je ressens, avec une impressionante<br />

violence, la possib<strong>il</strong>ité de la joie. Depuis des années je marche aux<br />

côtés d’un fantôme qui me ressemble, et qui vit dans un para<strong>di</strong>s<br />

théorique, en relation étroite avec le monde. J’ai longtemps cru qu’<strong>il</strong><br />

m’appartenait de le rejoindre. C’est fini” 62 .<br />

In Extension la separazione è vissuta principalmente come una<br />

<strong>di</strong>ssociazione del proprio «io» e come una non-appartenenza al<br />

<strong>mondo</strong>. La fusione sublime, invocata nel finale dal narratore, è un<br />

concetto che in<strong>di</strong>ca un desiderio <strong>di</strong> trascendere uno stato <strong>di</strong> scissione<br />

dell’universo, una volontà <strong>di</strong> ri-unire quelle “particelle elementari”<br />

<strong>di</strong>sgiunte e slegate, impazzite <strong>senza</strong> la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una legge superiore<br />

che trascenda le loro singolarità.<br />

All’inizio del capitolo 3.4 si è parlato dell’“irriducib<strong>il</strong>e desiderio<br />

<strong>di</strong> eternità” che pervade dolorosamente l’uomo contemporaneo nella<br />

consapevolezza della mortalità e dello stato <strong>di</strong> infelicità e solitu<strong>di</strong>ne<br />

61 PLA, p.157<br />

62 EXT, pp.155-156<br />

91


che caratterizza la vita. Inoltre, nel capitolo sull’amore, si è visto come<br />

la nostalgia della pienezza e della completezza sia la molla della<br />

tensione e dell’aspirazione verso l’unione amorosa e sensuale con la<br />

donna, vista come me<strong>di</strong>um, come un angelo tra la carne e lo spirito, tra<br />

<strong>il</strong> terreno e <strong>il</strong> trascendentale. La sete <strong>di</strong> annullamento dell’uomo<br />

nell’amore e nel sesso e la voglia <strong>di</strong> annientamento nel non-essere<br />

della pulsione <strong>di</strong> morte traducono la necessità, per l’uomo, <strong>di</strong><br />

estinguere la sofferenza nel senso della collettività e del sacro.<br />

L’esistenza <strong>di</strong>cotomica dell’uomo deve essere compresa, superata e<br />

sublimata: questo <strong>il</strong> senso dell’utopia.<br />

Nei romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> emergono due emblemi, due simboli<br />

della totalità, della fusione e dell’originarietà sacrale: l’androgino e<br />

l’isola vulcanica.<br />

Dalle figure del clone in Les Particules élémentaires e dei<br />

«Futuri» in La possib<strong>il</strong>ité d’une île; dalla nostalgica ricerca<br />

nell’amore dell’unità-totalità perdute; dall’esigenza <strong>di</strong> trascendenza e<br />

<strong>di</strong> rifondazione etica, alla base delle utopie, emerge l’archetipo 63<br />

dell’androgino con tutta l’urgenza della sua sacralità:<br />

“Aux humains de l’ancienne race, notre monde fait l’effet d’un<br />

para<strong>di</strong>s. Ils nous arrive d’a<strong>il</strong>leurs parfois de nous qualifier de nous-<br />

même – sur un mode, <strong>il</strong> est vrai, légèrement humoristique – de ce nom<br />

de «<strong>di</strong>eux» qui les avait tant fait rêver” 64 .<br />

Il mito dell’androgino, dalla sua origine pagana fino al suo<br />

significato mistico-esoterico nella tra<strong>di</strong>zione alchemica, passando per<br />

63 In senso junghiano come forma simbolica elaborata dall’inconscio<br />

64 PÉ, p.316<br />

92


l’accezione f<strong>il</strong>osofica platonica e romantica e quella letteraria degli<br />

scritti ermetici o <strong>di</strong> Balzac, è sempre stato identificato al superamento<br />

dei due sessi, ponendosi, così, come figura mitica dell’unità<br />

ancestrale 65 . La concezione androgina dell’esistenza vede la<br />

separazione all’origine dell’uomo. In questa concezione l’amore nasce<br />

dalla tensione <strong>di</strong> ritrovare la propria metà: esso ricongiunge la natura<br />

antica e si sforza <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> due, uno e <strong>di</strong> guarire, così, la natura<br />

umana 66 .<br />

In <strong>Houellebecq</strong> la <strong>di</strong>fferenziazione sessuale, la frammentazione<br />

sociale, l’estraneità dalla natura e l’as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> fede sono vissuti come<br />

la drammatica frattura <strong>di</strong> un’unità armonica cui nostalgicamente<br />

l’umanità tende, “nel tentativo <strong>di</strong> sottrarsi alle contrad<strong>di</strong>zioni<br />

dell’esistere” 67 . Come si è visto, per <strong>Houellebecq</strong>, la sessualità<br />

positiva non è solo unione carnale, bensì è fusione spirituale: un<br />

rapimento sensuale ed estatico nel quale lo spirito trascende i corpi.<br />

Questa concezione spirituale e mentale dell’unione tra uomo e donna,<br />

che associando le due sessualità le nega, è quella della sublimazione<br />

della corporeità in un’unità spirituale alla base del mito androgino.<br />

Nella mistica settecentesca 68 <strong>di</strong> area tedesca, che influenzerà <strong>il</strong><br />

romanticismo tedesco, movimento amato da <strong>Houellebecq</strong>,<br />

l’androgino è punto <strong>di</strong> partenza ed anche punto d’arrivo per l’umanità.<br />

Il matrimonio è considerato come la ricostituzione dell’immagine<br />

angelica dell’uomo: attraverso la rinascita interiore della coppia si<br />

perfeziona l’idea <strong>di</strong> umanità. “La reintegrazione intima dell’immagine<br />

65 Cfr. F. FRANCHI, Le metamorfosi <strong>di</strong> Zambinella. L’immaginario androgino fra Ottocento e<br />

Novecento, Bergamo Pierluigi Lubrina E<strong>di</strong>tore 1991<br />

66 Cfr. ivi<br />

67 Cfr. ivi<br />

68 Es. : Emmanuel Swedenborg (1688-1722), Franz von Baader (1765-1841), Johan Friedrich<br />

Oberlin (1740-1862)<br />

93


umana totale” coincide con “l’immagine <strong>di</strong>vina originale” 69 ; la<br />

ricomposizione <strong>di</strong> un’unione, che sia superamento della sessualità, è<br />

ciò che dunque attende l’umanità futura. Anche nelle opere <strong>di</strong> Balzac 70<br />

si trova una concezione dell’androgino totalmente spiritualizzato in<br />

cui la doppia valenza sessuale si risolve in una neutralizzazione della<br />

sessualità stessa 71 . Per Balzac, neutralizzare la sessualità voleva <strong>di</strong>re<br />

sublimare nella figura androgina le contrad<strong>di</strong>zioni dell’artista<br />

condannato a vivere nella società ut<strong>il</strong>itarista borghese. Sappiamo che<br />

<strong>Houellebecq</strong> è un appassionato lettore <strong>di</strong> Balzac, come lo è <strong>il</strong> Daniel<br />

del suo ultimo romanzo. Daniel: <strong>il</strong> personaggio in preda alle<br />

contrad<strong>di</strong>zioni della pulsionalità e dell’istinto <strong>di</strong> morte. Se in Balzac<br />

l’androgino si fa interprete, grazie alla sua ambiguità, delle<br />

contrad<strong>di</strong>zioni dell’arte, in <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île,<br />

l’inquietu<strong>di</strong>ne insanab<strong>il</strong>e della completezza perduta fa esperire<br />

l’angoscia e le sofferenze <strong>di</strong> una pulsionalità condannata alla<br />

contrad<strong>di</strong>zione. L’analisi sociologica, <strong>il</strong> récit principale, si pone,<br />

allora, come l’<strong>il</strong>lustrazione del <strong>di</strong>scorso spirituale sull’impossib<strong>il</strong>ità<br />

della ricostituzione androgina.<br />

Una citazione <strong>di</strong> Karl Ritter, celebre me<strong>di</strong>co amico <strong>di</strong> Novalis,<br />

romantico tedesco ammirato da <strong>Houellebecq</strong>, sembra particolarmente<br />

appropriata all’utopia houellebecquiana, inscrivendola in una linea <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scendenza romantica:<br />

“Ogni nascita è peccato; ogni morte è redenzione. Si tratta degli<br />

in<strong>di</strong>vidui superiori i cui membri sono visib<strong>il</strong>i solamente (non si<br />

possono toccare). Ma verrà un Cristo, che sarà androgino… Ma<br />

69 Cfr. F. FRANCHI, Op. cit.<br />

70 Ve<strong>di</strong> : Sarrasine (1830), Enfant mau<strong>di</strong>t (1831), La f<strong>il</strong>le aux yeux d’or (1834), Séraphîta (1835)<br />

71 Cfr. F. FRANCHI, Op. cit.<br />

94


l’uomo e la donna si fonderanno insieme nello splendore. Questo è <strong>il</strong><br />

miracolo, e lo splendore si formerà in un corpo, in un corpo<br />

asessuato, ed anche immortale, come oro che <strong>di</strong>venta carne; così ogni<br />

alchimia non è che tristezza per quanto concerne <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> terreno: <strong>il</strong><br />

suo oggetto specifico è soltanto quello <strong>di</strong> trovare un elisir <strong>di</strong> vita, una<br />

bevanda che ringiovanisca, l’annuncio del <strong>mondo</strong> celeste, la prima<br />

profezia dell’Androgino” 72 .<br />

Infatti nei romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> la proiezione in un futuro utopico<br />

tende al superamento dell’atomizzazione sociale ed alla ricostituzione<br />

dell’androgino originario, l’uomo universale che ritrova la <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>di</strong>vina all’interno <strong>di</strong> sé stesso. Per esempio, la Soeur suprême <strong>di</strong> La<br />

possib<strong>il</strong>ité d’une île è una figura androgina: è più che una donna, è<br />

evocata come fosse una <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>vinità pagane delle primitive<br />

società matriarcali; è un sesso superlativo e completo, “conglobante<br />

sia <strong>il</strong> potere femmin<strong>il</strong>e della fert<strong>il</strong>ità, sia quello masch<strong>il</strong>e della<br />

saggezza” 73 . Se nella tra<strong>di</strong>zione pagana, però, l’androginia era<br />

ostentazione dell’unione dei due sessi, nella tra<strong>di</strong>zione cristiana<br />

l’androgino è sempre connotato come manque. Nel cristianesimo<br />

l’androgino è un concetto spirituale: è l’unità asessuata ed esangue<br />

dell’Uomo celeste che rimanda ad un’as<strong>senza</strong> totale <strong>di</strong> sessualità <strong>di</strong> un<br />

<strong>mondo</strong> primigenio e spirituale, la cui per<strong>di</strong>ta ha prodotto la comparsa<br />

dei due sessi. Questo senso del manque, dell’imperfezione,<br />

dell’incompletezza e quello della fine è ciò che pervade tutto<br />

l’universo <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, alle cui fondamenta vi è la<br />

separazione ontologica dell’uomo dal <strong>mondo</strong> e da sé stesso.<br />

72 ivi, pp. 41-42<br />

73 Cfr. ivi<br />

95


Se <strong>il</strong> senso del manque connota cristianamente la concezione<br />

nostalgica dell’unità perduta in <strong>Houellebecq</strong>; <strong>il</strong> negativo, <strong>il</strong> senso della<br />

fine, Thanatos, è ciò che la connota in modo decadente. Se da un lato<br />

la spinta alla fusione è correlata ad una “logica desiderante positiva”,<br />

cioè “desiderio <strong>di</strong> essere, <strong>di</strong> fare e <strong>di</strong> avere”; dall’altro vi è una “logica<br />

desiderante negativa”, cioè “desiderio <strong>di</strong> abolire, <strong>di</strong> mutare, <strong>di</strong><br />

esorcizzare” 74 : nei personaggi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> forte è l’impulso <strong>di</strong><br />

accelerazione verso la morte. Freud in Al <strong>di</strong> là del principio del<br />

piacere spiega come “ciò che è originario nell’uomo non è Eros, ma <strong>il</strong><br />

lavorio s<strong>il</strong>enzioso <strong>di</strong> una morte non più accidentale, fatale ma come<br />

pulsione. Dall’infinito allo zero…”. Nell’utopia <strong>di</strong> ri-torno all’unità vi<br />

è perciò, come nell’amore, insieme ad una volontà <strong>di</strong> fusione, una<br />

volontà <strong>di</strong> annientamento e <strong>di</strong> ritorno al nulla. Far coincidere gli<br />

opposti e risolvere le contrad<strong>di</strong>zioni dell’esistenza, ecco la <strong>di</strong>alettica<br />

del positivo e del negativo in <strong>Houellebecq</strong>.<br />

L’isola evocata nell’ultimo romanzo <strong>di</strong>venta <strong>il</strong> simbolo<br />

dell’unità primigenia degli elementi; <strong>di</strong>viene lo spazio, forse interiore,<br />

in cui è possib<strong>il</strong>e vivere, in cui le cose dell’universo si appartengono<br />

vicendevolmente. Lanzarote è la figura dell’armonia-fusione<br />

primigenia: è l’isola vulcanica che assembla i quattro elementi<br />

naturali, terra-fuoco-acqua-aria, contiene perciò <strong>il</strong> principio stesso<br />

della vita cosmica. Le rispondenze tra cielo e terra, tramite<br />

«l’immob<strong>il</strong>ità mob<strong>il</strong>e» dell’oceano rimandano a concetti <strong>di</strong> armonia e<br />

totalità <strong>di</strong>vine. Proprio come l’isola fuori dallo spazio e dal tempo in<br />

cui <strong>il</strong> desiderio è abolito e tutto è luce, armonia e piacere:<br />

74 ivi, p.271<br />

96


“Ma vie, ma vie, ma très ancienne<br />

Mon premier voeu mal refermé<br />

Mon premier amour infirmé,<br />

Il a fallu que tu revienne.<br />

Il a fallu que je connaisse<br />

Ce que la vie a de me<strong>il</strong>leur,<br />

Quand deux corps jouent de leur bonheur<br />

Et sans fin s’unissent et renaissent.<br />

Entré en dépendance entière,<br />

Je sais le tremblement de l’être<br />

L’hésitation à <strong>di</strong>sparaître,<br />

Le sole<strong>il</strong> qui frappe en lisière<br />

Et l’amour, où tout est fac<strong>il</strong>e,<br />

Où tout est donné dans l’instant;<br />

Il existe au m<strong>il</strong>ieu du temps<br />

La possib<strong>il</strong>ité d’une île.” 75 .<br />

Nel racconto Lanzarote (2000), dello stesso <strong>Houellebecq</strong>, a<br />

<strong>di</strong>fferenza dell’opera romanzesca, è descritto un:<br />

“désert bariolé où la sensualité paraît si débridée est tentant comme<br />

un petit para<strong>di</strong>s” 76 ,<br />

dove <strong>il</strong> narratore houellebecquiano ha accesso al piacere, alla<br />

sessualità ed alle donne. L’isola permette l’épanouissement sensuale e<br />

l’armonia, restituisce l’uomo alla sua parte mancante, la donna.<br />

75 PÎ, p.433<br />

76 D. NOGUEZ, <strong>Houellebecq</strong> en fait, Paris Fayard 2003, p.166<br />

97


La scelta volontaria <strong>di</strong> Daniel25 <strong>di</strong> uscire dal ciclo delle<br />

rinascite e delle morti, <strong>il</strong> suo <strong>di</strong>rigersi verso “un néant simple, une pure<br />

absence de contenu” 77 , non fa che rinnovare la pulsione <strong>di</strong> morte del suo<br />

predecessore umano. Inoltre l’échec <strong>di</strong> Daniel25 nell’ep<strong>il</strong>ogo, <strong>il</strong> suo<br />

vacuo peregrinare tra le rovine del <strong>mondo</strong>, <strong>senza</strong> raggiungere l’isola,<br />

<strong>di</strong>venta l’échec <strong>di</strong> tutta l’umanità, la sconfitta inflitta da un destino <strong>di</strong><br />

infelicità e <strong>di</strong> morte. Marie23 forse ha trovato l’isola a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

quanto teme Daniel25. Marie23, la donna intuitiva che <strong>di</strong> una poesia<br />

fa una profezia. L’isola è probab<strong>il</strong>mente raggiungib<strong>il</strong>e da una donna <strong>di</strong><br />

nome «Maria», una donna attraversata dallo spirito, concepitrice <strong>senza</strong><br />

maschio. Il frammento del Banchetto <strong>di</strong> Aristofane, da lei<br />

abbandonato sulla strada, riba<strong>di</strong>sce la concezione androgina della<br />

riunione dei contrari, dell’impossib<strong>il</strong>e utopia houellebecquiana:<br />

“Quand donc un homme, qu’<strong>il</strong> soit porté sur les garçons ou sur les<br />

femmes, rencontre celui-là même qui est sa moitié, c’est un pro<strong>di</strong>ge<br />

que les transports de tendresse, de confiance et d’amour dont <strong>il</strong>s sont<br />

saisis; <strong>il</strong>s ne voudraient plus se séparer, ne fût-ce qu’un instant…de<br />

sort que de deux <strong>il</strong>s ne fassent plus qu’un, et qu’après leur mort, là-<br />

bas, chez Hadès, <strong>il</strong>s ne soient plus deux, mais un seul, étant morts<br />

d’une commune mort… Et la raison en est que notre ancienne nature<br />

était telle que nous formions un tout complet. C’est le désir et la<br />

poursuite de ce tout qui s’appelle amour” 78 .<br />

La «<strong>di</strong>stopia», la negazione <strong>di</strong> un’utopia felice e positiva,<br />

nell’ep<strong>il</strong>ogo dell’ultimo romanzo smentisce l’ingenuità dell’utopia <strong>di</strong><br />

Les particules élémentaires, <strong>di</strong>ventando una frattura nel pensiero<br />

77 PÎ, p.481<br />

78 ivi, pp. 477-478<br />

98


utopico, riconc<strong>il</strong>iatore <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>. La possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un’isola è<br />

l’utopia nella <strong>di</strong>stopia, è uno spazio interiore che coincide con la<br />

reminiscenza dell’armonia, dello spirito e dell’amore. Ricorda la<br />

sceneggiatura delirante <strong>di</strong> Bruno 79 <strong>di</strong> quell’isola saffica abitata<br />

dall’amore incon<strong>di</strong>zionato delle donne e dei cani o anche <strong>il</strong><br />

cortometraggio erotico, dello stesso <strong>Houellebecq</strong>, <strong>di</strong> una sessualità<br />

épanouie lungo La rivière; cioè una finzione, pura immaginazione.<br />

3.4.3. Il sentimento oceanico<br />

“…rien ne console d’avoir<br />

perdu ce que nous a paru être<br />

l’infini”<br />

Honoré de Balzac<br />

Il “sentiment océanique” è un termine ut<strong>il</strong>izzato da <strong>Houellebecq</strong>,<br />

per la prima volta, in un’intervista del 1995 80 per descrivere <strong>il</strong> legame<br />

che corre tra le immagini dei suoi precedenti cortometraggi e la sua<br />

opera letteraria. Nelle pellicole e nella scrittura <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essere<br />

riuscito a tradurre in immagini uno stu<strong>di</strong>o dell’“immob<strong>il</strong>ité fascinée”, ma<br />

che, forse, solo in qualche componimento poetico era riuscito a<br />

tradurre, “profond chez lui”, “une sorte de sentiment océanique”.<br />

La seconda volta che l’autore parlerà <strong>di</strong> “sentimento oceanico” sarà in<br />

La possib<strong>il</strong>ité d’une île e lo farà in questi termini:<br />

“Il n’y a pas d’amour dans la liberté in<strong>di</strong>viduelle, dans<br />

l’indépendance, c’est tout simplement un mensonge, et l’un des plus<br />

grossiers qui se puisse conçevoir; <strong>il</strong> n’y d’amour que dans le désir<br />

79 Cfr. PÉ, pp.258-259<br />

80 INT, p.46<br />

99


d’anéantissement, de fusion, de <strong>di</strong>sparition in<strong>di</strong>viduelle, dans une<br />

sorte comme on <strong>di</strong>sait autrefois de sentiment océanique, dans<br />

quelque chose de toute façon qui était, au moins dans un futur proche,<br />

condamné.” 81 .<br />

Questo sentimento traduce perciò <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> fusione, <strong>di</strong> totalità, <strong>di</strong><br />

armonia universale dell’antico senso <strong>di</strong> appartenenza reciproca degli<br />

esseri, la cui per<strong>di</strong>ta ha provocato lo smarrimento dell’uomo, <strong>il</strong><br />

désarroi e la paura dell’inconsistenza dell’essere. Il desiderio <strong>di</strong><br />

eternità, a cui si è accennato al capitolo 3.4, è quella tensione che<br />

permetterà alle immagini <strong>di</strong> “immob<strong>il</strong>ité fascinée” e del «sentimento<br />

oceanico» <strong>di</strong> scrivere <strong>il</strong> vero récit <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>: quello della<br />

tensione all’ideale, nella paradossale unione dei contrari vita-morte,<br />

in<strong>di</strong>viduale-universale, terreno-sublime. La tematica dell’infinito, altro<br />

nome dell’eternità e dell’immanenza, è sempre legata in <strong>Houellebecq</strong><br />

ad immagini <strong>di</strong> movimento ipnotico, <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> acqua 82 . Il sentimento<br />

d’eternità, la nostalgia dell’essere è <strong>il</strong> senso ultimo <strong>di</strong> Les particules<br />

élémentaires e dell’ode del prologo, è <strong>il</strong> senso ultimo dell’impasse,<br />

del “pessimismo cosmico” <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île ed è, in ultima<br />

analisi, <strong>il</strong> cuore poetico dell’universo <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>. Il<br />

vero récit <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è un récit poetico, cioè <strong>il</strong> cuore del racconto<br />

<strong>romanzesco</strong> è l’intuizione poetica; come già affermato in<br />

Interventions, la parte attiva <strong>di</strong> un romanzo è dell’or<strong>di</strong>ne della poesia:<br />

nel romanzo si è coinvolti dalla meccanica degli eventi e dei<br />

personaggi, mentre <strong>il</strong> momento lirico permette <strong>di</strong> esprimere<br />

l’intuizione, un istante <strong>di</strong> verità. Da una parte vi sono <strong>il</strong> romanzo e la<br />

81 PÎ, p.421<br />

82 Ve<strong>di</strong> capitolo 5.3.<br />

100


appresentazione, dall’altra la poesia e la cosa in sé; verità parziali,<br />

non-confutab<strong>il</strong>i e la Verità. Il dominio della poesia è quello della<br />

verità proprio perché nell’istante dell’intuizione vi è una rivelazione<br />

epifanica, cioè la trasfigurazione della realtà, e lo svelamento della sua<br />

es<strong>senza</strong> attraverso lo sguardo e la parola poetica. Se la prosa è<br />

“impitoyable et sor<strong>di</strong>de”, andare oltre la prosa vuol <strong>di</strong>re andare oltre le<br />

parole del quoti<strong>di</strong>ano e ritrovare <strong>il</strong> linguaggio para<strong>di</strong>siaco che aveva<br />

caratterizzato l’uomo prima della caduta. In <strong>Houellebecq</strong> vi è la<br />

consapevolezza della propria impotenza nel dare voce al sublime che<br />

appare relegato nell’in<strong>di</strong>cib<strong>il</strong>e, l’unico modo per esprimerne<br />

l’intuizione, l’impressione è l’immagine poetica 83 . Il potere evocativo<br />

della poesia fa accedere ad uno spazio-tempo altro, infinito, eterno,<br />

come quello <strong>di</strong> quell’isola “au m<strong>il</strong>ieu du temps”.<br />

Il sentimento oceanico figura, più che come tematica, come la<br />

to<strong>il</strong>e de fond, comune a tutti i romanzi, densa <strong>di</strong> echi e <strong>di</strong> significato, o<br />

come <strong>il</strong> f<strong>il</strong> rouge invisib<strong>il</strong>e, ma significativo, che attraversa e lega<br />

insieme l’opera; in f<strong>il</strong>igrana, lungo i quattro romanzi, esso si pone in<br />

drammatica opposizione con la sofferenza, creando le con<strong>di</strong>zioni della<br />

nostalgia e la possib<strong>il</strong>ità del manque. Ritrovare l’es<strong>senza</strong> spirituale<br />

della nostra epoca vuol <strong>di</strong>re tracciarne la sparizione, l’as<strong>senza</strong>.<br />

Bertrand Leclair 84 si è soffermato brevemente sul legame tra ressort<br />

esistenziale-spirituale e sociologico:<br />

“On a bientôt l’impression que cette <strong>di</strong>mension théorique constitue<br />

purement et simplement l’hab<strong>il</strong>lage d’un destin de souffrance qu’<strong>il</strong><br />

aurait été impossible d’exposer nu, mais où <strong>Houellebecq</strong> trouve la<br />

83 ivi<br />

84 B. LECLAIR, Autopsie du désir, «Quinzaine littéraire» 745, 15 septembre 1998, p.31<br />

101


matière à ces instants de poésie qu’<strong>il</strong> cherche d’un bout à l’autre du<br />

roman, dans son désir inapaisable de faire partager le «sentiment<br />

océanique». Il caractérise ainsi une poésie toujours larvaire,<br />

regressive dans le sens où elle prétend puiser dans un deçà du<br />

langage: de la langue maternelle. Ce sentiment océanique trava<strong>il</strong>le<br />

l’irréme<strong>di</strong>able au comble de la nostalgie”<br />

Per <strong>Houellebecq</strong>, la parola poetica, l’evocazione lirica nei romanzi, è<br />

ciò che in essi provoca “l’absur<strong>di</strong>té créatrice”, cioè, l’ “invasione del<br />

<strong>mondo</strong>” da parte “della significazione patetica”; è un’assur<strong>di</strong>tà<br />

creatrice <strong>di</strong> un nuovo senso, altro ed imme<strong>di</strong>ato, che sa superare i<br />

limiti del linguaggio. Se la prosa è lucida e <strong>di</strong>staccata; la poesia è puro<br />

coinvolgimento <strong>di</strong> tutti i sensi: essa arriva all’es<strong>senza</strong> stessa del<br />

<strong>mondo</strong>, ponendosi perciò come produttrice <strong>di</strong> verità e come mezzo<br />

d’espressione della parte spirituale dell’uomo. La <strong>di</strong>egesi romanzesca<br />

è neutra; lo spazio-tempo della poesia è, invece, assoluto,<br />

para<strong>di</strong>gmatico, esso coinvolge simultaneamente autore, lettore, <strong>mondo</strong><br />

fittizio e <strong>mondo</strong> referenziale.<br />

Vi sono due momenti emblematici nei romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

che meglio esprimono l’intrecciarsi significativo della prosa e dello<br />

slancio lirico, del sentimento oceanico e dell’intuizione dell’assoluto<br />

nel delinearsi <strong>di</strong> uno spazio-tempo altro. Uno, “la stanza dell’amore”<br />

<strong>di</strong> Vincent in La possib<strong>il</strong>ité, verrà analizzato nel capitolo 5.3. perchè<br />

significativo, oltre che per <strong>il</strong> capovolgimento spazio-temporale, per le<br />

immagini poetiche <strong>di</strong> luce ed infinito che evoca. L’altro si trova In<br />

Les particules élémentaires nel quale si legge <strong>di</strong> come Djerzinski sia<br />

arrivato all’intuizione fondamentale della necessità del superamento<br />

102


della separazione, tramite <strong>il</strong> ritorno ad uno stato fusionale ed<br />

armonico, attraverso la contemplazione dei Book of Kells 85 :<br />

“Vers la fin de l’année 2005, <strong>il</strong> découvrit à l’occasion d’un voyage à<br />

Dublin le Book of Kells…Ce manuscrit enluminé, d’une complexité<br />

formelle inouïe, probablement l’oeuvre de moines irlandais du VII<br />

siècle de notre ère, devait constituer un moment décisif de sa pensée,<br />

et que c’est probablement la contemplation prolongée de cet ouvrage<br />

qui allait lui permettre, par le biais d’une série d’intuitions qui<br />

rétrospectivement nous paraissent miraculeuses, de surmonter les<br />

complexités de calculs de stab<strong>il</strong>ité énergétique au sein de<br />

macromolécules rencontrées en biologie…Ce livre contient la<br />

concordance des quatre Évang<strong>il</strong>es selon le texte de saint Jérôme, et<br />

presque autant de dessins que de page, tous ornés de couleurs<br />

merve<strong>il</strong>leuses. Ici l’on peut contempler le visage de la majesté <strong>di</strong>vine,<br />

miraculeusement dessiné…Si l’on prend la peine de les considérer<br />

très attentivement, de pénétrer du regard les secrets de l’art, on<br />

découvrira de telles complexités, si délicates et si subt<strong>il</strong>es, si<br />

étroitement serrées, entrelacées et nouées ensemble, et de couleurs si<br />

fraîches et si lumineuses, que l’on déclarera sans ambages que toutes<br />

ces choses doivent résulter non de l’oeuvre des hommes, mais de celle<br />

des anges”.<br />

Donando all’umanità l’immortalità fisica, Djerzinski rivoluziona la<br />

corrente concezione del tempo, praticamente lo annulla rendendolo<br />

perfettamente infinito. Nell’architettura <strong>di</strong> croci e spirali del Book of<br />

kells, Djerzinski concepisce, invece, una nuova f<strong>il</strong>osofia dello spazio<br />

che espone nella “Mé<strong>di</strong>tation sur l’entrelacement” 86 :<br />

85 PÉ, pp.300-301<br />

86 ivi, pp.301-302<br />

103


“Les formes de la nature sont des formes humaines. C’est dans notre<br />

cerveau qu’apparaissent les triangles, les entrelacements et les<br />

branchages… Au m<strong>il</strong>ieu de nos créations, créations humaines,<br />

communicables à l’homme, nous nous développons et nous mourons.<br />

Au m<strong>il</strong>ieu de l’espace, espace humain, nous effectuons des mesures;<br />

par ces mesures nous créons l’espace, l’espace entre nos instruments.<br />

L’homme peu instruit est terrorisé par l’idée de l’espace; <strong>il</strong> l’imagine<br />

immense, nocturne et béant. Il imagine les êtres sous la forme<br />

élémentaire d’une boule, isolée dans l’espace, recroquev<strong>il</strong>lée dans<br />

l’espace, écrasée par l’éternelle présence de trois <strong>di</strong>mensions.<br />

Terrorisés par l’idée de l’espace, les êtres humains se<br />

recroquev<strong>il</strong>lent; <strong>il</strong>s ont froid, <strong>il</strong>s ont peur. Dans le me<strong>il</strong>leur des cas <strong>il</strong>s<br />

traversent l’espace, <strong>il</strong>s se saluent avec tristesse au m<strong>il</strong>ieu de l’espace.<br />

Et pourtant cet espace est en eux-mêmes, <strong>il</strong> ne s’agit que de leur<br />

propre création mentale.<br />

Dans cet espace dont <strong>il</strong>s ont peur les êtres humains apprennent à<br />

vivre et à mourir; au m<strong>il</strong>ieu de leur espace mental se créent la<br />

séparation, l’éloignement et la souffrance. À cela, <strong>il</strong> y a très peu de<br />

commentaires: l’amant entend l’appel de son aimée, par-delà les<br />

océans et les montagnes, la mère entend l’appel de son enfant.<br />

L’amour lie, et <strong>il</strong> lie à jamais. La pratique du bien est une liaison, la<br />

pratique du mal une déliaison. La séparation est l’autre nom du<br />

mal; c’est également l’autre nom du mensonge. Il n’existe en effet<br />

qu’un entrelacement magnifique, immense et réciproque”.<br />

È uno spazio circolare, armonioso, intrecciato nel quale l’uomo può<br />

riconoscersi e sentire <strong>di</strong> appartenervi. Non avere più paura dello<br />

spazio vuol <strong>di</strong>re non percepirlo più come inumano ed estraneo.<br />

Attraverso l’estensione del principio d’indeterminazione della fisica<br />

quantistica 87 alla percezione <strong>di</strong> tutta la realtà, Djerzinski ridefinisce le<br />

87 Cfr. PÉ, pp.297-299 e INT, pp.47-48<br />

104


con<strong>di</strong>zioni della conoscenza. Se la realtà non è conoscib<strong>il</strong>e con<br />

certezza, perché non più oggettivamente misurab<strong>il</strong>e e <strong>di</strong>pendente dalla<br />

posizione e dall’accordo degli osservatori, le sue proprietà sono,<br />

perciò, dettate dalla percezione e dalla coscienza dell’uomo stesso.<br />

Egli è in grado <strong>di</strong> superare lo spazio-tempo écrasant, riconoscendolo<br />

dentro <strong>di</strong> sé e comunicandolo umanamente; l’uomo ritrova quin<strong>di</strong> <strong>il</strong><br />

senso d’appartenenza e quello <strong>di</strong> comunità e con essi la possib<strong>il</strong>ità<br />

della fraternità e dell’amore. L’infelicità nei romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

nasce sempre dalla percezione della separazione, l’uomo<br />

houellebecquiano non riconosce se stesso nell’altro da sé, percepisce<br />

l’alterità come un “écrasement”. Affinchè l’uomo possa superare<br />

l’in<strong>di</strong>vidualismo e l’infelicità dovrebbe sapersi riconoscere, come in<br />

uno specchio, nell’altro, nel <strong>mondo</strong> e nella realtà oggettiva e superare<br />

così la vertigine del nulla nell’armonia <strong>di</strong> un’es<strong>senza</strong> e <strong>di</strong> un destino<br />

comuni, in uno spazio-tempo rinnovato:<br />

“Certains êtres éprouvent très tôt une effrayante impossib<strong>il</strong>ité à vivre<br />

par eux-mêmes… Cette fracture d’inadaptation fondamentale se<br />

produit en dehors de toute finalité génétique mais aussi en raison de<br />

l’excessive luci<strong>di</strong>té qu’elle présuppose, luci<strong>di</strong>té évidemment<br />

transcendante aux schémas perceptifs de l’existence or<strong>di</strong>naire. Il<br />

suffit parfois de placer un autre être en face d’eux, à con<strong>di</strong>tion de le<br />

supposer aussi pur, aussi transparent qu’eux-mêmes, pour que cette<br />

insoutenable fracture se résolve en une aspiration lumineuse, tendue<br />

et permanente vers l’absolument inaccessible. Ainsi, alors qu’un<br />

miroir ne renvoie jour après jour que la même désespérante image,<br />

deux miroirs parallèles élaborent et construisent un réseau net et<br />

dense qui entraîne l’oe<strong>il</strong> humain dans une trajectoire infinie, sans<br />

105


limites, infinie dans sa pureté géométrale, au-delà des souffrances et<br />

du monde” 88 .<br />

L’universo creato da <strong>Houellebecq</strong> è un universo ateo, che però<br />

conserva le forme antiche del pensiero religioso: la nostalgia<br />

dell’unità e dell’infinito, la coscienza dechirée, la svalorizzazione del<br />

profano. Quello dei romanzi in questione è un universo<br />

«scristianizzato» nel quale i personaggi esperiscono «la morte <strong>di</strong> Dio».<br />

L’infelicità è maggiore perché, alla nostalgia <strong>di</strong> una religione che<br />

marca la <strong>di</strong>stanza incolmab<strong>il</strong>e del <strong>di</strong>vino, si aggiunge la nostalgia della<br />

fede stessa. <strong>Houellebecq</strong> ritrova la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>vina, trascendentale,<br />

nel tentativo utopico <strong>di</strong> una rifondazione morale assoluta e nella sete<br />

d’infinito e d’amore:<br />

“La lecture de Nietzsche ne provoqua en lui qu’un agacement bref,<br />

celle de Kant ne fit que confirmer ce qu’<strong>il</strong> savait déjà. La pure morale<br />

est unique et universelle. Elle ne subit aucune altération au cours du<br />

temps, non plus qu’aucune adjonction. Elle ne dépend d’aucun<br />

facteur historique, économique, sociologique ou culturel; elle ne<br />

dépend absolument de rien du tout. Non déterminée, elle détermine.<br />

Non con<strong>di</strong>tionnée, elle con<strong>di</strong>tionne. En d’autres termes c’est un<br />

absolu” 89 .<br />

L’utopia è <strong>il</strong> raggiungimento <strong>di</strong> quell’assoluto:<br />

“Une morale observable en pratique est toujours le résultat du<br />

mélange en proportions variables d’éléments de morale pure et<br />

88 EXT, pp.146-147<br />

89 PÉ, p.35<br />

106


d’autres éléments d’origine plus or moins obscure, le plus souvent<br />

religieuse. Plus la part des éléments de morale pure sera importante,<br />

plus la société-support de la morale considérée aura une existence<br />

longue et heureuse. À la limite, une société régie par les purs<br />

principes de la morale universelle durerait autant que le monde” 90 .<br />

L’ald<strong>il</strong>à è secolarizzato: dei valori innalzati ad assoluto – <strong>il</strong> Vero e <strong>il</strong><br />

Bene, l’Amore – prendono <strong>il</strong> posto dell’antico <strong>di</strong>vino.<br />

Nell’epifania poetica, in quei momenti <strong>di</strong> <strong>il</strong>luminazione e<br />

percezione intuitiva dell’unità del <strong>mondo</strong>, vi è <strong>il</strong> superamento della<br />

coscienza infelice perché attraverso l’intuizione del senso <strong>di</strong><br />

appartenenza, l’uomo è nell’istante riunito al <strong>mondo</strong> e riconsegnato<br />

all’Amore.<br />

La rivelazione dell’ultimo romanzo, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Les<br />

particules élémentaires, che annuncia, sì, la fine del <strong>mondo</strong>, ma anche<br />

la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una ricostruzione, è l’impossib<strong>il</strong>ità pratica, reale della<br />

ricostruzione. L’isola è solo teorizzab<strong>il</strong>e, teorizzab<strong>il</strong>e poeticamente.<br />

