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CALENDARIO E RELIGIONE ARCAICA NEI FASTI DI OVIDIO

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le caratteristiche che rendevano un giorno fastus piuttosto che semplicemente profestus o addirittura<br />

nefastus 12 .<br />

Il significato originario di feriae invece è quello di tempo sacro, riservato agli dèi, indipendentemente dal<br />

fatto che vi avvengano o meno azioni di culto. Più tardi la parola acquisì anche il significato di festa; feriatus<br />

poté significare essere a riposo, essere disoccupato, perdendo quindi ogni alone di sacralità.<br />

Tutti i giorni festi sono necessariamente nefasti, infatti non è giusto né ammissibile mescolare il sacro con il<br />

profano. Ma non tutti i giorni profesti sono necessariamente fasti, un dies profestus è un giorno lasciato<br />

all’uomo ma non è detto che sia favorevole all’esercizio della giustizia, "altre ragioni mistiche, diverse dalla<br />

proprietà divina possono sconsigliare l’uomo di agire in determinati giorni" 13 .<br />

Variorum iura dierum<br />

Ovidio ricorre a una metafora tratta dal linguaggio legale per dire che non tutti i giorni sono uguali, ogni<br />

giorno ha la sua legge.<br />

Tra i giorni fasti e nefasti per esempio esiste una categoria intermedia, quella dei giorni endotercisi, cioè di<br />

quei giorni che per alcune ore sono fasti e in altre sono nefasti:<br />

nec toto perstare die sua iura putaris:<br />

qui iam fastus erit, mane nefastus erat (F. I 49-50)<br />

I calendari epigrafici 14 ci pongono di fronte ad una classificazione ancora più articolata. In questi calendari,<br />

come nei nostri, i giorni del mese sono incolonnati a destra e indicati con lettere maiuscole dalla A alla H:<br />

ABCDEFGH. Queste lettere indicano ad internundinum tempus, cioè i giorni che intercorrono fra un<br />

mercato (nundinae) e l’altro.<br />

Il mercato si teneva ogni sette giorni, le lettere erano otto perché nel modo di contare dei Romani si contava<br />

anche il punto di inizio e il punto di arrivo.<br />

Le otto lettere si ripetono ciclicamente.<br />

Macrobio dice che un tempo le nundinae erano feriae, poi vennero considerate dies fasti perché la plebe che<br />

veniva dalla campagna per il mercato aveva bisogno di sfruttare quell’occasione anche per vedersi rendere<br />

giustizia, perciò era necessario che il pretore potesse svolgere le sue funzioni.<br />

A fianco della prima colonna troviamo una seconda colonna di lettere maiuscole, questa indica lo ius del<br />

giorno. Le lettere di questa colonna sono sigle: F sta per fastus, N per nefastus, E sta per endotercisus, forma<br />

arcaica di intercisus, cioè un giorno in parte fastus e in parte nefastus, C per comitialis, giorno in cui era<br />

lecito convocare i comizi. I giorni comiziali erano anche fasti ma non tutti i fasti erano comiziali.<br />

Una sigla NP è rimasta oscura, la spiegazione più probabile è che voglia dire Nefas Feriae publicae, cioè un<br />

giorno inadatto all’amministrazione della giustizia perché consacrato alla celebrazione di sacrifici, banchetti,<br />

giochi. NP è stato interpretato anche come Nefastus Purus nel senso di Nefastus Parte o Nefastus Principio,<br />

ma la spiegazione sembra meno convincente.<br />

La sigla Q.R.C.F. significa Quando Rex Comitiavit Fas Questa sigla spetta solo a due giorni: il 24 marzo e<br />

il 24 maggio. Varrone nel De lingua latina ne spiega il significato: il giorno quando rex comitiavit fas è così<br />

detto perché il rex sacrificulus va a comizio: durante questo tempo il giorno è nefasto, in seguito è fasto,<br />

pertanto finito il comizio spesso si è amministrata la giustizia regolarmente.<br />

La sigla Q.St.D.F. significa Quando Stercus Delatum Fas. Secondo la spiegazione di Varrone è così detto<br />

perché in quel giorno si spazzava lo sterco dal tempio di Vesta e lo si portava via lungo la discesa del<br />

Campidoglio in un posto definito. È stato osservato che solo in tempi molto primitivi è credibile che si<br />

lasciasse ammucchiare lo sterco sul pavimento di un tempio ma, dato il conservatorismo dei Romani, la<br />

formula era rimasta anche quando il pavimento del tempio era tenuto pulito con cura quotidiana.<br />

In una terza colonna si trovava l’indicazione delle Calende, Kal., delle None, Non., e delle Idi, Eid.<br />

(abbreviazione di Eidus).<br />

12<br />

Dumézil, La religione arcaica dei Romani, Milano 2001, pp. 127-28.<br />

13<br />

Dumézil, op. cit. p. 479.<br />

14<br />

Ne sono stati trovati parecchi in diverse località: i Fasti antiates sono l’unico calendario pregiuliano che sia arrivato<br />

fino a noi; i Fasti praenestini, redatti da Verrio Flacco, sono di età tardoaugustea; i Fasti ceretani, maffeiani, vaticani,<br />

verolani sono anch’essi o di questo periodo o solo di poco posteriori (età di Tiberio).<br />

- www.loescher.it/mediaclassica -<br />

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