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Val Boreca. I sentieri della memoria - screenshot valtrebbiainfo.it

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I SENTIERI DELLA MEMORIA IN VAL BORECA<br />

Itinerario : Circolare con partenza e arrivo a Belnome<br />

Lunghezza : 8.1 km<br />

Dislivello : 710 metri<br />

Tempo di percorrenza : 4 h<br />

Condizioni del percorso : Sentieri, strade forestali sterrate. Il percorso è sconsigliato in<br />

caso di piogge recenti per la necess<strong>it</strong>à di superare tre guadi sul torrente <strong>Boreca</strong>.<br />

Periodo consigliato: Dalla primavera all’autunno.<br />

Segnavia : Da Belnome alla biforcazione dei <strong>sentieri</strong> sotto Bogli segnavia 121<br />

bianco/rosso; quindi lungo la valle fino all’incontro del sentiero Artana-Pizzonero, segnavia<br />

187 bianco/rosso; quindi segnavia 175 fino all’incontro con il sentiero 121.<br />

Percorso. Lasciata l’auto prima di entrare a Belnome (alt.865,1), si rimonta a piedi fino<br />

alla chiesa parrocchiale col campanile a cipolla, occhieggiante lo stile ligure, che fa da<br />

inv<strong>it</strong>o al piccolo nucleo ab<strong>it</strong>ato, in via di progressivo recupero edilizio. Lo stradello che sale<br />

a monte partendo dal fianco destro <strong>della</strong> chiesa è quello da seguire (indicazione<br />

Pizzonero). Avvicina il camposanto e quindi si addentra nel bosco lasciando a sinistra la<br />

direzione per il Monte Alfeo e per Bertone. Si aggira un vallone riprendendo poi a salire<br />

per contornare l’estrema balza di Costa Vaccarezza, dividente il vallone del Rio di<br />

Belnome dalla <strong>Val</strong> <strong>Boreca</strong> propria. Si penetra nell’ombrosa faggeta e si raggiunge il<br />

culmine a quota 1060. Il sentiero è ben battuto e fa parte del cosiddetto “anello del<br />

postino” perché era l’<strong>it</strong>inerario segu<strong>it</strong>o, prima <strong>della</strong> costruzione delle strade rotabili, dal<br />

portalettere nello svolgimento <strong>della</strong> sua attiv<strong>it</strong>à quotidiana. Scesa una breve rampa<br />

s’incontra sulla destra il sentiero proveniente dal fondovalle e da Artana e da cui si farà<br />

r<strong>it</strong>orno. Ancora pochi passi e si mette capo a Pizzonero (alt.1034,2). Non si scorge la<br />

chiesa che, infatti, si trova isolata a 300 metri di distanza proseguendo nel cammino col<br />

segnavia 121. E’ int<strong>it</strong>olata a San Bernardo ed è r<strong>it</strong>enuta la più antica <strong>della</strong> valle. Ora si<br />

calca una strada sterrata che fa da accesso a Pizzonero. Occorre superare i diversi


impluvi che formano il Rio del Cornà, tributario del torrente <strong>Boreca</strong>, di cui stiamo risalendo<br />

il tratto terminale <strong>della</strong> valle, orientata a sud. Dopo un buon tratto di marcia si perviene ad<br />

una biforcazione (alt.1055,3). La strada prosegue verso sinistra, guadagnando il crinale al<br />

passo <strong>della</strong> Maddalena (alt.1407) per poi, dopo una tortuosissima discesa, mettere capo a<br />

Gorreto e quindi, al capoluogo <strong>della</strong> valle, Ottone. Il prossimo che incontreremo è Suzzi,<br />

utilizzando appunto la direzione di destra dal bivio sopraddetto. Al primo tornante si può<br />

ev<strong>it</strong>are la sterrata segu<strong>it</strong>ando sulla traccia, in discesa, del vecchio sentiero dentro una<br />

melanconica successione di terrazzini coltivi in abbandono, fra muri a secco e piante da<br />

frutto inselvatich<strong>it</strong>e. Mai come qui, il termine “fuori dal mondo” risulta appropriato. Come si<br />

può notare, in <strong>Val</strong> <strong>Boreca</strong> non esiste nessun altro tipo d’insediamento oltre a questo dei<br />

villaggi con una disposizione aperta, quasi casuale degli edifici. Vicino al villaggio si trova<br />

una sorgente r<strong>it</strong>enuta salutare, si chiama <strong>della</strong> Durbia. Suzzi è l’ultimo paese <strong>della</strong> valle, la<br />

cui boscosa testata si chiude con la cima del Monte Carmo, cima importante perché fa da<br />

confine fra tre regioni: Emilia, Liguria, Piemonte. L’ultimo edificio del villaggio, dopo aver<br />

sottopassato un portico, è la chiesa, che sta accanto al cim<strong>it</strong>ero. Almeno sette <strong>sentieri</strong> si<br />

dipartivano un tempo, il solo rimasto in uso e funzionale ormai solo agli escursionisti, è<br />

quello che porta al mulino, sul fondo <strong>della</strong> valle, lungo il torrente <strong>Boreca</strong>. Non aspettatevi<br />

l’edificio con la ruota e la mole. Purtroppo, anche qui, tutto è disfatto, ma la posizione è<br />

incredibilmente bella. Si lascia il sentiero (che piega a destra) per raggiungere in un paio di<br />

minuti una pozza d’acqua, sovrastata da una cascata e dai ruderi del mulino (alt.782,5).<br />