Ciò nonostante, attraverso l’annullamento del tempo oggettivo e <strong>il</strong><br />

recupero <strong>di</strong> quello interiore, della reminiscenza e dell’epifania è<br />

possib<strong>il</strong>e creare un nuovo spazio, interiore e mentale in cui l’isola<br />

della reciprocità, dell’appartenenza e dell’amore è possib<strong>il</strong>e.<br />

.<br />

90 ivi, p.35<br />

107


4. TECNICHE DI COMPOSIZIONE<br />

In questo capitolo saranno analizzati formalmente i quattro<br />

romanzi houellebecquiani, Extension du domaine de la lutte, Les<br />

particules élémentaires, Plateforme e La possib<strong>il</strong>ité d’une île,<br />

evidenziandone i proce<strong>di</strong>menti interni e le tecniche propriamente<br />

letterarie, per poi evincere <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> determinate scelte formali.<br />

Saranno stu<strong>di</strong>ate le costanti e le varianti tra i testi e lo scarto o<br />

l’aderenza alla tra<strong>di</strong>zione del genere romanzo. Piuttosto che in uno<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>acronico, i romanzi vanno compresi e capiti in uno stu<strong>di</strong>o<br />

sincronico che metta in evidenza <strong>il</strong> parallelismo delle varie<br />

componenti romanzesche lungo tutta l’opera finzionale.<br />

Nel primo capitolo verrà stu<strong>di</strong>ato <strong>il</strong> paratesto, <strong>il</strong> quale, secondo la<br />

terminologia narratologica come descritta da Gérard Genette in<br />

Seu<strong>il</strong>s 91 , designa <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso d’accompagnamento, <strong>di</strong> prolungamento e<br />

<strong>di</strong> presentazione che è intorno al testo vero e proprio e ne crea <strong>il</strong> primo<br />

orizzonte d’attesa. Genette <strong>di</strong>stingue tra due tipi <strong>di</strong> paratesto: uno<br />

interno al libro, peritesto, ed uno esterno, epitesto. Sarà <strong>il</strong> primo<br />

l’oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questo capitolo: titolo, prefazione, titoli delle<br />

parti e dei capitoli; questi enunciati verbali creano un campo <strong>di</strong><br />

potenzialità del romanzo e si pongono come produttori <strong>di</strong> un possib<strong>il</strong>e<br />

senso, <strong>di</strong>ventando <strong>il</strong> luogo in cui si stringe <strong>il</strong> cosiddetto «patto <strong>di</strong><br />

lettura» tra testo e lettore.<br />

Nel secondo capitolo sarà la struttura ternaria della costruzione<br />

romanzesca ad essere stu<strong>di</strong>ata ed evidenziata come caratteristica<br />

peculiare dell’opera romanzesca houellebecquiana; una struttura<br />

91 G. GENETTE, Seu<strong>il</strong>s, Paris 1987<br />

108


or<strong>di</strong>natrice, uno schema narrativo al cui interno, <strong>di</strong> romanzo in<br />

romanzo, <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong>spiega nella variazione <strong>il</strong> contrad<strong>di</strong>torio<br />

rapporto tra l’uomo e <strong>il</strong> <strong>mondo</strong>.<br />

Il terzo capitolo riguarda l’analisi della voce narrativa.<br />

Affrontare la questione della voce narrativa in un romanzo vuol <strong>di</strong>re<br />

cercare <strong>di</strong> rispondere alla domanda: “Chi racconta?” 92 . Lo statuto <strong>di</strong><br />

questa voce <strong>di</strong>pende sia dalla “relazione che <strong>il</strong> narratore intrattiene con<br />

la storia”, cioè se ne è o meno un personaggio, sia dal “livello<br />

narrativo” sul quale egli si pone, cioè se racconta in un récit primo o<br />

se egli stesso è, a sua volta, oggetto <strong>di</strong> un récit. Il narratore facente<br />

parte della <strong>di</strong>egesi romanzesca è detto, secondo la terminologia<br />

genettiana, “omo<strong>di</strong>egetico”, mentre quello assente, “etero<strong>di</strong>egetico”.<br />

Inoltre, <strong>il</strong> narratore omo<strong>di</strong>egetico, che è anche protagonista principale<br />

della storia, è detto “auto<strong>di</strong>egetico”. Per ciò che riguarda <strong>il</strong> livello<br />

narrativo bisogna interrogarsi sugli eventuali «incastri» del récit.<br />

Nell’eventualità <strong>di</strong> un récit primo e <strong>di</strong> uno secondo <strong>il</strong> narratore del<br />

primo è detto “extra<strong>di</strong>egetico”; <strong>il</strong> narratore del secondo, oggetto a sua<br />

volta <strong>di</strong> un racconto, è detto “intra<strong>di</strong>egetico”. La narrazione, l’atto<br />

produttore del racconto determina <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> narratore del récit e<br />

l’or<strong>di</strong>ne in cui la storia è raccontata. Sarà lo stu<strong>di</strong>o della narrazione ad<br />

identificare lo statuto del narratore e le funzioni che esso assume nel<br />

racconto e a determinare, perciò, la voce narrativa. Quest’ultima<br />

<strong>di</strong>rezionerà <strong>il</strong> récit, incidendo sul suo stesso senso, a seconda delle<br />

modalità che farà proprie. L’aspetto delle modalità rimanda al modo<br />

in cui la storia è narrata, cioè alla “mise en récit” da parte del<br />

narratore; i due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa “mise en récit” sono la “<strong>di</strong>stanza” e la<br />

92 Cfr. G. GENETTE, Figures III, Paris É<strong>di</strong>tions du Seu<strong>il</strong>, 1972; V. JOUVE, Poétique du roman,<br />

Paris Sedes, 1997<br />

109


“focalizzazione”. La <strong>di</strong>stanza corrisponde al grado <strong>di</strong> implicazione del<br />

narratore nel récit; la focalizzazione in<strong>di</strong>ca, invece, <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> vista<br />

dal quale la storia è raccontata 93 .<br />

Nel quarto capitolo sarà stu<strong>di</strong>ato <strong>il</strong> personaggio che, come <strong>il</strong><br />

narratore, verrà definito «<strong>di</strong> tipo houellebecquiano».<br />

Questo stu<strong>di</strong>o sulle tecniche <strong>di</strong> composizione permette <strong>il</strong> sorgere<br />

della consapevolezza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno circa l’opera finzionale<br />

dell’autore; nella ripresa costante <strong>di</strong> certi schemi e strutture narrative<br />

permette <strong>di</strong> vedere un’intenzione autoriale ben definita.<br />

4.1. Il paratesto<br />

Il titolo del primo romanzo <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, Extension<br />

du domaine de la lutte, è un titolo tematico che evoca d’emblée la<br />

riflessione centrale dell’opera in modo metaforico e ironico allo stesso<br />

tempo. È un titolo che, grazie a un vago senso f<strong>il</strong>osofico, politico e<br />

teorico suggerisce me<strong>di</strong>tazioni più vaste. In primo luogo rimanda alla<br />

scioccante e inaccettab<strong>il</strong>e rivelazione 94 che risulta dalle teorizzazioni<br />

del narratore: l’estensione del dominio della lotta – lotta quoti<strong>di</strong>ana<br />

dell’esistenza – all’ambito delle relazioni interpersonali, in particolare<br />

sessuali; inoltre, rimanda simbolicamente e metaforicamente a una<br />

concezione della vita come sopravvivenza e travaglio. Il titolo esprime<br />

appieno tutto <strong>il</strong> senso dello scandalo che spinge <strong>il</strong> narratore a<br />

raccontare la sua non-storia, la storia cioè <strong>di</strong> una vita miserab<strong>il</strong>e e<br />

93 Cfr. V. JOUVE, Op. cit.<br />

94 Cfr. capitolo 3.1. e 3.2.<br />

110


annoiata, votata allo scacco nella sua finale ricerca <strong>di</strong> senso, scacco<br />

comunque preannunciato dall’ironia <strong>di</strong>sincantata del narratore, tono<br />

caratterizzante del récit. Lo scandalo è nell’ingiustizia <strong>di</strong> una vita<br />

ridotta a lotta, sopravvivenza e competizione; la portata e <strong>il</strong> tono da<br />

denuncia socialista dei “conflits libi<strong>di</strong>no-sociaux” 95 del titolo inducono<br />

alla riflessione e allo sguardo critico sul <strong>mondo</strong>.<br />

Ironico perché, attraverso la sua formulazione condensata e<br />

pretenziosamente evocativa da fac<strong>il</strong>e teorizzazione, svela la “charge<br />

simultanée de serieux et de farce” 96 che nasconde la sua teoria, che non<br />

vuole imporsi, ma inut<strong>il</strong>mente opporsi: niente <strong>di</strong> più se non le<br />

elucubrazioni <strong>di</strong> un estraniato.<br />

Il titolo del secondo romanzo <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, Les particules<br />

élémentaires, è un titolo metonimico, metaforico e paradossale al<br />

contempo. Da una parte, le particelle elementari in<strong>di</strong>cano <strong>il</strong> punto <strong>di</strong><br />

partenza della riflessione scientifica del personaggio principale che<br />

serve da <strong>di</strong>scorso teorico <strong>di</strong> sostegno del testo, dall’altra, in<strong>di</strong>ca in<br />

maniera simbolica l’uomo e, infine, concentra ossimoricamente la<br />

questione e la soluzione, <strong>il</strong> negativo e <strong>il</strong> positivo dell’enjeu e<br />

dell’atmosfera morale del romanzo.<br />

Metonimico perché la riflessione scientifico-f<strong>il</strong>osofica è solo<br />

una piccola porzione del récit rispetto all’ampiezza della narrazione<br />

sui fratelli <strong>Michel</strong> e Bruno, rimanda perciò al <strong>di</strong>scorso scientifico-<br />

teorico che sostiene e legittima l’utopia del romanzo.<br />

Inoltre la definizione scientifica <strong>di</strong> particella elementare è<br />

metafora <strong>di</strong> un’umanità frammentata, <strong>di</strong>visa, chiusa in se stessa,<br />

incapace <strong>di</strong> costituirsi in aggregati superiori: la separazione mentale,<br />

95 Cfr. L. PRODIGUIS, De l’autre côté du brou<strong>il</strong>lard, p.56<br />

96 B. DUTEURTRE, Sexe et or<strong>di</strong>nateurs, cit.<br />

111


affettiva e fisica dei personaggi del romanzo è così percepita come un<br />

dato costitutivo.<br />

Ad un livello semantico più profondo, la concentrazione <strong>di</strong><br />

significato racchiusa in questo titolo emblematico mira <strong>di</strong>rettamente al<br />

cuore dell’enjeu morale del libro: Il Male ed <strong>il</strong> Bene. L’in<strong>di</strong>vidualità,<br />

la separazione, l’angoscioso senso della finitu<strong>di</strong>ne, ed i rispettivi<br />

opposti positivi, la collettività, la fraternità e l’immortalità, sono tutti<br />

custo<strong>di</strong>ti nell’ambiguità evocativa del titolo:<br />

“Les biologistes pensaient et agissaient comme si les molécules<br />

étaient des éléments matériels séparés…aucun d’entre eux,…, n’avait<br />

entendu parler du paradoxe EPR, des expériences d’Aspect” 97<br />

“Il enchaîna alors sur les expériences d’Aspect et le paradoxe EPR :<br />

lorsque deux particules ont été réunies, elles forment dès lors un tout<br />

inséparable” 98<br />

“Dès lors, <strong>il</strong> ne démeurait plus que deux hypothèses. Soit les<br />

propriétés cachées determinant le comportement des particules<br />

étaient non locales, c’est-à-<strong>di</strong>re que les particules pouvaient avoir<br />

l’une sur l’autre une influence instantanée à une <strong>di</strong>stance arbitraire.<br />

Soit <strong>il</strong> fallait renoncer au concept de particule élémentaire possédant,<br />

en l’absence de toute observation, des propriétés intrinsèques : on se<br />

retrouvait alors devant un vide ontologique profond ” 99 .<br />

Tutto <strong>il</strong> romanzo è costruito sull’opposizione tra buono e cattivo,<br />

giusto e sbagliato, lodevole o deprecab<strong>il</strong>e, uomo e donna, uomo<br />

contemporaneo e uomo nuovo. Più precisamente, ogni termine<br />

contiene in sé <strong>il</strong> proprio contrario ed <strong>il</strong> corto circuito semantico degli<br />

97 PÉ, p. 20<br />

98 ivi, p. 173<br />

99 ivi, pp.124-125<br />

112


opposti significati crea l’intuizione, <strong>il</strong> “desiderio <strong>di</strong> conoscenza” che<br />

porta all’esplorazione del Male e all’aderenza al Bene.<br />

Il titolo del terzo romanzo <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, Plateforme, oltre a<br />

rimandare all’azione centrale dell’intreccio, cioè alla creazione <strong>di</strong> una<br />

“plateforme programmatique pour le partage du monde” 100 , allude anche ad<br />

una certa esperienza della con<strong>di</strong>zione umana ed informa su una certa<br />

concezione houellebecquiana del romanzo e della scrittura.<br />

Il primo elemento da notare è l’errata ortografia della parola,<br />

scritta <strong>senza</strong> trait d’union. Le due parole sono legate, forse a<br />

sottolineare <strong>il</strong> carattere inseparab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> questa piattezza. Potrebbe<br />

anche essere un ammiccamento a ciò che viene detto a proposito dello<br />

st<strong>il</strong>e piatto e grigio dell’autore; o ancora, come se questo volesse<br />

situarsi in alto, in un luogo dalla veduta priv<strong>il</strong>egiata, al tempo stesso<br />

“au m<strong>il</strong>ieu du monde” e al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> esso 101 . Proprio per mezzo <strong>di</strong> un<br />

gioco sul significante, <strong>Houellebecq</strong> sposta l’attenzione del lettore sulla<br />

forma, sul genere: un titolo che è un aveu <strong>di</strong> estetica. Il titolo <strong>di</strong> un<br />

romanzo <strong>senza</strong> pretese che narra la vita inconsistente e insensata <strong>di</strong> un<br />

uomo demotivato:<br />

“Ma vie était une forme vide” 102 ;<br />

“Lorsque la vie amoureuse est terminée, c’est la vie dans son<br />

ensemble qui acquiert quelque chose d’un peu conventionnel et forcé.<br />

On maintient une forme humaine, des comportements habituels, une<br />

espèce de structure; mais le cœur, comme on <strong>di</strong>t, n’y est plus.” 103 .<br />

100 PLA, p. 242<br />

101 Cfr. B. BUSCATO, Analyse de Plateforme, tesi <strong>di</strong> laurea, Università Ca’ Foscari <strong>di</strong> Venezia<br />

1998<br />

102 PLA, p. 348<br />

103 Ibidem<br />

113


Una forma piatta che è metafora <strong>di</strong> una vita vuota <strong>senza</strong> amore e <strong>di</strong> un<br />

antiromanzo che ha perso le avventure, le passioni <strong>di</strong> quello<br />

tra<strong>di</strong>zionale. Proprio come in Extension, si allude ad un genere in<br />

b<strong>il</strong>ico tra la noia e <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio.<br />

Il titolo è anche tematico in quanto l’idea fondamentale<br />

dell’intreccio è proprio la creazione <strong>di</strong> un progetto turistico, nato da<br />

una riflessione del protagonista <strong>Michel</strong> sui nuovi rapporti economici<br />

che i cosiddetti paesi ricchi e paesi poveri potrebbero intrattenere:<br />

“…d’un côté tu as plusieurs centaines de m<strong>il</strong>lions d’Occidentaux qui<br />

ont tout ce qu’<strong>il</strong>s veulent, sauf qu’<strong>il</strong>s n’arrivent plus à trouver de<br />

satisfaction sexuelle: <strong>il</strong>s cherchent, <strong>il</strong>s cherchent sans arrêt, mais <strong>il</strong>s<br />

ne trouvent rien, et <strong>il</strong>s en sont malheureux jusqu’à l’os. De l’autre<br />

côté tu as plusieurs m<strong>il</strong>liards d’in<strong>di</strong>vidus qui n’ont rien, qui crèvent<br />

de faim, qui meurent jeunes, qui vivent dans des con<strong>di</strong>tions<br />

insalubres, et qui n’ont plus rien à vendre que leur corps, et leur<br />

sexualité intacte. C’est simple, vraiment simple à comprendre: c’est<br />

une situation d’échange idéale…” 104 .<br />

Inoltre questo tipo <strong>di</strong> teorizzazione socio-economica è tipica<br />

dell’universo <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, inserendo così <strong>il</strong> romanzo,<br />

e <strong>il</strong> senso che veicola, in un f<strong>il</strong> rouge <strong>di</strong> coerenza e continuità tessuto<br />

attraverso tutta l’opera.<br />

Infine, «piattaforma» rimanda metaforicamente ad una incerta e<br />

sospesa con<strong>di</strong>zione esistenziale del protagonista, tipico personaggio<br />

houellebecquiano:<br />

104 ivi, p. 234<br />

114


“Un jour, à l’âge de douze ans, j’étais monté au sommet d’un pylone<br />

électrique en haute montagne. Pendant toute l’ascension, je n’avais<br />

pas regardé à mes pieds. Arrivé en haut, sur la plateforme, <strong>il</strong> m’avait<br />

paru compliqué et dangereux de redescendre. Les chaînes de<br />

montagnes s’étendaient à perte de vue, couronnées de neiges<br />

éternelles. Il aurait été beaucoup plus simple de rester sur place, ou<br />

de sauter. J’avais été retenu, in extremis, par la pensée de<br />

l’écrasement ; mais, sinon, je crois que j’aurais pu jouir<br />

éternellement de mon vol” 105 .<br />

In questo caso plateforme potrebbe essere inteso come luogo<br />

sospeso tra due mon<strong>di</strong>, spazio del possib<strong>il</strong>e e delle potenzialità da una<br />

parte e dall’altra come lo spazio della scelta impossib<strong>il</strong>e. È un luogo<br />

irreale, metafisico e transitorio, ma auspicab<strong>il</strong>e, proprio come <strong>il</strong> tempo<br />

con Valérie: tempo sospeso dell’amore, nel quale si ha l’intuizione,<br />

inebriante e dolorosa, dell’oblio <strong>di</strong> sé in un vol éternel. Ed, infatti, <strong>il</strong><br />

rapporto <strong>di</strong> coppia proietta <strong>Michel</strong> nella stessa posizione, “à la fois<br />

sublime et désagréable” 106 , della piattaforma del palo della luce. Quin<strong>di</strong>,<br />

<strong>di</strong>etro l’intuizione del volo eterno, vi è la pre<strong>senza</strong> schiacciante della<br />

realtà: una caduta brusca e dolorosa. Infatti:<br />

“Si je laissais la passion pénétrer dans mon corps, la douleur<br />

viendrait rapidement à sa suite” 107 .<br />

Allo stesso tempo, però, questa «piattaforma» sospesa potrebbe anche<br />

essere simbolo <strong>di</strong> uno spazio neutro in isolamento dal <strong>mondo</strong>, dalle<br />

sue passioni e i suoi tormenti, simbolo <strong>di</strong> un tempo della noia, sempre<br />

105 ivi, pp. 310-1<br />

106 F. CIRIEZ, Les vacances de monsieur <strong>Michel</strong>, «Littérature», 11 septembre 2001<br />

107 PLA, p. 348<br />

115


uguale a se stesso. Scendere dal palo significherebbe scendere tra gli<br />

uomini, ma per <strong>Michel</strong> è nel rapporto con gli altri che si prende<br />

coscienza <strong>di</strong> sé ed è proprio questo ciò che rende <strong>il</strong> rapporto con gli<br />

altri insopportab<strong>il</strong>e. Mettersi in gioco, entrare nel flusso della vita,<br />

uscire dalla piattaforma vorrebbe <strong>di</strong>re patire incessantemente <strong>il</strong> senso<br />

della per<strong>di</strong>ta: l’intuizione della felicità e dell’eterno renderebbe la vita<br />

- mortale - insopportab<strong>il</strong>e. Di nuovo, come per i due precedenti<br />

romanzi, <strong>il</strong> titolo si fa carico <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni e <strong>di</strong> pluralità <strong>di</strong> sensi:<br />

un’unione dei contrari che rende conto <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>alettica<br />

houellebecquiana del corto-circuito veicolo del senso ultimo della sua<br />

opera romanzesca.<br />

Il titolo del quarto romanzo <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, La possib<strong>il</strong>ité<br />

d’une île, è una citazione del testo stesso 108 : esso ha carattere letterale<br />

e metaforico allo stesso tempo. L’isola, a cui <strong>il</strong> testo fa riferimento, è<br />

l’isola vulcanica Lanzarote sulla quale la setta religiosa Elohimita, che<br />

<strong>il</strong> protagonista conoscerà <strong>di</strong>rettamente, organizza i suoi incontri e<br />

inse<strong>di</strong>a i suoi laboratori <strong>di</strong> ricerca sulla clonazione. Inoltre è un titolo<br />

significativo e risonante, che rimanda <strong>di</strong>rettamente al cuore poetico <strong>di</strong><br />

quella vena romantico-fusionale <strong>di</strong> cui si è parlato nei due capitoli<br />

precedenti. Infatti, è questo un testo in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per la<br />

comprensione dell’enjeu dell’universo <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>. È<br />

proprio nell’ultimo romanzo che l’esplorazione del Male<br />

contemporaneo, cioè del desiderio, dell’in<strong>di</strong>vidualismo, della<br />

solitu<strong>di</strong>ne e del vuoto spirituale, arriva al suo parossismo e la ricerca<br />

<strong>di</strong> una soluzione raggiunge <strong>il</strong> suo fallimento definitivo. Il titolo stesso<br />

è l’eco dolorosa della speranza delusa dell’umanità ed <strong>il</strong> segno<br />

108 PÎ, p.433<br />

116


indeleb<strong>il</strong>e della nostalgia nella coscienza dell’uomo. Questa volta <strong>il</strong><br />

titolo non è plurisemantico, <strong>il</strong> suo senso è chiaro al lettore <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>; questa inequivocab<strong>il</strong>ità e irriducib<strong>il</strong>ità semantiche non<br />

possono non rimandare all’ultimo verso della poesia <strong>di</strong> Daniel 109 :<br />

l’autore in<strong>di</strong>ca e dà risonanza alla soluzione del suo percorso<br />

<strong>romanzesco</strong>, isolandola e accordandole préséance <strong>di</strong> titolo. «La<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un’isola» è l’ultima parola della quête spirituale in<br />

<strong>Houellebecq</strong> ed è la premessa del cambiamento promosso dal finale <strong>di</strong><br />

ogni romanzo.<br />

I titoli dei capitoli sono gli elementi paratestuali che, nella loro<br />

sinteticità e autonomia, meglio rendono conto <strong>di</strong> una parola<br />

romanzesca tagliente e sfrontata, la parola che <strong>Houellebecq</strong> lancia sul<br />

<strong>mondo</strong>:<br />

“Bernard, oh Bernard / Catherine, petite Catherine / Les degrés de<br />

liberté selon J.-Y. Fréhaut / La confession de Jean-Pierre Buvet”,<br />

una maniera semplice <strong>di</strong> accostare nomi e cognomi comuni, posti con<br />

una finezza che fa intendere “<strong>il</strong> loro piccolo orrore quoti<strong>di</strong>ano” 110 e la<br />

miseria <strong>di</strong> una tragica e comune esistenza mortale. Altre volte, la<br />

banalità del luogo comune denuncia una lingua ridotta a frasi <strong>di</strong><br />

stampo telef<strong>il</strong>mico, coniate da una società che uniforma, appiana i<br />

contrasti e rende impossib<strong>il</strong>e la scrittura romanzesca, da sempre <strong>il</strong><br />

luogo delle tensioni e della novità:<br />

109 ivi, p.433<br />

110 B. DUTEURTRE, Sexe et or<strong>di</strong>nateurs, cit.<br />

117


“La deuxième chance / Chaque jour est un nouveau jour / Vénus et<br />

Mars”.<br />

Altre volte ancora, degli enunciati nominali semplici, banali, dei titoli<br />

secchi descrivono azioni prive d’interesse e aneddoti insignificanti <strong>di</strong><br />

vite noiose, o <strong>di</strong> un breve viaggio in treno, o <strong>di</strong> una gita in provincia:<br />

“Le jeu de la place du Vieux Marché / Prise de contact / Retour aux<br />

vaches / Rouen-Paris / Saint-Cirgues-en-Montagne”.<br />

Infine, a volte, i titoli ammiccano ad una toponomastica della città<br />

capitalista, non più a misura d’uomo, dove questi o è perso o trova un<br />

<strong>il</strong>lusorio punto <strong>di</strong> riferimento in ambienti precostituiti e finto fam<strong>il</strong>iari:<br />

“Au m<strong>il</strong>ieu des Marcel / Résidence des Boucaniers / L’Escale”.<br />

Les particules élémentaires è sud<strong>di</strong>viso in tre parti, intitolate<br />

rispettivamente:<br />

“Le royaume perdu / Les moments étranges / Illimité emotionnel”.<br />

La prima parte è presentata sotto <strong>il</strong> segno della nostalgia, me<strong>di</strong>ante<br />

l’evidente topos della giovinezza come regno perduto. Infatti in queste<br />

pagine sono narrate l’infanzia e l’adolescenza <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>, Bruno e<br />

Annabelle; le aspettative del lettore sono perciò sod<strong>di</strong>sfatte. A<br />

sconvolgere poi l’orizzonte d’attesa sarà <strong>il</strong> clima delle vicende narrate:<br />

a volte tragiche, altre patetiche, altre ancora grottesche. L’ironia del<br />

titolo strania così la lettura e sdrammatizza gli infelici ricor<strong>di</strong> dei<br />

118


personaggi, creando un <strong>di</strong>stacco emotivo e una <strong>di</strong>stanza morale che<br />

ben descrivono l’atteggiamento stesso del narratore-clone.<br />

Il titolo della seconda parte evoca emblematicamente e, ancora<br />

una volta, ironicamente gli episo<strong>di</strong> della vita adulta dei personaggi.<br />

L’aggettivo étranges è da intendersi meno nel senso <strong>di</strong> bizzarri quanto<br />

nell’accezione <strong>di</strong> incomprensib<strong>il</strong>i, estraniati, alienati e alienanti. Il<br />

sostantivo moments dà tutto <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> vite effimere, inconsistenti e<br />

inafferab<strong>il</strong>i, che non si <strong>di</strong>spiegano in un tempo significante, bensì in<br />

momenti, in brevi lassi <strong>di</strong> tempo propri al non-senso delle esistenze<br />

mortali. Perciò è questo un titolo drammatico e significativo che<br />

aderisce alla materia trattata.<br />

Costruendo <strong>il</strong> titolo della terza parte, infinito emozionale, come<br />

un concetto scientifico e con un registro linguistico ricercato e<br />

letterario ( <strong>il</strong>limité ), <strong>Houellebecq</strong> sembra alludere, profeticamente ed<br />

evocativamente, a quella “véritable importance” <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> Djerzinski<br />

che “ne devait apparaître qu’un peu plus tard” <strong>di</strong> cui si parla nel prologo,<br />

cioè la maggiore importanza delle intuizioni f<strong>il</strong>osofiche del<br />

protagonista rispetto a quelle scientifiche:<br />

“Des perspectives infinement lointaines, des configurations mentales<br />

fantomatiques et inconnues” 111 .<br />

Infatti, la terza parte è interamente de<strong>di</strong>cata a <strong>Michel</strong> e agli sv<strong>il</strong>uppi<br />

della sua riflessione teorica che va <strong>di</strong> pari passo con l’esperienza<br />

dell’amore, o meglio dello scacco dell’amore. <strong>Michel</strong>, incapace come<br />

<strong>il</strong> resto degli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> sesso masch<strong>il</strong>e <strong>di</strong> provare amore, riesce,<br />

però, a comprenderlo e a costruirsene un’immagine attraverso<br />

111 PÉ, p.273<br />

119


Annabelle. L’<strong>il</strong>limité émotionnel corrisponde alla grande intuizione <strong>di</strong><br />

Djerzinski davanti al Book of Kells: lasciarsi andare all’<strong>il</strong>limité<br />

emotionnel corrisponde al raggiungimento e dell’infinito.<br />

Corrisponde, inoltre, a quel ritorno all’oceano, al magma primor<strong>di</strong>ale,<br />

che è <strong>il</strong> suici<strong>di</strong>o-fusione <strong>di</strong> Djerzinski alla fine <strong>di</strong> questa terza parte:<br />

l’«infinito emotivo» è, quin<strong>di</strong>, l’altro nome del sentimento oceanico. È<br />

anche questo perciò titolo houellebecquiano esatto e ricercato, che<br />

nella sua densità semantica rimanda <strong>di</strong>namicamente al testo e a tutti i<br />

suoi possib<strong>il</strong>i sensi.<br />

Nell’intitolare i capitoli <strong>di</strong> Les particules élémentaires,<br />

<strong>Houellebecq</strong> fa <strong>di</strong> nuovo prova della sua “art du bref”, cioè della<br />

sinteticità pungente dell’accostamento <strong>di</strong> due parole, capace <strong>di</strong><br />

esprimere la sua concezione romanzesca, che si nutre <strong>di</strong> riflessione<br />

sociologica, <strong>di</strong> aneddoti e <strong>di</strong> poesia.<br />

Alcuni tra i titoli ricordano delle tesi sociologiche, anzi lo sono.<br />

Ognuno <strong>di</strong> questi capitoli ne veicola una e informa così sul contenuto<br />

teorico del «romanzo secondo <strong>Houellebecq</strong>»:<br />

“L’animal oméga / Toute est la faute de Caroline Yessayan /<br />

RÉGIME STANDARD / L’hypothèse MacM<strong>il</strong>lan / Pour une esthétique<br />

de la bonne volonté”.<br />

Per esempio, <strong>il</strong> concetto «animale omega» <strong>di</strong>venta metafora animale<br />

dei vinti, degli sconfitti nella lotta della vita; attraverso la ripresa e lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> una tesi zoologica <strong>Houellebecq</strong> spiega la crudeltà naturale<br />

<strong>di</strong> ogni società animale 112 .<br />

112 Tematica ripresa nello stu<strong>di</strong>o della metafora animale nel capitolo 5.3.<br />

120


Altri titoli ricordano quella concezione aneddotica del romanzo<br />

ricordata in Extension:<br />

“L’été 75 / Treize heures de vol / Julian et Aldous / Saorge-<br />

Terminus”;<br />

Vista l’impossib<strong>il</strong>ità tracciare <strong>il</strong> delinearsi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> destini, al<br />

romanziere contemporaneo non rimane che <strong>il</strong> racconto <strong>di</strong> un tempo<br />

spezzato e privo <strong>di</strong> legame causale, del tempo <strong>di</strong> una vita in deficit <strong>di</strong><br />

senso e fine a se stessa.<br />

Infine:<br />

“Conversation de caravane / Retrouva<strong>il</strong>les”,<br />

questi sono i due titoli dei capitoli sull’id<strong>il</strong>lio tar<strong>di</strong>vo, rispettivamente,<br />

<strong>di</strong> Bruno e Christiane e <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> e Annabelle. La poesia <strong>di</strong> questi<br />

titoli è sommessa, triste e nostalgica proprio come l’amore che<br />

descrivono e come l’as<strong>senza</strong> d’amore in gioventù che rammentano.<br />

I titoli delle parti <strong>di</strong> Plateforme informano sull’altro grande<br />

protagonista del romanzo (essendo <strong>il</strong> primo la scoperta dell’amore):<br />

l’industria del turismo ed <strong>il</strong> suo funzionamento. I titoli:<br />

“TROPIC THAÏ / AVANTAGE CONCURRENTIEL / PATTAYA<br />

BEACH”<br />

in<strong>di</strong>cano, rispettivamente, un pacchetto-viaggio, un’aspetto economico<br />

dell’industria turistica ed una delle spiagge più frequentate della<br />

Tha<strong>il</strong>an<strong>di</strong>a. Questi titoli riassumono letteralmente i momenti della<br />

121


narrazione: la prima parte è incentrata su un viaggio Nouvelles<br />

Frontières al quale partecipano <strong>il</strong> protagonista e <strong>il</strong> suo futuro amore<br />

Valérie; la seconda parte esplora <strong>il</strong> lavoro e l’ambiente <strong>di</strong><br />

quest’ultima, assistente <strong>di</strong> Jean-Yves, <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong> un importante tour<br />

operator; la terza narra l’es<strong>il</strong>io volontario e la fuga dal <strong>mondo</strong> del<br />

protagonista dopo la morte <strong>di</strong> Valérie. <strong>Michel</strong> decide <strong>di</strong> fermare la sua<br />

vita a Pattaya, nella quale ha vissuto gli ultimi momenti <strong>di</strong><br />

completezza e felicità con Valérie; egli decide <strong>di</strong> morire lì, dove era<br />

riuscito a trascendere la sua vita, dandole un senso.<br />

Il paratesto <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île è volutamente<br />

autoreferenziale ed invita <strong>il</strong> lettore a prendere atto della somiglianza<br />

tra <strong>il</strong> suo paratesto e quello della Bibbia.<br />

Le tre parti si chiamano rispettivamente:<br />

“Commentaire de Daniel24 / Commentaire de Daniel25 /<br />

Commentaire final, ép<strong>il</strong>ogue” ;<br />

questi titolo in<strong>di</strong>cano <strong>il</strong> commento dei cloni al récit de vie<br />

dell’antenato Daniel1. I capitoli sono così, alternativamente, numerati:<br />

“Daniel1,1 / Daniel24,1 / Daniel1,2 / Daniel24,2 / Daniel1,3 /<br />

Daniel24,3…”.<br />

Il presentarsi del commento, del nome <strong>di</strong> Daniele e della numerazione<br />

ricorda la scansione in libri e versetti del testo biblico, inducendo così<br />

ad una imme<strong>di</strong>ata impressione <strong>di</strong> esegesi e <strong>di</strong> testo sacro 113 .<br />

113 Ve<strong>di</strong> capitolo 4.4.<br />

122


La funzione tra<strong>di</strong>zionale della prefazione, posta prima<br />

dell’inizio del libro, è quella <strong>di</strong> presentarlo e commentarlo; l’autore<br />

svelando <strong>il</strong> suo progetto ne orienta la lettura 114 .<br />

Extension è privo <strong>di</strong> una tale pre-fazione, ma non ritengo<br />

arbitrario considerare <strong>il</strong> terzo capitolo della prima parte come un vero<br />

e proprio Avis au Lecteur, ironicamente costruito. Come <strong>di</strong> norma, <strong>il</strong><br />

narratore si rivolge <strong>di</strong>rettamente al lettore fornendogli una guida per <strong>il</strong><br />

suo viaggio nel testo. Il narratore vuole ottenere una lettura complice<br />

da parte <strong>di</strong> un ideale lettore attraverso un enfatico récit dans le récit,<br />

che fa appello all’empatia e alla compartecipazione alla medesima<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> uomini delusi. Il lettore troverà <strong>il</strong> perché della sua<br />

lettura proprio nella potenzialità della sua storia personale e perciò<br />

nell’immedesimazione. Ulteriori in<strong>di</strong>cazioni su come aderire al testo<br />

sono suggerite dalla definizione del genere: si tratta <strong>di</strong> un romanzo o<br />

meglio <strong>di</strong>:<br />

“une succéssion d’anecdotes dont je suis le héros”;<br />

dalle informazioni sulla genesi:<br />

“choix autobiographique”;<br />

ed infine dalla definizione <strong>di</strong> un’estetica:<br />

“Si je n’écris pas ce que j’ai vu je souffrirai autant”,<br />

114 V. JOUVE, Op. cit.<br />

123


“L’écriture retrace, elle délimite. Elle introduit un soupçon de<br />

cohérence, l’idée d’un réalisme”,<br />

“Simplifier. Détruire un par un une foule des déta<strong>il</strong>s” ,<br />

“But ph<strong>il</strong>osophique” 115 .<br />

Ma questa adesione alla convenzione classica è subito contraddetta da<br />

un gioco <strong>di</strong> deviazioni ironiche. Il fatto stesso che sia una prefazione<br />

posticipata al terzo capitolo toglie senso alla sua funzione <strong>di</strong> invito e<br />

guida alla lettura, la quale è, evidentemente, già stata intrapresa;<br />

inoltre, crea una funzione <strong>di</strong> straniamento e rottura dell’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong><br />

finzione: <strong>il</strong> lettore si trova ad essere spiato nella sua lettura e ad essere<br />

improvvisamente interpellato e chiamato in causa.<br />

La descrizione, sincera e impietosa, che l’autore fa <strong>di</strong> se stesso :<br />

“…Dépourvu de beauté comme de charme personnel, sujet à des<br />

fréquents accès dépressifs, je ne corresponds nullement à ce que les<br />

femmes recherchent en priorité…” 116<br />

rende piuttosto inappropriato l’uso della parola héros, che andrà<br />

antitecamente intesa come anti-héros. Egli, infatti, non è <strong>il</strong><br />

protagonista <strong>di</strong> meravigliose avventure, bensì un soggetto passivo <strong>di</strong><br />

una società alienante. Egli è un narratore incapace dell’ampiezza del<br />

Racconto e ridotto alla limitatezza dell’aneddoto. Un’ulteriore<br />

<strong>di</strong>chiarazione da intendere au second degré è:<br />

115 EXT, pp.14, 16<br />

116 ivi, p.15<br />

124


“Ce choix autobiographique n’en est pas réellement un: de toute<br />

façon je n’ai pas d’autre issue”;<br />

questa <strong>di</strong>chiarazione svela un narratore contrad<strong>di</strong>torio, ambiguo e<br />

poco motivato che si esprime su più livelli <strong>di</strong> senso. Da una parte<br />

mette in dubbio l’atto <strong>di</strong> scrivere come libera scelta, sottraendogli<br />

perciò cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità e fascino; dall’altra la possib<strong>il</strong>ità che la scelta non<br />

sia realmente autobiografica rompe l’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> veri<strong>di</strong>cità, e,<br />

alludendo alla finzione, rende ambiguo <strong>il</strong> patto <strong>di</strong> lettura spiazzando<br />

nuovamente <strong>il</strong> lettore. Inoltre, i pastiches paro<strong>di</strong>ci dei topoi delle<br />

prefazioni classiche o dell’incipit <strong>di</strong> La Mo<strong>di</strong>fication <strong>di</strong> Butor<br />

attraverso <strong>il</strong> ricorso alla seconda persona, che potrebbe anche<br />

ricordare un tele-pre<strong>di</strong>catore, mettono in guar<strong>di</strong>a da un’aderenza totale<br />

al testo, suggerendo un atteggiamento critico e <strong>di</strong>staccato:<br />

“Je n’ambitionne pas de vous arracher des applau<strong>di</strong>ssements par ma<br />

finesse et mon humour…”;<br />

“Vous avez longtemps cru à l’existence d’une autre rive…Vous<br />

continuez à nager pourtant…Vous suffoquez…L’eau vous paraît de<br />

plus en plus froide…Ce n’est rien. Je suis là. Je ne vous laisserai pas<br />

tomber. Continuez votre lecture. Souvenez-vous, encore une fois, de<br />

votre entrée dans le domaine de la lutte” 117<br />

<strong>Houellebecq</strong> sconvolge la convenzione in un continuo gioco <strong>di</strong><br />

contrari. Per mezzo dell’ammiccamento ironico nelle poche pagine<br />

«prefazionali» offre un assaggio dell’originalità della sua opera<br />

117 ivi, p.14<br />

125


omanzesca: la tensione tra elementi <strong>di</strong>scordanti, <strong>il</strong> serio e <strong>il</strong> faceto, <strong>il</strong><br />

dolore e l’in<strong>di</strong>fferenza, l’aneddoto e la poesia.<br />

Les particules élémentaires, sapientemente costruito, è dotato<br />

<strong>di</strong> un prologo e <strong>di</strong> un ep<strong>il</strong>ogo. Questi formano una cornice finzionale<br />

ambientata in un futuro prossimo, <strong>il</strong> cui narratore è fittizio. Nel<br />

prologo <strong>il</strong> narratore è un’impersonale prima persona plurale, l’identità<br />

ed <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> del quale verranno esplicitamente svelati solo<br />

nell’ep<strong>il</strong>ogo: si tratta <strong>di</strong> un clone esponente della nuova specie<br />

immortale, asessuata e felice, ipotizzata nelle riflessioni del<br />

personaggio principale, <strong>il</strong> biologo <strong>Michel</strong> Djerzinski. Il prologo<br />

presenta proprio quest’ultimo, <strong>il</strong> suo <strong>mondo</strong> e l’impatto che le sue<br />

ricerche ebbero sulla visione del <strong>mondo</strong> dei suoi contemporanei. Il<br />

libro è presentato come “l’histoire d’un homme qui vécut…en des temps<br />

malheureux et troublés” durante i quali “les sentiments d’amour, de tendresse<br />

et de fraternité humaine avaient dans une large mésure <strong>di</strong>sparu”; <strong>il</strong><br />

protagonista <strong>di</strong> questa storia è <strong>Michel</strong> Djerzinski, <strong>il</strong> quale fu “un des<br />

artisans les plus conscients” della “troisième mutation métaphysique”.<br />

L’originalità tutta houellebecquiana <strong>di</strong> questo paratesto è da<br />

cercarsi nell’ode poetica in conclusione al prologo. Essa è alla prima<br />

persona plurale: l’«io» collettivo dell’«uomo nuovo». In micro<br />

contiene molte delle tematiche e delle tournures <strong>di</strong> st<strong>il</strong>e più care a<br />

<strong>Houellebecq</strong> ed anticipa poeticamente <strong>il</strong> senso ultimo del romanzo e<br />

dell’opera romanzesca in generale 118 . Così, anche nel suo secondo<br />

romanzo, <strong>Houellebecq</strong> gioca con le convenzioni letterarie, questa<br />

volta innestandole su uno sfondo fantascientifico e profetico.<br />

118 Ve<strong>di</strong> capitoli 3.4.2 e 3.4.3<br />

126


L’incipit 119 <strong>di</strong> Plateforme, romanzo sprovvisto <strong>di</strong> prefazione o<br />

prologo, svolge alla perfezione la funzione tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong><br />

introduzione all’atmosfera generale del romanzo e alla presentazione<br />

del personaggio principale.<br />

La frase <strong>di</strong> apertura “mon père est mort <strong>il</strong> y un an” ricorda l’attacco<br />

<strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> L’étranger <strong>di</strong> Camus (“Aujourd’hui, maman est morte.”) e,<br />

con esso riaffora <strong>il</strong> ricordo <strong>di</strong> un personaggio-narratore <strong>di</strong>staccato,<br />

inconsueto e fuori dalla norma sociale. Il paragrafo seguente non<br />

delude questa aspettativa:<br />

“Devant le cercue<strong>il</strong> du vie<strong>il</strong>lard, des pensées déplaisantes me sont<br />

venues. Il avait profité de la vie le vieux salaud; <strong>il</strong> s’était démerdé<br />

comme un chef… Enfin j’étais un peu tendu, c’est certain; ce n’est pas<br />

tous les jours qu’on a des morts dans sa fam<strong>il</strong>le. J’avais refusé de voir<br />

le cadavre. J’ai quarante ans, j’ai dejà eu l’occasion de voir des<br />

cadavres; maintenant je préfère éviter. C’est ce qui m’a toujours<br />

retenu d’acheter un animal domestique.” ;<br />

<strong>Michel</strong> e <strong>il</strong> suo récit sono già nel microcosmo dell’incipit: <strong>il</strong><br />

politicamente scorretto, l’inconvenzionalità, l’ingiuria, l’ironia e lo<br />

humour nero. Ma c’è dell’altro:<br />

“Je ne me suis pas marié, non plus. J’en ai eu l’occasion, plusieurs<br />

fois; mais à chaque fois j’ai décliné. Pourtant, j’aime bien les femmes.<br />

C’est un peu un regret, dans ma vie, le célibat. C’est surtout gênant<br />

pour les vacances. Les gens se méfient des hommes seuls en vacances,<br />

119 PLA, p.9 (i primi tre paragrafi)<br />

127


à partir d’un certain âge: <strong>il</strong>s supposent chez eux beaucoup d’égoïsme<br />

et sans doute un peu de vice; je ne peux pas leur donner tort.”,<br />

<strong>Michel</strong> ama le donne; gli uomini celibi in vacanza sono propensi al<br />

vizio. In poche righe <strong>il</strong> narratore introduce i due temi principali del<br />

romanzo: l’amore e <strong>il</strong> turismo sessuale.<br />

La possib<strong>il</strong>ité d’une île è fornito <strong>di</strong> prefazione e prologo. Nella<br />

breve prefazione autoriale leggiamo:<br />

“Soyez les bienvenus dans la vie éternelle, mes amis.<br />

Ce livre doit sa naissance à Harriet Wolff, une journaliste allemande<br />

que j’ai rencontrée à Berlin <strong>il</strong> y a quelques années. Avant de me poser<br />

ses questions, Harriet a souhaité me raconter une petite fable. Cette<br />

fable symbolisait, selon elle, la position d’écrivain qui est la mienne.<br />

Je suis dans une cabine téléphonique, après la fin du monde. Je peux<br />

passer autant de coups de téléphone que je veux, <strong>il</strong> n’y a aucune<br />

limite. On ignore si d’autres personnes ont survécu, ou si mes appels<br />

ne sont que le monologue d’un désaxé. Parfois l’appel est bref,<br />

comme si l’on m’avait raccroché au nez; parfois <strong>il</strong> se prolonge,<br />

comme si l’on m’écoutait avec une curiosité coupable. Il n’y a ni jour,<br />

ni nuit; la situation ne peut pas avoir de fin.<br />

Sois la bienvenue dans la vie éternelle, Harriet.<br />

Qui, parmi vous, mérite la vie éternelle?” ;<br />

Il prologo <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île è una<br />

narrazione simultanea alla prima persona singolare e si apre su un<br />

annuncio <strong>di</strong> «morte» imminente:<br />

“Mon incarnation actuelle se dégrade”;<br />

128


Daniel24, <strong>il</strong> cane Fox e la loro piccola vita domestica sono le prime<br />

ombre che si <strong>di</strong>segnano sullo sfondo <strong>di</strong>egetico:<br />

“Le bienfait de la compagnie d’un chien tient à ce qu’<strong>il</strong> est possible<br />

de le rendre heureux; <strong>il</strong> demande des choses si simples, son égo est si<br />

limité. Il est possible qu’à une époque antérieure les femmes se soient<br />

trouvées dans une situation comparable – proche de celle de l’animal<br />

domestique”.<br />

Poi, un aveu <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfacimento e <strong>di</strong> stanchezza vitale mostra la noia e <strong>il</strong><br />

non-senso della vita che sta prendendo forma sotto i nostri occhi:<br />

“Nous n’avons plus vraiment d’objectif assignable; les joies de l’être<br />

humain nous restent inconnaissables, ses malheurs à l’inverse ne<br />

peuvent nous découdre”;<br />

“Nous traversons la vie sans joie et sans mystères”.<br />

In seguito, su un tono enigmatico e profetico, viene introdotto uno dei<br />

personaggi chiave del romanzo, Marie, e si fanno degli accenni al<br />

décor della proiezione futuristica della <strong>di</strong>egesi. Infine, <strong>il</strong> narratore si<br />

rivolge <strong>di</strong>rettamente al lettore, rompendo l’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> finzione,<br />

avvertendolo:<br />

“Contrairement à l’idée requise, la parole n’est pas créatrice d’un<br />

monde; l’homme parle comme le chien aboie pour exprimer sa colère,<br />

ou sa crainte.<br />

Le plaisir est s<strong>il</strong>encieux, tout comme l’est l’état de bonheur.<br />

129


Le moi est la synthèse de nos échecs; mais ce n’est qu’une synthèse<br />

partielle”;<br />

l’autore informa <strong>di</strong>rettamente <strong>il</strong> lettore della genesi dell’opera,<br />

dell’atmosfera generale del romanzo, la fine del <strong>mondo</strong> ed anche <strong>di</strong><br />

uno dei suoi temi fondamentali, l’immortalità, che si rivelerà poi <strong>il</strong><br />

vero motore dell’azione romanzesca. Inoltre attraverso <strong>il</strong> mini-récit<br />

egli crea un parallelo tra <strong>il</strong> protagonista del romanzo e la sorte<br />

immaginata per l’autore stesso dalla giornalista tedesca. <strong>Houellebecq</strong><br />

fornisce così un assaggio della desolazione del <strong>mondo</strong> in cui <strong>il</strong><br />

protagonista vive e <strong>di</strong> quello che lo seguirà, della solitu<strong>di</strong>ne<br />

fondamentale dell’eroe ed infine della «missione» <strong>di</strong> profeta nefasto a<br />

cui egli è destinato. Il fatto che nel mini-récit <strong>Houellebecq</strong> si senta<br />

attaccato <strong>il</strong> telefono in faccia o venga ascoltato con una “curiosità<br />

colpevole”, in<strong>di</strong>ca la reticenza dell’uomo ad accettare la <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

verità che Daniel <strong>di</strong>vulgherà con <strong>il</strong> suo récit de vie. La verità <strong>di</strong> Daniel<br />

è <strong>di</strong>sperata e <strong>senza</strong> speranza ed intravede la possib<strong>il</strong>ità della felicità<br />

solo come miraggio. Daniel bisbiglia l’inaccettab<strong>il</strong>e all’orecchio<br />

dell’umanità: l’uomo vive <strong>di</strong> menzogne e <strong>di</strong> apparenza e la sua<br />

es<strong>senza</strong> non è che desiderio ed egoismo.<br />

130


4.2. La struttura ternaria<br />

I romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> hanno struttura ternaria fissa, cioè<br />

sono sempre <strong>di</strong>visi in tre parti che, come si vedrà in questo capitolo,<br />

rispettano una funzione ed uno schema narrativo.<br />

Christian Monnin ha già evidenziato questa tripartizione.<br />

Secondo la sua analisi Extension du domaine de la lutte circoscrive<br />

una problematica e intraprende la via, oltre l’échec finale, <strong>di</strong> una<br />

possib<strong>il</strong>e risoluzione 120 al problema ontologico della separazione, a<br />

quello esistenziale della sofferenza ed a quello spirituale dell’as<strong>senza</strong><br />

<strong>di</strong> trascendenza. Il narratore intravede questa via poco dopo l’uscita<br />

dalla clinica psichiatrica:<br />

“Vers quatre heures du matin, pourtant, la nuit devient <strong>di</strong>fférente.<br />

Quelque chose frét<strong>il</strong>le au fond de moi, et demande à sortir. Le<br />

caractère même de ce voyage commence à se mo<strong>di</strong>fier: <strong>il</strong> acquiert<br />

dans mon esprit quelque chose de décisif, presque d’héroïque.<br />

Le 21 juin, vers sept heures, je me lève, je prends mon petit déjeuner<br />

et je pars en vélo dans la forêt domaniale de Mazas. Le bon repas<br />

d’hier a dû me redonner des forces: j’avance souplement, sans effort,<br />

au m<strong>il</strong>ieu des sapins.<br />

Il fait merve<strong>il</strong>leusement beau, doux, printanier. La forêt de Mazas est<br />

très jolie, profondément rassurante aussi. C’est une vraie forêt de<br />

campagne. Il y a des petits chemins escarpés, des clairières, du sole<strong>il</strong><br />

qui s’insinue partout. Les prairies sont couvertes des jonqu<strong>il</strong>les. On<br />

est bien, on est heureux; <strong>il</strong> n’y a pas d’hommes. Quelque chose paraît<br />

possible, ici. On a l’impression d’être à un point de départ.” 121 .<br />

120 Cfr C. MONNIN, Le roman comme accélérateur de particules, «L’atelier du roman» 22 giugno<br />

2001; C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte. L’oeuvre romanesque de <strong>Michel</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>, «L’atelier du roman», <strong>di</strong>cembre 2002<br />

121 EXT, p.155<br />

131


Come è affermato in Rester Vivant dalla sorgente della vena letteraria<br />

e creativa <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong> scorre la sofferenza; Extension du<br />

domaine de la lutte ne precisa la natura: essa è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne ontologico,<br />

esistenziale ed affettivo. L’esistenza, in tutti i suoi ambiti, è una<br />

lotta 122 per la sopravvivenza; la vita è una “montée penible” che fa<br />

ansimare l’uomo come un “canari asphyxié”. Nella vita contemporanea,<br />

in seguito all’impero del materialismo e del liberismo-liberalismo, la<br />

lotta si è estesa fino all’ambito sessuale: <strong>il</strong> desiderio inappagato ed<br />

inappagab<strong>il</strong>e è la forma più devastante e più contemporanea della<br />

sofferenza. L’ambizione del primo romanzo <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è <strong>di</strong><br />

raggiungere la “fusione sublime” che metta fine alla solitu<strong>di</strong>ne,<br />

all’amarezza, alla frustrazione, all’imprigionamento del soggetto in sé<br />

stesso. Per superare l’impasse sulla quale si conclude Extension, Les<br />

particules élémentaires propone l’eliminazione scientifica del<br />

desiderio attraverso la clonazione; Plateforme, invece, attraverso<br />

un’economia planetaria, propone una pianificazione razionale del<br />

desiderio; La possib<strong>il</strong>ité d’un île ne immagina l’apocalisse e <strong>il</strong> suo<br />

mantenimento per mezzo dell’isolamento fisico imposto ai cloni neo-<br />

umani. L’enjeu dell’opera romanzesca <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong> sembra,<br />

dunque, per Monnin, quello <strong>di</strong> immaginare le con<strong>di</strong>zioni per<br />

“un’estinzione dell’ambito della lotta”. Il primo romanzo è, quin<strong>di</strong>, un<br />

“testo fondatore, seminale, quasi programmatico”, del quale i romanzi<br />

ulteriori fanno variare i parametri, al fine <strong>di</strong> superare lo scacco e dare<br />

forma all’ideale che costituisce <strong>il</strong> loro orizzonte comune. <strong>Houellebecq</strong><br />

inscrive la sua impresa romanzesca in un quadro stab<strong>il</strong>e, definito da<br />

122 Ve<strong>di</strong> capitolo 3.1.<br />

132


“una problematica, un ideale astratto <strong>di</strong> risoluzione e una démarche <strong>di</strong><br />

ricerca sperimentale per concretizzarlo” 123 . Insomma, Les particules<br />

élémentaires, Plateforme e La possib<strong>il</strong>ité d’une île, com’è stato detto<br />

nell’introduzione <strong>di</strong> questa quarta parte, sembrano ripetere<br />

un’esperienza <strong>il</strong> cui protocollo è contenuto in Extension, piuttosto che<br />

succedersi in una progressione lineare. È possib<strong>il</strong>e vedere una<br />

conferma <strong>di</strong> ciò in un passaggio <strong>di</strong> Les particules:<br />

“Les histoires consistantes de Griffiths ont été introduites en 1984<br />

pour relier les mesures quantiques dans des narrations<br />

vraisemblables. Une histoire de Griffiths est construite à partir d’une<br />

suite de mesures plus ou moins quelconques ayant lieu à des instants<br />

<strong>di</strong>fférents. Chaque mesure exprime le fait qu’une certaine quantité<br />

physique, éventuellement <strong>di</strong>fférente d’une mesure à l’autre, est<br />

comprise, à un instant donné, dans un certain domaine des valeurs…<br />

À partir d’un sous-ensemble de mesures on peut définir une histoire,<br />

logiquement consistante, dont on ne peut cependant pas <strong>di</strong>re qu’elle<br />

soit vraie; elle peut simplement être soutenue sans contra<strong>di</strong>ction.” 124 ;<br />

si possono allora comparare i quattro romanzi a delle Histoires<br />

consistantes de Griffiths, delle quali Extension du domaine de la<br />

lutte costituirebbe <strong>il</strong> “sous-ensemble de mesures” 125 . Questa teoria<br />

permette <strong>di</strong> vedere alla base dell’insieme dei romanzi una concezione<br />

para<strong>di</strong>gmatica ed in<strong>di</strong>ca in Extension <strong>il</strong> protocollo dei successivi.<br />

123 Cfr. C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte. L’oeuvre romanesque de <strong>Michel</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>, cit.<br />

124 Cfr. PÉ, pp.64-66<br />

125 Cfr. C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte. L’oeuvre romanesque de <strong>Michel</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>, cit.<br />

133


La seconda parte si <strong>di</strong>stingue per un decentramento del punto <strong>di</strong><br />

vista narrativo 126 che si sposta su un personaggio <strong>di</strong>verso dal narratore<br />

o dal personaggio principale. Questa parte si conclude con la morte o<br />

con l’«uscita <strong>di</strong> scena» <strong>di</strong> questo personaggio secondario (in La<br />

possib<strong>il</strong>ité è, invece, Daniel a morire), la cui vita coincide con la<br />

durata della parte stessa. Con queste premesse la prima e la terza parte<br />

costituiscono un «prima» e un «dopo».<br />

Prima una “sous-vie désabusée, sans espoir, osc<strong>il</strong>lant entre la résignation et<br />

l’amertume”; infine una “survie, comme une attente de la mort, non dénuée de<br />

sérénité”: “quelque chose comme une vie a eu lieu entre les deux”. La “sotto-<br />

vita” e la “sopravvivenza” della prima e della terza parte sono<br />

rispettivamente caratterizzate da un netto <strong>di</strong>stacco dal <strong>mondo</strong> e da un<br />

allontanamento geografico; in questo senso la seconda parte si<br />

presenta come un tentativo <strong>di</strong> uscita dall’isolamento che caratterizza le<br />

altre 127 .<br />

La <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>namica della struttura ternaria ha uno scopo<br />

interpretativo ed esplicativo: i testi sembrano un’infaticab<strong>il</strong>e<br />

argomentazione, <strong>il</strong> tentativo letterario <strong>di</strong> risolvere un problema a<br />

partire da una constatazione. L’enjeu dei romanzi houellebecquiani è<br />

<strong>di</strong> sostenere la vali<strong>di</strong>tà della soluzione attraverso dei mezzi<br />

propriamente romanzeschi ed è ciò che fa la <strong>di</strong>fferenza tra i romanzi <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> e i cosiddetti «romanzi a tesi». Per l’appunto egli ricorre<br />

ad un tipo <strong>di</strong> narrazione «tra<strong>di</strong>zionale» ed a una struttura ternaria<br />

argomentativa sfruttandone la logica causale. Il <strong>di</strong>spositivo letterario<br />

ha come obiettivo <strong>di</strong> estrapolare una conclusione a partire da una<br />

126 Ve<strong>di</strong> capitolo 4.3.<br />

127 Cfr. C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte. L’oeuvre romanesque de <strong>Michel</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>, cit.<br />

134


descrizione del <strong>mondo</strong> e dall’esplorazione <strong>di</strong> un campo d’azioni<br />

possib<strong>il</strong>i in un quadro fondamentalmente speculativo.<br />

Riassumendo: la sofferenza è la materia costitutiva e la molla<br />

della scrittura in <strong>Houellebecq</strong>. Quest’ultimo, in Rester Vivant, afferma<br />

che per sfuggire al suici<strong>di</strong>o e liberare la propria vita interiore bisogna<br />

articolare la propria sofferenza in una “struttura ben definita” che<br />

contenga, <strong>di</strong>sciplini e svisceri una materia tanto ostica ed<br />

insostenib<strong>il</strong>e. L’incisività della forma <strong>di</strong>pende dalla sua struttura<br />

or<strong>di</strong>natrice e la struttura migliore sarà quella più spontanea, quella<br />

suggerita dalle parole che la società stessa detta. Infatti i romanzi <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> sono tutti caratterizzati da una struttura ternaria e si<br />

attengono ad una forma «tra<strong>di</strong>zionale», l’innovazione non riguarda<br />

tanto la scrittura quanto i contenuti. Però, <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong> romanzo in<br />

romanzo varia e perturba la tra<strong>di</strong>zione attraverso ulteriori riscritture<br />

che, <strong>di</strong> volta in volta, armonizzano in un unità <strong>di</strong> senso superiore<br />

forma, contenuto e visione del <strong>mondo</strong> <strong>di</strong>spiegata.<br />

Dietro l’estrema trivialità contemporanea che <strong>Houellebecq</strong><br />

mette in scena si nasconde, come in poesia, una nostalgia per un<br />

or<strong>di</strong>ne superiore: esorcizzare, razionalizzare e or<strong>di</strong>nare <strong>il</strong> dolore per<br />

imporre armonia e forma al caos e alla contrad<strong>di</strong>zione che <strong>il</strong> dolore ed<br />

<strong>il</strong> désarroi generano.<br />

135


4.3. La voce narrativa<br />

Extension du domaine de la lutte è narrato in prima persona,<br />

alla maniera <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ario:<br />

“Vendre<strong>di</strong> soir, j’étais invité…; Le surlendemain était un <strong>di</strong>manche…;<br />

Le lun<strong>di</strong> suivant, j’appris…” 128 ;<br />

<strong>il</strong> narratore auto<strong>di</strong>egetico sembra essere, però, in più <strong>di</strong> una situazione,<br />

etero<strong>di</strong>egetico. Egli, infatti, assiste agli eventi narrati come<br />

dall’esterno, da una posizione <strong>di</strong> testimone invisib<strong>il</strong>e. Per esempio già<br />

dall’incipit è evidente la <strong>di</strong>stanza tra <strong>il</strong> narratore e <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> esterno, in<br />

un rapporto <strong>di</strong> spettatore-evento. L’«io» narrante osserva, spia<br />

(inavvertito, da <strong>di</strong>etro un <strong>di</strong>vano) e constata; non interagisce con<br />

nessuno, gli altri non lo vedono nemmeno e, probab<strong>il</strong>mente, non si<br />

vedono neanche tra loro 129 :<br />

“À un moment donné j’ai même prononcé ces mots à voix haute: «les<br />

ultimes résidus, consternants, de la chute du féminisme». Mais elles<br />

ne m’ont pas entendu”;<br />

“Je me <strong>di</strong>rigeai vers une table qui, par sa position légèrement en<br />

surplomb, m’offrirait une excellente vision du théâtre des<br />

opérations” 130 .<br />

Les particules élémentaires è narrato in terza persona ed <strong>il</strong><br />

punto <strong>di</strong> vista è complicato da molteplici spostamenti <strong>di</strong><br />

focalizzazione; inoltre, in quanto romanzo utopico, l’ep<strong>il</strong>ogo proietta<br />

128 EXT, esempi <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> capitoli<br />

129 Cfr. EXT, pp. 5-7<br />

130 ivi, p.111<br />

136


la <strong>di</strong>egesi in un “après de l’après”, a seguito <strong>di</strong> un triplo “décrochage<br />

énonciatif” 131 : prima la storia <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> e Bruno, poi <strong>il</strong> libro <strong>di</strong><br />

Hubczejak su <strong>Michel</strong> ed, infine, <strong>il</strong> libro dei cloni, quello che <strong>il</strong> lettore<br />

tiene tra le mani. Questa progressiva proiezione nel futuro crea un<br />

effetto <strong>di</strong> amplificazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanziamento, ironico e lirico allo<br />

stesso tempo, che fa luce su una civ<strong>il</strong>tà <strong>di</strong>strutta, insieme biasimata e<br />

compatita, al fine <strong>di</strong> rappresentarne l’insolita, lontana ed artificiale<br />

realtà.<br />

Con Plateforme <strong>Houellebecq</strong> torna, insieme ad una forma<br />

romanzo più tra<strong>di</strong>zionale e più lineare, al récit in prima persona.<br />

<strong>Michel</strong>, <strong>il</strong> narratore auto<strong>di</strong>egetico, racconta l’unico frammento della<br />

sua esistenza degno <strong>di</strong> essere ricordato: prima e dopo Valérie non vi è<br />

récit possib<strong>il</strong>e, perché <strong>senza</strong> l’amore <strong>di</strong> lei, non vi è vita possib<strong>il</strong>e.<br />

In La possib<strong>il</strong>ité d’une île vi è una vera e propria orchestrazione<br />

enunciativa che alterna la voce <strong>di</strong> Daniel a quella <strong>di</strong> Daniel24 e<br />

Daniel25: due cloni commentano <strong>il</strong> récit de vie dell’antenato umano<br />

provocando un effetto <strong>di</strong> parallelismo e sincronia tra presente e futuro.<br />

Vi sono così tre istanze narrative: Daniel è l’io narrante auto<strong>di</strong>egetico<br />

<strong>di</strong> un’autobiografia fittizia, Daniel24 e Daniel25 sono allo stesso<br />

tempo narratori auto<strong>di</strong>egetici quando parlano alla prima persona delle<br />

proprie abitu<strong>di</strong>ni, narratori omo<strong>di</strong>egetici quando raccontano la vita<br />

neo-umana in generale ed, infine, «narratori-lettori-esegeti»<br />

etero<strong>di</strong>egetici quando si confrontano con <strong>il</strong> récit <strong>di</strong> Daniel per<br />

commentarlo.<br />

Il narratore houellebecquiano conserva dei tratti tipici lungo<br />

tutti e quattro i romanzi, proprio come <strong>il</strong> personaggio principale e<br />

131 C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte. L’oeuvre romanesque de <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>,<br />

cit.<br />

137


l’atmosfera romanzesca in generale. <strong>Houellebecq</strong> in un’intervista ne<br />

parla in questi termini:<br />

“Dans la lignée des auteurs dépressifs, je suis certainement celui<br />

pour lequel cela s’est le plus banalisé. Chez Beckett, j’ai l’impression<br />

qu’<strong>il</strong> y a encore une certaine noblesse de la dépression. D’où certains<br />

gestes pathétiques comme de <strong>di</strong>stribuer son prix nobel aux clochards.<br />

Chez moi, c’est la situation normale de l’animal frustré, qui déprime,<br />

qui se met au fond de sa cage, qui se gratte… Ce n’est même pas un<br />

thème, c’est une to<strong>il</strong>e de fond, que j’emploie surtout pour le narrateur<br />

d’a<strong>il</strong>leurs. L’avantage, c’est que souvent les dépressifs sont<br />

extrêmement drôles. Pour avoir un regard humoristique et lucide sur<br />

le monde, <strong>il</strong> n’y a rien de tel qu’un bon dépressif.” 132 .<br />

“Uno sguardo umoristico e lucido sul <strong>mondo</strong>” è ciò che <strong>Houellebecq</strong><br />

cerca nella percezione del “narratore depresso”:<br />

“Comment, en effet, avouer que j’avais perdu ma voiture? Je<br />

passerais aussitôt pour un plaisantin, voire un anormal ou un<br />

guignol; c’était très imprudent. La plaisanterie n’est guère de mise,<br />

sur de tels sujets; c’est là que les réputations se forment, que les<br />

amitiés se font où se défont. Je connais la vie, j’ai l’habitude. Avouer<br />

qu’on a perdu sa voiture, c’est pratiquement se rayer du corps social;<br />

décidément, arguons du vol.” 133 ;<br />

“La tra<strong>di</strong>tionnelle luci<strong>di</strong>té des dépressifs, souvent décrite comme un<br />

désinvestissement ra<strong>di</strong>cal à l’égard des préoccupations humaines, se<br />

manifeste en tout premier lieu par un manque d’intérêt pour les<br />

questions effectivement peu intéressantes. Ainsi peut-on, à la rigueur,<br />

132 S. BOURMEAU, «Les inrockuptibles», cit., p.11<br />

133 EXT, p.9<br />

138


imaginer un dépressif amoureux, tan<strong>di</strong>s qu’un dépressif patriote<br />

paraît franchement inconcevable.”;<br />

“Après le repas, le comité de p<strong>il</strong>otage du Lieu du Changement<br />

organisait le plus souvent des soirées dansantes. A priori surprenant<br />

dans un lieu aussi ouvert aux nouvelles spiritualités, ce choix<br />

confirmait à l’évidence le caractère indépassable de la soirée<br />

dansante comme mode de rencontre sexuelle en société non<br />

communiste.” 134 ;<br />

“S’<strong>il</strong> n’y avait pas, de temps à autre, un peu de sexe, en quoi<br />

consisterait la vie? Un combat inut<strong>il</strong>e contre les articulations qui<br />

s’ankylosent, les caries qui se forment.” 135 .<br />

La luci<strong>di</strong>tà e l’ironia del tono <strong>di</strong>staccato derivano dalla capacità del<br />

“narratore depresso” <strong>di</strong> sentirsi estraneo rispetto a sé stesso ed agli<br />

altri. Come ha notato Dominique Noguez, questo sentimento<br />

d’estraneità è ciò che permette al narratore houellebecquiano quel<br />

particolare atteggiamento da etnologo 136 o, nel peggiore dei casi, da<br />

zoologo:<br />

“L’animal le plus faible est en général en mesure d’éviter le combat<br />

par l’adoption d’une posture de soumission (accroupissement,<br />

présentation de l’anus). Bruno se trouvait dans une situation moins<br />

favorable. La brutalité et la domination, générales dans les sociétés<br />

animales, s’accompagnent déjà chez le chimpanzé d’actes de cruauté<br />

gratuite accomplis à l’encontre de l’animal le plus faible. Cette<br />

tendance atteint son comble chez les sociétés humaines primitives, et<br />

dans les sociétés développées chez l’enfant et l’adolescent jeune.”;<br />

134 PÉ, pp. 226-227, 116<br />

135 PLA, p.205<br />

136 D. NOGUEZ, Un ton nouveau dan le roman, cit.<br />

139


“Si les aspects fondamentaux du comportement sexuel sont innés,<br />

l’histoire des premières années de la vie tient une place importante<br />

dans les mécanismes de son déclenchement, notamment chez les<br />

oiseaux et les mammifères. Le contact tact<strong>il</strong>e précoce avec les<br />

membres de l’espèce semble vital chez le chien, le chat, le rat, le<br />

cochon d’Inde et le rhésus macaque. La privation du contact avec la<br />

mère pendant l’enfance produit de très graves perturbations du<br />

comportement sexuel chez le rat mâle, avec en particulier inhibition<br />

du comportement de cour.” 137 .<br />

Il tono del narratore houellebecquiano è per la quasi totalità del récit<br />

<strong>di</strong>staccato e glaciale; esso esprime un atteggiamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, <strong>di</strong><br />

estraneità e volontà <strong>di</strong> oggettività nei confronti dell’oggetto della sua<br />

narrazione:<br />

“Après mon baccalauréat, je m’inscrivis à un cours d’acteurs;<br />

s’ensuivirent des années peu glorieuses pendant lesquelles je devins<br />

de plus en plus méchant, et par conséquent de plus en plus<br />

caustique… J’avais commencé par des petits sketches sur les fam<strong>il</strong>les<br />

recomposées, les journalistes du «Monde», la mé<strong>di</strong>ocrité des classes<br />

moyennes en général… En résumé, j’étais un observateur acéré de la<br />

réalité contemporaine… Il me semblait simplement que c’était si élé<br />

mentaire, qu’<strong>il</strong> restait si peu de choses à observer dans la réalité<br />

contemporaine: nous avions tant simplifié, tant élagué, tant brisé de<br />

barrières, de tabous, d’espérances erronées, d’aspirations fausses; <strong>il</strong><br />

restait si peu, vraiment.” 138 .<br />

137 PÉ, p.46, 58-59<br />

138 PÎ, p.21<br />

140


Egli è sempre in posizione d’osservatore, questo gli permette quel<br />

sentimento <strong>di</strong> étrangeté nei confronti <strong>di</strong> se stesso e degli altri: è l’arte<br />

della <strong>di</strong>stanza, è una percezione <strong>di</strong> sé e dell’altro-da-sé come muro, è<br />

sentire tragicamente l’alterità, la separazione:<br />

“Mais <strong>il</strong> y déjà longtemps que le sens de mes actes a cessé de<br />

m’apparaître clairement; <strong>di</strong>sons, <strong>il</strong> ne m’apparaît plus très souvent.<br />

Le reste du temps, je suis plus ou moins en position d’observateur.” 139<br />

.<br />

D’altro canto <strong>il</strong> narratore houellebecquiano non si riconosce nella<br />

categoria «uomo me<strong>di</strong>o», non prova un senso <strong>di</strong> appartenenza nei<br />

confronti del genere umano:<br />

“Je fréquente peu les êtres humains”;<br />

“Autant observer les homards qui se marchent dessus dans un<br />

bocal” 140 ;<br />

è un umano atipico nelle esigenze e nelle abitu<strong>di</strong>ni:<br />

“Je fus progressivement envahi par une certaine lassitude à l’égard<br />

des voitures, et des choses de ce monde”;<br />

“Généralement, le week-end, je ne vois personne. Je reste chez moi, je<br />

fais un peu de rangement; je déprime gentiment.” 141 ;<br />

“Je n’avais ni partenaire sexuelle régulière, ni véritablement d’ami<br />

intime” 142 ;<br />

139 EXT, p.152-153<br />

140 ivi, p.16<br />

141 ivi, pp. 8, 31<br />

142 PLA, pp.17-18<br />

141


è atipico anche nel pensiero e volentieri si esprime attraverso <strong>il</strong><br />

«politicamente scorretto»:<br />

“Quant aux droits de l’homme, bien évidemment, je n’en avais rien à<br />

foutre; c’est à peine si je parvenais à m’intéresser aux droits de ma<br />

queue.” 143 .<br />

Il narratore houellebecquiano è, però, contrad<strong>di</strong>ttorio: sente allo stesso<br />

tempo l’evidenza della separazione e la nostalgia della fraternità. Egli<br />

mantiene così, in tutti i romanzi, un’atteggiamento ambivalente,<br />

osc<strong>il</strong>lante rispetto a sé, al <strong>mondo</strong> e agli uomini che racconta. Vi è una<br />

duplice tendenza: l’empatia e la <strong>di</strong>stanza analitica, l’attendrissement e<br />

<strong>il</strong> dégoût 144 :<br />

“Ce sont deux f<strong>il</strong>les pas belles du tout, les deux bou<strong>di</strong>ns du service en<br />

fait.”;<br />

“Comme on pouvait s’y attendre, <strong>il</strong> était un peu amer et désabusé:<br />