Poi occorre tornare a r<strong>it</strong>roso fino a riprendere il sentiero principale che ora scende la valle.<br />

Sub<strong>it</strong>o si varca il <strong>Boreca</strong> su un ponticello in cemento, quindi si segue la sponda sinistra<br />

guadagnando, quasi in piano, un dosso oltre il quale si scende a varcare a guado il Rio di<br />

Bogli. Ripresa la sal<strong>it</strong>a si giunge a un bivio di <strong>sentieri</strong> (alt.800,6): quello di sinistra, in sal<strong>it</strong>a,<br />

porta a Bogli; quello di destra, che seguiremo torna verso il fondovalle. Si chiama sentiero<br />

delle carbonaie: un sentiero aperto solo da pochi anni. Inoltre è poco battuto e presenta<br />

alcuni problemi di orientamento benchè sia regolarmente segnato. Richiede solo un po’ di<br />

attenzione nei tratti lungo il torrente su roccette a volte scivolose. Da ev<strong>it</strong>are invece in caso<br />

di piogge recenti: il torrente pieno d’acqua impedirebbe i tre guadi necessari a superarlo.<br />

Si scende sub<strong>it</strong>o verso il torrente, utilizzando al principio, come riferimento, i piloni <strong>della</strong><br />

linea elettrica. Si guada il <strong>Boreca</strong> una prima volta portandosi in sponda destra e salendo di<br />

qualche decina di metri la ripa. E’ il tratto iniziale del vecchio sentiero che da Pizzonero<br />

scendeva al suo vecchio mulino: lo si rimonta solo per un tratto, poi il segnavia rimanda di<br />

nuovo verso il fondovalle. Si scende a risvolte nel bosco su una ripida sbalza, poi si<br />

avvicina il letto del torrente, a volte ingombro di detr<strong>it</strong>i, sfilando accanto alla scarpata<br />

rocciosa, quindi passando due volte a guado. Dopo il terzo guado si torna in sponda<br />

destra (alt.722,7) presso i ruderi di vecchi impianti per il taglio, il depos<strong>it</strong>o e la cottura del<br />

legname. Dopo un altro breve tratto esposto sul torrente (di circa 30 metri) si guadagna un<br />

tracciato più agevole e si supera a guado il vallone del Cornà. Sub<strong>it</strong>o dopo, di fronte a un<br />

pilone abbattuto, si nota una traccia con l’indicazione “Pizzonero” che sale verso monte.<br />

La si può seguire per tornare sul sentiero alto, dal quale avevamo iniziato l’escursione. Si<br />

torna nel f<strong>it</strong>to bosco, fra grandi faggi, salendo uno sperone <strong>della</strong> valle che lascia, di tanto<br />

in tanto, trasparire le pieghe delle rocce. A un tratto, da sinistra, converge il sentiero<br />

proveniente da Artana, un altro villaggio <strong>della</strong> valle. Infine si torna sul sentiero 121<br />

(alt.1013,9) che a quel punto, si ripercorrerà a r<strong>it</strong>roso fino a Belnome.


I <strong>sentieri</strong> <strong>della</strong> <strong>Val</strong> Trebbia, e questo in particolare <strong>della</strong> tributaria <strong>Val</strong> <strong>Boreca</strong>, sono<br />

l’osservatorio delle memorie dimenticate: case, campi, cappelle e boscosi rilievi che<br />

esprimono la poesia del paesaggio appenninico, ma anche le trasformazioni <strong>della</strong><br />

moderna civiltà, il distacco dell’uomo dalla terra, dalla cultura dei sacrifici e <strong>della</strong><br />

continenza, dai r<strong>it</strong>mi lenti e circoscr<strong>it</strong>ti di un mondo fatto di poche cose: la casa, il campo, il<br />

mulino, la chiesa. Questo sembrano trasmetterci i villaggi dell’alta valle, soprattutto le<br />

vecchie dimore diroccate, le stradine in sal<strong>it</strong>a, i muri di pietra, le fontane, i piloni sacri, i<br />

<strong>sentieri</strong> <strong>della</strong> fatica quotidiana, il volto di qualche anziano tornato ad apprezzare la quiete<br />

del suo luogo natio dopo una v<strong>it</strong>a di lavoro nelle c<strong>it</strong>tà.

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