«Les vols… déf<strong>il</strong>ent toute la journée… aucune chance… de toute<br />

façon on les relâche toute de suite…» J’acquiesçais avec sympathie<br />

au fur et à mesure qu’<strong>il</strong> prononçait ces paroles simples et vraies,<br />

tirées de son experience quoti<strong>di</strong>enne; mais je ne pouvais rien faire<br />

pour alléger son fardeau.” 145 .<br />

È una scrittura che combina <strong>il</strong> cinico e <strong>il</strong> patetico, <strong>il</strong> crudo e <strong>il</strong><br />

compassionevole. <strong>Houellebecq</strong> stesso afferma:<br />

143 PÎ, p. 24<br />

144 Cfr. D NOGUEZ, Un ton nouveau dans le roman, cit.<br />

145 EXT, pp. 5, 22<br />

142


“Esthétiquement, <strong>il</strong> est nécessaire que l'horreur se manifeste pour<br />

que la compassion prenne son sens. Du reste, <strong>il</strong> n'y a rien à craindre<br />

de la luci<strong>di</strong>té... Ce serait terrible de craindre la luci<strong>di</strong>té, elle n'est<br />

jamais que l'ombre portée de la réalité.” 146 ;<br />

come ad esempio Bruno parlando <strong>di</strong> Christiane:<br />

“Il repensa ensuite à sa conversation de la ve<strong>il</strong>le avec Christiane, et<br />

se <strong>di</strong>t qu’<strong>il</strong> parviendrait peut-être à aimer ses lèvres un peu<br />

pendantes, mais douces.” 147 .<br />

Altre volte, la compassione e questo romanticismo tutto<br />

houellebecquiano fanno spazio o al sarcasmo o ad una vera e propria<br />

etologia nella quale la descrizione a <strong>di</strong>stanza dei comportamenti<br />

umani, presi nel loro m<strong>il</strong>ieu dall’elaborazione romanzesca, traduce un<br />

atteggiamento analitico e <strong>di</strong>staccato:<br />

“Beaucoup des estivants qui fréquentaient le Lieu du Changement<br />

avaient, comme Bruno, la quarantaine; beaucoup trava<strong>il</strong>laient,<br />

comme lui, dans le secteur social ou éducatif, et se trouvaient<br />

protégés de la pauvreté par un statut de fonctionnaire. Pratiquement<br />

tous auraient pu se situer à gauche; pratiquement tous vivaient seuls,<br />

le plus souvent à l’issue d’un <strong>di</strong>vorce. En somme <strong>il</strong> était assez<br />

représentatif de l’endroit, et au bout de quelques jours <strong>il</strong> prit<br />

conscience qu’<strong>il</strong> commençait à s’y sentir un peu moins mal que<br />

d’habitude. Insupportables à l’heure du petit déjeuner, les pétasses<br />

mystiques redevenaient à celle de l’apéritif des femmes, engagées<br />

146 C. ARGAND, Entretien, «Lire», septembre 1998<br />

147 PÉ, p.143<br />

143


dans une compétition sans espoir avec d’autres femmes plus<br />

jeunes.” 148 ;<br />

“Dans la simplicité de leurs âmes, les commerçants chinois<br />

considèrent que leurs Mercedes classe S, leurs salles de bains avec<br />

appare<strong>il</strong> d’hydromassage et plus généralement leur argent font partie<br />

d’eux-mêmes, de leur personnalité profonde, et n’ont donc aucune<br />

objection à soulever l’enthousiasme des jeunes f<strong>il</strong>les par ces attributs<br />

matériels, <strong>il</strong>s ont avec eux le même rapport immé<strong>di</strong>at, <strong>di</strong>rect, qu’un<br />

Occidental pourra avoir avec la beauté de son visage – et au fond à<br />

plus titre, puisque, dans un système politico-économique suffisamment<br />

stable, s’<strong>il</strong> arrive fréquemment qu’un homme soit dépou<strong>il</strong>lé de sa<br />

beauté physique par la mala<strong>di</strong>e, si la vie<strong>il</strong>lesse de toute façon l’en<br />

dépou<strong>il</strong>lera inéluctablement, <strong>il</strong> est beaucoup plus rare qu’<strong>il</strong> le soit de<br />

ses v<strong>il</strong>las sur la Côte d’Azur, ou de ses Mercedes classe S.” 149 .<br />

A volte <strong>Houellebecq</strong> non ha bisogno <strong>di</strong> esprimere la<br />

compassione per i suoi personaggi per mezzo <strong>di</strong> aggettivi o avverbi<br />

modulanti, la descrizione clinica è sufficiente a rivelare la profon<strong>di</strong>tà<br />

del dramma 150 espresso attraverso <strong>il</strong> pudore e l’evidenza del dolore.<br />

Il racconto delle sevizie subite da Bruno nell’internato <strong>di</strong> Meaux ne<br />

sono l’esempio perfetto:<br />

“Bruno est appuyé contre le lavabo. Il a ôté sa veste de pyjama. Les<br />

replis de son petit ventre blanc pèsent contre la faïence du lavabo. Il a<br />

onze ans. Il souhaite se laver les dents, comme chaque soir; <strong>il</strong> espère<br />

que sa to<strong>il</strong>ette se déroulera sans incidents. Cependant W<strong>il</strong>mart<br />

s’approche, d’abord seul, et pousse Bruno à l’épaule. Il commence à<br />

reculer en tremblant de peur; <strong>il</strong> sait à peu près ce qui va suivre.<br />

148 ivi, p.128<br />

149 PÎ, pp.210-211<br />

150 Cfr. D. WETTERWALD, <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, un écrivain avant tout!, «L’atelier du roman»,<br />

<strong>di</strong>cembre 2002<br />

144


«Laissez-moi…» <strong>di</strong>t-<strong>il</strong> faiblement. Pelé s’approche à son tour. Il est<br />

petit, râblé, extrêmement fort. Il gifle violemment Bruno, qui se met à<br />

pleurer. Puis <strong>il</strong>s le poussent à terre, l’attrapent par les pieds et le<br />

traînent sur le sol. Près des to<strong>il</strong>ettes, <strong>il</strong>s arrachent son pantalon de<br />

pyjama. Son sexe est petit, encore enfantin, dépourvu de po<strong>il</strong>s. Ils sont<br />

deux à le tenir par les cheveux, <strong>il</strong>s le forcent à ouvrir la bouche. Pelé<br />

lui passe un balai de chiottes sur le visage. Il sent le goût de la merde.<br />

Il hurle.” 151 ;<br />

in questo modo, <strong>il</strong> narratore lascia <strong>il</strong> lettore libero <strong>di</strong> pensare ciò che<br />

più giusto risulti, saranno l’evidenza della crudeltà e dell’ingiustizia<br />

ad orientarlo verso una partecipazione compassionevole.<br />

Come è stato detto nel capitolo precedente, la seconda parte dei<br />

romanzi houellebecquiani è caratterizzata dal decentramento del punto<br />

<strong>di</strong> vista narrativo su un personaggio secondario. In Extension du<br />

domaine de la lutte è in Tisserand che la voce narrativa si focalizza,<br />

facendo provare al lettore l’angoscia e l’inadeguatezza <strong>di</strong> questo<br />

personaggio. Guardare <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> attraverso gli occhi <strong>di</strong> Tisserand vuol<br />

<strong>di</strong>re sentire la lotta, provarne l’épuisement, sentire <strong>il</strong> senso del <strong>di</strong>sagio,<br />

della sconfitta e della mise à côté dal <strong>mondo</strong> sulla propria pelle:<br />

151 PÉ, p.43<br />

“Il (Tisserand) essaie d’accrocher le regard de l’étu<strong>di</strong>ante sur sa<br />

gauche. Le problème de Raphaël Tisserand – le fondement de sa<br />

personnalité, en fait – c’est qu’<strong>il</strong> est très laid. Tellement laid que son<br />

aspect rebute les femmes, et qu’<strong>il</strong> ne réussit pas à coucher avec elles.<br />

Il essaie pourtant, <strong>il</strong> essaie de toutes ses forces, mais ça ne marche<br />

pas. Simplement, elles ne veulent pas de lui.”<br />

“Au réve<strong>il</strong>, Tisserand est à mon chevet. Il a l’air affolé, et en même<br />

temps ravi de me revoir; je suis un peu ému par sa sollicitude. En me<br />

145


trouvant pas dans ma chambre <strong>il</strong> a paniqué, <strong>il</strong> a téléphoné partout: à<br />

la <strong>di</strong>rection départementale de l’Agriculture, au commissariat de<br />

police, à notre boîte de Paris… Il semble encore un peu inquiet…” 152 .<br />

In Les particules élémentaires <strong>il</strong> gioco delle focalizzazioni è<br />

complesso. Il narratore primo, <strong>il</strong> narratore extra<strong>di</strong>egetico del romanzo<br />

è <strong>il</strong> clone asessuato ed onnisciente del prologo e dell’ep<strong>il</strong>ogo. A<br />

partire dalla prima parte del romanzo, fino quasi al termine<br />

dell’ultima, la voce narrativa intra<strong>di</strong>egetica è quella <strong>di</strong> <strong>Michel</strong><br />

Djerzinski, mentre nella terza parte vi è un’ulteriore istanza narrativa,<br />

quella <strong>di</strong> Hubczejak. Egli è <strong>il</strong> commentatore dei testi <strong>di</strong> Djerzinski e<br />

sarà lui a far conoscere su larga scala le incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i intuizioni del<br />

biologo; egli ha <strong>il</strong> compito <strong>di</strong> narrare <strong>il</strong> passaggio dal <strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>Michel</strong><br />

a quello dei cloni e <strong>di</strong> rivelare al lettore <strong>il</strong> cuore, <strong>il</strong> punto d’arrivo delle<br />

ricerche <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>: la Mé<strong>di</strong>tation sur l’entrelacement <strong>di</strong> cui si è<br />

parlato nel capitolo sul sentimento oceanico. Inoltre, questo triplo<br />

livello enunciativo si complica nella seconda parte, per mezzo <strong>di</strong> una<br />

serie <strong>di</strong> focalizzazioni interne che passano da un personaggio<br />

secondario ad un altro. Lo spostamento più importante è quello su<br />

Bruno, la cui vita e sofferenza costituiscono <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> partenza delle<br />

riflessioni del fratellastro <strong>Michel</strong>. Bruno è la prova vivente della<br />

nocività del desiderio, della solitu<strong>di</strong>ne e della sofferenza della vita<br />

umana. Gli altri decentramenti del punto <strong>di</strong> vista coinvolgono<br />

Annabelle e Christiane, soprattutto in occasione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>retto.<br />

Esse prendono allora la parola e testimoniano <strong>di</strong>rettamente <strong>il</strong> non-<br />

senso e la delusione della vita. Le due donne incarnano <strong>il</strong> punto <strong>di</strong><br />

152 EXT, pp.53-54, 76<br />

146


vista femmin<strong>il</strong>e sul <strong>mondo</strong>, tanto <strong>di</strong>sincantato e triste quanto quello<br />

dei due rispettivi compagni:<br />

“Je n’ai pas eu une vie heureuse, <strong>di</strong>t Annabelle. Je crois que<br />

j’accordais trop d’importance à l’amour. Je me donnais trop<br />

fac<strong>il</strong>ement, les hommes me laissaient tomber dès qu’<strong>il</strong>s étaient arrivés<br />

à leurs fins, et j’en souffrais. Les hommes ne font pas l’amour parce<br />

qu’<strong>il</strong>s sont amoureux, mais parce qu’<strong>il</strong>s sont excités; cette évidence<br />

banale, <strong>il</strong> m’a fallu des années pour la comprendre.”;<br />

“(Christiane:) Il y a cependant des femmes qui souffrent, ici. Les<br />

hommes qui vie<strong>il</strong>lissent dans la solitude sont beaucoup moins à<br />

plaindre que les femmes dans la même situation. Ils boivent du<br />

mauvais vin, <strong>il</strong>s s’endorment et leurs dents puent; puis <strong>il</strong>s s’éve<strong>il</strong>lent<br />

et recommencent; <strong>il</strong>s meurent assez vite. Les femmes prennent des<br />

calmants. Font du yoga, vont voir des psychologues; elles vivent très<br />

vie<strong>il</strong>les et souffrent beaucoup. Elles vendent un corps affaibli, enlai<strong>di</strong>;<br />

elles savent et elles en souffrent. Pourtant elles continuent, car elles<br />

ne parviennent pas à renoncer à être aimées. Jusqu’au bout elles sont<br />

victimes de cette <strong>il</strong>lusion. À partir d’un certain âge, une femme a<br />

toujours la possib<strong>il</strong>ité de se frotter contre des bites; mais elle n’a plus<br />

jamais la possib<strong>il</strong>ité d’être aimée.” 153 ;<br />

Annabelle con una frase banale, secca ed inequivocab<strong>il</strong>e – “non ho<br />

avuto una vita felice” – riassume un’ellissi temporale <strong>di</strong> venti anni<br />

circa creando un istante <strong>di</strong> pura poesia 154 , che fa male proprio perché<br />

vera, tragica ed irriducib<strong>il</strong>e com’è la vita umana.<br />

In Plateforme è la coppia professionale formata da Valérie e<br />

Jean-Yves a concertare con <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>. La<br />

153 PÉ, pp. 233, 140-141<br />

154 Cfr. M. BIEŃCZYK, Sur quelques éléments (particuliers) de l’art romanesque, cit., p.39<br />

147


focalizzazione dall’interno del personaggio <strong>di</strong> Valérie è già presente<br />

nella prima parte del romanzo. Questa scelta narrativa lascia presagire<br />

l’importanza del personaggio ed <strong>il</strong> destino d’amore in serbo per<br />

<strong>Michel</strong>. Valérie, in principio, è introdotta nella <strong>di</strong>egesi f<strong>il</strong>trata dallo<br />

sguardo <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>. Progressivamente, in poche pagine, acquisterà lo<br />

statuto <strong>di</strong> personaggio «focalizzante» e ne saranno narrate l’infanzia e<br />

l’adolescenza. Lo spostamento all’interno <strong>di</strong> Valérie permette <strong>di</strong><br />

capire come cambia <strong>il</strong> tipico narratore houellebecquiano: <strong>Michel</strong> è <strong>il</strong><br />

prototipo del narratore houellebecquiano trasfigurato dall’amore, “plus<br />

heureux, plus serein, son langage change” 155 :<br />

“À ce moment j’aurais pu, et j’aurais dû la prendre dans mes bras,<br />

caresser ses seins, embrasser ses lèvres¸stupidement je m’abstins.<br />

L’après-mi<strong>di</strong> se prolongea, le sole<strong>il</strong> avançait au-dessus des palmiers;<br />

nous prononcions des paroles insignifiantes.”;<br />

“c’était alors que je pris conscience, avec une incrédulité douce, que<br />

j’allais revoir Valérie, et que nous allions probablement être heureux.<br />

C’était trop imprévu, cette joie, j’avais envie de pleurer; <strong>il</strong> fallait que<br />

je change de sujet.” 156 .<br />

Valérie personifica la femme nature <strong>di</strong> cui si è parlato nel capitolo<br />

sulla donna e l’amore. Attraverso <strong>il</strong> suo punto <strong>di</strong> vista, espresso nelle<br />

prima persona del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>retto, <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso <strong>romanzesco</strong> esprime<br />

l’ingenuità e la purezza del femminino <strong>di</strong> fronte alla corruzione e al<br />

Male contemporaneo. Il suo punto <strong>di</strong> vista è incisivo per un effetto<br />

contrasto:<br />

155 Cfr. N. KAPRIÈLIAN, «Les inrockuptibles», cit., p.79<br />

156 PLA, pp. 125, 139-140<br />

148


“Je comprends l’existence des bourreaux: ça me dégoûte, mais je sais<br />

que ça existe, les gens qui prennent du plaisir à torturer les autres; ce<br />

qui me dépasse, c’est l’existence des victimes. Je n’arrive pas à<br />

comprendre qu’un être humain puisse en venir à préférer la<br />

souffrance au plaisir. Je ne sais pas, <strong>il</strong> faudrait les rééduquer, les<br />

aimer, leur apprendre le plaisir… Ce qui me fait peur là-dedans,<br />

reprit-elle, c’est qu’<strong>il</strong> n’y plus aucun contact physique. Tout le monde<br />

porte des gants, ut<strong>il</strong>ise des ustens<strong>il</strong>es. Jamais les peaux ne se<br />

touchent, jamais <strong>il</strong> n’y a un baiser, un frôlement ni une caresse. Pour<br />

moi, c’est exactement le contraire de la sexualité.” 157 .<br />

Jean-Yves è l’ennesimo esempio houellebecquiano dell’uomo dal<br />

destino <strong>di</strong> infelicità. Egli è un «vincitore» nella lotta professionale, ma<br />

un «perdente» nel campo sentimentale, anzi, più in generale, nel<br />

campo della felicità, della sod<strong>di</strong>sfazione e dell’aderenza a sé stesso.<br />

Nella seconda parte del romanzo, <strong>il</strong> suo punto <strong>di</strong> vista e quello <strong>di</strong><br />

Valèrie si incrociano fornendo uno sguardo competente e lucido sul<br />

<strong>mondo</strong> dell’industria del turismo, permettendo a <strong>Michel</strong> <strong>di</strong> riflettere<br />

sulla vanità del marketing, sulla «<strong>di</strong>storsione» sessuale degli<br />

Occidentali e <strong>di</strong> concepire la sua “piattaforma programmatica per la<br />

<strong>di</strong>visione del <strong>mondo</strong>”.<br />

In La possib<strong>il</strong>ité <strong>il</strong> soggiorno <strong>di</strong> Daniel a Lanzarote 158 è<br />

l’occasione per mostrare, attraverso la coralità dei membri della setta<br />

Elohimita, da un lato la fine delle religioni spirituali e dall’altro<br />

l’ingannab<strong>il</strong>ità e l’ingenuità dell’essere umano, schiavo della duperie<br />

e della sottomissione. La seconda parte nella sua totalità è, inoltre,<br />

importante per lo spazio che lascia a Vincent, double positivo <strong>di</strong><br />

157 ivi, p.185<br />

158 Cfr. PÎ, pp.226-309<br />

149


Daniel, profeta dell’arte e dell’amore. Vincent è sempre visto<br />

dall’esterno. Egli è percepito o dall’occhio contrad<strong>di</strong>ttorio e miope <strong>di</strong><br />

Daniel, <strong>il</strong> quale per la prima volta non ironizza, né compatisce, ma<br />

stima, o attraverso le sue opere d’arte, che sono <strong>il</strong> suo punto <strong>di</strong> vista, <strong>il</strong><br />

suo personale sguardo sul <strong>mondo</strong> 159 . Le installazioni artistiche <strong>di</strong><br />

Daniel si compongono <strong>di</strong> luce, video, versi. Un’arte contemporanea in<br />

b<strong>il</strong>ico tra <strong>il</strong> kitsch e <strong>il</strong> concetto:<br />

“J’ai choisi de créer un petit monde, fac<strong>il</strong>e, où l’on ne rencontre que<br />

le bonheur. Je suis parfaitement conscient de l’aspect régressif de<br />

mon trava<strong>il</strong>.” 160 ;<br />

<strong>il</strong> suo <strong>mondo</strong> nasce dal rifiuto, è un <strong>mondo</strong> “chatoyant et limité, aux<br />

couleurs vives”: l’esatto contrario della brutalità della realtà. Solo dopo<br />

molte pagine la focalizzazione si sposta all’interno <strong>di</strong> Vincent e<br />

l’effetto sorpresa fa risaltare l’importanza <strong>di</strong> ciò che viene descritto:<br />

l’opera finale <strong>di</strong> Vincent, L’amour 161 o anche la stanza del suici<strong>di</strong>o.<br />

Questa è stata realizzata dal profeta-artista per <strong>il</strong> trapasso dei suoi<br />

adepti; <strong>il</strong> suici<strong>di</strong>o è necessario per sfuggire alla con<strong>di</strong>zione mortale <strong>di</strong><br />

precarietà, perchè morire vuol <strong>di</strong>re entrare nella <strong>di</strong>mensione delle<br />

“potentialités innombrables” dell’immortalità, dell’infinito e dell’amore.<br />

Far sposare al lettore <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> vista, la focalizzazione interna<br />

alla <strong>di</strong>egesi dei personaggi secondari, ha lo scopo <strong>di</strong> convalidare tutte<br />

le speculazioni, le tesi e le generalizzazioni <strong>di</strong> tipo sociologico ed<br />

esistenziale, che <strong>il</strong> narratore auto<strong>di</strong>egetico sostiene lungo tutto <strong>il</strong><br />

romanzo e <strong>di</strong> mostrare oggettivamente le sfaccettature <strong>di</strong> sofferenza<br />

159 Cfr. ivi, pp. 151, 153<br />

160 ivi, p.158<br />

161 Cfr. ivi, pp.409-412<br />

150


della realtà. Lo spostamento del punto <strong>di</strong> vista è legato all’espe<strong>di</strong>ente<br />

<strong>romanzesco</strong> del dédoublement del personaggio, come si vedrà nel<br />

capitolo successivo. La coppia forma un insieme speculativo-<br />

assertivo: la messa a confronto dei due punti <strong>di</strong> vista, l’occhio clinico<br />

e la specie osservata, ha <strong>il</strong> fine <strong>di</strong> sostenere la verità del narratore<br />

auto<strong>di</strong>egetico e, nel caso <strong>di</strong> Les particules, la verità <strong>di</strong> <strong>Michel</strong><br />

Djerzinski.<br />

Nelle narrazioni <strong>di</strong> Plateforme, Les particules élémentaires e<br />

La possib<strong>il</strong>itè d’une île la temporalità si rivela come un importante<br />

espe<strong>di</strong>ente <strong>romanzesco</strong>. Lo scarto temporale del finale permette<br />

un’arte della <strong>di</strong>stanza retroattiva: spiega l’oggi attraverso ciò che è<br />

stato, per mostrare da una parte l’inevitab<strong>il</strong>ità della miseria<br />

contemporanea, dall’altra l’assur<strong>di</strong>tà del nostro presente. Nei romanzi<br />

utopici vi è una messa a <strong>di</strong>stanza futuristica, <strong>il</strong> romanzo crea la Storia<br />

per percepirne meglio l’ineluttab<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> senso della fine 162 :<br />

“Naturellement <strong>il</strong> est possible de mourir, d’envisager la mort, et de<br />

porter un regard sévère sur les plaisirs humains.” 163 .<br />

Per ciò che riguarda l’ampiezza temporale, Plateforme si estende su<br />

circa due anni e l’anticipazione futuristica è <strong>di</strong> qualche mese (rispetto<br />

alla sua data <strong>di</strong> pubblicazione). Les particules élémentaires copre un<br />

arco <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> circa un secolo ed anticipa <strong>di</strong> circa cinquant’anni. La<br />

possib<strong>il</strong>ité d’une île si estende su circa trent’anni ed anticipa <strong>di</strong><br />

duem<strong>il</strong>a anni. Extension du domaine de la lutte, al contrario, è un<br />

romanzo temporalmente limitato e la narrazione simultanea alla prima<br />

162 P. MURAY, Et en tout en apercevoir la fin, cit.<br />

163 PÉ, p.220<br />

151


persona non permette un <strong>di</strong>stanziamento e una visione prospettica<br />

sufficienti per permettergli <strong>di</strong> proiettarsi verso una risoluzione. Lo<br />

scarto temporale nella terza parte <strong>di</strong> Plateforme permette la <strong>di</strong>stanza<br />

del «senno del poi»; <strong>il</strong> narratore dell’ep<strong>il</strong>ogo non è più lo stesso del<br />

récit retrospettivo: gli avvenimenti <strong>di</strong> questo lo hanno cambiato.<br />

Nei due romanzi utopici, la temporalità riveste un ruolo<br />

fondamentale essendo questi due récit tesi verso un’apocalisse. In Les<br />

particules “<strong>il</strong> <strong>mondo</strong> devastato del quale abbiamo seguito l’agonia,<br />

possiede la risorsa <strong>di</strong> una rigenerazione da cui nascerà un altro<br />

<strong>mondo</strong>” 164 ; l’umanità deve <strong>il</strong> suo superamento al “desiderio <strong>di</strong><br />

conoscenza” e alla “certezza razionale” che hanno guidato la vita e le<br />

ricerche <strong>di</strong> Djerzinski. Una volta superato <strong>il</strong> materialismo dell’èra<br />

umana, la nuova metafisica determinerà una nuova società; grazie a<br />

questa trovata romanzesca, <strong>il</strong> lettore è catapultato in un tempo altro,<br />

un tempo oltre l’apocalisse 165 . La storia <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> e Bruno appare così<br />

prodotta da quel narratore impossib<strong>il</strong>e che è <strong>il</strong> clone futuro<br />

appartenente ad un’altra specie, liberata dall’in<strong>di</strong>vidualismo e fondata<br />

sulla “liaison” e sull’“entrelacement”, ovvero fondata sul Bene e sulla<br />

collettività 166 . (Infatti, <strong>il</strong> narratore-clone si esprime alla prima persona<br />

plurale nelle due o<strong>di</strong> del testo 167 ).<br />

In La possib<strong>il</strong>ité d’une île i tre tempi finzionali della narrazione<br />

(<strong>il</strong> «passato remoto» <strong>di</strong> Daniel, <strong>il</strong> passato dei flashback dei cloni, <strong>il</strong><br />

presente del commento dei cloni) provocano, al contrario della<br />

temporalità in Les particules élémentaires, una delusione e non una<br />

pacificazione. Il futuro si presenta come un échec, le aspettative <strong>di</strong><br />

164 Cfr. M. PIERSSENS, Les particules élémentaires, «Alliage» 37-38, 1998<br />

165 Cfr. ivi<br />

166 Cfr. ivi<br />

167 Cfr. PÉ, pp. 9-10, 295-296<br />

152


felicità <strong>di</strong> Daniel sono smentite; vi è come un «effetto-archeologo»: <strong>il</strong><br />

passato, alla luce del futuro, si presenta, sì crudele, ma sicuramente<br />

più interessante e misterioso. L’eco delle voci dei cloni risuona in un<br />

vuoto siderale, è un’eco <strong>di</strong> souffrance: la verità dell’ultimo romanzo è<br />

l’indélivrance (“…J’étais indélivré…” 168 ). Infatti lo scopo del commento<br />

all’autobiografia umana, imposto dalla Soeur suprême, fallisce:<br />

conoscere la vita umana e commentarla per prenderne le <strong>di</strong>stanze, al<br />

fine <strong>di</strong> uscire dalla contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un’esistenza mortale sempre tesa<br />

verso l’infinito, è impossib<strong>il</strong>e. Daniel25, alla fine del romanzo, guarda<br />

<strong>il</strong> mare e comprende <strong>il</strong> sentimento oceanico, comprendendo così la<br />

tensione dell’uomo verso l’Ideale:<br />

168 PÎ, p.484<br />

169 ivi, p.483<br />

“C’était donc cela que les hommes appelaient la mer, et qu’<strong>il</strong>s<br />

considéraient comme la grande consolatrice, comme la grande<br />

destructrice aussi, celle qui érode, qui met fin avec douceur. J’étais<br />

impressionné, et les derniers éléments qui manquaient à ma<br />

compréhension de l’espèce se mirent d’un seul coup en place. Je<br />

comprenais mieux, à présent, comment l’idée de l’infini avait pu<br />

germer dans le cerveau de ces primates; l’idée d’un infini accessible,<br />

par transitions lentes ayant origine dans le fini.” 169 .<br />

153


4.4. Il personaggio<br />

“Inconséquents,<br />

légers et clownesques, tels sont<br />

les hommes”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

Come per <strong>il</strong> narratore, è lecito parlare <strong>di</strong> «personaggio<br />

houellebecquiano» come tipo ricorrente nell’opera dello scrittore.<br />

Com’è già stato detto nel capitolo 2.1.H.P. Lovecraft. Contre le<br />

monde, contre la vie, <strong>Houellebecq</strong> è convinto dell’inut<strong>il</strong>ità<br />

dell’attribuire ai personaggi una psicologia <strong>di</strong>fferenziata. L’autore<br />

riba<strong>di</strong>sce <strong>il</strong> suo credo sull’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> singolarità degli in<strong>di</strong>vidui più<br />

volte nel corso della sua opera 170 :<br />

“Toute cette accumulation de déta<strong>il</strong>s réalistes, censés camper des<br />

personnages nettement <strong>di</strong>fférenciés, m’est toujours apparue comme<br />

pure foutaise” 171 ;<br />

“Bien entendu l’expérience m’a rapidement appris que je ne suis<br />

appelé qu’à rencontrer des gens sinon exactement identiques, du<br />

moins tout à fait sim<strong>il</strong>aires dans leur coutumes, leurs opinions, leurs<br />

goûts, leur manière générale d’aborder la vie” 172 .<br />

Infatti, in <strong>Houellebecq</strong> c’è uno schema base per <strong>il</strong> personaggio, sia<br />

principale che secondario, che <strong>di</strong> volta in volta viene ampliato e<br />

mo<strong>di</strong>ficato. Il narratore solitario, apatico e depresso <strong>di</strong> Extension, non<br />

molto <strong>di</strong>verso dalla persona <strong>di</strong> Howard Ph<strong>il</strong>lips Lovecraft, si trova, in<br />

170 Ve<strong>di</strong> 2.1.<br />

171 EXT, p.16<br />

172 ivi, p.21<br />

154


Les particules, nei personaggi <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> e Bruno, sdoppiato, fornito <strong>di</strong><br />

più spessore psicologico e dotato <strong>di</strong> una storia personale; in<br />

Plateforme i due opposti vengono riuniti e messi in <strong>di</strong>scussione nella<br />

loro perentorietà, nella figura <strong>di</strong>cotomica <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>; infine, Daniel,<br />

figlio <strong>di</strong> Bruno e del narratore <strong>di</strong> Extension, è <strong>il</strong> personaggio più<br />

completo e più sofferto tra tutti, <strong>il</strong> profeta dell’ultima sostanziale<br />

verità.<br />

In un’intervista 173 <strong>Houellebecq</strong> spiega <strong>il</strong> perché dei sui dubbi<br />

sulla nozione <strong>di</strong> personalità in<strong>di</strong>viduale:<br />

“Vu le caractère <strong>di</strong>scontinu et varié des souvenirs, l'existence<br />

in<strong>di</strong>viduelle tient plus de la position de principe que d'une vérité<br />

démontrable. Regardez-vous sur des anciennes photos, vous<br />

n'arriverez pas à reconstituer ce que vous aviez dans la tête à cette<br />

époque. C'est ce que l'on appelle en physique les histoires<br />

consistantes de Griffiths; elles ont été introduites en 1984 pour relier<br />

les mésures quantiques dans des narrations vraisemblables.”.<br />

Tornano <strong>di</strong> nuovo le storie <strong>di</strong> Griffiths, ma nell’accezione particolare<br />

con cui <strong>Michel</strong> Djerzinski le spiega a Bruno in Les particules<br />

élémentaires 174 : la singolarità in<strong>di</strong>viduale è una costruzione coerente,<br />

non contrad<strong>di</strong>toria, verosim<strong>il</strong>e, ma non veritiera; essa <strong>di</strong>pende da<br />

qualcosa <strong>di</strong> non verificab<strong>il</strong>e, una presa <strong>di</strong> posizione su ciò che<br />

potrebbe essere <strong>il</strong> proprio «io»:<br />

“Quand je <strong>di</strong>s «je», je mens. Posons le «je» de la perception – neutre<br />

et limpide. Mettons-le en rapport avec le «je» de l’intermé<strong>di</strong>ation – en<br />

173 C. ARGAND, Entretien, cit.<br />

174 Cfr. PÉ, pp.64-66<br />

155


tant que tel, mon corps m’appartient; ou, plus exactement,<br />

j’appartiens à mon corps. Qu’observons-nous? Une absence de<br />

contact. Craignez ma parole.” 175 ;<br />

“Mon identité tenait en quelques dossiers, aisément contenus dans<br />

une chemise cartonnée de format usuel. Il est faux pretendre que les<br />

êtres humains sont uniques, qu’<strong>il</strong>s portent en eux une singularité<br />

irremplaçable; en ce qui me concerne, en tout cas, je ne percevais<br />

aucune trace de cette singularité. C’est en vain, le plus souvent, qu’on<br />

s’épuise à <strong>di</strong>stinguer des destins in<strong>di</strong>viduels, des caractères. En<br />

somme, l’idée d’unicité de la personne humaine n’est qu’une<br />

pompeuse absur<strong>di</strong>té. On se souvient de sa propre vie, écrit quelque<br />

part Schopenauer, un peu plus que d’un roman qu’on aurait lu par le<br />

passé.” 176 .<br />

La percezione del proprio «io» <strong>di</strong>pende, quin<strong>di</strong>, dall’esistenza e non<br />

dall’es<strong>senza</strong>. L’es<strong>senza</strong> è trascendenza, permanenza ed infinito,<br />

mentre l’uomo è immanenza, impermanenza e finitu<strong>di</strong>ne: l’esatto<br />

contrario della Verità. È un essere <strong>di</strong> carta e <strong>di</strong> parole, nato da una<br />

scelta <strong>di</strong> principio, da una presa <strong>di</strong> posizione, come i personaggi <strong>di</strong> un<br />

romanzo. Nella società contemporanea l’anima e lo spessore<br />

psicologico si sono smaterializzati sotto l’influsso dell’ateismo e della<br />

nevrosi, non vi sono categorie consustanziali nelle quali riconoscersi.<br />

Nel materialismo e nel determinismo imperanti non possiamo che<br />

riconoscerci come corpo o, al massimo, come un risultato <strong>di</strong> sostanze<br />

chimiche ed ormonali. Nell’intervista <strong>Houellebecq</strong> continua così:<br />

“L'autre raison qui me fait douter de l'existence in<strong>di</strong>viduelle est plus<br />

simple. Je crois que les désirs, les opinions, la manière d'aborder la<br />

175 PÎ, p.14<br />

176 PLA, p.175<br />

156


vie qu'expriment les gens ne leur appartiennent pas: <strong>il</strong>s ne les<br />

<strong>di</strong>stinguent pas de ceux de leurs contemporains.”;<br />

l’uniformizzazione della società uni<strong>di</strong>mensionale porta<br />

all’in<strong>di</strong>fferenziazione dei comportamenti, del pensiero e dei desideri<br />

degli uomini. <strong>Houellebecq</strong>, quin<strong>di</strong>, nello sfuggire alla<br />

caratterizzazione dei suoi personaggi romanzeschi, non fa altro che<br />

osservare attentamente la realtà e tradurla fedelmente.<br />

Se gli in<strong>di</strong>vidui sono quasi identici, un vero «io» non può<br />

esistere. Perciò per <strong>il</strong> romanziere è più fac<strong>il</strong>e generalizzare e<br />

descrivere un movimento storico. <strong>Houellebecq</strong> tratta i suoi personaggi<br />

non come delle trasposizioni finzionali <strong>di</strong> «soggetti», delle forme <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui, bensì come “elementi passivi dello svolgimento <strong>di</strong> un<br />

movimento storico” o come “elementi sintomatici dell’evoluzione<br />

della società” 177 . In una delle <strong>di</strong>gressioni socio-teoriche presenti in Les<br />

particules élémentaires l’autore enuclea la sua argomentazione a<br />

questo determinismo storico:<br />

177 PÉ, p.25<br />

“Portés d’une part par l’évolution historique de leur époque, ayant<br />

fait en outre le choix d’y adhérer, les in<strong>di</strong>vidus symptomatiques ont<br />

en général une existence simple et heureuse; une narration de vie peut<br />

alors classiquement prendre place sur une à deux pages. Janine<br />

Ceccal<strong>di</strong>, quant à elle, appartenait à la décourageante catégorie des<br />

précurseurs. Fortement adaptés d’une part au mode de vie majoritaire<br />

de leur époque, soucieux d’autre part de le dépasser «par le haut» en<br />

prônant de nouveaux comportements ou en popularisant des<br />

comportements encore peu pratiqués, les précurseurs nécessitent en<br />

général une description un peu plus longue, d’autant que leurs<br />

157


parcours est souvent plus tourmenté et plus confus. Ils ne jouent<br />

cependant qu’un rôle d'accélérateur historique – généralement,<br />

d'accélérateur d'une décomposition historique – sans jamais pouvoir<br />

imprimer une <strong>di</strong>rection nouvelle aux événements — un tel rôle étant<br />

dévolu aux révolutionnaires et aux prophètes” 178 ;<br />

in La possib<strong>il</strong>ité d’une île, alla catalogazione della categoria-uomo<br />

vengono fatte delle aggiunte:<br />

“… Il me semblait si simplement que c’était si élémentaire, qu’<strong>il</strong><br />

restait si peu de choses à observer dans la réalité contemporaine:<br />

nous avions tant simplifié, tant élagué, tant brisé de barrières, de<br />

tabous, d’ésperances erronées, d’aspirations fausses; <strong>il</strong> restait si peu<br />

vraiment. Sur le plan social <strong>il</strong> y avait les riches, <strong>il</strong> y avait les pauvres,<br />

avec quelques frag<strong>il</strong>es passerelles – l’ascenseur social, sujet sur<br />

lequel <strong>il</strong> était convenu d’ironiser; la possib<strong>il</strong>ité plus sérieuse de se<br />

ruiner. Sur le plan sexuel <strong>il</strong> y avaient ces qui inspiraient le désir, et<br />

ceux qui n’en inspiraient aucun… Il y avait bien sûr par a<strong>il</strong>leurs les<br />

braves gens, ceux qui trava<strong>il</strong>lent qui opèrent la production effective<br />

des denrées, ceux aussi qui – de manière quelque peu comique, ou<br />

pathétique si l’on veut (mais j’étais, avant tout, un comique) – se<br />

sacrifient pour leurs enfants; ceux qui n’ont ni beauté dans leur<br />

jeunesse, ni ambition plus tard, ni richesse jamais; qui adhèrent<br />

cependant de tout coeur – et même les premiers, avec plus de sincérité<br />

que quiconque – aux valeurs de la beauté, de la jeunesse, de la<br />

richesse, de l’ambition et du sexe; ceux qui forment, en quelque sorte,<br />

le liant de la sauce. Ceux là ne pouvaient, je le regrette de le <strong>di</strong>re, pas<br />

constituer un sujet.” 179 .<br />

178 ivi, pp.25-26<br />

179 PÎ, pp. 21-22<br />

158


<strong>Houellebecq</strong>, come romanziere, sente <strong>di</strong> dover appartenere alla sua<br />

epoca ed esservi fedele. Se vuole essere onesto nella trasposizione e<br />

nell’interpretazione dell’uomo contemporaneo è obbligato a<br />

riconsiderare la questione del personaggio <strong>romanzesco</strong> tra<strong>di</strong>zionale,<br />

tanto che anche <strong>il</strong> protagonista dell’ultimo romanzo non smette <strong>di</strong><br />

chiedersi cosa avrebbe fatto un personaggio balzacchiano al suo<br />

posto 180 . Ma inut<strong>il</strong>e è tentare <strong>il</strong> paragone: “l’effacement progressif des<br />

relations humaines, n’est pas sans poser certains problèmes au roman” 181 , come<br />

intraprendere una narrazione balzacchiana <strong>di</strong> focose passioni? Ma,<br />

soprattutto, come scrivere del nulla e dell’in<strong>di</strong>fferenza? La scommessa<br />

dell’arte romanzesca <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è tutta qui. Egli ha inventato una<br />

forma romanzesca che, attraverso un’articolazione “plus plate, plus<br />

concise et plus morne” 182 , sa <strong>di</strong>pingere l’in<strong>di</strong>fferenza e <strong>il</strong> nulla. Quella <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> è un’opera che, stigmatizzando l’<strong>il</strong>lusione del desiderio<br />

<strong>di</strong> singolarità 183 ed <strong>il</strong> desiderio tout court, non può non esprimersi in<br />

modo plat, attraverso la ripetizione, <strong>il</strong> cut-up e l’autocitazione.<br />

Il carattere dei personaggi è deliberatamente ed esplicitamente<br />

esemplare, stereotipato. Ognuno <strong>di</strong> loro rappresenta una categoria, un<br />

gruppo sociale e sintomatico, fatto che, insieme alla brutalità assertiva<br />

houellebecquiana, contribuisce al carattere <strong>di</strong>mostrativo dei suoi<br />

romanzi. <strong>Houellebecq</strong>, sempre nell’intervista <strong>di</strong> cui sopra, si <strong>di</strong>chiara<br />

«manicheo», cioè considera la realtà come <strong>di</strong>pendente dall’azione <strong>di</strong><br />

due principi opposti, tra cui esiste un contrasto insanab<strong>il</strong>e: <strong>il</strong> Bene ed<br />

<strong>il</strong> Male. Come già evidenziato in precedenza, questo manicheismo ha<br />

influito non solo su un certo tipo <strong>di</strong> tematiche e <strong>di</strong> posizioni rispetto al<br />

180 Cfr. PÎ, pp. 30-31<br />

181 EXT, p.42<br />

182 Ibidem<br />

183 Cfr. P. JOURDE, La littérature sans éstomac, L’ésprit des péninsules, 2002<br />

159


<strong>mondo</strong> ed alla società, ma anche su questioni formali come la<br />

costruzione del personaggio: stereotipare, generalizzare, semplificare<br />

per non scendere a compromessi con <strong>il</strong> Male, perché ogni personaggio<br />

più caratterizzato <strong>di</strong>venta più complesso e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

ambivalente. <strong>Houellebecq</strong> come romanziere vuole evitare la<br />

tolleranza, la compassione a tutti i costi. Per esempio, se <strong>il</strong> satanista<br />

David Di Meola, in Les particules élémentaires, non fosse stato così<br />

fortemente caratterizzato nella sua negatività, questo personaggio<br />

avrebbe finito per risultare patetico, giustificab<strong>il</strong>e. L’esagerazione, la<br />

tipizzazione sono dei partiti presi romanzeschi in favore <strong>di</strong> una certa<br />

etica. Vi sono, evidentemente, delle eccezioni: come o<strong>di</strong>are Bruno per<br />

le sue perversioni conoscendo la sua infanzia? Come non giustificare<br />

<strong>Michel</strong> nei suoi eccessi <strong>di</strong> rabbia ed intolleranza avendo seguito passo<br />

passo con lui l’amore per Valérie?<br />

L’autore in<strong>di</strong>ca l’unico nocciolo <strong>di</strong> singolarità ed in<strong>di</strong>vidualità<br />

umane nell’invecchiamento e nella morte 184 . Quest’ultima penetra<br />

nella vita insinuandovisi come l’unica certezza, formattando<br />

l’esistenza, puntando <strong>il</strong> <strong>di</strong>to su se stessa, la fine, affinchè la vita si<br />

<strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> sé e si percepisca esclusivamente come frag<strong>il</strong>ità.<br />

L’apprensione solitaria, gli ultimi pensieri ed <strong>il</strong> terrore che la morte<br />

impone ai personaggi caratterizzano l’uomo e gli danno specificità:<br />

“Pouvait-on considérer Bruno comme un in<strong>di</strong>vidu? Le pourrissement<br />

de ses organes lui appartenait, c’est à titre in<strong>di</strong>viduel qu’<strong>il</strong> connaîtrait<br />

le déclin physique et la mort.”;<br />

184 Cfr. C. ARGAND, Entretien, cit.<br />

160


“Certains êtres humains s’accrochent avec férocité à la vie, <strong>il</strong>s la<br />

quittent, comme <strong>di</strong>sait Rousseau, de mauvaise grâce; telle ne serait<br />

pas, <strong>il</strong> le pressentait déjà, le cas d’Annabelle.” 185 ;<br />

“Il n’était peut-être au fond nullement certain que je me suicide, je<br />

ferais peut-être partie de ceux qui font chier jusqu’au bout, d’autant<br />

plus qu’ayant suffisamment de pognon je pouvais faire chier un<br />

nombre de gens considérable.” 186 ;<br />

“La mort, maintenant, je l’ai comprise; je ne crois pas qu’elle me<br />

fera beaucoup de mal. J’ai connu la haine, le mépris, la décrépitude<br />

et <strong>di</strong>fférentes choses; j’ai même connu des brefs moments d’amour.<br />

Rien ne survivra de moi, et je ne mérite pas que rien me survive; et<br />

j’aurai été un in<strong>di</strong>vidu mé<strong>di</strong>ocre, sous tous ces aspects. Je m’imagine<br />

je ne sais pourquoi que je mourrai au m<strong>il</strong>ieu de la nuit, et j’éprouve<br />

encore une légère inquiétude à la pensée de la souffrance qui<br />

accompagnera le détachement des liens du corps. J’ai du mal à me<br />

représenter la sensation de la vie comme parfaitement indolore et<br />

inconscient; je sais naturellement que j’ai tort, <strong>il</strong> n’empêche que j’ai<br />

du mal à m’en persuader.” 187 ;<br />

vi è una per morte tutti ed ognuno la vivrà sulla propria pelle, in<br />

as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> contatto, nella propria solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduo. Per<br />

<strong>Houellebecq</strong> è la morte “le propre de l’homme”, non <strong>il</strong> riso; al<br />

contrario dei suoi contemporanei egli non vuole eludere la morte, anzi,<br />

percependola come l’unica e fondamentale certezza della vita, non fa<br />

che ritornare ed insistere sulla sua ineluttab<strong>il</strong>ità.<br />

Un espe<strong>di</strong>ente <strong>romanzesco</strong> a cui <strong>Houellebecq</strong> fa ricorso in ogni<br />

romanzo è <strong>il</strong> dédoublement del personaggio. Nella struttura ternaria <strong>il</strong><br />

decentramento del punto <strong>di</strong> vista nella seconda parte si accompagna<br />

185 PÉ, pp. 278, 285<br />

186 PÎ, p.417<br />

187 PLA, p.350<br />

161


sempre ad uno sdoppiamento del personaggio 188 . Il récit si muove<br />

proprio grazie a questa coppia: Il Narratore e Tisserand, <strong>Michel</strong> e<br />

Bruno, <strong>Michel</strong> e Valérie, Daniel e Vincent.<br />

In Extension la relazione del Narratore con Raphaël Tisserand è<br />

dal principio <strong>di</strong> tipo professionale: sono una squadra <strong>di</strong> lavoro per uno<br />

spostamento in provincia. I ruoli sono presto assegnati: Tisserand è le<br />

“cadre commercial hyper-dynamique” che si occupa delle relazioni con<br />

l’esterno, mentre <strong>il</strong> Narratore incarna “l’homme système”, “incapable de<br />

<strong>di</strong>aloguer avec l’ut<strong>il</strong>isateur”. Questa complementarietà si estende anche<br />

all’ambito della seduzione. Lo sfortunato Tisserand lotta come un<br />

forsennato per trovare una compagnia femmin<strong>il</strong>e; <strong>il</strong> Narratore, invece,<br />

rimane in una posizione <strong>di</strong> riserva, en surplomb, tra l’osservazione<br />

empatica e la teorizzazione del liberismo sessuale: l’homme de terrain<br />

si avventura nella giungla della competizione sessuale alimentando le<br />

riflessioni dell’homme système.<br />

Bruno e <strong>Michel</strong> in Les Particules sono l’ampliamento esatto dei<br />

personaggi <strong>di</strong> cui sopra. E qui <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> sdoppiamento è ancora più<br />

significativo. La loro unione, prima <strong>di</strong> essere fraterna, è<br />

esclusivamente genetica; la loro linea paterna permette già <strong>di</strong> notare la<br />

<strong>di</strong>fferenza sostanziale che corre tra i due 189 . Serge Clément, <strong>il</strong> padre <strong>di</strong><br />

Bruno, è un pioniere della chirurgia estetica ed è, perciò, nel cuore del<br />

mercato della seduzione. La vita <strong>di</strong> Bruno sarà una quête ostinata e<br />

<strong>di</strong>sperata del piacere sessuale. Marc Djerzinski, <strong>il</strong> padre <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>, è<br />

un documentarista e, perciò, con <strong>il</strong> suo lavoro produce un’immagine<br />

del <strong>mondo</strong>, sul quale porta uno sguardo in<strong>di</strong>fferente. Come <strong>il</strong> padre,<br />

<strong>Michel</strong> proverà lo stesso senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco e obiettività nei confronti<br />

188 Cfr. C. MONNIN, Extinction du domaine de la lutte, cit.<br />

189 Cfr. ivi<br />

162


della realtà e, attraverso la sua visione scientifica del <strong>mondo</strong>, ne<br />

produrrà una propria immagine. <strong>Michel</strong>, al contrario <strong>di</strong> Bruno che è un<br />

essere <strong>di</strong> desiderio e <strong>di</strong> lotta, conduce “un’esistenza puramente<br />

intellettuale”, <strong>il</strong> suo rapporto con <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> è me<strong>di</strong>ato dalle teorie<br />

scientifiche, dalle trasmissioni televisive e dai cataloghi pubblicitari. Il<br />

suo essere “en retrait de la vie” fa <strong>di</strong> lui un osservatore ed un interprete<br />

della realtà; Bruno, invece, è invischiato nella vita. La sua visione<br />

edonista e materialista del <strong>mondo</strong> lo spinge ad una ricerca sfrenata del<br />

piacere; le questioni relative al senso non lo riguardano: è puro corpo,<br />

un corpo nudo, infreddolito e bisognoso <strong>di</strong> carezze.<br />

Nella quête commerciale <strong>di</strong> Plateforme <strong>il</strong> doppio <strong>di</strong> <strong>Michel</strong>,<br />

l’homme de terrain, è una donna, anzi la donna amata,Valérie. È lei ad<br />

essere in prima linea nella lotta per la conquista del mercato; <strong>Michel</strong> la<br />

osserva, la ascolta ed alla fine le propone una soluzione 190 . Per la<br />

precisione, vi sono due coppie <strong>di</strong> personaggi che si incrociano, Valérie<br />

ne è la cerniera. Una è sentimentale, l’altra professionale, formata da<br />

Valérie e Jean-Yves; entrambi sono armoniose e stab<strong>il</strong>i.<br />

Da un romanzo all’altro vi è la stessa struttura: due personaggi<br />

vengono messi a confronto. Uno vorrebbe aderire naturalmente al<br />

<strong>mondo</strong> in cui vive (Tisserand, Bruno, Valérie e Jean-Yves); l’altro ha<br />

deciso <strong>di</strong> restarne fuori (<strong>il</strong> narratore, <strong>Michel</strong> e <strong>Michel</strong>). Entrambi<br />

falliscono: <strong>il</strong> primo attraverso un meccanismo <strong>di</strong> frustrazione<br />

ineluttab<strong>il</strong>e è progressivamente ridotto alla <strong>di</strong>sperazione; <strong>il</strong> secondo,<br />

invece, non raggiunge la serenità ricercata. Il suo <strong>di</strong>stacco comporta<br />

ulteriori sofferenza e solitu<strong>di</strong>ne: nella lotta o fuori dalla lotta <strong>il</strong> dolore<br />

arriva sempre. Le relazioni all’interno <strong>di</strong> queste coppie non sono mai<br />

190 Cfr. ivi e capitolo 3.2.<br />

163


simmetriche: al personaggio principale è sempre attribuita<br />

l’enunciazione e, perciò, maggiore r<strong>il</strong>ievo, cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità e spessore. Il<br />

ruolo del personaggio principale è sempre quello <strong>di</strong> un osservatore e<br />

<strong>di</strong> un interprete della realtà: trascorrendo una vita <strong>senza</strong> interessi, egli<br />

consuma <strong>il</strong> suo tempo in un minuzioso lavoro <strong>di</strong> commentatore.<br />

La possib<strong>il</strong>ité ribalta questo schema: <strong>il</strong> personaggio <strong>di</strong> Vincent e<br />

i cloni mostrano Daniel in tutta la sua umanità, in tutto <strong>il</strong> suo essere<br />

homme de terrain, atipico come protagonista houellebecquiano. Egli<br />

è, con <strong>il</strong> suo desiderio ed <strong>il</strong> suo egoismo, col suo terrore della<br />

vecchiaia e della morte e con tutto <strong>il</strong> suo bisogno d’amore, totalmente<br />

immerso nella lotta della vita.<br />

Se i personaggi del narratore in Extension e <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> in<br />

Plateforme incarnano una <strong>di</strong> quelle “mutazioni minori” che<br />

annunciano l’avvicinarsi <strong>di</strong> una trasformazione ra<strong>di</strong>cale e globale della<br />

visione del <strong>mondo</strong>, se <strong>Michel</strong> Djerzinski è stato “uno degli artigiani<br />

più coscienti e più luci<strong>di</strong> della terza mutazione metafisica”, se<br />

Tisserand e Bruno sono <strong>il</strong> cosiddetto “liant de la sauce”, se Janine,<br />

madre <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> e Bruno, appartiene alla categoria dei “precursori” ed<br />

<strong>il</strong> suo primo marito a quella degli in<strong>di</strong>vidui “sintomatici”, con La<br />

possib<strong>il</strong>ité d’une île <strong>Houellebecq</strong> dà vita ai personaggi del<br />

“rivoluzionario” e del “profeta”, attraverso Vincent e Daniel.<br />

Nello sdoppiamento della seconda parte, la coppia Vincent e<br />

Daniel non gode dello schema homme de terrain – homme système.<br />

Diversamente rispetto agli altri romanzi, qui è <strong>il</strong> protagonista ad essere<br />

pienamente immerso nella vita: desiderio, denaro, sarcasmo, questa<br />

l’esistenza <strong>di</strong> Daniel. Quest’ultimo, comico <strong>di</strong> successo, o<strong>di</strong>ando<br />

l’umanità ha deciso <strong>di</strong> deriderla e <strong>di</strong> farne la sua ricchezza. Pur cinico,<br />

164


<strong>di</strong>s<strong>il</strong>luso, politicamente scorretto, egli è acuto e lucido, capace<br />

d’amore, <strong>di</strong> trasporto e <strong>di</strong> tenerezza; un personaggio ambivalente e<br />

contrad<strong>di</strong>ttorio allo stesso tempo, dentro e contro la società. Vincent è<br />

un “VIP Arts Plastiques”, un “gent<strong>il</strong> garçon” 191 e Daniel, a prima vista, è<br />

sicuro che sia un buon artista, che lavori veramente. In <strong>Houellebecq</strong>,<br />

Vincent è <strong>il</strong> primo personaggio secondario <strong>di</strong>verso dalla donna amata<br />

ad essere percepito dal protagonista con ammirazione, rispetto e stima,<br />

<strong>senza</strong> second degré:<br />

“Il avait un visage aigu, intelligent, un regard étrangement intense,<br />

presque mystique; cela <strong>di</strong>t <strong>il</strong> s’exprimait normalement, avec<br />

intelligence, en pesant ses mots.” 192 .<br />

Il giovane artista incuriosisce Daniel, egli non riesce a categorizzarlo,<br />

è come se fosse riuscito a sfuggire ai clichés della società ed è per<br />

questo che lo stima:<br />

191 PÎ, p.118<br />

192 ivi, p.119<br />

193 ivi, p.151<br />

“J’étais naturellement un homme qui connaissait la vie, la société et<br />

les choses; j’en connaissais une version usuelle, limitée aux<br />

motivations les plus courantes qui agitent la machine humaine; ma<br />

vision était celle d’un observateur acerbe des faits de société, d’un<br />

balzacien me<strong>di</strong>um light; c’était une vision du monde dans laquelle<br />

Vincent n’avait aucune place assignable, et pour la première fois<br />

depuis des années, pour la première fois en réalité depuis ma<br />

rencontre avec Isabelle, je commençais à me sentir légèrement<br />

déstab<strong>il</strong>isé.” 193 .<br />

165


Inoltre, Vincent, per Daniel, rappresenta l’artista, <strong>il</strong> creatore <strong>di</strong> un<br />

<strong>mondo</strong>, tutto <strong>il</strong> contrario dell’“infortuné comique”. Vincent vuole andare<br />

oltre la sfera umana, egli appartiene molto <strong>di</strong> più ad un “a<strong>il</strong>leurs<br />

absolu” 194 che a questo <strong>mondo</strong>; la sua arte leggera, ingenua e pura è <strong>il</strong><br />

segno della sua non-connivenza con la realtà materiale. Egli è un<br />

<strong>Michel</strong> Djerzinski con la capacità d’amare; nel confronto con Daniel,<br />

Vincent rappresenta la cultura dello spirito, contro la cultura “collabo”<br />

della comicità. Se Daniel è lo “Zarathoustra des classes moyennes” 195 ,<br />

colui che annuncia che «l’amore è morto» con la <strong>di</strong>sinvoltura del<br />

comico cinico e <strong>di</strong>s<strong>il</strong>luso, Vincent è profeta dell’amore, della sua<br />

impossib<strong>il</strong>ità in una vita mortale e della necessità <strong>di</strong> ritrovare la<br />

copre<strong>senza</strong> al <strong>mondo</strong> per riscoprire lo sguardo immob<strong>il</strong>e dell’amore<br />

(la sua installazione Amour ne è <strong>il</strong> prodotto). Egli è un vero artista,<br />

perché attraverso la sua arte, come <strong>di</strong>chiara <strong>Michel</strong> in Plateforme, egli<br />

“obbliga ad adottare uno sguardo <strong>di</strong>verso sul <strong>mondo</strong>” o meglio,<br />

obbliga a volgerlo altrove, nell’eternità immob<strong>il</strong>e <strong>di</strong> uno spazio-tempo<br />

sospeso.<br />

Daniel è l’unico personaggio houellebecquiano a non<br />

abbandonare la lotta contro <strong>il</strong> <strong>mondo</strong>, a perpetrare la sua rivolta contro<br />

la contrad<strong>di</strong>zione dell’esistere, non nella fuga e nell’annullamento, ma<br />

in una ricerca spasmo<strong>di</strong>ca della verità e della felicità. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

Bruno, egli è ad ogni istante consapevole dell’inevitab<strong>il</strong>ità dell’échec.<br />

In lui, quin<strong>di</strong>, coesistono <strong>il</strong> nulla e l’intuizione della pienezza: per<br />

questo egli è personaggio perfettamente tragico:<br />

194 ivi, p.324<br />

195 ivi, p.412<br />

166


“…Des apories constitutives de sa nature…des osc<strong>il</strong>lations entre le<br />

découragement et l’ésperance…” ;<br />

“…Je continuais quand même au fond de moi, et contre toute<br />

évidence, à croire en l’amour.” 196 .<br />

Daniel è <strong>il</strong> primo, vero eroe houellebecquiano. La sua vita è un<br />

continuo combat, la citazione balzacchiana in exergue a Plateforme lo<br />

descrive perfettamente:<br />

“Plus sa vie est infâme, plus l’homme y tient; elle est alors une<br />

protestation, une vengeance de tous les instants.”.<br />

Il suo eroismo è nell’assunzione cosciente <strong>di</strong> un antagonismo rispetto<br />

alla vita, nel suo aver mantenuto fino alla fine “la parola e<br />

l’atteggiamento <strong>di</strong> verità” 197 :<br />

“J’avais trahi. J’avais quitté ma femme peu après qu’elle avait été<br />

enceinte, j’avais refusé de m’intéresser à mon f<strong>il</strong>s, j’étais resté<br />

in<strong>di</strong>fférent à son trépas; j’avais refusé la chaîne, brisé le cercle<br />

<strong>il</strong>limité de la reproduction des souffrances, et tel était peut-être le seul<br />

geste noble, le seul acte de rébellion authéntique dont je puisse me<br />

prévaloir à l’issue d’une vie mé<strong>di</strong>ocre malgré son caractère artistique<br />

apparent.”;<br />

“Je ne veux pas mourir…Jusqu’au bout nous ne nous étions pas<br />

rendus, jusqu’au bout nous avions refusé de collaborer et<br />

d’approuver un système conçu pour nous détruire.” 198 .<br />

196 ivi, pp.429, 403<br />

197 ivi, pp.394, 395<br />

198 Ibidem<br />

167


Egli è <strong>il</strong> profeta della verità dell’uomo, non della parola <strong>di</strong> Dio. La<br />

parola dell’uomo nasce dalla rabbia e dalla paura 199 , nasce non come<br />

una celebrazione della vita, ma come l’ultima inerme <strong>di</strong>fesa e<br />

negazione della vita. Il récit de vie <strong>di</strong> Daniel deve mostrare<br />

all’umanità la tirannia e la male<strong>di</strong>zione del desiderio, deve rivelare <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>sprezzo della nostra società giovan<strong>il</strong>istica per la vecchiaia e per la<br />

morale. Per smascherare le apparenze, rivelare la menzogna ed urlare<br />

<strong>il</strong> proprio «no» ed <strong>il</strong> proprio bisogno d’amore, in un <strong>mondo</strong> che ci<br />

vuole infelici e <strong>di</strong>sperati, bisogna prendere “piena coscienza della<br />

propria ignominia e della propria infelicità” 200 :<br />

“Je haïssais l’humanité, c’est certain, je l’avais haïe dès le début, et<br />

le malheur rendant mauvais je la haïssais aujourd’hui encore bien<br />

davantage. En même temps j’étais devenu un pur toutou, qu’un simple<br />

morceau de sucre aurait suffi à apaiser; mais personne ne me le<br />

tendrait, ce morceau de sucre, et j’étais bien parti pour terminer ma<br />

vie comme je l’avais commencée: dans la déréliction et dans la rage,<br />

dans un état de panique haineuse encore exacerbé par la chaleur de<br />

l’été.” 201 .<br />

Per concludere: lo stu<strong>di</strong>o del personaggio nell’opera <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> mostra come questa si apra sulla vertigine<br />

dell’impossib<strong>il</strong>ità dell’«io». I personaggi houellebecquiani sono<br />

un’instancab<strong>il</strong>e denuncia contro le logiche derivate dalla tra<strong>di</strong>zionale<br />

psicologia romanzesca; la costruzione tra<strong>di</strong>zionale del personaggio<br />

non potrebbe perciò descrivere questi esseri <strong>di</strong> carta fatti per<br />

199 Cfr. prologo PÎ<br />

200 Cfr, PÎ, p.418<br />

201 ivi, p.417<br />

168


denunciarla. <strong>Houellebecq</strong> inventa allora uno schema tutto suo che<br />

permetta un’ermeneutica post-psicologica dell’uomo contemporaneo.<br />

169


5. LO STILE<br />

“Sur un plan plus littéraire, je ressens vivement la<br />

nécessité de deux approches complémentaires: le<br />

pathétique et le clinique. D’un côté la <strong>di</strong>ssection,<br />

l’analyse à froid, l’humour; de l’autre la<br />

partecipation émotive et lyrique, d’un lyrisme<br />

immé<strong>di</strong>at.”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

Lo st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong> è stato più volte definito come<br />

un “as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> st<strong>il</strong>e” o un “cattivo st<strong>il</strong>e” a causa del suo «grigiore» e<br />

della sua «piattezza». Il grande st<strong>il</strong>e della classicità francese, tessuto<br />

dall’intreccio <strong>di</strong> frasi luminose ed impeccab<strong>il</strong>i, è sicuramente lontano;<br />

vero è, però, che per descrivere la vita vera, vissuta della realtà<br />

contemporanea, la clarté dell’<strong>il</strong>lustre lingua francese avrebbe forse<br />

perso la scommessa.<br />

Dominique Noguez 202 è stato uno dei primi sostenitori del «caso<br />

<strong>Houellebecq</strong>». Già all’uscita del primo romanzo, Noguez aveva<br />

in<strong>di</strong>cato nel “Buster Keaton dell’informatica” l’inventore del<br />

cosiddetto “humour gris”. Di Extension du domaine de la lutte Noguez<br />

ha r<strong>il</strong>evato, inoltre, l’estrema novità che avrebbe prodotto sul campo<br />

letterario: <strong>il</strong> suo modo tenero e sinistro, euforico e <strong>di</strong>s<strong>il</strong>luso e la sua<br />

“franchise sans limite et sans chichi”, introducevano un “tono nuovo” nel<br />

romanzo e attiravano l’attenzione su quel moralista «nero», quel<br />

Baudelaire del Monoprix che è <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>.<br />

In questa quinta parte si <strong>di</strong>mostrerà come lo st<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong>, analizzato nei suoi aspetti sintattici, lessicali e retorici,<br />

sia <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> una posizione etica, <strong>di</strong> come, cioè, la scelta st<strong>il</strong>istica<br />

202 Cfr. D. NOGUEZ, Un ton nouveau dans le roman, cit.<br />

170


<strong>di</strong>penda dal contenuto, dalla visione del <strong>mondo</strong> che essa vuole<br />

veicolare. Per <strong>di</strong>re la contemporaneità, per <strong>di</strong>rne <strong>il</strong> nulla e la trivialità,<br />

e la collera che ne deriva, un solo st<strong>il</strong>e si impone e si impone<br />

naturalmente, dall’interno stesso della materia trattata. Lo st<strong>il</strong>e più<br />

intimo dell’autore, invece, quello che nasce dalla nostalgia e dalla<br />

sofferenza, si insinua tra le maglie della prosa e libera <strong>il</strong> dolore in<br />

inaspettati momenti <strong>di</strong> poesia.<br />

5.1. Sintassi<br />

Come è stato r<strong>il</strong>evato nel capitolo sul paratesto, <strong>Houellebecq</strong> è un<br />

génie du titre, della frase esatta e condensata; nella sua art du bref egli<br />

rende alla perfezione la sintesi <strong>di</strong> creazione verbale e <strong>di</strong> riflessione<br />

teorica. Quin<strong>di</strong> in questo stu<strong>di</strong>o sulla sintassi ad essere r<strong>il</strong>evate<br />

saranno, <strong>di</strong> nuovo, la laconicità e la stringatezza della frase,<br />

vivacizzate da un particolare tocco d’autore.<br />

La concisione è la prima <strong>qualità</strong> della sintassi houellebecquiana;<br />

è una concisione, però, lontana dal minimalismo <strong>di</strong> altri autori<br />

contemporanei:<br />

203 PÉ, p.16<br />

“Il s’approcha de la cage: l’oiseau était mort. Son petit corps blanc,<br />

déjà froi<strong>di</strong>, gisait de côté sur la litière de grav<strong>il</strong>lons. Il dîna d’une<br />

barquette de loup au cerfeu<strong>il</strong> Monoprix Gourmet, qu’<strong>il</strong> accompagna<br />

d’un Valdepeñas mé<strong>di</strong>ocre. Après une hésitation <strong>il</strong> déposa le cadavre<br />

de l’oiseau dans un sac plastique qu’<strong>il</strong> lesta d’une boute<strong>il</strong>le de bière,<br />

et jeta tout dans le vide-ordures. Que faire d’autre? Dire une<br />

messe?” 203 ;<br />

171


<strong>Houellebecq</strong> non è breve per un eccesso <strong>di</strong> formalismo o per<br />

mancanza <strong>di</strong> mezzi o <strong>di</strong> contenuti, bensì perché arriva dritto a ciò che<br />

deve <strong>di</strong>re 204 : un canarino morto, un uomo solo e una cena<br />

preconfezionata. La desolazione della scena parla da sé, l’amarezza<br />

che segue all’ironia finale dà quel tocco houellebecquiano <strong>di</strong><br />

derisione. Come <strong>di</strong>spiegare una frase proustiana su questo squallore?<br />

Il nostro autore ha senso dell’economia e rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> scrittura, indugia<br />

in chiacchiere o preamboli solo quando serve, soprattutto perchè i suoi<br />

narratori sono tutto fuorchè loquaci. Questo st<strong>il</strong>e veloce si adatta bene<br />

all’economia comunicativa che ad essi si impone. Inoltre, in un<br />

passaggio <strong>di</strong> Les particules élémentaires, la brevità nella<br />

composizione narrativa è esplicitata come una scelta cosciente, a<br />

seguito <strong>di</strong> una riflessione sulla narrazione:<br />

“La narration d’une vie humaine peut être aussi longue ou aussi<br />

brève qu’on le voudra. L’option métaphysique ou tragique, se limitant<br />

en dernière analyse aux dates de naissance et de mort classiquement<br />

inscrites sur une pierre tombale, se recommande naturellement par<br />

son extrême brièveté… Les in<strong>di</strong>vidus symptomatiques ont en général<br />

une existence simple et heureuse; une narration de vie peut alors<br />

classiquement prendre place sur une à deux pages.” 205 .<br />

I romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> raccontano, però, le vite <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che<br />

sono i prodotti dell’evoluzione della società. Quin<strong>di</strong>, l’evocazione <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>mensione storico-sociale risulta essenziale. La brevità della<br />

narrazione, come già detto nell’analisi dell’avis au lecteur <strong>di</strong><br />

Extension, è sfruttata nel racconto aneddotico, nel racconto <strong>di</strong><br />

204 Cfr. D. WETTERWALD, <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, un écrivain avant tout!, cit.<br />

205 PÉ, p.25<br />

172


personaggi caricaturali e grotteschi, fugaci apparizioni nel testo, e nei<br />

récits sulla piccolezza banale della quoti<strong>di</strong>anità.<br />

La sintassi houellebecquiana è, alla luce <strong>di</strong> quanto detto sopra,<br />

naturalmente caratterizzata da un uso paratattico nella composizione<br />

dei perio<strong>di</strong>. Le preposizioni sono coor<strong>di</strong>nate nella maggior parte dei<br />

casi per asindeto, poste l’una vicino all’altra con la sola separazione<br />

dei segni <strong>di</strong> punteggiatura. I nessi causali mancano. Se un senso, una<br />

logica ed una causalità devono risultare, lo fanno grazie all’evidenza<br />

dell’argomentazione o grazie al determinismo della narrazione:<br />

“En un sens, <strong>il</strong> était heureux. Il se sentait, à juste titre, acteur de la<br />

révolution télématique. Il ressentait réellement chaque montée en<br />

puissance du pouvoir informatique, chaque pas en avant vers la<br />

mon<strong>di</strong>alisation du réseau, comme une victoire personnelle. Il votait<br />

socialiste. Et, curieusement, <strong>il</strong> adorait Gauguin.”;<br />

“Quant aux <strong>di</strong>manches, j’imagine trop bien la proche fam<strong>il</strong>le<br />

l’accue<strong>il</strong>lant avec une cor<strong>di</strong>alité feinte. Et ses cousines, probablement<br />

jolies. Écoeurant.” 206 ;<br />

“Puis <strong>il</strong> mangeait. Il mangeait plusieurs bols, jusqu’à l’écoeurement.<br />

Son ventre était lourd. Il éprouvait du plaisir.” 1 .<br />

Invece, se la mancanza <strong>di</strong> senso è proprio <strong>il</strong> fine cercato, la<br />

giustapposizione “loufoque” e “saugrenue” 1 <strong>di</strong> proposizioni non<br />

consequenti, crea quell’effetto <strong>di</strong> straniamento e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio insito nel<br />

sentimento stesso dell’assurdo:<br />

206 EXT, pp.41, 89<br />

1 PÉ, p.48<br />

1 M. BIEŃCZYK, Sur quelques éléments (particuliers) de l’art romanesque, cit., p.38<br />

173


“Les mots échangés claquaient avec lenteur dans l’atmosphère. On se<br />

sépara rapidement.”;<br />

“Il n’arrivait plus à se souvenir de sa dernière érection; <strong>il</strong> attendait<br />

l’orage” 2 ;<br />

“Nous étions je me souviens assis près de l’unité centrale. La<br />

climatisation émettait un léger bourdonnement.”;<br />

“Des immeubles rectangulaires, où vivent les gens. Violente<br />

impression d’identité. Mais où était ma voiture?” 3 .<br />

È l’arte del punto o del punto e virgola, della delimitazione ambigua<br />

che simultaneamente separa e lega due parti della frase. A volte,<br />

questa giustapposizione <strong>di</strong> proposizioni ano<strong>di</strong>ne provoca sorpresa,<br />

perplessità, come le citazioni <strong>di</strong> cui sopra, altre, provoca istanti <strong>di</strong><br />

pausa poetica nel ronzio della prosa:<br />

“Souvent aussi, <strong>il</strong> part à vélo dans la campagne. Il pédale de toutes<br />

ses forces, emplissant ses poumons de la saveur de l’éternité.<br />

L’éternité de l’enfance est une éternité brève, mais <strong>il</strong> ne le sait pas<br />

encore; le paysage déf<strong>il</strong>e.” 4 ;<br />

“C’est très rare dans la vie, d’avoir une seconde chance; c’est<br />

contraire à toutes les lois. Je la serrai dans mes bras avec violence,<br />

gagné par une subite envie de pleurer.” 5 .<br />

Il punto e virgola è <strong>il</strong> segno <strong>di</strong> punteggiatura più proprio a<br />

<strong>Houellebecq</strong>: <strong>di</strong>alettico, ossimorico ed equ<strong>il</strong>ibrante allo stesso tempo 6 .<br />

L’autore stesso in un’intervista con Frédéric Martel <strong>di</strong>chiara che, tra<br />

2 PÉ, pp.13, 21<br />

3 EXT, p.40<br />

4 PÉ, p.32<br />

5 PLA, p.305<br />

6 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit., p.97-154<br />

174


gli stati mentali che la sua scrittura mima, quello che sembra essergli<br />

più specifico è:<br />

“Celui qui se traduit par l’énoncé de propositions ano<strong>di</strong>nes, dont la<br />

juxtaposition produit un effet absurde… Dans ces circostances,<br />

j’observe que j’ut<strong>il</strong>ise souvent le point-virgule. Je parle en fait<br />

d’absur<strong>di</strong>té par politesse; je préférerais que ceci soit vu comme de la<br />

poésie.” 7 .<br />

Gli unici momenti in cui la frase houellebecquiana supera i suoi<br />

stessi limiti sono narrativamente e tipograficamente circoscritti 8 , sono<br />

quelli delle “fictions animalières” in Extension, che verranno analizzate<br />

nel capitolo 5.3 per la loro funzione argomentativa. Questi testi si<br />

caratterizzano rispetto alla totalità del romanzo per una netta rottura<br />

st<strong>il</strong>istica e narrativa e per una fattura molto più elaborata ed anche<br />

leggermente paro<strong>di</strong>ca 9 .<br />

In definitiva la platitude paratattica in <strong>Houellebecq</strong> non è<br />

dovuta ad una incapacità st<strong>il</strong>istica, essa è, al contrario, una cosciente<br />

scelta st<strong>il</strong>istica. La paratassi è ciò che meglio si adatta alla forma<br />

mentis del narratore depresso houellebecquiano; essa è espressione <strong>di</strong><br />

quella particolare luci<strong>di</strong>tà estraniata <strong>di</strong> cui si è parlato nel capitolo<br />

sulla voce narrativa. La forma paratattica si presta bene all’espressione<br />

della verità nella sua crudezza e nella sua paradossalità:<br />

l’inequivocab<strong>il</strong>ità insita nello statement stesso dà tutto <strong>il</strong> senso della<br />

7 Cfr. C’est ainsi que je fabrique mes livres, intervista con F. MARTEL, «La nouvelle revue<br />

française» 548 gennaio 1999, p.199<br />

8 Cfr. D. NOGUEZ,Op. cit.<br />

9 Cfr. R. DION, Faire la bête. Les fictions animalières dans Extension du domaine de la lutte, in<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, stu<strong>di</strong> riuniti da Sabine van Wesemael, CRIN 43, New York-Amsterdam<br />

Rodopi 2004<br />

175


condanna irreparab<strong>il</strong>e della storia dell’umanità. Non vi è<br />

ragionamento o analisi, la realtà viene percepita frammentata, tra un<br />

episo<strong>di</strong>o ed un altro non vi sono nessi causali: la paratassi è la forma<br />

dell’aneddoto e <strong>di</strong> una volontà creativa che è al <strong>di</strong> fuori del<br />

<strong>di</strong>vertissement e dell’autoreferenzialità. Questa forma piatta si adatta<br />

al vuoto ed all’inconsistenza del <strong>mondo</strong> in rovina che <strong>Houellebecq</strong><br />

vuole descrivere e che essa deve contenere. Come Olivier Bardolle ha<br />

già notato, quella <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è una «piattezza» che provoca<br />

emozione, non noia, provoca l’emozione “du sang glacé” 10 . La nostalgia<br />

dell’autore, quella del sentimento oceanico, mutata in collera e in<br />

spirito <strong>di</strong> resistenza e lo sprezzo gelido dell’uomo che non è <strong>di</strong> questo<br />

<strong>mondo</strong> si cristallizzano in una frase gelida che attraverso uno st<strong>il</strong>e<br />

clinico <strong>di</strong>sseziona <strong>il</strong> reale mostrandone l’inumanità. È lo st<strong>il</strong>e del<br />

“drame s<strong>il</strong>encieux” dell’uomo imprigionato nel vuoto della nostra<br />

società me<strong>di</strong>atico-tecnologica:<br />

“Pâle et blême comme l’époque éclairée aux néons des<br />

supermarchés, des galeries marchandes, des halles d’aéroport, des<br />

centres commerciaux, des parcs d’attraction, des zones commerciales<br />

périphériques, des halls d’immeuble, des rues des v<strong>il</strong>les nouvelles, des<br />

plates-formes de bureaux. Pâle et blême comme cette lueur projetée<br />

sur ces centaines de m<strong>il</strong>liers de visages rivés à leur écran<br />

d’or<strong>di</strong>nateur. Pâle et blême comme le sont ces multitudes de<br />

dépressifs en manque d’amour, d’anxieux en quête de sens,<br />

d’exaspérés de tous po<strong>il</strong>s qui hantent les cabinets des<br />

psychothérapeutes.” 11 .<br />

10 Cfr. O. BARDOLLE, La littérature à vif. Le cas <strong>Houellebecq</strong>, L’esprit des péninsules, Paris<br />

2004, p.56<br />

11 Ibidem<br />

176


<strong>Houellebecq</strong> inventa per i suoi romanzi quell’“articulation plus<br />

concise, plus plate et plus morne” che in Extension du domaine de la lutte<br />

ha <strong>di</strong>chiarato essere la forma più adatta all’“effacement progressif des<br />

relations humaines”. La sua è un’arte romanzesca in lutto, in abito grigio<br />

scuro, che piange e ride le spoglie del romanzo balzacchiano.<br />

177


5.2. Lessico<br />

In <strong>Houellebecq</strong> vi è un uso meto<strong>di</strong>co, volontario, costante <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi registri linguistici: da uno più letterario, ad un «grado zero»,<br />

fino ad un registro apertamente volgare, passando per <strong>il</strong> fam<strong>il</strong>iare e per<br />

<strong>il</strong> pastiche del linguaggio scientifico.<br />

Cominciamo dal niveau de langue più elevato 12 , sostenuto <strong>di</strong><br />

parole come “ôter” 13 , “<strong>il</strong>limité” 14 , “obliquer” 15 ; <strong>di</strong> inversioni<br />

dell’aggettivo come “étrange présence” 16 , “absolue solitude” 17 ; <strong>di</strong><br />

espressioni tipo “La plaisanterie n’est guère de mise, sur de tels sujets” 18 ; <strong>di</strong><br />

tournures ricercate come l’espressione dell’ipotesi attraverso la<br />

giustapposizione <strong>di</strong> due proposizioni al congiuntivo imperfetto 19 :<br />

“Mais eût-elle même suivi pendant vingt-cinq ans un régime<br />

amaigrissant de la plus terrifiante sévérité que son sort n’en eût pas<br />

été notablement adouci” 20 .<br />

Parafrasando Noguez 21 , <strong>Houellebecq</strong> è in grado <strong>di</strong> «scrivere bene», <strong>di</strong><br />

vestire con l’abito della domenica <strong>il</strong> suo st<strong>il</strong>e trasandato e <strong>di</strong> saper<br />

accostare con finezza un sostantivo col suo aggettivo:<br />

12 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

13 EXT, p.5<br />

14 PÉ, p.265<br />

15 PLA, p.212<br />

16 PÉ, p.288<br />

17 PÎ, p.64<br />

18 EXT, p.9<br />

19 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

20 EXT, p.88<br />

21 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

178


“Il n’est jusqu’à son mufle, lequel semblait pourtant, dans sa<br />

régularité luisante, conçu pour refléter la permanence absolue d’une<br />

sagesse minerale, qui se contracte et se torde sous l’effet douloureux<br />

d’un désir assurément puissant” 22 .<br />

Comunque, <strong>il</strong> registro più usato dalla scrittura houellebecquiana è<br />

quello me<strong>di</strong>o 23 , neutro, della lingua parlata che, da espressioni più<br />

sobrie, arriva fino all’argot e al registro fam<strong>il</strong>iare. Per esempio: “un<br />

type”, “un mec”, “mec super-cool” 24 , “se resaper” 25 , “bosser”, “truc”,<br />

“thune”, “raca<strong>il</strong>le”, “toutou” 26 . In questa lingua «me<strong>di</strong>a», dal tono<br />

misurato, Noguez ha r<strong>il</strong>evato “nell’abbondanza <strong>di</strong> elementi lessicali o<br />

grammaticali della scientificità” una “postura scientifica”, da prosa “<br />

des articles de vulgarisation scientifique”. Questa postura sembra esser<br />

riven<strong>di</strong>cata, implicitamente o esplicitamente, dal narratore stesso, <strong>il</strong><br />

quale, soggetto dell’enunciazione, descrive se stesso nell’enunciato:<br />

“J’observe d’abord que les gens se déplacent généralement par<br />

bandes, ou par petits groups de deux à six in<strong>di</strong>vidus… J’observe<br />

ensuite que tous ces gens semblent satisfaits d’eux-mêmes et de<br />

l’univers”;<br />

“Pendant quelques minutes j’ai pu observer tout cela de manière<br />

strictement objective”;<br />

“Au bout d’un certain temps, j’ai constaté avec surprise que les gens<br />

changeaient souvent de place, sans raison apparente.” 27 ;<br />

22 EXT, p.10<br />

23 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

24 PÎ, p.49<br />

25 EXT, p.5<br />

26 PÎ, pp.33, 48, 417<br />

27 EXT, pp.69, 71<br />

179


“Je circulerais dans les favellas. Le minibus serait blindé.<br />

J’observerais les petits tueurs de huit ans, qui rêvent de devenir<br />

caïds; les petites putes qui meurent du sida à treize ans.” 28 .<br />

Nel saggio su Lovecraft e in Interventions <strong>Houellebecq</strong> aveva<br />

annunciato gli effetti positivi del vocabolario scientifico e del <strong>di</strong>scorso<br />

teorico sulla prosa e sulla poesia. Infatti quando l’osservazione sembra<br />

venire dall’alto <strong>di</strong> un sapere attestato, l’oggettività scientifica è<br />

ottenuta attraverso <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso teorico, sociologico o zoologico:<br />

“Il a pourtant été maintes fois démontré que la douleur physique qui<br />

accompagnait l’existence des humains leur était consubstantielle.”;<br />

“L’être humain c’est de la matière plus de l’information. La<br />

composition de cette matière nous est aujourd’hui connue, au gramme<br />

près: <strong>il</strong> s’agit d’éléments chimiques simples, déjà largement présents<br />

dans la nature inanimée. L’information elle aussi nous est connue, au<br />

moins dans son principe: elle repose entièrement sur l’AND, celui du<br />

noyau et celui des mitochondries.” 29 ;<br />

“Le désir sexuel se porte essentiellement sur les corps jeunes, et<br />

l’investissement progressif du champ de la séduction par les très<br />

jeunes f<strong>il</strong>les ne fut au fond qu’un retour à la normale, un retour à la<br />

vérité du désir analogue à ce retour à la vérité des prix qui suit une<br />

surchauffe boursière anormale.”;<br />

“Les histoires d’argent et de rapport qualité-prix intéressent toujours<br />

beaucoup les hommes, c’est chez eux un trait caractéristique.” 30 ;<br />

28 PÉ, p.134<br />

29 PÎ, pp.166, 240<br />

30 PÉ, pp.106, 254<br />

180


“Souvent territoriale chez les invertébrés et les plantes, la barrière<br />

interspécifique devient principalement comportamentale chez les<br />

vertébrés supérieurs” 31 .<br />

L’oggettività scientifica è altrimenti ottenuta tramite l’impiego <strong>di</strong><br />

determinate forme verbali: <strong>il</strong> presente gnomico per la generalità, <strong>il</strong><br />

futuro per la necessità, l’imperativo per l’ipotesi 32 :<br />

“Les gens traînent leur progéniture comme un boulet, comme un<br />

poids terrible qui entrave le moindre de leurs mouvements – et qui<br />

finit la plupart du temps, effectivement, par les tuer.” 33 ;<br />

“La violence physique, manifestation la plus parfaite de<br />

l’in<strong>di</strong>viduation, allait réapparaître en Occident à la suite du désir.” 34 ;<br />

“Considérons un groupe de jeunes gens qui sont ensemble le temps<br />

d’une soirée…Parmi ces jeunes gens existe un couple préalablement<br />

formé; appelons le garçon François et la f<strong>il</strong>le Françoise. Nous<br />

obtiendrons un exemple concret, banal, fac<strong>il</strong>ement observable.” 35 .<br />

Un’altra caratteristica che è possib<strong>il</strong>e riallacciare al desiderio <strong>di</strong> verità<br />

del pastiche della prosa scientifica è nell’intenzione <strong>di</strong>dattica e nella<br />

ricerca della parola giusta, che <strong>Houellebecq</strong> esprime attraverso<br />

l’insistenza metalinguistica del corsivo 36 . Questo, a volte, può servire<br />

a risvegliare <strong>il</strong> senso primo <strong>di</strong> un’espressione, a svelarne l’intimo<br />

significato sotto l’usura dell’uso e dell’abitu<strong>di</strong>ne: <strong>il</strong> corsivo starebbe<br />

quin<strong>di</strong> a significare un «letteralmente»:<br />

31 PÎ, p.26<br />

32 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

33 PLA, p.252<br />

34 PÉ, p.154<br />

35 EXT, p.87<br />

36 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

181


“Toute relation humaine se réduit à un échange d’information.” 37 .<br />

Altre volte <strong>il</strong> corsivo in<strong>di</strong>ca che si è in pre<strong>senza</strong> <strong>di</strong> un vocabolo <strong>di</strong> un<br />

linguaggio settoriale:<br />

“En un mot, j’avais trava<strong>il</strong>lé dans le tertiaire.” 38 ;<br />

“Une pollution nocturne… c’était attendrissant.” 39 ;<br />

può anche sottolineare enfaticamente ed ironicamente un dettaglio per<br />

esprimere l’incredulità 40 :<br />

“Le fait est allucinant, mais pourtant réel: elle changeait de robe, je<br />

me souviens même d’une fois où elle avait mis un ruban dans ses<br />

cheveux.”; 41<br />

o ancora, <strong>il</strong> corsivo segnala l’introduzione nel testo <strong>di</strong> un vocabolo<br />

estraneo alle buone maniere o all’uso convenzionale 42 :<br />

“Je n’avais nullement envie de la troncher… Pourtant, je le savais,<br />

elle avait tellement besoin d’être tronchée.”;<br />

“Un reste d’orgue<strong>il</strong> l’avait toujours empêché d’aller aux putes.” 43 ;<br />

“Parasite modeste, je ne m’étais pas éclaté dans mon job, ni n’avais<br />

éprouvé nul besoin de le feindre.” 44 ;<br />

37 EXT, p.43<br />

38 PLA, p.88<br />

39 ivi, p.87<br />

40 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

41 EXT, p.91<br />

42 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

43 EXT, pp. 46-47, 99<br />

44 PLA, p.89<br />

182


“Le Christ lui paraissait définitivement plus high dope.” 45 .<br />

Sullo sfondo atono del registro me<strong>di</strong>o o su quello neutro della<br />

posture scientifique vengono improvvisamente a fare da contrappunto<br />

una “bouffée de haine langagière” 46 o una pausa poetica (<strong>di</strong> cui si parlerà<br />

più specificatamente nel capitolo 5.3) o un momento <strong>di</strong> “jub<strong>il</strong>ation<br />

iconoclaste” 47 (ve<strong>di</strong> capitolo 5.4). Nicolas Savary, Renaud Camus e<br />

Dominique Noguez a proposito del registro volgare in <strong>Houellebecq</strong><br />

hanno parlato <strong>di</strong> “méchanceté du style”, uno st<strong>il</strong>e “énervé” che<br />

compulsivamente si lascia andare all’iperbole negativa e ad una<br />

“irrépressible jub<strong>il</strong>ation d’injurer” 48 . Il narratore houellebecquiano cede ai<br />

toni forti quando, stanco <strong>di</strong> rimanere en deçà, non può più fare a meno<br />

<strong>di</strong> andare au delà e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care in modo plateale 49 e perentorio:<br />

<strong>Houellebecq</strong> raggiunge <strong>il</strong> massimo del vigore, nell’espressione del<br />

giu<strong>di</strong>zio, con <strong>il</strong> juron:<br />

“Pure foutaise”; “Foutaise. Foutaise mer<strong>di</strong>que.” 50 .<br />

L’ingiuria suona come una condanna <strong>senza</strong> appello <strong>di</strong> qualsiasi essere<br />

umano <strong>il</strong> narratore incroci o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> intere categorie sociali:<br />

“L’imbéc<strong>il</strong>e”; “Ces imbéc<strong>il</strong>es des Rouennais”; “Les étu<strong>di</strong>antes en<br />

psychologie: des petites salopes, vo<strong>il</strong>à ce que j’en pense.” 51 ; “Elle<br />

45 PÎ, p.82<br />

46 Cfr. N. SAVARY, <strong>Houellebecq</strong>, le désir,le destin, «L’atelier du roman» 18, giugno 1999, p.65<br />

47 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

48 Cfr. ivi<br />

49 Cfr. ivi<br />

50 EXT, pp. 16, 83<br />

51 ivi, p.74, 86, 168<br />

183


essemblait à Janine, mais en beaucoup plus con.”; “Un connard<br />

épouvantable”; “Au fond, <strong>il</strong> avait toujours un peu considéré les<br />

Américains comme des cons”; “Il commençait a en avoir marre de<br />

cette stupide manie pro-brés<strong>il</strong>ienne… le Brés<strong>il</strong> était un pays de merde,<br />

peuplé d’abrutis fanatisés par le football.” 52 .<br />

Tra i gros mots preferiti dal narratore houellebecquiano c’è «pétasse»<br />

ed in generale tutto ciò che può essere sostantivizzato con <strong>il</strong> suffisso<br />

«-asse» 53 :<br />

“ignobles pétasses”, “connasse”, “les pétasses mystiques”,<br />

“radasse”, “vachasse” e “poufiasse karmique” (insoliti hapax) 54 .<br />

Il registro volgare è spesso usato per designare i genitali o l’atto<br />

sessuale:<br />

“bite” “chatte” “une bonne branlette espagnole” “se faire sauter”<br />

“baiser”.<br />

Per ciò che riguarda <strong>il</strong> contrappunto tra atonia e trasporto poetico,<br />

La possib<strong>il</strong>ité d’une île nella sua totalità ne costituisce un buon<br />

esempio. Il romanzo in questione è interamente scritto attraverso <strong>il</strong><br />

contrasto tra lirismo e prosaicismo, tra una lingua sostenuta ed una<br />

r<strong>il</strong>assata. I neo-umani hanno un registro agli antipo<strong>di</strong> del politicamente<br />

scorretto e dell’asprezza <strong>di</strong> Daniel:<br />

52 PÉ, pp.100, 44, 166<br />

53 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

54 EXT, p.118, 9; PÉ, p.159, 123, 125<br />

184


“Dans la lumière qui décline, j’assiste sans regret à la <strong>di</strong>sparition de<br />

l’éspece”;<br />

“Surtout, <strong>il</strong> aime que je le prenne dans mes bras, et reposer ainsi,<br />

baigné par le sole<strong>il</strong>, les yeux clos, la tête posée sur mes genoux, dans<br />

un demi-somme<strong>il</strong> heureux.”;<br />

“Aujourd’hui que tout apparaît, dans la clarté du vide, j’ai la liberté<br />

de regarder la neige…La mer a <strong>di</strong>sparu, et la mémoire des vagues” 55 .<br />

Spesso i neo-umani ut<strong>il</strong>izzano un linguaggio propriamente poetico,<br />

evocativo, al limite della leggib<strong>il</strong>ità:<br />

“La grâce immob<strong>il</strong>e / Sensiblement écrasante / Qui découle du<br />

passage de civ<strong>il</strong>isations / N’a pas la mort pour corollaire”;<br />

“Le bloc énuméré / De l’oe<strong>il</strong> qui se referme / Dans l’espace écrasé /<br />

Contient le dernier terme” 56 .<br />

È probab<strong>il</strong>mente l’as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> società che permette un uso vivo,<br />

primitivo ed evocativo della parola. I neo-umani costretti<br />

nell’isolamento non consumano e banalizzano parole, <strong>il</strong> rapporto con<br />

<strong>il</strong> linguaggio non si esaurisce nella comunicazione pratica e casuale, <strong>il</strong><br />

loro rapporto con <strong>il</strong> linguaggio è più intellettuale e trascendentale. I<br />

cloni sono impossib<strong>il</strong>itati a parlarsi oralmente, comunicano con la<br />

parola scritta tramite connessioni computeristiche.<br />

In Interventions <strong>Houellebecq</strong> afferma:<br />

“La poésie brise la chaîne des causes et joue constamment avec la<br />

puissance explosive de l’absurde; mais elle n’est pas l’absur<strong>di</strong>té. Elle<br />

55 PÎ, pp. 26, 77-78, 44<br />

56 ivi, pp. 12, 57<br />

185


est l’absur<strong>di</strong>té rendue créatrice, créatrice d’un sens autre, étrange<br />

mais immé<strong>di</strong>at, <strong>il</strong>limité, émotionnel.” 57 .<br />

La poesia permette così <strong>di</strong> superare i limiti imposti da un uso<br />

contrad<strong>di</strong>torio del linguaggio. Sfuggendo alle determinazioni <strong>di</strong> senso,<br />

correlate ad un uso pratico della parola, l’intuizione poetica riesce ad<br />

esprimere, in un atto allo stesso tempo creativo e comunicativo,<br />

l’es<strong>senza</strong> stessa del reale restituendo alle parole l’infinita risonanza<br />

semantica che a loro appartiene. Se la prosa <strong>di</strong> Daniel è la parola<br />

dell’esistenza, è, cioè, la testimonianza umana della realtà fenomenica,<br />

la poesia dei suoi successori, creature <strong>di</strong> puro intelletto, è la<br />

testimonianza <strong>di</strong> un’es<strong>senza</strong> perduta. È un linguaggio che<br />

nostalgicamente ricorda una perduta comunicazione imme<strong>di</strong>ata capace<br />

<strong>di</strong> superare la corporeità e la realtà. <strong>Houellebecq</strong>, nella messa a<br />

confronto continua <strong>di</strong> due <strong>di</strong>versi registri linguistici e <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse<br />

funzioni comunicative, mostra “l’ampleur de la perte et du saccage” 58 ai<br />

danni dell’intuizione e dell’espressione della verità:<br />

Daniel: “Sur ses conse<strong>il</strong>s, j’achetai donc une Bentley Continental<br />

GT, coupé «magnifique et racé», qui, selon L’Auto-Journal,<br />

«symbolisait le retour de Bentley à sa vocation d’origine: proposer<br />

des voitures sportives de très grand stan<strong>di</strong>ng». Un mois plus tard, je<br />

faisais la couverture de Ra<strong>di</strong>kal Hip-Hop – enfin, surtout ma voiture.<br />

La plupart des rappeurs achetaient des Ferrari, quelques originaux<br />

des Porsche; mais une Bentley, ça les bluffait complètement. Aucune<br />

culture, ces petits cons, même en automob<strong>il</strong>e… La Bentley était mieux,<br />

le capot était plus long, on aurait pu y ranger trois pétasses sans<br />

57 INT, p.36<br />

58 Cfr. O. BARDOLLE, Op. cit.<br />

186


problèmes. Pour cent soixante m<strong>il</strong>le euros, au fond, c’était presque<br />

une affaire; en tout cas, en cré<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ité raca<strong>il</strong>le, je crois que j’ai bien<br />

rentab<strong>il</strong>isé l’investissement.”;<br />

“J’optais donc pour un f<strong>il</strong>m porno – genre, <strong>il</strong> est vrai, fac<strong>il</strong>e à<br />

paro<strong>di</strong>er – intitulé «BROUTE-MOI LA BANDE DE GAZA (mon gros<br />

colon juif)». Les actrices étaient des beurettes authentiques, garanties<br />

neuf-trois – salopes mais vo<strong>il</strong>ées, le genre”;<br />

Daniel24: “Aujourd’hui que tout apparaît, dans la clarté du vide,<br />

j’ai la liberté de regarder la neige. C’est mon lointain prédécesseur,<br />

l’infortuné comique, qui avait choisi de vivre ici, dans la résidence<br />

qui s’élevait ja<strong>di</strong>s”;<br />

“La métaphore du cerveau humain comme machine de Turing à<br />

câblage flou devait se révéler en fin de compte parfaitement stér<strong>il</strong>e; <strong>il</strong><br />

existait bel et bien dans l’esprit humain des processus non<br />

algorithmiques, comme en réalité l’in<strong>di</strong>quait déjà l’existence, établie<br />

par Gödel dès les années 1930, de propositions non démontrables<br />

pouvant cependant, sans ambiguïté, être reconnues comme vraies.”;<br />

“L’importance incroyable que prenaient les enjeux sexuels chez les<br />

humains a de tout temps plongé leurs commentateurs néo-humains<br />

dans une stupefaction horrifiée…Au long des périodes historiques la<br />

plupart des hommes avaient estimé correct, l’âge venant, de faire<br />

allusion aux problèmes du sexe comme n’étant que des gamineries<br />

inessentielles et de considérer que les vrais sujets, les sujets <strong>di</strong>gnes de<br />

l’attention d’un homme fait, étaient la politique, les affaires, la<br />

guerre, etc. La verité, à l’époque de Daniel1, commençait à se faire<br />

jour”;<br />

“Il n’y a pas de limitations au domaine des intermé<strong>di</strong>aires, mais <strong>il</strong> y a<br />

certaines certitudes. Je suis la Porte. Je suis la Porte, et le Gar<strong>di</strong>en de<br />

187


la Porte. Le successeur viendra; <strong>il</strong> doit venir. Je maintiens la<br />

présence, afin de rendre possible l’avènement des Futurs.” 59 .<br />

Il linguaggio <strong>di</strong> Daniel è quello <strong>di</strong> una società giovan<strong>il</strong>istica, amorale e<br />

politicamente scorretta, <strong>il</strong> cui tono ironico e lu<strong>di</strong>co ha l’unico scopo <strong>di</strong><br />

comunicare una certa compiacenza narcisista della trovata umoristica.<br />

Il linguaggio dei cloni neo-umani è più equ<strong>il</strong>ibrato ed elevato: o<br />

trasmette conoscenza e verità, smentendo, correggendo o rettificando<br />

le false credenze umane o si fa parola capace <strong>di</strong> esprimere <strong>il</strong> concetto.<br />

Infine, la prosa <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è agli antipo<strong>di</strong> <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> un<br />

Céline, se per quest’ultimo lo scritto doveva rendere conto<br />

dell’energia brulicante del linguaggio parlato, dell’uso vivo e popolare<br />

della parola, <strong>Houellebecq</strong> non può che registrare l’annullamento della<br />

<strong>di</strong>stanza tra lingua popolare e lingua dotta. Lo standard pubblicitario<br />

si è ormai imposto come norma e al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> esso non rimangono<br />

che la volgarità e la pedanteria. La società del consumo ha paralizzato<br />

l’energia popolare 60 riducendola al desiderio <strong>di</strong> possesso e<br />

appianandone la lingua ad una ster<strong>il</strong>e funzione me<strong>di</strong>atica.<br />

L’impoverimento del linguaggio popolare e la <strong>di</strong>ffusione me<strong>di</strong>atica<br />

dei linguaggi settoriali non può che produrre una prosa letteraria come<br />

quella houellebecqiana, la quale, infatti, nella sua platitude lessicale e<br />

nel pastiche non fa che rendere conto proprio del saccheggio e della<br />

banalizzazione che i me<strong>di</strong>a perpetrano sulla lingua. La prosa<br />

romanzesca <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> è così tessuta con le parole che la società<br />

stessa dètta. Essa si presenta come un campionario <strong>di</strong> linguaggi<br />

59 PÎ, pp.48-49, 49, 44, 245, 326, 71<br />

60 Cfr. O. BARDOLLE, Op. cit.; D. SALLENAVE, À quoi sert la littérature?, Textuel, coll.<br />

«Conversation pour demain», 1997<br />

188


contemporanei. La lingua <strong>di</strong> questa prosa è incessantemente<br />

me<strong>di</strong>atizzata, me<strong>di</strong>ata, doppiata per essere infine mostrata nel suo<br />

manque, nella miseria del cut up. <strong>Houellebecq</strong> esibendo tutti i<br />

linguaggi, rivelandoli nella loro intercambiab<strong>il</strong>ità, ne denuncia la<br />

vacuità, ma soprattutto denuncia <strong>il</strong> pericolo del s<strong>il</strong>enzio <strong>di</strong> una lingua<br />

ridotta all’impossib<strong>il</strong>ità della creazione.<br />

189


5.3. Retorica houellebecquiana<br />

Per «retorica» non si intende qui né <strong>il</strong> significato classico del<br />

termine, cioè una pratica oratoria complessa comprendente inventio,<br />

<strong>di</strong>spositio, elocutio, memoria e pronuntiatio, né la sua «ristretta»<br />

accezione novecentesca <strong>di</strong> elocutio come stu<strong>di</strong>o delle figure del<br />

<strong>di</strong>scorso, perciò né una teoria generale dell’argomentazione, né uno<br />

stu<strong>di</strong>o sull’atto <strong>di</strong> dare forma linguistica alle idee. Ciò che questo<br />

capitolo si prefigge <strong>di</strong> svelare è l’immaginario poetico all’interno dei<br />

romanzi houellebecquiani. Un immaginario materiale – l’acqua e la<br />

luce – e concettuale – la metafora animale e lo humour – fino ad ora<br />

misconosciuto dalle analisi dell’opera romanzesca dell’autore.<br />

Retorica perché questo immaginario è comunque veicolo <strong>di</strong><br />

un’argomentazione: da una parte rende conto del senso e<br />

dell’intuizione dell’infinito, dall’altra rende conto dell’assur<strong>di</strong>tà e<br />

della crudeltà insite nella natura umana.<br />

Dominique Noguez ha denominato la retorica <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

“une rhétorique de la déprime” per quel suo tendere all’as<strong>senza</strong><br />

d’emozione, all’annullamento <strong>di</strong> qualsiasi élan vitale 61 . Le figure del<br />

<strong>di</strong>scorso, analizzate nel suo stu<strong>di</strong>o, che vanno nelle <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> questa<br />

incapacità emotiva, sono la litote e la metafora animale.<br />

Ph<strong>il</strong>ippe Muray ha invece insistito sulla déliaison, mostrando<br />

come la giustapposizione fosse lo “st<strong>il</strong>e della separazione”, st<strong>il</strong>e che si<br />

forgia sulla <strong>di</strong>scontinuità del reale 62 .<br />

61 Cfr. D. NOGUEZ, Op. cit.<br />

62 Cfr P. MURAY, Et, en tout, apercevoir la fin, cit.<br />

190


Infine, Olivier Bardolle ha visto nell’esagerazione la figura <strong>di</strong><br />

st<strong>il</strong>e che meglio si ad<strong>di</strong>ceva all’unione <strong>di</strong> concetto, referente e parola<br />

in <strong>Houellebecq</strong>:<br />

“Le réel est toujours un peu en deça de l’idée qu’on s’en fait”. 63<br />

L’universo inventato da <strong>Houellebecq</strong> per i suoi romanzi è bigger than<br />

life, non è convenzionalmente realista. Nella scrittura dell’autore c’è<br />

sempre “du ressenti, de l’éprouvé, du vécu” 64 . Per Bardolle, <strong>Houellebecq</strong> è<br />

un ipersensib<strong>il</strong>e (come Proust, Céline, Cioran) ed è questo a<br />

permettergli <strong>di</strong> sentire l’es<strong>senza</strong>, la verità della propria epoca, perché<br />

egli la percepisce sulla propria pelle: l’esagerazione serve a descrivere<br />

<strong>il</strong> reale nel modo in cui egli stesso lo percepisce, non <strong>il</strong> vero reale.<br />

In questo capitolo vedremo come vi sia una <strong>di</strong>cotomia insita<br />

nella retorica houellebecquiana, ovvero quanto essa trovi nella<br />

contrad<strong>di</strong>zione la sua prerogativa e la sua forza. È una retorica che, sì,<br />

si nutre <strong>di</strong> figure della déprime e della separazione, ma anche <strong>di</strong><br />

immagini <strong>di</strong> fusione: se da una parte vi sono l’eufemismo, la litote, la<br />

metafora animale, dall’altra vi è un sofferto lirismo, la rivelazione<br />

epifanica dell’infinito espressa attraverso immagini <strong>di</strong> acqua e <strong>di</strong> luce.<br />

La comparazione zoomorfa è l’in<strong>di</strong>scusso master trope<br />

houellebecquiano, essa non solo rende la narrazione uno stu<strong>di</strong>o<br />

zoologico, ma soprattutto minimizza incisivamente la specificità<br />

umana, trattando l’uomo, al meglio come un “singe amélioré”,<br />

altrimenti come un “gros singe”:<br />

63 Cfr. O. BARDOLLE, Op. cit<br />

64 Cfr. ivi<br />

191


“Nous envions et nous admirons les nègres parce que nous<br />

souhaitons à leur exemple redevenir des animaux, des animaux dotés<br />

d’une grosse bite et d’un tout petit cerveau rept<strong>il</strong>ien, annexe de leur<br />

bite.”;<br />

“On m’a vidé comme un poulet.” 65 ;<br />

“Les hommes vivent les uns à côté des autres comme des boeufs.” 66 ;<br />

“Le prophète s’était comportait au sein de sa propre secte comme un<br />

mâle dominant absolu.” 67 .<br />

Inoltre, la metafora animale serve a rafforzare <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso su un<br />

baudelairiano <strong>di</strong>sprezzo per la Natura; la crudeltà animale <strong>di</strong>venta<br />

allora la prova della negatività del <strong>mondo</strong> naturale:<br />

“Prise dans son ensemble la nature sauvage n’était rien d’autre<br />

qu’une répugnante saloperie; prise dans son ensemble la nature<br />

sauvage justifiait une destruction totale, un holocauste universel – et<br />

la mission de l’homme sur la Terre était probablementd’accomplir cet<br />

holocauste.”;<br />

“- La nature je lui pisse à la raie, mon bonhomme! Je lui chie sur la<br />

gueule!» Bruno était à nouveau hors de lui. «Nature de merde…<br />

nature mon cul!».”;<br />

“Les gazelles et les daims, mammifères grac<strong>il</strong>es, passaient leur<br />

journées dans la terreur. Les lions et les panthères vivaient dans un<br />

abrutissement apathique traversé de brèves explosions de cruauté.” 68 ;<br />

“Je connais le regard qu’elle avait ensuite: c’était celui, humble et<br />

triste, de l’animal malade, qui s’écarte de queleques pas de la meute,<br />

qui pose sa tête sur ses pattes et qui soupire doucement, parce qu’<strong>il</strong> se<br />

65 PÉ, pp. 195, 277<br />

66 PLA, p.26<br />

67 PÎ, p.279<br />

68 PÉ, pp. 36, 262, 36<br />

192


sent atteint et qu’<strong>il</strong> sait qu’<strong>il</strong> n’aura, de la part de ses congénères, à<br />

attendre aucune pitié.”;<br />

“Des insectes et des oiseaux se posent sur la surface de la chair nue,<br />

offerte au ciel, la picotent et la dévorent; les créatures souffrent<br />

encore un peu, puis s’immob<strong>il</strong>isent.” 69 .<br />

La società è retta dalle stesse leggi che governano la natura selvaggia:<br />

<strong>il</strong> più forte vive, <strong>il</strong> più debole è schiacciato. La lotta dell’esistenza è<br />

quella, persa in partenza, dell’animale omega contro l’animale alpha,<br />

<strong>di</strong> Bruno in un collegio <strong>di</strong> prepotenti, <strong>di</strong> Tisserand in un <strong>mondo</strong> <strong>di</strong><br />

belli, <strong>di</strong> Daniel e Isabelle in un <strong>mondo</strong> <strong>di</strong> giovani. L’uomo è così<br />

degradato agli istinti dell’animalità e la sua esistenza è ricondotta al<br />

darwinismo: alla crudeltà e alla sopraffazione del più debole. Anche la<br />

lotta per la gratificazione sessuale ha causa biologica: sono gli attributi<br />

fisici ad essere all’origine <strong>di</strong> ineguaglianze, che nessun meccanismo<br />

sociale viene a compensare 70 . Il capitalismo economico è anche un<br />

capitalismo biologico:<br />

“De tous les systèmes économiques et sociaux, le capitalisme est sans<br />

conteste le plus naturel. Ceci suffit déjà à in<strong>di</strong>quer qu’<strong>il</strong> devra être le<br />

pire.” 71 .<br />

Altre volte la metafora animale serve a figurare delle <strong>qualità</strong><br />

specifiche dei personaggi, come per esempio, in Extension, Tisserand,<br />

“crapaud-buffle”, un collega del narratore, “perroquet gigantesque”, <strong>il</strong><br />

69 PÎ, p.55, 57<br />

70 Cfr. R. DION, Faire le bête, in AAVV, <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, a cura <strong>di</strong> S. VAN WESEMAEL,<br />

CRIN 43, Amsterdam – New York 2004<br />

71 EXT, pp.124-125<br />

193


capo, “serpent”. Ciò che viene messo in evidenza sono innanzitutto le<br />

proprietà stereotipate degli animali scelti: la bruttezza, la petulanza, la<br />

perfi<strong>di</strong>a. Lo sguardo sul <strong>mondo</strong> animale è ben <strong>di</strong>verso da quella<br />

tra<strong>di</strong>zione fiabesca che riconosce all’animale una certa superiorità<br />

morale rispetto all’uomo. L’animale ha, qui, poco valore in sé, esso<br />

rimanda imme<strong>di</strong>atamente all’umano che deve rappresentare e,<br />

soprattutto, sono le tare, i <strong>di</strong>fetti, la brutalità ad essere <strong>il</strong> termine <strong>di</strong><br />

paragone 72 . Per <strong>Houellebecq</strong> “animal consonne avec mal” 73 e tutta la<br />

trama <strong>di</strong> metafore e paragoni animali serve a ricordare la malignità<br />

assoluta dell’uomo e della natura. Il fallimento del sociale, quella<br />

as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> società nel <strong>mondo</strong> <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong> cui parla Pro<strong>di</strong>guis 74 ,<br />

apre la strada al regno della legge della giungla. Il bestiario<br />

houellebecquiano perciò, attraverso la messa a <strong>di</strong>stanza e lo<br />

straniamento, punta <strong>il</strong> <strong>di</strong>to su ciò che sopravvive nell’uomo della<br />

bestia: la mancanza del legame sociale crea <strong>il</strong> branco, la tribù, <strong>il</strong><br />

massimo perciò dell’atomizzazione sociale.<br />

Noguez ha evidenziato inoltre l’uso della litote come figura<br />

della riduzione del sentimento in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un’as<strong>senza</strong> d’emozione<br />

e quin<strong>di</strong> in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una certa neutralità inumana. Gli eufemismi<br />

che seguono possono esserne un esempio:<br />

“Un sujet en soi assez triste: l’une de leurs amies communes a été<br />

tuée dans un accident de voiture.”;<br />

“Que leur plus jeune f<strong>il</strong>le allait se faire sauter dans une boîte du style<br />

«Au vieux Cap-Horner» ça devenait un peu agaçant.” 75 .<br />

72 Cfr. R. DION, Faire le bête, cit.<br />

73 Cfr. ivi<br />

74 Cfr. L. PRODIGUIS, Op. cit.<br />

75 EXT, pp.34, 123<br />

194


Come ha notato Bardolle, <strong>Houellebecq</strong> non sa resistere costretto<br />

troppo a lungo nei toni della neutralità ed esplode nell’esagerazione<br />

verbale del “dysphémisme”:<br />

“Au moment ou je l’ai connue, dans l’épanouissement de ses <strong>di</strong>x-sept<br />

ans, Brigitte Bardot était vraiment immonde. D’abord elle était très<br />

grosse, un bou<strong>di</strong>n et même un surbou<strong>di</strong>n, avec <strong>di</strong>vers bourrelets<br />

<strong>di</strong>sgracieusement <strong>di</strong>sposés aux intersections de son corps obèse.” 76 .<br />

<strong>Houellebecq</strong> non fa economia <strong>di</strong> parole, soprattutto se si tratta <strong>di</strong><br />

«mettere <strong>il</strong> <strong>di</strong>to nelle piaga». La bruttezza della sfortunata adolescente,<br />

per ironia della sorte omonima della Bardot, è, secondo me, tanto<br />

paradossale quanto l’as<strong>senza</strong> <strong>di</strong> emozione <strong>di</strong> fronte ad eventi terrib<strong>il</strong>i,<br />

come negli esempi sulle tournures eufemistiche. La litote perciò<br />

concorre a creare un effetto paradossale perché l’evento e la reazione<br />

provocata sono incongrui.<br />

Nel capitolo 3.4.2 è stato visto come l’isola in <strong>Houellebecq</strong><br />

incarni lo spazio primigenio in cui cielo, acqua, terra e fuoco si<br />

incontrano; nel capitolo 3.4.3 sono state stu<strong>di</strong>ate le implicazioni della<br />

contemplazione del mare con <strong>il</strong> sentimento oceanico e del Book of<br />

Kells con l’immob<strong>il</strong>ità ipnotica. Gaston Bachelard ci insegna che<br />

l’immaginazione poetica e la rêverie in generale si nutrono<br />

principalmente dei quattro elementi della natura 77 . Le forze<br />

immaginative del nostro spirito si sv<strong>il</strong>uppano su due assi <strong>di</strong>fferenti: le<br />

une spiccano <strong>il</strong> volo con la novità, l’originale, l’inaspettato; le altre<br />

scavano nelle profon<strong>di</strong>tà dell’essere per trovarvi <strong>il</strong> primitivo e l’eterno<br />

76 ivi, p.88<br />

77 Cfr. G. BACHELARD, L’eau et les rêves, Le livre de poche, Paris 2003<br />

195


insieme. Queste ultime sono quelle che sfruttano “l’immaginazione<br />

materiale” 78 ; le immagini che ne derivano sono immagini <strong>di</strong>rette della<br />

materia: “la vue les nomme, mais la main les connaît” 79 . Esse, inoltre, prima<br />

<strong>di</strong> essere percepite dalla vista e dal tatto, sono già dentro <strong>di</strong> noi: lo<br />

spettacolo della natura è già dentro <strong>di</strong> noi, nella nostra idea <strong>di</strong> sublime<br />

ed infinito.<br />

Si vuole qui <strong>di</strong>mostrare come le proiezioni mentali <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> romanziere si nutrano <strong>di</strong> una rêverie che trova <strong>il</strong> suo<br />

elemento essenziale nell’acqua. Questa specifica poetica acquatica<br />

tesse la trama dell’infinito intrecciandosi con immagini <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong><br />

“immob<strong>il</strong>ité fascinée”; <strong>Houellebecq</strong>, nella sua fedeltà all’elemento acqua,<br />

è fedele ad un sentimento umano primitivo (quello della regressione al<br />

ventre materno e, perciò, del non essere), che, nella specie, egli<br />

chiama “sentimento oceanico”.<br />

L’elemento acqua ricorre spesso nell’immaginario<br />

houellebecquiano, anche con connotazione negativa, ma soprattutto<br />

con valenza positiva e fusionale. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella retorica<br />

negativa della separazione, <strong>di</strong> cui sopra, quella acquatica è una<br />

retorica simbolica nel senso etimologico del termine: unisce ciò che è<br />

stato <strong>di</strong>abolicamente separato. Il doppio negativo <strong>di</strong> questa acqua<br />

simbolica, normalmente quella <strong>di</strong> mare e <strong>di</strong> fiume, è l’acqua del lago.<br />

In <strong>Houellebecq</strong> l’acqua del lago è sempre fredda, al contrario <strong>di</strong> quella<br />

marina, ed è pericolosamente immob<strong>il</strong>e. Per esempio in Extension,<br />

l’immob<strong>il</strong>ità dell’acqua <strong>di</strong>venta figura della sessualità malata <strong>di</strong><br />

Tisserand, che si masturba in riva al mare guardando una giovane<br />

coppia:<br />

78 Cfr. ivi<br />

79 ivi., p.8<br />

196


“Les eaux étaient immob<strong>il</strong>es comme un lac” 80 .<br />

Per Bruno l’acqua del lago simboleggia l’as<strong>senza</strong> del nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />

nel suo scritto sulla famiglia:<br />

“Nous descendons le chemin solitaire jusqu’à l’endroit où tout est<br />

noir/ Sans enfants et sans femmes/ Nous entrons dans le lac/ Au<br />

m<strong>il</strong>ieu de la nuit/ (Et l’eau, sur nos vieux corps, est si froide).” 81 .<br />

In Extension l’acqua fredda era lo spazio del campo della lotta,<br />

l’acqua della solitu<strong>di</strong>ne, dell’in<strong>di</strong>vidualismo, <strong>il</strong> contrario della materna<br />

acqua oceanica nel cuore <strong>di</strong> Daniel o nell’Irlanda <strong>di</strong> Djerzinski:<br />

“Vous ne pouviez vivre plus longtemps dans le domaine de la règle;<br />

aussi, vous avez dû entrer dans le domaine de la lutte. Je vous<br />

demande de vous reporter à ce moment précis. C’était <strong>il</strong> y a<br />

longtemps, n’est-ce pas? Souvenez-vous: l’eau était froide.<br />

Maintenant vous êtes loin du bord… Vous avez longtemps cru à<br />

l’existence d’une autre rive; tel n’est plus le cas. Vous continuez à<br />

nager pourtant, et chaque mouvement que vous faites vous approche<br />

de la noyade. Vous suffoquez, vos poumons vous brûlent. L’eau vous<br />

paraît de plus en plus froide, et surtout de plus en plus amère.” 82 .<br />

Il lago è stagnante e compiuto ed è sempre possib<strong>il</strong>e vederne l’altra<br />

riva; <strong>il</strong> mare, invece, è immenso ed infinito e la sua acqua, come<br />

quella del fiume, non è mai la stessa. Inoltre l’acqua del fiume o del<br />

80 EXT, p.120<br />

81 PÉ, pp.182, 212, 213-214, 299<br />

82 EXT, p.14<br />

197


mare è quasi sempre al plurale e la liaison, tra articolo e sostantivo,<br />

crea una musicalità che mima un eco infinito:<br />

“Je m’arrêtai un instant et m’appuyai à la rambarde pour observer la<br />

rivière; la lune s’était levée et miroitait sur les eaux.” 83 .<br />

L’immaginario acquatico fa da contrappunto al tono prevalentemente<br />

cupo e ironico della narrazione. La contemplazione <strong>di</strong> un paesaggio<br />

immerso nel vapore della bruma o <strong>di</strong> un paesaggio marino stimola una<br />

rêverie che, trascendendo la descrizione ironica o impassib<strong>il</strong>e, rivela<br />

uno sguardo lirico sul <strong>mondo</strong>, tradendo così <strong>il</strong> momentaneo trasporto<br />

emotivo del narratore:<br />

83 PLA, p.71<br />

84 EXT, p.106<br />

“En sortant de la v<strong>il</strong>le nous traversons des nappes de brou<strong>il</strong>lard<br />

successives, puis, le dernier croisement franchi, nous plongeons dans<br />

un lac de brume opaque, absolu. La route et le paysage sont<br />

complètement noyés. On ne <strong>di</strong>stingue rien, sinon de temps à autre un<br />

arbre ou une vache qui émergent de manière temporaire, indécise,<br />

C’est très beau.” 84 ;<br />

“Une acceptation paraissait être descendue en lui. Son visage<br />

anxieux et mob<strong>il</strong>e semblait s’être apaisé. Il marchait longuement, sans<br />

but précis, sur la Sky Road, en des longues promenades rêveuses; <strong>il</strong><br />

marchait dans la présence du ciel. La route de l’Ouest serpentait le<br />

long des collines, alternativement abrupte et douce. La mer scint<strong>il</strong>lait,<br />

réfractait une lumière mob<strong>il</strong>e sur les derniers îlots rocheux. Dérivant<br />

rapidement à l’horion, les nuages formaient une masse lumineuse et<br />

confuse, d’une étrange présence matérielle. Il marchait longtemps,<br />

198


sans effort, le visage baigné d’une brume aquatique et légère. Ses<br />

travaux, <strong>il</strong> le savait, étaient terminés.” 85 .<br />

La bellezza della bruma è la bellezza dell’in<strong>di</strong>stinzione, della<br />

sfumatura, del confondersi delle cose l’una nell’altra, è l’impressione<br />

<strong>di</strong> immersione <strong>di</strong> tutta la natura all’interno <strong>di</strong> un paesaggio acquatico.<br />

L’oceano calma l’insofferenza <strong>di</strong> Djerzinski donandogli un senso <strong>di</strong><br />

appartenenza: la contemplazione e la rivelazione dell’entrelacement<br />

innalzano la coscienza <strong>di</strong> Djerzinski alla comprensione e<br />

all’accettazione della vita e della morte. Lo spettacolo<br />

dell’appartenenza <strong>di</strong> cielo e terra, simbolizzato dal riflesso della luna<br />

nell’acqua, ricorda a Bruno lo scarto tra l’uomo e la natura, l’uomo e<br />

l’infinito:<br />

“L’air était calme et chaud, la flamme des bougies qui éclairait leur<br />

table ne tremblait pratiquement pas. Ils dominaient l’estuaire de la<br />

Gironde, au loin on <strong>di</strong>stinguait la pointe de Grave. «En voyant la lune<br />

qui br<strong>il</strong>le sur la mer, <strong>di</strong>t Bruno, je me rends compte avec une<br />

inhabituelle clarté que nous n’avons rien, absolument rien à faire<br />

avec ce monde.»” 86 .<br />

La contemplazione dell’acqua porta alla riflessione esistenziale, al<br />

sentimento dell’infinito che, però, è fuori dall’uomo. Un ulteriore<br />

esempio della valenza positiva dell’acqua in <strong>Houellebecq</strong> è <strong>il</strong> «sogno<br />

del fiume» <strong>di</strong> Djerzinski:<br />

85 PÉ, p.303<br />

86 ivi, pp.147-148<br />

199


“Dans la nuit du 15 septembre, <strong>Michel</strong> eut un rêve inhabituellement<br />

heureux. Il était aux côtés d’une petite f<strong>il</strong>le qui chevauchait dans la<br />

fôret, entourée de pap<strong>il</strong>lons et de fleurs… L’instant d’après <strong>il</strong><br />

marchait seul, au m<strong>il</strong>ieu d’une prairie immense et vallonnée, à<br />

l’herbe profonde. Il ne <strong>di</strong>stinguait pas l’horizon, les collines<br />

herbeuses semblaient se répéter à l’infini, sous un ciel lumineux, d’un<br />

beau gris clair. Cependant <strong>il</strong> avançait, sans hésitation et sans hâte; <strong>il</strong><br />

savait qu’à quelques mètres sous ses pieds coulait une rivière<br />

souterraine, et que ses pas le conduiraient inévitablement, d’instinct,<br />

le long de la rivière. Autour de lui le vent faisait onduler les<br />

herbes.” 87 .<br />

La tematica dell’infinito, l’elemento acqua e <strong>il</strong> tema della felicità sono<br />

qui associati. <strong>Michel</strong>, al risveglio, si sente felice ed attivo e, pur solo,<br />

non soffre; ad<strong>di</strong>rittura, si lancia al campanello <strong>di</strong> una vicina <strong>di</strong> casa,<br />

fatto totalmente straor<strong>di</strong>nario per la sua natura solitaria ed introversa.<br />

Djerzinski, in seguito al sogno, ha <strong>il</strong> primo moto istintuale della sua<br />

vita verso l’altro-da-sé. Il tema dell’infinito e l’acqua riportano al<br />

concetto <strong>di</strong> totalità ed alla voglia <strong>di</strong> comunione, come <strong>il</strong> fiume che<br />

corre verso l’oceano per unire la sua acqua alle acque del <strong>mondo</strong>.<br />

“Après la piscine, nous obliquâmes en <strong>di</strong>rection de l’océan. La plage<br />

était déserte. Les vagues léchaient doucement le sable, à quelques<br />

mètres de nous; on n’entendait plus aucun bruit.”;<br />

“Le mégot me brûla les doigts; je le jetai dans le sable, me<br />

déshab<strong>il</strong>lai et marchai vers la mer. L’eau était fraîche, très salée;<br />

c’était un bain de jouvence. Une bande de sole<strong>il</strong> br<strong>il</strong>lait à la surface<br />

des eaux, f<strong>il</strong>ait droit vers l’horizon; je pris ma respiration et plongeai<br />

dans le sole<strong>il</strong>. Plus tard, nous nous blottîmes dans une serviette en<br />

87 ivi, pp.225-226<br />

200


egardant le jour qui montait sur l’océan. Les nuages se <strong>di</strong>ssipèrent<br />

peu à peu, les surfaces lumineuses prirent de l’amplitude. Parfois, le<br />

matin, tout paraît simple.”;<br />

“Mais, en arrivant devant mon bungalow, je fus moi aussi frappé par<br />

la beauté du paysage. La plage était immense, immaculée, le sable fin<br />

comme de la poudre. En quelques <strong>di</strong>zaines de mètres l’océan passait<br />

de l’azur au turquoise, du turquoise à l’émeraude. D’immenses pitons<br />

calcaires, recouverts de fôrets d’un vert intense, ja<strong>il</strong>lissaient des eaux<br />

jusqu’à l’horizon, se perdaient dans la lumière et la <strong>di</strong>stance, donnant<br />

à la baie une ampleur irréelle, cosmique.” 88 .<br />

In tutte le citazioni sopra riportate ciò che risalta è la dolcezza della<br />

contemplazione dello spettacolo marino. È un’acqua salvifica, un<br />

elisir <strong>di</strong> giovinezza che dona benessere e serenità, apaisement.<br />

Nell’ultimo passo, l’oceano ed i riflessi cangianti nati dall’unione<br />

dell’acqua e della luce stupiscono <strong>il</strong> protagonista e proiettano <strong>il</strong> suo<br />

sguardo oltre la realtà, regalandogli l’ampiezza e l’intuizione, del<br />

respiro cosmico. La materia, anche nei suoi più piccoli frammenti, è<br />

sempre e comunque una totalità, l’in<strong>di</strong>viduo è, invece, per<br />

<strong>Houellebecq</strong>, una forma isolata, a circuito chiuso. Come Gisors in La<br />

con<strong>di</strong>tion humaine trovava consolazione nella contemplazione del<br />

cielo, nell’immersione del cosmo (“mais même le sang, même la chair,<br />

même la douleur, même la mort se résorbaient la-haut dans la lumière comme la<br />

musique dans la nuit s<strong>il</strong>encieuse.”) 89 , <strong>il</strong> personaggio houellebecquiano<br />

nella contemplazione della natura acquatica instaura un rapporto<br />

intuitivo e mistico col <strong>mondo</strong>. All’infinito e all’acqua è associato un<br />

terzo elemento: la luce. Anche nell’ode del prologo <strong>di</strong> Les particules<br />

88 PLA, p.71<br />

89 Cfr. A. MALRAUX, La con<strong>di</strong>tion humaine, Paris Gallimard 1946, p.136; V. JOUVE, Poétique<br />

des valeurs, Paris PUF 2001<br />

201


élémentaires i tre elementi (“après-mi<strong>di</strong> inépuisables”; “baigne”, “rivière”;<br />

“lumière”) sono associati alla felicità ed alla perfezione del nuovo<br />

regno utopico:<br />

“Maintenant que nous vivons dans la lumière/ Maintenant que nous<br />

vivons à proximité immé<strong>di</strong>ate de la lumière/ Et que la lumière baigne<br />

nos corps/ Enveloppe nos corps/ Dans un halo de joie/ Maintenant<br />

que nous sommes établis à proximité immé<strong>di</strong>ate de la rivière/ Dans<br />

des après-mi<strong>di</strong> inépuisables” 90 .<br />

La vita mutevole e cangiante della luce si unisce a quella scorrevole e<br />

metamorfica dell’acqua per restituire l’immagine dell’infinito,<br />

l’immagine <strong>di</strong> quella nostalgia dell’eternità dell’uomo<br />

houellebecquiano. Nella citazione che segue, all’unione dei tre<br />

elementi <strong>di</strong> cui sopra, vi si aggiunge un quarto: l’amore:<br />

90 PÉ, pp.9-10<br />

91 EXT, p.146<br />

“Il suffit parfois de placer un autre être en face d’eux, à con<strong>di</strong>tion de<br />

le supposer aussi pur, aussi transparent qu’eux-mêmes, pour que cette<br />

insoutenable fracture se résolve en une aspiration lumineuse, tendue<br />

et permanente vers l’absolument inaccessible. Ainsi, alors qu’un<br />

miroir ne renvoie jour après jour que la même désespérante image,<br />

deux miroirs parallèles élaborent et construisent un réseau net et<br />

dense qui entraîne l’oe<strong>il</strong> humain dans une trajectoire infinie, sans<br />

limites, infinie dans sa pureté géométrale, au-delà des souffrances et<br />

du monde.” 91 .<br />

202


L’amore, come l’acqua e la luce, riporta al concetto <strong>di</strong> fusione, <strong>di</strong><br />

totalità, <strong>di</strong> annullamento dell’uno nell’altro. Inoltre, com’è stato detto<br />

nel capitolo de<strong>di</strong>cato a questo tema, l’amore è per <strong>Houellebecq</strong><br />

trascendenza, capacità momentanea dell’uomo <strong>di</strong> concepire l’infinito.<br />

La donna è l’incarnazione terrena dell’idea <strong>di</strong> amore, infatti, in<br />

<strong>Houellebecq</strong>, le scene d’amore in pre<strong>senza</strong> dell’elemento acqua (come<br />

anche nel racconto Lanzarote e nel cortometraggio dal significativo<br />

titolo La rivière) traducono una sessualità épanouie:<br />

“La mer s’étendait à nos pieds, presque étale, formant une courbe<br />

immense; la lumière de la lune à son plein jouait doucement à sa<br />

surface. Le couple s’éloignait vers le sud, longeant la lisière des eaux.<br />

La temperature de l’air était de plus en plus douce, anormalement<br />

douce; on se serait cru au mois de juin. Dans ces con<strong>di</strong>tions, bien sûr,<br />

je comprenais: faire l’amour au bord de l’océan, sous la splendeur<br />

des éto<strong>il</strong>es; je ne comprenais que trop bien; c’est exactement ce que<br />

j’aurais fait à leur place.” 92 ;<br />

“La lumière se fait, gran<strong>di</strong>t, monte; je m’engouffre dans un tunnel de<br />

lumière. Je comprends ce que ressentaient les hommes, quand <strong>il</strong>s<br />

pénétraient la femme. Je comprends la femme” 93 ;<br />

La luce, l’acqua ed <strong>il</strong> senso dell’infinito permettono lo sbocciare <strong>di</strong><br />

un’intimità delicata, questi elementi restituiscono gli amanti al côté<br />

positivo del proprio essere. L’acqua è un elemento femminino ed<br />

uniforme, associato a pulsioni intime, misteriose e profonde 94 ; ve<strong>di</strong><br />

appunto <strong>Michel</strong> nell’atto sessuale con Annabelle o Bruno la mattina<br />

92 ivi, p.119<br />

93 PÎ, pp.57<br />

94 Cfr. G. BACHELARD, Op. cit.<br />

203


della sua partenza, dopo l’ultima notte con Christiane, notte d’amore,<br />

<strong>di</strong> confidenze e <strong>di</strong> confessioni, stranamente attirato dalla natura:<br />

“Dans la douceur, dans la chaleur, <strong>il</strong> était au début du monde”;<br />

“Contrairement à son habitude, Bruno prit des petites routes. Il<br />

s’arrêta un peu avant d’atteindre Parthenay. Il avait besoin de<br />

réfléchir; oui, mais au fond à quoi? Il était garé au m<strong>il</strong>ieu d’un<br />

paysage ennuyeux et calme, près d’un canal aux eaux presque<br />

immob<strong>il</strong>es.”;<br />

“Les femmes donnent une impression d’éternité, avec leur chatte<br />

branchée sur les mystères – comme s’<strong>il</strong> s’agissait d’un tunnel ouvrant<br />

sur l’essence du monde.” 95 .<br />

Valérie, simbolo della femme nature, è, infatti, così descritta:<br />

“L’été qui suivit fut une période bizarre. Par rapport à Tréméven,<br />

Saint-Quay-Portrieux était presque une petite v<strong>il</strong>le. Elle ne pouvait<br />

plus, en sortant de chez elle, s’allonger dans l’herbe, laisser ses<br />

pensées flotter avec les nuages, dériver avec les eaux de la rivière.” 96 ;<br />

<strong>Houellebecq</strong> vuole rivelare l’intima connessione che vi è tra <strong>il</strong><br />

femminino, la terra, <strong>il</strong> fiume, la rêverie e l’infinito, vuole con<strong>di</strong>videre<br />

la rivelazione epifanica dell’es<strong>senza</strong> acquatica e femminina del<br />

<strong>mondo</strong>:<br />

“Je marchais sur quelques mètres en <strong>di</strong>rection de la mer, et j’aperçu<br />

Valérie. Elle plongeait droit dans les vagues, nageait quelques<br />

95 PÉ, pp.305, 149; PÎ, p.12<br />

96 PLA, p.59<br />

204


asses, se relevait, plongeait à nouveau. Je m’arrêtai, tirant sur ma<br />

cigarette; le vent était un peu frais, j’hésitais à la rejoindre. Elle se<br />

retourna et me vit, cria: «Allez, viens!» en me faisant un grand signe<br />

de la main. À ce moment le sole<strong>il</strong> perça entre deux nuages, l’éclairant<br />

de face. La lumière resplen<strong>di</strong>t sur ses seins et ses hanches, faisant<br />

scint<strong>il</strong>ler l’écume sur ses cheveux, ses po<strong>il</strong>s pubiens. Je demeurai figé<br />

sur place pendant quelques secondes, tout en prenant conscience que<br />

c’était une image que je n’oublierais jamais, qu’elle ferait partie de<br />

ces images qu’on revoit déf<strong>il</strong>er, paraît-<strong>il</strong>, durant les quelques<br />

secondes qui précèdent la mort.” 97 ;<br />

“J’ai écrit un scénario de f<strong>il</strong>m para<strong>di</strong>siaque sur le thème de la<br />

Jérusalem nouvelle. Le f<strong>il</strong>m se passe dans une île entièrement peuplée<br />

par des femmes nues et des chiens de petite ta<strong>il</strong>le. À la suite d’une<br />

catastrophe biologique les hommes ont <strong>di</strong>sparu, ainsi que la quasi-<br />

totalité des espèces animales. Le temps s’est arrêté, le climat est égal<br />

et doux; les arbres portent des fruits toute l’année. Les femmes sont<br />

éternellement nub<strong>il</strong>es et fraîches, les petits chiens éternellement vifs et<br />

joyeux. Les femmes se baignent et se caressent, les petits chiens jouent<br />

et folâtrent autour d’elles.” 98 .<br />

Il fiume, l’isola e la donna si rivelano i me<strong>di</strong>um per accedere<br />

all’infinito; essi sono ciò che sulla terra è più sim<strong>il</strong>e agli angeli, ciò<br />

che <strong>di</strong> terreno è più vicino al trascendentale. L’isola e <strong>il</strong> fiume<br />

<strong>di</strong>ventano così dei luoghi auspicab<strong>il</strong>i in cui vivere, nei quali l’uomo<br />

possa ritrovare una <strong>di</strong>mensione non alienata, in armonia con <strong>il</strong> <strong>mondo</strong>.<br />

L’acqua è la sostanza vera e propria della rêverie<br />

houellebecquiana, <strong>il</strong> lirismo tragico <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> partecipa<br />

empaticamente alla realtà acquatica della natura. L’acqua <strong>di</strong>venta così<br />

97 ivi, p.213<br />

98 PÉ, p.258<br />

205


anche un “tipo <strong>di</strong> destino” 99 , non quello delle fuggevoli immagini del<br />

fuoco, <strong>di</strong> un sogno che non si termina, ma quello essenziale che<br />

incessantemente trasforma la sostanza dell’essere. Non ci si bagna mai<br />

due volte nello stesso fiume, come l’uomo, nel tempo, non è mai lo<br />

stesso: l’uomo houellebecquiano “a le destin de l’eau qui coule” 100 .<br />

L’acqua è l’elemento transitorio per eccellenza, è “la metamorfosi<br />

ontologica essenziale tra <strong>il</strong> fuoco e la terra”:<br />

“L’être voué à l’eau est un être en vertige. Il meurt à chaque minute,<br />

sans cesse quelque chose de sa substance s’écoule.” 101 .<br />

La morte quoti<strong>di</strong>ana, non è la morte impetuosa del fuoco, ma quella<br />

lenta ed orizzontale dell’acqua. L’agonia dell’acqua è infinita.<br />

L’acqua raccogliendo tutti i riflessi, portando con sé anche un po’ <strong>di</strong><br />

cielo, <strong>di</strong>ssolve le sostanze, le <strong>di</strong>soggettivizza e ne fa Uno. L’acqua<br />

<strong>di</strong>venta così simbolo e incarnazione su terra <strong>di</strong> quel desiderio <strong>di</strong><br />

fusione ed annullamento che in <strong>Houellebecq</strong> coincide con <strong>il</strong> desiderio<br />

<strong>di</strong> eternità e <strong>di</strong> infinito. L’acqua è allora <strong>il</strong> me<strong>di</strong>um tra la vita e la<br />

morte, o piuttosto <strong>il</strong> luogo insieme della vita e della morte:<br />

“J’avais terriblement envie de rouler droit vers l’océan.”;<br />

“Des nombreux témoignages attestent sa fascination pour cette pointe<br />

extrême du monde occidental, constamment baignée d’une lumière<br />

mob<strong>il</strong>e et douce, où <strong>il</strong> aimait à se promener, où, comme <strong>il</strong> écrit dans<br />

une de ses dernières notes, «le ciel, la lumière et l’eau se<br />

99 Cfr. G. BACHELARD, Op. cit., p.13<br />

100 Ibidem<br />

101 Ibidem<br />

206


confondent». Nous pensons aujourd’hui que <strong>Michel</strong> Djerzinski est<br />

entré dans la mer.” 102 .<br />

Il suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Djerzinski è dovuto alla consapevolezza <strong>di</strong> aver<br />

terminato quello che sentiva essere <strong>il</strong> proprio compito nel <strong>mondo</strong> e<br />

dalla voglia <strong>di</strong> fusione e riunione con l’infinità del non-essere, è una<br />

morte perciò dovuta al sentimento oceanico:<br />

“désir d’anéantissement, de fusion, de <strong>di</strong>sparition in<strong>di</strong>viduelle, dans<br />

une sorte comme on <strong>di</strong>sait autrefois de sentiment océanique”.<br />

Nella strategia narrativa <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> la forma aderisce<br />

significativamente al contenuto. L’impasse esistenziale <strong>di</strong> La<br />

possib<strong>il</strong>ité d’une île coincide con la presa <strong>di</strong> coscienza finale <strong>di</strong><br />

Daniel25 davanti al mare (significativamente chiamato “un lac<br />

largement plus grand que les autres, dont je ne parvenais pas à <strong>di</strong>stinguer l’autre<br />

rive” 103 ):<br />

“Le bonheur n’était pas un horizon possible. Le monde avait trahi.<br />

Mon corps m’appartenait pour un bref laps de temps; je n’atteindrais<br />

jamais l’objectif assigné. Le futur était vide; <strong>il</strong> était la montagne.” 104 .<br />

Il mare infatti nel <strong>mondo</strong> del futuro è paragonato ad uno stagno<br />

fangoso:<br />

102 EXT, p.120; PÉ, p.304<br />

103 PÎ, p.483<br />

104 ivi, p.485<br />

207


“La mer a <strong>di</strong>sparu, et la mémoire des vagues. Nous <strong>di</strong>sposons des<br />

documents sonores, et visuels; aucun ne nous permet de ressentir<br />

vraiment cette fascination têtue qui emplissait l’homme, tant de<br />

poèmes en témoignent, devant le spectacle apparemment répétitif de<br />

l’océan s’écrasant sur le sable. Pas davantage nous ne pouvons<br />

comprendre l’excitation de la chasse, et de la poursuite des proies; ni<br />

l’émotion religieuse, ni cette espèce de frénésie immob<strong>il</strong>e, sans objet,<br />

que l’homme désignait sous le nom d’extase mystique.”;<br />

“Une surface boueuse, in<strong>di</strong>stincte, que nous continuons à appeler la<br />

mer.” 105 .<br />

Il destino del clone è ancora peggiore <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Daniel, a lui non<br />

sono nemmeno permessi l’amore e la <strong>di</strong>gnità tragica del déchirement<br />

tra trascendenza e terreno:<br />

“C’était donc cela que les hommes appelaient la mer, et qu’<strong>il</strong>s<br />

consideraient comme la grande consolatrice, comme la grande<br />

destructrice aussi, celle qui érode, qui met fin avec douceur… Je<br />

comprenais mieux, à présent, comment l’idée de l’infini avait pu<br />

germer dans le cerveau de ces primates; l’idée d’un infini accessible,<br />

par transitions lentes ayant leur origine dans le fini. Je comprenais,<br />

aussi, comment une première conception de l’amour avait pu se<br />

former dans le cerveau de Platon.” 106 .<br />

Il mare è un assoluto che contiene morte e vita insieme, facendosi<br />

specchio della contrad<strong>di</strong>zione interna ai personaggi houellebecquiani,<br />

lacerati dalla voglia <strong>di</strong> immortalità e dalla pulsione <strong>di</strong> morte. Se<br />

animale rimava con male, mer rima con mère e assona con amour e<br />

105 ivi, pp.45, 56<br />

106 ivi, p.483<br />

208


mort. L’acqua racchiude un mistero: nella contemplazione <strong>di</strong> essa<br />

l’uomo per un istante supera le proprie contrad<strong>di</strong>zioni e, a un tratto,<br />

anche l’infinito sembra accessib<strong>il</strong>e:<br />

“Le sole<strong>il</strong> se dégagea complètement, formant un cercle d’un blanc<br />

parfait; le lac entier apparût, baigné de lumière. À l’horizon, les<br />

chaînes des Twelve Bens Mountains se superposaient dans une<br />

gamme des gris décroissant, comme les pellicules d’un rêve. Ils<br />

gardèrent le s<strong>il</strong>ence. À l’entrée de Galway, Walcott parla de nouveau:<br />

«Je suis resté athèe, mais je peux comprendre qu’on soit catholique<br />

ici. Ce pays a quelque chose de très particulier. Tout vibre<br />

constamment, l’herbe des prairies comme la surface des eaux, tout<br />

semble in<strong>di</strong>quer une présence. La lumière est mob<strong>il</strong>e et douce, elle est<br />

comme une matière changeante. Vous verrez. Le ciel, lui aussi, est<br />

vivant.».” 107 .<br />

L’installazione artistica <strong>di</strong> Vincent, Amour (o piuttosto la stanza<br />

del suici<strong>di</strong>o), concentra quanto detto in questo capitolo, in quello sul<br />

sentimento oceanico e in quello sulla donna e l’amore, eccone un<br />

estratto:<br />

107 PÉ, p.292<br />

“Je n’entendais même plus ma propre respiration, et je compris alors<br />

que j’étais devenu l’espace; j’étais l’univers et j’étais l’existence<br />

phénoménale, les micro-structures étincelantes qui apparaissaient, se<br />

figeaient, puis se <strong>di</strong>ssolvaient dans l’espace faisaient partie de moi-<br />

même, et je sentais miennes, se produisant à l’intérieur de mon corps,<br />

chacune de leurs apparitions comme chacune de leurs cessations. Je<br />

fus alors saisi par un intense désir de <strong>di</strong>sparaître, de me fondre dans<br />

un néant lumineux, actif, vibrant de potentialités perpétuelles; la<br />

209


luminosité redevint aveuglante, l’espace autour de moi sembla<br />

exploser et se <strong>di</strong>ffracter en parcelles de lumière, mais <strong>il</strong> ne s’agissait<br />

pas d’un espace au sens habituel du terme, <strong>il</strong> comportait des<br />

<strong>di</strong>mensions multiples et toute autre perception avait <strong>di</strong>sparu – cet<br />

espace ne contenait au sens habituel du terme, rien. Je demeurai<br />

ainsi, parmi les potentialités sans forme, au-delà même de la forme et<br />

de l’absence de forme, pendant un temps que je ne parvins pas à<br />

définir.” 108 .<br />

Qui l’intreccio <strong>di</strong> prosa e <strong>di</strong> slancio lirico esprime l’intuizione<br />

dell’assoluto nella pulsione del sentimento oceanico nel delinearsi <strong>di</strong><br />

uno spazio-tempo altro. Le immagini poetiche <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> infinito e <strong>di</strong><br />

incorporeità figurano l’impossib<strong>il</strong>e capovolgimento spazio-temporale<br />

dell’“île au m<strong>il</strong>ieu du temps”, capovolgimento <strong>di</strong> cui l’uomo ha<br />

l’intuizione nell’atto amoroso e nella contemplazione acquatica. Nella<br />

stanza dell’amore si supera <strong>il</strong> tempo nella morte e nell’oblio <strong>di</strong> sé, è la<br />

creazione che esprime <strong>il</strong> paradosso dell’uomo tragico: allo stesso<br />

tempo teso verso la vita e attirato dalla morte. La voglia <strong>di</strong> ritornare ad<br />

uno stato <strong>di</strong> fusione originaria è unione dei contrari, è <strong>il</strong> due che sono<br />

uno, è la singolarità e la totalità allo stesso tempo. L’aspirazione al<br />

sublime contiene anche una valenza auto<strong>di</strong>struttiva perchè contiene in<br />

sé <strong>il</strong> principio della propria negazione. L’ideale è al tempo stesso<br />

tensione verso l’assoluto e auto<strong>di</strong>struzione.<br />

Nel capitolo 3.4 è stato affermato che <strong>il</strong> vero récit <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> è un récit poetico. Infatti, alla parola poetica, o meglio,<br />

ad una prosa che si innalza al lirismo, è affidato <strong>il</strong> cuore del <strong>di</strong>scorso<br />

esistenziale e spirituale in <strong>Houellebecq</strong>. Nell’istante dell’intuizione<br />

108 Cfr. PÎ, pp.406-412<br />

210


poetica vi è una rivelazione epifanica, cioè la trasfigurazione della<br />

realtà e lo svelamento della sua es<strong>senza</strong>: attraverso questo sguardo<br />

trasfigurato la parola va oltre la prosa, oltre le parole del quoti<strong>di</strong>ano e<br />

ritrova <strong>il</strong> linguaggio para<strong>di</strong>siaco che aveva caratterizzato l’uomo<br />

prima della caduta. Il sublime appare così relegato nell’in<strong>di</strong>cib<strong>il</strong>e,<br />

l’unico modo per esprimerne l’intuizione, l’impressione è l’immagine<br />

poetica. Il linguaggio della prosa risulta contrad<strong>di</strong>torio perché<br />

ancorato ad una percezione troppo umana, quin<strong>di</strong> troppo materiale,<br />

corporea della realtà. Quello della poesia è più atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e perché<br />

nasce dell’intuizione imme<strong>di</strong>ata, quin<strong>di</strong> è più vicino alla verità. Se <strong>il</strong><br />

récit de vie <strong>di</strong> Daniel è una cronaca, una testimonianza, <strong>il</strong> commento<br />

ad una vita, i momenti epifanici in cui è espresso <strong>il</strong> sentiment<br />

océanique superano la cronaca e raggiungono nell’istante un granello<br />

<strong>di</strong> verità sul senso della con<strong>di</strong>zione umana nel <strong>mondo</strong>. Il potere<br />

evocativo della poesia fa accedere ad uno spazio-tempo altro, infinito,<br />

eterno, come quello <strong>di</strong> quell’isola “au m<strong>il</strong>ieu du temps”.<br />

L’intuizione poetica del sentimento oceanico è l’intuizione<br />

dell’eternità, attraverso <strong>il</strong> congelamento dell’istante; è un ampio<br />

respiro sul <strong>mondo</strong> nella sua totalità. La parola poetica nel romanzo si<br />

carica <strong>di</strong> una valenza tragica, in quanto essa può rendere conto della<br />

contrad<strong>di</strong>zione umana: l’uomo soffre lacerato tra l’incompleta<br />

esistenza terrena e l’aspirazione all’assoluto, tra la solitu<strong>di</strong>ne e <strong>il</strong><br />

bisogno dell’altro. La poesia, nel tessuto <strong>romanzesco</strong>, apre uno<br />

squarcio sull’infinito, creando una dolorosa lacerazione perché<br />

l’infinito si conosce come irraggiungib<strong>il</strong>e; è proprio questo <strong>il</strong> senso<br />

tragico dell’impasse <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île.<br />

211


Insomma, dalla prosa <strong>di</strong>retta, sostenuta e <strong>senza</strong> enfasi che rivela<br />

l’atteggiamento <strong>di</strong> fronte al <strong>mondo</strong> del personaggio principale –<br />

neutro, sobrio e <strong>di</strong>staccato, dalla prosa <strong>di</strong> un essere che del <strong>mondo</strong><br />

sente <strong>di</strong> non fare parte, e infatti è vero, è un essere <strong>di</strong> carta, a volte,<br />

una voce umana si fa intendere e, allora, la rabbia ed una nostalgia<br />

collerica squarciano la neutralità, superano inaspettatamente <strong>il</strong> degré<br />

zéro per arrivare fino alla vette <strong>di</strong> una poesia tragica ed assurda, tutta<br />

houellebecquiana, fatta <strong>di</strong> dolore, sdegno e sentimentalismo:<br />

“Oh nous étions des petites biches, des petites biches sentimentales;<br />

et nous allions en crever.” 109 .<br />

5.3.1. Humour<br />

“Le dèsir est vain, douloureux et<br />

meurtrier; la sagesse et l’humour<br />

sont vains, impraticables et<br />

finalement douloureux.”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

Lo humour è generalmente considerato come una capacità<br />

dell’«io» a trascendere <strong>il</strong> dolore, a rifiutare la sofferenza proveniente<br />

dalla realtà esterna, mostrando ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> ricavarne piacere. Questo<br />

modo <strong>di</strong> rapportarsi alla realtà, antidoto e scacciapensieri delle ost<strong>il</strong>ità<br />

della vita, vorrebbe manifestare una superiore imperturbab<strong>il</strong>ità rispetto<br />

alla sofferenza.<br />

Lo humour più corrosivo e più incongruo è stato battezzato da<br />

Huysmans «humour noir». Per Breton lo humour nero è sul precipizio<br />

del nulla, ai limiti dell’abisso ed i suoi effetti non si limitano al riso: lo<br />

109 ivi, p.100<br />

212


humour è una rivolta superiore dello spirito 110 . Esso è un meccanismo<br />

che interviene quando la nostra coscienza avverte <strong>il</strong> pericolo del nulla<br />

e dell’incomprensib<strong>il</strong>e, attaccandolo con una buona dose <strong>di</strong> nonsenso<br />

e assur<strong>di</strong>tà. Lo humour nero non nega mai la dose <strong>di</strong> mistero, <strong>di</strong><br />

assurdo o <strong>di</strong> paradosso che la vita contiene. Se questa ci coglie<br />

impreparati, esso ribalta <strong>il</strong> senso comune opponendogli la<br />

contrad<strong>di</strong>zione e l’<strong>il</strong>logicità, pur <strong>senza</strong> mai staccarsi dalla serietà<br />

dell’esperienza umana. È <strong>il</strong> sott<strong>il</strong>e piacere dell’intelligenza che scopre<br />

la relatività <strong>di</strong> ogni cosa e trova, nell’unione del drammatico e del<br />

comico, una <strong>di</strong>fesa a questa relatività. Dominique Noguez nel suo<br />

saggio L’arc-en-ciel des humours considera questa forma <strong>di</strong> umorismo<br />

la più pura e la più scabrosa perché sempre legata alla morte e al<br />

macabro:<br />

“Les hommes s’étaient comportés en braves bêtes, avec la bonne<br />

volonté du boeuf grimpant joyeusement dans le camion qui l’emmène<br />

à l’abattoir.” 111 .<br />

Nel suo “arcobaleno degli umorismi” riconosce ulteriori colori allo<br />

humour: giallo per l’autoderisione, verde per la falsa ingenuità, rosso<br />

per la satira sociale, viola per <strong>il</strong> blasfemo, grigio per <strong>il</strong> delirio della<br />

quoti<strong>di</strong>anità, camaleontico per la paro<strong>di</strong>a ed infine bianco per<br />

l’eufemismo vezzoso. Il colore attribuito allo humour <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

è <strong>il</strong> grigio: esso sembra risultare dall’unione <strong>di</strong> uno st<strong>il</strong>e bianco, neutro<br />

e <strong>di</strong> un contenuto nero, grave 112 . Se in Extension du domaine de la<br />

lutte o in Plateforme lo humour houellebecquiano poteva esser<br />

110 Cfr. A. BRETON, Anthologie de l’humour noir, Le livre de poche, Paris 1991, p.12<br />

111 PÎ, p.418<br />

112 Cfr. D. NOGUEZ, L’arc-en-ciel des humours ; Un ton nouveau dans le roman, cit.<br />

213


definito gris, grigio perchè <strong>il</strong> tema è <strong>il</strong> quoti<strong>di</strong>ano, perciò grigio come<br />

“la grisa<strong>il</strong>le quoti<strong>di</strong>enne”, come <strong>il</strong> <strong>mondo</strong> visto da un depresso, uno<br />

humour con <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> narratore esprimeva una “façon enjouée qu’on peut<br />

avoir d’être déprimé” 113 , in Les particules élémentaires e in La<br />

possib<strong>il</strong>ité d’une île <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> humour partecipa alla retorica<br />

tragica dell’uomo intrappolato nella contrad<strong>di</strong>zione:<br />

“Du reste j’avais brièvement rendu hommage à Jeanne Calment par<br />

le passé, dans un sketch évoquant son bouleversant témoignage: «J’ai<br />

cent seize ans et je ne veux pas mourir.» Personne n’avait compris à<br />

l’époque que je pratiquais l’ironie du double exact; je regrettais ce<br />

malentendu, je regrettais surtout de ne pas avoir insisté d’avantage,<br />

de ne pas avoir suffisamment souligné que son combat était celui de<br />

l’humanité entière, qu’<strong>il</strong> était au fond le seul <strong>di</strong>gne d’être mené.”;<br />

“Il s’était lancé dans un sketch sur une démonstration arithmétique<br />

qui tournait en rond, le genre comique de l’absurde, pas drôle du<br />

tout.” 114 .<br />

Lo humour in <strong>Houellebecq</strong> è un meccanismo <strong>di</strong> derivazione: se non vi<br />

fosse da piangere, non vi sarebbe neanche da ridere 115 . Il riso è <strong>il</strong><br />

sintomo <strong>di</strong> un malessere esistenziale che non sa più come <strong>di</strong>fendersi e<br />

risolversi; esso è crudele perché è una resa masochista, nasce dal<br />

malessere ed a un certo punto non è più efficace perché la “vita non fa<br />

ridere” 116 :<br />

113 Cfr. D. NOGUEZ, L’arc-en-ciel-des-humours, cit.<br />

114 PÉ, p.129<br />

115 Cfr. C. MONNIN, Le roman comme accélérateur de particules, cit., p.135<br />

116 Cfr. PÉ<br />

214


“On <strong>di</strong>t souvent que les Anglais ont développé des qualités de sang-<br />

froid et de réserve, une manière aussi d’envisager les événements de<br />

la vie – y compris les plus tragiques – avec humour. C’est assez vrai;<br />

c’est complètement i<strong>di</strong>ot de leur part. L’humour ne sauve pas;<br />

l’humour ne sert en définitive à peu près à rien. On peut envisager les<br />

événements de la vie avec humour pendant des années, parfois de très<br />

longues années, dans certains cas on peut adopter une attitude<br />

humoristique pratiquement jusqu’à la fin; mais en définitive la vie<br />

vous brise le coeur. Quelles que soient les qualités de courage, de<br />

sang-froid et d’humour qu’on a pu développer tout au long de sa vie,<br />

on finit toujours par avoir le coeur brisé. Alors, on arrête de rire. Au<br />

bout du compte <strong>il</strong> n’y plus que la solitude, le froid et le s<strong>il</strong>ence. Au<br />

bout du compte, <strong>il</strong> n’y plus que la mort.” 117 .<br />

In <strong>Houellebecq</strong>, lo humour come arma <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, è in definitiva inut<strong>il</strong>e,<br />

esso non cambierà <strong>il</strong> corso degli eventi: è inefficace perchè è solo<br />

<strong>di</strong>struttivo e non propositivo. Il cambiamento ed <strong>il</strong> miglioramento si<br />

trovano oltre <strong>il</strong> cinismo e l’ironia 118 . Come nella citazione in exergue a<br />

questo capitolo, lo humour è vano ed impraticab<strong>il</strong>e, esso non è<br />

rivoluzionario, anzi è “collabo”:<br />

“Comme le révolutionnaire l’humoriste assumait la brutalité du<br />

monde, et lui répondait avec une brutalité accrue. Le résultat de son<br />

action n’était cependant pas de transformer le monde, mais de le<br />

rendre acceptable en trasmuant la violence, nécessaire à toute action<br />

révolutionnaire, en rire – accessoirement, aussi, de se faire pas mal<br />

de thune. En somme, comme tous les bouffons depuis l’origine, j’étais<br />

une sorte de collabo. J’évitais au monde des révolutions douloureuses<br />

et inut<strong>il</strong>es – puisque la racine de tout mal était biologique, et<br />

117 PÉ, p.291<br />

118 Cfr. INT e introduzione al capitolo 3.4<br />

215


indépendante d’aucune transformation sociale imaginable;<br />

j’établissais la clarté, j’inter<strong>di</strong>sait l’action, j’éra<strong>di</strong>quais l’espérance;<br />

mon b<strong>il</strong>an était mitigé.” 119 .<br />

Inoltre lo humour, oltre ad essere inut<strong>il</strong>e ed inefficace, è crudele. Lo<br />

humour ed <strong>il</strong> riso, quell’atroce deformazione facciale, sono sempre<br />

legati alla morte, alla sofferenza ed alla crudeltà:<br />

“J’avais suffisamment glosé, au cours de ma carrère, sur l’opposition<br />

entre l’érotisme et la tendresse, j’avais interprété tous les<br />

personnages…La consommation, l’oubli, la misère. J’avais déchiré de<br />

rire des salles entières, avec ces genres des thèmes; ça m’avait fait<br />

gagner, aussi, des sommes considérables. Il n’empêche que cette fois<br />

j’étais <strong>di</strong>rectement concerné, et que cette opposition entre l’érotisme<br />

et la tendresse m’apparassait, avec une parfaite clarté, comme l’une<br />

des pires saloperies de notre époque, comme l’une de celles qui<br />

signent, sans rémission, l’arrêt de mort d’une civ<strong>il</strong>isation. «Fini de<br />

rire, mon petit con…» me répétais-je avec une gaieté inquiétante<br />

(parce qu’en même temps la phrase tournait dans ma tête, je ne<br />

pouvais plus l’arrêter, et <strong>di</strong>x-huit comprimés d’Atarax n’y changèrent<br />

rien, <strong>il</strong> fallut au bout du compte que je me termine au Pastis-<br />

Tranxène).” 120 ;<br />

“Si l’homme rit, s’<strong>il</strong> est le seul, parm<strong>il</strong>e règne animal, à exhiber cette<br />

atroce déformation faciale, c’est également qu’<strong>il</strong> est le seul, dépassant<br />

l’égoïsme de la nature animale, à avoir atteint le stade infernal et<br />

suprême de la cruauté.” 121 ;<br />

“En quelques minutes je passai en revue l’ensemble de ma carrière,<br />

cinématographique surtout. Racisme, pédoph<strong>il</strong>ie, cannibalisme,<br />

119 PÎ, p.159<br />

120 ivi, pp.95-96<br />

121 ivi, p.61<br />

216


parricide, actes de torture et de barbarie: en moins d’une décennie,<br />

j’avais écrémé la quasi-totalité des créneaux porteurs. Il était quand<br />

même curieux, me <strong>di</strong>s-je une fois de plus, que l’alliance de la<br />

méchanceté et du rire ait été considérée comme si novatrice par les<br />

m<strong>il</strong>ieux du cinéma; <strong>il</strong>s ne devaient pas souvent lire Baudelaire, dans<br />

la profession.” 122 ;<br />

“Au fond, je ne suis pas tellement fier de cette histoire; tout cela était<br />

trop nettement burlesque pour être exempt de cruauté.”;<br />

“Le jour de son exécution, Maxim<strong>il</strong>ien Robespierre avait la mâchoire<br />

cassée. Elle était maitenue par un bandage. Juste avant de poser sa<br />

tête sous le couperet le bourreau a arraché son bandage; Robespierre<br />

a poussé un hurlement de douleur, des flots de sang ont ja<strong>il</strong>li de sa<br />

plaie, ses dents brisées se sont répandues sur le sol. Puis le bourreau<br />

a bran<strong>di</strong> le bandage à bout de bras, comme un trophée, pour le<br />

montrer à la foule massée autour de l’échafaud. Les gens riaient,<br />

lançaient des quolibets.” 123 .<br />

Ridere della frag<strong>il</strong>ità umana <strong>di</strong>venta una denuncia: <strong>il</strong> riso è le propre<br />

de l’homme perchè la morte, e quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>mensione tragica, è le<br />

propre de l’homme. Il binomio humour e crudeltà è possib<strong>il</strong>e perchè<br />

prima <strong>di</strong> esso vi è quello humour e caducità. In <strong>Houellebecq</strong>, anche<br />

quando la comicità sembra ingenua, priva <strong>di</strong> una carica emotiva ed<br />

esclusivamente finalizzata ad una risata innocua, in fondo, vi è sempre<br />

una punta <strong>di</strong> amarezza. L’autore non ride mai gratuitamente, “egli sa<br />

ridere dove ne vale la pena, cioè là dove fa male” 124 . Il comico in<br />

<strong>Houellebecq</strong> deve essere sempre letto sia letteralmente che al secondo<br />

grado, perchè sempre sfruttato nelle sequenze più patetiche (ve<strong>di</strong> per<br />

122 ivi, p.159<br />

123 EXT, pp. 91, 126<br />

124 D. WETTERWALD, <strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong>, un écrivain avant tout!, cit.<br />

217


esempio Tisserend e Bardot in Extension). Bisogna perciò superare<br />

una lettura ra<strong>di</strong>cale che sia o seria o <strong>di</strong>vertita e mettere in atto una<br />

lettura doppia, strabica poichè la derisione in <strong>Houellebecq</strong> coincide<br />

sempre con i punti <strong>di</strong> rottura e <strong>di</strong> imbarazzo 125 :<br />

“L’anecdote était généralement rapportée avec un léger sourire<br />

ironique; pourtant, <strong>il</strong> n’y a pas de quoi rire; l’achat d’un lit, de nos<br />

jours, présente effectivement des <strong>di</strong>fficultés considérables, et <strong>il</strong> y a<br />

bien de quoi vous mener au suicide…Mais le lit, entre tous les<br />

meubles, pose un problème spécialement, éminemment douloureux. Si<br />

l’on veut garder la considération du vendeur on est obligé d’acheter<br />

un lit à deux places, qu’on en ait ou non l’ut<strong>il</strong>ité…Acheter un lit à une<br />

place c’est d’avouer publiquement qu’on n’a pas de vie sexuelle.” 126 ;<br />

“Sophie! s’exclama Bruno avec élan, je pourrais partir en vacances<br />

au Brés<strong>il</strong>. Je circulerais dans le favellas. Le minibus serait blindé.<br />

J’observerais les petits tueurs de huit ans, qui rêvent de devenir caïd;<br />

les petites putes qui meurent du sida à treize ans. Je n’aurais pas<br />

peur, car je serais protégé par le blindage. Ce serait le matin, et<br />

l’après-mi<strong>di</strong> j’irais à la plage au m<strong>il</strong>ieu des trafiquants de drogue<br />

richissimes et des maquereaux. Au m<strong>il</strong>ieu de cette vie débridée, de<br />

cette urgence, j’oublierais la mélancolie de l’homme occidental.<br />

Sophie tu as raison: je me renseignerai dans une agence Nouvelles<br />

Frontières en rentrant.” 127 ;<br />

“«Mais celui qui aime quelqu’un pour sa beauté, l’aime-t-<strong>il</strong>? Non:<br />

car la vérole, qui tuera la beauté sans tuer la personne, fera qu’<strong>il</strong> ne<br />

l’aimera plus.» Pascal ne connaissait pas le Cointreau.”;<br />

“Je gérais plus ou moins bien; je fa<strong>il</strong>lis quand même me jeter du haut<br />

de la falaise trois fois en l’espace de deux semaines.”;<br />

125 ivi<br />

126 EXT, pp.101-102<br />

127 PÉ, p.134<br />

218


“Je ne parvenais plus non plus à rire de l’affreuse détresse des<br />

quinquagénaires celluliteuses au désir d’amour fou, incomblé; ni de<br />

l’enfant han<strong>di</strong>capé qu’elles avaient réussi à procréer en violant à<br />

moitié un autiste («David est mon rayon de sole<strong>il</strong>»). Je ne parvenais<br />

plus, en somme, à rire de grand-chose; j’étais en fin de carrière, c’est<br />

clair.” 128 .<br />

Come Bergson, Baudelaire e Hugo prima <strong>di</strong> lui, <strong>Houellebecq</strong> sa che<br />

non c’è risib<strong>il</strong>ità o comicità al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ciò che è umano: l’uomo non<br />

solo è «un animale che sa ridere», ma è un animale che fa ridere. Il<br />

riso ride delle imperfezioni, dell’automatismo e dell’incongruità<br />

dell’umano. Lo scoppio della risata sancisce la fine della compassione<br />

e dell’empatia tra gli uomini: “détachez-vous maintenant, assistez à la vie en<br />

spectateur in<strong>di</strong>fférent: bien des drames tourneront à la comé<strong>di</strong>e.” 129 ,<br />

l’insensib<strong>il</strong>ità, l’in<strong>di</strong>fferenza e <strong>il</strong> <strong>di</strong>stacco sono propri al riso. La risata<br />

è una specie <strong>di</strong> gesto sociale: attraverso la paura che ispira, reprime le<br />

eccentricità. Fra le cause del comico, vi è sempre qualcosa <strong>di</strong><br />

attentatorio alla vita sociale, poichè la società gli risponde con un<br />

gesto che sembra proprio un gesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, che fa leggermente paura.<br />

Il riso, perciò, ammonisce la norma infranta e segna la <strong>di</strong>fferenza, lo<br />

scarto: all’impertinenza la società risponde con un’impertinenza più<br />

grande. Il riso perciò è tutto fuorchè benevolo, esso rende <strong>il</strong> male per<br />

<strong>il</strong> male: intimi<strong>di</strong>sce um<strong>il</strong>iando. Però, appena chi ride riflette sul<br />

proprio riso, sulla naturale cattiveria che esso sottintende, qualcosa <strong>di</strong><br />

meno spontaneo e <strong>di</strong> più amaro del riso stesso si produce: un<br />

128 PÎ, pp. 96, 98-99<br />

129 H. BERGSON, Le rire, PUF, Paris 1981, p.4<br />

219


pessimismo nascente si afferma con <strong>il</strong> prolungarsi del ragionamento<br />

del rieur circa <strong>il</strong> suo riso 130 :<br />

“J’avais toujours eu un principe simple: si j’éclatais de rire à un<br />

moment donné c’est que ce moment avait de bonnes chances de faire<br />

rire, également, le public. Peu à peu, en visionnant les cassettes, je<br />

constatai que j’étais gagné par un malaise de plus en plus vif, allant<br />

parfois jusqu’à la nausée. Deux semaines avant la première, la raison<br />

de ce malaise m’apparut clairement: ce qui m’insupportait de plus en<br />

plus, ce n’était même pas mon visage, même pas le caractère répétitif<br />

et convenu de certaines mimiques standard que j’étais bien obligé<br />

d’employer: ce que je ne parvenais plus à supporter c’était le rire, le<br />

rire en lui-même, cette subite et violente <strong>di</strong>storsion des traits qui qui<br />

déforme la face humaine, qui la dépou<strong>il</strong>le en un istant de toute<br />

<strong>di</strong>gnité.”;<br />

“Pour la première fois je la connaissais vraiment, cette fameuse, cette<br />

atroce tristesse des comiques; pour la première fois, je comprenais<br />

vraiment l’humanité… Chaque soir, avant de monter sur scène,<br />

j’avalais une plaquette entière de Xanax. À chaque fois que le public<br />

riait, j’étais obligé de détourner le regard pour ne pas voir ces<br />

gueules, ces centaines des gueules animées par des soubresauts,<br />

agitées par la haine.” 131 .<br />

Nelle fictions animalières (Dialogue d’une vache et d’une<br />

pouliche; Dialogue d’un teckel et d’un caniche; Dialogue d’un<br />

chimpanzé et d’une cigogne) in Extension, Robert Dion ha r<strong>il</strong>evato la<br />

carica tragica veicolata dal loro particolare humour: questi brani<br />

130 ivi, pp.1-50<br />

131 PÎ, pp.61, 62<br />

220


in<strong>di</strong>pendenti rappresenterebbero dei climax <strong>di</strong> humour assurdo 132 .<br />

Attraverso la loro carica paro<strong>di</strong>ca, le loro biforcazioni inaspettate e le<br />

loro conclusioni ambigue amplificano e complicano <strong>il</strong> senso del<br />

romanzo, rendendolo opaco ed indeci<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e. Soprattutto la terza fiction<br />

partecipa alla retorica tragica houellebecquiana: la scimmia, qualsiasi<br />

cosa <strong>di</strong>ca o faccia, non può sfuggire alla crudeltà ed alla legge degli<br />

altri. Il linguaggio ed <strong>il</strong> contenuto <strong>di</strong> questi brani mimano l’assur<strong>di</strong>tà<br />

del <strong>mondo</strong> e l’inut<strong>il</strong>ità dei tentativi dell’uomo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re questa assur<strong>di</strong>tà;<br />

esse introducono un altro livello narrativo, uno st<strong>il</strong>e ed un altro tipo <strong>di</strong><br />

argomentazione che contribuiscono a <strong>di</strong>mostrare che, in un <strong>mondo</strong><br />

come <strong>il</strong> nostro, “non ci si può aspettare che un <strong>di</strong>scorso<br />

concettualmente indecifrab<strong>il</strong>e e praticamente devastatore” 133 .<br />

Daniel, <strong>il</strong> “bouffon”, “l’infortuné comique”, è l’emblema del<br />

désarroi provocato da quell’abbassamento della funzione umoristica,<br />

nel quale lo humour non è più percepito come <strong>di</strong>vertente. Egli è<br />

l’incarnazione dell’irruzione del tragico nel <strong>mondo</strong> contemporaneo:<br />

come <strong>il</strong> Gwynplaine hugoliano è l’immagine del buffone a cui è stato<br />

derubato <strong>il</strong> proprio riso, è l’immagine della crudeltà umana, <strong>il</strong> cui<br />

sorriso è mostruoso. In una società felice, nell’isola vagheggiata, per<br />

lo humour non vi sarebbe più posto:<br />

“Je compris également que l’ironie, le comique, l’humour devaient<br />

mourir, car le monde à venir était le monde du bonheur, et <strong>il</strong>s n’y<br />

auraient plus aucune place.” 134 .<br />

132 Cfr. R. DION, Faîre la bête. Les fictions animalières dans Extension du domaine de la lutte,<br />

CRIN, cit., pp.55-66<br />

133 ivi, p.66<br />

134 PÎ, pp.395, 305<br />

221


222


CONCLUSIONE<br />

CONCLUSIONE<br />

“La littérature s’arrange de<br />

tout, s’accomode de tout,<br />

fou<strong>il</strong>le parmi les ordures,<br />

lèche les plaies du malheur.”<br />

<strong>Michel</strong> <strong>Houellebecq</strong><br />

Il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questa tesi è stato <strong>di</strong> pensare l’opera<br />

romanzesca <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> più come un <strong>di</strong>spositivo letterario <strong>di</strong><br />

esplorazione della con<strong>di</strong>zione esistenziale e spirituale dell’uomo<br />

contemporaneo, che come un’opera provocatoria contro la società. È<br />

stato visto come la sua opera sia l’espressione <strong>di</strong> un malessere<br />

esistenziale, pensante e critico, che riflette su se stesso attraverso <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>alogo ininterrotto <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse forme. La finzione e <strong>il</strong> lirismo, <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>scorso sociologico e scientifico e la riflessione f<strong>il</strong>osofica concorrono<br />

all’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> una struttura teorica <strong>di</strong> significazione<br />

demistificatrice e rivelatrice <strong>di</strong> una verità sulla con<strong>di</strong>zione dell’uomo<br />

contemporaneo.<br />

Nel <strong>mondo</strong> <strong>senza</strong> <strong>qualità</strong> che <strong>Houellebecq</strong> inscena, assistiamo,<br />

attraverso l’insistenza sui temi della morte e della sofferenza,<br />

attraverso la messa in <strong>di</strong>scussione del personaggio <strong>romanzesco</strong><br />

tra<strong>di</strong>zionale ed attraverso l’impoverimento della sua parola e della sua<br />

psicologia, alla <strong>di</strong>ssoluzione dell’Essere dell’uomo contemporaneo,<br />

<strong>di</strong>ssoluzione <strong>di</strong> tipo tragico, in quanto l’uomo contemporaneo, mosso<br />

da una dolorosa nostalgia, cerca <strong>senza</strong> tregua quel peso, quella<br />

consistenza e quella permanenza dell’essere, che però, ormai, non<br />

potrà più raggiungere. La constatazione <strong>di</strong> questa mancanza e <strong>di</strong><br />

questa incolmab<strong>il</strong>ità costituisce <strong>il</strong> nucleo <strong>di</strong> sofferenza al centro della<br />

riflessione ontologica dell’autore e l’assunzione <strong>di</strong> questa<br />

223


constatazione a verità ultima, <strong>il</strong> nucleo dell’eroicità tragica della sua<br />

opera.<br />

Nel capitolo sul “sentimento oceanico” si è visto come la<br />

Weltanschaung pessimista <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> lasci spazio solo alla<br />

potenzialità della speranza <strong>di</strong> una rifondazione positiva della morale,<br />

dell’uomo e del <strong>mondo</strong>. È stato visto come Daniel fosse <strong>il</strong> portavoce<br />

della coscienza tragica contemporanea, la tragicità <strong>di</strong> un’umanità<br />

decaduta, che da un lato non conoscerà né la redenzione, né <strong>il</strong> perché<br />

della sua morte, dall’altro, porterà per sempre con sé, sotto forma <strong>di</strong><br />

una lacerante mancanza, l’intuizione della perfezione <strong>senza</strong> spazio né<br />

tempo. L’idea che ci sia «la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un’isola», è l’utopia<br />

nell’utopia: <strong>il</strong> pessimismo dell’ep<strong>il</strong>ogo del romanzo omonimo<br />

racchiude <strong>il</strong> cuore della <strong>di</strong>gnità tragica della visione del <strong>mondo</strong><br />

houellebecquiana. All’uomo contemporaneo – <strong>senza</strong> Dio e morale –<br />

sono concesse solo l’idea dell’armonia e l’intuizione dell’immortalità<br />

attraverso le brevi epifanie dell’amore e della poesia. La negazione si<br />

fa più dolorosa e più pura nell’esplorazione <strong>di</strong> tutti i suoi possib<strong>il</strong>i<br />

antidoti: <strong>il</strong> fatto che una possib<strong>il</strong>ità sia anche solo pensab<strong>il</strong>e, anche<br />

solo concepib<strong>il</strong>e f<strong>il</strong>osoficamente, rende tutta la gravità dello scacco<br />

esistenziale dell’uomo. Il fallimento della ricerca della pienezza getta<br />

l’uomo nella sofferenza e nella solitu<strong>di</strong>ne più amare. L’opera<br />

romanzesca <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong>, partendo da questo <strong>di</strong>s<strong>il</strong>luso assunto,<br />

cerca <strong>di</strong> andare oltre <strong>il</strong> fallimento e <strong>di</strong> considerare cosa potrebbe<br />

esservi oltre <strong>il</strong> materialismo e la morte dell’hic et nunc. Formalmente<br />

questo è ottenuto attraverso la la partecipazione <strong>di</strong> molteplici forme e<br />

<strong>di</strong>scorsi alla costruzione della finzione romanzesca. In particolare, da<br />

una parte l’échec è superato attraverso un fantascientifico ed utopico<br />

224


<strong>di</strong>stanziamento nel tempo, dall’altra attraverso l’immob<strong>il</strong>ità della<br />

contemplazione poetica, immob<strong>il</strong>ità che, in tutti i romanzi, è anche<br />

quella dell’«eternizzante» sguardo amoroso. In Interventions, come in<br />

un’intervista del 1998 alla rivista «Lire», <strong>Houellebecq</strong> <strong>di</strong>chiara la sua<br />

aspirazione romantica alla creazione <strong>di</strong> un romanzo totale, che abbia<br />

“<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere luogo <strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti e <strong>di</strong> d<strong>il</strong>emmi f<strong>il</strong>osofici”, contro la<br />

tendenza contemporanea alla riduzione della letteratura a gioco<br />

formale ed a passatempo. Con l’impurità della sua forma romanzo egli<br />

vuole restituire la letteratura al “côté de la science, du sérieux, de la<br />

connaissance et du réel”, per rendere conto e per testimoniare la<br />

situazione dell’essere umano nel momento in cui <strong>il</strong> libro è stato scritto.<br />

La scienza e la poesia permettono alla finzione romanzesca <strong>di</strong><br />

integrare “l’état des connaissances”: l’una permette <strong>di</strong> farsi un’idea del<br />

<strong>mondo</strong>, l’altra cerca <strong>di</strong> esprimere la verità e l’es<strong>senza</strong> <strong>di</strong> quell’idea.<br />

In Les Particules élémentaires e in La possib<strong>il</strong>ité d’une île, la<br />

fantascienza sfrutta le risorse potenziali del sapere scientifico per<br />

rigenerare – nei due sensi del termine – l’umanità. <strong>Michel</strong> Pierssens<br />

ha già sottolineato come, in <strong>Houellebecq</strong>, <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso scientifico “forzi<br />

<strong>il</strong> lettore a rompere con gli a priori romanzeschi ed a partecipare<br />

attivamente allo sforzo d’elaborazione <strong>di</strong> una costruzione mentale che<br />

destab<strong>il</strong>izzi la sua visione del <strong>mondo</strong>”. Il lettore “comprende che c’è<br />

qualcosa da capire, lì dove tutto sembra incomprensib<strong>il</strong>e”. Inoltre, la<br />

clonazione, in una vena creativa tanto ossessionata dalla morte,<br />

rappresenta la possib<strong>il</strong>ità pratica <strong>di</strong> vincere la morte e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

l’accesso alla felicità. La fantascienza nei romanzi <strong>di</strong> <strong>Houellebecq</strong> non<br />

è perciò semplice espe<strong>di</strong>ente <strong>romanzesco</strong>, bensì è un ulteriore modo <strong>di</strong><br />

esplorare la con<strong>di</strong>zione umana, immaginandone una nuova ontologia.<br />

225


Però, se in Les particules élémentaires la rifondazione ontologica<br />

dell’uomo era possib<strong>il</strong>e, in La possib<strong>il</strong>ité d’une île, la rovina, la<br />

decadenza e la sofferenza, oltre che nell’uomo, sembrano<br />

irreparab<strong>il</strong>mente inscritte nell’humus stesso della terra, chiudendo così<br />

<strong>il</strong> cerchio pessimista tracciato dal primo romanzo. Infatti, come aveva<br />

già intuito <strong>il</strong> protagonista <strong>di</strong> Extension du domaine de la lutte, un<br />

punto <strong>di</strong> partenza non esiste: si è ormai, sempre e comunque, giunti<br />

impotenti a un punto <strong>di</strong> non ritorno. Quella “mutation qui restaurerait de<br />

manière cré<strong>di</strong>ble le sens de la collectivité, de la permanence et du sacré”,<br />

invocata da <strong>Houellebecq</strong> in Les particules élémentaires, nell’ultimo<br />

romanzo fa eco alle richieste dell’uomo tragico la cui voce non arriva<br />

più agli dèi ed i “cieux vides” <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île fanno eco al<br />

Dio nascosto pascaliano. Il pessimismo dell’universo <strong>romanzesco</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> esprime la consapevolezza, la volontà <strong>di</strong> essere coscienti<br />

che qualcosa è andato per <strong>il</strong> verso sbagliato: qualsiasi soluzione<br />

ottimista si renderebbe complice del <strong>di</strong>sastro <strong>di</strong> quel “<strong>mondo</strong> <strong>senza</strong><br />

<strong>qualità</strong>” del quale l’autore vuole denunciare l’inumanità.<br />

Eppure, in questa ermeneutica negativa, l’orizzonte dell’amore<br />

sembra irrinunciab<strong>il</strong>e. In <strong>Houellebecq</strong>, amore e poesia fanno uno:<br />

entrambi appartengono all’universo della fusione, tutti e due<br />

custo<strong>di</strong>scono <strong>il</strong> mistero del sentimento oceanico, l’intuizione, cioè,<br />

dell’antica unione ed appartenenza reciproca delle cose del cosmo. Il<br />

senso dell’opera houellebecquiana è così intrappolato nella<br />

contrad<strong>di</strong>zione, tra la più pura <strong>di</strong>s<strong>il</strong>lusione e la più lacerante nostalgia.<br />

Per <strong>Houellebecq</strong>, la poesia non è un gioco puramente formale e<br />

linguistico, bensì una visione del <strong>mondo</strong>, uno strumento <strong>di</strong> conoscenza<br />

che mira a stab<strong>il</strong>ire una parola <strong>di</strong>fferente sulla realtà. A <strong>di</strong>fferenza<br />

226


della prosa, essa è portatrice <strong>di</strong> verità perché, attraverso l’emozione e<br />

l’intuizione, restituisce l’es<strong>senza</strong> della realtà. Lo scritto <strong>di</strong><br />

<strong>Houellebecq</strong> L’absur<strong>di</strong>té créatrice, in Interventions, custo<strong>di</strong>sce la<br />

chiave <strong>di</strong> lettura della contrad<strong>di</strong>zione in <strong>Houellebecq</strong>. L’uso accorto e<br />

parzialmente contrad<strong>di</strong>torio del linguaggio usuale permette <strong>di</strong> superare<br />

i limiti <strong>di</strong> tale linguaggio: la poesia è una sorta <strong>di</strong> “gestion fine de la<br />

contra<strong>di</strong>ction”. Questa esprime simultaneamente due punti <strong>di</strong> vista<br />

complementari sul <strong>mondo</strong>; ciascuno <strong>di</strong> essi, preso singolarmente, può<br />

essere espresso <strong>senza</strong> ambiguità; ciascuno <strong>di</strong> essi, preso<br />

singolarmente, è falso. La loro pre<strong>senza</strong> congiunta, invece, crea una<br />

situazione inaspettata, scomoda per la ragione, ma è proprio attraverso<br />

questo <strong>di</strong>sagio concettuale che la poesia fa accedere ad una<br />

rappresentazione corretta del <strong>mondo</strong>:<br />

“la poésie brise la chaîne des causes et joue constamment avec la<br />

puissance explosive de l’absurde; mais elle n’est pas l’absur<strong>di</strong>té. Elle<br />

est l’absur<strong>di</strong>té rendue créatrice; créatrice d’un sens autre, étrange,<br />

mais immé<strong>di</strong>at, <strong>il</strong>limité, émotionnel.”.<br />

L’epifania poetica permette, come l’amore, <strong>di</strong> percepire, anche se solo<br />

nell’istante, l’infinito. Nel <strong>di</strong>scorso a-logico della poesia, ogni<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> negazione o delimitazione è sospesa in un’istante <strong>di</strong><br />

esitazione, <strong>di</strong> “incertezza metafisica”, nel quale le categorie <strong>di</strong> spazio<br />

e <strong>di</strong> tempo ritrovano, nell’annullamento, la perfezione dell’immob<strong>il</strong>ità<br />

e dell’eternità.<br />

La minaccia <strong>di</strong> impotenza della forma romanzo nella<br />

<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> semplificazione e generalizzazione nella prima opera<br />

227


narrativa dello scrittore, nel quale <strong>il</strong> romanzo, in quanto<br />

rappresentazione <strong>di</strong> un <strong>mondo</strong> “douloureux et inadéquat”, veniva<br />

<strong>di</strong>chiarato “morne” ed aneddotico, è sventata dall’autore nel corso dei<br />

quattro libri grazie alla contaminazione. <strong>Houellebecq</strong> salva <strong>il</strong> romanzo<br />

vivificandolo <strong>di</strong> innesti: la poesia spezza la prosa salvandola dalla<br />

paralisi dell’aneddoto. Il pericolo dell’esaurimento delle possib<strong>il</strong>ità del<br />

genere è sventato dal lirismo, che si pone come ultima manifestazione<br />

dell’energia vitale <strong>di</strong> una lingua creativa sull’orlo del s<strong>il</strong>enzio. Ciò che<br />

viene detto nel prologo <strong>di</strong> La possib<strong>il</strong>ité d’une île sembra dover esser<br />

capito alla lettera:<br />

“La parole n’est pas créatrice d’un monde; l’homme parle comme le<br />

chien aboie pour exprimer sa colère, ou sa crainte. Le plaisir est<br />

s<strong>il</strong>encieux, tout comme l’est l’état de bonheur.”.<br />

La parola non è creatrice <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>, ma espressione <strong>di</strong> rabbia e paura.<br />

La poesia porta con sé l’eco <strong>di</strong> un para<strong>di</strong>so s<strong>il</strong>enzioso ed immob<strong>il</strong>e:<br />

l’infinità <strong>di</strong> significati, la sospensione metafisica <strong>di</strong> cui si fa portatrice<br />

la parola poetica sembra in ultima analisi coincidere con <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio.<br />

Questo <strong>il</strong> senso del messaggio <strong>di</strong> Vincent:<br />

“J’appelle cet endroit l’amour. L’homme n’a jamais pu aimer, jamais<br />

a<strong>il</strong>leurs que dans l’immortalité; c’est sans doute pourquoi les femmes<br />

étaient plus proches de l’amour, lorsqu’elles avaient pour mission de<br />

donner la vie. Nous avons retrouvé l’immortalité, et la coprésence au<br />

monde; le monde n’a plus le pouvoir de nous détruire, c’est nous au<br />

contraire qui avons le pouvoir de le créer par la puissance de notre<br />

228


egard. Si nous demeurons dans l’innocence, et dans l’approbation du<br />

seul regard, nous demeurons également dans l’amour.”.<br />

La verità <strong>di</strong> Vincent è quella dell’immob<strong>il</strong>ità dello sguardo e della<br />

purezza della contemplazione, della possib<strong>il</strong>ità dell’amore nella<br />

copre<strong>senza</strong>, in uno spazio-tempo infinito e, perciò, immortale. La sua<br />

profezia supera l’impasse tragica della verità <strong>di</strong> Daniel:<br />

“Il était pénible quoi qu’<strong>il</strong> en soit de voir Daniel1 approcher peu à<br />

peu du Secret mauvais, ainsi que le désigne la Soeur suprême; <strong>il</strong> était<br />

pénible de le sentir progressivement gagné par la conscience d’une<br />

vérité qui ne pourrait, une fois mis au jour, que l’anéantir…<strong>il</strong><br />

apparaissait de plus en plus nettement, et <strong>il</strong> devenait de plus en plus<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e à <strong>di</strong>ssimuler que les véritables buts des hommes, les seuls<br />

qu’<strong>il</strong>s auraient poursuivis spontanément s’<strong>il</strong>s en avaient conservé la<br />

possib<strong>il</strong>ité, étaient exclusivement d’ordre sexuel.”.<br />

Di nuovo la contrad<strong>di</strong>zione e la conseguente sospensione del senso.<br />

La verità dell’opera houellebecquiana si trova proprio in questa<br />

indeci<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità: sollevare degli interrogativi, stimolare <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong><br />

conoscenza e la volontà <strong>di</strong> comprensione del lettore.<br />

L’asserzione dell’impossib<strong>il</strong>ità della felicità <strong>di</strong>venta fonte <strong>di</strong><br />

riflessione e <strong>di</strong>scussione sull’avvenire del <strong>mondo</strong> e della letteratura e<br />

spinge <strong>Houellebecq</strong> ad interrogarsi sulle modalità e le capacità<br />

conoscitive della scrittura attraverso la poesia e la f<strong>il</strong>osofia.<br />

L’ermeneutica che ne risulta induce ad una riflessione sull’ontologia<br />

umana che supera i limiti della letteratura.<br />

229


MICHEL HOUELLEBECQ<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

ROMANZI<br />

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Lanzarote, Flammarion 2000<br />

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La Poursuite du bonheur, La Différence 1992<br />

Le Sens du combat, Flammarion 1996<br />

Renaissance, Flammarion 1999<br />

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Rester vivant, La Différence 1991<br />

Interventions, Flammarion 1998<br />

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Un monde sans <strong>di</strong>rection, «Quinzaine littéraire» 700, 16 settembre<br />

1996<br />

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La nouvelle image de l’homme, la construction de l’être humain,<br />

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N. Balades en Seine et Marne sur les pas des écrivains, éd.<br />

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Bertrand Leclair, La résistance larvée, «Quinzaine littéraire» 691, 16<br />

apr<strong>il</strong>e 1996<br />

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